BloGlobal Weekly N°17/2014
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N°17, 20 LUGLIO – 2 AGOSTO 2014
ISSN: 2284-1024
I
BloGlobal Weekly Report Osservatorio di Politica Internazionale (OPI) © BloGlobal – Lo sguardo sul mondo
Milano, 2 agosto 2014 ISSN: 2284-1024 A cura di: Giuseppe Dentice Danilo Giordano Maria Serra
Questa pubblicazione può essere scaricata da: www.bloglobal.net
Parti di questa pubblicazione possono essere riprodotte, a patto di fornire la fonte nella seguente forma:
Weekly Report N°17/2014 (20 luglio – 2° agosto 2014), Osservatorio di Politica Internazionale (BloGlobal – Lo sguardo sul mondo), Milano 2014, www.bloglobal.net
Photo credits: Reuters; AP; AFP; EPA; CAH/HJL/HMV; Getty Images; Yves Herman/Reuters; Times of Israel;
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FOCUS
LIBIA ↴
Nel giorno dell’insediamento a Tobruk del nuovo Parlamento libico (2 agosto),
nel Paese non accennano a diminuire gli scontri e le violenze tra milizie contrapposte.
Dopo la battaglia all’aeroporto di Tripoli dei giorni scorsi e l’incendio divampato il 27
luglio ad un deposito di carburante sempre vicino l'aeroporto, la forte situazione di
instabilità ha spinto tutti gli Stati che avevano una qualche rappresentanza nel Paese
a forzare il rientro verso i rispettivi Stati di appartenenza. Nella capitale libica sono
rimaste aperte soltanto le Ambasciate di Italia e Regno Unito, mentre facendo
seguito all’abbandono americano e turco dello scorso weekend, Francia, Germania,
Cina e Filippine hanno deciso di lasciare il Paese.
La Francia, che dal 30 luglio ha evacuato quasi tutto il proprio personale diplomatico
facendo arrivare la fregata Montcalm nel porto di Tripoli, ha deciso di continuare a
mantenere i contatti con il governo libico, svolgendo, però, l’attività diplomatica da
Parigi. Il caos che regna in Libia preoccupa anche i Paesi vicini, tra i quali l’Egitto
che teme possibili sconfinamenti delle milizie libiche sul proprio territorio e
il rientro massiccio degli oltre 700mila egiziani che lavorano nel Paese. Oltre a raffor-
zare la presenza militare lungo il confine condiviso del Deserto Orientale anche per
evitare infiltrazioni jihadiste – come nel caso dell’attacco islamista il 19 luglio a Farafra
dove sono morte 22 guardie di frontiera egiziane –, Il Cairo, per voce del Presidente
Abdel Fattah al-Sisi e del Ministro degli Esteri Sameh Shoukry, ha affermato che
l’Egitto «sostiene l'unità della Libia» e che il governo egiziano […]«è contrario ad ogni
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ingerenza negli affari interni del Paese e condanna chi all'interno della Libia o all'e-
sterno abbia inserito l'Egitto negli sviluppi in corso» perché « Il Cairo considera la
questione come puramente libica».
Alla luce di una situazione sempre più caotica e fuori controllo, la nuova Camera dei
Rappresentanti, eletta il mese scorso ma non ancora riunitasi, ha convocato per il 2
agosto una riunione d’urgenza a Tobruk, anticipando di due giorni la seduta inau-
gurale prevista per il 4 agosto a Bengasi, capitale della Cirenaica e città nella quale
sembra ormai calare il controllo legale delle autorità locali. Rimane tuttavia assai
remota la possibilità che la Camera dei Rappresentanti riesca a trovare una soluzione
al disordine imperante in Libia e ad imporre il proprio potere sulle milizie armate.
Infatti, l’attuale crisi è figlia anche di una situazione di generale insicurezza dettata
dal proliferare di gruppi armati di vario genere, mai smilitarizzati negli ultimi tre anni,
e dell’assenza di un processo state-building dalla caduta del regime di Mu’ammar
Gheddafi nel 2011.
Il risultato odierno è quello di una presenza invasiva delle milizie armate, ognuna
delle quali trova un proprio riferimento politico e tribale nei gruppi presenti nel Par-
lamento libico aumentando così lo stato di insicurezza generale. Una situazione che
ha investito anche la Tripolitania e la sua capitale. A fronteggiarsi sono le due milizie
principali, sia per forza politica, sia per numero di uomini e armi, ossia Misurata e
Zintan che, sin dalla caduta di Gheddafi, si contendono il controllo della città. L’at-
tuale fase di battaglia ruota tutta intorno alla conquista dell’aeroporto internazionale
di Tripoli: le milizie di Misurata, alleate con unità islamiste, cercano di conquistare lo
strategico punto di snodo, da tempo nelle mani delle milizie di Zintan. I combattimenti
hanno trasformato l’intera capitale in un’unica zona di guerra, dalla quale da alcuni
giorni si levano alti nel cielo i fumi grigi derivanti dal fuoco appiccato ai due gigante-
schi depositi petroliferi, situati lungo la strada che conduce all’aeroporto. Nelle ultime
tre settimane gli scontri tra milizie rivali nella capitale hanno provocato la morte di
circa trecento persone, rendendo difficile qualsiasi tipo operazione. Si pensi all’im-
possibilità di spegnere una cisterna di petrolio da parte dei vigili del fuoco.
