Bartolomeo Di Capua - Altervista

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I PERSONAGGI ILLUSTRI DI AIROLA BARTOLOMEO II DI AIROLA VI DI CAPUA “Duca di Airola” ISTITUTO COMPRENSIVO “LUIGI VANVITELLI” AIROLA (BN)

Transcript of Bartolomeo Di Capua - Altervista

I PERSONAGGI ILLUSTRIDI AIROLA

BARTOLOMEO II DI AIROLAVI DI CAPUA

“Duca di Airola”

ISTITUTOCOMPRENSIVO

“LUIGI VANVITELLI”AIROLA (BN)

I PERSONAGGI ILLUSTRIDI AIROLA

BARTOLOMEO II DI AIROLAVI DI CAPUA“Duca di Airola”

Progetto Realizzatodagli alunni delle classi III C e III D dell’Istituto Comprensivo“Luigi Vanvitelli” di AirolaA.s. 2014/2015in collaborazione con la Pro Loco di Airola

Docenti: Prof.sse Daniela Esposito e Rita Falzarano

www.prolocoairola.it______________________Finito di Stampare nel mese di aprile 2015presso la Tipografia BORRELLI srlVia Sant’Antonio, 6 - San Giorgio del Sannio (BN)Tel. 0824.58147 - Fax 0824.49601wwwborrellitipolito.it - [email protected]

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di sviluppo agli allievi e per sperimentare approcci metodologico-didattici molteplici che possono avere una positiva ricaduta sulla attività didattica ordinaria e realizzare quello che sosteneva Don Milani: “per educare occorre divertire”.

Un grosso plauso va alle Professoresse Daniela Esposito, Rita Falzarano, Anna Fuccio, Caterina Morzillo, Anna Nappi, Maria Rosaria Parente e Valeria Troiano e a tutti i giovani della Pro Loco, che assieme alla referente Paola Ruggiero, hanno fornito supporto organizzativo e materiali di studio.

Un ringraziamento particolare va fatto anche al Signor Franco Troiano che ha messo a disposizione i documenti in suo possesso e al Dottor Giacomo Rivetti per la sua disponibilità nel fornire notizie. Ringrazio il Presidente della Pro Loco di Airola, Dottor Ivo Visciano, che con grande entusiasmo riesce sempre a coinvolgere la nostra scuola in espe-rienze significative e di grande interesse culturale.

Voglio, infine, fare i complimenti a tutti i nostri ragazzi che hanno realizzato questo lavoro, impe-gnandosi ulteriormente per imparare in maniera creativa e divertente.

IL DIRIGENTE SOLASTICO

I.C.S. “LUIGI VANVITELLI”DOTT.SSA MARIA PATRIZIA FANTASIA

PREFAZIONE

E’ il secondo anno che l’I. C. “Luigi Vanvitelli” che dirigo realizza, in collaborazione con la Pro Loco, il progetto “Personaggi illustri di Airola”, inserito in una serie di attività comuni frutto di un Protocollo di Intesa. All’inizio di ogni anno scolasti-co si decidono i personaggi da “studiare” e si avvia così un vero e proprio percorso di ricerca che porta poi alla realizzazione di piccoli volumi.

La realizzazione del progetto intende promuovere lo studio della storia locale, allo scopo di potenziare il senso di identità sociale degli allievi e la loro appar-tenenza ad uno stesso territorio. Come sempre agli allievi è stata proposta una didattica laboratoriale che ha facilitato lo studio della storia: gli allievi hanno fatto le ricerche servendosi di diverse fonti, hanno attinto dalla Biblioteca scolastica, da quella comunale ed in molti casi anche da Biblioteche private. A volte, infatti, accompagnati dalle profes-soresse, si sono recati presso abitazioni private a ricercare su testi antichi le notizie necessarie, avva-lendosi, quindi, della consulenza di studiosi del luogo. In quanto nativi digitali, poi, si sono serviti anche della tecnologia sia per il reperimento di ulteriori informazioni, sia per la rielaborazione di quanto appreso.

La nostra scuola, quindi, inserisce nel POF anche questo progetto per offrire un’ulteriore opportunità

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di sviluppo agli allievi e per sperimentare approcci metodologico-didattici molteplici che possono avere una positiva ricaduta sulla attività didattica ordinaria e realizzare quello che sosteneva Don Milani: “per educare occorre divertire”.

Un grosso plauso va alle Professoresse Daniela Esposito, Rita Falzarano, Anna Fuccio, Caterina Morzillo, Anna Nappi, Maria Rosaria Parente e Valeria Troiano e a tutti i giovani della Pro Loco, che assieme alla referente Paola Ruggiero, hanno fornito supporto organizzativo e materiali di studio.

Un ringraziamento particolare va fatto anche al Signor Franco Troiano che ha messo a disposizione i documenti in suo possesso e al Dottor Giacomo Rivetti per la sua disponibilità nel fornire notizie. Ringrazio il Presidente della Pro Loco di Airola, Dottor Ivo Visciano, che con grande entusiasmo riesce sempre a coinvolgere la nostra scuola in espe-rienze significative e di grande interesse culturale.

Voglio, infine, fare i complimenti a tutti i nostri ragazzi che hanno realizzato questo lavoro, impe-gnandosi ulteriormente per imparare in maniera creativa e divertente.

IL DIRIGENTE SOLASTICO

I.C.S. “LUIGI VANVITELLI”DOTT.SSA MARIA PATRIZIA FANTASIA

PREFAZIONE

E’ il secondo anno che l’I. C. “Luigi Vanvitelli” che dirigo realizza, in collaborazione con la Pro Loco, il progetto “Personaggi illustri di Airola”, inserito in una serie di attività comuni frutto di un Protocollo di Intesa. All’inizio di ogni anno scolasti-co si decidono i personaggi da “studiare” e si avvia così un vero e proprio percorso di ricerca che porta poi alla realizzazione di piccoli volumi.

La realizzazione del progetto intende promuovere lo studio della storia locale, allo scopo di potenziare il senso di identità sociale degli allievi e la loro appar-tenenza ad uno stesso territorio. Come sempre agli allievi è stata proposta una didattica laboratoriale che ha facilitato lo studio della storia: gli allievi hanno fatto le ricerche servendosi di diverse fonti, hanno attinto dalla Biblioteca scolastica, da quella comunale ed in molti casi anche da Biblioteche private. A volte, infatti, accompagnati dalle profes-soresse, si sono recati presso abitazioni private a ricercare su testi antichi le notizie necessarie, avva-lendosi, quindi, della consulenza di studiosi del luogo. In quanto nativi digitali, poi, si sono serviti anche della tecnologia sia per il reperimento di ulteriori informazioni, sia per la rielaborazione di quanto appreso.

La nostra scuola, quindi, inserisce nel POF anche questo progetto per offrire un’ulteriore opportunità

one il più possibile sicura e reale. Sento il dovere di esprimere sentiti ringraziamenti

a tutti coloro che hanno collaborato al nostro progetto contribuendo alla stesura di questa piccola opera.

IL PRESIDENTE

DELLA PRO LOCO DI AIROLA DOTT. IVO VISCIANO

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PREFAZIONE

Divulgare il patrimonio storico di Airola è lo scopo che si propone questa collana di piccoli volumi, in cui si è voluto tracciare un quadro, il più semplice possibile, delle vicende, dell'ambiente, degli uomini, della vita e del folklore di una città che ha destato spesso l'ammirazione di chi l’ha cono-sciuta.

Anche quest’anno, grazie al contributo dei giovani studenti del “Luigi Vanvitelli” di Airola, la Pro Loco ha pubblicato i secondi tre libri tascabili intitolati ad altrettante eccellenti figure della storia della nostra città.

Si concretizza, quindi, il progetto culturale della Pro Loco a cui hanno partecipato con interesse e passione i Docenti dell’Istituto in collaborazione con i volontari della nostra Associazione.

Sia gli uni che gli altri hanno guidato e coordinato il lavoro degli alunni, rendendoli protagonisti attivi della ricerca storica. I ragazzi hanno così conosciuto l’opera e il pensiero di concittadini illustri che tanto hanno dato per il loro paese.

Auspico che questo lavoro, per quanto semplice, possa dimostrarsi utile. Spero in particolare che esso rappresenti un valido strumento di lavoro e rechi sussidio agli studenti, con l’offerta di un’informazi-

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one il più possibile sicura e reale. Sento il dovere di esprimere sentiti ringraziamenti

a tutti coloro che hanno collaborato al nostro progetto contribuendo alla stesura di questa piccola opera.

IL PRESIDENTE

DELLA PRO LOCO DI AIROLA DOTT. IVO VISCIANO

PREFAZIONE

Divulgare il patrimonio storico di Airola è lo scopo che si propone questa collana di piccoli volumi, in cui si è voluto tracciare un quadro, il più semplice possibile, delle vicende, dell'ambiente, degli uomini, della vita e del folklore di una città che ha destato spesso l'ammirazione di chi l’ha cono-sciuta.

Anche quest’anno, grazie al contributo dei giovani studenti del “Luigi Vanvitelli” di Airola, la Pro Loco ha pubblicato i secondi tre libri tascabili intitolati ad altrettante eccellenti figure della storia della nostra città.

Si concretizza, quindi, il progetto culturale della Pro Loco a cui hanno partecipato con interesse e passione i Docenti dell’Istituto in collaborazione con i volontari della nostra Associazione.

Sia gli uni che gli altri hanno guidato e coordinato il lavoro degli alunni, rendendoli protagonisti attivi della ricerca storica. I ragazzi hanno così conosciuto l’opera e il pensiero di concittadini illustri che tanto hanno dato per il loro paese.

Auspico che questo lavoro, per quanto semplice, possa dimostrarsi utile. Spero in particolare che esso rappresenti un valido strumento di lavoro e rechi sussidio agli studenti, con l’offerta di un’informazi-

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AIROLA

Airola, paese dai monti abbracciato,l'ingegno di un grande del passatocon amore ti ha governato.

In un tempo lontanoun duca illuminato

re Carlo III ha difeso e salvato,poi con bontà e magnanimitàalla vicina reggia le tue acque ha donato.

Il re Borbone per riconoscenza ti ha concesso un'oreficenza,e da paese piccolo e dimenticato,pur senza dogana e senza vescovato una città sei diventato.

Ancora oggi, dopo il Settecento,tra controversie accese e dibattimenti vesti con orgoglio quel riconoscimento.

AIROLA NEL SETTECENTO

Nel catasto onciario, precursore degli odierni catasti, iniziato nel 1741, il solo corpo principale di Airola, secondo lo stato delle anime delle sei parroc-chie, contava 2668 persone. La Terra di Airola, comune del Principato Ultra, aveva sotto di sé i casali di Bucciano, Moiano e Luzzano, quattro monasteri maschili e un convento di clausura femminile, si contavano trenta chiese, tra cui l'An-nunziata con un ospedale annesso.

Dal catasto risulta inoltre, che la maggior parte della popolazione era costituita da lavoratori della terra, che vivevano in case di un solo vano, spesso in promiscuità con animali di corte e attingevano l’ acqua dal pozzo in comune o da quello pubblico. In quel tempo la percentuale di analfabeti tra la popo-lazione era altissima, anche le persone più in vista si firmavano col segno di croce. Comunque la metà del Settecento fu un'epoca piena di riforme politi-che e rinnovamento sociale, di ripresa economica che seguirono alla lunga crisi dopo la peste del 1656. In questo periodo Airola era feudo di Bartolomeo II di Capua.

Antonia Caracciolo della Riccia

(1672-1725) Duchessa di Airola

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AIROLA

Airola, paese dai monti abbracciato,l'ingegno di un grande del passatocon amore ti ha governato.

In un tempo lontanoun duca illuminato

re Carlo III ha difeso e salvato,poi con bontà e magnanimitàalla vicina reggia le tue acque ha donato.

Il re Borbone per riconoscenza ti ha concesso un'oreficenza,e da paese piccolo e dimenticato,pur senza dogana e senza vescovato una città sei diventato.

Ancora oggi, dopo il Settecento,tra controversie accese e dibattimenti vesti con orgoglio quel riconoscimento.

AIROLA NEL SETTECENTO

Nel catasto onciario, precursore degli odierni catasti, iniziato nel 1741, il solo corpo principale di Airola, secondo lo stato delle anime delle sei parroc-chie, contava 2668 persone. La Terra di Airola, comune del Principato Ultra, aveva sotto di sé i casali di Bucciano, Moiano e Luzzano, quattro monasteri maschili e un convento di clausura femminile, si contavano trenta chiese, tra cui l'An-nunziata con un ospedale annesso.

Dal catasto risulta inoltre, che la maggior parte della popolazione era costituita da lavoratori della terra, che vivevano in case di un solo vano, spesso in promiscuità con animali di corte e attingevano l’ acqua dal pozzo in comune o da quello pubblico. In quel tempo la percentuale di analfabeti tra la popo-lazione era altissima, anche le persone più in vista si firmavano col segno di croce. Comunque la metà del Settecento fu un'epoca piena di riforme politi-che e rinnovamento sociale, di ripresa economica che seguirono alla lunga crisi dopo la peste del 1656. In questo periodo Airola era feudo di Bartolomeo II di Capua.

Antonia Caracciolo della Riccia

(1672-1725) Duchessa di Airola

ALBERO GENEALOGICO DI BARTOLOMEO VI DI CAPUA E II DI AIROLA

FIGLIIsabella, Bartolomeo, Luigi, Ferdinando,

Maria Caterina, Fabrizio, Margharita, Carlo, Dorotea, Maddalena, Nicoletta, Giulia

FIGLIAntonia, Isabella, Bartolomeo

NONNOGiambattista Di Capua

1658 - 1732

NONNAAntonia Caracciolo

1662 - 1728

PADREBartolomeo Di Capua

1680 - 1715

MADREAnna Cattaneo Della Volta

0000 - 1756

MARITOBartolomeo Ii Di Capua

1716 - 1792

MADRECostanza Caetani

di Sermoneta0000 - 1756

FIGLImatrimonio senza prole

AIROLA

Airola, paese dai monti abbracciato,l'ingegno di un grande del passatocon amore ti ha governato.

In un tempo lontanoun duca illuminato

re Carlo III ha difeso e salvato,poi con bontà e magnanimitàalla vicina reggia le tue acque ha donato.

Il re Borbone per riconoscenza ti ha concesso un'oreficenza,e da paese piccolo e dimenticato,pur senza dogana e senza vescovato una città sei diventato.

Ancora oggi, dopo il Settecento,tra controversie accese e dibattimenti vesti con orgoglio quel riconoscimento.

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AIROLA NEL SETTECENTO

Nel catasto onciario, precursore degli odierni catasti, iniziato nel 1741, il solo corpo principale di Airola, secondo lo stato delle anime delle sei parroc-chie, contava 2668 persone. La Terra di Airola, comune del Principato Ultra, aveva sotto di sé i casali di Bucciano, Moiano e Luzzano, quattro monasteri maschili e un convento di clausura femminile, si contavano trenta chiese, tra cui l'An-nunziata con un ospedale annesso.

Dal catasto risulta inoltre, che la maggior parte della popolazione era costituita da lavoratori della terra, che vivevano in case di un solo vano, spesso in promiscuità con animali di corte e attingevano l’ acqua dal pozzo in comune o da quello pubblico. In quel tempo la percentuale di analfabeti tra la popo-lazione era altissima, anche le persone più in vista si firmavano col segno di croce. Comunque la metà del Settecento fu un'epoca piena di riforme politi-che e rinnovamento sociale, di ripresa economica che seguirono alla lunga crisi dopo la peste del 1656. In questo periodo Airola era feudo di Bartolomeo II di Capua.

Antonia Caracciolo della Riccia

(1672-1725) Duchessa di Airola

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FAMIGLIA DI CAPUA-CARACCIOLO

Nella seconda metà del XVII secolo la famiglia di Capua si avvicinò ad Airola grazie ad un matrimo-nio concordato tra Ferrante Caracciolo duca di Airola e Bartolomeo IV di Capua a nome dei rispet-tivi figli, Antonia e Giovanni Battista. Il matrimonio fu celebrato l'8 Febbraio 1678 e Antonia Caracciolo portò in dote cinquantamila ducati, una somma straordinaria, dopo gli anni della peste. Questa unione fu di notevole importanza per i Caracciolo di Airola, che si imparentavano con una delle famiglie più nobili e ricche del Regno di Napoli, ma al tempo stesso segnò l'infelicità di Antonia, destinata a subire continue umiliazioni da parte del marito di indole violenta e immorale. Nonostante la nascita di ben 13 figli, cinque maschi e otto femmine, il matri-monio fallì. Nel suo ultimo testamento del 7 Marzo 1725, Antonia Caracciolo nominava suo unico erede il nipote Bartolomeo VI di Capua, II di Airola, contino di Montuoro. Di Bartolomeo V di Capua e I di Airola, padre di Bartolomeo II non si hanno molte notizie. Era nato nel 1680 e aveva sempre preferito la carriera delle armi, ebbe breve vita e dal suo matrimonio con Anna Cattaneo nacque postumo, nel 1716, Bartolomeo II. Bartolo-

meo I si occupò poco del feudo di Airola anche se prima di morire espresse il desiderio di essere sepol-to nella Chiesa della SS. Annunziata. Infatti alla sua morte, avvenuta a Portici nel 1715, il suo corpo fu depositato davanti la cappella della Natività della Beata Vergine, come risulta da apposito atto notari-le.

