Casa della Speranza - i primi 10 anni

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Casa della Speranza La storia 1 Luglio 2002 - 1 Luglio 2012 Con il patrocinio del Comune di Forlì

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I primi 10 anni di vita di "Casa della Speranza"

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Casa della Speranza

La storia1 Luglio 2002 - 1 Luglio 2012

Con il patrocinio del Comune di Forlì

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...dedico questo opuscoletto ai miei Figli

Fabio ed Enrico chiedendo a loro scusa se si sono

sentiti trascurati dalla loro madre: non era così, nel mio cuore erano molto presenti, ma… dovevo

ascoltare e… fare quello che dall’alto mi veniva

chiesto!

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Casa della Speranza è nata come risposta ad una chiamata di carattere religioso; ho sentito molto forte l’impulso di dover dedicare alle ragazze madri “la mia casa nativa”. Era una vecchia casa colonica che avevo avuto in eredità dai miei genitori e che, nel lontano ’88, sarebbe dovuta diventare la nostra abitazione di famiglia.

Io e mio marito ci unimmo in matrimonio il 25 febbraio 1978 e nello stesso anno nacque il nostro primogenito Enrico che ora esercita la professione di ingegnere meccanico, e nel 1982 nacque il secondo genito Fabio, che oggi ha come professione grafico pubblicitario. All’apparenza una famiglia felice: mio marito medico dentista ed io che seguivo la casa facendo la mamma e la moglie.I lavori di ristrutturazione, che sarebbero dovuto iniziare nell’88, non iniziarono per la crisi matrimoniale già in atto da tempo e che nel ’99 sfociò nella separazione e successivamente nel divorzio.In seguito a problemi di salute di Fabio manifestati alla nascita scoprii la medicina alternativa e da allora iniziai a studiare inizialmente come ci si poteva curare con le terapie naturali, con le erbe, poi successivamente studiai quali potevano essere i fattori di rischio delle malattie, come agisce l’ambiente inquinato sul nostro corpo, come agisce una cattiva

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alimentazione: pesticidi, coloranti, i conflitti familiari ecc… e cosa possiamo fare per prevenire la malattia. Ho scoperto l’importanza dell’alimentazione naturale e biologica, la necessità di vivere a contatto con la natura e in armonia con essa, di avere un atteggiamento mentale positivo,e ancora l’importanza di vivere in armonia con le persone che ci stanno vicino cercando di risolvere i vari conflitti... SOLO SE SI E’ IN ARMONIA CON SE STESSI E CON LA NATURA, POSSIAMO ESSERE IN ARMONIA CON DIO.A settembre 1995 ho trasformato ciò che era stato solo interesse di studio in attività lavorativa ed ho aperto un negozio di erboristeria presso la mia abitazione.

E’ stato in quel periodo che ho sentito forte la chiamata di dover ristrutturare il vecchio casolare che sarebbe dovuto diventare luogo di rifugio per quelle mamme che si trovano ad essere sole a lottare per la vita con il loro bimbo in grembo. Il negozio di erboristeria doveva essere un mezzo di lavoro per poter arrivare alla realizzazione di Casa della Speranza.Nel ‘99 la separazione è stata una scelta dolorosissima, ed ha avuto conseguenze anche a livello fisico ammalandomi di piastrinopenia (malattia del sangue legata all’abbassamento delle piastrine), rischiavo in continuazione l’emorragia interna. In quel periodo ho conosciuto il santuario di Collevalenza in Umbria, ho iniziato a frequentarlo e nello stesso periodo e luogo è avvenuta la mia “conversione”.Il santuario mi ha aiutato a ritrovare la pace interiore frantumata dalla

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separazione e… molto lentamente il problema della piastrinopenia si è risolto, aiutata anche dall’impegno che mi è stato richiesto con l’iscrizione alla scuola di naturopatia (il naturopata è la figura che fiancheggia il medico per quanto riguarda le cure naturali) diplomandomi nel 2002 ed in quello stesso anno iniziai i lavori di ristrutturazione.

Fu un anno molto importante il 2002, la realizzazione di un grande sogno:1) essere diventata naturopata come completamento al diploma di erborista;2) conobbi padre Ernesto Caroli fondatore dell’Antoniano di Bologna3) ebbe inizio la ristrutturazione del casolare;4) ci fu la costituzione dell’associazione FIGLI DI MADRE SPERANZA ONLUS con l’iscrizione al registro per il volontariato di cui alla L.R 37/96 relativo alle organizzazioni di volontariato;5) e... la diagnosi di un tumore maligno di terzo grado al seno. Fui operata il 31 gennaio 2003.

Non mi sono mai persa d’animo, perché avevo capito che il progetto era voluto dall’alto e dall’alto guidato.In quel periodo ho iniziato ad abbandonarmi alla volontà del padre celeste, fare solo ciò che sentivo dentro. 1 luglio: inizio lavori con l’impresa edile di cui metto solo le iniziali S. E.; purtroppo dopo 20 giorni di lavoro il vecchio casolare ha dato segni di cedimento ed è poi crollato per circa i ¾, l’angolo della casa rimasto è stato abbattuto successivamente. Il rapporto di lavoro con questa impresa è durato solo qualche mese, decisi ben presto di cambiare impresa. Chiedeva gli acconti in anticipo, ciò che sentivo e che non mi piaceva era il fatto che l’impresario edile mi volesse raggirare a suo favore in quanto ero una donna sola e….incompetente ad affrontare la grossa ristrutturazione. Avevo la netta sensazione di non dovermi fidare, e….proprio perché ero incompetente, avevo bisogno di lavorare con artigiani di cui potermi fidare.Decisi di cambiare impresa.Non fu certamente cosa facile perché riuscii a liquidarla solo quando la banca mi concesse il mutuo e ciò avvenne a fine novembre.Il primo “miracolo” di Casa della Speranza si riferisce alla concessione del mutuo in quanto la banca mi chiese la firma di garanzia e né mio padre

