I Fratelli Campani Da Castel San Felice

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Vita e opere di tre inventori post-galileianiMatteo Campani de'AAlimenisPietro Tommaso CampaniGiuseppe Campani

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  • COLLANA DELLA MEMORIA: I PROTAGONISTI

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    ASSOCIAZIONE AMICI DI SPOLETO - 2011

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    In copertina:Incisione del 1666 raffigurante un sistema

    di supporto e orientamento di due macchine ottichedi Giuseppe Campani, tratta da: F. BIANCHINI,

    Hespheri et Fhosphori, Nova Phaenomena siveobservationes circa Planetam Veneris,

    Salvioni, Roma, 1726.

    ASSOCIAZIONEAMICI DI SPOLETO

    COMUNE DIS. ANATOLIA DI NARCO

    FONDAZIONEFRANCESCA, VALENTINA E LUIGIANTONINI

    Anatolio Egidi, nato a Spoleto nel 1978,laureatosi in Architettura nel 2006,presso lUniversit degli Studi di Firenzecon una tesi in Consolidamento del-ledilizia storica e miglioramento si-smico, vive e lavora a SantAnatolia diNarco dove svolge la libera professionedi architetto.

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    Nel corso della prima met del XVII secolonacquero a Castel S.Felice, piccolo centrorurale nel Comune di SantAnatolia diNarco, tre fratelli le cui vicende tecnico-scientifiche ebbero risvolti insospettabilinel mondo della ricerca e del progressotecnologico post-galileiani.Matteo, Pier Tommaso e Giuseppe Cam-pani, nellarco di un ventennio, divenneroleaders incontrastati nel campo della fab-bricazione di cannocchiali astronomici,microscopi e orologi notturni silenziosi;distinguendosi, al pari dei pi famosiastronomi del tempo, anche nel campodelle osservazioni celesti.I tre fratelli di Castel S.Felice operaronopresso le pi importanti corti italiane:quella papale e quella del granducato diToscana. La consolidata fiducia nei mezzidella scienza e della tecnica li indusseroad affrontare con coraggio e astuzia il de-licato contrasto tra la spinta progressistadella nuova scienza galileiana e le inibi-zioni conservatrici del SantUffizio.Questo lavoro, che vanta la collabora-zione autorevole di un decano della sto-riografia locale quale il prof. UbaldoSanti, e di alcuni esponenti di primordinedel mondo accademico e del collezioni-smo privato, ha lambizioso obiettivo diaprire una finestra inedita sul panoramastorico della Valdinarco. un plauso tardivo e meritato a tre deisuoi figli, tuttora sconosciuti ai pi.

    Lautore

    ISBN 978-88-87648-65-2

  • ANATOLIO EGIDI

    I FRATELLI CAMPANI

    da Castel San Felice

    Vita e opere di tre inventori post-galileiani

    Prefazione di UBALDO SANTI

  • Si ringraziano per la collaborazione e il fattivo interessamento al progetto:

    Laurence Bolis(Direttrice della Biblioteca dellOsservatorio astronomico di Parigi)

    Marisa Del Vecchio(Curatrice del Museo Luxottica di Agordo - BL)

    Giorgio Dragoni(Ordinario di Storia della fisica allUniversit degli studi di Bologna)

    Antonio Lenner(Presidente di Hora, Ass.ne italiana cultori di orologeria antica - Milano)

    Giuseppe Molesini(Istituto nazionale di ottica applicata - Firenze)

    Paolo Morichini(Direttore dellArchivio storico diocesano di Spoleto)

    Luigi Rambotti(Direttore dellArchivio di Stato, sezione di Spoleto)

    Giorgio Strano(Istituto e museo di storia della scienza - Firenze)

    Un grazie esclusivo a Ubaldo Santi e a Sandro Sabatini. Sono debitore della loro cortesiadi aver letto pazientemente le bozze di questo lavoro, dei loro consigli, del loro incorag-giamento.

    Anatolio Egidi

    ISBN 978-88-87648-65-2

    Stampa: Tipolitografia Nuova Eliografica s.n.c. - Spoleto

  • In memoria di Silvio A. Bedini(Storico emerito presso la

    Smithsonian Institution of Technology di Washington)

  • 5SOMMARIO

    La Collana della Memoria: i Protagonisti Pag. 7

    Prefazione di Ubaldo Santi 9

    Introduzione 19

    Biografie 23

    Cronologia storica 37

    Il panorama scientifico e culturale del 600 43

    PARTE II Campani: sperimentatori e pionieri dellottica di precisione 49

    Breve storia del cannocchiale 49

    I cannocchiali di Giuseppe Campani 52

    I microscopi di Giuseppe Campani 64

    Il tornio per fabbricare le lenti 69

    Loculare composto Campani-Huygens 73

    Le osservazioni astronomiche di Giuseppe Campani 76

    Ragguaglio di due nuove osservazioni... 78

    Lettera a Gio. Domenico Cassini... 81

    Giuseppe Campani e il sistema di Saturno 83

  • Il paragone degli occhiali Pag. 88

    Gli esperimenti e le invenzioni di Matteo Campani 95

    PARTE IIIl contributo dei Campani al mondo dellorologeria 103

    Lorologio notturno e silenzioso 103

    I misteriosi automi di Giuseppe 115

    Il pendolo conteso 119

    Conclusioni 127

    Tavole 131

    Bibliografia 211

    Fonti darchivio 214

  • LA COLLANA DELLA MEMORIA: I PROTAGONISTI

    Con la Collana della memoria lAssociazione Amici di Spoleto ha volutodare spazio finora agli anni pi recenti della storia cittadina, che godono soli-tamente di minore considerazione rispetto al prestigioso passato della Spole-tium romana o della capitale del ducato medievale.I precedenti volumi hanno, quindi, trattato temi dalla duplice valenza cultu-

    rale e sociale, diventati nel Novecento di grande rilevanza storica, come il recu-pero di importanti complessi monumentali cittadini, o la ridefinizione dellaviabilit interna ed esterna alla citt, o la bonifica del territorio, analizzando-li con particolare riferimento agli aspetti amministrativi e progettuali, senza tut-tavia escludere una ricognizione storica dei monumenti o delle opere interessate.Le ricerche, sono state spesso affidate a giovani studiosi, che hanno affron-

    tato con rigore scientifico la loro prima pubblicazione.Alliniziativa hanno aderito vari enti, sia pubblici che privati, che si sono

    fatti carico di finanziare le ricerche e di provvedere alla stampa.Con questo volume, il decimo della serie, lAssociazione vuole allargare lam-

    bito della collana ai protagonisti, cio a quei personaggi legati per nascita o perfrequentazione alla nostra citt, che, pur avendo rivestito ruoli rilevanti nellaloro vita, sono rimasti poco conosciuti al di fuori del mondo accademico.

    Il volume, stampato con il contributo della Fondazione Carispo, della Fon-dazione Francesca, Valentina e Luigi Antonini e del Comune di S. Anatolia diNarco, ha come oggetto tre personaggi uniti da stretti vincoli di parentela e daaffinit di interessi: i fratelli Campani di Castel San Felice, inventori di stru-menti ottici di precisione e di straordinari orologi e protagonisti di quella deli-cata fase post - galieiana, in cui il progresso tecnico scientifico veniva ascontrarsi con la visione conservatrice della Chiesa controriformistica.Lattenta e documentata ricostruzione storica di Anatolio Egidi ci permette

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  • di ripercorrere le vicende biografiche dei tre fratelli e di conoscere le opere del lo-ro ingegno, inquadrandole nellampio contesto socio - culturale del secolo XVII,fra la corte pontificia e il granducato di Toscana, tra il Re Sole Luigi XIV e ilLangravio Carlo dAssia, tra lastronomo Cassini e il matematico Huygens.

    LAssociazione Amici di Spoleto

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  • PREFAZIONE

    Nel XVII secolo nasce la scienza moderna. unepoca di eccezionaleimportanza nella storia scientifica dellumanit: unepoca feconda di sco-perte rilevanti. Nella prima met di questo secolo giganteggiano, nel cam-po fisico-astronomico, personaggi come Galileo Galilei ed EvangelistaTorricelli. unepoca caratterizzata da un aspro dibattito culturale tra so-stenitori passatisti della teoria tolemaica del geocentrismo (la Terra al cen-tro delluniverso) e fautori rivoluzionari dellastronomia copernicanafondata sulleliocentrismo (laTerra uno dei pianeti del sistema solare). Lin-venzione dei primi telescopi astronomici determina il trionfo del sistema co-pernicano-galileiano tra diatribe, implicazioni teologiche ed anatemi.

    Il fervore culturale del periodo post-galileiano favorisce la ricerca scien-tifica soprattutto nel campo fisico-astronomico. Nascono a Napoli, Roma,Firenze, e si diffondono in Europa, cenacoli di studiosi che promuovonoiniziative scientifiche per linflusso esercitato dai metodi galileiani. La scien-za e la tecnologia astronomica sono al centro del dibattito culturale. Dopola morte di Galilei (1642) inizia la competizione fra artigiani-scienziati perla conquista del primato nella costruzione di telescopi. I testi scolastici igno-rano i nomi di epigoni di Galilei e Torricelli, pionieri della scienza dellot-tica, come Eustachio Divini ed i fratelli Campani: soltanto in tempi recentiil rinato interesse per la storia della scienza ha portato alla rivalutazione ditali personaggi.

    Nella seconda met del 600 era avvertita lesigenza scientifica di lentisempre pi perfette per scrutare gli spazi siderali. Si diffondono studi di ot-tica astronomica. Nella Roma pontificia si afferma un raffinato artigianatodellottica di precisione.

    Dopo la morte di Torricelli (1647) cresce a Roma la fama di Eustachio

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  • Divini, un marchigiano emigrato in questa citt ove ha creato una bottegadi orologiaio e ottico: per un decennio primeggia in tale attivit. Poi sorgelastro di Giuseppe Campani che eclissa la fama di Divini.I fratelli Campani, emigrati a Roma dalla Valdinarco, hanno trovato la-

    voro in questa citt, si sono affermati valorizzando il loro straordinario ta-lento, ottenendo fama e prestigio fra i contemporanei. Questi personaggisono divenuti celebri nella seconda met del 600 come artigiani-scienzia-ti, maestri nellarte di costruire orologi, lenti, telescopi, strumenti ottici,dando un rilevante contributo al progresso tecnico-scientifico. Inseriti nelclima culturale della loro epoca, i Campani sono emersi come protagonistinella comunit scientifica romana e internazionale del XVII secolo. Quasiignorati per pi di due secoli dalla storiografia nazionale e locale, sono en-trati a buon diritto nella storia della scienza moderna. La loro fama ha var-cato i confini dellItalia.La frammentariet delle notizie biografiche sui fratelli Campani, in par-

    ticolare di quelle concernenti il loro curriculum scolastico, pone dei pro-blemi storiografici. documentata la loro origine narcana o naricola.Angelo Campani era nel 600 un agiato possidente di Castel S. Felice: se-condo lo storiografo Silvio Bedini, di cui si parler in seguito pi ampia-mente, Angelo era proprietario di beni fondiari fra cui una casa con diecistanze, due cantine e un tornio. Una pietra tombale, visibile allinterno del-labbazia di S. Felice di Narco, reca la seguente iscrizione: D.O.M. AngelusCampanus sibi suis ac descendentibus hoc sepulchrum extrui curavit Anno Dni1661. Questo sepolcro abbaziale un ulteriore testimonianza dellagiatez-za della famiglia dei Campani nel XVII secolo.I figli di Angelo Campani, Pier Tommaso e Giuseppe, sono nati a Ca-

    stel S.Felice. Matteo, il primogenito, secondo qualche biografo sarebbe na-to a Gavelli nel 1615: sorprendente e ignoto il motivo del suo doppiocognome (Campani degli Alimeni) attribuito esclusivamente a lui dallapubblicistica biografica.I fratelli Campani erano dotati di straordinarie capacit intuitive e in-

    ventive unite ad una personalit intraprendente e volitiva: doti che hannoconsentito ai tre giovani naricoli di superare oggettive difficolt ambien-tali per emergere nel mondo tecnico-scientifico dellepoca. Nel XVII seco-lo era ancora inesistente un sistema scolastico pubblico. Nel passato ilmondo rurale stato condannato, fino ai primi decenni del XX secolo, adun endemico analfabetismo o semianalfabetismo associati a un diffuso pau-perismo. Quanti talenti di estrazione rurale sono rimasti inespressi, quan-te risorse intellettuali sono rimaste inutilizzate nei secoli passati a causa della

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  • emarginazione geografica e sociale e dellassenza di scolarizzazione genera-lizzata! I fratelli Campani costituiscono una mirabile eccezione a tale realt.