Francesco Solimena, Ritratto di Bartolomeo di Capua, 1710 circa,

Napoli collezione privata

mento di alcuni di questi edifici, Bartolomeo II si affidò in tutto all'ingegnere Felice Bottiglieri, autore anche della realizzazione del 1° e del 2° ordine del campanile della Chiesa della SS. Annunziata di Airola, gravemente danneggiata dal terremoto del 23 Novembre 1732. Bartolomeo II fu un appassio-nato delle arti e del teatro, si è a conoscenza della sua amicizia col musicista Pergolesi e col famoso architetto Luigi Vanvitelli, di gusto molto raffinato, amava lo sfarzo e non badava a spese per i suoi acquisti, dai gioielli commissionati all'orafo di corte Michele Lofrano alle porcellane di Sassonia, dai cristalli di Boemia agli abiti di raso di Firenze, ai cappelli di castoro di Parigi al vino di Borgogna, ma non disdegnava mostrare interesse per il sostegno dei più deboli e meno fortunati. Infatti, fu sostenito-re del Monte dei maritaggi Ciarletta-Caracciolo, il cui intento era quello di tutelare l'onore delle dame più povere della Casata.

Airola Chiesa

della SS. Annunziata

BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II, Gran Conte di Altavilla, ultimo Principe della Riccia, Duca di Airola, Marchese di Arpaia, Conte di Montoro, Biccari e Roseto, Barone del feudo di Arnone e delle terre di Castelluccio, Celle e Faeto, succedette nei beni dell'ava, Antonia Caracciolo (nonna) morta il 13 Maggio 1725 ed e a partire dal 4 Aprile 1732 nei feudi dell'avo (nonno) Giovan Battista di Capua morto nel 1732. Dei duchi di Airola di casa di Capua fu quello più presente in questo feudo. Questi ebbe come precettore un sacerdote, Don Giacomo Ermenegildo Marni, e da giovanetto dimostrò interesse per il teatro e passio-ne per la caccia. Il 18 Dicembre 1732 sposò Costan-za Caetani di Sermoneta (ante 1717-†1797), figlia di Don Michelangelo I, 10° duca di Sermoneta e di Anna Maria dei Marchesi Strozzi. A metà del XVIII secolo Bartolomeo II era uno degli uomini più potenti e ricchi del Regno. Possedeva un palazzo a Napoli in via San Biagio dei Librai, una vasta tenuta nel quartiere Capodimonte di Napoli, detta "Mira-dois", per l'estate, uno splendido Casino con giardi-no e cappella a Portici, i palazzi baronali di Airola, Altavilla, Biccari, Riccia e il Palazzotto di Arpaia. Per le modifiche strutturali e per l’acquisto dell'arreda-

CONTESTO STORICO

La Spagna nel XVIII secolo ricoprì un ruolo d’ influenza nel Mediterraneo e si assicurò territori in Italia. Dal 1734 alla fine del secolo il Regno di Napoli e Sicilia ebbe due sovrani: Carlo di Borbone, riconosciuto re di Napoli con il nome di Carlo VII, che nel 1759 divenne re di Spagna; e il figlio Ferdi-nando IV, che succedette al padre a soli otto anni, e fino al raggiungimento della maggiore età, fu sosti-tuito nella gestione degli affari di stato da un Consi-glio di Reggenza.

Carlo impegnò ogni energia per rendere prestigio-so il suo Regno, attento alle esigenze dei suoi sudditi e del territorio, la sua opera e quella dei suoi eredi resero il Regno per oltre un secolo la più grande nazione della penisola italiana e la terza potenza europea.

LA BATTAGLIA DI VELLETRI

Durante la guerra di successione austriaca, Re Carlo avversario degli Asburgo, condusse una fortu-nata campagna militare in Italia Settentrionale arrivando alla vittoria definitiva nel 1744 a Velletri.

Nella battaglia di Velletri parteciparono cinque

nuovi reggimenti provinciali e furono quelli di Terra di Lavoro, Principato-ultra, Molise, Abruzzo-ultra e Capitanata. Fu la prima grande vittoria dell’esercito Borbonico, come prova di fusione fra i reggimenti nazionali e quelli stranieri. I reggimenti interamente napoletani: il Reggimento Corona e il Terra di Lavoro erano comandati dal principe di “Ariccia”. L’attacco fu vigoroso e gli austriaci, non potendo più resistere, si ritirarono in fretta. Re Carlo fece altissime lodi della condotta dei suoi nuovi soldati al duca di Castropignano, loro comandante, e furono del pari lodati dal Conte di Gages, supremo duce dell'esercito di Spagna.

Camillo Guerra, Carlo III alla battaglia di Velletri, Caserta Palazzo Reale, salone di Alessandro

AIROLA DIVENTA UNA CITTA'

Nella guerra tra Spagnoli e Austriaci per la conquista del Regno di Napoli Bartolomeo II parteggiò per Carlo di Borbone-Farnese. Nella battaglia di Velletri Bartolomeo II si distinse per un atto di alto coraggio, facendo da scudo a Carlo di Borbone e salvandogli la vita; rimase, però, grave-mente ferito. Da quel giorno Carlo uscito vincitore, ebbe grandi riconoscimenti per Bartolomeo II di Capua, concedendogli incarichi lautamente ricom-pensato, permise a lui e alla moglie Costanza Caeta-ni di sedere al teatro San Carlo di Napoli nel palco vicino al suo. Intorno al 1750 il principe della Riccia Bartolomeo II ordinò al pittore Francesco de Mura di dipingere, nella volta del Salone delle Feste del Palazzo Di Capua a Napoli, il salvataggio di Carlo III, da parte di Bartolomeo II. Nel 1942 l’affresco fu bombardato e nel 1950 il duca di Marigliano, proprietario in quegli anni del palazzo, lo fece restaurare e ricostruire (ne restava solo la parte occi-dentale).

Francesco De Mura, Battaglia di Velletri,

particolare dell’affresco

Il 30 agosto 1754 Carlo di Borbone concedeva il titolo di città alla Terra di Airola. Per avere il titolo di città una Terra solitamente doveva avere una dogana, una sede vescovile, almeno una fiera annua-le, un mercato settimanale, una grande abbazia... Airola possedeva solo alcuni di questi requisiti, come la fiera annuale a San Lorenzo e un mercato settimanale il giovedì, ma con un giro d'affari mode-sto e legato generalmente al mondo dell'agricoltura. Airola ospitava l'abbazia Olivetana di San Gabriele e quella Verginiana di S. Maria della Misericordia, ma nessuna delle due aveva fama tale da attrarre folle di pellegrini.

Sulle motivazioni di tale conferimento le tesi sono diverse in quanto in merito non è stato rinvenuto alcun documento; sicuramente andato perso nell'in-cendio dei documenti dell'Archivio di Stato di Napoli del 1943. A Bartolomeo II si deve senza dubbio la concessione del titolo di "Città" ad Airola.

Qualche storico ha avanzato l'ipotesi che Carlo di Borbone avesse concesso il titolo di Città ad Airola in riconoscenza della concessione delle acque del Fizzo per alimentare le fontane del parco della Reggia di Caserta.

no, Giuseppe Montella, che fu anche sindaco di Airola, dal 1810 al 1812, sostiene che il motivo della concessione di "Città" ad Airola, sono da ricercare nella gloria militare dei Sanniti nella battaglia delle Forche Caudine e l'offerta perenne delle acque del Fizzo da parte di Bartolomeo II di Airola alla vicina reggia di Caserta.

Altra ipotesi spiega il conferimento di Città ad Airola per l'ospitalità data da Bartolomeo II per due giorni e una notte a re Carlo e alla regina Amalia ad Airola. E' evidente che non è pensabile poter conce-dere un titolo così prestigioso per un fatto così sem-plice. E' noto però il clima di grande familiarità tra gli stessi sovrani e la famiglia di Bartolomeo II, per il quale non sarebbe stato difficile strappare la concessione del titolo di Città tenendo conto del fatto che il presidente della Camera di Santa Chiara, Carlo Danza, il quale doveva dare il parere definiti-vo, era fratello del Vescovo di S. Agata de Goti.

Ponti di

Maddaloni

Acquedotto

Carolino

(Anonimo)

lico e quella real famiglia sul parto della real Princi-pessa di Austurias di un principe primogenito ».

Fu insignito dell'onorificenza dell’Ordine del Toson d'Oro nel 1779 e della Gran Croce dell'Ordi-ne di Carlo III. Nel 1785 fu delegato dalla Real Casa a Corte, Gentiluomo di Camera, Somigliere e Capi-tano delle Guardie del Corpo di Ferdinando IV di Borbone.

Re Carlo II e la Regina Amalia

Nelle lettere che l'architetto Luigi Vanvitelli scriveva di frequente al fratello Urbano a Roma, già dal 18 marzo 1752 emerge la viva amicizia che il grande Luigi aveva per il principe Bartolomeo di Capua. Scrisse nel marzo 1752 Luigi ad Urbano: «Dopo Pasqua anderò ad Airola, vicino Benevento,

MORTE DI BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II di Airola morì repentinamente nel suo palazzo di S.Biagio dei Librai a Napoli il 30 Marzo 1792 "senza successori in grado nei feudi", per cui "il Regio Fisco a tenore del disposto del Capitolo Ex praesumptione procedè al sequestro di tutti i suoi beni feudali e burgensatici". Al momento della morte di Bartolomeo II, Carlo Aceto, regio agente del feudo di Airola, dichiarava 8422 ducati di rendita e 2500 di uscita per elemosine, maritaggi, spese di educazione, armigeri, governatori, ammini-strazione della giustizia, mantenimento dei molini e cura dei corsi d'acqua. Il 29 Settembre 1792 veniva conferito a Luigi Montuori il governo della città di Airola. Ebbe funerali sfarzosi a Napoli, così come sfarzosa fu tutta la sua vita. Per Airola la morte di Bartolomeo II segnò l'inizio di un periodo di crisi, che riguardò soprattutto il palazzo baronale e l'ordi-ne pubblico. L'intendenza degli allodiali amministrò tutta l'eredità di Bartolomeo II fino al 1797, quando fu dato legalmente dall'attuario Gaetano Cervelli l'atto di possesso dei beni burgensatici al conte della Saponara che poté subito iniziarne la vendita.

Sorgenti del Fizzo

Alla luce dei modesti documenti a disposizione, però, questa motivazione, appare poco plausibile in quanto la sorgente maggiore, quella del Fizzo, in territorio di Airola, apparteneva alla Mensa Arcive-scovile di Benevento e nel 1753 fu venduta alla corte di Napoli, mentre le sorgenti minori del principe della Riccia, duca di Airola, furono cedute solo nel 1757 a Carlo di Borbone-Farnese. Lo storico airola-

RAPPORTO CON I REALI NAPOLETANI

Bartolomeo II fu sempre presente nella vita del re Carlo di Borbone, così come la moglie Costanza entrò nelle grazie della regina Amalia. In più di un'occasione Bartolomeo rese sempre servigi al re e questo gliene fu sempre riconoscente. Nel diario inedito della regina Maria Carolina sono spesso nominati il principe della Riccia e la sua consorte. Si viene a conoscenza che il principe della Riccia fu fatto sommeiller di Corte da Carlo. La regina spesso si intrattiene in colloqui con la marchesa Altavilla, così veniva chiamata la moglie del duca.

Nel 1744 divenne Cavaliere del Real Ordine di San Gennaro, il principale e più prestigioso Ordine cavalleresco della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie. Gli statuti dell’Ordine stabiliscono che esso è un’Istituzione cattolica dedita a favorire la vera cavalleria e la fratellanza Cristiana. Dovere principa-le dei Cavalieri è «l’accrescimento, a qualunque loro costo, della santissima Religione» e il «virtuosamen-te operare» per essere «eroico esempio della pietà verso Dio, e della fedeltà verso il loro Principe». Nel 1753 fu Maggiordomo Maggiore della regina Maria Amalia. Sarà inviato a Madrid in missione speciale nel 1771 e nel 1772 « per complimentare il Re Catto-

nelli Stati del Prencipe della Riccia…» In un'altra lettera del mese successivo (15 aprile 1752) scrive «...si è stabilito lunedì di andare ad ad Airola, nel fondo del Prencipe della Riccia, ove si crede vi sia una sorgente grossissima di acqua... ». In un’altra lettera del 3 agosto 1754, Luigi specificamente dichiara: «Pranzai dal Prencipe della Riccia, Maestro di Camera della regina…» .

In altre lettere ancora si leggono i riferimenti che Luigi fa a Bartolomeo (26 marzo 1757) quando la Regina Maria Amalia va a visitare il cantiere di Caserta con il Principe così come anche in altre sue escursioni ed uscite.

Reggia di Caserta

BIBLIOGRAFIA

• Bartolini, Domenico, Viaggio da Napoli alle Forche Caudine ed a Benevento e di ritorno a Caserta, ed a Monte-Casi-no. Rist. anast. 1827 [S.l. : s.n.], stampa 2001

• Caporuscio, Raffaele, I di Capua di Airola. (Edito dall’autore) 2004, pp. 1,3,7,9

• Caporuscio, Raffaele, atti del convegno “Conferimento del titolo di Città”, 2014

• Montella, Giuseppe, Cenno storico e topografico dell'antica

e moderna Airola sita nella Valle Caudina, Airola, 1848

• Giustiniani, Lorenzo, Dizionario geografico ragionato, I, Presso V. Manfredi, 1797, pp. 88, 305

• Recca, Cinzia, Sentimenti e politica. Il diario inedito della regina Maria Carolina di Napoli (1781-1785), Franco Angeli, 2014

• Tanucci, Bernardo, Epistolario, V (1757-58), a cura di

G. De Lucia, Roma1985, pag. 509

Siti web:• santalfonsoedintorni.it, Aprile 2014• realcasadiborbone.it/ordine-di-san-gennaro, Aprile

2014

FAMIGLIA DI CAPUA-CARACCIOLO

Nella seconda metà del XVII secolo la famiglia di Capua si avvicinò ad Airola grazie ad un matrimo-nio concordato tra Ferrante Caracciolo duca di Airola e Bartolomeo IV di Capua a nome dei rispet-tivi figli, Antonia e Giovanni Battista. Il matrimonio fu celebrato l'8 Febbraio 1678 e Antonia Caracciolo portò in dote cinquantamila ducati, una somma straordinaria, dopo gli anni della peste. Questa unione fu di notevole importanza per i Caracciolo di Airola, che si imparentavano con una delle famiglie più nobili e ricche del Regno di Napoli, ma al tempo stesso segnò l'infelicità di Antonia, destinata a subire continue umiliazioni da parte del marito di indole violenta e immorale. Nonostante la nascita di ben 13 figli, cinque maschi e otto femmine, il matri-monio fallì. Nel suo ultimo testamento del 7 Marzo 1725, Antonia Caracciolo nominava suo unico erede il nipote Bartolomeo VI di Capua, II di Airola, contino di Montuoro. Di Bartolomeo V di Capua e I di Airola, padre di Bartolomeo II non si hanno molte notizie. Era nato nel 1680 e aveva sempre preferito la carriera delle armi, ebbe breve vita e dal suo matrimonio con Anna Cattaneo nacque postumo, nel 1716, Bartolomeo II. Bartolo-

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meo I si occupò poco del feudo di Airola anche se prima di morire espresse il desiderio di essere sepol-to nella Chiesa della SS. Annunziata. Infatti alla sua morte, avvenuta a Portici nel 1715, il suo corpo fu depositato davanti la cappella della Natività della Beata Vergine, come risulta da apposito atto notari-le.

Francesco Solimena, Ritratto di Bartolomeo di Capua, 1710 circa,

Napoli collezione privata

mento di alcuni di questi edifici, Bartolomeo II si affidò in tutto all'ingegnere Felice Bottiglieri, autore anche della realizzazione del 1° e del 2° ordine del campanile della Chiesa della SS. Annunziata di Airola, gravemente danneggiata dal terremoto del 23 Novembre 1732. Bartolomeo II fu un appassio-nato delle arti e del teatro, si è a conoscenza della sua amicizia col musicista Pergolesi e col famoso architetto Luigi Vanvitelli, di gusto molto raffinato, amava lo sfarzo e non badava a spese per i suoi acquisti, dai gioielli commissionati all'orafo di corte Michele Lofrano alle porcellane di Sassonia, dai cristalli di Boemia agli abiti di raso di Firenze, ai cappelli di castoro di Parigi al vino di Borgogna, ma non disdegnava mostrare interesse per il sostegno dei più deboli e meno fortunati. Infatti, fu sostenito-re del Monte dei maritaggi Ciarletta-Caracciolo, il cui intento era quello di tutelare l'onore delle dame più povere della Casata.

Airola Chiesa

della SS. Annunziata

BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II, Gran Conte di Altavilla, ultimo Principe della Riccia, Duca di Airola, Marchese di Arpaia, Conte di Montoro, Biccari e Roseto, Barone del feudo di Arnone e delle terre di Castelluccio, Celle e Faeto, succedette nei beni dell'ava, Antonia Caracciolo (nonna) morta il 13 Maggio 1725 ed e a partire dal 4 Aprile 1732 nei feudi dell'avo (nonno) Giovan Battista di Capua morto nel 1732. Dei duchi di Airola di casa di Capua fu quello più presente in questo feudo. Questi ebbe come precettore un sacerdote, Don Giacomo Ermenegildo Marni, e da giovanetto dimostrò interesse per il teatro e passio-ne per la caccia. Il 18 Dicembre 1732 sposò Costan-za Caetani di Sermoneta (ante 1717-†1797), figlia di Don Michelangelo I, 10° duca di Sermoneta e di Anna Maria dei Marchesi Strozzi. A metà del XVIII secolo Bartolomeo II era uno degli uomini più potenti e ricchi del Regno. Possedeva un palazzo a Napoli in via San Biagio dei Librai, una vasta tenuta nel quartiere Capodimonte di Napoli, detta "Mira-dois", per l'estate, uno splendido Casino con giardi-no e cappella a Portici, i palazzi baronali di Airola, Altavilla, Biccari, Riccia e il Palazzotto di Arpaia. Per le modifiche strutturali e per l’acquisto dell'arreda-

CONTESTO STORICO

La Spagna nel XVIII secolo ricoprì un ruolo d’ influenza nel Mediterraneo e si assicurò territori in Italia. Dal 1734 alla fine del secolo il Regno di Napoli e Sicilia ebbe due sovrani: Carlo di Borbone, riconosciuto re di Napoli con il nome di Carlo VII, che nel 1759 divenne re di Spagna; e il figlio Ferdi-nando IV, che succedette al padre a soli otto anni, e fino al raggiungimento della maggiore età, fu sosti-tuito nella gestione degli affari di stato da un Consi-glio di Reggenza.

