Bloglobal Weekly N°23/2013

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RASSEGNA RASSEGNA DI DI BLOGLOBAL BLOGLOBAL OSSERVATORIO OSSERVATORIO DI DI POLITICA POLITICA INTERNAZIONALE INTERNAZIONALE NUMERO 21/2013, 21 - 27 LUGLIO 2013 BloGlobal Weekly BloGlobal Weekly WWW.BLOGLOBAL . NET © BloGlobal.net 2013 BULGARIA È di oltre 20 feriti il bilancio degli scontri scoppiati nella notte tra 23 e 24 luglio di fron- te all’Assemblea Nazione di Sofia tra manifestanti anti-governativi e forze di sicurezza bulgare. Solo dopo circa 8 ore di assedio da parte di almeno 2000 dimostranti, la polizia è riuscita a raggiungere l’edificio e ad evacuare circa 80 delle oltre 100 persone bloccate nel Palazzo, tra cui deputati - in parti- colare del Partito Socialista (PBS) -, i Ministri dell’Economia Dragomir Stoinev, delle Finanze Petar Tchobanov e del Lavoro Has- san Ademov, e giornalisti. Il lancio di sassi e il dispiegamento della polizia in assetto anti-sommossa hanno dato una svolta al lungo periodo di proteste che finora, nonostante alcuni episodi di tensione e casi di auto immolazione con il fuoco, si erano mantenute sostanzialmente pacifiche. In corso dall’inizio dell’anno e inizialmente scoppiate a causa dell’aumento delle tarif fe dei servizi elettrici, portando peraltro alle dimissioni dell’ex Primo Ministro Boyko Borisov, le manifestazioni sono difatti aumenta- MONDO - Focus BloGlobal Weekly N°23/2013 - Panorama

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Rassegna di BloGlobal - Osservatorio di Politica Internazionale (21/27 luglio 2013)

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R A S S E G N AR A S S E G N A D ID I B L O G L O B A LB L O G L O B A L

O S S E R V A T O R I OO S S E R V A T O R I O D ID I P O L I T I C AP O L I T I C A I N T E R N A Z I O N A L EI N T E R N A Z I O N A L E

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W W W . B L O G L O B A L . N E T

© BloGlobal.net 2013

BULGARIA – È di oltre 20 feriti il bilancio degli scontri scoppiati nella notte tra 23 e 24 luglio di fron-

te all’Assemblea Nazione di Sofia tra manifestanti anti-governativi e forze di sicurezza bulgare. Solo

dopo circa 8 ore di assedio da parte di almeno 2000 dimostranti, la polizia è riuscita a raggiungere

l’edificio e ad evacuare circa 80 delle oltre 100 persone bloccate nel Palazzo, tra cui deputati - in parti-

colare del Partito Socialista (PBS) -, i Ministri dell’Economia Dragomir Stoinev, delle Finanze Petar Tchobanov e del Lavoro Has-

san Ademov, e giornalisti. Il lancio di sassi e il dispiegamento della polizia in assetto anti-sommossa hanno dato una svolta al

lungo periodo di proteste che finora, nonostante alcuni episodi di tensione e casi di auto immolazione con il fuoco, si erano

mantenute sostanzialmente pacifiche. In corso dall’inizio dell’anno e inizialmente scoppiate a causa dell’aumento delle tariffe dei

servizi elettrici, portando peraltro alle dimissioni dell’ex Primo Ministro Boyko Borisov, le manifestazioni sono difatti aumenta-

M O N D O - F o c u s

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te di intensità nel corso delle ultime settimane per via della nomina - in realtà poi revocata - di Delyan Slavchev Peevski, figlio di

un magnate delle telecomunicazioni bulgare e già accusato di corruzione nel corso della carriera politica, a capo del Dipartimento

di Sicurezza Nazionale, il cui acronimo ДАНС (DANS) ha dato origine al movimento di protesta “DANSwithme”. Alimentata

certamente dal preoccupante quadro economico che fa della Bulgaria il Paese più povero dell’Unione Europea (un salario

medio è di 400 euro, una pensione di 140 euro, il PIL nel 2012 è cresciuto solo dello 0.8%, restano alti il tasso di disoccupazione

e di analfabetismo, specie tra le minoranze), la protesta è infatti maggiormente rivolta nei confronti di un sistema politico che an-

cora oggi, a distanza dagli anni della transizione del post-comunismo, è ancora fortemente caratterizzato da corruzione e malaf-

