Carlo Campani - Pianificazioni e Teoria Critica

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Carlo Campani Pianificazione e teoria critica L 'opera di Friedrich Pollock dal 1923 all943 Prefazione di Giacomo Marramao Dipartimento di Filosofia e Politica dellTstituto Universitário Orientale Liguori Editore

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Carlo Campani

Pianificazione e teoria critica L 'opera di Friedrich Pollock dal 1923 all943

Prefazione di Giacomo Mar ramao

Dipa r t imen to di Filosofia e Politica dellTstituto Universitário Orientale

Liguori Ed i to re

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A mia madre e mio padre

Pubblicato da Liguori Editore Via Mezzocannone 19, 80134 Napoli © Liguori Editore, Sri, 1992 I diritti di traduzione, riproduzione e adattamento, totale o parziale, sono riservati per tutti i Paesi. Nessuna parte di questo volume può essere riprodotta, registrata o trasmessa con qualsiasi mezzo: elettronico, elettrostatico, meccanico, fotográfico, ottico o magnético (comprese copie fotostatiche, microfilm e microfiches).

Prima edizione italiana Maggio 1992 ^ aíí ^^ - feSSv

Le cifre sulla destra indicano il numero e 1'anno deli'ultima ristampa effettuata.

In copertina Friedrich Pollock (in piedi) e Max Horkheimer

(Foto dei Fondo Pollock presso il Dipartimento di Filosofia delTUniversità di Firenze)

Printed in Italy, Officine Grafiche Liguori, Napoli.

9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

1998 1997 1996 1995 1994 1993 1992

ISBN 88-207-2050-7

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índice

5 Prefazione di Giacomo Marramao 11 Introduzione 19 Capitolo primo Friedrich Pollock e i primi anni delTInstitut fúr

Sozialforschung L'«interieur» e P«exterieur» 19; La fondazione delTlfS 24; Felix Weil e Pidea di un «istituto per il marxismo» 25; Pollock e la «Marx-Engels-Archiv-Verlagsgesellschaft» 28; II marxismo di Carl Grimberg 30; L'IfS sotto la direzione di Carl Grimberg. 37; La risposta di Pollock alia sombartiana «confutazione» di Marx 42; Il^contenuto sociale» delia teoria dei valoreíí&T)

61 Capitolo secondo(Slalore e crisi Valore e «crollo»: la teorilTdl Henryk Grofimann 61; Elementi per una teoria-) delia crisi in Marx 66; Gli schemi di riproduzione e la teoria delia crisi 69; I L'interpretazione di Tugan-Baranowsky e Rudolf Hilferding 70; «Cartello I generale» e «Capitalismo organizzato» 72; Le contemporanee interpretazioni / delia crisi non marxiste 74; La teoria delia crisi di Friedrich Pollock 77; II | mercato 79; Sproporzioni, dialettica e sottoconsumo 82. —J

87 Capitolo terzo La pianificazione soviética: il valore incerto di un esperimento La storia esterna e 1'impostazione dei libro. 87; La nascita di Die planwirtschaftlichen Versuche... 88; Lo scopo delPindagine 90; «Comunismo di guerra» e «capitalismo di stato»: la necessita di un'economia di transizione. 94; Gli «esperimenti statal-capitalistici» 95; Guerra e transizione: il «Kriegskommunismus» 97; Socialismo e agricoltura: i dilemmi delia N.E.P. 102; Prognosi e direttive: il concetto di «piano» 107; II dibattito sulFindustrializzazione 107; II «bilancio materiale» come núcleo dei piano 110; Piano e mercato = socialismo e capitalismo? 114; II problemático valore di un esperimento 118; La valutazione teórica delia pianificazione soviética 118; L'ambivalenza dei giudizio sulTURSS 121.

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129 Capitolo quarto La «teoria critica» e la «grande crisi» II programma scientifico di Max Horkheimer 131; Crisi delia scienze e «Sozialphilosophie» 1 3 1 ; L ' i n d a g i n e económica c o m e «Hilfs-wissenschaft» 139; L'analis i pol lockiana delia «grande crisi» 143; L'obsolescenza dei mercato 144; II rifiuto dell'ipotesi «crollista» e le possibilita di sopravvivenza dei capitalismo 149; Le «prospettive di un riordinamento pianificato dell'economia» 153; Una tipologia delle pianificazioni 154; I presupposti economici dei «piano» 156; Gli ostacoli ad una pianficazione capitalista 160; L'assenza dei presupposti politici per un'economia di piano socialista 162; L'analisi delia crisi ed il concetto di «società razionale» in Horkheimer 164.

179 Capitolo quinto La fase post-liberale dei capitalismo «Autarchia e pianificazione»: la critica al «Tat-Kreis». 179; II futuro dei capitalismo. 185; II capitalismo sopravvive 186; Verso un «capitalismo di stato» ? 189; I momenti «sovrastrutturali» delia nuova fase capitalistica 192; Horkheimer e la crisi dei liberalismo 194; Le analisi economiche delTIfS fino al 1938 198; Le divergenze tra Mandelbaum, Meyer e Pollock 199; La sospensione dell'attività scientifica di Pollock 204.

207 Capitolo sesto Verso un capitalismo pianificato? «Wehrwirtschaft» e State Capitalism. 208; La «Wehrwirtschaft» come via al capitalismo di stato 209; Le vicende esterne delia stesura di State Capitalism 216; Concetto e realtà dei «capitalismo di stato» 217; I compiti dei capitalismo di stato 218; II «modello» dei capitalismo di stato 220; II concetto di capitalismo di stato 221; II funzionamento económico dei capitalismo di stato 222; Fine deU'economia? 228; Le due versioni dei capitalismo di stato 230; II capitalismo di stato totalitário 231; II capitalismo di stato democrático 236; La polemica con Neumann e la teoria critica fino a Dialektik der Aufklàrung 240; Le critiche di Franz Neumann 240; Stato autoritário e dialettica dell'illuminismo 247.

255 Conclusione

275 Bibliografia

291 índice dei nomi

Prefazione di Giacomo Marramao

In un'epoca di repentine «svolte» e brusche «rimozioni» come la nostra si tende spesso a dimenticare una delle essenziali verità che presiedono al processo di elaborazione dei passato (di cui la teoria e la critica storiografica rappresentano una delle componenti decisive): il contributo effettivo di una «corrente» o di un indirizzo di pensiero si evidenzia solo nel momento in cui, trascorsa la «moda» e 1'euforia delia «riscoperta», la contemporaneità appare in grado di passarne al vaglio gli apporti analitici determinati e i «punti di non-ritorno». A una tale regola non sfugge certo il caso delia Scuola di Francoforte. Dopo il grande revival internazionale degli anni sessanta e settanta — largamente domi-nato da un'ottica filosófica tesa a privilegiare i contributi di Horkhei­mer, Adorno e Marcuse — la recezione delia Teoria Critica si è venuta sempre piú concentrando sugli aspetti giuridici, politici e economici, valorizzando quei momenti e quegli autori che, nel suo âmbito, sembra-vano porsi come significativi punti di raccordo tra i temi delia critica delia società (di provenienza principalmente, ma non esclusivamente, marxiana) e le problematiche proprie delia scienza sociale (di matrice weberiana e postweberiana): da Franz Neumann a Otto Kirchheimer, da Henryk Grossmann a Friedrich Pollock.

In questa temperie viene a collocarsi — a nostro avviso molto proficuamente — questo libro di Carlo Campani. II volume rappresenta il risultato di una ricerca quadriennale, condotta attraverso 1'ampio materiale bibliográfico e le fonti d'archivio dellTnstitut fiir Sozialfor-schung (IfS) di Francoforte. Se si pensa che 1'Horkheimer-Archiv e il

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Pollock-Archiv sono accessibili solo da pochi anni, questa semplice cir-costanza dovrebbe bastare da sola a segnalare 1'interesse e la novità dei lavoro.

L'oggetto centrale, ma non esclusivo, delTindagine è costituito dal-l'itinerario intellettuale di Friedrich Pollock dal 1923 al 1943: ven-tennio cruciale, al quale si sono rivolti fino ad oggi solo pochi studi ricostruttivi deli'«ambiente» storico-culturale delia cosiddetta Scuola di Francoforte (da Martin Jay a Manfred Gangl, da Helmut Dubiel al sot-toscritto), mentre la maggior parte delia letteratura critica sulTargo-mento ha preferito concentrarsi sulle opere dei secondo dopoguerra.

L'opera pollockiana non è qui assunta come tale, ossia in chiave síricto sensu monográfica: opzione che avrebbe potuto essere dei tutto legittima, data la statura intellettuale dei personaggio e 1'indiscutibile rilievo dei suoi contributi alia teoria económica (da lui vista non come una disciplina separata, ma come una sezione delia teoria sociale). E assunta, piuttosto, come indicatore e sismografo dell'evoluzione di una delle aree piú significative delia cultura mitteleuropea, situata a cavallo tra i contraddittori sviluppi delia teoria marxista e la rivoluzione meto­dológica che aveva investito, a partire da Max Weber, le scienze storico-sociali. Di questa zona di frontiera praticata dalla Teoria Critica for-nisce insieme una testimonianza e un compendio la traiettoria di Pol­lock, la figura che meglio di ogni altra incarna la continuità — sia a livello istituzionale che teórico — dellTnstitut fúr Sozialforschung: dal 1923 Pollock è assistente delTallora direttore Carl Grúnberg (il cui «Archiv fiir die Geschichte des Sozialismus und der Arbeiterbewegung» rappresentava, insieme al weberiano «Archiv fiir Sozialwissenschaft und Sozialpolitik», il principale luogo di incontro-confronto tra cultura so­cialista e cultura accademica); dal 1925 diviene amministratore delTIsti-tuto, succedendo a Félix Weil; dal 1928 tiene per oltre due anni Pin-terim delia direzione, prima che 1'assumesse definitivamente Max Hork­heimer; infine, neU'esilio americano, è il secondo direttore dellTfS e mantiene questa funzione istituzionale anche nel secondo dopoguerra.

Articolata in sei densi capitoli, la ricerca di Campani documenta con estrema precisione analítica le tappe di questo itinerário, ricostruendo di volta in volta i contesti teorici: dagli sviluppi dei Methodenstreit (la

Prefazione 7

celebre «disputa sul método», relativa ai rapporti tra «scienze delia natura» e «scienze delia cultura») ai grandi dibattiti su piano e mercato e sulla «crisi dei capitalismo»; dalPanalisi comparativa di nazismo e stali-nismo fino alia delineazione delia teoria dello «Stato autoritário» e delle famose tesi sostenute da Horkheimer e Adorno nella Dialettica deWillu-minismo.

Si tratta, in conclusione, di un lavoro molto serio. Non solo perche contribuisce a colmare una lacuna vistosa finora presente negli studi sulTargomento. Ma anche, e in special modo, perche invita a riflettere su quanto stratificato e disomogeneo sia il retroterra culturale di certe parole-chiave oggi repentinamente rimbalzate sul terreno delTattualità: dalle nozioni di liberta e mercato a quelle di democrazia e totalitarismo.

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Introduzione*

Die Gruppe, von der hier die Rede ist, hat sich in der deutschen Republik um das Frankfurter Institut fiir Sozialforschung zusammengefunden. Man kann nicht sagen, dais sie von Haus aus eine Fachschaft gebildet hãtte. Der Leiter des Instituís Max Horkheimer ist ein Philosoph, ein Okonom, Friedrich Pollock sein náchster Mitarbeiter.

Walter Benjamin, 1938

La testimonianza di Walter Benjamin conferma un fatto che, tra gli interpreti delia «teoria critica», Martin Jay ha per primo messo in ri-lievo, ovvero 1'assoluta centralità dei rapporto, personale e teórico, tra Horkheimer e Pollock nella storia dellTnstitut fúr Sozialforschung (d'ora in poi «IfS») di Francoforte (ma dal 1934 New York) e nella sua produzione teórica tra le due guerte (cfr. Jay 1979, 8).

Tuttavia próprio la natura dei fortíssimo legame con Horkheimer ha contribuito ad oscurare l'individualità e 1'opera di Pollock; sottolineare la peculiare intensità di questa amicizia è divenuto una sorta di «topos» delia letteratura sulla cosiddetta «scuola di Francoforte», ma piuttosto che porsi il problema dei suo significato per lo sviluppo teórico delia teoria critica, la maggior parte degli interpreti si è limitata agli aspetti

I miei piu sentiti ringraziamenti vanno a Furio Cerutti che ha promosso e seguito lo sviluppo di questo lavoro ed a Giacomo Marramao, al cui interessamento se ne deve la pubblicazione.

Un grazie va anche al personale ed al direttore dei Max-Horkheimer-Archiv di Francoforte sul Meno, Dr. Gunzelin Schmid-Noerr, ai colleghi delllnstitut fúr Sozialforschung ed in particolare al suo direttore Prof. Ludwig von Friedeburg.

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esteriori di essa, dipingendo Pollock come una figura subalterna ed umbratile, immagine che si è automaticamente riflessa sulla portata teórica delia sua opera1.

Di ciò vi sono innanzitutto ragioni oggettive; negli anni cinquanta e sessanta, quando prese corpo la ricezione tutt 'ora dominante delia teoria critica (la si potrebbe definire come una vera e própria «standard view»), anche chi frequentava il rinato IfS ricavava piú o meno questa immma-gine dei rapporto tra Pollock ed Horkheimer. Per Pollock vale inoltre quello che Jay afferma di Lõwenthal: il suo contributo alTattività teórica dellTfS è stato misconosciuto próprio per la sua dedizione afTidentità collettiva dell'istituto:

Of ali his colleagues, only Friedrich Pollock matched LowenthaTs dedication to the communal project envisaged by the Institut's founders tfay 1985, 100; cfr. anche «Telos» 1980 Fali, lss.).

Tuttavia nella «Zeitschrift fúr Sozialforschung» (d'ora in poi «ZfS»), divenuta dalla fine dei 1939 «Studies in Philosophy and Social Science» (d'ora in poi «SPhSS»), apparvero solo quattro suoi contributi, oltre ad alcune recensioni, ed anche nel «Grúnberg Archiv» (d'ora in poi «G.A.») Pollock pubblicò solo due contributi di un certo peso2. Inoltre, i suoi saggi apparsi sulla ZfS sono prevalentemente dedicati ad analisi economiche e solo gli ultimi due, in quanto affrontano il tema «nazional-socialismo», possono suscitare un interesse che vada al di là delia cerchia degli studiosi delia teoria critica.

Al centro delia riflessione di Pollock fu sempre la problemática deli'economia di piano, un tema che, fra le due guerre mondiali, cata-lizzò 1'attenzione dei maggiori economisti e teorici — marxisti e non — ma non solo: in seguito alia grave depressione degli anni '30, attirò Pinteresse di ampi settori delPopinione pubblica, suscitando un po'

1 Emblemática al propósito è la storia delTIfS, appena uscita in traduzione italiana, di Rolf Wiggershaus che nonostante la quantità di materiale empírico elaborato, ripropone immutati i tradizionali termini delia ricezione dominate delia «scuola di Francoforte».

2 II numero delle sue pubblicazioni rimase complessivamente basso. Da ricordare anche le due edizioni dei suoi studi sulTautomazione (tradotti anche in italiano) che rimangono esclusi dalla presente trattazione.

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ovunque grandi attese di rinnovamento sociale. Tuttavia nel secondo dopoguerra i termini in cui il tema «economia di piano» si era posto inizialmente alia generazione di Pollock e Horkheimer mutarono radi­calmente.

L'affermarsi in una molteplicità di contesti specifici dei «principio» delia pianificazione (dali'economia aziendale alPurbanistica) lo ha confi-nato alTinterno di ambiti specialistici ben determinati; alTopposto, «l'e-conomia di piano», come alternativa globale ali'«economia di mercato», sebbene utile per avviare lo sviluppo di paesi economicamente depressi si è rivelata non in grado di competere con i sistemi capitalistici piú avanzati, anche solo su di un piano puramente económico. Tutto ciò ha progressivamente svuotato la categoria «economia di piano» delia origi­naria carica progressiva ed utópica. Adesso questo processo appare dei tutto compiuto con il fallimento e tramonto dei sistemi socialisti, dei quale 1'economia di piano — sia pure nella sua versione staliniana piú o meno modificata, imposta nel dopoguerra anche ai paesi delPeuropa orientale — ha responsabilità decisive. La fine dei socialismo reale e 1'imposssibilità di una riforma económica dei sistemi pianificati signifi-cano in primo luogo la fine delPeconomia di piano e di quella fiducia di cui, circa settanta anni fa, si nutrivano i suoi primi stentati passi in Unione Soviética.

Oggetto dei libro non è, però, questo complesso di problemi3, anche se analizzare le opere di Pollock ed il nesso tra «teoria critica» ed economia di piano può senz'altro contribuire a chiarire le insufficienze teoriche corresponsabili dei fallimento di questo progetto di radicale alternativa al capitalismo. A me principalmente importa che non sia mai stato evidenziato in quale misura la prima teoria critica fosse debitrice a quest'idea cardine dei marxismo, né, par aliei emente, quanto profonda-mente quest 'idea sia stata da essa rielaborata filosoficamente, ma sempre sulla base di analisi economiche «specialistiche». Questo ap-punto si propone la presente indagine e, assieme, di illuminare aspetti finora quasi, o dei tutto, ignoti delTopera di Friedrich Pollock nelle sue relazioni con la storia dellTfS e la teoria critica di Max Horkheimer.

3 Su ciò ritornerò brevemente nella Conclusione.

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Cosi, al di là deli'interesse che i temi affrontati da Pollock possano di per sé rivestire, si tratta di rilevare i motivi delTinadeguata valutazione dei suo contributo teórico alTinterno dellTfS nella vastissima letteratura sulla «teoria critica».

Da questo punto di vista, le insufficienze delia «standard view» delia «Scuola di Francoforte» sono riassumibili in due «leggende», sorte nel secondo dopoguerra, non senza la complicità di Horkheimer ed Adorno, e rafforzate dal fatto che, per motivi oggettivi, fino alia fine degli anni '60 la «prima teoria critica» era un oggetto misterioso4, o veniva identifi-cata tout court con Dialektik der Aufklãrung. Le pubblicazioni dei dopo­guerra, provenienti principalmente dalla prolífica penna di Adorno ed i Seminari tenuti in comune con Horkheimer facevano apparire la «teoria critica» solo come frutto dei loro comune lavoro: «teoria critica» equiva-leva, insomma, a «dialettica dell'illuminismo», critica dei positivismo e delia «ragione strumentale», «dialettica negativa»; infine, sulTonda dei movimento studentesco, grande fortuna e diffusione ebbero le opere di Herbert Marcuse e con esse anche la categoria pubblicistica delia «scuola di Francoforte», tutt 'ora imperante. In ombra rimanevano le origini storiche delia teoria critica e le sue caratteristiche originarie:

Diese Publikationssituation hat die Legende genãhrt, daf> die kriti-sche Theorie wider ihren marxistischen Anspruch den Kern der marxschen Theorie — die politische Okonomie — ignoriert (Du-biel 1975, 7).

Anche con 1'intento di smentire questa diffusissima opinione (che, venti anni fa, si traduceva súbito in un'accusa di «revisionismo») spinse Helmut Dubiel a curare un'edizione tascabile dei saggi di Pollock. Un contributo ancora piú rilevante per sfatare questa prima leggenda,

4 Come ricorda Jiirgen Habermas (e mi ha confermato 1'attuale direttore delTIfS Ludwig von Friedeburg, allora assistente) nel dopoguerra una copia completa delle annate delia ZfS era accuratamente costodita sotto chiave (e sotto assoluto divieto di consultazione) nella cantina delTIfS (cfr. «Telos» 1980 Fali, 114ss. ed anche J.Haber-mas, Die Frankfurter Schule in New York, in: «Súddeutsche Zeitung» 2./3.8.1980).

Horkheimer fu praticamente costretto ad autorizzare la ristampa (autocensurando le espressioni piú marxiste ed i passaggi piú direttamente 'politici') dei propri saggi degli anni '30 dal proliferare di edizioni pirata.

Introduzione 15 Dubiel l'ha apportato con Wissenschaftsorganisation und politische Erfah-rung, in cui ha ricostruito da due punti di vista complementari le vicende teoriche dellTfS a partire dal 19305; in tal modo è stata messa in luce 1'importanza, in sede stessa di apparato categoriale, di psicologia analí­tica sociale ed economia politica per il costituirsi stesso delia teoria. Lo studio di Dubiel può considerarsi, inoltre, il capostipite di una serie di contributi che hanno recuperato il património di problemi dei «materia­lismo» horkheimeriano6. Il recente volume di Manfred Gangl Politische Okonomie und kritische Theorie può rappresentare il compimento ideale di questa serie ed è anche il testo che finora abbia finora affrontato con piú impegno 1'analisi delPopera di Pollock7.

Tutte queste ricerche (di cui non esistono traduzioni italiane) of-frono anche sufficiente materiale per svelare 1'infondatezza delia se-conda «leggenda», che appare ancora piú solidamente radicata delia prima:

Andrebbe sfatata la leggenda, alimentata in vecchiaia dagli stessi Horkheimer e Adorno, e ancora acriticamente viva oggi nella Re-pubblica Federale Tedesca, secondo cui la teoria critica è fin dall'i-nizio opera dei due...(o magari dei solo Adorno, come pure si indulge a credere) (Cerutti 1985, 116s.). A tal propósito sono particolarmente eloquenti le correzioni che

Pollock si senti chiamato a fare al contenuto di un saggio dei '68 firmato da Hannah Arendt:

5 AlTinteresse epistemológico per i problemi di una ricerca sociológica interdiscipli-nare, fa riscontro una ricostruzione dello sviluppo delia teoria critica come riflessione di una costellazione di esperienze politiche e teoriche maturata tra le due guerre mondiali (cfr. Dubiel 1978).

6 Mi riferisco alie ricerche dei «gruppo di Mónaco» formatosi negli anni '70 (e come tale oggi non piú esistente) — H. Dubiel, A. Sõllner, A. Honneth, M. Gangl, N. Schindler, W. BoníS — ed in particolare ai lavori di quest'ultimo, che ha definito il pensiero di Horkheimer dei primi anni '30 «materialismo interdisciplinare».

7 Diversamente dal presente testo 1'intenzione che anima quello di Gangl va oltre 1'opera di Pollock: «Thema und Leitlinien der Untersuchung ist es, aufzuzeigen, wie sich ab dem Revisionismustreit der deutschen Sozialdemokratie bis zur kritischen Theorie Horkheimers und Adornos die normativen Grundlagen emanzipatorischer Theorien in der Nachfolge von Marx und Engels jeweils in Bezug auf ihre õkonomi-schen Analysen der Gesellschaft verãndern und schlieKlich ganz aufzulõsen drohen» (Gangl 1987, 11).

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16 Pianificazione e teoria critica Adorno war wáhrend der Emigration des Instituts in New York eines seiner Mitglieder, nicht Direktor des Instituís...Auch Frau Arendts Vermutung, dafi das New Yorker Instituí drei Direktoren hatte, ist irrig, es waren nur zwei, námlich Horkheimer und ich (lettera di Pollock in «Merkur» 1968, 7).

Se anche la Arendt poteva esser vittima di tali abbagli, è palese fino a che grado la configurazione delPistituto dei secondo dopoguerra ve-nisse «proiettata» nel passato. Che la «scuola di Francoforte» degli anni '60 sia stata trasferita in blocco dall'edificio francofortese delia Senk-kenberganlage, in quello newyorkese di Morningside Heights, ha fatto si che venisse meno 1'interesse (se non la memoria) per il contesto delia sua nascita alPinizio degli anni '20 ed i suoi primi anni, sotto la dire-zione di Carl Grúnberg, e soprattutto che venisse negata ogni qual sorta di continuità tra quel periodo e quello successivo, delia direzione Hork­heimer8.

Se nella storia delTIfS c'è un personaggio che ne rappresenta la continuità, sia a livello istituzionale che teórico, questo è Pollock. Dal '23 fu assistente dell'allora direttore Grúnberg, dopo essere stato uno dei fondatori delPIfS; dal '25 ne divenne l'amministratore (sostituendo in questa funzione Weil). Dal '28 tenne per piú di due anni 1'Ínterim delia direzione, aprendo la strada al direttorato di Horkheimer; nelTe-silio americano fu il secondo direttore dellTfS e mantenne la sua fun­zione istituzionale anche nel secondo dopoguerra.

Non solo per queste ragioni biografiche si è rivelato opportuno dedicare la prima meta dei lavoro a questo periodo; neU'obllo nel quale sono coinvolti uno dei testi maggiori di Pollock, Die plantoirtschaftlichen Versuche in der Sowjetunion — che contiene preziose indicazioni per la ricostruzione complessiva delia sua opera — ma soprattutto gli scritti dei 1923 e 1928 sulla teoria dei denaro, che sono teoricamente ancor piú

8 L'unico studio che si occupa delPIfS degli anni venti è quello di Ulrike Migdal, da cui anche il volume di Gangl attinge molto materiale. D'altra parte anche questo testo riproduce lo schema clássico delia cesura tra le due direzioni, fermandosi esattamente dove comincia, p. es. lo studio di Dubiel. Stessa cosa vale per il testo di Wiggershaus, che non ha nemmeno 1'attenuante di essere uno studio pioneristico come quello di Martin Jay, che, almeno, ricostruisce efficacemente 1'atmosfera in cui FIfS vide la luce.

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rilevanti. A partire da essi è possibile constatare che la continuità teó­rica deli'opera di Pollock non si fonda tanto sul suo costante interesse per 1'economia di piano, quanto nella sua interpretazione delia critica deli'economia marxiana che, a sua volta, si rivela determinante anche per la teoria critica di Horkheimer.

Se dunque i contorni deli'opera di Pollock si delineano al meglio sullo sfondo delle origini dellTfS e delia teoria di Horkheimer, appare evidente come la «standard view» francofortese ne abbia impedito una corretta valutazione. Adesso questa è possibile grazie agli studi citati sopra, alia pubblicazione dei «Nachlafi» horkheimeriano a cura di Schmid-Noerr e Alfred Schmidt, ed alTapertura dei «Max-Horkheimer-Archiv» e «Marcuse-Archiv» che contengono un ricchissimo materiale documentário.

Tra la non vasta letteratura su Pollock i già citati contributi di Helmut Dubiel, di Manfred Gangl e i due saggi di Giacomo Marramao (scritti come introduzione alia traduzione italiana dei saggi di Pollock ed alia raccolta dei contributi al dibattito sul nazionalsocialismo alPinterno dellTfS) offrono gli spunti migliori per una discussione su Frkç6f$5J|j Pollock9 ( S«JÕTHHC

I limiti comuni ad essa stanno nella mancata considerazioneae fi22í>/ scritti degli anni venti e delia mancata utilizzazione dei materiale conte-nuto nel «Max-Horkheimer-Archiv»: questi mi hanno permesso di risa-lire dalPanalisi pollockiana delia crisi económica dei '29 alie sue fonda-menta teoriche. Ho cosi rintracciato il núcleo delia teoria di Pollock nella sua interpretazione delia legge dei valore come forma capitalistica delia legge deirequilíbrio económico, forma che si origina necessaria­mente dai rapporti di produzione capitalistici, cui sono da rincondurre le periodiche crisi economiche. Solo attraverso la loro rot turao modifica sara possibile implementare una pianificazione che attui coscientemente la legge desequilíbrio, che allora si presenterà come tale e non piú come legge dei valore.

In conclusione vorrei indicare i limiti che 1'impostazione da me seguita ha comportato. Ad essere trascurati sono stati soprattutto i rilevanti temi delia «razionalizzazione» e «burocratizzazione» nel «tardo

' La letteratura secondaria su Pollock consta dei seguenti testi: Dubiel 1975, Dubiel-Sõllner 1984, Wilson 1982, Brick-Postone 1982, Marramao 1973 e 1981, Gangl 1987.

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18 Pianificazione e teoria critica capitalismo» che, sulla scia di Max Weber, recitano una parte di primo piano negli scritti di Pollock ed in tutta la teoria critica, oltre ad essere un tema centrale delia riflessione sociológica tedesca (e non) dal primo dopoguerra in poi. Ad essi si collega direitamente la problemática dei progresso tecnológico, che è determinante nelle analisi di Pollock, sia delia possibilita di un'economia di piano che delTavvento di un capita­lismo di stato, che non ha ricevuto tutta 1'attenzione che merita, anche nella prospettiva dei pionieristici studi pollockiani sull'«automazione», degli anni cinquanta e sessanta che qui, anche per motivi di spazio e competenza personale (entrambi insufficienti), non sono stati trattati.

Al contrario è stato evidenziato il debito delia «teoria critica» verso la tradizione marxista (forse in modo eccessivo rispetto alio sforzo com-piuto da Horkheimer di articolarne i contenuti), anche se questo è stato opportuno per correggere la sua tradizionale sottovalutazione, se non dimenticanza. Comunque piú che un'operazione di revisione delia cri­tica marxiana deli'economia politica (che Pollock abbozzerà solo alia meta degli anni '40) le indagini di Pollock sulle tendenze alia pianifica­zione immanenti al capitalismo si inquadrano nel tentativo di Hork­heimer di «prosecuzione con ulteriori mezzi» delia teoria marxiana, mediante 1'elaborazione di una «teoria delia società come tutto» commi-surata ai compiti teorici — e pratici — posti dalla situazione che si presentava loro nella Germânia di Weimar. Questa strategia comporto, per Pollock, la necessita di utilizzare gli strumenti teorici forniti dai piú recenti sviluppi delia teoria económica e delia «Konjunkturforschung», combinandoli con le categorie fornitegli dalla tradizione marxista: in questo «campo di tensione» si colloca la sua opera.

Capitolo primo Friedrich Pollock e i primi anni delllnstitut fiir Sozialforschung

Unser Leben soll ein Zeugnis sein; die Utopie im Kleinsten verwirklichen. Wir wollen das Andere, das Neue, das Unbedingte. Unser Leben ist ernst. Bei uns sollen die gesellschaftlichen Gesetze nicht gelten.

Horkheimer-Pollock 8.9.1951

L'«interieur» e l'«exterieur» Le vicende biografiche di Friedrich Pollock sono indissolubilmente

legate a quelle di Max Horkheimer a partire dal 1911, quando la sua famiglia si trasferl da Friburgo a Stoccarda1. Al ginnasio Pollock si mise ben presto in luce come uno degli allievi piú brillanti e, verosimilmente, questo gli valse 1'invito di Horkheimer alia «Tanzstunde» che egli stesso aveva organizzato con alcuni amici2. A quanto pare, dopo una breve

1 Friedrich Pollock nacque a Freiburg im Breisgau il 22 maggio 1894. La famiglia Pollock apparteneva alia ricca borghesia ebraica; il padre di Friedrich, titolare delia ditta «Nõrdlingen & Pollock - Reiseartikel und Lederwarenfabrik», si era «assimilato» da tempo, convertendosi al protestantesimo ed il figlio lo ricorda come un uomo estrema-mente autoritário e tendenzialmente antisemita.

Horkheimer nacque a Zuffenhausen, allora un sobborgo di Stoccarda, il 14 febbraio dei 1895. II padre Moritz (originariamente «Moses») possedeva una fabbrica di fibre tessili.

2 Informazioni su questi anni giovanili sono ricavabili da una biografia di Horkhei­mer, redatta da von Schenck verso la fine degli anni sessanta e rimasta incompiuta a causa delia morte delPautore (cfr. M.H.A. V. 151.). II dattiloscritto, che ricostruisce con cura le vicende biografiche di Horkheimer, concedendo molto spazio anche a Pollock, è conservato, a cura di Furio Cerutti, nel «Fondo Pollock», presso il Diparti-mento di Filosofia delPUniversità di Firenze.

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20 Pianificazione e teoria critica comparsa, Pollock non vi si presentò piú, irritato dali'atmosfera estre-mamente formale che vi regnava. Horkheimer fu colpito da quest'atto di aperta ribellione alie convenzioni altoborghesi, al punto che offrl senza esitazione la sua amicizia a Pollock.

Un'identica situazione sociale e familiare li avvicinava: entrambi figli unici di ricchi industriali di origine ebraica, erano destinati a succe-dere ai rispettivi padri nella conduzione delle loro aziende. Ma quello che li univa realmente era la determinazione, avvertita precocemente, di sottrarsi a tale «destino» che, per nascita e convenzioni sociali, si vede-vano assegnato. La loro amicizia nacque, dunque, e si sviluppo in un permanente contrasto con le proprie origini, la própria classe ed, infine, con il sistema sociale, di cui la famiglia si presentò súbito come una vera e própria «agenzia».

Le lettere di Horkheimer risalenti a questo periodo, testimoniano efficacemente lo stato d'animo che accomunava i due amici, come le novelle «Aus der Pubertàt» (pubblicate di recente rispettivamente nel vol. 15 ed 1 dei «Gesammelten Schriften» di Horkheimer) che, in toni espressionistici, illuminano la forte sensibilità deli'adolescente Hork­heimer per Pingiustizia sociale e la sua nostalgia per un mondo altro da quello in cui egli crebbe e venne educato. Questa «nostalgia» si concre-tizzò in un tentativo di fuga, verso una non ben identificata «ile heureu-se», assieme a Pollock ed ad una coetânea francese, durante un comune soggiorno di studio a Londra, dal quale i due amici tornarono in Ger­mânia a causa dello scoppio delia prima guerra mondiale3. Questa non significo per loro il trauma delia «Fronterlebnis» che segnò la coscienza (e 1'inconscio) di una generazione che, secondo le parole di Remarque, «fu distrutta dalla guerra...anche se scampò alie sue granate»: tuttavia Pollock ed Horkheimer furono testimoni, nelle fabbriche paterne impe-gnate a pieno ritmo nello sforzo bellico tedesco, di orrori piú quotidia-

3 Di questi avvenimenti Horkheimer ha lasciato una accorata narrazione in un rac-conto intitolato L'ile heureuse , che, per il suo carattere diaristico, è stata esclusa dalla pubblicazione di Aus der Pubertàt. La «ile heureuse» è il luogo utópico, al di là delle leggi di questa società, ove può prendere corpo un 'ideale «vita comunitária» improntata alia ricerca delia verità: cfr. Horkheimer 1987, 289ss. e von Schenck, 16 e 27s..

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ni4, delle miserie e ingiustizie prodotte dal sistema sociale; tutte queste esperienze non fecero altro che rafforzare il loro legame ed il propósito di difenderlo da un mondo inesorabilmente ostile, che Horkheimer sintetizzò con le seguenti parole:

Schon seit langer Zeit waren wir im Klaren mit uns selbst und wufiten, was unser Ziel war. Unwiderstehliche Abneigung gegen die Interessen unserer Umgebung...den Banden der Gesellschaft zu entfliehen und ein unabhángiges Leben zu fiihren (Horkheimer 1987, 302).

Questo radicale contrasto fra 1' «interieur» — la loro amicizia ed i loro ideali — e l'«exterieur» (cfr. n. 6) venne, appunto in quel periodo, codificato in un vero e próprio contratto d'amicizia e rimase poi sempre alia base dei loro rapporto. Vale la pena di soffermarsi a descrivere queste esperienze adolescenziali dei due in quanto segnarono il corso delle loro «vite parallele» e non sono irrilevanti per la comprensione delia teoria che avrebbero successivamente elaborato. Basti pensare che questo «contratto» non fu affatto un episodio isolato, riducibile ad un fenómeno adolescenziale, ma fu piú volte ripreso ed «aggiornato» negli anni successivi, ogni qualvolta nel loro rapporto sorgevano gravi pro­blemi, od incomprensioni. A tal propósito è da ricordare un testo dei 1935, Materialien zur Neuformulierung von Grundsàtzen3. Sia il primo patto d'amicizia che i Materialien vengono scritti in momenti difficili (gli anni delia guerra, i primi anni deli' esilio americano), in cui 1'exterieur

4 Esempio ne è la storia di una giovane operaia delia fabbrica di Horkheimer, Katha-rina Kramer, che il giovane Max descrive in tutta la sua tragicità in una lettera deli'11 luglio 1916 ad un cugino, concludendo con le seguenti parole: «Wir sind Menschenfres-ser, die sich dariiber beklagen, dafi das Fleisch der Geschlachteten Bauchweh macht. Nein — Nein — noch viel schlimmer: Du genieKest die Ruhe und den Besitz, fiir den, die drauflen ersticken, verbluten, sich in Krampfen winden und drinnen schlecht; Schicksale erdulden, wie das Katharina Krãmers...Es ist geradezu komisch, wie wenn ein Metzger im Schlachthaus sich dariiber grámt, dafs seine weifie Schiirze blutig wird» (cit. in Gumnior-Ringguth 1973, 7).

' Cfr. M.H.A. XXIV. 37.: il documento consta di sei pagine dattiloscritte e reca la data New York 1935; i Materialien rappresentano solo una delle rielaborazioni dei primo patto steso fra Pollock ed Horkheimer. Un análogo «Memorandum» dell'8.9.1951 è conservato al M.H.A. (VI 36.361.).

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22 Pianificazione e teoria critica

mette a dura prova 1'interieur: se per i due adolescenti «die schlechteste aller Welten steht uns immer feindlich gegenúber» (von Schenck, 60), per i due quarantenni, rifugiatisi in America in mezzo alia marea mon­tante dei fascismo e deU'antisemitismo, le cose non stanno molto diver­samente: 1'exterieur è ancora definito come una «feindselige Welt» contro cui si pone la loro «Gemeinschaft» {Materialien 1935, 4). II patto prevedeva una sorta di «primato assoluto» deU'interieur rispetto all'ex-terieur, nel senso che nessun vantaggio materiale doveva distogliere i due contraenti dalla fedeltà al?altro (ovvero alia «Gemeinschaft»), alia loro comune visione dei mondo ed ai compiti che questa assegnava loro6. Verso 1'esterno i due amici dovevano agire come «un sol uomo», ma, quel che è piu importante ai fini delia comprensione dei ruolo di Pollock, anche fra di loro doveva regnare una perfetta «identità di vedute» (Identifikation der Anschauungen). Anche dalla lettura dei loro fittis-simo epistolario, si ricava la netta impressione che Horkheimer e Pol­lock, attraverso un quotidiano dialogo e lavoro in comune7, mirassero a sviluppare un único pensiero in cui i contributi dei singoli si amalgamas-sero senza residui, in una sorta di simbiosi intellettuale ed esistenziale che mi pare, per le sue caratteristiche ed intensità, dei tutto única, sebbene abbia una sorta di archetipo nell'amicizia tra Marx ed Engels, ed un'immediata continuazione nel rapporto tra lo stesso Horkheimer e Theodor Wiesengrund-Adorno8 . E legittimo, comunque, sollevare qualche dubbio sulla riuscita di una tale simbiosi, almeno nella forma radicale — ed a tratti nevrotica — in cui essa è concepita nei Materia­lien. Del resto essi vengono scritti próprio in seguito ad una crisi che non fu sicuramente 1'unica, e questo per due validi motivi. Horkheimer e

6 «Das Schicksalerlebnis nennen wir exterieur, interieur das Verháltnis zur Weltan-schauung» (von Schenck, 58). Questa definizione dei due termini è completata nel testo dei '35: «Definition des Interieur l.Unsere Gemeinschaft 2. Unsere Wertordnung 3. Unsere Haltung zur Welt: Gaite, Courage, Fierté.»

7 Si può notare che, a partire dalla fine delia prima guerra mondiale, Horkheimer e Pollock si sono separati solo per brevi periodi, nei quali si tenevano costantemente in contatto; dal voluminosissimo carteggio rimasto si può ben vedere con quanta acribia ogni piu piccola decisione fosse soppesata e presa di comune accordo.

8 Vien fatto di pensare che Horkheimer avvertisse la necessita di avere una contro-parte con cui lavorare «in tandem» per poter sviluppare al meglio la própria teoria.

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Pollock erano caratterialmente alquanto diversi: Pollock viene sempre descritto come un personaggio molto ritirato, distaccato fino alia fred-dezza, molto modesto e, nello stesso tempo, solido, tranquillo e gran lavoratore, insomma lontano dai conflitti interiori e dalle paure dei passionale e sensibile Horkheimer (cfr. von Schenck, 55 e Jay 1979, 8s.); questi, invece, possedeva un grande fascino personale e sapeva usarlo «politicamente». Di queste differenze essi erano ben consci (nei Materialien si parla di «kontráren Triebstrukturen») e le reputavano il principale ostacolo ad una piena identità di pensieri e vedute. In se­condo luogo, come è noto, Pollock si era assunto un ruolo relativamente subordinato rispetto ad Horkheimer, e questo fin dai primi tempi delia loro amicizia'. Secondo Carlota Pollock, sua seconda moglie, questa devozione per Horkheimer gli era costata una ben piu brillante carriera accademica, ed anche se come osserva Jay — egli sembrò sempre di­sposto a pagare tale prezzo, mi pare dei tutto verosimile, che tale posi-zione gli risultasse talvolta scomoda e fastidiosa. Non a caso i «Materia­lien» contengono numerose (e non lievi) accuse próprio al comporta­mento «poco leale» di Pollock10. Comunque sia, Pollock non abbandonò praticamente mai quella funzione di «cuscinetto» o «go-between» tra Horkheimer ed il mondo esterno, che Martin Jay ha descritto efficace-mente:

fra le qualità di Pollock...c'era una fedeltà assoluta ad Horkheimer, fino alia rinucia di sè, che caratterizzò la loro amicizia per circa sessant'anni, fino alia morte di Pollock nelPinverno dei 1970. [Egli] assumeva il ruolo delPuomo pratico, dei realista prudente, che

9 Già durante la prima guerra mondiale, Pollock scrive a Maidon (ovvero Rose Rieckehr, la futura moglie di Horkheimer), entrata da poco nella «comunità» dei due amici, in qualità di «Minister de l'exterieur» (von Schenck, 57) e quattro anni dopo le invia una missiva ancora nelle vesti di «Minister des Auswártigen» (M.H.A. VI. 30.).

10 «Die besonderen Ursachen dieser Verhaltensweise sind das Reagieren nach biirgerli-chen Werten und die Hemmungen gegenúber theoretischen Arbeiten. Die tieferen Ursachen sind das Vergessen unserer Grundsátze, Werte und Arbeiten infolge der Triebstruktur, deren Einwirkung durch ãufiere Umstãnde begiinstigt wurde» {Materia­lien 1935, 5). Difficile dire i motivi che spinsero Pollock ad assumersi questo ruolo ma è molto probabile che vi giocasse un forte ruolo la consapevolezza dei valore intellettuale delPamico.

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24 Pianificazione e teoria critica spesso si occupava di sbrigare i problemi quotidiani delia loro vita per concedere a Horkheimer il massimo di tempo per la sua attività di studioso. . .Pollock gli faceva da schermo contro le difficoltà delia vita quotidiana (Jay 1979 , 8).

Senza dubbio le vicende dell'«IfS» risentirono, nel bene e nel male, di questa particolarissima amicizia tra i due direttori, che dette vita ad un vero «duumvirato», fatto messo in ombra dal successivo affermarsi dei binómio Horkheimer-Adorno, quali coautori non solo di Dialektik der Aufklarung, ma anche delPintera «teoria critica». Infatti 1'istituto venne, poi, di fatto diretto come una estensione, spesso con funzioni protettive, delia «Zweiergemeinschaft» come traspare chiaramente dai Materialien e dalla corrispondenza tra i due direttori11. Ciò anche perche gli anni dell'esilio non poterono che rafforzare il bisogno di sicurezza di Horkheimer e quindi il suo fare appello a tutte le risorse che 1'amico poteva offrirgli. Questo rapporto personale pressoché simbiótico rende lo studio dei loro rapporto teórico tutt 'altro che supérfluo; infatti è poco realistico cercare di stabilire rapporti lineari di interazione teoretica fra i due, basati magari sulle specifiche competenze scientifiche e sui ruoli istituzionali ricoperti negli anni trenta all'interno delTIfS (anche perche questo implica trascurare quello che è avvenuto prima che Horkheimer ne divenisse direttore).

La fondazione deWIfS Terminata la guerra Horkheimer e Pollock iniziarono gli studi alTu-

niversità di Mónaco, ove ascoltarono lezioni di Max Weber ed assistet-tero, forse non soltanto da semplici spettatori12, alia nascita delia «Râte-

11 «Gemeinsames Leben soll sich auch in der Gemeinsamkeit der tãglichen Freuden und Sorgen [verkõrpern]...z.B. die Einstellung zum Institut, seinen Arbeiten und Mi-tarbeitern. Institut kein 'Geschâft', keine 'Institution', sondem eine Gruppe mit ge-meisamen Anschauungen und Zielen. Notwendigkeit, gemeinsam dariiber zu wachen, dafi Institutskern mõglichst homogen ist, grõfiíe Sorgfalt in der Wahl der engeren Mi-tarbeiter» {Materialien 1935, 6).

12 Non è comunque verosimile che essi abbiano «imbracciato le armi» e si siano posti «a disposizione dei consiglio operaio», come invece narrava con orgoglio Felix Weil (Migdal 1981, 102), ma il loro atteggiamento di aperta simpatia per la «Rãterepublik» è

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republik» bavarese ed alia sua sanguinosa repressione. A questi mesi risalgono i primi contatti con una nuova realtà, quella dei marxismo, che si presentò loro dapprima sotto forma di movimento, mentre il suo approfondimento teórico data dal periodo di studio a Francoforte (inter-rotto da un semestre a Friburgo presso Edmund Husserl), in cui fre-quentarono insieme corsi di psicologia, filosofia ed economia, che Pol­lock scelse ben presto come suo principale campo di studi. Si laurearono entrambi nel 1923, Horkheimer con una dissertazione di argomento kantiano, Pollock con lavoro sulla teoria dei denaro di Marx (cfr. oltre). La fenomenologia di Husserl e quella scheleriana, il kantismo di Hans Cornélius e la psicologia delia «Gestalt» sono, dopo la precoce lettura di Schopenhauer, gli ulteriori punti di riferimento teorici nella formazione e nel pensiero di Horkheimer (cfr. Horkheimer 1987, 409ss.).

Felix Weil e 1'idea di un «istituto per il marxismo» A Francoforte si era approfondita 1'amicizia, iniziata a Mónaco, con

Felix Weil, figlio dei ricchissimo commerciante in granaglie Hermann, che, prima, principale sostenitore delia guerra sottomarina contro l'In-ghilterra, si dedico, a guerra perduta, ad innumerevoli attività filantro-piche e, tra 1'altro, forni al figlio abbondanti mezzi per finanziare il futuro IfS13. Felix Weil si laureò nel 1921 a Francoforte con una disser-

documentato nelle lettere di Horkheimer; Pollock, che dette il suo passaporto ad un fuggiasco russo durante gli ultimi giorni di vita delia «Republik», ebbe per questo, anche anni dopo, problemi con la polizia.

15 Hermann Weil deteneva il monopólio mondiale dei commercio di grano dali'Ar­gentina e come esperto di questioni economiche internazionali, era particolarmente ascoltato dallo stato maggiore tedesco e dallo stesso Kaiser; su Weil cfr. Migdal 1981, 10ss.. Neila decisione di finanziare un istituto per la ricerca sociale ebbe un notevole peso anche la volontà di assicurare una carriera accademica al figlio Felix. La singolarità di questa vicenda venne, sebbene con molte inesattezze, sarcasticamente evidenziata da Brecht: «die geschichte des frankfurter soziologischen instituís, ein reicher alter mann (der weizenspekulanl weil) stirbt, beunruhigt líber das elend auf der welt. er stiftet in seinem testament eine grosse summe fiir die errichtung eines instituís das die quelle des elends erforschen soll. das isl naturlich er selber» (Brecht 1973, 301). Non intendo riscrivere qui, nei detlagli, la síoria delia nascila delTIfS: per quesío cfr. Kluke 1972 (cap. 14); Migdal 1981, 30ss.; Jay 1979, l l s s . .

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26 Pianificazione e teoria critica tazione sul tema «socializzazione» {Sozialisierung. Versuch einer begriffli-chen Erklàrung nebst einer Kritik der Sozialisierungsplàne); nato come relazione durante un seminário di Robert Wilbrandt, socialdemocratico ed ex-membro delia prima commissione per la socializzazione (cfr. Wig-gershaus 1986, 20), il lavoro prese corpo sotto Pinfluenza di Karl Korsch, che lo fece poi pubblicare nella collana, da lui curata, «Prakti-scher Sozialismus». Weil non si proponeva di elaborare un próprio progetto di socializzazione (il fallimento dei dibattito teórico e di ogni tentativo pratico di «Sozialisierung» si stava delineando) ma, fedele alTintenzione espressa nel titolo, voleva redigere una sorta di bilancio critico dei dibattito che producesse una certa chiarezza concettuale (su questo tema cfr. Novy 1978). Ma gli interessi di Weil si rivolgevano soprattutto alia creazione di sedi — piu o meno istituzionalizzate — atte a promuovere un dibattito scientifico. Cosi si fece promotore di una settimana di studio tra giovani studenti e teorici interessati al marxismo (Erste Marxistische Arbeitswoche), con 1'appoggio finanziario dei padre e quello scientifico di Korsch.

L'incontro, durante il quale vennero dibattuti diversi temi, si svolse nel maggio dei '22 a Illmenau, in Turingia, e vi parteciparono, oltre agli ideatori, Konstantin Zetkin, Richard Sorge, Karl August Wittvogel, Hede Gumperz, Bela Fogarasi, Pollock e, su invito di Korsch, Gyõrgy Lukacs14.

Nelle intenzioni di Weil questa «Sommerakademie» doveva essere un punto d'incontro tra rappresentanti di diverse correnti marxiste e servire ad un loro riavvicinamento (fino a «giungere ad un marxismo 'vero'», cfr. Jay 1979, 6 e Migdal 1981, 31ss.). La costellazione in cui è radicata la nascita dell'IfS è dominata dal successo delia rivoluzione d'ottobre e dal successivo fallimento delia «Novemberrevolution» in Germânia, da cui consegue la frattura dei movimento marxista interna-zionale, che in Germânia fu particolarmente acuta e fu tra i fattori che favorirono 1'ascesa dei nazismo. I partecipanti alia E.M.A. avvertivano la necessita di rielaborare teoricamente quanto era avvenuto a partire dal fallimento delia II Internazionale alio scoppio delia «grande guerra»

14 Da notare 1'assenza di Max Horkheimer, testimoniata da Hedda Korsch: Migdal 1981, 120 n.8.

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e dovevano condividere anche 1'esigenza di un'istituzionalizzazione di un tale foro, poiché non si separarono prima di aver deciso il tema delia «seconda settimana di studi» («Erziehung und Aufstieg der Begabten und Arbeitsverteilung»).

Ma già nell'agosto successivo Weil ed i suoi amici avviavano le trattative col «Kuratorium» dell'università di Francoforte e col «Kultu-sministerium» di Berlino, per il ben piú ambizioso progetto di fondare un istituto di ricerca associato alTateneo francofortese. Suo direttore designato era Kurt Albert Gerlach (cfr. Jay 1979 lOs. e Migdal 1981, 35ss.), col quale Weil aveva messo a punto il piano per la fondazione dell'istituto. Gerlach, dei quale Sorge era assistente, era «l'uomo ideale per Weil: giovane, solida carriera accademica ed 'Edelkommunist'» (Wiggershaus 1986, 32), ma — sofferente di diabete — scomparve improvvisamente e prematuramente nell'ottobre dei '22. Le trattative con Gustav Meyer, socialdemocratico, autore di una documentatissima biografia di Engels, fallirono per divergenze sia politiche che riguardanti il grado di autonomia dei direttore rispetto alio «Stifter».

Aila fine dello stesso anno, comunque, Weil riuscl a trovare un'in-tesa con Carl Grúnberg. La nomina a direttore delTistituto francofor­tese giunse, per il sessantatreenne Grúnberg15 alia conclusione di una luminosa carriera scientifica. Horkheimer, nella «Antrittsvorlesung» dei ' 31 , lo definisce «il grande studioso il cui nome è citato con il piú grande rispetto e gratitudine in ogni parte dei mondo ove si svolgano lavori nel settore delle sue competenze» (Horkheimer 1931, 41). Sebbene si fosse intensamente occupato anche di storia agraria, la sua fama era legata agli studi sulla storia dei socialismo e dei movimento operaio: nel 1910, due anni prima di divenire ordinário a Vienna, aveva fondato una rivista che intitolò «Archiv fúr die Geschichte des Sozialismus und der Arbeiter bewegung», ma che, giustamente, è sempre citata come «Grúnberg Ar-

" Carl Grimberg era nato a Focsani (oggi in Romania) nel 1861, da genitori ebrei di origine austríaca. A vent'anni iniziò, a Vienna, gli studi in legge. Convertitosi al cattolicesimo, intraprese la carriera di avvocato che abbandonò per quella universitária nel 1894. Nel 1912 ottenne 1'ordinariato in «Neuere Wirtschaftsgeschichte», nono-stante la forte opposizione degli accademici viennesi. L'unica monografia esistente su Grimberg è Nenning 1973.

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28 Pianificazione e teoria critica chiv»; dal 1923 fino al 1930 fu la rivista delPIfS e quindi diretta progenitrice delia ben piu nota ZfS, che ne conserverà alcune caratteri-stiche.

L'istituto ottenne, già il 3 febbraio 1923, 1'autorizzazione ad ini-ziare la própria attività scientifica sotto la direzione di Grúnberg; an­cora sprovvisti di una sede própria, i suoi collaboratori si acquartiera-rono in una sala dei «Naturmuseum Senckenberg», adiacente Puniver-sità, e cominciarono a lavorare «sotto gli scheletri di una balena gigantesca, di un diplodoco e di un ittiosauro» (Jay 1979, 13).

Pollock e la «Marx-Engels-Archiv-Verlagsgesellschaft» Dalle autorità competenti non vennero posti particolari ostacoli alia

nascita dei nuovo istituto. Le resistenze da parte delPambiente accade-mico furono superate anche grazie aH'ammontare delia donazione di Weil, che garantiva alPistituto una larga autonomia finanziaria; inoltre la Francoforte degli anni '20 rappresentava una sede ideale per un'ini-ziativa di questo tipo (cfr. Schivelbusch 1985) e il sovvenzionamento di istituzioni sientifiche — università compresa — da parte di privati era una vera e própria tradizione cittadina. Quanto fosse stata opportuna la rinuncia al nome di «Institut fúr Marxismus» originariamente previsto, a favore dei piú neutro «Institut fúr Sozialforschung»16, si vide co­munque appena un anno dopo, quando 1'istituto presentò agli organi accademici la richiesta di autorizzazione a costituire una «Marx-Engels-Archiv-Verlagsgesellschaft». I sospetti, mai sopiti, che dietro 1'attività delPIfS si celassero manovre politiche di stampo comunista vennero a

16 Non si può dire che questo nome, forse próprio per la sua genericità, abbia avuto moita fortuna. L'istituto fu sempre chiamato dagli studenti col nomignolo di «Café Marx» e divenne poi internazionalmente noto come «Scuola di Francoforte»; inoltre, nel periodo americano, la denominazione «International Institut for Social Research» porto a fraintendimenti con la Columbia University sul reale carattere dell'impresa scientifica di Horkheimer, come egli stesso si rese conto: «Dahin gehõrt die Enttâu-schung dariiber, dafi wir nicht hielten, was sie sich von uns versprochen haben: solides research und team work on the field of social science... Der Begriff des Instituts in unserem Sinn entspricht hier viel mehr den des endowments oder der foundation ais den des Instituts» (Horkheimer a Pollock 13.10.1941).

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tal punto rinfocolati che ne nacque un «caso» di cui si occupò perfino la polizia. Nel corso delTinchiesta le indagini si concentrarono soprattutto sui due «Gescháftsfúhrer» delia casa editrice, ovvero Felix Weil e Frie­drich Pollock. I loro «trascorsi» vennero passati al setaccio e fu appurato che Pollock aveva «giocato, già da studente, un ruolo non esiguo al tempo delia repubblica consiliare di Mónaco» (Migdal 1981, 101): ma quale fosse e che portata avesse questo «ruolo» non è dato sapere. Non era certo difficile scoprire collegamenti tra 1'IfS e la KPD: Wittvogel e Sorge vi erano iscritti (e nel 1926 quest'ultimo sarebbe effettivamente entrato nei servizi segreti sovietici17), come pure Korsch, che però ri-mase solo un collaboratore esterno delPistituto. II tutto si risolse in una bolla di sapone; la polizia pote solo concludere che Weil, Pollock ed altri collaboratori dellTfS (compreso Grúnberg) erano comunisti — anche se non furono mai iscritti alia KPD — ed il caso fu archiviato.

Questo episodio riveste interesse perche, oltre a dare un'idea dei clima politico di quegli anni e delia diffidenza degli ambienti accademici verso il marxismo, è una prima spia dei ruolo di primo piano che Pollock aveva già nella vita dellTfS alia meta degli anni '20 (diversamente che in attività politiche). Infatti negli interrogatori delia polizia vennero coin-volti Grúnberg, Weil e Pollock, che oltre che amministratore delia futura «Marx-Engels-Verlagsgesellschaft» era fin dal 1923 assistente di Grúnberg e dal '25 «Generalbevollmàchtiger von Felix Weil fúr den Vorstand der Gesellschaft fúr Sozialforschung», ovvero, in pratica, am­ministratore dei património delTIfS, funzione che egli non abbandonerà piú. Come tale, Pollock fu anche direttore ad ínterim delTistituto, quando, nel gennaio 1928, Grúnberg rimase vittima di un colpo apoplet-tico. Giustamente Ulrike Migdal osserva che la polizia si disinteressò completamente di Max Horkheimer, per quanto fosse impossibile rico-struire la biografia di Pollock senza imbattersi continuamente nel suo nome; ciò è comunque spiegabile con la relativa estraneità di Hork­heimer alPistituto durante gli anni '20. «Infatti non faceva in alcun modo parte delia cerchia dei piú stretti collaboratori» (Wiggershaus

17 Sorge ebbe compiti di grande rilievo durante la seconda guerra mondiale in terri­tório giapponese, ove fu scoperto e fucilato il 7 novembre 1944 (cfr. Migdal 1981, 91ss.). Per una monografia su Sorge: Deakin/Storry 1966.

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30 Pianificazione e teoria critica 1986, 50) che Weil aveva indicato in una lettera al ministero delia pubblica istruzione nel novembre dei 1929. Nel '24 aveva ottenuto la libera docenza a Francoforte e si dedicava con passione ed altrettanto successo aH'insegnamento universitário. In conclusione, se si guarda alia storia dellTfS fra le due guerre (e non solo) alia ricerca di elementi di continuità, uno, ed il piú evidente, è dato dall'opera e dalla figura di Friedrich Pollock. A parte Felix Weil, il cui contributo, fatta eccezione per il finanziamento iniziale, fu in ogni senso esiguo, nessun altro espo-nente dellTfS pote, per cosi dire, vantare la medesima continuità d'im-pegno, sia a livello amministrativo che teórico, di Pollock: e, soprat­tutto, per nessuno, nemmeno per Horkheimer, Lõwenthal, Grofimann, Marcuse od Adorno valse quella identificazione di carriera scientifica e vita dell'istituto in modo cosi completo come per Pollock18. Mi pare utile rilevare ciò, in quanto la letteratura sulla «Scuola di Francoforte» ha prevalentemente dato grande risalto ai momenti di frattura nella storia dellTfS, soprattutto al passaggio dalla direzione di Grúnberg a quella di Horkheimer, mettendo in ombra le «costanti».

Se ciò è facilmente riscontrabile per quel che riguarda il ruolo «isti­tuzionale» di Pollock, la continuità a livello teórico (ed il suo significato) sono ancora tutti da dimostrare ed indagare.

// marxismo di Carl Grúnberg

Se PlfS costituiva un fenómeno alquanto singolare nel panorama accademico tedesco, il suo direttore non gli era da meno, ed non senza ragione è stato definito «Kathedermarxist»19. Dopo la creazione dei Reich tedesco, con la rápida industrializzazione di uno stato nazionale,

18 Senza dubbio la fedeltà alTistituto veniva dopo la fedeltà a Horkheimer, tuttavia próprio negli anni venti 1'impegno di Pollock alTinterno delPIfS si rivela indipendente dalla attiva presenza di Horkheimer al suo interno.

19 Questa definizione è proposta da Gunter Nenning e coglie, ironicamente, l'in-dubbia singolarità delia figura e deli'opera di Grúnberg, «crocevia» delle tradizioni dei «Kathedersozialismus» e delia «Historische Schule», e probabilmente primo professore universitário apertamente marxista in Áustria e Germânia.

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«anche alie porte delia Germânia cominciò a bussare con forza la mo­derna questione sociale» (Wagner 1887, 20); nel contesto generale delia «Sozialfrage» ed a contatto dei «Kathedersozialismus»20, si formo la concezione marxista di Grúnberg. A Vienna ebbe come insegnante Lorenz von Stein, socialista delia cattedra e propugnatore, con Wagner, dei socialismo di stato21 (come Wagner fu autore di un testo su Staatsso-zialismus und Finanzwissenschaft), ma importanza ancora maggiore ri-vestl per lui 1'insegnamento di Anton Menger, fratello dei piú celebre Karl. Se egli condivise con i «Kathedersozialisten» 1'idea che la que­stione sociale fosse un problema di distribuzione dei reddito, egli se ne collocava «a sinistra», in quanto concepiva il socialismo essenzialmente come un problema di radicale riforma delia legislazione, che andasse ad intaccare il tradizionale diritto di proprietà; e questa concezione giuri-

20 II «Kathedersozialismus» può essere considerato una propaggine delia «Historische Schule» e trovo il suo punto di aggregazione, dagli anni settanta dello scorso secolo nel «Verein fúr Sozialpolitik» di cui personaggio di primo piano fu Gustav Schmoller. «Socialisti delia cattedra» furono Albert Schãffle, Cohn, Conrad, Wagner, Lexis, Tõn-nies, Brentano, von Stein. Tale denominazione, coniata sarcasticamente dai loro avve-rarsi, è dovuta d fatto che la stragrande maggioranza erano professori universitari (anzi tra la fine dei 19° e 1' inizio dei 20 secolo essi occupavano pressoché tutte le cattedere di «Nationalõkonomie» in Germânia; cfr. von Bruch 1980, 295). La linea teorico-politica dei «Verein» — da cui si originerà súbito la celebre polemica sulla «Werturteilfreiheit» — è sintetizzabile come segue:«die Kritik am Manchesterliberalismus ist zunâchst die Vereinsmitglieder einigende Kraft. Dabei handelt es sich weniger um eine Kritik der politischen Okonomie des Laisser-faire ais vielmehr um eine Kritik an ihren Wirkun-gen, an den kapitalistischen Pathologien; um ihrer Dynamik vorzubeugen, ist Sozialpo­litik nõtig...Schmoller muft somit eine sozialpolitische Integration des Proletariats anvi-sieren...» (Lõvenich 1989,527). II «socialismo delia cattedra» rifiutava ogni cambia-mento nella struttura sociale e nel diritto di proprietà: era dunque ben lontano dal marxismo — se ne definiva anzi avversario.

21 Gli «Staatssozialisten» rappresentavano una corrente alPinterno dei «Verein fúr Sozialpolitik»; ritenevano che lo stato dovesse essere il principale regolatore dei pro­cesso di produzione ed integrare i lavoratori attraverso una politica fiscale redistributiva ed una «soziale Gesetzgebung»: per Adolf Wagner «Staatssozialismus» dovrebbe essere una «zielbewufáte, regulierend in das Wirtschaftsleben eingreifende...den Sozialismus durch die Mittel des bestehtenden, historisch úberkommenen Staats — durch Gesetz­gebung, Verwaltung, Finanz — und besonders Steuerwesen — zur Durchfúhrung bringende positive Politik» (cfr. Wagner 1887, 50 n. 1). Si trattava insomma di una politica mirante a risolvere la questione sociale mediante una politica redistributiva dei reddito.

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dica dei socialismo incontrò vivo interesse presso il giurista Grimberg22. Ma mentre tutti i suoi insegnanti erano decisamente antimarxisti,

nel 1888 il ventisettenne Grimberg offrl alia «Neue Zeit», la rivista di Kautsky, il suo primo lavoro scientifico, Jean Meslier und sein Testament. II saggio rivela un'ottima conoscenza delia letteratura marxista, un'ade-sione ideológica ad essa, ma anche un'originalità interpretativa, tanto che la redazione delia «Neue Zeit» gli fece presente di non condividere la sua impostazione: Grúnberg andava a rintracciare le origini dei socia­lismo nella rivoluzione francese, o meglio neU'affermazione, in essa, dei principio giuridico dell'eguaglianza. Negli anni successivi Grúnberg continuo ad indagare Porigine e la storia dei concetto di «socialismo», e delle sue diverse formulazioni, alio scopo di darne una definizione il piú possibile esatta che, verso il 1910, può riassumersi come segue: esso è un fenómeno prettamente moderno, «conseguenza lógica» dei pricipio giu­ridico di eguaglianza affermatosi con la rivoluzione francese: quando la coscienza delia astrattezza delia eguaglianza giuridica, a fronte delPine-guaglianza materiale dominante nella società classista, si afferma, il socialismo diviene movimento di massa. Lo scopo che il movimento socialista, allora, si prefigge è quello «rivoluzionario», il completo cam-biamento delPordine giuridico ed económico (cfr. Nenning 1973, 54ss.). In sintesi Grúnberg opero un graduale passaggio da un concetto giuri­dico di socialismo, tipico di Anton Menger, ad uno fondamentalmente económico, in cui si accentuano gli elementi comunistici; ma pur es-sendo convinto delia fecondità scientifica deli'opera di Marx23, Grún-

22 Grimberg redasse il necrológio di Menger (cfr. Biographisches Jahrbuch und Deut-scher Nekrolog von 1906, XI Bd., Berlin 1908) ed un articolo sulla vita e 1'opera qualche anno dopo (cfr. Grimberg 1909). Infine, in qualità di piú noto allievo di Menger, ne tenne un discorso commemorativo il 26.7.1919 a Vienna (cfr. Grúnberg 1919). A torto Menger viene spesso ricordato come rappresentante dei «Kathedersozialismus»: «Menger hat sich gegen solche Auffassungen abgegrenzt; er hat Schmoller ais 'entschie-dener gegner des Sozialismus' eingestuft. Die Kathedersozialisten hingegen sprachen von Menger ais einem ebenbúrtiger Gegner, 'den man widerlegen múfáe, aber nicht ignorieren dúrfte'» come affermava Lorenz von Stein (Muller 1975, 41).

25 Ad esempio nello scritto dei 1908 dedicato ad Anton Menger, in cui 1'intento in parte celebrativo non impedisce a Grúnberg di distanziarsi dal próprio maestro e di prender partito per il método scientifico di Karl Marx. A Menger sfugge che lo sviluppo delle società moderne è connesso (zusammenhàngt) col modo di produzione capitalistico e che la storia procede secondo «leggi proprie» (Eingengesetze).

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berg dissentiva dalla concezione marxista delia storia, per Pesattezza dal suo lato «geschichtsphilosophisch». In questa avversione per ogni filo­sofia delia storia è avvertibile il decisivo influsso delia «júngere Histori­sche Schule», con la quale egli venne in contatto attraverso Knapp, che si rivela soprattutto, però, a livello epistemologico,nella forte sottolinea-tura dei carattere «divenuto» di ogni fenómeno sociale (cfr. Nenning 1973, 42ss.), come anche nel grande valore metodológico assegnato alia ricerca empirica e documentaria. Quel confluire di due tradizioni origi­nariamente contrapposte24 fu tratto saliente dei suo profilo intellettuale, anche Horkheimer volle ricordare (anche per prenderne le distanze) nella «Antrittsvorlesung» del'31:

Gemáfi seiner in der Tradition der historischen Schule der Nationa-lõkonomie wurzelnden und prázise bestimmten Interessen hat er selbst im Institut hauptsãchlich die Geschichte der Arbeiterbewe-gung gepflegt (Horkheimer 1931, 42)

Ugualmente Ot to Bauer sottolinea questo aspetto deli'opera di Grúnberg in occasione delia sua partenza da Vienna alia volta di Franco­forte, il 10 maggio 1924:

Aus dieser diirf tigen sozialgeschichtlichen Literatur unseres Landes ragt wie ein gewaltiger Block Grúnbergs Geschichte der Bauernbe-freiung in den Sudetenland hervor. Da hat sich die Methode der deutschen historischen Schule, die Methode Georg Knapps mit der Geschichtsauffassung Marxens verknúpft... (Bauer 1979, 602).

Bauer prosegue ponendo i meriti scientifici di Grúnberg accanto a quelli di Bernstein, Meyer, Rjasanow e Franz Mehring e ne rileva la funzione di contrappeso nei confronti dell'«egemonia assoluta» (Allein-herrschaft) di Karl Menger e delia sua scuola. Questa comportava il pericolo di occuparsi esclusivamente di astratti problemi teorici:

24 I veementi attacchi di Marx contro il caposcuola, il «signor Wilhelm Tucidide Roscher» (Marx 1975 I, 261 n. 30), furono solo Pinizio di una lunga polemica, che fu particolarmente aspra nei riguardi delia «Altere Historische Schule» (e vide scendere in campo, tra gli altri, Lenin e Bruno Hildebrand). Con il «Kathedersozialismus» si ebbe un'avvicinamento tra idee socialiste e «Júngere Historische Schule», di cui la figura Adolf Wagner è un chiaro esempio. Ma Grúnberg rimane un esempio isolato di marxista metodologicamente vicino alia «Historische Schule».

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34 Pianificazione e teoria critica D a g e g e n . . . h a t Gr i inberg se ine Schi i ler in die A r c h i v e ge-schickt. . .hat sie den ganzen Ernst wissenschaftlicher Arbeit , den Respekt vor den Tatsachen gelehrt. Aber freilich vor Tatsachen, zwischen die er sie das geistige Band zu kniipfen lehrte durch die grofíe Konzept ion der marxschen Geschichtsauffassung (ivi, 603) .

Non a caso Max Adler defini Grúnberg «Meister der realgeschichtli-chen Betrachtung des Gesellschaftslebens» (Adler 1932, 1). In sostanza nel pensiero di Grúnberg erano da tempo presenti i due elementi, la separazione tra filosofia e materialismo storico, e la fondamentale di-"stinzione tra método e visione dei mondo marxista, che giocheranno un ruolo centrale nel discorso tenuto il 22 giugno 1924 per 1'inaugurazione delia sede dellTfS25. Si può anche ipotizzare che le indagini delia polizia politica su presunte attività «sovversive» deli'istituto siano state una risposta alie parole pronunciate da Grúnberg. In questa occasione, la-sciando esplicitamente cadere le precedenti obiezioni sulla concezione delia storia di Marx, non fece mistero nè delle proprie convinzioni, nè dei vero scopo per cui 1'istituto era sorto: dichiarando di «appartenere ai seguaci dei marxismo» (Grúnberg 1924, 9), rese noto che intenzione sua, e dei suoi collaboratori, era dare finalmente ad esso una «dimora» (Heimat), all'interno delTaccademia tedesca, ove, fino ad allora veniva trattato come un «figliastro» od «al massimo sopportato di malavoglia» (ivi, 11). Cosa intendesse per «marxismo», Grúnberg si premurò súbito di precisarlo: prima di tu t to il termine non andava letto in senso «politico-partitico», bensl come «sistema económico e sociológico», come «scienza». Se 1'istituto si riprometteva di esercitare un influsso sulla vita pubblica, questo sarebbe accaduto non in forme politiche,

25 II vecchio edifício delTIfS è cosi descritto da Schivelbusch: «...auf dem Hõhepunkt der Inflation, wurde am westlichen Rand des Westends auf dem Grundstiick Ecke Viktoria-Allee und Bockenheimer Landstrasse [che ospita tutt'oggi edifici delTuniver-sità: n.d.a.] nach den Plãnen des Frankfurter Architekten Franz Rõckle das Gebãude des neugegriindeten Instituts fiir Sozialforschung errichtet. Die viergeschossige Bau im Stil der neuen Sachlichkeit war in der Umgebung der Westendvillen ein Fremdkõrper. Sein 'beinahe festungsartiger Charakter', den Siegfried Kracauer in der Frankfurter Zeitung hervorhob, war sicherlich nicht zufâllig und unbeabsichtigt.-.Wirkte das Ge­bãude wie eine Festung, so lag das Institut in seiner gutbiirgerlichen Umgebung wie ein Kuckucksei» (Schivelbusch 1985, 12).

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bensl solo attraverso i risultati delle sue indagini scientifiche. Ma in che rapporto stavano i tre elementi costitutivi dei «socialismo scientifico», che per Grúnberg erano «un sistema económico conchiuso, una determi-nata visione dei mondo ed un ben delineato método di ricerca» (ivi, 10). Era infatti chiaro che Grúnberg aderiva pienamente alia «Weltan-schauung marxista»: polemizzando con coloro che «ciarlano dei tra-monto delia cultura occidentale» (ivi, 9) (e la polemica con 1'irraziona-lismo sara poi tema centrale delia filosofia di Horkheimer), si poneva tra gli «ottimisti» che guardano al continuo fluire delle cose, al passaggio di una forma di cultura, sicuri che una superiore ne sorgerà: 1'avvento dei socialismo era per lui un «fatto», al pari delTobsolescenza dei modo di produzione capitalistico (egli parla di «úberkommene Wirtschafts-, Ge-sellschafts- und Rechtsordnung»). Con questa netta presa di posizione egli poneva automaticamente il problema delia scientificità delle proprie indagini negli ormai classici termini delia «Wertfreiheit», e lo prendeva, per cosi dire, «di petto». Che uno scienziato (ed a maggior ragione un sociólogo) non derivi la sua problemática, il senso e gli scopi delia sua attività da una visione dei mondo è per Grúnberg impensabile: «Jeder wird durch seine Weltanschauung geleitet» (ivi, 12), i liberisti come gli «Staatssozialisten» od i marxisti, ed ognuno ha il diritto di professare e seguire la própria visione dei mondo. Wiggershaus ha giustamente no-tato il valore «politico» di tale affermazione. Nel momento in cui re­clama per il marxismo una adeguata sede accademica, Grúnberg chiede che 1'orientamento ideológico di uno scienziato non sia visto come a priori determinante la rilevanza e Pesito delle sue ricerche. Ma va soprattutto sottolineato che, per quanto intimamente convinto dei va­lore di verità delia própria «Weltanschauung», egli sembra aderire qui ad un radicale «politeismo dei valori»: rinuncia a porsi il problema se una visione dei mondo sia un punto di partenza migliore di altre possi-bili ai fini delTindagine scientifica, o meglio, risolve il problema con un pragmático rimando al concreto svolgersi delia ricerca, sostenendo che la scienza comincia al di là delia weberiana «lotta tra i valori». Se il punto di partenza naturale di ogni ricerca è la «deduzione», la deriva-zione degli oggetti, dei fini e dei modi di essa dalla própria Weltan­schauung, questa non deve influenzare il corso effettivo dell'indagine:

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36 Pianificazione e teoria critica Hier erst hat die «Voraussetzungslosigkeit» zu beginnen. Sie soll sich ãufiern in unablássiger Selbstkontrolle, in nie erlahmender, stets immer wieder aufzunehmender Prúfung, ob nicht etwa bei der Wahl von Ausgansgspunkt und Ziel, sowie des Weges zwischen beiden, und der Art wie dieser beschritten wird, d.h. der Arbeit-smethode, Fehler unterlaufen seien. Das einzige Mittel hierzu ist die Induktion (ivi, 12)26.

Nel método dei materialismo storico Grúnberg vedeva una esem-plare realizzazione dei suo concetto di scientificità. Essenziale egli rite-neva il fatto che la concezione marxista delia storia non mirasse ad un'interpretazione metafísica dei mondo, a penetrare nella cosa in sè od ad «escogitare categorie eterne», punto sul quale Max Horkheimer sara pienamente d'accordo:

Ihr Objekt sind nicht Abstrakta, sondem die gegebene konkrete Welt in ihrem Werden und Wandel. Sie geht von Tatsachen aus und nicht von Postulaten... Die materialistische Geschichtsauffas-sung ist eine Theorie organischer Entwicklung; ihre Forschungsme-thode ist eminent induktiv; ihre Resultate beanspruchen keine Gel-tung in Zeit und Raum schlechthin, sondem nur relative, jeweils geschichtlich bedingte Bedeutung (ivi, 11).

Cosa Grúnberg intenda con «sviluppo orgânico» di una formazione sociale è chiarito da un passo dei 1909:

Marx...bewegt sich auschliefilich in den Grenzen dessen, was ihm gemáB der Naturgesetzen der Geschichte notwendig scheint (cfr. Nenning 1973, 79).

26 Anche nel numero inaugurale delia sua rivista Grimberg si era occupato dei pro­blema delia «obbiettività», ma principalmente alio scopo di evidenziare i criteri che avrebbero deciso delia accettazione di contributi per l'«Archiv»; aveva allora formulato una sorta di decálogo, in cui «prescriveva» «esattezza documentaria, serietà scientifica e assenza di attacchi personali» (G.A., 1911, III). Rispetto a tali requisiti formali di «obiettività», le questioni riguardanti la «Weltanschauung» non giocavano alcun ruolo: l'«Archiv» voleva essere un foro aperto a tutti i contributi riguardanti la storia dei socialismo e dei movimento operaio (cfr. Nenning 1973, 157ss.).

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La società è dunque un insieme orgânico, in cui sono riconoscibili, o meglio ipotizzabili per induzione, leggi simili a quelle naturali, che devono comunque rendere conto dei fenomeni osservabili. Sintomático di questo principio grúnberghiano è próprio la sua dichiarazione di adesione al marxismo:

Vor einem Menschenalter habe ich gegen den Haupttragpfeiler des wissenschaftlichen Sozialismus, die materialistische Geschichtsauf-fassung, noch Vorbehalte machen zu sollen geglaubt. Belehrt durch die bisherige Entwicklung habe ich sie jedoch aufgegeben (Grún­berg 1924, 9).

II succedersi degli eventi sociali è il giudice delia bontà di una teoria e queste parole sono meglio comprensibili se si inquadrano nel contesto tedesco e mondiale: Áustria e Germânia erano uscite stremate dalla guerra, Piperinflazione dei '23 non era ancora sopita, ad una forte disoccupazione si accompagnava un rápido processo di razionalizzazione e cartellizzazione e da qualche anno, dopo la vittoria delia rivoluzione, in Rússia era in atto il tentativo di instaurare il primo regime comunista delia storia. Concludendo, in questi passi mi paiono ben visibili le caratteristiche essenziali dei marxismo grúnberghiano: il primato del-1'empiria, vista come flusso inarrestabile di avvenimenti con il quale ogni teoria deve misurarsi e verso il quale essa non può che sollevare deboli pretese esplicative; la conseguente sottolineatura delPessenzialità delia ricerca empirica; 1'aproblematica assunzione dei «fatti»a garanzia delTobbiettività delia scienza; 1'immagine naturalistica delia società e delle sue leggi di sviluppo.

L'I/S sotto la direzione di Carl Grúnberg

Nel discorso inaugurale di Grúnberg alcuni passaggi erano dedicati ad illustrare come, partendo dalle premesse teoriche appena viste, avrebbe di fatto organizzato la ricerca. Come egli stesso teneva a sottoli-neare, lTfS si sarebbe distinto dagli altri istituti scientifici tedeschi per la non collegialità delia sua direzione. «Hier ist sozusagen die Diktatur

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des Direktors festgelegt» affermava Grúnberg (ivi, 7) e giustificava questa sua «dittatura» con la necessita di mantenere una compattezza ed una comunanza di intenti e di lavoro nelle ricerche delTistituto. Sia dal punto di vista delia «Weltanschauung» che dei método scientifico una pluralità di approcci avrebbe condotto od a cattivi compromessi, dei tutto infruttuosi per un originale lavoro teórico, oppure ad una estrania-zione dei singoli collaboratori; 1'istituto avrebbe insomma perduto la sua identità. Questo può esssere conseguenza di un approccio decisionistico alia questione dei valori: posto che essi sono relativamente indifferenti per la scientificità di un lavoro, lo scienziato deve essere libero di aderire ad una «visione dei mondo», posto che questa non si trasformi in una presa di partito dogmática. Del resto egli sa bene come tali questioni possano paralizzare 1'effettivo svolgersi delia ricerca e ne possano com-promettere il carattere stesso di scientificità se non sono risolte fin dalTinizio. Quindi il programma grúnberghiano è fortemente centrato sulla ricerca empirica; il principio delia dittatura dei direttore, Punita-rietà delPoggetto di ricerca e dei método adottato, oltre alPestraneità ad ogni temática filosófica própria dei marxismo di Grúnberg, evitano Papprofondimento di questioni epistemologiche, problema che, invece, Horkheimer vorrà affrontare anni dopo. Grúnberg differenzia Pistituto dali'Archiv anche piuttosto esplicitamente: mentre nel 1910 egli dichia-rava essere scopo delia rivista divenire un foro di discussione aperto a tutti i contributi, nel 1924 non si accontenta piú di un «informale scambio di idee», mira bensi ad una reale «comunanza» nella ricerca, quale un istituto può offrire. Dopo Pesperienza delY Archiv Grúnberg deve avere avvertito la necessita di un ulteriore passo in direzione di una maggiore integrazione delia ricerca; non a caso aveva già tentato di fondare un istituto a Vienna, sul modello dei parigino «Musèe Social». II tentativo era fallito per Pinsufficiente peso politico delia socialdemo-crazia austríaca (Grúnberg era iscritto nel 1919 alia SPÕ) (cfr. Migdal 1981, 74), e si può comprendere aflora quanto benvenuta fosse per lui la proposta di Felix Weil. La sua chiara «professione di fede», il principio organizzativo delia «dittatura dei direttore» attraverso il quale il marxi­smo, non solo metodologicamente, ma anche ideologicamente, avrebbe dovuto essere dominante nelPistituto farebbero pensare al costituirsi corrispondentemente alParchitettura delPedificio — di una «cittadella»

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marxista, chiusa verso Pesterno, omogenea ed intollerante alPinterno, concentrata nella analisi storica dei problemi dei movimento operaio e nella raccolta di dati e documenti su di esso, condotte con positivistica acribia. Questa è, in fondo, Pimmagine delPistituto degli anni venti che fa parte delia «standard view» francofortese, cui ha contribuito in modo decisivo anche il, peraltro ottimo, volume di Martin Jay27. Questi defi-nisce la posizione di Grúnberg come «un marxismo piuttosto adialettico e meccanicistico nella tradizione Engels-Kautsky (Jay 1979, 12), un «marxismo senza immaginazione» (ivi, 16) mal tollerato dai collabora­tori piú giovani ed insomma agli antipodi delia «dialectical phantasy» di quello horkheimeriano-adorniano ed a conferma cita una lettera dello studente Oscar Swede a Max Eastman, da cui emergerebbe anche il dogmatismo ideológico di Grúnberg e «seguaci (ivi, 15s.). Con alcune buone ragioni, Ulrike Migdal e Manfred Gangl hanno contestato questa immagine che senz'altro pecca di unilateralità. Senza dubbio il disinte-resse per le problematiche filosofiche proprie dei marxismo si inquadra nella ricezione fondamentalmente positivista operatane da Grúnberg — in questo sulla linea di Engels — e ne costituisce un limite. D'altra parte Pistituto fu sempre aperto al dibattito teórico e filosófico sui lavori di Lukacs e Korsch (dei quale P Archiv pubblicò Marxismus und Philosophie) come ricordano Mandelbaum e Wolfgang Abendroth (cfr. Gangl 1987, 94; Abendroth 1976, 67).