Carlo impegnò ogni energia per rendere prestigio-so il suo Regno, attento alle esigenze dei suoi sudditi e del territorio, la sua opera e quella dei suoi eredi resero il Regno per oltre un secolo la più grande nazione della penisola italiana e la terza potenza europea.

LA BATTAGLIA DI VELLETRI

Durante la guerra di successione austriaca, Re Carlo avversario degli Asburgo, condusse una fortu-nata campagna militare in Italia Settentrionale arrivando alla vittoria definitiva nel 1744 a Velletri.

Nella battaglia di Velletri parteciparono cinque

nuovi reggimenti provinciali e furono quelli di Terra di Lavoro, Principato-ultra, Molise, Abruzzo-ultra e Capitanata. Fu la prima grande vittoria dell’esercito Borbonico, come prova di fusione fra i reggimenti nazionali e quelli stranieri. I reggimenti interamente napoletani: il Reggimento Corona e il Terra di Lavoro erano comandati dal principe di “Ariccia”. L’attacco fu vigoroso e gli austriaci, non potendo più resistere, si ritirarono in fretta. Re Carlo fece altissime lodi della condotta dei suoi nuovi soldati al duca di Castropignano, loro comandante, e furono del pari lodati dal Conte di Gages, supremo duce dell'esercito di Spagna.

Camillo Guerra, Carlo III alla battaglia di Velletri, Caserta Palazzo Reale, salone di Alessandro

AIROLA DIVENTA UNA CITTA'

Nella guerra tra Spagnoli e Austriaci per la conquista del Regno di Napoli Bartolomeo II parteggiò per Carlo di Borbone-Farnese. Nella battaglia di Velletri Bartolomeo II si distinse per un atto di alto coraggio, facendo da scudo a Carlo di Borbone e salvandogli la vita; rimase, però, grave-mente ferito. Da quel giorno Carlo uscito vincitore, ebbe grandi riconoscimenti per Bartolomeo II di Capua, concedendogli incarichi lautamente ricom-pensato, permise a lui e alla moglie Costanza Caeta-ni di sedere al teatro San Carlo di Napoli nel palco vicino al suo. Intorno al 1750 il principe della Riccia Bartolomeo II ordinò al pittore Francesco de Mura di dipingere, nella volta del Salone delle Feste del Palazzo Di Capua a Napoli, il salvataggio di Carlo III, da parte di Bartolomeo II. Nel 1942 l’affresco fu bombardato e nel 1950 il duca di Marigliano, proprietario in quegli anni del palazzo, lo fece restaurare e ricostruire (ne restava solo la parte occi-dentale).

Francesco De Mura, Battaglia di Velletri,

particolare dell’affresco

Il 30 agosto 1754 Carlo di Borbone concedeva il titolo di città alla Terra di Airola. Per avere il titolo di città una Terra solitamente doveva avere una dogana, una sede vescovile, almeno una fiera annua-le, un mercato settimanale, una grande abbazia... Airola possedeva solo alcuni di questi requisiti, come la fiera annuale a San Lorenzo e un mercato settimanale il giovedì, ma con un giro d'affari mode-sto e legato generalmente al mondo dell'agricoltura. Airola ospitava l'abbazia Olivetana di San Gabriele e quella Verginiana di S. Maria della Misericordia, ma nessuna delle due aveva fama tale da attrarre folle di pellegrini.

Sulle motivazioni di tale conferimento le tesi sono diverse in quanto in merito non è stato rinvenuto alcun documento; sicuramente andato perso nell'in-cendio dei documenti dell'Archivio di Stato di Napoli del 1943. A Bartolomeo II si deve senza dubbio la concessione del titolo di "Città" ad Airola.

Qualche storico ha avanzato l'ipotesi che Carlo di Borbone avesse concesso il titolo di Città ad Airola in riconoscenza della concessione delle acque del Fizzo per alimentare le fontane del parco della Reggia di Caserta.

no, Giuseppe Montella, che fu anche sindaco di Airola, dal 1810 al 1812, sostiene che il motivo della concessione di "Città" ad Airola, sono da ricercare nella gloria militare dei Sanniti nella battaglia delle Forche Caudine e l'offerta perenne delle acque del Fizzo da parte di Bartolomeo II di Airola alla vicina reggia di Caserta.

Altra ipotesi spiega il conferimento di Città ad Airola per l'ospitalità data da Bartolomeo II per due giorni e una notte a re Carlo e alla regina Amalia ad Airola. E' evidente che non è pensabile poter conce-dere un titolo così prestigioso per un fatto così sem-plice. E' noto però il clima di grande familiarità tra gli stessi sovrani e la famiglia di Bartolomeo II, per il quale non sarebbe stato difficile strappare la concessione del titolo di Città tenendo conto del fatto che il presidente della Camera di Santa Chiara, Carlo Danza, il quale doveva dare il parere definiti-vo, era fratello del Vescovo di S. Agata de Goti.

Ponti di

Maddaloni

Acquedotto

Carolino

(Anonimo)

lico e quella real famiglia sul parto della real Princi-pessa di Austurias di un principe primogenito ».

Fu insignito dell'onorificenza dell’Ordine del Toson d'Oro nel 1779 e della Gran Croce dell'Ordi-ne di Carlo III. Nel 1785 fu delegato dalla Real Casa a Corte, Gentiluomo di Camera, Somigliere e Capi-tano delle Guardie del Corpo di Ferdinando IV di Borbone.

Re Carlo II e la Regina Amalia

Nelle lettere che l'architetto Luigi Vanvitelli scriveva di frequente al fratello Urbano a Roma, già dal 18 marzo 1752 emerge la viva amicizia che il grande Luigi aveva per il principe Bartolomeo di Capua. Scrisse nel marzo 1752 Luigi ad Urbano: «Dopo Pasqua anderò ad Airola, vicino Benevento,

MORTE DI BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II di Airola morì repentinamente nel suo palazzo di S.Biagio dei Librai a Napoli il 30 Marzo 1792 "senza successori in grado nei feudi", per cui "il Regio Fisco a tenore del disposto del Capitolo Ex praesumptione procedè al sequestro di tutti i suoi beni feudali e burgensatici". Al momento della morte di Bartolomeo II, Carlo Aceto, regio agente del feudo di Airola, dichiarava 8422 ducati di rendita e 2500 di uscita per elemosine, maritaggi, spese di educazione, armigeri, governatori, ammini-strazione della giustizia, mantenimento dei molini e cura dei corsi d'acqua. Il 29 Settembre 1792 veniva conferito a Luigi Montuori il governo della città di Airola. Ebbe funerali sfarzosi a Napoli, così come sfarzosa fu tutta la sua vita. Per Airola la morte di Bartolomeo II segnò l'inizio di un periodo di crisi, che riguardò soprattutto il palazzo baronale e l'ordi-ne pubblico. L'intendenza degli allodiali amministrò tutta l'eredità di Bartolomeo II fino al 1797, quando fu dato legalmente dall'attuario Gaetano Cervelli l'atto di possesso dei beni burgensatici al conte della Saponara che poté subito iniziarne la vendita.

Sorgenti del Fizzo

Alla luce dei modesti documenti a disposizione, però, questa motivazione, appare poco plausibile in quanto la sorgente maggiore, quella del Fizzo, in territorio di Airola, apparteneva alla Mensa Arcive-scovile di Benevento e nel 1753 fu venduta alla corte di Napoli, mentre le sorgenti minori del principe della Riccia, duca di Airola, furono cedute solo nel 1757 a Carlo di Borbone-Farnese. Lo storico airola-

RAPPORTO CON I REALI NAPOLETANI

Bartolomeo II fu sempre presente nella vita del re Carlo di Borbone, così come la moglie Costanza entrò nelle grazie della regina Amalia. In più di un'occasione Bartolomeo rese sempre servigi al re e questo gliene fu sempre riconoscente. Nel diario inedito della regina Maria Carolina sono spesso nominati il principe della Riccia e la sua consorte. Si viene a conoscenza che il principe della Riccia fu fatto sommeiller di Corte da Carlo. La regina spesso si intrattiene in colloqui con la marchesa Altavilla, così veniva chiamata la moglie del duca.

Nel 1744 divenne Cavaliere del Real Ordine di San Gennaro, il principale e più prestigioso Ordine cavalleresco della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie. Gli statuti dell’Ordine stabiliscono che esso è un’Istituzione cattolica dedita a favorire la vera cavalleria e la fratellanza Cristiana. Dovere principa-le dei Cavalieri è «l’accrescimento, a qualunque loro costo, della santissima Religione» e il «virtuosamen-te operare» per essere «eroico esempio della pietà verso Dio, e della fedeltà verso il loro Principe». Nel 1753 fu Maggiordomo Maggiore della regina Maria Amalia. Sarà inviato a Madrid in missione speciale nel 1771 e nel 1772 « per complimentare il Re Catto-

nelli Stati del Prencipe della Riccia…» In un'altra lettera del mese successivo (15 aprile 1752) scrive «...si è stabilito lunedì di andare ad ad Airola, nel fondo del Prencipe della Riccia, ove si crede vi sia una sorgente grossissima di acqua... ». In un’altra lettera del 3 agosto 1754, Luigi specificamente dichiara: «Pranzai dal Prencipe della Riccia, Maestro di Camera della regina…» .

In altre lettere ancora si leggono i riferimenti che Luigi fa a Bartolomeo (26 marzo 1757) quando la Regina Maria Amalia va a visitare il cantiere di Caserta con il Principe così come anche in altre sue escursioni ed uscite.

Reggia di Caserta

BIBLIOGRAFIA

• Bartolini, Domenico, Viaggio da Napoli alle Forche Caudine ed a Benevento e di ritorno a Caserta, ed a Monte-Casi-no. Rist. anast. 1827 [S.l. : s.n.], stampa 2001

• Caporuscio, Raffaele, I di Capua di Airola. (Edito dall’autore) 2004, pp. 1,3,7,9

• Caporuscio, Raffaele, atti del convegno “Conferimento del titolo di Città”, 2014

• Montella, Giuseppe, Cenno storico e topografico dell'antica

e moderna Airola sita nella Valle Caudina, Airola, 1848

• Giustiniani, Lorenzo, Dizionario geografico ragionato, I, Presso V. Manfredi, 1797, pp. 88, 305

• Recca, Cinzia, Sentimenti e politica. Il diario inedito della regina Maria Carolina di Napoli (1781-1785), Franco Angeli, 2014

• Tanucci, Bernardo, Epistolario, V (1757-58), a cura di

G. De Lucia, Roma1985, pag. 509

Siti web:• santalfonsoedintorni.it, Aprile 2014• realcasadiborbone.it/ordine-di-san-gennaro, Aprile

2014

FAMIGLIA DI CAPUA-CARACCIOLO

Nella seconda metà del XVII secolo la famiglia di Capua si avvicinò ad Airola grazie ad un matrimo-nio concordato tra Ferrante Caracciolo duca di Airola e Bartolomeo IV di Capua a nome dei rispet-tivi figli, Antonia e Giovanni Battista. Il matrimonio fu celebrato l'8 Febbraio 1678 e Antonia Caracciolo portò in dote cinquantamila ducati, una somma straordinaria, dopo gli anni della peste. Questa unione fu di notevole importanza per i Caracciolo di Airola, che si imparentavano con una delle famiglie più nobili e ricche del Regno di Napoli, ma al tempo stesso segnò l'infelicità di Antonia, destinata a subire continue umiliazioni da parte del marito di indole violenta e immorale. Nonostante la nascita di ben 13 figli, cinque maschi e otto femmine, il matri-monio fallì. Nel suo ultimo testamento del 7 Marzo 1725, Antonia Caracciolo nominava suo unico erede il nipote Bartolomeo VI di Capua, II di Airola, contino di Montuoro. Di Bartolomeo V di Capua e I di Airola, padre di Bartolomeo II non si hanno molte notizie. Era nato nel 1680 e aveva sempre preferito la carriera delle armi, ebbe breve vita e dal suo matrimonio con Anna Cattaneo nacque postumo, nel 1716, Bartolomeo II. Bartolo-

meo I si occupò poco del feudo di Airola anche se prima di morire espresse il desiderio di essere sepol-to nella Chiesa della SS. Annunziata. Infatti alla sua morte, avvenuta a Portici nel 1715, il suo corpo fu depositato davanti la cappella della Natività della Beata Vergine, come risulta da apposito atto notari-le.

Francesco Solimena, Ritratto di Bartolomeo di Capua, 1710 circa,

Napoli collezione privata

mento di alcuni di questi edifici, Bartolomeo II si affidò in tutto all'ingegnere Felice Bottiglieri, autore anche della realizzazione del 1° e del 2° ordine del campanile della Chiesa della SS. Annunziata di Airola, gravemente danneggiata dal terremoto del 23 Novembre 1732. Bartolomeo II fu un appassio-nato delle arti e del teatro, si è a conoscenza della sua amicizia col musicista Pergolesi e col famoso architetto Luigi Vanvitelli, di gusto molto raffinato, amava lo sfarzo e non badava a spese per i suoi acquisti, dai gioielli commissionati all'orafo di corte Michele Lofrano alle porcellane di Sassonia, dai cristalli di Boemia agli abiti di raso di Firenze, ai cappelli di castoro di Parigi al vino di Borgogna, ma non disdegnava mostrare interesse per il sostegno dei più deboli e meno fortunati. Infatti, fu sostenito-re del Monte dei maritaggi Ciarletta-Caracciolo, il cui intento era quello di tutelare l'onore delle dame più povere della Casata.

Airola Chiesa

della SS. Annunziata

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BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II, Gran Conte di Altavilla, ultimo Principe della Riccia, Duca di Airola, Marchese di Arpaia, Conte di Montoro, Biccari e Roseto, Barone del feudo di Arnone e delle terre di Castelluccio, Celle e Faeto, succedette nei beni dell'ava, Antonia Caracciolo (nonna) morta il 13 Maggio 1725 ed e a partire dal 4 Aprile 1732 nei feudi dell'avo (nonno) Giovan Battista di Capua morto nel 1732. Dei duchi di Airola di casa di Capua fu quello più presente in questo feudo. Questi ebbe come precettore un sacerdote, Don Giacomo Ermenegildo Marni, e da giovanetto dimostrò interesse per il teatro e passio-ne per la caccia. Il 18 Dicembre 1732 sposò Costan-za Caetani di Sermoneta (ante 1717-†1797), figlia di Don Michelangelo I, 10° duca di Sermoneta e di Anna Maria dei Marchesi Strozzi. A metà del XVIII secolo Bartolomeo II era uno degli uomini più potenti e ricchi del Regno. Possedeva un palazzo a Napoli in via San Biagio dei Librai, una vasta tenuta nel quartiere Capodimonte di Napoli, detta "Mira-dois", per l'estate, uno splendido Casino con giardi-no e cappella a Portici, i palazzi baronali di Airola, Altavilla, Biccari, Riccia e il Palazzotto di Arpaia. Per le modifiche strutturali e per l’acquisto dell'arreda-

CONTESTO STORICO

La Spagna nel XVIII secolo ricoprì un ruolo d’ influenza nel Mediterraneo e si assicurò territori in Italia. Dal 1734 alla fine del secolo il Regno di Napoli e Sicilia ebbe due sovrani: Carlo di Borbone, riconosciuto re di Napoli con il nome di Carlo VII, che nel 1759 divenne re di Spagna; e il figlio Ferdi-nando IV, che succedette al padre a soli otto anni, e fino al raggiungimento della maggiore età, fu sosti-tuito nella gestione degli affari di stato da un Consi-glio di Reggenza.

Carlo impegnò ogni energia per rendere prestigio-so il suo Regno, attento alle esigenze dei suoi sudditi e del territorio, la sua opera e quella dei suoi eredi resero il Regno per oltre un secolo la più grande nazione della penisola italiana e la terza potenza europea.

LA BATTAGLIA DI VELLETRI

Durante la guerra di successione austriaca, Re Carlo avversario degli Asburgo, condusse una fortu-nata campagna militare in Italia Settentrionale arrivando alla vittoria definitiva nel 1744 a Velletri.

Nella battaglia di Velletri parteciparono cinque

nuovi reggimenti provinciali e furono quelli di Terra di Lavoro, Principato-ultra, Molise, Abruzzo-ultra e Capitanata. Fu la prima grande vittoria dell’esercito Borbonico, come prova di fusione fra i reggimenti nazionali e quelli stranieri. I reggimenti interamente napoletani: il Reggimento Corona e il Terra di Lavoro erano comandati dal principe di “Ariccia”. L’attacco fu vigoroso e gli austriaci, non potendo più resistere, si ritirarono in fretta. Re Carlo fece altissime lodi della condotta dei suoi nuovi soldati al duca di Castropignano, loro comandante, e furono del pari lodati dal Conte di Gages, supremo duce dell'esercito di Spagna.