fare. La candidatura di Peevsky è seguita infatti all’approvazione di un decreto d’urgenza che ha riformato proprio il DANS, che

da struttura di analisi è stata dotata di poteri di polizia e di indagine grazie all’accorpamento del Dipartimento Speciale per il Crimi-

ne Organizzato (GDBOP) che precedentemente faceva parte del Ministero degli Interni; non di minore importanza è stato l’uso

politico delle intercettazioni diffuso durante la legislatura di Borisov: a essere posti sotto controllo, in maniera non autorizzata e

su ordine dell’allora Ministro degli Interni Tzvetan Tzvetanov, erano il Presidente della Repubblica Rosen Plevneliev, i Ministri

dello stesso governo conservatore, personaggi politici importanti, uomini d’affari e giornalisti. Ecco dunque che il neo-Premier

Plamen Oresharski, che proprio nei primi giorni di giugno aveva ottenuto la fiducia per la formazione di un governo scaturito dal-

le elezioni anticipate del 12 maggio, è stato accusato di agire in continuità con lo stesso Borisov, paventando così la possibi-

lità, come dichiarato da Plevneliev, di un ritorno alle urne. Solidarietà alla causa bulgara arriva, infine, dal Commissario UE per

la Giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza, Viviane Reding: con l’augurio che Sofia possa proseguire sul cammino della

riforma della Giustizia come previsto dal Meccanismo di Cooperazione e Verifica, il Commissario ha dichiarato che “la democrazia

non può essere innalzata sull'oligarchia dei vecchi tempi”. Un monito che sembra valere non solo per il Paese in questione ma

anche per gli altri vicini balcanici dove, pur se con forme e motivazioni diverse come nel caso della Bosnia Erzegovina dov’è in

corso la cosiddetta “baby revolution”, hanno preso piede forme di protesta.

EGITTO – Si aggrava la crisi politica e istituzionale nel Paese nordafricano. Ennesimi scontri e violen-

ze si sono registrati venerdì 26 luglio al Cairo e nelle principali città del Paese dopo che il 24 luglio il

Generale Abdel Fattah el-Sisi aveva lanciato un appello alla nazione per sostenere l’operato

dell’esercito e per avviare una “lotta alla violenza e al terrorismo contro le frange estremiste” fomenta-

te, a suo dire, dalla Fratellanza Musulmana. Il bilancio degli incidenti tra forze di sicurezza e sostenitori

del Presidente deposto Mohamed Mursi, secondo l’agenzia di Stato MENA, è stato di 80 morti, anche se l’Ikhwan conta addirittu-

ra più di 200 vittime. La tv satellitare qatarina al-Jazeera ha parlato di 120 morti e oltre 4.500 feriti negli scontri avvenuti davan-

ti alla moschea di Rabaa el-Adaweya, al Cairo. Immediate le accuse dei Fratelli Musulmani contro esercito e forze di polizia

accusate di sparare intenzionalmente sulla folla. Da parte loro, le autorità hanno smentito le accuse e attraverso il Ministro degli

Interni, Mohamed Ibrahim, e il capo della polizia, Generale Hany Abdel Latif, hanno puntato il dito contro gli islamisti considerati

responsabili di fomentare le violenze. Ma all’indomani della guerriglia urbana, i militari hanno alzato nuovamente i toni dello scon-

tro e, sempre per voce di el-Sisi, hanno lanciato un ultimatum di 48 ore ai Fratelli Musulmani ordinando loro un immediato

stop di tutti i sit-in e le manifestazioni violente e minacciando, in caso contrario, “dure rappresaglie contro tutti coloro che met-

tono a repentaglio la sicurezza della nazione”. La mano forte dei militari rischia, però, di incrinare il già fragile fronte governativo e

di alienare le simpatie popolari nei confronti dell’esercito: Mohamed el-Baradei, Vice Presidente e leader dell’opposizione, e Mo-

hamed Ahmed el-Tayeb, Imam di el-Azhar e massima autorità dell'Islam sunnita, hanno condannato le violenze e auspicato un

ritorno al dialogo e alla calma. Intanto, il canale satellitare in lingua araba di Sky News ha affermato che l’ex Presidente Mursi –

condannato in settimana dalla magistratura egiziana a 15 giorni di custodia cautelare per spionaggio in favore di Hamas e

per aver favorito l’assalto ad installazioni pubbliche e penitenziari, oltre che il rapimento di ufficiali e poliziotti – sarebbe stato tra-

sferito da Heliopolis, dov’era ai domiciliari dallo scorso 3 luglio, a Torah Mahkoum, periferia sud della capitale, carcere dove sono

detenuti Hosni Mubarak e i figli di lui, Gamal e Alaa. Nel frattempo, a livello internazionale, monta la preoccupazione: il Fondo