Inoltre 1'interpretazione dei marxismo come «scienza sociale empiri­ca», (al pari delle sue ricerche storiche sul sorgere dei socialismo, come già accennato) rappresenta una risposta alPortodossia teórica kautskiana di tutto rispetto, e, verosimilmente, un primo passo verso la «Sozialfor-

27 Su questo punto condivido pienamente le critiche di Manfred Gangl a Jay (cfr. Gangl 1987, 94s. n. 3 e 1), che assieme ad Ulrike Migdal ha bene messo in luce come la stilizzata contrapposizione tra le due fasi dei vecchio IfS abbia fino ad oggi smorzato ogni interesse per la figura di Griinberg ed impedito una ricostruzione delia storia delPistituto priva di pregiudizi, circostanza favorita anche da una sorta di «congiura dei silenzio» messa sistematicamente in atto da Horkheimer. Neanche a Wiggershaus, che pure ha fornito una storia molto documentata delia «Scuola di Francoforte» è riuscito andare oltre la consolidata «standard view». Purtroppo la distruzione dei documenti d'archivio dei vecchio istituto operata dai nazisti e dalla guerra non permette piú un'esatta ricostruzione delle sue vicende.

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schung» horkheimeriana. Infine a ben guardare, lo sganciamento di materialismo filosófico e marxismo si pone come dei tutto «eterodosso» rispetto al clássico «Diamat» engelsiano e non è molto distante dalle intenzioni teoriche di Horkheimer, che si accetta e reclama per la pró­pria teoria il nome «materialismo», ma solo in un senso strettamente antimetafisico (basti pensare alie tesi portanti di Materialismus und Meta-physik). Si può inoltre ricordare, a conferma delia fecondità delia sua opera, Pinflusso esercitato da Grúnberg sugli «austromarxisti»28, in un momento in cui, nelTaccademia austriaca, il campo era tenuto dal «Ka­thedersozialismus» e dalla «Grenznutzlehre» di Menger. Lo stesso di-scorso inaugurale dei '24 offre un'immagine di un Grúnberg lontano da dogmatismi: egli vi critica quegli «scolarchi» — forse con un'allusione polemica alio scolarca Kautsky — che «per avere un seguito» fanno violenza alia personalità degli studenti:

Vermittlung einer Arbeitsmethode und Aufzwingung von Resul-taten sind eben zweierlei und himmelweit voneinander verschie-den... Ich selbst habe immer die Heranbildung selbstándiger Men-schen der von Nachbetern vorgezogen. Das beweisen auch alie Publikationen, die ich je geleitet habe (ivi, 15).

La prova di un certo pluralismo alTinterno dellTfS, sebbene solo a livello politico, viene da una vicenda ancora una volta legata alia «Marx-Engels-Archiv-Verlagsgesellschaft». Passata la bufera iniziale, questa aveva iniziato la própria attività ed aveva dato prova di essere realmente un'impresa a carattere scientifico: fra i progetti ad essa legati, il piú rilevante era quello delTedizione critica integrale delle opere di Marx ed Engels, la famosa «M.E.G.A.», che doveva essere condotta in stretta cooperazione con il «Marx-Engels-Institut» di Mosca, diretto da David Rjasanow, ex-allievo di Grúnberg e suo buon amico. Questi aveva cer-cato di acquistare il «NachlaG» marxiano conservato nelTarchivio berli-nese delia SPD e fonte indispensabile per un lavoro di alto livello

28 Grimberg è stato definito il «padre delTaustromarxismo», ma tale definizione è giusta nel senso minimale che gli austromarxisti, Otto Bauer, Max Adler, Karl Renner e Rudolf Hilferding sono stati suoi allievi, non nel senso che egli abbia voluto fondare una «scuola».

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filológico. Ma Rjasanow si scontrò con la totale chiusura delia SPD verso una qualsiasi forma di collaborazione con un esponente dei «bol-scevismo», sebbene egli, ex-menscevico, appartenesse alTopposizione moderata dei suo partito. Solo con 1'intermediazione dellTfS si giunse ad un compromesso. II materiale d'archivio sarebbe stato prestato all'i-stituto, che avrebbe provveduto a fotocopiado ed ad inviarlo a Mosca:

Die Sozialdemokraten sagten sich, im Institut gibt's Trozkisten, da gibt es Brandleranhãnger, auch Sozialdemokraten usw., und daher war man bereit, die von Marx hinterlassenen Biicher dorthin zu schicken, aber nicht, sie dem Moskauer Marx-Engels-Institut selbst auszuleihen (Migdal 1981, 106).

II carattere marxista dellTfS emerge qui chiaramente, ma altret-tanto chiara è la pluralità di correnti politiche in esso presenti. Parallela-mente, anche per quanto riguarda la ricerca non regnava certamente un rigido monotematismo. Sebbene i temi, su cui Grúnberg programmati-camente dichiarò di volere impostare 1'attività dell'IfS, fossero quelli tradizionali deli' Archiv, negli anni successivi questa si sviluppo su di un piú ampio spettro di problemi, come si rileva da un rapporto redatto da Weil per il «ministero delPistruzione popolare» nel 1929 (cfr. Migdal 1981, HOss.; Gangl 1987, 89ss.).

L'attività dellTfS vi viene ripartita in sei ambiti di ricerca: materia­lismo storico e fondamenti filosofici dei marxismo, economia politica, problemi delPorganizzazione económica di una società socialista, condi-zione delia classe operaia nel passato e nel presente, storia delle dottrine e dei partiti socialisti. Se indubbiamente 1'oggetto privilegiato delle ricerche condotte alTistituto era l'«essere sociale», la «base», la moltepli-cità dei temi d'indagine ed il fatto che già dal '27 avevano preso avvio due progetti di ricerca sui rapporti tra condizioni materiali e mentalità delia classe operaia mi paiono legittimare la conclusione di Gangl:

Entgegen der mit dem Dogmatismusvorwurf zugleich mitgedachten Unterstellung eines mechanistischen Basis-Úberbau-Verstándnisses bildete sich eher das einer offenen funktionalen Betrachtungsweise zwischen õkonomischen und ideellen Prozessen aus (Gangl 1987, 95).

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Dunque il tradizionale giudizio sulla direzione grúnberghiana del­TIfS è da rivedere, soprattutto in quanto giudizio affrettato e basato sul disinteresse per questa fase delia storia dellTfS. Anche gli eventi storici hanno contribuito a gettare su di essa un pesante velo: la scomparsa di gran parte dei documenti relativi a quegli anni, lo smembramento delia ricca biblioteca successivi alToccupazione dell'istituto ed alia sua espro-priazione da parte dei partito nazionalsocialista (cfr. Schivelbusch 1987) ed infine la sua distruzione in guerra hanno cancellato le tracce materiali delia sua esistenza. Horkheimer stesso ha messo in atto una sorta di «congiura dei silenzio» verso questo periodo; né si comporto diversa­mente al suo ritorno in Germânia dopo la seconda guerra mondiale, nei riguardi delia própria attività teórica degli anni trenta.

La risposta di Pollock alia sombartiana «confutazione» di Marx

Le prime due.opere di Pollock Sombarts «Widerlegung» des Marxi-smus, pubblicata come «supplemento» (Beiheft) dei Grunbergs Archiv nel 1926 e Zur Marxschen Geldtheorie, rielaborazione delia sua disserta-zione, pubblicata nel 1928, sempre nella rivista di Grimberg, sono entrambe saggi-recensioni miranti a salvaguardare la portata teórica dei marxismo — nel primo caso — nei confronti di un virulento attacco, o — come nel secondo — da un 'interpretazioneriduttiva. Un ulteriore loro tratto comune è Papparente irrileyanza degli argomenti trattativi per i problemi deli'economia pianificata; tuttavia il testo sulla teoriadel denaro è fondamentale per ricostruire rinterpretazione che l'«econo-mista delia teoria critica» ha dato delle categorie marxiane portanti e quindi anche delia teoria delia pianificazione. Non si può dire lo stesso di Sombarts «Widerlegung», sebbene i temi che vi vengono affrontati farebbero sperare di reperirvi decisivi elementi per 1'inquadramento teórico dei marxismo di Pollock. L'opera che nelle intenzioni di Werner Sombart dovrebbe confutare il marxismo è Der proletarische Sozialismus (Marxismus) decima edizione (1924) di un importante testo sombartiano dei 1896, Sozialismus und soziale Bewegung, in cui, da «marxista convin-to», come egli stesso si definiva, descrisse le origini, la natura e le aspettative dei movimento socialista, definendo il materialismo storico

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come «una delle piu grandi verità dei secolo» (Lebovics 1969, 58). Tuttavia anche in questa opera si rintracciano quelle particolarità dei socialismo sombartiano che lo avrebbero portato in seguito su posizioni decisamente antimarxiste. Esso si caratterizza soprattutto per il suo anticapitalismo fortemente estetizzante, la nostalgia per una perduta ar-moniasociale, concepita però solo in senso nazionalistico. Ciò aveva per conseguenza la accusa di «artificiosità» alFinternazionalismo socialista, accompagnata dali'auspicio che esso faceia luogo ad un piú «naturale» sentimento nazionalistico. Per Lebovics già nel 1896 gli elementi di base dei cosiddetto «deutscher Sozialismus» stavano prendendo forma e tra questi era centrale il collegamento tra necessita di riforme sociali e idee nazionaliste. Nel 1924 questo processo giunse ad un momento decisivo: al congresso dei «Verein fúr Sozialpolitik» attaccò con veemenza la «teoria delia lotta di classe» e,nello stesso anno, Der proletarische Soziali­smus venne a confermare 1'avvenuto capovolgimento delia posizione dei 1896: di fattto si era di fronte non ad una nuova edizione dei medesimo testo ma ad un libro nuovo.

Su ciò Pollock richiama súbito in apertura 1'attenzione dei lettore, facendo notare la «mancanza di tatto» con cui Sombart appena accenna al totale abbandono delle precedenti e ben note posizioni: Pollock non si ferma ad indagare sulle ragioni di tale rottura, né a misurarne la portata, ma passa súbito ad analizzare la nuova opera come tale. Questa si presenta in due volumi per un totale di circa mille pagine, accompagnata da un vasto apparato bibliográfico e, soprattutto, da elevate pretese di scientificità, che sono però destinate ad essere totalmente smentite:

Von Wissenschaft ist in Sombarts Untersuchung wenig zu finden, und einmal des gelehrten Beiwerks entkleidet, enthúllt sie sich ais úberaus prâtentiõses, mit allen Mitteln der Demagogie arbeitendes, von einer romantisch reaktionáren Gesinnung getragenes politi-sches Pamphlet (1926, 1).

In sostanza il monumentale testo viene meno ai canoni basilari di «obiettività», a tal punto da uscire dal campo delia ricerca scientifica seria. II saggio di Pollock (o meglio la sua seconda parte, ché la prima è una densa esposizione dei testo sombartiano) non fa altro che portare materiale ed argomenti a sostegno di questa vera e própria stroncatura:

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44 Pianificazione e teoria critica

che tale compito fosse tutt 'altro che proibitivo, già a partire da quei requisiti minimali di correttezza e mancanza di animosità postulati da Grúnberg nel 1910, lo si evince da due semplici citazioni da Sombart; la prima riguarda Karl Marx «ad personam»:

Wie fast alie sozialistischen Denker ist er ein 'im leben Gescheiter-ter', denn ais Jude ist er schon durch die Geburt «aus der Gesell-schaft hinausgeworfen»...Dazu erleidet er bereits im Elternhaus «einen seelischen Schiffbruch»... Marx ist von allen Sozialisten der wurzelloseste, widerspruchvollste, unausgegliechenste, zerrissen-ste» (Sombart 1924 I, 55 e 59, cit. in 1926, 53)

La seconda è, invece, un'analisi psicológica di Rosa Luxemburg, condotta attraverso un semplicistico ricorso alia categoria nietzscheana dei «risentimento»:

Die Rabiatesten Sozialisten sind die Menschen mit dem stárksten Ressentiment. Typisch: die blutrúnstige, giftspritzende Rosa Lu­xemburg, die — in Deutschland — mit einem vierfachen Ressenti­ment belastet war, ais Frau, ais Auslánderin, ais Judin und ais Kruppel (Sombart 1924 I, 76, cit. in ivi, 55 n. 52).

Quindi, per quanto 1'asse dei saggio di Pollock sia il concetto di «scientificità» delle scienze sociali, il basso livello dei libro di Sombart fa sl che la stessa critica non si elevi a rilevanti altezze teoriche. Quanto Pollock afferma nel paragrafo Sombart und die Dialektik può ben valere per caratterizzare lo scarso spessore teórico di tutto il saggio:

Wir wiederholen, dafí hier keine systematische Darstellung der dialektischen Methode Marxens gegeben werden soll. Sie ist hier um so leichter zu entbehren, ais Sombarts Excurs noch nicht einmal die Grundzúge der Dialektik erkennen láfit, geschweige denn zu ihren eigentlichen Problemen hinfúhrt (ivi, 50).

Tuttavia le poche pagine dedicate alia dialettica rivestono un certo interesse, poiché mettono in luce 1'influenza delle tesi grúnberghiane sul suo assistente. Sintomático è che Pollock si soffermi essenzialmente sulla tesi di Sombart secondo cui la dialettica materialista, colonna delia

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«metafisica delia storia» marxista (Sombart 1924 I, 218), sarebbe non un método di ricerca ma una «visiojie_deLniQndo» che viene meccanica-mente sovrapppsta alia realtà fattuale, evitando ogni accurata indagine e verifica empirica. Pollock replica citando un passo deli'Anti-Duhring ove Engels evidenzia il carattere lógico delia dialettica, pur concedendo che essa condene il «germe di una piú globale visione dei mondo» (den Keim einer umfassenderen Weltanschauung) (1926, 47) ed anche un passo di Das Kapital in cui Marx descrive la dialettica come un método nella sua essenz-a critico-rivoluzionario, che concepisce resistente ed insieme la sua negazione ed «ogni forma divenuta nel fluire dei movimento» (ivi, 48). Pollock, dunque, ammette che la dialettica riposa sul presupposto che la realtà, sociale e non29, si sviluppi attraverso un perpetuo movi­mento, un trapassare di tutto nel próprio contrario, ma pe r lu i (e per Grúnberg) essa è soprattutto il método per rendere scientificamente feconda tale assunzione di fondo. II termine serve ad indicare anche la «Weltanschauung» (oggi potremmo dire «paradigma») da cui, deduttiva-mente, la ricerca trae método e campo d'indagine, ma alia quale non deve necessariamente, teleologicamente, ritprnare per vedere dimostrati i propri risultati:

Ob diese Voraussetzung zutrifft, ist hier im ubrigen nicht entschei-dend, weil sic.nirgends ais Beweis dienen soll...und so ist fúr die Richtigkeit der Resultate damit noch gar nicht erwiesen, daB sie in das Schema der Dialektik eingeordnet sind (ivi, 50 e 49).

La terminologia kantiana è qui indicativa dei tentativojdi deontolo-gizzazipne ed operalizzazione delia dialettica, «filo di Arianna» neces­sário per «non pierdersi nel labirinto delia mera fattualità» {ibid.). Certa­mente Pollock non chiarisce il problema dei rapporto tra «schema» e costituzione delToggetto, ed anche per quanto riguarda il delicato pro­blema dei rapporto tra «Weltanschauung» e método la argomentazione di Pollock si limita — come quella di Grúnberg — al pragmático ri­mando ai risultati concreti delia ricerca e risulta epistemologicamente

29 Pollock cita di nuovo Engels:<«alles was existiem alies, was auf der Erde und im Wasser lebt [es lebt]vermittelst irgend welcher Bewegung» (Engels 1878, 120).

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46 Pianificazione e teoria critica

insufficiente. Essa è tuttavia bastevole per confutare le tesi di Sombart, per il quale la dialettica è, e può essere solo, metafísica, non utilizzabile per uno studio scientificamente fondato delia realtà empirica.

L'esame dei paragrafo Sombart ais Philosoph mostrerà, al contrario, che è próprio il método di Sombart a rivelare tali carenze. Al fine di determinare il próprio concetto di «socialismo, Sombart si serve qui delia scheleriana «Wesenschau» (visione d'essenza). Che egli non ac-cenni nemmeno alia paternità dei procedimento adottato è una scorret-tezza insignificante rispetto alia sua applicazione che, per Pollock, av-viene «in modo tanto pretenzioso quanto dilettantesco» (1926, 30). Prima di tutto la sua ricezione ed il suo impiego di un concetto cosi problemático come quello di «Wesenschau» sono dei tutto irriflessivi, ma neanche qui Pollock si impegna in una discussione filosófica: ad ogni obiezione, Sombart potrebbe ribattere che al recensore «manca appunto 1'organo delia 'visione'» (ivi, 21), e perciò preferisce considerare i risul­tati cui Sombart perviene. Seguire i vari esempi portati da Pollock è supérfluo; la sua critica si lascia riassumere, próprio partendo dall'indi-cazione — formulata ironicamente — che, in linea di principio, il mé­todo sombartiano si sottrae a qualunque verifica empirica: attraverso la «visione d'essenza», Sombart giunge alia descrizione di «idee», quali quella di «socialismo», «capo autentico» o «demagogo», il cui status epistemológico è dei tutto oscuro; su tale problema — molto dibattuto in âmbito fenomenologico — Sombart non spende una parola; nel suo testo «idea» assume tutti i significati possibili e il potenziale analitico delia categoria risulta pressoché nullo. L'essenza dei socialismo è defi­nita, per esempio, come esigenza morale di giustizia, aspirazione alia giustizia «per la giustizia in sé» ed in tal senso il socialista «ideale» è Proudhon, mentre il marxismo viene qualificato come sua sottospecie («proletarischer Sozialismus» appunto). A Pollock interessa essenzial-mente porre in luce che questo modo di argomentare è agli antipodi dell'ideale di scientificità che egli ha assunto da Grúnberg: dalla visione di entità sovraempiriche, una sorta di essenze, si scende deduttivamente a catalogare la realtà empirica. In conclusione è il método di Sombart a dover essere connotato come «aprioristico, dogmático e eduttivo»30,

50 Korsch in un saggio-recensione dei 1930 (Sombarts verstehende Nationalôkonomie) mosse a Sombart la medesima accusa di forzare entro categorie arbitrarie la realtà

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mentre invece la dialettica è un método nettamente orientato alTinda-gine empirica, «induttivo».

Ma oltre alia sua faciloneria metodológica, conclude Pollock, sono soprattutto la faziosità, la continua mescolanza di dati, spesso falsati — come dei resto molte delle citazioni da testi marxisti — come con «giu-dizi di valore» (quello sulla Rússia Soviética) a confinare quest'opera di Sombart al di fuori dei campo delia scienza. Tutto lo sforzo dell'autore è infatti condizionato, dalPinizio alia fine, dalla sua volontà di discredi-tare il marxismo: Pollock non critica Sombart per la sua avversione al marxismo; questa è un problema non scienza ma di «Weltanschauung»:

D i e Diskussion dariiber gehõrt weder in das Feld der Historie noch der Soziologie (1926 , 78).

Sombart non fa alcuno sforzo per tenere distinti «fatti» e «valori» e se la sua posizione ideológica non può non condizionare «il punto di partenza e 1'intenzione» delia sua ricerca (den Ursprung und die Anlage) essa non può «determinarne i risultati» (die Resultate bestimmen). Ve-nendo meno a questo critério di correttezza scientifica, Sombart ha prodotto un testo che appartiene «al campo delia ideologia politica» (ibid.). Tale collocazione ha un immediato riscontro nella realtà politica delia repubblica di Weimar; Sombart, con la sua critica antimodernista dei capitalismo ed il suo concetto di «Deutscher Sozialismus», è senza dubbio tra gli intellettuali che in maggior misura hanno fornito un modello di stile e 1'armamentario ideológico e concettuale, ad ampi settori delia destra weimariana, delia quale esponente di primo piano fu, quel «Tat-Kreis», la cui teoria económica Pollock e Mandelbaum critica-rono, qualche anno dopo, sulle pagine delia ZfS (cfr. p. 179 ss.).

empirica al fine di giustificare «aprioristicamente e, per cosi dire, 'teleologicamente'» una «determinata opinione preconcetta» (cfr. G.A. XV, 442).

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48 Pianificazione e teoria critica

II «contenuto sociale» delia teoria dei valore

Anche il saggio-recensione dei '28 ha come occasione 1'uscita di un testo sulla teoria marxista, Die Marxsche Geldtheorie di H. Block. Nel suo agile scritto, Pollock riassume, senza variazioni di rilievo, la sua interpretazione delia critica deli'economia politica formulata nel 1923 con la sua dissertazione. Forse anche per il suo carattere di recensione, questo scritto è passato dei tutto inosseryato anche nella letteratura che si è piú attentamente occupata, non dico delia teoria critica, ma dello stesso Pollock: tuttavia la sua importanza è direttamente proporzionale alToblio totale di cui è stato vittima.

Può essere contestabile, anche se molto difficilmente, che per un teórico marxista sia decisivo il rapporto che egli intrattiene con la teoria dei valpxe, ma certo non è questo il caso di Pollock come sara evidente in seguito. Infatti a partire dai testi sulla teoria dei d^enaro dei '23 e dei '28, è dimostrabile, prima di tutto, che la continuità teórica deli'opera di Pollock si basa non su una unità temática, bensl su una ..ben_jMecisJa lettura delia teoria dei valore marxiana. Quanto Pollock sia rimasto fedele alia própria iniziale interpretazione di Marx risulta sia dalTesame delle sue opere successive, sia immediatamente dalla lettura di studi inediti (conservati al «Max-Horkheimer-Archiv» di Francoforte) risa-lenti al 194231. In essi ritroviamo la medesima interpretazione_del nesso «valore-crisi-Pianificazione» che costituisce un'autentica «spina dorsale» delTopera di Pollock e delia stessa teoria critica fino agli anni quaranta. Esso sprregge tutte le sue analisi empiriche, da quelle sulla pianifica­zione soviética a quelle sul capitalismo dl stato (ed anche quelle degli anni cinquanta suITautomazione) e fornisce 1'intelaiatura económica ai

N> (& a k r t _ 1Zoí*i<w*v, Áfl^íW

31 Di particolare importanza sono gli studi che accompagnano e seguono 1'elabora-zione di State Capitalism, soprattutto due dattiloscritti intitolati «Bemerkungen zur Werttheorie» e «Is H.A. Wallace's Pint of Milk a day for every child possible under capitalistic conditions?» (M.H.A. XXIV. 6.4.).

Henry Agard Wallace fu ministro delTagricoltura sotto la presidenza Roosevelt dal 1933 e dal 1940 fu vicepresidente. La metáfora delia «pinta di latte» fu usata da Wallace come slogan in un discorso radiofónico ed adottata da Pollock per indicare il benesssere raggiungibile sotto un capitalismo di stato democrático.

Friedrich Pollock e i primi anni delllnstitut fur Sozialforschung 49

saggi horkheimeriani degli annitrenta, il che consente infine di mettere in luce le specifiche çpnnessioni delTopera di Pollock con la teoria di Horkheimer.

Non ho intenzione di occuparmi dei complessi problemi delia teoria dei denaro. Richiederebbero una trattazione sproporzionata alTeffettivo interesse che di per se essa riveste per la ricostruzione delia teoria di Pollock e la considero solo in quanto via d'accesso privilegiata a questa. Zur Marxschen Geldtheorie si presenta diviso in tre £aragrafi: nel primei Pollock sottolinea 1'importanza dei libro di Block data la scarsità di trattazioni. crjtiche complessive, anche da parte marxista, su questo tema:

IIILFERDING hat die geldtheoretischen ersten Kapiteln seines Finanzkapitals auf die Probleme seines Hauptthemas zugespitzt und weicht úberdies in entscheidenden Punkten (Geldzeichentheorie, Verhâltnis von_Wert und Preis usw.) erheblich von MarxliFTi928, 193).

Giustamente Block inizia la sua analisi dal nessodejiara-valore ma, prosegue Pollock, próprio per alcuni errori fondamentali nelTinterpreta-ziong_di. questo nesso — cui è dedicato il secondo e fondamentale paragrafo — il suo tentativo risulta già in partenza seriamente compro-messo:

Den Zugang zum Verstándnis der Geldtheorie M.s hat sich nun Block von vornherein durch võlliges Mifiverstãndnis der fúr M. fundamentalen Untersçheidung zwischen Wesen und Erscheinung verbaut (ivi, 202).

Pollock coglie un problema epistemológico decisivo per la teoria marxiana, che ritornerà piú volte in questa trattazione. Per Pollock le leggi in base alie quali le merci si scambiano sul mercato sono la super­fície delia realtà económica, una manifestazione fenomenica delia sua «essenza» sociale. Block non ha compreso che Marx ha formulato una «teoria sociale dei denaro», attraverso cui il sqrgere delia forma denaro è ricondotto alia lifutturAjlei r.apport.i. socialicapitalistici. Non è dunque possibile separare arbitrariamente nella categorie marxiane una compo­nente ^^ntc_&çorioj^^â& „una_ socialiUosojica. Pollock tiene a

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50 Pianificazione e teoria critica

sottolinare come la differenza tra le categorie marxiane e quelle delPeco-nomia borghese sia próprio in un tale rinyip alia forjjjf^dizipMtjezza sociale, nella indicazione, cioè, che esse sono Pespressione di rapporti sociali tra persone e non tra cose (cfr. ivi, 203). Neila cEssertazione Pollock cita la fonte di tale lettura di Marx, che si basa sulPidea di fondo (cfr. 1923, IX) delia prima — ed única — opera di Franz Petry32, Der soziale Gehalt der Marx'schen Werttheorie, che Pollock definisce eccel-lente (hervorragend):

Ebenso wie bei den anderen õkonomischen Erscheinungen, dem Tauschwert, dem Kapital usw. sucht Marx auch das^eld ais gesell-schaftliches Prçdukjionsyerháltnis aufzuf assen, 3as in mm zum Au-sdruck gelangende geseUsçhSSGcHe Verhaltnis der Mcnschen j n ihrer; Arbeit herauszustellen (Petry 1916, 6ls.).

Considerando il lato socialejiella teoria marxiana se ne possono affrontare proficuamente alcuni classici problemi, quali quello delia «cpntraddizipne» tra I e III libro di Das Kapital, delia doppia natura dei concetto di «lavoro socialmente necessário», come pure delia teoria dei denaro ed, atraverso questa, delia teoria delia crisi (ivi, 63ss.). Per Petry come per Pollock, la forma denaro sorge necessariamente, come il mer­cato, dalla forma delia produzione capitalistica, in quanto basata su produttori priyati e formalmente indipendenti. L'ispirazione kantiana de i suo interesse per il método elaborato da Marx si rivela nella sua lettmajdeljajcategoria dei «feticismo»: le categorie delia economia poli­tica che interpretano i processi economici secondo il modello delle sciejnize_na.turali, come proprietà delPoggetto, si rivelano in realtà «sol-tanto condizione soggettiva delia cpnpscenza» (ivi, 50). Chi si spinge oltre, in questa direzione, è Siegfried Marck, che in Hegelianismus und Marxismus scrive:

Der õkojioriischeGegenstand wird in kritischem Sinne zum JPro-duktJer^MethpdêTTnit sozkfemJSinn erfullte Beziehurigen treten an d i e S t ^ So feistet Marx auf õko-nomischem Gebiete einen wichtigen Beitrag fúr die moderne Um-wandlung der Substanz — in Funktionsbegriffe (Marck 1922,15).

32 Poco dopo aver terminato gli studi a Freiburg presso l'economista Diehl, Petry, nonostante la salute cagionevole, parti per il fronte russo, ma ancora prima di raggiun-

Friedrich Pollock e i primi anni delllnstitut fiir Sozialforschung 51

Con ciò Marck rinvia implicitamente al testo di Ernst Cassirer Substanzbegriff und Funktionsbegriff, ma è da notare soprattutto che Marck rimanda immediatamente, e con parole lusinghiere, al testo di Franz Petry:

Mit grõfier Klarheit hat diese Tatsache die schõne Schrift von Franz Petry...herausgearbeitet {ibid., n.l).

Per cosi dire, il cerchio si chiude, poichè Pollock conosceva bene anche il testo di Marck, da lui citato nella dissertazione, per^giustificare la própria ririuncia a trattare la «fan3^aj£nesi.dei.denarQ dalle contrad-dizioni delia circofazione delia me_r.ce» (1923, VII) dei XXX capitolo dei I libro di Das Kapital:

Wir befinden uns also bei dem Gegensatz von.GeJblâucJiswert und Tauschwert (von welchem dialektischen «Widerspruch» ja die be-trelfènde"Marx'sche Entwicklung ausgeht) noch in einer ganz_wi-derspruchlõsen Sphare... (Marck 1922, 15, cit. in 1923, VII).

Qui non si avrebbe dunque cpntraddizione: dialettica, bensl «vere e proprie cqrrelazipni nel senso.,, dei critieismo. (ivi, 16). Sostituire la «correlazione», ovvero «relazione reciproca» alia «contraddizione» im­plica un'interpretazione fortemente funziojoaliatica delia «sociologia marxiana»:

Marx hat ein ausdrúckliches Bekenntnis zum Wechselbezug ais der entscheidende Begriff bei jedem organischen Ganzen abgelegt (ivi, 15; cors. mio).

Seguendo le indicazioni congiunte di Marck e Petry, Pollock non colloca la contraddizione fondamentale dei modo di produzione çapitali-stico al livello «nucleare» delia forma mercê, bensl al livello macrostrut-turale Hei ra^9J!ÉJ^màuzione-.

Was fur Marx in der politischen Okonomie Wesen und Erschie-nung ist, láfk sich so ausdrucken: ais Wesen gelten imméFdíejfaf-sàchliçhen, hhtorischbedin&tengfisetkchaftlicb.enyerhãknisse de$.Pro-

gerlo, mori il 29 settembre 1914 in un ospedale di Vilna.

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52 Pianificazione e teoria critica dukHanspmzesses; blosse Erscheinungsformen dagegen sind die juri-stischen und sonstigen Kulturformen, unter denen der Produkíionsprozess sich abspielt, insbesondere aber die scheinbar auf jd in^ weisenden Kategorien, ais da sind Ware, Wert^£jdd, die erst durch Kuckgang. auf iene Verhãltnisse wirklich zu klãren sind (1928, 195; cors. mio). ~"

Se npjL_sorprende che le forme giuridiche, quale elemento sovra-strutturale per ecçeUenza, siano poste al livello dei fenomeni, l'interpre-tazione dei rapporti di pjrpduzione come «essenza» de^modo di produ­zione e la conseguente cpllocazipne di_çategorie quali «mercê» o «valore» al livello dei «feriomeni», di elementi derivati che rimandano ad altro, ad un fattore ultimo la loro spiegazione. sono elementi di una lettura. di Marx che, per quanto filologicamente fondata, condene jmplicazioni che ne forzano alcune intenzioni teoriche (cfr. Conclusione). L'interpre-tazione dei concetto di essenza come «fattore ultimo», o causa determi­nante di un processo sociale, si discosta dal clássico concetto di «We-sen». «Essenza» dei capitalismo non è piu né un elemento cellulare — la mercê — né una legalità nascosta. da sçoprire mediante il bisturi delTa-strazione, bensi i «fjittualijrapjroró sq^ E da notare che una tale definizione vale tendenzialmente per ogni formazione so­ciale: inoltre essa rimanda ad un insiejne di dati empiricamente consta-tabili, che cioè, possono essere fatti oggetto di ricerca sociológica e che si trovano in continuo cambiamento. L essenza dei modo di produzione capitalistico non è una legge económica, bensl un aggregatq di rapporti sociologicamente scomponibile. Come si configurano alíora per Pollock — fenomenplpgicamente — i rapporti di produzione capitalistiçi? In breve (su questo punto ritornerò oltre) le caratteristiche salienti dei rapporti di produzione capitalistiçi sono la proprietà privata dei mezzi di produzione e Pautonomia dei produttori privati: la produzione è orga-nizzata attraverso una pluralità di^^oduttori che sono apparentemente indipendenti 1'uno dali'altro nelle loro azioni. In realtà ogni attore sociale è soggetto alia dinâmica própria dei sistema, di cui non vengono colti immediatamente che aspetti superficiali, bastevoli al disbrigo degli «affari correnti»: quello che sfugge sono le connessionrprofondejleiTa-girejndividuale col processo di riproduzione sociale. Da ciò nasce una limitata consapevolezza dei próprio ruolo socíãTe:

Friedrich Pollock e i primi anni delllnstitut fiir Sozialforschung 53 Ein modernerlJnternehmer, mag er im Produktionsprozess die ausschlaggebenste Rolle spielen, ist 'vor dem Gesetz' seinem Búro-diener gleich und kann úber die acsellschaftliche Grundstruktur wie úber den Sinn seinei.eigexien_Emiktion die absurdesten Võrstel-lungeahaben...Was dem einzelnen sichtbar wird, sind die Phâno-mene der Konkurrenz, der Kampf um dasein... (1928, 195).

Da questa mancanza di trasparenza derivano, investimenti sbagliati (Fehlinvestitionen) e sprechi, inevitabili anche se, anzi próprio perche, ogni singolo imprenditore agisce nella maniera, per lui, piú razionale, ovvero in base al calcolo deU'utilità marginale. Insomma vi è uno iato qualitativo, che nessuna «invisible hand» può colmare, tra ragkejridivi-duale razionale alio scopo (anch'esso individuale) che informa la ricerca dei profitto ed in baje aLquaJi si svojge il processo di produzione, ed il suo fine (la copertura dei fabbisogno) e natura sociali. Ciò si palesa nella «legge» económica che si fa valere alie spalle dei soggetti economici, o meglio, attraverso il loro stesso agire:

Marx geht davon aus, dali dem gesellsçhaftliçhen Zusammenhang der Menschen eine Funktipn zukommt, deren Ausúbung die Võ-ran&setffling fur allfr-anderen gffsHIsrhaftltehen Akte ist: die «Pjrp-duktion und Reproduklion.des.-wirk1irheri-Lebens>>. Diese unerláK-liche Bedingung jedes gesellschaftlichen Seins macht von einer ge-wissen Stufe an die Tejlung der Arbeit in immer grõBerem Um-fange nQtwendig (ivi, 194).

II «ricambio orgânico» tra uomp„e,natura è una necessita Ç-tema, naturale, delia riproduzione delia specie, che però si svolge sempre entro determinará rapporii^pciali da cui riceve la própria forma (cfr. Schmidt 1969): e «non può esservi dubbio» sul significato sociale delle presta-zioni fornite dal capitalismo, prosegue Pollock:

Sonst wúrde die Gesellschaft sehr bald zu existieren aufhõren (1928, 195).

Tuttavia laçaatúfa e finalità Hiiplicre, «essenzialmente» ed inconsape-volmente sociale, «fenomeniçamente» e coscientej nte_prÍY.a_ta, dei pro­cesso di produzipj3e_çapitalistico, che è produzione di valori di uso —

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54 Pianificazione e teoria critica

ovvero processo di lavoro — e di valori di jscambio — ovvero processo di valorizzazione dei capitale — pone ií problema di come: ppssaj.vjlupparsi un modo di produzione che nojnjiene consapevolmente conto delia sua natura sociale, e quello delle forme in cui una tale contraddizione — per Pollock è questo il «GrjmdwiderjptjiciL». dei capitalismo — possa svilup-parsi. Infatti nei modi di produzione precapjtalistici, 1'attività econó­mica era, in un modo o nell'altro, controllata dal potere politico e si rivolgeva ad un fabbisogno grosso modo determinabile:

Wie diese Selbsterhaltung in der warenproduzierenden Gesell-schaft sich regeln soll, wo dem AnschemJM^ Ermessen produziert...ist zunáchst ein Ratsel. Das ProbJbmjdieser Re^elurig ist es, was Marx durch seine Wertlehre _zu losen sucht (ivi, 197).

Come per GjojSmann (cfr. p. 64ss.) dalla teoria dei valore dipende. per Pollock, 1'jntera rko^trmbn£Ljdeli)rocesso di produzione capitali-stico: infatti la leggejiejjralpr^riveste una funzione£êgQkàm.smttale nel funzionamento dei sistema capitalista. Tuttavia, a differenza di GroKmann, Pollock la interpreta come legge á^eguilibrio económico:

D e r Be8!Í _d L.61sÍ£h eMçh.tes und der eng damit verwandte, wahrschienlich identische, der Proportionalitát sind inherenteBe-standteile der Werttheorie (M.H.A.XXIV.6.1.; corsivo mio).

A chiarire come Pollock articoli questa stretta connessione, che costituisce la base di tutte le sue analisi, sono dedicate le pagine se­guenti: importa intanto ricordare che, secondo ]a teoria dei.valore, le merci devono venire s c a n i b i a t e j i i j a ^ contengono, ossia alia quantità di «lavoro astratto» in esse «cristaUizzatosi». Tale «sostanza comune» ne rivela il carattere sociale:

Quel che qui assume per gli uomini la forma fantasmagórica di un rapporto fra cose è soltanto jl rapporto wç\%je dleterminai-n che esiste tra gji iiojaini tessi (Marx 1975 I, 88)".

33 Per 1'interpretazione dei «feticismo delia mercê» in Pollock e Horkheimer cfr. p. 168s.

Friedrich Pollock e i primi anni delllnstitut fiir Sozialforschung 55

Da questo punto di vista — precisa Pollock — il problema dei funzionamento dei capitalismo può essere riformulato come problema dei significato sociale delle attività autonome dei prpduttori privati od anche delia conversione dei loro diversi lavori concreti in lavoro astratto. Per produrre un' unità delia mercê 'x ' , data una certa tecnolo­gia, è mediamente necessária la spesa di una determinata quantità di lavoro, che Marx denomina «tempo di lavoro socialmente necessário». Riprendendo una tesi di Petry (cfr. anche Rosdolsky 1971, 119ss.) Pollock attribuisce una doppia yalenza a tale categoria:

Im Begriff der geseUschaftHçL hat Marx zwei sich scheinbar wjdexsiMrechende Bestimmungen, nãmlich die der technisch erforderlichen Durçhschnittsarbeit, sowie des gesell-schaftlichen Bedúrfnisses, dialektisch verschmolzen (1928, 197).

Sia dallo scritto dei '28 che dei '42 emerge chiaramente che con <<gesell|chaftliches Bedúrfnis, d.h. was das Prinzip der Nachfrage re-gelt» (ivi, 206 n. 28) si denotano non i «bisogni assoluti» di una società, ma solo la «domanda splyibile»; altrimenti detto, quanto una società, in un certo momento, può spendere per la copertura dei próprio fabbiso­gno: per far ciò, è necessária una dej£rjninaiA.quant^ çpjicteto, distribuite in proporzione alia dpmanda solvibile f ra j .yar i settori produttivi. Insomma il tempo di lavoro socialmente necessário è condizionato tecnicamente, ovvero dal livello di sviluppo delle forze prqduttive, ma arich AOiáaJnieiite, dalla stru^toajdeUa.dornanda, cioè dalla ripartizione delia ricchezza disponibile. Questa è, a sua volta, determinata dalla distribuzione dei reddito, ossia dai rapporti tra le varie classi.

Dati i rapporti di produzione capitalistiçi nessuno può risolvere il problema di connettere direttamente produzione e consumo: al contra­rio, afferma Pollock in una economia socialista la «quantità di conçrete ore di lavoro...potrebbe essere calcolata» (ivi, 205) mentre nel capita­lismo tale calcolo preventivo non viene eseguito, né potrebbe esserlo: non tanto per un motivo meramente técnico, quanto, essenzialmente, perche i prodotti dei lavoro concreto, eseguiti indipendentemente, sono confrontabili tra loro solo «ppst factum», come articolazioni delia divi-sione sociale dei lavoro e quindi solo come valore di sçambiQ dellejnerci:

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56 Pianificazione e teoria critica

i prodotti dei lavoro privato devono presentarsi come merci, affinché si manifesti la loro natura e funzione sociale. Mercato e merci sono dunque una conseguenza necessária dei rapporti di produzipnecapjtali-stici: solo attraverso il valore di scambip è possibile sapere se si è prodotto secondo il tempo di lavoro socialmente necessário, ovvero proporzionatamente al «bisogno sociale». In tale modo si fa valere, necessariamente34, 1'imprendiscibile connessione sociale dei produttori formalmente indipendenti. La spesa di lavoro concreto non «costituisce valore», se non in relazione al_prpçessp,di_produzione complessivo e nella mi§ujra in cui risulti che <<l'intera quota dei lavoro sociale, applicata alia massa totale di una mercê, corrisponde alk gitotadel bisognq sociale per essa» (ivi, 197); è dunque necessário un doppio equilíbrio, quantita­tivo e qualitativo insieme. La funzione equilibratrice delia legge dei valore è riassunta da Pollock come segue:

Marx glaubt, die Regejun&.des. Austausçhes durch die gesellschaf-tlich notwendige Arbeitszeit ais Vçraussetzung fiir die Aufrechter-haltung der Warenwirtschaft erkannt zu haben. Nicht durçh un-mittejbare AngII5è~ã!eF"Arbeitsstunden kann sich diese Regelung vollziehen, sondem nur durch die Relationen des Austauschpro-zesses (ivi, 199). ~

Tale regjDlazione, aggiunge Pollock, «nqn„avviene per vie razionali (auf rationalem Wege) (ibid.), svolgendosi alie spalle degli uomini, senza loro consapevole partecipazione, come una legge di natura. A riprova delia fondatezza delia própria lettura dei testo marxiano, Pollock cita un celebre passo di Das Kapital, in cui vede plasticamente esposto il noc-ciolo delia sua tesi:

34 La necessarietà di tale sviluppo delle contraddizioni capitalistiche è sottolineata in «Bemerkungen zur Werttheorie» e piú in dettaglio nella deduzione delia forma denaro: «Was hier in Beziehung auf die Ware gesagt wurde, gilt fúr alie Kategorien der Waren­wirtschaft, insbesondere fúr Kapital und Geld...». La rappresentazione delia Forma âíT valore semplice «conduce al denaro»: «...diese Darlegung hat die entscheidende syste-matische Aufgabe, das Geld ais notwendig im Wesen der Warenwirtschaft begrúndet zu erweisen» (1928, 199; cfr. anche 1923, 19s.).

Friedrich Pollock e i primi anni delllnstitut fiir Sozialforschung 57 ...i lavori priyati vengono continuamente ridotti alia loro rnisura sociJrnente^ropprzionale, (e) ciò ayyiene perche nei rapporti di scambio dei loro prodotti, casuali e sempre oscillanti, trionf ã còrila forza,'in quanto leggenaturale regolatrice, il tempo di lavoro sociaF mentej__ej£j_sario per la loro produzione (Marx 1975 I, 91).

La leggejlel valore è per Pollock la forma capitalistica delia legge deli[equilíbrio económico, che regola iljricambio orgânico tra società e natura e che impone ad ogni società di impiegare il tempo di lavoro complessivo e le risorse in genere disponibili, in modo proporzionale al bisogno sociale dato: la si potrebbe anche definire la «legge delia distri-buzione proporzionale, fra i vari settori produttivi, dei tempo di lavoro complessivo». Pollock sottolinea che tale necessita universale può espri-mersi nel capitalismo solo attraverso il valore, merci e mercato e che solo in tal modo il capitalismo può autoconservarsi:

Das Wertgesetz ist die Art und Weise, wie sich eine Art gesell-schaftlichen Gesamtplans (oder die richtigen Proportionen oder das gesellschaftliche Gleichgewicht) in der planlosen Wirtschaft post festum durchsetzt. Díeses Durchsetzen erfolgt in liberalem Kapita-lismus mittels der Marktgesetze (M.H.A. XXIV.6.1.).

Ancor piu eloquente è il seguente passo: Time and again he [K.Marx] said that value means nothing but a passing way, an historie habit («Manier») to exprejs that a thing is a social grpduçt, that the work spent for its production is a part of the total work of society notwithstanding that it was produced by private producers {ibid.).

A questo punto le implicazioni dei nesso «valore-equilibrio» ap-paiono esplicitate attraverso la loro riconduzione alia necessita naturale dXdistribuireil,tempo di lavoro e, conseguentemente, le risorse disponi­bili, in un qualsiasi sistema económico, in modo da garantire il migliore coordinamento di produzione e consumo, cioè l'uso piurazionale possi-bilêdelle forze produttiye per la copertura dei fabbisogno complessivo. Aila necessita di cakolare una equflibrata ripartizipne dei tempo di lavoro, non possono sottrargijié il n i i ^ g . Robmson sulla sua isola, né una futura società socialista, come indicano due passi di Das Kapital cui Pollock fa riferimento esplicitamente:

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58 Pianificazione e teoria critica [Robinson] ha...bisogni di vario genere da soddisfare, e quindi deve compiere lavori utili di vario genere... Nonostante la differenza fra le sue funzioni produttive egli sa che esse sono soltanto differenti forme di operosità dello stesso Robinson, e dunque modi differenti di lavoro umano. Próprio lã necessita lo costringe a distribuire esattamente il próprio tempo fra le sue differenti funzioni... Tutte le relazioni fra Robinson e le cose che costituiscono la sua ricchezza ch'egli stesso si è creata sono qui tanto semplici e trasparenti... Eppure vi sono contenute tutte le determinazipruLessenzialLdel valore (Marx 1975 I, 93).

Robinson, ass_egnandj^QE alie diyerse atti­vità necessarie alia própria riproduzione, «cqmincia, da buon inglese, a tenere la contabilità di se stesso» {ibid.); egli compie, a livello indivi-duale e coscientemente, quello che avviene, a livello di soggettq^collet-tivo, cioè sociale, nel capitalismo attraverso il mercato ed, in un'ipote-tica società socialista, attraverso un^piano:

Dopo che si è eliminato il modo di produzione capitalistico, conser-/ vando però la produzione_soçiale, la determinazÍQne_dJ valore con-

' ^ I tinua a dominare, nel senso che la regolazione dei tempajilavoro e j la distribuzione dei.lavoro.joçiale tra i diversi gruppi di produzione, ! ed infine la contabilità a ciò relativa, diventano piú importanti che

mai (ivi III, 1143)7 " '

A commento di quest'ultimo passo e conclusione dell'argomenta-zione svolta sin qui sono da citare due efficaci battute da A discussion on the theory of value:

A. : Doyoumean that accordingjoMarx thelawjj£y_alii£.is just the way in which the relations of the social division of labor appear in capitalism and that these mterrelãfíõns exist in other soaetièTãlso, but appear úij fferjçjiJLway? B. : That is exaçtlj;j_vJat..M5rjLâays. Look e.g. into Capital!, chapter 12,...or when he says (C. III, end of the 49th chapt.) that after capitalistic production has been disposed of the functions formerly performed by the law of value, namely the regulation of labor time, the distribution ofjhe labor supply of society among the various groups of production, finally the accounting become (sic) more essential than ever (M.H.A. XXIV.6.1.).

Friedrich Pollock e i primi anni delllnstitut fur Sozialforschung 59

Le imj)licazipni di questa teoria dei valore apparjiannQ.cMaraniente nei capitoli successivi. E comunque da rilevare come la visione polloc-kiana dei capitalismo risenta di un'interpretazione kantianeggiante dei marxismo, attraverso Petry e Siegfried Marck, la cui concezione Funzio-nalisticã delia società viene rafforzata dagli insegnamenti di Carl Grún­berg. In questa lettura dei marxismo, le costruzioni dialettiche hegeliane non hanno un ruolo di rilievo, al contrario che nella teoria di Lukacs. Questo tratto si ritroyerà ancb£.in - Max Horkheimer, anch'egli forma-tosi prevalentemente in un «milieu» tÊorico-kantiano (si pensi alia pre­coce lettura di Schopenhauer e di Kant stesso, ai contatti con Husserl ed ai suoi studi compiuti presso il kantiano Hans Cornélius).

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Capitolo secondo Valore e crisi

Valore e «crollo»: la teoria di Henryk Grosmann Aila fine degli anni venti 1'IfS promosse la pubblicazione di due

scritti di teoria económica, dedicati al problema dei «crollo» dei capitali­smo: Der Imperialismus di Fritz Sternberg e Das AkkumukHons- und Zusammenbruchsgesetz des kapitalistischen Systems di Henryk GroíSmann, assiême a Pollock assistente di Grúnberg aUTfS1. La temática marxista dei «crollo» dei capitalsimo risale alTépoca dei «Reyisionismusstreit» e fu tenuta a battesimo da una serie di articoli di Cunow, intitolati — in polemica con Bernstein — Zur Zusamjwnbruçhstheorie. Sempre in pole­mica con i «revisionisti» (o «neoarmoniçisti»), il tema fu riproposto nel 1912 da RosaLuxemburg in Die Akkumvdation des Kapitals. Ein Beitrag zur ôkonomischen Érklàrung des Imperialismus: 1'intento politico delia Luxemburg era rivalutare 1'aspetto rivoluzionario dei marxismo e soste-

1 GroíSmann nacque a Cracóvia nel 1881. Di famiglia assai benestante, «appartenente alia grande borghesia ebraica delia Galizia» (Grofimann 1929, 1), studio presso l'univer-sità di Cracóvia e poi di Vienna ove termino i suoi studi con la laurea in legge.

Su incoraggiamento di Carl Grimberg (suo insegnate di storia económica) intraprese ricerche sulla politica económica austríaca in Galizia, che egli pubblicò nel 1914. Nel 1927 il testo gli valse 1'abilitazione a Francoforte, dove si era trasferito due anni prima, come assistente di Carl Grimberg alTIfS. Dopo il '33 rimase alcuni anni in Europa e solo nel 1937 raggiunse a New York la cerchia di Horkheimer, delia quale non fece mai realmente parte. Isolato in seno alTistituto e nell'ambiente degli emigrati, in precarie condizioni di salute, gli anni americani delTesilio furono per lui particolarmente amari. Nel 1949 accettò la chiamata alTuniversità di Lipsia, ove mori il 24 novembre delTanno seguente.

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62 Pianificazione e teoria critica

neva questo tentativo con una accurata analisi teórica che ricevette, tuttavia, critiche molto _pesanti2. La problemática delia coppia concet-tuale «crollo-rivoluzione» rimase comunque legata alia sua opera, e sia Grqfjmann che Sternberg si rifeçero immediatamente ad essa; quest'ul-timo di fatto non ando oltre una rielaborazione delia teoria luxembur-ghiana, accentuandone gli elementi «catastrofisti». Ben altro interesse riveste lo scritto di GroíSmanriy per lo spessore teórico delia sua lettura di Marx ed anche per i suoi rapporti con Friedrich Pollock, che, segnati da divergenze politiche e teoriche. diverranno sempre piújdjffiçili col passare degli anni. Nel tentativo di dimostrare «resistenza di un limite económico asspjuto» alio sviluppo dei capitalismo, GroíSmann vede il «mérito storico» di Rosa Luxemburg (Grosmann 1929, 37), ma ne individua contemporaneamente 1'errore di. fondo nel suo uso degli «schemi di_ riproduzione» dei II libro di Das Kapital, che la_ porta' a sppstare il probieinAdeXcjrollo, dalla sfera delia produzione a quella delia circolazione:

La necessita dei tramonto dei capitalismo nonJeíJXÊiebbe allora à&]le leggi immçm dal fatto ad essa trascendente dei venire meno di terre non capitalistiche {ibid.; cors. mio).

Pubblicato nel 1929 (come primo volume delia collana dellTfS), alio scoppiare delia «Grande crisi», Das Akkumulations- und Zusammen-bruchgesetz... chiuse di fatto il dibattito sul crollo3, aprendo contempora­neamente un approccio interpretativo aT~pe~nsiero marxiano epistemolo-

2 Queila piu nota è la critica di Bucharin, che mise in luce la mancata^differenziazione tra riproduzione semplice ed allargata nelFesposizione delia Luxemburg (cfr. Rosdolsky 1971, 566). Significativo anche quanto scrisse Lejoin nel '13 alia redazione dei periódico parigino in lingua russa Sozialdemokrat: «Ho letto il nuovo libro di Rosa...Ne dice di grosse! Ha storpiato Marx. Sono molto lieto che tanto Pannekoek quanto Eckstein e O. Bauer 1'abbiano unanimemente biasimato...» (cit. in ivi, 551).

5 «A ragione Paul Mattick ha sottolineato...la data di pubblicazione delTopera fonda-mentale di GroI5mann...cadendo alio scoppiare delTultima crisi prodotta dalla fase concorrenziale dei capitalismo, essa segna la chiusura di tutto un ciclo di dibatti-ti...Questa chiusura coincide con il piú alto livello di riappropriazione critica delia 'ortodossia' marxiana sul piano delTanalisi económica che il marxismo occidentale cono-sca» (Marramao 1973, 14 e 25).

Valore e crisi 63 gicamente accorto. II «mérito storico» di GroíSmann è infatti quello di aver posto seriamente il problema dei método delia critica deli'economia politica e di avere affrontato la riçqstruzipne delia crisi da tale punto di vista4, tentando di risolvere la delicata questione dello status epistemo-íojgiço degli schemi di riproduzione, attraverso i quali veniva tradizio-nalmente affrontata la temática delia crisi. Nell'«introduzione» GroíS­mann indica i due risultati delia sua ricerca:

...in primo luogo viene per la prima volta ricpstruito.il.método.che sta_aJUa_bãsejdeLCapitah di Marx e sej:ondariarflente...la teoria dei çXflllo (viene) riçavata coerentemente dalla concezione marxiana delPeconomia, delia quale rappresenta la colonna portante (GroíS­mann 1929, 13).

II problema dei método delia critica delTeconomia politica apre anche il saggio che GroíSmann pubblicò sul primo numero delia ZfS, Die Wert-Preis- Transformation bei Marx und das Krisenproblem, che sintetizza esemplarmente il nesso tra teoria, dei valore, teoria delia crisi e la distin-zione marxiana essenza-fenomeSQ, che nefonda il concetto di «scienza». Se la scienza è ricerca delia connessione. tra i fenomeni:

..die Schwierigkeit dieser Auf gabe liegt darin, dafi die Phinomene nicht unmittelbar mit dem Wesen zusammenfallen. Die Erfor-schung dej. Wesejis bildet die Voraussetzung fiir die Erkenntnis der Erscheinungswelt (GroíSmann 1932, 55).

Se dunque «GroíSmann aveva perfeitamente coito il npcciolo dell'es-senzialismo che sta alia base delia Darstellungsweise marxiana» (Mar­ramao 1973, 17), tale problema era ben presente anche a Pollock ed è perciò tanto piú interessante confrontare le conclusioni cui essi perven-nero. Per GroíSmann la distinzione essenza-fenomeno fonda il método di Marx che egli denomina «Ann erjçu s erfahren»; esso consiste nel «riconoscere 1'oggetto nel suo núcleo strutturale» attraverso una serie di

4 Per questa tesi, oltre a Marramao 1973, cfr.íja 2lÍ28_L H2s. . Al problema dei método è dedicato un altro scritto di Grofámann, Die Anderung des ursprãnglichen Aufbauplans des marxschen «Kapital» und ihre Ursachen, che apre una direzione di ricerca approfondita, quaranta anni dopo, da Roman Rosdolsky.

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presupposti semplificanti (GroíSmann 1929, 14). È questa la mossa teó­rica decisiva cli GroíSmann: in Das Kapital sarebbero reperibili due livelli di analisi, nel jprimo dei guali (il «capitale in generale») sono esposte quelle leggi che costituiscono l'essenza dei capitalismo. A questo ne «deve seguire un secondo, definitivo», in cui gli elementi concreti, da cui si è fatto_.as,trgzione, vengono reintegrati, cosicché 1'analisi si awi -cina «al mondo complesso dei fenomeni e si porta in accordo con esso» {ibid.), compiendo la marxiana «risalita dali'astratto al concreto». L'ana-lisi dei «capitaleln jaerale» si svolge al livello delTessenza, i cui mpyi-menti si traducono, a livello fenomemco, nella concorrenza fra i capitali. In questa sfera (trattata nel IJl libro di Das Kapital) non si ha a che fare con i valori ma con i prezzi, non con il plusvaloxe ma col profitto. GroíSmann sottolinea piú volte (cfr. anche GroíSmann 1932, 55ss.) come le «sproporzioni» ed il loro riequilibrio siano fenomeni appartenenti a questasfera, alia cirçglazipne. Gli schemi marxiani non rientrano, però, in questo Hvello d'indagine. Essi si basanp sul presupposto semplificante che le merci vengano vendute al loro valore, cosa che nella realtà, non avviene mai. GroíSmann li definisce «Wertschemata» e ne afferma 14-napplicabilità al problema delle sproporzipni (ivi, 71). Queste possono essere 1'origine accidentale di una crisi, il fattore scatenante, ma nonja loro vera, essenziale radice:

Marx...si interessa a quelle crisi che scaturiscono necessariamente dalla natura dei capitale in sé, dalPessere delia produzione capitali-stica, crisi che gli sono proprie in quanto capitale (GroíSmann 1929, 103).

Poiché nell'analisi del_«capitale in generale», come pure negli «sche­mi», Marx astrae dalla differenza valore-prezzo, GroíSmann pone sullo stesso llyello la legge dei valore, quella dell'accumulazione capitalistica e gli schemi di riproduzione (ivi, 14 e 99ss.). La contraddizione fonda-mentale, lo «specifico capitalistico», che ne segna irreversibilmente il destino è la sua duplicità, già rintracciabile nella forma-mercê e che permea Pintero processo di produzione (e riproduzione):

...esso è contemporaneamente un processo di lavoro per la crea-zione di prodotti ed un processo di valorizzazione (ivi, 16).

Valore e crisi 65

In quanto avviene sulla base delia legge dei valore e di una crescente composizione orgânica dei capitale, secondo GroíSmann 1'accumulazione capitalistica non può continuare indefinitamente; di ciò avrebbe già fornito la prova Marx nella «legge delia caduta tendenziale dei saggio di profitto», in cui GroíSmann vede riunite teoria delia crisi e «legge dei crollo», in quanto espressione delia «legge generale delTaccumulazione capitalistica» (come emerge già nel titolo dei suo libro, legge dei crollo e dell'accumulazione sono due facce delia stessa medaglia) esposta da Marx nel XXIII cap. dei libro I di Das Kapital; questa si traduce in una produzione progressiva di una sovrappopolazione relativa ovvero deU'«esercito industriale di riserya»:

Questa è la legge assojuta, generale dell'acçumulazione capitalisti­ca...questa determina un'accumulazione di miséria proporzionata aU'accumulaziojie di capitale (Marx 1975 I, 793).

Ulteriore risultato dei processo di accumulazione dei capitale è che la medesima forza-lavoro è in grado di far funzionare progressivamente una sempre piú grande massa di mezzi di produzione, e di valorizzare una crescente quantità di merci. Nonostante che 1'aumento delia pro-duttività faceia diminuire il tempo di lavoro necessário (creazione dei plusyalorerelativo) il plusvalore aggiunto dalla forza-lavoro a ciascuna unità delia mercê non può crescerem propor zioneal capitale costante, e ciò determina la costante diminuizione dei saggio di profitto:

Due lavoratori i quali lavorassero dodici ore al giorno non potreb-bero produrre la stessa massa di plusvalore di ventiquattro lavora­tori i quali lavorassero solo due ore giornaliere, anche nel caso che...non dovessero produrre assolutamente nulla per se stessi. Sotto questo rispetto, la possibilita di compensare la diminuzione dei numero degli operai aumentando il grado di sfruttamento dei lavoro ha dei limiti insuperabili; la caduta dei saggio di profitto può essere ostacolata ma non eliminata (Marx 1975 III, 347s.).

Cosi, basandosi sulla teoria marxiana ed adottandone gli schemi di riproduzione a scopo esemplificativo — come egli stesso tenne a preci-sare (cfr. Pozzoli 1974, 208ss.) — GroíSmann può concludere che la fine

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dei capitalismo risulta «come ovvia necessita dalTessenza deH'accumula-zione sulla base delia legge dei valore...poiché è già inclusa a priori nel concetto di accumulazione, in quanto si svolge sulla base di una cre­scente composizione orgânica dei capitale» (GroíSmann 1929, 178).

GroíSmann sa bene che la legge d&XY&çcumihzàQne si esprime in realtà come «tendenza storica», ovvero che essa viene modificata nella sua realizzazione da tutta una serie di fattori contrari ed infatti, coeren­temente con la própria impostazione la espone in due separati momenti: la «legge come tale», nella sua purezza di «essenza», e le «tendenze contrarie edistorçenti», che ne alterano, in superfície, il carattere. Tuttavia va detto che il crollo si presenta qui come un giudizio analítico, con la cogenza di una necessita lógica. Per quanto GroíSmann tenga conto dei fattori che operano in senso contrario alia legge, e che espone dettagliatamente al livello «fenomenico» delia sua trattazione, la sua cqntrappqsizigne di essenza e fenómeno risulta alquanto meccanica, priva di ogni mediazione.. dialettica. E 1'ejsenza che determina unidire-zionalmente lo sviluppo dei capitalismo, come una sorta di motore im-mobile. GroíSmann esclude implicitamente che le leggi capitalistiche siano oggetto cUjana dinâmica Stork* e possano eyolverj&i; su di questo «nocciolo duro», sempre idêntico a se stesso, di «GesetzmàíSigkeiten», si sovrappõngqnq i fenorneni. Non c'è dubbio che a GroíSmann riesca a collegare efficacemente spunti teorici con 1'osservazione empirica, come quando illustra la debolezza delT economia americana mediante la pró­pria teoria e ne prevede quella crisi che, di 11 a pochissimi mesi, di fatto si verificherà. Tuttavia gli sono state fatte molte altre critiche, che qui non è rilevante analizzare (cfr. Moszkowska 1952). Prima di ritornare un'ultima volta sul problema degli «schemi» è necessário soffermarsi brevemente a ricordare gli ulteriori momenti di crisi dei capitalismo rinvenibili nella teoria marxiana.

Elementi per una teoria delia crisi in Marx

Qui di seguito mi propongo solamente di individuare momenti di crisi nella trattazione delle forme di sviluppo dei modo di produzione

Valore e crisi 67

capitalistico fomita da Marx, e non di ricostruirne la teoria delia crisi5. NelPesposizione dello sviluppo dialettico delia forma mercê, sa-

rebbe vano ricercare un fattore, od un gruppo di cause, alie quali far risalire immediatamente le crisi. Piuttosto mi pare che Marx individui contraddizioni e le forme dei loro movimento (cfr. Cerutti 1981, 170ss.) finché tale dinâmica non sfocia in una crisi, che ne rivela a livello fenomenico 1'essenza contraddittoria. La storia dei dibattiti marxisti sul crollo e sulla crisi può anche essere letta come storia dei fraintendimenti delia distinzione «essenza-fenpmeno», delle unilateralizzazioni cui essa ha condotto e delia ipostatizzazione a cause di momenti di possibilita delia crisi, col loro conseguente isolamento dal complesso delTedifício teórico marxiano. Se le crisi economiche sono invece concepite come «la concentrazione violenta di tutte le contraddizioni delT economia bor-ghese» (Marx 1971 II, 560) i singoli elementi sono da ricercarsi ad ogni livello dei processo complessivo"drprõdúzione e riproduzione. La possi­bilita formale delia crisi è data già a jjartire dalla contraddizione foníâT mentale delia forma mercê, valore d'uso e di scambio, da cui sorge poi la forma denaro:

Si può dire dunqueda crisi nella sua prima forma è la metamorfosi delia mercê stessa, la separazione tra acquistoe. vendita...Ma ciò che f a sl che questa possibilita delia crisi diventi crisi, non è conte-nuto in questa forma (ivi, 559).

Nella produzione mercantile semplice non si danno motivi per la rottura nel flusso di acquisti e vendite: nella produzione capitalistica sviluppata le crisi si presentano, invece, nella forma tipica delia sovrapro-duzipne, in una massa di merci che non trovano acquirenti. L'altra faceia delia stessa medaglia è il sottoconsumo. Infatti «il limite delia produzione è il profitto dei capitalisti» (ivi, 582) e non il fabbisogno reale, e la produzione si arresta quando ij valore delle merci non può essere realiz-zatp per l'«insolvenza» dei mercato. II carattere antagonistico delTaccu-

5 Questo vorrebbbe dire prima di tutto affrontare i problemi epistemologia alia base delTopera marxiana e, di fatto, riesporne una gran parte.

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mulazione capitalistica restringe fortemente il mercato: la necessita di estrarre quantità Crescenti di pluslavoro, ne impedisce, a lungo andare, la valorizzazione:

Da un lato 1'incondizionato sviluppo delle forze produttive, e quindi la produzione in massa sulla base delia massa di produttori rinchiusi nel cerchio dei mezzi di sussistenza necessari, e dali'altro il limite dato dal profitto dei capitalisti: su queste basi si sviluppa la moderna sovraproduzione {ibid.).

Torna a farsi valere 1'opposizione: tra valore di scambio e valore d'uso, sfociando nel sottoconsumo, che Marx definisce «if motivo ul­timo» (der letzte Grund) delle crisi (Marx 1975 III, 667). In effetti il sottoconsumo è un tratto permanente dei modo di produzione capitali-stico, un momento di crisi sempre presente ed ineliminabile. Esso tende anzi a rafforzarsi:

il consumo...a priori è Iimitato, poiché la maggior parte delia popo-lazione, la popolazione operaia, non può aUargare il suo consumo che in limiti moitaristretti, e d'altra parte, nella stessajnis.ura.in cui si sviluppa il capitalismo, la domanda di lavoro diminuisce relativa­mente, sebbene cresc^ass^utamente (Marx 1971 II, 543).

Anzi come visto sopra la legje deli' accumulazione implica la polariz-zazione di ricchezza e povertà; a fronte di una massa crescente di mezzi di produzione, concentrati in poche mani, sta un'enorme massa di J>role-tari ed un enorme esercito industriale di riserva. Parallelamente l'au-mento delia composiziõhe orgânica dei capitale fa scendere il saggio di profitto: anche in Marx questi due processi si ritrovano strettamente coUegati, piu in una teoria__della_crisi che in una teoria dei crollo. Nel testo di Marx si rinviene un ulteriore elemento di crisi, la cosiddetta «anarchia» delia produzione capitalistica (Marx 1975 I, 585) e delia «divisione sociale delTavoro» (ivi, 436) che determinano un procedere «squilibrato» delT accumulazione:

Poiché la produzione capitalistica non può lasciar libero corso a se stessa che in certe sfere, in date condizioni, in generale non sarebbe possibile una produzione capitalistica, se essa si dovesse sviluppare

Valore e crisi 69 contemporaneamente ed uniformemente in tutte le sfere (Marx 1971 II, 587).

Vi sono settori economici in cui, per una molteplicità di cause, il saggio di profitto è superiore (od inferiore) a quello médio; ve ne sono altri in cui vi è eccessó di offerta (o di domanda) ed il capitalismo vive di queste sproporzioni che si riequilibrano continuamente ed accidental-mente, spesso anche mediante crisi (distruzioni di capitali ecc) . II pro­cesso produttivo deve svolgersi in modo che sia valori d'uso che di scambio vengano prodotti nei giusti rapporti: ovvero le esigenze mate-riali, tecniche, delia produzione, devono armonizzarsi con quelle delia valorizzazione dei capitale. Secondo Rosdolsky 1'opposizione di valore d'uso e valore di scambio consente di intendere il significato degli «schemi di riproduzione» marxiani. In essi non è considerato piú il «processo di produzione e circolazione dei capitale singolo» (Rosdolsky 1971, 523), in cui ai fini delT analisi è indifferente cosa sia prodotto, bensl «il capitale sociale complessivo ed il suo prodotto in valore...qui la creazione di valore e plusvalore è già, per ragioni tecnologiche, legata al ricambio orgânico materiale delia società» {ibid.):

Questa reciproca dipendenza fra «sostituzione di valore» e «sostitu-zione di matéria» su scala sociale trova chiara espressione negli schemi di riproduzione; ma questi possono mostraria solo a patto che si separino nettamente Puna dalTaltra le due sezioni e se ne limitino i rapporti reciproci al puro scambio di equivalenti in valore (Rosdolsky 1971, 525).

Gli schemi di riproduzione e la teoria delia crisi

Gli schemi sono dunque una rappresentazione fortemente semplifi-çata del^rõcesso di produzione complessivo, miranti ad indicare un motivo di pertufbazione dei processo stesso, ed hanno principalmente valore eiitjstico. Tuttavia il loro carattere di rappresentazione comples-siva ha indotto imaggiori teorici marxisti a partire da Bauer, Hilfer-ding, Rosa Luxemburg per finire._con Grofimann a farne un uso incom-patibile çqnja loro natura: in effetti anche GroíSmann, nonostantè lâ sua

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accortezza epistemológica, forse con P intento di fornire una critica immanente alPuso «neoarmonicista» fattone da Ot to Bauer, si serve comunque degli «schemi» come strumento príncipe nella sua argomenta-zione, provando di essere in fondo d'accordo con la loro tradizionale applicazione. Attribuendo loro nientemeno che il carattere di «fonda-zione matemática delia legge dei crollo», mostra di ritenere che in essi sia leggibile la legge delPaccumulazione nella sua forma pura. Oggetto di un lunghissimo dibattito, gli «schemi» sono stati sganciati dalla conside-razione dei posto da essi occupato nelPanalisi marxiana, ricombinati e «fatti reagire» con i piú diversi approcci alia teoria delia crisi, per trarne di volta in volta conseguenze «crolliste» o «neoarmoniciste», a loro volta a sostegno di conclusioni politiche «riformiste» o «rivoluzionarie» (de­stino condiviso, dei resto, da altri momenti delia teoria di Marx).

L'interpretazione di Tugan-Baranowsky e Rudolf Hilferding Fu per opera dei «marxista legale» Tugan-Baranowsky (ovvero dei

suo Studien zur Theorie und Geschichte der Handelskrisen in England, uscito nel 1901) che il dibattito sugli «schemi» fu esportato dalla Rússia alia Germânia ove occupò un posto di rilievo nelle controversie in seno alia SPD. Fu Tugan-Baranowsky a collegare Pinterpretazione degli «schemi» alia teoria della^risi, sostenendo che queste derivano esclusi-vamente dalla «difficoltà di distribuire proporzionalmente fra i diversi settori produttivi il capitale 'bramoso di una vantaggiosa allocazione'» (Ritter 1981, 138; cfr. Tugan 1901, 656).

E paradossale che la tesi di Tugan abbia avuto un ruolo determi­nante per il marxismo delia «Seconda Internazionale», mentre al suo apparire fu oggetto di critiche aspre ed unanimi. Queste si appuntarono, però, sullo sganciamento fra produzione e consumo da lui operato, e non invece sulla sua interpretazione degli schemi marxiani. Esemplare è a tal propósito la posizione di Rudolf Hilferding che, rimproverando a Tugan di concepire una produzione «che non ha nient'altro in vista che la produzione», elude il problema dei significato degli «schemi» e li inter­preta come la prova che:

Valore e crisi 71 ... in der kapitalistischen Produktion sowohl_B£produktion auf einfacher ais auf erwjdtexter_St«fe»leiter ungestõrt vor sich gehen kann, wenn nur diese Proportionen erhálten bleiben (Hilferding 1910, 333)".

Sweezy osserva che la grande autorità. teórica di Hilferding, risa-lente alia sua polemica con Bõhm-Bawerk sulla «contraddizione» fra il I e III libro di Das Kapital (cfr. Cacciari 1976, l lss . ) , sanzionò P«ortodos-sia» di tale interpretazione degli schemi e delia teoria delle sproporzioni, una volta da lui inserite in Das Finanzkapital. Teoricamente rilevante è che Hilferding accettò anche lo sganciamento di teoria delia crisi e teoria dei valore, che le tesi di Tugan rendpno possibile (cfr. Pietranera 1972 e Ebbinghausen 1974), in linea con la ben nata^jyalutazione operatane da Eduard Bernstein. Certamente HUfexdinginclude la ca­duta dei saggio di profitto tra le cause di crisi. Tuttavia la considera totalmente subordinata al movimento dei vari capitali tra le diverse sfere produttive, movimento teso ad ottenere il massimo saggio di pro­fitto e c h e determina le continue sproporzioni nel sistema. Comunque nel 1910 Hilferding non portava sino in fondo gli elementi «armonici-sti» presenti nella sua teoria. L'avvento dei «capitale finànziario» non viene giudicato realmente in grado di modificare la tendenza alia crisi dei capitalismo. L'unica modificazione di rilievo indicata qui nel de-corso delle crisi è la possibilita che hanno i cartelli di «rovesciare il peso delle. crisi sulle industrie indipendenti» (Hilferding 1910, 387) aocele-rando cosi il processo di concentrazione e centralizzazione: ed anche nelPipotesi che la crescente «organizzazione» in giganteschi monopoli dell'ecõnomia rendesse possibile prevedere efficacemente le crisi «le conseguenze sociali, vale a dire, disoccupazione e caduta dei salari ri-marrebbero naturalmente le stesse» (ibid.). In conclusione, Porganizza-zione parziale dei capitalismo è ben lungi da attenuarne il carattere antagonistico, tesi cui Lenin e Bucharin rimarranno fedeli, e che è invece lontana dalle posizioni dello stesso Hilferding alia meta degli anni venti.

6 Hilferding condivide in realtà la teoria di Tugan-Baranowsky. Si può ricordare al propósito la battuta di Hilferding, per cui sarebe una fortuna che quasi nessuno conosce il II libro di Das Kapital, perche vi si potrebbe trovare la prova delTeternità dei capitalismo.

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«Cartello generale» e «Capitalismo organizzato»

Tuttavia in Das Finanzkapital è già presente una tesi decisiva, su cui poi si baserà la teoria dei «capitalismo organizzato». Nelle stesse pagine in cui Hilferding nega la capacita reale dei capitalismo di attenuare_le crisi, ne ammette però la capacita potenziale, ipotizzando un «cartello "gelíerale (Generallkartell) che sia in grado di controllare 1'intera eco­nomia e di evitare le crisi possedendo conoscenza e controllo totali dei sistema económico, ipofesi dei resto già esplicitamente formulata da Tugan-Baranowsky. Tale ipotesi viene però relegata al ruolo di pura astrazione económica, in quanto fattori sociali e politici ne impedireb-bero 1'effettiva realizzazione. E comunque evidente che, a partlre da una mutata valutazione delle circostanze sociopolitiche, come a fronte di una crescente organizzazione deU'economia, questa tesi possa venire «tirata fuori dal cassetto» ed attualizzata.

Sebbene questa operazione sia andata a compimento negli anni delia «american prosperity», già nel 1915 Hilferding aveva coniato la cate­goria «capitalismo organizzato», e 1'aveva sviluppata nel '24, nelPedito-riale dei primo numero di Die Gesellschaft, anche se per la sua defini-zione compiuta, che coincide con la canonizzazione a dottrina ufficiale delia SPD, ci si rifa al congresso di Kiel dei 1927. Essa dunque sembra frutto delle riflessioni di Hilferding sulla capacita organizzativa dei cosiddetto «Krlègssozialismus», maturato poi alia luce delTondata di cartellizzazioni e fusioni avvenuta nei primissimi anni venti (cfr. Winkler 1974, 9ss.):

II capitale finanziario — cioè il controllo da parte di un piccolo numero di grandi banche deU'industria organizzata monopolistica­mente — tende ad attenuare 1'anarchia delia produzione e contiene i germi delpassaggio da un ordine anarco-capitalista ad unojjrganiz-zato capitalistico. L'enorme rafforzamento dei potere statale, pro-vocato dal capitale finanziario e dalla sua politica, porta nella stessa direzione (Hilferding 1915, cit. in Rusconi 1977, 179).

A Kiel Hilferding definirá il capitalismo organizzato come «la sosti-tuzione di principio dei principio capitalistico delia libera concorrenza con il principio socialista delia produzione pianificata» (Rusconi 1977,

Valore e crisi 73

217). Va ossservato come per Hilferding «organizzazione» fosse un principio di per sé socialista, idea sottesa anche ali'interpretazione leni-niana dei cosiddetto «Kriegssozialismus» (cfr. p. 99), il che lo induceva a interpretare la fase di riorganizzazione dei capitalismo come un crescere dei socialismo al suo interno, come il maturare delle condizioni ogget-tive per un passaggio al núovo modo di produzione. Riguardo alie crisi economiche questo sviluppo implicava non la progressiva crisi dei capi­talismo, bensí la sua stabilizzazione, che si ripercuoteva beneficamente anche sulla classe lavoratrice, con diminuzione delia disoccupazione e attenuazioni degli effetti delle crisi attraverso sussidii, assicurazioni. Queste tesi di Hilferding non mirano ad una teoria delia crisi, quanto a interpretare le linee generali delia politica deli'SPD nella seconda meta degli anni venti. La «consapevole regolazione» delTeconomia avviene ancora sulla base delia proprietà privata dei mezzi di produzione ed a vantaggio di pochi. Hilferding reperisce Pukima, decisiva contraddi­zione dei capitalismo nella fase monopolistica nello iato tra P altíssimo grado di «socializzazione» dei mezzi di produzione e la loro gestione «privata»:

La consapevole regolamentazione delPeconomia, oggi gestita da pochi ai fini dei loro potere, deve diventare regolamentazione da parte delia massa dei produttori (Hilferding 1924, 3, cit. in Rusconi 1977, 188).

Questo passo, che potrebbe sottendere molteplici modalità di con­trollo delTeconomia da parte delia classe lavoratrice, pone, in realtà, il problema delia «democrazia económica», che Hilferding formula in ter­mini di gestione da parte dello stato, ovvero dei governo delia Germânia di Weimar, in quanto stato democrático, a nome delPintera società:

questa economia pianificata, guidata in modo cosciente, è sotto-posta in misura molto piú alta alia possibilita di intervento cosciente delia società; questo non significa altro che Pintervento tramite 1'unica organizzazione delia società cosciente e munita di potere costrittivo, Pintervento dello Stato...Questo vuol dire che alia no-stra generazionee posto il problema di trasformare con Paiuto delia cosciente regolamentazione sociale, 1'economia organizzata e gui­data dai capítalisti in un'economia guidata dallo Stato democrático. (Hilferding 1927, 168, cit. in ivi, 217s.).

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GroíSmann e Hilferding possono rappresentare idealtipicamente le due prevalenti posizioni_nel marxismo secondinternazionalista7 riguardo al problema delia crisi e dei crollo e dei loro nesso con la teoria dei valore. Mentre Hilferding rifiutava come «poco razionale» 1'idea di crollo, GroíSmann ne attaccava la spiegazione delle crisi e l'idea di «cariello_generale» (cfr. GroíSmann 1929, 603ss.) con tutte le sue impli-cazioni «armoniciste». Ma inoltre essi sono stati — per ovvi motivi — i principali punt i di riferimento delia teoria di Pollock, alia luce dei quali è meglio. inquadrabile la sua teoria. II quadro di riferimento sarebbe però incompleto se non si accennasse ad approcci teorici esterni al tradizionale dibattito marxista, che Pollock aveva molto ben presenti.

Le contemporanee interpretazioni àella crisi non marxiste

Neil'âmbito accademicamente chiuso ed internazionalmente isolato delia «Nationalõkonomie»8 P«Institut fúr Konjunkturforschung», sorto sotto la direzione di Ernst Wagemann alia meta degli anni venti, rappre-sentava un elemento innovatore e di apertura verso Pattività svolta alPestero, ove già alPinizio dei secolo il «ciclo económico» era intensa­mente studiato. In Germânia i pionieri in questo campo furono Arthur Spiethoff, autore delParticolo «Krisen» (pubblicato nel 1925 nello Handwòrterbuch der Staatswissenschaften), e Joseph Schumpeter chia-mato alPuniversità di Bonn su iniziativa di Spjelhoff, Già nel 1912 Schumpeter aveva pubblicato la Theorie der wirtschaftlichen Entwick­lung, in cui esponeva una teoria dei ciclo económico, ma Popera acquistò notorietà solo a partire dalPedizione dei '26. II limite dei due saggi è

7 Sul problema delia teoria delia crisi, nel 1927 Alfred Braunthal vedeva i teorici socialisti dividersi in due fazioni: «..die Vertreter einer Zusammenbruchstheorie einer-seits..., zum anderen die Anhãnger jener Theorie, die die fortschreitende Konzentra-tion und Zentralisation des Kapitals und der Klassen...zu ihrem Ausgangspunkt machte» (Ritter 1981, 24).