Camillo Guerra, Carlo III alla battaglia di Velletri, Caserta Palazzo Reale, salone di Alessandro

AIROLA DIVENTA UNA CITTA'

Nella guerra tra Spagnoli e Austriaci per la conquista del Regno di Napoli Bartolomeo II parteggiò per Carlo di Borbone-Farnese. Nella battaglia di Velletri Bartolomeo II si distinse per un atto di alto coraggio, facendo da scudo a Carlo di Borbone e salvandogli la vita; rimase, però, grave-mente ferito. Da quel giorno Carlo uscito vincitore, ebbe grandi riconoscimenti per Bartolomeo II di Capua, concedendogli incarichi lautamente ricom-pensato, permise a lui e alla moglie Costanza Caeta-ni di sedere al teatro San Carlo di Napoli nel palco vicino al suo. Intorno al 1750 il principe della Riccia Bartolomeo II ordinò al pittore Francesco de Mura di dipingere, nella volta del Salone delle Feste del Palazzo Di Capua a Napoli, il salvataggio di Carlo III, da parte di Bartolomeo II. Nel 1942 l’affresco fu bombardato e nel 1950 il duca di Marigliano, proprietario in quegli anni del palazzo, lo fece restaurare e ricostruire (ne restava solo la parte occi-dentale).

Francesco De Mura, Battaglia di Velletri,

particolare dell’affresco

Il 30 agosto 1754 Carlo di Borbone concedeva il titolo di città alla Terra di Airola. Per avere il titolo di città una Terra solitamente doveva avere una dogana, una sede vescovile, almeno una fiera annua-le, un mercato settimanale, una grande abbazia... Airola possedeva solo alcuni di questi requisiti, come la fiera annuale a San Lorenzo e un mercato settimanale il giovedì, ma con un giro d'affari mode-sto e legato generalmente al mondo dell'agricoltura. Airola ospitava l'abbazia Olivetana di San Gabriele e quella Verginiana di S. Maria della Misericordia, ma nessuna delle due aveva fama tale da attrarre folle di pellegrini.

Sulle motivazioni di tale conferimento le tesi sono diverse in quanto in merito non è stato rinvenuto alcun documento; sicuramente andato perso nell'in-cendio dei documenti dell'Archivio di Stato di Napoli del 1943. A Bartolomeo II si deve senza dubbio la concessione del titolo di "Città" ad Airola.

Qualche storico ha avanzato l'ipotesi che Carlo di Borbone avesse concesso il titolo di Città ad Airola in riconoscenza della concessione delle acque del Fizzo per alimentare le fontane del parco della Reggia di Caserta.

no, Giuseppe Montella, che fu anche sindaco di Airola, dal 1810 al 1812, sostiene che il motivo della concessione di "Città" ad Airola, sono da ricercare nella gloria militare dei Sanniti nella battaglia delle Forche Caudine e l'offerta perenne delle acque del Fizzo da parte di Bartolomeo II di Airola alla vicina reggia di Caserta.

Altra ipotesi spiega il conferimento di Città ad Airola per l'ospitalità data da Bartolomeo II per due giorni e una notte a re Carlo e alla regina Amalia ad Airola. E' evidente che non è pensabile poter conce-dere un titolo così prestigioso per un fatto così sem-plice. E' noto però il clima di grande familiarità tra gli stessi sovrani e la famiglia di Bartolomeo II, per il quale non sarebbe stato difficile strappare la concessione del titolo di Città tenendo conto del fatto che il presidente della Camera di Santa Chiara, Carlo Danza, il quale doveva dare il parere definiti-vo, era fratello del Vescovo di S. Agata de Goti.

Ponti di

Maddaloni

Acquedotto

Carolino

(Anonimo)

lico e quella real famiglia sul parto della real Princi-pessa di Austurias di un principe primogenito ».

Fu insignito dell'onorificenza dell’Ordine del Toson d'Oro nel 1779 e della Gran Croce dell'Ordi-ne di Carlo III. Nel 1785 fu delegato dalla Real Casa a Corte, Gentiluomo di Camera, Somigliere e Capi-tano delle Guardie del Corpo di Ferdinando IV di Borbone.

Re Carlo II e la Regina Amalia

Nelle lettere che l'architetto Luigi Vanvitelli scriveva di frequente al fratello Urbano a Roma, già dal 18 marzo 1752 emerge la viva amicizia che il grande Luigi aveva per il principe Bartolomeo di Capua. Scrisse nel marzo 1752 Luigi ad Urbano: «Dopo Pasqua anderò ad Airola, vicino Benevento,

MORTE DI BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II di Airola morì repentinamente nel suo palazzo di S.Biagio dei Librai a Napoli il 30 Marzo 1792 "senza successori in grado nei feudi", per cui "il Regio Fisco a tenore del disposto del Capitolo Ex praesumptione procedè al sequestro di tutti i suoi beni feudali e burgensatici". Al momento della morte di Bartolomeo II, Carlo Aceto, regio agente del feudo di Airola, dichiarava 8422 ducati di rendita e 2500 di uscita per elemosine, maritaggi, spese di educazione, armigeri, governatori, ammini-strazione della giustizia, mantenimento dei molini e cura dei corsi d'acqua. Il 29 Settembre 1792 veniva conferito a Luigi Montuori il governo della città di Airola. Ebbe funerali sfarzosi a Napoli, così come sfarzosa fu tutta la sua vita. Per Airola la morte di Bartolomeo II segnò l'inizio di un periodo di crisi, che riguardò soprattutto il palazzo baronale e l'ordi-ne pubblico. L'intendenza degli allodiali amministrò tutta l'eredità di Bartolomeo II fino al 1797, quando fu dato legalmente dall'attuario Gaetano Cervelli l'atto di possesso dei beni burgensatici al conte della Saponara che poté subito iniziarne la vendita.

Sorgenti del Fizzo

Alla luce dei modesti documenti a disposizione, però, questa motivazione, appare poco plausibile in quanto la sorgente maggiore, quella del Fizzo, in territorio di Airola, apparteneva alla Mensa Arcive-scovile di Benevento e nel 1753 fu venduta alla corte di Napoli, mentre le sorgenti minori del principe della Riccia, duca di Airola, furono cedute solo nel 1757 a Carlo di Borbone-Farnese. Lo storico airola-

RAPPORTO CON I REALI NAPOLETANI

Bartolomeo II fu sempre presente nella vita del re Carlo di Borbone, così come la moglie Costanza entrò nelle grazie della regina Amalia. In più di un'occasione Bartolomeo rese sempre servigi al re e questo gliene fu sempre riconoscente. Nel diario inedito della regina Maria Carolina sono spesso nominati il principe della Riccia e la sua consorte. Si viene a conoscenza che il principe della Riccia fu fatto sommeiller di Corte da Carlo. La regina spesso si intrattiene in colloqui con la marchesa Altavilla, così veniva chiamata la moglie del duca.

Nel 1744 divenne Cavaliere del Real Ordine di San Gennaro, il principale e più prestigioso Ordine cavalleresco della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie. Gli statuti dell’Ordine stabiliscono che esso è un’Istituzione cattolica dedita a favorire la vera cavalleria e la fratellanza Cristiana. Dovere principa-le dei Cavalieri è «l’accrescimento, a qualunque loro costo, della santissima Religione» e il «virtuosamen-te operare» per essere «eroico esempio della pietà verso Dio, e della fedeltà verso il loro Principe». Nel 1753 fu Maggiordomo Maggiore della regina Maria Amalia. Sarà inviato a Madrid in missione speciale nel 1771 e nel 1772 « per complimentare il Re Catto-

nelli Stati del Prencipe della Riccia…» In un'altra lettera del mese successivo (15 aprile 1752) scrive «...si è stabilito lunedì di andare ad ad Airola, nel fondo del Prencipe della Riccia, ove si crede vi sia una sorgente grossissima di acqua... ». In un’altra lettera del 3 agosto 1754, Luigi specificamente dichiara: «Pranzai dal Prencipe della Riccia, Maestro di Camera della regina…» .

In altre lettere ancora si leggono i riferimenti che Luigi fa a Bartolomeo (26 marzo 1757) quando la Regina Maria Amalia va a visitare il cantiere di Caserta con il Principe così come anche in altre sue escursioni ed uscite.

Reggia di Caserta

BIBLIOGRAFIA

• Bartolini, Domenico, Viaggio da Napoli alle Forche Caudine ed a Benevento e di ritorno a Caserta, ed a Monte-Casi-no. Rist. anast. 1827 [S.l. : s.n.], stampa 2001

• Caporuscio, Raffaele, I di Capua di Airola. (Edito dall’autore) 2004, pp. 1,3,7,9

• Caporuscio, Raffaele, atti del convegno “Conferimento del titolo di Città”, 2014

• Montella, Giuseppe, Cenno storico e topografico dell'antica

e moderna Airola sita nella Valle Caudina, Airola, 1848

• Giustiniani, Lorenzo, Dizionario geografico ragionato, I, Presso V. Manfredi, 1797, pp. 88, 305

• Recca, Cinzia, Sentimenti e politica. Il diario inedito della regina Maria Carolina di Napoli (1781-1785), Franco Angeli, 2014

• Tanucci, Bernardo, Epistolario, V (1757-58), a cura di

G. De Lucia, Roma1985, pag. 509

Siti web:• santalfonsoedintorni.it, Aprile 2014• realcasadiborbone.it/ordine-di-san-gennaro, Aprile

2014

FAMIGLIA DI CAPUA-CARACCIOLO

Nella seconda metà del XVII secolo la famiglia di Capua si avvicinò ad Airola grazie ad un matrimo-nio concordato tra Ferrante Caracciolo duca di Airola e Bartolomeo IV di Capua a nome dei rispet-tivi figli, Antonia e Giovanni Battista. Il matrimonio fu celebrato l'8 Febbraio 1678 e Antonia Caracciolo portò in dote cinquantamila ducati, una somma straordinaria, dopo gli anni della peste. Questa unione fu di notevole importanza per i Caracciolo di Airola, che si imparentavano con una delle famiglie più nobili e ricche del Regno di Napoli, ma al tempo stesso segnò l'infelicità di Antonia, destinata a subire continue umiliazioni da parte del marito di indole violenta e immorale. Nonostante la nascita di ben 13 figli, cinque maschi e otto femmine, il matri-monio fallì. Nel suo ultimo testamento del 7 Marzo 1725, Antonia Caracciolo nominava suo unico erede il nipote Bartolomeo VI di Capua, II di Airola, contino di Montuoro. Di Bartolomeo V di Capua e I di Airola, padre di Bartolomeo II non si hanno molte notizie. Era nato nel 1680 e aveva sempre preferito la carriera delle armi, ebbe breve vita e dal suo matrimonio con Anna Cattaneo nacque postumo, nel 1716, Bartolomeo II. Bartolo-

meo I si occupò poco del feudo di Airola anche se prima di morire espresse il desiderio di essere sepol-to nella Chiesa della SS. Annunziata. Infatti alla sua morte, avvenuta a Portici nel 1715, il suo corpo fu depositato davanti la cappella della Natività della Beata Vergine, come risulta da apposito atto notari-le.

Francesco Solimena, Ritratto di Bartolomeo di Capua, 1710 circa,

Napoli collezione privata

13

mento di alcuni di questi edifici, Bartolomeo II si affidò in tutto all'ingegnere Felice Bottiglieri, autore anche della realizzazione del 1° e del 2° ordine del campanile della Chiesa della SS. Annunziata di Airola, gravemente danneggiata dal terremoto del 23 Novembre 1732. Bartolomeo II fu un appassio-nato delle arti e del teatro, si è a conoscenza della sua amicizia col musicista Pergolesi e col famoso architetto Luigi Vanvitelli, di gusto molto raffinato, amava lo sfarzo e non badava a spese per i suoi acquisti, dai gioielli commissionati all'orafo di corte Michele Lofrano alle porcellane di Sassonia, dai cristalli di Boemia agli abiti di raso di Firenze, ai cappelli di castoro di Parigi al vino di Borgogna, ma non disdegnava mostrare interesse per il sostegno dei più deboli e meno fortunati. Infatti, fu sostenito-re del Monte dei maritaggi Ciarletta-Caracciolo, il cui intento era quello di tutelare l'onore delle dame più povere della Casata.

Airola Chiesa

della SS. Annunziata

BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II, Gran Conte di Altavilla, ultimo Principe della Riccia, Duca di Airola, Marchese di Arpaia, Conte di Montoro, Biccari e Roseto, Barone del feudo di Arnone e delle terre di Castelluccio, Celle e Faeto, succedette nei beni dell'ava, Antonia Caracciolo (nonna) morta il 13 Maggio 1725 ed e a partire dal 4 Aprile 1732 nei feudi dell'avo (nonno) Giovan Battista di Capua morto nel 1732. Dei duchi di Airola di casa di Capua fu quello più presente in questo feudo. Questi ebbe come precettore un sacerdote, Don Giacomo Ermenegildo Marni, e da giovanetto dimostrò interesse per il teatro e passio-ne per la caccia. Il 18 Dicembre 1732 sposò Costan-za Caetani di Sermoneta (ante 1717-†1797), figlia di Don Michelangelo I, 10° duca di Sermoneta e di Anna Maria dei Marchesi Strozzi. A metà del XVIII secolo Bartolomeo II era uno degli uomini più potenti e ricchi del Regno. Possedeva un palazzo a Napoli in via San Biagio dei Librai, una vasta tenuta nel quartiere Capodimonte di Napoli, detta "Mira-dois", per l'estate, uno splendido Casino con giardi-no e cappella a Portici, i palazzi baronali di Airola, Altavilla, Biccari, Riccia e il Palazzotto di Arpaia. Per le modifiche strutturali e per l’acquisto dell'arreda-

CONTESTO STORICO

La Spagna nel XVIII secolo ricoprì un ruolo d’ influenza nel Mediterraneo e si assicurò territori in Italia. Dal 1734 alla fine del secolo il Regno di Napoli e Sicilia ebbe due sovrani: Carlo di Borbone, riconosciuto re di Napoli con il nome di Carlo VII, che nel 1759 divenne re di Spagna; e il figlio Ferdi-nando IV, che succedette al padre a soli otto anni, e fino al raggiungimento della maggiore età, fu sosti-tuito nella gestione degli affari di stato da un Consi-glio di Reggenza.

Carlo impegnò ogni energia per rendere prestigio-so il suo Regno, attento alle esigenze dei suoi sudditi e del territorio, la sua opera e quella dei suoi eredi resero il Regno per oltre un secolo la più grande nazione della penisola italiana e la terza potenza europea.

LA BATTAGLIA DI VELLETRI

Durante la guerra di successione austriaca, Re Carlo avversario degli Asburgo, condusse una fortu-nata campagna militare in Italia Settentrionale arrivando alla vittoria definitiva nel 1744 a Velletri.

Nella battaglia di Velletri parteciparono cinque

nuovi reggimenti provinciali e furono quelli di Terra di Lavoro, Principato-ultra, Molise, Abruzzo-ultra e Capitanata. Fu la prima grande vittoria dell’esercito Borbonico, come prova di fusione fra i reggimenti nazionali e quelli stranieri. I reggimenti interamente napoletani: il Reggimento Corona e il Terra di Lavoro erano comandati dal principe di “Ariccia”. L’attacco fu vigoroso e gli austriaci, non potendo più resistere, si ritirarono in fretta. Re Carlo fece altissime lodi della condotta dei suoi nuovi soldati al duca di Castropignano, loro comandante, e furono del pari lodati dal Conte di Gages, supremo duce dell'esercito di Spagna.

Camillo Guerra, Carlo III alla battaglia di Velletri, Caserta Palazzo Reale, salone di Alessandro

AIROLA DIVENTA UNA CITTA'

Nella guerra tra Spagnoli e Austriaci per la conquista del Regno di Napoli Bartolomeo II parteggiò per Carlo di Borbone-Farnese. Nella battaglia di Velletri Bartolomeo II si distinse per un atto di alto coraggio, facendo da scudo a Carlo di Borbone e salvandogli la vita; rimase, però, grave-mente ferito. Da quel giorno Carlo uscito vincitore, ebbe grandi riconoscimenti per Bartolomeo II di Capua, concedendogli incarichi lautamente ricom-pensato, permise a lui e alla moglie Costanza Caeta-ni di sedere al teatro San Carlo di Napoli nel palco vicino al suo. Intorno al 1750 il principe della Riccia Bartolomeo II ordinò al pittore Francesco de Mura di dipingere, nella volta del Salone delle Feste del Palazzo Di Capua a Napoli, il salvataggio di Carlo III, da parte di Bartolomeo II. Nel 1942 l’affresco fu bombardato e nel 1950 il duca di Marigliano, proprietario in quegli anni del palazzo, lo fece restaurare e ricostruire (ne restava solo la parte occi-dentale).

Francesco De Mura, Battaglia di Velletri,

particolare dell’affresco

Il 30 agosto 1754 Carlo di Borbone concedeva il titolo di città alla Terra di Airola. Per avere il titolo di città una Terra solitamente doveva avere una dogana, una sede vescovile, almeno una fiera annua-le, un mercato settimanale, una grande abbazia... Airola possedeva solo alcuni di questi requisiti, come la fiera annuale a San Lorenzo e un mercato settimanale il giovedì, ma con un giro d'affari mode-sto e legato generalmente al mondo dell'agricoltura. Airola ospitava l'abbazia Olivetana di San Gabriele e quella Verginiana di S. Maria della Misericordia, ma nessuna delle due aveva fama tale da attrarre folle di pellegrini.

Sulle motivazioni di tale conferimento le tesi sono diverse in quanto in merito non è stato rinvenuto alcun documento; sicuramente andato perso nell'in-cendio dei documenti dell'Archivio di Stato di Napoli del 1943. A Bartolomeo II si deve senza dubbio la concessione del titolo di "Città" ad Airola.

Qualche storico ha avanzato l'ipotesi che Carlo di Borbone avesse concesso il titolo di Città ad Airola in riconoscenza della concessione delle acque del Fizzo per alimentare le fontane del parco della Reggia di Caserta.

no, Giuseppe Montella, che fu anche sindaco di Airola, dal 1810 al 1812, sostiene che il motivo della concessione di "Città" ad Airola, sono da ricercare nella gloria militare dei Sanniti nella battaglia delle Forche Caudine e l'offerta perenne delle acque del Fizzo da parte di Bartolomeo II di Airola alla vicina reggia di Caserta.

