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Autore: Francesco Paolo Calvaruso (dottorando SDISU – UNICAL) Struttura di afferenza: Università della Calabria, Scuola Dottorale Internazionale di Studi Umanistici – Indirizzo: Modelli di formazione: analisi teorica e comparazione Titolo del lavoro di ricerca: Le scuole rurali in Sicilia fra prossimità e spaesamento: dalla terra alla Terra Parole - chiave: - Scuole rurali - Lotta all’analfabetismo - Educazione alla cittadinanza e promozione sociale - Rapporto “natura – cultura” - Memoria come concetto pedagogico Dove va la pedagogia? V EDIZIONE SUMMER SCHOOL TRENTO 2010 Trento, palazzo dell’Istruzione, aula “Pietro Bertolini”, 17 IX 2010

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Autore: Francesco Paolo Calvaruso (dottorando SDISU – UNICAL)

Struttura di afferenza : Università della Calabria, Scuola Dottorale Internazionale di Studi Umanistici – Indirizzo: Modelli di formazione: analisi teorica e comparazione

Titolo del lavoro di ricerca: Le scuole rurali in Sicilia fra prossimità e spaesamento: dalla terra alla Terra

Parole - chiave:

- Scuole rurali- Lotta all’analfabetismo- Educazione alla cittadinanza e promozione sociale- Rapporto “natura – cultura”- Memoria come concetto pedagogico

Dove va la pedagogia?V EDIZIONE SUMMER SCHOOLTRENTO 2010

Trento, palazzo dell’Istruzione, aula “Pietro Bertolini”, 17 IX 2010

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Struttura di afferenza …

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Università della CalabriaArcavacata di Rende (CS)Cubo 18/BFacoltà di Lettere e FilosofiaDipartimento di Scienze dell’EducazioneDirettore: Prof. Viviana Burza

S.D.I.S.U.Scuola Dottorale Internazionaledi Studi UmanisticiDirettore:Prof. Daniele Gambarara

Tutor: Prof. Sandra ChistoliniIndirizzo "Modelli di formazione: analisi teorica e comparazione": teoria ed

epistemologia dei processi formativi; pedagogia dei processi interculturali; sistemi

scolastici comparati; didattica interculturale; teoria della valutazione dei sistemi

educativi.

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Introduzione

Dove va la pedagogia? Essa ha da tempo intrapreso i “nuovi” sentieridell’intercultura, aprendo sempre più il campo delle sue indagini ad unadimensione internazionale, nel tentativo di creare una cultura dell’inter-cultura fra i cittadini di un mondo ormai globalizzato. Si profilanoall’orizzonte delle pedagogia “nuovi scenari” (iper-urbani), “nuovi sistemi”(trans-nazionali) e “nuove rappresentazioni” (intorno all’uomo e alla suaposizione nel cosmo); ma il fatto, il già avvenuto, la memoria segnano letracce lungo le quali ci siamo incamminati. Dimenticare il sensodell’armonico rapporto fra la terra e le persone per cingere, in un abbraccioa volte freddo e smisurato, la Terra non vuol dire ipso facto saper muoversicon intenzionalità verso il “nuovo”, ma recidere le ragioni delle radici. Lapedagogia è strutturalmente rivolta al futuro, ma il suo avvenire apparemeno radioso se nell’affanno del nuovo ad ogni costo essa trascura o celaciò che di significativo ha contrassegnato l’iter del suo complesso sforzo diumanizzazione.

Campo della ricerca …

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Motivazione

Il concetto di cittadinanza da sempre assume un carattere nevralgico nellostudio intorno alle modalità di trasmissione dell’identità sociale di tutte lenazioni che nella scuola trovano il principale volano della loro crescitamateriale e spirituale. Al di là delle critiche mosse per un concreto pericolod’indottrinamento civico (più marcatamente individuabile quando il potere haassunto o assume la forma dirigista se non dittatoriale), ciò che appare inogni caso indiscutibile è la costante esigenza moderna di dotarsi d’unsistema formativo formale capillare sì da raggiungere la popolazione inogni angolo del proprio territorio per istruirla ed educarla ad una certa ideadell’essere cittadino.

La presente indagine intende riportare alla luce l’esperienza dellescuole rurali in Sicilia , ove l’aggettivo “rurale” è riconducibile, al di là dellediciture ufficiali, a quei luoghi di istruzione formale rivolti in prevalenza ai figlidei contadini, site ed operanti fra le campagne siciliane, la cui azione hagarantito ad una consistente fetta di cittadini la possibilità di unascolarizzazione tesa anche ad una più ampia prospettiva d’inclusionesociale.