Monetario Internazionale ha sospeso a tempo indeterminato le trattative per un credito da 4,8 miliardi di dollari, in attesa

che la situazione politica e sociale si evolva in maniera più chiara, mentre il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-

moon, ha invitato nuovamente il governo ad interim a mettere fine agli arresti arbitrari e ad altre azioni persecutorie nei

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confronti dell'opposizione. Anche Unione Europea e Stati Uniti hanno condannato la strage del Cairo ed Alessandria e hanno

chiesto alle autorità egiziane la fine immediata delle violenze. Frattanto William Burns è tornato a Washington con una relazione

dettagliata sullo stato della crisi egiziana: il Vice Segretario di Stato ha affermato che quanto accaduto in Egitto non è stato un

colpo di Stato e che, nonostante la decisione del Pentagono di congelare la fornitura dei quattro caccia F-16 all’esercito

egiziano, gli Stati Uniti non sarebbero costretti a rivedere le spese militari in favore del Cairo (si parla di aiuti complessivi pari a

3,2 miliardi di dollari). Come ha spiegato Burns, “l'amministrazione non è legalmente tenuta a stabilire se la deposizione del Presi-

dente Mursi sia stato un golpe o meno e che pertanto una simile dichiarazione non sarebbe nell'interesse degli Stati Uniti” aggiun-

gendo, inoltre, che la Casa Bianca “lavorerà con il Congresso per stabilire come continuare a sostenere l'Egitto in una

maniera che incoraggi il governo ad interim a procedere ad una rapida e responsabile transizione per riportare ad un governo

stabile, democratico, inclusivo, guidato da civili che risponda alla necessità di rispettare i diritti e la liberta del suo popolo”.

STATI UNITI/INDIA - Il rapporto tra India e Stati Uniti deve essere anzitutto fondato su una «partnership

aperta e leale che riguardi il commercio e gli investimenti», ha detto il vice-Presidente americano Joe

Biden nel suo discorso del 24 luglio presso il Bombay Stock Exchange di Mumbai, la capitale finanzia-

ria indiana. Sulle orme del Segretario di Stato John Kerry, Biden si è recato per la prima volta in

vesti ufficiali in India, per una visita che è durata quattro giorni. È stata anche la prima visita per un

vice Presidente americano dopo quasi tre decenni. Arrivato a New Delhi lunedì, Biden ha incontrato i principali leader politici in-

diani, tra cui il Primo Ministro Manmohan Singh, il Presidente Pranab Mukherjee, il vice Presidente Hamid Ansari e Sushma Swa-

raj, il leader dell'opposizione. Biden ha individuato quattro obiettivi da perseguire nelle relazioni bilaterali: migliorare gli

scambi economici, convergere sul cambiamento climatico, collaborare in materia di difesa e responsabilizzare l'India nella regione

dell’Asia-Pacifico. Per quanto riguarda l’economia, Biden ha esortato le élite finanziarie indiane a cogliere l'occasione per raffor-

zare i legami con gli Stati Uniti: «Vi chiedo di prendere in considerazione l'opportunità storica che stiamo avendo ora. Immaginate

cosa possono realizzare i nostri due Paesi insieme, non solo per loro stessi, ma anche per la stabilità economica e politica della

regione». Biden si è quindi concentrato sulla necessità di semplificare le possibilità di fare business con l'India per le imprese

americane, chiedendo ulteriori riforme economiche e mettendo in evidenza le frustrazioni di molte aziende statunitensi che

hanno riscontrato ostacoli legali nel tentativo di avvicinarsi ad un mercato consumistico potenzialmente enorme, come appunto

quello indiano. «L'India non è più un'isola economica e continuerà a crescere come potenza economica. Tuttavia, le sfide e i pro-

blemi persistono. È ora di elevare questo rapporto ad un nuovo livello». Nello specifico, Biden ha detto che tra gli ostacoli maggio-

ri vi è la mancanza della protezione per la proprietà intellettuale, norme fiscali incoerenti ed elevate barriere protezionistiche.