8 Krohn rileva, a prova di ciò, la scarsissima frequenza di recensioni o dibattiti su pubblicazioni scientifiche straniere nelle ri viste tedesche di economia (Krohn 1981, 219) e cita inoltre il giudizio di Schumpeter sullo stato di crónica crisi delia «Nationalõ­konomie» tedesca.

Valore e crisi 15 nella riconduzione delia dinâmica ciclica dei capitalismo ad elementi «esogeni», esterni al sistema (per Mattick, ad esempio, Schumpeter avrebbe formulato una «Heldentheorie der Konjunkturforschung», solo balata sulla capacita dei singoli imprenditori)9.

Di origine austríaca come Schumpeter, ed a lui legato dalla comune collaborazione nelle commissioni per la «socializzazione» austriache e tedesche e, in seguito, da un intenso scambio intellettuale, era Emil Lederer10, che nella voce Konjunktur und Krise scritta nel '25 per il Grundrifi der Sozialòkonomik (accanto al citato Handwòrterbuch, Popera di maggior prestigio nel campo delle scienze socioeconomiche tedesche), tento un'integrazione delia teoria marxista dei sottoconsumo con la teoria dei ciclo económico, considerando, da sociólogo e studioso dei ceti medi, gli effetti delia presenza di un ampio strato di percettori di «redditi fissi». Egli rifiutava la teoria delle sproporzioni e, in fondo, la sua posizione non era distante da una «Kaufkrafttheorie» quale era sostenuta dai sindacati socialdemocratici. Ma nel '27, in Monopole und Konjunktur, forse per influsso delia crisi di assestamento delPanno pre­cedente, rivide le sue tesi e utilizzò il concetto di «sproporzione» per indicare nelle formazioni monopolistiche un fattore di aggravamento delle crisi, criticando ogni illusoria Speranza in un «cartello generale». Su queste basi svolgerà anche la sua analisi delia «grande crisi», di cui anche Pollock terra conto (cfr. p. 146).

Deve essere infine ricordato il gruppo di giovani scienziati deli'«In­stitut fúr Weltwirtschaft und Seeverkehr» di Kiel, ossia Hans Neisser, Jakob Marschak, Gerhard Colm e soprattutto Adolf Lõwe, definito lo «spiritus rector» (Krohn 1981, 128) dei dibattito sulla «Konjunkturfor­schung», autore di Der gegenwàrtige Stand der Konjunkturforschung, dei

9 L'esempio forse piú «radicale» di teoria esogena dei ciclo lo offrono le tesi di Jevons e Jugler sulle macchie solaii, responsabili delle oscillazioni nella produzione agricola che condizionerebbero 1'intero processo económico.

10 Di Lederer — ordinário a Berlino ed a Heidelberg — vanno ricordate le ricerche sociologiche sul ceto médio nella repubblica di Weimar e la sua analisi dei nazionalsocia-lismo come «stato delle masse», in cui scompare ogni articolazione in classi delia società, sostituita da una massa amorfa in diretto rapporto di sudditanza col «Fúhrer». Durante il periodo delTesilio americano fu uno dei membri di maggior spicco delia «New School for Social Research».

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'26, un saggio determinante nella discussione tedesca contemporânea. In uno scritto di poco successivo (Wie ist Konjunkturforschung uberhaupt mòglich?), Lõwe constatava la fungibilità delia «teoria dei ciclo» ad una interpretazione sia marxista che neoclássica dei capitalismo, criticando, comunque, i contrapposti campi teorici per il loro comune «monocausa-lismo». Secondo Lõwe «la piú recente scienza económica borghese, ma anche quella socialista, isolavano singoli fenomeni dei ciclo e vi costrui-vano sopra di volta in volta particolari teorie, che generalmente distin-guono tra cause esogene ed endogene, ed a loro volta le ultime si speçializ-zano in teorie delia sovraproduzione, dei sottoconsumo o delle spropor­zioni» (Krohn 1981, 100).

Questa tesi di Lõwe, oltre ad esemplificare la sorte toccata alie «disijecta membra» delia teoria marxiana, offre anche punti di riferi­mento che torneranno utili nella lettura delT analisi pollockiana delia «grande crisi». Nonostante la differenza di età le esperienze decisive per il gruppo di Kiel erano le medesime di un personaggio come Lederer: la guerra, i dibattiti ed il lavoro nelle commissioni per la socializzazione:

Questo gruppo, in complesso legato alia SPD, cerca una sintesi di economia di mercato e socialismo, che si indirizzasse sia contro la dogmática marxista dei partito, come anche contro 1'ideologia ro­mântica degli insediamenti agrari própria dei loro maestro [Franz Oppenheimer] (ivi, 25).

Lõwe e Lederer sono definibili come rappresentanti di uno «svi­luppo che segnalò 1'inizio delia convergenza di teorie dei ciclo socialde-mocratiche e borghesi» (ivi, 145). Ma piuttosto, Lõwe deve essere avvi-cinato ad un altro illustre «socioeconomista» Eduard Heimann, an-ch'egli passato attraverso 1'esperienza deludente delle commissioni per la socializzazione, vicino alia SPD e contemporaneamente suo severo (ed inascoltato) critico11.

11 Nato nel 1889 a Berlino, segretario in entrambe le commissioni per la socializza­zione — su nomina di Mõllendorf — nel 1925 divenne docente di «Wirtschaftswissen-schaft» ad Amburgo. Fuggito dalla Germânia nel '33, riparò negli USA ove, a New York, si uni al gruppo di emigrati tedeschi delia «New School of Social Research». Durante gli anni di Weimar la sua opera principale fu Die soziale Theorie des Kapitali-smus. Theorie der Sozialpolitik: cfr. Pottima esposizione in Krohn 1981, 64ss..

Valore e crisi 11

Lõwe e Heimann, entrambi allievi di Oppenheimer e sostenitori di un «socialismo di mercato», erano uniti dalla comune appartenenza al circolo dei «socialisti religiosi», il cosiddetto «Kairos-Kreis», attorno al teólogo e sociólogo Paul Tillich, e lavorarono assieme alia pubblicazione delia rivista «Neue Blatter fúr den Sozialismus», che ebbe una breve vita alTinizio degli anni trenta. Próprio Tillich, dal 1928 ordinário a Francoforte, costituisce il «trait d'union» fra Pollock e Lõwe, che era anche amico d'infanzia di Max Horkheimer (cfr. Jay 1979, 32 e Wigger-shaus 1986, 50). Fu per i buoni uffici di Tillich che Lõwe ando ad occupare la cattedra lasciata vacante da Carl Grúnberg, e questa amiche-vole collaborazione, stabilitasi allora ed a cui si dovette, in parte, il conferimento di una cattedra di «Sozialphilosophie» a Max Horkheimer (condizione necessária pr la sua nomina a direttore dellTfS), Pollock, Tillich e Lõwe la continuarono anche nelTesilio americano. Ce ne ri-mane un documento nei numerosi protocolli dei loro colloqui a tre, chiamati ironicamente «Symposia», in cui essi discutevano diversi temi di interesse comune12.

La teoria delia crisi di Friedriâh Pollock Non mi occupo ancora delia lettura pollockiana delia crisi dei '29,

bensl solo delia teoria che ne fornisce la base, che è strettamente colle-gata alia teoria dei valore, ed è, come essa, ricostruibile sulla base di piú testi, anche inediti.

Ovviamente Pollock critica la concezione neoclássica tendente a presentare il sistema capitalistico come un meccanismo in sé perfetto, le cui crisi sarebbero dovute a perturbazioni di carattere non económico, ossia «esogene». Richiamandosi alia periodicità delle crisi ed alie somi-glianze strutturali in esse rintracciabili, ovvero al fenómeno dei «ciclo congiunturale», Pollock sostiene che le teorie «esogene» delia crisi non sono in grado di rendere conto próprio di tale fenómeno cosi caratteri-

12 I protocolli sono conservati la «Max-Horkheimer-Archiv»: una buona parte degli incontri degli anni quaranta si incentrava sul nesso religione-antisemitismo-fascismo.

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78 Pianificazione e teoria critica stico dei capitalismo; come fece notare GroíSmann, Marx è stato tra i primi ad metterlo in evidenza, soprattutto in molte pagine dei II e III libro di Das Kapital, ma Pollock fa riferimento non a lui bensl alie ricerche delia «Konjunkturforschung» contemporânea che hanno mo-strato «tipiche regokrità» 1933, 322) nel decorso delia crisi. Sebbene egli si fermi alTaspetto puramente fenomenologico dei ciclo14, Pollock ri-tiene confutate le spiegazioni esogene delle crisi:

Wir halten es fiir erwiesen, dais der Konjunkturzyklus «endogen» verursacht ist, und die Krisen im wesentlichen die gewaltsame (aller-dings nur vorúbergehende) Wiederherstellung des in dem vorange-henden Aufschwung notwendig gestòrten Gleichgewichtes bewirkt {ibid.; cors. mio).

Le crisi sono nella loro «essenza» uguali (wesensgleich) ovvero hanno tutte la medesima «qualità» e funzione, essere ciof distojzione di capitale necessária al ristabilimento deli'equilíbrio económico. La crisi rappresenta un momento d'importanza vitale per il capitalismo, in quanto inevitabile correzione di squilibri, che necessariamente;- durante una fase di rápida accumulazione, vengono a crearsi15. Ayviata da un «evento esterno» di qualsiasi natura, essa si svolge poi secondo un decorso típico:

Produktionseinschránkung, Arbeiterentlassung, Absatzstockung, Preissturz, Kontraktion des Kreditisystems, Zahlungseinstellun-gen, Vertrauenskrise, Bankrotte. Der Prozess der Reinigung, d.h. einer Austilgung der 'Disproportionalitàten' durch wertmássige oder physische Vernichtung eines Teils der Produktionsmittel und Pro-dukte ist im Gange (ivi, 323; cors. mio).

13 «E si vede sempre, durante i periodi di sviluppo dell'industria inglese che si svolgono in ciclijieçennali...che il punto massimp delT ultimo periodo di prosperità precedente la crisi, riappare di nupvo come punto minimo dei susseguente periodo di prosperità, per risalire poi ad un nuovo punto massimo assai piú elevato» (Marx 1975 III, 690; cfr. anche ivi, 350ss.).

14 «Es ist schon õfters darauf aufmerksam gemacht worden, dafi sich zeitgenõssische Darstellungen frúherer Krisen wie Varianten bestimmter Phase der heutigenTesenflh manchen Einzelheiten geht diese Ubereinstimmung bis ins Kleinste» (1933, 323). II punto di riferimento privilegiato rimane sempre la crisi del 1873.

" Habermas ha indicatõ" come questo uso del termine «crisi» sia del tutto análogo a quello medico; cfr. Habermas 1973, 9s. ed anche Kosellek 1973.

Valore e crisi 79 Una teoria delia crisi dovrà allora rendere conto del necessário

altenarsi di equilíbrio e sproporzioni, e la ricostruzione delia teoria delia crisi di Pollock deve partire dalla sua descrizione dei compiti e del funzionamento del mercato, in quanto meccanismo coordinatore e guida centrale del sistema capitalistico.

11 mercato Auch in der kapitalistischen Wirtschaft gibt es eine Art Plan, aber dieser stellt sich wáhrend des Wirtschaftsprozesses und unter mehr oder weniger grofien Erschútterungen heraus. Es ist die entschei-dende Leistung des Marktes, daft er die Durchfúhrung der Propor-tionalitát der einzelnen Wirtschaftszweige úber die Kõpfe der Menschen hinweg erzwingt und so erst die Befriedigung der Be-durfnisse der Gesellschaft durch isolierte selbststándige Produ-zenten ermpglicht (1929, 5).

Con_ «mercato» Pollock non intende solo la cosidetta «sfera delia circolazione», bensl una struttura che guida lq svolgimento del processo di produzione complessivo, una «speçie di piano» appunto, che ha anche un insostituibile compito equilibratore. Non sorprende che negli anni '40 sia riconfermata la medesima descrizione delle funzioni del mercato:

In broadest terms, these 'necessary' functions fali into three groups: coordination of needs and resources; direction of produc­tion; and distribution (1941a, 203).

Si può infatti notare come legge del valore e mercato abbiano in fondo le medesime funzioni regolatrici ed equilibratrici, solo che il secondo è la manifestazione sensibile delia prima, la sua modalità di attuazione, dati certi rapporti di produzione capitalistiçi («isolierte selb­ststándige Produzenten»). A piú riprese Pollock fornisce una descrizione del funzionamento «ideale» del mercato, riprendendola, anche esplicita-mente (come nel caso di Arthur Salter) da teorici «liberali» quali Schum­peter e Max Weber. In un «Diskussionprotokoll» del 1936, relativo ad un seminário interno alTlfS, il mercato è definito nuovamente «Tele mento razionale, equilibratore alTinterno delPanarchia capitalistica»

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80 Pianificazione e teoria critica (Horkheimer 1985, 401)16. Ma affinché possa adempiere a questa sua funzione è indispensabile il presupposto delia concorrenza perfeita (ov­vero delia libera formazione dei prezzi), caratteristico delia fase ascen-denl&del capitalismo (che in State Capitatism sara chiamata «capitalismo privato») che Pollock descrive come segue:

Relativ Heine^Unternehmer waren fiir alie Zweige der Wirtschaft charakteristisch, wohl oder úbel folgten sie ziemlich gehorsam den Kommandos fallender oder steigender Preise, das Kapital konnte verhaltnismáfiig lejçht aus einem úbersetzten Wirtschaftszweig he-rausgezogen und einem rentableren zugefúhrt werden (1933, 329).

Li^ra jor rnaz ione dei prezzi implica d'altra parte una relativa li­berta deU'imprenditore; la sua «libera iniziativa» si restringe aR'«abile adattarsi» alie mutabili esigenze del mercato, alie sue «leggi naturali», ai suoi «imperativi sistemici», che si presentano come leggi delia concor­renza. Naturalmente ogni imprenditore cerca di ottenere posizioni di monopólio, per porsi al riparo dal meçcanismo delia concorrenza. Ma tale cresçita delia liberta, o meglio, del potere del singolo capitalista si traduce in un ostacolo al funzionamento ideale delTintero sistema, come risulterà dalTanalisi pollockiana del capitalismo monopolistico (cfr. p. 145s. 149). La figura delTimprenditore è descritta da Pollock, con toni schumpeteriani, come «il pioniere dei piú economici metodi di produzio­ne», che dirige la produzione e «1'adatta alia domanda» (1929, 5s.) ed appare come il principale agente económico del sistema capitalistico:

Bei seiner Tátigkeit stuzt er sich auf die reagiblen Preise; diese allein geben einen Anhaltspunkt fúr den (zahlungsfãhigen) Bedarf — und reguliert so die Bildung und Verteilung von Kapital und Arbeitskraft und den Umfang der Produktion derart, dafi das Gkichgewicht zwischen den einzelnen Produktionszweigen sowohl ais auch zwischen Nachfrage und Angebot immer wieder hergestellt wird {ibid.; cors. mio)1 .

16 Si tratta del resoconto delia seduta del 20.5.1936 pubblicato adesso nelTedizione completa delle opere di Max Horkheimer.

17 Una descrizione del tutto simile è data da Salter: «The individual producer pushed and groped his way to a new or expanding market...His guide was no estimate of world demand and production, but the moving Índex of the changing prices...supply and

Valore e crisi 81 Come nella teoria del valore, nella teoria delia crisi il concetto di

equilibrio riveste un ruolo centrale: le crisi sono in generale definibili come momenti di violento ristabilimento deli'equilíbrio tra i settori pro-duttivi e tra domanda ed offerta. L'equilibrio dinâmico del sistema è frutto dell'interaziqne di una molteplicità di soggetti economici in con­correnza fra di loro, che agiscono razionalmente rispetto ad uno scopo individualistico, la valorizzazione del próprio capitale:

Diese entfesselt nach dem Wort der klassischen Nationalõkonomie das selfinterest jedes Wirtschaftssubjekts zu rationellem Wirt­schaf ten (ibid.).

I capitali vengono investiti — «si muovono» da un settore ali'altro delTeconomia — secondo le aspettative di profitto. Eccessivi investi-menti in un settore provocano una sovrabbondanza di merci ed il conse-guente abbassamento di prezzo sul mercato od una sua saturazione; gli imprenditori meno «razionali» ne vengono allora estromessi, i capitali defluiscono dai settori surdimensionati e cercano un impiego piú reddi-tizio altrove. Ma quello che nelle «rappresentazioni armonizzanti» (1932, 15) di Salter e dei teorici liberisti appare come un movimento armonioso, in cui gli elementi meno «adatti» — cioè meno produttivi — vengono esclusi a favore del migliore funzionamento del sistema e del-Taumento delia produttività — e quindi a beneficio di tutti — (cfr. 1933, 328) appare a Pollock «un'impietosa lot taper il reciproco annien-tamento (1932, 15) una «lotta per Tesistenza» (1928, 195) e soprattutto un «rozzo automatismo» e non un «ammirevole meçcanismo» (1932, 15). Dal punto di vista delia mera efficienza económica le critiche di Pollock al mercato si riassumono in due puntiíTa sua estrema cqstosità e la sua incapacita di coprire il fabbisogno reale:

Keine noch so beschõnigende Terminologic.kann die Tatsache aus der Welt schaffen, dafi das kapitalistische System seit seinem Be-stehen in mehr oder weniger gleichmáfiigen Abstânden immer wieder aus^emijleichgewicht geraten ist und dafi die notwendigen

demand would circle around a central though moving point of equilibrium» (cit. in 1933, 328).

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82 Pianificazione e teoria critica Proportionalitãten jeweils durch die massenhafte Venuchtung von Werten und Menschenleben hergestelft werden muBten (ibid.).

A ciò si aggiunge che molto probabilmente nell'ultimo secolo 1'appa-rato prqduttivo è stato mediamente alquanto sottoutilizzato ed ha — e non sempre — realizzato un adattamento delia produzione alia domanda solvibile, ma mai al bisogno effettivo, che è lo scopo naturale delia produzione. Gli ejejneoti che determinano, già a livello di tipo ideale, 1'inefficienza del mercato sono gli stessi che stanno alie radiei clella crisi económica, come indica il seguente passo, forse 1'unico nei suoi saggi, in cui Pollock indichi le categorie che sorreggono la sua analisi delia «grande crisi»:

(der Aufsatz) ist orientiert an der Erklãrung der Grundstruktur dieser Krise aus dem Konflikt zwischen Produktivkràften und Pro-duktionsyerhãltnissen, der sich ausdriickt in dem Wi^rspjrucfizwi-schen den unbegrenzten ò^onomisch-technischen M dem begrenzten, tendenziell immer^schwerer realisierbarer Ziel der Kapitalverwertung. Ferner dient die Einsicht in die Notwendigkeit eines streng bestimmbaren õkonomischen Gleicbgewichtes undjn die Zufàlligkeit und Instabilitãt seinerVerwirkliçhung ais Leitf aden in dem Labyrinth der Tatsachen und Meinungen (1933, 321; cors. mio).

Sproporzioni, dialettica e sottoconsumo

Quest'ultima citazione conferma che Pollock aderisce ad una teoria delia crisi dajprqporzioni, comejisulta implícito nella sua lettura delia teoria del valore, pa£teintegrante delia quale sono i concetti di «equilí­brio»e «proporzioni». Tuttavia non è sufficiente fermarsi a tale consta-tazione, ma è essenziale vedere quale versione di_questo approccio Pol­lock riesce ad elaborare, e se, ed in quale misura, essa si distanzi dalle tesi «revisioniste» di un Tugan-Baranowsky ed «armoniciste» di Hilfer­ding, Naphtali e dei teorici socialdemocratici in generale. Decisivo eche la «struttura fondamentale» delia crisi sia rinvenuta da Pollock nella dialettica^ «forze produttiye-rapporti di produzione». Questa coppia, tipicamente «geschichtsphilosophisch», fimahdã"aU'incapacità_imma-

Valore e crisi 83

nente al modo di produzione capitalistico di impiegare plenamente le forze produttivexhe esso stesso ha sviluppato e, soprattutto, di promuo-verne uno sviluppo indefinito. La periódica distruzione di forze produt-tive è il sintomo delia «imperfezione» e condizionatezza storica del capitalismo; questo nesso è formulato ripetutamente da Marx, soprat­tutto nelPesposizione delle due «tendenze storiche» che determinano la fine d d capitalismo (legge generale deli'accumulazione capitalistica e caduta tendenziale del saggio di profitto) (cfr. Marx 1975 III, 340). Marramao ha ayvertito la presenza in Pollock di questi due approcci, che nella tradizione marxista tendono prevalentemente ad escludersi, cosicché risulta problemático volere comprendere la posizione di Pol­lock, partendo dalla loro tradizionale e schematica opposizione; la quale è del resto piú frutto di una distorsione, che di una corretta interpreta­zione delle intenzioni teoriche di Marx:

Pollock...muove dallo schema clássico basato sulla contraddizione tra forze produttive e rapporti di produzione; senonché egli tende ad integrado con un'altra ipotesi interpretativa, própria delia teoria delia 'crisi da sproporzione'...potremmo concludere che, nelPanalisi di Pollock, ci troviamo di fronte ad una nuova e originale çombina-zione tra 1'interpretazione marxiana clássica, ripresa da Grofimann, e quella delia 'crisi da sproporzione'... (Marramao 1973, 34).

Tuttavia, senza un fondato aggancio teórico, il richiamo alia dialet­tica «forze-rapporti» rimarrebbe una sorta di «civettamento», stavolta con la terminologia del materialismo storico, senza reale spessore con-cettuale ed ininfluente sull'analisi. Per quanto nell'analisi delia «grande crisi» Pollock rimanga fedele alTidea di un limite assoluto inerente al capitalismo, e si avvicini alTipotesi di una situazione económica senza via_di uscite — ovvero di un «crollo» — si può escludere che egli accettasse 1'impostazione di Grofimann di ricondurre essenzialmente le crisi alia legge delia caduta del saggio di profitto (cfr. p. 65). Un chiaro riferimento alia legge generale deli'accumulazione capitalistica è tuttavia presente nel passo sopra citato, in quanto Pollock parla del «fine limitato delia valorizzazione del capitale, che diventa tendenzialmente sempre plú"cHflícÍle da realizzãf ê»T A "fronte delia cresceiite_.di.fficoltà dLrealiz-zare un profitto stanno le Crescenti possibilita tecnico-economiche che

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84 Pianificazione e teoria critica

potrebbero già realizzare la copertura del fabbisogno assoluto delia so­cietà; in questo contr&^oj.r&£rofitto, in quanto fine limitato e cqndizio-nato dai rapporti di produzione e copertura del jajbbisogno, fine naturale dei produttori associati, si riflette la contraddizione tra «rapporti di produzione ejorze-prodíittive»: solo la domanda solvibile può realizzare il plusvalore, ma, d'altra parte, essa, lungi dalPespandersi proporcional­mente alie esigenze di valorizzazione, è limitata dalle esigenze di estra-zione di pluslavoro, il che ha come conseguenza un progressivo immise-rimento delia classe lavoratrice e 1'accentuarsi del sottoconsumo: è questo 1'elemento che integra la dialettica «forze-rapporti» nella teoria di Pollock. Nel già citato Is H.A.Wallace's Pint ofMilk a day... se ne ha una diretta conferma. L'espressione genérica «sproporzione» riceve qui un contenuto determinato; Pollock ne distingue tre iorme: «spropor­zioni condizionate tecnicamente» (technisch bedingte Disproportionali-tãten), «monetariamente» (monetãr) e «socialmente in senso stretto» (gesellschaftíich in engerem Sinn). Le prime sono le sproporzioni nel senso consueto, ovvero di squilibri tra settori produttivi, dovuti all'««-narchia» delia produzione capitalistica. Sproporzioni derivano anche da «disturbi nel sistema creditizio» (Stõrungen des Kreditsystems) causati, fra 1'altro, da speculazioni finanziarie; queste appaiono piuttosto come fattori aggravanti o di scatenamento occasionale delia crisi. Importanza ben maggiore rivestono le «sproporzioni condizionate socialmente»; sotto questa voce sono elencati V «inevitabile'sottoconsumo, risparmi contro investimenti, 'utilità marginale del capitale' come règolatore del-1'estensione delia produzione» (notwendige Unterkomsumption, saving vs. investment, «marginal efficiency of capital» ais regulator fúr Produk-tionserweiterung). Non è rilevante che il sottoconsumo sia considerato una sproporzione — tra domanda ed offerta —18 quanto che

18 «Das Wort Disproportionalitãten ist hier im allgemeinsten Sinn gebraucht, ge-wõhnlich wird es nur im Sinn der Gruppe 1) verwendet» (M.H.A. XXIV.6.4.). Que-st'uso non era in realtà infrequente: Lenin e Bucharin consideravano il sottoconsumo una sproporzione, ed anche alcuni teorici socialdemocratici parlavano di una «spropor­zione tra domanda e offerta». Discriminante è se questa venga ricondotta ad un pro­blema di distribuzione del reddito, oppure sia vista in dipendenza dei rapporti di produzione, come è il caso di Pollock. Nella seconda ipotesi il sottoconsumo non sara eliminabile attraverso una politica redistributiva orientata ali'aumento dei salari, ma

Valore e crisi 85

Pollock stabilisca una stretta connessione tra rapporti di produzione e sottoconsumo, definito «necessário», in quanto elemento ineliminabile dei_si.sierna. Per chiarire questo nesso è necessário ritornare alia cate­goria marxiana di «bisogno sociale»:

Es sei hier ganz im Vorbeigehen bemerkt, dafi das «geseUschaftliche Bedurfnis», d.h. was das Prinzip der Nachfrage regelt, wesentlich bedingt ist durch das Verhàltnis der verschiedenen Kíassen zueinander und durch ihre respektive õkonomische Positjon, namentlich also erstens durch das Verhàltnis des Gesamtmehrwertes zum Arbeit-slohn und zweitens durch das Verhàltnis der verschiedenen Teilen, worin sich der Mehrwert spaltet... (1928, 206 n. 28; cors. mio).

Come accennato 1'ampliamento delia domanda è ostacolato dal rap­porto antagonistico....di «capitale» e «lavoro salariato» ed in tale base ristretta lo sviluppo delle forze produttive trova sempre di nuovo il suo limite capitalistico. II sottoconsumo è quindi inevitabile, próprio perche «condizionato socialmente», ovvero connaturato ai rapporti di produzione capitalistiçi™. Appare comprensibile allora che nel '42 Pollock si inter-roghi sulla validità delia cosiddetta «teoria dell'immiserimento» (Vere-lendungstheorie) (e la considererà mantenibile solo a prezzo di una sostanziale riformulazione20).

E chiaro come anche 1'anarchia — o le sproporzioni «tecniche» — siano legate inscindibilmente ai rapporti di produzione. In questo con­cetto Pollock include il potere di disposizione privato sui mezzi di produzione, il principio di organizzazione delia divisione sociale del lavoro, basato sulla molteplicità di produttori formalmente indipen-denti, come pure i rapporti sociali antagonistici che ne derivano. Essi non sono riducibili solo al rapporto giuridico di proprietà privata, come

solo mediante una modificazione dei rapporti di produzione. 19 Pollock cita un passo di Das Kapital ove Marx parla dell'«apparente fissità delia

domanda», che è determinata dai rapporti capitalistiçi (cfr. Marx 1975 III, 267). 20 La tesi del progressivo immiserimento e polarizzazianeJi rkchezza e povertà è

trasformata nella tesi delia «crescente disumanizzazione» (wachsende Entmenschli-chung): ad un imbarbrónEnta dei rappctftisadaTIfa riscontro un «movimento contra­rio» (gegenteilige Bewegung) sul piano económico che permette al sistema di conser-varsi.

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86 Pianificazione e teoria critica

apparirà in seguito, e come emerge immediatamente dalla loro esplicita definizione come «tipo di relazioni esistenti tra gli uomini çoljegati mediante la divisione del lavoro» (1933, 337).

In conclusione è la natura antagonistica ed anarchica dei rapporti di produzione capitalistiçi a determinare il ciclo congiunturale capitalistico, ovvero 1'alternarsi di fasi di espansione e crisi economiche piú o meno vaste; come «essenza» del modo di produzione essi sono 1'origine delle crisi che potranno essere superate a una loro sostanziale modifica. Questa deve permettere il regolamento delia produzione attraverso un piano (ovvero PeHminazione delle «sproporzioni tecniche») ed il supera-mento dei rapporti sociali antagonistici basati sul controllo «privato» dei mezzi di produzione. Gli avvenimenti russi del 1917 hanno mostrato come questo superamento sia possibile attraverso una rivoluzione. L'U-nione Soviética degli anni venti diviene anche per Pollock il banco di prova ove reperire indicazioni sul funzionamento di una società in cam-mino verso il socialismo.

Capitolo terzo La pianificazione soviética: il valore incerto di un esperimento

A venticinque anni consideravo ancora la felicita come un problema di ingegneria sociale. La Rússia aveva intrapreso il piú grande esperimento di ingegneria delia storia, in tempi in cui i rimanenti cinque sesti del mondo stavano andando visibilmente in sfacelo.

Arthur Koestler (da Freccia nelVazzurro)

Per Horkheimer e Pollock la «felicita» non fu mai solo un problema di «ingegneria sociale», ma indubbiamente questa vi aveva una parte notevole. Le parole di Koestler dipingono efficacemente lo sfondo «e-motivo» collettivo, in cui Pollock elaboro il suo libro sulla pianificazione soviética; e mi pare tanto piú importante tenerle ben presenti, próprio perche dalla sua indagine scientifica non ne emergono tracce ed esso costituisce uno dei suoi motivi necessari per la sua comprensione.

La storia estema e 1'impostazione del libro

Nella sua «Festrede» del '24 Grúnberg si era pronunciato contro 1'idea non scientifica, própria degli «utopisti», di progettare in astratto un modello di società socialista e studiarne il probabile funzionamento:

Wie sich die sozialistische Zukunftsgesellschaft im Eizelnen ge-stalten und wie sie funktionieren wird...das fâllt methodisch aus dem Bereich marxistischer Forschung und Darstellung, da diese sonst vom Boden der Realitát weg in Prophezeihungen und utopi-sche Fantasiereien sich verlieren múEte (Grúnberg 1924, 11).

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88 Pianificazione e teoria critica

Ma questa fedele ripresa del rifiuto marxiano di «fornire ricette per 1'osteria deiravvenire» non si tradusse certo in una «tabuizzazione» del tema «pianificazione», cieca alia sua urgenza teórica e politica, bensl nel deciso orientamento delia ricerca verso uri analisi empirica degli approcci realmente esistenti ad una qualche forma di pianificazione económica. Infatti, nel già citato rapporto del 1929, Weil sottolineava 1'attenzione dedicata dallTfS al problema delia struttura económica di una società socialista:

Darunter ist — der marxistischen Grundeinstellung entsprechend — nicht die Konstruktion von Zukunftsplánen zu verstehen, son­dem sorgfáltige Analyse der bisherigen geschichtlichen Erfah-rungen auf dem Gebiete der Planarbeit. Es handelt sich dabei vor aliem um die Kriegswirtschaft, die Sozialisierungsversuche, die rus-sische Planwirtschaft und die Planelemente in den kapitalistischen Konzernen (Migdal 1981, 110).

La nascita di Die planwirtschaftlichen Versuche...

Oltre ad una serie di studi preliminari su questi temi (ed il suo lavoro del '21 sulla «Sozialisierung») Weil nominava il secondo volume degli «Schriften» delTIfS appena uscito: Die planwirtschaftlichen Ver­suche in der Sowjetunion 1917-27, di Friedrich Pollock. L'amicizia fra Grúnberg e David Rjasanow — ed il conseguente intenso rapporto di collaborazione stabilitosi tra i loro due istituti — sta ah"origine del primo libro di Pollock, che è anche il primo testo in cui egli si occupa direttamente di economia di piano. II suo interesse per il tema fu comunque permanente, se è vero che già nel '22, alia E.M.A. egli tenne una relazione sul tema «Planwirtschaft» (cfr. Migdal 1981, 34) ed anche in Zur Marx 'schen Geldtheorie si nota che la problemática delTeconomia di piano rimane sullo sfondo, come motivo portante delTinteresse teó­rico di Pollock.

L'origine di questo interesse è da collocarsi nello stesso contesto delia nascita delTIfS: la concreta possibilita e la volontà da parte dei comunisti russi, di attuare una pianificazione económica, i progetti di «socializzazione» ed il conseguente dibattito in Germânia rivelarono la mancanza in campo marxista anche di un approccio ad una teoria delTe-

La pianificazione soviética: il valore incerto di un esperimento 89

conomia di piano. Ad una breve rievocazione di quel periodo Pollock dedica la pagina introduttiva di un rapporto sulT attività dellTfS, re-datto durante il suo direttorato ad Ínterim: egli lamenta non solo che «prima del 1918, in Germânia, si era scientificamente poco dibattuto sul problema delia trasformazione (Umgestaltung) delTordinamento socia­le», ma anche che la «copiosíssima letteratura» sulTargomento, che era stata prodotta negli anni successivi, non era approdata ad alcun risultato di rilievo:

Die gesellschaftlichen Erfahrungen der Revolutionsjahre in Deut-schland und anderswo wurden nur zum geringsten Teil wissenschaf-tlich gesichtet, und die Klagen úber die geringen Ergebnisse jener Erõrterungen sind allgemein (1930, 347).

L'invito da parte di Rjasanow a recarsi in URSS per le celebrazioni del decimo anniversario delia rivoluzione d'ottobre permise a Pollock di attuare il programma scientifico implícito in queste sue ossservazioni. Egli ebbe modo di studiare sul campo teoria e prassi delTeconomia pianificata soviética per alcuni mesi e di entrare in contatto con diri-genti sovietici ed esperti vicini a Rjasanow, ovvero ex-menscevichi o non iscritti al partito, che di 11 a pochi anni sarebbero stati coinvolti nelle epurazioni staliniane1. Nel 1927 in URSS i dibattiti su questioni di politica ed economia erano ancora accesi; Pollock pote esserne testi-mone e raccogliere una gran mole di materiale di «prima mano» e scientificamente valido2. Die planwirtschaftlichen Versuche... (con il quale Pollock ottenne la sua abilitazione nel 1928) è, in sintesi, una

1 «Da un punto di vista politico Rjasanow era considerato un eccentrico nostálgico dei tempi delia socialdemocrazia prebolscevica» (Jay 1979, 25); anche Lõwy (cfr. 1969, 222) lo definisce un «Sozialdemokrat». Nella prefazione al libro Pollock cita,ringraziandoli per Paiuto offertogli, Krzizanovskij, Vaisberg, Jefimov, Jakovlev ed i «professori» Kric-man, Gaister, Kubanin e Leontiev.

2 «Die Zuverlàssigkeit bolschewistischer Berichte wird von den Gegnern der Bol-schewiki grundsàtzlich geleugnet; demgegenuber ist es zu betõnen, daB jedenfalls die Wirtschaftspolitik in der sowjetrussischen Literatur ebenso wie auf den Parteitagen und Kongressen mit grõlker Offenheit und Schárfe diskutiert wird. Die Verõffentlichung der kommunistischen Internationale tragen dagegen háufig den Stempel politischer Propaganda» (1929, Vs.).

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ricostruzione storica, estremamente documentata, delle misure prese in Rússia, nei primi dieci anni successivi alia rivoluzione comunista, alio scopo di edificare un'economia di piano, ed offre un notevole esempio di «realgeschichtliche Betrachtung» nello spirito di Grúnberg, ricordato da Pollock nella prefazione come «maestro ed amico paterno» (1929, VI).

Lo scopo deWindagine

A differenza di Maurice Dobb che, con il suo Russian Economic Development since the Revolution, uscito nel '283, mirava a fornire la prima storia complessiva deli'economia soviética, Pollock si occupò di un tema ben circoscritto, per quanto centrale:

die planwirtschaftlichen Versuche und ihre Bedeutung fúr die Theorie des Sozialismus (ivi, 2).

La società soviética dopo la rivoluzione è per Pollock una «società di transizione» (Ubergangsgesellschaft) in cui i problemi politici e quelli economici del passaggio al socialismo «stanno reciprocamente in stretta relazione» (ivi, 1). Ma «ai fini delTindagine scientifica» (ivi, 2) è lecito compierne una pur «meccanica» separazione, astrarre dagli sviluppi poli­tici, ed occuparsi dei problemi di una economia di transizione, ovvero delia questione «se ed in che modo un'economia di piano possa sostituire le funzioni del mercato» (ivi, 5):

Eine Darstellung der Versuche, welche in dieser Richtung [sostituzione del mercato col piano] in der Sowjetunion in den Jahren 1917 bis 1927 unternommen worden sind, bildet das Thema des vorliegenden Buches (ivi, 6).

3 Pollock gli dedica un accenno nella prefazione del próprio lavoro («Diese bildet in vielen Punkten eine Ergánzung zu der vorliegenden Arbeit») e lo recensisce molto favorevolmente: «das Buch von Dobb [ist] eine wissenschaftliche Arbeit von hohem Rang» (G.A., XIV (1929), 513).

La pianificazione soviética: il valore incerto di un esperimento 91

Intento di Pollock è «sottolineare il significato obiettivo degli espe-rimenti di pianificazione...per il dibattito sulla possibilita generale di un'economia di piano» (Wilson 1982, 37), ma non va scordato che egli vuole fornire argomenti per una «teoria del socialismo» che sia possibile opporre ai «teorici non socialisti», tra cui cita il «Kathedersozialist» Albert Schãffle ed i ben piú no ti von Mises e Max Weber4, considerati tradizionalmente gli iniziatori del dibattito sulTefficienza delia pianifi­cazione económica. Gli interventi di von Mises e Weber, anticipando ogni seria elaborazione del problema da parte marxista (se si eccettua un «outsider» come Otto Neurath5) determinarono 1'intero andamento del dibattito, ponendovi al centro, con le categorie dell'economia neoclás­sica, il problema delia «calcolabilità dei costi»:

Gerade das ist aber das Hauptargument gegen eine sozialistische Wirtschaft, dafi eine Gesellschaft ohne Markt dem Schicksal eines Schiffes ohne Kompass ausgeliefert sei: nur mit den Mitteln der Verkehrswirtschaft, der freien Konkurrenz, der reagiblen Preise und des Geldes liefíen sich die im voraus nicht errechenbaren Be-dúrfnisse einer wachsenden Bevõlkerung auf die beste Weise be-friedigen (1929, 3).

Un'economia di piano sarebbe quindi incapace di adattare rapida­mente la produzione alia domanda, fornire impulso alTinnovazione tec­nológica e soprattutto di produrre senza enormi sprechi. E opportuno aggiungere altre considerazioni a questa formulazione delia critica libe-rista al piano. II primo punto riguarda la categorizzazione stessa di

4 Naturalmente Pollock si riferisce qui a Wirtschaft und Gesellschaft e a Die Wirt-schaftsrechnung im sozialistischen Gemeinwesen di Ludwig von Mises. Pollock cita anche un testo del «socialista delia cattedra» Albert Schãffle, Die Quintessenz des Sozialismus, che non rivestl un ruolo di rilievo nello svolgimento del dibattito sulla pianificazione.

' Neurath si era occupato del tema fin dal 1909, ma principalmente in Durch die Kriegswirtschaft zur Naturalwirtschaft, del 1919, aveva sviluppato 1'idea di una pianifica­zione basata sul «calcolo naturale» dei costi che avrebbe potuto sostituire il calcolo monetário in tutte le funzioni decisive. Fu lo stesso Weber a riconoscere a Neurath il mérito di aver fornito una «trattazione particolarmente sollecita e penetrante» (Weber 1922, 102) di questi problemi, dopo che la guerra e le sue conseguenze li avevano posti repentinamente all'ordine del giorno.

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«economia» e la sua distinzione da «técnica». Secondo Hayek «i sosteni-tori delTeconomia di piano disconoscono la natura económica del pro­blema» (cfr. Hayek 1935, 3ss.):

Considerata dal punto di vista pratico, Teconomia implica soprat­tutto una scelta previdente appunto tra i diversi scopi, la quale è in ogni caso orientata in base alia scarsità dei mezzi che sono disponi-bili o procurabili per questi diversi scopi (Weber 1922, 59).

Un problema «técnico» sorge invece solo nella scelta dei mezzi piú adeguati per raggiungere uno scopo dato. Senz'altro — aggiunge Weber — nella scelta dei mezzi rientra logicamente un problema di costi; tuttavia il calcolo dei costi

problema sempre di importanza fondamentale per Tecono­mia...rientra nel suo âmbito in una forma specifica. Esso vi rientra cioè in quanto ci si chieda come è possibile provvedere ad altri bisogni...se per questo bisogno vengono impiegati determinati mez­zi...il problema diventa 'económico' quando ci si domanda se, in un'economia di scambio, questi impieghi di denaro saranno pagati dallo smercio dei beni, oppure se, in un'economia pianificata, le forze di lavoro ed i mezzi di produzione necessari potranno essere messi a disposizione senza danneggiare altri interessi ritenuti impor-tanti. In entrambi i casi si tratta di un problema di comparazione di scopi (ivi, 60).

Ora, per Weber, il mercato offre un dúplice vantaggio per la solu-zione del problema. Mediante il calcolo delTutilità marginale esso offre un critério oggettivo, in quanto formale, di scelta tra i diversi scopi, che non vengono comparati in base a considerazioni materiali, e soggettive, sulla loro importanza. Inoltre tale calcolo, che è un calcolo monetário, risulta estremamente piú semplice di un calcolo in natura; si ha, in conclusione, una notevole caduta di razionalità nel processo económico (cfr. ivi, 84). E chiaro che Weber voleva dimostrare la superiorità económica del mercato sul piano e non contestare la possibilita di un'e-conomia pianificata tout court. D'altra parte, come Weber stesso af-ferma, la razionalità formale del capitalismo è massima nelTipotesi «i-dealtipica» delia «concorrenza perfetta», che, negli anni venti, non è piú

La pianificazione soviética: il valore incerto di un esperimento 93

una categoria immediatamente applicabile al capitalismo contemporâ­neo, su cui — rileva Pollock — è possibile ribaltare le medesime accuse d'inefficienza formulate da von Mises e Weber. Un passo da Die gegen-wàrtige Lage des Kapitalismus... chiarifica Tapproccio proposto da Pol­lock alia questione fin dal 1927:

Das schlechte Funktionieren des Marktautomatismus und das Vor-handensein wichtiger õkonomischer Voraussetzungen fúr eine Plan­wirtschaft beweisen noch nicht, dafi diese mehr leistet ais das bishe-rige System. Ein Beweis hierfúr ist letzten Endes...nur durch die Praxis zu erbringen... Bis dahin mússen sich auch die Vertreter des Plangedankes darauf beschránken, die gegnerischen Argumente sorgfâltig zu prúfen und eine in sich widerspruchsfreie, dem heu-tigen Stand der sozialõkonomischen Wissenschaft angemessenen Theorie einer planwirtschaftlichen Ordnung aufzustellen (1932, 22).

In conclusione, le dispute teoriche sul calcolo económico, come si vedrà meglio oltre, sembrarono a Pollock in ritardo sulla realtà concreta e non in grado di fornire una risposta decisiva.

Cosi egli le «aggira», nel tentativo di ottenere risposte utili per una «teoria del socialismo» attraverso lo studio diretto delT única realtà so­ciale ed económica che potesse, al momento, offrire un património di esperienze, in particolare sul problema decisivo delTeconomia di transi­zione. Pollock si rende conto di avere scelto un approccio problemático, poiché Teconomia soviética è ancora un'economia «in via di sviluppo» solo parzialmente pianificata:

Zweifellos werden sich die Probleme einer marktlosen Wirtschaft erst nach dem Verschwinden des Marktes voll entfalten, jedoch mússen in dem MaBe, wie der Markt zurúckgedrángt wird, seine Funktionen bei der Durchfúhrung des Wirtschaftsprozesses ersetzt werden... Bei dem Studium des Ubergangs einer Marktwirtschaft zu einer marktlosen Wirtschaft dúrfte sich also (je nach den allge-meinen Bedingungen dieses Uberganges) bis zu einem gewissen Grade ein Urteil úber die Stichhaltigkeit der aus beiden theoreti-schen Lagern fúr oder gegen eine sozialistische Wirtschaft vorge-brachten Argumente bilden lassen (1929, 4).

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94 Pianificazione e teoria critica In effetti próprio la particolarità delle «condizioni generali» in cui

mosse i primi passi la pianificazione in URSS rende 1'impresa di Pollock pressoché vana in relazione alia questione dell'efficienza delia pianifica­zione; ma, nello stesso tempo, 1'approccio sperimentato da Pollock è senza dubbio una valida alternativa ad un dibattito sui modelli, come poi si svilupperà in seguito, né si rivelerà privo di risultati teorici. Sul piano storiografico, Pollock ebbe inoltre il mérito di rielaborare una gran mole di materiale, fornendo un resoconto estremamente informato ed imparziale in un momento in cui tutta la pubblicistica sulTURSS — con la sola eccezione del lavoro di Dobb — rientrava nella categoria delia propaganda politica6. In effetti, rispetto al problema teórico delle leggi di transizione da un'economia di mercato ad una pianificata, Die planwirtschaftlichen Versuche... doveva costituire solo una ricognizione preliminare, uno studio storico preliminare il cui materiale empirico che un «successivo lavoro» avrebbe dovuto «valutare sul piano teórico» (1929, V). Tale lavoro, però, non vide mai la luce e tanto piú preziose risultano quindi le indicazioni teoriche qui già presenti; a queste, piú che alia prestazione storiografica di Pollock, presterò attenzione.

«Comunismo di guerra» e «capitalismo di stato»; la necessita di un'economia di transizione

Un vero e próprio Leitmotiv del testo pollockiano è 1'illustrazione delle difficoltà quasi sovrumane cui si trovavano di fronte i sovietici nella costruzione di una società socialista. Alie difficoltà che una tale impresa di per sé, e per di piú senza poter contare su precedenti storici, avrebbe comunque avuto, si aggiungevano tutti i ben noti ostacoli dati dalla specifica situazione russa di quel momento. Lungi dalTaver esau-rito le proprie capacita di sviluppo, i rapporti capitalistiçi avevano

6 Per il giudizio di Werner Sombart sulla Rússia soviética, esemplare in questo senso, cfr. 1926, 74ss.. Pollock aggiunge anche: «Parteilose Berichte gibt es bis jetzt erklàrli-cherweise keine, vielmehr ist alies pro oder contra geschrieben» (ivi, 74).

La pianificazione soviética: il valore incerto di un esperimento 95

mosso solo i loro primi passi e la costruzione del socialismo in Rússia era in palese contraddizione contro i principi stessi del materialismo stori-

7 co :

Abgesehen davon, dafi sie die politische Macht in Hánden hielten, fehlten alie wesentlichen Voraussetzungen zur erfolgreichen Durch-fúhrung ihrer Plane (1929, 26).

Fra queste premesse mancanti può anche essere annoverata quella di un'articolata teoria delTeconomia di transizione — mancanza, del resto, comune a tutto il movimento operaio. Tuttavia, durante la guerra, Lenin aveva abbozzato a grandi linee una teoria delia «transizione al socialismo» che Pollock considera, quasi alia stregua di un vero pro-gramma di governo, alia base delle prime misure adottate alTindomani delia rivoluzione (cfr. ivi, 30). In linea generale egli condivide le tesi leniniane, che vede comprovate dagli stessi errori del leader bolscevico nel periodo del «cosiddetto comunismo di guerra» (der sogenannte Kriegskommunismus): con tale espressione Pollock indica la fase succes-siva al «comunismo di guerra in senso stretto» (Kriegskommunismus in engerem Sinn), in cui guerra civile e blocco commerciale da parte delle potenze delTIntesa giustificavano la militarizzazione totale delTecono­mia, che venne ad interrompere una prima fase di «esperimenti di pianificazione» — durata appena sette mesi — in cui, tuttavia, coerente­mente alia teoria di Lenin erano stati presi i primi provvedimenti prepa-ratori alia «transizione». II periodo precedente alia N.E.P. non ha niente da mostrare in fatto di pianificazione, ma ha comunque un suo valore teórico, in quanto dimostra la necessita di una fase di transizione relati­vamente lunga, in cui coesistano strutture capitalistiche e socialiste. Gli «esperimenti statal-capitalistici»

I primi sette mesi del governo bolscevico vengono denominati da Pollock «fase degli esperimenti statal-capitalistici»: qui egli adotta (tra virgolette) la terminologia leniniana, che indica nel capitalismo di stato

7 La vastità sconfinata del território, con la sua pluralità di etnie, lo stadio iniziale dello sviluppo capitalistico, la sopravvivenza di rapporti feudali, 1'impreparazione cultu-

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appunto una forma di transizione, od anche 1'ultimo stadio del capitali­smo, in cui mediante la presa di potere da parte delia classe operaia vengano create istituzioni che consentano il passaggio al socialismo:

Offenbar hat sich Lenin das Schicksal des Marktes in der sozialen Revolution áhnlich vorgestellt wie dasjenige des Staates: beide mússen zuerst erobert und alie ihre beherrschenden Positionen in die Hand des Proletariats gebracht werden. Im laufe der Zeit werden sich dann neue Organisationsformen herausbilden, die den einen wie den anderen úberflússig machen. Ebenso wie der Staat wird der Markt nicht etwa 'abgeschafft', sondem stirbt ab aus Mangel an Funktionen (ivi, 42s.).

Pollock condivide le tesi di Lenin sulla transizione al socialismo; esse sono una corretta interpretazione del Manifesto der kommunisti-schen fartei e la loro «ingenuità» è solo dovuta al modo divulgativo in cui Lenin le ha esposte. Le misure che ne conseguono sono, dopo 1'espro-priazione di apparato produttivo e creditizio, 1'istituzione di coopera-tive di produzione e consumo, 1'obbligo di aprire un conto presso la banca centrale e di effettuare le transazioni piú importanti per suo tramite, infine la graduale sostituzione di pagamenti in denaro con pagamenti in natura (p. es. una quota dei salari):

Alie diese Mafinahmen setzen zu ihrer Verwirklichung das Be-stehen des Marktes voraus. Sie sind gedacht ais Bestandteile einer «staatskapitalistischen» Ubergangswirtschaft: das kapitalistische System besteht zwar noch, aber der vom Proletariat eroberte Staat hat eine Reihe wirtschaftlicher Machtpositionen besetzt, um mit ihrer Hilfe die Marktwirtschaft in eine sozialistische, marktlose Wirtschaft úberzuleiten (ivi, 44).

Per quanto limitate possano essere le misure iniziali, se esse sono orientate in una lógica pianificatrice, possono mettere in moto una dinâmica che rende possibili, se non necessari, ulteriori e piú ampi

rale e 1'esiguità del proletariato industriale erano aggravati dallo stato di prostrazione in cui il paese versava dopo la sconfitta militare, che gli era costata anche la perdita di alcune delle aree piú industrializzate.

La pianificazione soviética: il valore incerto di un esperimento 97

interventi. Nello stesso tempo questi primi «esperimenti di ingegneria sociale» instaurano una sorta di meçcanismo a «feed-back»8. Pollock sottolinea 1'affermazione di Lenin secondo cui «1'esperienza pratica al-larga infinitamente il nostro orizzonte ed ha un valore milioni di volte superiore ai migliori programmi» (ivi, 45) ed in queste parole si può vedere riassunto queU'atteggiamento di fondo verso i problemi delia pianificazione che è sotteso, come detto, alFimpostazione del suo testo.

Guerra e transizione: il «Kriegskommunismus»

Se le metafore militari impregnano gli scritti leniniani — e marxisti in genere — sulla rivoluzione, ugualmente le teorie del capitalismo di stato e la teoria delia transizione al socialismo sono legate a doppio filo alPesperienza delia «Grande Guerra», a tal punto da poter venire lette come rielaborazione teórica di essa.

La rivoluzione d'ottobre, nata dalla guerra, dovette essere súbito difesa militarmente; la disastrata economia russa fu di nuovo posta al servizio delle necessita belliche, e ne venne, se possibile, ancora piú pro-vata. Pollock descrive il «comunismo di guerra» come un'«economia delia fortezza assediata», che per qualche tratto esteriore ricorda il comunismo, ma che è priva di un piano e risponde solo ad uno stato di necessita. Come tale, a guerra finita, avrebbe dovuto essere pronta­mente abbandonata a favore deli'originaria politica di Lenin:

Nichts dergleichen geschah. Das ganze Jahr 1920 hindurch, macht man im Gegenteil unerhõrte Anstrengungen eine marktlose, auf Grund eines Planes geleitete Verwaltungswirtschaft aufzubauen. Infolge einer allein durch die Erfolge der jungen roten Armee ver-stándlichen Uberschãtzung der Mõglichkeiten spezifisch militári-scer Mittel wollte man nun mit ihrer Hilfe die Wirtschaft aufbauen (ivi, 56).

8 «Lenin...war mit den Verfassem des Kommunistischen Manifestos davon úberzeugt, daB die anfánglichen Mafsregeln 'im Laufe der Bewegung úber sich selbst hinaus treiben und ais Mittel zur Umwâlzung der ganzen Produktionsweise unvermeidlich sind'» (1929, 44).

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98 Pianificazione e teoria critica

La prosecuzione del «comunismo di guerra» come tentativo per «accorciare la Strada per il socialismo» è stigmatizzato da Pollock come un errore gravissimo, fonte di ulteriori, e per di piu vani sacrifici, per la popolazione, di spreco di risorse e di pericoli per la stessa realizzazione del socialismo. Se una fase di transizione è necessária, lo sara a fortiori per una paese nelle condizioni delPURSS del 1920. In quell'anno non si arrivò, infatti, mai nemmeno ad abbozzare un piano complessivo, mentre la compartimentalizzazione dell'economia in «Glavki»9 si rive-lava fallimentare. Pollock commenta amaramente, ricordando le tesi centrali di Stato e rivoluzione sul governo efficiente ed «a buon merca­to»:

Statt diese Versprechung zu erfullen und dem Land eine «wohlfeile Regierung» zu geben, schufen die Bolschewiki einen búrokrati-schen Apparat in einem Umfange und von einer Unfâhigkeit, dafí selbst die zaristische Búrokratie in den Schatten gestellt wurde (ivi, 104).

Ma a parte le vittorie delTarmata rossa questa disastrosa politica ha verosimilmente le proprie radiei in un errore teórico di Lenin, che Pollock critica piú volte, ovvero la sua «smisurata sopravvalutazione deli'economia di guerra dei paesi europei, ed in particolare di quella tedesca» (ivi, 88) in quanto plausibile modello di economia socialista, che però condiziona tutta la sua teoria del capitalismo di stato, riassunta brevemente da Pollock. Per Lenin la guerra avrebbe trasformato il «capitalismo monopolistico» in «capitalismo di stato»; nel «Kriegssozia-lismus» guglielmino egli vedeva un sistema altamente organizzato in

5 Pollock porta numerosi esempi degli errori compiuti in questa fase e delle situazioni grottesche che si crearono. L'organizzazione in «Glavky» (comparti produttivi) ne fu la diretta responsabile: «Besondere Aufmerksamkeit beansprucht die Tátigkeit der Glavki. Denn nicht umsonst hat das ganze System nach ihnen seinen Namen erhalten. Glavkismus bedeutet heute in Rufsland den Inbegriff aller burokratischen Exzesse, die Karikatur einer zentralen Verwaltungswirtschaft» (1929, 88).

Comunque egli nega che tali «eccessi» siano tendenzialmente comuni ad ogni eco­nomia di piano: «Aber nur in einem kapitalistisch so wenig entwickelten Land konnte es zu solchen Ausartungen des Biirokratismus kommen...» (1929, 103). II «cosiddetto comunismo di guerra» no può comunque essere visto come prova dell'antieconomicità delia pianificazione: cfr. G.A. XIV (1929), 513 n. l .

La pianificazione soviética: il valore incerto di un esperimento 99

vista di uno scopo materiale — la copertura del fabbisogno — e non «formale» come la valorizzazione del capitale: perciò avrebbe costituito una «perfeita preparazione materiale del socialismo, la porta d'ingresso ad esso» (ivi, 309) in quanto ultimo stadio del capitalismo. Per Kricman, che Pollock pone tra gli «economisti sovietici di maggior rilievo» (ivi, 310), il «Kriegssozialismus» era addirittura una «economia naturale ca­pitalistica» (ivi, 97s.). Come fa notare Werner Olle, attraverso «Tequi-parazione di misure interpretate come 'organizzazione statale delia pro­duzione' con anticapitalismo» si giunse a vedere nelTeconomia di guerra una prefigurazione delTutopia socialista:

Die einfache Formei dafúr, daí? die Oberste Heerleitung die Herzen von Sozialdemokraten fúr sich gewann, fand sich in der sehr bezeichnenden Gleichung: «Organisation ist Sozialismus» (Olle 1974, 109).

In effetti socialdemocratici e bolscevichi erano accomunati in questa illusione prospettica; quello che sotto 1'impressione delia guerra Lenin designa come «capitalismo di stato», Hilferding, nel 1915,1'aveva chia-mato «capitalismo organizzato» e le conclusioni strategiche cui i due teorici erano giunti si equivalevano — per quanto le loro idee diverges-sero sui mezzi politici per realizzarle. II proletariato avrebbe dovuto ottenere il controllo di questa «macchina organizzativa» (l'influsso di Hilferding su Lenin traspare, fra 1'altro, nelTimportanza chiave attri-buita al sistema creditizio per la guida delia transizione al socialismo) e «faria funzionare» per i proprii fini. Ora Pollock si distacca nettamente dalT interpretazione leniniana delTeconomia di guerra tedesca (e forse in ciò gioca un ruolo 1'esperienza di essa, vissuta dalTinterno delia fabbrica paterna) ed anche, sebbene molto tra le righe, dal suo uso del concetto di «capitalismo di stato». In effetti 1'uso del termine per designare un sistema di transizione in cui il proletariato è già alia guida dello stato (Lenin usò addirittura il termine per indicare anche il settore stataliz-zato delTeconomia sotto il controllo dei bolscevichi) è molto lontano sia dalTaccezione pollockiana del ' 41 , sia da quella datagli da Bucharin. E noto che fra i due leader bolscevichi sorse una polemica próprio su questo concetto; Pollock non ne riferisce esplicitamente ma accenna in

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100 Pianificazione e teoria critica una nota a divergenze sul «problema capitalismo di stato» citando la definizione datane da Bucharin, con il quale è molto versimilmente d'accordo10.

Pollock rileva infine un altro errore fondamentale delia politica bolscevica: come nel «Kriegssozialismus» manco un piano complessivo, cosi, anche nel 1920 vennero progettati numerosi piani, ma tutti parziali e scoordinati. Essenziale è invece che un piano unitário coordini fin dall'inizio i vari piani settoriali attraverso 1'allestimento di una «scala di priorità» (Dringlichkeitsskala) che stabilisca gli obiettivi realizzabili:

Varga hat mit Recht ausgefúhrt, dafi eine wirkliche Planwirt­schaft... zunáchst einen allgemeinen Wirtschaftsplan aufzustellen habe (1929, 113).

Non si tratta di un piano elaborato nei dettagli, ma di un indica-zione minimale, sebbene indispensabile, delle risorse e capacita produt-tive disponibili e delle loro destinazioni. Aila compilazione di una «scala di priorità unitária Pollock attribuisce un valore massimo: vi insiste in piú luoghi di Die planwirtschaftlichen Versuche... e vi ritorna in una recensione nel «Grúnberg Archiv»:

Wir stimmen Marschack zu, wenn er erklãrt, dafi das Problem der Wirtschaftsrechnung (und damit auch der Verteilung der Kapital-gúter) eine Frage zweiter Ordnung ist, sobald es gelungen ist, die Wirtschaftsziele festzulegen (G.A. XV 1930, 467).

10 Nella nota suddetta (1929, 119s.) è riportato un passo di Bucharin che dovrebbe mostrare «in che senso 0 concetto è impiegato in Unione Soviética». Nel brano, risa-lente al 1921, Bucharin opera una distinzione tra l'uso «europeo occidentale» e «quello soviético» — cioè — di questo termine: Lenin descrive 1'URSS come un sistema in cui il plusvalore è spartito tra capitalisti e proletari secondo i loro rapporti di forza politici (je mehr wir selbst wachsen werden — scrive Bucharin — desto grõfier wird der Anteil des Proletariats). Nel primo caso invece, capitalismo di stato designa lo stadio piu elevato del «dominio dittatoriale delia borghesia» (Alleinherrschaft der Bourgeoisie), in cui 1'accu­mulazione prosegue attraverso 1'apparato statale ed in maniera pianificata: «Unter dem Staatskapitalismus im eigentlichen Sinne des Wortes steht der gesamte Mehrwert dem biirgerlichen Staate, d.h. der Bourgeoisie zur Verfiigung» (ibid.). Che Pollock sia sulla posizione di Bucharin è presumibile dal modo in cui ne riferisce, dalla sua adozione di questo concetto nel '41, ma anche da piú vaste concordanze teoriche con Bucharin (cfr. p. 258ss.).

La pianificazione soviética: il valore incerto di un esperimento 101

Come già detto, fin dal 1927 Pollock considera relativamente secon-dario il problema del calcolo económico posto da Weber e von Mises rispetto al problema delia scelta degli obiettivi materiali del piano e questa sua convinzione si rafforzerà col passare del tempo. Prima di tutto ciò aiuta a capire perche egli eviti di confrontarsi direttamente con le obiezioni «liberiste» e forse anche perche non dedichi se non vaghi accenni ad un problema rilevante quale quello delia eventuale presenza del denaro in un'economia socialista. Ma qui Pollock coglie, ma non fino in fondo, una debolezza determinante delia pianificazione socialista che oggi è sotto gli occhi di tutti; essa, a differenza del sistema capitalistico, non solo è priva di un meçcanismo che automaticamente indichi alia produzione i possibili obiettivi ed i costi di questi — la clássica obie-zione di Weber — ma essa tende alia stagnazione in quanto priva di un impulso immanente alTaccrescimento delia produttività ed al perfezio-namento dei prodotti. Senza 1'imperativo delPautovalorizzazione del capitale, essa deve trovare una nuova molla per 1'accumulazione. Quello che, ideologicamente, è stato definito 1'impulso psicológico del «self-interest» che Teconomia di piano non sarebbe in grado di sostituire, ed a cui ha corrisposto 1'ideologia marxista deli'altruísmo delia classe ope­raia, che poi è degenerata nella glorificazione del lavoro e del «sacrifi-cio» (culminata nella invenzione propagandistica staliniana delle presta-zioni del minatore Stakhanov) è piuttosto un «imperativo sistémico», quella che Marx chiamava la forza rivoluzionaria del capitalismo per cui questo non può vivere senza trasformare incessantemente le condizioni tecniche delia produzione.

Nei primi mesi del 1921 la situazione socioeconómica delTURSS divenne insostenibile. Le rivolte contadine si ripetevano e nel febbraio scoppiò la protesta dei marinai di Kronstadt. Pollock cita ampiamente un discorso di Lenin delTottobre del ' 21 , in cui egli ammette il falli­mento delia politica económica fino allora seguita:

...damals...begingen wir den Fehler, dais wir uns entschlossen den unmittelbaren Ubergang zur kommunistischen Produktion und Distri-bution vorzunehmen... Das ist Tatsache. Ich sage leider, weil eine nicht sehr lange Erfahrung uns zur Uberzeugung von der Irrigkeit

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102 Pianificazione e teoria critica dieser Konstruktion brachte, die dem widersprach, was wir friiher uber den Ubergang vom Kapitalismus zum Sozialismus geschrieben hatten... (1929, 101s.).

In questo bilancio teórico si riassume il valore teórico del primo periodo degli esperimenti di pianificazione sovietici.

Socialismo e agricoltura: i dilemmi delia N.E.P.

La «Nuova Politica Económica» (N.E.P.) è dunque il ritorno ad una politica coerente con la teoria leniniana. Le requisizioni forzate vennero sostituite da una tassa «in natura» che successivamente pote essere pagata in denaro. Infine con 1'autorizzazione alia libera vendita delle eccedenze si ebbe un graduale ritorno al libero mercato. Per quanto il «liberismo» delia N.E.P. fosse limitato dal controllo statale su credito, trasporti, esportazioni e commercio all'ingrosso e sull'industria pesante, «Teconomia restava nelle sue linee fondamentali un'economia di mer­cato in cui la connessione tra il settore statale e T agricoltura privata attraverso il mercato dominava tutti gli altri rapporti economici» (Carr-Davies 1974, 335). I raccolti del '22 e del '23 furono particolarmente buoni, ma la produzione industriale, ancora disorganizzata e priva di connessioni col mercato (cfr. 1929, 138), stentava a riprendersi. La rein-troduzione del mercato si era súbito rivelata benéfica per il settore privato cui quello statale stentava a tener dietro: si verifico allora la prima «fame di merci» che culmino, nel '23, nella cosiddetta «crisi delia forbice»11:

...die grundlegende Lehre der Krise von 1923 bestand darin, daB die Entwicklung der Industrie mit der Entwicklung der Landwirt-schaft verbunden werden mufó (ivi, 142).

11 Le ragioni di scambio erano peggiorate a tal punto per gli agricoltori che, nell'au-tunno del '23, con la stessa quantità di granaglie potevano acquistare un terzo dei prodotti industriali rispetto al 1913 (cfr.1929, 141s.).

La pianificazione soviética: il valore incerto di un esperimento 103

Su questo problema12 si concentrerà e si deciderà il dibattito sulla pianificazione — che fu insieme dibattito sulTindustrializzazione — nelTURSS. La strategia di Lenin prevedeva uno sviluppo congiunto dei due settori ma con Tobbiettivo di promuovere T«industrializzazione del paese e, in connessione con essa, il rivoluzionamento delia base técnica e sociale delT agricoltura» (1929, 127). I bolscevichi si ripromettevano di sfruttare lo slancio produttivo del settore privato e, contemporanea­mente, di condurre, mediante le leve del potere politico e del settore statale delTeconomia, una «guerra di posizione» contro le forze del mercato. E evidente Testrema difficoltà — se non contraddittorietà — di tale situazione e come il problema dello sviluppo económico venisse ad intrecciarsi con quello sociale delia presenza di una foltissima schiera di piccoli proprietari di terra:

DaE ein Bauernland bei schwacher proletarischer Bevõlkerung auf die Dauer nicht ais wirtschaftliche Grundlage einer sozialistischen Gesellschaft dienen kõnne, stand von Anfang an ausser Frage (ivi, 128).

Integrare il mercato nel settore statale per poi eliminado, significava trasformare le masse contadine in proletari, ma già alTindomani delia rivoluzione, Pollock afferma, i leader bolscevichi avevano essi stessi posto il piú grande ostacolo ad un tale sviluppo. Le critiche di Pollock si appuntano sulla mancata collettivizzazione delle aziende agricole:

Am 27. Januar 1918 (alten Stils) wurde das «Grundgesetz úber den Boden» erlassen. Es bedeutet die võllige Preisgabe der Mõglichkeit, die õkonomischen Grundlagen fúr die Durchfúhrung der sozialisti­schen Wirtschaftsweise auf dem Lande zu erhalten oder gar zu stárken (ivi, 36).

12 Anche per Pollock nel rapporto tra settore statale (industria) e settore privato (agricoltura) risiede il núcleo di tutte le difficoltà delPeconomia soviética (cfr. 1929, 166). Dallo sviluppo deli'agricoltura in URSS ci si attendeva 1'aumento delle esporta­zioni necessarie per finanziare lo sviluppo industriale (cfr. ivi, 130s., 141 e 148) e la contemporânea espansione del mercato interno dei prodotti industriali; fulcro di questo meçcanismo erano le campagne statali per la raccolta dei cereali, mediante le quali il governo cercava di accaparrarsi le eccedenze sul mercato.

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104 Pianificazione e teoria critica Pollock comprende le ragioni prettamente politiche di questa mos­

sa13 e tuttavia ne sottolinea, per tutto il libro, le gravi conseguenze; il prezzo pagato per la «smyshka», 1'alleanza con i contadini, è la continua minaccia agli obbiettivi originari dei comunisti russi. Con la rinuncia al controllo sulTassegnazione delia terra, i bolscevichi hanno permesso la creazione di una foltissima classe di piccoli proprietari, gelosissimi del loro piccolo appezzamento; accentuando il tema dell'ostilità verso la figura del contadino presente negli scritti di Marx ed Engels — «nicht umsonst haben Marx und Engels die Bauern das 'Bollwerk' der alten Gesellschaft genannt» (1931, 411) — Pollock indica nel «fanatismo delia proprietà» (Eigentumsfanatismus), tipico del piccolo contadino, uno degli ostacoli piú forti verso una società senza classi. Inoltre, le vicende dell'economia soviética mostrano che è impossibile arrivare a controllare attraverso un piano la produzione di decine e decine di migliaia di piccole aziende, come pure aumentarne rapidamente la pro-duttività con 1'introduzione delle moderne tecnologie (cfr. ivi, 408ss.).

Queste tesi sono espresse anche in Sozialismus und Landwirtschaft uno scritto del ' 31 , pubblicato nella Festschrift per il settantesimo com-pleanno di Carl Grúnberg. Riallacciandosi ad un tema clássico delia tradizione marxista (basti pensare alia Agrarfrage di Kautsky) e caro a Grúnberg (che a Francoforte aveva tenuto alcuni seminari próprio con questo titolo), Pollock metteva a frutto 1'esperienza soviética per pole-mizzare vivacemente con la linea tenuta da SPD ed SPO smTargomento e produrre, sulla linea di Sombarts Widerlegung..., un'ulteriore e appas-sionata difesa delia teoria di Marx. Per Pollock il pensiero di Marx su questo punto è chiaro; presupposto delia realizzazione di una società socialista è 1'abolizione delia proprietà privata dei mezzi di produzione senza alcuna eccezione.

La socialdemocrazia, invece, prima ha abbandonato la teoria mar­xiana per motivi tattici14 e poi l'ha sostituita con la tesi, d'ispirazione proudhoniana, che vada combattuta solo la «proprietà di rapina delle

13 «Im Gegensatz zu den fiir die Industrie vorgesehenen MaBnahmen wurde das Agrarprogramm von Anfang an diktiert nicht so sehr im Hinblick auf die Durchfúhrung des Sozialismus auf dem Lande, ais auf die Gewinnung der kleinbiirgerlichen Massen ais Verbiindete der Bolschewiki» (1929, 35).

14 «Aber in dem mafáe, wie die Sozialdemokratie an EinfluB gewinnt, geràt diese Theorie mit den taktischen Bedurfnisssen in Konflikt... Engels hat diesen Konflikt

La pianificazione soviética: il valore incerto di un esperimento 105

classi dominanti» e non quella legittima, frutto del lavoro del piccolo contadino. La permanenza delia proprietà privata del terreno anche in una società socialista trova un tentativo di fondazione teórica presso Eduard Heimann, che la giustifica mediante la categoria del «lavoro individuale» che sarebbe tipico del settore agricolo in cui dovrebbero quindi essere mantenuti corrispondenti rapporti di proprietà. Dietro a queste posizioni sta 1'idea che le leggi di concentrazione e centralizza-zione valide per il settore industriale delia produzione capitalista non siano estendibili ali'agricoltura. Pollock rivela 1'infondatezza di quest'i-dea, ma per lui il problema delle dimensioni delle aziende agricole rimane secondario rispetto al puro e semplice fatto che il permanere del potere di disposizione privato su un mezzo di produzione è il principale ostacolo, sociale e técnico, ad una pianificazione, qualunque sia la forma delTazienda. Con ciò non fa altro che applicare la distinzione grúnber-ghiana fra «Besitz» e «Betrieb», secondo la quale il dato sociológico fondamentale è il carattere delia proprietà e non la forma di conduzione di un'azienda. Per Pollock è dunque «escluso che in una società socia­lista la proprietà privata contadina possa continuare a sussistere» (ivi, 414):

Aber selbst wenn, wie etwa in RuBland, trotz seiner millionenkõp-figen Bauernbevõlkerung, infolge einer ganz speziellen Situation der Aufbau einer sozialistischen Wirtschaft versucht werden kann, dann werden sich, wie die russische Erfahrung lehrt, die Bauern bald ais ein Fremdkõrper erweisen, der eine unausgesetzte Bedro-hung des bereits Erreichten bedeutet, ja die Verwirklichung des Endzieles in Frage stellt (ivi, 411).

Da un lato Pollock definisce la frammentazione delia proprietà ter-riera un «livellamento antisocialistico delle aziende agricole» (1929, 36); ma, com'è noto, 1'ostacolo maggiore alia collettivizzazione delia terra era rappresentato meno dalla massa dei piccoli contadini, la cui pro-

deutlich gesehen und darauf hingewiesen, wie widersinnig es sei, im Interesse der Gewinnung der Bauernstimmen eine Bauernschutzpolitik zu propagieren , deren Aus-sichtslosigkeit theoretisch bereits feststehe» (1931, 400).

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106 Pianificazione e teoria critica

prietà garantiva loro solo un livello minimo di sussistenza (cfr. ivi, 48), che dai medi e grandi proprietari i «kulak», che si erano affermati próprio in seguito alTaumentata produttività delia meta degli anni venti:

Aber es blieb nicht bei der Nivellierung der Betriebe, die in den ersten Revolutionsjahren erfolgt war...die lándliche Bevõlkerung spaltete sich in arme Bauer, fiir die der Ertrag ihrer Arbeit nicht ausreichte, in Mittelbauern, die einen Teil ihrer Produkte an die Stadt abgeben konnten, und in wohlhabende Wirte, sog. Kulaken, von deren Lieferung die Ernâhrung der Stádte entscheidend abhing (1931, 427).

II «kulak»15, in grado di fornire attrezzi e sementi, presso il quale molti contadini erano indebitati, aveva i mezzi per ingrandire la própria azienda e controllare la produzione di zone relativamente ampie. Si era creato un circolo vizioso; il governo doveva incoraggiare la produttività (il celebre «Arricchitevi!» di Bucharin), ma contemporaneamente do­veva limitare il minaccioso peso económico delle aziende piú produttive. In conclusione il giudizio di Pollock su questo aspetto delia N.E.P. è negativo. Tanto nel '29 che nel '31 egli è delPavviso che i rapporti di produzione instaurati dai sovietici abbiano «incatenato lo sviluppo delle forze produttive» in agricoltura (cfr. 1929, 162ss.; 1931, 428):

Wenn die durch die bolschewistische Revolution geschaffenen Pro-duktionsverháltnisse aus ihrer ursprúnglichen Rolle eines Befreiers der Produktivkráfte in der Landwirtschaft umschlagen sollten in eine Fessel der wirtschaftlichen Entwicklung — und das ist in der dritten Phase des Kriegskommunismus schon einmal geschehen — dann mússen nach der...Marxschen Theorie diese Fesseln schlieB-lich gesprengt werden (1929, 166).

In effetti, dopo alcuni anni di relativa espansione, le crisi del 1926, '27 e '28 decretarono la «morte violenta» delia N.E.P. . Ad essa non

" «Fiir die vorliegende Arbeit ist die Abgrenzung von Kulak und Mittelbauer nicht entscheidend, da beide antikollektivistische Formen der Landarbeit darstellen. Aller-dings ist der Kulak kraft seiner grõfieren Unabhãngigkeit planwirtschaftlichen Direk-tiven schwerer zuganglich ais der Mittelbauer» (1929, 159s. n.84).

La pianificazione soviética: il valore incerto di un esperimento 107

subentrò, però, un ritorno a rapporti capitalistiçi puri — come Pollock e lo stesso Bucharin ipotizzavano16 — bensi la collettivizzazione forzata staliniana.

Prognosi e direttive: il concetto di «piano»

II dibattito suWindustrializzazione

Coerentemente con la sua impostazione Pollock dedica scarso spazio alio scontro politico tra destra e sinistra bolscevica (cfr. ivi, 275) ed invece si sofferma sulla storia e struttura amministrativa del GOSPLAN e degli organi addetti alia pianificazione, sulle difficoltà delTallesti-mento pratico di un piano complessivo delPeconomia, ed anche sul problema teórico relativo alia definizione ed articolazione del concetto di «piano». II punto di partenza è dato dalla pubblicazione delle «Cifre di controllo per 1'anno económico 1925-26», pubblicate dal GOSPLAN nell'agosto del '25. Si trattava di un «libretto poco appariscente di circa cento pagine» (ivi, 255) che costituiva però il primo esempio di piano complessivo delPeconomia soviética. Pollock le descrive come segue:

Sie sollen in Form von Statistiken mit erlautendem Text den Stande der wichtigsten Elemente der Sowjetwirtschaft...und ihre Verknúpfung untereinander ziffernmáfíig bestimmen und ferner ihre Entwicklung fúr das kommende Wirtschaftsjahr aufzeichnen, also den immer wieder vergeblich geforderten Einheitsplan der Wirtschaft bringen. Besonderer Nachdruck wird darauf ge-legt...dafí ein System von Zahlen aufgestellt worden sei, aufgrund dessen allen Teilen der Volkswirtschaft fúr das kommende Jahr Direktiven gegeben werden konnten (ivi, 256).

16 II succitato passo di Pollock prosegue: «Das wiirde dann die Riickkehr...zum reinen kapitalistischen System bedeuten». Segue poi una citazione da Bucharin: «...der stei-gende politische Einflufs der Arbeiterklasse auf die Bauernschaft [kann] insoweit gesi-chert werden, ais die Sowjetmacht fãhig ist, das Land wirtschaftlich zu verwalten. Wãre dies nicht der Fall,...so wiirde dies unbedingt zum Sturz der Sowjetmacht und Wieder -herstellung des búrgerlichen Regimes fúhren» (1929, 166).

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108 Pianificazione e teoria critica Nonostante suscitassero 1'entusiasmo di alcuni dirigenti sovietici,

primo fra tutti Trockij, e rappresentassero comunque solo un punto di partenza per il lavoro futuro, furono molto duramente criticate: Ka-menev le considerava come un bilancio privo di un carattere sistemático, mentre da piú parti ne venne sottolineata 1'astrattezza e la distanza dalla realtà del processo económico. Anche Pollock non risparmia critiche e fa notare come il cattivo raccolto del '26 fece súbito apparire velleitaria 1'idea stessa di fornire prognosi sensate, in un'economia prevalente­mente agricola, con a disposizione un apparato burocrático ancora inca-pace di fornire anche solo statistiche attendibili17. Le «cifre di controllo» per 1'anno successivo si presentarono con maggiori pretese: a parte il loro formato, esattezza ed esaustività ben maggiori rispetto alie prece-denti, volevano adesso offrire anche un'analisi «qualitativa» — si po­trebbe dire «sociológica» — dello sviluppo in corso, che consentisse un'organica articolazione del rapporto «prognosi-direttive», compito ed insieme problema principale di ogni piano:

Erst wenn die Plane Direktiven geben zur Ausfúhrung einer be-stimmten Wirtschaftspolitik und ihre Prognosen nicht allein die Entwicklung, sondem auch deren Modifizierung durch das Ein-greifen der von ihnen selbst vorgeschriebenen MaBnahmen auf-zeichnen, kann ihre Aufgabe ais gelõst angesehen werden (ivi, 364)18.

Si trattava, in sintesi, di fornire, in primo luogo, un'analisi congiun-turale che mostrasse le «relazioni reciproche (Wechselbeziehung) dei piú importanti fattori delTeconomia nazionale» (ivi, 283) e di progettare un

" Pollock sottolinea piu volte 1'estrema importanza delia «Konjunkturforschung» come strumento per la pianificazione (cfr. 1929, 326s.) il che spiega anche la sua attenzione verso i suoi sviluppi in Germânia (cfr. p. 78). Contemporaneamente tiene a mostrare quanto rudimentale sia in URSS lo «stato delParte».

18 Anche le «cifre di controllo» per il '26-'27 furono oggetto di dure critiche: fu detto che «la realtà era da una parte...e le «cifre» delFaltra», che non contenevano né «pro­gnosi» sulTandamento delFeconomia, né «direttive» per un'efficace azione pianifica-trice, come era loro pretesa (cfr. 1929, 268). Per Pollock, è lógico che anch'esse fossero pesantemente attaccate e che, a livello pratico, risultassero inutilizzabili, date la fretta e le condizioni generali in cui vennero preparate.

La pianificazione soviética: il valore incerto di un esperimento 109

sistema di misure economiche, che si innestasse su tale previsone di sviluppo conducendo alia realizzazione degli obiettivi economici fissati. Se il presupposto su cui tutto Tedificio si regge è disporre di un'esatta descrizione delia situazione di partenza per potere porre obiettivi ragio-nevoli, la difficoltà piú evidente è il critério di scelta degli obiettivi, allestire quella «scala di priorità» — su cui Pollock insisteva — da cui dipendono poi le «direttive», le concrete misure da adottare:

Uber das Verhàltnis von Prognosen und Direktiven hat man sich in der õkonomischen Literatur Sowjetrusslands schon viel den Kopf zerbrochen, und zweifellos steckt darin die ganze Problematik der Frage, wie weit es in der Gestaltung der Wirtschaft eine Freiehit gibt und wo diese durch eine dem menschlichen Zugriff úberhaupt nicht oder nur langsam zugángliche Notwendigkeit begrenzt wird (ivi, 284).