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e… neppure un caro amico sacerdote che mi aveva promesso di aiutarmi per qualsiasi difficoltà hanno firmato come garanti. Ero proprio avvilita, la banca mi chiedeva che ci fosse chi mi garantiva, l’impresa edile che nel frattempo aveva proseguito i lavori doveva essere pagata, ma soldi non ne avevo! Come fare? Chi seguiva la mia pratica di mutuo era l’allora vice-presidente della casa dei risparmi di Forlì, il dott. Marchi, il quale, tramite un amico assessore provinciale al Welfare, dott. Alberto Manni, fece fare la perizia sull’avanzamento lavori. La perizia piacque molto al dott. Marchi che autorizzò la concessione del mutuo anche senza garanzia: il 28 novembre 2002 potei avere i soldi disponibili nel conto corrente ed a quel punto potei liquidare l’impresa edile. Fu poi assegnato il lavoro alla nuova impresa edile di M. Gerardo e questo avvenne i primi giorni del mese di dicembre.Proprio in quei giorni in seguito ad una visita ginecologica mi scoprirono un nodulo al seno che in seguito ad esami approfonditi fu accertato di natura tumorale altamente maligno, di terzo grado. Venni operata di quadrantectomia il 31 gennaio 2003.A maggio dello stesso anno Gerardo portò a termine la parte grezza della casa.

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Gerardo era una persona molto sensibile ma lontano dalla fede e,in seguito ad un avvenimento successo mentre stava lavorando nel cantiere sull’impalcatura ad una altezza di oltre 15 metri, stava per cadere quando si sentì sollevare, come se qualcuno da dietro lo avesse retto. Fu molto sorpreso dall’avvenimento, gli parlai di Collevalenza, di Madre Speranza, di quello che rappresentavano per me e... gli spiegai perché stavo costruendo quella casa. Gli regalai la coroncina del rosario, non sapeva come si usasse ma la teneva sempre in tasca. Lo invitai ad un pellegrinaggio al santuario di Collevalenza, venne accompagnato dalla moglie, alla fine fece anche l’immersione nelle vasche.

Gerardo si era affezionato al progetto e conosceva molto bene le mie difficoltà economiche. Per quanto credesse in quell’opera, si era reso disponibile, alla ripresa dei lavori dopo una pausa di circa un anno dalla fine del grezzo, a lavorare nel cantiere i fine settimana,gratuitamente, io avrei pagato solo il materiale.

moglie, alla fine fece anche l’immersione nelle vasche.

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Il destino gli aveva riservato un’altra strada: un infarto all’età di 39 anni se lo è portato via... il 13 gennaio 2004! Per me è stato un colpo grosso pur sapendo che Gerardo avrebbe comunque continuato ad aiutarmi dal cielo!

Il 2004 fu un anno molto impegnativo: in seguito al divorzio dovetti trovarmi un’altra abitazione e l’8 marzo uscii di casa, la rabbia nei miei confronti da parte dei miei familiari era aumentata anche perché non volli curarmi con la chemioterapia per il problema del tumore come mi avevano consigliato gli oncologi, ancora una volta portai avanti le mie idee! Dai miei genitori non volli tornare per non perdere la mia libertà. Con tanta umiliazione chiesi aiuto alla responsabile del centro di aiuto alla vita di Forlì, Angela Fabbri, la quale mi ospitò nel suo appartamento, all’epoca non abitato, e ci rimasi per circa 2 anni e quattro mesi gratuitamente. Questo fu un grande segno della provvidenza! Continuavo a seguire il mio negozio di erboristeria durante la settimana e la domenica lavoravo nel cantiere.In aprile scoprirono un tumore al seno a mia madre, fu operata, purtroppo il tumore era ad uno stadio molto avanzato e il 13 settembre 2005 ha lasciato la vita terrena.

Ero rimasta proprio sola, mia madre era l’unica persona della mia famiglia che mi appoggiava e mi capiva nella mia avventura. Molte volte era venuta con me a Collevalenza, aveva anche conosciuto Padre Ernesto Caroli ed aveva capito che dovevo realizzare qualcosa di molto grande! Il 13 settembre 2005 è diventata un angelo che ha raggiunto l’altro angelo che era già in cielo, Gerardo, ed assieme continuano a starmi vicino.

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Padre Ernesto è stato una figura molto significativa per me, era la persona alla quale telefonavo quando avevo bisogno di piangere, mi ascoltava e mi incoraggiava, spesso mi diceva di affidarmi alla provvidenza!

Mi diceva che le “ opere del Signore “ sono tutte molto sofferte, ma di stare tranquilla che sarei arrivata alla realizzazione del progetto. Il 23 marzo 2009 il buon Dio l’ha chiamato a sé.Come si è intuito, questa mia perseveranza a voler portare avanti nonostante le innumerevoli difficoltà il progetto aveva creato un grosso squilibrio a livello familiare sia con la mia famiglia d’origine, sia con i miei figli che non avevano accettato il progetto pensando che la loro madre non volesse a loro bene. In questi anni pochi sono stati i contatti con i miei figli. Sono stati anni di grosse sofferenze e di meditazioni profonde.Il 31 gennaio 2005 accettai il divorzio dal mio ex marito perché mi permetteva di avere una discreta cifra da investire nella struttura.

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Ottobre 2004 con alcuni muratori precari molto lentamente si riprendono i lavori ed il giorno 8 febbraio 2005, un grosso problema si presenta sul cantiere, la necessità da parte mia di sospendere i lavori per qualche mese.In tutti questi anni è stato molto forte il mio legame con Collevalenza, era il luogo dove andavo per trovare le energie e….le risposte per proseguire.Davanti alla tomba di madre Speranza, situata nella cripta del santuario mi ritiravo a pregare, a meditare e... tante volte anche a piangere; era anche il luogo dove avevo le risposte della mia missione.Il 23 giugno ho ripreso i lavori con una impresa edile di Cervia. Due ditte avevano rifiutato il lavoro per le tante difficoltà che si erano presentate.

La mia forza la traevo: 1) dalla fede e dalla convinzione che il progetto era voluto dall’alto;2) dalla preghiera attraverso il lavoro come impegno nella realizzazione di qualcosa che avrei messo a disposizione di chi ne avrebbe avuto bisogno;3) dall’eucarestia e... dalla parola del vangelo come pane quotidiano!