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Posizione del problema

Il presente progetto di ricerca, situabile all’interno del Tema 9“Storia della scuola e delle istituzioni educative e formative” della Vedizione Summer School SIREF, evidenzia il ruolo delle scuolerurali in Sicilia (dalla riforma Gentile sino agli anni 2000), poste inessere sia per una maggiore capillarità dell’istruzione sia per unapiù ampia promozione della cultura della cittadinanza. Molte scuolerurali sono state chiuse per motivi economico-sociali ma hanno peranni assolto un prezioso compito educativo portando laconoscenza anche fra i figli dei contadini, limitando la dispersionescolastica e favorendo i processi di inclusione sociale . Lescuole rurali e montane sono presidi civici da rivalutare anche inuna prospettiva di apprendimento permanente tramite un lorodiverso utilizzo.

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Quadro metodologico

La ricerca è stata condotta, al di là di una ricca consultazione di libri eriviste, secondo un approccio di tipo qualitativo , avvalendosisoprattutto di interviste (libere, o non direttive, e semi-strutturate) amaestri ed ex allievi, cui si è affiancata un’attenta lettura degli archividelle scuole rurali individuate. Tale scelta euristica è stata preferitarispetto ad altre angolazioni d’indagine poiché si è ritenuto difondamentale rilievo dar spessore ad una prospettiva di tipointerpretativo , attingendo ad un significativo novero di memorie eprassi didattiche che hanno fatto emergere un tessuto narrativo utile allariflessione pedagogica.

Le scuole maggiormente prese in esame sono state quelle ubicate nei borghi rurali presenti in quasi tutte le provincie siciliane, che nel loro insieme costituiscono un significativo spaccato delle altre numerose istituzioni presenti in tutta l’Isola.

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Risultati attesi o ottenuti

Fra questi:• Queste scuole esistevano sin dall’Unità d’Italia. Il fascismo ne amplia il numero,proseguendo nella lotta all’analfabetismo e alla diffusione di talune malattie edintroducendo in modo marcato la sua ideologia in vista di una nazionalizzazione dellemasse contadine;• Lo specifico delle scuole rurali in Sicilia si sposa, alla fine degli anni ’30, con il progetto del c.d. “assalto al latifondo”;• In seguito agli eventi della seconda guerra mondiale, soprattutto a partire dello sbarcodegli Alleati nell’estate del 1943, queste scuole subiscono una radicale modifica di piùparti dei programmi e soprattutto rispetto alla didattica, in una nuova prospettivademocratica;• In epoca repubblicana le scuole rurali continuano ad esistere, con programmi identici aquelli svolti nelle città, fino a tutti gli anni ’80, quando il mutato scenario nazionaledetermina lo spopolamento delle campagne e l’abbandono delle famiglie rurali dellearee in cui erano state realizzate queste scuole, che di conseguenza chiudonoprogressivamente anche per motivi di spesa ormai ritenuta inutile.

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Conclusioni

Le scuole site in aree rurali in Sicilia hanno sicuramente contribuito negli anni a ridurre il divarioculturale e sociale esistente fra città e campagna , promuovendo fra la popolazione contadina unospirito di maggiore partecipazione alla vita civile e incrementando il livello di consapevolezza delproprio apporto economico alla ricchezza della nazione. Questi istituti hanno valorizzato il territorio ela cultura locale, armonizzando la dimensione regionale con quella nazionale.

Le interviste raccolte hanno posto in luce l’armonico rapporto natura-cultura di un similelaboratorio di inclusione sociale presente così capillarmente in un’Isola spesso segnata, sino aqualche anno addietro, da ampie fasce di analfabetismo.

Se i dati statistici di più organismi internazionali oggi rilevano che la popolazione urbana ha ormaisuperato quella rurale e le condizioni delle nostre città appaiono sempre più caratterizzate da unastrana forma di “affollata solitudine”, dove tutti convergono recidendo ogni legame di appartenenza ,il recupero di queste scuole potrebbe in talune zone contribuire ad arginare il continuo e pericolosospopolamento delle campagne e contrastare la dispersione scolastica di quei bambini le cuifamiglie ancora risiedono in aree rurali e montane.

A dimostrazione del fatto che queste scuole possano vivere ancora con un compito anchediverso, ma pur sempre educativo in chiave di competenze di cittadinanza attiva , valga comeesempio la realtà di alcuni plessi scolastici come quelli di Borgo Gattuso-Petilia, trasformato in unmuseo di storia contadina e quello di Borgo Rizza, dove l’Unione Europea e il Comune di Carlentinihanno investito consistenti fondi per un riutilizzo a carattere culturale e ricreativo.