Altra ipotesi spiega il conferimento di Città ad Airola per l'ospitalità data da Bartolomeo II per due giorni e una notte a re Carlo e alla regina Amalia ad Airola. E' evidente che non è pensabile poter conce-dere un titolo così prestigioso per un fatto così sem-plice. E' noto però il clima di grande familiarità tra gli stessi sovrani e la famiglia di Bartolomeo II, per il quale non sarebbe stato difficile strappare la concessione del titolo di Città tenendo conto del fatto che il presidente della Camera di Santa Chiara, Carlo Danza, il quale doveva dare il parere definiti-vo, era fratello del Vescovo di S. Agata de Goti.

Ponti di

Maddaloni

Acquedotto

Carolino

(Anonimo)

lico e quella real famiglia sul parto della real Princi-pessa di Austurias di un principe primogenito ».

Fu insignito dell'onorificenza dell’Ordine del Toson d'Oro nel 1779 e della Gran Croce dell'Ordi-ne di Carlo III. Nel 1785 fu delegato dalla Real Casa a Corte, Gentiluomo di Camera, Somigliere e Capi-tano delle Guardie del Corpo di Ferdinando IV di Borbone.

Re Carlo II e la Regina Amalia

Nelle lettere che l'architetto Luigi Vanvitelli scriveva di frequente al fratello Urbano a Roma, già dal 18 marzo 1752 emerge la viva amicizia che il grande Luigi aveva per il principe Bartolomeo di Capua. Scrisse nel marzo 1752 Luigi ad Urbano: «Dopo Pasqua anderò ad Airola, vicino Benevento,

MORTE DI BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II di Airola morì repentinamente nel suo palazzo di S.Biagio dei Librai a Napoli il 30 Marzo 1792 "senza successori in grado nei feudi", per cui "il Regio Fisco a tenore del disposto del Capitolo Ex praesumptione procedè al sequestro di tutti i suoi beni feudali e burgensatici". Al momento della morte di Bartolomeo II, Carlo Aceto, regio agente del feudo di Airola, dichiarava 8422 ducati di rendita e 2500 di uscita per elemosine, maritaggi, spese di educazione, armigeri, governatori, ammini-strazione della giustizia, mantenimento dei molini e cura dei corsi d'acqua. Il 29 Settembre 1792 veniva conferito a Luigi Montuori il governo della città di Airola. Ebbe funerali sfarzosi a Napoli, così come sfarzosa fu tutta la sua vita. Per Airola la morte di Bartolomeo II segnò l'inizio di un periodo di crisi, che riguardò soprattutto il palazzo baronale e l'ordi-ne pubblico. L'intendenza degli allodiali amministrò tutta l'eredità di Bartolomeo II fino al 1797, quando fu dato legalmente dall'attuario Gaetano Cervelli l'atto di possesso dei beni burgensatici al conte della Saponara che poté subito iniziarne la vendita.

Sorgenti del Fizzo

Alla luce dei modesti documenti a disposizione, però, questa motivazione, appare poco plausibile in quanto la sorgente maggiore, quella del Fizzo, in territorio di Airola, apparteneva alla Mensa Arcive-scovile di Benevento e nel 1753 fu venduta alla corte di Napoli, mentre le sorgenti minori del principe della Riccia, duca di Airola, furono cedute solo nel 1757 a Carlo di Borbone-Farnese. Lo storico airola-

RAPPORTO CON I REALI NAPOLETANI

Bartolomeo II fu sempre presente nella vita del re Carlo di Borbone, così come la moglie Costanza entrò nelle grazie della regina Amalia. In più di un'occasione Bartolomeo rese sempre servigi al re e questo gliene fu sempre riconoscente. Nel diario inedito della regina Maria Carolina sono spesso nominati il principe della Riccia e la sua consorte. Si viene a conoscenza che il principe della Riccia fu fatto sommeiller di Corte da Carlo. La regina spesso si intrattiene in colloqui con la marchesa Altavilla, così veniva chiamata la moglie del duca.

Nel 1744 divenne Cavaliere del Real Ordine di San Gennaro, il principale e più prestigioso Ordine cavalleresco della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie. Gli statuti dell’Ordine stabiliscono che esso è un’Istituzione cattolica dedita a favorire la vera cavalleria e la fratellanza Cristiana. Dovere principa-le dei Cavalieri è «l’accrescimento, a qualunque loro costo, della santissima Religione» e il «virtuosamen-te operare» per essere «eroico esempio della pietà verso Dio, e della fedeltà verso il loro Principe». Nel 1753 fu Maggiordomo Maggiore della regina Maria Amalia. Sarà inviato a Madrid in missione speciale nel 1771 e nel 1772 « per complimentare il Re Catto-

nelli Stati del Prencipe della Riccia…» In un'altra lettera del mese successivo (15 aprile 1752) scrive «...si è stabilito lunedì di andare ad ad Airola, nel fondo del Prencipe della Riccia, ove si crede vi sia una sorgente grossissima di acqua... ». In un’altra lettera del 3 agosto 1754, Luigi specificamente dichiara: «Pranzai dal Prencipe della Riccia, Maestro di Camera della regina…» .

In altre lettere ancora si leggono i riferimenti che Luigi fa a Bartolomeo (26 marzo 1757) quando la Regina Maria Amalia va a visitare il cantiere di Caserta con il Principe così come anche in altre sue escursioni ed uscite.

Reggia di Caserta

BIBLIOGRAFIA

• Bartolini, Domenico, Viaggio da Napoli alle Forche Caudine ed a Benevento e di ritorno a Caserta, ed a Monte-Casi-no. Rist. anast. 1827 [S.l. : s.n.], stampa 2001

• Caporuscio, Raffaele, I di Capua di Airola. (Edito dall’autore) 2004, pp. 1,3,7,9

• Caporuscio, Raffaele, atti del convegno “Conferimento del titolo di Città”, 2014

• Montella, Giuseppe, Cenno storico e topografico dell'antica

e moderna Airola sita nella Valle Caudina, Airola, 1848

• Giustiniani, Lorenzo, Dizionario geografico ragionato, I, Presso V. Manfredi, 1797, pp. 88, 305

• Recca, Cinzia, Sentimenti e politica. Il diario inedito della regina Maria Carolina di Napoli (1781-1785), Franco Angeli, 2014

• Tanucci, Bernardo, Epistolario, V (1757-58), a cura di

G. De Lucia, Roma1985, pag. 509

Siti web:• santalfonsoedintorni.it, Aprile 2014• realcasadiborbone.it/ordine-di-san-gennaro, Aprile

2014

FAMIGLIA DI CAPUA-CARACCIOLO

Nella seconda metà del XVII secolo la famiglia di Capua si avvicinò ad Airola grazie ad un matrimo-nio concordato tra Ferrante Caracciolo duca di Airola e Bartolomeo IV di Capua a nome dei rispet-tivi figli, Antonia e Giovanni Battista. Il matrimonio fu celebrato l'8 Febbraio 1678 e Antonia Caracciolo portò in dote cinquantamila ducati, una somma straordinaria, dopo gli anni della peste. Questa unione fu di notevole importanza per i Caracciolo di Airola, che si imparentavano con una delle famiglie più nobili e ricche del Regno di Napoli, ma al tempo stesso segnò l'infelicità di Antonia, destinata a subire continue umiliazioni da parte del marito di indole violenta e immorale. Nonostante la nascita di ben 13 figli, cinque maschi e otto femmine, il matri-monio fallì. Nel suo ultimo testamento del 7 Marzo 1725, Antonia Caracciolo nominava suo unico erede il nipote Bartolomeo VI di Capua, II di Airola, contino di Montuoro. Di Bartolomeo V di Capua e I di Airola, padre di Bartolomeo II non si hanno molte notizie. Era nato nel 1680 e aveva sempre preferito la carriera delle armi, ebbe breve vita e dal suo matrimonio con Anna Cattaneo nacque postumo, nel 1716, Bartolomeo II. Bartolo-

meo I si occupò poco del feudo di Airola anche se prima di morire espresse il desiderio di essere sepol-to nella Chiesa della SS. Annunziata. Infatti alla sua morte, avvenuta a Portici nel 1715, il suo corpo fu depositato davanti la cappella della Natività della Beata Vergine, come risulta da apposito atto notari-le.

Francesco Solimena, Ritratto di Bartolomeo di Capua, 1710 circa,

Napoli collezione privata

mento di alcuni di questi edifici, Bartolomeo II si affidò in tutto all'ingegnere Felice Bottiglieri, autore anche della realizzazione del 1° e del 2° ordine del campanile della Chiesa della SS. Annunziata di Airola, gravemente danneggiata dal terremoto del 23 Novembre 1732. Bartolomeo II fu un appassio-nato delle arti e del teatro, si è a conoscenza della sua amicizia col musicista Pergolesi e col famoso architetto Luigi Vanvitelli, di gusto molto raffinato, amava lo sfarzo e non badava a spese per i suoi acquisti, dai gioielli commissionati all'orafo di corte Michele Lofrano alle porcellane di Sassonia, dai cristalli di Boemia agli abiti di raso di Firenze, ai cappelli di castoro di Parigi al vino di Borgogna, ma non disdegnava mostrare interesse per il sostegno dei più deboli e meno fortunati. Infatti, fu sostenito-re del Monte dei maritaggi Ciarletta-Caracciolo, il cui intento era quello di tutelare l'onore delle dame più povere della Casata.

Airola Chiesa

della SS. Annunziata

BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II, Gran Conte di Altavilla, ultimo Principe della Riccia, Duca di Airola, Marchese di Arpaia, Conte di Montoro, Biccari e Roseto, Barone del feudo di Arnone e delle terre di Castelluccio, Celle e Faeto, succedette nei beni dell'ava, Antonia Caracciolo (nonna) morta il 13 Maggio 1725 ed e a partire dal 4 Aprile 1732 nei feudi dell'avo (nonno) Giovan Battista di Capua morto nel 1732. Dei duchi di Airola di casa di Capua fu quello più presente in questo feudo. Questi ebbe come precettore un sacerdote, Don Giacomo Ermenegildo Marni, e da giovanetto dimostrò interesse per il teatro e passio-ne per la caccia. Il 18 Dicembre 1732 sposò Costan-za Caetani di Sermoneta (ante 1717-†1797), figlia di Don Michelangelo I, 10° duca di Sermoneta e di Anna Maria dei Marchesi Strozzi. A metà del XVIII secolo Bartolomeo II era uno degli uomini più potenti e ricchi del Regno. Possedeva un palazzo a Napoli in via San Biagio dei Librai, una vasta tenuta nel quartiere Capodimonte di Napoli, detta "Mira-dois", per l'estate, uno splendido Casino con giardi-no e cappella a Portici, i palazzi baronali di Airola, Altavilla, Biccari, Riccia e il Palazzotto di Arpaia. Per le modifiche strutturali e per l’acquisto dell'arreda-

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CONTESTO STORICO

La Spagna nel XVIII secolo ricoprì un ruolo d’ influenza nel Mediterraneo e si assicurò territori in Italia. Dal 1734 alla fine del secolo il Regno di Napoli e Sicilia ebbe due sovrani: Carlo di Borbone, riconosciuto re di Napoli con il nome di Carlo VII, che nel 1759 divenne re di Spagna; e il figlio Ferdi-nando IV, che succedette al padre a soli otto anni, e fino al raggiungimento della maggiore età, fu sosti-tuito nella gestione degli affari di stato da un Consi-glio di Reggenza.

Carlo impegnò ogni energia per rendere prestigio-so il suo Regno, attento alle esigenze dei suoi sudditi e del territorio, la sua opera e quella dei suoi eredi resero il Regno per oltre un secolo la più grande nazione della penisola italiana e la terza potenza europea.

LA BATTAGLIA DI VELLETRI

Durante la guerra di successione austriaca, Re Carlo avversario degli Asburgo, condusse una fortu-nata campagna militare in Italia Settentrionale arrivando alla vittoria definitiva nel 1744 a Velletri.

Nella battaglia di Velletri parteciparono cinque

nuovi reggimenti provinciali e furono quelli di Terra di Lavoro, Principato-ultra, Molise, Abruzzo-ultra e Capitanata. Fu la prima grande vittoria dell’esercito Borbonico, come prova di fusione fra i reggimenti nazionali e quelli stranieri. I reggimenti interamente napoletani: il Reggimento Corona e il Terra di Lavoro erano comandati dal principe di “Ariccia”. L’attacco fu vigoroso e gli austriaci, non potendo più resistere, si ritirarono in fretta. Re Carlo fece altissime lodi della condotta dei suoi nuovi soldati al duca di Castropignano, loro comandante, e furono del pari lodati dal Conte di Gages, supremo duce dell'esercito di Spagna.

Camillo Guerra, Carlo III alla battaglia di Velletri, Caserta Palazzo Reale, salone di Alessandro

AIROLA DIVENTA UNA CITTA'

Nella guerra tra Spagnoli e Austriaci per la conquista del Regno di Napoli Bartolomeo II parteggiò per Carlo di Borbone-Farnese. Nella battaglia di Velletri Bartolomeo II si distinse per un atto di alto coraggio, facendo da scudo a Carlo di Borbone e salvandogli la vita; rimase, però, grave-mente ferito. Da quel giorno Carlo uscito vincitore, ebbe grandi riconoscimenti per Bartolomeo II di Capua, concedendogli incarichi lautamente ricom-pensato, permise a lui e alla moglie Costanza Caeta-ni di sedere al teatro San Carlo di Napoli nel palco vicino al suo. Intorno al 1750 il principe della Riccia Bartolomeo II ordinò al pittore Francesco de Mura di dipingere, nella volta del Salone delle Feste del Palazzo Di Capua a Napoli, il salvataggio di Carlo III, da parte di Bartolomeo II. Nel 1942 l’affresco fu bombardato e nel 1950 il duca di Marigliano, proprietario in quegli anni del palazzo, lo fece restaurare e ricostruire (ne restava solo la parte occi-dentale).

Francesco De Mura, Battaglia di Velletri,

particolare dell’affresco

Il 30 agosto 1754 Carlo di Borbone concedeva il titolo di città alla Terra di Airola. Per avere il titolo di città una Terra solitamente doveva avere una dogana, una sede vescovile, almeno una fiera annua-le, un mercato settimanale, una grande abbazia... Airola possedeva solo alcuni di questi requisiti, come la fiera annuale a San Lorenzo e un mercato settimanale il giovedì, ma con un giro d'affari mode-sto e legato generalmente al mondo dell'agricoltura. Airola ospitava l'abbazia Olivetana di San Gabriele e quella Verginiana di S. Maria della Misericordia, ma nessuna delle due aveva fama tale da attrarre folle di pellegrini.

Sulle motivazioni di tale conferimento le tesi sono diverse in quanto in merito non è stato rinvenuto alcun documento; sicuramente andato perso nell'in-cendio dei documenti dell'Archivio di Stato di Napoli del 1943. A Bartolomeo II si deve senza dubbio la concessione del titolo di "Città" ad Airola.

Qualche storico ha avanzato l'ipotesi che Carlo di Borbone avesse concesso il titolo di Città ad Airola in riconoscenza della concessione delle acque del Fizzo per alimentare le fontane del parco della Reggia di Caserta.

no, Giuseppe Montella, che fu anche sindaco di Airola, dal 1810 al 1812, sostiene che il motivo della concessione di "Città" ad Airola, sono da ricercare nella gloria militare dei Sanniti nella battaglia delle Forche Caudine e l'offerta perenne delle acque del Fizzo da parte di Bartolomeo II di Airola alla vicina reggia di Caserta.

Altra ipotesi spiega il conferimento di Città ad Airola per l'ospitalità data da Bartolomeo II per due giorni e una notte a re Carlo e alla regina Amalia ad Airola. E' evidente che non è pensabile poter conce-dere un titolo così prestigioso per un fatto così sem-plice. E' noto però il clima di grande familiarità tra gli stessi sovrani e la famiglia di Bartolomeo II, per il quale non sarebbe stato difficile strappare la concessione del titolo di Città tenendo conto del fatto che il presidente della Camera di Santa Chiara, Carlo Danza, il quale doveva dare il parere definiti-vo, era fratello del Vescovo di S. Agata de Goti.

Ponti di

Maddaloni

Acquedotto

Carolino

(Anonimo)

lico e quella real famiglia sul parto della real Princi-pessa di Austurias di un principe primogenito ».

Fu insignito dell'onorificenza dell’Ordine del Toson d'Oro nel 1779 e della Gran Croce dell'Ordi-ne di Carlo III. Nel 1785 fu delegato dalla Real Casa a Corte, Gentiluomo di Camera, Somigliere e Capi-tano delle Guardie del Corpo di Ferdinando IV di Borbone.

Re Carlo II e la Regina Amalia

Nelle lettere che l'architetto Luigi Vanvitelli scriveva di frequente al fratello Urbano a Roma, già dal 18 marzo 1752 emerge la viva amicizia che il grande Luigi aveva per il principe Bartolomeo di Capua. Scrisse nel marzo 1752 Luigi ad Urbano: «Dopo Pasqua anderò ad Airola, vicino Benevento,

MORTE DI BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II di Airola morì repentinamente nel suo palazzo di S.Biagio dei Librai a Napoli il 30 Marzo 1792 "senza successori in grado nei feudi", per cui "il Regio Fisco a tenore del disposto del Capitolo Ex praesumptione procedè al sequestro di tutti i suoi beni feudali e burgensatici". Al momento della morte di Bartolomeo II, Carlo Aceto, regio agente del feudo di Airola, dichiarava 8422 ducati di rendita e 2500 di uscita per elemosine, maritaggi, spese di educazione, armigeri, governatori, ammini-strazione della giustizia, mantenimento dei molini e cura dei corsi d'acqua. Il 29 Settembre 1792 veniva conferito a Luigi Montuori il governo della città di Airola. Ebbe funerali sfarzosi a Napoli, così come sfarzosa fu tutta la sua vita. Per Airola la morte di Bartolomeo II segnò l'inizio di un periodo di crisi, che riguardò soprattutto il palazzo baronale e l'ordi-ne pubblico. L'intendenza degli allodiali amministrò tutta l'eredità di Bartolomeo II fino al 1797, quando fu dato legalmente dall'attuario Gaetano Cervelli l'atto di possesso dei beni burgensatici al conte della Saponara che poté subito iniziarne la vendita.