Con la separazione ho investito molto nel lavoro che era diventato una gioia, avevo scoperto il piacere di divertirmi a lavorare ed era così che durante la settimana lavoravo nel negozio di erboristeria e la domenica e nei giorni di chiusura nel cantiere. Spesso ricordo una persona anziana che all’epoca viveva presso una parrocchia ed ora da qualche tempo in un pensionato, di nome Francesco, che ha trascorso tante domeniche con me a lavorare nel cantiere.

All’epoca ero in contatto con una suora piemontese di Saluzzo: Suor Elvira Petrozzi di Medjugorje (di Medjugorje perché aveva aperto comunità di recupero anche a Medjugorje, comunità

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presenti in tutto il mondo), ed ero interessata a conoscere meglio il suo metodo di recupero per le persone in disagio (curava con la preghiera e l’adorazione al Santissimo) nel periodo di agosto, in cui l’impresa edile non lavorava nel cantiere per ferie, mi avrebbe ospitata per fare esperienza in una delle sue comunità per alcune settimane. Il 7 agosto era fissata la data di partenza per Saluzzo ed il 5 agosto mia madre ebbe la prima crisi di scompenso cardiaco ed iniziò il peggioramento che poi la portò alla morte il 13 settembre seguente.Decisi ovviamente di non partire per stare vicino a mia madre.Il grande desiderio di mia madre era di vedere Casa della Speranza finita, non è riuscita a vederla con “gli occhi terreni”, ma sono certa che continua a vederla, a stare vicino a me e… “alle mie mamme” in altri modi.Verso le 10,30 del 13 settembre stavo lavorando in negozio, quando ricevetti la notizia che mia madre stava lasciando la vita terrena, il mio desiderio era di vederla ancora in vita, ma nel raggiungere velocemente l’abitazione ebbi un incidente e distrussi la mia fiat 500.Altro periodo molto difficile: mia madre, l’unica persona della mia famiglia che mi sosteneva, non c’era più, ero rimasta proprio sola,ancora di più dovevo aggrapparmi alla preghiera! Dal mese successivo costituii il gruppo di preghiera, che è stato chiamato gruppo preghiera madre Speranza fondatrice del santuario di Collevalenza, il giorno 8 di ogni mese, (è la ricorrenza della morte di madre Speranza: 8 febbraio 1983) per il legame che c’era con il santuario. E’ un gruppo di preghiera che continua tutt’ora.

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Anche l’anno 2005 è finito! Pronti per affrontare il 2006, il nuovo anno è stato più leggero dell’anno precedente.La parte di casa a pian terreno che stavo cercando di finire era composta dal mio appartamento, il salone come zona comune di 54 mq, una cucina, bagno, cappellina (che considero il cuore della casa) ed un appartamento che inizialmente era stato adibito per l’accoglienza, poi successivamente a negozio.Le rifiniture di questa parte di casa stavano per terminare, pavimenti, rivestimenti, porte, finestre erano montati si doveva affrontare il problema arredamento.

E’ stato l’anno in cui ho imparato a restaurare i mobili... per necessità! Mi fu regalata una camera da letto matrimoniale (che è la mia attuale camera) della prima metà del 900, che doveva essere ripulita. Chiedere ad un restauratore? Non potevo, avevo abbastanza debiti, dovevo evitare di farne altri. Decisi di provare a fare da sola! Chiesi consiglio a Bruno, un amico restauratore, comprai i prodotti e lui mi insegnò. Impiegai circa due mesi, periodicamente Bruno veniva a controllare il lavoro, me lo fece rifare per ben tre volte. Fu così che imparai a restaurare! Trovai tanta soddisfazione che iniziai a comprare mobili di arte povera a poche decine di euro ai vari mercatini dell’usato. Era tanta la soddisfazione che provavo che mi capitava di trascorrere notti intere a ripulire mobili. In questo modo ho arredato tutta la casa. Spesso mi veniva in mente un vecchio detto: il bisogno aguzza l’ingegno! Era proprio così.

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Il 10 giugno ho dormito per la prima volta nella mia casa. Era tanto il desiderio di avere la mia casa che appena ci sono state le porte, le finestre, pavimenti montati e... pronta anche la camera da letto, ho iniziato

saltuariamente a dormirci, quando ancora non avevo l’allacciamento di acqua e gas.Mi stavo trasferendo definitivamente a Ravaldino in Monte nel mio appartamento di 45 metri quadri, ma la residenza nella nuova casa ho potuto averla solo ad ottobre 2007.A Ravaldino in Monte ero nata nel lontano 1956 e vi avevo abitato fino al 1989, lì avevo le mie radici. Era arrivato il momento di

prendere contatti con la parrocchia ed il 18 giugno andai alla santa Messa a Ravaldino in Monte. L’ approccio non fu facile, ero abituata a parrocchie molto più grandi…….ben presto però capii la bellezza di poter appartenere ad una piccola parrocchia dove tutti si conoscono e dove è possibile creare legami di amicizia solidi. Con il tempo mi sono sentita ” parte integrante di una famiglia allargata” che era la mia parrocchia.Il giorno 11 luglio sono stati montati i sanitari e ho avuto il collegamento con l’acqua e luce. Mi sono trasferita definitivamente anche se ancora non avevo il gas. La doccia si faceva con l’acqua fredda e cucinavo con il fornellino elettrico.Il 21 agosto presi la decisione di scrivere la storia della casa con dedica ai miei figli. Cosa che ho realizzato a distanza di 6 anni.Il 29 agosto Hera mi ha allacciato il gas, potevo finalmente lavarmi con l’acqua calda e cucinare con il gas. Un altro passo in avanti era stato fatto!Il mio desiderio era di avere la benedizione dal vescovo della diocesi di Forlì-Bertinoro, sua eccellenza monsignor Lino Pizzi, della cappellina che avvenne il 16 settembre. Erano presenti tante persone, mio figlio Fabio e il gruppo dei laici dell’amore misericordioso di Ravenna. Della mia famiglia solo Fabio, mio

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padre non c’era, neppure le mie sorelle. Che sofferenza!I mesi successivi sono stati un periodo di intenso lavoro di restauro, mi piaceva così tanto che con il restauro bilanciavo la tanta sofferenza che portavo dentro per le incomprensioni familiari.Il 2007 è stato caratterizzato da due grandi avvenimenti: l’accoglienza della prima famiglia, il 2 agosto. Una famiglia tunisina con due figli: uno appena nato ed uno di tre anni. E’ stata un’esperienza sicuramente positiva ma che mi ha messo a dura prova. Il secondo evento importante è stata l’inaugurazione della prima parte della casa, il 16 settembre 2007.