Se la Tripolitania è diventata un nuovo punto di interesse per gli osservatori interna-
zionali, la Cirenaica continua invece ad essere ancora il teatro dove si concentrano le
maggiori violenze del Paese. A preoccupare soprattutto sono i combattimenti in
corso a Bengasi fra le truppe fedeli al Generale dissidente Khalifa Haftar e
le brigate islamiste vicine ad Ansar al-Sharia. Il 29 luglio queste ultime hanno
annunciato di aver preso il controllo definitivo, dopo giorni di combattimenti che
hanno provocato 75 morti, del quartier generale delle forze speciali libiche della bri-
gata al-Saiqa, di stanza a Bengasi. Secondo i media locali, le milizie islamiste, dopo
aver bombardato per giorni la caserma delle forze speciali, hanno obbligato i soldati
del colonnello Wanis Abu Khamada ad abbandonare l’infrastruttura. Questa vittoria
rappresenta un duro colpo per l’Operazione Dignità lanciata il 16 maggio dal Generale
Haftar per eliminare i militanti islamisti dal Paese: le forze speciali rappresentavano,
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in effetti, un importante elemento del dispositivo militare predisposto dall’unico lea-
der libico rimasto. Subito dopo, Mohamed al-Zahawi, un rappresentante ufficiale del
gruppo armato, ha rivendicato ad una radio locale la nascita dell’emirato islamico
di Bengasi. Tuttavia, Khalifa Haftar, ha smentito le dichiarazioni del gruppo. «L'eser-
cito libico nazionale ha perso il controllo di alcuni quartieri di Bengasi e si è ritirato
da determinate posizioni per ragioni tattiche», ha detto Haftar ad al-Arabiya, facendo
presumere a breve una violenta controffensiva.
Nel frattempo si rincorrono contrastanti le voci di una sua possibile fuga verso l’Egitto
o la Tunisia. Anche la situazione umanitaria è al collasso, con migliaia di libici
ed egiziani in fuga dal Paese. L’agenzia di stampa statale della Tunisia, TAP, riporta
che il 1° agosto il Paese ha chiuso il valico di confine con la Libia, quello di Ras Jedir,
dopo che centinaia di egiziani in fuga dalle violenze hanno cercato di sfondare le
barriere protettive. Durante le operazioni di chiusura del valico sono morti due egi-
ziani in situazioni non ancora del tutto chiarite. Nei giorni scorsi il governo tunisino
aveva avvertito di non essere in grado di sopportare da sola il peso di grandi flussi
umani lungo le proprie frontiere, come quelli avvenuti nel 2011 nel pieno della rivolta
anti-Gheddafi, e che aveva sollecitato l’intervento dell’ONU.
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UCRAINA ↴
Mentre proseguono le indagini sull'abbattimento del volo MH17 della Malaysia
Airlines – il 31 luglio è infatti giunta a Grabovo, il luogo dello schianto, la delegazione
dell'OSCE, accompagnata da quattro ispettori olandesi, quattro australiani e almeno
68 poliziotti malesi, mentre Mosca ha deciso di inviare i rappresentanti dell'Agenzia
federale russa per il trasporto aereo, Rosaviazia – l'Unione Europea ha dato il via alla
cosiddetta “fase tre” delle sanzioni contro la Russia.
Al termine di una lunga maratona negoziale avviata dal Consiglio Europeo del 16
luglio, il 30 luglio i 28 Paesi UE hanno trovato un accordo su un nuovo e più vasto
pacchetto di misure economiche che prevede:
1) Il divieto di acquisto e di vendita di obbligazioni, di azioni o di altri
strumenti finanziari emessi dopo il 1° agosto 2014 dai maggiori istituti di
credito e finanziari russi con più del 50% di controllo pubblico, da banche
di sviluppo, dalle loro sussidiarie e da chiunque agisca per loro conto, con
lo scopo di restringere l'accesso della Russia al mercato di capitali euro-
pei;
2) Il divieto di erogazione di ulteriori strumenti finanziari, quali ad esem-
pio il brokering;
3) Un embargo sull'import-export di armi e di materiale ad esse collegato
da/alla Russia in ottemperanza alla Common Military List dell'UE;
4) Il divieto di vendita diretta o indiretta di beni ad uso duale, comprese
le tecnologie militari, alla Russia e ai soggetti che ricevono tecnologie mi-
litari russe;
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5) La vendita di equipaggiamento o di tecnologie energetiche in Russia do-
vrà essere preventivamente sottoposta all'autorizzazione delle autorità
competenti degli Stati membri;
6) Il divieto di vendita, fornitura o esportazione di determinate tecnologie
destinate all'esplorazione in campo petrolifero;
7) Il divieto di vendita, fornitura o trasferimento di tecnologia ed equipag-
giamento strategico per la creazione, l'acquisizione e lo sviluppo di pro-
getti infrastrutturali, per il trasporto, le telecomunicazioni e il settore ener-
getico in Crimea e a Sebastopoli;
8) L'UE ha inoltre comminato ulteriori restrizioni nei confronti di tre en-
tità: la Joint-Stock Company Concern Almaz-Antey, corporation russa lea-
der nella ricerca, nello sviluppo e nella produzione di sistemi d'arma, mis-
silistici e radar; la compagnia aerea Dobrolet, che opera tra la Russia e la
Crimea; la Russian National Commercial Bank, impegnata negli ultimi
mesi in acquisizione di capitali in Crimea. Colpite infine anche otto perso-
nalità: Alexey Alexeyevich Gromov, vice capo dello staff dell'amministra-
zione presidenziale; Oksana Tchigrina, portavoce della Repubblica Popo-
lare di Lugansk; Boris Litvinov, Presidente del Consiglio Supremo della
Repubblica Popolare di Donetsk; Sergey Abisov, Ministro degli Interni della
Repubblica di Crimea; i businessman Arkady Romanovich Rotenberg (SGM
Group e TPS Avia), Yury Kovalchuk (Rossiya Bank), Nikolay Shamalov
(Rosinvest and Rossiya Bank) e Konstantin Valerevich Malofeev, ritenuti
coinvolti nella destabilizzazione dell'Ucraina Orientale.