È da questo punto di vista teórico che Pollock dà conto del dibattito soviético sulla pianificazione, che viene cosi stilizzato nel contrapporsi di due approcci al rapporto «prognosi-direttive», quello «genético» e quello «teleológico», che «all'inizio...sembravano due aspetti di un si­stema único» (Carr-Davies 1974, 339). II primo (i cui sostenitori princi-pali erano gli economisti del GOSPLAN, per lo piú non iscritti al partito come Popov, Litoshenko, Bazarov e Groman, ma anche il bol­scevico Bucharin) accentuava la necessita di commisurare gli obiettivi del piano al tasso di sviluppo prevedibile; altrimenti, affermava Bucha­rin, si rischiava di voler costruire le case senza aver prima fabbricato i mattoni. Neila realtà soviética ciò implicava, però, la dipendenza del settore industriale statalizzato dal tasso di sviluppo del settore agricolo privato, un controllo parziale delTeconomia nazionale, e di conseguenza un lento, ed insicuro, processo di industrializzazione; le idee di Bu­charin si tradussero nella realtà delia N.E.P. e dopo il fallimento delle campagne governative per la raccolta dei cereali del 1927 e del '28 la sua linea, politica e teórica, venne sempre piú duramente attacatta dalla «sinistra industrialista», il cui teórico di primo piano fu Preobrazenskij. La linea industrialista si sposava con un'impostazione «teleológica» delia pianificazione che è ben rappresentata dalle seguenti parole di Pjatakov:

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110 Pianificazione e teoria critica Ci diamo un obbiettivo, ci prefiguriamo deliberatamente un mo-dello di industria conforme alia nostra volontà, in modo che possa essere portato ad esistenza; in altri termini...ci liberiamo in misura considerevole, nelle circostanze date, dalle catene di ciò che è dato dalla storia [ibid.).

Si esprimono qui chiaramente le preoccupazioni per il potere econó­mico dei «kulak» cui si voleva far fronte con un piano onnicomprensivo, che riducesse drasticamente il campo d'azione delle forze del mercato a beneficio delia «liberta del pianificatore» e «pompasse» energicamente le risorse disponibili nel settore statale.

II «bilancio materiale» come núcleo del piano In prima approssimazione si potrebbe porre Pollock tra i sostenitori

deU'approccio «genético»; contro le tesi «teleologiche» egli afferma: Der «freien schõpferischen konstruktiven Tátigkeit» sind auch in den auf vielen Jahre berechneten Plánen enge Grenzen gesezt, insbesondere in einer Wirtschaft, deren Akkumulation eine so ge-ringe ist wie diejenige der heutigen Sowjetwirtschaft (1929, 286).

La liberta dalla «seconda natura» è pensabile, ed in termini relativi, solo sulla base di un'economia altamente sviluppata: Pollock sembra sottintendere che gli «industrialisti» sovietici stanno commettendo di nuovo 1'errore di voler «saltare» fasi di sviluppo, esattamente come nella terza fase del comunismo di guerra. Nel pianificare è indispensabile tenere realisticamente conto del livello di sviluppo delle forze produt­tive date, secondo quanto sosteneva Bucharin; e Pimpressione di una notevole vicinanza tra le posizione teoriche di Pollock e Bucharin è confermata dal suo giudizio sui metodi adottati dal GOSPLAN per la preparazione di «cifre di controllo» e «piano quinquennale». Particolare importanza egli attribuisce al cosiddetto «método dei bilanci», cosi de-nominato perche rappresenta le «entrate» e le «uscite» del sistema in una sorta di «bilancio statale»: in sostanza si tratta di un rudimentale mo-dello di «input-output analysis», ricavato rielaborando gli schemi di riproduzione marxiani. Per ogni comparto produttivo, in un determi-nato periodo, devono essere registrate la quantità di risorse impiegate,

La pianificazione soviética: il valore incerto di un esperimento 111

in rapporto alia quantità di prodotto finito ottenuto, le importazioni le esportazioni come pure il consumo «individuale»; cosi sarebbe stato possibile determinare le proporziqni esatte in cui si doveva produrre, ed allargare la produzione, affinché il sistema si trovasse in stato di equilí­brio e non si verificassero crisi (cfr. ivi, 307). Questo método appariva pienamente coerente con la teoria di Marx e Pollock ne rintracciava la fondazione teórica nella celebre introduzione a Zur Kritik der politischen Okonomie:

Bei der Begrundung der Bilanzmethode geht man davon aus, dafí die Volkswirtschaft ein Ganzes sei, dessen einzelne Teile in einem bestimmten funktionellen Zusammenhang stehen... In seiner «Ein-leitung» zeigt Marx den unlõsbaren Zusammenhang von Produk-tion, Distribuktion und Konsumtion... «Eine bestimmte Forme der Produktion bestimmt also bestimmte Formen der Konsumtion, Di-stribution, des Austausches und bestimmte Verhàltnisse dieser ver­schiedenen Momente zueinander... Es findet Wechselwirkung zwi­schen den verschiedenen Momenten statt». Dieses Ganze hat Marx in seinem funktionellen Zusammenhang in einer genialen Vereinf a-chung mit ein paar Strichen in seinen Schematas skizziert (ivi, 306 e 308).

L'economia — e la società — sono dunque totalità, o meglio «siste­mi», i cui elementi stanno funzionalisticamente in rapporti di azione reciproca: tale concezione, rintracciata in Marx, viene quindi a legitti-mare il «método del bilancio materiale», che Pollock giudica il «método centrale» ed il piú promettente fra quelli finora adottati19, pur dovendo ancora essere profondamente rielaborato. I pianificatori russi erano consapevoli deli'enorme differenza, di scopo c natura, tra gli «schemi» ed un «bilancio materiale» utilizzabile. Birbraer — ampiamente citato da Pollock — si rendeva conto che Marx aveva fatto astrazione da tutta una serie di fattori, non volendo affatto dare una rappresentazione

" Aila discussione dei metodi impiegati in URSS Pollock dedica circa 40 pagine. Oltre al «método dei bilanci» i piu importanti gli appaiono quello dei «coefficienti statici e dinamici» e le indagine sul ciclo congiunturale, che dovrebbero permettere di scoprire le leggi immanenti al modo di produzione nascente in URSS (cfr. 1929, 291ss.).

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112 Pianificazione e teoria critica completa del sistema económico. Ma oltre alia difficoltà teórica di risa-lire dall'«astratto» degli schemi al «concreto» delle necessita delTeco­nomia soviética, si ripresentava il problemático rapporto delia rappre­sentazione deli'«essere sociale» con uno dei suoi possibili «dover essere»:

Man weift, daífj alie Teile zusammenhàngen, sich gegenseitig bedin-gen, dafí eine Veránderung an einem entscheidenden Punkt alie Teile des Ganzen in Mitleidenschaf t ziehen kann, und dafi es nicht genugt, den Gleichgewichtszustand einer einfach reproduzierenden Wirtschaft aufzuzeigen, sondem dafí in der Bilanz auch zum Au-sdruck kommen mu/S, auf welche Weise die erweiterte Reproduktion der ganzen Wirtschaft sowohl ais auch ihrer einzelnen Teile durchge-fiihrt wird (ivi, 309s.; cors. mio).

Qui si ripresenta di nuovo il problema delle «direttive», ma in una luce che ne chiarisce la natura. II «bilancio materiale», e le «cifre di controllo», di cui costituisce il cuore, sono troppo orientati sul lato «genético»; configurando Teconomia come un sistema in cui ogni fattore si trova in un rapporto di dipendenza reciproca dagli altri, non possono risolvere il problema di «rompere il cerchio magico àelVazione reciproca-» (ivi, 316; cors. mio) ovvero di rintracciare un elemento del sistema — o piú che avvii Tespansione e promuova lo sviluppo delle forze produttive. Giustamente Pollock ritiene «vana» la ricerca di un qualche «punto di partenza» (Ausgangspunkt) — sia esso Taumento delia popolazione, «come qualsiasi altro singolo fenómeno» — «fino a quando si voglia reperire una causa ultima del processo complessivo» (ivi, 315). Anche di fronte al método del «progressivo avvicinamento» («konsequente Annâ-herung») proposto da Strumilin20, Pollock esprime scetticismo, anche perche si tratta sempre di tentativi di soluzione parziali che pongono tutta una serie di problemi difficilmente risolvibili al momento di venir coordinati con gli altri metodi (come risulta da un passo di Rykov che

20 Oggi potremmo definire questo procedimento per la coordinazione dei diversi piani settoriali come «trial and error»; esso implica che le divergenze tra di essi siano eliminate progressivamente elaborando diverse varianti di ogni piano settoriale per raccordare tutte le parti del piano generale in un insieme omogeneo.

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Pollock cita come una sorta di bilancio21). Quello che Pollock avverte, anche qui solo indistintamente, è che qui non si tratta di rintracciare solo la possibilita di avviare T«accumulazione socialista», ma di rimpiaz-zare la funzione autopoietica del meçcanismo di autovalorizzazione del capitale. Non è tanto Tassenza dello strumento del «calcolo delTutilità marginale» a costituire lo smarrimento delia «bússola económica» per la pianificazione, ma piuttosto Tassenza delia necessita immanente al si­stema di una riproduzione su base sempre piú allargata come presup-posto delia sua stessa esistenza. Si tratta sl delTassenza delia «molla del profitto», ma non in quanto movente psicológico delTagire individuale, quanto come spinta ali'autovalorizzazione del capitale, ovvero «impera­tivo sistémico». Nel dibattito sulTeconomia di piano questo problema si è per lo piú sdoppiato in uno politico di scelta degli obiettivi del piano ed in uno psicológico delia motivazione a realizzarli.

Evidentemente non ci si può aspettare di trovarvi risposte esau-rienti nel testo di Pollock. Oltre al ripetuto richiamo alTindispensabilità di una scala di priorità, Pollock ricorda la necessita di approfondire i presupposti teorici dei metodi finora impiegati e soprattutto di ampliare la conoscenza delTeconomia soviética, indagandone le leggi specifiche in quanto fase di transizione (cfr. ivi, 327). In coerenza con la linea «gene-tista», per Pollock la pianificazione è molto piú una «scienza» che un'«arte» ed in questo senso egli insiste sulTimportanza di una stretta collaborazione tra intellettuali, ovvero economisti, e burocrati delia pianificazione:

...bei den Planarbeiten drángt sich die Notwendigkeit immer gebie-terischer auf, nicht nur die Praktiker des õkonomischen Aufbaus, sondem auch die Theoretiker der Sowjetõkonomik mit heranzu-ziehen (ivi, 325).

Come è noto gli eventi andarono esattamente nella direzione oppo-sta.

21 Rykov dopo aver citato i vari procedimenti a disposizione dei pianificatori si chiede: «Was von alledem verleiht den Kontrollziffern den Charakter von Direktiven? Was davon gibt uns die Garantie, Krisen und Disproportionen zu vermeiden? Diese ganze Fragestellung macht deutlich, dafi die vom Gosplan angewandte Gesamtmethode der ihm gestellten Totalaufgabe nicht genugt...» (1929, 322).

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114 Pianificazione e teoria critica

Piano e mercato = socialismo e capitalismo? Se il perfezionamento dei metodi delia pianificazione è il mezzo per

il fine dello sviluppo delle forze produttive e per la creazione di una società socialista, va sottolineato che questa non cpnduce direttamente al socialismo per Pollock, ma che decisive sono le forme sociali che tale cresçita assume, il tipo di rapporti cui 1'espansione dà vita. Perciò, a fianco del controllo statistico dei processi economici, ne è indispensabile 10 studio del lato «qualitativo»22 attraverso vere e proprie analisi sociolo-giche:

Bei diesen Untersuchungen mufí neben die Analyse der quantita-tiven Entwicklung auch diejenige der qualitativen treten; es genugt nicht, festzustellen, ob und in welchem Tempo sich die Produktivk-rãfte entwickeln, sondem es ist nowendig zu untersuchen, in wel-chen gesellschaftlichen Formen sich diese Entwicklung vollzieht (ivi, 327).

Lo sviluppo delle forze produttive non significa allora di per sé un progresso verso il socialismo ed a maggior ragione in Unione Soviética, oveTaumento delia produttività ha significato il ricostituirsi di rapporti capitalistiçi. Parallelamente «socialismo» non si identifica con «organiz­zazione deli'economia». Pollock porta ad esempio le cooperative agri­cole, volute dal governo centrale, come forma di transizione per guidare 11 settore agricolo verso una graduale collettivizzazione: nelle «cifre di controllo» esse vengono rubricate come imprese del settore socialista «in modo piuttosto meccanico» (ivi, 324), ma con ciò si trascura che le cooperative si sono regolarmente messe in concorrenza con i produttori privati al solo scopo di aumentare i propri profitti e non di offrire prezzi piu vantaggiosi (cfr. ivi, 147). L'istituzione di cooperative rimane un eccellente strumento del passaggio alTeconomia socialista, ma non bi-sogna scordare che «l'organizzazione cooperativa si trasforma facil-

22 «Unter der qualitativen Seite der Entwicklung versteht man in Rufiland ihren gesellschaftlichen Charakter, z.B. welchen Anteil das private und das vergesellschaftete Kapital am Wachstumsprozess haben, ob und in welchem MalS eine Klassendifferenzie-rung auf dem Lande vor sich geht, usw» (G.A. XIII 1928, 357).

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mente in un'organizzazione di interessi in contrasto con lo stato colletti-vista» (1931, 413); pur rappresentando un grado piu elevato di «socializ­zazione» delPimpresa, non per questo è, di per sé, elemento «socialista» delT apparato produttivo. I grandi «Konzern» costituiscono un grado di socializzazione delia produzione ben piú elevato, «ma a nessuno ver-rebbe lo stesso in mente di descrivere la I.G.-Farben o la Standard Oil come parti integranti di un settore socialista delia economia» (1929, 324).

In Pollock la tesi che 1'elevata centralizzazione e concentrazione del capitale è una premessa necessária alia collettivizzazione non si tra­sforma nelPequazione «socialismo = organizzazione» come avviene nella teoria di Hilferding o di Lenin, come si rivela nelTatteggiamento critico di Pollock verso il cosiddetto «Kriegssozialismus», che non viene preso in quanto tale come modello di pianificazione globale, ma vale solo come «test» utile all'elaborazione di metodi per la pianificazione di settori economici determinati (cfr. 1929, 4; 1932, 21). Per Pollock, dunque, la categoria «socialismo» può solo denotare «eine klassenlose Gesellschaft mit marktloser, 'gesellschaftlich-planmâssiger Regelung der Produktion nach den Bedúrfnissen der Gesamtheit wie jedes Einzelnen', mit fortge-schrittenster Technik und Gemeineigentum an den Produktionsmit-teln» (1929, 1). Citando ed ampliando la definizione data da Engels nelTAnti-Duhring, Pollock indica che la pianificazione è solo un ele­mento — necessário ma non sufficiente — a caratterizzare una società socialista:

Alie sozialistischen Theorien sind sich darin einig, daB die soziali-stische Wirtschaft...unter einer planmâfiigen Leitung stehen muB, wenn dies auch nicht ais ihr einziges Merkmal gelten darf (ivi, 2).

Logicamente, affinché si possa parlare di economia di piano sociali­sta» non devono piú sussistere differenze di classe, il che si realizza istaurando la proprietà collettiva dei mezzi di produzione — suolo compreso. Solamente rapporti di produzione socialisti (cfr. ibid. n. 1; 1931, 397; 1932, 18) possõrKr-rostituire il presúpposto per lo sfrutta-mento totale delle forze produttive a disposizione; inoltre il socialismo deve rappresentare un superiore modo di produzione, in cui «con mi­nore impiego di lavoro si realizzi un migliore e piú ricco approvvigiona-

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116 Pianificazione e teoria critica mento delia società che nel capitalismo» (1931, 397), o meglio «sulla base dei mezzi a disposizione si raggiunge Vottimizzazione delle presta-zioni» (1932, 19; cors. mio).

Da questo concetto di socialismo discende anche 1'incompatibilità di pianificazione e mercato. «Economia di piano» è un sistema in cui «produzione e distribuzione vengono regolate centralmente mediante una pianificazione sociale» (ivi, 18) e si distingue per questo carattere «olistico» da forme parziali — per estese che possano essere — di intervenzionismo statale; tra queste ed una autentica pianificazione esiste un salto di qualità:

...wir sind der Meinung, dafi ein Teilplan qualitatiy etwas ganz anderes darstellt ais ein Gesamtplan und dafi erst dann von einer Planwirtschaft gesprochen werden kann, wenn zumindest alie ent-scheidenden Wirtschaftszweige planmáfiig reguliert werden (ivi, 26; cors. mio).

Pollock si distanzia anche esplicitamente (cfr. 1929, 2 n.4) dalTuso invalso presso molti teorici socialdemocratici di designare con «Plan­wirtschaft» solo un settore económico. In questi anni ritiene anche impraticabile un sistema misto «piano-mercato», se non in una fase di transizione:

Eine solche Wirtschaftsverfassung, die fiir die Verteilung der Fer-tigfabrikate und der Arbeitskraft den Markt beibehált, kann un-seres Erachtens nur ais eine staatskapitalistische Ubergangswirt-schaft angesehen werden, die ais solche nicht lebensfâhig ist (G.A. XV 1930, 467).

Se per Pollock il mercato è «una specie di piano» (1929, 5), è chiaro che «mercato» e «piano» si contrappongono in qualità di sistemi di regolazione del processo di produzione complessivo, con 1'identica fun­zione di coordinare produzione, circolazione e consumo riequilibrando, o evitando, il manifestarsi di sproporzioni, ma con modalità di funziona­mento del tut to diverse, sintetizzabili nelle classiche opposizioni «anarchia-regolazione», «automatismo cieco-consapeyole cqordmazio-ne», «naturalità-progettualità», «necessità-libertà». L'idea che siano in-dividuabilf queste due strutture idealtipiche contrapposte sorregge, in

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primo luogo, tutta 1'impostazione delia ricerca pollockiana del '27-'29 mirante a reperire «leggi» (Gesetzmãfíigkeiten) che governano la transi­zione dal mercato al piano, o meglio modalità invarianti di trasforma-zione del primo nel secondo come egli evidenzia a conclusione del suo libro:

Aufgabe der Wissenschaft aber ist es...diejenigen Gesetzmãfiig-keiten festzustellen, denen jeder Versuch, die Marktwirtschaft in eine marktlose umzuwandeln, unterworfen ist (ivi, 382).

Inoltre essa rende possibile quella separazione «meccanica» tra esame delia realtà económica e degli altri fattori sociali cui Pollock si rifa sistematicamente, anche se con valenze leggermente differenti, in tutte le sue analisi (cfr. 1929, 2; 1931, 409; 1932, 19; 1933, 353; 1941a, 217). Come sara evidente in seguito, questo procedimento è «ortodossa-mente» legato all'ipotesi che i processi economici formino la «base» delia società .

In Die gegenwãrtige Lage des Kapitalismus... partendo da questa pre-messa teórica e metodológica, Pollock indaga le condizioni di possibilita di un'economia di piano tout court, ammettendo implicitamente la pos­sibilita económica di una pianficazione capitalista, come del resto aveva fatto in Die planwirtschaftlichen Versuche... senza ambiguità24. L'opposi-zione «piano-mercato» non è dunque simmetrica a quella «socialismo-capitalismo»; mentre è escluso che vi sia un «socialismo di mercato», già per ragioni economiche non c'è, nella teoria di Pollock nessun motivo che, da un punto di vista puramente económico, porti ad escludere una pianificazione capitalista; ma ciò mostra anche — e State Capitalism ne è la prova — che «capitalismo» non è sinonimo di «mercato».

23 Tale procedimento di astrazione delT «económico» dal «sociale» è affatto comune presso i teorici d'ispirazione marxista contemporanei a Pollock (cfr. Novy 1978, 129).

24 Afferma infatti, che se una pianificazione económica fosse equivalente a «sociali­smo», «mtiíken so verschiedenartige Wirtschaftsformen wie die Pharaonenwirtschaft, der Merkantilismus, die deutsche Kriegswirtschaft und der zu ende gedacht faschisti-sche Staat ebenso wie ein võllig vertrusteter Kapitalismus ais sozialistisch angesehen werden. Mag aber auch nicht jede Planwirtschaft eine sozialistische Wirtschaft sein...» (1929, 2).

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118 Pianificazione e teoria critica

11 problemático valore di un esperimento Lenin aveva definito Teconomia soviética dei tempi delia N E P un

insieme di ben cinque diversi sistemi (dalTeconomia agricola chiusa di stampo feudale fino al settore industriale socializzato) e Pollock rie-cheggia questa descrizione definendo TURSS «uno dei fenomeni piú strani delia storia económica» (G.A. XIII 1928, 353). Un giudizio sui tentativi di pianificazione deve tener conto di questo come del fatto che, date tali condizioni, gli ambiziosi obbiettivi per i quali i comunisti russi lavorano, rápida industrializzazione, aumento delia produzione di beni di consumo e eliminazione di capitale privato e mercato, stanno del tutto in concorrenza tra di loro (cfr. 1929, 383). Nella recensione di due testi di Brutzkus e Jugow Pollock lamenta:

Nirgends findet sich nur der Versuch, die Widersprúche der bol-schewistischen Wirtschaftspolitik aus den ungeheuren Schwierig-keiten ihrer Aufgabe abzuleiten und zu zeigen, wie zwischen wirt-schaftlicher Notwendigkeit und dem Wúnsch, die politische Macht festzuhalten, háufig eine unúberbrúckbare Kluft liegt (G.A. XIV 1929, 512s.).

Indipendentemente dal giudizio politico che sui loro intenti si possa dare, la validità degli «esperimenti» sovietici per la teoria delia pianifica­zione non può prescindere da una tale considerazione.

La valutazione teórica delia pianificazione soviética NelTultimo capitolo del suo libro, in meno di venti pagine, Pollock

riassume i «risultati provvisori» (Vorláufige Ergebnisse) cui la sua inda-gine è approdata, assieme agli esiti dei dieci anni di esperimenti pianifi-catori sovietici. Come aveva accennato anche nelTintroduzione, in URSS è stato possibile avviare il lavoro delle commissioni pianificatrici praticamente dal niente, riportando un'economia sulTorlo del collasso alia fine del 1921 ai livelli delTanteguerra, senza aiuti stranieri, anzi fra Tostilità delle potenze europee. I «bastioni» (Bollwerke) da cui i bolsce­vichi hanno condotto la loro politica sono il controllo del credito, dei trasporti, del commercio con Testero e delTindustria pesante. Tuttavia,

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essi rappresentano — al contrario che nelle nazioni capitalisticamente evolute — una piccola parte delTeconomia nazionale, a fronte delTe-norme settore agricolo che sfugge (sempre piú) ad ogni controllo statale, ed in cui fioriscono rapporti capitalistiçi. I nodi decisivi deli'economia soviética non sono stati ancora sciolti: il primo tentativo di procedere ad una rápida industralizzazione è fallito; la produzione industriale rimane al di sotto delle stesse esigenze di sviluppo deli'agricoltura, il che crea difficoltà crescenti per il reperimento di ecccedenze da destinare alTe-sportazione. Infine esaminando la questione decisiva delia «sostituzione delle funzioni del mercato» («Ersetzung der Marktfunktionen» è il titolo del paragrafo finale del libro, che consta appena di due pagine; cfr. 1929, 382s.), Pollock deve concludere la sua indagine con un bilancio modesto: solo nel settore socializzato si ha la quasi completa estinzione delia concorrenza e del mercato, ma non per quello che riguarda il mercato del lavoro e dei beni di consumo. L'economia soviética rimane in buona parte affidata al mercato ed agli scambi in denaro (né si intravede la possibilita di sostituirlo con il calcolo in natura25). Chiara-mente una tale economia di transizione non può dimostrare minima­mente la superiorità dei sistemi pianificati ed è significativo che Pollock in questi anni sia esclusivamente preoccupato di negarle —di-fensivamente — ogni carattere probatório26 relativamente a questo pro­blema:

25 Pollock non affronta direitamente il problema delia permanenza del denaro in un'economia socialista e di un «calcolo naturale». L'interdipendenza di mercato e denaro nella sua teoria, oltre ad alcuni accenni (p.es. il denaro, come il mercato, è posto fra le istituzioni capitalistiche da mantenere in una fase di transizione cfr. 1929, 43s.) fanno pensare che, almeno negli anni venti, egli fosse favorevole alPabolizione del denaro in un'economia socialista sviluppata.

26 «Der Versuch spielt sich in einem Agrarland ab, und unter denkbar ungiinstigsten Bedingungen. Damit wáchst die Schwierigkeit, die Bedeututung der eizelnen Versuche zu iibersehen, da ihr Versagen zunãchst nichts dariiber aussagen wiirde, ob das schlechte Ergebnis der prinzipiellen Verfehltheit der Maftnahmen oder den spezifisch russischen Bedingungen ihrer Durchfuhrung zuzuschreiben ist» (G.A. XIII, 355). Sor-prende perciò la faciloneria con cui Rolf Wiggershaus sostiene: «Mit seiner Schilderung des russischen Experiments glaubte Pollock die Behauptung der Unmõglichkeit einer sozialistischen Planwirtschaft widerlegt zu haben» (Wiggershaus 1986, 77). Purtroppo nel suo interessantíssimo volume Wiggershaus sembra solo intento a sottovalutare (se non demolire) sistematicamente la figura di Pollock. Semplicemente incomprensibile è poi 1'affermazione secondo cui «Pollock aderiva ad un marxismo ortodosso preleni-

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120 Pianificazione e teoria critica Wir sind nun allerdings der Úberzeugung, dafi die Theorie und Praxis der Planwirtschaft aus den russischen Versuchen sehr viel zu lernen hat, miissen aber im gegenwãrtigen Stadium dem russischen Experiment die Beweiskraft dafiir absprechen, ob diese Art der Planwirtschaft ôkonomisch — und nur unter diesem Gesichtspunkt haben wir das Problem erõrtert — dem privatkapitalistischen Sy­stem úberlegen ist (1932, 27 n.l).

Non c'è dubbio che la peculiarità delPesperienza soviética renda anche árduo tentare di trarne insegnamenti teorici27, e ciò spiega anche perche il progettato lavoro teórico sulPeconomia soviética non fu scritto, ma rispetto a questo suo obbiettivo centrale, 1'indagine di Pol­lock non rimane affatto sterile. I suoi risultati per una teoria del sociali­smo, che si ritrovano anche in Die gegenwàrtge Lage des Kapitalismus..., possono essere cosi schematicamente riassunti: 1) una fase di transi­zione, piu o meno lunga, è necessária; stato e mercato devono persistere per il tempo necessário alio svilupparsi delle strutture che possano sosti-tuirli: «Nach allen bisherigen Erfahrungen mufke die Uberfúhrung des heutigen Systems in eine Planwirtschaft zunáchst an die Markteinrich-tungen anknúpfen» (1932, 24). 2) primo passo verso il socialismo è la «socializzazione» di tutti i mezzi di produzione che conduca alia aboli-zione di ogni differenza di classe. 3) ugualmente indispensabile, fin dalPinizio, è 1'allestimento di un piano unitário minimale, che fornisca mediante una «Dringlichkeitsskala» gli obbiettivi economici di massima; senza un tale orientamento il sistema non avrebbe alcuna spinta a pro­durre o, nel migliore dei casi, lo farebbe alia cieca. 4) accanto alia suddetta «scala» lo strumento essenziale delia pianificazione sono i «bi­lanci economici». Nel '32 Pollock li ritiene già strumenti sufficienti,

niano» (Pollock hing einem vorleninistischen orthodoxen Marxismus an) (ibid.). 21 «Die Frage nach der praktischen Bedeutung der Planarbeit ist heute, wo man aus

dem Stadium des Experimentierens noch nicht herausgekommen ist, nur schwer zu beantworten» (G.A. XIII 1928, 358; cfr. ivi, 355).

«Allerdings ist dieses Material besondes sprõde, da es aus einem historisch einzigar-tigen und ungemein verwickelten Tatsachenkomplex gewonnen werden muss. Nur eine sehr sorgfâltige Untersuchung wird in jedem Fali feststellen kõnnen, ob ein Erfolg oder MiSerfolg den angewandten Methoden oder den besonderen russischen Verhaltnissen oder dem Zusammentreffen von beiden zuzuschreiben ist» (1931, 425).

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sebbene bisognosi di perfezionamento, per sostituire il meçcanismo di scambio nel calcolo del rapporto «costi-rendimenti» (cfr. ivi, 23). 5) il mantenimento di un mercato funzionante e di denaro sono incompati-bili con una pianificazione socialista sviluppata (cfr. n. 24). 6) La pianifi­cazione deve essere centralizzata, tuttavia è necessário un grado varia-bile di decentramento delle funzioni (cfr. ivi, 24); uno degli errori maggiori del sistema dei «Glavki» era appunto 1'esasperata centralizza-zione di ogni funzione direttiva (cfr. 1929, 93ss.). 7) Statistiche pura­mente quantitative non sono in grado di far luce su successi e problemi delia «costruzione del socialismo». Ad esse vanno affiancate analisi sociologiche che rendano conto delia natura dei processi messi in moto a livello globale dagli interventi pianificatori. Pollock si fonda sulle mede-sime assunzioni teoriche delia linea «genetista» di Bucharin, ma se ne colloca nel contempo «a sinistra», nella posizione intransigente verso i contadini e nella sottolineatura delia necessita di una pianificazione totale come di una rápida industrializzazione. Chiarire questo punto aiuta a comprendere il giudizio complessivo di Pollock sulPURSS, come pure le diverse valutazioni espresse alFinterno dello stesso IfS su Die planwirtschaftlichen Versuche...

L'ambivalenza del giudizio suWURSS II testo di Pollock fu pubblicato per secondo nella Schriftenreihe des

Institus fiir Sozialforschung (dopo il volume di GroíSmann sulla teoria del «crollo», cfr. p. 61s.)28. In un rapporto sull'attività dellTfS, Weil ne sottolineò la «severa obiettività»; grazie ad essa, il lavoro aveva ricevuto un'ottima accoglienza sia in Germânia che in URSS dove, «nonostante il suo atteggiamento critico», ne veniva preparata una traduzione (Migdal 1981, 101). Al contrario, secondo Arcadi Gurland, alcuni membri delTistituto 1'avrebbero considerato come un «libro prosovieti-co...che era del tutto sulla linea ufficiale di Mosca» {ibid.). Tali diver-

28 La collana prevedeva al momento 12 volumi di cui solo tre furono pubblicati. Ai testi di GroíSmann e Pollock si aggiunse nel 1931 Wirtschaft und Gesellschaft Chinas di Wittfogel. Tra i volumi in progetto era anche un testo di Horkheimer intitolato Die Krise des Marxismus.

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122 Pianificazione e teoria critica genze si spiegano in buona parte con la pluralità di «correnti» presenti all'interno delTIfS, e con 1'ambivalenza del giudizio complessivo di Pollock sulTUnione Soviética. Non c'è dubbio — come osserva Dubiel (cfr. 1978, 30s.) — che le numerose critiche alia teoria ed alPoperato di Lenin e dei comunisti russi ed il tono delle conclusioni cui Pollock giunge ne confermino la totale indipendenza da una KPD in quegli anni progressivamente «bolscevizzata» (l'espulsione di Korsch dal partito è del 1926). Ma va anche ricordato che próprio Theodor Wiesengrund — non ancora Adorno — che conobbe Pollock ed Horkheimer alia fine degli studi universitari li descrisse come «comunisti» (Beide sind úbri-gens Kommunisten) in una lettera a Leo Lõwenthal (cfr. Wiggershaus 1986, 60 e Lõwenthal 1980, 248s.). Come ricorda Lõwenthal, la rivolu­zione russa ebbe un impatto dirompente e profondo nelle coscienze di molti giovani intellettuali — tedeschi e non; essa suscito speranze che andavano al di là delTevento politico stesso:

Ich habe die russische Revolution ais eine Art der Befreiung der Menschheit erlebt, dies nicht nur politisch, sondem auch kulturell und philosophisch...wir haben das ais eine groBe demokratische Revolution erfahren. Dieses Motiv, die kommunistische Philoso-phie und Praxis zu erleben, habe ich mir eine Zeitlang erhalten (Lõwenthal 1980, 39s.).

Nel «wir» di Lõwenthal possono essere compresi anche Horkheimer e Pollock; nel rispetto dei canoni delTobiettività e rigore scientifici appresi da Grúnberg, la puntigliosa ricostruzione storica di Pollock è improntata ad una spiccata «simpatia» per le finalità dell'«esperimento» soviético. Per Pollock è indubbio che in URSS si sta realmente co-struendo un sistema socialista in coerenza con la teoria di Marx ed Engels; lo «scopo per cui il partito bolscevico delia Rússia si è impadro-nito del potere nel novembre del 1917», cioè «la costruzione del sociali­smo» (1929, 1), ne legittima pienamente la politica. Da una posizione socialdemocratica questo riconoscimento ai bolscevichi non poteva che apparire del tutto filosovietico. L'atteggiamento di Pollock mi pare bene espresso in un famoso aforisma di Dàmmerung in cui Horkheimer rie-cheggia le parole conclusive di Die planwirtschaftlichen Versuche..., «Wohin sie fúhren, wird die Geschichte lehren» (1929, 382):

La pianificazione soviética: il valore incerto di un esperimento 123 Im Jahre 1930 wirft die Stellung zu Rufáland Sicht auf die Denk-weise der Menschen... Ich mache mich nicht anheischig zu wissen, wohin das Land steuert: zweifellos gibt es viel Elend. Aber wer unter den Gebildeten vom Hauch der Anstrengungen dort nichts verspúrt und sich leichtsinnig úberhebt, wer sich in diesem Punkt der Notwendigkeit zu denken entzieht, ist ein armseliger Kamerad, dessen Gesellschaft keinen Gewinn bringt. Wer Augen fúr die sinnlose, keinesweges durch technische Ohnmacht zu erklárende Ungerechtigkeit der imperialistischen Welt besitzt, wird die Erei-gnisse in RuBland ais den fortgesetzten schmerzlichen Versuch be-trachten, diese fúrchtbare gesellschaftliche Ungerechtigkeit zu úberwinden, oder er wird klopfenden Herzens fragen, ob dieser Versuch noch andauere (Horkheimer 1934a, 266).

Le parole ed il tono appassionati di Horkheimer chiariscono l'in-treccio di motivi e sentimenti che stanno dietro all'indagine scientifica sulla pianificazione. Non a caso egli si riferisce al 1930, primo anno delia «grande crisi» nei paesi capitalisti e primo anno delia collettivizzazione deli'agricoltura e del piano quinquennale di Stalin, in cui la storia sem-brava giunta ad una chiara svolta, come ricorda Arthur Koestler29:

Ogni confronto tra la situazione russa e quella del mondo occiden-tale sembrava deporre eloquentemente a favore delia prima...In occidente 1'anarchia del «laissez faire» stava trascinando il sistema capitalista nel caos e nella rovina; in Rússia il piano quinquennale stava trasformando, a passi da gigante, il paese piú retrogrado in quello piú progredito d'Europa. Se la Storia fosse un orario ferro­viário, non avrebbe potuto preordinare gli avvenimenti per una migliore coincidenza di questa (Koestler 1955, 311).

29 AlTinizio degli anni trenta Koestler era impiegato presso la «Vossische Zeitung», uno dei baluardi del liberalismo weimariano. Der Pfeil ins Blaue, la sua autobiografia, è citato da Dubiel, assieme a Die grofíe Tàuschung di Hede Massing e The Spanish Cockpit di Borkenau come uno dei testi piú informativi di ex-comunisti vicini allTfS. La vicinanza di Koestler a Pollock e Horkheimer è piú che altro ideale. Nel novembre del '43 Pollock inviò ad Horkheimer un articolo di Koestler apparso nel «New York Times», che questi commentò come segue: «I glanced through it and think it has some similarities with our own thoughts...The article seems congenial and is welcome. Do you know Koestler personally? It might be most worthwhile to talk to him...for he could prove to be one of the few to understand wht we are doing» (Horkheimer a Pollock, 19.11.1943).

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124 Pianificazione e teoria critica

La coincidenza del varo del piano quinquennale, dello slancio pro-duttivo soviético — in buona parte amplificato dalla propaganda, anche se non si deve scordare che i raccolti del '30-' 31 furono molto abbon-danti — con la crisi in occidente poneva gli eventi russi in una luce estremamente favorevole agli occhi dei piú. In questa cornice vanno inquadrate alcune pagine di Sozialismus und Landwirtschaft in cui al già visto giudizio negativo sulla N.E.P. , seguono apprezzamenti positivi per la collettivizzazione forzata intrapresa a partire dal '29:

Das úberstúrzte Tempo und die Hárte, mit der diese Politik durch-gefúhrt worden ist, haben es in den ersten Jahren sehr erschwert, úber ihre Ergebnisse sachlich zu urteilen. Aber trotz aller Fehler und Umwege, trotz des anfánglichen Mangels an aliem zur Durch-fúhrung des Programms Notwendigen...scheint dieser erste zielbe-wuíke Versuch einer Sozialisierung der Landwirtschaft...bereits ge-glúckt zu sein... Der grõfite Teil der Landwirtschaft scheint schon heute in den Wirtschaftsplan erfolgreich einbezogen zu sein (1931, 428s.).

Per questa valutazione Pollock si appoggia su di un articolo del settembre del ' 31 , apparso sulla rivista «Osteuropa», in cui 1'autore riporta le impressioni di viaggio di «un esperto in cose sovietiche» a cui egli30 e Pollock danno pienamente credito:

Besser ais alie Zahlen spricht vielleicht das nachfolgende, ende Juli 1931 abgegebene Urteil...«Die Landwirtschaft macht besonders im Wolgagebiet einen unordentlichen Eindruck. Das neue System funktioniert noch nicht ganz, aber es ist zu vermuten, dafi es besser wird. Ich habe den Eindruck, dafi der kritische Punkt schon úber-wunden ist. Die Regierung bekommt die Landwirtschaft immer féster in die Hand (ivi, 429).

30 L'autore, il prof. Hoetzsch, è definito da Pollock «einer der besten Sachverstãn-digen fiir russische Wirtschaftspolitik». Questi riporta il giudizio di un ignoto viaggia-tore che egli, a sua volta, ritiene «einen RuKlandkenner, auf dessen Beobachtungsgabe und núchternes Urteil ich ein sehr hohes Gewicht lege» (1931, 430 n. 50).

La pianificazione soviética: il valore incerto di un esperimento 125

Come questa citazione, cosi anche il testo di Pollock sottolinea il successo politico rappresentato dalla collettivizzazione31 mentre i risul­tati propriamente economici non vengono attentamente presi in esa-me32. Ma quello che colpisce maggiormente è la valutazione positiva delle conseguenze sociali degli avvenimenti russi:

Die Bauern sind unzufrieden aber sie haben sich mit ihrem Los abgefunden... Erstaunlich sind die groBen Arbeitsleistungen, die man úberall, in der Industrie wie in der Landwirtschaft, antreffen kann...alies leistet freiwillige Zusatzarbeit fúr den Fúnfjahresplan... Es sind ja auch durch den ZusammenschluB eine Unmenge neuer unterer Kommandostellen und damit neue Aufstiegsmõglichkeiten entstanden {ibid.).

Evidentemente Pollock ignora la trágica realtà delia collettivizza­zione staliniana (la decisione di escludere i «kulak» dai «kolkhoz» e di deportarli sistematicamente fu presa da Stalin nel dicembre del 1930, ma 1'espropriazione era iniziata dal '29: cfr. Davies 1980 I, 240ss. e 409ss.) ed interpreta come la creazione di opportunità di sviluppo, quella che si è rivelata come creazione di un enorme apparato burocrá­tico privilegiato. Le stesse parole di ammirazione Pollock le aveva, stavolta, pronunciate dalla tribuna del «World Social Economic Con-gress», svoltosi ad Amsterdam dal 23 al 29 agosto del '313 3 , a cui

31 Riferendosi al carattere nominale delia proprietà statale del suolo, quale vigeva fino al 1929, Pollock aveva commentato: «Denn diese Verfiigungsgewalt des Staates hat heute nur formalen Charakter, da in absehbarer Zeit keine noch so radikale Regierung es wagen kann, davon gegen die Bauern Gebrauch zu machen» (1929, 373s.).

32 Pollock parla solo delle grosse perdite nel settore delTallevamento bovino che vengono comunque gradualmente compensate. Per le cifre sul successo delia collettiviz­zazione, si basa poi sulle ottimistiche relazioni degli inviati sovietici al congresso delTa-gosto 1931 ad Amsterdam. In realtà le perdite nel património zootécnico, per fare un esempio, superarono quelle delia guerra civile, tanto che nel 1930 l'approvvigionamento nelle città peggiorò sensibilmente (cfr. Davies 1980 I, 414).

33 Al congresso di Amsterdam presero parte molti esperti americani quali Lewis Lorwin ed europei, fra cui Neurath. Nella sua lunga relazione («Das gegenwártige Wachstum der Produktionskapazitãt der Welt») illustrò con rielaborazioni del «ta-bleau» di Quesnay la sua concezione delia «Naturalrechnung» (cfr. World Soe. Ec. Congr. 1931, 105ss.). Come sottolineò Gerhard Meyer sulla ZfS (cfr. Meyer 1932, 385) il congresso fu un'importante occasione d'incontro fra studiosi delTeconomia di piano di

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126 Pianificazione e teoria critica intervennero economisti di tutto il mondo, compresa una delegazione soviética. I resoconti dei sovietici sullo sviluppo delTeconomia russa presentati ad Amsterdam sono da definirsi, come minimo, molto ottimi-stici. Si sottolineano i grandi traguardi raggiunti, si parla delia vittoriosa «offensiva socialista» contro i «kulak», si elencano cifre quasi miracolose senza nemmeno accennare ai costi enormi delia politica di Stalin. Non mancano invece accenni ai tentativi di sabotaggio da parte degli «econo­misti borghesi». Nel suo intervento a commento delia relazione di Valeri Obolensky-Ossinsky, membro delia direzione del GOSPLAN, Pollock affermò:

Aber ich wollte noch von den psychischen Kráften sprechen, die in RuSland ausgelõst worden sind...Ich habe mich nach seiner [di Obolensky-Ossinsky] Herkunft erkundigt: seine Eltern waren arme Bauern, er war vor dem Kriege Dorfschullehrer, und jetzt ist er einer der leitenden Beamten im russischen Arbeitsministerium. Uberlegen Sie sich, was solche Aufstiegschancen fúr ihn und seine Kameraden bedeuten, welche Kráfte hier entfesselt werden! (World Soe. Ec. PI. 1931, 289).

Questo entusiasmo indica una volta di piú il favore con cui Pollock guarda ali'esperimento russo. La sua fiducia nella razionalità e giustizia del sistema contrastano pateticamente con quanto stava realmente acca-dendo in URSS, dove, dopo la massiccia eliminazione di economisti ed esperti non bolscevichi34 dai posti chiave del GOSPLAN, nel febbraio 1930 erano già stati deportati 330.000 nuclei familiari. Solo a partire dal 1934, con 1'inizio dei processi-farsa e 1'estendersi del terrore staliniano, si cominciò a rivedere il giudizio sulla natura del regime sorto in Rús­sia35. La delusione per 1'involuzione cui Stalin condusse 1'URSS fu tanto

tutto il mondo, in un momento di crisi económica internazionale in un sistema mondiale dominato dalle politiche autarchiche.

34 Tra questi erano molte personalità con cui Pollock era entrato in contatto durante il suo soggiorno soviético come Groman, Bazarov e Kondratiev (cfr. Sutela 1983, 50).

35 «Fiir die westeuropãische sozialistische Intelligenz war die politische Entwicklung in der Sowjetunion von 1936 bis 1939, d.h. von Beginn der Sãuberungsprozesse bis zum Stalin-Hitler-Pakt, das 'experimentum crucis' fiir ihre politische Uberzeugung» (Dubiel 1978, 57).

La pianificazione soviética: il valore incerto di un esperimento 127

piú cocente quanto piú grandi erano state le speranze risposte in essa, anche in funzione di bastione rispetto alTestendersi dei regimi e movi-menti fascisti nei paesi capitalisti. In grandi linee questa è anche la costellazione politica con cui la «teoria critica» dovrà fare i conti per i seguenti venti anni e che le ha dato un'impronta indelebile: in questo quadro Pollock tenterà di render conto di un processo in cui la pianifica­zione económica, lungi dal costituire la base económica di una società priva di forme di «domínio», appare strumento privilegiato per la sua perpetuazione — e radicalizzazione. Per il Pollock di questi anni, asser-tore e teórico «radicale» delTeconomia di piano (pianificazione totale, abolizione di ogni liberta económica, calcolo in natura) può valere quanto Zolo ha detto di Otto Neurath:

Nonostante il rilievo teórico di molte sue formulazioni...Neurath si rivela un «utopista scientifico» ed un «social engineer» poco sensi-bile ai problemi delia garanzia istituzionale delle liberta individuali, delia articolazione pluralistica dei circuiti di formazione delia deci-sione politica, delia tutela procedurale delle minoranze in dissenso. Per almeno venti anni egli sembra ignorare tout court questi pro­blemi e qui sconta, ovviamente, i limiti teórico politici di un'intera tradizione di pensiero... (Zolo 1986, 159).

La mancata tematizzazione del nesso piano-potere (e la concezione delia democrazia liberale come «democrazia formale») è quindi il nodo irrisolto, comune alia tradizione marxista, cui rimanda Topera di Pol­lock; non a caso in State capitalism egli finirà per porsi questo problema, delineando timidamente la possibilita di un «capitalismo di stato demo­crático».

«Nel 1930...pochi elementi sfavorevoli al comunismo soviético erano diventati di pubblico dominio... La collettivizzazione delia terra non era stata ancora iniziata» (Koestler 1955, 288). L'errore di Koestler (nel '30 la collettivizzazione era in pieno svolgimento) è indicativo di una generale scarsa conoscenza degli avvenimenti russi, ed insieme, come indica il passo di Dubiel, che solo il «terrore» staliniano porto alia messa in questione delTimmagine idealizzata delTURSS.

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Capitolo quarto La «teoria critica» e la «grande crisi»

Wenn Marx den Sozialismus nicht bewiesen hat, so hat er gezeigt, dais es im Kapitalismus Entwicklungstendenzen gibt, welche ihn mõglich machen. Die an ihm Interessierten wissen, wo sie anzugreifen haben. Die sozialistische Gesellschaftsordnung wird von der Weltgeschichte nicht verhindert, sie ist historisch mõglich; verwirklicht wird sie aber nicht von einer der Geschichte immanenten Logik, sondem von den an der Theorie geschulten, zum Bessern entschlossenen Menschen, oder iiberhaupt nicht.

Max Horkheimer (da Dàmmerung)

La Germânia fu tra i paesi piú duramente colpiti dalla depressione innescata dal «giovedl nero» di Wall Street. Aila dipendenza dai crediti a breve e médio termine statunitensi si aggiunse la debolezza strutturale delia sua economia; travagliata prima dalPinflazione, incapace di assor-bire un alto tasso di disoccupazione anche nel momento di migliore congiuntura, precedente alia crisi del '26, era anche oberata dalTonere delle esose riparazioni di guerra pretese dalle potenze alleate. Congiun-tamente a quella económica, si consumo anche la crisi politica delia democrazia weimariana, la cui agonia iniziò con la fine delia «grande coalizione», naufragata nel marzo 1930, quando la depressione stava rivelando tutta la sua gravita (cfr. Rusconi 1977, 280)1. Col cancellierato Brúning, che si presentava come «governo al di sopra dei partiti», la

1 La letteratura sulla storia delia repubblica di Weimar è sterminata: testi classici sono Rosenberg 1955, Bracher 1977 e, per un inquadramento generale, Maier 1975. Da ricordare anche le belle pagine sul «crollo delia repubblica di Weimar» in Neumann 1942 (27ss.).

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130 Pianificazione e teoria critica situazione politica ebbe una svolta autoritária che si rivelò poi irreversi-bile. Nel luglio 1930 Brúning sciolse il parlamento ed indisse nuove elezioni che, contrariamente ai suoi calcoli, videro il trionfo dei nazio-nalsocialisti (la NSDAP passo da 12 a 107 seggi al Reichstag) e delia KPD (che vide raddoppiati i propri mandati). Le reazioni dei mercati esteri alia mutata situazione politica e soprattutto la politica deflazioni-stica di Brúning (cfr. ivi, 318ss.) aggravarono la depressione, mentre la SPD, paralizzata politicamente, non riusciva ad elaborare piani per la ripresa económica e Passorbimento delia disoccupazione; anzi sulla pro­posta sindacale di un piano per Poccupazione, il «W.T.B. Plan», si consumo nel '32 una spaccatura tra sindacato e partito che riassume gli errori teorici e politici delia socialdemocrazia weimariana (cfr. Telò 1985, 65ss. e 192s.).

L'IfS era sorto anche in risposta alia «crisi del marxismo», nelPanno delPiperinflazione e del tentato «putsch» di Hitler a Mónaco; il discorso con cui Horkheimer assunse ufficialmente il suo mandato di direttore il 24 gennaio del 1931, cadde in un momento ancora piú critico delia storia tedesca (e del mondo occidentale): egli si trovava di fronte alia piú grave crisi capitalistica, che assumeva il profilo di definitiva crisi del liberalismo e si rifletteva sulle stesse «scienze europee», non escluso il materialismo storico. La multidimensionalità delia crisi in atto è il tema dominante degli scritti horkheimeriani di questo periodo e dei saggi del primo numero delia ZfS, aperto da Bemerkungen zur Wissenschaft und JCrise di Horkheimer, cui seguivano, in ordine, il saggio di Pollock Die gegenwàrtige Lage des kapitalismus und die Aussichten einer planwirtschaf­tlichen Neuordnung, ed i contributi di Erich Fromm, Henryk GroíS­mann, Leo Lõwenthal e Theodor Wiesengrund-Adorno2; in coda un altro testo di Horkheimer, Geschichte und Psychologie.

2 I saggi si intitolano rispettivamente: Úber Methode und Aufgabe einer analytischen Sozialpsychologie, Die Wert-Preis-Transformation bei Marx und das Krisenproblem, Zur gesellschaftlichen Lage der Literatur, Zur gesellschaftlichen Lage der Musik. Tutti i testi hanno uno spiccato carattere programmatico, rintracciabile nella coppia «situazione attuale-compiti per la teoria» che struttura i titoli, e trattano un aspetto delia crisi in corso.

La «teoria critica» e la «grande crisi» 131

// programma scientifico di Max Horkheimer È divenuto ormai quasi esercizio obbligatorio iniziare ogni discorso

sulla teoria critica di Max Horkheimer, con un esame delia sua «Antritt-svorlesung» del 1931, in cui egli espone programmaticamente i «compiti spettanti ad un istituto per la ricerca sociale» ed, a maggior ragione, me ne occuperò solo nella misura necessária a chiarire il rapporto tra la «teoria del corso storico delPepoca presente» (Theorie des historischen Verlaufs der gegenwartigen Epoche) (Horkheimer 1932a, II), e le ri­cerche di Pollock sullPeconomia pianificata5. Una conseguenza delia «standard view» delia teoria critica è che il problema delle origini di questo programma horkheimeriano è stato quasi ignorato, e pare uscire dalla mente di Horkheimer come la mitica Minerva dalla testa di Gio-ve . Esso è sempre stato letto in funzione degli sviluppi futuri delia teoria critica, mentre se ne potrebbe invece proporre una modalità di lettura orientata al passato, che non si limiti a segnalare le diversità dal programma di Carl Grúnberg, ma rintracci nel bilancio, delineato da Horkheimer, delia crisi delle scienze sociali alia fine degli anni venti il núcleo delia suo programma. A questo tema potro fare solo qualche accenno; una sua accurata trattazione potrebbe comunque evidenziare i motivi del suo abbandono (relativamente rápido) in terra americana, il tanto dibattuto fallimento del programma di ricerca interdisciplinare horkheimeriano.

Crisi delia scienze e «Sozialphilosophie»

• Nel contributo di apertura delia ZfS Horkheimer riprende, inter-pretandola materialisticamente, la temática husserliana delia «crisi delia scienza». Come «forza produttiva» e «mezzo di produzione», «nella crisi

' Per un'analisi dettagliata del programma di Horkheimer cfr. Dubiel 1978, 38ss. e 148ss.; Gangl 1987, 156ss.; Cerutti 1986; Bonfs 1982; Apergi 1977.

4 Dubiel si limita ad indicare i due fronti, la metafísica e la filosofia delia vita degli anni venti da un lato, ed il «positivismo» dalTaltro, nella cui critica si costituisce la teoria horkheimeriana ed ad offrire un sommario panorama delia sociologia a lui con­temporânea (concludendo «Mit der fachwissenschaftlichen Soziologie der Weimarer Republik im engeren Sinn waren offenbar weder Horkheimer noch andere Mitarbeiter seines Kreises besonders vertraut»; Dubiel 1978, 156), senza tentare di rintracciare nei

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132 Pianificazione e teoria critica generale dell'economia la scienza appare oggi come uno dei numerosi elementi di quella ricchezza sociale che non adempie alia sua destina-zione» (Horkheimer 1932b, 4). Ma questa crisi generale (evidentemente risolvibile solo con mezzi non scientifici) è rafforzata da una «crisi interna delia scienza» stessa (ivi, 6), che si manifesta nella sua «disorga-nizzazione», inconsapevolezza dei propri fini e connessioni sociali. Inca-pace di comprendere le ragioni delia própria situazione — come di quella delia società — essa viene meno alia sua funzione di contribuire a superarle. Per quanto anche le scienze empiriche rivestano una «fun­zione ideológica», «nella misura in cui conservano una forma che impe-disce di scoprire le cause reali delia crisi» (ivi, 7), la critica di Hork­heimer si concentra soprattutto contro la metafisica contemporânea che «distoglie dalle cause delia crisi sociale, e scredita persino i mezzi neces-sari ad indagarle» {ibid.).

La «crisi delia scienza» costituisce anche il tema delia «Antrittsvor-lesung» di Horkheimer, che prende piú direitamente in esame i partico-lari problemi di filosofia scienze sociali.

Anche qui le critiche di Horkheimer si rivolgono essenzialmente alie teorie filosofiche contemporanee. Esse osservano giustamente che il «positivismo» riesce a vedere «sul terreno delia società solo 1'individuo e le relazioni tra individui» (Horkheimer 1931, 38):

Diese mit den Mitteln der analysierenden Wissenschaft feststell-baren Tatsáchlichkeiten bezweifelt die Philosophie nicht; aber sie setzt ihnen mehr oder minder konstruktiv, mehr oder minder «phi-losophierend» Ideen, Wesenheiten, Totalitãten, selbststãndige Spháren des objektiven Geistes, Sinneinheiten, Volksgeister ais ebenso ursprúngliche, ja ais «echtere» Seinsbestánde gegenúber (ivi, 39)

Con ciò esse «compiono soddisfacentemente la missione indicata loro da Hegel delia trasfigurazione» delPesistente (ivi, 38) ma lavorano con concetti di «realtà» (Wirklichkeit) incompatibili e costruiscono

testi horkheimeriani precedenti aU'«Antrittsvorlesung» del '31 1'elaborazione dei suoi motivi portanti. Solo Korthals (Korthals 1985) e Gangl, unicamente per il confronto con i teorici marxisti, si sono mossi in questa direzione.

La «teoria critica» e la «grande crisi» 133 teorie per principio inverificabili. La situazione che Horkheimer de-scrive criticamente, vede insomma, da una parte, costruzioni filosofiche che non tengono conto del procedere delle scienze empiriche, dei loro risultati e problemi, dalPaltra «il caos delia superspecializzazione» (ivi, 40) di una ricerca empirica per la quale il lavoro filosófico non ha riiente di scientificamente produttivo da offrire, ma che soffre, in fondo, delia medesima mancanza di «connessione» ed astrattezza.

Dopo aver sommariamente fatto riferimento alie maggiori teorie attinenti alToggetto di una «Sozialphilosophie» — il neokantismo di Cohen e Othmar Spann, 1'etica di Scheler e di Hartmann e la teoria fenomenologica del diritto di Alfred Reinach e quella di Kelsen — ed alie metafisiche contemporanee (una per tutti quella heideggeriana di Sein und Zeit), egli sintetizza la loro comune insufficienza come segue:

Nun, eben, in dieser Verlegenheit der Sozialphilosphie, von ihrem Gegenstand, dem Kulturleben der Menschen, bloG weltanschaulich thesenhaft, bekenntnishaft zu reden...sehen wir den Mangel, der úberwunden werden muK (ivi, 39).

Se dunque Alfred Schmidt (cfr. Schmidt 1970, 20) ha ragione nello stilizzare il costituirsi delia filosofia horkheimeriana attraverso il mé­dium delia critica di due fronti contrapposti, «metafisica» e «positivi­smo», certamente fino alia meta degli anni '30 decisiva è piuttosto la prima3; inoltre, occultata dalla temática delia «crisi delia scienza», un'ul-teriore opposizione sostanzia il discorso di Horkheimer; in essa si esprime un'altra crisi, la «crisi del marxismo».

^ Per l'approfondimento di questa tesi rimando a Korthals 1985. Numerosi attacchi ali'antropologia e «Lebensphilosophie» degli anni '20 si ritrovano sia in Bàmmerung (cfr.Horkheimer 1934a, 263, 288, 296, 327ss.) che negli aforismi inediti, pubblicati adesso in Horkheimer 1987 (cfr. sprattutto 273ss.) che recano titoli come «Irrationali-stische Philosophie», «Sprache und Metaphysik», «Grund der Metaphysik», «Einheit des Absoluten», «Die metaphysische Fragestellung». In quanto critica delia metafisica, in questa prima fase la teoria di Horkheimer si richiama fortemente a motivi kantiani coloriti materialisticamente. Come mostrano i motivi trattati nell'«Antrittsvorlesung» di Horkheimer come libero docente, intitolata «Kant und Hegel» (Horkheimer 1987, 100ss.), sarebbe forse profícuo tentare di ricostruire il programma del '31 partendo daglí studi kantiani degli anni '20.

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134 Pianificazione e teoria critica Questa è rintracciabile non tanto nei contributi «ufficiali» sulla ZfS,

quanto negli aforismi di Dàmmerung (pubblicati ne l ' 3 4 sotto lo pseudó­nimo di Heinrich Regius), composti tra il 1926 ed il ' 31 . Da una parte egli critica il dogmatismo teórico delia KPD:

Auf geistigem Gebiet findet sich die Ungeduld der Arbeitslosen ais die blofie Wiederholung der Parolen der kommunistischen Partei. Die Prinzipien nehmen nicht durch die Menge des theoretisch verarbei-teten Stoffs eine zeitgemàfSe Gestalt an, sondem werden undialektisch festgehalten (Horkheimer 1934a, 283; cors. mio).

La «fedeltà alia teoria materialistica» (ivi, 285) ed alie sue intenzioni rivoluzionarie diviene «culto delia personalità» e delle «parole d'ordi-ne», cieca disciplina ideológica e di partito chiusa ad ogni ulteriore sviluppo ed articolazione delia teoria. Chiudere gli occhi di fronte all'e-voluzione delia realtà capitalistica ed irrigidirsi nella conservazione dog­mática delia «verità» delia teoria significa invece la perdita stessa di questa verità:

In den Ansichten der sogenannten «Orthodoxen» verliert die Lehre des Meisters durch die Veránderung der úbrigen geistigen Welt ihren urspriinglichen Sinn (ivi, 238).

D'altra parte la teoria delia SPD rispecchia alPopposto la crisi del marxismo e l'«impotenza delia classe operaia tedesca»:

Im Gegensatz zum Kommunismus hat der reformistische Flúgel der Arbeiterbewegung das Wissen um die Unmõglichkeit einer wirk-samen Verbesserung der menschlichen Verhãltnisse auf kapitalisti-schen Boden verloren. Alie Elemente der Theorie sind ihm ab-handen gekommen (ivi, 284).

Nel suo denso contributo Korthals mostra, appunto mediante 1'analisi di questi testi horkheimeriani (compresa la recensione allora non pubblicata a Materialismus und Empi-riokritizismus di Lenin, adesso in Horkheimer 1987, 171ss.), come la critica del positi­vismo delia «Scuola di Francoforte» sia un prodotto relativamente tardo. Piuttosto, fino alia meta degli anni trenta Horkheimer si rapporta positivamente alie scienze naturali e critica duramente le varie «filosofie delia vita» contemporanee (come emerge da un'at-tenta lettura di Horkheimer 1933a, 1933b e 1934b). Infine, oltre a evidenziare le

La «teoria critica» e la «grande crisi» 135 Horkheimer assiste insomma ad una vera e própria scissione degli

elementi portanti delia teoria marxista: Die auf Grund des õkonomischen Prozesses erfolgte Verteilung der beiden revolutionàren Momente: des unmittelbaren Interesses am Sozialismus und des klaren theoretischen BewuStseins, auf ver-schiedene bedeutende Schichten des Proletariats, drúckt sich im gegenwártigen Deutschland in der Existenz zweier Arbeiterpar-teien... So finden sich bei den linken Intellektuellen...die beiden Momenten der dialektischen Methode: Tatsachenerkenntnis und Klar-heit tiber das Grundsàtzliche, isoliert und zerstreut (ivi, 283 e 285; cors. mio).

Se per Korsch espressione delia «crisi del marxismo» era la riduzione delia dialettica a método e del marxismo a scienza positiva senza spes-sore rivoluzionario; se Lukacs insisteva sulla crisi ideológica del proleta­riato e Bloch attaccava, non dissimilmente da Korsch, quel marxismo meccanicistico che riduce 1'intera società alTelemento económico e tra-lascia il potenziale utópico delia teoria (cfr. Gangl 1987, 122ss.) la scissione degli elementi caratteristici del marxismo — a livello teórico come pratico — è per Horkheimer il núcleo delia crisi del marxismo; in essa egli ritrova quella contrapposizione tra una metafisica dogmática ed indagine positivistica6 che è la caratteristica generale delia «crisi delia scienza» contemporânea. La «terapia» che Horkheimer propone è la riformulazione delia teoria di Marx, o meglio delia dialettica «Forschung-Darstellung» mediante la coppia «Sozialphilosophie-Sozialforschung» (cfr. Dubiel 1978, 170ss.). Da notare che nel '28

diverse impostazioni teoriche di Horkheimer e Lukacs, il testo di Korthals potrebbe costituire un ottimo punto di partenza per un'analisi delle radiei del «programma» horkheimeriano del '31.

6 «Die Treue an der materialistischen Lehre droht zum geist-und inhaltlosen Buchstaben-und Personenskult zu werden...Der materialistische Inhalt, d.h. die Er-kenntnis der wirklichen Welt, ist dagegen im Besitz jener, welche dem Marxismus untreu geworden sind, und steht daher ebenso im Begriff, das einzige zu verliereri, was ihn auszeichnet: námlich Erkenntnis zu sein; ohne das materialistische Prinzip werden die Tatsachen zu blinden Zeichen...» (Horkheimer 1934a, 285). Questo passo è leggi-bile anche come critica alio scollamento tra filosofia e marxismo, compiuto dai teorici deH'«austromarxismo», e la sua riduzione a mera indagine empirica.

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136 Pianificazione e teoria critica Pollock aveva criticato próprio la meccanica contrapposizione tra «So-zialphilosophie» e «Wirtschaftswissenschaft» (1928, 202) operata da Block nella sua lettura delia teoria del denaro marxiana.

Sulla linea di Korsch, ma soprattutto di Lukacs è la critica di Hork­heimer alia frammentazione positivistica delle scienze empiriche — come del marxismo delia socialdemocrazia (Gangl 1987, 155) — ed il ricorso alia mediazione dialettica in funzione del ristabilimento delTori-ginario potenziale critico (a livello teórico) e rivoluzionario (a livello pratico) delia teoria.

Ma piú rilevanti di queste affinità programmatiche sono le diffe-renze teoretiche di fondo da Lukacs, e le loro conseguenze: anche contro Lukacs si applica infatti la critica alia metafisica, che molto schematica-mente7 si può riassumere nel rifiuto horkheimeriano delTipotesi di un soggetto-oggetto idêntico che come l'«idea» hegeliana — od il proleta­riato di Lukacs — si autoconosce e autorealizza nel divenire storico e rappresenta il punto di vista privilegiato dal quale conoscere la totalità delia realtà8:

Die Entschiedenheit unserer Definition der Wahrheit rettet uns nicht daher von der Unentschiedenheit der Geschichte (Hork­heimer 1987, 284).

Come la storia anche la dialettica non perviene ad una conclusione:

7 Per una trattazione accurata di questo tema, (come pure delle relazioni finora inesplorate tra Horkheimer e Korsch) non c'è qui spazio. Rimando perciò agli ottimi spunti contenuti in Korthals 1985, Jay 1985, 107ss., Gangl 1987, 122ss. e 150ss. e Cerutti 1986b.

8 «Die Rede Horkheimers von der 'unabgeschlofáenen Dialektik' bzw. von der 'u-naufhebbaren Spannung zwischen Begriff und Gegenstand' markiert zwar seine Ab-wehr blofáer begriffsdialektischer Spekulation und versucht Hegels Wort von der Dia­lektik ais 'Wissenschaft der Erfahrung' beim Wort zu nehmem, unterschlãgt aber die Schwierigkeit, der Hegel und ihm folgend Lukacs sich enthoben sahen» (Gangl 1987, 153). Con ciò Gangl allude al problema delia concordanza con il movimento concreto delia società di un concetto ricostruttivo di dialettica^ quale quello sotteso alia categoria di «Darstellung» impiegata da Marx e Horkheimer. E, in fondo, il medesimo problema cui si trovava di fronte (come Grúnberg) Pollock distinguendo la dialettica come método da quella come «Weltanschauung» nel suo scritto contro Sombart (cfr. p. 45).

La «teoria critica» e la «grande crisi» 137 Per Hegel la teoria compiuta non è piú inclusa nella storia...la dialettica è conclusa. II materialista non può credere in alcun caso a tale univocità. Non esiste un quadro conclusivo delia realtà, nè dal punto di vista delTessenza nè da quello del fenómeno (Horkheimer 1933b, 114).

L'impossibilità di costruire un «sistema» che rappresenti la totalità delia vita sociale (e tale impossibilita si esprime nella predilezione delia forma del «saggio» e delT«aforisma» da parte di Horkheimer) è un aspetto delia non identità di «soggetto» ed «oggetto» che costituisce il tratto distintivo, kantiano ed insieme materialista, del pensiero horkhei­meriano:

Nella consapevolezza deH'insopprimibile tensione tra concetto ed oggetto il materialismo possiede un'autodifesa critica contro la fede nell'infinità dello spirito... La scienza è un insieme di tentativi volti a superaria nei modi piú diversi... Nonostante la necessita per la scienza di determinare di continuo il ruolo del soggetto [den subjek-tiven Anteil] e con ciò di superare la differenza, il soggetto non può essere separato dali'oggetto in modo assolutamente netto, o, ií che è lo stesso, Ia conoscenza e 1'oggetto non possono essere mai portati radicalmente a coincidere [radikal zur Deckung] (Horkheimer 1933a, 49).

Su questa base Horkheimer tende ad usare la categoria di «totalità» (T^taHtat) solo in senso peggiorativo9 e le preferisce il termine «das Ganze» (usato anche dai teorici delia «Gestaltpsychologie») per indicare la connessione dei vari fattori delia società, connessione che costituisce

9 «In einem nicht-verõffentlichten Aufsatz, Thesen úber den Begriff der Totalitàt aus 1925-1932 (M.H.A. XI 60), behauptet Horkheimer, dafi der Begriff der Totalitàt auf 'der Annahme einer Seinstruktur, die vom Subjekt umittelbar "gepackt" werden kõn-ne', beruht» (Korthals 1985, 319).

Ugualmente rilevanti gli aforismi Wahrheit und Zeit (Horkheimer 1987, 280) e «Giil-tigkeit des historischen Materialismus fiir die Vergangenheit» ove si può leggere: «...der Metaphysiker meint nicht einen Aspekt, sondem die Totalitàt, 'das' Wesen zu besit-zen» (ivi, 285). Non stupisce allora che, sebbene la distinzione tra «fenómeno» ed «essenza» sia fondamentale per Pollock e Horkheimer, 1'essenza del capitalismo sia non «la forma mercê» bensl un dato complesso quale i rapporti sociali di produzione, o meglio, il rapporto di capitale.

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138 Pianificazione e teoria critica Toggetto delia sua «Sozialphilosophie». Questa critica filosófica ha per conseguenza, nella prassi delia ricerca scientifica, il rifiuto di stabilire «a priori» quali «scienze ausiliarie» (Hilfswissenschaft) e quali «oggetti» d'indagine si rivelino piu proficui per la «teoria delia società»:

denn nicht die Zugehõrigkeit zu einem bestimmten Fach, sondem die Wichtigkeit fúr die Theorie der Gesellschaft ist bei der Wahl ihrer Gegenstánde bestimmend (Horkheimer 1932a, II).

È stato piú volte rilevato che 1'esigenza fondamentale espressa da Horkheimer è quella di una teoria scientifica guidata filosoficamente e capace di venire articolata e corretta empiricamente, e 1'interesse si è accentrato sulla problemática epistemológica delTinterazione tra filo­sofia e scienze empiriche e va notato che la soluzione di questo problema non è risolta filosoficamente «a priori» da Horkheimer, ma programma-ticamente lasciata alio sviluppo concreto delia prassi di ricerca. A questa pragmática rinuncia ad un'approfondita elaborazione epistemológica preliminare, si accompagna 1'intenzione di mantenere estremamente elástica 1'articolazione dell'apparato scientifico dellTfS a cui si informa anche il programma editoriale delia ZfS:

Die Zeitschrift...zieht die Faktoren, die fúr das Zusammenleben der Menschen in der Gegenwart bestimmend sind, seien sie õkono-mischer, psychischer, sozialer Natur, in ihren Arbeitskreis. Indem sie dabei an die vorláufigen Ergebnisse der Einzeldisziplinen ank-núpft, unterscheidet sie sich von der philosophischen Betrachtung unter anderem dadurch, daí? sie auch Gedanken fúr ihre Zwecke fruchtbar zu machen sucht, die logisch gesehen noch unaufgehellte Probleme in sich enthalten mògen (Horkheimer 1932a, I; cors. mio).

Horkheimer era dunque ben consapevole dei problemi epistemolo­g ia irrisolti che il suo «materialismo interdisciplinare» portava con sè. Tuttavia non era interessato ad una loro soluzione, per cosi dire, «a tavolino». Soluzioni e nuovi problemi, che potevano comportare anche cambiamenti nelTapparato categoriale delia stessa «teoria», in un pro­cesso di reciproco adattamento tra scienze empiriche e filosofia, sareb-bero piuttosto venuti dalla ricerca stessa, dal confronto con 1'empiria:

La «teoria critica» e la «grande crisi» 139 Vielmehr kommt es heute darauf an...aufgrund aktueller philoso-phischer Fragestellungen Untersuchungen zu organisieren... und tun...was alie echten Forscher immer getan haben: námlich ihre aufs Grofie zielenden philosophischen Fragen anhand der feinsten wis-senschaftlichen Methoden zu verfeinern, die Fragen im Verlauf der Arbeit am Gegenstand umzuformen, zu prásizieren, neue Me­thoden zu ersinnen und doch das Allgemeine nicht aus den Augen zu verlieren (Horkheimer 1931, 41; cors. mio).

In questa fase Horkheimer è fortemente interessato al lavoro socio­lógico nello spirito di un autentico «work in progress», i cui frutti appariranno progressivamente sulla ZfS, e da questo passo emerge come il suo programma fosse, per certi versi come quello di Carl Grúnberg, molto pragmático ed epistemologicamente meno definito di quanto si sia solitamente portati a ritenere. Nel divenire delia ricerca si possono rendere necessari nuovi tipi di approcccio, 1'ausilio di nuove discipline, secondo le mutabili esigenze dello sviluppo delia teoria. Un problema decisivo sara dunque quello delia direzione delia ricerca, delia concreta scelta degli oggetti e metodi di volta in volta rilevanti. L'interazione tra «Sozialphilosophie» e «Sozialforschung» si basa sulla presenza di un forte elemento unitário e questo è rappresentato teoreticamente dal materialismo storico, nelT interpretazione datagli da Horkheimer e Pol­lock ed organizzativamente dal principio delia «dittatura del direttore» che Horkheimer riprénde, accentuandolo, dalla «Antrittsvorlesung» di Carl Grúnberg.

Uindagine económica come «Hilfswissenschaft»

La funzione che Horkheimer assegna programmaticamente alie ri­cerche di Pollock è appena accennata in apertura del primo numero delia ZfS:

So ist z.B. eine Erkenntnis der gegenwârtigen Gesellschaft ohne das Studium der In ihr auf planmáBige Regelung der Wirtschaft hintreibenden Tendenzen unmõglich (Horkheimer 1932a III).

Si tratta quindi di indagare empiricamente la «situazione attuale del

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140 Pianificazione e teoria critica capitalismo e le prospettive di un riordinamento pianificato deli'econo­mia»; questo, e non 1'elaborazione di una teoria delia pianificazione, è il compito primo di Pollock, e si vedrà quanto fedelmente egli vi si atterrà. Prima facie la funzione attribuita ali'analisi económica è quella di «Hilf­swissenschaft» (od «Einzelwissenschaft»); ngn,.si ha quindi una prosecu-zione delia «critica deli'economia politica» in senso marxiano — come p.es. interessava a GroíSmann — e, per quanto rilevante di per sè, rispetto a questo primo momento appare secondaria anche una sua prosecuzione nel senso di un completamento di una teoria del socialismo con una articolata teoria delia pianificazione. E alia «Sozialphilosophie» horkheimeriana che passa il compito di ricostruire il movimento com­plessivo delia società e di elaborarne una «teoria critica». In una teoria delia società marxista, il ruolo che spetta alie analisi economiche non può, comunque, che essere di primo piano e considerando poi 1'intenso rapporto personale tra Pollock e Horkheimer, non c'è dubbio che questo valga anche per la prima teoria critica; l'«economia» conserva il suo tradizionale «primato», la sua funzione di «base» che dà il segno distin­tivo alia società contemporânea. Detto questo è però detto ancora poco, e si tratta piuttosto di vedere quale concetto di «economia» Horkheimer avesse e come egli definisca il ruolo di questa «sfera» in relazione agli altri fattori del processo sociale.

Definendo quale problema centrale di una teoria delia società 1'inda-gine delle «relazioni» (Beziehungenj fra «tre processi» (drei Verlãufen), «la vita económica delia società, lo sviluppo psichico degli individui ed i cambiamenti in campo culturale in senso stretto» (Horkheimer 1931, 43), Horkheimer riformula la clássica coppia «base-sovrastruttura» (che come tale non viene quasi mai impiegata da Horkheimer e Pollock). Da questa riformulazione il primato del momento económico esçe confer-mato, ma relativizzato: per Horkheimer la pretesa di dedurre dalPeco-nomia, considerandola «l'unica vera realtà» (cfr. ibid.) tutta la sovra-struttura giuridica e le forme culturali deriva da una cattiva lettura di Marx, che sottintende una comprensione adialettica driprocessi sociali ed ignora «la complicazione apportata dal ruolo dei termini medi psi-chici» (die komplizierende Rolle der psychischen Mittelglieder) (ivi, 44). Certamente, poiché la struttura delia formazione sociale capitalistica dipende dai rapporti di produzione, «non sono allora storicamente fon-

La «teoria critica» e la «grande crisi» 141 damentali le categorie psicologiche...ma quelle economiche» (Hork­heimer 1932c, 18); d'altra parte, «il ruolo degli individui non può essere semplicemente ridotto a funzione dei rapporti economici» (ivi, 19), in quanto le energie psichiche (che costituiscono il «cemento» (Kitt) delia società) «hanno una loro natura peculiare che è compito delia psicologia indagare» {ibid.). Qui assieme alia sensibilità tipicamente horkheime­riana per 1'irriducibilità dellesistenza particolare, delTindividualità alia dinâmica económica e sociale emerge la possibilita teórica che il «ce­mento» psichico si trasformi in «dinamite» che fa saltare rapporti sociali divenuti obsoleti, aprendo la Strada ad una società futura (la «società razionale») in cui il rapporto stesso di condizionamento delia sfera psi-chica da parte di quella económica sia invertito:

La scoperta delle mediazioni psichiche esistenti fra lo sviluppo económico e le altre forme dello sviluppo culturale lascerà bensl immutata la tesi che i cambiamenti economici radicali sono stati seguiti da radicali cambiamenti culturali, ma in certi casi può non soítanto indurre alia critica delia teoria dei rapporti funzionali tra le due serie, ma anche rafforzare 1'ipotesi che in futuro il rapporto di derivazione potra cambiare o invertirsi (ivi, 20).

Per chiarire con quale concetto di «economia» operi Horkheimer è opportuno rifarsi a Traditionelle und kritische Theorie:

L'economicismo a cui la teoria critica è ridotta talvolta ove ci si richiama ad essa, non consiste nel fatto di attribuire importanza eccessiva al momento económico, ma nellintenderlo in senso troppo ristretto. La sua intenzione originaria.mirante al tutto, si perde dietro il richiamo a fenomeni delimitati... La teoria critica non si è mai risolta nell'economia come disciplina specialistica. La dipen-denza delia politica dali'economia è stata il suo oggetto, non il suo pogramma (Horkheimer 1937b, 192 e 194; cors. mio).

La «teoria critica» — e con ciò s'intende tanto il «trade-mark» dellTfS quanto il marxismo10 — non è riducibile alia ricostruzione dei meccanismi economici ma è una teoria delia società e, come tale, pur

10 «Neila convenzione linguistica interna alTIfS negli anni '30, non c e dubbio che «teoria critica» fosse originariamente solo un 'altro nome' per 'marxismo'» (Cerutti

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142 Pianificazione e teoria critica accordando la necessária importanza al momento económico deve occu-parsi di tutti gli altri fattori che la caratterizzano; inoltre, il concetto di «economia» che le è próprio non esprime una concezione ristretta, téc­nica, dei suoi meccanismi, bensl rinvia al processo dialettico di sviluppo delle forze produttive attraverso i rapporti di produzione. In Hork­heimer l'«economico» rimanda sempre ai concreti rapporti sociali in cui gli uomini si trovano a produrre e riprodurre la base materiale delia loro vita ed agli «interessi» che da tali rapporti derivano11; egli afferma che «la sua [delia società] struttura económica fondamentale [è] il rapporto di classe nella sua forma semplice» (ivi, 178). La medesima posizione ritorna in un breve spunto critico nei confronti delia teoria económica neoclássica, di cui attacca — con una mossa tipicamente marxiana — 1'astrattezza teórica, ossia la mancanza di riferimento ai rapporti sociali vigenti:

. . . le curve delTeconomia politica matemática dei nostri giorni non sono in condizione di mantenere una connessione con Yessenziale. I concett i di quella disciplina hanno cessato di avere un riferimento ai rapporti fonàamentali de lTepoca (Horkheimer 1 9 3 7 c , 189; cors. mio).

Non può passare inosservata la convergenza di questo passo con la teoria di Pollock. Anche qui si sottolinea criticamente la necessita di riportare le categorie economiche al loro «contenuto sociale», ai rapporti di produzione. Questa è una prima spia del fatto che Pollock non si limita a «consegnare» alTelaborazione teórica i risultati delle proprie ricerche empiriche. L'interazione tra il «filosofo» e l'«economista» si svolge anche ad un altro livello, quello àúYelaborazione deli'apparato catego-riale. Prima di approfondire quest'ipotesi è comunque opportuno vedere le analisi empiriche di Pollock su crisi e possibilita di una pianificazione: apparirà allora in tutto il suo spessore il reciproco condizionamento con la teoria di Horkheimer.

11 Discutendo con Pollock le bozze di State Capitalism Horkheimer specifica il suo concetto di economia: «...das Mittel formt jenen, der es anwendet — wobei ich unter Okonomie freilich nicht gerade die Gesetze des Markts im Liberalismus...sondem auch die Interessen, die sich in ihr durchsetzen, verstehe» (Horkheimer a Pollock, 30.5.41).

, , q La «teoria critica» e la «grande crisi» 143

Vanalisi pollockiana delia «grande crisi» u^nJ-W^ \J'LAAQV^V,^ ' .

«Die industrielle Produktion hat sich seit ihrem Hochstand von mitte 1929 um etwa 46% vermindert... Die Zerriittumg der Kapi-talmárkte hat die Investitionstátigkeit so gut wie võllig lahmge-legt... Der Arbeitsmarkt bietet das Bild schwerster Erschútterung. Die Zahl der Erwerbslosen, gegenwártig úber 6 Millionen, bedeu-tet, daB beinahe 30% der Arbeiter zum Feiern gezwungen sind...» Wie ein Heeresbericht aus einem verlorenen Krieg lesen sich diese Sàtze, mit denen das Institut fúr Konjunkturforschung die Schwere der deutschen Wirtschaftskrise zu Anfang des Jahres 1932 zu be-schreiben versucht. Ahnliche Meldungen liegen fúr die meisten anderen kapitalistischen Staaten vor (1932, 8).

Si potrebbero citare altre simili descrizioni contemporanee delia «grande crisi»12 ed in tutte si potrebbero leggere le medesime sensazioni di impotenza e smarrimento di fronte al contrasto di abbondanza di materie prime ed impossibilita di lavorarle, di enormi capacita produt­tive e disoccupazione crescente, di ricchezza potenziale e reale miséria. E principalmente T analisi empirica delia crisi che interessa Pollock, poiché gli consente di studiare le possibilita di evoluzione delia crisi in relazione alia prospettiva di un'economia di piano; essa occupa i primi paragrafi di Die gegenwàrtige Lage... e di Bemerkungen zur Wirtschaft­skrise apparso sulla ZfS nel 1933, e, tranne che per alcuni particolari è nei due saggi, idêntica. Divergenti sono invece le prognosi çhe ne emer-gono e che quindi tratterò separatamente.