    Manca una completa documentazione relativa al curriculum scolasticodei fratelli Campani: probabile che abbiano ricevuto listruzione prima-ria a Norcia nelle Scuole pie di S.Giuseppe Calasanzio. Il primogenitoMatteo ha compiuto verosimilmente gli studi ginnasiali e liceali nel Semi-nario di Spoleto istituito nel 1604. Giunto al sacerdozio nel 1650 concor-re per lassegnazione di un posto vacante nella parrocchia romana diS.Tommaso in via del Parione. Risulta vincitore fra 19 concorrenti e divie-ne rettore di questa parrocchia. la prima, decisiva tappa di una costan-te ascesa dei tre naricoli verso la celebrit.

    Don Matteo fa venire a Roma successivamente i suoi fratelli. Viene rag-giunto dapprima nella canonica di S.Tommaso dal fratello vedovo PierTommaso, nato a Castel S.Felice nel 1625, gi apprendista oriolaio aScheggino o a Spoleto, poi dal terzogenito Giuseppe.

    Matteo, definito con enfasi dalerudito aretino Francesco Redi, suo con-temporaneo, virtuoso molto conosciuto da tutti i letterati del mondo per le suenobilissime e utilissime invenzioni, ha saputo conciliare la sua missione pa-storale con i suoi profondi interessi scientifici. Matteo Campani - scrive ilBedini - era una persona che lavorava pi con la mente che con le mani.Nutrito di cultura umanistica, Matteo ha scritto in latino due trattati scien-tifici. Horologium solo naturae motu atque ingenio... un saggio sullorolo-geria del 1677 di Matthei Campani de Alimenis spoletini rectoris ecclesiaeS.Thomae in Parione: dedicato al re di Francia Luigi XIV (Re Sole). Nel1687 viene pubblicato un secondo trattato intitolato Nova esperimenta phy-sico-mechanica, firmato Mattheo Campano Spoletino e dedicato al papa Ales-sandro VII, grande mecenate: conservato nella Biblioteca Alessandrina diRoma. La fama di Matteo Campani e dei suoi fratelli giunge nei palazzi deigrandi sovrani europei del XVII secolo.

    Pier Tommaso costruttore di orologi da camera nella sua bottega inVia Giulia. Ha creato un originale tipo di orologio assai apprezzato dai so-vrani del 600. Uno dei pi antichi e pregiati orologi notturni per mobili,gi appartenente alla famiglia imperiale austriaca degli Asburgo, firmatoPetrus Thomas Campanus inventor, Romae 1663, si trova in un eccezionalestato di conservazione nel Kunsthistorisches Museum di Vienna. Un docu-mento dellArchivio segreto vaticano ci informa che tra i doni del papa Ales-sandro VII (1655-67) alla regina di Svezia vi anche un orologio di mirabileartificio, fatto dal Signor Pier Tommaso Campani Spoletino horologiaio famo-sissimo in questa citt. Un altro bellissimo orologio con cassa in ebano ador-

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  • na di pietre dure e con quadrante dipinto, attribuito a Pier Tommaso Cam-pani, si trova in Campidoglio nel Palazzo Senatorio di Roma, come riferi-sce Carlo Pietrangeli nella rivista accademica Spoletium del 1971. Orologinotturni dei Campani sono custoditi anche in Vaticano, nel palazzo realedi Dresda e al British Museum di Londra.

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    Nel 1657 un editto del papa Alessandro VII concede ai due fratelli PierTommaso e Giuseppe il monopolio decennale per la produzione e venditadi un orologio innovativo, illuminato e silenzioso, la cui ideazione attri-buibile prevalentemente a Giuseppe. I biografi riferiscono che i due fratel-li maggiori si arrogavano, di fronte ai clienti e a personalit del mondoscientifico, il merito dellinvenzione di tale orologio. Tale comportamentoha verosimilmente provocato il risentimento di Giuseppe Campani e su-scitato sentimenti di avversione tra lui e i suoi fratelli. Lo straordinario ta-lento di Giuseppe ha destato invidie e inasprito la rivalit con EustachioDivini, suo antico maestro, e con i suoi fratelli. Mentre saliva sempre piin alto lastro di Giuseppe, il fratello Matteo, anziano e malato, singelosi-va perch - scrive il Bedini - non poteva pi tenere contatto con tutti iprogetti ed invenzioni di Giuseppe.

    memorabile negli annali della storia della tecnologia astronomica del600 la grande contesa sui telescopi, promossa dalla medicea Accademia delCimento, che ha contrapposto Giuseppe Campani ed Eustachio Divini, al-la presenza di vari luminari fra cui Domenico Cassini. Tale disfida ha datouna grande rinomanza ai telescopi di Giuseppe Campani.

    Egli ha primeggiato, per doti intellettive, capacit inventive e compe-tenza tecnico-scientifica, soprattutto nel campo della costruzione di lenti percannocchiali. Linvenzione di un tornio speciale per la molatura delle lentigli ha consentito la realizzazione di oculari per telescopi di una perfezioneallora insuperata.

    G. Domenico Cassini, docente nelluniversit di Bologna, ha utilizzatonel 1660 le lenti di Giuseppe Campani per fare importanti scoperte astro-nomiche. Quando nel 1669 il re di Francia Luigi XIV delibera listituzio-ne a Parigi di un Osservatorio astronomico, G. Domenico Cassini,nominato direttore, porta nellOsservatorio alcuni strumenti di GiuseppeCampani, fra cui un cannocchiale di 17 piedi.

    Luigi XIV, entusiasta degli eccellenti risultati scientifici di tali strumen-ti, fa ordinare dal ministro delle finanze, Jean Baptiste Colbert, lenti, tele-

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  • scopi e microscopi del Campani. Nel 1679 il munifico Re Sole chiede aGiuseppe Campani, tramite lambasciatore francese a Roma, di rivelareil segreto relativo alla tecnica di lavorazione delle lenti con la prospetti-va di un corrispettivo regale. Il Campani, riferiscono i biografi, non harisposto.

    Un naricolo assurto alla celebrit internazionale ha ignorato nellepo-ca dellassolutismo regio, una lusinghiera richiesta del magnifico Re Sole!

    Il versatile talento di Giuseppe Campani ha conseguito risultati straor-dinari in vari campi dellottica di precisione. Ha inventato un telescopiocon quattro lenti. stato il primo costruttore di telescopi con grandi di-stanze focali: uno di questi, con una distanza focale di 7 metri, si trova a Ge-nova. Un altro grande telescopio, con lente firmata Joseph Campanus faciebatRomae anno 1669 e costruito per il granduca di Toscana Ferdinando II, visibile nel Museo di Storia della Scienza di Firenze. Giuseppe Campani hadato un contributo innovativo anche alla tecnologia microscopica: un ec-cellente esemplare di microscopio si trova nel Conservatoire des Arts et M-tiers di Parigi. Ha ideato un oculare astronomico acromatico noto comeoculare Campani-Huygens.

    Biografi e storici della scienza del 600 hanno erroneamente creduto perpi di due secoli allesistenza di due Giuseppe Campani, uno costruttore diorologi, laltro artefice di strumenti ottici. Non parve mai possibile - scri-ve Silvio Bedini - che soltanto una persona avesse potuto fare tanto lavorodi primaria importanza nello spazio di una vita.

    Una lettera di Don Matteo, inviata da Roma nel 1668 al cardinale Leo-poldo deMedici, documenta lesistenza di rapporti conflittuali tra i fratel-li Campani. Le disposizioni testamentarie del padre Angelo Campani del1674, conservate nellArchivio di Stato di Spoleto, sono unulteriore atte-stazione di tali dissensioni familiari: Pier Tommaso ha un lascito paterno di20 scudi, Matteo eredita soltanto 5 scudi, mentre Giuseppe designato ere-de universale del patrimonio di Angelo.

    I litigi fraterni, linimicizia col Divini e il timore di rivelare i segreti delsuo lavoro inducono Giuseppe allisolamento negli ultimi anni della sua vi-ta: la perdita della moglie e di due figli lo rendono triste, introverso, reclu-so nel suo laboratorio-osservatorio a Montecitorio. A nessuno, tranne a suafiglia, era concesso di entrare nel suo laboratorio. Il lavoro rimasto linte-resse esclusivo della sua esistenza.

    Nel 1746 tutta la suppellettile ottica del Campani acquistata dal papaBenedetto XIV e da lui donata allIstituto di Scienze di Bologna. Purtrop-po la maggior parte di tale suppellettile andata dispersa.

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  • Nel Museo di storia della scienza di Firenze - come gi riferito - sonoconservati tre cannocchiali di Giuseppe Campani di diverse lunghezze fo-cali. Nei Musei universitari di Bologna (Specola e Musei di Fisica e Astro-nomia) sono visibili tre cannocchiali e alcune forme per la costruzione dilenti del Campani.Nel Museo dellOsservatorio astronomico di Parigi sono conservate al-

    cune lenti eccellenti, firmate da G. Campani, che hanno consentito alCassini la scoperta di quattro satelliti di Saturno. Ad Agordo (Belluno) sta-to realizzato di recente il Museo dellottica Del Vecchio: vi conservato,tra altri strumenti ottici, un cannocchiale astronomico di G. Campani, da-tato 1682 e lungo 8 metri.