Il 30 luglio il Dipartimento del Tesoro USA ha reso nota l'estensione delle sanzioni già
inflitte alla Bank of Moscow, alla Russian Agricultural Bank e alla VTB BANK OAO,
inibendone la transazioni con le società americane.
Mentre il rappresentante permanente della Russia presso l'UE Vladimir Chizhov ha
dichiarato che le sanzioni europee sono incompatibili con le norme dell'Organizza-
zione Mondiale del Commercio, oltre a ritorcersi contro la stessa economia europea,
un debole tentativo di soluzione diplomatica della crisi è andato in scena in Bielorus-
sia: su proposta di Petro Poroshenko, il Presidente bielorusso Alexander Luka-
shenko il 31 luglio ha ospitato a Minsk un vertice a porte chiuse tra Kiev (rap-
presentata dall'ex Presidente Leonid Kuchma), Mosca (rappresentata dall'Ambascia-
tore Mikhail Zubarov) e OSCE (nella persona dell'inviata svizzera Heidi Tagliavini).
Sul fronte interno ucraino sembra momentaneamente rientrata la crisi di governo a
seguito delle dimissioni annunciate – ma respinte dalla Rada il 31 luglio – del
Primo Ministro Arseniy Yatsenyuk il 24 dello stesso mese e che avevano paven-
tato elezioni politiche anticipate: la decisione era infatti inizialmente dovuta all'uscita
dalla coalizione di governo dell'UDAR di Vitali Klitschko e di Svoboda, nonché dalla
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bocciatura dello stesso Parlamento della legge per finanziare l'offensiva dell'esercito
contro i separatisti filo-russi. È stata tuttavia ora introdotta una tassa di guerra:
il prelievo coatto di 1,5% dello stipendio per finanziare le operazioni militari nell'Est.
Sul campo, infine, continuano gli scontri, anche se sempre più circoscritti nelle
aree intorno a Donetsk (le forze di sicurezza avrebbero ripreso il controllo della città
chiave di Avdiivka, nei pressi dell'aeroporto della stessa Donetsk e strategica per il
taglio dei rifornimenti ai separatisti) e a Lugansk: 36 le persone uccise e una sessan-
tina quelle rimaste ferite dal 27 al 29 luglio nei bombardamenti condotti a Gorlivka,
mentre secondo un Rapporto dell'ONU – ritenuto dalla Russia “poco obiettivo ed ipo-
crita” – sarebbero almeno 1.100 i morti finora nel conflitto, oltre 3mila i feriti e più
di 100mila le persone fuggite dalle zone di combattimento.
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BREVI
BULGARIA, 23 LUGLIO ↴
Il Primo Ministro Plamen Oresharski ha rassegnato le
proprie dimissioni in vista delle elezioni politiche
anticipate, già previste per il prossimo 5 ottobre dopo
il deludente risultato politico ottenuto dal Partito
Socialista Bulgaro (BSP) alle elezioni europee dello
scorso 25 maggio: solo il 18,9% contro il 36,8%
dell'asse conservatore GERB-RB. La sconfitta dei socialisti ha infatti fatto riemergere
la crisi politico-istituzionale a cui le consultazioni anticipate del maggio 2013 – dopo
cioè le dimissioni del contestato Boyko Borisov – avrebbero dovuto metter fine. Fin
dall'insediamento del governo nei primi giorni di giugno, Oresharski era stato tuttavia
sottoposto a pressioni popolari a causa delle accuse nei suoi confronti di collusione
con la mafia, di agire in continuità con il suo predecessore e in particolare a seguito
della decisione – poi revocata – di nominare Delyan Slavchev Peevski, già accusato
di corruzione nel corso della carriera politica, a capo del Dipartimento di Sicurezza
Nazionale (il cui acronimo ДАНС- DANS ha dato origine al movimento di protesta
“DANSwithme”). Le manifestazioni contro le politiche del governo non si sono
peraltro mai pienamente arrestate. All'accelerazione delle dimissioni del leader di BSP
ha concorso inoltre la crisi del sistema bancario bulgaro scoppiata nel mese di luglio.