12 Gli atti del congresso di Amsterdam offrono anche da soli un'ampia gamma di punti di vista; da citare sono pure i testi di Landauer, Lederer e Lõwe cui sara fatto riferimento oltre. Efficace descrizione del paradosso delia sovraproduzione che la crisi poneva di fronte a molte coscenze è il seguente passo di Eugen Varga: «Fast zwei Jahre sind es her, daí> die ersten Anzeichen der herannàhernden Wirtschaftskrise erkennbar waren: seit eineinhalb Jahren dauert die akute Krise bereits an. Es ist die allgemeinste, tiefste und schon heute die lãngste Krise in der Geschichte des Kapitalismus. Millionen haben kein Brot, weil zuviel Getreide gebaut wird. Millionen sind in Lumpen gehiillt, weil zuviel Textilwaren produziert waren. Millionen sind obdachlos, weil zu viele Hãuser gebaut wurden» (Varga 1931, 198): sulla «Grande Crisi» cfr. Grottkopp 1954, Galbraith 1966, Holl 1978.

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144 Pianificazione e teoria critica

L 'obsolescenza del mercato La cornice teórica deli'analisi delia crisi e delle possibilita di un

piano è data, marxianamente, dalla dialettica «forze produttive-fapporti di produzione»:

Es gehõrt zu den entscheidenden Merkmalen der gegenwártigen gesellschaftlichen Situation, dafi der Konflikt zwischen Produk-tivkrãften und Produktionsverhàltnissen heftiger geworden ist, ais er je vorher war (1933, 337).

II «processo di adattamento» (Anpassungsprozefi) delle «forze» ai «rapporti», attraverso la distruzione di una parte di quelle, messo in moto dalla crisi «non offre qualitativamente niente di nuovo» {ibid.). La novità di questa crisi sta quindi altrove:

Das Bild, aber, das sich heute bietet, unterscheidet sich quantitativ von dem frúheren «normalen» Anpassungsprozefi (ibid.).

La tesi di Pollock è, dunque, che sono alTopera i tipici meccanismi di riequilibrio delle sproporzioni che operano in ogni crisi capitalistica, ma che questo processo di adattamento si svolge con una violenza non piú tipica. L'intensità e durata delia depressione sono infatti tali, da indicare ed accelerare un cambiamento qualitativo, «strutturale» del si­stema. L'eccezionalità delia crisi in corso è ricondotta ad una serie di «fattori» e, nella loro individuazione, Pollock non si discosta dalle ana­lisi a lui contemporanee, che indicavano generalmente nelle conse­guenze del primo conflitto mondiale le cause delia depressione. «Og­getto di discussione» (strittig) è però quali di questi «agiscano sul de­corso delia crisi aggravandolo» (1932, 10) ed ostacolando la ripresa, in modo determinante. DalTarticolazione di questo momento deli'analisi dipendono le prognosi e le eventual! terapie da proporre per il futuro. Nel 1932 Pollock distingue inizialmente tre gruppi di «fattori aggiuntivi di disturbo» (zusátzliche Stõrungsfaktoren): quelli politici, come le con­seguenze delia guerra sulla divisione internazionale del lavoro, le sempre piú diffuse politiche protezionistiche, se non autarchiche, che prendono campo anche in seguito alie Crescenti tensioni internazionali (ed a loro

La «teoria critica» e la «grande crisi» 145 volta le acutizzano), lo squilibrio apportato nel sistema creditizio inter­nazionale dal complicato meçcanismo delle riparazioni; intervengono poi anche «cause economiche di disturbo eccezionali» (einmalige wirt-schaftliche Stõrungsursachen), cioè, in sintesi, la coincidenza di crisi industriale e agricola, quest'ultima provocata dal «rivoluzionamento delia técnica agraria» (1933, 327) avvenuto oltreoceano a «velocità ful-minea» (1932, 11); la massiccia meccanizzazione deli'agricoltura ha comportato un tale miglioramento dei metodi di produzione che, in pochi anni, si è creata una «sovraproduzione mai vista» (ibid.). II settore agricolo, tradizionalmente fattore di assorbimento delia spirale depres­siva, è divenuto uno dei principali focolai di crisi. Ma «particolarmente rilevante per il nostro tema è un terzo gruppo di fattori di disturbo, poiché questi devono essere considerati permanentemente attivi e minac-ciano il funzionamento del meçcanismo del mercato in permanenza» (ibid.): è questo il momento centrale dell'analisi di Pollock.

Egli parla di «mutamenti permanenti» (dauernde Verànderungen) o «mutamenti/trasformazioni strutturali» (strukturelle Verànderungen, Strukturwandlungen), indicando«datidi fattoirreversibili» (nicht mehr rúckgángig zu machende Tatsachen) (1933, 329), «che ostacolano ilnor-male andamento deli'automatismo capitalistico» (1932, 10). Fra questi Pollock cita al primo posto i grandi monopoli e cartelli che divengono il baricentro (Sçjjwergewicht) del sistema económico e ne alterano il fun­zionamento a próprio vantaggio. Parlando di «grandi unità» (grofie Ein-heiten) in generale Pollock intende tutte quelle forme di raggruppa-mento, integrazione orizzontale e verticale di imprese che operano sia a livello delia produzione che delia distribuzione e nel settore creditizio, come pure, «con determinante limitazioni, le organizzazioni sindacali» (1933, 329 n. 2). Si produce un regime di «concorrenza imperfeita» in cui relativamente poche «grosse unità economiche» lottano per il predo­mínio sul mercato e tentano di controllare, per lo piú con successo, la formazione dei prezzi:

Diese streben monopolistische Marktbeherrschung an, sie haben den Willen und die Macht, innerhalb weiter Grenzen dem ano-nymen Diktat der Preise Widerstand zu leisten (ivi, 329).

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146 Pianificazione e teoria critica Vengono insomma meno i presupposti che la dottrina liberista rico-

nosceva come indispensabili al funzionamento ottimale del mercato. II meçcanismo delia libera formazione dei prezzi è alter ato; la difficoltà crescente di rapidi investimenti e disinvestimenti (dati gli enormí «costi fissi» e le dimensioni del capitale impiegato) è alia base del «tanto dibattuto 'irrigidimento' dell'economia» (1932, 12)13:

Auf diesen Kapitalúbertragungen, die durch die relative Rentabi-litát der einzeínen Wirtschaftszweige, reguliert wurden, beruhte aber die automatische Regulierung des wirtschaftlichen Gleichge-wichtes (1933, 330).

In questa situazione la legge del valore trova sempre piú difficoltà ad attuare la sua funzione riequilibratrice; nel dattiloscritto Bemerkungen zur Werttheorie, dopo aver definito la funzione delia legge del valore in relazione al concetto di «lavoro socialmente necessário», Pollock ag-giunge:

Von dem hier erreichten theoretischen Standort làík sich Ieícht zeigen, was es bedeutet, wenn die Konkurrenz durch monopolisti-sche Machtpositionen fúr wichtige Gebiete der gesellschaftlichen Produktion ausgeschaltet ist. Das notwendige Gieichgewicht Iáfk sich dann auch post festum nicht mehr herstellen (M.H.A. XXIV.6.1.).

Ulteriore elemento di disturbo allXutomatismo riequilibratore del mercato è portato dalla crescente ingerenza dello stato nella sfera econó­mica, che rimarrà tema centrale delle indagini di Pollock. L'azione dello

13 «Der Automatismus der kapitalistischen Wirtschaft versagt. Die partiale Organisa-tion der Produktion in Kartellen und Trusts, die Fixierung der wichtigsten Preise, hat die Entwicklung der Warenerzeugung geláhmt» (Lederer 1932, 228); idêntica diagnosi in Lõwe 1930, 289ss. e 1931, 56. Ugualmente Gerhard Colm, deli' Institut fúr Kon­junkturforschung, rinveniva forti «Erstarrungstendenzen» (cfr. Colm 1931). Anche in teorici delTSPD si registrano convergenze su questo punto, che significano anche l'ab-bandono delia teoria del «capitalismo organizzato». Petrich e soprattutto Fritz Tarnow sottolinea come il meçcanismo capitalistico di «autoguarigione» si fosse inceppato e Tarnow, unitamente a Woytinski e Baade, ne trasse la conclusione che fosse necessário intervenire attivamente contro la grave disoccupazione mediante un «Arbeitsbeschaf-fungsplan» noto come «W.T.B. Plan»; cfr. Telò 1985, 79ss. e Ritter 1981, 155ss..

La «teoria critica» e la «grande crisi» 147

stato — in modi piú o meno diretti — aveva sempre avuto un peso ben maggiore di quanto i teorici liberali volessero ammettere: ma negli ultími anni, gli interventi statali hanno raggiuto un'estensione, che va ben al di là delia normale «politica dei tassi di sconto delia banca centrale» (Diskontpolitik der Zentralnotenbank), ed anch'essa è desti-nata a divenire una caratteristica permanente del sistema:

Allerdings ist die zunehmende Staatstátigkeit keine zufáilige Eigen-túmlichkeit des Nachkriegskapitalismus, sondem wird voraussich-tlich auch weiterhin fúr das kapitalistische System bestimmend sein (1932, 13)14.

Gli organismi statali non si limitano a sostenere imprese poco pro­duttive; intervengono nelle contrattazioni salariali e, attraverso barriere doganali, favoriscono il mántenimento dei prezzi di monopólio. «II tempo del libero commercio è definitivamente passato» (1933, 333), conclude Pollock e definisce «trágica» la situazione cosi determinatasi; infatti «próprio nelFépoca in cui la técnica delle telecomunicazioni e dei trasporti rende per la prima volta possibile un'economia mondiale total­mente dispiegata» (1932, 13) i paesi economicamente piú potenti si isolano progressivamente a protezione degli interessi dei rispettivi gruppi industriali dominanti. L'intreccio di potere politico ed económico è un ulteriore segno distintivo delia nuova fase del capitalismo, che giocherà un ruolo sempre crescente nelle analisi di Pollock dal '33 in poi. Prima di concludere va notata una difficoltà nella çlassificazione vista finora. Per Pollock il protezionismo è concausato dalla mutata divisione internazionale del lavoro che, nel '33, Pollock assieme alia rivoluzione delle tecniche agricole colloca tra i fattori perturbanti irreversibili delia situazione económica; essi dipendono infatti dallo sviluppo técnico che negli ultimi tempi ha consentito anche in paesi meno progrediti capitali-sticamente di meccanizzare certe produzioni di base e scendere in com-

14 A tal propósito Pollock parla di una fase di «capitalismo garantito» (1932, 13). «Von einer bestimmten Grõfie des Kapitals an darf das Unternehmen zwar den Gewinn noch fúr sich allein beanspruchen, das Risiko aber auf die Masse der Steuerzahler abwâlzen, da sein Zusammenbruch die schwersten Folgen fúr den gesamten Wirtschaft-skõrper und damit auch fúr die politische Situation haben múKte» (ivi, 12).

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148 Pianificazione e teoria critica petizione sul mercato mondiale. Non solo i primi due gruppi di fattori, che «in parte stanno in stretta connessione» (ibid.) sono poi, ne l ' 33 , fusi in uno:

Bei nâherer Betrachtung dieser beiden «zufálligen» krisenyerschár-fenden Stõrungsherde...zeigt es sich, daB es sich gar nicht um zwei verschiedenartige Stõrenfriede handelt, da die úberstúrzte Revolu-tionierung der Agrartechnik offenbar nur ein Sonderf ali der Folgen des Weltkrieges darstellt (1933, 327).

Inoltre il loro stesso carattere di fattori eccezionali, «temporanei» (einmalig) e soprattutto «esogeni» («exogenen») è di molto attenuato:

[es] drãngt sich bald die Frage auf, ob sie tatsáchlich ais «zufállig» \d «einmalig» beurteilt werden dúrfen...haben die Technisierung \r Landwirtschaft ebenso wie viele andere Prozesse, die gewõhn-' lich ais Kriegsfolgen bezeichnet werden (z.B. die Industrialisierung

der auSereuropáischen Lãnder) nicht bereits lângst vor dem Kneg eingesetzt? Und ist der Krieg selbstjsirlc|[çh ein «systemfremder» nur politischer Faktor? Es lãfit sich zeigen, dafi die sogenannten politischen Faktorén aus den õkonomischen und gesellschaftlichen Bedingungen des Kapitalismus hervorwachsen.. .es ist unrichtig, sie deshalb ais «systemfremd» zu charakterísieren (ivi, 327s.).

Pollock, dunque, si serve (sempre tra virgolette) di questa termino­logia — alT época molto diffusa15 — per poterne meglio mostrare il contenuto ideológico, anche se, cosi facendo, rischia di confondere i termini reali del suo stesso discorso16. Comunque il senso delT analisi di

15 L'uso di tali termini non risale solo ad Emil Lederer (Gangl 1987, 170 n.l) ma era molto comune alPepoca (cfr. Krohn 1981, 104).

16 Tutto ciò potrebbe sfuocare la differenza tra le alterazioni subite dai fattori strut-turali, strettamente economici — concorrenza e mercato — e quelle delia costellazione storica — divisione internazionale del lavoro, livello tecnológico — in cui questi sono sorti; le prime sono di gran lunga le piu importanti nelT analisi di Pollock. Ma non lo sono a tal punto da potersi definire «cause strutturali» delia crisi; queste rimangono, come tali, quasi al di fuori delia ricostruzione empirica di Pollock, che si occupa solo dei fattori «aggiuntivi»: questo equivoco è presente in quasi tutta la letteratura su Pollock (cfr. Dubiel 1975, 13; Dubiel-Sõllner 1984, 11 e Gangl 1987, 172) ed è probabilmente favorito dalPuso ambivalente di una molteplicità di definizioni da parte di Pollock.

La «teoria critica» e la «grande crisi» 149 Pollock appare chiaro. II buon funzionamento del mercato — già di per sé criticabilc — è indissolubilmente legato alio stadio del «capitalismo concorrenziale» (o privato), ovvero: il mercato è funzionale ad un limitato livello di sviluppo delle forze produttive, in cui rientra anche quella deter­minata divisione del lavoro internazionale tipica del XIX secolo. È evidente che «di queste premesse sono rimaste solo le macerie» (ivi, 329; cors. mio).

La struttura monopolistica assunta dal capitalismo «conduce ad in-vestimenti improduttivi su larga scala, acutizza le sproporzioni tra i vari settori economici e costringe ad una lotta sempre piú accesa su un mercato mondiale in continuo restringimento» (1932, 14). Bloccata la funzione equilibratrice delia concorrenza, irrigidito il meçcanismo del mercato, la legge del valore può farsi valere adesso, e con tanta maggiore violenza, solo mediante la crisi. Si devono allora trovare modalità alter-native di attuazione. delia legge.

II rifiuto deWipotesi «crollista» e le possibilita di sopravvivenza del capitalismo

[Es] ertõnt selbst aus Kreisen, die man frúher zu den zuverlássig-sten Anhãngern des liberalistischen Systems gezáhlt hat, der Ruf, daí$ das Ende des Kapitalismus gekommen sei (1932, IO)17.

Pur diagnosticando 1'inadeguatezza del mercato in regime di mono­pólio, (ed anche la presenza dei presupposti economici di un'economia di piano; cfr. p. 157ss.), già dal '32 Pollock concede al capitalismo chances di sopravvivenza non indifferenti. Questo non significa che sia possibile un ritorno alie condizioni di un capitalismo privato, come auspicato da non pochi economisti, ma che è possibile superare la crisi

17 «In the worst year of the depression a writer for the trade union organ Gewerk-schaftszeitung noted with some surprise the appearance of a large number of new books heralding the demise of the capitalistic order...most of these new works were by nonsocialists» (Lebovics 1969, 184).

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150 Pianificazione e teoria critica «con mezzi capitalistiçi» (ivi, 16)18. Il processo di adattamento delle forze produttive ha già portato ad enormi distruzioni di capitali, ha fatto abbassare i prezzi di molte materie prime e cosi via. I paesi extraeuropei offrono ancora enormi spazi di investimento (1933, 334) e coí passar del tempo 1'abbassamento dei costi dei prodotti agricoli, frutto delTestesa meccanizzazione, potrebbe far avvertire tutti i suoi lati positiyi. Per avviare la ripresa manca una «accensione iniziale» (Initial-zundung), che stavolta il meçcanismo económico da solo non sembra in grado di produrre, come invece era sempre avvenuto in passato. Questo «è espressione degli acuti pericoli e delle mutate condizioni del sistema» (ivi, 335). È possibile che siano le politiche governative ed i programmi di investimenti pubblici a ricoprire questa funzione; tuttavia «quanto a lungo una congiuntura 'avviata' in tal modo possa perdurare è, a dire il vero, problemático» (ivi, 337). La tendenza alPirrigidimento del sistema non potra che aççentuarsi, ma, in polemica con GroíSmann, un «crollo» a breve termine e 1'automática sostituzione del capitalismo con un nuovo modo di produzione sono esclusi:

Es spricht allerdings vieles dafúr, dafi in diesem «gebundenen Kapi­talismus» die Depressionen langer, die Aufschwungsphasen kiirzer und hef tiger und die Krisen vernichtender sein werden ais in den Zeiten der «freien Konkúrrenz», aber sein «automatischer» Zusam-menbruch ist nicht zu erwarten. Ein unabweisbarer Zwang ihn durch ein anderes Wirtschaftssystem zu ersetzen, besteht rein wirt-schaftlich nicht (1932, 16).

Si può legittimamente dubitare che, per Grofimann 1'idea di un crollo implichi automaticamente 1'instaurazione del socialismo19, ma è soprattutto il suo determinismo económico che qui Pollock vuole criti-

18 Idêntica prospettiva delinea Emil Lederer: «Es ist zwar richtig, dafS, grundsátzlich gesprochen, die Krise der kapitalistischen Wirtschaft auch durch kapitalistische Mittel behoben werden kõnnte — aber doch nur eben kõnnte, wenn die kapitalistischen Mittel angewendet werden wúrden» (Lederer 1932a, 230).

19 Anche GroíSmann tiene a specificare che parlando di «crollo» egli non intende qualcosa di «automático» e critica Rosa Luxemburg per la sua idea di una «fine mecca-nica del sistema capitalistico», ricordando la massima di Lenin, secondo cui «non esistono situazioni che non presentino in assoluto alcuna via d'uscita» (GroíSmann 1929, 38).

La «teoria critica» e la «grande crisi» 151

care. In primo luogo egli reperisce a livello empírico fattori, sia econo­mici che politici, di espansione per il modo di produzione vigente, ma soprattutto non condivide 1'approccio «crollista» alia teoria delia crisi e non ritiene empiricamente verifiçabile che la legge delia caduta tenden-ziale del saggio di profitto operi in modo decisivo nella grande crisi, come si legge in un «Diskussionprotokoll», redatto il 20 maggio 1936 che riassume un dibattito interno dellTfS sulla crisi económica in corso:

Ist in der heutigen Krise der Fali der Profitrate ein entscheidender Faktor? POLLOCK behauptet, daíTdie Wirksamkeit dieses Ge-setztes sich zur Zeit in keiner Weise verifizieren lasse. GUMPERZ stimmt zu: ein solcher Nachweis sei noch nicht erbringbar. Aber er hãlt es fiir die Aufgabe der marxistischen Õkonomen, solche Zwi-schenglieder zwischen dem Modell und der Empirie aufzusuchen (Horkheimer 1985, 405).

La diversa curvatura delle due posizioni è evidente: per Pollock si tratta di rivedere la validità stessa delia legge20, per Gumperz di dedurre da essa le mediazioni con una realtà apparentemente contraria. È sinto­mático che la discussione si estenda rapidamente al problema delia verificabilità e delia natura stessa delle leggi formulate da Marx, che è il nocciolo epistemológico del dibattito su crisi, crollo e teoria del valore. Le «leggi» del capitalismo, rileva Marx, non si presentano come tali

20 Nel corso delia discussione Pollock tenta, senza successo, di proporre una separa-zione fra «leggi» (Gesetze) e «tendenze» (Tendenzen): «POLLOCK macht die Unter-scheidung zwischen verifizierbaren Gesetzen und nur erschlieíSbaren Tendenzen. Zu ersteren rechnet er das Gesetz der Akkumulation, Zentralisation und Konzentration der Kapitale, zu letzteren die Tendenz des Falis der Profitrate. HORKHEIMER bezeichnet diese Unterscheidung ais nicht im Sinne der Theorie liegend: alie Marxschen Gesetze seien Tendenzen und alie seien in demselben Sinne verijizierbar» (Horkheimer 1985, 406). Mandelbaum ricorda cosi le discussioni interne allTfS alia fine degli anni venti: «Fiir Gtpjmann entscheidend war die Marxsche Hypothese der zunehmenden 'organischen Zusammensetzung' des Kapitals... Auf der Pollockschen Seite war man niçht uberzeugt, dàfj die Tendenz zur Erhõhung der organischen Zusammensetzung starker ist.ajs die (auch von GroíSmann behandelten) Gegentendenzen». L'analisi di Pollock era per GroíSmann inaccettabile: «fiir ihn waren Fehlinvestitionen und Realisie-rungsschwierigkeíten reine Sekundãrerscheirrungen; die mõglícherweise durch die Wirt-schaftspolitik kontrollierbar seien, ohne daí$ das an den fundamentalen Krisenursachen etwas ándern wiirde» (Schulte 1981, 904).

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152 Pianificazione e teoria critica all'osservazione empirica, ma agiscono mediatamente nella realtà, ossia come «tendenze storiche» — come appunto la legge delia caduta del saggio di profitto e quella deli'accumulazione, delia quale Marx dice:

Come tutte le altre leggi essa è modificata nel corso delia própria attuazione da molteplici circostanze il cui esame non rientra qui (Marx 1975 I, 794).

II problema delia mediazione fra 1'astrattezza delia legge e la concre-tezza del movimento reale è il controverso problema del rapporto tra essenza e fenómeno, la cui soluzione dipende dal concetto di essenza (del modo di produzione capitalistico) e di dialettica adottati. Come ho mostrato (cfr. p. 52ss.) le posizioni di Pollock e GroíSmann divergevano già su questo determinante snodo concettuale e credo che ad esso deb-bano essere ricondotte21. Rilevante, e non solo per il seguito delTesposi-zione, è la risposta proposta da Horkheimer, che illumina la sua concet-tualizzazione del nesso «teoria-prassi» (o volontarismo-determinismo), lato ulteriore delia controvérsia tra GroíSmann e Pollock:

Die Grundbegriffe der Theorie...sind so gebildet, daíS ihre Wahr­heit weitgehend von der Aktivitát derjenigen abhángt, die sie an-wenden. HORKHEIMER formuliert gewollt iiberspitzt: Die Veri-fizierbarkeit. dieser soziafwissenschaftlichen Gesetzte hânge zum Teil von unserem WiUen ab... Beim sozialwissenschaf tlichen Be-griffsmodelí bleibt, selbst wenn man noch so viele Zwischenglieder einschaltet, doch immer ein Sprung zwischen Modell und Wirklich-keit, der nur durch das Subjekt der menschlichen Praxis geschloíSen werden kann, wâhrend in den Naturwissenschaften das Subjekt ausgeschaltet werden kann (ivi, 406).

21 Le loro divergenze si estendevano anche a valutazioni politiche sulla Rússia Sovié­tica (cfr. Jay 1979, 24s.) e dopo il 1937, quando GroíSmann si riunl al núcleo delPIfS a New York, nelT atmosfera tesa dell'esilio americano, si trasformarono in antipatia perso­nale. Negli Stati Uniti GroBmann, con i suoi preponderanti interessi marxologici, la sua strenua fedeltà alia concezione marxiana delia centralità delia critica delTeconomia politica, era anche teoricamente fuori posto in un istituto che, pur mantenendo ben ferma — al suo interno — Tispirazione marxista, non riteneva piú Tesegesi marxiana produttiva per una teoria critica delia società.

La «teoria critica» e la «grande crisi» 153 Nello spazio non colmabile fra modello e realtà, legalità astratta e

movimento reale risiedono le possibilita delTagire umano; nella sensibi-lità per questo tema risiedono anche le differenze teoriche fra Pol-lock/Horkheimer e GroíSmann. Per GroíSmann nell'essenza «brônzea» del processo di accumulazione è compreso logicamente — tanto da essere matematicamente dimostrabile — il suo stesso «crollo». Per quanto lo stesso Pollock, spinto dalla carica «geschichtsphilosophisch» delia dialet­tica «forze-rapporti», si avvicini alTidea di una paralisi completa del sistema capitalistico22, da essa derivano piuttosto «una serie di possibi­lita» (eine Reihe von Mõglichkeiten) (1933, 338) la cui realizzazione è legata al fattore «soggettivo». In tal senso, come indicazione di reali possibilita di sviluppo va interpretata 1'indagine sulla realizzabilità econó­mica di una economia di piano. Inoltre, essa si vuol porre solo come contributo specíalistico alTinterno di una teoria «critica» delia società, ed in qualità di ricostruzione di una sfera particolare, la rappresenta­zione dei suoi nessi con l'«intero sociale» è demandata a quella teoria.

Le «prospettive di un riordinamento pianificato deli'economia» J La coincidenza delia piú grave depressione nella storia moderna con

il varo del piano quinquennale in URSS; la consapevolezza che, con la prima guerra mondiale, il capitalismo era entrato in una nuova fase, la

22 Questo emerge in due passi: «Allerdings ist das nur noch beschrãnkt funktionie-rende alte System mit solchen Spannungen geladen, daí? verhãltnismãlSig geringfúgige Anlãsse zu einer Katastrophe fúhren kõnnen, deren vernichtende Wirkungen heute noch nicht annãhernd úbersehbar sind» (1932, 16); «Erst eine viel spàtere Zukunft scheint fúr das bestehende System õkonomisch ausweglos zu werden» (1933, 351). Qui, comunque,non si parla direttamente di crollo; nella prima frase si accenna ad una crisi ancora peggiore delTattuale, la seconda allude verosimilmente alia necessita di cambia­menti nella struttura económica quali si configureranno in State Capitalism. Marramao sostiene che fra dialettica «forze produttive-rapporti di produzione» e teoria delia crisi da sproporzioni «si instaura un rapporto di controllabilità e correzione reciproca...il che non poteva non tradursi in una revisione delia dialettica fondamentale di forze produt­tive e rapporti di produzione» (Marramao 1972, 35). Aila dialettica vien meno l'«orto-dosso» carattere deterministico, o meglio; la «revisione» attuatane da Pollock instaura un «campo di tensione», per cui Tidea marxiana delia storicità e fine invitabile del modo di produzione capitalistico (portato necessário delia dialettica «forze-rapporti», soste-

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154 Pianificazione e teoria critica diffusa sensazione che la fine del «mondo di ieri» significasse il «tra-monto delToccidente» stesso; tutto questo contribuiva ad alimentare l'interesse per Teconomia di piano, ben al di là delle pure e semplici cerchie di esperti, in una misura e con valenze che oggi riesce difficile immaginare. A partire da questi anni il concetto di «piano» cesso di essere património esclusivo delia sinistra e sinonimo di «socialismo»: in ampi settori delle elites dirigenti veniva meno la tradizionale ostilità a forme di intervento pianificato nelT economia e se ne moltiplicavano i progetti da parte di un arco molto vasto di forze politiche e sociali, sostenute da un po' tutti i settori delia pubblica opinione, portatrici delle piú diverse rappresentazioni di mutamento sociale — un esempio per tutti è dato dalla rivista «Die Tat»; al congresso di Amsterdam Pollock mise addirittura in guardiã dai pericoli di questa «ondata di entusiasmo per Teconomia di piano» (World Soe. Ec. Congr., 443).

Una tipologia delle pianificazioni Se le attese suscitate dalla parola «piano» erano grandi — «selbst ein

Thomas Mann hoffte damals auf die Planwirtschaft», osserva con ironia Wiggershaus (1986, 143) — altrettanto lo era la confusione concettuale, che dominava il dibattito anche tra gli economisti, non diversamente da quanto era successo dieci anni prima nel dibattito sulla «socializzazio­ne». Rispetto alie dispute sul calcolo económico, il dibattito degli anni trenta fu caratterizzato dal moltiplicarsi delle proposte di pianifica­zione, cosicché fu in gran parte un dibattito sui diversi tipi di piano realizzabili23. Per Pollock a Lewis Lorwin va il mérito di aver portato un «certo ordine nella confusione terminológica delia discussione sulTeco­nomia di piano» (1932, 18); egli si rifa alia tipologia proposta dalTecono-

nuta in Pollock dalla legge generale deli'accumulazione capitalistica) si ripropone inevi-tabilmente, attraverso 1'ipotesi del progressivo «irrigidimento» delTeconomia.

23 Questa caratteristica impostazione «tipológica» è messa in evidenza da Klaus Novy (cfr. 1978, 20) e da Giacomo Marramao: «Modi e forme di questo 'riordinamento pianificato' non possono essere realisticamente predeterminati, ma solo astrattamente prospettati; al teórico delTeconomia non resta altro che tracciare diversi abbozzi di 'modello' delia pianificazione» (Marramao 1973, 26).

La «teoria critica» e la «grande crisi» 155 mista americano ad Amsterdam24 e, secondo il concetto di economia pianificata già visto (cfr. 107ss.), ne distingue «due tipi principali» — che si configurano come due «tipi ideali» — ovvero Teconomia di piano capitalista e quella socialista, pensati come i due punti estremi di un segmento su cui allineare tutte le possibili forme miste. Ad un estremo sta il «cartello generale di Hilferding, in cui sono raggruppate tutte le imprese, rimanendo intatta la proprietà privata dei mezzi di produzione con un acutizzarsi delia divisione tra una classe dominante relativa­mente ristretta e la gran massa dei nullatenenti» {ibid.). Attraverso tutta una serie di «forme miste», tra cui sono da annoverare «progetti in cui lo statp^si presenta come il maggiore capitalista» {ibid.) con il manteni-mento delia proprietà privata, le «proposte di democrazia económi­ca...in cui sussistono insieme proprietà pubblica, cooperativa e privata dei mezzi di produzione» (ibid.), si giunge al tipo socialista, su cui Pollock — curiosamente — non si sofferma25. II critério distintivo dei vari tipi è chiaramente la natura dei rapporti di produzione entro i quali essi vengono immaginati ed a cui devono essere funzionali, ossia a quale classe spetta, in ultima istanza il controllo del processo di produzione:

Bei der Beurteilung dieser (Misch)formen entscheidet die Beant-wortung der Frage, welche Klasse im Besitze der Staatsmacht ist, darúber, ob sie mehr zum kapitalistischen oder zum sozialistischen Typ zu záhlen sind (ibid.).

24 La tipologia di Lorwin individua due varianti di pianificazione socialista e due di pianificazione capitalista: 1) «tipo socialistaassoluto» (absolute socialist type), ovvero la forma «tradizionale delTideale comunista» di una società senza classi ed amministrata centralmente. 2) «socialismo di stato parziale» (partial state socialist type) che è il sistema soviético (verosimilmente delia NEP), in cui il consumo non è pianificato e sopravvíve, anche se in misura ridotta, 1'iniziativa privata. 3) «tipo imprenditoriale volontaristico» (voluntary business type) sotto il quale rientra la maggior parte delle proposte da parte capitalista, che propongono di istituire strumenti di guida e coordina-mento deli'attività imprenditoriale, senza che il suo ruolo di controllo delia produzione ne venga compromesso. 4) «tipo social-progressista» (social progressiv type) che diverge dal tipo precedente próprio su questo punto: è necessária una centrale pianificatrice in grado di imporre agli imprenditori le proprie decisioni; cfr. WorTSòc. Ec. Congr. 1931, 779ss.; su questo tema cfr. Telò 1985, 87s..

25 Pollock giustifica in nota (1932, 18 n. 3) la sommarietà delia tjpologia presentata con il carattere introduttivo del saggio, che ha principalmente il compito di delineare un quadro dei problemi e dello «stato delTarte» in funzione delle ricerche future.

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156 Pianificazione e teoria critica Corrispondentemente se un piano, e di quale tipo, possa venire

implementato è deciso in base ai rapporti di forza politici presenti in un dato momento. NelPesaminare le condizioni di possibilita di una pianifi­cazione però, Pollock prescinde in primo momento da questo problema e si occupa del lato strettamente técnico ed económico26.

I presupposti economici del «piano» L'esame delle condizioni economiche da cui dipende la possibilita di

un «riordinamento pianificato deU'economia» è nuovamente introdotto da un richiamo alia dialettica «forze produttive-rapporti di produzione»: una delle «tesi fondamentali» (Grundanschauungen) delia «teoria econó­mica di Marx è che un nuovo sistema económico può venire stabilito solo quando i suoi presupposti economici e sociali si sono formati, almeno nei loro elementi, sotto la superfície del sistema preesistente ed i rapporti di produzione sono divenuti ceppi delle forze produttive» (ivi, 19). Va notato che qui si parla di una possibilita che si apre alTagire degli individui, non di una necessita che si impone loro (come conferma il successivo riferimento alia rivoluzione francese) e si sottolinea che, come accadde allora, «ci si deve attendere una liberazione delle forze produttive mediante un nuovo ordine económico pianificato, se i suoi presupposti sono già dati» (ivi, 19s.). Pollock non evidçnzia un qualche potere dirompente delle forze produttive, quanto il fatto che una rivolu­zione — perche è di questo che qui, in fondo, si tratta — ha successo e rivela un carattere emancipativo, se può liberare forze produttive (e nel concetto, è bene ricordarlo, sono incluse le capacita di sviluppo umane) finora inutilizzate. II loro sviluppo rappresenta il fine e la condizione di possibilita di quelle, ma non la loro «causa». L'economia di piano è dunque pensabile a partire dalla comprovata inefficienza del mercato; il discorso di Pollock si riaggancia quindi direitamente a quei fattori di crisi aggiuntivi caratteristici del capitalismo monopolístico che incep-pano il meçcanismo del mercato:

26 Come si è visto, questo procedimento sottende un concetto idealtipico di piano quale regolatore del processo di produzione complessivo da contrapporrre al mercato ed insieme la possibilita económica di una pianificazione capitalista.

La «teoria critica» e la «grande crisi» 157 Gerade diejenige Entwicklung, die sich fiir den «normalen Ablauf des Marktmechanismus» ais verhàngniBvoll erweist, schafft eine der wichtigsten Voraussetzungen fur die Mõglichkeit einer planmáK-igen Leitung des Wirtschaftsprozesses (ivi, 20).

Due delle principali premesse di una pianificazione, elevata concen-trazione e centralizzazione delTapparato produttivo e sua sottoutilizza-zione (cfr. ibid.) sono quindi date. Un posto di grandíssimo rilievo nelle analisi pollockiane spetta poi al fattore «tecnológico» in senso lato. Un piano non risulterà efficiente in assenza delle capacita umane e tecniche di rápido controllo, amministrazione, decisione, coordinamento e comu-nicazione. Anche queste si sono comunque sviluppate in seguito ai «processi di centralizzazione e concentrazione (che) facilitano da molti lati una direzione centralizzata deU'economia»:

Die Verbesserung des Nachriçhtenverkehrs, die Entwicklung der statischen Methoden und der technischen Mittel zu ihrer Anwen-dung, die noch vor einem Jahrzehnt nicht fúr mõglich gehaltene Maschinisierung der Buchhaltung erlauben es, von einer zentralen Steile aus wirtschaftliche Vorgãnge grõBten Umfangs ohne Zeitver-lust zu registrieren und úbersichtlich zusammenzufassen (ibid.).

Questa «visione d'insieme», condizione irrinunciabile per i pianifi-catori, è anche facilitata dal ridotto numero di unità produttive ope-ranti; le strutture atte al coordinamento delle varie unità e settori pro-duttivi tra di loro e con l'apparato distributivo, sono, in parte, già sviluppate nei vari «trusts» ed anche al livello di organismi governativi centrali. A tal propósito Pollock cita le esperienze accumulate con Teco­nomia di guerra27, la sempre piú frequente gestione statale di ferroyie e produzione di energia elettrica ed il controllo, piú o meno esteso, sul commercio estero. A livello d'impresa alia modalità di conduzione indi-viduale e familiare da parte delia proprietà, si va sostituendo una moda­lità burocrática, dettata dalle regole delia «conduzione aziendale scienti­fica» (ibid.), che comporta una frammentazione delle funzioni imprendi-

27 Pollock non si riferisce comunque alT economia di guerra tedesca come modello globale di economia pianificata ma, come agli «esperimenti sovietici», in quanto test per il funzionamento di parziali meccanismi pianificatõri.

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158 Pianificazione e teoria critica toriali e la loro sistemática apprendibilità2 8 . Al t ramonto delia tradizionale funzione delTimprenditore corrispondono i compiti sempre piú allargati che spettano alie direzioni dei grandi cartelli e che richie-dono un «management» specializzato. Fra questi rientra anche la pro-grammazione delTinnovazione técnica e del miglioramento dei metodi di produzione:

Der technische Fortschritt ist in der Regei nicht mehr zufálligen Entdeckungen úberlassen, sondem wird planmáSig in den Labora-torien der grofien Unternehmungen vorbereitet (ivi, 21).

Con ciò Pollock risponde già ad una delle obiezioni piú frequenti, secondo cui un'economia di piano porterebbe ad una stagnazione nel progresso técnico. Le visibili tendenze alia pianificazione alTinterno del capitalismo; il moltiplicarsi di richieste próprio da parte liberale, di interventi statali di sostegno alT economia; il cattivo funzionamento del mercato; infine la presenza «in larga misura nei grandi stati industriali, come pure nelT economia mondiale» (ivi, 20) delle, comunque presunte, premesse di una pianificazione non possono anticipare alcunché sulla sua reale efficienza. L'assenza di un'evoluta economia di piano è, di fatto, il migliore argomento dei suoi avversari, conclude Pollock. Nel-1'attesa di un decisivo successo pratico delia pianificazione, ai suoi soste-nitori restano due strade aperte: la critica degli argomenti avversari sostenuta da un'articolata teoria delTeconomia di piano, per ora del tutto mancante30, e soprattutto lo studio delle «tendenze che spingono

28 Che sia relativamente agevole addestrare personale alie mansioni richieste dalFeco-nomia di piano, e che questa implichi una larga diffusione delle conoscenze sul funziona­mento del sistema e delia capacita stessa di dirigerlo in tutti i settori è un presupposto fondamentale delia sua efficienza ma soprattutto di trasparenza e democraticità. Questa idea è espressa nella tesi leniniana che nello stadio comunistico delia società tutta la popolazione possa avere effettivo accesso a mansioni di governo, essendo queste sem-plici e di carattere puramente amministrativo. Anche nella teoria di Pollock e Hork­heimer essa gioca úh ruolo importante""(cír. Conclusione).

29 Si è visto per quali motivi TURSS non può essere considerata tale. ,0 «Es muB hier daran erinnert werden, dais ebensowenig eine allgemein anerkannte

Theorie der Planwirtschaft gibt wie eine allgemein...angenommene Theorie der kapita­listischen Marktwirtschaft. Úber diese Schwierigkeit hinaus befindet sich die planwirt-schaftliche Theorie in der mifálichen Lage, dafi sie nicht zu einer Schulenbildung gekommen ist und dais in Bezug auf ihre positive Thesen es kaum Autoren gibt, die in

La «teoria critica» e la «grande crisi» 159 verso un'economia pianificata» (ivi, 22) alTinterno del sistema esistente. Entrambi i compiti sono di una difficoltà e vastità tali da poter essere affrontati solo in un «lavoro di equipe» (cfr. ibid.). Infatti tra Pollock ed i suoi due collaboratori alTIfS, Kurt Mandelbaum e Gerhard Meyer31, si stabilirà una vera e própria «divisione del lavoro», per cui essi si occupe-ranno del dibattito teórico, mentre Pollock riserverà per sé lo studio delia realtà empirica, che, come si è visto, riteneva piú produt t ive Egli comunque non può tralasciare qui di rispondere, sebbene sintetica­mente, alie tesi di von Mises e Weber. Come visto in Die planwirtschaf­tlichen Versuche... Tesperienza soviética offre già un valido strumento — il «método dei bilanci» — che, se perfezionato, permetterà dl sostituire in buona parte le funzioni del mercato. Pollock accetta Tipotesi di un mantenimento di prezzi e denaro, ma solo con la funzione puramente formale di «strumenti di calcolo».

Nel mantenimento anche sostanziale del mercato, per lo piú nel settore dei beni di consumo, non pochi economisti (tra cui Emil Lede­rer, Heimann e Landauer; cfr. Meyer 1932, 397) vedevano la possibilita di porre un limite alTeccesiva centralizzazione e burocratizzazione del sistema e nello stesso tempo di garantire una certa liberta di acquisto. Su quest'ultimo problema Pollock non fornisce una risposta specifica, ri-mandando la questione del decentramento alT analisi delle situazioni che si potranno presentare di volta in volta.

Rimane infine da citare la clássica, e sempre r ipetuta , tesi «antropologico-psicologica», per cui il capitalismo, attraverso il meçca­nismo del profitto, sfrutterebbe gli istinti egoistici delTuomo, traendone la própria spinta propulsiva, mentre un sistema basato sulla coopera-

den wesentlichen Punkten miteinander einig waren» (1932, 18 n. 3). 31 Kurt Mandelbaum pubblicò sulla ZfS due saggi sotto lo pseudónimo di Kurt (e poi)

Erich Baumann, oltre ad un grande numero di recensioni, particolarmente di pubblica-zioni economiche britanniche. Nato nel 1904, studio a Berlino e poi a Francoforte ove, nel 1926, entro nella cerchia dellTfS. Nello stesso anno fu espulso dalla KPD assieme a Korsch. Ha sempre tenuto a dichiarare la sua estraneità alTelaborazione delia «teoria critica»; non volle infatti recarsi negli USA, e dal '33 visse tra Vienna, Parigi e Londra. Un terzo saggio Mandelbaum lo pubblicò nel '34 assieme a Gerhard Meyer, che rico-priva una posizione ugualmente «esterna». Molto vicino ad Adolf Lõwe, fu anch'egli autore di molte recensioni e di un saggio, apparso nel '35.

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160 Pianificazione e teoria critica zione senza concorrenza — sia individuale che tra gruppi — ne sarebbe privo ed, anzi, troverebbe in tali istinti un ostacolo cui finirebbe poi per soccombere:

Dieser Einwand scheint uns auf einer unhaltbaren Psychologie zu beruhen (ivi, 23).

Pollock vi risponde con uno scarno rinvio alia «psicologia analítica sociale» di Erich Fromm e, soprattutto, alia critica horkheimeriana deli' antropologia borghese basata sul principio di «autoconservazione» (Selbsterhaltung) (cfr. p. 170). In conclusione, con la cautela derivante dallo stato.ancora grezzo delia teoria deU'economia di piano, per Pollock «tutte le premesse economiche per la sua realizzazione...appaiono date» (ivi, 27). La secchezza con cui Pollock esprime questa valutazione è proporzionale al peso che ha avuto nelle sue ulteriori analisi e nelTelabo-razione delia teoria critica horkheimeriana. Essa significa di fatto la presenza delle condizioni materiali per la realizzazione delT «utopia con­creta» di una società socialista e funge da base per una radicale critica oggettiva dei rapporti dati.

Gli ostacoli ad una pianficazione capitalista Tuttavia 1'analisi económica, di per sè, non è in grado di stabilire la

direzione del processo sociale: la dinâmica económica non determina univocamente la dinâmica sociale:

Eine ganz andere Frage aber ist es, ob die ebenso wichtigen gesell­schaftlichen und insbesondere die politischen Tatbestánde in ab-sehbarer Zeit eine planwirtschaftliche Neuordnung gestatten (i-bid.).

Se le speranze e 1'interesse teórico di Pollock ed Horkheimer erano rivolti alT economia di piano in quanto base delj^qrialismq, 1'ipQtesi di una pianificazione capitalista non veniva affatto trascurata; d'altra parte nella teoria di Pollock non vi sono fattori esclusivamehte economici che escludano una pianificazione capitalista. È altresl chiaro che i rapporti di produzione stessi vi si oppongono; cosi gli ostacoli per una sua realiz-

La «teoria critica» e la «grande crisi» 161

zazione vengono reperiti nella difesa degli interessi di classe legati al mantenimento di rapporti di produzione dati:

Eine kapitalistische Planwirtschaft kann von den Eigentúmern der Produktionsmittel schon allein aus dem Grunde nicht geduldet wer­den, weil sie...ihrer õkonomischen Funktion entkleidet und zu blossen Rentenbeziehrn degradiert werden múlken (ivi, 27).

Ai proprietari dovrebbe venir sottratto il potere di disposizione sui mezzi di produzione, col conseguente mantenimento solo nominale delia proprietà privata. Solo a tali condizioni non vi sarebbero difficoltà economiche per il funzionamento del piano. Nel '32 Pollock ritiene ancora che la classe imprenditoriale possa mantenere la forza sufficiente per opporsi con successo a tale perdita di potere, sebbene noti che questo processo è già in atto32 (solo un anno dopo rivedrà esplicitamente questa valutazione; cfr. p. 191). Anche nel caso vi fossero le condizioni politiche per realizzarla, un'economia pianificata capitalista sarebbe in-stabile. In questo senso va già un passo di Die gegenwàrtige Lage...:

In keiner Gesellschaftsordnung hat sich aber bisher der blofie Bezug von Renten auf Kosten der Gesellschaft ohne sichtbare Ge-genleistungen auf die Dauer aufrecht erhalten lassen (ivi, 27).

Piú esplicita è 1'ammonizione rivolta da Pollock al congresso di Amsterdam, alPindirizzo dei sostenitori delia pianificazione capitalista:

Wissen Sie, dafi...jeder ernsthafte Versuch, auf der Basis des Priva-teigentums an den Produktionsmitteln und des Marktmechanismus eine Planwirtschaft durchzufúhren, notwendig zur Aufhebung der Grundlagen fúhren mufi, von denen er ausgegangen ist? (World Soe. Ec. Congr. 1931, 443).

32 Pollock infatti rileva: «Es wãre dann zu dem geworden, was es [das Privateigen-tum] in sehr vielen Fãllen heute schon ist, námlich zu einem mehr oder weniger sicheren Anspruch auf den Bezug einer Rente» (1932, 26).

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162 Pianificazione e teoria critica In sostanza il tentativo di stabilire un'economia pianificata arreste-

rebbe la dinâmica económica capitalistica, ma ne trasferirebbe le conse­guenze altrove, cioè sui rapporti di produzione, conducendo — verosimil­mente — al socialismo, tesi questa che riemergerà in State Capitalism. Nonostante che Pollock definisca 1'apparato pianificatore come un «macchinario» (Maschinerie) mi sembra che non gli si possa attribuire una concezione del piano meramente strumentale. Certamente rispetto al mercato, che per Pollock è legato a doppio filo ai rapporti capitalistiçi, ed ad un ben preciso stadio delia loro evoluzione, il piano è piú «fungi-bile» e può adattarsi a rapporti di produzione capitalistiçi (o generica­mente, antagonistici) — ma, anche in questo caso solo in un certo momento del loro sviluppo, e fino ad un certo punto. Si ha qui anche una risposta al problema se ogni tipo di pianificazione sia parimenti effi-ciente con 1'indicazione — in verità non sorprendente — che al piano sono di per sé piú funzionali rapporti di produzione socialisti — o non antagonistici — e che un pjanp interagisce con i rapporti sociali in cui si viene a trovare e non ne determina comunque una stabilizzazione di lunga portata. Tale indicazione tornerà utile nelT interpretazione di State Capitalism.

Uassenza dei presupposti poltici per un'economia di piano socialista La considerazione delle componenti sociali e politiche ribalta in

meno di mezza pagina, il significato dei risultati che 1'indagine aveva finora prodotto. «Nonostante tutte le possibilita economiche» le pro-spettive di un'economia di piano socialista «sono scarse, finché 1'influsso degli strati interessati ad una tale forma económica per la loro posizione di classe non basti per una rivoluzione (Umwâlzung)» (ivi, 27). Avendo presente la situazione politica tedesca delia seconda meta del 1932 le parole di Pollock non possono certo sorprendere33. Ma Tassenza di prospettive politiche per una pianificazione socialista è un problema decisivo per una teoria marxista:

" II 20 luglio era riuscito il putsch di destra contro il governo socialdemocratico delia Prússia, che non incontrò praticamente resistenze a livello locale né nazionale. La SPD usei ulteriormente indeboiita dal confronto elettorale del 30 luglio, che segnò 1'acuirsi delle divisioni alTinterno del movimento operaio weimariano; infine, ai primi di di-

La «teoria critica» e la «grande crisi» 163 Je geringer die Zahl derjenigen wird, die an der Aufrechterhaltung des gegenwártigen Wirtschaftssystems interessiert sind, um so drin-gender wird die Frage nach der Mõglichkeit, dieses System durch ein besseres zu ersetzen (1932, 17)

In nota Pollock mostra con statistiche, estratte da Das Ende des Kapitalismus di Ferdinand Fried, come la crisi abbia peggiorato lo stan­dard di vita delia maggioranza delia popolazione: le premesse oggettive di un interesse soggettivo alTinstaurazione di una società socialista non mancavano certamente; questa non si realizza per Tincapacità di consa­pevole azione politica da parte degli strati che oggettivamente dovreb-bero esservi interessati. Segnali in tal senso venivano anche dalla prima ricerca empirica dellTfS, guidata da Erich Fromm a partire dal '29, sulla mentalità delia classe lavoratrice tedesca. I risultati delTinchiesta rivela-vano, nella maggior parte degli intervistati, operai ed impiegati di livello medio-basso, un'inconsapevole (e nevrotica) discrasia tra comporta­mento verbale manifesto ed atteggiamenti latenti; il che faceva supporre una scarsa capacita di resistenza alia minaccia nazista34. Se Pollock sembra prendere atto quasi freddamente delia vistosa scissione tra i risultati delT analisi económica e di quella socialpsicologica, questa di­scrasia tra la possibilita oggettiva di un «nuovo ordine» ed incapacita soggettiva di realizzarlo (al centro del celebre aforisma horkheimeriano di Dàmmerung sull'«impotenza delia classe lavoratrice tedesca») costituisce un problema centrale delia prima teoria critica. LTfS nasce — è stato detto — anche sulTonda delia delusione per una rivoluzione mancata e questa costituisce un motivo sotterraneo delia teoria critica che si esprime come perdita di un soggetto storico delia teoria (cfr. p. 193 e 198), ma soprattutto nella funzione di fondazione delia critica che la possibilita di «rapporti razionali» riveste a fronte delT alternativa, ispi-rata da Rosa Luxembrug tra «socialismo o barbárie»:

...die Lõsung der Frage, ob die Klassensgesellschaft weiterbesteht oder ob es gelingt, den Sozialismus an ihre Stelle zu setzen, ent-scheidet úber den Fortschritt der Menschen oder ihren Untergang in die Barbarei (Horkheimer 1934a, 252).

cembre al governo von Papen segui quello del generale von Schleicher. 54 Cfr. Fromm 1980 (soprattutto 1'introduzione di Wolfgang Bonfi) e Wilson 1982.

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164 Pianificazione e teoria critica Uanalisi delia crisi ed il concetto di «società razionale» in Horkheimer

Come è da attendersi i passi che Horkheimer dedica alia descrizione crisi económica rispecchiano il quadro datone da Pollock:

[L'economia] ha in larga misura carattere monopolístico, eppure è, a livello mondiale, disorganizzata e caótica, è piú ricca che mai ep­pure incapace di eliminare la miséria (Horkheimer 1932b, 8).

Ma non solo. In senso ortodossamente marxiano la dinâmica e le patologie sociali derivano dalla struttura económica, ovvero dalla dialet­tica rapporti di produzione-forze produttive:

II vecchio mondo va in rovina a causa di un principio di organizza­zione económica superato... L'economia è la prima causa delia mi­séria (Horkheimer 1937c, 189). »SU f toV.m^.t

La teoria di Horkheimer si basa sullo stesso «modello» di capita­lismo concorrenziale elaborato da Pollock, ovvero un modo di produ­zione irrgzionale in quanto anarchico, fondato sulla concorrenza tra individui e sull'antagonismo di classe. Questi sono anche per Hork­heimer i motivi fondamentali delle patologie capitalistiche:

L'intero sociale vive in virtú dello scatenamento degli istinti di proprietà di tutti i singoli. Essa viene conservata per il fatto che questi si preoccupano del profitto, delia conservazione e delTaccre-scimento di ciò che possiedono. Ciascuno ha la consegna di provve-dere a sé meglio che può...il vizio delia forma económica borghese [è che] tra la libera concorrenza degli individui.. .e Pesistenza delia società nel suo insieme non esiste alcuna relazione razionale. II pro­cesso non si compie sotto il controllo di una volontà cosciente, ma come processo naturale. La vita delia generalità risulta ciecamente, accidentalmente e male dali'attività caótica degli individui, delle industrie e degli stati (Horkheimer 1933b, 76; cors. mio).,

Anche un «Diskussionprotokoll» oltre ad altri passi confermano 1'accettazione di questa lettura da parte di Horkheimer33.

" Ricordo qui solo i piú significativi: Horkheimer 1934b, 158; 1935a, 217; 1935b,

La «teoria critica» e la «grande crisi» 165

L'irrazionalità del modo capitalistico di produzione si manifesta in primo luogo come un «vuoto di razionalità», uno iato tra 1'agire indivi-duale, orientato al profitto, e la «copertura del fabbisogno» sociale. Esso è criticato dal punto di vista delia possibilita di un'economia di piano, come appare anche nel testo di Horkheimer appena visto. Da un punto di vista económico il punto debole del meçcanismo del mercato è per Pollock 1'enorme spreco di risorse cui ha sempre condotto e che culmina nella crisi del '2936: nelPepoca del tramonto del mercato, il critério dell'inefficienza diviene la base delia critica oggettiva al capitalismo. Riferendosi all'ammontare delia ricchezza distrutta nei primi due anni delia crisi Pollock commenta:

Jedenfalls beláuft sich auf eine phantastisch groBe Wertsumme. Auf sie mu/s" der Kritiker der heutigen Wirtschaftsorganisation, will er die masslose Kostspieligkeit des Systems darlegen, verweisen, und nicht auf den wesentlich geringeren Betrag, der von den 'Kapitalisten' angeei-gnet wird (1933, 341; cors. mio).

258; 1936a, 303ss.; 1936b, 62s.; 1937b, 144 e 158s. . II «Diskussionprotokoll» è del 24.4.1936; esso mostra chiaramente il nesso tra Pinter-

pretazione pollockiana delia legge del valore e la teoria delia pianifcazione: «Eine elementare Erõrterung des Wertbegriffs ist notwendig. Die Ausgangsfrage ist: wie geschieht es, daf> diese kapitalistische Gesellschaft, obwohl anarchisch, sich doch immer wieder reproduziert? In der vorkapitalistischen Gesellschaft geschah die Reproduktion unter der Gewalt einzelner Individuen: der 'Herr' bestimmte planend die arbeitsteilige Produktion innerhalb seines Herrschftsbereichs. Im Kapitalismus fehlt solche planende Gewalt: die Produktion ist freigegeben; jeder darf produzieren, was er will. Also eine Vielheit von jeweils nur fúr sich, fúr ihre eigenen Interessen handelnden Individuen, und doch die Reproduktion der Gesamtgesellschaft» (Horkheimer 1985, 400s.).

'6 Questo tema permane anche in State capitalism: «Criticism was voiced mainly against the shortcomings of the price mechanism in directing production, the contradic-tory performance of the profit motive which obstructs the use of available resources, and the mourderous of coordinating the disequilibrated economy, that is, the business cycles with their cumulative process of destruction» (1941a, 203; cors. mio).

Ugualmente Horkheimer: «Sulla terra ci sono piú materie prime, piú macchine, piú forze lavorative addestrate e migliori metodi di produzione di quanto non siano mai esistiti in passato, eppure gli uomini non ne traggono un vantaggio corrispondente. La società nella sua forma attuale si dimostra incapace di utilizzare veramente le forze che si sono sviluppate in essa e la ricchezza che è stata prodotta nel suo âmbito» (Hork­heimer 1932b, 3).

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166 Pianificazione e teoria critica

In questa fase del capitalismo la categoria dello «sfruttamento»37 non è piú in grado di spiegare le cause delia miséria e delia crisi per Pollock; essa è lasciata indietro, per cosi dire, da una categoria apparte-nente alia teoria neoclássica, cioè quella deH'utilizzo ottimo delle risorse (o «ottimo paretiano»). Se questa mossa teórica è legata al peso determi­nante che in Pollock ha il concetto di equilíbrio, essa dipende in gran parte dalla presenza di un'alternativa che promette ben maggiore effi­cienza: Teconomia di piano38. Una «società razionale» — ossia socialista — è pensabile próprio a partire dalla divaricazione tra le possibilita economiche date e la loro realizzazione mancata sotto rapporti capitali­stiçi che è Toggetto delle critiche anche di Horkheimer:

Mai la miséria degli uomini ha contrastato tanto con la loro possibile ricchezza come ai giorni nostri (Horkheimer 1933b, 95).

In questo spazio si situa la dimostrazione delia possibilita di un'eco-nomia pianificata. Attraverso la contrapposizione «possibile-reale» Pol­lock reinterpreta nel '42 anche la legge generale delT accumulazione e sostituisce la categoria di «sfruttamento»: ad una lentissima crescita dello standard di vita delia classe lavoratrice se ne accompagna una crescente «disumanizzazione» (Entmenschlichung) ed una crescente di-screpanza tra «il socialmente reale ed il socialmente possibile» (dem gesellschaftlich Wirklichen und dem gesellschaftlich Mõglichen):

37 La fiducia nella forza analítica di questa categoria era per Pollock nulla, come si legge negli appunti del '42: «Arbeiter erhalten nicht ihr volles Produkt — ein Vorwurf aber keine Erklárung» (M.H.A. XXIV 6.4.).

JS Manfred Gangl nota: «Mit dem Verweis auf die ungenutzten technischen Mõglich-keiten soll also eine Kritikdimension gewonnen werden, die iiber die moralische Kritik-kategorie der Ausbeutung hinaus moralische Uberzeugunskraft gewinnt, dafi die soziali-stische geplante Wirtschaft die gesellschaftlichen Ressourcen besser zu nutzen vermag» (Gangl 1987, 188). A questo propósito Pollock paragona il mercato alia pratica di allontanare i lebbrosi dalla comunità dei «sani» e di abbandonarli al loro destino nelPim­possibilita di curarli, pratica comunque barbarica, ma che alTepoca era 1'unica possibi­lita técnica, dato lo scarso sviluppo delle conoscenze mediche. La permanenza del mer­cato nella fase attuale appare dunque come il persistere nelTutilizzo di metodi ormai obsoleti.

La «teoria critica» e la «grande crisi» 167 Dies ist, was das 'Gesetz der kapitalistischen Akkumulation' am proletarischen Pol der Gesellschaft tatsàchlich bedeutet (M.H.A. XXIV. 6.3.).

Come per il naufrago Robinson sulla sua isola, per una società socialista non esistono ostacoli — se non quelli naturali — alTapplica-zione totale (ed alio sviluppo) delle proprie forze produttive: non esiste insomma piú differenza tra Teconomicamente possibile e ciò che viene realmente realizzato. Per Horkheimer e Pollock il capitalismo si defi-nisce come «società non pianificata» e si colloca in uno «schema storico» in cui questo modo di produzione anarchico è preceduto e seguito da sistemi sociali «pianificati»39, come esemplifica il seguente passo:

L'esistenza delia società si è fondata o sulToppressione immediata, oppure è una cieca risultante di forze contrastanti, ma non è co­munque il risultato delia spontaneità cosciente di individui liberi (Horkheimer 1937b, 146).

Próprio attraverso Tesame delia categoria di individuo è possibile sviluppare il tema delle patologie del capitalismo ed insieme giungere ad una determinazione del concetto di «società razionale». Horkheimer riconosce — come del resto Marx — che il capitalismo nella sua fase ascendente, il liberalismo40 ha sviluppato enormemente le forze produt­tive ed ha liberato potenzialità realmente emancipative; in esso,«Tindi­viduo ha effettivamente preso coscienza di sé come essere autónomo» (Horkheimer 1934b, 77) ed ha «imparato a capire che il godimento non dipende dagli dei bensl dal próprio lavoro» (Horkheimer 1935a, 217). Tuttavia questo sviluppo delTindividualità borghese presenta fin dalTi-

39 Nel già citato «Diskussionprotokoll» del 24.4.1936 ciò è espresso chiaramente. II confronto tra feudalesimo, capitalismo e società socialista, in relazione al problema delTeconomia di piano, è condizionato da una sottostante filosofia delia storia: «Aber die Frage steht in einem geschichtlichen Schema, das die Entwicklung von der gewalt-samen Planung einzelner iiber die Planlosigkeit des Kapitalismsus zur allgemeinen rationalen Planung begreift» (Horkheimer 1985, 401).

40 «Liberalismo» ha per Horkheimer una vasta gamma di valenze: in sintesi indica la struttura económica del capitalismo concorrenziale e le «forme ideologiche» che ne hanno accompagnato Taffermazione; cfr. Cerutti 1985, 117s..

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168 Pianificazione e teoria critica

nizio caratteri fortemente ambivalenti «espressione delia scissione che ha caratterizzato finora le forme storiche delia vita sociale» (Hork­heimer 1937b, 146). Le prestazioni deli'individuo, e la sua felicita, «non dipendono esclusivamente da lui, ma dalla società» (Horkheimer 1935 a, 217) e questa vive in virtú di meccanismi antagonistici ed in base a «meccanismi ciechi», la «seconda natura» delle leggi economiche capita-listiche (Horkheimer 1934b, 158), di fronte alie quali 1'individuo bor-ghese è impotente come il naufrago Ulisse di fronte alie forze scatenate delia natura; la sua liberta non è sostanziale:

II direttore di fabbrica che dà disposizioni dipende dal bisogno sociale al pari di un qualsiasi artigiano del medioevo; di conseguenza egli non è affatto piú libero, solo che ciò...trova invece espressione nella vendibilità delle merci e nelPutile realizzato (Horkheimer 1936a, 304; cors. mio)41.

Pollock aveva visto le radiei del «feticismo delle merci» nelTimpossi-bilità di constatare ante festum il significato sociale di una prestazione económica, cioè la sua rilevanza per la riproduzione delia vita sociale, e di conseguenza quale quota del prodotto sociale le possa spettare. Nel valore delia mercê si presenta infatti «in un'altra forma», come fosse proprietà materiale delia mercê stessa, la pretesa di ottenere una quota del prodotto sociale complessivo:

Marx lehrt, dai? es eben dieser Inhalt ist, durch den ein Gut den Charakter der Ware ais eines Trágers von Wert erhâlt (1928, 199; cfr. 1923, 15ss.).

Questa tesi ritorna in Horkheimer, «sub specie» di antropologia delTindividuo borghese; il produttore esperimenta solo sul mercato se egli ha prodotto proporzionalmente al bisogno sociale (domanda effetti-

41 Passo quasi idêntico si ritrova in Dãmmemng: «Der Geschãftsmann ist von Ge-setzen abhãngig, die weder er noch irgendein anderer, noch eine von den Menschen hierzu beauftragte Macht mit Wissen und Willen entworfen hat» (Horkheimer 1934a, 269).

La «teoria critica» e h «grande crisi» 169

va). I rapporti sociali tra gli uomini si esprimono come rapporti tra merci. Questa è 1'origine delia completa opacità delia relazione tra 1'in­dividuo e la «vita delia generalità»:

Tutti partecipano al buono od al cattivo andamento delia società nel suo insieme, eppure esso si presenta come un accadere naturale. II ruolo che il singolo svolge in questa totalità, senza il quale nessun individuo è determinabile nella sua essenza, non viene visto. Cia-scuno ha quindi una falsa coscienza delia própria esistenza, che è in grado di concepire solo mediante categorie psicologiche come un insieme di presunte scelte libere (Horkheimer 1933b, 77).

Sono evidenti le differenze da Lukacs; Pirrazionalità del capitalismo è la sua «'òpacítà>>, «naturalità» di cui la forma mercê è un aspetto determinante, ma non P«essenza» da cui scaturisce la reificazione (Ver-dinglichung) dei rapporti sociali42. Horkheimer non si serve di questa categoria, in Lukacs del tutto centrale, ed anzi — come si legge nel «Diskussionprotokoll» del 17.11.1931 — è contrario al suo impiego (cfr. Horkheimer 1985, 368). Ad essa si sostituisce semmai quella di «estra-neità» (Fremdheit) che permea Pagire ed il pensiero delPindividuo in quanto si modella sulla «legge naturale del tornaconto económico»:

Già dal fatto che nelPepoca che emancipa 1'individuo, nella fonda-mentale sfera económica 1'uomo vive se stesso come soggetto isolato di interessi ed entra in contatto con gli altri soltanto mediante la compravendita, risulta 1'estraneità come categoria antropológica (Horkheimer 1936b, 63).""

L'aspetto di naturalità ed estraneità con cui i processi sociali si ptssentano alia coscienza individuale dà un'impronta caratteristica alia razionalità di questi individui, conforme alPesigenza di adattarsi alPesi-stenza di potenze superiori e irrazionali per poter mantenersi in vita:

42 Non a caso Marramao individua nel «Lukacs di Storia e coscienza di classe... corrispettivo filosófico del grande tentativo di riappropriazione critico-rivoluzionaria delle categorie marxiane compiuto da GroíSmann» (Marramao 1973, 24). Non solo per la «comune concezione catastrofista delia storia», quanto perche per entrambiXessenza del modo di produzione capitalistico, la forma mercê e la legge del valore, contiene in nuce la totalità del sistema.

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170 Pianificazione e teoria critica Gli uomini sono liberati dai vecchi rapporti di proprietà sanzionati da Dio. Quelli nuovi sono ritenuti natura, fenómeno di una cosa in sé su cui non c'è da discutere, che si sottrae alT influenza umana... L'individuo abbandonato a se stesso si vedeva confrontato con una potenza estranea alia quale doveva conformarsi...ora esso era solo al mondo e, se voleva sopravvivere, doveva adeguarsi (Horkheimer 1936a, 302s.).

Le differenze di classe implicano naturalmente condizioni diversis-sime in questo processo di adattamento43; tuttavia «la razionalità è quella delPindividuo isolato ed impotente, costretto a piegarsi alie circo-stanze...questo schema è una delle forme delPintelletto di quest'epoca, una funzione trascendentale» (ivi, 329). AU'interno di rapporti capitali­stiçi 1'individuo impara a pensare ed agire in funzione delia própria autoconservazione (Selbsterhaltung), che fin dai primi scritti di Hork­heimer appare come il principio individualistico fondamentale del capi­talismo (cfr. p. 196ss.). Per Horkheimer 1'antropologia razionalista è da criticare in quanto assume questo principio come único fattore di spiega-zione delia psicologia e delT agire umano (i cui tratti altruistici sono rifunzionalizzati alia massimizzazione del próprio interesse) e di assolu-tizzare con ciò 1'individuo borghese a «uomo» tout court44. Tale conce­zione egoistica dell'uomo è estesa poi alia natura intera, cosicché nel livellamento teoretico di processi sociali e naturali, si ha il corrispettivo delia naturalità ideológica con cui si presentano i meccanismi economici:

La conoscenza delPuomo diventa un problema particolare delia scienza delia natura...essa si fonda sul fatto che per ogni oggetto delia natura, e quindi anche per il corpo e per 1'anima che esso alberga, il male supremo è la morte (Untergang) ed il bene supremo Pautoconservazione e 1'attività ad essa corrispondente... II concetto di natura apparentemente spregiudicato, ma in realtà individuali­stico, secondo cui P autoconservazione è la legge e la misura di ogni cosa, corrisponde alia situazione delPuomo borghese nella sua realtà sociale ed è riproiettato sulPuomo dalPinterpretazione delia natura extra-umana, che è priva di ogni relazione cosciente con questa origine (Horkheimer 1936b, 4s.).

45 La classe operaia si trova a vivere questa situazione come forma sociale di opppres-sone e non come condizione del próprio domínio (cfr. Horkheimer 1936a, 310).

44 Cfr. Horkheimer 1932c, 24ss.; 1934b, 152s.; 1935a, 197ss..

La «teoria critica» e la «grande crisi» 171

Nella sua «antropologia» Horkheimer sostituisce questo concetto con quello di felicita (Glúck). L'aspirazione alia felicita nel suo carattere immediatamente individuale ed edonistico è per Horkheimer un dato naturale, presente in ogni individuo, e che come tale non ha bisogno di essere giustificato, ma aspira solo alia própria realizzazione (cfr. Hork­heimer 1933a, 64). Però Pimpulso alia felicita va al di là di un âmbito meramente soggettivo e rimanda ad impulsi altruistici presenti nel-Puomo, ad una dimensione di solidarietà e cooperazione, che si pone come superamento (nel senso di «Aufhebung») deli'autoconservazione individuale:

L'uomo e probabilmente anche gli animali non hanno affatto un'or-ganizzazione cosi individualistica che tutti i loro impulsi e istinti originari si riferiscano necessariamente al piacere immediato pro­d o t t o dalle soddisfaz ioni immediate di ordine materiale . A d esempio gli uomini posssono provare, nella solidarietà con altri uomini affini, una felicita tale da far loro accettare la possibilita del dolore e delia morte . . . in tutti i tempi ci sono stati impulsi non egoistici (Horkheimer 1932c, 24) .

Se i risvolti di fondo ottimistici di questa antropologia45, che si appoggia alia teoria di Erich Fromm, sono anche una risposta alie clas-siche obiezioni degli avversari deli'economia di piano che un ordine sociale non basato sul «self-interest» è impossibile46, essa è legata piu

45 Ancora nel '39 Horkheimer scriveva: «La filosofia moderna condivide con quella antica la fiducia nelle possibilita delTumanità; essa è altrettanto ottimista quanto alie potenziali conquiste delPuomo. La proposizione che gli uomini sono incapaci per natura di condurre una vita buona o di conquistarsi la migliore organizzazione sociale possibile è stata respinta dai massimi pensatori» (Horkheimer 1939b, 301).

Vanno anche ricordate le critiche di Horkheimer alia seconda teoria delle pulsioni di Freud: «Come il diavolo nel medioevo, Peterno istinto di distruzione sarebbe responsa-bile di tutto 0 male: e Freud ritiene inoltre particolarmente ardita questa sua conce­zione» (Horkheimer 1939b, 85).

46 «L'idea che 'Pimpulso ad acquisire' sia la base o il solo movente del comportamento umano è un'idea del liberalismo. Questa venne usata in campo borghese come argo-mento psicológico contro la possibilita di realizzazione del socialismo...» (Fromm 1932, 42); «Non esiste alcuna valida obiezione antropológica al superamento di cattivi rap­porti sociali» (Horkheimer 1933b, 85). Cfr. anche Pollock 1932, 23 per un idêntico accenno a questo tema.

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172 Pianificazione e teoria critica

robustamente alia prospettiva di una «società razionale»47. Questa pare assumere nella teoria di Horkheimer il ruolo di una «Bestimmung des Menschen», la cui realizzazione non è, tuttavia garantita da alcun ri-corso ad una filosofia delia storia, ma si presenta invece come compito:

La trasparenza e 1'adeguatezza del rapporto tra 1'agire del singolo e la vita delia società bastano da soli a motivare 1'esistenza indivi­duale. La razionalità di questo rapporto è 1'unico senso del lavo­ro...la vita delia società come risultato voluto del lavoro comune dei singoli non è riconducibile alia libera accettazione di una destina-zione eterna [einer ewigen Bestimmung] e non realizza alcun senso (Horkheimer 1935a, 201).

Essa realizza comunque «l'aspirazione alia felicita» {ibid.) quale è radicata in ogni uomo. Mi pare sostenibile che al fondo di questa tesi di Horkheimer vi sia non solo ottimismo antropológico (cfr. Geyer 1982, 58s.), ma che venga recuperata 1'idea di una «natura umana» che realizza le proprie potenzialità nella storia. Marxianamente Horkheimer conce-pisce gli uomini come individui determinati che layorano per soddisfare i propri bisogni in determinati rapporti sociali e con i mezzi che il livello di sviluppo delle forze produttive mette loro a disposizione: d'altra parte il «pensiero critico implica un concetto di uomo che contrasta con sé stesso finché quest'identità [tra la razionalità individuale e quella sociale] non è realizzata» (Horkheimer 1937b, 156). Se allora «Pobbiet-tivo di una società razionale...è realmente radicato in ogni uomo» (Horkheimer 1937c, 194) esso è definito dalla própria aspirazione e capacita a realizzare nel mondo la «ragione» ed a realizzare se stesso In quanto essere dotato di ragione. L'aspirazione alia felicita, in quanto non limitata individualisticamente al soggetto isolato, si coniuga con 1'amore e trapassa nel sentimento morale, che in Horkhemer indica l'a-spirazione e 1'azione tesa a realizzare la felicita delia generalità:

47 II concetto di «felicita» rappresenta anche il limite delia risoluzione delle determi-nazioni individuali in quelle sociali. Neila felicita è contenuto un momento individuali-stico irrinunciabile — come il suo superamento — entro il quale anche una «società razionale» non può e non deve interferire. La felicita dipende grandemente dalla so­cietà, ma questa «non condene affatto la totalità delle condizioni che determinano il corso delia vita degli individui» (Bedingungen fiir die individuellen Lebensschicksale) (Horkheimer 1934b, 150).

La «teoria critica» e la «grande crisi» 173 L'aspetto caratteristico del sentimento morale è un interesse che devia dalla «legge naturale» [deli'autoconservazione] e non ha nulla a che vedere con 1'appropriazione privata ed il possesso... Il senti­mento morale ha a che vedere con l'amore...ma questo amore non concerne la persona come soggetto económico o come una voce nel bilancio patrimoniale di chi ama48, bensl come possibile membro di uríumanità felice... Se nella descrizione di questo amore non si accoglie la tendenza a una futura vita felice di tutti gli uomini, che certo non risulta da una rivelazione ma dalla miséria del presente, esso non può in alcun caso essere determinato. Esso auspica per tutti, nella misura in cui sono uomini, il libero sviluppo delle forze feconde presenti in essi. Esso crede che gli esseri viventi abbiano «diritto alia felicita e di ciò non chiede affatto una giustificazione (Horkheimer 1933b, 93s.; cors. mio).

II carattere anarchico ed antagonistico dei rapporti sociali vigenti impedisce ogni consapevole cooperazione in vista del «bene delia gene­ralità». Amore, sentimento morale sono dunque elementi portanti dell'«atteggiamento critico»; si pongono in un rapporto «negativo» con l'esistente e rimandano alia «trasformazione dei rapporti determinati sotto i quali gli uomini soffrono» (Horkheimer 1933a, 53) ed alTidea di una società futura che possa essere la base delia felicita individuale:

Neila società futura, quale la intende la coscienza morale, la vita delia totalità e dei singoli non risulta meramente come effetto natu­rale, bensl come effetto di progetti razionali (vernúnftige Ent-wurfe) che tengon conto delia felicita degli individui in modo uguale (Horkheimer 1933b, 87).

Le forme in cui vive il sentimento morale sono infatti, per Horkhei­mer, «politica» e «compassione».

48 Horkheimer si riferisce alia concezione borghese del matrimonio come contratto di proprietà, che egli rintraccia in Spinoza ed in Kant: «Dalle definizioni dei pensatori borghesi risulta che persino 1'amore in questo periodo rientra nella categoria delia proprietà...Kant descrive il matrimonio come legame di due persone di sesso diverso per il possesso reciproco e durante tutta la vita delle loro qualità sessuali» (Horkheimer 1933b, 93).

II tema ritorna in Vemunft und Selbsterhaltung ove la definizone kantiana è contrap-posta alT amore romântico di Romeo e Giulietta, assunto a símbolo delTopposizione al domínio assoluto del principio di proprietà (cfr. Horkheimer 1942, 65 e 67).

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174 Pianificazione e teoria critica

La «compassione» (Mitleid) nasce dalla coscienza che, nella situa­zione económica presente, gli uomini non possono autodeterminarsi razionalmente; essi sono «soggetti di un cieco accadere naturale ed a ciò il sentimento morale risponde con la compassione» (Horkheimer 1933b, 95). La componente schopenhaueriana di questo concetto risalta nel momento in cui Horkheimer afferma che la compassione permarrà anche in una «società razionale», poiché a questa saranno sempre posti limiti, non piu dalla «seconda natura económica», bensi dalla natura esterna, in cui «continua ancora a dominare la sofferenza e la morte» (ivi, 96). In essa si esprime insomma la «solidarietà delia vita in genera­le», nella quale sono inclusi anche gli animali49. Una società organizzata solidaristicamente in base ad un piano esprime non solo il fatto che la vita degli individui dipende dal grado di cooperazione che essi raggiun-gono, ma anche tale principio metafísico. Infine, il sentimento morale indirizza la politica, secondo le teorie dei «grandi filosofi morali», alia realizzazione delia «felicita delia generalità» {ibid.). Questo vuol dire la effettiva realizzazione delle idee di giustizia uguaglianza e liberta, non piu nella loro originaria connessione con i principi liberistici, ma se­condo il loro contenuto materialistico50:

La liberta degli individui oggi significa superamento delia loro auto­nomia ali'interno di un piano. II presupposto delle idee di ugua­glianza e di giustizia sostenute finora era Pattuale disuguaglianza dei soggetti economici ed umani; nella società unita essa deve scom-parirc.non sono le idee delia borghesia, ma le condizioni che ad esse corrispondono, che hanno mostrato la loro insostenbili-tà...Queste idee non sono altro che i singoli tratti delia società

49 «Gli animali hanno bisogno degli uomini. Aila filosofia schopenhaueriana spetta il mérito di aver messo pienamente in luce Tunità tra noi e loro. Le doti maggiori delTuomo, soprattutto la ragione, non sopprimono affatto il senso di comunità che prova per gli animali. I tratti delTuomo hanno indubbiamente una caratterizzazione particolare, ma Taffinità delia sua felicita e delia sua miséria con la vita degli animali è evidente» (Horkheimer 1933b, 96).

50 «Dalla critica materialistica delTeconomia politica è infine risultato che la realizza­zione delTideale con il quale la società presente è nata, appunto Tunificazione delT inte­resse particolare con quello generale può avvenire solo mediante il superamento delle sue proprie condizioni» (Horkheimer 1933b, 97).

La «teoria critica» e la «grande crisi» 175 razionale quale è anticipata come indirizzo necessário nella morale. Una politica ad essa corrispondente deve dunque non già abbando-nare queste richieste, ma, al contrario, realizzarle (ivi, 97; cors. mio).

Le idee del 1789 come la morale moderna — cioè quella kantiana — sono per Horkheimer ben lungi dal ridursi ad ideologia; esse rappresen-tano richieste delia «generalità» ed esprimono la «verità che il modo in cui si agisce sotto la legge naturale del tornaconto económico non è al tempo stesso il modo razionale di agire» (ivi, 82) anticipando cosi 1'idea delia fine dei rapporti capitalistiçi sotto cui pure hanno visto la luce:

La morale borghese tende al superamento deli'ordine a partire dal quale soltanto essa è possibile e necessária...In essa si esprime la contraddizione di cui la borghesia è stata affetta durante tutta la sua época: essa ha creato e si è attenuta ad un ordine che contrasta con il suo próprio concetto di ragione (ivi, 82s; cors. mio).

La morale moderna ha per prima riconosciuto nel principio di ugua­glianza, in connessione inscindibile con le idee di giustizia e liberta, «un principio universale, da realizzare nell'al di qua» anche se «solo oggi i mezzi di cui dispone Pumanità sono diventati tali da permettere di porre la sua realizzazione come compito storico immediato» (ivi, 98)51. In questo positivo rapportarsi, da un lato alie idee dell'illuminismo ed al concetto di ragione delPidealismo tedesco, e dali'altro alio sviluppo delle forze produttive promosso dal capitalismo, emerge la fiducia nutrita da Horkheimer nel potenziale di razionalità espresso dal liberalismo, che potra svilupparsi pienamente solo in una società razionale. Questa sara in grado di liberarsi dai meccanismi automatici che condizionano la vita delia società presente e di poria sotto il controllo delia volontà dei pianificatori; essa è razionale in quanto pianificata ed il suo funziona­mento è trasparente per i suoi membri. II piano assicurerà Pimpiego ottimale delle risorse, vi sara un rapporto constatabile tra il contributo

51 «v.sia nella compassione che nella politica orientata in senso progressivo il materia­lismo riconosce delle forze produttive connesse storicamente con la morale borghese» (Horkheimer 1933b, 104).

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176 Pianificazione e teoria critica

prestato da ognuno e la sua posizione nella società, tra lavoro e felicita: nessuna legge estranea s'imporrà alT agire delPindividuo o ne decreterà il fallimento.

Ma questa società non è razionale solo nel senso delia «Zweckmâfiig-keit» delia pianificazione: il concetto di piano nella sua accezione téc­nica potrebbe anche significare la trasformazione del «mondo in una gigantesca fabbrica»52. Essa presuppone soprattutto la ragionevolezza dei fini (Horkheimer parla di un'umanità «riunita in vista di scopi digníto-si»), in sintesi Pabolizione del domínio e 1'instaurazione di «rapporti razionali» tra gli uomini. La società che ne deriva sara allora «la concreta immagine delia ragione» (die konkrete Gestalt der Vernunft):

...und ihre beiden Momente, die freie Selbstbestimmung der Indi­viduen ebenso wie die Befriedigung ihrer Bedúrfnisse werden bloK in einer ihr Schicksal bewuSt in die Hand nehmenden, sich selbst bestimmenden und fúr sich selbst sorgenden Menschheit einen adãquaten Ausdruck gewinnen (Horkheimer 1985, 243).