Giornata di grandi emozioni. La santa Messa è stata celebrata dal vescovo e Padre Ernesto Caroli ha concelebrato. E’ venuto appositamente da Bologna per starmi vicino. Per l’occasione mi regalò un suo libro appena uscito dove raccontava la sua vita, le sue battaglie e... le tante sofferenze! Lo ringraziai, ma mi lamentai con lui perché non mi aveva scritto neppure la dedica: con naturalezza mi disse di sfogliare il libro perché la dedica era all’interno! All’interno c’era un assegno di mille euro, quello era “la dedica”. Fu provvidenziale.

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Il 13 settembre 2005 mia mamma aveva lasciato la vita terrena, il 16 settembre 2006 il vescovo della diocesi aveva benedetto la capellina e... il 16 settembre 2007 ci fu l’inaugurazione della prima parte della casa.Sono intervenute tante persone, era presente anche mio padre. Per la prima volta ho percepito da mio padre che apprezzava quello che stavo facendo. Nel pomeriggio è venuto anche il mio ex marito.

Fin dal mio trasferimento a Ravaldino in Monte ho sentito che c’era un collegamento molto stretto fra Casa della Speranza e la parrocchia che ho cercato di curare partecipando per quello che mi era possibile alla Santa Messa e creando i rapporti con i parrocchiani. Il 10 giugno il primo pranzo in parrocchia è stato un successo! Abbiamo cucinato per circa 80 persone. Fra gli organizzatori, a parte piccoli momenti di tensione, c’è stata collaborazione. Si sta pensando di ripristinare per il prossimo anno la festa parrocchiale.

Dall’ottobre 2007 sono iniziati incontri mensili tenuti da volontari: un’ancella dell’amore misericordioso di Roma, suor Rifugio, sul carisma di Madre Speranza; era una catechesi che è durata per circa due anni poi si è interrotta pur sapendo di aver fatto dispiacere ai padri ed alle ancelle dell’amore misericordioso di Collevalenza a cui ero legata. Due sono state le motivazioni: era una catechesi finalizzata al carisma di madre Speranza e... meditando le omelie del parroco della mia parrocchia ho capito che non dovevo ricorrere a un carisma, ma avere un’unica fonte: il Padre Eterno!Altra motivazione era il dispendio di energia dover partecipare a incontri, seminari e convegni come mi veniva richiesto dal movimento di cui facevo parte. Dovevo concentrare le mie forze sul mio progetto per metterlo poi a disposizione del mio territorio di appartenenza. La mia casa doveva diventare anche un luogo dove chi voleva poteva ritrovare anche una sua dimensione spirituale. Il santuario Collevalenza è e rimarrà nel mio cuore un luogo speciale dell’Umbria da cui trarre ispirazione.Il 27 novembre è stata organizzata la prima conferenza medica con il dott Maurizio Fossa di Vigevano, sull’alimentazione naturale e le cure con le erbe. Il dott. Maurizio Fossa è il medico naturopata che mi ha seguito per le cure del tumore. Lo conobbi a Collevalenza con la moglie e…diventammo amici.

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IL 2008 E’ INIZIATO!Con il passare del tempo si evidenziano le tre caratteristiche della struttura: 1) l’ accoglienza iniziata nel 2007;2) l’aspetto sociale, doveva favorire la socializzazione! 3) la necessità di imparare ad utilizzare anche per la cura ciò che la natura ci offre.Il 10/02 ho ospitato il primo groppo scout, circa 20 persone. Bella esperienza, per loro era una giornata di lavoro e di formazione e per me era un rivivere i bei momenti trascorsi da cambusiera quando i miei figli erano scout.Fu la prima accoglienza di gruppi scout, esperienza che continua tutt’ora.Il 14 febbraio, giorno di San Valentino ho avuto a cena la redazione del Momento (settimanale legato al mondo cattolico) in seguito ad un invito che a loro feci. Mi ha fatto piacere averli pur sapendo che il fatto che avessero scelto proprio la sera di San Valentino per venire a cena aveva anche un secondo fine: controllare se avevo una relazione amorosa. Questo controllo un po’ mi ferì, ma poi accettai anche questo sospetto. Non avevo, non ho e non ho intenzione di avere nessun altro legame.Il 16 febbraio scrissi una lettera che qui riporto all’allora direttore del Momento:

preg.mo signor Rondoni grazie per la bella serata di S. Valentino!Parlo sempre con grande gioia di Casa della Speranza, frutto veramente di tanta sofferenza! Sarebbe bello riuscire a trasmettere a più persone possibile, la potenza che ha la fede e... veramente se avessimo tanta fede quanto è grande un granello di senape, sposteremmo le montagne.Un’altra cosa mi piacerebbe trasmettere: l’importanza di riuscire a trasformare il negativo in positivo, utilizzando il dolore come mezzo per avvicinarsi di più a Dio e non lasciarsi invece schiacciare dal dolore; in questo modo ci sarebbero meno problemi di depressione.La sofferenza che porto dentro 24 ore al giorno per la mia situazione familiare è stato il “carburante” per la realizzazione di Casa della Speranza. Cordiali saluti. Marinella

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Nelle vicinanze della struttura c’è un boschetto di mia proprietà da ripulire per farlo diventare zona meditazione e zona pic-nic Il 15 marzo con un gruppo di persone ex scout sotto la direttiva del noto vivaista di Forlì Alberto Vittori sono iniziati i primi lavori di pulizia per il ripristino del bosco.E’ stato questo un periodo abbastanza felice con un bel gruppo di volontari; con un gruppo di loro siamo andati per due giorni a Collevalenza e ne furono molto contenti.