L'assalto dei cittadini agli sportelli della Banca Centrale Commerciale e della First
Invstment Bank a seguito dell'invio ai correntisti di messaggi falsi sulla situazione
degli Istituti, ha provocato una crisi di liquidità, inducendo da un lato la Banca
nazionale a prendere temporaneamente il controllo della BCC e dall'altro lo stesso
Istituto Centrale e il governo a varare, con il benestare dell'Unione Europea, un
pacchetto di aiuti di Stato al sistema bancario nazionale di 1,7 miliardi di euro (pari
al 4% del PIL) per evitarne il collasso.
FRANCIA-SAHEL, 1° AGOSTO ↴
E’ operativa l’operazione Barkhane, una nuova
missione militare di counterterrorism a guida francese
che amplierà e sostituirà i compiti di Serval,
l’operazione lanciata da Parigi nel gennaio del 2013 in
Mali per fermare l’avanza nel Paese dei ribelli Tuareg e
dei jihadisti di AQIM e del MUJAO, e di Epervier in Ciad,
attiva fin dal 1986 per sventare un colpo di Stato, appoggiato dalla Libia di Gheddafi,
ai danni dell’allora Presidente Hissène Habré. In sostanza le due missioni verranno
fuse per dare vita a Barkhane. La nuova missione francese ha come obiettivo appunto
quello di contrastare il terrorismo militante nella fascia sahelo-sahariana. Barkhane
prevede la presenza di 3.000 soldati francesi – di cui per ora un migliaio schierati a
Gao, in Mali e altri 1.200 a N’Djamena – che nel corso dei prossimi mesi saranno
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dispiegati tra Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger e Ciad – Paesi francofoni e
appartenenti al partenariato politico-economico G5 –, e avrà il suo quartier generale
nella capitale ciadiana di N’Djamena. Altre basi regionale, equiparate a una sorta di
vice Stati Maggiori di N’Djamena, saranno stabilite a Gao (Mali), Niamey (Niger) e
Ouagadougou (Burkina Faso) mentre le basi operative avanzate saranno localizzate
a Faya-Largeau (Ciad), Madama (estremo nord del Niger) e Tessalit (nord del Mali al
confine con l’Algeria), quest’ultimi tutti centri già sconvolti da fenomeni di terrorismo
jihadista. Tatticamente le truppe saranno composte da squadriglie ridotte (30-50
persone) costituite da elementi delle forze speciali e dell’intelligence francesi in grado
di spostarsi in modo più fluido e rapido da un Paese all’altro. Le forze sul campo
avranno in dotazione tre droni, sei caccia, 20 elicotteri, dieci aerei da trasporto, più
di 200 veicoli e si serviranno di informatori locali affidabili. Come spiegato dal Ministro
della Difesa Jean Yves LeDrian non sono previste scadenze all’operazione militare in
loco. Infine, la missione sarà guidata da un veterano esperto di scenari di duerra
come il Generale Jean-Pierre Palasset, già al comando dell’Operazione Licorne in
Costa d’Avorio nel 2010-11 e del quartier generale delle forze francesi in Afghanistan
nel 2011-12 e con alle spalle importanti ruoli in Kosovo e in Bosnia Herzegovina.
FONTE: FRANCE 24
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ISRAELE-PALESTINA, 1° AGOSTO ↴
La tregua umanitaria di 72 ore che sarebbe dovuta iniziare
dalle 8 di mattina ora di Gaza del 1° agosto, e raggiunta
difficoltosamente a sorpresa la sera precedente grazie alla
mediazione del Segretario di Stato John Kerry, è durata
soltanto 120 minuti. A scatenare la nuova rottura il
rapimento avvenuto nei pressi di Rafah del soldato
israeliano, il sottotenente Hadan Goldin, e l’uccisione di due
suoi commilitoni da parte di Hamas. A confermare il
rapimento è stato Moussa Abu Marzouk, vice capo
dell’ufficio politico del movimento islamista in Egitto, il quale ha da subito messo in
dubbio la possibilità che il soldato sia ancora vivo. Sempre Abu Marzuk nel fornire
maggiori dettagli sull’accaduto spiegava che il rapimento è avvenuto prima
dell’entrata in vigore della tregua, ossia alle 7,10 ora locale, ma sia Washington, sia
Tel Aviv hanno immediatamente smentito la ricostruzione dei fatti dimostrando
attraverso immagini satellitari come la cattura sia avvenuta durante le ore del cessate
il fuoco. Goldin sarebbe stato rapito nella mattinata del 1° agosto mentre la sua
squadra stava compiendo una penetrazione nella Striscia di Gaza attraverso il tunnel
di Kerem Shalom. Dura la reazione israeliana che ha subito lanciato un nuovo raid
aereo uccidendo 40 Palestinesi. Il portavoce del Premier, Mark Regev, ha espresso
sdegno per il rapimento del soldato israeliano e ha risposto alle accuse circa la
durezza degli attacchi come una risposta necessaria dovuta anche al fatto che Hamas
ha violato per la quinta volta dall’inizio di Protective Edge (8 luglio) i termini di una
tregua. Anche la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato USA hanno accusato Hamas
di non volere la pace. Come conseguenza del rapimento Goldin, l’Egitto ha annullato
tutti gli incontri con le rappresentanze palestinesi (Hamas e Jihad Islamica in
particolare) mirati al raggiungimento di un più ampio accordo di cessate il fuoco
permanente. Intanto sul terreno attacchi e rappresaglie non conoscono tregua. Dopo
25 giorni di conflitto è salito a 1.450 il bilancio dei Palestinesi uccisi e 8.500 i feriti,
mentre sarebbero 63 i soldati israeliani morti.