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Pedagogia verde …

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«Una pedagogia dell’ambiente dà alla scuola lo stimolo a non ritenersi

autosufficiente, chiusa in una routine incapace di interagire con il

contesto. Una scuola sensibile verso l’ambiente sa che la propria

azione comincia con l’attenzione a ciò che accade all’esterno; continua

nel dialogo con in soggetti che vivono sul territorio, si fa allenza con le

realtà, istituzionali e non, esistenti su di esso. Dal contatto con

l’ambiente nella sua dimensione locale, la scuola trae stimoli per

allargarsi alle dimensioni del mondo. Questa scuola, che continua fuori

dalle aule, si garantisce interesse e supera la monotonia ripetitiva di

una cultura già fatta».

«La relazione tra educazione alla legalità e coscienza ambientale non

può essere teorizzata a prescindere dal riconoscimento della fertilità

della terra, di quel “grembo fecondo”, come lo definisce Schmitt, in

riferimento al quale si svolge il lavoro dell’uomo».

« Alla luce dell’incalzante “sviluppo” tecnologico, assume sempre

maggiore evidenza la polisemia del termine “ambiente”, la sua

dimensione sistemica che comprende la terra e le culture umane, il

diritto e le pratiche educative».

[P. Malavasi, Pedagogia verde. Educare tra ecologia dell’ambiente ed ecologia umana, La Scuola, Brescia 2008]

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Alcuni dati …

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ITALIA

Popolazione urbana (stima – 2000): 67%Popolazione rurale (stima – 2000): 33%

Tasso di alfabetizzazione (2001): 99,8%

PIL per settore economico (dati al 2000):�Agricoltura: 2,9%�Industria: 29,5%�Servizi: 67,6%

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Alcuni dati …

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EUROPA

Secondo una statistica dell’Unione Europea il 56% della popolazione vive nelle aree rurali[fonte: M. Bonaccorso, Sviluppo rurale, grande occasione, in Giornale di Sicilia, 13/1272009, p. 30]

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Alcuni dati …

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Fonte: la Repubblica, 24/5/2007, p. 21TERRA

Nel 2007 la popolazione urbana ha superato quella rurale

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Analfabetismo della popolazione

Dati e percentuali dal 1861 al 1981[G. Genovesi, Storia della scuola in Italia dal Settecento a oggi, Laterza, Roma-Bari, p. 226]

Anni Alunni %

1861 16.999.701 78,00

1871 19.553.792 72,96

1881 19.141.157 67,26

1901 18.186.353 56,00

1911 16.107.173 46,70

1921 13.888.556 35,80

1931 7.458.909 21,00

1951 5.456.005 12,90

1961 3.796.834 8,30

1971 2.547.217 5,20

1981 1.608.212 3,10

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Fonte: L. Faccini, R. Graglia, G. Ricuperati, Analfabetismo e scolarizzazione, in AA.VV., Storia d’Italia, vol. 20, Atlante. Immagini e numerid’Italia, Il Sole 24 Ore – Einaudi, Milano 2005, pp. 768-769

La piaga dell’analfabetismo

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Topos pedagogico: “Natura – Cultura”

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Luigi BartoliniLuigi BartoliniLuigi BartoliniLuigi Bartolini

La città(in “Il Selvaggio”, n. 9°-10°, 1937):

“Ogni incontro

nelle città è un guardarsi

girare gli occhi

e dimenticarsi”

Strade di città …

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Sentieri di campagna …

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“L’uomo, quando non si affida alla L’uomo, quando non si affida alla L’uomo, quando non si affida alla L’uomo, quando non si affida alla

benevolenza del sentiero di campagna, benevolenza del sentiero di campagna, benevolenza del sentiero di campagna, benevolenza del sentiero di campagna,

cerca vanamente di assoggettare con i cerca vanamente di assoggettare con i cerca vanamente di assoggettare con i cerca vanamente di assoggettare con i

propri piani il globo terrestre. propri piani il globo terrestre. propri piani il globo terrestre. propri piani il globo terrestre.