Il 10 aprile, in collaborazione con loro, il centro di aiuto alla vita mi ha chiesto di accogliere per alcune settimane due fratelli di Modena che erano stati allontanati dalla famiglia, ho accettato. E’ stata un’esperienza positiva che sono stata costretta ad interrompere il 27 aprile perché mi sono ammalata di broncopolmonite. In quel periodo seguivo sia il negozio, le terapie e i due fratelli, le difese immunitarie si erano abbassate molto, ho continuato a lavorare con la febbre alta, c’è stato il peggioramento: la broncopolmonite. Avevo preteso troppo dal mio corpo, sono poi stata obbligata a letto per dieci giorni con somministrazioni di antibiotici a dosi elevate.Il 17 aprile ho ospitato il gruppo di anziani della parrocchia di S. Rita, è stato molto bello perché oltre la parte di animazione, per la prima volta è stata celebrata la santa messa nel salone della struttura, è stato commovente!

Da alcuni mesi si era avvicinato alla struttura un gruppo di volontari molto bravi nell’organizzazione ma... non in sintonia con il mio sentire: avrebbero voluto impostare il lavoro forse in maniera anche migliore di

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come stavo facendo, ma... non era quello che sentivo! In maniera molto chiara e forse poco diplomatica dissi che “ ero pronta a rimanere sola pur di fare quello che sentivo”. Non rimasi proprio sola, molti però si erano allontanati, rimasero quelli che da anni mi conoscevano e che credevano in quello che stavo facendo, “ pochi ma buoni!”L’accoglienza della prima famiglia fu positiva anche per i servizi sociali: in questo periodo si iniziò a parlare di convenzione con il comune di Forlì e l’8 maggio ci fu il primo incontro con l’assessore al welfare per la convenzione.Il 17 maggio un altro gruppo di comunità capi scout sono venuti ed hanno piantato le loro tende nel cortile della struttura, in cambio hanno lavorato per alcune ore a ripulire il bosco. Sono sempre molto felice quando gli scout scelgono di venire da noi anche perché mi danno la possibilità di portare la mia testimonianza sulle motivazioni che mi hanno spinto alla realizzazione della struttura di accoglienza.A fine maggio l’assessore Loretta Bertozzi mi chiese la disponibilità ad accogliere la seconda famiglia tunisina la quale fece però resistenza ad accettare perché avrebbe preferito una struttura in centro Forlì e non in campagna dove non esistono servizi di trasporto. La sera del 7 giugno i tunisini entrarono comunque in struttura.L’estate 2008 è stata caratterizzata da due avvenimenti importanti:1) abbiamo festeggiato i 40 anni di sacerdozio del nostro parroco, la festa è ben riuscita e buona è stata la collaborazione fra i parrocchiani per l’organizzazione;2) abbiamo avuto la costruzione della grotta nel bosco dedicata a Maria Assunta in Cielo e costruita in occasione dei 150 anni dalle apparizioni della Madonna a Lourdes.I lavori sono iniziati il 31luglio ed il 16 agosto è stata benedetta.

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E’ stata un’estate di intenso lavoro per la pulizia del bosco che però mi ha caricato di tanta soddisfazione. Un altro traguardo era stato raggiunto.Il 4 ottobre ho ospitato un altro gruppo scout, ci sono stati i passaggi da noviziato a clan, bella e commovente cerimonia.In questi anni c’è stato chi si è prodigato ad organizzarmi concerti di musica lirica come raccolta fondi ed il 5 ottobre si è svolta l’ultima edizione. Ripeto l’ultima in quanto non accettavo il metodo organizzativo: non si basava sulla verità, ma... sull’apparire dell’organizzatore. Mi sono sempre molto affidata alla provvidenza però io dovevo camminare sulla strada della verità.Anche il 2008 stava per terminare ma tutto questo periodo era stato caratterizzato da incomprensioni dei volontari, ciò che mi dava sicurezza era seguire il mio “sentire”, era la strada che ho sempre seguito e che mi aveva portato ad un buon traguardo, altri metodi mi davano insicurezza, per cui non potevo seguirli. Il mio metodo era basato sulla preghiera, mi accusavano di voler far pregare i volontari: non erano in sintonia. Dovetti chiedere aiuto a Don Dario Ciani che incontrò i volontari, fece chiarezza sull’associazione precisando quali erano i diritti e i doveri dei volontari. I miei volontari conoscevano molto bene i diritti, ma…..poco i doveri! Chi avrebbe dovuto rispondere alla banca se ci fossero stati dei problemi? certamente non loro! Chi aveva sempre pensato alle rate del mutuo?Dovetti mettere mano allo statuto aggiungendo la clausola che per errore del notaio all’atto della costituzione non era stata messa e cioè il punto che riguardava la spiritualità anche di Madre Speranza. Chi non fu d’accordo si allontanò con tutte le conseguenze del caso... Anche il 2008 è finito! Pronti per il 2009Ho sofferto tanto anche per i volontari. Tante volte mi sono chiesta: perché non devo essere capita? faccio cose così strane per non essere capita? Tentavo solo di costruire un “nido per le mamme” che avevano deciso per la vita dei loro piccoli.

Siamo nel 2009. Anche il 2009 è ricco di avvenimenti piacevoli e meno piacevoli.Ore 18 del 23 marzo è deceduto padre Ernesto. Era il settimo di quattordici figli, nato il 9 gennaio 1917 da mamma Agnese e papà Giacomo, un piccolo commerciante di legna e carbone.