NIGERIA-CAMERUN, 27 LUGLIO ↴
Più di 200 miliziani islamici di Boko Haram hanno
sconfinato nel vicino Camerun dove hanno assalito la
città di Kolofata, situata nell’estremo nord, provocando
la morte di 16 persone. Sempre gli assalitori hanno
rapito la moglie del vice Primo Ministro Amadou Ali, il
sultano di Kolofata e il sindaco della città. Secondo i
primi resoconti delle autorità, l’assalto sarebbe stato
pianificato nel dettaglio perché i miliziani indossavano uniformi di militari
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camerunensi e circolavano a bordo di veicoli che sembravano “ufficiali”. Per la stampa
locale l’attacco di Kolofata è stato un colpo a sorpresa che sta spingendo le autorità
di Yaoundé a modificare la risposta al problema terrorismo. La prima reazione del
Presidente Paul Biya è stata quella di sollevare dal loro incarico due alti ufficiali
dell’esercito per essersi fatti cogliere impreparati dinanzi all’attacco: il Tenente
Colonnello Tchanuo Ngongang, comandante del 34° battaglione di fanteria
motorizzata, e il Colonnello Gédéon Youssa, comandante della gendarmeria, entrambi
in servizio nella regione nord del Paese. L’attacco è il terzo sconfinamento di Boko
Haram in Camerun, dove il gruppo islamista potrebbe decidere di estendere le proprie
attività: per tutta risposta, la scorsa settimana, Camerun, Nigeria, Niger e Ciad si
sono impegnati a costituire una forza armata regionale per coordinare e rafforzare la
lotta a Boko Haram. Il Camerun ha dispiegato un imponente dispositivo militare nelle
regioni settentrionali al confine con la Nigeria per rispondere agli attacchi dei terroristi
dove negli ultimi giorni erano frequenti gli sconfinamenti. Alla minaccia islamista si è
aggiunta, come diretta conseguenza, l’emergenza umanitaria alla quale deve far
fronte il Camerun: qui hanno già trovato rifugio decine di migliaia di civili in fuga dalla
confinante Nigeria.
REPUBBLICA CENTRAFRICANA, 30 LUGLIO ↴
Nel nord della Repubblica Centrafricana, nella città di
Batangafo, alcuni membri dei ribelli musulmani Séléka
sono stati attaccati da uomini armati, definiti dai
testimoni come appartenenti ai cristiani anti-Balaka.
Uno dei portavoce dei Séléka, Ahmat Ibrahim Nadjad,
ha accusato ufficialmente le milizie anti-Balaka di aver
violato la tregua, attaccando le posizioni dell’ex
coalizione ribelle: una denuncia che finora non è stata confermata dalla parte rivale,
né da fonti governative. L’attacco, che è durato diverse ore, rappresenta una
violazione dell’accordo di cessazione delle ostilità che era stato raggiunto solo alcuni
giorni fa nella città di Brazzaville. L’accordo, siglato mercoledì 23 luglio nella capitale
della Repubblica del Congo, dovrebbe rappresentare, secondo i firmatari, una tappa
fondamentale verso il raggiungimento definitivo della pace e l’organizzazione delle
elezioni previste nel 2015. Il cessate il fuoco, siglato da Séléka, anti-Balaka e altri
quattro gruppi armati, prevede che le parti pongano immediatamente fine alle
ostilità, mettano da parte i propri uomini, provvedano ad eliminare le barricate e a
permettere la libera circolazione nelle zone controllate. Coloro che erano al tavolo
negoziale del Forum di Brazzavile si sono dichiarati molti soddisfatti dall’accordo
raggiunto, mentre i gruppi non presenti hanno mostrato il loro scetticismo. In effetti,
l’accordo prevede la cessazione delle ostilità, ma non dice nulla riguardo al disarmo,
alla smobilitazione e al reinserimento dei combattenti. «L’accordo non andava firmato
dal momento che la sicurezza dei musulmani nel paese rimane incerta» ha detto il
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portavoce Nadjad, rappresentante di una fazione dissidente all’interno dei Séléka che
ha contestato da subito l’accordo. Nel frattempo, sul piano politico, il Presidente del
Consiglio Nazionale di Transizione, Alexandre Ferdinand Nguendet, ha avviato ampie
consultazioni con tutte le formazioni politiche. Sulla carta la Presidente Catherine
Samba Panza si è impegnata a formare un nuovo esecutivo per una gestione
«consensuale ed inclusiva» della transizione che terrà conto di «tutte le sensibilità
geografiche, politiche, comunitarie e sociali del Paese».