Ha infine suggerito di siglare una partnership commerciale e per gli investimenti che sarebbe aperta ed equa per entrambi i

Paesi, potenziando gli accordi bilaterali nel settore. Per quanto concerne la sicurezza, Biden ha spinto per una maggiore collabo-

razione, aggiungendo che ciò sarebbe un bene per le stesse imprese, oltre che per la stabilità regionale. «Non c'è nessuna con-

traddizione tra autonomia strategica e partenariato strategico. Le potenze mondiali sono capaci di perseguire entrambi». Ha poi

aggiunto che gli Stati Uniti vorrebbero vedere l'India sedersi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con un seggio

permanente, così da assumere un ruolo più importante nel guidare la regione asiatica. Infine, Biden ha detto che Washington sta

prendendo in considerazione di aumentare il numero dei visti temporanei per gli indiani altamente qualificati. Il Primo Ministro

Manmohan Singh è stato invitato a visitare gli Stati Uniti nel mese di settembre.

TUNISIA - Dopo l’Egitto anche la Tunisia rischia di esplodere a causa dell’omicidio politico di Moha-

med Brahmi, deputato dell'Assemblea Costituente ed ex Segretario del Movimento Popolare – partito

facente parte della coalizione di sinistra Fronte Popolare. La dinamica e gli esecutori materiali

dell’omicidio Brahmi ricordano molto da vicino quello di Chokri Belaid, avvenuto lo scorso 6 febbra-

io: anche in questo caso i responsabili sarebbero cellule salafite legate a gruppi radicali in odore

di terrorismo qaedista. Come avvenuto dopo la morte di Belaid, centinaia di manifestanti si sono riversati spontaneamente nelle

piazze di Tunisi e delle altre principali città del Paese per protestare contro il triumvirato al governo Ennhada-Ettakatol-

Congresso per la Repubblica. Anche l’UGTT, la maggiore organizzazione sindacale del Paese, è scesa in piazza e ha procla-

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AFGHANISTAN, 24 luglio – La CIA ha iniziato a chiudere le proprie basi in Afghanistan, il che potrebbe segnare l'avvio di una gene-

ralizzata riduzione dell’impegno dell’Agenzia nella regione. Le prime chiusure sono state descritte da funzionari americani come

passi preliminari di un più ampio piano che ridurrà le installazioni della CIA nel Paese da una decina a un minimo di sei per i pros-

simi due anni, in concomitanza con il ritiro della maggior parte delle forze militari statunitensi dal Paese entro la fine del 2014. In

particolare, le principali basi che stanno per essere dismesse sono quelle lungo il confine con il Pakistan. La CIA sembra stia ride-

finendo il proprio ruolo. John O. Brennan, il nuovo direttore dell’Agenzia, ha infatti manifestato il desiderio di ripristinare i compiti

originali dell’apparato di intelligence, ovvero lo spionaggio tradizionale. Nonostante tale disimpegno, da Washington è stato co-

munque sottolineato che la CIA prevede di mantenere una presenza nell’area, con una base a Kabul che sarà una delle sedi più

grandi nel mondo e con una flotta di droni armati che continueranno a pattugliare il confine tra Afghanistan e l’area tribale del Pa-

kistan. Nel frattempo, il Parlamento afghano ha votato ed accolto lunedì scorso la mozione di sfiducia nei confronti del Ministro

dell'Interno, Ghulam Mujtaba Patang. Non è ancora chiaro se il presidente Hamid Karzai accetterà tale mozione, dato che già in

passato ha scelto di mantenere i Ministri al proprio posto a seguito di voti simili.

ARGENTINA, 25 luglio – Giovedì scorso, il Direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, ha riferito di

aver ritirato la proposta di sostegno dell’istituzione alla battaglia legale di Buenos Aires di fronte alla Corte Suprema degli Stati

Uniti in relazione al default argentino del 2001, adducendo come motivo proprio l'opposizione di Washington, il più grande azioni-

sta del Fondo. Il FMI ha infatti cercato di chiarire la ragione per cui ha cambiato la propria posizione in attesa della sentenza, af-

fermando che la neutralità politica dell'istituzione era in gioco. Gli Stati Uniti avrebbero esercitato pressioni sul FMI adducendo

motivazioni relative all’iter legale e alla tempistica del processo. «Nella situazione attuale, il caso non è ancora davanti alla Corte

Suprema per un’eventuale revisione», ha infatti detto un funzionario del Tesoro americano. Buenos Aires sostiene che la Corte

d'appello federale di New York ha sbagliato quando ha stabilito nello scorso mese di ottobre che gli investitori che hanno accetta-

to la ristrutturazione del debito argentino non possono essere pagati fino a che non vengono risarciti anche i titolari di obbligazioni

che hanno respinto il piano di default.