Minaccioso incombe il rischio che gli Minaccioso incombe il rischio che gli Minaccioso incombe il rischio che gli Minaccioso incombe il rischio che gli

uomini d’oggi rimangano pressoché uomini d’oggi rimangano pressoché uomini d’oggi rimangano pressoché uomini d’oggi rimangano pressoché

sordi al suo linguaggio. Sono prigionieri sordi al suo linguaggio. Sono prigionieri sordi al suo linguaggio. Sono prigionieri sordi al suo linguaggio. Sono prigionieri

del chiasso delle macchine, che quasi del chiasso delle macchine, che quasi del chiasso delle macchine, che quasi del chiasso delle macchine, che quasi

confondono con la voce di Dio.”confondono con la voce di Dio.”confondono con la voce di Dio.”confondono con la voce di Dio.”[Martin HEIDEGGER, Il sentiero di campagna]

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Ricerca sul campo …

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Alcuni dei borghi rurali in Sicilia

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M.° Salvatore NataleDall’A.S. 1978-79 sino all’A.S. 1993-94Scuola rurale idi Borgo “Gattuso - Petilia” (CL)Utenza: pluriclasse, da 20 ad 1 alunna

Maestri di campagna …

«Insegnante […], appassionato di minerali ed ancor più del suo

mestiere, dal quale non si sente affatto lontano pur nella meritata

pensione, ha continuato, anche dopo la chiusura ufficiale della sua

amata scuola, a coltivarne l’esistenza curandone dal 2005 i locali

con la presenza di un’Associazione Culturale intitolata “Storia e

Memoria”, da lui voluta unitamente alla moglie, anch’ella docente

elementare, con l’intento di custodire e tenere assieme il sano

della civiltà contadina e la ricchezza della cultura di cui la Scuola è

ovunque portatrice. Natale è stato non solo un insegnante ma una

guida per tanti bambini, che con instancabile costanza ha sempre

cercato di trasmettere loro, su tutto, l’amore per la libertà. Un

valore inalienabile, questo, che vivifica qualsiasi contenuto

impartito nelle ore trascorse in classe. […]. Mai una frase di seppur

larvata sufficienza nei confronti delle prestazioni intellettuali degli

allievi più svantaggiati, nemmeno una sbavatura irrispettosa per

questa gente unta solo del sudore della fronte di chi dalla terra sa

trarre frutti d’ogni genere».

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M.ª Anna Maria BrunoA.S. 1961-62Scuola rurale in contrada “Grotta Rossa” (CL)Utenza: una pluriclasse di 10 alunni

«La scuola era composta da una stanzetta con i banchi di

legno e come scrivania c’era un tavolo collocato sopra una

pedana di legno che ogni tanto scricchiolava e talvolta era

una tana per i topolini di campagna. Gli alunni erano dei

bambini molto affettuosi e andavano dai 6 ai 10 anni.

Svolgevo un programma didattico adatto alle esigenze di

ciascun alunno, che andava dalla classe I alla classe V. Di

loro ricordo soprattutto la semplicità e genuinità e la

voglia di apprendere. Oltre ad insegnare loro a “leggere,

scrivere e far di conto”, come si suole dire, cercavo di

comunicare sentimenti di amor patrio, di rispetto per il

prossimo e per la natura che ci circondava».

Maestri di campagna …

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Maestri di campagna …

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M.ª Maria Concetta ConaA.S. 1967-68

Scuola rurale idi Borgo “Giacomo Schirò” (PA)Utenza: una pluriclasse di 13 alunni (di fatto 7)

«Il mio ricordo è piacevole. Ho vissuto un’esperienza cominciata

con viva preoccupazione e terminata con dispiacere per ciò che

lasciavo. Ho ancora chiaro in mente il momento esatto in cui

andai via da quella piccola scuola, che avevo imparato ad

apprezzare mese dopo mese, ma su tutto rivedo gli sguardi dei

bambini che pur emozionati mi salutavano compostamente. […].

Sono tornata a borgo Schirò qualche anno addietro ed ho provato

una forte emozione nel rivedere l’edificio, benché così malconcio, e

quella scritta a caratteri maiuscoli indicante la presenza della

“Scuola” all’ingresso della struttura, ma devo dire che altrettanto

viva è stata l’amarezza per lo stato d’abbandono in cui versa quel

luogo di formazione in cui, ai miei tempi, si faceva un tipo di

scuola che ancora, potrei tranquillamente dire, era a misura

d’uomo».