STATI UNITI, 31 LUGLIO ↴
Con 225 voti favorevoli e 201 contrari, la Camera dei
Rappresentanti del Congresso USA ha approvato una
risoluzione presentata dal Partito Repubblicano, e pro-
mossa dallo speaker John Boehner, per l'avvio di un'a-
zione legale nei confronti del Presidente Barack Obama
accusato di abuso di ufficio e di oltrepassare i propri li-
miti costituzionali. In particolare Obama avrebbe ri-
corso troppo frequentemente allo strumento del decreto, scavalcando così le funzioni
dello stesso Congresso, come accaduto per l'approvazione della riforma del sistema
sanitario e dell'innalzamento del salario minimo in ambito federale. La risoluzione,
che prevede la possibilità dell'apertura di una procedura di impeachment, e che ri-
schia di innalzare il livello di scontro tra il GOP e l'amministrazione Obama arrestando
il processo di riforme promesso dallo stesso Presidente, è stata comunque minimiz-
zata dai democratici, che l'hanno definita come una trovata politica in vista delle
elezioni di medio-termine del prossimo mese di novembre, spiegando che si ritorcerà
contro gli stessi repubblicani. A margine della pubblicazione del nuovo Rapporto sullo
stato dell'occupazione, Obama ha intanto confermato che per il sesto mese consecu-
tivo negli Stati Uniti sono stati creati almeno 200mila nuovi posti di lavoro ogni mese,
anche se il tasso di disoccupazione resta al 6,2% (e dunque sotto le attese degli
analisti); dopo la frenata dei primi tre mesi, nel secondo trimestre 2014 il PIL statu-
nitense è ad ogni modo cresciuto del 4% rispetto allo stesso periodo dell'anno pre-
cedente, andando al di là delle aspettative del 3%.
THAILANDIA, 1° AGOSTO ↴
La giunta militare al potere dallo scorso 22 maggio,
ossia quando il Generale Prayuth Chan-ocha aveva
proclamato in diretta tv la fine dell’esperienza politica
dell’ex Premier Yingluck Shinawatra, ha autorizzato la
formazione di un nuovo Parlamento ad interim compo-
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sto da 200 membri, la maggior parte dei quali provenienti dall’esercito e dalla polizia
(111 rappresentanti). I restanti soggetti sono rappresentanti della società civile e
della politica tradizionale che si sono sempre opposti al Pheu Thai, il Partito Demo-
cratico a lungo retto dalla famiglia Shinawatra. Sempre a tempo sarà anche la carica
di Primo Ministro, la quale dovrebbe essere assegnata nei prossimi giorni al Generale
Prayuth. Questi avrà il compito di formare un governo tecnico e di traghettare il Paese
a future elezioni. Sebbene queste fossero state previste entro la fine di luglio 2014,
la giunta militare ha preferito rinviare le consultazioni preferendo stilare una road
map per pacificare la Thailandia e prepararla al ritorno di un potere civile. Ad ogni
modo le elezioni generali dovrebbero essere fissate nell’ottobre del 2015. Nonostante
la comunità internazionale faccia pressioni affinché la transizione sia ancora più ra-
pida, il Re Bhumibol Adulyadej, determinante figura di coesione nazionale, aveva dato
il suo benestare alla transizione militare firmando il 25 luglio la nuova Costituzione
transitoria presentatagli dal Consiglio Nazionale per la Pace e l’Ordine, il nome for-
malmente riconosciuto per indicare la giunta al potere. Proprio il documento, compo-
sto da 48 articoli, prevede tra gli aspetti principali la formazione di un’Assemblea
Nazionale, che avrà il compito di indicare il Primo Ministro e un esecutivo di non oltre
35 ministri, e la concentrazione delle questioni riguardanti la sicurezza nazionale nella
persona del Generale Prayuth.
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ALTRE DAL MONDO
ARGENTINA, 31 LUGLIO ↴
Per la seconda volta in tredici anni, Buenos Aires è giunta formalmente in default
tecnico. A scatenare la procedura questa volta è stato il mancato pagamento di 1,3
miliardi di dollari tra crediti e interessi a due hedge fund (fondi di investimento) sta-
tunitensi che avevano rifiutato una nuova ristrutturazione del debito già accettata
dalle altre parti creditrici. L’impossibilità di ottemperare a queste obbligazioni ha por-
tato la società finanziaria Standard & Poor’s a tagliare il rating argentino da "CCC-" o
a “selective default”.
CAMBOGIA, 30 LUGLIO ↴
Ha preso il via nella capitale Phnom Penh il secondo filone di processi del Tribunale
Speciale delle Nazioni Unite questa volta con l’accusa di genocidio nei confronti delle
comunità vietnamita e musulmane di etnia chan durante il governo di Pol Pot contro
i due più alti leader dei Khmer Rossi ancora in vita, Nuon Chea e Khieu Samphan,
rispettivamente il “fratello numero 2” e l'ex Presidente della “Kampuchea democra-
tica”. Gli stessi imputati il 7 agosto dovrebbero subire il verdetto del primo ciclo di
processi al loro carico per le accuse di crimini contro l’umanità.