M O N D O - B r e v i

mato una giornata di sciopero generale per la giornata del 26 luglio. Il secondo omicidio politico avvenuto nel giro di 5 mesi rischia

di polarizzare ulteriormente la scena politica e sociale tunisina alzando a dismisura il livello della tensione nel Paese. Anche in

questa occasione Ennahda e il suo leader, Rachid Ghannouchi, sono ritenuti da opinione pubblica e opposizioni politiche

i responsabili morali della violenza. Nonostante le critiche e le accuse, Ghannouchi si è detto “profondamente scioccato”

dall'assassinio e ha auspicato una maggiore responsabilità e unità nazionale da parte di tutte le forze nazionali. Le opposizioni –

già sul piede di guerra in Assemblea Costituente per i ritardi sui lavori della Carta fondamentale, che dovrebbe essere comple-

tata per settembre per poi essere sottoposta ad un referendum popolare entro la fine dell’anno – sembrano tuttavia orientate a

provocare una nuova crisi di governo, proprio come accadde dopo la morte di Belaid. Infatti, diversi partiti liberali, socialisti e di

sinistra hanno annunciato la formazione del Fronte di Salvezza Nazionale, facendo appello alla disobbedienza civile e a tene-

re sit-in all'esterno dell'Assemblea Nazionale fino a quando quest'ultima e il governo non saranno sciolti per dare vita ad un ese-

cutivo di unità nazionale che traghetti il Paese ad elezioni anticipate entro la fine dell’anno. L’omicidio di Brahmi è in qualche mo-

do legato alla difficile transizione politica nazionale: da settimane vanno avanti proteste e accuse da parte delle opposizioni contro

il partito di maggioranza relativa Ennahda di voler far passare una controversa “legge per la protezione della rivoluzione”,

ossia una lista di proscrizione di uomini politici legati al vecchio regime sulla falsa riga di quella recentemente approvata in Libia

(“Political Isolation Law”), volta a colpire principalmente Beji Caid Essebsi, l’87enne leader del partito Nida Tounes in grande

ascesa nei recenti sondaggi. Essebsi, primo Premier tunisino nell’immediato post-Ben Ali ed ex Ministro degli Esteri sotto Bour-

ghiba, si era distinto per avere condotto la Tunisia alle sue prime libere elezioni avvenute nell’ottobre 2011 che avevano visto poi

la vittoria del partito islamico Ennahda.

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BRASILE, 22-28 luglio – In occasione della Giornata mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro, Papa Francesco ha inaugurato il

suo primo viaggio internazionale tornando nel suo continente natio, il Sud America. Nonostante le proteste e le polemiche sui

costi per l’organizzazione e per la sicurezza del Papa – cresciuti di oltre il 70% del previsto e che si attestano tra i 140 e i 160

milioni di dollari –, il viaggio di Bergoglio rappresenta un’eccellente occasione politica per rilanciare l’immagine del Paese suda-

mericano e del suo Presidente Dilma Rousseff, sbiadita dopo le manifestazioni e i disordini di piazza scoppiati durante la Confe-

derations Cup dello scorso giugno a causa delle forti disuguaglianze economiche ancora presenti nel tessuto sociale brasiliano.

La visita del Pontefice rappresenta inoltre un’importante missione evangelica per la stessa Chiesa cattolica latino-americana sem-

pre più in crisi di vocazioni e in costante perdita di fedeli in favore delle altre fedi cristiane, quelle pentecostali ed evangeliche.

GIAPPONE, 21 luglio – Dopo l’affermazione elettorale dello scorso dicembre, la coalizione di governo guidata dal Partito liberal-

democratico (LDP) e dal New Komeito si é confermata vittoriosa nel rinnovo parziale della Camera Alta della Dieta giapponese.