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Scuola rurale di Borgo “Giacomo Schirò” (Palermo)

Scuola rurale di Borgo “Antonio Bonsignore” (Agrigento)

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Scuola rurale di Borgo “Pietro Lupo” (Catania)

Scuola rurale di Borgo “Angelo Rizza” (Siracusa)

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Scuola rurale di Borgo “Pietro Lupo” (Catania)

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Scuola rurale di Borgo “Gattuso-Petilia” (Caltanissetta)

Scuola rurale di Borgo “Antonio Cascino” (Enna)

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Lazio – Agro Pontino

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UNIVERSITÀDEGLI STUDI ROMA TRE Facoltà di Scienze della

FormazioneDipartimento di Scienze

dell'EducazioneVia del Castro Pretorio, 20

Gli archivi sono attualmente consultabili presso la sede di via

Manin n. 53

Giovanni CenaGiovanni CenaGiovanni CenaGiovanni Cena

(Montanaro 12 gennaio 1870 – Roma 7 dicembre 1917)

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Trentino – Alto Adige

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Archivio dell’Opera nazionale di assistenza all’inf anzia delle regioni di confine (O.N.A.I.R.C.)Soprintendenza Archivistica per il Trentino-Alto Adige/Südtirol - via Vannetti, 13 - 38100 Trento

Soggetti generatori dell’Archivio:1919-1960: Opera nazionale di assistenza all'Italia redenta (O.N.A.I.R.)1960-1977: Opera nazionale di assistenza all'infanzia delle regioni di confine (O.N.A.I.R.C.)

Date e luoghi di esistenzaL'Opera Nazionale di Assistenza all'Italia Redenta fu fondata a Roma nel 1919, per iniziativa della duchessa Elena d'Aosta, ed operò fino al 1977principalmente nelle "terre redente", unite all'Italia a seguito della prima Guerra mondiale, ossia la Venezia Tridentina e la Venezia Giulia, checomprendevano fino al 1943 anche Fiume, Pola, Zara e Spalato. Il cambiamento della denominazione dell'Ente da "Opera Nazionale di Assistenzaall'Italia Redenta (O.N.A.I.R.)" a "Opera Nazionale di Assistenza all'Infanzia delle Regioni di Confine (O.N.A.I.R.C.)", deliberato dal Consiglio centraledell'Opera per adeguarsi alle mutate condizioni storiche, politiche e culturali e recepito nel nuovo Statuto (approvato con D.P.R. del 4 settembre1960, n. 1625), non mutò né le competenze né l'ambito geografico di attività dell'Opera.

Di fatto l'Opera svolse la sua attività in due gran di ambiti: assistenziale ed educativo.

4. A norma del R.D. 20 agosto 1926, n. 1667, venne affidata all'O.N.A.I.R. la gestione delegata delle Scuole diurne rurali (ossia scuole elementari miste, a più classi rette da un soloinsegnante, situate in località impervie e isolate) della Venezia Tridentina (province di Trento e Bolzano).Con l'anno scolastico 1934/35 (decreto ministeriale 15 giugno 1934)l'O.N.A.I.R. iniziava la gestione delegata delle scuole rurali uniche della Venezia Giulia (province di Trieste, Gorizia, Fiume e Pola). Nelle zone annesse all'Italia durante la Secondaguerra mondiale (Dalmazia e Carnaro), le scuole rurali dell'O.N.A.I.R. vennero istituite con l'anno scolastico 1941/42. Per effetto della L. 31 maggio 1943, n. 570, col 30 settembre 1943cessa la gestione delegata delle scuole rurali da parte dell'ente (art. 7). L'ente gestì in proprio, anche se in numero esiguo rispetto alle rurali, le scuole sussidiate, anch'esse uniche epluriclasse. A norma del R.D. 5 febbraio 1928, n. 577, le scuole sussidiate potevano essere aperte da privati o enti, dove non esistesse altra scuola, con l'autorizzazione delProvveditore agli studi ed erano mantenute parzialmente con il sussidio dello Stato. Ebbero una certa ripresa nel secondo dopoguerra solo nella provincia di Trento, fino al settembre1969, quando cessò la gestione dell'Opera.

5. In forza del D.L. 20 agosto 1926, n. 1667, veniva delegata all'ONAIR - assieme a quella delle scuole rurali - anche la gestione dei corsi popolari (serali e festivi) per adulti nelleprovince della Venezia Tridentina. Successivi provvedimenti ministeriali estendevano tale delega alle province della Venezia Giulia (a partire dall'anno scolastico 1934/35) e dellaDalmazia (dal 1941/42).Tali corsi istituiti dall'O.N.A.I.R. nei piccoli centri rurali in collaborazione con le autorità scolastiche locali si distinguevano nei seguenti tipi: a) corsi d'alfabeto, b)corsi complementari (insegnamento corrispondente a quello del grado superiore elementare - licenza V classe), c) corsi di cultura generale, d) corsi di lingua per emigranti, e) corsi dispecializzazione professionale, f) e g) corsi di economia domestica e specializzazione femminile (per la preparazione della massaia e delle future madri di famiglia); inoltre,eccezionalmente, scuole di tessitura, di cucito, di agraria, ecc..