    * * *

    Per pi di due secoli successivi alla morte dei Campani la pubblicisticascientifica e la storiografia locale sono caratterizzate da un inspiegabile obliodellimmensa opera dei Campani. Solo nel periodo postunitario uno dei mag-giori storici spoletini, Achille Sansi, fa un breve e impreciso riferimento aiCampani nella sua opera monumentale Storia del Comune di Spoleto(1884): ...rammentare i nomi allora tanto conosciuti dei fratelli Matteo eAntonio(?) Campani, cui viene attribuita la graziosa invenzione della lanter-na magica; e quel pi tardo Piertommaso, celebre per la fabbricazione di oro-logi.... Fino a tempi recenti, biografi e storici hanno indicato inesattamenteil luogo natale dei Campani.Nel 1887 il periodico spoletino La Nuova Umbria, diretto dallarcheo-

    logo e storico Giuseppe Sordini, scrive: Giuseppe e Matteo Campani furo-no due illustri spoletini del XVII secolo, dei quali, purtroppo, caduto inoblio anche il nome, perfino nella loro citt natia... doveroso rivendicare laloro memoria.... La Nuova Umbria ignora Pier Tommaso e lorigine nar-cana dei Campani.Soltanto nella seconda met del 900 la rinascita dellinteresse scientifi-

    co e storiografico per lopera campaniana ha stimolato studi e ricerche ten-denti alla rivalutazione di questi personaggi. Artefice benemerito di talerinascita un italo-americano, Silvio A. Bedini, nato a Ridgefield (Con-necticut) nel 1917.Appassionato e infaticabile ricercatore, studioso del 600 italiano, colle-

    zionista di vari cimeli, storiografo emerito di una prestigiosa istituzione cul-turale, la Smithsonian Institution di Washington, Bedini ha dedicato circamezzo secolo della sua esistenza a ricerche sui fratelli Campani. Nel 1953 sta-

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  • to pubblicato nel Bollettino statunitense della National Association of watchand clock collectors (collezionisti di orologi) un saggio del Bedini dal titoloTheclock of the death (Lorologio della morte), inventato dai Campani. In tale sag-gio Giuseppe Campani definito leading optical inventor in Europe per le suelenti innovative; i suoi telescopi sono esaltati come the longest and most po-werful of his time, ossia i pi lunghi e potenti del suo tempo. Nel suddettosaggio del Bedini si legge che Giuseppe ha appreso a Roma dal fratello DonMatteo larte della lavorazione delle lenti (lens making), e nella bottega di PierTommaso la tecnica della costruzione degli orologi da muro e da tavolo (clockmaking). Il Bedini ha ricevuto, per le sue numerose ricerche e pubblicazionidi carattere storico-scientifico, premi e riconoscimenti da prestigiose Istitu-zioni culturali americane ed europee.

    Negli anni 1954-58 intercorsa una documentata relazione epistolare traSilvio Bedini e Placido Nicolai, allora direttore della Biblioteca comunale e del-lArchivio di Stato di Spoleto: oggetto di tale corrispondenza era la famigliaCampani di Castel S.Felice. Questo carteggio rivela la presenza nella Biblio-teca comunale di Spoleto di riproduzioni fotografiche di lenti e orologi diGiuseppe Campani, inviate dal Bedini.

    La successione cronologica di varie iniziative di rivalutazione dei Campa-ni negli ultimi decenni del 900 evidenzia un crescente interesse del mondoscientifico per tali personaggi. Nel 1963 il Bedini tiene una conferenza al-lOsservatorio astronomico di Arcetri.

    Nel 1970 nasce a Spoleto, per iniziativa di Ugo Lopa, docente di Fisicanel Liceo Pontano-Sansi, il Gruppo Astronomico Campani: questo Grup-po promuove la costituzione di unassociazione di astrofili intitolata a G. Pol-vani, reputato astronomo e accademico spoletino, e la realizzazione di unaspecola nelledificio del Liceo classico. In seguito lo stesso Ugo Lopa tiene unaconferenza sui fratelli Campani a S.Anatolia di Narco, in una sala comunaleche ha assunto la loro denominazione.

    Nel 1971 Spoletium, la prestigiosa rivista di arte, storia e cultura editadalla Accademia Spoletina (Istituzione culturale sorta nel600) pubblica unarticolo di Carlo Pietrangeli (Memorie spoletine a Roma) in cui si fa un riferi-mento, seppur marginale, alla celebre famiglia Campani di orologiai, otticie meccanici spoletini.

    Nel 1972 appare sulla stessa rivista un saggio di Maria Luisa Righini Bo-nelli dal titolo pi impegnativo Uneredit galileiana: i fratelli Campani. Intale saggio i Campani sono definiti geniali figli di Spoleto per lapporto da-to alla tecnica di precisione.

    Lopera campaniana occupa finalmente uno spazio crescente nella pubbli-

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  • cistica scientifica sia in Italia che allestero. Nelle facolt universitarie di scien-ze fisico-matematiche vengono discusse tesi di laurea sulle realizzazioni otti-che di Giuseppe Campani in particolare.

    Nel 1979 viene ristampato a Parigi il libro Lunettes et tlescopes di A. Dan-jon e A. Couder, rispettivamente direttore dellOsservatorio di Strasburgo eastronomo dellOsservatorio di Parigi: in tale pubblicazione posta in parti-colare rilievo la tecnica innovativa di Giuseppe Campani costruttore di len-ti eccellenti per telescopi.

    Nel 1982 G. Brusa pubblica Larte dellorologeria in Europa in cui pone inrisalto il contributo dato dalle geniali invenzioni dei Campani allaffermazio-ne internazionale dellorologeria italiana nella seconda met del 600.

    Nella precitata rivista Spoletium del 1985 viene pubblicata una schedadi Giovanni Antonelli relativa a Lorologio notturno dei Campani. La ristampaa Milano delDiscorso intorno ai muti orioli ...di Giuseppe Campani, con lin-teressante prefazione di Silvio Bedini, ripropone - scrive G. Antonelli - lop-portunit di uno studio approfondito sullopera omnia di questa famiglia dicelebri orologiai e creatori di strumenti ottici di precisione.... G. Antonelli,direttore di Spoletium, ha espresso 26 anni fa lauspicio che il Bedini, mas-simo studioso dei Campani... prepari per lAccademia Spoletina uno studiocomplessivo su questi grandi scienziati, della cui opera, purtroppo, restanoben pochi esemplari e non abbondanti notizie.

    Lauspicio del compianto Giovanni Antonelli diventer prossimamenteuna realt editoriale negli Stati Uniti. Anche questa pubblicazione del nari-colo Anatolio Egidi vuole essere una doverosa iniziativa rievocativa e un po-stumo tributo di riconoscenza nella terra dei fratelli Campani.

    Gli anni 90 del secolo scorso hanno favorito, anche localmente, la diffu-sione di varie iniziative, non soltanto editoriali, concernenti i fratelli Campa-ni. Il fortuito incontro tra lautore di questa prefazione e Michel Rousseau,dellOsservatorio astronomico di Bordeaux (Francia), ha dato lavvio ad unalunga corrispondenza epistolare che ha portato allacquisizione, tramite lOs-servatorio astronomico di Parigi, di utili informazioni storico-scientifiche suiCampani.

    Nel 1990 viene creato a Spoleto un Istituto tecnico industriale (I.T.I.S.) cheassume la denominazione dei Campani: viene conferito a PaoloMorichini, do-cente in tale Istituto, lincarico di compiere un indagine storico-scientifica asupporto di tale intitolazione. Nella relazione conclusiva, ampia e documen-tata, si legge che gli scritti e le realizzazioni strumentali dei Campani eviden-ziano delle personalit versatili... profondamente devote alla scienza e alle sueprospettive, unitamente ad una profonda cultura umanistica e scientifica.

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  • Lanno 1991 segue linizio di un importante carteggio tra lautore di que-ste note, membro dellAccademia Spoletina, e litalo-americano Silvio Be-dini, grande studioso dellopera dei Campani, di cui si gi riferito. Da talecarteggio si evince che il Bedini ha consultato circa 400 documenti storicinegli archivi di Spoleto, Roma, Firenze, Parigi. venuto tre volte (nel 63,nell 85 e nel 92) a Castel S. Felice per approfondire le sue ricerche nellaterra dei Campani. Ha trovato interesse e collaborazione in Don Sante So-loni, priore della chiesa di S. Felice, ma non ha potuto consultare, perchintrovabili, i libri parrocchiali. Ha scritto varie lettere, presumibilmente ne-gli anni 70, al sindaco di S. Anatolia di Narco: anche a livello istituziona-le locale era ancora quasi inesistente la consapevolezza della celebritinternazionale dei tre naricoli del XVII secolo.

    Il carteggio col Bedini stato illuminante e stimolante. La rilettura del-le sue lettere e la consultazione di alcune sue pubblicazioni hanno suscita-to nellautore di questa prefazione un crescente interesse culturale per iCampani. Chi si accinge a ricerche storiografiche sui Campani non puprescindere dalla pi completa e attendibile fonte bibliografica costituitadagli scritti del Bedini, il pi autorevole storico dei fratelli Campani.

    Nel 1962 Silvio Bedini ha ricevuto negli Stati Uniti, per le sue ricerchee pubblicazioni, il premio Payson della Societ per la Storia della Tecnolo-gia. Nel 97 stato premiato a Darmstad (Germania) per importanti pub-blicazioni sulla storia degli strumenti scientifici. Nel 2000 gli stataconferita a Monaco di Baviera la Medaglia Leonardo da Vinci, il pi al-to ricoscimento concesso dalla Societ per la Storia della Tecnologia. Il Be-dini stato membro di varie associazioni culturali fra cui la SmithsonianInstitution, la Society of American Historians, la Washington Accademy ofSciences, la Socit Astrolabe di Parigi. Si comprende perch un valoroso sto-rico della scienza e della tecnologia come il Bedini ha dedicato alcuni de-cenni della sua esistenza a ricerche storico-scientifiche sulla multiforme estraordinaria attivit dei fratelli Campani.

    Nel 1997 un gruppo di studenti e docenti dellIstituto Tecnico G. Spa-gna di Spoleto ha partecipato al concorso scolastico G. Sordini, patroci-nato dal Comune di Spoleto, con un elaborato sui fratelli Campani cui stato conferito il primo premio dalla Commissione esaminatrice.

    Nel 98 e nel 99 sono stati dedicati ai Campani due articoli pubblicatirispettivamente nelMonteluco, rivista del Club Alpino di Spoleto, e nel pe-riodico Spoleto 90. In tali articoli, scritti dallautore di questa prefazione, silegge: Nemo propheta in patria: tale noto aforisma latino, sempre attuale,si addice perfettamente a dei personaggi geniali ed eclettici nati in Valdi-

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  • narco ed inurbati nella Roma pontificia del 600 ...si sono affermati valo-rizzando il loro straordinario talento ottenendo fama e prestigio... Si trattadei fratelli Campani, artigiani-scienziati ...da annoverare fra i narcani piillustri, quasi sconosciuti nella terra di origine e dimenticati dalla storio-grafia locale....

    Linizio del XXI secolo porta finalmente, dopo il superamento di remo-re di vario genere, alla realizzazione nella terra dei narcani di una impor-tante iniziativa editoriale relativa ai fratelli Campani. Questa pubblicazione,patrocinata dallAmministrazione Comunale di S. Anatolia di Narco, lo-devolmente sostenuta e curata dallAssociazione Amici di Spoleto, finan-ziata dalla Fondazione Francesca, Valentina e Luigi Antonini e dallaFondazione Cassa di Risparmio di Spoleto, il felice epilogo di una vi-cenda culturale iniziata nel secolo scorso.

    Il giovane naricolo Anatolio Egidi, rivelando un insospettabile inte-resse storico-scientifico e utilizzando gli strumenti della moderna tecnolo-gia informatica, ha scoperto e valorizzato la genialit e leclettismotecnico-scientifico che hanno dato ai fratelli Campani la celebrit e un po-sto di rilievo nella storia della scienza. Silenziosamente, con umilt e perse-veranza, Anatolio ha compiuto un approfondito e lodevole lavoro di ricercache ha portato alla pubblicazione di questo testo, integrato da unampiadocumentazione iconografica. A lui va riconosciuto il merito di aver col-mato, dopo quasi tre secoli di oblio, una lacuna nella pubblicistica storio-grafica campaniana.

    un doveroso omaggio postumo a tre nostri illustri conterranei del XVIIsecolo che hanno onorato la Valdinarco con la loro genialit, versatilit e in-ventiva tecnologica.