Neila «società futura», nella «comunità di uomini liberi» la «volontà buona» avrà realmente le conseguenze desiderate, in quanto essa sara una società razionale nel senso piú pieno del termine, realizzazione delia ragione in tutte le sue dimensioni". La ragione (Vernunft) è la categoria

" L'espressione fu usata da Adorno, in un colloquio con Martin Jay nel 1969, in riferimento alie possibili conseguenze del marxismo.

" Tra queste sono da includere la «razionalità formale» e «materiale» weberiane, conciliate nelT immagine di una società in cui sono scomparse le condizioni storiche delia loro contraddizione (o meglio delia contraddizione tra «calcolo económico» e «copertura del fabbisogno»). Sebbene Weber avesse esplicitamente indicato le premesse materiali delia razionalità formale, tuttavia riteneva insanabile la contraddizione tra le due: «La razionalità materiale e la razionalità formale (nel senso di un calcolo esatto) divergono tra loro in larga misura: questa fondamentale, e in ultima analisi, ineliminabile irraziona-lità delTeconomia costituisce una delle radiei di qualsiasi problemática 'sociale', in particolare di quella del socialismo» (Weber 1922, 107).

Va anche segnalato un aforisma del 1935, «Autoritãt und Vernunft», in cui il falli­mento delia democrazia weimariana, visto come rinuncia ai diritti di liberta individuali, propone il tema del fallimento delia ragione: «Hat die Vernunft damit Schiffbruch erlitten?» (Horkheimer 1985, 241). Horkheimer è ancora in grado di rispondere di no. E fallita solo la pretesa che il «libero commisurare di ogni singolo», la «liberta formale» esaurisse lo spessore delia «ragione» e fosse sufficiente a garantire la razionalità delia

La «teoria critica» e la «grande crisi» 177

critica per eccellenza del pensiero horkheimeriano degli anni '30; se in primo luogo essa funge classicamente da istanza critica nei riguardi delle determinazioni astratte dell'«intelletto», nella filosofia morale essa dà voce alTaspiraziqne degli uomini alia felicita e sintetizza quelle istanze universalistiche che supportano la critica delia società esistente in quanto realizzazione imperfeita delia ragione. La società è certamente un prodotto del lavoro umano e come tale va intesa come «volontà e ragione»; ma «al tempo stesso la società è paragonabile a processi natu-rali extra-umani a puri meccanismi» perche essa non è frutto «di una volontà unitária ed autocosciente» (Horkheimer 1937b, 153s.). Sotto rapporti capitalistiçi «1'attività delia società è cieca e concreta e quella delTindividuo è astratta e cosciente» (ivi, 147) e la teoria critica si pone come tentativo di superare questa scissione e questa razionalità limitata ali'agire individuale, che conduce ad esiti irrazionali:

Se Pagire determinato dalla ragione fa parte delTuomo, la pratica sociale data...è disumana e questa disumanità reagisce su tutto quello che si compie nella società (ivi, 156). ...la teoria critica non ha dalla sua nessuna istanza specifica se non Pinteressse, ad essa stessa connesso, per la soppressione del dominio di classe. Ridotta ad un'espressione astratta, questa formulazione negativa costituisce il contenuto materialistico del concetto idealistico di ragione (ivi, 186; cors. mio).

Per Horkheimer c'è dunque un'«utopia nascosta nel concetto di ragione», ma si tratta di un'«utopia concreta»54 poiché «quest'idea si distingue dalPutopia astratta per la dimostrazione delia sua possibilita reale alPattuale livello delle forze produttive» (Horkheimer 1937b, 165;

vita sociale. Compare qui la distinzione che sara il tema portante di Eclipse ofReason tra lato soggettivo ed oggettivo delia ragione, assieme al termine «Ratio» per indicare la razionalità formale.

54 «Die Utopiebegriff des Frankfurter Kreises steht in den friihen dreifáiger Jahren voll in der Theorietradition der 'konkreten Utopie'...Wie konkret das Konzept der 'konkreten Utopie' im Frankfurter Kreis aufgefafk wurde, mag man daraus ersehen, daíl es im Institut der friihen dreifiiger Jahre einen eigenen Forschungsschwerpunkt 'Planwirtschaft' gab» (Dubiel 1978, 53s.).

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178 Pianificazione e teoria critica

cors. mio). L'idea di «società razionale» — che definisce 1'orientamento pratico del materialismo horkheimeriano come «lato teórico degli sforzi volti al superamento delia miséria esistente» (Horkheimer 1933b, 91)" — senza le indagini di Pollock non avrebbe comportato quella attualiz-zazione delia prospettiva utópica che ne determina tutto lo spessore critico: senza di esse alia teoria critica horkheimeriana sarebbe mancata la base materiale. Certamente questa trasfigurazione operata da Hork­heimer delTidea di economia di piano è Pelaborazione filosófica del concetto di società socialista, resa possibile dalla sua «decifrazione mate-rialistica» (cfr. Schnàdelbach 1986) delle categorie di individuo, morale, ragione. II concetto di «piano» può tradursi in quello di «società razio­nale» ed esprimere potenzialità emancipative, solo se strettamente con-nesso a quello di «individuo» in quanto portatore di impulsi altruistici e di «ragione». La sua realizzazione è cosi legata alTazione concreta (alia «politica») ed alie capacita razionali degli individui: «il progresso sociale è di volta in volta, un compito storico» (Horkheimer 1934a, 323) e come tale non vi sono garanzie che esso abbia luogo. La tesi pollockiana delia possibile attualizzazione di tale società, delia «maturità dei tempi» ge-nera infine la problemática, centrale per la teoria critica, delia scollatura tra possibilita emancipative e 1'inasprirsi dei rapporti di domínio esi-stenti.

53 Da citare di nuovo quanto afferma Dubiel: «'Utopie' im marxistischen Sinne zielt ab auf die Definition jenes Identitãtspunktes einer gesellschaftliche Organisation, von dem her sich die Strategiewahl ihrer revolutionârer Aufhebung beurteilen lãlk» (Dubiel 1978, 53).

Capitolo quinto La fase post-liberale del capitalismo

Man sollte erwarten, daí? die Massen durch den verlorenen Krieg, in dem Millionen Menschen fiir nackte Kapitalinteressen geopfert und keine der den Helden und ihren Hinterbliebenen gemachten Versprechungen gehalten worden sind, durch jene Zeit der Liige und des Mords gewitzigt waren, aber gewitzigt scheinen nur die Herren zu sein: sie verfolgen heute mit Feuer und Schwert alies, was die Bereitschaft der Massen zu einem neuen Krieg, zu einem neuen Aderlafá auch nur von ferne gefáhrden kõnnte.

Max Horkheimer (da Dàmmerung)

«Autarchia e pianificazione»: la critica al «Tat-Kreis» Tra le questioni esaminate da Pollock in Diegegenwàrtige Lage... vi è

anche quella «se un'economia di piano sia possibile in un singolo paese o solo a livello internazionale» (1932, 26), cui si connettono i problemi del controllo del commercio estero e deli'autarchia, temi allora estrema-mente dibattuti. Tale problema riveste meno interesse di per sé che per questo particolare rilievo attribuitogli nel dibattito weimariano sulla pianificazione. Teorie favorevoli al protezionismo, se non all'isolamento económico, avevano una tradizione illustre nella «Staatslehre» tedesca1,

1 «Since the beginnings of German industrialization freetrade advocates have waged a running battle with the advocates of protectionism. Protectionism has triumphed three times in modern German industrial history, each time more decisively» (Lebovics 1969, 187), owero dopo la crisi del 1873, nel 1902 e nella crisi del '29; cfr. anche Mandelbaum 1933, 80 e 93s..

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180 Pianificazione e teoria critica

risalente per lo meno a Der geschlofíne Handelsstaat di Fichte ed a Das nationale System der politischen Okonomie di Friederich List; nella sua recensione degli atti del «World Social Economic Congress» Gerhard Meyer accennava infatti air«abbinamento, amatissimo in Germânia, di economia di piano ed autarchia» (Meyer 1932, 385) e Mandelbaum, ancora in una recensione, constatava: «Der Streit um die Autarkie hat eine beinahe unúbersehbare Literatur hervorgebracht» (ZfS 1933, 153).

In quegli anni le spinte verso una politica autarchica, alimentate dapprima dai risentimenti nazionalistici per la pace di Versailles, trova-vano nuovo alimento nella crisi económica mondiale e nella generale sfiducia ed ostilifà verso il sistema capitalistico. «Fine del capitalismo» ed «autarchia» erano divenuti quasi slogan popolari ed uno degli inter­preti piú abili e fedeli di tali sentimenti fu la rivista «Die Tàt», che, sotto la direzione di Hans Zehrer2, conobbe, dal '29 al '33, un'enorme popolarità, ed assurse al ruolo di «opinion maker» particolarmente tra studenti e media borghesia3. In questo contesto si situa la critica alie posizioni del «Tat-Kreis» formulata da Kurt Mandelbaum in Autarkie und Planwirtschaft, apparso nel primo numero del'33 delia «ZfS» a firma Kurt Baumann4. La rivista era «il piú noto portavoce del nazionalismo d'intonazione anticapitalistica» (Sontheimer 1964, 273) e questa premi-

2 Zehrer, caporedattore di «Die Tat», era stato volontario durante la prima guerra mondiale e membro dei «Freikorps». Divenuto responsabile delia rivista nelTottobre del '29 riuscl a farne salire la tiratura mensile dalle 1000 copie scarse fino alie oltre 30.000 del 1932.

3 «Wer in jenen Jahren (1930-32) politische oder wirtschaftliche Diskussionen im Kreis von geistig interessierten Angestellten oder auch Studenten gefuhrt hat, hatte Gelegenheit, sich von dem auBerordentlich grofsen Einflufs des Tatkreises gerade auf junge Menschen zu iiberzeugen, denn er stiefó mit Sicherheit auf zahlreiche Anhãnger des Tatkreises, die mit starker innerer Begeisterung dessen Ideale vertraten und erbit-tert jedes vorgebrachte Bedenken weniger mit Vernunftsgrunden ais aus ihrem Glaube heraus ablehnten» (Sontheimer 1964, 273).

4 Secondo la testimonianza dello stesso Mandelbaum in una lettera a Martin Jay — ripetuta poi in un colloquio con Manfred Gangl (cfr. Gangl 1987, 192 n.2) — sia questo saggio che quello su Keynes del 1936, a firma Erich Baumann, sono di sua esclusiva paternità: «Mandelbaum, however, remembers these essays as solely his own work» (cfr. «Development and Change» 1979 X, 551 n.12). Alfred Schmidt invece sosteneva che Pollock fosse coautore del primo (Schmidt 1970, 62) e Marramao include entrambi i saggi nella sua traduzione degli scritti di Pollock (cfr. Marramao 1973 49s.).

La fase post-liberale del capitalismo 181

nenza «Die Tat» la doveva in buona parte alia penna del suo economista, Ferdinand Fried (pseudónimo per Ferdinand Friedrich Zimmermann). Nei suoi scritti, come Das Ende des Kapitalismus, Autarkie, Die Zukunft des Aussenhandels, sosteneva con efficaci argomentazioni economiche la linea programmatica delia rivista, ispirata da Zehrer, basata sull'idea di un «socialismo nazionale» (nationaler Sozialismus) affine al concetto sombartiano di «deutscher Sozialismus» — come rilevò lo stesso Pol­lock5. Non solo per questo si può dire che Autarkie und Planwirtschaft prosegue nella ZfS la polemica con Werner Sombart iniziata da Pollock e Korsch negli anni venti sul «Grúnberg Archiv»: dopo il «Tat-Kreis» Sombart è, con Edgar Salin6, il piú importante bersaglio delle critiche di Mandelbaum.

Oltre che una notevole abilità di pubblicista, a Fried non si può negare acutezza nella percezione dei processi di trasformazione capitali­stiçi; da un punto di vista opposto a quello delia «teoria critica», egli diagnosticava la «crisi del liberalismo». Identificando «spirito imprendi­toriale individualista» con lo «spirito del capitalismo», ne sosteneva 1'irrevocabile tramonto, che trovava confermato nella fine delia liberta di commercio decretata dal crescente protezionismo. Per uscire dalla crisi la Germânia avrebbe dovuto intraprendere una politica económica che abbandonasse completamente i principi liberali, mediante la nazio-

5 Recensendo Deutscher Sozialismus, Pollock accosta le idee di Sombart próprio a quelle del «Tat-Kreis»: «Manche Anzeichen sprechen dafiir, dalS dieses Programm [delineato da Sombart] bei der von Schleicher wãhrend seiner Reichskanzlerzeit ge-planten Militãrdiktatur in Verbindung mit den wesenverwandten Theorien des Tat-Kreises eine Rolle spielen sollte» (ZfS 1935, 107). La sintesi di «socialismo» e «naziona­lismo» propugnata da Zehrer e Fried era tanto lontana dal liberalismo quanto dal marxismo. Sebbene le sue idee lo portassero vicino ali'ala sinistra delia NSDAP, capeg-giata da Strasser, Zehrer rimase sempre un convinto sostenitore di von Schleicher (il «generale sociale») e rifiutò ogni sostegno ad Hitler. Dopo Fassassinio di Strasser e von Schleicher, il 30 giugno del '34, Zehrer (sposato ad un'ebrea) si ritirò dalFattività giornalistica. «During the war Zehrer recalled to the novelist Ernst von Salomon that the General's failure to stop Hitler had been nothing less than a tragedy» (Lebovics 1969, 203).

6 Edgar Salin (nato a Francoforte nel 1892) fu allievo di Adolf Weber ed entusiasta discepolo del poeta Stefan George. Ostile alia concezione delFeconomia come «scienza pura» propugnava un'economia «politica» capace di fungere da guida di una politica económica orientata alie particolari esigenze nazionali tedesche.

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182 Pianificazione e teoria critica

nalizzazione dei piú importanti gruppi economici, ma mantenendo l'in-dipendenza delle medie e picccole imprese, pur alTinterno di un'eco-nomia di piano diretta centralmente, che Pollock pone, con qualche riserva critica, tra i progetti di pianificazioni a carattere capitalista7. Premessa necessária di tale politica doveva essere 1'autarchia económica, in funzione di difesa da fattori esterni di crisi e da aggressioni armàte. Le tesi autarchiste sono riassumibili in due punti che Mandelbaum affronta distintamente: 1) 1'ondata protezionistica è 1'espressione di un processo irreversibile, che Sombart sintetizza nella «legge deU'impor-tanza decrescente delle relazioni internazionali» (Gesetz der abneh-menden Bedeutung der internationalen Wirtschaftsbeziehungen) (Man-delbauml933, 81 n. l ) ; 2) autarchia e pianificazione si implicano a vi-cenda, per cui alia crescente necessita di politiche autarchiche corrisponde la necessita di un'economia nazionale pianificata.

In concreto per Fried, Salin e Sombart la Germânia avrebbe dovuto attuare un intenso programma di riagrarizzazione del paese (soprattutto dei territori orientali), e motivavano la loro proposta con argomenti politici, tipici delTideologia nazionalista (esigenze di approvvigiona-mento in caso di guerra, necessária germanizzazione dei territori ai confini polacchi), non avendo, secondo Mandelbaum, solidi argomenti economici a loro favore. D'altra parte il disprezzo per calcoli di utilità económica, od almeno la loro netta subordinazione ad esigenze delia politica nazionale, faceva anch'esso parte del loro stile di pensiero8.

7 Pollock rimprovera al «Tat-Kreis» di non avere un chiaro concetto di stato e quindi del tipo di economia di piano proposto: «Solche planwirtschaftlichen Vorschlãge wie etwa die des Tat-Kreises, in denen mit einem võllig ungeklárten Staatsbegriff operiert wird, lassen sich in unser Schema nur sehr schwer einreihen...viele Anzeichen lassen allerdings darauf schlieíten, àa& ais herrschende Klasse die kleinen Eigentúmer unter -stellt werden» (1932, 18 n.2). Gerhard Meyer rimanda a queste affermazioni di Pollock e nella sua rassegna sulla Neuere Literatur úber Planwirtschaft e colloca le proposte di Fried ed Eschmann a meta Strada fra piani a carattere capitalista e quelli socialisti (cfr. Meyer 1932, 390).

8 «Der Einwand, dafá der Weg zur Nationalwirtschaft 'mit Krisen gepflastert' sei (Dõblin), prallt an dieser Weltanschauung ebenso ab wie der Hinweis auf die unvermei-dliche Beschneidung der Lebenshaltung... Der Abscheu gegen die 'verworfene Fort-schrittswelt' und die sog. 'Vernunft des 19. Jahrhunderts' (Salin), erlaubt auch dann noch die Autarkie zu bejahen, wenn zugestanden wird, dais sie auf die Versorgung — wie konjunkturpolitisch — nur nachteilig wirken kõnnte» (Mandelbaum 1933, 83).

La fase post-liberale del capitalismo 183

Aila prima tesi autarchista, Mandelbaum replica che, sebbene l'in-terscambio fra le nazioni industrializzate sia in regresso, altrettanto non si può dire di quello tra esse e quelle fornitrici di materie prime; nono­stante la loro parziale industrializzazione, non c'è da attendersi una diminuzione nelle loro esportazioni di materie prime, data 1'accresciuta produttività manifestatasi chiaramente nella recente crisi da sovrapro-duzione. Infine dal diverso tasso di industrializzazione dei diversi paesi, che non potra livellarsi rapidamente «scaturiscono sempre nuovi compiti per il commercio estero» (ivi, 86); in conclusione non è fondato soste-nere che questo perda irreversibilmente importanza.

Riprendendo la tipologizzazione proposta da Pollock, Mandelbaum confuta poi la tesi delia reciproca implicazione di autarchia ed economia di piano, sia socialista che capitalistica. Per il primo caso Mandelbaum ritiene indispensabile 1'istituzione di un controllo statale sul commercio estero che solo nella fase di transizione iniziale dovrebbe portare ad un'attenuazione «delia dipendenza dal mercato estero» (ivi, 103) :

Ein elastischer AuBenhandelsorganismus wird aber den gleichen Erfolg verbúrgern und dabei die Vorteile der internationalen Ar-beitsteilung auszunútzen gestatten {ibid.).

Idêntica posizione aveva Pollock9. Nel secondo caso, che riguarda immediatamente le teorie del «Tat-Kreis», Mandelbaum nega che, già di per sé, sia possibile una pianificazione capitalista; gli interventi sul

5 Lo sfruttamento delle possibilita offerte dalla divisione internazionale del lavoro è per Pollock un fattore di efficienza, anche se nel secolo scorso il libero commercio internazionale significava di fatto il predomínio económico inglese (come sosteneva List; cfr. 1932, 14). Anch'egli critica le misure protezionistiche, mostrandone i pericoli politici (cfr. 1933, 336 n. 1 e ivi, 337 n. 1) ed ha parole ironiche per 1'intervento di John Maynard Keynes a favore delT autarchia: «Die partei der Autarchisten hat jungst einen so unerwarteten Bundesgenossen gewonnen wie J.M. Keynes...[der behauptet], Wirt-schaftliche Isolierung diene heute mehr dem Frieden ais das Gegenteil. Nationale Selb-stgenúgsamkeit koste zwar etwas, aber es gebe trifftige Griinde, sich diesen Luxus zu leisten» (1933, 336). Altro rilievo sfavorevole al protezionismo è che in un sistema socialista tutti i vantaggi delia divisione internazionale del lavoro sarebbero massimiz-zati: «Es liegt auf der Hand, dafs in einem klassen-und grenzenlosen Weltstaat eine internationale Arbeitsteilung, wie sie der klassichen Nationalõkonomie vorschwebt hat, technisch mõglich und erwunscht ware» (ivi, 342).

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184 Pianificazione e teoria critica ,

mercato interno, che si rendono necessari per completare le manovre protezionistiche, hanno un carattere non pianificato e conducono ad «aggiustamenti» parziali interni al sistema, senza incidere sulle vere cause di crisi. Fried sostiene però, che questi interventi sarebbero il segnale di «un passaggio quasi inconsapevole all'economia di piano» (ivi, 97), passaggio che per Mandelbaum è destinato ad incontrare opposi-zioni insuperabili nei «contrasti d'interesse» (Interessegegensãtze) fra i capitalisti, ossia nella proprietà privata dei mezzi di produzione, di fronte alia quale « è fallita regolarmente anche la direzione pianificata di un singolo mercato» {ibid.):

Die Beseitigung der privaten Verfúgungsgewalt iiber die Produk-tionsmittel ist daher die notwendige Voraussetzung einer Planwirt­schaft (ivi, 101).

Solo se si potesse provare che le politiche autarchiche conducono alTespropriazione dei mezzi di produzione, sarebbe reperibile il nesso decisivo tra «autarchia ed economia di piano». Ma le misure prese in Germânia mirano a tutt 'altri fini:

Die Mafinahmen zur «Schutz der nationalen Arbeit» stàrken die Machtpositionen, die einer planwirtschaftlichen Ordnung entge-genstehen (ibid.).

Cosi 1'entusiasmo del «Tat-Kreis» per tale politica e le sue richieste di «demolizione delTeconomia del profitto» (ibid.) indicano solo Tincoe-renza delia sua teoria económica. Ma soprattutto non si può dimostrarè che interventi simili, od un'organizzazione parziale delTeconomia, deb-bano necessariamente estendersi alTintera economia:

Weder ist der Interventionskapitalismus krisenfester ais der freie, noch gibt es eine wie immer geartete ókonomiscbe Notwendigkeit, die einen Ubergang von der Teilregulierung zur Totalplanung erz-wingen wúrde (ibid.; cors. mio).

Su questo punto — di cui oltre emergerà tutta Timportanza — si può notare una netta divergenza da Pollock, che sara poi alT origine delle discussioni tra questi e Mandelbaum.

La fase post-liberale del capitalismo 185

II futuro del capitalismo Già alTindomani delle elezioni del 14 settembre 1930 Horkheimer,

Pollock, Weil e Lõwenthal avevano iniziato i preparativi per un'even-tuale emigrazione (cfr. Lõwenthal 1980, 67); attraverso Tappoggio di Albert Thomas, direttore delTUfficio Internazionale del Lavoro, amico di Grúnberg e Pollock, fu istituita una succursale dellTfS a Ginevra. Nel 1931 Pollock trasferl il património delia «Gesellschaft fúr Sozialfor­schung» presso una banca olandese ed a queste mosse tempestive, vero­similmente dettate dalla sensibilità al pericolo di Horkheimer, la «teoria critica» deve in buona parte la sua esistenza.

Quando, próprio il 30 gennaio del 1930, un reparto delle SA occupò la casa di Pollock e Horkheimer a Kronberg nel Taunus, essi si trova-vano già a Ginevra (cfr. Wiggershaus 1986, 147). Lõwenthal fu Tultimo ad abbandonare Tedifico delia Viktoria Allee, circa dieci giorni prima che la polizia vi facesse irruzione per perquisirne i locali e sequestrare «materiale sovversivo»10. Durante il primo anno di esilio Ginevra di-venne la sede principale delTistituto e furono aperte due altre succursali, a Parigi, ove fu posssibile trovare il nuovo editore delia ZfS (la Librairie Felix Alcàn11), ed a Londra, ove furono intavolate anche trattative per il definitivo trasferimento dellTfS. In questo contesto travagliato Pollock redasse Bemerkungen zur Wirtschaftskrise, che apparve sulla ZfS nelT ul­timo numero del '33.

10 Le vicende successive sono raccontate con vivacità da Wolfgang Schivelbusch (cfr. 1985, 117ss.). Tra la «Gesellschaft fúr Sozialforschung», nella persona del suo ammini-stratore, Friedrich Pollock, e 1'università di Francoforte si aprl una controvérsia legale, poiché la «Gesellschaft» era tenuta a finanziare la nuova cattedra di Horkheimer e quella lasciata da Grúnberg, cui era succeduto Lõwe; ma entrambi erano ben presto stati pensionati d'autorità, in base alia legge nazista «zur Wiederherstellung des Berufsbeam-temtums». LTfS non intendeva piú sovvenzionare le due cattedre, ma d'altra parte, non poteva rompere i legami con l'università in quanto solo con il consenso di questa, gli era possibile accedere ai 400.000 pesos argentini depositati a Rotterdam. II contenzioso si risolse nel '35; dietro versamento di 35.000 Reichsmark, la «Gesellschaft fúr Sozialfor­schung» acquistò il diritto alia gestione esclusiva del suddetto fondo. Altre interessanti pagine sono dedicate da Schivelbusch al destino delia ricchissima biblioteca del l l fS, senza però che vi sia nominato il tentativo di salvataggio tentato attraverso «London School of Economics»; cfr. Cerutti 1981, 111 n.2 e Wiggershaus 1986, 147ss..

11 La ZfS vi usei fino alToccupazione nazista delia Francia.

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186 Pianificazione e teoria critica

II capitalismo sopravvive La minacciosa pressione di questi avvenimenti, conferma delia te-

muta, irriducibile ostilità deU'«exterieur», affiora sin dalla prima pagina del saggio in cui si sottolinea la necessita di formulare ipotesi sul corso ulteriore delia crisi e le sue piú vaste conseguenze:

Das dringende Bedúrfnis zu wissen, wohin die Reise geht, láfit den bloEen Wahrscheinlichkeitscharakter derartiger Voraussagen ais das geringere Ubel gegenúber dem resignierenden «Ignoramus» empfinden (1933, 321s.).

Ma non solo per questo 1' analisi económica deve venire sostenuta da quella dei fattori politici e sociali, come si è visto in Die gegenwàrtige Lage...:

Eine Beschránkung auf rein õkonomische Fakte verbot sich im Hinblick auf die immer enger werdende Verbindung wirtschaftlicher undgesellschaftlicher Gegebenheit; diese zwingt úber die Fachgrenze hinaus zu gehen, will man sich nicht mit sehr abstrakten und leben-sfremden Sátzen begnúgen (ivi, 321; cors. mio).

La crescente dipendenza delia dinâmica económica da fattori poli­tici, implica già da ora un accenno alia revisione del clássico assunto marxista del «primato delTeconomia» che sara palese in State Capitalism e ne costituisce una delle tesi piú controverse. Gli avvenimenti del '33

L corroborafto Tipotesi di una stabilizzazione capitalistica a danno delia possibilita di una pianificazione socialista formulata nel '32; II nuovo, approfondito esame delle cause e del decorso delia crisi si conclude con Pesclusione delTipotesi di una «rottura» dei rapporti di produzione esistenti (cfr. 1933, 338) a favore di un'altra tesi:

Was zu Ende geht, ist nicht der Kapitalismus, sondem nur seine liberale Phase (ivi, 350; cors. mio).

Bemerkungen zur Wirtschaftskrise è, in sostanza, una prima articola-zione di questa tesi che costituisce un autentico «filo rosso» nella pará­bola delia teoria critica fino a Dialektik der Aufklarung. I rapporti di

La fase post-liberale del capitalismo 187

produzione e le forze produttive si riadattano gli uni alie altre in un clássico processo di azione reciproca (o «dialettico»), attuantesi in due momenti che hanno la caratteristica comune di «lasciare inalterati i fondamenti del sistema» (ivi, 338). II primo è dato da quello che Pollock chiama il «método di Procuste» (Prokrustesmethode)12, ovvero quella distruzione di forze produttive che avviene in ogni crisi per ristabilire automaticamente Tequilibrio económico. Tuttavia in questa crisi essa non appare piú a Pollock un meçcanismo: si trasforma in «método» e svela appieno la própria funzionalità al mantenimento dei rapporti di produzione dati13:

Es handelt sich.. .hierbei um den bewu/íten Verzicht auf optimale Pro-duktivitãt zugunsten der Erhaltung einer Gesellschaftsschicht, die den besten Rúckhalt fúr die bestehende Ordnung bildet (ivi, 343).

Solo a partire dalla presenza dei presupposti per un'economia di piano socialista è comprensibile la posizione di Pollock ed il suo insistere sul carattere non piú inconsapevole e necessário dei processi in corso ; per lui si è in presenza di una gestione delia crisi da parte di potere económico e potere politico. Emerge qui la strettissima connessione tra rapporti capitalistiçi, distruzione di forze produttive e «sottoconsumo»:

Die Rúcksicht auf die Aufrechterhaltung der bestehenden Eigen-tumsverháltnisse...erzwingt die Anwendung von Prokrustesme-thoden und damit die Herabdrúckung der Lebenshaltung des grõB-ten Teils der Menschen auf einen Stand, den kein Malthus mehr aus der Kargheit der Natur rechtfertigen kann (ivi, 342).

12 Nella mitologia attica il brigante Procuste legava le proprie vittime ad un letto e, dopo averle derubate, ne «adattava» le dimensioni corporali alia lunghezza e larghezza del letto.

15 La periódica distruzione di forze produttive, che avviene nelle crisi, perde ogni apparenza di «necessita económica» e rivela apertamente la sua condizionatezza ed il suo significato sociale. Essa avviene in funzione delia conservazione dei rapporti di produ­zione esistenti, ed adesso viene usata consapevolmente a tal fine, senza veli ideologici.

14 Palesemente Pollock tiene ad evidenziare tale aspetto: ripete 1'espressione «bewufi-ter Verzicht» e vi ritorna in nota: «Es lassen sich manche Beispiele dafur geben, dafá diese Wahl bewufit getroffen wird» (1933, 345 n. l) . Gli esempi che Pollock cita sono le massicce spese per il riarmo, le politiche autarchiche, il sostegno statale ad industrie che adottano metodi di produzione antiquati o alia coltivazione di suoli improduttivi (cfr. ivi, 342).

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188 Pianificazione e teoria critica

II secondo momento del processo di reciproco adattamento è anche il piu rilevante; conferma l'«inaspettata forza di resistenza e capacita di adattamento» del capitalismo (ivi, 345) e ne introduce una modifica strutturale decisiva. Pollock rileva un'«estensione...impensabile in tempo di pace [degli]...interventi sui rapporti di produzione alio scopo del loro adattamento alie forze produttive» {ibid.; cors. mio) che sono tutti riportabili ad un denominatore comune:

Sie bedeuten eine mehr oder weniger tiefgehende Einschrànkungder Verfúgungsgewalt des einzelnen Eigentúmers der Produktionsmittel, selbstherrlich úber Art und Richtung seiner Wirtschaftstátigkeit zu bestimmen. Zu Gunsten der groBen Einheiten oder des Staates selbst werden die Grundrechte der liberalistischen Wirtschaftsverfas-sung auf weite Strecke preisgegeben (ibid.; cors. mio).

In Die gegenwàtiige Lage... Pollock si era soffermato principalmente sull'alterazione e paralisi del funzionamento del mercato, date dalla formazione dei monopoli e dalTinterventismo statale. Adesso ne com­pleta il quadro focalizzando il nesso tra quegli elementi del capitalismo monopolistico e la «separazione tra possesso del capitale e funzione dirigenziale (imprenditoriale)» (ibid.). I punti di riferimento sono qui i primi passi delia politica rooseveltiana, le misure economiche dei mag­giori governi europei e le celebri analisi delia «rivoluzione manageriale» compiute da Bearle e Means in The modem Corporation and Private Property, che egli in larga parte condivide15. La «centralizzazione del controllo» di enormi capitali nelle mani di pochi managers, di fronte al cui potere decisionale il possesso del capitale da parte degi azionisti conta ben poco, modifica 1'istituto tradizionale delia proprietà privata in modo tale da rappresentare per Pollock un «importante allentamento» (wichtige Lockerung) dei vincoli posti alie forze produttive (ivi, 346)16.

" In nota Pollock rimanda alia recensione scrittane da Mandelbaum (cfr. ZfS 1933, 317).

16 «Die Vereinheitlichung der Produktions-und Preispolitik fiir einen ganzen Wirt-schaftszweig...auf Grund der vorhandenen Produktionskapazitãt kõnnen zu einer re-lativ rationalen, von den Fehlspekulationen der Kapitalbesitzer unberiihrten Anwen-dung der vorhandenen Produktivkráfte fiihren. Allerdings handelt es sich hier bisher vorwiegend um eine theoretische Mõglichkeit» (1933, 346). Anche qui emerge la possi­bilita di una progressiva stabilizzazione del capitalismo con metodi pianificatori.

La fase post-liberale del capitalismo 189

II diyorzio tra «proprietà e controllo» implica la fine delia tradizionale figura dell'imprenditore, la nascita del «manager» e 1'affermazione di criteri «scientifici» nella conduzione delle imprese; come affermerà Pol­lock in State Capitalism al «guesswork» si sostituisce lo «scientific mana-gement». II «New deal», infine, porta la «varietà ed intensità» delle misure statali in economia ad un «nuovo livello di interventi 'statalcapi-talistici'» (eine nueue Stufe «staatskapitalistischer» Eingriffe) (ivi, 347), la cui caratteristica saliente è di lasciare in opera «i principi delFinizia-tiva imprenditoriale e delia ricerca privata del profitto» (ibid.), ma con la loro contemporânea limitazione e guida attraverso provvedimenti legi-slativi e la «pressione delia pubblica opinione» (ibid.). Secondo Pollock c'è da dubitare che la politica di Roosevelt possa cogliere decisivi suc-cessi nella lotta alia crisi17; comunque rappresenta già un indice del profondo mutamento in atto come dimostra 1'efficacia parziale di alcune misure:

Sie sind ein Symptom dafúr, daJS der bisherige Automatismus teil-weise, wenngíeich mit problematischem Erfolg, durch neue Me-thoden ersetzt werden kann, ohne dafi damit die Grundstruktur der bestehenden Ordnung berúhrt wird (ibid.).

Nonostante tutte le rilevanti novità fin qui emerse, finora si ha, in sostanza, la conferma e 1'elaborazione delia lungimirante prognosi for-mulata nel '32. II capitalismo ha i mezzi per sopravvivere, ma appunto di «sopravvivenza» si tratterà, e non di una nuova época di espansione:

Allerdings sprechen viele Anzeichen dafúr, dais in einer nahen Zukunft die konjunkturellen Ausschlàge sehr heftig, die Konjunk-turen kurz und die Depressionen lang und tief sein werden (ivi, 351).

Verso un «capitalismo di stato» ?

Non tanto 1'accenno virgolettato agli interventi «statalcapitalistici», quanto la possibilita che, di fronte al loro parziale successo, se ne

17 Per Pollock essa cura solo i sintomi delia crisi e «riposa su di una teoria del potere d'acquisto rovesciata» (1933, 347).

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190 Pianificazione e teoria critica

rendano necessari sempre di nuovi conduce Pollock a considerare 1'even-tualità di una vera e própria economia di piano capitalista. Pollock fa notare che le politiche autarchiche delle grandi potenze implicano già un controllo pressoché totale del commercio estero ed aggiunge:

Lautman hat in seinem vorzúglichen Buch mit Recht darauf hinge-wiesen, daS die Entwicklung bei der Leitung des Aussenhandels nicht stehen bleiben kõnne, sondern mit innerer Notivendigkeit zu einer einheitlichen Leitung der gesamten Wirtschaft dránge (ivi, 348)!s

Ritorna la tesi di Pollock — da cui Mandelbaum dissente (cfr. p. 184) — per cui interventi pianificatori avviano una dinâmica progres­siva che ne rende necessari di ulteriori. Seguendo questa ipotesi Pollock descrive in pochi tratti un sistema economico-sociale che risulta molto simile al «modello» elaborato nel ' 41 . Si tratta di un'economia capitali­stica, controllata e diretta da una «centrale statale» (staatliche Zentrale) che segna il punto di massima alterazione possibile del sistema, compati-bile con il mantenimento dei rapporti di produzione capitalistiçi. Natu­ralmente rappresenta «qualcosa di qualitativamente diverso dagli inter­venti parziali finora attuati» {ibid.) e presuppone un'accordo tra i mono-poli economicamente piu potenti, in grado di cqntrattare con gli organi statali un compromesso per 1'allestimento di un piano che soddisfi le aspettative di profitto di ciascuno ed assicuri il mantenimento dei rap­porti vigenti. La «solidarietà di classe», gli interessi di capitale monopo­lístico e burocrazie statali potrebbero convergere in un'«onnipotente centrale pianificatrice (il 'cartello generale' in forma leggermente modi-ficata)» (ivi, 349)19. Questa prospettiva ha comunque solo carattere ipo-tetico. Pollock, forse alludendo alie stesse discussioni interne alTIfS, ri­corda che «ci sono considerevoli dubbi, sul fatto che una tale economia di piano sia anche solo possibile» (ivi, 348) ed al momento nessuno può

18 II testo di Jules Lautmann in questione è Les aspects noveaux du protectionnisme; singolarmente non ne compare alcuna recensione nella ZfS.

" A tal propósito Pollock rinvia al libro di John Strachey The coming Struggle for Power del '32, che Robert Briffault definisce «by far the best book that has come out of England on the crisis» (cfr. ZfS 1933, 456). Purtroppo Pollock non specifica in cosa consistano le modificazioni al cartello generale che egli ipotizza.

La fase post-liberale del capitalismo 191

realmente sapere «se mai si giungerà ad una modificazione di questo genere dei rapporti di produzione, semplicemente su scala nazionale»; sono però individuabili «tendenze» in questo senso, e Pollock esclude — rivedendo esplicitamente la sua valutazione di un anno prima — che la resistenza da parte imprenditoriale alia própria trasformazione in «per-cettori di rendite» possa ancora costituire un serio impedimento.

Gli ostacoli piú forti a tali tendenze sono, piuttosto, i contrasti d'interesse tra le organizzazioni monopolistiche e la diffusa incertezza sul buon funzionamento di un'economia di piano20. Questa avrebbe il difficile compito di «assicurare a lungo i fondamenti del sistema, la proprietà privata e la sua valorizzazione» (ibid.):

Zunáchst kõnnte ihre regulierende Tatigkeit eine rationalere Be-wirtschaftung eines Teiles der Produktivkrafte bewirken, ihren im System nicht verwertbaren Teil methodisch vernichten (ibid.).

II nesso «rapporti capitalistici-profitto-distruzione di forze produttive-sottoconsumo» è qui esemplarmente illustrato; in nota Pol­lock sottolinea che un tale sistema non sarebbe in grado di orientare alia copertura del fabbisogno tutte le potenzialità di cui dispone, perma-nendo come scopo primário la valorizzazione del capitale. Come riemer-gerà in State Capitalism un piano capitalista rimane un modo di produ­zione comunque contraddittorio e per questo, Pollock — avvicinandosi ad una posizione «crollista» — ammette la possibilita che anche un tale sistema finisca per capitolare di fronte ad un ulteriore acuirsi dello scontro tra «forze» e «rapporti di produzione»21.

20 Pollock osserva anche: «Sollten aber die Schwierigkeiten des kapitalistischen Sy­stems sich so weiter verschârfen, so werden vermutlich im Interesse der Rettung des Systems auch diese Hemmnisse — wenn auch unter schwersten Kámpfen — úber-wunden werden» (1933, 349).

21 «Sollten trotzdem neue groíse õkonomische und gesellschaftliche Schwierigkeiten auftreten (und dies ist wahrscheinlicher ais das Gegenteil), denn diirfte der Punkt erreicht sein, wo die erneut zur Fessel gewordenen und nicht weiter modifizierbaren Produktionsverháltnisse dem Druck der Produktivkrafte nicht mehr standhalten» (ivi, 349). Emerge qui una versione piú «determinista» delia dialettica «rapporti-forze pro­duttive» che conferma la già accennata tensione interna alia teoria di Pollock.

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192 Pianificazione e teoria critica

I momenti «sovrastrutturali» delia nuova fase capitalistica

Allo scopo di evidenziare il primo núcleo delle tesi di State Capita­lism, ho tenuto distinta 1'ipotesi di un capitalismo pianificato da quella di politiche congiunturali estese, ma pur sempre parziali. Tale punto di vista rischia, però, di oscurare il fatto che un «capitalismo di stato» si presenta, in Bemerkungen..., come un caso limite nell'âmbito di un tentativo di ridefinire i tratti salienti delia fase «post-liberale» del capi­talismo. L'oggetto delTindagine è un'evoluzione ancora interna alia struttura del capitalismo monopolístico, che apre una nuova fase ma non un «nuovo ordine»; quando vengono delineate le forme politiche corri-spondenti alia struttura económica che si viene costituendo, si parla di «capitalismo monopolistico» senza ulteriori differenziazioni. E in queste pagine che piú direitamente si avverte il riverbero delTascesa al potere del nazionalsocialismo:

Eine solche Umbildung der Wirtschaftsmethoden ist notwendig von einer totalen Veránderung der politischen Organisation der Gesellschaft begleitet. Die Eregnissen der letzten Jahre haben ge-zeigt, welche Zúge die dem Monopolkapitalismus entsprechenden politischen Formen tragen {ibid.).

L'involuzione dei rapporti economici coinvolge ad ogni livello il sistema, la fine delia «fase liberale» va ben al di là delia fine del libe-rismo económico:

Okonomisch, politisch und kulturell wird es in Zukunft fúr die Mehrzahl der Menschen immer weniger Freiheiten geben (ivi, 350).

La concentrazione del potere económico si accompagna e s'intreccia con quella del potere politico; delle tradizionali classi dirigenti rimar-ranno potenti elite di «feudatari delTeconomia e dei loro piú alti funzio-nari» (ivi, 351) quali unici «beneficiari» (Nutzniesser) del capitalismo. II significato politico del «método di Procuste» diviene piú chiaro se si prende in esame cosa accade alia «piú grande» ed importante delle forze produttive, la forza-lavoro umana, ovvero la classe lavoratrice:

La fase post-liberale del capitalismo 193 Die kulturelle Ilebung der Arbeiter...fúhrt zu einer wachsenden... Organisationsfáhigkeit der Arbeiterklasse. Dies zusammen mit der technisch mõglichen erheblichen Verkúrzung der Arbeitszeit schafft eine der Voraussetzungen fúr die Neuorganisierung der Gesellschaft... Heute wirken starke Kráfte darauf hin, diese Ent­wicklung abzubiegen (ivi 343).

Anche la capacita del sistema di contenere efficacemente il fattore «soggettivo», 1'interesse di classe mirante al suo superamento, è parte integrante delia sua forza e capacita di sopravvivenza:

Die Dauerhaftigkeit eines Wirtschafts-und Gesellschaftssystem ist...ebenso [abhángig] von der Widerstandskraft derjenigen Schichten, die die Lasten der bestehenden Ordnung zu tragen ha­ben. Diese Widerstandskraft ist, wie die Erfahrung lehrt, in der Vergangenheit weit úberschàtzt worden.... (ivi, 350; cors. mio).

La crisi non diviene occasione rivoluzionaria, bensl significa la scon-fitta del movimento operaio; disoccupazione di massa, deliberatamente accentuata dalTinnovazione tecnológica22, spaccature alPinterno delia classe stesssa, mancanza di una «coscienza di classe», paralisi politica e distruzione violenta delle sue organizzazioni, immiserimento materiale e culturale ne annullano le potenzialità rivoluzionarie23 e le chances di una pianificazione socialista; nel momento in cui esso comincia a venir meno si presenta 1'originario ancoramento politico delia «teoria critica». I cosiddetti «ceti medi»24 e la classe operaia sosterranno 1'intero «onere delle crisi e delle politiche congiunturali» (ibid.). Di fronte ad un sistema

22 Sulla ZfS apparvero alcuni contributi dedicati a questo tema: Neuere Literatur iiber Arbeitslosigkeit und Familie di Andres Sternheim (ZfS 1933, 413ss.) e Neuere Literatur úber technologische Arbeitslosigkeit di Kurt Mandelbaum (cfr. ZfS 1936, 99ss.).

23 II nesso «benessere materiale-sviluppo delle potenzialità rivoluzionarie» è presente anche in State Capitalism, ma in una forma cosi infelice che attirò veementi critiche da parte di Franz Neumann (cfr. p. 246).

24 La «pretesa rinascita» (angebliche «Renaissance») del ceto médio si rivela un fenó­meno di «transizione»: il destino di questo ceto si giocherà nelPapparente alternativa tra «impiegatizzazione» e «proletarizzazione» senza che, in ogni caso, la sua «pretesa ad una determinante partecipazione al potere statale» (1933, 351) sia realmente soddisfatta: «Schon heute wird ein grofter Teil der mittelstàndischen Anspriiche nur phantasiemáKig statt real okonomisch befriedigt» (ivi, 352).

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194 Pianificazione e teoria critica che comporta un basso livello di vita generalizzato, pesanti restrizioni d'ogni forma di liberta e generale insicurezza, si pone piu acuto che mai il problema del «cemento» che lo tiene insieme, ossia delle fonti da cui trae quel minimo di legittimazione comunque necessário, che per la teoria critica si risolve in termini di psicologia sociale e verrà analizzato mediante la categoria di «autorità» nei celebri Studien úber Autoritàt und Familie.

I rapporti di dominio si esprimono adesso direttamente e parte delia coesione sociale è il prodotto delia propaganda e dello «straordinario perfezionamento del dominio psicológico delle masse» {ibid.), ma attri-buisce grande importanza alTideologia irrazionalista del sacrifício, «il vangelo delia vita dura» (das Evangelium des rauhen Lebens) (ivi, 353) che ha la funzione, integrativa del «método di Procuste», di distruggere la coscienza delle concrete possibilita di emancipazione presenti:

Konsequenterweise wird denn auch die Befreiung der Menscheit von der Sorge um das tágliche Brot ais materialistsche Zielsetzung gebrandmarkt und ein Evangelium des kargen Lebens gepredigt. Dieses Lob der Armut tritt úberall dort auf, wo ein Verzicht auf die besten Produktionsmethoden bewufit gefordert wird (ivi, 342).

È questa la componente económica delia critica horkheimeriana al-1'irrazionalismo e delia categoria del «sacrifício», che cosi tanta parte ha nella sua produzione dalla meta degli anni trenta. L'altro momento fondamentale in quest'analisi di Pollock è, come detto, la tesi che il capitalismo sopravvive sacrificando i propri elementi liberali originari — ed emancipativi. A fianco del problema delia permanenza dei vecchi rapporti di produzione — data la possibilita di un loro superamento — si pongono qui le basi dell'interpretazione «francofortese» del fascismo. Horkheimer svolgerà queste tesi di Pollock nel senso che il fascismo è figlio legittimo, per quanto degenere, del liberalismo la cui originaria carica rivoluzionaria viene adesso conservata nella «teoria critica».

Horkheimer e la crisi del liberalismo La tesi delia continuità tra liberalismo e fascismo è formulata da

La fase post-liberale del capitalismo 195

Horkheimer per la prima volta in Zum Rationalismusstreit... ed è ripresa da Marcuse in Der Kampf gegen den Liberalismus in der totalitaràren Staatsauffassung, in cui egli si richiama direttamente a Pollock (cfr. Mar­cuse 1934, 174 n . l ) . Sono i «cattivi elementi del liberalismo» («Die schlechten Elemente des Liberalismus» è il titolo di un aforisma di Horkheimer; cfr. Horkheimer 1985, 247) a trapassare nel fascismo, mentre i suoi lati progressivi vanno a costituire il património delia «società razionale», delia cui idea, di fronte al rápido svanire delia sua attuabilità, la teoria critica diviene gelosa custode:

Zu wáhlen haben die Menschen gegenwártig keineswegs zwischen einer liberalistischen Wirtschaft und der totalitâren Staatsordnung, denn die eine geht notwendig in die andere úber, eben deshalb, weil diese die liberalistische Forderung des Weiterbestehens der pri-vaten Verfúgung úber die wichtigsten gesellschaftlichen Hilfskráfte heute am besten erfúllt. Zu wàhlen haben die Menschen vielmehr zwischen diesem individualistischen Moment.. .und einem anderen Ziel der liberalistischen Theorie, nàmlich dem Leben der Allgemein-heit...auch dieser Grundsatz des allgemeinen Glúcks der Freiheit und der Gerechtigkeit [ist] von der liberalistischen Theorie in ein anderes Lager, freilich in das entgegengesetzte, úbergegangen (Horkheimer 1934c, 230; cors. mio).

A partire dalla «Antrittsvorlesung» del '31 il liberalismo viene defi­nito da Horkheimer «società individualista», la cui espressione filosó­fica, il razionalismo moderno, di cui il criticismo kantiano rappresenta il vértice, fa del «soggetto», dell'«Io», il suo principio fondante, come la teoria económica pone 1'utilità individuale a fonte delia «ricchezza delle nazioni». Ma ciò aveva sostanziali lati progressivi che ponevano le pre­messe per una «società razionale» (cfr. p. 175s.). Se per Pollock il capitalismo sopravvive sacrificando i propri elementi liberali, poiché il mantenimento dei rapporti esistenti è ottenuto con un rafforzamento del dominio, per Horkheimer quello che del liberalismo viene conser-vato, attraverso il fascismo, è il suo momento individualistico, che, «purificato» del «principio delia felicita delia generalità», mostra senza mediazioni la sua vera natura. Se (come si è visto) «anarchia è concetto chiave anche per definire la congiunta crisi di economia e scienza» (Cerutti 1985, 126), si può ipotizzare che la razionalità individualistica

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196 Pianificazione e teoria critica

deli'autoconservazione sia, per Horkheimer, principio di organizzazione e insieme disorganizzazione del liberalismo, come, per Pollock, 1'agire orientato al profitto è la molla dello sviluppo delle forze produttive ed insieme la causa delia loro periódica distruzione.

La riformulazione, a livello di «teoria complessiva», delia «fine del laissez-faire» diagnosticata da Pollock, come «crisi del liberalismo» da parte di Horkheimer è leggibile (ma certamente non riducibile) anche dal punto di vista dell'irrigidimento e conseguente pervertirsi del suo «momento individualistico», o meglio «egoistico» (cfr. Horkheimer 1936b) che si può seguire attraverso la categoria deli1' autoconservazio-

25 ne .

Fin dal suo precoce apparire26 essa ha, nei testi di Horkheimer, un tratto regressivo, sebbene il principio di autoconservazione in sè non sia irrazionale2': nella fase ascendente del liberalismo «Paccentramento di tutte le preoccupazioni sulla mera conservazione delia vita, 1'adatta­mento possibilmente abile delia própria vita alie condizioni date...ha

25 Seguirò qui solo questa ipotesi di ricostruzione parziale e non mi addentrerò in un'analisi complessiva del tema, per la quale rimando a Cerutti 1985.

26 La critica alTautonomizzarsi del principio di «autoconservazione» è già presente nello scritto autobiográfico del 1914 L'ile heureuse, sostenuta da categorie quali «torna-conto individuale» (Eigennutz) e «paura» (Angst) (Horkheimer 1987, 294). Essa ha, in primo luogo, un núcleo «económico» che lo rende omologabile al «self-interest» delTeco­nomia politica clássica; per questo mi pare costituire un «ponte» fra le analisi di Pollock e la teoria di Horkheimer. In generale è definibile come principio individualistico che comprende in sé, come fine supremo, la sicurezza, il mantenimento in vita delTindi-viduo e, specularmente, la percezione delia morte come male supremo.

Con Tascesa del liberalismo questo principio si presenta come «agire económico», ma soprattutto abbraccia la struttura psichica individuale e dà la própria impronta al concetto di individuo delia filosofia moderna.

27 Negli anni '30 esso è ancora pienamente legittimo nel rapporto con la «natura»: «La scienza odierna è il sapere che la società data ha sviluppato nel confronto con la natura...la capacita di compiere gli atti di pensiero richiesti nella pratica quotidiana, sia negli affari che nella scienza, è stata sviluppata dagli uomini da secoli di educazione realística; qui un fallimento comporta dolore, insuccesso... Esiste un insegnamento sensibile [Anschauungsunterricht] attraverso le proprie esperienze, positive o negative, e Tesperimento organizzato. Qui è in gioco Vimmeiiata autoconservazione individuale, e nella società borghese gli uomini hanno avuto la possibilita di sviluppare il senso per essa. La conoscenza in quest'accezione tradizionale è compresa nella teoria e nella pratica critica» (Horkheimer 1937a, 83 e 1937b, 165; cors. mio).

La fase post-liberale del capitalismo 197

costituito la forma di reazione adeguata di individui illuminati», ma tale «situazione económica... ha ormai cessato di esistere» (Horkheimer 1934b, 154; cors. mio). Nella fase post-liberale del capitalismo «la nuda spinta ali'autoconservazione, il perseguimento di uno scopo puramente egoi­stico accanto al quale gli altri deperiscono...contrassegna effettivamente una vita meschina» (ivi, 156). Il principio di «autoconservazione» non è distruttivo in sè (almeno fino al '42): ma lo diviene assurgendo a prin­cipio uniço ed onnipervasivo di integrazione sociale. Esso ha avuto funzioni progressive in una società che si basava sulTintatto principio delia concorrenza; adesso esprime tutto il suo carattere regressivo. La razionalità soggettiva deli'autoconservazione era pienamente «razio­nale» quando la riproduzione delia vita sociale era solo possibile attra­verso lo «scatenamento degli istinti di proprietà» (ivi, 76), ovvero attra­verso la legge del «self-interest»; ma «il periodo clássico di questo stato di cose è effettivamente trascorso con il liberalismo» (Horkheimer 1936a, 304) e di conseguenza «l'azione diretta esclusivamente al torna-conto personale attualmente è vana per la maggior parte dell'umanità» (Horkheimer 1934b, 154).

Ciò appare nella perpetuazione di rapporti capitalistiçi (nonostante la loro crescente inadeguatezza) e nell'arresto dello sviluppo delT indi­viduo che ciò comporta, o meglio nella sua regressione a mero elemento funzionale al sistema, che Pollock ha rilevato già in Bemerkungen zur Wirtschaftskrise (cfr. 1933, 350ss.):

La mera preoccupazione per la própria affermazione personale...si è certamente autonomizzata nel corso delFepoca borghese e ha ridotto ad automi deli'autoconservazione individuale gli uomini di quegli strati che, nel presente sistema, credono ancora di avere delle possi­bilita (Horkheimer 1934b, 162; cors. mio).

La critica alTideologia irrazionalista del «sacrifício» sintetizza la crescita d'irrazionalità che si verifica con la «crisi del liberalismo»:

...vista 1'impossibilità di soddisfare adeguatamente gli istinti indivi-dualistici, Y individuo reale è negato come senso delia vita ed al suo posto la società data è definita come il vero essere se stessi...in tal modo in verità il pensiero individualistico non viene affatto supe-

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198 Pianificazione e teoria critica rato, ma semplicemente trasferito.../<z morale del sacrificio e delia negazione di se stessi risulta dali'adattamento di esistenze egoistiche ad una situazione che rende impossibile il soddisfacimento istin-tuale adeguato (ivi, 163; cors. mio).

Come il fascismo perpetua la struttura di classe e i rapporti di potere del liberalismo, i suoi «lati cattivi», cosi 1'ideologia del sacrificio è la continuazione delTideologia del self-interest, privata di ogni suo aspetto emancipativo: è la forma adeguata al tempo del principio di autoconser­vazione. In questa inversione di segno che annuncia la fine delT indi­viduo sono già i semi delia dialettica di «autoconservazione» e «sacrifí­cio» quale viene sviluppata in Dialektik der Aufklarung sulTesempio delPerrabondo Ulisse.

Le analisi economiche deWIfS fino al 1938

Scorrendo gli indici delia ZfS, a partire dal 1934 salta agli occhi il progressivo diradarsi di articoli in matéria económica, — molti dei quali redatti da «esterni»28 — cui si accompagna il loro decrescente rilievo per la «teoria critica», fino agli ultimi numeri, dedicati al nazionalsociali-smo. A parte Gangl nessuno ha dedicato loro attenzione ed anche per questo è opportuno soffermarvisi brevemente, oltre al fatto che da essi emergono comunque interessanti spunti per la ricostruzione delle vi­cende teoriche dellTfS.

28 Nelle prime due annate delia ZfS ('32-'33) si hanno 6 contributi (comprese due «Sammelbesprechungen») tutti sul nesso «crisi-piano», tema di importanza decisiva per la teoria complessiva. Se ne hanno 4 nei due anni successivi — ma comprendendovi un contributo marginale quale La sociologie èconomique en France di Celestin Bouglè. Nel '36-37 si hanno in tutto 5 contributi, rappresentati però dai due brevi scritti di Otto Neurath e Paul Sering (alias Richard Lõwenthal), dai due saggi-recensione di Mandel­baum e Felix Weil ed infine dal saggio di Mandelbaum su Keynes, 1'unico contributo di una certa estensione. Nelle annate 1938-'39 si ha poi solo il saggio recensione di Weil sulTeconomia nazista, che riveste però una notevole importanza nella preparazione di State Capitalism.

La fase post-liberale del capitalismo 199

Le divergenze tra Mandelbaum, Meyer e Pollock

La crescente tendenza alTimpiego del principio delia pianificazione come «mezzo di difesa contro il socialismo» (Meyer 1933, 261), attra­verso politiche stabilizzatrici pianificate, è presa seriamente in conside-razione da Gerhard Meyer nel suo breve saggio recensione, Neue engli-sche Literatur zur Planwirtschaft2^ e costituisce un tema centrale degli scritti suoi e di Mandelbaum che compaiono sulla ZfS negli anni se­guenti. Zur Theorie der Planwirtschaft, frutto delia collaborazione dei due, inizia con la riproposizione del medesimo tema:

Es machen sich gegenwártig in aller Welt planwirtschaftliche Be-strebungen geltend, die mehr oder weniger deutlich auf eine õkono-mische und politische Neubefestigung der herrschenden Gesell-schaftsordnung hinauslaufen (Mandelbaum-Meyer 1934, 230).

Secondo la divisione del lavoro stabilitasi tra Pollock ed i suoi collaboratori (cfr. p. 159), il loro saggio è il tentativo piu approfondito, apparso sulla ZfS, di elaborare una teoria dell'economia di piano sociali­sta, attraverso un serrato confronto con gli argomenti liberali tradizio-nali. Dietro questa divisione delJavoro si celano anche diverse valuta-zioni e posizioni teoriche, come ha rilevato Manfred Gangl (cfr. 1987, 185ss.). La Strada che Mandelbaum e Meyer scelgono «per un esame critico delle possibilita e dei limiti di una tale stabilizzazione del si­stema» {ibid.) non è, come nel caso di Pollock, 1'indagine empirica delle «tendenze che premono verso un'economia di piano» (1932, 27): piutto­sto, alio scopo di sottolineare il caratttere non socialista delle politiche anticrisi, essi forniscono una «rappresentazione positiva degli obiettivi socialisti» (Mandelbaum-Meyer 1934, 230), che consiste nella descri­zione di quattro tipi di economia di piano socialista. Essi condividono il

29 Nei due testi di Arthur Salter ivi recensiti si sostiene: «Wenn eine sozialistische Revolution vermieden werden soll, ist kapitalistische Planwirtschaft nõtig...da der Liberalismus nicht wieder herstellbar ist, bleibt...nur der Ausweg, die Anpassungsfâhig-keit des Systems durch bewufste Planung zu verstãrken» (ZfS 1933, 266s.).

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200 Pianificazione e teoria critica

concetto di piano impiegato da Pollock30, ma ne rifiutano esplicitamente il método di considerare il piano astrattamente come meçcanismo di coordinazione económica esaminandone successivamente le possibili in­ter azioni con i fattori «extraeconomici»:

Jedoch es ist sinnlos, allgemein von Wirtschaftsplanung zu spre-chen, vielmehr múfíen deren spezífische gesellschaftliche Voraus-setzungen mitgedacht werden (ivi, 232).

Cosi essi ne esaminano il funzionamento specifico caso per caso'1. La divergenza piú rilevante si manifesta però nel breve paragrafo dedi-cato da Mandelbaum e Meyer all'economia di piano capitalistica. Pur essendo d'accordo con Pollock che questa è pensabile solo come un «cartello generale», che privi i capitalisti d'ogni potere decisionale sul loro capitale, ritengono tale prospettiva praticamente irrealizzabile:

Es handelt sich dabei eher um einen theoretischen Grenzfall ais um eine praktische Chance (ivi, 233).

Permane insomma la stessa argomentazione vista in Autarkie und Planwirtschaft; Pinteresse al mantenimento reale delia proprietà privata costituisce un ostacolo su cui ogni tentativo di pianificazione capitali-

,0 «Wir verstehen darunter [Planwirtschaft] die bewuíke, planorientierte Gestaltung des totalen Wirtschaftsablaufes im Dienste der Krisenverhiitung und Wachstumsstetig-keit» (Mandelbaum-Meyer 1934, 231).

" 1 4 tipi sono: 1) «Reiner Verwaltungssozialismus», basato su un piano totale che utilizza il calcolo in natura secondo le tesi di Otto Neurath. 2) «Modifizierter Verwal­tungssozialismus» che modifica il meçcanismo di distribuzione — come già indicato nelle Randglossen zum Programm der deutschen Arbeiterpartei marxiane — usando dei «certificati di lavoro». 3) «Reiner Marktsozialismus», in cui permangono mercato e concorrenza concepiti, diversamente che in Pollock, come puri elementi di coordina­mento económico fungibili anche per rapporti socialisti. II punto di riferimento sono qui le tesi di Eduard Heimann. 4) «Modifizierter Marktsozialismus», in cui un numero variabile di «mercati» sono sottratti alia libera concorrenza e diretti centralmente. Come nota Gangl (cfr. 1987, 195 n.2) Mandelbaum e Meyer sembrano preferire quest'ultimo tipo di pianificazione, almeno dal punto di vista delia sua realizzabilità: «Unter den heutigen Bedingungen scheint uns ein modifizierter Marktsozialismus die geringsten Schwierigkeiten zu bieten» (Mandelbaum-Meyer 1934, 258). Emerge dunque un'ulte­riore differenza da Pollock, del tutto contrario al mantenimento di momenti di concor­renza nel socialismo.

ha fase post-liberale del capitalismo 201

stica si dovrà infrangere: la sola economia di piano possibile è, di fatto, (un sottotipo di) quella socialista. L'opposizione incolmabile tra poli­tiche anticrisi (capitaliste) ed economia di piano (socialista) dà anche il titolo al saggio di Meyer del '35, Krisenpolitik und Planwirtschaft, in cui — due anni dopo le tesi di Bemerkungen zur Wirtschaftskrise — si ribadisce riferendosi a Zur Theorie der Planwirtschaft:

Im folgenden werden Krisenpolitik und «Planwirtschaft» geschie-den. Die Begrúndung dafúr findet sich in der angefúhrten frúheren Arbeit. Die Darlegungen selbst werden zeigen daíá, man sinnvoller-weise heute nirgends in der kapitalistischen Welt von echter Pla­nung reden kann. Was tatsáchlich geschieht ist nur Krisenpolitik (Meyer 1935, 399)32.

Su questa analisi particolare Pollock era probabilmente d'accordo ed una convergenza si manifesta anche nelle conclusioni di Meyer:

[Die] bisher verwirklichten und in ihrem Gefolge noch zu erwar-tenden Mafinahmen...sind...fast úberall ein wichtiger Hebel einer nur sehr begrenzt umkehrbaren oder aufzuhaltenden Entwicklung zu einem nationalstaatlich gestúzten Monopolkapitalismus (ivi, 434s.),!.

Tuttavia permane un dissidio di fondo sulla possibilita di una piani­ficazione capitalista; per Meyer — come per Mandelbaum — la «vera economia di piano» (echte Planwirtschaft) {ibid.) è solo possibile prévio

32 Lo scopo di ogni «Krisenpolitik» è creare le condizioni per investimenti redditizi, ovvero per nuovi profitti: «Das bedeutet aber: je wirksamer eine Krisenpolitik ist, desto stãrker fiihrt sie in eine neue Dynamik und nicht zu einem Gleichgewicht» (Meyer 1935, 434); in conclusione la ricerca del profitto genera sempre nuove sproporzioni e crisi. Di questo meçcanismo le politiche anticrisi non toccano nulla.

33 Una certa somiglianza la si rintraccia nelTuso del termine «Staatskapitalismus». Elencando gli stati che praticano forma di «Krisenpolitik» secondo la loro intensità, Meyer cita in ordine: «England, Frankreich, USA, Schweden, Italien, Deutschland und schliefálich die Turkei, welche die Politik eines planmãfáigen Staatskapitalismus ver-folgt» (Meyer 1935, 431).

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202 Pianificazione e teoria critica

totale rivoluzionamento dei rapporti di produzione34; e nella misura in cui le politiche anticrisi avranno successo, «la volontà di arrivare ad una vera economia di piano diminuirá dappertutto» (ivi, 435).

Mandelbaum ricorda cosi i primi anni delPesilio: Formell war ich...mit dem Institut bis zum Kriegsausbruch verbun-den; aber von 1935 an, war meine Verbindung sehr locker, da ich in Europa blieb... Ich gehõrte nie der Kerngruppe des Instituts an, die...die «kritische Theorie» entwickelte... Intellektuell hatte ich mich mehr zuhause gefuhlt in dem alten Institut unter Carl Grim­berg (Schulte 1981, 903).

Mandelbaum menziona anche una discussione con Pollock, in cui mosse critiche alia concezione di una graduale evoluzione verso una pianificazione capitalista (cfr. ivi, 905); probabilmente ciò contribui al distacco di Mandelbaum dal gruppo intorno ad Horkheimer. Próprio un intervento di Horkheimer, la sua prefazione (Vorbemerkung) a Zur Theorie der Planwirtschaft, indica la distanza degli autori dalle idee dei due direttori dellTfS. Horkheimer collega il perdurare delia depressione é 1'allontanarsi delia prospettiva di una pianficazione socialista non ad una «impotenza teoretica» (theoretische Ohnmacht) marxista, quanto a fattori politici:

Es handelt sich um eine Frage der Praxis, deren Lõsung den Inhalt der unmittelbar vor uns liegenden Geschichte bilden wird. Von ihrem Ausgang hãngt das Glúck der kommenden Generationen ab. Wenn aber die Theorie fúr sich allein das Problem nicht lõsen kann, so bilden doch die intellektuellen Anstrengungen...ein not-wendiges Moment der vorwártsstrebéndèn Praxis. Dies gilt nicht blofi in Hinblick darauf, dafi die Entwicklungstendenzen der ge-genwàrtigen Gesellschaftsform zu erforschen sind, sondem im An-schluB daran auch fúr den Nachweis, dafi und wie Planwirtschaft mõglich ist (Horkheimer 1934c, 228).

34 Mandelbaum e Meyer si pronunciano anche contro la concezione socialdemocratica delia «Wirtschaftsdemokratie» ed il cosiddetto «Piano De Man»: ogni controllo o socializzazione parziale pare loro destinato alTinsuccesso in prospettiva di una progres­siva «socializzazione» totale (cfr.Mandelbaum-Meyer 1934, 235).

La fase post-liberale del capitalismo 203

La teoria deve essere «verificata», o meglio, «inverata» nella prassi, ed è questo il ruolo che spetta alTazione dei soggetti storici. La teoria è però momento necessário delia prassi, e nel caso delia realizzazione delTeconomia di piano, essa conosce due lati, di cui — esattamente come sostiene Pollock — quello affidato a Mandelbaum e Meyer riveste un posto secondario. Horkheimer si riferisce al loro saggio come ad «un lavoro teórico preliminare», che deve dare molto spazio alia confuta-zione delle tesi di Weber e von Mises sebbene non siano realmente decisive per le sorti delia pianificazione:

Die liberalistische Wirtschaftstheorie, deren Argumente auch bei den innersozialistischen Kontroversen eine groSe Rolle spielen, ist gegenwártig fúr die Politik keines gro/ien Landes mehr ausschlagge-bend. Einige ihrer Vertreter behaupten sogar, sie habe auch in der Vergangenheit nie wirklich Anwendung gefunden (ivi 229; cors. mio).

La confutazione delle obiezioni provenienti dai teorici liberali è allora da vedersi come critica delFideologia, poiché di esse si servono ancora tutti gli avversari del «necessário riordinamento» (notwendige Neuordnung) económico. Se si ripensa alia secondarietà del problema del calcolo económico per Pollock, alie sue critiche al meçcanismo del mercato in sé, e nelTepoca delia «concorrenza imperfetta»33, è evidente la totale consonanza con queste tesi di Horkheimer36.

Dalle pagine delia ZfS dedicate a recensioni di testi economici, risulta che il dibattito teórico fu costantemente seguito. Le conclusioni

35 Si può ricordare, al propósito, che alTobiezione che un'economia di piano «sarebbe meno produttiva deTTodierna economia di mercato» (1932, 22), non potendone rimpiaz-zare efficacemente le funzioni, Pollock replica citando una pagina di Otto Bauer, in cui 1'accusa d'inefficienza è ribaltata sul sistema capitalistico vigente (cfr. ivi, 23).

36 Horkheimer fa anche riferimento al valore delTesperienza soviética ed in modo sorprendentemente positivo: «Dabei ist vor aliem an die grofien Erfahrungen anzukniip-fen, welche die Menschheit gegenwártig mit planwirtschaftlichen Versuchen macht; auf sie vor aliem miissen heute Problemstellung und Therminologie bezogen bleiben» (Horkheimer 1934c, 228). Per motivi difficilmente comprensibili, Horkheimer va qui ben oltre il cauto giudizio formulato da Pollock (si noti la «criptocitazione» del titolo del suo libro) oltre cinque anni prima.

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204 Pianificazione e teoria critica

che Pollock ne trasse confermarono comunque la sua interpretazione, come emerge da una lettera del 1941 in cui riferisce un suo colloquio con Robert Lynd alia Columbia University:

Die Diskussion úber Planwirtschaft múfie sich heute auf einem ganz anderen levei bewegen ais in den 20er Jahren, wo es noch nicht võllig sicher war, dafi es mit der Konkurrenzwirtschaft vorbei ist. Auseinandersetzungen mit Mises, Hayek und Robbins seien heute sheer waste of time. Diese Herren...gebrauchen durchgángig den demagogischen Trick, eine ideal funktionierende liberale Wirt­schaft einer schlecht konstruierten Planwirtschaft gegenúberzu-stellen (Pollock a Horkheimer, 18.10.41; M.H.A. VI. 32).

In conclusione, di fronte alia realtà di un sistema costoso, inaffida-bile ed in preda ad una paralisi senza precedenti, le tradizionali argo-mentazioni dei sotenitori del «libero gioco delle forze» hanno perso ogni legame con la realtà, compreso quello di una sua trasfigurazione ideoló­gica, affidata adesso a tutt 'altri, piú efficaci «messaggi» e «media». La crisi del liberalismo lo rende inservibile anche come produzione ideoló­gica.

La sospensione deli'attività scientifica di Pollock

I disaccordi tra Pollock ed i suoi collaboratori non erano gli unici dei primi anni delPesilio americano (per questo cfr. le belle pagine di Jay 1979, 49ss.). Già nel '34 affiorano dissidii tra Horkheimer e Fromm (cfr. Wiggershaus 1986, 185 e 298) che si catalizzarono sulla mancata pubblicazione dello studio sulla mentalità di impiegati ed operai delia repubblica di Weimar (cfr. Jay 1979, 183). Anche il rapporto tra Hork­heimer e Pollock ebbe momenti difficili, in cui ad incomprensioni perso-nali37, si aggiungevano differenti valutazipni sulla situazione politica

37 Pollock ed Horkheimer si ricongiunsero nelTestate del '34 in Canada, dove Hork­heimer trascorreva un periodo di vacanza, quattro mesi dopo la partenza di questi dalTEuropa. Dal 3 settembre Pollock era a New York (esattamente sei anni dopo divenne Cittadino americano). La loro corrispondenza di quel periodo è un'interessante documentazione delle prime impressioni americane e delle difficoltà attraversate dal loro rapporto. Da una lettera si possono citare le seguenti righe: «...aber wie in friiheren Briefen zeigen mir kleine Symptome, dafi zwischen uns nicht das gegenseitige Ver-

La fase post-liberale del capitalismo 205

tedesca. Horkheimer rimproverava a Pollpck di sostenere che la salita al potere di Hitler fosse dovuta in buona parte a «pure coincidenze» (reine Zufálle), ma con quali argomenti questa disputa venisse condotta non è possibile appurarlo38.

Fino al 1941 Pollock non pubblicò sulla ZfS che recensioni, delle quali alcune in preparazione di una «parte económica» degli Studien úber Autoritàt und Familie, che non vide mai la luce. La sua scarsa produtti­vità scientifica di quegli anni è spiegabile con la gran mole di lavoro che gli procuravano le sue funzioni amministrative nel «nuovo mondo»; a questa si aggiungeva la necessita di mantenere i contatti con «il vec­chio», per cui si recava spesso in Europa, ove era rimasta una buona parte dei collaboratori delia ZfS (cfr. Jay 1979,177s.)39. Le finanze delPistituto erano poi divenute una fonte di costante apprensione per Horkheimer e nella loro gestione — non sempre esemplare per efficacia — Pollock doveva investire gran parte delle sue energie. Né si può certo dire che nel '40-41 la situazione di Pollock fosse migliorata; rimasto in funzione di «luogotenente» (o di «watchdog», come lui stesso si defini) a New York, dopo che Horkheimer si era trasferito negli — allora piú salubri — dintorni di Los Angeles, è difficile pensare che gli restasse molto piú tempo di dedicarsi alTattività scientifica. Tuttavia racco-gliendo i frutti di tutto il periodo precedente, ebbe modo di scrivere tre saggi di notevole impegno nel giro di un anno. Mi pare, dunque, che si debba parlare di una «sospensione del giudizio» (certamente concausata dai suoi gravosi compiti «istituzionali») da parte di Pollock, piuttosto che di unimpossibilità — od incapacita — complete di dedicarsi al lavoro scientifico.

stehen herrscht, das ein Lebenselement unserer Beziehung bildet» (Pollock a Horkhei­mer, 14.7.34; M.H.A. VI.31).

38 La lettera del 3.7.1934, che documenta il dissenso sulla «funzione di Hitler» (...wir waren uns damals iiber die Bedeutung und Funktion Hitlers ebenso uneinig wie gegen­wártig) si riferisce soprattutto a precedenti discussioni tra i due e contiene riferimenti di árdua comprensione.

" Da ricordare Walter Benjamin, Raimond Aron, Mandelbaum, ed Adorno. Una buon parte del lavoro alia parte «empirica» degli Studien... fu condotto nella sede di Ginevra.

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206 Pianificazione e teoria critica

È molto probabile che le analisi condotte nel '32-'33 fossero consi-derate da Pollock e Horkheimer, come una base sufficientemente appro-fondita per le esigenze delia «teoria complessiva» e non bisognosa di sostanziali revisioni, ma solo di integrazioni quali quelle apportate da Meyer, Mandelbaum e Weil. In questo senso vanno anche le parole con cui Pollock chiude Bemerkungen zur Wirtschaftskrise che somigliano ad un «passaggio di testimone»:

Eine soziologische Analyse der neuen Staatsform ist eine Aufgabe, die erst noch zu lõsen ist; die im vorstehenden erõrterten õkonomi-schen Probleme bilden den Schlúfíel zum Verstándnis (1933, 353).

Si è visto, infatti, in quale misura tale «chiave» sia impiegata da Horkheimer; solo quando non risulterà piú utilizzabile, ed il primo segnale lo si ha nello studio di Weil sulla «Wehrwirtschaft» nazista, Pollock troverà opportuno riprendere di nuovo la parola40.

40 Da ricordare sono alcuni contributi economici «minori» apparsi sulla ZfS dopo il '35.1 saggi di Mandelbaum su Keynes e di Richard Lõwenthal su Marshall sono quelli di piu ampio respiro, ma si caratterizzano per un piatta ripetizione dei «topoi» delia critica marxista all'economia politica clássica e neoclássica. II giudizio di Lõwenthal (sotto lo pseudónimo di Paul Sering) sulla teoria di Marshall è nettamente negativo, come quello di Mandelbaum su Keynes; se la teoria di Marshall è espressione di un approccio del tutto astratto e rassegnato di fronte ai reali problemi sociali — Lõwenthal la definisce «unpolitische Okonomie» — quella keynesiana rivela «affinità con le teorie autoritarie» e può servire come fondazione teórica per una politica corrispondente. In un'intervista comparsa nel '79 Mandelbaum afferma: «I contributed with three main articles to the Zeitschrift the third [was] on keynesianism (1936); this was the weakest» («Development and Change», oct. 1979 n.10, 508). Sulla ZfS apparve poi nel 1937 un breve saggio di Otto Neurath dal titolo Inventory of Standards ofLiving, con cui Neurath ritornava sulla sua idea delia necessita di inserire negli strumenti delia pianificazione lo studio delle variabili che determinano gli standard di vita.

Capitolo sesto Verso un capitalismo pianificato?

bei adorno diskutieren horkheimer, pollock, adorno, marcuse, eisler, stern, reichenbach, steuermann iiber HUXLEYS brave new world...wenn man die kõrperlichen bedúrfnisse allzusehr befriedigt (vizepresident wallace hat bereits ein glas milch fúr alie menschen in aussicht gestellt) leiden die geistigen bedúrfnisse...dr. pollock, der õkonom des instituts fúr sozialforschung (ehemals frankfurt, nunmehr hollywood) ist der úberzeugung, der kapitalismus kõnne sich krisenfrei machen, einfach durch õffentliche arbeiten. marx kõnnte nicht vorhersehen, dais die regierung eines tages einfach strafien bauen kõnnte!

Bertold Brecht (dali' Arbeitsjournal)

II concetto di «capitalismo di stato» con cui Pollock tenta di com-prendere i mutamenti nella struttura capitalistica avvenuti a partire dalla meta degli anni trenta ed i loro sviluppi futuri aveva alie spalle, nella tradizione marxista, una travagliata storia ed un carico di ambi-guità che ne rendevano necessária una chiara ridefinizione (cfr. p. 221). La teoria di Pollock si collega da un lato alie tesi di Engels sul passaggio dello stato da «capitalista complessivo ideale» a «capitalista único reale» (ideeller/wirklicher Gesamtkapitalist)1 ma deve essere inquadrata, da un

1 «In den Trusts schlâgt die freie Konkurrenz um ins Monopol, kapituliert die planlose Produktion der kapitalistischen Gesellschaft vor der plarimaBigen Produktion der hereinbrechenden sozialistischen Gesellschaft. Allerdings zunãchst noch zu Nutz und Frommen der Kapitalisten... So oder so, mit oder ohne Trusts, muB schliefílich der offizielle Reprasentant der kapitalistischen Gesellschaft, der Staat, die Leitung der Produktion úbernehmen. Diese Notwendigkeit der Verwandlung in Staatseigentum tritt zuerst hervor bei den groísen Verkehrsanstalten...» (cfr. MEW XIX 1971, 189ss. e 221, cit. in Ambrosius 1981, 10).

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208 Pianificazione e teoria critica

lato, alTinterno dei dibattiti condotti negli ambienti degli emigrati tede-schi sul nazismo e nella letteratura sociológica ed económica statuni-tense, impegnata a ridefinire i tratti fondamentali del capitalismo «post-liberale»2; dali'altro nella problemática dell'economia di guerra e del riassetto del sistema económico mondiale a guerra finita. La mancata tematizzazione del nesso «capitalismo di stato-economia di guerra» ha comportato la sottovalutazione di aspetti molto rilevanti dei saggi pol-lockiani degli anni '40.

«Wehrwirtschaft» e State Capitalism

Nel '33 Pollock aveva visto nel «New Deal» 1'esempio piú radicale di interventi «statalcapitalistici» (cfr. 1933, 347), pur rivelandone molte insufficienze e 1'inadeguata base teórica. Gerhard Meyer lo defini come una delle «Krisenpolitiken» attuate dagli stati capitalistiçi — e nem-meno la piú radicale — e mantenne il giudizio complessivamente nega­tivo datone da Pollock (cfr. Meyer 1935, 431 ss.). Un anno dopo, Felix Weil torno a porre il problema se il «New Deal» fosse da giudicarsi una semplice politica anticrisi, o non mirasse ad una riforma (Umbau) econó­mica in senso statalcapitalistico, se non addirittura socialistico, come sostenuto da alcuni esperti (cfr. Weil 1936, 404). Esclusa decisamente quest'ultima possibilita, Weil conclude la sua breve rassegna critica delia «letteratura recente sul New Deal» (Neuere Literatur zum «New Deal») ripetendo la tesi di Pollock:

2 Da citare sono i seguenti testi: The Managerial Revolution di James Burnham, The Dynamics of War and Revolution e The coming American Fascism di Lawrence Dennis, The Economics of Force di Frank Munk, The Politics ofDemocratic Socialism di E.F.M. Durbin, The End of the Economic Man di Peter Drucker, Public Policy and the General Welfare di Charles Beard, The Mass-State di Emil Lederer e The End of Capitalism in Germany di Dwight Mc Donald, pubblicato sulla «Partisan Review» di cui erano colla­boratori anche George Orwell, Korsch e Mattick.

La letteratura di cui Pollock ha tenuto conto è comunque molto piú vasta e difficil-mente accessibile.

Verso un capitalismo pianificato? 209 Um einen neuen schweren Zusammenbruch zu verhúten, wird die amerikanische Wirtschaftspolitik sich wohl auf noch stárkere Ein-griffe einzurichten haben, ais sie in den Jahren 1932-1936 erfolgt sind. Die Zeiten des laissez-faire sind vorúber (Weil 1936, 410).

Sullo stato delTeconomia statunitense fornisce molte informazioni un gruppo di recensioni scritte da Pollock verso la fine del '39: egli si astiene da giudizi complessivi sul carattere delTeconomia e delia società statunitense, ma per il tema qui in questione è già indicativo il suo commento finale:

The studies reviewed here afford an.. .impressive picture of the comprehensive scientific preparation that would be at the disposal of a strictly «State-capitalistic» economic policy in the United States (ZfS 1939-40, 490; cors. mio).

Pollock stava dunque elaborando Tipotesi di un avvicinarsi del «ca­pitalismo di stato», ne vedeva la possibilita técnica negli USA, ma non gli indizi di una sua attualizzazione. Il referente oggettivo principale del «modello» del '41 va dunque cercato altrove, ed è da identificare nelT og­getto di un saggio-recensione (datato 1938), anch'esso di Felix Weil, sulla «Wehrwirtschaft», Teconomia prebellica delia Germânia nazista3.