CINA, 29 LUGLIO ↴
Ancora un attentato terroristico nella regione Xinjiang nella Cina nordoccidentale. Un
gruppo di uomini armati di coltelli avrebbe ucciso all’incirca 100 persone. La polizia
avrebbe ucciso anche decine di membri della banda e le indagini preliminari hanno
confermato che si è trattato di “attacco terroristico premeditato”. Secondo le rico-
struzioni dell’agenzia Xinhua i fatti di sangue si sarebbero registrati nella prefettura
di Kashgar. Una dinamica che ricorda molto da vicino quella avvenuta nel marzo
scorso in una stazione dei treni nello Yunnan. Le indagini nei prossimi giorni faranno
chiarezza se questi eventi sono concatenati e se hanno a che fare con il terrorismo
degli Uighuri, la minoranza musulmana e turcofona che vive nello Xinjiang.
ITALIA-BALCANI, 26-29 LUGLIO ↴
Il Ministro degli Esteri Federica Mogherini si è recata in una visita di sistema nei
Balcani occidentali per rafforzare la cooperazione politica ed economica con i singoli
Stati dell’area. Nella sua quattro giorni di incontri diplomatici con i massimi vertici di
Serbia, Montenegro, Bosnia Herzegovina, Kosovo, Macedonia e Albania, il Ministro ha
spiegato l’importanza strategica di queste realtà non solo per il nostro sistema-Paese
ma anche per lo sviluppo e la cooperazione pacifica verso l’Europa, ribadendo ancora
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una volta come i Western Balkans siano una priorità politica all’interno del pro-
gramma italiano del semestre di presidenza dell’Unione Europea.
IRAQ, 24 LUGLIO ↴
Il Parlamento di Baghdad ha eletto con 211 voti favorevoli il curdo Fuad Massum
come nuovo Presidente della Repubblica, riempiendo un vuoto istituzionale dovuto
alla prolungata malattia del suo predecessore Jalal Talabani. La nomina di Massum,
uno dei principali esponenti dell’Unione Patriottica del Kurdistan (PUK), e quella di
Salim al-Juburi come Speaker del Parlamento conferma una regola non scritta di
condivisione del potere in atto dal 2005 che vuole che il Capo dello Stato sia curdo,
che il leader del Parlamento sia sunnita e che il Premier sia sciita. Al momento resta
più complicata la nomina del successore di Nouri al-Maliki a causa anche dei molteplici
interessi in gioco interni e transnazionali.
SIRIA, 22 LUGLIO ↴
Il Consiglio Nazionale Siriano, il maggiore dei blocchi di opposizione al regime di As-
sad, ha decretato lo scioglimento del proprio governo ad interim guidato da Ahmad
Tumeh, annunciandone la formazione di uno nuovo entro un mese. La decisione, che
ha tuttavia incontrato le resistenze di alcuni membri all'interno, è arrivata a seguito
della nomina di Hadi al-Bahra al posto di Ahmed al-Jarba.
TUNISIA-ALGERIA, 22 LUGLIO ↴
Dopo il più grave attentato terroristico mai registrato nel governatorato di Kesserine,
nei Monti Chaambi al confine con l’Algeria, nel quale sono morti 14 soldati tunisini, i
governi di Algeri e di Tunisi hanno posto le basi per una cooperazione in ambito di
sicurezza creando delle postazioni avanzate per il controllo della frontiera comune,
che si estende per circa 1.000 chilometri, allo scopo di impedire le infiltrazioni terro-
ristiche da ambo i lati del confine.
TURCHIA, 22 LUGLIO ↴
Sono almeno 76 i poliziotti, tra cui alcuni alti ufficiali, arrestati in 22 province turche
con l'accusa di aver utilizzato un'inchiesta – peraltro chiusa per mancanza di prove –
su un presunto gruppo terroristico (il Selam-Tevhid) per ascoltare illegalmente le
telefonate del Primo Ministro Recep Tayyp Erdogan e del suo entourage. Già nella
metà di giugno erano state arrestate 11 persone con l'accusa di intercettazioni illegali
ai danni del Premier. Così la nuova ondata è stata descritta come un nuovo attacco
alla “struttura parallela” allo Stato, mentre per Yurt Atayun – ex capo dell'anti-terro-
rismo di Istanbul, anch'egli in fermo –, si tratta di una manovra politica alla vigilia
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delle elezioni presidenziali del 10 agosto per le quali il leader dell'AKP è dato per
favorito.
VENEZUELA, 25 LUGLIO ↴
È stato arrestato nell’isola caraibica di Aruba il Generale Hugo Carvajal su espressa
richiesta del Dipartimento di Giustizia statunitense che lo ricercava da tempo con le
accuse di traffico di droga e di collaborazionismo con la guerriglia colombiana. Car-
vajal, oltre ad essere stato ai vertici della Direzione dell’intelligence militare vene-
zuelana e a capo dell’Ufficio per la Lotta alla Delinquenza Organizzata e al Finanzia-
mento al Terrorismo, era stato nominato di recente Console venezuelano ad Aruba
ed era in attesa del placet definitivo del governo locale per poter assumere le sue
funzioni diplomatiche. Il Venezuela ha condannato l'arresto definendolo illegale ed
arbitrario e contrario alla Convenzione internazionale di Vienna riguardante lo status
e le garanzie dei diplomatici.