    Ubaldo Santi

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  • INTRODUZIONE

    Chi era Giuseppe Campana? Dove nacque? Che fece? Qual valore ave-vano i suoi perduti strumenti?

    Questi gli interrogativi che lautore di un articolo comparso in unedi-zione de La Nuova Umbria, periodico allora diretto dallinsigne archeo-logo spoletino Giuseppe Sordini, pose ai lettori nel lontano 25 ottobre1887. A distanza di oltre un secolo quelle domande, uscite forse dallauto-revole penna dello stesso Sordini, sono ancora sorprendentemente prive dirisposta.

    Porle oggi, agli albori del ventunesimo secolo, potr sembrare anacroni-stico. Parlare nellera dellelettronica e della multimedialit di tre fratelli vis-suti nel pieno del 600 scientifico, capaci di costruire insuperabilicannocchiali, microscopi e orologi, potr apparire pleonastico. Ma la storia il terreno solido sul quale costruire il presente e progettare il futuro, e per chicome il sottoscritto opera nel campo del territorio fisico, questo assunto con-cettuale rappresenta qualcosa di pi di un semplice slogan di facciata.

    A queste e ad altre domande cercheremo, quindi, di dare una risposta ilpi possibile esaustiva e oggettiva. Il tutto partendo dal presupposto cheogni trattazione, ed ogni saggio, che venga alle stampe per dovere di ricer-ca intellettuale o per semplice diletto, trova il pi delle volte nellautoreniente di pi di un semplice mezzo mediatico. Uno strumento, cio, la cuiunica funzione sta nel trascrivere e rielaborare concetti gi espressi, e tra-guardi gi raggiunti da altri.

    Questa pubblicazione, venuta alla luce per una fortuita congiunzione dicircostanze, dedicata alla memoria di Silvio Bedini, studioso italo-ameri-cano venuto a mancare il 14 novembre 2007. Bedini fu un grande appas-

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  • sionato di storia della scienza del 600, autore di una serie di saggi sui fra-telli Campani prodotti in un arco di tempo di circa mezzo secolo.

    Senza le pubblicazioni del Bedini questo lavoro non sarebbe venuto al-le stampe. Ma soprattutto, e questa la cosa pi importante, i nostri tre il-lustri naricoli sarebbero stati pressoch ignorati dal mondo della scienzamoderna, e le loro opere, uniche nel loro genere, si sarebbero perse nel fram-mentato mondo del collezionismo privato e nellinestricabile labirinto deltempo e delle mode.

    Ci fa un grande piacere venire a conoscenza, proprio durante la stesuradi questo lavoro, che il Sig.r Peter Bedini di Washington, figlio del com-pianto studioso del 600 italiano, sta pensando alla pubblicazione di tutti imanoscritti e i saggi inediti sui fratelli Campani rimasti nello studio del pa-dre. A lui va il nostro pi sentito augurio di buona riuscita del progetto.

    Lidea di produrre unopera antologica sulle avventure professionali e in-tellettuali dei fratelli Campani mi venne al tempo in cui ero uno studentepresso la facolt di architettura di Firenze.

    Un giorno tra i polverosi scaffali della biblioteca di Via Micheli 6, tro-vai un libro sulla gnomonica, termine con il quale si definisce larte sto-rica del fabbricare orologi solari. Sfogliavo distrattamente il volume, quandolocchio cadde su un trafiletto scritto in calce alla pagina che recitava: oro-logio costruito da Giuseppe Campani nato a Castel S.Felice nel 1635. Dasubito pensai a una omonimia geografica, del resto sar pure plausibile checi sia da qualche parte nel mondo, un altro Castel S.Felice diverso da quelbellissimo aggregato medievale che ben conoscevo. Mi impressi nella men-te quel nome e continuai a sfogliare il libro.

    Circa due anni pi tardi venne alle stampe la pubblicazione sullAbba-zia dei SS. Felice e Mauro, dove Ubaldo Santi - uomo la cui competenza sto-riografica seconda solo alla sua tenacia, davvero degna di un naricolod.o.c. - inser un saggio sui fratelli Matteo, Pier Tommaso e GiuseppeCampani. Si riaccese cos quella lampadina, e da allora non smisi pi dicercare notizie storiografiche sui tre fratelli nati a Castel S. Felice.

    Come fu possibile per tre fratelli provenienti da un borgo rurale arretratoe martoriato da carestie e pestilenze assurgere a posizioni di tale rilievo?Quale fu la reale importanza delle loro invenzioni e dei loro studi nel pro-cesso evolitivo della scienza moderna? E perch soltanto gli studiosi dellastoria della scienza sembrano conoscere i nomi dei tre fratelli? Queste ledomande che spinsero un aspirante architetto a ritagliare del tempo, tra unesame e laltro, da dedicare ai fratelli Campani.

    Affascinato dalle misteriose figure di quei miei conterranei, cercai noti-

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  • zie negli archivi fiorentini, in quelli spoletini e in quel grande contenitoredi informazioni quale internet. Sin da subito mi accorsi del palese diva-rio che vi era tra la rilevanza storica delle loro figure e la produzione bi-bliografica a loro dedicata; la quale, fatta eccezione per i saggi del Bedini lacui diffusione fu circoscritta allambiente specifico della storia della scien-za, e di alcuni articoli comparsi su Spoletium, era pressoch inesistente.

    La prominenza di queste tre figure fu cos evidente da infondere in mesensazioni contrastanti; il compiacimento per le inaspettate scoperte lasciben presto il posto a un latente senso di inadeguatezza che, allora appenaventenne, provavo nellaffrontare un argomento di tale rilevanza nel cam-po della storia della scienza e della tecnica. I contorni delle loro figure sto-riche e umane andavano manmano delineandosi fino a scorgere quello cheai miei occhi appariva il carattere distintivo e inequivocabile di tre inven-tori tra i pi significativi del loro tempo.

    trascorso quasi un lustro da quei giorni spensierati e pieni di proget-ti. Uno di quei progetti vede oggi la luce per mezzo di questa pubblicazio-ne, che ha il solo e semplice obiettivo di gettare il seme, sperando che ilterreno sia abbastanza fertile per consentire una definitiva e meritata con-sacrazione di alcuni tra i pi importanti personaggi della Valdinarco; deci-samente i pi importanti del Comune di Sant Anatolia di Narco, nati aCastel S.Felice nella prima met del 600 ed affermatisi come i pi famosicostruttori di orologi in Italia e i pi ricercati costruttori di ottiche per can-nocchiali e microscopi al mondo.

    Giuseppe e Matteo Campani, in particolare, furono autori di trattatiscientifici e di osservazioni astronomiche sorprendenti, delle quali si forni-r - nonostante la esigua competenza specifica di cui disponiamo - una de-scrizione il pi possibile oggettiva dei contenuti tecnico-scientifici, e delloro valore innovativo nellambito della nascita e della evoluzione dellascienza moderna.

    Uno stimolo notevole alla ricerca storica e storiografica sui tre fratelli diCastel S.Felice ci giunto dal mistero che, a leggere i contributi dei pochiautori che si sono occupati di loro, ha sempre caratterizzato la vita dei Cam-pani. Ne sono testimonianza le vicende professionali e private di Giuseppeottico, orologiaio e astronomo, la cui fama gli sopravvisse per circa un se-colo. Egli cerc in tutti i modi di tenere nascosti i propri segreti professio-nali in merito alla lavorazione delle lenti e alla costruzione dei suoicannocchiali. Segreti che ancora oggi rimangono inviolati.

    Dalla ricerca storica e storiografica, condotta assemblando in senso lo-gico e cronologico una grande quantit di tracce storiche frammentate e

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  • sconnesse, scaturito un interessante e a tratti intrigante ritratto umanodei tre fratelli. Le loro vicende personali e i loro tratti caratteriali sono pun-tualmente descritti nei documenti epistolari consultati. I frequenti contra-sti familiari, le accese competizioni con colleghi affermati ed estemporaneiusurpatori, lentusiasmo ed il coraggio con il quale affrontarono le sfide del-la nuova scienza galileiana, contrapposti al timore della censura vaticana,forniscono tratti salienti delle loro personalit, in tutto simili a quelle dei pigrandi inventori e scienziati della storia.

    La ricerca si fa ancora pi avvincente se alle opere singolari e misteriosedei tre fratelli aggiungiamo il contesto culturale, religioso e politico della se-conda met del Seicento, nonch gli imbarazzanti risvolti teologici di cer-te scoperte astronomiche che proseguirono, pur se in misura attenuata,anche dopo il polverone sollevato nel 1632 da Galileo col suo Dialogo so-pra i due massimi sistemi del mondo.

    Affascinante e coinvolgente appare il Seicento scientifico riletto attraver-so le lettere e le relazioni tecniche dei primi epigoni galileiani. Altrettanto in-teressanti e dibattuti furono i temi della commistione tra scienza teorica etecnica, con la nascita degli scienziati-costruttori e dei costruttori-scienziati;la rivalit tra uomini di scienza e costruttori di strumenti; nonch le frequentidispute sulle nuove osservazioni e scoperte, cos accese e sentite da coinvol-gere indirettamente anche gli stessi costruttori di strumenti.

    Di tutto ci cercheremo di fornire un quadro esaustivo e il pi possibi-le oggettivo, confidando nella benevolenza del lettore per le imprecisionidettate dalla buona ignoranza, da sempre motore della conoscenza.

    Unavvertenza. Il lettore incontrer nel corso del testo alcuni argomen-ti che si ripeteranno. Ci dovuto, da una parte, dal fatto che questo vo-lume riassume una ricerca decennale, durante la quale molti temi eavvenimenti si sono nel tempo riproposti a seguito del ritrovamento di nuo-vi documenti. Dallaltra alla necessit di ribadire la centralit di alcuni av-venimenti che si ritiene essere particolarmente determinanti nella vicendaumana e professionale dei tre fratelli.

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  • BIOGRAFIE

    Matteo, Pietro Tommaso e Giuseppe nascono da una famiglia di CastelS.Felice, oggi nel Comune di SantAnatolia di Narco, della quale ci giun-gono alcune notizie tratte dall archivio notarile della sezione spoletina del-lArchivio di Stato.Il padre Angelo Campani, figlio di Properzio, pare possedesse terreni a

    Castel S.Felice e nelle vicinanze, ma la frammentariet delle fonti e la esi-gua storiografia locale in merito alla famiglia, non ci permettono, al mo-mento, di tracciarne una biografia estesa, n tanto meno certa. E comunqueprobabile che la principale attivit economica condotta dal padre sia stata,come per la stragrande maggioranza dei residenti, quella agricola e silvo-pastorale. Ad avvalorare lipotesi vi sono, presso il citato archivio spoletino,numerosi atti notarili stipulati da Angelo Campani con oggetto compra-vendite di piccoli appezzamenti di terreno e di bestiame, rogati dal notaioGiacinto Fedeli da Castel S.Felice.Dal testamento del padre dei tre fratelli, custodito sempre presso lAr-

    chivio di Stato di Spoleto, avvenuto in data 21 marzo 16741, apprendiamoche Angelo al momento della dettatura delle sue ultime volont era in findi vita, ed espresse il desiderio di essere sepolto nella chiesa di S.Felice, a queltempo retta dal priorato della famiglia spoletina dei Lauri. Inoltre appren-diamo che la madre dei tre fratelli si chiamava Eufemia, e che mor prema-turamente, forse a causa di una delle tante epidemie di peste di quegli anni.Angelo ebbe cos una seconda moglie: D. Sebastiana, designata come usu-fruttuaria a vita natural durante dei suoi beni.Nello stesso testamento Angelo dispone che a Pier Tommaso fosse rico-

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    1 SAS Spoleto, Archivio notarile, Giacinto Fedeli Notaio in Castel S. Felice, arch. II,prot.lli 577 (1448), 581 (1444), 582 (1443).