Con un’affluenza modesta (52,6%), il partito del Premier Shinzo Abe in coppia con i conservatori del Komeito hanno ottenuto 76

sui 121 seggi in palio, arrivando così ad avere il controllo di entrambe le Camere. Il partito LDP ha ottenuto 65 seggi, il suo alleato

11, mentre il Partito Democratico è crollato da 44 a 17 seggi. Grazie a questa vittoria Abe potrà portare avanti la sua agenda di

riforme economiche e monetarie, meglio nota come “Abenomics”, ma soprattutto potrà portare a termine alcune proposte di rifor-

me alla Costituzione nazionale, come ad esempio l’articolo 9 della stessa, il quale impedisce al Giappone di dotarsi di un esercito

nazionale lasciando la difesa ad un accordo di collaborazione e cooperazione con gli Stati Uniti. Un provvedimento, questo, che

sicuramente potrebbe alimentare le tensioni già forti con la Cina per le isole contese Senkaku/Diaoyu e con la Corea del Nord per

le minacce nucleari. Intanto in settimana il Premier Abe ha firmato il trattato di adesione del Giappone ai negoziati per la Trans-

Pacific Partnership, il progetto di area di libero scambio tra gli Stati Uniti e 12 Paesi della regione del Pacifico (Giappone appunto,

Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda, Malesia, Vietnam e Brunei per la parte asiatica, Cile, Perù, Messico e Canada per il

continente americano) in funzione di contenimento e isolamento della Cina.

SPAGNA/MAROCCO, 23 luglio – L’enclave spagnola di Melilla in Marocco è stata assaltata da quattrocento africani sub sahariani in

fuga. Melilla, al pari della gemella Ceuta, è una città spagnola a statuto autonomo dal 14 marzo del 1995. Entrambe le città, poste

lungo la costa orientale del Marocco, sono importanti basi militari dalla posizione altamente strategica sul Mediterraneo. Durante

gli anni Novanta sono state le principali teste di ponte dell’immigrazione clandestina dall’Africa verso la Spagna e l’Europa. Solo

poche settimane fa, il 9 luglio, Melilla era stata nuovamente assaltata da parte di una cinquantina di immigrati africani. I tentativi di

attacco alla città sono frequenti: eclatante fu il caso dell’ottobre 2005 quando un tentativo d’ingresso venne represso nel sangue

causando una decina di morti e oltre trenta feriti. Secondo i dati delle associazioni per i diritti umani, sono 20-25.000 i clandestini

che si trovano in territorio marocchino nel tentativo di passare la frontiera.

SUD SUDAN, 23 luglio – A pochi giorni dalle celebrazioni del secondo anniversario di indipendenza da Khartoum, il Presidente del

Sud Sudan Salva Kiir ha annunciato la rimozione del proprio vice e di tutta la compagine di governo. Agendo nell’ambito dei poteri

costituzionali come dichiarato dall’ex-Ministro dell’Informazione, Barnaba Marial Benjamin, Kiir procederà con un rimpasto di go-

verno mentre l’ordinaria amministrazione sarà temporaneamente garantita dai sottosegretari. Il decreto non giunge tuttavia a sor-

presa e si inscrive in una lotta ai vertici del potere: già nello scorso febbraio il Presidente aveva operato un’importante ristruttura-

zione dell’esercito, rimuovendo 117 alti ufficiali con l’obiettivo, secondo molti, di bilanciare all’interno dell’SPLA (Sudan People’s

Liberation Army, l’armata ribelle diventata esercito nazionale) la presenza dei militari di etnia Nuer - a cui appartiene il vice Presi-

dente Riek Machar - e quelli di etnia Dinka di cui fa parte Kiir. Proprio Machar, che durante la guerra civile era stato il protagonista

di una sanguinosa scissione nelle fila dell’SPLA (l’SPLA-United, che era in contrasto con gli obiettivi del leader storico John Ga-

rang), era stato durante il mese di aprile svuotato dei suoi poteri con lo scopo di indebolirlo alla luce delle sue dichiarazioni relati-

ve ad una possibile candidatura alle elezioni presidenziali del 2015. La crisi di governo, mista agli scontri che sono immediata-

mente scoppiati a Juba, congiuntamente con la crisi economica acuita dalla ripresa degli scontri di confine con il Sudan tra i mesi

di giugno e luglio, rischiano ora di ingenerare una nuova spirale di violenze in tutto il Paese con effetti sugli altri Stati dell’Africa

Orientale.