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Vanna IORI (1)Vanna IORI, Lo spazio vissuto. Luoghi educativi e soggettività,La Nuova Italia, Firenze 1996

INTRODUZIONESpazio educativo inteso come «spazio entro cui si sviluppa una relazione educativa, una

trasmissione culturale e una trasformazione esistenziale in ordine ad un progetto educativo» [p. XVII]

VI. L’edificio scolastico fra intenzionalità e vissuti1. La scuola come spazio simbolico«Lo spazio scolastico possiede una forte valenza simbolica in un certo senso “archetipica”,

presente nell’inconscio individuale (come spazio onirico ricorrente anche nell’età adulta) e nell’immaginario collettivo, che parla di sé nella letteratura, nell’arte, nell’urbanistica ed in una serie di simbologie collaterali» [p. 108]

2. Architettura scolastica e pedagogia«Dietro ogni spazio costruito per l’educazione ci sono la storia e l’ideologia che lo hanno ispirato. I

problemi chiamati in causa per la costruzione di un edificio scolastico sono di ordine educativo, architettonico, economico e tecnologico. “La disposizione ambientale dei luoghi di svolgimento, si pongono come variabili formative dalle quali non è possibile prescindere in ogni operazione concettuale di ordine pedagogico”. […]. Le costruzioni scolastiche in un certo modo rappresentano la stratificazione storica delle concezioni pedagogiche e le differenziazioni sociali delle diverse aree di ubicazione. L’edificio è un significante che veicola significati relativi a determinate funzioni legate ad una visione del mondo: esprime visivamente ed esplicita le istanze culturali, sociali e ideologiche che lo sottendono. I significanti architettonici rimandano ai significati spaziali ed agli usi funzionali degli spazi». [pp. 100-111].

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Vanna IORI (2)

• XI. Lo spazio urbano1.. Lo spazio sociale, urbano, quotidiano«Lo spazio urbano non è più luogo di integrazione ma di una convenzionale disgregazione sociale.

Paradossalmente l’urbanizzazione ha avvicinato o “ammassato” fisicamente gruppi di individui in spazi ristretti, ma li ha allontanati psicologicamente e socialmente; legati ormai da forme di comunicazione sempre più private del contatto corporeo e “mediate” da telefonini, citofoni, telefax, ecc., o relegati nella solitudine passiva e unidirezionale con la TV. Ne conseguono comportamenti sempre più etero diretti, stereotipati, omologati ed inautentici». [p. 216-217]

1.2 Città e campagna«Il binomio bambini/città viene da tempo presentato come antinomico e fonte di numerose incompatibilità di

adattamento per il bambino rispetto ai divieti, ai rumori, ai pericoli del traffico, all’inquinamento dell’aria, alla mancanza di spazi e spesso anche di interni. […]. Dal punto di vista pedagogico si può certo denunciare il disagio dello stile di vita delle società a sviluppo industriale avanzato: un primato delle tecnologie che dimentica i soggetti e si rivela, anziché liberatorio, distruttivo e alienante, con gravi ripercussioni sulla qualità della vita dei bambini» [p. 218]

«L’ambiente in cui oggi vive la maggior parte dei bambini, anche fuori dalle città, ha sempre più assunto i caratteri di spazio urbanizzato con conseguenti condizionamenti e modificazioni dei vissuti spaziali dei bambini». [pp. 218-219]

«Ma è importante anche non mitizzare il binomio bambino/campagna come idealizzazione di una maggiore autenticità esistenziale e di un sereno rapporto con la natura. Non dimentichiamo che ance negli ambienti rurali vi può essere estraneità dei bambini al rapporto autentico con la natura, che anche lì essi sono spesso relegati nello spazio divano-TV. Dove mancano cultura e valori per una reale attenzione alla centralità dell’infanzia non si potranno creare condizioni per superare le diverse forme di esclusione e oppressione nei confronti dei bambini». [pp. 219-220]

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Vanna IORI (3)• XII. Lo spazio naturale