Sorgenti del Fizzo

Alla luce dei modesti documenti a disposizione, però, questa motivazione, appare poco plausibile in quanto la sorgente maggiore, quella del Fizzo, in territorio di Airola, apparteneva alla Mensa Arcive-scovile di Benevento e nel 1753 fu venduta alla corte di Napoli, mentre le sorgenti minori del principe della Riccia, duca di Airola, furono cedute solo nel 1757 a Carlo di Borbone-Farnese. Lo storico airola-

RAPPORTO CON I REALI NAPOLETANI

Bartolomeo II fu sempre presente nella vita del re Carlo di Borbone, così come la moglie Costanza entrò nelle grazie della regina Amalia. In più di un'occasione Bartolomeo rese sempre servigi al re e questo gliene fu sempre riconoscente. Nel diario inedito della regina Maria Carolina sono spesso nominati il principe della Riccia e la sua consorte. Si viene a conoscenza che il principe della Riccia fu fatto sommeiller di Corte da Carlo. La regina spesso si intrattiene in colloqui con la marchesa Altavilla, così veniva chiamata la moglie del duca.

Nel 1744 divenne Cavaliere del Real Ordine di San Gennaro, il principale e più prestigioso Ordine cavalleresco della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie. Gli statuti dell’Ordine stabiliscono che esso è un’Istituzione cattolica dedita a favorire la vera cavalleria e la fratellanza Cristiana. Dovere principa-le dei Cavalieri è «l’accrescimento, a qualunque loro costo, della santissima Religione» e il «virtuosamen-te operare» per essere «eroico esempio della pietà verso Dio, e della fedeltà verso il loro Principe». Nel 1753 fu Maggiordomo Maggiore della regina Maria Amalia. Sarà inviato a Madrid in missione speciale nel 1771 e nel 1772 « per complimentare il Re Catto-

nelli Stati del Prencipe della Riccia…» In un'altra lettera del mese successivo (15 aprile 1752) scrive «...si è stabilito lunedì di andare ad ad Airola, nel fondo del Prencipe della Riccia, ove si crede vi sia una sorgente grossissima di acqua... ». In un’altra lettera del 3 agosto 1754, Luigi specificamente dichiara: «Pranzai dal Prencipe della Riccia, Maestro di Camera della regina…» .

In altre lettere ancora si leggono i riferimenti che Luigi fa a Bartolomeo (26 marzo 1757) quando la Regina Maria Amalia va a visitare il cantiere di Caserta con il Principe così come anche in altre sue escursioni ed uscite.

Reggia di Caserta

BIBLIOGRAFIA

• Bartolini, Domenico, Viaggio da Napoli alle Forche Caudine ed a Benevento e di ritorno a Caserta, ed a Monte-Casi-no. Rist. anast. 1827 [S.l. : s.n.], stampa 2001

• Caporuscio, Raffaele, I di Capua di Airola. (Edito dall’autore) 2004, pp. 1,3,7,9

• Caporuscio, Raffaele, atti del convegno “Conferimento del titolo di Città”, 2014

• Montella, Giuseppe, Cenno storico e topografico dell'antica

e moderna Airola sita nella Valle Caudina, Airola, 1848

• Giustiniani, Lorenzo, Dizionario geografico ragionato, I, Presso V. Manfredi, 1797, pp. 88, 305

• Recca, Cinzia, Sentimenti e politica. Il diario inedito della regina Maria Carolina di Napoli (1781-1785), Franco Angeli, 2014

• Tanucci, Bernardo, Epistolario, V (1757-58), a cura di

G. De Lucia, Roma1985, pag. 509

Siti web:• santalfonsoedintorni.it, Aprile 2014• realcasadiborbone.it/ordine-di-san-gennaro, Aprile

2014

FAMIGLIA DI CAPUA-CARACCIOLO

Nella seconda metà del XVII secolo la famiglia di Capua si avvicinò ad Airola grazie ad un matrimo-nio concordato tra Ferrante Caracciolo duca di Airola e Bartolomeo IV di Capua a nome dei rispet-tivi figli, Antonia e Giovanni Battista. Il matrimonio fu celebrato l'8 Febbraio 1678 e Antonia Caracciolo portò in dote cinquantamila ducati, una somma straordinaria, dopo gli anni della peste. Questa unione fu di notevole importanza per i Caracciolo di Airola, che si imparentavano con una delle famiglie più nobili e ricche del Regno di Napoli, ma al tempo stesso segnò l'infelicità di Antonia, destinata a subire continue umiliazioni da parte del marito di indole violenta e immorale. Nonostante la nascita di ben 13 figli, cinque maschi e otto femmine, il matri-monio fallì. Nel suo ultimo testamento del 7 Marzo 1725, Antonia Caracciolo nominava suo unico erede il nipote Bartolomeo VI di Capua, II di Airola, contino di Montuoro. Di Bartolomeo V di Capua e I di Airola, padre di Bartolomeo II non si hanno molte notizie. Era nato nel 1680 e aveva sempre preferito la carriera delle armi, ebbe breve vita e dal suo matrimonio con Anna Cattaneo nacque postumo, nel 1716, Bartolomeo II. Bartolo-

meo I si occupò poco del feudo di Airola anche se prima di morire espresse il desiderio di essere sepol-to nella Chiesa della SS. Annunziata. Infatti alla sua morte, avvenuta a Portici nel 1715, il suo corpo fu depositato davanti la cappella della Natività della Beata Vergine, come risulta da apposito atto notari-le.

Francesco Solimena, Ritratto di Bartolomeo di Capua, 1710 circa,

Napoli collezione privata

mento di alcuni di questi edifici, Bartolomeo II si affidò in tutto all'ingegnere Felice Bottiglieri, autore anche della realizzazione del 1° e del 2° ordine del campanile della Chiesa della SS. Annunziata di Airola, gravemente danneggiata dal terremoto del 23 Novembre 1732. Bartolomeo II fu un appassio-nato delle arti e del teatro, si è a conoscenza della sua amicizia col musicista Pergolesi e col famoso architetto Luigi Vanvitelli, di gusto molto raffinato, amava lo sfarzo e non badava a spese per i suoi acquisti, dai gioielli commissionati all'orafo di corte Michele Lofrano alle porcellane di Sassonia, dai cristalli di Boemia agli abiti di raso di Firenze, ai cappelli di castoro di Parigi al vino di Borgogna, ma non disdegnava mostrare interesse per il sostegno dei più deboli e meno fortunati. Infatti, fu sostenito-re del Monte dei maritaggi Ciarletta-Caracciolo, il cui intento era quello di tutelare l'onore delle dame più povere della Casata.

Airola Chiesa

della SS. Annunziata

BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II, Gran Conte di Altavilla, ultimo Principe della Riccia, Duca di Airola, Marchese di Arpaia, Conte di Montoro, Biccari e Roseto, Barone del feudo di Arnone e delle terre di Castelluccio, Celle e Faeto, succedette nei beni dell'ava, Antonia Caracciolo (nonna) morta il 13 Maggio 1725 ed e a partire dal 4 Aprile 1732 nei feudi dell'avo (nonno) Giovan Battista di Capua morto nel 1732. Dei duchi di Airola di casa di Capua fu quello più presente in questo feudo. Questi ebbe come precettore un sacerdote, Don Giacomo Ermenegildo Marni, e da giovanetto dimostrò interesse per il teatro e passio-ne per la caccia. Il 18 Dicembre 1732 sposò Costan-za Caetani di Sermoneta (ante 1717-†1797), figlia di Don Michelangelo I, 10° duca di Sermoneta e di Anna Maria dei Marchesi Strozzi. A metà del XVIII secolo Bartolomeo II era uno degli uomini più potenti e ricchi del Regno. Possedeva un palazzo a Napoli in via San Biagio dei Librai, una vasta tenuta nel quartiere Capodimonte di Napoli, detta "Mira-dois", per l'estate, uno splendido Casino con giardi-no e cappella a Portici, i palazzi baronali di Airola, Altavilla, Biccari, Riccia e il Palazzotto di Arpaia. Per le modifiche strutturali e per l’acquisto dell'arreda-

CONTESTO STORICO

La Spagna nel XVIII secolo ricoprì un ruolo d’ influenza nel Mediterraneo e si assicurò territori in Italia. Dal 1734 alla fine del secolo il Regno di Napoli e Sicilia ebbe due sovrani: Carlo di Borbone, riconosciuto re di Napoli con il nome di Carlo VII, che nel 1759 divenne re di Spagna; e il figlio Ferdi-nando IV, che succedette al padre a soli otto anni, e fino al raggiungimento della maggiore età, fu sosti-tuito nella gestione degli affari di stato da un Consi-glio di Reggenza.

Carlo impegnò ogni energia per rendere prestigio-so il suo Regno, attento alle esigenze dei suoi sudditi e del territorio, la sua opera e quella dei suoi eredi resero il Regno per oltre un secolo la più grande nazione della penisola italiana e la terza potenza europea.

LA BATTAGLIA DI VELLETRI

Durante la guerra di successione austriaca, Re Carlo avversario degli Asburgo, condusse una fortu-nata campagna militare in Italia Settentrionale arrivando alla vittoria definitiva nel 1744 a Velletri.

Nella battaglia di Velletri parteciparono cinque

15

nuovi reggimenti provinciali e furono quelli di Terra di Lavoro, Principato-ultra, Molise, Abruzzo-ultra e Capitanata. Fu la prima grande vittoria dell’esercito Borbonico, come prova di fusione fra i reggimenti nazionali e quelli stranieri. I reggimenti interamente napoletani: il Reggimento Corona e il Terra di Lavoro erano comandati dal principe di “Ariccia”. L’attacco fu vigoroso e gli austriaci, non potendo più resistere, si ritirarono in fretta. Re Carlo fece altissime lodi della condotta dei suoi nuovi soldati al duca di Castropignano, loro comandante, e furono del pari lodati dal Conte di Gages, supremo duce dell'esercito di Spagna.

Camillo Guerra, Carlo III alla battaglia di Velletri, Caserta Palazzo Reale, salone di Alessandro

AIROLA DIVENTA UNA CITTA'

Nella guerra tra Spagnoli e Austriaci per la conquista del Regno di Napoli Bartolomeo II parteggiò per Carlo di Borbone-Farnese. Nella battaglia di Velletri Bartolomeo II si distinse per un atto di alto coraggio, facendo da scudo a Carlo di Borbone e salvandogli la vita; rimase, però, grave-mente ferito. Da quel giorno Carlo uscito vincitore, ebbe grandi riconoscimenti per Bartolomeo II di Capua, concedendogli incarichi lautamente ricom-pensato, permise a lui e alla moglie Costanza Caeta-ni di sedere al teatro San Carlo di Napoli nel palco vicino al suo. Intorno al 1750 il principe della Riccia Bartolomeo II ordinò al pittore Francesco de Mura di dipingere, nella volta del Salone delle Feste del Palazzo Di Capua a Napoli, il salvataggio di Carlo III, da parte di Bartolomeo II. Nel 1942 l’affresco fu bombardato e nel 1950 il duca di Marigliano, proprietario in quegli anni del palazzo, lo fece restaurare e ricostruire (ne restava solo la parte occi-dentale).

Francesco De Mura, Battaglia di Velletri,

particolare dell’affresco

Il 30 agosto 1754 Carlo di Borbone concedeva il titolo di città alla Terra di Airola. Per avere il titolo di città una Terra solitamente doveva avere una dogana, una sede vescovile, almeno una fiera annua-le, un mercato settimanale, una grande abbazia... Airola possedeva solo alcuni di questi requisiti, come la fiera annuale a San Lorenzo e un mercato settimanale il giovedì, ma con un giro d'affari mode-sto e legato generalmente al mondo dell'agricoltura. Airola ospitava l'abbazia Olivetana di San Gabriele e quella Verginiana di S. Maria della Misericordia, ma nessuna delle due aveva fama tale da attrarre folle di pellegrini.

Sulle motivazioni di tale conferimento le tesi sono diverse in quanto in merito non è stato rinvenuto alcun documento; sicuramente andato perso nell'in-cendio dei documenti dell'Archivio di Stato di Napoli del 1943. A Bartolomeo II si deve senza dubbio la concessione del titolo di "Città" ad Airola.

Qualche storico ha avanzato l'ipotesi che Carlo di Borbone avesse concesso il titolo di Città ad Airola in riconoscenza della concessione delle acque del Fizzo per alimentare le fontane del parco della Reggia di Caserta.

no, Giuseppe Montella, che fu anche sindaco di Airola, dal 1810 al 1812, sostiene che il motivo della concessione di "Città" ad Airola, sono da ricercare nella gloria militare dei Sanniti nella battaglia delle Forche Caudine e l'offerta perenne delle acque del Fizzo da parte di Bartolomeo II di Airola alla vicina reggia di Caserta.

Altra ipotesi spiega il conferimento di Città ad Airola per l'ospitalità data da Bartolomeo II per due giorni e una notte a re Carlo e alla regina Amalia ad Airola. E' evidente che non è pensabile poter conce-dere un titolo così prestigioso per un fatto così sem-plice. E' noto però il clima di grande familiarità tra gli stessi sovrani e la famiglia di Bartolomeo II, per il quale non sarebbe stato difficile strappare la concessione del titolo di Città tenendo conto del fatto che il presidente della Camera di Santa Chiara, Carlo Danza, il quale doveva dare il parere definiti-vo, era fratello del Vescovo di S. Agata de Goti.

Ponti di

Maddaloni

Acquedotto

Carolino

(Anonimo)

lico e quella real famiglia sul parto della real Princi-pessa di Austurias di un principe primogenito ».

Fu insignito dell'onorificenza dell’Ordine del Toson d'Oro nel 1779 e della Gran Croce dell'Ordi-ne di Carlo III. Nel 1785 fu delegato dalla Real Casa a Corte, Gentiluomo di Camera, Somigliere e Capi-tano delle Guardie del Corpo di Ferdinando IV di Borbone.

Re Carlo II e la Regina Amalia

Nelle lettere che l'architetto Luigi Vanvitelli scriveva di frequente al fratello Urbano a Roma, già dal 18 marzo 1752 emerge la viva amicizia che il grande Luigi aveva per il principe Bartolomeo di Capua. Scrisse nel marzo 1752 Luigi ad Urbano: «Dopo Pasqua anderò ad Airola, vicino Benevento,

MORTE DI BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II di Airola morì repentinamente nel suo palazzo di S.Biagio dei Librai a Napoli il 30 Marzo 1792 "senza successori in grado nei feudi", per cui "il Regio Fisco a tenore del disposto del Capitolo Ex praesumptione procedè al sequestro di tutti i suoi beni feudali e burgensatici". Al momento della morte di Bartolomeo II, Carlo Aceto, regio agente del feudo di Airola, dichiarava 8422 ducati di rendita e 2500 di uscita per elemosine, maritaggi, spese di educazione, armigeri, governatori, ammini-strazione della giustizia, mantenimento dei molini e cura dei corsi d'acqua. Il 29 Settembre 1792 veniva conferito a Luigi Montuori il governo della città di Airola. Ebbe funerali sfarzosi a Napoli, così come sfarzosa fu tutta la sua vita. Per Airola la morte di Bartolomeo II segnò l'inizio di un periodo di crisi, che riguardò soprattutto il palazzo baronale e l'ordi-ne pubblico. L'intendenza degli allodiali amministrò tutta l'eredità di Bartolomeo II fino al 1797, quando fu dato legalmente dall'attuario Gaetano Cervelli l'atto di possesso dei beni burgensatici al conte della Saponara che poté subito iniziarne la vendita.

Sorgenti del Fizzo

Alla luce dei modesti documenti a disposizione, però, questa motivazione, appare poco plausibile in quanto la sorgente maggiore, quella del Fizzo, in territorio di Airola, apparteneva alla Mensa Arcive-scovile di Benevento e nel 1753 fu venduta alla corte di Napoli, mentre le sorgenti minori del principe della Riccia, duca di Airola, furono cedute solo nel 1757 a Carlo di Borbone-Farnese. Lo storico airola-

RAPPORTO CON I REALI NAPOLETANI

Bartolomeo II fu sempre presente nella vita del re Carlo di Borbone, così come la moglie Costanza entrò nelle grazie della regina Amalia. In più di un'occasione Bartolomeo rese sempre servigi al re e questo gliene fu sempre riconoscente. Nel diario inedito della regina Maria Carolina sono spesso nominati il principe della Riccia e la sua consorte. Si viene a conoscenza che il principe della Riccia fu fatto sommeiller di Corte da Carlo. La regina spesso si intrattiene in colloqui con la marchesa Altavilla, così veniva chiamata la moglie del duca.