La «Wehrwirtschaft» come via al capitalismo di stato

In sintesi Weil sostiene che la direzione statale delTeconomia tede­sca, in vista di una guerra, è la porta d'ingresso ad un capitalismo di stato. Lo stretto nesso di questo saggio con State Capitalism è rivelato da un contributo di Pollock sul medesimo tema, intitolato Economics of War. Influences of Preparedness on Western European Economic Life, pubblicato nel 1940 non sulla ZfS, ma nella rivista delia «American Economic Association», il che ha tenuto celata Tesistenza di questo scritto che, per quanto mi risulta, non viene mai citato nella letteratura

' «Wehrwirtschaft» (come «preparedness economy») indica una struttura económica orientata, in tempo di pace, al riarmo ed in generale alia preparazione di uno scontro bellico.

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210 Pianificazione e teoria critica

secondaria. Di conseguenza è rimasto in ombra il decisivo legame, tra «Wehrwirtschaft», economia di guerra e capitalismo di stato, che si stabilisce nella teoria di Pollock. Le concordanze tra il saggio di Pollock e quello di Weil sono tali, che per brevità è opportuno accomunarli nelTesposizione. «Wehrwirtschaft» e «preparedness economy» sono per Pollock termini perfettamente equivalenti (1940, 321), che indicano il complesso delle misure governative prese per la preparazione económica ad uno scontro bellico. II termine «Wehrwirtschaft» «entro neU'uso comune nel 1935, quando il riarmo divenne 1'impulso guida delia vita económica tedesca» (came into general use in 1935 when rearmament became the leading impulse in German economic life) {ibid.), ma era contemporaneamente un termine propagandistico, con il quale i nazisti intendeyano mettere in evidenza la creazione di un vero e próprio sistema económico «nazionalsocialista», che essi presentavano come «qualcosa di fondamentalmente nuovo» (etwas grundsátzlich Neues) (Weil 1938, 201) che avrebbe «rimpiazzato» (abgelõst) quello capitalista (sul tema cfr. Broszat 1969, 178). Weil e Pollock cercano prima di tutto di capire la reale portata innovativa delia «Wehrwirtschaft», in un mo­mento in cui tutti i paesi europei — gli Stati Uniti non sono presi in esame in nessuhò del due saggi — imboccavano la strada del riarmo.

Ricco di implicazioni è il confronto tra «Wehrwirtschaft» e «Kriegs-sozialismus», da cui emerge la netta diversità delle due strutture econo­miche, nonostante la loro somiglianza esteriore. II «Kriegssozialismus» fu introdotto a conflitto già iniziato, rappresentò una risposta ad una situazione di emergenza e, come tale, destinata ad essere abbandonata alia fine delia guerra:

Die Kriegswirtschaft erscheint ais eine von zahlreichen improvi-sierten Notmafinahmen durchgesetzte Marktwirtschaft, in der die neugeschaffenen Beschrãnkungen ais Iastige Fremdkõrper emp-funden werden, die sobald wie mõglich wieder verschwinden sollen (Weil 1938, 203).

Ciò era possibile — aggiunge Pollock — perche il mercato funzio-nava ancora in modo relativamente soddisfacente: la «Wehrwirtschaft» si inserisce invece in un contesto económico ben diverso, segnato irre-versibilmente da interventi statali di un'estensione che, in tempo, di

Verso un capitalismo pianificato? 211

pace, solo un decennio prima sarebbe apparsa impensabile. In tale con­testo la «Wehrwirtschaft» si presenta solo come 1'accelerazione di un processo già da tempo avviato, ma con una differenza decisiva. II vero «salto di qualità» è compiuto nel carattere di «totalità» próprio delia «Wehrwirtschaft». Su questo le tesi di Pollock e Weil si corrispondono pressoché alia lettera:

[die Wehrwirtschaft] fordert «totale Mobilmachung aller seeli-schen, sittlichen, kõrperlichen, geistigen, wirtschaftlichen und technischen Kráfte der ganzen Volksgemeinschaft». Ein derartiges Ziel, das unter dem Gesichtspunkt der Theorie vom «totaíen Krieg» aufgestellt worden ist, mufi beim Versuch seiner Verwirkli-chung Anstrengungen zur planmàfíigen Regulierung des ganzen gesell­schaftlichen Lebens ... nach sich ziehen (ivi, 202; cors. mio). ...ali contemporary war between major powers is «total» war... Preparedness is no longer restricted mainly to the fighting forces and their needs, military and economic, but also has to protect the emotional and cultural as weil as the material needs of the civil population... The experience of ali European countries with prepa­redness shows clearly its inextricable link with centralized govern-mental plans. Total preparedness makes planning inescapable (1940, 317s. e 324; cors. mio).

Per una tale struttura económica il mantenimento di un settore «libero», non direttamente sottoposto al controllo del piano governa­tivo, è un «male necessário» (notwendiges Ubel) come per il «Kriegsso­zialismus» lo era, al contrario, la necessita dell'intervento statale (cfr. Weil 1938, 203). Pollock tenta una distinzione fra una «democratic» ed una «totalitarian preparedness economy» (da identificarsi con la Wehr­wirtschaft), in modo del tutto simile a quella proposta da Emil Lederer nel suo saggio War Economics. Per Pollock e per Lederer (Lederer 1939, 207) il tipo «democrático» (Francia e Gran Bretagna) si distingue per il carattere piii graduale delle misure prese (il riarmo di Francia e Gran Bretagna fu molto piu lento di quello tedesco e fu indotto da questo) e soprattutto per lo sforzo di disturbare il meno possibile il normale meçcanismo económico, in sintonia con i principi classici del liberali­smo. Caratteristico delia «Wehrwirtschaft» invece è la radicalità che la contraddistingue fin dai suoi inizi, conseguenza del «riconoscimento che

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212 Pianificazione e teoria critica

i metodi tradizionali degli 'affari correnti' sono inadeguati e che è neces­sário introdurre ogni sorta di innovazioni» (recognition that the tradi-tional methods of «business as usual» are inadequate and that it is necessary to introduce ali types of innovation) (1940, 318). Che tipo di innovazioni occorono è chiarito da Weil:

Die deutsche Wehrwirtschaft tritt...mit dem Anspruch auf, den bisher in der Marktwirtschaft richtungsweisenden Konkurrenzme-chanismus dauernd und tendenziell (auch hier mit dem Anspruch auf Totalitàt) durch zentralisierte, planmàfiige Regelung zu ersetzen (Weil 1938, 203; cors. mio).

Tuttavia di fronte con le necessita imposte dalla guerra «la 'liberta' capitalista è incompatibile» (Lederer 1939, 209):

Even Great Britain seems to realize that a war can neither be fought nor economically sustained with business carried on 'as usual' (ivi, 211).

In uno stadio ulteriore, metodi usati e fini perseguiti divengono i medesimi, indipendentemente dalla forma politica in cui sono adottati, e cosi Pollock lascia cadere questa differenziazione che verrà ripresa, con un altro rilievo, in State Capitalism. II limite che i due tipi di «preparedness economy» non osano e non possono valicare, è il prin­cipio delia proprietà privata, che subisce, soprattutto nella «Wehrwirt­schaft», pesanti limitazioni:

... beide halten an der Institution des Privateigentums an den Produk-ãonsmitteln grundsatzlich fest, so tief sie auch in die freie Verfugungs-gewalt des einzelnen Unternehmers eingreifen mõgen. Insofern hat die nationalsozialistische Wirtschaftspolitik so wenig mit Soziali­smus zu tun wie der sogenannte deutsche «Kriegssozialismus» des Weltkrieges {ibid.; cors. mio).

La «Wehrwirtschaft» è un sistema diretto da un piano (idêntica tesi in Lederer 1939, 209) ma che mantiene la proprietà privata dei mezzi di produzione: si vede allora, come essa «conduca già al capitalismo di stato» (bereits in den Staatskapitalismus hineinfiihrt) (ivi, 205). Pollock speci-fica lo status di «economia di transizione» delia «Wehrwirtschaft»:

Verso un capitalismo pianificato? 213 A preparedness economy is transitional in a double sense: in the narrow sense it marks the gearing of what was a peace economy to the threat of war; in the wide sense, it marks the transformation of traditional capitalism into a system whose fundamental relation are not clearly delineated (1940, 317).

Questo sistema dai contorni ancora sfuocati è appunto il capitalismo dLstato, che Pollock, come Weil4, definisce sinteticamente come segue:

An economic system may be called state capitalism where the prin­cipie of private ownership of capital is maintained but where the state gradually is becoming or has become the most important single economic factor (ivi, 324; cors. mio).

Ciò può avvenire attraverso l'appropriazione di settori produttivi, cosicché lo stato si presenta come il «piú potente capitalista» (the most powerful capitalist) {ibid.), ma ciò, come Pollock chiarirà in State Capita­lism, no_n.è affatto necessário: basta che lo stato di fatto controlli 1'eco-nomia; le forme giuridiche sotto le quali ciò avviene sono sempre secon-darie rispetto ai concreti rapporti fra le classi ed alie funzioni che spettano alie istituzioni portanti delia società capitalista. Con «capita­lismo di stato» viene indicata una tendenza, un punto d'arrivo piú o meno ipptetico, con cui si cerca di comprendere un processo in atto, nel quale la preparazione económica alia guerra riveste un ruolo chiave. Ricordando quanto detto da Pollock in Die plamvirtschaftlichen Versu­che... (cfr. 1929, 5) emerge che anche in questo momento di transizione «la politica tende ad assumere il comando sull'economia»:

The roles have been reversed. Traditional capitalism proclaimed to the state, «Stay out of business!» In an advanced preparedness economy, the state proclaims to private owners, «Give up your control of business! (1940, 322; cors. mio).

La «preparedness economy» ha tutte le caratteristiche fondamentali del capitalismo di stato, tanto che è in realtà arduq^distinguerla da questo, per quanto ne sia sottolineato il carattere preparatório, di «trait

4 «Unter Staatskapitalismus verstehen wir eine Wirtschaft, die im wesentlichen vom Staat — und damit planmáKig — geleitet wird, aber das Privateigentum an Produktíons-mitteln prinzipiell beibehalt» (Weil 1938, 205 n. l) .

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214 Pianificazione e teoria critica

d'union» e sia definita una «serra» (hothouse) in cui maturano veloce-mente i semi del «nuovo ordine» (cfr. ivi, 323). Infatti nel riassumerne la descrizione, che si articola in 5 punti, (government, capital, labor, middle classes, international trade), Pollock conclude che «nessuna delle caratteristiche essenziali del capitalismo tradizionale è rimasta intatta» (No essential feature of traditional capitalism has been left untouched) (ivi, 322), intendendo con ciò il ruolo del profitto, delia proprietà àúVimpren-ditore e dei prezzi. Certamente permangono proprietà e profitto nel loro nesso capitalistico, come è illustrato da Weil:

Soweit aber das Eigentum ais Quelle des Mehrwertbezuges fun-giert, ist die Wehrwirtschaft trotz ihrer anderslautenden Ideologie vom Boden des kapitalistischen Systems im wesentlichen nicht ab-gewichen (Weil 1938, 206).

La figura tradizionale delTimprenditore capitalista è sostituita da quella del «manager», che amministra una proprietà non sua e spesso esegue direttive impartite dal governo; vi sono ancora prezzi, ma ven­gono in realtà controllati; i profitti non vengono piu liberamente inve-stiti. Che Tantagonismo delia struttura capitalistica sia lungi dallo scom-parire, e venga, anzi, rafforzato nella Germânia nazista, è comprovato dalla distribuzione dei redditi. Dopo aver citato le statistiche tedesche (Weil 1938, 214), Weil può riassumere la tendenza in atto indicando il netto accentuarsi delia distanza fra i ceti superiori e la classe lavoratrice, in cui è assprbita gran parte del «ceto médio», ed il contemporâneo fqrmarsi di una aristocrazia operaia, relativamente ben pagata e protetta (cfr. ivi, 211-216; per il «Mittelstand», 207-8): la diagnosi di Bemer-kungen zur Wirtschaftskrise riceve un'esplicita conferma.

In modo simile a Bemerkungen..., in Economics of War si ha la formulazione di un'ipotesi che, sebbene molto meglio delineata, non è priva di punti oscuri e nodi irrisolti. II problema centrale è riproposto verso la fine del breve saggio, quando Pollock si chiede se la «total preparedness» sia un fenómeno transitório oppure tale da svilupparsi in una «preparedness economy pienamente dispiegata» (full-flegged prepa­redness economy) (1940, 325) (difficile capire perche non usi il termine «capitalismo di stato» che pure poche righe prima è definito «the logical outcome of total preparedness». Tutta la sua argomentazione induce a

Verso un capitalismo pianificato? 215

concludere che hjine delia guerra, e delia insicurezza internazionale, pro-dotta dalla «Wehrwirtschaft» e suo stesso alimento non porterà ad una revoca delle misure prese in questa fase (se non in una minima parte):

These measures not only alter parts of the system, however, but tend to create new vital institutions tvithin the economic body... After this war, specific war measures may be eliminated, but many signs portend that the very structural nexus of preparedness eco­nomy in which these war measures took root cannot be abolisbed in most european countries... (ivi 317; cors. mio).

Nonostante tut te le rilevanti somiglianze strutturali tra un'eco-nomia di pace ed una di guerra, il passaggio dalTuna alTaltra è in realtà estremamente delicato: «capitalismo di stato» e «Wehrwirtschaft» non sono idçntici ed il primo problema che si presenta per una funzionalizza-zione delia «preparedness economy» alie esigenze di una economia di pace è di natura «técnica»: le necessita belliche portano ad uno sviluppo sproporzionato delle industrie produttrici di beni capitali a scapito dei beni di consumo, e questa è una delle fonti piú pericolose di crisi5. Perciò Pollock fa notare che:

...the longer preparedness efforts continue, the greater will the disproportion between the sphere of producers goods and arma-ments on the one side and the sphere of consumers goods on the other side grow, thus setting the stage for depression of unheard-of dimensions (ivi, 323).

5 La tesi che durante un periodo di espansione sono prevalentemente gli investimenti nel settore dei beni capitali a crescere in modo sproporzionato ed a costituire il piú pericoloso focolaio di crisi, è stata concettualizzata da Aftalion e poi da Clark nella teoria dell'«acceleratore» e costituisce un fattore determinante delia teoria di Keynes (cfr. Napoleoni 1963, 90ss.).

Anche Lederer affronta il tema delia riconversione delTeconomia di guerra in un'eco-nomia di pace ma ne esclude la fattibilità (Lederer 1939, 218ss.). II volume collettaneo in cui questo testo è incluso offre un panorama delTampia discussione allora in corso sul fenómeno delTeconomia di guerra; particolarmente importanti per Pollock sono i se­guenti saggi: Autarchy di Eduard Heimann, The Costs of National Defense di Fritz Lehmann e War Finance di Gerhard Colm.

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216 Pianificazione e teoria critica

Pollock sembra pensare che solo con 1'ausilio di un piano sia possi­bile evitare questa catástrofe económica appena prospettata (cfr. ivi, 324), sebbene egli ripeta che le esigenze belliche creano una infrastrut-tura produttiva «hardly workable for any other purposes than prepared­ness on an ever increasing scale» (ivi, 323). Inoltre, mentre la prepara-zione alia guerra è un obbiettivo che permette di superare in modo relativamente agevole i contrasti di classe e quelli di interesse tra i gruppi dominanti, che normalmente ostacolerebbero 1'allestimento di un piano, ed impone di per sé, una precisa «scala di priorità», in pace si riaffacciano tutti i problemi politici derivanti da una struttura sociale antagonistica. La riflessione su questo punto — nel '40 non esplicita — sara un momento essenziale in State Capitalism. Come mostrano le rag-guardevoli affinità dell'aricolo del '40 con il saggio di Lederer sulTeco­nomia di guerra questa problemática era allora molto discussa (cfr. nn.2 e 3) ed a questo contesto Pollock rimanda esplicitamente all'inizio del saggio del ' 41 :

Nothing essentially new is intended in this article... Our aim is to bring widely scattered and often conflicting ideas into a somewhat consistem summary (1941a, 200).

Questo «understatement» nasconde che 1'intenzione di Pollock è elaborare le basi di una teoria del capitalismo di stato.

Le vicende esteme delia stesura di State Capitalism

NelPaprile del '41 Horkheimer si trasferl definitivamente a Pacific Palisades, nelle vicinanze di Los Angeles, e dalla fitta corrispondenza fra lui e Pollock è possibile ricostruire aspetti interessanti di questo periodo delia vita delTIfS e seguire la composizione degli scritti in questione. Già alia fine dello stesso mese, Pollock aveva redatto le tesi portanti di State Capitalism. Neila cerchia delTIfS vi furono súbito reazioni contrastanti; le critiche vennero da Neumann, Gurland e Grofí-mann, mentre Lõwe e Tillich furono piú positivamente colpiti dal

Verso un capitalismo pianificato? 217

saggio6. L'8 giugno la prima stesura era terminata e nella seconda meta di luglio Pollock si reco in Califórnia, ove il testo inglese fu rielaborato assieme ad Horkheimer.

Nel 1940 Horkheimer aveva scritto un saggio che, originariamente intitolato Staatskapitalismus, comparve poi nel 1942 con il titolo Autori-tàrer Staat (cfr. Cerutti 1985, 132 e Wiggershaus 1986, 314) nel volume, edito dallTfS, Walter Benjamin zum Gedàchtnis; in esso, accanto alie tesi di Benjamin Úber den Begriff der Geschichte, figurava anche Vernunft und Selbsterhaltung, concepito sul finire dell'estate del '417 , di fatto alia fine del soggiorno californiano di Pollock. Infine il 19 dicembre del '41 Pollock concluse una serie di conferenze sul nazismo , organizzate dal-1'IfS e tenute presso la Columbia University, parlando sul tema «Is National Socialism a New Order?», e col medesimo titolo il testo delia conferenza apparve nelT ultimo numero degli SPhSS, 1'effimera prosecu-zione in lingua inglese delia ZfS.

Concetto e realtà del «capitalismo di stato»

II núcleo di State Capitalism è dato dal problema già individuato da Pollock in una delle recensioni del '39 citate sopra:

Today the decisive problem of national economic policy is how_ to use ali existing resources as completely and efficiently as possibile, while preserving.a maximum of the traditional politicai values. These values are...in serious danger if the first requirement is not fulfilled. (SPhSS 1939-40, 487).

6 Cfr. le tettere di Pollock a Horkheimer del 28.4.1941 e 5.5.1941 (M.H.A. VI.31). 7 «Meine Gedanken iiber den Vernunft-Aufsatz haben weiter Gestalt angenommen.

Ich bin noch sehr in den Vorstudien, hoffe jedoch, das Manuskript bis Mitte November abliefern zu kônnen» (Horkheimer a Pollock, 18.9.1941). II saggio rappresenta il núcleo di Dialektik der Aufklarung, e per la temática trattata, e perche fu la prima forma di collaborazione diretta tra Horkheimer ad Adorno, partito da New York per Los Angeles alia meta del novembre 1941. Sulla genesi di Vernunft und Selbsterhaltung cfr. Wigger­shaus 1986, 333s..

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218 Pianificazione e teoria critica

Mantenimento del piejrxL impiegp delle risorse — in primo luogo delia forza lavoro — e di una forma democrática di governo, questi sono i problemi decisivi del momento: la prospettiva del socialismo si è definitivamente allqntanata. In apertura di State Capitalism si ha la riproposizione dello stesso tema; la forma totalitária del capitalismo di stato si presenta come una «minaccia mortale» per i valori delia stessa civilità occidentale. E allora di vitale importanza conoscere carattere e limiti di esso per chi voglia opporvisi:

Furthermore, they must be able to show in what way the democratic values can be maintained under the changing conditions (1941a, 200; cors. mio).

Pollock mira a fornire una teoria delTultimo stadio del capitalismo, il cui principale referente è il nazismo, ma che va al di là di esso; ciò significa che questo testo va letto sotto una luce diversa dalla consueta, prendendo sul serio 1'ipotesi delia variante democrática del capitalismo di stato, in cui Pollock rinviene la possibilita di salvare dalla barbárie quei valori delPilluminismo di cui la teoria critica si faceva sempre piú disperata «messaggera».

I compiti del capitalismo di stato

L'obsolescenza del mercato e dei rapporti capitalistiçi classici, dia-gnosticata nel '33, è il presupposto dichiarato delia teoria di Pollock:

We start from the assumption that the hour of state capitalism approaches when the market economy becomes an utterly inade-quate instrument for utilizing the available resources (1941a, 202).

Se per Marx il capitalismo aveva una «missione storica» da com-piere, il capitalismo di stato sorge ove il capitalismo clássico non è piú in grado, non solo di adempiere al compito di espandere la ricchezza sociale, ma di garantire la stabilità sociale. La massiccia disoccupazione degli anni '30, risolta solo con la corsa agli armamenti, la fine delia repubblica di Weimar a seguito delia crisi económica e la legittimazione

Verso un capitalismo pianificato? 219

ottenuta da Hitler col raggiungimento del pieno impiego8, ne hanno fatto il presupposto delia stabilità di un qualsiasi sistema sociale:

It is a rapidly spreading opJLnion that the creation of uninterrupted full employment has become a main economic task in ali industria-lized countries (1941b, 452 n.24).

A questo compito económico il capitalismo di stato può far fronte ricorrendo alia pianificazione económica, per la cui messa in opera, per Pollock, i presupposti tecnici dati da tempo (cfr. p. 160). La «Wehrwirt­schaft» dimostra che i rapporti di produzione capitalistiçi possono essere fino al punto di rendere operante un piano e che i gruppi dominanti sono disposti e capaci di raggiungere il compromesso neccessario fra i loro diversi interessi, al fine di salvaguardare il mantenimento delia struttura sociale esistente:

Aufier den Profiten wird die Rúcksicht auf die Aufrechterhaltung der bestehenden Machtverháltnisse eine grofie Rolle spielen (M.H.A. XXIV.6.4.).

Questa funzione politica è il secondo essenziale compito in base al quale Pollock definisce il capitalismo di stato:

Theoretically it is possible to construct an integrated model of the new organisation which might replace the outworn system, with a promise of achieving two goals: to guarantee full employment and to maintain the basic elements of the old social structure. (1941a, 203).

Nella misura in cui 1'interesse per la própria autoconservazione come classe dominate consentirá ai gruppi al potere di neutralizzare gli antagonismi alpróprio interno, e di «gestire» 1' antagonismo con gli strati subalterni, questo «modello» potra essere — piú o meno integralmente — realizzato.

8 Pollock precisa che col termine «full employment» egli si riferisce principalmente alia forza lavoro: «Full employment in the strict sense of the word can be achieved in regard to labor only. Due to technological facts, it is not possible in the case of plant and equipment» (1941a, 213).

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220 Pianificazione e teoria critica

II «modello» del capitalismo di stato Per fornire una base di discussione sulla «capacita di funzionamento

del capitalismo di stato» (the workability of state capitalism) (ivi, 200), Pollock non_fprnisce un'analisi empirica delle economie nazionali capita-listicamente piú avanzate, bensl costruisce un «modello» di una forma-zione sociale che vuole sintetizzare idealtipicamente, come lo stesso Pol­lock fa notare (cfr. ibid.), diverse tendenze reperibili empiricamente:

Social and economic developments in Europe9 since the end of the first world war are Tnterpreted as transitional processes transfor-ming private capitalism into state capitalism {ibid.).

Di fatto i tipi ideali in gioco sono due: al capitalismo di stato, punto d'arriyo ideale delia fase attuale, si contrappone come reale punto di partenza il «capitalismo privato», corrispondente al «traditional capita­lism» del saggio sulla «preparedness economy» ed al «Konkurrenzkapita-lismus» dei saggi degli anni '30. Come mostra la sua «applicazione» al caso delia Germânia (cfr. 1941b, 440) il tipo ideale pollockiano ha uno spiccato carattere euristico come termine ideale esso serve a dare un senso ad un processo ancora aperto.

Contro le obiezioni avanzate da Franz Neumann alia correttezza delTimpostazione pollockiana, Horkheimer mise in evidenza próprio questo aspetto, chiarendo i punti essenziali del método e delle inten-zioni sottostanti al saggio di Pollock:

Idealtypen sollen, meiner Meinung nach, genau die Funktion austi-ben, die sie in dem Aufsatz leisten... Sie bilden Utopien, schõne oder hâfiliche, an denen die Wirklichkeit gemessen wird...so hat er [Pollock] im Sinn der idealtypische Methode doch das Recht, gesell-schaftliche Bildungen der Gegenwart mit seiner Konstruktion zu vergleichen. Sie kann zur Beurteilung geschichtlicher Prozesse wichtig sein... (Horkheimer a Neumann, 2.8.1941; M.H.A. VI.30.49.)10.

5 In realtà Pollock fa esplicito riferimento anche agli Stati Uniti (cfr. 1941, 200 e 202).

10 Su questo punto non sono cTaccordo con 1'affermazione di Gangl per cui «Dieser Rettungsversuch wird wohl kaum der Weberschen Bestimmung gerecht» (Gangl 1987,

^cíl J<_-Ac •.!.,_,

Verso un capitalismo pianificato? 221

A Pollock preme insomma indicare la dinâmica del processo in corso, sebbene próprio costruendo un modello astratto egli offra a prima vista piuttosto un'immagine statica del reale. D'altra parte il «tipo ideale» (o «puro»), l'«utopia», la «costruzione irreale» (cfr. De Feo 1970, 41) non si pone come raffigurazione di una realtà esistente, e Pollock rimproverava a Neumann di non comprendere questo punto essenziale:

Unsere positivistischen Freunde, z.B. Neumann, kõnnen sich na-túrlich nicht damit abfinden, daE in der Empirie manches anders aussieht (Pollock a Horkheimer 11.6.1941, M.H.A. 31.VI).

La differenza tra «empiria» e «tipo ideale» sembra riformulare la distinzione tra fenómeno ed essenza, certo in modo ben poco «ortodos-so», come indicano le prime reazioni di Max Horkheimer alia lettura del saggio:

Es bringt, wie der alte Husserl zu sagen pflegte, die Dinge 'in GrifP. Die These ist schlagend: die õkonomische Entwicklung zeigt eine Tendenz zum Staatskapitalismus — úberall. Die totali-táre Form ist nur eine seiner mõglichen Formen. Wir bezeichnen sein Wesen, die Kernstruktur, und fragen uns, ob er grundsãtzlich den Kapitalismus úber die Schwierigkeiten der privaten Phase hi-nausfúhren kann. (Horkheimer a Pollock, 1.7.1941; cors. mio).

II concetto di capitalismo di stato Una delle difficoltà maggiori offerte dal saggio è la determinazione

di continuità e differenze rispetto al concetto clássico di capitalismo. Se da una parte Pollock parla di un «nuovo ordine» e di una «nuova época» contrassegnata dal «primato delia politica», bisogna sempre tenere conto che il modello non corrisponde pienamente alia realtà e che piú volte il capitalismo di stato si presenta nella realtà come una nuova fase del capitalismo; di esso accentua la fondamentale divisione in due classi ed il 218 n.2); su questo tema cfr. Weber 1922, 6s. e 18; De Feo 1970, 38ss. e 90s.. «The ideal-type does allow for a historical orientation and can easily be made to appreciate the processual character of reality» (Hearn 1975, 135 n.4).

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222 Pianificazione e teoria critica controllo sui mezzi di produzione in connessione al mantenimento del profitto. Rispetto ai molteplici termini coniati per descrivere questa nuova forma del capitalismo Pollock preferisce «capitalismo di stato» verosimilmente per la sua tradizione marxista e per la (pur relativa) cariça critica che esso conserva; ma molto opportunamente, vista la molteplicità di significati che il termine aveva assunto11, Pollock defini-sce, già nelle prime righe del saggio il significato del suo impiego:

[state capitalism] indicates four items better than do ali other sugge-sted terms: that state capitalism is the successor of private capita­lism, that the state assumes important functions of the private capitalist, that profit interests still play a significant role, and that it is nqt socialism (1941a, 201).

Continuità e differenze col capitalismo privato appaiono equili-brarsi ed intrattenere un complesso rapporto, per cui si tratta di vedere in quali relazioni reciproche gli elementi fondamentali del capitalismo si ridispqngano: esse emergeranno soprattutto nella rifunzionalizzazione del nesso «proprietà-profitto-potere».

II funzionamento económico del capitalismo di stato II problema deli'efficienza económica del capitalismo di stato coin­

cide con quello delia possibilita di una pianificazione económica capitali­stica. Come nel '32, cosi a maggior ragione nel ' 41 , Pollock è convinto che i presupposti tecnici ed economici di un'economia di piano siano dati (cfr. 1941a, 216). Le esperienze delia «preparedness economy» ne offrono una conferma ed infine Teconomia di guerra rende il piano indispensabile:

[it is] a simple and inexorable f act that coordination of ali economic efforts towards one goal is impossible under modem conditions without, to repeat from «The Economist», «a fully articulated but unified plan» (1940, 324).

11 Pollock temeva soprattutto che gli si attribuisse 1'idea di una proprietà statale dei mezzi di produzione, secondo la definizione usata da Hilferding e che anche Neumann riprende (Neumann 1942, 214); le radiei di questa definizione risalgono al concetto engelsiano di stato come «capitalista complessivo» (Gesamtkapitalist).

Verso un capitalismo pianificato? 223

L'econorn|a di guerra costituisce una svojta decisiva: la cartellizza-zione viene consapevolmente accelerata (cfr. Weil 1938, 216), gli inter­venti dello stato superano ogni limite tradizionale con la creazione di imprese statali ma soprattutto controllando gli investimenti fino ad interferire nella liberta d'azione dei capitalisti (cfr. 1941a, 209). Anche in una serie di appunti (datati 2.5.1941) intitolati «Remarks on State Capitalism» è evidenziato il nesso tra «preparadness» e tendenza al capitalismo di stato (M.H.A. VI.31.). L'ipotesi del 1933 diviene attuale: la trasformazione dei rapporti di proprietà esistenti consente una piani­ficazione; mediante essa il capitalismo di stato è economicamente supe-riore a quello privato.

In questo modello di capitalismo pianificato, Pollock ammette che sopravvivano prezzi e che il piano sia integrato dal mercato, ma in < funzione del tutto subalterna:

Prices are no longer allowed to behave as masters of the economic process but are administered in ali important sections of it...they do have thoroughly changed their character. Nothing may seem on the surface to have changed, prices are quoted and goods and services paid for in money...What remains of the market system behaves like its predecessor but its function has changed from a general manager of the economic process into a closely controlled tool (1941a, 205; cors. mio)

Influenzato dallo studio del volume di Oskar Lange, On the Eco­nomic Theory of Socialism12, anche Pollock individua nella permanenza formale di denaro, prezzi e mercato, rispettivamente nelle funzioni di unità di conto, «prezzi parametrici» e «pseudo-mercato», efficaci stru-menti di calcolo económico. Secondo Lange infatti questi prezzi non sono derivati da un «mercato concorrenziale» (competitive market), bensl guidati dalla «commissione pianificatrice» (planning board). Questi prezzi paramentrici (accounting prices) possono sostituire effica-

12 Pollock non aveva cessato di seguire il dibattito teórico sul calcolo dei costi in un'economia di piano, condotto negli anni trenta da Robbins, Hayek, Dobb e Lange. Egli cita anche i piú recenti lavori di Landauer, Heimann, Lõwe ed il volume di H. Dickinson Economics of Socialism; cfr. 1941a, 204 n. l e 205 n. l .

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cemente i prezzi di mercato poiché — come aveva mostrato Barone già nel 1908 — un prezzo non è altro che un «termine in cui sono offerte alternative» (term on which alternatives are offered) (Lange 1938, 60).

II mercato è una delle istituzioni capitalistiche fondamentali che permangono a prezzo di un completo cambiamento di funzione. Lo stesso può dirsi delia «molla» deli'accumulazione capitalistica, il profitto:

Bei dem neuen System handelt es sich nicht um eine Liquidierung der Profitwirtschaft, nur werden die Profite nicht mehr frei ver-wendet werden kõnnen, sondem unter Kontrolle investiert (M.H.A. XXIV. 6.4.; cors. mio).

II permanere del profitto testimonia, piú di qualunque altro fattore, la continuità nella diversità del capitalismo di stato rispetto al suo predecessore:

No state capitalistic government can or will dispense with the profit motive, for two reasons. First, elimination of the profit motive would destroy the character of the entire system, and second, in many respects the profit motive remains as an efficient incentive. (1941a, 205).

Marramao ha fatto notare che Pollock sceglie esplicitamente una posizione intermédia tra le due interpretazioni dominanti delia sorte del «profitto» nella Germânia nazista e nel capitalismo contemporâneo13. Secondo Pollock non si ha piú la ricerca individuale, ed incontrollata, del profitto, bensl un «profitto pianificato», che corrisponde, in primo luogo, alTinteresse dei gruppi al potere e non del singolo imprenditore:

13 «Lo statuto di categorie come interesse e profitto non viene tuttavia annullato, ma piuttosto trasferito dal terreno delia scienza económica a quello delia teoria politica e delia sociologia del potere...nel saggio sul Capitalismo di stato Pollock aveva tenuto una posizione intermédia tra marxisti ortodossi e teorici delia rivoluzione tecnológica» (Marramao 1981, 17). II testo di State capitalism è esplicito al propósito: «There are two conflicting interpetations of the role of profit interests in nazi Germany...We think that both tend to overlook the transformation of such a category as 'profit' in modern society» (1941a, 205).

Verso un capitalismo pianificafo? 225 This is the real meaning of the ideology «Gemeinnutz geht vor Eigennutz». The interest of the ruling group as a whole is decisive not the individual interests of those who form the group {ibid.).

II profitto è dunque limitato politicamente e non è piú il mezzo per acquisire crescente influenza politica, ma non solo. II profitto può essere impedito per ragioni politiche ed è 1'interesse per il potere a divenire la «molla» del sistema: il rapporto si è invertito:

The relation between property, income and social power has been thus radically altered...Politicai power...which is equivalent to the controlof the means of production, may become the source of practi-cally unlimited inçome (1941b, 444; cors. mio) another aspect of the changed situation under state capitalism is that the profit motive is superseded by the power motive...The difference, however, is...that the latter is essentialy bound up with the power pqsition of the ruling group while the former pertains to the individual only (1941a, 207).14.

II ruolo deli1'individuo è cosi drasticamente ridimensionato. Per la sua sorte, determinante non è piú la sua capacita d'iniziativa in base alie possibilita di profitto offerte dal mercato, ma 1'appartenenza ad un gruppo potente. Le relazioni individuali non sono piú mediate dallo scambiq di merci, bensl direttamente espresse da gerarçhie burocratiche e rapporti di forza politici:

Under private capitalism ali social relations are mediated by the market...Under state capitalism men meet each other as com-mander or commanded {ibid.).

Nonostante questi sostanziali cambiamenti, il controllo dei mezzi di produzione da parte di gruppi ristretti determina ancora il carattere dell'intero sistema, ed in modo piú diretto e totale che mai, próprio

14 La medesima affermazione si trova anche in Is National Socialism...?; nella Ger­mânia nazista il tasso di profitto è alto, ma è comunque controllato: «Under national Socialism, even the most powerful profit interests become subordinated to the general program..profits may be made... It is the interest of the ruling group as a whole that is decisive, and not the individual interests of those who belong to it» (1941b, 446). I profitti sono mantenuti ma è abolito il sistema dei profitti del liberalismo.

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226 Pianificazione e teoria critica

perche la mediazione dei rapporti sociali attraverso il mercato lasciava pur sempre spãzi alTindividuo. Adesso invece — lasciando da parte per il momento il problema decisivo delia composizione delia classe al potere — si ha la concentrazione di un potere enorme alia testa di un apparato che può garantire pieno impiego ed uno sviluppo económico senza crisi:

Government control of production and distribution furnishes the means for eliminating the economic causes of depressions, cumula-tive destructive processes and unemplpyment of capital and labor. We may even say that under state capitalism economics a social science has lost its object. Economic problems in the olá sense no longer exist when the coordination of ali economic activities is effected by conscious plan instead of by the natural laws of the market (1941a, 217; cors. mio).

In queste righe viene solitamente riassunto il significato del saggio: con le radiei economiche delle crisi, il capitalismo di stato eliminerebbe ogni autónoma dinâmica al suo interno. Esso stabilisce un controllo totale sui processi sociali e segna un cambiamento epocale rispetto al capitalismo concorrenziale:

The replacement of the economic means by politicai means as the last guarantee for the reproduction of the economic life, changes the character of the whole historie period. It signifies the transition from a predominantly economic to an essentially politicai era (ivi, 207; cors. mio).

La base di questa valutazione complessiva di Pollock è la constata-zione delia fine dell'«homo oeconomicus», tesi all'epoca estremamente diffusa, e soprattutto Tequívalenza «piano = fine delle leggi economi­che» tipica delia tradizione marxista. In questo modo il capitalismo di stato viene ad ereditare, quasi automaticamente, alcuni tratti del sociali­smo. In Is National socialism a New Order? questo risulta evidente:

Under national Socialism, we again observe a typical changejrom quantity into quality. The monopolistic organization nojpnger ope-rate as disturbing intruders but take over the market functions as government agents...the monopolistic phase of German economic development appears as a transitory one. During a few decades the

Verso un capitalismo pianificato? 221 organs of the new order had been developed, so to speak, in the womb of the «laissez-faire» economy. When it became evident that the old system was no longer workable, the new one sprang into being (1941b, 451s.; cors. mio).

Questo passo è interessante in quanto definisce il capitalismo mono­polístico come «fase»15 di transizione deU'evoluzione del capitalismo verso un «nuovo ordine» che sembra sostituirsi al socialismo nello schema evolutivo clássico delia filosofia delia storia marxista. La rottura con il capitalismo appare dunque particolarmente netta ed in certo modo giustifiça 1'interpretazione di Neumann per cui il modello deli-neato da Pollock rappresenta una fuoriuscita dal capitalismo. E però necessário precisare il significato delia «fine deli'economia»; 1'intricato problema delia concettualizzazione del rapporto «economia-politica» nel «tardo capitalismo» viene affrontato sia da Pollock che da Neumann nei termini classici del «primato» dell'una o dell'altra «sfera» e ciò conduce entrambi su posizioni contrapposte ed, insieme, contraddittorie. Nel «modello» di Pollock «il primato delia politica» viene a significare una rottura che, nei dettagli, non appare cosi drástica da giustificare 1'idea di un fine del capitalismo. E però chiaro che qui ritorna il problema delia distinzione tra un livello essenziale ed uno fenomenico dei cambiamenti avvenuti, owero delia definizione di un'«essenza» del modo di produ­zione capitalistico. Ma che questa, una volta identificata nei «rapporti di produzione» non possa essere espressa che, funzionalisticamente, come nesso di una pluralità di fattori emerge in Is National Socialism...?. Al fine di stabilire dei cxjteri per giudicare la novità del «nuovo ordine» Pollock propone cinque parametri, di cui uno solo propriamente econó­mico16. La conclusione cui egli giunge ripropone il problema delia diversa qualità del nuovo sistema nella sua somiglianza formale con il vecchio:

15 In una tabeliã dedicata alie «Comparative Dynamics» di vari sistemi sociali, com-presa tra gli studi preparatori degli anni quaranta, Pollock riassume gli elementi caratte-ristici delle «società classiste basate sulla disposizione sopra i mezzi di produzione da parte delia classe al potere» (class societies based upon command over the factors of production by ruling class): il capitalismo monopolístico è descritto a sé, ma è definito come P«ultima fase» del capitalismo privato (M.H.A. XXIV. 10.).

16 I parametri che definiscono «le caratteristiche essenziali delia società moderna» (the essential characteristics of modem society) (1941b, 440) sono: «1) the ruling class. 2) the integration of society. 3) the operation of economic life. 4) the relation between

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228 Pianificazione e teoria critica To summarize: ali basic concepts and institutions of capitalism have changed their functions (1941b, 445).

Ma ciò significa un cambiamento di qualità: esso si esprime nelTabo-lizione delia legge del valore, per cui la «produzione è per l'uso e non per il profitto» (production is for use and not for profit) (ivi, 446). Ad iHustrare al meglio quanto detto possono essere citate alcune «battute» delia Discussion on the Theory of Value:

B.: The market laws lose their qualities...when the process of coor-dination which they perform, is taken care of ante festum. They not only lose their power, they simply disappear. A. : The last consequence of your thesis would be that the coordina-tion of the process of production no longer takes place by the detour of «values in exchange» but is carried through directly in terms of «value in use». B. : This is exactly what I think will take place under planned capitalism... A. : This implies that the «law of value» is put out of operation. B. : I am not terrified by such a statement... (M.H.A. XXIV.6.1.)

Qui appare evidente la paradossalità delia tesi di Pollock rispetto un'interpretazione ortodossamente marxista: egli immagina un capita­lismo senza legge del valore, che può apparire realmente un «non capita­lismo». Ma la fine delia legge del valore non equivale alia fine dei problemi economici.

Fine deli'economia? La struttura económica del «nuovo ordine» appare come una

«gabbia d'acciaio» od un «mondo amministrato» diretto, nella migliore delle ipotesi, da tecnocrati e burocrati, oppure da un «Fiihrer» e dal suo seguito. Tale sistema dai tratti «asiatici» non pare nemmeno lasciare speranze di evoluzione. government and governed. 5) the role of individual.» (ibid.). Mi sembra rilevante che Pollock premetta che solo se vi è accordo sulle «caratteristiche essenziali del nostro sistema sociale» sara possibile un accordo riguardo la natura del nazionalsocialismo: «For those who refuse agreement, the answer will be meaningless» (ibid.). Molto proba-

Verso un capitalismo pianificato? 229

A mio parere State Capitalism contiene elementi che portano ad attenuare il carattere monolitico del sistema e la sua impermeabilità alie crisi. La «fine deU'economia» annunciatavi equivale piuttosto a fine del mercato e delle sue «leggi naturali», ovvero incontrollabili. Ma con ciò non scompaiono i problemi economici, próprio nel senso indicato da Weber e da Robbins di scelte sulTutilizzo di risorse scarse per scopi plurimi tra loro concorrenti. Scompare Teconomia politica, come «scienza delle leggi del mercato» e tentativo di risolvere i problemi economici «nel vecchio senso», ma permangono i problemi teorici di un'economia di piano. L'equazione «economia = leggi del mercato» è riduttiva rispetto al concetto condiviso da Horkheimer e Pollock, in quanto ne rimangono esclusi i rapporti di produzione. II permanere di rapporti di produzione capitalistiçi — cioè del nesso «controllo mezzi di produzione-profitto», per quanto alterato — diviene un fattore politico di disturbo delia pianificazione. La tesi di Oskar Lange che «il problema di un'economia socialista non è un problema económico ma politico e sociológico» (the problem of a socialist economy is not an economic problem but a politicai and a sociological one) (Lange 1 9 3 8 , 2 4 e 3 7 ) è fatta própria da Pollock:

The discussion on planning has come to a point where it seems as if the arguments raised against the technical workability of such a general plan can be refuted. The genuine problem of a planned society does not lie in the economic but in the politicai sphere, in the principies to be applied in deciding what needs shall have prefe-rence (1941a, 204; cors. mio).

La «fine delTeconomia» implica che le patologie ed i limiti del capitalismo di stato (il titolo completo del saggio è State Capitalism. Its possibilities und limitations) non derivano da «leggi economiche del vec­chio tipo o di uno nuovo» (ivi, 217), ma — oltre che da «condizioni naturali» — «dalla struttura stessa delia società che il capitalismo di stato cerca di perpetuare» (from the very strucuture of the society which state capitalism seeks to perpetuate) {ibid.). I problemi economici, attraverso

bilmente Pollock si riferisce al núcleo delle sue divergenze con Neumann.

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230 Pianificazione e teoria critica

il ricorso al piano, subiscono uno sdoppiamento, di vengono tecnici e politici; e mentre quelli tecnici sono risolvibili in modo relativamente agevole, «tutt'altra questione» è vedere come lo sono quelli pojitici, derivanti dal permanere di rapporti antagonistici. II tradizionale pro­blema chiave delia scelta di una scala di priorità presuppone la ricompo-sizione di diversi interessi dei gruppi al potere tra di loro e, in misura variabile, con quelli degli strati subalterni.

In our discussion we started always from the assumption «given a general plan» (ivi, 218) .

II capitalismo di stato sta e cade assieme a questo presupposto, la cui attuazione è tanto piú difficile, quanto piú acuto — per un motivo od un altro — si faceia T antagonismo sociale; e, a questo livello, il sistema è carico di tensioni. L'esigenza di mantenere pieno impiego e profitti soddisfacenti, assieme alTutilizzo delia pianificazione, promuove una considerevole espansione económica: per evitare il mancato utilizzo (o la distruzione) di forze produttive il piano dovrà anche prevedere un adeguato tasso di espansione delia domanda, che comunque è destinata a scontrarsi con il sottoconsumo strutturale ai rapporti capitalistiçi. Queste esigenze contraddittorie determinano il movimento delle forma-zioni economiche statalcapitalistiche. Del resto 1'immagine del capita­lismo di stato come sistema immobile contrasta anche con una delle «ipotesi metodologiche» poste da Pollock all'inizio di Is National Socia­lism...?:

N o social system is static (1941b, 441) .

Le due versioni del capitalismo di stato

L'esame delle caratteristiche del capitalismo di stato totalitário e di quello democrático (cfr. 1941a, 221) consente di approfondire la tesi appena esposta: come in Die gegenwàrtige Lage des Kapitalismus... anche qui è la composizione delia classe al potere che determina il carattere di un'economia di piano e, con questo, i suoi limiti:

Verso un capitalismo pianificato? 231 It will be seen that planning in an antagonistic society is only in a technical sense the same tool as that used by a society in which harmony of interests has been established (ivi, 2 1 9 ; cors. mio).

Sebbene il piano sia funzionale anche a rapporti capitalistiçi la loro irrazionalità è destinata a riverberarsi su di esso.

II capitalismo di stato totalitário II nazionalsocialismo è il sistema che piú si avvicina al modello

pollockiano di capitalismo di stato autoritário e, pur tenendo nel debito conto le differenze tra realtà e tipo ideale, su alcuni aspetti si può stabilire un'identità. Tuttavia il nazismo diverge dal «modello» su di un punto significativo:

National socialism has not created a planned economy so that the whole economic life might be directed and performed according to a weil conceived and detailed plan. Its so-called Four Years Plan has never been published, because it does not exist and must be consi-dered a mere ruse to enforce concentration of control and speedup of armament production (1941b, 444; cors. mio).

Ma questo non sembra a Pollock un motivo di debolezza per Teco­nomia nazista. II piano è stato di fatto sostituito dalT«obbiettivo di riarmare in modo piú rápido ed efficiente possibile» (goal of arming as speedily and efficiently as possible) (1941a, 204) e Teconomia tedesca si è orientata secondo la corrispondente «scala di priorità». L/effetto è comunque equivalente:

Such central steering of the whole economy leads to the actual disappearance of the market as the steering wheel of production (1941b, 445; cors. mio)17.

17 Anche dal dattiloscritto «Is H.A. Wallace's Pint of Milk a day...?» risulta che Pollock non considerava indispensabile un piano globale come negli anni '20, ma riteneva sufficiente un insieme di controlli coordinati basati su una «scala di priorità» (cfr. M.H.A. XXIV. 6.4.).

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232 Pianificazione e teoria critica

Ciò comuque basta perche la «quantità si trasformi in qualità» e si possa definire il nazismo «capitalismo di stato» (o «economia di coman­do»):

Using these labels, I do not wish to imply that national Socialist Germany is a fully developed state capitalism or a total command economy. I want to stress that the new German system comes closer to these economic concepts than to those of «laissez faire» or of monopoly capitalism (ivi, 450).

II carattere idealtipico di queste categorie appare qui chiaramente. II nazionalsocialismo ha dunque messo in piedi un'economia di guerra estremamente efficiente ed ha cosi «risolto» il problema técnico dell'al-lestimento di una scala di priorità e quello politico deHutilizzo delle capacita produttive, assieme a quello dell'insorgere di conflitti aU'in-terno del próprio gruppo dirigente:

Under a totalitarian form of state capitalism the state is the power instrument of a new ruling group, which has resulted from the merger of the most powerful vested interests, the top ranking per-sonnel in industrial and business management, the higher strata of the state bureaucracy (including the military) and the leading fi­gures of the victorious party's bureaucracy (1941a, 201).

Questa è anche la composizione dello strato che detiene il potere nella Germânia nazista18, per il quale Horkheimer non è piú disposto ad usare il concetto di «classe» ma piuttosto quello di «racket» (cfr. p. 249), in sintonia con la constatazione di un «cambiamento qualitativo nella classe al potere sotto il nazionalsocialismo» da parte di Pollock (1941b, 443). II timore delia perdita dei rispettivi privilegi («the fear of common dangers»; ivi, 441) compatta questi quattro gruppi, e nondimeno gli antagonismi fra essi sono estremamente pericolosi:

18 «Under National Socialism four groups are in control which are dinstinctly marked from each other, have conflicting interests, but are nevertheless bound together by common aims and the fear of common dangers. These four groups are big business, the army, the party and the bureaucracy» (1941b, 441).

Verso un capitalismo pianificato? 233 Conflicting interests within the ruling class might thwart the con-struction of a general plan (1914a, 218).

Con un piano malcostruito, con cui interferiscono continuamente interessi divergenti cade il presupposto stesso delia stabilità del capita­lismo di stato: le eventuali difficoltà economiche di questa formazione provengono próprio dalla sfera politica:

Unless adequate provisions are made for overcoming these differen-ces, bad compromises and continuous struggle will arise (ibid. 294).

Questa considerazione non sembra valere per il nazismo però, nella attuale fase delia guerra; per Pollock esso non sara distrutto da tensioni interne. Un capitalismo di stato totalitário deve far fronte anche ai problemi del dominio assoluto sulle masse:

Conflicting interests, however, do not operate in the ruling group only. Since totalitarian state capitalism is the expression of an antagonistic society at its worst, the will to dominate from above and the counter-pressure from below cut deeply into the pseudo liberty of state capitalist planners...Politicai considerations interfere at evey step with the construction and execution of an optimum plan (ivi, 219; cors. mio).

L'idea di una società basata su rapporti razionali continua, in fondo, a fungere da punto di raffronto. L'«ottimo económico» presuppone la «vera» liberta del pianificatore che presuppone la creazione di un'ar-monia sociale. La sicurezza económica, base delPintegrazione nella «Volksgemeinschaft» data dal pieno impiego è pagata economicamente con un basso livello di vita, con la'perdita di ogni liberta ed infine con la mobilitazione generale. I nazisti non impiegano le aumentate capacita produttive per elevare lo standard di vita delia popolazione, bensl per il rápido riarmo. Ricompare «sotto mentite spoglie» il «método di Procu­ste»19: le forze produttive non vengono materialmente distrutte, ma lo

" II nazionalsocialismo permette consistenti profitti in quanto mantiene un elevato sfruttamento delia forza lavoro ed un basso tenore di vita: il nesso profitto-sottoconsumo rimane ma non genera crisi da sovraproduzione per effetto del controllo statale sulTeconomia. Per motivi politici il nazismo preferisce produrre «cannoni» piut­tosto che «burro» e quindi esso può autoconservarsi solo in vista di uno scontro bellico.

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234 Pianificazione e teoria critica

stato sostiene la domanda e orienta la produzione alia preparazione delia guerra per soddisfare le proprie esigenze espansionistiche, arricchire i gruppi dirigenti e rafforzarne il potere. Per Pollock la volontà politica si mescola alia necessita politica di mantenere basso il livello di vita delia popolazione:

It is a widely spread error that the most dangerous revolutions are instigated by the most miserable strata of society. The revolutio-nary craving for liberty and justice found its most fertile breeding ground not among the paupers but among individuais and groups who were themselves in a relatively better position (ivi, 220).

Tutta la struttura messa in piedi dal nazismo è orientata verso una politica espansionistica: il programma autarchico, congiunto al riarmo, si scontra con la tradizionale povertà di materie prime tedesca e giusti-fica economicamente la necessita di uno «spazio vitale» (cfr.Weil 1938, 211). Evidentemente questa tesi di Pollock si regge tutta sull'ipotesi che sia una sostanziale crescita del tenore di vita che, alTopposto, una massiccia disoccupazione siano estremamente, ed ugualmente, perico-lose per il dominio totalitário:

If our assumption is correct that totalitarian state capitalism will not tolerate a high standard of living for the masses and cannot survive mass unemployment, the consequence seems to be that it cannot endure in a peace economy (ibid.; cors. mio).

In Bemerkungen zur Wirtschaftskrise si rintraccia una simile connes­sione tra sviluppo culturale e benessere delle classe operaia e le sue capacita rivoluzionarie (cfr. p. 193). Tuttavia il suo riutilizzo in questo contesto, soprattutto in una forma piuttosto infelice (cfr. p. 246) mi pare il punto debole delTargomentazione di Pollock. È comunque chiaro

Aila connessione tra antagonismo sociale, sottoconsumo e riarmo si accenna anche nel dattiloscritto del 30.6.1942: «Die Grenzen einer solchen Gesellschaft kõnnen darin gesehen werden, dais sie weiter antagonistisch bleibt... Solange der Weltstaat (auf kapitalistischer Grundlage) nicht verwirklicht ist, wird das Unterkonsumptionsproblem zu einem erheblichen Teil durch immer grõBere Riistungen gelõst werden» (M.H.A. XXIV 6.4.3.).

Verso un capitalismo pianificato? 235

che egli vuole mostrare che il sistema è talmente poco statico che non potra fare a meno di arrestare la sua «politica di aggressione» prima di aver «conquistato il mondo intero» (the policy of aggression [will] not come to a standstill before one state has conquered the entire world) (ibid.; la stessa tesi si ritrova in 1941b, 449).

In conclusione il nazismo ha allestito un'economia di guerra — né avrebbe potuto f ame a meno — e deve vincere la guerra per sopravvive-re20. Certamente Pollock non credeva ad una vittoria militare nazista; lo testimonia un telegramma che inviò a Horkheimer aU'indomani dell'at-tacco giapponese a Pearl Harbour:

Convinced, japanese aggression removed last obstacles allied victory (M.H.A. VI.32.).

Ciononostante dieci giorni dopo, nella sua conferenza sul nazional­socialismo alia Columbia University, egli tenne a evidenziare la superio-rità económica del «nuovo ordine» e la sua compattezza interna. Verosi­milmente, nel momento in cui gli Stati Uniti entravano in guerra, Pol­lock voleva sottolineare che la fine del nazismo poteva venire solo «dalla opposizione delle altre nazioni non totalitarie» (1941b, 455), da una sua sconfitta militare:

We ali expect that Germany will suffer military defeat and that the national Socialist system will disappear from the earth (ivi, 454).

Pollock temeva una sottovalutazione delle capacita del nazismo e Horkheimer era probabilmente dello stesso avviso se di State Capitalism evidenziava che:

The article attempts to destroy the wishful idea that fascism must eventually disintegrate through disharmonies of supply and de­mand, budget deficiencies or unemployment (Horkheimer 1941, 198)

20 Da questo punto di vista, la teoria del capitalismo di stato di Pollock fornisce le basi per una teoria dell'imperialismo, rispettando un nesso marxista tradizionale. Tra gli studi che prepararono e accompagnarono State Capitalism era un progetto di ricerca sull'«imperialismo tedesco» (M.H.A. XXIV. 6.5.).

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236 Pianificazione e teoria critica

L'insistenza di Pollock sulla superiorità económica del capitalismo di stato serve anche a distruggere un'altra «wishful idea», cioè che sia possibile ritornare ad un'economia di mercato e che si debba farlo per evitare il pericolo del totalitarismo, che è uno dei motivi ricorrenti negli scritti di Horkheier e Pollock delia fine degli anni '30:

If our assumption of the approaching end of the era of private capitalism is correct, the most gallant fight to restore it can only lead to waste energy and eventually as a trail-blazer for totalitaria-nism (1941a, 200).

L'unica alternativa al totalitarismo è intravista da Pollock non piú nel «socialismo», bensl nel capitalismo di stato democrático, in quanto esso possiede la stessa efficienza económica. La Speranza di Pollock è che i valori del liberalismo possano essere mantenuti, anche se la loro base económica è scomparsa.

II capitalismo di stato democrático Lejsperanze che Pollock ripone in questa formazione sociale sono

vincolate dalla condizione che sia possibile ottenere gli stessi risultati economici del nazionalsocialismo con mezzi politici diversi, ossia in un'e-conomia di pace:

If the democracies can show that economic security must not be tied up with the loss of liberty but can be achieved under demo-cratic conditions, then I dare to forecast that the new order of National Socialism will be followed in Germany and elsewhere by an infinitely superior democratic new order (1941b, 455).

Certamente nel saggio di Pollock, al di là delia proposizione del problema, non si trovano approcci concreti, non dico ad una teoria, ma nemmeno ad una concettualizzazione in positivo delia forma democrá­tica del capitalismo di stato. Néjaare esserci per essa un riferente ogget-tivo esplicito come è il nazionalsocialismo per la forma totalitária, seb­bene, quando parla di «nazioni democratiche», logicamente Pollock

Verso un capitalismo pianificato? 237

abbia in mente Stati Uniti e Gran Bretagna che alia fine del '41 erano gli unici avversari del fascismo mondiale, naturalmente assieme aH'Unione Soviética.

L'URSS presenta forse le affinità piú grosse col modello tracciato da Pollock di capitalismo di stato autoritário, come ha rilevato Andrew Arato21. Però Pollock la esclude esplicitamente dalla sua categorizza-zione poiché «la proprietà privata dei mezzi di produzione non esiste piú nemmeno nella forma modificata e ridotta discussa sopra» (1941a, 221 n . l ) , sebbene il testo lasci intendere che, per la definizione del capita­lismo di stato, è determinante 1'effettivo potere di disposizione sui mezzi di produzione da parte di un'elite, indipendentemente dai rap­porti giuridici in cui si attua.

Se questo può essere un aspetto delia «congiura del silenzio» messa in atto da Horkheimer nei riguardi delTURSS, per quanto alTinterno dellTfS le sue vicende fossero sempre seguite con attenzione22, una ragione sostanziale per cui l'URSS rimane marginale rispetto alia pro­spettiva aperta da Pollock è che essenzialmente questa ha di mira i problemi che, nel dopoguerra, il mondo occidentale si troverà ad affron-tare, quando la riconversione delTeconomia di guerra fará inevitabil-mente riaffiorare il tema delia disoccupazione e tendenza alia crisi del capitalismo. Senza far riferimento a tale temática non si coglie un aspetto determinante del tentativo di elaborare una teoria del capita­lismo di stato:

Ali plans for internai post-war reconstruction start with the as­sumption that more or less permanent government controls will have replaced «laissez-faire» methods both in the national and in-ternational sphere (ivi, 223).

21 Nel suo saggio Autoritàrer Sozialismus und die Frankfurter Schule (in Honneth-Wellmer 1986, 193ss.). Arato, sottolineando le somiglianze tra il modello sviluppato da Pollock e la struttura económica delTURSS, ritiene secondario che la definizione di «capitalimo di stato» non sia ad essa applicabile, in quanto lo sarebbe il modello. Manca tuttavia ogni indizio che il sistema soviético abbia giocato nelTelaborazione di State Capitalism e Autoritàrer Staat il ruolo centrale che Arato gli attribuisce.

22 Nel M.H.A. sono conservati molti articoli di giornali e riviste che si occupano delia società soviética ma nella corrispondenza tra Horkheimer e Pollock non si trovano che pochi e vaghi accenni alPURSS; cfr. Dubiel 1978, 91ss..

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238 Pianificazione e teoria critica

Questa prospettiva si definisce a partire da quattro ipotesi che sono cosi riassumibili: 1) necessita di garantire il pieno impiego come presup­posto di stabilità e legittimità del sistema; 2) tendenze autoritarie insite nella struttura económica attuale e loro potenziale altamente distrut-tivo, come testimoniato dal nazionalsocialismo; 3) impossibilita di un puro e semplice «ritorno al mercato»; 4) caduta delia prospettiva delia realizzazione di una «società razionale». II capitalismo di stato democrá­tico (e con ciò Pollock intende essenzialmente un sistema retto secondo i tradizionali principi demoçratici, in cui la ripartizione delia ricchezza sociale permetta sicurezza económica e benessere diffuso) appare allora come 1'unica via d'uscita da questa situazione, anche se ciò non dice molto riguardo la sua effettiva attuabilità. Inoltre la «teoria critica», il che vuol dire, a partire dal '42, Horkheimer ed Adorno non sembra avere piú Papparato categoriale né 1'interesse per sviluppare questi spunti contenuti embrionalmente in State Capitalism". La categoria «ca­pitalismo di stato democrático» eredita alcuni aspetti delia «società razionale», ma ne può essere solo una pallida ombra, del tutto priva delle profonde connessioni tra la teoria di Horkheimer e quella di Pollock che quel concetto riassumeva.

Tuttavia dietro la domanda, a prima vista retórica, «chi controlla il controllore» (1941a, 221)24, con cui Pollock riassume le proprie diffi­coltà concettuali e quelle politiche reali di un capitalismo di stato demo­crático, sta un intreccio di problemi che si presentavano con la piú pressante urgenza:

23 L'apprezzamento dimostrato praticamente da Horkheimer in piu occasioni per la democrazia americana non si tradusse in un percettibile apprezzamento teoretico del problema delia democrazia. La «Prefazione» al numero degli SPhSS dedicato al nazio­nalsocialismo (in cui si legge «For more than eight years the government of this country has attempted to overcome the difficulties of the prevailing economy incorporating into it elements of planning...The unprecedented governmental power necessarily associated with state capitalism is now in the hands of a democratic and humanitarian administra-tion»; Horkheimer 1941, 198s.) rimane un episodio a carattere prevalentemente «politi­co». In questo, oltre la diffidenza marxista per la «democrazia formale», ha probabil-mente avuto notevole peso «Pesperienza storica delTinanità delTarchitettura costituzio-nale weimariana» (Cerutti 1985, 125).

Tale domanda è posta anche da Karl Mannheim in Mensch und Gesellschaft im Zeitalter des Umbruchs e Neumann scrive a Horkheimer polemicamente che avrebbe proposto volentieri Pollock per la «cittadinanza onoraria di Mannheim», se le bombe alleate non 1'avessero rasa al suolo.

Verso un capitalismo pianificato? 239 It is of vital importance for everybody w h o believes in the value of democracy that an investigation be made as to whether state capita­lism can be brought under democratic control (ivi, 224) .

Coerentemente Pollock dedico gli anni successivi alio studio dei problemi economici del dopoguerra nel tentativo di sviluppare in un libro la sua teoria, come risulta dal materiale di archivio25.

In una lettera a Lõwenthal deli'11 settembre del '43 (M.H.A. VI. 16) Horkheimer gli palesa 1'intenzione di dividere 1'istituto in due se-zioni, una filosófica e 1'altra dedicata agli «studi sull'economia del dopo­guerra» (studies on post-war economy), idea in seguito abbandonata, ma che corrisponde perfeitamente agli interessi specifici dei due direttori, ormai nettamente divergenti, oltre a implicare 1'abbandono definitivo del programma di ricerca originário.

Significativamente State Capitalism si conclude con una lunga serie di domande che potrebbero e vorrebbero essere il punto di partenza per una serie di ricerche ed una «teoria del corso storico dell'epoca presen­te», come le ultime righe dei saggi del '32 e '33:

H o w can we get effective use of our resources, yet, at the same t ime preserve the underlying values in our tradition of liberty and demo­cracy?... W h a t measures are necessary to guarantee control of the s tate b y t h e majority of p e o p l e i n s t e a d of b y a small minor i -ty? . . .How can the disintegrative mot ive forces of today be replaced by integrative ones? [ibid.).

Ma contrariamente a dieci anni prima, 1'IfS si trova quasi in stato di liquidazione e Horkheimer preferisce continuare la sua impresa teórica come filosofo delia «dialettica dell'illuminismo» piuttosto che come so­ciólogo.

25 In M.H.A. XXIV.6.6., si trova 1'indice di un libro in 16 capitoli, intitolato State Capitalism ed in varie lettere e «Memoranda» di Pollock riaffiora questo progetto (p.es. lettera a Horkheimer del 17.10.1941) che suscitava il deciso scetticismo di Lõwenthal («his attempts in social and economic theory will lead him nowhere», Lõwenthal a Horkheimer 29.10.1942).

Nell'ambito di questo progetto Pollock tenne nei locali dellTfS una conferenza sul tema «British Post-War Planning» (Pollock a Horkheimer, 26.11.1942) e raccolse una gran mole di materiale documentário sui problemi delTeconomia del dopoguerra.

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240 Pianificazione e teoria critica La polemica con Neumann e la teoria critica fino a Dialekt ik der Aufklárung

II dibattito sul nazionalsocialismo si svolse in un'atmosfera tesa che certo ne mino la produttività ed i contrasti tra Pollock e Neumann non furono un fatto isolato. L'episodio piú importante è la rottura di Erich Fromm con 1'istituto che coincise con 1'assunzione di un ruolo di cre­scente rilievo da parte di Adorno, spia di un cambiamento nelTorienta-mento degli interessi del direttore. II caso di Fromm è emblemático di quella miscela di divergenti interessi teorici, difficoltà finanziarie ed idiosincrasie personali che risultò determinante per lo scioglimento del gruppo intorno a Horkheimer negli anni '40.

Anche i rapporti con la Columbia University erano caratterizzati da molte piccole incomprensioni e reciproca diffidenza, che aveva anche origine dalTatteggiamento di isolamento tenuto dallTfS nei primi anni delTesilio come riconobbero Horkheimer e Lõwenthal26. Gli studi sul nazismo sono 1'ultimo tentativo di attuare, sulle pagine delia rivista dell'istituto, uno sforzo teórico collettivo, ma la controvérsia che divise i membri delTIfS in questa occasione mostra come fossero lontani dal realizzare quell'interazione di ricerca empirica guidata filosoficamente vagheggiata da Horkheimer dieci anni prima.

Le critiche di Franz Neumann Non è mia intenzione affrontare un esame delTintera controvérsia

cui contribuirono direttamente oltre a Neumann, Gurland e Kirchhei-mer, le cui posizioni vengono solitamente descritte unitariamente come centrate sull'ipotesi di un permanere del «primato delTeconomia» e sull'analisi empirica delle modificazioni istituzionali ed economiche che

26 «Since we came into this land we may have made many mistakes. I mentioned one of them when I said that we neglected social contacts and public appearance. We also should have taken a greater part in university activities» (Horkheimer a Pollock 9.6.1943; M.H.A. VI. 33.465.).

Lõwenthal defini 1'istituto nei suoi anni americani come un'«isola» (Lõwenthal 1980, 60).

Verso un capitalismo pianificato? 241

caratterizzano il nazismo. Ad essi si contrapporrebbero invece Adorno, Horkheimer e Pollock in quanto sostenitori del capitalismo di stato27. Mi limiterò piuttosto a ricostruire i motivi di fondo delia polemica tra Pollock e Neumann (vi ho già accennato cfr. p. 220) cercando contem­poraneamente di illuminare, anche attraverso 1'esame delia loro corri-spondenza con Horkheimer, la posizione di quest'ultimo. Questi, nella corrispondenza con Neumann, mira a difendere le tesi di State Capita­lism che a lui paiono piú rilevanti, senza però prendere decisamente posizione contro Neumann. Che tutta la polemica abbia lasciato le cose come stavano, appare, oltre che dal testo di Behemoth, in cui si ritrovano tutte le critiche a Pollock espresse per lettera a Horkheimer, anche dalla corrispondenza tra questi e Pollock successiva alia pubblicazione del volume di Neumann. II successo di Behemoth fa sperare a Horkheimer che Neumann trovi presto una sistemazione professionale presso la Columbia University e sul libro aggiunge:

I think you know I have very strong doubts about various of its aspects. The way how he attacks you with very cheap arguments without mentioning your name is only one of them (Horkheimer a Pollock, 13.5.1942; M.H.A. VI.32.)

Pollock, dicendosi pienamente d'accordo, conclude: ...his book has many undesirable aspects and its success is only partly deserved. (Pollock a Horkheimer, 18.5.1942; ivi).

Oltre che dalle evidenti animosità personali28, il dibattito fu reso poço fecondo, prima di tutto, dai diversi intenti perseguiti da Neumann e Pollock. Mentre questi voleva delineare le tendenze di sviluppo epo-

27 Per la ricostruzione del dibattito sul nazionalsocialismo cfr.: /Wiggershaus 1986, 315ss. ; Dubiel-Sõllner 1984, 7ss.; Sõllner 1979, 156ss.; Jay 1979, 224sí.)dubiel 1978, 96ss.; Marramao 1981, l l s s . ; Gangl 1987, 209ss. che fornisce un'analisi piú centrata su Pollock e Neumann.

28 Ciò è chiaramente espresso in una lettera di Neumann: «Pollock glaubt, daí!» mein Urteil úber seinen Aufsatz deshalb so abfâllig ist, weil ich ihn nicht leiden kann. Wieso er zu dieser Auffassung kommt, weifs ich nicht. Anlafs zu dieser Annahme habe ich ihm nicht gegeben, das scheint eine fixe Idee bei ihm zu sein» (Neumann a Horkheimer, 23.7.1941; M.H.A. VI. 30.54.). A questa lettera Horkheimer risponde tentando di smorzare diplomaticamente i contrasti: «Lassen Sie bitte die vielfáltigen Probleme,

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242 Pianificazione e teoria critica

cali del capitalismo, Neumann vuole fornire un'analisi empirica del nazismo e legge State capitalism solo in questa prospettiva, anche perche, quando la polemica ha luogo, Pollock non ha ancora scritto Is national Socialism a New Order?. Infatti le critiche di Neumann contro il ricorso al «tipo ideale» sono si metodologiche, ma denunciano principalmente la mancanza di un'analisi empirica del sistema nazionalsocialista:

Ich vermisse vollkommen den Nachweis wie sich aus Kapitalismus nicht-Kapitalismus ergeben kann. Meiner Ansicht nach kann dieser Nachweis nur auf Grund einer sehr materialhaltigen Analyse z.B. Deutschlands gefúhrt werden...das Material widerspricht jeder These Pollocks (Neumann a Horkheimer 23.7.1941).

Questa fu infatti la via scelta da Neumann per confutare in Behe­moth le teorie del capitalismo di stato ed il saggio di Pollock sul nazismo può anche essere visto come una replica a questa obiezione di Neumann. Leggendo Behemoth si può però constatare che le descrizioni date dal nazionalsocialismo da Pollock e Neumann sono ampiamente coinciden-ti2 '; la polemica va dunque ricondotta ai motivi delia diversa valutazione dei medesimi dati. Aila fine del próprio «faticoso viaggio attraverso Teconomia nazionalsocialista» (Neumann 1942, 315) egli riassume il cammino percorso:

II nazionalsocialismo ha coordinato le molteplici e contraddittorie interferenze dello stato in un sistema che aveva una sola finalità: la preparazione delia guerra imperialista... Riconosciuto questo, la struttura económica appare chiara. La preparazione delia guerra

die...in gegenwãrtiger Zeit die Beziehung gefáhrden kõnnen, das was uns gemeinsam ist, nicht verdunkeln und wenn ich von Gemeinsamkeit rede, so schliefie ich Pollock nicht weniger ein ais mich» (Horkheimer a Neumann, 2.8.1942; M.H.A. 30.49.)

29 Le concordanze di maggior rilievo si riscontrano nella valutazione del carattere imperialistíçò del nazismo (Neumann 1942, 420), e delia composizione delia classe al potere (ivi, 325ss.); a livello económico nella ammissione che esiste un controllo dei prezzi, che 1'automatismo del mercato è ridotto al minimo (ivi, 279ss.) che il mercato del lavoro è del tutto «amministrato» (ivi, 319) come pure il settore creditizio (ivi, 295). A questo livello una differenza decisiva è però che Neumann nega che vi sia un controllo degli investimenti, in quanto i grandi «Konzern» possono ampiamente far ricorso alPau-tofinanziamento (ivi, 286ss.).

Verso un capitalismo pianificato? 243 totalitária...comporta 1'organizzazione del sistema económico, Tin-corporazione delTintera economia nella struttura monopolística e, pur usando questo termine con riluttanza, una pianificazione. Questo significa che 1'automatismo del libero mercato è stato fortemente ridotto. Ma il capitalismo sopravvive (ivi, 325; cors. mio).

Fondamentalmente Neumann ripercorre la medesima linea argo-mentativa di Pollock (sintetizzabile nel nesso «economia di guerra-piano»), ma tiene polemicamente a sottolineare che il nazismo è ancora capitalismo, in quanto per lui il capitalismo di stato non è piu definibile come tale. Ma se questo può essere vero per altre teorie del «primato delTeconomia» che Neumann assimila del tutto a quella di Pollock30, per essa ciò è perlomeno discutibile, come anche Horkheimer rileva di passaggio31. Ed è questo «pre-giudizio» di Neumann a costituire la base di tutte le sue critiche:

Pollocks Idealtyp impliziert einen Sprung von einer Wirklichkeit (dem Kapitalismus) in eine andere Wirklichkeit, die nicht mehr Kapitalismus ist (Neumann a Horkheimer, 23.7.1941).

La difficoltà di accordarsi su una definizione del nazionalsocialismo deriva insomma da una divergenza sul concetto di «capitalismo» (cfr. n. 16) e Talternativa «primato delTeconomia» o «primato delia politica», che è qui in gioco, «coinvolge la lettura del paradigma marxiano nella sua interezza» (eine Alternative, die das Verstãndnis des marxschen

30 Dei sei punti su cui si articolano le teorie del «primato delia politica» secondo Neumann (cfr.Neumann 1942, 214) solo tre possono essere correttamente riferiti a quella di Pollock; si tratta infatti delia fine del mercato del lavoro, delPaffermarsi del manager al posto del tradizionale capitalista, e delia sostituzione del motivo del profitto con quello del potere, che per Pollock vale solo nel senso di una mutata relazione e hon di una sostituzione lineare. II «modello» pollockiano non prevede invece la sostituzione di capitale pubblicò a quello privato, né Pidea che esista un blocco monolítico al potere.

Anche Gangl (Gangl 1987, 220) attribuisce erroneamente a Pollock Pidea di Law-rence Dennis che Pimportanza delle innovazioni tecnologiche sia ridotta a zero (per la quale il testo di Pollock non offre il minimo appiglio) oltre a quella delia sostituzione delia spinta al profittto con la spinta al potere.

51 «Selbst wenn es richtig ist, dafá das von Pollock entworfene System kein Kapitali­smus ware, woriiber ich jetzt nicht diskutieren will...» (Horkheimer a Neumann, 2.8.1941).

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244 Pianificazione e teoria critica

Paradigmas ais ganzes betrifft) (Dubiel-Sõllner 1984, 17). Neumann rinvia implicitamente a questo problema di fondo definendo il concetto di «capitalismo di stato» come «una contradictio in adiecto» (Neumann 1942, 211). In appoggio alia própria tesi si riferisce al seguente passo di Rudolf Hilferding:

Der Begriff des «Staatskapitalismus» ertrágt keine õkonomische Analyse. Sobald der Staat zum alleinigen Besitzer aller Produk-tionssmittel wird macht er das Funktionieren der kapitalistischen Wirtschaft unmõglich, beseitigt den Mechanismus selbst, der den õkonomischen Kreislauf in Bewegung bringt (Hilferding 1940, 291; cit. in Neumann 1942, 211).

II saggio di Hilferding prosegue definendo il capitalismo come «eco­nomia di mercato» (Marktwirtschaft) e Vautonomia delle leggi del mer­cato come il «connotato decisivo del modo di produzione capitalistico» (das entscheidende Kerinzeichen der kapitalistischen Wirtschaft) {ibid.), come traspare già dal testo sopra riportato.

Molto verosimilmente Neumann si basava su un concettqdi «capita­lismo» coincidente con autonomia (e «primato») delle leggi di mercato, mentre in Pollock esso è definito a partire da una delerniihata struttura dei rapporti di produzione. Tale punto di partenza consente a Pollock di concepire un sistema che, pur eliminando le leggi di mercato, sia ancora definibile come capitalistico, sebbene con tutte le precisazioni del caso, poiché conserva inalterato (o addirittura esaspera) il carattere antagoni-stico dei rapporti capitalistiçi. Neumann non accetta — come Adorno — 1'idea di un antagonismo capitalista e di una crisi del sistema non fondati su di un'autonoma dinâmica económica32. II nazionalsocialismo, per Neumann, è «capitalismo monopolistico totalitário» e, in quanto tale, è minato da insanabili contraddizioni economiche:

32 Marramao ha indicato le opposte intenzioni che animano Pollock e Neumann; il primo esalta la «Zweckmãísigkeit» del «nuovo ordine» fino ad «operare un ribaltamento lineare dello schema ortodosso di dipendenza delia politica dalTeconomia» (Marramao 1981, 24). Neumann incappa in «un'aporia opposta ma in un certo senso speculare a quella in cui si era imbattuta 1'analisi di Pollock» (ivi, 37). Per Marramao, nel descrivere il nazionalsocialismo come «caos», «non stato» — un «Behemoth» appunto — Neumann smarrisce ogni possibilita di rendere ragione delia sua stabilità ed efficienza.

Verso un capitalismo pianificato? 245 ...può essere che il nazionalsocialismo si avvii a diventare uno «stato guarnigione», inteso da Harold Lasswell come uno stato diretto esclusivamente dai pofessionisti delia violenza. Può darsi che il partito, nelPeventualità di un conflitto esproprierà 1'indu-sjtria. Sara la fine del capitalismo? Non lo credo (Neumann 1942, 418; cors. mio).

Questa ostinazione a non abbandonare, neanche in un caso simile, il concetto di capitalismo si spiega con la convinzione che le uniche con­traddizioni dalle quali si possa sperare la fine del nazismo sono quelle economiche. Poiché queste permangono ed anzi si riproducono ad un livello superiore d'intensità, il «sistema totalmente monopolizzato» deve servirsi di un apparato di potere totalitário per tamponarle (cfr.Neu­mann 1942, 320). Ben diversamente da Horkheimer e Pollock33, Neu­mann sottolinea, in modo ortodossamente marxista, il potenziale di resistenza presente nella classe operaia — soprattutto degli operai spe-cializzati, cui vengono aggiunti gli ingegneri — a causa delia sua posi­zione alPinterno del processo di produzione e delia sua «esperienza poli­tica e culturale» (ivi, 420). Cosi può rimproverare a Pollock il suo «pessi­mismo»:

Der Aufsatz dokumentiert weiterhin eine vollkommene Hoffnungs-losigkeit. Der Staatskapitalismus wie Pollock ihn konzipiert kann das Millennium werden. Die Ausbeuter von heute kõnnen die Er-lõser von morgen werden. Sogar Pollocks Freund Lõwe...mufste die Mõglichkeit zugeben (Neumann a Horkheimer, 30.7.1941; M.H.A. VI. 30. 58.).

33 Horkheimer stesso rileva questa divergenza teórica: «If there exists any theoretical difference between us it pertains to the optimism which you show...with regard to...some of the deeper lying issues of society itself...also to some anthropological issues...namely the impossibility of a long-term split personality...as a matter of fact the split of the ego which, as you know, is one of the main theses of the article on the End of Reason, has a long pre-history» (Horkheimer a Neumann, 2.6.1942). Wiggershaus riassume il pensiero di Horkheimer riguardo a Behemoth come segue: «es war material-reich...aber es versagte auf der theoretischen Ebene, da es die entscheidende, die 'kulturanthropologische' Problematik verfehlte» (Wiggershaus 1986, 325s.).

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246 Pianificazione e teoria critica

Anche in Behemoth ritornano la medesima argomentazione e Pac-cusa di «pessimismo» (cfr. Neumann 1942, 214). Neumann coglie giu-stamente 1'intenzione di Pollock di porre dei limiti al capitalismo di stato totalitário nelPimpossibilità di elevare il livello di vita generale e nel ricorso obbligatorio ad un'economia di guerra, ma ha buon gioco nel ridurre polemicamente questa ipotesi ad una «legge psicológica» per cui «la pancia piena favorisce la liberta di pensiero» (ivi, 213). Egli obbietta che non vi sono motivi per escludere che un regime autoritário possa innalzare il benessere delle masse, senza temere per la própria sopravvi­venza. Ma Neumann non accetta soprattutto che il livello di vita appaia determinabile praticamente a piacimento dalla classe al potere, e non vi siano leggi economiche che impediscano ad Hitler di divenire il «bene-fattore del popolo tedesco» (ivi, 214).

Pur semplificandone di molto P argomentazione — la gestione del potere, nel modello di Pollock, riposa su un difficile compromesso e sulla presenza di forti interessi confliggenti che non possono esssere superati dalla volontà (per quanto «granitica») di un «Fúhrer» — si può dire che Neumann, pur in modo paradossale, abbia coito correttamente Pinten­zione di Pollock; egli voleva infatti mostrare che la «sicurezza econó­mica» e Pefficienza erano state raggiunte nel nazismo «al prezzo di una totale brutalizzazione delia società» e che potevano (e dovevano) esserlo con mezzi politici non totalitari.