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ANALISI E COMMENTI
LE CHIAVI DEL PIVOT PASSANO ANCHE PER JAKARTA
ALESSANDRO TINTI ↴
Con il governo iracheno di Nouri al-Maliki assediato dalla guerriglia orchestrata dai
militanti sunniti di al-Qaeda e dell’ISIS, l’Afghanistan stritolato nella morsa della de-
pressione economica e delle scorrerie talebane, lo stallo apparente della guerra civile
siriana e le agitazioni separatiste deflagrate in Ucraina che hanno alzato la posta del
confronto di posizione con Mosca, si potrebbe congetturare che l’amministrazione
statunitense debba necessariamente smorzare l’enfasi sul rebalancing programma-
tico nell’Asia-Pacifico. Al contrario, lo svolgimento del U.S.-ASEAN Defense Forum
alle Hawaii gli scorsi 1-3 aprile ed il successivo itinerario di incontri al vertice intra-
preso dal Segretario della Difesa Chuck Hagel (si tratta del quarto viaggio ufficiale
nella regione asiatica dall’assunzione della guida del Pentagono nel febbraio 2013)
testimoniano la solidità della direzione diplomatica prefigurata dalla presidenza
Obama (…) SEGUE >>>
LE INFRASTRUTTURE IN AFRICA ORIENTALE,
LA NUOVA FRONTIERA DELLA COMPETIZIONE REGIONALE
CHIARA GIGLIO ↴
Un vero e proprio boom nello sviluppo delle infrastrutture di trasporto e una corsa a
rinnovare il settore della logistica sono attualmente le due tendenze dominanti nel
panorama economico dell’Africa Orientale. Alcuni Paesi di questa parte del continente
sono a oggi impegnati in imponenti investimenti in progetti infrastrutturali, in quella
che sembra affermarsi come una dinamica sempre più competitiva a livello regionale.
In Kenya è in corso la costruzione di una linea ferroviaria ad alta velocità tra Mombasa
e Nairobi e di un nuovo porto a Lamu, a cui si aggiunge un piano da 635 milioni di
dollari per l’ampliamento dello Jomo Kenyatta airport; l’Etiopia porta avanti il suo
controverso progetto di Grande Diga Etiopica della Rinascita sul Nilo Blu che la mette
in competizione con l’Egitto; in Tanzania sono in atto il potenziamento della ferrovia
Tazara (Tanzania-Zambia Railway) e la costruzione di un porto a Bagamoyo, uno dei
più grandi investimenti infrastrutturali nell’intera regione (…) SEGUE >>>
L’ITALIA NELLO SPAZIO, SUCCESSI E NUOVE OPPORTUNITÀ
VIOLETTA ORBAN ↴
I primi passi dell’Italia verso la conquista dello spazio risalgono alla fine del Trecento
con la nascita a Venezia della parola “razzo” nell’ambito della guerra con Genova. La
Repubblica veneziana si serviva durante gli assedi di uno strumento bellico denomi-
nato “rocchetta”, cioè di un razzo che bruciava polvere pirica, la quale è ritenuta una
fortuita scoperta cinese del Duecento. Lo studio e il perfezionamento dei principi e
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delle tecniche della propulsione a razzo è proseguito nei Secoli successivi insieme alle
ricerche in altri settori delle attività spaziali e ha condotto il Paese all’avanguardia in
questo campo. Membro fondatore nel 1958 del comitato ONU per l’uso pacifico dello
spazio extra-atmosferico (UNCOPUOS), nel 1964 l’Italia è divenuta il terzo Paese al
mondo, dopo USA e URSS, a mandare in orbita un proprio satellite nell’ambito del
progetto San Marco (…) SEGUE >>>
PROTECTIVE EDGE: I LIMITI DI UN’OPERAZIONE TATTICA LIMITATA
GIUSEPPE DENTICE ↴
Con il richiamo dei riservisti da parte di Israele, lo scorso 8 luglio è stato dato il via
nella Striscia di Gaza all’operazione militare Protective Edge (Margine di Sicurezza).
Dopo dieci giorni di raid aerei e di bombardamenti della marina israeliana, il governo
e gli Stati Maggiori dell’esercito hanno deciso di avviare un’offensiva terrestre, la
prima dal ritiro unilaterale di Tel Aviv dal territorio nel 2005. Dall’8 luglio le vittime
stimate fra i Palestinesi sono 1.400 unità e più di 7.500 sarebbero i feriti, mentre sul
fronte israeliano si registrano 59 vittime (tra cui 3 civili). Secondo le cifre diffuse
dalle Nazioni Unite sarebbero all’incirca 200mila gli sfollati interni. Per entrambe le
fazioni si tratta dell’offensiva militare più sanguinosa a Gaza dell’ultimo decennio.
Dati impressionanti per un conflitto, il più antico della storia contemporanea, che si
arricchisce di un nuovo capitolo e che non sembra far scorgere all’orizzonte una pos-
sibile via d’uscita dallo stallo politico, militare e diplomatico nel quale sembra diri-
gersi. (…) SEGUE >>>
A cura di
OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE
Ente di ricerca di
“BLOGLOBAL-LO SGUARDO SUL MONDO”
Associazione culturale per la promozione della conoscenza della politica internazionale
C.F. 98099880787
www.bloglobal.net