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Diventa frate francescano nell’agosto 1932 ed il 31 gennaio 1938 a Bologna intraprende gli studi per diventare sacerdote.Consacrato sacerdote il 7 giugno 1941 nella cattedrale di Bologna da quel momento Ernesto non fu più chiamato ”frate”, ma “Padre”. Nel giugno 1943, durante la seconda guerra mondiale, viene arruolato come cappellano militare, fatto prigioniero dai nazisti, deportato verso i lager tedeschi e fu in questo periodo che disse al buon Dio: Signore le cose in guerra vanno maluccio. Se mi fai tornare a casa, ora che so cos’è la fame vera, voglio fare qualcosa degno dei poveri. Tornò libero nel settembre del ’45.Padre Ernesto sognava una mensa pulita e dignitosa “una cosa da signori” con un grande salone per il refettorio ed una cucina attrezzata con sopra un cinema-teatro da mille posti per ricavare il necessario a mantenere le opere assistenziali. Il 14 giugno 1953 si posa la prima pietra per l’Antoniano di Bologna.Conobbi padre Ernesto negli anni che visse a Montepaolo e… quando fu obbligato dai suoi superiori a ritornare a vivere a Bologna perché aveva all’epoca quasi 90 anni con problemi di cuore: vivere a Bologna, se ci fosse stato bisogno di raggiungere l’ospedale, sarebbe stato più semplice che vivere a Montepaolo, spesso mi diceva:” per obbedienza mi ammalo”! Tornato a Bologna la sua salute peggiorò.Il libro “ dal lager allo zecchino d’oro” di Luca Orsi sulla vita di Padre Ernesto, mi fece molto riflettere: le grandi opere nascono da grandi sofferenze!” a questo proposito mi viene una domanda: perché non impariamo a non lasciarci schiacciare dal dolore? se impariamo a trasformare il negativo in positivo, veramente si potrebbero fare grandi cose, potrebbe essere anche un modo per combattere la malattia, soprattutto la depressione.Il primo periodo del 2009 è stato caratterizzato da una decisione molto importante, “la vendita del negozio di erboristeria” per poter avere la possibilità di riprendere i lavori della casa; il 2 aprile primo contatto, si è deciso l’importo della vendita, anche la vendita del negozio per me voleva dire chiudere definitivamente con il passato.

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L’11 maggio il compromesso con il rogito fissato per settembre, periodo in cui era prevista la sospensione della licenza da riattivare a Casa della Speranza appena fosse finita tutta la struttura; ma un brutto incidente ha anticipato la chiusura del negozio.Il 3 giugno fui investita da un auto ed ebbi la frattura di 2 vertebre con ricovero di circa due settimane e riposo assoluto per 60 giorni.Il giorno 2 agosto tornai per la prima volta a messa dopo due mesi. Avevo tanta voglia di tornare in chiesa anche se ho ricevuto l’eucarestia tutte le domeniche a casa.Il 6 agosto abbiamo avuto l’autorizzazione al funzionamento dell’appartamento a piano terra ed il 10 agosto sono ripresi i lavori del piano superiore.A fine agosto è stata ripristinata la festa della parrocchia.Altro traguardo raggiunto.15 ottobre l’atto dal notaio per la vendita del negozio! La consegna delle chiavi è stato un momento dolorosissimo! Ho cercato di essere forte, ma... le lacrime sono scese.Ho sentito fisicamente come se si sradicassero le radici da un albero, perchè, il negozio rappresentava per me le radici dalle quali avevo succhiato la linfa per quattordici anni.Con la vendita del negozio si chiudeva un capitolo della mia vita e da quel momento dovevo dedicarmi completamente alla mia missione che era quella di prendermi cura delle persone in difficoltà. Scrissi una lettera ai miei figli molto personale che cito solo in parte: cosa aveva rappresentato per me il negozio e quali erano state le basi che mi avevano permesso di non commettere errori: vivere rispettando i dieci comandamenti e l’importanza della fede!A questo punto vorrei citare uno scritto di un anonimo brasiliano:

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IL MIO CAMMINOQuesta notte ho fatto un sogno.

Ho sognato di camminare sulla spiaggia accompagnato dal Signore e sullo schermo della notte erano proiettati tutti i giorni della mia vita.

Ho guardato indietro e ho visto che ad ogni giorno della vita proiettati nel film, apparivano orme sulla sabbia: una mia ed una del Signore.

Così siamo andati avanti finchè tutti i giorni si esaurirono.Allora mi fermai.

Guardando indietro osservai che in certi posti c’era un’orma sola...Questi posti coincidevano con i giorni più difficili della mia vita, i giorni

di maggior angustia, di maggior solitudine, di maggior paura e di maggior dolore. Ho domandato allora. “ma perché Tu Signore mi hai

lasciato solo proprio nei momenti peggiori della mia vita?”“Signore tu avevi detto che saresti stato con me tutti i giorni della mia

vita, e io ho accettato di vivere con te.Ma perché Tu mi hai lasciato solo proprio nei momenti peggiori della

mia vita?”Ed il Signore mi rispose:” i giorni in cui tu hai visto un’orma sola sulla sabbia sono stati i giorni in cui IO TI HO PORTATO IN BRACCIO...”

Questo scritto spesso me lo rileggevo nei momenti di difficoltà, l’essere convinta che il Buon Dio era con me mi dava quella forza

necessaria per proseguire.

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Il 24 ottobre è entrata in struttura la prima ragazza in gravidanza e si è instaurato subito un bel rapporto! Era italiana, non era di religione cattolica e presso un’altra comunità aveva seguito per due anni un percorso di catechesi di religione cattolica e si sentiva così attratta dalla nuova religione che aveva espresso al parroco della parrocchia il desiderio di poter ricevere i sacramenti. Purtroppo il progetto non andò a buon fine per problemi di gelosia della sorella che la volle allontanare, e lasciò la struttura il 24 dicembre.

Inizia il 2010Ricordo l’inverno 2009/10 molto freddo e lungo, ero rimasta senza legna per riscaldarmi e sotto la neve mi riscaldavo lavorando! Fu l’inverno in cui feci il trattamento alle travi del sottotetto. Era necessario ripulirle e fare il trattamento antitarlo, feci fare un preventivo: di circa 5 mila euro e decisi di farlo da sola: spesi circa 400 euro per i prodotti. All’inizio di marzo ebbi i primi contatti con i servizi sociali di Modena, il 18 marzo visitarono la struttura ed il 27 aprile fu inserita una gestante di 15 anni e mezzo al terzo mese di gravidanza. E’ una ragazza madre che è tutt’ora in struttura ed in questi due anni è diventata madre, ha ripreso gli studi superiori facendo privatamente il programma del primo anno con l’esame di ammissione al secondo.Fu in questo periodo che si pensò di realizzare un chiosco per la produzione di piadina annesso al gazebo ed un piccolo bar. Per poter costruire tutto questo è stata necessaria un’autorizzazione in deroga ed il 27 febbraio 2012 la pratica è stata sottoposta in consiglio comunale ottenendo il parere favorevole. IL chiosco servirà per dare lavoro alle mamme che accogliamo. Nei mesi successivi ci sono stati inserimenti provenienti da varie nazionalità: Tunisia, Bangladesh, Burkina Faso, Camerun e naturalmente dall’ Italia.Ho sperimentato e sto sperimentando tutt’ora la bellezza di aprire le porte di casa propria allo straniero, di mangiare a tavola e di condividere la giornata con chi ha il colore della pelle diverso dal mio, con chi ha una religione ed abitudini diverse dalle mie.