  • nosciuto un lascito di 20 scudi, a Don Matteo 5 scudi, mentre ad esseredesignato erede universale fu il fratello pi piccolo Giuseppe, il quale con-tinu ad amministrare i beni di famiglia fino ai suoi ultimi anni di vita.2

    Da un altro atto datato 1671 apprendiamo inoltre che i tre fratelli ave-vano due sorelle. La prima di nome Veronica, sposata a Fabio Fedeli di Ca-stel S.Felice e madre di tre figli: Pietro Felice, Giovan Belardino, e FrancescoTommaso. Laltra figlia di nome Orsola fu destinataria di un censo pater-no, forse inteso come dote nuziale, tant che Orsola non compare tre an-ni dopo nel testamento.

    Solo il fratello pi grande Matteo era solito firmarsi nei documenti uf-ficiali con lappellativoMatteo Campani de Alimenis o degli Alimeni, men-tre gli altri due omettevano il secondo cognome. Dellappellativo inquestione non abbiamo alcuna notizia certa, n il Bedini n gli altri autoriche si sono cimentati nella stesura di una biografia dei tre sembrano fornirneuna spiegazione. Possiamo solo supporre si trattasse del casato di Eufemia,moglie di Angelo e madre dei tre fratelli.

    Gli unici riferimenti temporali riguardo alle date di nascita e di mortedei tre, riportati da biografi e autori vari3, sono le date di nascita e di mor-te del fratello minore Giuseppe, rispettivamente 1635 e 1715, e quella dimorte del maggiore Matteo, avvenuta l11 giugno 1687.

    Non vi sono, a Spoleto e nel comprensorio della Valnerina, indizi di di-scendenze dirette dalla famiglia dei tre fratelli, ad eccezione della varianteCampana, ma la ricerca genealogica esula dagli scopi di questo lavoro. Lul-tima flebile traccia della famiglia ci viene fornita dallo storico spoletino Achil-le Sansi, il quale ci informa della presenza nella Spoleto della prima met delXIX secolo del casato dei Campana, celebri meccanici spoletini.4

    Lunica traccia fisica giunta fino a noi a testimonianza del passaggio del-la famiglia un sepolcro lapideo ricavato sul pavimento della chiesa deiSanti Felice e Mauro a Castel S.Felice. Il pavimento lapideo di uno dei pirappresentativi manufatti del cantiere romanico spoletino ospita peraltroun altro sepolcro appartenente alla famiglia Medei, altra famiglia storica di

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    2 ...alcuni interessi domestici mi obligorno nei mesi passati di portarmi, e trattener-mi per qualche tempo in Spoleto, e nel ritorno a Roma trovo che il Sig.r Abbate Vespignanihaveva lasciato in mia Casa la benignissima di V.E. del 22 del passato Gennaro...Lettera di Giuseppe Campani a L. F. Marsigli, Roma 29 Aprile 1702, Museo Astrono-

    mico e Copernicano, fondo Mss., cart. XI, Roma.3 S. A. BEDINI, F. RATHSCHULER, E. MORPURGO, L. FAUSTI, U. SANTI.4 ...fece fabbricar lance ad un magnano che portava il casato dei Campana, celebri

    meccanici spoletini del secolo decimosettimo... A. SANSI, Storia del Comune di Spoleto -Memorie aggiunte, Vol. III pag. 172.

  • questo piccolo castrum medievale. Il coperchio monolitico in pietra cal-carea locale, si trova ai piedi della scalinata sacra che conduce al presbite-rio; esattamente nel punto nel quale i fedeli si fermano per riceverelEucarestia. Viene spontaneo pensare a quanti fedeli vi siano transitatinegli ultimi tre secoli, e a quanti tra questi conoscessero la storia dei trefratelli!

    Sul coperchio si legge: D.O.M. Angelus Campanus sibi suis ac descen-dentibus hoc seppulchrum extrui curavit Anno Dni 1661: sepolcro costrui-to da Angelo Campani per s e per i suoi discendenti (Figg. 1 e 2).

    Non ci dato sapere se la realizzazione di questa tomba sia giustificatadallimportanza della famiglia Campani in s, oppure se sia da ascriversi al-le fortune professionali dei nostri tre conterranei. Di certo, come noto,questo tipo di sepoltura era riservata solo alle famiglie pi abbienti o co-munque pi in vista della comunit.

    Matteo Campani degli Alimeni nasce a Castel S.Felice5 circa venti an-ni prima di Giuseppe, quindi intorno al 1615-1620. Compie i sui primistudi scientifici e teologici probabilmente presso alcuni seminari umbri tracui quelli del Collegio dei Gesuiti di Spoleto6 e lo Studio di Perugia, per poidiventare sacerdote e ricevere gli ordini presso la diocesi di Spoleto. Appas-sionato di orologeria e di scienza sin dalla pi tenera et, frequent proba-bilmente qualche bottega artigiana locale.

    Nel 1650 concorse per lassegnazione di un posto vacante nella elegan-te parrocchia romana di San Tommaso nel rione Parione, lo vinse e vi sistabil nellanno seguente. La sua innata passione per la scienza e la ricercatecnologica lo spinsero a cercare la compagnia di persone che condivides-sero gli stessi interessi. A quei tempi a Roma come a Firenze, Bologna e ne-gli altri centri di potere politico ed economico, fiorirono diverse forme diassociazionismo culturale dallimpronta pi o meno religiosa. Cenacoli dieruditi, dediti allistruzione e al proselitismo culturale e religioso sorsero intutti i centri urbani, anche quelli di provincia. Un ruolo fondamentale fusvolto dallOrdine della Compagnia di Ges, il quale cre una fitta rete dicollegi. Istituti di istruzione nei quali le rivoluzionarie teorie di Galileo ve-

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    5 Alcuni autori, riferiscono che Matteo sarebbe nato a Gavelli nel 1615.6 Importante centro di formazione per i giovani provenienti dalle famiglie pi in vista

    della comunit spoletina. Era situato presso la secentesca chiesa di S.Maria della Conce-zione alla quale si accede da Via dei Gesuiti. Fu attivo dal 1621, anno in cui la chiesa e gliedifici annessi vennero affidati ai Padri Gesuiti della Confraternita della Concezione, finoal 1773, quando papa Clemente XIV con il breve Dominus ac Redemptor dichiar estintolOrdine religioso della Compagnia di Ges.

  • nivano smussate e mondate dal pericoloso germe del secolarismo. Nella Ro-ma pontificia un ruolo di primaria importanza era ricoperto dal gesuitaCollegio Romano per gli Studi, dove venivano educati i figli delle princi-pali figure nobiliari e borghesi romane.

    Tra i personaggi che frequentavano il collegio Matteo intrattenne ami-cizie e relazioni intellettuali con i padri gesuiti: Athanasius Kircher,7 PaoloBeati, Francesco Eschinardi,8 e soprattutto Daniele Bartoli, citato di fre-quente nei documenti epistolari pervenuti sino a noi. Matteo, oltre ad es-sere orologiaio e ottico era anche uomo di cultura, pare infatti avesseconseguito il titolo di dottore presso lo Studio di Perugia9, dove sarebbestato allievo del padre gesuita Francesco Eschinardi. Trasferitisi entrambi aRoma nel 1651, i due ebbero frequenti contatti culturali ed alcuni contra-sti in merito alla paternit dellinvenzione dellorologio muto e della lan-terna magica.

    Gli interessi del reverendo Matteo non si esaurirono nella ricerca di tec-niche innovative per la fabbricazione di orologi e cannocchiali, ma sconfina-rono anche nella scienza pura, come dimostra la pubblicazione a stampa daltitolo Nova experimenta physico-mechanica pro demonstranda genuina causaElevatione Aque, et Mercurij, edita a Roma nel 1666. Opera attraverso la qua-

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    7 Athanasius Kircher: Nato a Gesisa nel 1602 e morto a Roma nel 1680. Eclettico ge-suita tedesco, spesso considerato, allepoca, come la personificazione di tutto il sapere. En-trato a far parte dellordine nel 1616, nel 1628 Kircher venne ordinato prete. Professoredi filosofia, matematica, ebraico e siriano al collegio di Wrzburg, fugg dalla Germaniadilaniata dalla guerra dei Trenta anni. Fu chiamato a Roma da Urbano VIII subito dopola condanna di Galileo. Kircher scrisse pi di trenta libri che spaziavano dallottica allamusica, dallegittologia al magnetismo, dalle lingue universali alla storia della Terra, dallaliturgia sacra alla geografia e civilt cinese. Fu uno dei primi microscopisti della storia, coni suoi microscopi fece alcune importanti scoperte nel campo della biologia. Entr in po-lemica con Francesco Redi e con altri scienziati del tempo, per la una sua erronea convin-zione sulla generazione spontanea dei parassiti del corpo umano e degli insetti.

    8 Francesco Eschinardi: Gesuita di orientamento moderno, nato a Roma il 13 dicembre1623. Nel 1637 entr nelle scuole della Compagnia di Ges, acquisendo una conoscenza ap-prezzabile nel campo filosofico e logico, che gli consent di essere chiamato ad insegnare que-ste discipline al Collegio Romano, negli anni tra il 1651 e il 1673. Interessato alle scienzefisiche e matematiche, Eschinardi tenne intensi rapporti con lo Studio di Perugia, testimo-niati anche dallopera intitolataMicrocosmi physicomathematici seu compendii in quo clare etbreviter tractantur praecipuae mundi partes, coelum, aer, aqua, terra eorumque praecipua acci-dentia, pubblicata a Perugia nel 1658. Frequentatore assiduo dellAccademia fisico-matema-tica fondata a Roma nel 1677 da Monsignor Giovanni Giustino Ciampini, si distinse per lefrequenti memorie che sottoponeva ai colleghi.

    9 M. TAPPI, Ricerca storica sulle realizzazioni ottiche di Giuseppe Campani.

  • le il sacerdote riprende gli esperimenti compiuti qualche anno prima da Evan-gelista Torricelli riguardo la determinazione del valore della pressione atmo-sferica, dimostrando grande propriet di analisi, in piena sintonia con lospirito galileiano della nuova scienza sperimentale.

    Altra pubblicazione in cui Don Matteo dimostra grande familiarit nonsoltanto con larte dellorologeria ma anche con quella del produrre lenti pertelescopi - terreno sul quale fu ben presto superato dal fratello minore Giu-seppe - Horologium solo naturae motu, atque ingenio, dimetiens, et numeransmomenta temporis, costantissime aequalia, eccedit circinus sphaericus pro lenti-bus telescopiorum tornandis, et poliendis, edita a Roma nel 1667.