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PIRATERIA IN SOMALIA: LA TORTUGA DEL NUOVO MILLENNIO

di Matteo Guillot – 23 luglio 2013

Dal primo sequestro riportato nelle acque somale nell’aprile del 2005 ai danni del mercantile battente

bandiera di Hong Kong Feisty Gas, la pirateria al largo della Somalia è cresciuta, si è sviluppata e

poi è mutata in funzione del contesto, con l’efficienza e la spregiudicatezza che contraddistingue

un’industria multimilionaria all’interno del suo “mercato” di riferimento. Quel primo episodio costò alla

compagnia armatrice 315mila dollari di riscatto e da allora le cifre sono continuamente cresciute, rag-

giungendo l’apice nel 2012 con gli oltre 9,5 milioni di dollari pagati per il rilascio della petroliera greca Smyrni ed i suoi 26 mem-

UNIONE EUROPEA/CAUCASO E RUSSIA, 24 luglio – Dopo tre anni di trattative, Unione Europea e Armenia hanno annunciato a Yere-

van il completamento del settimo e ultimo round di negoziati per l’instaurazione di un’area di libero scambio (DCFTA) come parte

dell’Accordo di Associazione che dovrà rimpiazzare il vecchio Accordo di Partenariato e Cooperazione APC firmato nel 1999.

Attualmente l’UE è il principale partner commerciale del Paese caucasico, gli scambi nel 2012 hanno raggiunto i 951 milioni di

euro e da tale accordo Yerevan potrebbe nel lungo periodo incrementare del 2,3% il proprio PIL. Un risultato significativo che,

come dichiarato dal capo della Diplomazia europea Catherine Ashton e dal Commissario per l’Allargamento e la Politica Europea

di Vicinato Štefan Füle, permetterà di portare avanti un ampio programma di ammodernamento socio-economico tale da aumen-

tare la stabilità politica e aprire, in ultima istanza, ad una vera e propria integrazione con lo spazio comunitario. L’annuncio segue

peraltro quello relativo alla conclusione di un analogo accordo con la Georgia: in questo caso uno studio indipendente della Com-

missione stima che il DCFTA aumenterà le esportazioni della Georgia verso l'UE del 12% e le importazioni dall'UE del 7,5%; nel

lungo periodo Tblisi potrebbe aumentare il PIL del 4,3%. Intanto, se la disputa sui pannelli solari con la Cina sembra essersi con-

clusa con un livello di prezzi che il Commissario al Commercio Karel De Gucht ha definito “accettabile”, Bruxelles ha aperto in

ambito WTO la prima causa nei confronti della Russia (che aveva aderito all’organizzazione un anno fa) per i dazi sul riciclo dei

veicoli. Per De Gucht tale tassa, introdotta a settembre 2012 e che non è imposta sui veicoli provenienti da Bielorussia e Kazaki-

stan, è incompatibile con le regole del WTO. Mosca rischia ora sanzioni economiche di impatto equivalente a quelle russe sulle

auto europee, pari cioè a 1,3 miliardi l'anno su un valore complessivo di esportazioni auto UE di 10 miliardi.

UNIONE EUROPEA/MEDIO ORIENTE, 22 luglio – Al termine di una discussione durata diverse ore, e dopo diversi mesi in cui il dibatti-

to in merito è stato alimentato sia dall’esito delle indagini circa l’attentato a Burgas (Bulgaria) del 18 luglio 2012 sia dal sempre

maggior coinvolgimento nel conflitto siriano, il Consiglio dei Ministri degli Esteri dell’UE ha deciso di inserire ufficialmente l’ala

militare di Hezbollah nella black list delle organizzazioni terroristiche. Una distinzione fondamentale quanto ambigua, in quanto

permetterà di non fermare l'afflusso di aiuti finanziari e umanitari verso le Istituzioni, all’interno delle quali il Partito di Dio è comun-

que presente. Proprio la presenza di Hezbollah nel Governo è stata uno dei motivi di questa “scelta a metà”: alla linea dura di

Regno Unito e Olanda, che avrebbero preferito una condanna a 360° come già fatto dagli USA, è prevalsa quella di chi - come

Italia - teme il rischio di una destabilizzazione del Paese dei cedri. Se ancora nessuna reazione ufficiale è pervenuta da Hezbol-

lah, il Ministro degli Esteri libanese Adnan Mansur ha dichiarato che la scelta di Bruxelles è dipesa da “forti pressioni esterne”. Il

riferimento è chiaramente ad Israele, che si è dimostrato abbastanza soddisfatto per la risoluzione in questione. Una mossa, quel-

la europea, che ha cercato di appianare la polemica seguita alla pubblicazione delle nuove linee guida della cooperazione bilate-

rale e alla decisione di Bruxelles di bloccare i fondi a persone fisiche, enti e società pubbliche attive nei Territori Occupati con

decorrenza da gennaio 2014. La direttiva, che copre tutti i settori della cooperazione con esclusione del commercio, segue la de-

cisione presa lo scorso dicembre sul processo di pace in Medio Oriente che, peraltro, dovrebbe ripartire a Washington il prossimo

30 luglio dopo tre anni di stop.