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10 Ottobre 2010 un altro grande traguardo: la seconda inaugurazione, finalmente la casa era finita, una data moto importante il 10-10-10! La struttura ha ricevuto la benedizione dal vicario generale della diocesi di Forlì e Bertinoro Mons. Dino Zattini, e per l’occasione ho sentito molto vicino anche l’amministrazione comunale e i miei familiari.

La struttura fisica della casa era finita, era giunto il momento di migliorare e definire meglio la struttura interna operativa dell’associazione. Tutto ciò mi ha dato la possibilità di conoscere, controllare, e a volte modificare il mio carattere impulsivo; lo stesso che mi ha dato forza in tutti questi anni, ma che rischiava di essere controproducente per il nuovo percorso iniziato.In struttura si cerca di trasmettere amore come si potrebbe fare con le proprie figlie, Madre Teresa di Calcutta diceva:

nel mondo le persone possono apparire diverse o avere una religione, un’istruzione o una posizione diverse, ma sono tutte uguali.Sono persone da amare, hanno tutte fame d’amore.La gente che vede per le strade di Calcutta ha fame nel corpo, ma anche quelle che vede a Londra o a New York ha una fame che deve essere soddisfatta; ogni persona ha bisogno di essere amata.

Il mio ruolo all’interno della struttura è di essere una guida, una mamma, un punto di riferimento per le persone che accolgo.Una mamma rimprovera, una mamma consola, una mamma incoraggia, una mamma deve dare l’esempio.Il rimprovero viene accettato bene se dato con il cuore, ma se è motivo di sfogo è dannoso.Si cerca di incoraggiare e di rafforzare il rapporto con il proprio figlio mettendo al primo posto le esigenze del bambino. Sono mamme molto brave perché hanno deciso di portare avanti la gravidanza nonostante le

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innumerevoli difficoltà.Si fanno rispettare le regole che all’interno della struttura ci sono; le regole sono fondamentali per la crescita dell’individuo; inizialmente non vengono accettate, ma poi diventano un modo di vivere.Cerco di educare con l’esempio. Le mamme che ospito ben presto si appassionano al lavoro, soprattutto al lavoro della cucina, perché vedono me che lavoro molto.Si interviene nel rispetto della persona, per noi è molto comune chiederci scusa quando sbagliamo, io per prima chiedo scusa a loro quando mi accorgo di dire le cose con tono sbagliato e... loro fanno la stessa cosa. Ci educhiamo a vicenda, dalla loro sensibilità imparo e mi accorgo di quante volte sbaglio.

Situazione attuale: la struttura ha nove posti autorizzati per l’accoglienza ed abbiamo tutti i posti occupati da 4 nuclei monogenitoriali (con un solo genitore). Lavorano con noi due educatrici e saltuariamente un operatore sanitario.Si intensificano i gruppi scout che scelgono di fare esperienza di

volontariato in cambio dell’accoglienza. Il progetto è ben più ampio della semplice accoglienza, si dà molta importanza all’aspetto legato al lavoro, soprattutto all’arte culinaria: ci prestiamo ad organizzare compleanni, cresime, comunioni, battesimi, tutto questo per coinvolgere le mamme ospiti.Stiamo realizzando il chiosco per piadina e crescioni con autorizzazione in deroga ottenuta dal parere favorevole del consiglio comunale.E’ terminata la pulizia del bosco adiacente la struttura che potrà essere

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utilizzato come zona pic-nic.Accanto al chiosco, ci sarà anche “l’angolo giochi” per bambini, è stata individuata la zona che sarà occupata da scivolo, altalena ecc...In questo periodo molto particolare di difficoltà economica, molto spesso si parla di “ crisi mondiale”, la sento come una crisi esistenziale e condivido uno scritto di Albert Einstein che con piacere riporto:

Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi.La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che nasce l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi, supera se stesso senza essere “superato”.Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi è la crisi dell’incompetenza. L’inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie d’uscita. Senza crisi non ci sono sfide è una routine, una lenta agonia.Senza crisi non c’è merito.E’ nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza la crisi tutti i venti sono solo lievi brezze.Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro.Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per “superarla”

Quanto ha scritto Einstein deve servire a tutti: alle mamme per non lasciarsi schiacciare dalle difficoltà e reagire, ringraziando le difficoltà come momento di crescita impegnandosi nel lavoro e a noi educatori cercare di trasmettere alle mamme e non, l’importanza di avere un atteggiamento positivo nelle difficoltà traendone un insegnamento ed un atteggiamento di ringraziamento per poterci migliorare.

Abbiamo istituito un fondo di solidarietà per le mamme ospiti che verrà

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utilizzato quando inizieranno il percorso di autonomia.

L’impegno iniziale è stato chiaramente concentrato sul creare il “nido“ per le mamme (cioè creare la parte strutturale che è la casa). Il maggior impegno e le maggiori difficoltà si sono presentate nell’organizzazione interna dell’accoglienza. E’ stato necessario separare le iniziative che la struttura organizza dall’accoglienza con responsabili diversi, anche se le iniziative sono di completamento all’accoglienza.Con l’inizio del secondo decennio, l’impegno maggiore di Casa della Speranza sarà concentrato sul “lavoro”, a sviluppare attività lavorative per i giovani utilizzando anche il terreno disponibile.

Riflessioni sul ruolo del volontario e quali sono i valori fondamentali del volontariato.Il volontario è colui che, con amore, presta la sua opera gratuitamente per il bene comune, si dedica alla difesa e alla promozione dei diritti, ai superamenti dei comportamenti discriminatori, avanza proposte e progetti atti a promuovere una società più vivibile.Per noi volontari cristiani l’esempio da seguire è quello di Cristo, che ha dimostrato fin dove arriva la carità, l’agape e il vero amore per il prossimo.