Infine è próprio Pidea di Neumann che un regime repressivo possa garantire il benessere — anche solo económico — di tutti a rivelarsi contraddittoria dal punto di vista di Pollock34: in occasione di una discussione del 30.6.1942, alPosservazione di Marcuse, análoga a quella di Neumann, che il capitalismo di stato potrebbe assumere le funzioni del socialismo, Pollock risponde:

34 Forse spinto dalla própria «vis polemica», Neumann cade in un'evidente contraddi­zione su questo punto, quando sostiene che per placare un'eventuale rivolta delle masse, i gruppi dominanti in un capitalismo di stato potrebbero instaurare «una società senza classi» e divenirne i leader (Neumann 1942, 214): ma evidentemente una vera società senza classi realizzerebbe le aspirazioni delle masse e significherebbe la fine dei gruppi dominanti in quanto tali e non una cooptazione da parte di questi degli elementi sociali loro ostili.

Verso un capitalismo pianificato? 247 Wor in liegt der Schrecken dieses Zustands, w o fehlt es noch an Freiheit, w e n n jeder so viel hat, wie er sich wúnschen kann? die Bedúrfnisse d e r M e n s c h e n w e r d e n b e f r i e d i g t ( M . H . A . XXIV.6 .4 . ) . 3 5

Questa visione delia liberta come liberta dai bisogni materiali, questo «materialismo senza illusioni» ricorda molto da vicino la critica horkheimeriana alia trasfigurazione metafisica delia rivoluzione da parte di Lukacs:

Dringender ais dafi die Menschen anders werden, ist heute , dafi es ihnen besser geht (Horkheimer 1985 , 266) .

Essa è al polo opposto delle preoccupazioni per una «fine delia cultura» dovuta al soddisfacimento dei «bisogni» che si espressero nei cofloqui californiani su Brave New World di cui Brecht dà sommaria-mente — e sarcasticamente — notizie nel suo Arbeitsjoumal (cfr. Hork­heimer 1985, 563ss.).

Stato autoritário e dialettica deWilluminismo Anche qui i testi di Horkheimer saranno esaminati solo dal punto di

vista del loro rapporto con quelli di Pollock. In relazione agli specifici problemi suscitati dalla controvérsia tra Pollock e Neumann, Hork­heimer pare, in complesso, orientato a sottolineare i lati pessimistici di State Capitalism:

Zu prognostizieren ist unter den gegebenen Verhâltnissen mit logi-scher Sauberkek, die Herrschaft und immer nur die Herrschaft, und nicht ihre Úberwindung (Horkheimer a Neumann, 2 . 8 . 1 9 4 1 ; M . H . A . VI .30 .51 . ) 3 6 .

35 Dalla meta di luglio fino alia fine delT agosto 1942 a Los Angeles, Horkheimer, Adorno, Marcuse e Pollock discussero a piú riprese assieme a Gúnther Anders, Hans Reichenbach, Brecht ed Eisler sulla «teoria dei bisogni» ed uno dei temi principali dibattuti fu ii nesso tra «soddisfazione dei bisogni materiali-libertà-socialismo» alia luce delia tesi che il capitalismo possa garantire un diffuso benessere sociale (cfr. Hork­heimer 1985, 559ss.).

36 Riguardo il tramonto dello «stato autoritário» gli scritti di Horkheimer dal '39 al '42 mostrano repentini sbalzi dal piú totale pessimismo ad accenti di speranze rivoluzio-

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248 Pianificazione e teoria critica

Le critiche di Horkheimer alie bozze di State Capitalism si concen-trano sulÍ'immagine troppo «razionale» del capitalismo di stato fornita da Pollock:

Ein schwieriges Problem wird es sein, den Irrtum einer Partei-nahme fúr die 'totalitarian answer' zu vermeiden (Horkheimer a Pollock, 30.5.1941).

Un mese dopo ritorna, piú articolata, la medesima obiezione: Der grõfite Teil (der Anmerkungen) dringt auf knapper Formulie-rung...ein anderer auf Vermeidung des Mifsverstándnisses allzu-grofier Sympathie mit dem Staatskapitalismus...Wenn ich einen allgemeinen Wunsch formulieren solhe, so wáre es, dai? die Ver-flochtenheit und Zweideutigkeit der Phánomene mehr ins Auge fiele...daB alies weniger starr administrativ aussahe (Horkheimer a Pollock, 1.7.1941).

In effetti la struttura económica tracciata da Pollock colpisce per la sua «Zweckmáftigkeit» ed ugualmente in Is National Socialism...? sembra che il nazismo abbia costruito una società totalmente razionalizzata, una vera e própria «macchina» in cui i principi del «scientific management» si estendono in ognisèttore delia vita. I successi economici e militari del nazismo37 sono spiegati come il risúltato di una radicale «applicazione dei migliori metodi disponibili in tutti i campi» (1941a, 206 n . l e 2); anche i rapporti interpersonali sono soggetti a questo principio onniper-vasivo:

narie, che manifestano Pincapacità di cogliere a livello categoriale tendenze contrarie all'affermarsi totalizzante del «dominio». Horkheimer ipotizza un benjaminiano «Sprung aus der Geschichte», auspica 1'infrangimento delia «cortina di terrore che sola nasconde ormai la verità» (Horkheimer 1942, 74) e si appella alia disperazione stessa («die Mõglichkeit ist heute nicht geringer ais die Verzweiflung», Horkheimer 1940a, 71; «fiir den Revolutionàr ist die Welt schon immer reif gewesen», ivi, 64) ed alie passate esperienze rivoluzionarie, alia Comune parigina, agli eventi russi del 1905 [ivi, 64] — ma non alPottobre del '17 — ed al «sistema dei consigli» (cfr. Cerutti 1985, 141)!

Non va dimenticato che fino alTinizio del '42 la Germânia non aveva ancora conosciuto sconfitte militari; la «Wehrmacht» aveva invaso gran parte delPEuropa ed era giunta, alia fine del '41, vicinissima a Mosca.

Non vi è però dubbio che Pollock sopravvaluti la razionalità nel senso di «efficienza económica e técnica» — del nazismo (sul tema cfr. Broszat 1969).

Verso un capitalismo pianificato? 249 The two-sided rationality subjecting rulers and ruled to the same formulas has been replaced by a one-sided technical rationality. The uppermost concern of the government is the precision and speed with which its rapidly changing orders are executed (1941b, 447).

Horkheimer, pur riconoscendo questo elemento aveva rimandato già nel '39 (cfr.Horkheimer 1939, 43) al carattere predatório e «gangste-ristico» del sistema nazista e tento di sviluppare una «racket theory» che avrebbe dovuto costituire una riformulazione delia teoria delle classi marxiana, ormai antiquata alia luce dei nuovi rapporti di dominio in-stauratisi col nazismo38: anche in questo si esprimeva la sua convinzione del mutato carattere delT época. Nonostante la divergente percezione dell'irrazionalità del nazismo, Horkheimer quindi si trova, in linea gene­rale, d'accordo con Pollock; non è disposto a rinunciare alTidea di un avvicinarsi del capitalismo di stato e la difende apertamente dalTobie-zione di Neumann che la Germânia «non si trova anche soltanto appros-simativamente in una fase statalcapitalistica» (sich...auch nicht nur an-náhernd in einem staatskapitalistischen Zustand befinde; Neumann a Horkheimer, 23.7.1941):

Andererseits kann ich mich von der Engels'schen Meinung, nach der die Gesellschaft auf eben diesen [il capitalismo di stato] hin-strebt, nicht frei machen. Ich mui? daher annehmen, daí? uns diese Periode mit grofier Wahrscheinlichkeit noch droht, was mir den Wert der Pollock'schen Konstruktion, ais Diskussionsgrundlage fúr ein aktuelles Problem, trotz aller Mángel, weitgehend zu begrúnden scheint (Horkheimer a Neumann, 2.8.1941).

II ricorso ad Engels non è solo una mossa per deviare su di lui le critiche di Neumann a Pollock; in apertura di Autoritàrer Staat Hork­heimer si riferisce próprio a questa tesi di Engels, il che è un primo

58 I primi consistenti accenni alia «racket theory» si trovano in Vernunft und Selbster­haltung ma va soprattutto ricordato un saggio di Horkheimer scritto nel '43, ed origina­riamente destinato alia pubblicazione, intitolato The Sociology of Class Relattons. Schmid Noerr ne sintetizza cosi il contenuto: «Im vorliegenden Text schreibt Hork­heimer den Klassenbegriff der Marxschen Kritik der politischen Okonomie historisch und begrifflich dem Konkurrenzkapitalismus im engeren Sinn zu. Demgegeniiber hãlt er fiir die Analyse monopolistíscher Strkturen eine Theorie des Racket...fiir angemesse-ner» (Horkheimer 1985, 76).

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250 Pianificazione e teoria critica

indizio che le tesi ivi espresse non dipendgnqda State Capitalism come, del resto, comprova la datazione del saggio (cfr. p. 217) anteriore di un anno a quello di Pollock. Prima di Pollock, Horkheimer aveva formulato la «sua» teoria del capitalismo di stato in Autoritàrer Staat e in Die Juden und Europa, che reca in calce all'ultima pagina 1'indicazione: «terminato nei primi giorni del settembre 1939».

Nel saggio del '39 si trovano le medesime tesi di State Capitalism: An die Stelle des Tausches mit der Arbeit tritt das Diktat iiber sie... Die herrschende ^Klasse hat sich gewandelt... Die totalitare Gesellschaft hat õkonomische Chancen auf lange Frist... Die Oko­nomie hat keine selbstándige Dynamik mehr. Sie verliert ihre Macht an die okonomisch máchtigen...nur ist das Ende der politi­schen Okonomie erreicht... Fiir den Faschismus ais Weltsystem wáre okonomisch kein Ende abzusehen (ivi, 36, 38 e 40).

E, non a caso, Autoritàrer Staat era originariamente intitolato «Staatskapitalismus»; per Horkheimer l'avvento del capitalismo di stato risulta dalle leggi oggettive di sviluppo del capitalismo privato e delTim-potenza soggettiva del movimento operaio. Horkheimer non pare lasciare spazio alia posssibilità di un capitalismo di stato democrático:

Der Staatskapitalismus ist der autoritãre Staat der Gegenwart... In allen seinen Varianten ist der autoritãre Staat repressiv... Trotz der sogenannten Krisenlosigkeit gibt es keine Harmonie. Auch sofern der Mehrwert nicht lãnger ais Profit eingestrichen wird, geht es um ihn... Auch wenn Eliten heute gemeinsam gegen ihre Võlker ver-schworen sind, bleiben sie immer auf dem Sprung, sich von Jagdge-bieten etwas abzujagen... Freilich wird die Fesseíung der Produk­tivkrafte von nun an ais Bedingung der Herrschaft verstanden und mit BewuBtsein ausgeiibt (Horkheimer 1940a, 56 e 62).

Anche qui la concordanza con Pollock va fin nei minimi particolari: ma altrettanto rilevante di questa anticipazione di State Capitalism da parte di Horkheimer, sono le sue divergenze dalla prospettiva indicata da Pollock; 1'esclusipne di una variante democrática, il particolare risalto dato alia mostruosità del sistema, anche mediante l'indicazione delTuso «parodistico» delia pianificazione, fanno apparire lo stato autoritário davvero come un «Behemoth» che però non conosce avversari. La tesi

Verso un capitalismo pianificato? 251

delia continuità tra liberalismo e fascismo è portata adesso alie ultime conseguenze ed il giudizio sul primo riceve una curvatura globalmente negativa:

Aber die totalitare Ordnung ist nichts anderes ais ihre Vorgángerin, die ihre Hemmungen verloren hat. Wie alte Leute zuweilen so bõse werden wie sie im Grunde immer waren, nimmt die Klassenherr-schaft arrí Ende der Epoche die Form der Volksgemeinschaft an...Der Faschismus ist die Wahrheit der modernen Gesellschaft, die von der Theorie von Anfang an getroffen war (Horkheimer 1939, 34).

La tesi delia continuità tra liberalismo e fascismo viene radicaliz-zata; essa conduce a riçonsiderare il liberalismo dalla prospettiva del suo esito. La «ricaduta nella barbárie» rappresentata dal nazismo, gli fa assumere sempre piu nel pensiero di Horkheimer il carattere di un «interludio» (Zwischenspiel), alia cui fine si presenta in tutta la sua immediatezza quel tratto autoritário che 1'aveva sempre, sotterranea-mente, caratterizzato39. Nello stesso momento, però, Horkheimer rompe in alcuni punti con questa tesi e sembra pensare che la «verità delia società borghese» rappresenti, in realtà, un'altra formazione so­ciale.

La pianificazione giunge a realizzazione alTinterno dello «stato au­toritário»; essa è impiegata per perpetuare rapporti di dominio e si assiste cosi ad una perversione dello scopo originário del piano:

Mit jedem Stúck erfiillter Planung sollte urspriinglich ein Stíick Repression uberflúBig werden. Statt dessen hat sich in der Kon-trolle der Plane immer mehr Repression auskristallisiert (Hork­heimer 1940a, 72).

" Significativo è anche il mutato giudizio sulla rivoluzione francese come la radicale riconduzione del pensiero e deli'agire «borghese» al principio económico: «Nicht die Ideen sondem der Nutzen bestimmt das Biirgertum. 'Die revolutionâren Anderungen herbeizufuhren' sagt Mornet 'hat man sich erst entschieden, weil man dariiber nachge-dacht...'. Nachdenken heiík hier kalkulieren. Soweit die Revolution iiber die okono­misch wiinschenswerten Ziele hinausschob, wurden die Dinge spãter wieder einge-renkt...Auch die radikalere, durch den Sturz der Terroristen unterbrochene Entwick­lung wies nicht bloís in die Richtung grõfierer Freiheit. Schon damals war man vor die Wahl verschiedener Formen der Diktatur gestellt» (Horkheimer 1939, 46s); cfr. anche Cerutti 1985, 142s..

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252 Pianificazione e teoria critica

Come per Pollock — sebbene «pianificazione sia lontana dall'equi-valere a socialismo» (1941a, 212 n. 1) — il piano non equivale ad un puro «strumento» di «ingegneria sociale» il suo impiego sotto il fascismo ne contraddice la lógica interna:

The plan conceived and executed in the interest of private eco­nomic groups, is constantly obstructed by the changing necessities of the power politics within and without, while the popular needs it pretends to satisfy are frustrated (Horkheimer 1941, 196)

La premessa per la riformulazione e trasvalutazione delia dimen­sione utópica delia teoria critica in termini di «conciliazione tra uomo e natura», che si compie in Dialektik der Aufklãrung, è il definitivo abban-dono teoretico delT utopia concreta data dal concetto di «società raziona­le», a partire dai saggi del '39-'40, Die ]uden und Europa e Autoritàrer Staat; 1'avvento del capitalismo di stato, «stato autoritário del presente», sancisce, assieme alPefficienza del piano, la fine dei presupposti teorici delia pensabilità di una «società razionale».

Ma 1'abbandono dell'«utopia concreta» non consegue direttamente dalla «falsa» realizzazione del piano nel nazismo, poiché non è dalla pianificazione che si sviluppa il processo che porta al totalitarismo: per Horkheimer la «lógica interna» del piano non conduce al dominio:

Nowhere under fascism can the planful organization of social life follow out its inner logic, for it can nowhere shape society according to human needs and potentialities... The blind calculative rationa­lity of business, so bitterly denounced by fascism, has carried over to authoritarian society... Now, in authoritarian society, this selfsame irrational rationality becomes madness with method (ivi, 197; cors. mio).

II processo che Horkheimer vede svolgersi è quindi piuttosto 1'oppo-sto: la lógica del dominio, la razionalità del calcolo económico, delTinte-resse soggettivo, deli 'autoconservazione, si è impadronita delia pianifica­zione per piegarla alia própria natura. La «razionalità calcolistica», svi-luppatasi nella cura del singolo per la própria autoconservazione ha definitivamente corroso dall'interno la «ragione» ed assoggettato a sé l'«individuo», riducendolo ad elemento totalmente fungibile del «pia-

Verso un capitalismo pianificato? 253

no». II nazismo «supera» la contraddizione tra individuo e società elimi­nando 1'identità individuale, invece di modellare la società secondo le esigenze del suo sviluppo. La ragione è privata delia sua multidimensio-nalità, in quanto è ridotta al principio di autoconservazione (cfr. Hork­heimer 1942). Nella «fine delia ragione» vengono trascinati anche «quei concetti portanti delia civiltà occidentale» (Stammbegriffe der westli-chen Zivilisation; ivi, 41) che, al pari di essa, fondavano 1'idea di una «società razionale». Assieme alTindividualità autónoma si perde, per la teoria critica, il potenziale di razionalità depositato in quei concetti e la prospettiva utópica perde cosi ogni aggancio positivo con la storia, che diventa essenzialmente solo «storia del dominio».

In conclusione è il nesso «individuo-piano-ragione» a perdere il valore emancipativo che gli era originariamente próprio, venendo, al-1'opposto, a rispecchiare il perpetuarsi dei rapporti di dominio. In questa mossa teórica, che ho esposta qui molto schematicamente, va individuata la svolta che conduce a Dialektik der Aufklãrung. Per com-pierla Horkheimer non aveva bisogno delle tesi di State Capitalism poiché aveva già posto le basi delia sua lettura del capitalismo contempo­râneo in Die Juden und Europa e Autoritàrer Staat.

Meno bisogno ancora ne aveva Adorno, il quale attaccò il saggio di Pollock con altrettanta decisione di Neumann:

Hier verwandelt sich die Hõlle in eine Hierarchie von Biirqs. Dazu ist das ganze so thesenhaft...formuliert...ganz à part von der undia-lektischen Annahme, daJS In einer antagonistischen Gesellschaft eine nicht antagonistische Okonomie mõglich sei (Adorno a Hork­heimer, 8.6.1941).

Adorno non accettava 1'ipotesi di un capitalismo di stato democrá­tico (cfr.Wiggershaus 1986, 317) e consigliò Pollock di abbandonarla del tutto come egli stesso riferisce:

Die Ausfiihrungen iiber die demokratische Variante des Staatskapi­talismus machen mir die grõíken Schwierigkeiten...Teddie [A-dorno] meint, man sollte sie ganz weglassen, aber ich halte das fúr falsch. (Pollock a Horkheimer, 16.6.1941)

Quello che Adorno trovava errato era infine la sottolineatura delia «ZweckmãEigkeit» del nazionalsocialismo:

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254 Pianificazione e teoria critica Was sich perpetuiert, scheint mir nicht sowohl ein relativ stabiler und in gewissem Sinn sogar rationaler Zustand ais eine unablássige Fòlge von Katastrophen, Chãos und Grauen... (Adorno a Hork­heimer 2.7.1941, cit. in Wiggershaus 1986, 317).

II fatto che Adorno abbia proposto ad Horkheimer di fondere il saggio di Pollock con Autoritàrer Staat e pubblicare questo a nome di entrambi, conferma quanto già appare da queste citazioni: Adorno ve-deva che le posizioni teoriche sua e di Horkheimer venivano a coinci-dere, mentre avvertiva la divergenza dalla prospettiva delineata da Pol­lock di un ordine económico efficiente che avrebbe potuto essere stabi-lizzato democraticamente.

In conclusione, vi sono buone ragioni per rivedere 1'interpretazione di Dubiel, secondo cui lo scarso peso delle categorie economiche in Dialektik der Aufklãrung, sarebbe una conseguenza delia «fine delTeco­nomia» annunciata in State capitalism40: è inoltre paradossale che i motivi del «pessimismo» del libro di Horkheimer e Adorno vengano ricercati nelle tesi pollockiane (cfr. Brick-Postone 1982) invece che nelle cate­gorie filosofiche dei due autori.

Se la dedica «a Friedrich Pollock» posta, in occasione del suo cin-quantesimo compleanno, sul frontespizio delia prima edizione di Dia­lektik (intitolata Philosophische Fragmente), vuole esprimere ricono-scenza, questa deriva piú dal supporto materiale offerto al libro da Pollock, con la sua funzione di «watchdog on the eastcoast», che ad un debito teórico.

40 «Fiir Adorno und Horkheimer bot Pollocks Theorie die...õkonomische Rechtferti-gungdafúr, eine õkonomische Analyse der Gesellschaft nicht mehr fiir mõglich und nõtig zu halten» (Dubiel 1978, 100). L'ipotesi senz'altro suggestiva, anche perche logicamente semplice, va a mio parere letta solo nel senso che Horkheimer ed Adorno leggono selettivamente (nel senso appena visto) nell'analisi di Pollock una conferma di una diagnosi già formulata. Come ha mostrato Gangl Tassenza in Dialektik der Aufklã­rung di categorie economiche è apparente, poiché è frutto delia loro sostituzione con termini piú vaghi (cfr. Gangl 1987, 236). Dubiel stesso, del resto, nota la presenza di argomentazioni «werttheoretisch» in Dialektik, non attribuendo loro, però, che il valore di un «civettamento» con la terminologia marxiana. Con esse, invece, viene rielaborata Tipotesi di stampo weberiano-lukacsiano di una «reificazione totale», di cui protagonista è la razionalità strumentale calcolistica; in ciò è visibile Timpronta decisiva di Adorno. Attraverso di lui il nesso lukacsiano «valore-feticismo-reificazione» diviene determi­nante nelle analisi condotte in Dialektik der Aufklãrung.

Conclusione

L'ipotesi hilferdinghiana del «cartello generale» (Generalkartell), piú volte menzionata, è un costante punto di riferimento per Pollock, inizialmente come caso limite di pianificazione capitalista (cfr. 1932, 18 e 1933, 349), succcessivamente come tendenza reale dello sviluppo capi­talistico «post-liberale». Nel '42, riassumendo la tesi delTavvento del «capitalismo di stato», Pollock sosteneva che «di fatto la situazione si sviluppa nel senso di un cartello generale» (in der Tat die Entwicklung im Sinne eines Generalkartells vor sich geht) (M.H.A. XXIV.6.4.). Oltre che nelTipotesi delia pianificabilità del capitalismo, concordanze tra Pollock ed Hflfele&ig si rintracciano nelTadesione ad una teoria delia erigi da «sproporzione», in cui la categoria centrale è quelk-di «anarchia» ed è lasciata cadere la legge delia caduta tendenziale del saggio di profitto. Sembra, dunque, che gli assunti teorici ed i risultati finali delle indagini pollockiane siano interamente riconducibili nel-Talveo delia tradizione teórica dominante nella socialdemocrazia wejme-fiana, in quella línea di pensiero, tradizionalmente indicata come «revi­sionista», che, partendo da Tugan-Baranowsky, culmina in Rudolf Hil­ferding.

A questa conclusione giungono Barbara Brick e Mqishe PpgtOjBf e Manfred j j ang l la ripropone, mostrando le affinità tra le posizionídi Pol­lock e dei maggiori teorici delia SPD sulla crisi e sul nazionalsocialismo (cfr. Gangl 1987, 171 n. 1, 175 n. 1 e 209). La loro tesi é riassumibile nella clássica critica rivqlta a «reyisionisti» ed economisti «borghesi»: Pollock~disIocherebbe le cause delia crisi dalla sfera delia produzione a quella delia circolazione, in quanto la concepisce come «limjta^ziõne_dL una capacita produttiva attraverso la fornia di distribuzione, definita at-

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256 Pianificazione e teoria critica •

traverso i rapporti di proprietà ed il mercato» e quindi misconoscerebbe la distinzione mapciana «essenza-Fenomeno», rimanendo, positivistica-mente, alia <<superfiçie» delia realtà sociale (Gangl 1987, 172 n. 3): il ri­corso alia dialettica «forze produttive-rapporti di produzione»^^^ rebbe in una canónica teoria delia crisi da realizzo, supporto di tutta la linea politica «rinunciataria» deli'SPD; questo atteggiamento permar-rebbe in Pollock, condensato nelle tesi centrali di State Capitalism, da cui si travaserebbe in Dialektik der Aufklãrung sotto forma di «pessimismo critico»; 1'incapacità di reperire contraddizioni «reali» — cioè econo­miche — nel capitalismo uscito dalla «grande crisi» porta alia rinucia ad una critica fondata sulle categorie economiche, ad un concetto astratto di dominio, alia filosofia delia storia racchiusa nella «dialettica deU'illumini-smo». Voler stabilire un nesso diretto tra il «pessimismo» di State Capita­lism e Dialektik der Aufklãrung significa — come ho già detto — sottova-lutare le contraddizioni reperite da Pollock nel suo saggio e non teher conto delle trasformazioni di «lungo periodo» nel pensiero di Hork­heimer che lo conducono, a partire dal ' 41 , alia strettissima collabora-zione con Adorno. La lettura tradizionale di State Capitalism si basa in­fine sulla suddetta assimilazione delia teoria di Pollock a quella di Hilfer­ding che mi pare fortemente deformante.

Innanzitutto tale lettura non è in grado di giustificare le ripetute critjche portate da Pollock ed alia t pria_„della, socialdemqcrazia (sulla teoria del denaro, sulla «questione agraria», sulla «Wirtschaftsdemokra-tie»), per nonparlare dellaHneapolitica. Credo di aver già a sufficienza mostrato come la teoria delia crisi di Pollock, pur permanendo nejT âm­bito delle teorie delia crisi^da realizzo, attraverso la teoria del valore sia saldamente agganciata alia dialettica «forze-rapporti» in un modo che non permette drattribuire la cause delia crisi a disturbi nella sola. sfera delia çircplaziojie — che sarebbero allora semplicemente sanabili attra­verso politiche redistributive. In Bemerkungen zur Wirtschaftskrise il rifiuto di fali «terapie anticrisi», proposte da parte socialdemocratica, è espresso chiaramente, próprio a partire dalle sue basi teoriche:

Da keine prãstabilierte Harmonie zwischen dem Wachstum der technischen und organisatorischen Krãfte einerseits und den Herr-schafts- und Verwertungsbediirfnissen des Kapitals andererseits be-steht, vielmehr beides immer wieder miteinander in Konflikt

Conclusione 251 gerát, so handelt es sich nicht einfach um die technische_Aufgahe, den Verteilungsapparat auf denselben Stand zu bringen wie.die Pro­duktion, oder um eine «zweckmãfíigere Verteilung» der Einkommen, sondem um das nur aus der gesellschaftlichen Situation in seiner

>' ' ganzen Tragweite zu verstehende Problem einer Anpassungder Produk­tivkrafte an die Produktionsverhàltnisse (1933, 340; cors. mio).

Molto schematicamente si può dire che questo «adattamento» non avviene mediante una riyojnzjpne. socialista, come era nelle speranze di Horkheimer e Pollock, ma mediante Teconomia di guerra, che realizza le premesse per un passaggio al capitalismo di stato. Che Pollock non. individui T «essenza» del.capitalismo, ed il núcleo delia crisi, nelle con­traddizioni immanetrá afla _formájmerce, non significa automaticamente che egli lo collochi nella sfera deÚaj okgione, né che la contrapposi-zione «piano-mercato» indichi due soluzioni meramente «tecniche» al problema delle modalità delia riproduzione sociale. Ma soprattutto «piano» e «mercato» non sono concepiti come apparati distributivi, ma bensl come due modi di co^ollpj,ditezione. del processo di. produzione complessivo, nonchè di coordinazione tra produzione e circolazione, dipendenti dai rapporti sociali in cui avviene la prqçluzione. Non si ha quindi alcun «primato delia, distribuzione» sulla «prooluzione» (cfr. Brick-Postone 1982, 190), né un parallelo «primato de lb tecnologia» (Gangl 1987, 221ss.), ma semmai un «primato dei rapporti di produzio-njg», in quanto essenza àú modo di produzione e fattore fondante per la sua costituzione e funzionamento.

Nel rqvejcia£nfinto dei rapporti funzipnali tra «politica» ed «econo­mia» operato in State Capitalism, pare ritornare Tidea.hilferdinghiana delia politica come gestione deli'economia, ovvero quell'«ipotesi social-tecnocratica» brillantemente analizzata da Rusconi1, ma con la sostan-

1 «Con ipotesi socialtecnocratica intendiamo la concezione e la pratica politica che vedono il sistema capitalistico retto da leggi di sviluppo proprie ed autonome, che possono essere governate dalle forze democratiche e socialiste, mettendo al posto del loro cieco automatismo, alia lunga distruttivo, un piano consapevole. Si tratta di sosti­tuire una guida cosciente ad un meçcanismo cieco, di funzionalizzare le sue leggi (come tali immutabili) su nuovi criteri sociali» (Rusconi 1977, 369).

Próprio su questo punto la posizione di Pollock è estremamente diversa. Le leggi del capitalismo clássico non sono governabili; esse possono essere mutate, ma ciò conduce ad un piano capitalista e non al socialismo.

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258 Pianificazione e teoria critica

ziale differenza che per Pollock la direzione deH'economia presuppone 1'abolizione delle specifiche leggi del mercato, dipendente, a sua volta, da una radicale modifica (se non rivoluzionamento) dei rapporti di produzione. Hilferding vede la realizzazione del socialismo nella pro­spettiva di un'amministrazione del «capitalismo organizzato» da parte di uno stato la cui «qualifica dominante è...la gestione del potere, la Macht», che si svolge nell'âmbito istituzionale delia democrazia parla-mentare» (Rusconi 1977, 370s.), prospettiva ben lontana dalla posizione di Pollock, schierato per un leniniano «Absterben des Staates». Non c'è dubbio che il presupposto essenziale delia teoria del «Capitalismo di stato» sia il concetto di «cartello generale», o meglio 1'ipotesi, inizial-mente solo astratta, di un'economia capitalista pianificata (che è implí­cita nella teoria delia crisi di Pollock e di Hilferding), ma, anche in questo caso, premesse teoriche simili portano ad elaborazioni diverse. In Hilferding il concetto di «cartello generale» conduce a quello di «capita­lismo organizzato» ed al rifiuto del termine «capitalismo di stato» (cfr. Hilferding 1940). Per Hilferding sia 1'economiajoyietica che quella nazista possono essere meglio definite mediante la categoria di «totali­tare Staatswirtschaft» in quanto, essendo venuto meno un mercato funzionante, nessuna delle due può piú esser detta capitalistica; orã7pur corfgli esiti problematici visti, è chiaro che per Pollock il mercato non esaurisce le determinazioni del capitalismo, pur costituendone una ca-fatfeflstTca fondamentale. Infine va ricordato che Das Finanzkapital di Hilferding rappresentava la piú autorevole rielaborazione delia teoria marxiana ed il punto di riferimento (a partire dal quale emergono le differenze piú rilevanti) comune a tutta una generjuuone di teorici mar-xisti, anche politicamente alquanto lontani dalla socialdemocrazia wei-mariana, come p. es. Lenin e Bucharin. Próprio con 1'impostazione teórica di quest'ultimo la posizione di Pollock presenta le maggiori affinita e su punti di grande rilievo teórico: teoria delle crisi, teoria del valore e categoria dei «rapporti di produzione». Un confronto schema-tico su questi temi può condurre ad alcune utili considerazioni conclu-sive.

Accenni alia teoria delia crisi sono sparsi in tutta 1'opera di Bucha­rin: una delle indicazioni piú chiare la si ha in Der Imperialismus und die Akkumulation des Kapitals ove discutendo le diverse teorie marxiste

Conclusione 259 critica gli «apostoli delTarmonia» — tra cui, insieme a Say, pone Tugan-Baranowsky e Hilferding — come pure i sismondisti, i «narodniki» e Rosa Luxemburg colpevoli di ignorare l'«ortodossa» teoria delia crisi:

Marx, Lenin und die orthodoxen Marxisten: Die Krisen ent-springen der Disproportionalitát der gesellschaftlichen Produktion. Das Moment der Konsumption bildet jedoch einen Bestandteil dieser Disproportionalitát (Bucharin 1926, 80; cfr. anche 84 e 90).

Anche per Bucharin il concetto di «sproporzione» include quella che Pollock chiamava «sproporzione condizionata socialmente», il sottocon­sumo2. Parimenti le «contraddizioni delia società capitalistica» sono re-perite nelTanarchia delia produzione e nella sua struttura di classe (cfr. Bucharin 1920, 14s.). Indizio di un'ampia convergenza teórica è inoltre che, per illustrare le radiei delia crisi capitalistica, Bucharin descriva comparativamente il funzionamento di tre modelli, che egli stesso defi-nisce «dpi ideali»3, che rappresentano il capitalismo conçprrenziale, un'economia socialista ed un «capitalismo di stato». La sua definizione ed il suo funzionamento sono identici a quelli del «modello» polloc-kiano, tanto che viene spontaneo ipotizzarne una diretta derivazione.

Riprendendo la sua teoria del capitalismo di stato già formulata nel 1915 in Imperialismus und Weltwirtschaft4

2 Del tutto simile a quella di Pollock è la descrizione del funzionamento idealtipico del capitalismo clássico (Bucharin 1926, 80s.), come del ruolo che «sproporzioni» e «sottoconsumo» vi hanno: «...[es] ist eine Disproportionalitát zwischen Gesamtproduk-tion und gesellschaftlicher Konsumtion mõglich, infolge der Disproportionalitát zwi­schen der Produktion von Konsumtionsmitteln und der effektiven Nachfrage nach Konsumtionsmitteln...[denn] fõrdert hier der Kapitalismus dauernd die Tendenz einer-seits die Produktion schnell zu entwickeln...andererseits den Arbeitslohn herabzu-dríicken (Druck der Reservearmee)» (ivi, 82).

' «Der geschulte Leser wird hierbei wohl nicht aus dem Auge verloren haben, dais wir es mit abstrakten 'Idealtypen' gesellschaftlicher Formationen zu tun haben, nicht aber mit empirisch gegebenen Gesellschaftsordnungen» (Bucharin 1926, 84 nota).

4 E da notare che nel 1915, ponendosi il problema clássico delia realizzabilità di un «trust mondiale» (ovvero di un «cartello generale»), Bucharin procede come Pollock a separare Paspetto económico, «astratto» dalla considerazione globale: «Erõrtert man die Sache abstrakt theoretisch, so ist ein solcher Trust durchaus denkbar, da im allge-meinen keine Schranke fiir den Prozefs der Kartellierung besteht» (Bucharin 1929, 151). Sebbene qui si parli di un processo tra nazioni a regime statalcapitalistico nel 1915 e non del realizzarsi di un capitalismo di stato a livello nazionale nel 1941, lo

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260 Pianificazione e teoria critica

^Bucharin definisce questa formazione sociale (cfr. Bucharin 1926, 80s.) come un'economia di piano («Statt einer Anarchie der Produk­tion» — ein vom Standpunkt des Kapitals rationeller Plan») in cui permane 1'antagonismo tra «capitale», che dispone dei mezzi di produ­zione, ed i restanti strati sociali. Tale sistema, in quanto riesca a control-lare il sorgere di sproporzioni tra i vari settori produttivi e tra domanda ed offerta sara privo di crisi economiche. II consumo da parte delia classe lavoratrice sara basso, in quanto i profitti continueranno ad essere incamerati dalla classe al potere; in caso di sovraprqduzione Bucharin prevede anche 1'eventuale applicazione del «método di Procuste», la consapevole distruzione di prodotti e capacita produttive. Le ridotte possibilita di valorizzazione offerte dal sistema vengono compensate dalla Iotta sui mercati internazionali, di cui 1'imperialismo e la guerra mondiale sono solo la «prosecuzione con altri mezzi». Bucharin nega che il capitalismo di stato rappresenti un progresso verso il socialismo; anzi esso significa solo il potenziamento ulteriore del dominio del capitale:

Wir haben es.. .mit einer potenzierten Macht der Klasse zu tun, die úber Produktionsmittel in einem bisher nie gekannten Umfange verfúgt (Bucharin 1929, 176)'.

Determinante è però che questa notevole serie di concordanze ri-posa su di una comune lettura del nesso «valore-crisi», fondata sulla categoria deU'equilíbrio. GÍi economisti del GOSPLAN favorevoli ad un'impostazione genética delia pianificazione, fra cui Popov, Lito-shenko, Bazarov e Groman poggiavano tutte le loro tesi sulla necessita di uno sviluppo equilibrato delTeconomia soviética. La loro posizione fu riassunta da Groman nel giungo del '27, quando insistette pubblica-

schema applicato è il medesimo; ad urTastratta tendenza económica fanno riscontro una serie di ostacoli di carattere politico-sociale, piu o meno pregiudizievoli. ,

5 Questa caratterizzazione del capitalismo di stato come «la specie piii perfetta del capitalismo» (die vollkommneste Abart des Kapitalismus) forma estrema del dominio borghese, «dittatura delia borghesia» («der Staatskapitalismus ist die Rationalisierung des Produktionsprozefies auf Grund der antagonistischen sozialen Beziehungen und der Herrschaft des Kapitals, die ihren Ausdruck findet in der Diktatur der Bourgeoisie»; Bucharin 1920, 129; cfr. anche 1919, 113ss. e 1929, 142s.), è costante in Bucharin ed è alia radice delia sua polemica con Lenin.

Conclusione 261

mente (Davies 1980, 592) sul mantenimento di un equilíbrio dinâmico nelT economia, il che richiedeva una crescita proporzionata dei suoi vari settori:

I concetti di equilibrio erano un luogo comune nel pensiero econó­mico occidentale dalTinizio del XX secolo: ed il concetto era estre­mamente popolare tra gli economisti ed i funzionari sovietici degli anni '20. NelTURSS esso era associato sorattutto al nome di Bu­charin (Carr-Davies 1974, 341s.).

II concetto di equilibrio6 è il núcleo unificante del pensiero di Bu­charin. In Theorie des historischen Materialismus egli interpreta in base ad esso le leggi che regolano Tesistenza sociale e naturale, riformulando in linguaggio sistémico la concezione materialistica engelsiana:

Jedes beliebige Ding — sei es ein Stein, ein Lebewesen, eine men-schliche Gesellschaft, oder sonst was — kõnnen wir ais etwas ganzes betrachten, das aus miteinander verbundenen Teilen (Ele-menten) besteht; mit anderen Worten, wir kõnnen dieses Ganze ais System betrachten...es wird von anderen Elementen der Natur um-geben, die man ihm gegenúber ais Milieu oder Umwelt bezeichnet (Bucharin 1922b, 76s.; cors. mio).

Una formazione sociale è dunque un sistema che consta di piú subsistemi, di cui uno è Teconomia; queste diverse partidel tutto sociale sono «collegate Tuna~alTaltra» o meglio si trovano in un rapporto di azione reciproca. La società è allora un «sistema di azioni reciproche fra esieri umani» (cfr. ivi, 9ls.) determinato dalle interazioni occorrenti nel processo lavorativo. «Azione reciproca» è per Bucharin anche il prin­cipio delTevoluzione, del «movimento», di un ecosistema7 come delia società:

6 «Sorokin noted one relevant example in 1922: BukhariiTs treatment of social equilibrium was similar in sevej-aTways to Pareto's presentation in the second volume of Trattato di sociologia generale» (Cohen 1974, 118).

7 Come esempio di catena di «azioni reciproche» Bucharin sceglie di illustrare le conseguenze di lungo periodo sulla popolazione di un massiccio disboscamento avvenuto sulle rive del Volga.

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262 Pianificazione e teoria critica Ruhe herrscht dort, wo sámdiche Bestandteile...sich in einem sol-chen Verhàltnis befinden, dal? gar kein Zusammenstofi stattfindet, wo es keine Wecbselwirkung gibt...wo es, kurzum, keinen Wider-spruch gibt,...wo es keine Stõrung des Gleichgewichtes gibt (ivi, 73; cors. mio).

Si ha qui un'eguaglianza tra principio delPazione reciproca-contraddizione dialettica-principio del movimento, cui fa riscontro una rilettura delia stessa dialettica hegeliana — e marxiana8 — in termini di rottura e ristabilimento di condizioni di equilibrio:

Hegel hat diesen Charakter der Bewegung wahrgenommen und ihn in folgender Weise ausgedriickt: den ursprúnglichen Gleichge-wichtszustand bezeichnete er ais These, die Glejçhgewichtsstõrung ais Antithese...und die Wiederherstellung des Gleichgewichts~auf neuer Grundlage — ais Synthese~(ívi, 75)'.

II nesso «sistema-equilibrio-valore» emerge nella «giusta proposi-zione del problema» (richtige Problemstellung) delia possibilita di un'e-conomia a carattere capitalistico:

...ais Untersuchungsobjekt ist uns eine anarchisch aufgebaute Ge­sellschaft von Warenproduzenten gegeben, die sich entwickelt und wãchst, d.h. es ist ein bestimmtes subjektives System gegeben, das

«Bucharin's concept of 'the forest as a real totality' and his other biological examples must be reagarded as one of the early formulations of the ecosystem concept» (Susiluoto 1982, 83 n.22).

8 «Wir halten fiir durchaus mõglich, die, wie Marx sie nannte, 'mystische' Sprache der Hegel'schen Dialektik in die Sprache der modernen Mechaník umzusetzen... Die fortgeschrittensten Richtungen des wissenschaftlichen Denkens auf allen Gebieten fassen die Frage so auf. Wir finden bei Marx Fingerzeige fiir eine solche Fragestellung (die Lehre vom Gleichgewicht, unter den verschiedenen Produktionszweigen, die darauf beruhende Tbeorie des Arbeitswertes u.A.m.)» (Bucharin 1922a, 76). Pur tra parentesi, Bucharin indica la connessione fra rilettura delia dialettica in termini sistemici ed equivalenza di teoria dell'ec[uilibrio con la teoria del valore marxiana.

Naturalmente anche la dialettica «rapporti di produzione-forze produttive», e con essa la teoria delia crisi, viene riformulata in termini di continua rottura e ristabilimento di condizioni di equilibrio (equilibrio dinâmico); cfr. Bucharin 1922a, 282ss..

Conclusione 263 unter den Bedingungen des dynamischen Gleichgewichtes steht. Es fragt sich, wie dieses Qleiçhgewwhfmfer jfiêsen Bedingungen mõglich ist. Eine Antwort darauf gibt die Arbeitswcrttheorie (Bucharin 1919, 175).

È qui evidente perfino T identità del modo di procedere fra Pollock e Bucharin, con 1'impostazione kantianeggiante del problema del valore. Inoltre il passo successivo mostra chiaramente, senza che vi sia bisogno di altro commento, la convergenza ad entrambi comune di teoria delia crisi, del valore e deli'equilibrio:

Dieselbe Erscheinung [distruzione di forze produttive] wird eigen-tlich auch bei der Untersuchung der kapitalistischen Konkurrenz wahrgenommen, die die Zersplitterung der gesellschaftlichen Pro­duktion zu ihrer Grundlage hat. Hâtte man es mit einem vernúnftig regulierten System zu tun, dann wiirde sich die Arbeit auf einzelne Zweige und Unternehmen im nõtigen Verhàltnis verteilen. In der kapitalistischen Gesellschaft gibt es einen solchen bewuBten Regu-lator nicht. Daher wirkt das Gesetz des Gleichgewichtes — das Gesetz des Wertes — ais elementares Gesetz, wie «die Schwerk-ráft, wenn einem das Haus úber dem Kopfe zusammenpurzelt» (Bucharin 1922a, 100).

Bucharin ricorda poi che, nel capitalismo, solo attraverso la crisi è possibile ristabilire le condizioni d^quilibrio económico, di volta in volta compromesse; la periódica distruzione di forze produttive è il prezzo da pagare per il loro sviluppo sotto rapporti capitalistiçi. Oltre al fatto che la dialettica «forze-rapporti» sta alia base delia sua teoria delia crisi (cfr. ivi, 102s. e Bucharin 1929, 94), anche nella teoria buchari-niana la categoria di «rapporti di produzione» definisce Xessenza del modo di produzione capitalistico:

Das Wesen des Kapitals besteht nicht darin, dafi es der «Inbegriff von Zwischenprodukten» ist...sondern darin dafi es ein eigenartiges gesellschaftliches Verhàltnis darstellt, das eine Reihe von õkonomi-schen Erscheinungen zur Folge hat... (Bucharin 1919, 56).

Anche in altri passi i rapporti di produzione appaiono quali «ele-

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264 Pianificazione e teoria critica

mento ultimo» del processo produttivo10. In conclusione, in modo del tutto esplicito ritroviamo in Bucharin, in conseguenza delia riformula-zione in termini sistemici delia teoria marxiana (il cui núcleo è la fusione delia teoria del valore con concetto di equilibrio económico) gli aspetti salienti delia teoria di Pollock.

Sebbene il trattamento delia dialettica sia da parte di Bucharin che di Pollock appaia piú influenzato da Engels che da Marx11,Tinterpreta-zione pollockiana delTopera di Marx si fonda su elementi indubbia-mènte preséntí in essa: in essa non mancano certo tratti sjstemici (cfr. Cerutti 1983); il capitale vi è definito come «rapporto sociale», ed anche il concetto di «equilibrio» le è tutt 'altro che estraneo (particolarmente nel II libro di Das Kapital). Tuttavia la lettura operatane da Pollock

(implica una particolare curvatura la cui caratteristica piú evidente è un "avvicinamento aHa teõflã" económica neoclássica, I veicolato anche dai celeberrimi «schemi di riproduzione» marxiani7È significativo che nel '42 Pollock si ponga il problema che, nella sua teoria la determinazione delT equilibrio económico attraverso il concetto di «bisogno sociale», (cfr. p. 55s.) possa invertire il rapporto tra legge del valore e leggi del mercato (la concorrenza), con la conseguenza di «trasformare la teoria del valore in una teoria delia domanda e delT offerta» (transforming the theory of value into a theory of supply and demand). A questa auto­crítica Pollock risponde:

The ordinary demand and supply...theory pre-supposes the arbi-trary actions of the isolated economic men. Total social demand, however, is constituted in such a way that indivfduarãrbitrarlhess has little or no part in it (M.H.A. XXIV. 6.1.4).

10 «Dies bedeutet, dafi das Merkmal der Klassenmonopolisierung der Produktions-mittel, wie sie unter den Bedingungen der Warenwirtschaft stattfindet, in den Begriff des Kapitals ais dessen wesentlichster, konstituierender Bestimmungsgrund aufge-nommen werden muss» (Bucharin 1919, 128ss.); cfr. anche, ivi, 174s.; Bucharin 1929, 24 e 26.

11 Pollock non si senti mai a suo agio nel trattare questioni filosofiche e la sua insicurezza sul tema «dialettica» appare chiaramente sia nella dissertazione che nello scritto contro Sombart (cfr. 1926, 43). Aila meta degli anni '50 Pollock palesa a Horkheimer 1'intenzione di mettersi a studiare Hegel ed i problemi delia dialettica (cfr. M.H.A. VI. 37).

La connessione tra marxismo e scienze naturali che in Bucharin è esplicita, si ritrova soprattutto nel primo Horkheimer (cfr. Korthals 1985).

Conclusione 265

Per Pollock Tequilibrio^ecpjKmiica dipende dal -livello delia «do­manda aggregata»: kTleggedel valore non fa altro che ristabiUr.e.infjitti Tequilibrio tia-essa.£ la produzione assegnando diversi valori di scam­bio, che poi si «trasformano» in prezzi di mercato, alie merci. II valore attribuito ad una mercê è allora funzione dellaiaa^çarsità, del fatTcTcríè ne siano state prodotte troppe unità in rapporto alia domanda comples­siva per essa: è chiaro che, come per la teoria marginalista, il valore sembra dipendere dalTincontro di domanda ed offerta sul mercato.

Mi pare verosimile che Pollock giunga a questa interpretazione delle categorie marxiane per Tesigenza di affiancare al loropotenziale critico — che permane nella descrizione delTinefficienza del mercato a fronte delle possibilita di un'economia di piano — un elemento «positivo», che consenta If passaggio dalla teoria delia crisi del capitalismo a quella delTeconomia di piano. Come i pianificatori sovietici, ed i teorici mar-xisti tra le due guerre, Pollock è posto dífrontejd problema che la critica delTeconomia politica marxiana non offre strumenti çpnçettuali (a parte gli «schemi») perTelãborazione di una teoria deli economia socialista, mentre da parte liberale — Weber, Hayek, Robbins — provengono attacchi scientificamente fondati alia economicità di un'economia di piano. Paradossalmente (come ho accennato) fu próprio Tappjiçazkjne di cat£gori> .delIVronpjmja neoclássica a fornire punti d'appoggio. ajjiQSte-nltqri delia pianificazione. Fondamentale fu la definizione di Barone (cfr. Barone 1908) dei prezzi come termini in cui sono offerte alterna-tive a dimostrare la possibilita teórica di un loro sganciamento da un vero mercato. Se questo porto ad un graduale abbandono delTidea di un «calcolo in natura» trasformò le obiezioni liberiste contro Timpossibilità di principio di un calcolo delTutilità marginale senza mercato, in un'im-possibilità técnica i sistemi di equazioni a ciò necessari sarebbero stati irrisolvibili (cfr. Hayek 1935). Ma già nel 1938 Oskar Lange osservava con sarcasmo che von Mises, col suo tentativo di confutare la razionalità del socialismo, si era guadagnato un busto di bronzo nel salone di un futuro «ministero delia socializzazione (in the great hall of the Ministry of socialisation) (Lange 1938, 57s.). Lange riteneva possibile, teorica­mente come tecnicamente, costruire sistemi di equazioni che consentis-sero di risolvere Tannoso problema del calcolo dei costi:

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266 Pianificazione e teoria critica T h e difference be tween the traditional marxist and the m o d e m posit ion on the problem is thus but a difference as to the technique applied. Only the technique provided by the m o d e m method of marginal analysis enables us to solve the problem satisfactorily (ivi, 142).

Egli insomma vedeva concretizzata la possibilita di un incontro tra teoria marginalista e marxista — o meglio teoria soggettiva ed oggettiva del valore — tema dibattuto fin daU'inizio di questo secolo a partire dal dibattito sul revisionismo ed affrontato anche da Franz Petry e Sieg-fried Marck. La teoria delT equilibrio di Bucharin ed il funzionalismo degli economisti sovietici; il método d'indagine storica di Carl Grún­berg e la sua concezione delia dialettica, il (neo)kantismo di Franz Petry; e soprattutto il materialismo «kantiano» del primo Horkheimer, sono gli elementi fondamentali che costituiscono lo specifico contesto teórico in cui la teoria di Pollock vede la luce e che reagiscono con una costella-zione politica segnata dalPurgenza di una risposta agli sviluppi del capi­talismo e delia possibilita di una pianificazione. Ma questo tema, deter­minante per la teoria critica, è intrecciato, piú strettamente di quanto appaia a prima vista, con gli eventi che segnarono Porizzonte storico in cui la generazione di Pollock e Horkheimer si trovo a vivere: le due guerre mondiali.

Tra le teorie di Hilferding, Lenin e Bucharin sul «capitalismo orga­nizzato» e «capitalismo di stato» con Teconomia di guerra, in particolare quella tedesca corre un legame profondo12, che sussiste anche tra «eco­nomia di guerra» e «economia di piano». Quando Max Weber mostrava la scarsa razionalità delTeconomia di piano, criticando insieme Tidea che i metodi adottati dal «Kriegssozialismus» fossero utilizzabili anche in

12 La contemporânea ed indipendente elaborazione delia teoria del «capitalismo di stato» da parte di Bucharin — come di quella poco successsiva di Lenin — e di quella del «capitalismo organizzato» da parte di Hilferding riconferma quanto Das Finanzkapital fosse il punto centrale di riferimento per elaborazioni teoriche divergenti. Se la guerra spinge la borghesia verso una «nuova forma di capitalismo» (cfr. Ambrosius 1981, 19), che comporta la distruzione del tradizionale «individualismo» económico e gli stati palesano una «tendenza alia trasformazione in trusts capitalistiçi di stato», questa, per Bucharin, non segna un'apertura verso una possibile «democratizzazione» delTeconomia come per Hilferding.

Conclusione 267

periodo di pace, coglieva il nesso che andava stabilendosi tra economia di piano ed economia di guerra, come pure il carattere «totalitário» di essa incompatibile con le normali funzioni sociali13. Già significativo è che Otto Neurath intitoli il suo testo del 1919, dedicato al problema del calcolo naturale, Zur Planwirtschaft durch die Kriegswirtschaft, come che Tidea di una «socializzazione» e pianificazione fossero sostenute negli stessi anni da Walther Rathenau e Wichard von Mõllendorf. Infine Lenin, impressionato dal funzionamento del «Kriegssozialismus» tede­sco, lo prende a modello per la realizzazione accelerata del comunismo in Rússia (e desiste dal suo tentativo solo di fronte a ripetuti disastri economici) (cfr. p. 98s.). Dalla prima guerra mondiale i piú grandi successi delTeconomia di piano sono legati alT economia di guerra: solo nella mobilitazione di tutte le risorse nazionali per la guerra, Tallesti-mento di un piano generale si rivela non solo indispensabile, ma anche estremamente «produttivo». Infine anche Pollock, sebbene critichi Lenin per aver visto nel «Kriegssozialismus» un modello per una pianifi­cazione socialista, alia luce delle prestazioni delTeconomia di guerra nazista e delle alterazioni che essa ha apportato al capitalismo, si pone il problema di convertire questa economia di piano in una al servizio di un ordinamento pacifico e democrático.

Con Teconomista e sociólogo statunitense Don Lavoie è allora op-portuno chiedersi se la pianificazione económica, per come è stata con-cepita e attuata, non riveli essenziali affinità con un'economia di guerra e non implichi — di fatto — una militarizzazione delia vita económica. Da tale punto di vista, sia Tinefficienza delle economie di piano a modello soviético che le loro implicazioni totalitarie possono esser viste

13 «L'economia di guerra è orientata in base ad uno scopo univoco (in linea di principio), ed è in grado di far uso di poteri cosi assoluti che in un'economia di pace possono sussistere soltanto nel caso di una ,,schiavitu alio stato" da parte dei ,,sudditi". Inoltre essa è una „economia fallimentare": lo scopo dominante fa scomparire qualsiasi riguardo per Teconomia di pace che dovrà subentrare in futuro... Una precisone di calcolo sussiste solamente dal punto di vista técnico: mentre dal punto di vista econó­mico si può avere soltanto un calcolo grossolano...E quindi problemático...trarre dalle forme di calcolo naturale ad essa proprie delle conclusioni sulla loro idoneità per una permanente economia di pace» (Weber 1922, 102). È assai verosimile che Pollock avesse presenti queste parole di Weber durante Telaborazione di State Capitalism.

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268 Pianificazione e teoria critica

non come un «incidente di percorso», dovuto alio stalinismo14, ma come la realizzazione riuscita di un'idea fondamentalmente repressiva, la mili-tarizzazione deli 'economia, quale portato necessário di ogni economia di piano :

Stalinism is not as Leninism is, unsuccessful marxism; it is succes-sful Ludendorffism: a permanent war economy in peacetime (La-voie 1989, 229).

Lavoie sottolinea che il primo esempio di economia di piano è stato realizzato non da teorici socialisti nell'interesse di un'emancipazione, ma dai ministeri delia guerra alio scopo di vincerla e conservare interessi capitalistiçi nazionali: la nascita. stessa deU'idea. d i una pianificazione totale come alternativa al capitalismo^risalirebbe all'assunzione da parte di Marx delle tesi tecnocratiche di Saint-Simon e costituirebbe una specie di «contaminazione» del património progressivo espresso dalla critica delTeconomia politica". Indagare la portata di queste tesi vor-rebbe dire scrivere una storia delTidea di economia di piano e delle sue applicazioni, cosa che non rientra nello scopo del libro.

14 II crollo dei sistemi delTest europeo e la disintegrazione del sistema soviético, pro-vano non solo la scarsa efficienza delia pianificazione in tempo di pace, ma anche Tim-possibilità di riforme che preludano ali'apertura di una «terza via», che unisca i «lati buoni» di piano e mercato. Almeno in questo gli ultimi eventi sembrano dar ragione a Pollock ed a tutti i pianificatori radicali: piano e mercato sono inconciliabili e non ci può essere alcun «socialismo di mercato».

Certamente tutte le economie di piano realizzatesi nelTest europeo — ma mi pare anche altrove — sono state modellate sull'esempio di quella staliniana e sono cresciute in un sistema altamente repressivo di ogni liberta politica e civile. Ma indulgere a considerare lo stalinismo come una degenerazione, od un «incidente di percorso», che non avrebbe niente da spartire con 1'attuazione di una «vera pianificazione», oltre ad essere consustanziale alie tesi apologetiche che presentano il nazismo ed il fascismo come «diaboliche» deviazioni (o «parentesi») in un sistema di per sé sano, non spiega perche dalla rivoluzione d'ottobre sono nati sob sistemi di questo tipo ed anche paesi — come la Jugoslávia — che hanno tentato di sganciarsene, e percorrere vie autonome, si trovano adesso a fare i conti con difficoltà economiche che, assieme al riapparire dei contrasti etnici, ne compromettono la stessa unità statale.

15 Lavoie si rifa in parte alia critica delia pianificazione di Walter Lippmann e tenta di mostrare come 1'idea di una pianificazione sia già alie sue origini saintisimonistiche legata a rappresentazioni autoritarie e militaristiche. Egli distingue comunque la teoria marxista delTeconomia di piano totale, (comprehensive plannig) che ritroviamo in Neurath, Pollock Lenin e Bucharin, dalla pratica delia «pianificazione parziale» (non-

Conclusione 269

Le tesi di Lavoie ricevono comunque un certo supporto da quanto visto nelT ultimo capitolo di questo studio e possono, d'altra parte, contribuire a illuminare alcuni aspetti delTopera di Pollock. Egli si rendeva conto delle differenze qualitative tra un'economia di guerra ed un'economia di piano funzionante in tempo di pace. Tuttavia egli non pote sottrarsi in fondo alia suggestione che un meçcanismo funzionante per scopi bellici potesse esser preso a modello per uno sviluppo che vada al di là di esso. Ma non solo la problemática di State Capitalism è profondamente condizionata da questo nesso «economia di guerra-economia di piano»; negli scritti di Pollock emergono direttamente al­cuni tipici portati, connessi alTassunzione aprioristica delia bontà del principio delia pianificazione.

II plauso dato alia collettivizzazione forzata di Stalin, se riposa sulla mancanza di informazioni sulle sue conseguenze, non di meno rivela una consonanza quanto al método di un'«ingegneria sociale» praticata al servizio del «partito» e delia pianificazione; e concludendo Die planwirt­schaftlichen Versuche... Pollock, con un belTesempio di retórica ottocen-tesca, non lontana da quella poi imperante nei paesi del «socialismo reale», non riesce a trovare altro esempio per raffigurare lo spirito che dovrebbe animare T agire económico in un sistema socialista, che quello del soldato:

An die Stelle des Selfinterests ais Triebfeder allen wirtschaftlichen Handelns sind bei einer aliem Anschein nach ziemlich grofien Mi-noritát die Motive des fiir seine Uberzeugung kámpfendend Sol-daten getreten. Nicht wenige unter den oberen Funktionãren ver-dienen wohl den Titel...«Helden und Mártyrer der Planwirtschaft» (1929, 382).

comprehensive planning) quale di fatto entro in scena nella prima guerra mondiale e che divenne poi il modello dei bolscevichi. In realtà è questo secondo tipo di pianificazione che è stato messo in pratica in questo secolo: «The theory of planning was, from its inception, modeled after feudal and militarisic organisations. Elements of the Left tried to transform it into a radical programm, to fit it into a progressive revolutionary vision. But it doesn't fit. Attempts to implement this theory invariably reveal its true nature. The practice of planning is nothing but the militarization of the economy» (Lavoie 1989, 230).

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270 Pianificazione e teoria critica

Per tentare di comprendere se e come la «teoria critica» abbia cercato di neutralizzare queste componenti autoritarie delia categoria di «economia di piano», è opportuno ritornare sui motivi filosofici di fondo che alimentarono la convizione di Pollock e Horkheimer delia sua supe-riorità rispetto al «mercato».

Neila teoria di Pollock e Horkheimer il «piano» è un elemento di per sé razionale poiché esso consente la riproduzione delia società non ba-sata sul «tortuoso» percorso delia «forma mercê». I prodotti si presen-tano come tali, ovvero valori d'uso e non di scambio, e servono imme-diatamente al loro fine «naturale» — essere consumati — senza dover sottostare alie esigenze, storiche, del «valore di scambio» e del profitto. La natura sociale del processo di riproduzione delia specie (il concetto di «uomo» del marxismo lo definisce come animale che provvede ai propri bisogni attraverso un'organizzazione sociale del lavoro) richiede che il principio che la determina sia la soddisfazione del bisogno sociale, e quindi la produzione valori d'uso. La creazione di valore di scambio è conforme ad un principio di organizzazione individualistico — e non sociale — delia società, in base al quale il singolo agisce senza cooperare cosçientemente con gli altri, ponendosi anzi in concorrenza con essi. In certo modo, il valore di scambio appare come un «accidente storico» che oscura il senso reale ed ostacola il fine «naturale» delia cooperazione degli uomini in società, la riproduzione del singolo mediante la riprodu­zione delia società. La distruzione di valori d'uso durante la crisi (e la miséria che ne consegue) rappresenta per Horkheimer e Pollock Tirra-zionalità (e con ciò si intende sia la «UnzweckmãEigkeit» sia lo «sfrutta­mento») imperante. Aila base dell'assunzione filosófica del concetto di piano nella teoria critica, sta allora 1'idea che il modo storico di attua-zione delia cooperazione sociale nel capitalismo non è ancora adeguato al suo fine «naturale». Mediante il «piano» la «società razionale» do-vrebbe ristabilire 1'identità tra natura sociale e fine sociale del processo produttivo ed i suoi criteri di attuazione, con la conseguente estinzione delia produzione di merci (ovvero di valore di scambio). Tuttavia Tim-magine di una società che produce non merci ma prodotti ricorda prima facie quella di una fabbrica, all'interno delia quale — come notava Marx — non si ha scambio di merci ed il lavoro procede secondo un piano ben preciso, dettato dalla direzione e dai metodi del «scientific manage-

Concluúone 271

ment»: va ricordato infatti che per Pollock la divisione del lavoro sociale e la sua coordinazione mediante un piano riproduce la medesima razio­nalità cui si ispira la «manifattura»:

Das «Ingenieurmáfiige» Denken soll vom Einzelbetrieb auf die Ge-samtwirtschaft úbertragen und der Wirkungsgrad der gesellschaftli­chen Zusammenarbeit auf eine bisher nicht erreichte Stufe ge-hoben werden (1932, 19).

Ora è próprio questa razionalità che Adorno e Horkheimer vede-vano, dalTinizio degli anni quaranta, alia base del rapporto di dominio degli uomini sulla natura e fra di loro, ma le connotazioni antidemocra-tiche di questa «trasmissione» delia struttura pianificata delia fabbrica all'intera economia vengono bilanciate dalTipotesi di un sistema posto sotto il controllo ed «al servizio» delia generalità, ovvero dalla clássica ipotesi di una democrazia sostanziale, da realizzare rivoluzionariamente (ovvero con il ricorso alia forza militare). Da qui il ricorso horkheime­riano alTistanza unificatrice delia «Vernunft»; l'«irrazionalità» delTeco­nomia di mercato è data — come visto piú volte — dalla sua «naturalità» che emerge di fronte alTidea di «uomo» come essere razionale che non può realizzarsi se la sua riproduzione — e quella delia società — sono affidati a meccanismi che egli non può controllare, ovvero «naturali»: allora la società non avrebbe dovuto essere regolata né in base a mecca­nismi quasi naturali di concorrenza, né in base ad istanze autoritarie, bensl a processi di intesa razionale, resi possibili dalla trasparenza so­ciale e dalTassenza di meccanismi di dominio, concepito fondamental-mente come prodotto delTinsufficiente sviluppo delle forze produttive. Tuttavia come quest'immagine si potesse conciliare con i caratteri visti sopra di un'economia di piano, è sempre stato il grande enigma del marxismo, in cui anche la teoria critica è rimasta impigliata. Nonostante la sua originalità, la «trasfigurazione filosófica» del piano appare oggi come uno dei punti deboli del pensiero di Horkheimer: essa non risolve comunque il problema politico del «controllo» e contribuisce a nascon-dere le componenti autoritarie storicamente connesse alTidea di piano. Questo, poi, non produce né la «trasparenza» immaginata, né pare in grado di liberare forze produttive, il presupposto per la graduale fine del dominio. Inoltre Tidea di conoscibilità totale dei processi sociali attra-

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272 Pianificazione e teoria critica

verso il piano, si rivela inestricabilmente legata a quella di una loro manipolabilità; attraverso di essa, si ipotizza non solo una «disponibi-lità» dei meccanismi sociali al pari di quelli naturali (sulla scia di un'ap-plicazione senza residui del detto baconiano «knowledge is power»), ma anche che una società sia un «individuo», sia cioè capace — come un Robinson — di conoscere le proprie forze e bisogni e di disporne sen-z'altro per potersi «liberamente pianficare» in conformità a tal sapere di sè; 1'ipotesi insommma che sia rinvenibile un «punto di Archimede» (fondamentalmente i mezzi di produzione) su cui far leva, per «trasfor-marla» e per «guidarla».

In conclusione, la «società razionale» si configura come una demo­crazia diretta, verosimilmente a base consiliare, di una «polis senza schiavi» (Horkheimer), in cui marxianamente gli individui siano in grado di esercitare le piú varie attività, secondo le loro capacita e bisogni, ma in cui soprattutto il «sapere sociale» sia altamente diffuso e sia immediatamente traducibile in «técnica di governo», o meglio in gestione razionale delle risorse. Come si legge in una lettera a Max Horkheimer, le difficoltà cui Pollock si trovava di fronte, quando, alia fine di State Capitalism, riproponeva nei termini manneihmiani del «con­trollo dei controllori», il problema del capitalismo di stato democrático, provenivano próprio daU'impossibilità di mantenere una tale immagine delia società, o, piú precisamente, dalla maturazione dello scollamento tra la concezione clássica delia pianificazione, con i suoi trattti d'inge-gneria sociale potenzialmente autoritária, e 1'idea leniniana delia parte-cipazione diretta delia popolazione al governo delia società socialista e quindi 1'immagine di una democrazia diretta, sul modello delle organizza-zioni consiliari:

I know that the dream of a primitive democracy played an impor­tant role in earlier socialist discussions. But this phase seems to me to be over definitely. Our problems arise partly from the impossibi-lity to return to these somewhat easy solutions...«Everyone could perform the functions necessary to insure a rational society». This is the thesis of State and Revolution. But, unfortunately, it is either meaningless or wrong (Pollock a Horkheimer, 8.4. 1942).

Se Pollock non critica (come non fará mai) la própria sopravvaluta-

Conclusione 273

zione deli'efficienza económica del «piano», egli pone però in questione la clássica conciliazione marxista di pianificazione e liberta, che oggi assomiglia sempre piú alia proverbiale quadratura del cerchio.

Non è un caso, infine, che per Pollock 1'addio alia concezione leni­niana si risolva in una riproposizione delia questione delia democrazia, che implica la revisione delia clássica ostilità marxista — cui la teoria critica non fa eccezione — a tale tema; ma forse próprio la particolare riformulazione filosófica fornita da Horkheimer al problema di una «società razionale», ovvero la sua fondazione nel concetto di «indivi­duo» e di «ragione» ha impedito 1'accesso, già allora possibile, ad una teoria delia democrazia.

Tuttavia, come testimoniano gli studi di Pollock sull'«automazio-ne», nonostante la sua grande sensibilità per i nuovi fenomeni sociali, egli rimase sempre fedele alTidea delia superiorità económica di un'eco-nomia di piano: ed in ciò si espresse fino alia fine la condizionatezza storica delia sua teoria.

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Bibliografia

Avvertenza: le date che compaiono in bibliografia tra parentesi non coincidono con la data di pubblicazione deli'edizione cui faceio riferimento, che viene sempre indicato fuori parentesi. Dei testi di Pollock e Horkheimer sono riportati in bibliografia solo quelli citati nel testo, a parte le recensioni, per le quali si rimanda di volta in volta alie riviste su cui comparvero.

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Adorno, Theodor Aftalion, Alfred 215n. Ambrosius, Gerold 207n., 266n. Anders, Giinther 207, 247n. Apergi, Francesco 131 Arato, Andrew 237 Arendt, Hannah 15s. Aron, Raymond 205 Baade, Fritz 146n. Barone, Enrico 224, 265 Bauer, Otto 33, 40n., 62n., 69s., 203n. Baumann, Erich e Kurt vedi Mandel­

baum, Kurt Bazarov, V.A. 109, 126n., 260 Beard, Charles 208n. Bearle, Adolf A. 188 Benjamin, Walter 11, 205n., 217 Bernstein, Eduard 33, 61, 71 Birbraer, M. 111 Bloch, Ernst 135 Block, H. 48s. 136 Bõhm-Bawerk, Eugen von 71 Bonfi, Wolfgang 15n., 13 ln .

Borkenau, Franz 123n. Bouglé, Celestin 198n. Bracher, Karl D. 129n. Braunthal, Alfred 74n. Brecht, Bertolt 25n., 207, 247 e n. Brentano, Lujo 31n. Brick, Barbara 17n., 254s., 257 Briffault, Robert 190n. Broszat, Martin 24 8n. Bruch, Riidiger von 31n. Bnining, Heinrich 129s. Brutzkus, Bóris 118 Bucharin, Nikolaij 71, 99s., 106s., 121,

258, 259 e n., 260s., 262n., 263s., 266 e n., 268n.

Burnham, James 208n. Carr, Edward H. 102, 109, 261 Cassirer, Ernst 51 Cerutti, Furio l l n . , 15, 19n., 67, 131n.,

136n., 141, 167n., 185n., 195s., 217, 238n., 248n., 251n., 264

Clark, John-Maurice 215n. Cohen, Hermann 133 Cohen, Stephan F. 261n. Cohn, Jonas 31n. Colm, Gerhard 75, 146, 215n.

Data 1'elevata frequenza con cui ricorrono nel testo, nelTindice non compaiono i nomi di Friedrich Pollock e Max Horkheimer.

Page 148: Carlo Campani - Pianificazioni e Teoria Critica

292 Pianificazione e teoria critica Conrad, Johannes 3 ln . Cornélius, Hans 25, 59 Cunow, Heinrich 61 Davies, Robert W. 102, 109, 125 e n.,

261 Deakin, Frederick W. 29n. De Feo, Nicola 22 ln . Dennis, Lawrence 208n., 243n. Dickinson, Harry T. 223n. Diehl, Karl 50n. Dobb, Maurice 90 e n., 94, 223n. Dõblin, Ernst 182 Drucker, Peter 208n. Dubiel, Helmut 14s., 16n., 17 e n., 122,

123n., 127n., 131n., 135, 148n., 177n., 178n., 237n., 241n., 244, 254 e n.

Durbin, E.F.M. 208n. Eastman, Max 39 Ebbinghausen, Rolf 71 Eckstein, Gustav 62n. Eisler, Kurt 207, 247n. Engels, Friedrich 15n., 22, 39s., 45 e n.,

104 e n., 115, 122, 207, 249, 264 Eschmann, Ernst Wilhelm 182n. Fichte, Johann G. 180 Fogarasi, Bela 26 Freud, Sigmund 171n. Fried, Ferdinand vedi Zimmermann,

Friedrich F. Friedeburg, Ludwig von l l n . , 14n. Fromm, Erich 130, 160, 163 e n., 171,

204, 240 Gaister, A. 89n. Galbraith, John 143n. Gangl, Manfred 15 e n., 16n., 17 e n., 39

e n., 41 e n., 63n., 131n., 132n., 135s., 148n., 166n., 180n., 198s., 200n. , 220n., 241n., 243n., 254n., 255s.

George, Stefan 18 ln . Gerlach, Kurt A. 27 Geyer, Carl-Friedrich 172 Groman, W.G. 109, 126n., 260

GroBmann, Henryk 30, 54, 61n., 61-66, 69, 74, 78, 83, 121 e n., 130, 140, 150 e n., 151n., 152 e n., 153, 169n., 216

Grottkopp, Wilhelm 143n. Griinberg, Carl 16, 27 e n., 29s., 3 ls . , 33

e n., 34-41, 45s., 59, 61 e n., 87s., 90, 104, 122, 131, 136n., 139, 185 e n., 202, 266

Gumnior, Helmut 21n. Gumperz, Hede 26, 151 Gurland, Arcadij 121, 216 Habermas, Jiirgen 14n., 78n. Hartmann, Nicolai 133 Hayek, Friedrich 92, 223n., 265 Hearn, Francis 22 ln . Hegel, Georg Wilhelm F. 133n., 136n.,

137, 262 e n., 264. Heimann, Eduard 76, 105, 159, 200n.,

215n., 223n. Hildebrand, Bruno 33n. Hilferding, Rudolf 40n., 49, 69-74, 82,

99, 115, 222n., 244, 255s., 258s., 266 e n.

Hitler, Adolf 126n., 130, 181n., 205 e n., 219, 246

Hoetzsch, Otto 124n. Holl, Karl, 143n. Honneth, Áxel 15n., 237n. Horkheimer, Moritz 19n. Husserl, Edmund 25, 59, 221 Huxley, Aldous 207 Jakovlev, J. 89n. Jay, Martin 11, 12, 16n., 23s . , 25n. ,

27s., 39 e n., 89, 136n., 176n., 180n., 204, 241n.

Jefimov, Nikolaij 89n. Jevons, William Stanley 75n. Jugler, Clement 75n. Jugow, Aleksey K. 118 Kamenev, Sergeij S. 108 Kant, Immanuel 59, 133n., 173n. Kautsky, Karl 32, 39s., 104 Kelsen, Hans 133 Kluke, Paul 25n. Knapp, Georg F. 33

I índice dei nomi 293

Koestler, Arthur 87, 123 e n., 127n. Kondratiev, Nikolaij 126n. Korsch, Hedda 26n. Korsch, Karl 26, 29, 39, 46n., 122,

135s., 181 Korthals, Michel 132n.-136n., 264n. Koselleck, Reinhardt 78n. Kracauer, Siegfried 34n. Kramer, Katharina 21n. Kricman, Leo N. 89n., 99 Krohn, Claus D. 74n., 75, 76n„ 148n. Krzizanovskij, C M . 89n. Kubanin, M. 89n.

Landauer, Carl 143n., 159, 223n. Lange, Oskar 223 e n., 224, 229, 265 Lasswell, Harold 245 Lautmann, Jules 190n. Lavoie, Don 267, 268 e n., 269 Lebovics, Hermann 43, 149n., 179n. Lederer, Emil 75 e n., 76, 143n., 146n.,

148n., 150n., 159, 211s., 215n., 216 Lehmann, Fritz 215n. Lenin, Vladimir 33n., 62n., 71, 95-100 e

nn. , 101 , 103, 115, 122 , 134n. , 258-260 e n., 266 e n., 268n.

Leontieff, Vassilij 89n. Lexis, Wilhelm 31n. Lippman, Walter 268n. List, Friedrich 180 Litoshenko, P. 109, 260 Lorwin, Lewis 125n., 154, 155n. Lõvenich, Friedhelm 31n. Lõwe, Adolf 75-77, 143n., I46n., 159n.,

185n., 216, 223n., 245 Lõwenthal, Leo 12, 30, 122, 130, 185,

198n., 206n., 239s. Lõwenthal, Richard 198n. Lõwy, August G. 89 Lukacs, Gyõrgy 26, 39, 135s., 169 e n.,

247 Luxemburg, Rosa 61s., 69, 150n. Lynd, Robert 204 Maier, Charles 129n.

Mandelbaum, Kurt 39 , 47, 159 e n., 179n., 180 e n., 181-184, 188n., 190, 193n., 198n., 199-201, 202 e n., 203, 205n., 206

Mann, Thomas 154 Mannheim, Karl 238n. Marck, Siegfried 50s., 59, 266 Marcuse, Herbert 14, 30, 195, 207, 246,

247n. Marramao, Giacomo l l n . , 17 e n., 62n.,

63n., 83, 153n., 154n., 169n., 180n., 224 e n., 241n., 244n.

Marschak, Jacob 75, 100 Marshall, Alfred 206n. Marx, Karl 15n., 22, 25, 32s., 34, 36,

40s., 44s., 48-58, 62n., 63-68, 70, 83, 85n., 104, 111, 122, 130n., 135s., 136n., 151s., 156, 168, 207, 218, 259, 262n., 264, 268

Massing, Hede 123n. Mattick, Paul 62n., 75 Mc Donald, Dwight 208n. Means, Gardiner C. 188 Mehring, Franz 33 Menger, Anton 31s. Menger, Karl 31, 33, 40 Meslier, Jean 32 Meyer, Gerhard 125n., 159 e n., 180,

182n., 199-201 e nn., 202n., 203, 206, 208

Meyer, Gustav 27 Migdal, Ulrike 16n, 24n., 25n., 26 e n.,

27, 29, 39 e n., 41, 88, 121 Mises, Ludwig von 91 e n., 93, 101, 159,

203s., 265 Mõllendorf, Wichard von 76n., 267 Mornet, Daniel 25 ln . Moskowska, Natalie 66 Muller, Eckhart 32n. Munk, Frank 208n. Naphtali, Fritz 82 Napoleoni, Cláudio 215n. Neisser, Hans 75 Nenning, Gfinther 27n., 30n., 32, 36 e

n.

Page 149: Carlo Campani - Pianificazioni e Teoria Critica

294 Pianificazione e teoria critica Neumann, Franz 129n., 193n., 216,

2 2 0 s . , 2 2 2 n . , 227 , 2 2 9 n . , 2 3 8 n . , 240-246 e nn., 247, 249, 253

Neurath, Otto 91 e n., 125n., 127, 198n., 200n., 206n., 267, 268n.

Novy, Klaus 26, 117n., 154n. Obolensky-Ossinsky, Valeri 126 Olle, Werner 99 Oppenheimer, Franz 76s. Orwell, George 208n. Pannekoek, Anton 62n. Papen, Franz von 163n. Petrich, Franz 146n. Petry, Franz 50 e n., 51, 55, 59, 266 Pietranera, Giulio 71 Pjatakov, Ia. L. 109 Pollock, Carlota 23 Popov, N. 109, 260 Postone, Moishe 17n., 254s., 257 Pozzoli, Cláudio 65 Preobrazenskij, Evgenij 109 Quesnay, François 125n. Rathenau, Walther 267 Regius, Heinrich (pseud. di M. Horkhei­

mer) 134 Reichenbach, Hans 207, 247n. Reinach, Alfred 133 Remarque, Erich M. 20 Renner, Karl 40n. Rieckehr, Rose 23n. Ringguth, Rudolf 21n. Ritter, Franz 70, 74n., 146n. Rjasanow, David 33, 40s., 88s. Robbins, Lionel C. 204, 223n., 229, 265 Rõckle, Franz 34n. Roosevelt, Franklin D. 48n., 189 Roscher, Wilhelm 33n. Rosdolsky, Roman 55, 62n., 63n., 69 Rosenberg, Arthur 122 Rúhle, Carl 207 Rusconi, Gian Enrico 72 e n., 73, 129,

257 e n. Rykow, Aleksey I. 112, 113n.

Saint-Simon, Claude-Henry de 268 Salin, Edgar 181s. Salomon, Ernst von 181n. Salter, Arthur sir 79, 80n., 81, 199n. Say, Jean Baptiste 259 Schãffle, Albert 31n. Scheler, Max 133 Schenck, Adrian von 19n, 20n., 22s. Schindler, Norbert 15n. Schivelbusch, Wolfgang 28, 34n., 42,

185n. Schleicher, Oberst von 163n., 181n. Schmid-Noerr, Gunzelin l l n . , 17, 249n. Schmidt, Alfred 17, 133, 180n. Schmoller, Gustav 31n., 32n. Schnãdelbach, Herbert 178 Schopenhauer, Arthur 25, 59 Schulte, Werner 202 Schumpeter, Joseph 74 e n., 75, 79 Sering, Paul vedi Lõwenthal, Richard Sõllner, Alfons 15n., 17n., 148n., 241n.,

244 Sombart, Werner 42-47, 94n. , 104,

136n., 181 e n., 182 Sontheimer, Kurt 180 e n. Sorge, Richard 26s., 29 e n. Sorokin, Pitirim 261n. Spann, Othmar 133 Spiethoff, Arthur 74 Spinoza, Baruch 173n. Stalin, Josef 123, 126 e n. Stein, Lorenz von 31 e n., 32n., 261 Stern vedi Anders, Giinther Sternberg, Fritz 61s. Sternheim, Andres 193n. Steuermann, Carl vedi Riihle, Carl Storry, George R. 29n. Strachey, John 190 Strasser, Gregor 18 ln . Strumilin, Stanislav G. 112 Susiluoto, Ilmari 262n. Sutela, Pekka 126n. Swede, Oscar 39 Sweezy, Paul 71

Tarnow, Fritz 146n. Telò, Mário, 130 196n. Thomas, Albert 125

índice dei nomi 295 Tillich, Paul 77, 216 Tõnnies, Ferdinand 31n. Trockij, Leo 108 Tugan-Baranowsky, Michail I. 70, 72,

82, 255, 259 Vaisberg, R.E. 89n. Varga, Eugen 100, 143n. Wagemann, Ernst 74 Wagner, Adolf 31 e n., 33n. Wallace, Henry Agard 48n., 207, 23 ln . Weber, Adolf 181n. Weber, Max 18, 24, 79, 91 e n., 101,

159, 176n., 213, 221n., 229, 265s. , 267n.

Weil, Felix 24n., 25-27, 29s., 38, 41, 88, 121, 208-214, 223s.

Weil, Hermann 25 e n., 28, 185, 198n., 206

Wellmer, Albrecht 237n. Wiesengrund-Adorno, Theodor 14s., 16,

22, 24, 30, 122, 130, 171n. Wiggershaus, Rolf 12n., 16n., 26n., 35,

39, 77, 119n., 122, 205n., 207, 217n., 238, 204s., 244, 245n., 247n., 253s., 256, 271

Wilbrandt, Robert 26 Winkler, Heinrich A. 72 Wittvogel, Karl August 26, 29, 12 ln . Woytinski, Vladimir S. 146n. Zehrer, Hans 180s. Zetkin, Konstantin 26 Zimmermann, Ferdinand Friedrich 163,

181s., 184 Zolo, Danilo 127