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di equipaggio. Un report della Banca Mondiale dell’aprile 2013 stima che nel periodo 2005-2012 siano stati pagati in media

riscatti per un totale di circa 53 milioni di dollari all’anno. Una tipica operazione di pirateria coinvolge uno o più skiffs, affuso-

lati e velocissimi mezzi lunghi non più di 5 metri dotati di potenti motori fuoribordo. A bordo un equipaggio di nemmeno una decina

di persone, che armato tipicamente di kalashnikov e spesso RPG (lanciagranate) conduce l’abbordaggio mediante rampini e sca-

le uncinate. Con un simile approccio i primi assalti sono stati condotti perlopiù vicino costa, in prossimità di Capo Guardafui

– l’estrema punta orientale della Somalia che costituisce il Corno d’Africa – o nel golfo di Aden, data la sua limitata estensione.

Quando l’area è stata progressivamente presidiata e posta sotto il controllo di forze navali provenienti da tutto il mondo,

l’industria piratesca si è evoluta. Ricorrendo a navi madre (spesso grossi pescherecci o dhow sequestrati a tale scopo durante

il loro transito in prossimità delle coste somale), i pirati hanno progressivamente esteso il loro raggio d’azione. Nel 2012, la super-

ficie interessata dal fenomeno copriva un’area di oltre 4 milioni di km quadrati: ben al di là delle acque territoriali somale e di fatto

infestando l’intero Oceano Indiano. [continua a leggere sul sito]

N u m e r o 2 1 / 2 0 1 3 , 2 1 - 2 7 l u g l i o 2 0 1 3

GREEN CHANGE: COMUNICAZIONE E CONCERTAZIONE PER UN MONDO ECO-SOSTENIBILE

di Giulia Amarisse – 25 luglio 2013

La minaccia di un degrado dell’ambiente naturale si è affacciata al mondo contemporaneo a partire

dagli anni Settanta del secolo scorso, quando l’integrazione mondiale dei mercati e il profilarsi della

società globalizzata sembrarono dare a tutti i popoli la percezione di appartenere a uno stesso comu-

ne destino. A prospettare la svolta fu il rischio concreto che l’attività antropica potesse interferire siste-

maticamente con l’equilibrio dell’ecosistema naturale dal quale dipende la sopravvivenza della stessa

specie umana sulla terra. Con urgenza, sull’onda delle proteste sollevate dalla stagione contestataria, il Vecchio e il Nuovo

Mondo industrializzati hanno dovuto affrontare l’ambigua e spinosa questione dei limiti dello sviluppo. Tra i temi in agen-

da, il cambiamento climatico legato alle emissioni di gas a effetto serra è rapidamente divenuto il principale campo di battaglia

su cui si gioca la lotta per la sopravvivenza del pianeta e nuovi modelli di governance ambientale hanno cominciato a prendere

forma nello scenario internazionale. Ad oggi, la questione ambientale annovera un gran numero di conferenze, summit e trattati

internazionali costantemente negoziati dai grandi della terra, ma il problema ecologico risulta ancora sostanzialmente irrisol-

to, trascurato e persino, talvolta, negato. Regimi inefficaci? Attori politici disinteressati o troppo deboli? Domandarsi che cosa

abbia mal funzionato nella promozione delle politiche ambientali nel lungo periodo richiede di considerare almeno due aspetti

fondamentali, nonché strettamente connessi, nell’azione collettiva per l’ambiente. Prima di tutto la concertazione delle forze

politiche, economiche e giuridiche nell’evoluzione dei modelli di sviluppo sostenibile; in secondo luogo la promozione di

un’efficiente strategia di comunicazione ambientale, capace di recepire e convalidare non solo le acquisizioni tecniche e scien-

tifiche in materia di sostenibilità, ma anche le non meno importanti percezioni dell’opinione pubblica. [continua a leggere sul

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Questa opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione — Non commerciale — Non opere derivate 3.0 Italia.

BloGlobal Weekly N° 23/2013 è a cura di Maria Serra, Giuseppe Dentice e Davide Borsani.