Nel 1744 divenne Cavaliere del Real Ordine di San Gennaro, il principale e più prestigioso Ordine cavalleresco della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie. Gli statuti dell’Ordine stabiliscono che esso è un’Istituzione cattolica dedita a favorire la vera cavalleria e la fratellanza Cristiana. Dovere principa-le dei Cavalieri è «l’accrescimento, a qualunque loro costo, della santissima Religione» e il «virtuosamen-te operare» per essere «eroico esempio della pietà verso Dio, e della fedeltà verso il loro Principe». Nel 1753 fu Maggiordomo Maggiore della regina Maria Amalia. Sarà inviato a Madrid in missione speciale nel 1771 e nel 1772 « per complimentare il Re Catto-

nelli Stati del Prencipe della Riccia…» In un'altra lettera del mese successivo (15 aprile 1752) scrive «...si è stabilito lunedì di andare ad ad Airola, nel fondo del Prencipe della Riccia, ove si crede vi sia una sorgente grossissima di acqua... ». In un’altra lettera del 3 agosto 1754, Luigi specificamente dichiara: «Pranzai dal Prencipe della Riccia, Maestro di Camera della regina…» .

In altre lettere ancora si leggono i riferimenti che Luigi fa a Bartolomeo (26 marzo 1757) quando la Regina Maria Amalia va a visitare il cantiere di Caserta con il Principe così come anche in altre sue escursioni ed uscite.

Reggia di Caserta

BIBLIOGRAFIA

• Bartolini, Domenico, Viaggio da Napoli alle Forche Caudine ed a Benevento e di ritorno a Caserta, ed a Monte-Casi-no. Rist. anast. 1827 [S.l. : s.n.], stampa 2001

• Caporuscio, Raffaele, I di Capua di Airola. (Edito dall’autore) 2004, pp. 1,3,7,9

• Caporuscio, Raffaele, atti del convegno “Conferimento del titolo di Città”, 2014

• Montella, Giuseppe, Cenno storico e topografico dell'antica

e moderna Airola sita nella Valle Caudina, Airola, 1848

• Giustiniani, Lorenzo, Dizionario geografico ragionato, I, Presso V. Manfredi, 1797, pp. 88, 305

• Recca, Cinzia, Sentimenti e politica. Il diario inedito della regina Maria Carolina di Napoli (1781-1785), Franco Angeli, 2014

• Tanucci, Bernardo, Epistolario, V (1757-58), a cura di

G. De Lucia, Roma1985, pag. 509

Siti web:• santalfonsoedintorni.it, Aprile 2014• realcasadiborbone.it/ordine-di-san-gennaro, Aprile

2014

FAMIGLIA DI CAPUA-CARACCIOLO

Nella seconda metà del XVII secolo la famiglia di Capua si avvicinò ad Airola grazie ad un matrimo-nio concordato tra Ferrante Caracciolo duca di Airola e Bartolomeo IV di Capua a nome dei rispet-tivi figli, Antonia e Giovanni Battista. Il matrimonio fu celebrato l'8 Febbraio 1678 e Antonia Caracciolo portò in dote cinquantamila ducati, una somma straordinaria, dopo gli anni della peste. Questa unione fu di notevole importanza per i Caracciolo di Airola, che si imparentavano con una delle famiglie più nobili e ricche del Regno di Napoli, ma al tempo stesso segnò l'infelicità di Antonia, destinata a subire continue umiliazioni da parte del marito di indole violenta e immorale. Nonostante la nascita di ben 13 figli, cinque maschi e otto femmine, il matri-monio fallì. Nel suo ultimo testamento del 7 Marzo 1725, Antonia Caracciolo nominava suo unico erede il nipote Bartolomeo VI di Capua, II di Airola, contino di Montuoro. Di Bartolomeo V di Capua e I di Airola, padre di Bartolomeo II non si hanno molte notizie. Era nato nel 1680 e aveva sempre preferito la carriera delle armi, ebbe breve vita e dal suo matrimonio con Anna Cattaneo nacque postumo, nel 1716, Bartolomeo II. Bartolo-

meo I si occupò poco del feudo di Airola anche se prima di morire espresse il desiderio di essere sepol-to nella Chiesa della SS. Annunziata. Infatti alla sua morte, avvenuta a Portici nel 1715, il suo corpo fu depositato davanti la cappella della Natività della Beata Vergine, come risulta da apposito atto notari-le.

Francesco Solimena, Ritratto di Bartolomeo di Capua, 1710 circa,

Napoli collezione privata

mento di alcuni di questi edifici, Bartolomeo II si affidò in tutto all'ingegnere Felice Bottiglieri, autore anche della realizzazione del 1° e del 2° ordine del campanile della Chiesa della SS. Annunziata di Airola, gravemente danneggiata dal terremoto del 23 Novembre 1732. Bartolomeo II fu un appassio-nato delle arti e del teatro, si è a conoscenza della sua amicizia col musicista Pergolesi e col famoso architetto Luigi Vanvitelli, di gusto molto raffinato, amava lo sfarzo e non badava a spese per i suoi acquisti, dai gioielli commissionati all'orafo di corte Michele Lofrano alle porcellane di Sassonia, dai cristalli di Boemia agli abiti di raso di Firenze, ai cappelli di castoro di Parigi al vino di Borgogna, ma non disdegnava mostrare interesse per il sostegno dei più deboli e meno fortunati. Infatti, fu sostenito-re del Monte dei maritaggi Ciarletta-Caracciolo, il cui intento era quello di tutelare l'onore delle dame più povere della Casata.

Airola Chiesa

della SS. Annunziata

BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II, Gran Conte di Altavilla, ultimo Principe della Riccia, Duca di Airola, Marchese di Arpaia, Conte di Montoro, Biccari e Roseto, Barone del feudo di Arnone e delle terre di Castelluccio, Celle e Faeto, succedette nei beni dell'ava, Antonia Caracciolo (nonna) morta il 13 Maggio 1725 ed e a partire dal 4 Aprile 1732 nei feudi dell'avo (nonno) Giovan Battista di Capua morto nel 1732. Dei duchi di Airola di casa di Capua fu quello più presente in questo feudo. Questi ebbe come precettore un sacerdote, Don Giacomo Ermenegildo Marni, e da giovanetto dimostrò interesse per il teatro e passio-ne per la caccia. Il 18 Dicembre 1732 sposò Costan-za Caetani di Sermoneta (ante 1717-†1797), figlia di Don Michelangelo I, 10° duca di Sermoneta e di Anna Maria dei Marchesi Strozzi. A metà del XVIII secolo Bartolomeo II era uno degli uomini più potenti e ricchi del Regno. Possedeva un palazzo a Napoli in via San Biagio dei Librai, una vasta tenuta nel quartiere Capodimonte di Napoli, detta "Mira-dois", per l'estate, uno splendido Casino con giardi-no e cappella a Portici, i palazzi baronali di Airola, Altavilla, Biccari, Riccia e il Palazzotto di Arpaia. Per le modifiche strutturali e per l’acquisto dell'arreda-

CONTESTO STORICO

La Spagna nel XVIII secolo ricoprì un ruolo d’ influenza nel Mediterraneo e si assicurò territori in Italia. Dal 1734 alla fine del secolo il Regno di Napoli e Sicilia ebbe due sovrani: Carlo di Borbone, riconosciuto re di Napoli con il nome di Carlo VII, che nel 1759 divenne re di Spagna; e il figlio Ferdi-nando IV, che succedette al padre a soli otto anni, e fino al raggiungimento della maggiore età, fu sosti-tuito nella gestione degli affari di stato da un Consi-glio di Reggenza.

Carlo impegnò ogni energia per rendere prestigio-so il suo Regno, attento alle esigenze dei suoi sudditi e del territorio, la sua opera e quella dei suoi eredi resero il Regno per oltre un secolo la più grande nazione della penisola italiana e la terza potenza europea.

LA BATTAGLIA DI VELLETRI

Durante la guerra di successione austriaca, Re Carlo avversario degli Asburgo, condusse una fortu-nata campagna militare in Italia Settentrionale arrivando alla vittoria definitiva nel 1744 a Velletri.

Nella battaglia di Velletri parteciparono cinque

nuovi reggimenti provinciali e furono quelli di Terra di Lavoro, Principato-ultra, Molise, Abruzzo-ultra e Capitanata. Fu la prima grande vittoria dell’esercito Borbonico, come prova di fusione fra i reggimenti nazionali e quelli stranieri. I reggimenti interamente napoletani: il Reggimento Corona e il Terra di Lavoro erano comandati dal principe di “Ariccia”. L’attacco fu vigoroso e gli austriaci, non potendo più resistere, si ritirarono in fretta. Re Carlo fece altissime lodi della condotta dei suoi nuovi soldati al duca di Castropignano, loro comandante, e furono del pari lodati dal Conte di Gages, supremo duce dell'esercito di Spagna.

Camillo Guerra, Carlo III alla battaglia di Velletri, Caserta Palazzo Reale, salone di Alessandro

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AIROLA DIVENTA UNA CITTA'

Nella guerra tra Spagnoli e Austriaci per la conquista del Regno di Napoli Bartolomeo II parteggiò per Carlo di Borbone-Farnese. Nella battaglia di Velletri Bartolomeo II si distinse per un atto di alto coraggio, facendo da scudo a Carlo di Borbone e salvandogli la vita; rimase, però, grave-mente ferito. Da quel giorno Carlo uscito vincitore, ebbe grandi riconoscimenti per Bartolomeo II di Capua, concedendogli incarichi lautamente ricom-pensato, permise a lui e alla moglie Costanza Caeta-ni di sedere al teatro San Carlo di Napoli nel palco vicino al suo. Intorno al 1750 il principe della Riccia Bartolomeo II ordinò al pittore Francesco de Mura di dipingere, nella volta del Salone delle Feste del Palazzo Di Capua a Napoli, il salvataggio di Carlo III, da parte di Bartolomeo II. Nel 1942 l’affresco fu bombardato e nel 1950 il duca di Marigliano, proprietario in quegli anni del palazzo, lo fece restaurare e ricostruire (ne restava solo la parte occi-dentale).

Francesco De Mura, Battaglia di Velletri,

particolare dell’affresco

Il 30 agosto 1754 Carlo di Borbone concedeva il titolo di città alla Terra di Airola. Per avere il titolo di città una Terra solitamente doveva avere una dogana, una sede vescovile, almeno una fiera annua-le, un mercato settimanale, una grande abbazia... Airola possedeva solo alcuni di questi requisiti, come la fiera annuale a San Lorenzo e un mercato settimanale il giovedì, ma con un giro d'affari mode-sto e legato generalmente al mondo dell'agricoltura. Airola ospitava l'abbazia Olivetana di San Gabriele e quella Verginiana di S. Maria della Misericordia, ma nessuna delle due aveva fama tale da attrarre folle di pellegrini.

Sulle motivazioni di tale conferimento le tesi sono diverse in quanto in merito non è stato rinvenuto alcun documento; sicuramente andato perso nell'in-cendio dei documenti dell'Archivio di Stato di Napoli del 1943. A Bartolomeo II si deve senza dubbio la concessione del titolo di "Città" ad Airola.

Qualche storico ha avanzato l'ipotesi che Carlo di Borbone avesse concesso il titolo di Città ad Airola in riconoscenza della concessione delle acque del Fizzo per alimentare le fontane del parco della Reggia di Caserta.

no, Giuseppe Montella, che fu anche sindaco di Airola, dal 1810 al 1812, sostiene che il motivo della concessione di "Città" ad Airola, sono da ricercare nella gloria militare dei Sanniti nella battaglia delle Forche Caudine e l'offerta perenne delle acque del Fizzo da parte di Bartolomeo II di Airola alla vicina reggia di Caserta.

Altra ipotesi spiega il conferimento di Città ad Airola per l'ospitalità data da Bartolomeo II per due giorni e una notte a re Carlo e alla regina Amalia ad Airola. E' evidente che non è pensabile poter conce-dere un titolo così prestigioso per un fatto così sem-plice. E' noto però il clima di grande familiarità tra gli stessi sovrani e la famiglia di Bartolomeo II, per il quale non sarebbe stato difficile strappare la concessione del titolo di Città tenendo conto del fatto che il presidente della Camera di Santa Chiara, Carlo Danza, il quale doveva dare il parere definiti-vo, era fratello del Vescovo di S. Agata de Goti.

Ponti di

Maddaloni

Acquedotto

Carolino

(Anonimo)

lico e quella real famiglia sul parto della real Princi-pessa di Austurias di un principe primogenito ».

Fu insignito dell'onorificenza dell’Ordine del Toson d'Oro nel 1779 e della Gran Croce dell'Ordi-ne di Carlo III. Nel 1785 fu delegato dalla Real Casa a Corte, Gentiluomo di Camera, Somigliere e Capi-tano delle Guardie del Corpo di Ferdinando IV di Borbone.

Re Carlo II e la Regina Amalia

Nelle lettere che l'architetto Luigi Vanvitelli scriveva di frequente al fratello Urbano a Roma, già dal 18 marzo 1752 emerge la viva amicizia che il grande Luigi aveva per il principe Bartolomeo di Capua. Scrisse nel marzo 1752 Luigi ad Urbano: «Dopo Pasqua anderò ad Airola, vicino Benevento,

MORTE DI BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II di Airola morì repentinamente nel suo palazzo di S.Biagio dei Librai a Napoli il 30 Marzo 1792 "senza successori in grado nei feudi", per cui "il Regio Fisco a tenore del disposto del Capitolo Ex praesumptione procedè al sequestro di tutti i suoi beni feudali e burgensatici". Al momento della morte di Bartolomeo II, Carlo Aceto, regio agente del feudo di Airola, dichiarava 8422 ducati di rendita e 2500 di uscita per elemosine, maritaggi, spese di educazione, armigeri, governatori, ammini-strazione della giustizia, mantenimento dei molini e cura dei corsi d'acqua. Il 29 Settembre 1792 veniva conferito a Luigi Montuori il governo della città di Airola. Ebbe funerali sfarzosi a Napoli, così come sfarzosa fu tutta la sua vita. Per Airola la morte di Bartolomeo II segnò l'inizio di un periodo di crisi, che riguardò soprattutto il palazzo baronale e l'ordi-ne pubblico. L'intendenza degli allodiali amministrò tutta l'eredità di Bartolomeo II fino al 1797, quando fu dato legalmente dall'attuario Gaetano Cervelli l'atto di possesso dei beni burgensatici al conte della Saponara che poté subito iniziarne la vendita.

Sorgenti del Fizzo

Alla luce dei modesti documenti a disposizione, però, questa motivazione, appare poco plausibile in quanto la sorgente maggiore, quella del Fizzo, in territorio di Airola, apparteneva alla Mensa Arcive-scovile di Benevento e nel 1753 fu venduta alla corte di Napoli, mentre le sorgenti minori del principe della Riccia, duca di Airola, furono cedute solo nel 1757 a Carlo di Borbone-Farnese. Lo storico airola-

RAPPORTO CON I REALI NAPOLETANI

Bartolomeo II fu sempre presente nella vita del re Carlo di Borbone, così come la moglie Costanza entrò nelle grazie della regina Amalia. In più di un'occasione Bartolomeo rese sempre servigi al re e questo gliene fu sempre riconoscente. Nel diario inedito della regina Maria Carolina sono spesso nominati il principe della Riccia e la sua consorte. Si viene a conoscenza che il principe della Riccia fu fatto sommeiller di Corte da Carlo. La regina spesso si intrattiene in colloqui con la marchesa Altavilla, così veniva chiamata la moglie del duca.

Nel 1744 divenne Cavaliere del Real Ordine di San Gennaro, il principale e più prestigioso Ordine cavalleresco della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie. Gli statuti dell’Ordine stabiliscono che esso è un’Istituzione cattolica dedita a favorire la vera cavalleria e la fratellanza Cristiana. Dovere principa-le dei Cavalieri è «l’accrescimento, a qualunque loro costo, della santissima Religione» e il «virtuosamen-te operare» per essere «eroico esempio della pietà verso Dio, e della fedeltà verso il loro Principe». Nel 1753 fu Maggiordomo Maggiore della regina Maria Amalia. Sarà inviato a Madrid in missione speciale nel 1771 e nel 1772 « per complimentare il Re Catto-

nelli Stati del Prencipe della Riccia…» In un'altra lettera del mese successivo (15 aprile 1752) scrive «...si è stabilito lunedì di andare ad ad Airola, nel fondo del Prencipe della Riccia, ove si crede vi sia una sorgente grossissima di acqua... ». In un’altra lettera del 3 agosto 1754, Luigi specificamente dichiara: «Pranzai dal Prencipe della Riccia, Maestro di Camera della regina…» .

In altre lettere ancora si leggono i riferimenti che Luigi fa a Bartolomeo (26 marzo 1757) quando la Regina Maria Amalia va a visitare il cantiere di Caserta con il Principe così come anche in altre sue escursioni ed uscite.

Reggia di Caserta

BIBLIOGRAFIA

• Bartolini, Domenico, Viaggio da Napoli alle Forche Caudine ed a Benevento e di ritorno a Caserta, ed a Monte-Casi-no. Rist. anast. 1827 [S.l. : s.n.], stampa 2001

• Caporuscio, Raffaele, I di Capua di Airola. (Edito dall’autore) 2004, pp. 1,3,7,9

• Caporuscio, Raffaele, atti del convegno “Conferimento del titolo di Città”, 2014

• Montella, Giuseppe, Cenno storico e topografico dell'antica

e moderna Airola sita nella Valle Caudina, Airola, 1848

• Giustiniani, Lorenzo, Dizionario geografico ragionato, I, Presso V. Manfredi, 1797, pp. 88, 305

• Recca, Cinzia, Sentimenti e politica. Il diario inedito della regina Maria Carolina di Napoli (1781-1785), Franco Angeli, 2014

• Tanucci, Bernardo, Epistolario, V (1757-58), a cura di

G. De Lucia, Roma1985, pag. 509

Siti web:• santalfonsoedintorni.it, Aprile 2014• realcasadiborbone.it/ordine-di-san-gennaro, Aprile

2014

FAMIGLIA DI CAPUA-CARACCIOLO

Nella seconda metà del XVII secolo la famiglia di Capua si avvicinò ad Airola grazie ad un matrimo-nio concordato tra Ferrante Caracciolo duca di Airola e Bartolomeo IV di Capua a nome dei rispet-tivi figli, Antonia e Giovanni Battista. Il matrimonio fu celebrato l'8 Febbraio 1678 e Antonia Caracciolo portò in dote cinquantamila ducati, una somma straordinaria, dopo gli anni della peste. Questa unione fu di notevole importanza per i Caracciolo di Airola, che si imparentavano con una delle famiglie più nobili e ricche del Regno di Napoli, ma al tempo stesso segnò l'infelicità di Antonia, destinata a subire continue umiliazioni da parte del marito di indole violenta e immorale. Nonostante la nascita di ben 13 figli, cinque maschi e otto femmine, il matri-monio fallì. Nel suo ultimo testamento del 7 Marzo 1725, Antonia Caracciolo nominava suo unico erede il nipote Bartolomeo VI di Capua, II di Airola, contino di Montuoro. Di Bartolomeo V di Capua e I di Airola, padre di Bartolomeo II non si hanno molte notizie. Era nato nel 1680 e aveva sempre preferito la carriera delle armi, ebbe breve vita e dal suo matrimonio con Anna Cattaneo nacque postumo, nel 1716, Bartolomeo II. Bartolo-

meo I si occupò poco del feudo di Airola anche se prima di morire espresse il desiderio di essere sepol-to nella Chiesa della SS. Annunziata. Infatti alla sua morte, avvenuta a Portici nel 1715, il suo corpo fu depositato davanti la cappella della Natività della Beata Vergine, come risulta da apposito atto notari-le.