Tre sono i valori del volontariato, ma il principale è la gratuità, è il luogo della realizzazione del dono di sé, la gratuità è l’asse portante del volontariato, è la sua carta d’identità;secondo valore è l’attenzione alla dignità della persona umana. Il volontario si muove per spirito di condivisione e di solidarietà per chi vive in particolari condizioni di difficoltà ponendosi come risposta ai bisogni della persona;terzo valore è lo spirito di solidarietà. La solidarietà non è intesa come sentimento di compassione, ma come impegno a promuovere il bene delle persone e il bene comune portando un contributo al cambiamento sociale.

Chi pratica il volontariato, arricchisce se stesso, è luce per le persone in difficoltà, è un segno di

“speranza” soprattutto in questo periodo di crisi non solo economica, ma di valori.

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Ringraziamenti

Ringrazio innanzitutto i miei genitori per avermi dato la vita.La vita è la vita, la vita è bella e... vale veramente la pena di essere vissuta con tutte le sue difficoltà. Le difficoltà che la vita comporta ci danno la possibilità di crescere e... di migliorarci. Se la vita non fosse fatta di difficoltà, ci annoieremmo. Le difficoltà vanno comunque affrontate con il sorriso. A questo proposito vorrei citare uno scritto di P. Faber:

IL VALORE DI UN SORRISODonare un sorriso rende felice il cuore.

Arricchisce chi lo riceve senza impoverire chi lo dona.Non dura che un istante ma il suo ricordo rimane a lungo.

Nessuno è così ricco da poterne fare a meno né così povero da non poterlo donare.

Il sorriso crea gioia in famiglia dà sostegno nel lavoro ed è segno tangibile di amicizia.

Un sorriso dona sollievo a chi è stanco rinnova il coraggio nelle prove e nella tristezza è medicina.

E se poi incontri chi non te lo offre sii generoso e porgigli il tuo: nessuno ha tanto bisogno di un sorriso come colui che non sa darlo.

Altro grande ringraziamento continua ad essere rivolto ai miei genitori per avermi lasciato in eredità il vecchio casolare del “monte di Ravaldino”, così era soprannominato il rudere che ho ristrutturato.Ringrazio i lions club Valle del Bidente ed i giovani Leo per avermi sostenuta economicamente per circa tre anni nel pagamento per le rate del mutuo;ringrazio l’ex assessore provinciale al welfare Alberto Manni e la professoressa Liviana Zanetti per la fiducia che mi hanno dimostrato; ringrazio il parroco della mia parrocchia don Franco Appi che ha contribuito ad aumentare la mia autostima;ringrazio i miei figli Fabio ed Enrico che per anni hanno disprezzato la mia missione, ora li sento molto vicini;ringrazio di vero cuore quanti mi hanno creato difficoltà, perché grazie alle difficoltà mi hanno aiutata a crescere facendo chiarezza all’interno dell’associazione;

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gli amici falegnami Anna e Sergio Rubboli che dopo anni instancabilmente continuano a prestare la loro opera di volontariato;la vice- presidente dell’associazione Umberta Utili che per anni mi ha scelta come terapista energetica per poter portare il suo contributo economico a Casa della Speranza;Il cantante lirico e socio dell’associazione Gabriele Lombardi per i suoi concerti lirici;La famiglia Prati con la carissima Giusj per la loro vicinanza in tanti momenti difficili; Caterina Carillo per il suo supporto pubblicitario in occasione delle iniziative. Gli insegnanti volontari Giovanna Gavotti, Lorenza Capucci in collaborazione con Giogio Billi e Pino Giacometti fanno da supporto didattico alle giovani mamme;il grande Mauro Dardanelli esperto di cucina che mette a disposizione le sue capacità culinarie nell’organizzare pranzi e cene;ringrazio il vescovo della diocesi “ sua eccellenza monsignor Lino Pizzi, Padre Ernesto Caroli, Angela fabbri e gli amici sacerdoti per il loro sostegno spirituale;gli assessori Davide Drei, Katia Zattoni e Paolo Rava per il loro supporto;il comitato di quartiere Magliano /Ravaldino in Monte con il coordinatore Romeo Zanzani per la loro amicizia;le compagnie dialettali in particolare Giorgio Borlotti della compagnia della “sercia” e caro amico Giuseppe Ravaioli della compagnia del Cinecircolo del Gallo; le compagnie di Vecchiazzano e di San Zaccaria, il comico Giuseppe Bertaccini nelle vesti di Sgabanaza” che per anni hanno fatto divertire quanti durante le serate estive illuminati dalle stelle, si sono recati ad assistere ai loro spettacoli;Ringrazio il noto esperto vivaista Alberto Vittori per i consigli ricevuti nella progettazione del giardino.Non posso non ricordare il geometra Davide Camprincoli e Oriano Gardini che per anni hanno messo a disposizione la loro professionalità in campo edilizio perché Casa della Speranza si realizzasse;Con piacere ricordo chi segue la manutenzione del verde: Diano Casadei che instancabilmente presta la sua giornata di volontariato settimanalmente aiutato da Alfiero Bonetti; ringrazio quanti non ho citato ma che hanno contribuito alla realizzazione del centro di accoglienza.

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Autostrada A14

San Martinoin Strada

Areoporto

Viale Roma

Via Monda

Via Cervese

Tangen

ziale

EST

Via Firenze

Via Ravegnana

Viale Bologna

Via Decio Raggi

Via la Scagna

Via d

elle

Cam

inat

e

Viale dell’Appennino

Viale dell’Appennino

Viale Roma

FORLì

RAVENNA

Viale BolognaFAENZA

CESENA

PREDAPPIO

Ravaldinoin Monte

FORLIMPOPOLI

MELDOLA

Casa della Speranza

Via la Scagna 7/R

Via la Scagna 7/R

Come raggiungerci: da Forlì dirigersi verso Predappio, passando da viale dell’Appennino, superare San Martino in Strada e dopo Grisignano girare a

sinistra in via della Caminate. Fate altri 4Km, all’altezza del ristorante “Da Mario”, voltare a sinistra in viala Scagna verso Ravaldino in Monte e arrivare al 5/R.

[email protected]

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