    In questa opera, scritta come le altre in latino, oltre a descrivere un parti-colare orologio a pendolo di sua invenzione, Matteo parla anche di un mac-chinario per tornire e smerigliare le lenti di vetro e fornisce alcuneinformazioni circa larte dello sfaccettare i diamanti che aveva osservato pres-so la corte di Ferdinando II.

    Matteo anche lautore de LOriuolo giusto dAntimoTempera, Utilissimoa Naviganti edito a Roma nel 1668, un trattato su come costruire un oro-logio da montare sulle navi, e che grazie ad una campana di vetro allinter-no della quale veniva prodotto il vuoto daria, e a un sistema distazionamento del marchingegno in grado di isolarlo dai movimenti dellanave, era in grado di definire, a detta dellautore, la latitudine in mare. Il re-verendo Matteo in questa operetta si firma con il falso nome di AntimoTempera, forse uno pseudonimo anagrammatico di anti mo(menta)temp(oris) (contro le alterazioni del tempo) le quali, secondo quanto so-stiene il Campani, erano la causa del funzionamento alterato di alcuni oro-logi. Lanagramma utilizzato per tenere celata la propria identit sar svelatoda Matteo due anni pi tardi con una lettera inviata al cardinale Leopoldode Medici.

    Fu membro dellAccademia fisico-matematica romana fondata nel 1674dalla Regina Cristina Alessandra di Svezia, tornata in quegli anni a Roma.

    Francesco Redi, intellettuale ed accademico, suo contemporaneo, lo de-scrive virtuoso molto conosciuto da tutti i letterati del mondo per le suenobilissime e utilissime invenzioni.

    Fu Matteo a dare il via alla vita professionale e intellettuale dei suoi fra-telli minori, chiamando a s prima Pier Tommaso e poi Giuseppe. I duevissero nella canonica del fratello maggiore, fino a che per vicende legate al-la nascita di una rivalit professionale, se ne allontanarono.

    Il Bedini riferisce di un Matteo Campani vecchio e ammalato, indomitocontinu a seguire i due fratelli minori nelle loro invenzioni. Affetto da una

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  • arteriosclerosi degenerante che lo consum in dieci lunghi anni, Matteo ar-rog a s meriti che pare plausibile attribuire invece agli altri due fratelli.

    Secondo Luigi Fausti, storico spoletino, Matteo mor nel 168710, inquanto nel frontespizio di una riedizione de Nova experimenta physico-me-chanica ..., si legge, in una nota manoscritta: Morto li 11 Giugno 1687. Sipu supporre che le sue spoglie siano state tumulate nella chiesa di SanTommaso in via Parione, e che a causa degli interventi di restauro del com-plesso siano stati traslati in altro luogo (Fig. 3).

    Pietro Tommaso Campani il personaggio del quale abbiamo minormateriale biografico dei tre. Sappiamo che era il mezzano, e che aveva cir-ca dieci anni in pi di Giuseppe, quindi la sua data di nascita orientati-vamente compresa nel quinquennio 1623-28. Sposato a Rita Vittorini diScheggino, aveva compiuto lapprendistato di orologiaio in Umbria (Sem-bra che prima di raggiungere il fratello maggiore a Roma abbia lavorato an-che a Scheggino e Terni11). Dei tre fratelli Pietro Tommaso quello cheprobabilmente visse e lavor di pi nella sua terra nativa.

    Pietro Tommaso, meglio conosciuto come Pier Tommaso, nel momen-to in cui raggiunse Matteo a Roma, presumibilmente intorno al 1651-1652,quindi non ancora trentenne, era gi vedovo e con tre figlie a carico: Ma-ria Giuditta, Eufemia e Girolama Antonia, che affid alle cure dei suoceri.Dagli atti notarili custoditi presso lArchivio di Stato di Spoleto12 si ap-prende che in data 17 agosto 1668 Alessio Vittorini, padre della moglie diPier Tommaso, assegna censi e terreni al Campani quale dote spettante al-la figlia defunta. Nel 1671 Pier Tommaso nomina un amministratore deibeni ereditati nell interesse delle figlie.

    Egli rimase nella canonica del fratello Matteo fino al 1660 circa, annoin cui pubblic la Lettera di Pier Tommaso Campani ad un amico nella qua-le dimostra lorigine e lartificio delloriolo, nella quale si attribu il meritodella realizzazione del nuovo meccanismo di scappamento a manovella.Nacquero cos dei dissidi con i fratelli, in particolare con Giuseppe. Pier

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    10 L. FAUSTI, Manoscritto sulle famiglie spoletine, Biblioteca Comunale di Spoleto G.Carducci.

    11 Io dunque feci la detta Sfera, la quale per non mia inventione, havendola presadal grandoriolo, che s la piazza di Terni, ove h dimorato alcuni anni avanti, che io mi ap-plicassi questo mestiere.

    Tratto dalla Lettera di Pier Tommaso ad un suo amico , in: S. A. BEDINI, GiuseppeCampani, Discorso intorno a suoi muti orioli .

    12 SAS Spoleto, Archivio notarile, Luca Dolci Notaio in Scheggino, anno 1671 vol. 441carta 174, anno 1668 vol. 441 carta 43.

  • Tommaso decise quindi di lasciare la canonica di Matteo e di trasferirsi pri-ma in via Pellegrino e poi sulla Via Giulia, a Ponte Sisto.Era un artigiano puro, forse con uno spirito meno eclettico di quello dei

    fratelli, ma con una grande inventiva nel campo specifico dellorologeria13. Erasolito avvalersi di ebanisti e pittori di primordine, tanto che i suoi orologierano tra i pi apprezzati del tempo, ed oggi tra i pi ambiti dai collezioni-sti. Bedini ipotizza che avesse appreso larte dellorologeria presso qualchebottega di artigiano tedesco, molto diffuse in quegli anni in Italia.A Roma, grazie alle conoscenze del fratello Matteo, ottenne subito un

    posto come orologiaio del palazzo vaticano, dove aveva il compito di ca-ricare e mantenere in buono stato gli orologi papali. Questo importanteimpiego lo teneva molto occupato, ma soprattutto gli dava la possibilitdi rimanere a stretto contatto con la corte pi importante del tempo. Fuproprio per una indiscrezione raccolta nei corridoi vaticani che Pier Tom-maso venne a conoscenza di un particolare quanto allettante desiderio delpontefice. Il papa Alessandro VII desiderava un orologio che potesse esse-re visibile anche di notte e che non producesse eccessivo rumore. Lartigia-no, grazie allaiuto dei suoi fratelli, riusc a soddisfare i desideri del ponteficee da quel momento la sua fama e quella dei fratelli divenne assoluta.Come riportato in seguito, nel capitolo dedicato a questo particolare

    artificio, linvenzione dellorologio silenzioso non port solo popolarit efortuna ai nostri conterranei, ma contribu ben presto a far nascere tra diloro delle accese discussioni, in quanto ciascuno di loro usava attribuirsiin pubblico il merito dellinvenzione.Di Pier Tommaso ci rimangono alcuni splendidi esemplari di orologio

    notturno con scappamento silenzioso, tra i quali uno custodito al BritishMuseum di Londra, ed uno al Museo Storico di Vienna.Il resto della sua produzione ancora esistente ben conosciuta ed apprezza-

    ta nel mondo del collezionismo privato, ma, come si pu ben capire, difficil-mente rintracciabile. Per quanto riguarda la data dimorte di PierTommaso nonabbiamo riferimenti certi. La sua produzione artigianale pare arrestarsi nel 1694.

    Giuseppe Campani il pi giovane e forse il pi ispirato e a tratti esu-berante dei tre fratelli. Nasce nella casa paterna di Castel S.Felice nel

    29

    13 ...quanta maestria pretendo come horologiaro, altretanta ignoranza confesso, come Com-positore di Lettere; h miglior la lima, che lo stile, e pi mi diletto a finir un bel lavoro, che distraccarmi il capo tessere un bel discorso...

    Tratto dalla Lettera di Pier Tommaso ad un suo amico..., in: S. A. BEDINI,Giuseppe Cam-pani, Discorso intorno a suoi muti orioli...

  • 1635. Come i suoi fratelli maggiori, ricevette probabilmente listruzioneprimaria a Norcia presso le Scuole pie di S.Giuseppe Calasanzio14.

    Non era ancora ventenne quando, presumibilmente intorno al 1652-1654, segu le orme dei suoi fratelli maggiori che lo portarono a Roma. Vis-se per alcuni anni insieme agli stessi nella canonica di Matteo e lavor comeapprendista nella bottega di Pier Tommaso in via Giulia. Si pensa che con-temporaneamente lavorasse come apprendista presso un maestro costruttoredi strumenti matematici ed astronomici, e poich Eustachio Divini15 era inquegli anni molto amico di Matteo, si presume che il giovane Giuseppe ab-bia fatto presso di lui il suo tirocinio. Da qui a qualche anno i due divente-ranno acerrimi rivali nel contendersi il primato nella costruzione delle otticheper cannocchiali, tanto da cimentarsi, come vedremo pi avanti, in un veroe proprio duello passato alla storia come il paragone degli occhiali, nel qua-le a fare da giudici vi erano Ferdinado II granduca di Toscana e suo fratello ilcardinale Leopoldo de Medici. Il giovane Giuseppe ebbe lopportunit di co-noscere molti scienziati e letterati della Roma seicentesca quando accompa-gnava il fratello Matteo al Collegio Romano o al rettorato, da qui forseavvenne quel piccolo miracolo che lo volse alla carriera scientifica ed in par-ticolare allottica.

    Le prime tracce della contemporanea presenza dei tre a Roma risalgono al1655. Giuseppe a quel tempo era appena ventenne, ma aveva gi prodotto al-cuni telescopi giudicati da Gian Domenico Cassini come superiori a tutti glialtri esistenti e migliori anche di quelli prodotti da Eustachio Divini.

    Giuseppe rimase nella canonica del fratello prete fino al 1670, anno in cuiprobabilmente si spos16, trasferendo la sua residenza e il suo laboratorio-os-servatorio in piazza Montecitorio. Il trasferimento si era reso necessario nonsoltanto per esigenze di vita familiare, ma anche per poter custodire meglio,lontano da occhi indiscreti, i propri segreti professionali. I biografi ci riferi-scono di un Giuseppe giovane e scalpitante, cosciente delle proprie capacite del proprio talento, e che non si prestava di buon volere a fare da garzoneai fratelli pi grandi.

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    14 U. SANTI, San Felice di Narco Ieri e Oggi.15 Eustachio Divini: Nasce il 4 ottobre 1660 a San Severino Marche. In giovane et si

    trasferisce a Roma dove entra in contatto con alcuni importanti esponenti del Collegio Ro-mano. Grazie alla sua amicizia con Evangelista Torricelli, discepolo di Galileo, si affermacome il pi importante costruttore di lenti per cannocchiali e di sistemi ottici per micro-scopi. Primato che conserver fino allascesa di Giuseppe Campani avvenuta nei primi an-ni 60.