1.. Abitare la terra

«Ci si sente esistere dove si può gettare attorno a sé uno sguardo nuovo, libero di abbandonarsi allo scorrere della natura, di lasciarsi semplicemente invadere dalla folla di sensazioni che ci legano saldamente alla Terra. Per abitare “poeticamente” la terra occorre saper guardare con occhi nuovi e il cuore pieno di antica poeticità. Un corretto rapporto con la natura passa infatti sia attraverso la conoscenza razionale e scientifica delle “cose”, sia attraverso la conoscenza emotiva delle cose in relazione a se stessi». [p. 231]

• 2. Spazio naturale e storia dell’educazione

«Nonostante la civiltà industriale e urbana abbia sempre più allontanato dal nostro vivere l’Erlebnis della natura, i vissuti di apertura, serenità, silenzio sono ancora presenti dentro di noi come tensione a ricercare boschi e prati, acque e cieli. […] Il contatto con lo spazio naturale è fondamentale per suscitare il senso di armonia abitativa nel mondo; il valore pedagogico delle esperienze di contatto con la natura è così universale da apparire quasi scontato. […]. Il bambino è “naturale” e la natura dovrebbe essere il contesto della sua formazione. Tutta la storia della pedagogia è costellata di esperienze basate sull’importanza della natura». [p. 234]

«Queste ed altre esperienze hanno in comune l’educazione del carattere, poiché l’inserimento in campagna ne costituisce non sololo sfondo che rende praticabile un simile intervento educativo, ma ne è il dispositivo pedagogico necessario» [p. 235]

Rousseau – Emilio;Pestalozzi – tentativo di applicazione dell’Emilio nella fattoria di Neuhof: vita comunitaria ed a contatto con la natura e

l’esercizio dell’agricoltura;Froebel – I giardini dell’infanzia – equivalenza bambino-pianta e naturalità dell’educazione (“gli alberi sono i miei maetri”);[fine ‘800 – inizio ‘900] La “ècole des Roches” di Demolins, posta in piena campagna, vicino a un parco e a un ruscello per

fortificare spirito e muscoli;D.L.E.H. (Case Tedesche di Educazione in Campagna) di Herman Lietz;Le “scuole nuove” di Ferrière, poste in campagna così che ogni ragazzo possa esercitarsi anche in attività agricole e praticare

giochi, sport all’aperto;Scuole lancasteriane istituite presso alcuni patrizi toscani, ad es. dal Lambruschini;Esperienza pedagogica di Jasnaja Poljana di Tolstoj;Dewey sostiene che sia determinante il recupero delle esperienze del contatto con la campagna, nel faticoso e travagliato

passaggio della società americana verso l’industrializzazione;Lo scoutismo di Baden Powell, che nel contatto con la campagna, la natura vede il “grande gioco” che stimola il senso

dell’avventura.

«Nel contatto con la natura i ragazzi possono sviluppare il senso dell’abitare armonicamente la terra». [p. 236]

«Educare è indicare qua e là gli aspetti di una “esplorazione” che è fatta di cieli, di foglie, di sassi che resteranno indimenticabili nel rapporto con lo spazio-ambiente». [p. 236]

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Intervista a Luciano GALLINO in “la Repubblica”, 24/5/2007, p. 21

• D. Cosa significa per l’umanità intera avere più persone nelle città chenelle aree rurali?

• R. Alcuni quell’occupazione la trovano, ma va sottolineato che molti altri nonraggiungono l’obiettivo. Dire semplicemente che oggi vi sono più persone nelle cittàche nelle campagne fa pensare che i contadini hanno lasciato la zappa, si sonotrasferiti in città e hanno trovato un lavoro dignitoso. Ma questo non è sempre vero,anzi. Se pensiamo che le persone che abitano gli slum, le baraccopoli di molte città unmiliardo, questo altera le statistiche. Un abitante di uno slum infatti, non è più uncontadino, ma non lo si può definire un abitante di una città. La sua povertà e le suecondizioni di vita, come ha dimostrato uno studio dell’ONU, sono ai limiti dellasopravvivenza. […].

• D. Cosa c’è da aspettarsi per il futuro?

• R. Nei Paesi ricchi è già in atto un controesodo. Il peso della vita nelle metropolispinge molti a cercare luoghi più sereni e tranquilli nei quali vivere. Oggi i trasporti ele comunicazioni hanno fatto sì che dal punto di vista economico e produttivo non c’èpiù differenza a vivere in una città come Parigi o in un comune di 3.000 abitanti,perché anche lì si possono realizzare le stesse cose che si fanno in città. […].

Il parere del sociologo …

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Il parere dell’urbanista …

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D. “In questo mezzo secolo le nostre città sono peggiorate?”