    16 S. A. BEDINI, Contributo di Giuseppe Campani alla scienza ottica.

  • Nel 1657 il papa Alessandro VII con breve papale in data 31 marzo,concesse un privilegio (brevetto) ai due fratelli Pier Tommaso e Giuseppe,poi rinnovato alla scadenza nel 1659 dopo che linvenzione fu migliorata.Leditto papale concedeva il diritto esclusivo di produzione di un orologioinnovativo in quanto notturno e silenzioso la cui paternit forse da attri-buire in buona parte proprio a Giuseppe. I fratelli per si vantavano al co-spetto di clienti e persone del mondo scientifico di essere loro gli ideatoridellorologio notturno e dellinnovativo sistema a scappamento silenzioso.Questo episodio fece nascere unaspra inimicizia tra Giuseppe e gli altri dueche perdur per anni. Del conflitto familiare ne abbiamo prova in una let-tera di Matteo spedita da Roma in data 10 novembre 166817, in cui il pre-te non si capacita del perch il fratello pi piccolo dovesse provare una cosprofonda inimicizia nei suoi confronti.Il settore dove Giuseppe eccelse in ingegno e competenza fu decisamente

    quello della costruzione di lenti per cannocchiali e microscopi.18 Sebbeneil suo nome sia pressoch sconosciuto al mondo scientifico moderno, eglifu una delle pi importanti figure del mondo dellottica. Giuseppe ebbe la

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    17 La sua innata gentilezza e cordialit mi anima a confidarle una mia disgrazia et lapoca buona fortuna che ho havuta co miei fratelli, mentre essendomi io affaticato meglio cheho potuto per la loro stima e reputazione (come il mondo sa) da costoro viene supposto il con-trario. [] Or questo accidente mi ha recati gravissimi disgusti e contra ogni ragione essi per-suaso che io habbia voluto tentare di rubbargline linvenzione e ne porta per prova irrefragabilelautorit del Ser.mo Sig.r Cardinale. Io non dubito che mio fratello non sia in errore di pro-pria oppinione, come di parecchie altre cose. Ma intanto le rotture per ci principalmente na-te fra di noi seguitano tutta via. Per se dentro ai termini della verit e non altrimenti paressea V.S. Ill.ma (per haver di capo a questuomo cotal falsa oppinione) di farmi favore di scriver-mi una lettera intorno a questo particolare, responsiva a questa mia e narrativa della verit delfatto passato tra V.S. Ill.ma e me, et anche del detto da me a S.E.S., lo riceverei per grazia sin-golare e potrebbe forse rassettare la fantasia di detto mio fratello, alterata fuor di modo. Perlamor di Dio condoni a tanta lunghezza. La riverisco e resto.

    Di V.S. Ill.ma.Roma li 10 di novembre 1668.Umil.mo devot.mo et obblig.mo ser.reMatteo CampaniIMSS Firenze, Manoscritti Galileiani, Corrispondenze epistolari: Da Matteo Campani

    al Cardinale Flavio Chigi, 10 novembre 1668.18 ... a tutti noto come il celebre Giuseppe Campani di Roma riuscisse felicemente

    nella costruzione di quei grandi obiettivi con enormi distanze focali, i quali nelle mani di Cas-sini di Maraldi e di Bianchini servirono a discoprire i tempi delle rotazioni di Venere, diMarte, di Giove e di Saturno con siffatta precisione, che presso che nulla vi aggiunsero gliastronomi posteriori coi pi perfetti cannocchiali acromatici e coi pi potenti telescopi.

    Atti delle Adunanze dellI. R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Venezia, 1844.

  • fortuna di cogliere sul nascere quel movimento scientifico e filosofico cheorbitava intorno alla prominente figura di Galileo Galilei, ed in particola-re seppe specializzarsi in un settore che oggi chiameremmo di avanguardia,quello della produzione di lenti da cannocchiale e da microscopio. In que-gli anni cera una grande scarsit di questi strumenti per i pochi che sape-vano utilizzarli sia per ricerca che per diletto. Il giovane Campani dovettequindi cominciare dallinizio, visto che non cera nessuno che lo istruissesulle tecniche da utilizzare per tornire le lenti, per la loro smerigliatura eper il perfezionamento della curvatura, e nessuno che consigliasse la sele-zione del vetro migliore. In pochi anni Giuseppe divenne il leader indi-scusso nella produzione di ottiche di precisione anche grazie ad uno specialetornio per la lavorazione del vetro e a delle forme in ottone per dare la giu-sta curvatura alle lenti da lui stesso ideati.

    Egli non era un artigiano puro come Pier Tommaso, n tanto meno unteorico come Matteo, la sua personalit eclettica era composta da una per-fetta sintesi teorico-pratica e da quel gene esclusivo che solo i grandi inno-vatori possiedono.

    Quando il Re Sole Luigi XIV istitu losservatorio astronomico di Pari-gi nel 1666, invi a Roma il suo ministro Colbert per acquistare le lenti ei cannocchiali di Giuseppe Campani.

    Nel 1700 il Langravio Carlo dAssia si present di persona al laborato-rio di Giuseppe per acquistare alcuni cannocchiali attualmente custoditi alMuseo territoriale assico a Kassel (Geschichte der Astronomie).

    Grazie ai suoi cannocchiali Gian Domenico Cassini, amico e grandeestimatore del Campani, fece gran parte delle sue scoperte in campo astro-nomico, in particolare scopr i quattro satelliti di Saturno: Giapeto, Rea,Dione, Teti, e la divisione omonima del pianeta.

    Il noto matematico olandese Christiaan Huygens, nel 1664 vide con-fermare le sue teorie sugli anelli di Saturno da una osservazione compiutada Giuseppe con i propri cannocchiali pubblicata in Ragguaglio di due nuo-ve osservazioni una celeste in ordine alla Stella di Saturno e terrestre laltra inordine agli strumenti medesimi, coquali s fatta luna e laltra osservazioneedita nel 1664. Il Ragguaglio... di Giuseppe pose la parola fine ad unalunga sequela di discussioni sul sistema di Saturno, che aveva coinvolto ne-gli anni tra il 1660 e il 1664 Ferdinando II e la sua Accademia del Cimen-to, suscitando le attenzioni anche dellala pi ortodossa della Chiesa e quelledei Gesuiti. Da quel momento Huygens, cerc insistentemente di fabbri-care telescopi detti alla campanina, riconoscendoli migliori dei suoi, nonriuscendoci ne acquist un esemplare.

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  • Giuseppe fu il primo ad osservare che le striature sulla superficie diGiove non avevano un andamento regolare e a confermare lipotesi, giavallata da Galileo, che sulla Luna esistessero monti e depressioni, osser-vandone il profilo con i suoi cannocchiali. Inoltre alcune sue osservazio-ni come quelle pubblicate nel volumetto a stampa Lettera di GiuseppeCampani intorno allOmbre delle Stelle Medicee nel volto di Giove, ed altrinuovi fenomeni Celesti scoperti cosuoi Occhiali al Sig. Gio Domenico Cas-sini sono entrate di fatto a far parte della storia dellastronomia.Il pi piccolo dei Campani non si dedic soltanto alla costruzione di

    telescopi, ma applic la sua tecnica e la sua inventiva anche allo svilup-po del microscopio. AllIstituto e Museo di storia della scienza di Firen-ze ve ne uno, di straordinaria bellezza, ideato da Galileo e costruitomolto probabilmente da Giuseppe Campani. Il contributo dei micro-scopi di Giuseppe nel campo delle osservazioni naturali e in quello me-dico non mai stato accuratamente accertato, e alla luce di quantoemerge dalla presente ricerca storica assume dimensioni di insospettabi-le rilievo.I suoi cannocchiali superarono per prestazioni e qualit artigiana tut-

    ti gli altri allora in commercio, arrivando a misurare anche 200 palmi dilunghezza focale (circa 45 metri), una straordinaria impresa ottica perquei tempi e anche per i nostri giorni. Fu inoltre il primo ad ottenerelacromatismo, eliminando con un artificio particolare il problema dellealterazioni cromatiche prodotte dalle lenti. Fu il primo ad inventare e co-struire loculare astronomico negativo, discostandosi dagli oculari galile-iani, passato alla storia come oculare di Campani-Huygens, ed utilizzatoverso la fine del XVII secolo anche dai costruttori tedeschi e inglesi.Il fermento del mondo scientifico e la curiosit di molti personaggi cir-

    ca il suo innovativo e personalissimo modo di foggiare le lenti gli causnotevoli angosce. Per proteggere le sue invenzioni e le sue tecniche da av-ventori e colleghi invidiosi divenne un recluso. Pare lavorasse con la por-ta chiusa nel suo laboratorio-osservatorio di Montecitorio, solo alla figliaera concesso di entrarvi.Non sappiamo molto riguardo alla vita familiare di Giuseppe, ne tan-

    to meno abbiamo notizie certe in merito alla sua prole, che supponiamoessere stata numerosa. Pare infatti, che il celebre costruttore di strumen-ti scientifici ebbe due figli maschi e quattro femmine, avuti dal matri-monio con la figlia di Johann Wiesel dAsburgo (1583-1662), avvocatoe costruttore di cannocchiali tedesco. Due delle quattro figlie morironoin giovane et per malattia. Anche la moglie pare sia morta prematura-

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  • mente, forse a causa di una delle frequenti epidemie di peste.19Quello chepare certo che Giuseppe lasci a Roma due figlie femmine. Il Bedini ci in-forma, infatti, che:

    ... il Campani addestr una delle due figlie rimastegli alla tecnica del-la sua arte; tanto che in breve tempo acquist una tale maestria da poter ri-valeggiare solo con la perfezione paterna.20

    La figlia custod gelosamente i segreti del padre riguardo alle tecniche di la-vorazione del vetro, tant che ancora oggi non sappiamo comeGiuseppe riu-sc a fabbricare lenti di notevole lunghezza focale e di ineguagliata precisione.21

    Pare che il celebre artigiano romano dopo aver servito con la sua arte re-gnanti e papi, negli ultimi anni della sua vita, geloso dei suoi segreti e afflittodalla perdita dei due figli e della moglie, si dedicasse soltanto al suo lavoro dilaboratorio. Questo spiega la mancanza di notizie biografiche e la scarsa con-siderazione del suo lavoro in ambito accademico e scientifico. Alcuni autoriipotizzarono addirittura la contemporanea presenza a Roma di due Giusep-pe Campani: uno ottico, laltro orologiaio.22 Evidentemente non parve pos-sibile che soltanto un artigiano, lavorando da solo, avesse potuto produrre costante opere di rilievo nellarco di una sola vita.23

    Giuseppe mor a Roma il 28 Luglio 1715 allet, venerabile per quel tem-po, di ottanta anni. Sua figlia era stata di fatto lunico suo discepolo, e diven-ne erede di tutta la sua attrezzatura e delle altre propriet. La sua vita era statacircondata dalloscurit che suo padre aveva cos costantemente cercato di farcalare sopra i suoi segreti professionali, tanto che di lei non si sa quasi nulla.Pare che le due figlie continuarono per circa trentanni nel commercio

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    19 F. RATHSCHULER, Giuseppe Campani: inventore precursore dellottica.20 S. A. BEDINI, Lattrezzatura del laboratorio ottico di Giuseppe Campani.21 ibid.22 La notizia quantomeno fantasiosa. Ma in una lettera al cardinale Leopoldo

    DeMedici il Campani parla di un suo omonimo che a suo posto ritira la posta: Se dop-po i paragoni V.A. si compiacer di farmene dare pieno raguaglio per lettera raccomanda-ta al Monanni [MonannoMonanni, mastro delle Poste n.d.r.], affinch da un altro che hail mio nome e cognome non mi sia raccolta alla posta, lo ricever per gratia speciale di V.A.,alla quale con profondo inchino, baciata la veste, mi dedicoRoma 30 Giugno 1665.Umiliss.mo e Devotiss.mo Servo Obligatiss.moGiuseppe Campani.IMSS Firenze,Manoscritto Galileiano, 277, carta 368v.23 S. A. BEDINI, Contributo di Giuseppe Campani alla scienza ottica.