R. “Dagli anni Ottanta, proprio mentre perdono residenti, le cittàcrescono sprecando terreno e soldi. È saltata ogni forma dipianificazione, per cui si invade la campagna e gli insediamenti chesorgono sono agglomerati di case tirate su a prescindere da tutto, daiservizi, le scuole, i trasporti, il commercio”.

Intervista di F. Erbani a Italo ISOLERA, in “la Repubblica”, 13/4/2010, pp. 60-61

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«L’educazione viene alla luce nella costruzione dell’identità,nell’orientamento ai valori e alla scelte della vita».

«Il valore delle pratiche educative implica la coltivazione dellamemoria e la trasmissione del sapere alle giovani generazioni.Educare dice del futuro, della speranza per l’avvenirenell’irreversibilità del tempo della vita. L’azione educativacostituisce un testamento che affida alla relazione umana attualedisposizioni e valori perché sopravvivano all’istante che fugge eorientino il domani».

[P. MALAVASI, Vita, in «Scuola Italiana Moderna », 17, 2008, p. 17]

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“L’educazione è l’incontro con uno spiraglio di luce, dimenticato da sguardi troppo

consueti, che sembrava condannato alla infinita ripetizione”.

“L’educazione è risveglio. Quando iniziamo a intraprendere il nostro cammino nella

foschia, quando ci avvediamo della rugosa e impervia, inevitabile, natura del suolo”.

[D. Demetrio, L’educazione non è finita. Idee per difenderla, R. Cortina Ed., Milano 2009]

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Narrativa …

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Alessandro Petruccelli, Un giovane di campagna , Gremese, Roma 2010 [ma del 1976]

(p. 4)«Cari genitori, non coltivate più la terra», aveva scritto tante volte a Cosimo e a Maria il figlio da Francoforte, «fatela restare tutta saura. Lasciatevi crescere l’erba, che diventi alta come canne, io con un mese di stipendio vi comprerò il grano per unanno intero».

«Cari genitori, non coltivate più la terra, lasciate che le piante vi crescano selvagge e che formino un bosco come quello che vi era come quando l’avete dissodata; io con un mese di stipendio vi comprerò i fagioli, i ceci, in granoturco che vi basteranno per sempre».

«Cari genitori, non coltivate più la terra e nell’inverno accendete un fuoco grande e stateci davanti dalla mattina alla sera, asciugatevi di tutta la pioggia che avete presa negli inverni passati, io con un mese di stipendio vi comprerò il vino, i vestiti, le scarpe che vi occorreranno».

«Cari genitori, non coltivate più la terra, lasciateci crescere i fiori che profumino i sudori che vi avete sparsi».E Cosimo e Maria gli facevano rispondere: «Caro figlio, conserva lo stipendio per te e la buona fortuna ti aiuti sempre.

Noi, per questi pochi giorni che ci restano, continueremo a lavorare la terra, a chiederle il pane e il vino; tu fai parte dellagenerazione delle macchine, ma noi siamo grati alla terra».

(pp. 96-97)«Ogni mattina trovo gli alberi in malinconia. Vanno perdendo sempre più l’affetto e la stima. I mandorli, i fichi, i meli sono lì che vorrebbero dare tanti frutti e aspettano silenziosi e soli che qualcuno vada a potarli, che qualcuno si soffermi a guardarliquando si vestono di fiori, a proteggerli quando sono per schiantarsi, a discorrere con essi sulle stagioni.

Ma ora anche chi li ha piantati e li ha visti crescere con ansia assiste indifferente, estraneo, come un uomo di città, alle spine che li soffocano, al trattore che li colpisce alle radici. Proprio ieri il compare Filippo ha sradicato decine di piante di fico e le ha messe a seccare con le radici all’aria.

È forse questo il tempo in cui i contadini stanno rompendo per sempre quel dialogo che avevano iniziato, chissà da quando, con le cose della terra».

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I sentieri del pensiero …

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“La benevolenza del sentiero dicampagna desta un senso che ama ilLibero e altresì traspone, nel luogopropizio, la malinconia in unaestrema serenità. Quest’ultima poneun freno all’ottusità del mero faticareche, abbandonato a se stesso,incrementa solo tutto ciò che è privodi valore.Nella luce del sentiero di campagnache muta con il mutare delle stagioni,sboccia e fiorisce la saggia serenità ilcui sembiante sembra soffuso dimalinconia”[M. Heidegger, Il sentiero di campagna]

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Grazie per l’attenzione …

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