  • di strumenti ottici in una bottega situata alle quatto fontane, probabil-mente nei pressi di Piazza quattro Fontane.24 Certo le commesse non do-vevano mancare, vista la fama che il padre aveva riscosso in oltre mezzosecolo di attivit. Nel 1746, tre decenni dopo la morte di Giuseppe, lat-trezzatura del suo laboratorio ottico fu acquistata dal papa Benedetto XIVe donata allIstituto di scienze di Bologna, sua citt natale. Lacquisto av-venne con i fondi personali del pontefice e con il consenso della figlia delCampani. Il fatto che lattrezzatura sia stata acquistata direttamente dal pa-pa, con un gesto mirato alla preservazione del materiale custodito nel la-boratorio ci fa capire quanto sia stata importante la figura di GiuseppeCampani nel mondo scientifico di allora.

    Le attrezzature del laboratorio ottico entrarono cos a far parte del gabi-netto di fisica istituito due anni prima dallAccademia delle Scienze di Bo-logna. Per tutto lOttocento il gabinetto continu a svolgere unimportanteattivit didattica e di ricerca, vantando tra gli allievi pi illustri il fisico Gu-glielmo Marconi(1873-1937).

    Ci nonostante, come avremo modo di vedere nel proseguo del presen-te lavoro, le sorti dellattrezzatura del Campani sono state pessime. Granparte delle forme in ottone sono andate perse o vendute, e il tornio co-struito da Giuseppe, che per anni aveva gelosamente custodito nel suo la-boratorio romano, fu smembrato e riadattato per scopi diversi da quelloper il quale era stato creato. Ci rimangono soltanto alcune forme di metal-lo, ed un mazzo di misure che lartigiano-inventore utilizzava per calibrareil rapporto tra le lenti oculari e quelle obiettive, custoditi allIstituto Museodi storia della scienza di Firenze, e a Bologna presso i musei universitari diFisica e della Specola.

    Enrico Morpurgo, storico dellorologeria, scrisse di lui:

    Lo confesso apertamente: vi molta amarezza in questa mia parola,poich Giuseppe Campani ha in s tutte le caratteristiche di una persona-lit spiccata e sono fermamente convinto che se avesse sortito i natali in unaltro paese sarebbe stato studiato a fondo e il suo nome godrebbe di vastis-sima risonanza.25

    35

    24 M. TAPPI, op. cit.25 E. MORPURGO, Gli orologi notturni e Giuseppe Campani.

  • CRONOLOGIA STORICA

    1615(?)Nasce Matteo Campani degli Alimeni.1625(?)Nasce Pietro Tommaso Campani.1635(?)Nasce Giuseppe Campani.1650

    Matteo Campani riceve gli ordini sacerdotali.1651

    Matteo Campani si stabilisce a Roma, dove assume lincarico di prioredella parrocchia di S.Tommaso in Parione.

    1652 - 1654

    Pier Tommaso e Giuseppe Campani raggiungono il fratello Matteo a Ro-ma, e si stabiliscono nella canonica della chiesa di S. Tommaso in Parione.

    1656

    Ottobre: I tre fratelli presentano a papa Alessandro VII un prototipo diorologio notturno silenzioso.

    1657

    Giuseppe Campani, mentre lavora ad un suo orologio, applica ca-sualmente il pendolo allorologio e lo porta in mostra al granduca Ferdi-nando II.- Marzo: I fratelli presentano al papa Alessandro VII il loro primo oro-

    logio notturno silenzioso.- 31 marzo: papa Alessandro VII concede il primo Privilegio a Pier

    Tommaso e Giuseppe per la produzione dellorologio notturno silenzioso, edelle sfere materiali con li moti de pianeti senza che shabbiano mai a caricare.

    37

  • 1658

    24 Novembre: Viene pubblicato il giudizio laudativo intitolato Iudiciumdoctissimorum virorum artiumque peritissimorum, con il quale il Collegio Ro-mano riconosce loriginalit dellinvenzione dellorologio notturno silenzio-so, e delle sfere materiali o archimedee.

    1659

    1 settembre: Papa Alessandro VII concede un secondo Privilegio a PierTommaso e Giuseppe per la produzione dellorologio notturno silenzioso, edelle sfere materiali con li moti de pianeti senza che shabbiano mai a caricare...

    1660

    - Giuseppe Campani pubblica il suo Discorso di Giuseppe Campani In-torno a suoi muti Oriuoli, alle nuove Sfere Archimedee, e ad un altra rarissi-ma, e utilissima inventione di Personaggio cospicuo.

    - Pier Tommaso pubblica la sua Lettera di Pier Tommaso Campani ad unamico nella quale dimostra lorigine e lartificio delloriolo.

    - Pier Tommaso, a causa dei dissidi con Giuseppe in merito alla pater-nit dellorologio muto, lascia la canonica di Matteo per trasferirsi prima invia Pellegrino e poi sulla Via Giulia a Ponte Sisto.

    1661

    Angelo Campani, padre dei fratelli, costruisce il sepolcro di famiglia al-linterno della Chiesa dei SS. Felice e Mauro di Castel S.Felice.

    1663

    - Giuseppe Campani inventa un nuovo sistema ottico per cannocchialie microscopi, passato alla storia come Oculare composto Campani-Huygens.

    - Viene effettuato a Roma, nel monastero dei Gesuiti ai Santi Giovanni ePaolo, il primo paragone tra i cannocchiali dei Campani e quelli di EustachioDivini.

    - Ottobre: Viene effettuato, nel giardino del cardinale Mattia de Medi-ci alla Navicella, il secondo paragone tra i cannocchiali dei Campani e quel-li di Eustachio Divini.

    1664

    - Giuseppe Campani pubblica il suo Ragguaglio di due nuove osservazio-ni una celeste in ordine alla Stella di Saturno e terrestre laltra in ordine aglistrumenti medesimi, coquali s fatta luna e laltra osservazione, edito a Ro-ma nel 1664, dove conferma lesistenza dellanello di Saturno osservato e de-scritto cinque anni prima da Huygens in Systema Saturnium.

    - 30 Aprile: Viene effettuato un terzo paragone tra i cannocchiali deiCampani e quelli di Eustachio Divini.

    38

  • - 22 Dicembre: Viene effettuato, a Roma presso S.Pietro al Montoro, unquarto paragone tra i cannocchiali dei Campani e quelli di Eustachio Divini.

    1665

    - Giuseppe Campani pubblica la sua Lettera di Giuseppe Campani In-torno all Ombre delle Stelle Medicee nel volto di Giove, ed altri nuovi Feno-meni Celesti scoperti co suoi Occhiali, Al Signor Gio Domenico Cassini,Primario Astronomo nell Inclito Studi di Bologna.

    - Giuseppe Campani pubblica la sua Lettre a Monsieur LAbb Charlessur le Ragguaglio di due nuove osservazioni, Da Giuseppe Campani, avec DesRemarques o il est parl des nouvelles dcouvertes dans Saturne e dans Iupi-ter, e de plusieurs choses Curieuses touchant les grandes Lunettes.

    - Gian Domenico Cassini con i telescopi di Giuseppe Campani scoprela macchia rossa di Giove, deducendo il periodo di rotazione del pianeta, edeterminando accuratamente il moto dei satelliti medicei.

    - Francesco Redi compie le sue prime osservazioni naturali con i micro-scopi di Giuseppe Campani.

    - Il granduca Ferdinando II riconosce la superiorit dei cannocchiali deiCampani su quelli di Eustachio Divini.

    1666

    - Matteo Campani pubblica lopera: Nova experimenta physico-mechani-ca pro demonstranda genuina causa Elevatione Aque, et Mercurij.

    - Il Re di Francia Luigi XIV fonda losservatorio astronomico di Parigi, di-retto da Gian Domenico Cassini(1625-1712), il ministro Colbert commissio-na a Giuseppe Campani quattro cannocchiali di grande lunghezza focale, con iquali Cassini scoprir i satelliti di Saturno e la divisione omonima del pianeta.

    - Gian Domenico Cassini con laiuto di Giuseppe Campani, determinail periodo di rotazione di Marte intorno al proprio asse, valutato in 24 oree 40 minuti, pubblica la scoperta in Martis circa axem proprium revolubilisobservationes.

    1668

    - Matteo Campani pubblica, sotto falso nome, lopera: LOriuolo giustodAntimo Tempera, Utilissimo a Naviganti.

    - 6 settembre: Papa Clemente IX concede a Pier Tommaso il monopo-lio per la costruzione di orologi con statua e con istromento che muove il ven-taglio (delle ore n.d.r.).

    1669

    7 settembre: Papa Clemente IX concede a Giuseppe Campani la facol-t di costruite orologi speciali: ...catottrico, diottrici li quali fanno veder loreanche di notte...

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  • 1670(?)Giuseppe Campani lascia la canonica di Matteo e trasferisce la sua resi-

    denza e il suo laboratorio in piazza Montecitorio.1671

    Dicembre: Utilizzando un telescopio di 17 piedi realizzato da GiuseppeCampani, Gian Domenico Cassini scopre un satellite di Saturno: Giapeto.

    1672

    Dicembre: Giuseppe Campani invia a Parigi un nuovo cannocchiale, ilCassini scopre il quinto satellite di Saturno in ordine di distanza: Rhea.

    1674

    Angelo Campani, padre dei fratelli, sul letto di morte detta le sue ulti-me volont.

    1677

    Matteo Campani pubblica lopera:Horologium solo naturae motu, AtqueIngenio, dimentiens, et numerans momenta Temporis, Costantissime Aequalia.Eccedit Circinus Spaericus pro Lentibus Telescopiorum tornandis et poliendis.

    1678(?)Matteo e Giuseppe Campani sono tra i primi a costruire la lanterna

    magica.1684

    - Marzo: Utilizzando rispettivamente i telescopi di 100 e 136 piedi diGiuseppe Campani, Gian Domenico Cassini scopre due ulteriori satelliti diSaturno: Teti e Dione. Lincredibile serie di scoperte che Cassini aveva rea-lizzato per mezzo dei cannocchiali del Campani sancirono la fama di que-stultimo come miglior ottico dEuropa.

    - Giuseppe Campani collabora con i membri dellAccademia Fisico-Matematica Romana per la realizzazione di un telescopio astronomico sen-za tubo.

    1686

    Luglio: Giuseppe Campani presenta allAccademia Fisico-MatematicaRomana il suo microscopio composto.

    1687

    11 giugno: Muore Matteo Campani degli Alimeni.1700

    5 febbraio: Il Langravio Carlo dAssia acquista alcuni strumenti otticinel laboratorio di Giuseppe Campani.

    1709

    Agosto: Giuseppe Campani consegna al cardinale Melchior de Polignac del-le lenti di straordinaria potenza e nitidezza e una macchina ottica senza tubi.

    40

  • 1715

    28 luglio: Muore Giuseppe Campani1746

    Papa Benedetto XIV acquista lattrezzatura del laboratorio ottico diGiuseppe Campani, e la dona allIstituto di Scienze di Bologna.

    (?) Datazione incerta

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