Francesco Solimena, Ritratto di Bartolomeo di Capua, 1710 circa,

Napoli collezione privata

mento di alcuni di questi edifici, Bartolomeo II si affidò in tutto all'ingegnere Felice Bottiglieri, autore anche della realizzazione del 1° e del 2° ordine del campanile della Chiesa della SS. Annunziata di Airola, gravemente danneggiata dal terremoto del 23 Novembre 1732. Bartolomeo II fu un appassio-nato delle arti e del teatro, si è a conoscenza della sua amicizia col musicista Pergolesi e col famoso architetto Luigi Vanvitelli, di gusto molto raffinato, amava lo sfarzo e non badava a spese per i suoi acquisti, dai gioielli commissionati all'orafo di corte Michele Lofrano alle porcellane di Sassonia, dai cristalli di Boemia agli abiti di raso di Firenze, ai cappelli di castoro di Parigi al vino di Borgogna, ma non disdegnava mostrare interesse per il sostegno dei più deboli e meno fortunati. Infatti, fu sostenito-re del Monte dei maritaggi Ciarletta-Caracciolo, il cui intento era quello di tutelare l'onore delle dame più povere della Casata.

Airola Chiesa

della SS. Annunziata

BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II, Gran Conte di Altavilla, ultimo Principe della Riccia, Duca di Airola, Marchese di Arpaia, Conte di Montoro, Biccari e Roseto, Barone del feudo di Arnone e delle terre di Castelluccio, Celle e Faeto, succedette nei beni dell'ava, Antonia Caracciolo (nonna) morta il 13 Maggio 1725 ed e a partire dal 4 Aprile 1732 nei feudi dell'avo (nonno) Giovan Battista di Capua morto nel 1732. Dei duchi di Airola di casa di Capua fu quello più presente in questo feudo. Questi ebbe come precettore un sacerdote, Don Giacomo Ermenegildo Marni, e da giovanetto dimostrò interesse per il teatro e passio-ne per la caccia. Il 18 Dicembre 1732 sposò Costan-za Caetani di Sermoneta (ante 1717-†1797), figlia di Don Michelangelo I, 10° duca di Sermoneta e di Anna Maria dei Marchesi Strozzi. A metà del XVIII secolo Bartolomeo II era uno degli uomini più potenti e ricchi del Regno. Possedeva un palazzo a Napoli in via San Biagio dei Librai, una vasta tenuta nel quartiere Capodimonte di Napoli, detta "Mira-dois", per l'estate, uno splendido Casino con giardi-no e cappella a Portici, i palazzi baronali di Airola, Altavilla, Biccari, Riccia e il Palazzotto di Arpaia. Per le modifiche strutturali e per l’acquisto dell'arreda-

CONTESTO STORICO

La Spagna nel XVIII secolo ricoprì un ruolo d’ influenza nel Mediterraneo e si assicurò territori in Italia. Dal 1734 alla fine del secolo il Regno di Napoli e Sicilia ebbe due sovrani: Carlo di Borbone, riconosciuto re di Napoli con il nome di Carlo VII, che nel 1759 divenne re di Spagna; e il figlio Ferdi-nando IV, che succedette al padre a soli otto anni, e fino al raggiungimento della maggiore età, fu sosti-tuito nella gestione degli affari di stato da un Consi-glio di Reggenza.

Carlo impegnò ogni energia per rendere prestigio-so il suo Regno, attento alle esigenze dei suoi sudditi e del territorio, la sua opera e quella dei suoi eredi resero il Regno per oltre un secolo la più grande nazione della penisola italiana e la terza potenza europea.

LA BATTAGLIA DI VELLETRI

Durante la guerra di successione austriaca, Re Carlo avversario degli Asburgo, condusse una fortu-nata campagna militare in Italia Settentrionale arrivando alla vittoria definitiva nel 1744 a Velletri.

Nella battaglia di Velletri parteciparono cinque

nuovi reggimenti provinciali e furono quelli di Terra di Lavoro, Principato-ultra, Molise, Abruzzo-ultra e Capitanata. Fu la prima grande vittoria dell’esercito Borbonico, come prova di fusione fra i reggimenti nazionali e quelli stranieri. I reggimenti interamente napoletani: il Reggimento Corona e il Terra di Lavoro erano comandati dal principe di “Ariccia”. L’attacco fu vigoroso e gli austriaci, non potendo più resistere, si ritirarono in fretta. Re Carlo fece altissime lodi della condotta dei suoi nuovi soldati al duca di Castropignano, loro comandante, e furono del pari lodati dal Conte di Gages, supremo duce dell'esercito di Spagna.

Camillo Guerra, Carlo III alla battaglia di Velletri, Caserta Palazzo Reale, salone di Alessandro

AIROLA DIVENTA UNA CITTA'

Nella guerra tra Spagnoli e Austriaci per la conquista del Regno di Napoli Bartolomeo II parteggiò per Carlo di Borbone-Farnese. Nella battaglia di Velletri Bartolomeo II si distinse per un atto di alto coraggio, facendo da scudo a Carlo di Borbone e salvandogli la vita; rimase, però, grave-mente ferito. Da quel giorno Carlo uscito vincitore, ebbe grandi riconoscimenti per Bartolomeo II di Capua, concedendogli incarichi lautamente ricom-pensato, permise a lui e alla moglie Costanza Caeta-ni di sedere al teatro San Carlo di Napoli nel palco vicino al suo. Intorno al 1750 il principe della Riccia Bartolomeo II ordinò al pittore Francesco de Mura di dipingere, nella volta del Salone delle Feste del Palazzo Di Capua a Napoli, il salvataggio di Carlo III, da parte di Bartolomeo II. Nel 1942 l’affresco fu bombardato e nel 1950 il duca di Marigliano, proprietario in quegli anni del palazzo, lo fece restaurare e ricostruire (ne restava solo la parte occi-dentale).

Francesco De Mura, Battaglia di Velletri,

particolare dell’affresco

17

Il 30 agosto 1754 Carlo di Borbone concedeva il titolo di città alla Terra di Airola. Per avere il titolo di città una Terra solitamente doveva avere una dogana, una sede vescovile, almeno una fiera annua-le, un mercato settimanale, una grande abbazia... Airola possedeva solo alcuni di questi requisiti, come la fiera annuale a San Lorenzo e un mercato settimanale il giovedì, ma con un giro d'affari mode-sto e legato generalmente al mondo dell'agricoltura. Airola ospitava l'abbazia Olivetana di San Gabriele e quella Verginiana di S. Maria della Misericordia, ma nessuna delle due aveva fama tale da attrarre folle di pellegrini.

Sulle motivazioni di tale conferimento le tesi sono diverse in quanto in merito non è stato rinvenuto alcun documento; sicuramente andato perso nell'in-cendio dei documenti dell'Archivio di Stato di Napoli del 1943. A Bartolomeo II si deve senza dubbio la concessione del titolo di "Città" ad Airola.

Qualche storico ha avanzato l'ipotesi che Carlo di Borbone avesse concesso il titolo di Città ad Airola in riconoscenza della concessione delle acque del Fizzo per alimentare le fontane del parco della Reggia di Caserta.

no, Giuseppe Montella, che fu anche sindaco di Airola, dal 1810 al 1812, sostiene che il motivo della concessione di "Città" ad Airola, sono da ricercare nella gloria militare dei Sanniti nella battaglia delle Forche Caudine e l'offerta perenne delle acque del Fizzo da parte di Bartolomeo II di Airola alla vicina reggia di Caserta.

Altra ipotesi spiega il conferimento di Città ad Airola per l'ospitalità data da Bartolomeo II per due giorni e una notte a re Carlo e alla regina Amalia ad Airola. E' evidente che non è pensabile poter conce-dere un titolo così prestigioso per un fatto così sem-plice. E' noto però il clima di grande familiarità tra gli stessi sovrani e la famiglia di Bartolomeo II, per il quale non sarebbe stato difficile strappare la concessione del titolo di Città tenendo conto del fatto che il presidente della Camera di Santa Chiara, Carlo Danza, il quale doveva dare il parere definiti-vo, era fratello del Vescovo di S. Agata de Goti.

Ponti di

Maddaloni

Acquedotto

Carolino

(Anonimo)

lico e quella real famiglia sul parto della real Princi-pessa di Austurias di un principe primogenito ».

Fu insignito dell'onorificenza dell’Ordine del Toson d'Oro nel 1779 e della Gran Croce dell'Ordi-ne di Carlo III. Nel 1785 fu delegato dalla Real Casa a Corte, Gentiluomo di Camera, Somigliere e Capi-tano delle Guardie del Corpo di Ferdinando IV di Borbone.

Re Carlo II e la Regina Amalia

Nelle lettere che l'architetto Luigi Vanvitelli scriveva di frequente al fratello Urbano a Roma, già dal 18 marzo 1752 emerge la viva amicizia che il grande Luigi aveva per il principe Bartolomeo di Capua. Scrisse nel marzo 1752 Luigi ad Urbano: «Dopo Pasqua anderò ad Airola, vicino Benevento,

MORTE DI BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II di Airola morì repentinamente nel suo palazzo di S.Biagio dei Librai a Napoli il 30 Marzo 1792 "senza successori in grado nei feudi", per cui "il Regio Fisco a tenore del disposto del Capitolo Ex praesumptione procedè al sequestro di tutti i suoi beni feudali e burgensatici". Al momento della morte di Bartolomeo II, Carlo Aceto, regio agente del feudo di Airola, dichiarava 8422 ducati di rendita e 2500 di uscita per elemosine, maritaggi, spese di educazione, armigeri, governatori, ammini-strazione della giustizia, mantenimento dei molini e cura dei corsi d'acqua. Il 29 Settembre 1792 veniva conferito a Luigi Montuori il governo della città di Airola. Ebbe funerali sfarzosi a Napoli, così come sfarzosa fu tutta la sua vita. Per Airola la morte di Bartolomeo II segnò l'inizio di un periodo di crisi, che riguardò soprattutto il palazzo baronale e l'ordi-ne pubblico. L'intendenza degli allodiali amministrò tutta l'eredità di Bartolomeo II fino al 1797, quando fu dato legalmente dall'attuario Gaetano Cervelli l'atto di possesso dei beni burgensatici al conte della Saponara che poté subito iniziarne la vendita.

Sorgenti del Fizzo

Alla luce dei modesti documenti a disposizione, però, questa motivazione, appare poco plausibile in quanto la sorgente maggiore, quella del Fizzo, in territorio di Airola, apparteneva alla Mensa Arcive-scovile di Benevento e nel 1753 fu venduta alla corte di Napoli, mentre le sorgenti minori del principe della Riccia, duca di Airola, furono cedute solo nel 1757 a Carlo di Borbone-Farnese. Lo storico airola-

RAPPORTO CON I REALI NAPOLETANI

Bartolomeo II fu sempre presente nella vita del re Carlo di Borbone, così come la moglie Costanza entrò nelle grazie della regina Amalia. In più di un'occasione Bartolomeo rese sempre servigi al re e questo gliene fu sempre riconoscente. Nel diario inedito della regina Maria Carolina sono spesso nominati il principe della Riccia e la sua consorte. Si viene a conoscenza che il principe della Riccia fu fatto sommeiller di Corte da Carlo. La regina spesso si intrattiene in colloqui con la marchesa Altavilla, così veniva chiamata la moglie del duca.

Nel 1744 divenne Cavaliere del Real Ordine di San Gennaro, il principale e più prestigioso Ordine cavalleresco della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie. Gli statuti dell’Ordine stabiliscono che esso è un’Istituzione cattolica dedita a favorire la vera cavalleria e la fratellanza Cristiana. Dovere principa-le dei Cavalieri è «l’accrescimento, a qualunque loro costo, della santissima Religione» e il «virtuosamen-te operare» per essere «eroico esempio della pietà verso Dio, e della fedeltà verso il loro Principe». Nel 1753 fu Maggiordomo Maggiore della regina Maria Amalia. Sarà inviato a Madrid in missione speciale nel 1771 e nel 1772 « per complimentare il Re Catto-

nelli Stati del Prencipe della Riccia…» In un'altra lettera del mese successivo (15 aprile 1752) scrive «...si è stabilito lunedì di andare ad ad Airola, nel fondo del Prencipe della Riccia, ove si crede vi sia una sorgente grossissima di acqua... ». In un’altra lettera del 3 agosto 1754, Luigi specificamente dichiara: «Pranzai dal Prencipe della Riccia, Maestro di Camera della regina…» .

In altre lettere ancora si leggono i riferimenti che Luigi fa a Bartolomeo (26 marzo 1757) quando la Regina Maria Amalia va a visitare il cantiere di Caserta con il Principe così come anche in altre sue escursioni ed uscite.

Reggia di Caserta

BIBLIOGRAFIA

• Bartolini, Domenico, Viaggio da Napoli alle Forche Caudine ed a Benevento e di ritorno a Caserta, ed a Monte-Casi-no. Rist. anast. 1827 [S.l. : s.n.], stampa 2001

• Caporuscio, Raffaele, I di Capua di Airola. (Edito dall’autore) 2004, pp. 1,3,7,9

• Caporuscio, Raffaele, atti del convegno “Conferimento del titolo di Città”, 2014

• Montella, Giuseppe, Cenno storico e topografico dell'antica

e moderna Airola sita nella Valle Caudina, Airola, 1848

• Giustiniani, Lorenzo, Dizionario geografico ragionato, I, Presso V. Manfredi, 1797, pp. 88, 305

• Recca, Cinzia, Sentimenti e politica. Il diario inedito della regina Maria Carolina di Napoli (1781-1785), Franco Angeli, 2014

• Tanucci, Bernardo, Epistolario, V (1757-58), a cura di

G. De Lucia, Roma1985, pag. 509

Siti web:• santalfonsoedintorni.it, Aprile 2014• realcasadiborbone.it/ordine-di-san-gennaro, Aprile

2014

FAMIGLIA DI CAPUA-CARACCIOLO

Nella seconda metà del XVII secolo la famiglia di Capua si avvicinò ad Airola grazie ad un matrimo-nio concordato tra Ferrante Caracciolo duca di Airola e Bartolomeo IV di Capua a nome dei rispet-tivi figli, Antonia e Giovanni Battista. Il matrimonio fu celebrato l'8 Febbraio 1678 e Antonia Caracciolo portò in dote cinquantamila ducati, una somma straordinaria, dopo gli anni della peste. Questa unione fu di notevole importanza per i Caracciolo di Airola, che si imparentavano con una delle famiglie più nobili e ricche del Regno di Napoli, ma al tempo stesso segnò l'infelicità di Antonia, destinata a subire continue umiliazioni da parte del marito di indole violenta e immorale. Nonostante la nascita di ben 13 figli, cinque maschi e otto femmine, il matri-monio fallì. Nel suo ultimo testamento del 7 Marzo 1725, Antonia Caracciolo nominava suo unico erede il nipote Bartolomeo VI di Capua, II di Airola, contino di Montuoro. Di Bartolomeo V di Capua e I di Airola, padre di Bartolomeo II non si hanno molte notizie. Era nato nel 1680 e aveva sempre preferito la carriera delle armi, ebbe breve vita e dal suo matrimonio con Anna Cattaneo nacque postumo, nel 1716, Bartolomeo II. Bartolo-

meo I si occupò poco del feudo di Airola anche se prima di morire espresse il desiderio di essere sepol-to nella Chiesa della SS. Annunziata. Infatti alla sua morte, avvenuta a Portici nel 1715, il suo corpo fu depositato davanti la cappella della Natività della Beata Vergine, come risulta da apposito atto notari-le.

Francesco Solimena, Ritratto di Bartolomeo di Capua, 1710 circa,

Napoli collezione privata

mento di alcuni di questi edifici, Bartolomeo II si affidò in tutto all'ingegnere Felice Bottiglieri, autore anche della realizzazione del 1° e del 2° ordine del campanile della Chiesa della SS. Annunziata di Airola, gravemente danneggiata dal terremoto del 23 Novembre 1732. Bartolomeo II fu un appassio-nato delle arti e del teatro, si è a conoscenza della sua amicizia col musicista Pergolesi e col famoso architetto Luigi Vanvitelli, di gusto molto raffinato, amava lo sfarzo e non badava a spese per i suoi acquisti, dai gioielli commissionati all'orafo di corte Michele Lofrano alle porcellane di Sassonia, dai cristalli di Boemia agli abiti di raso di Firenze, ai cappelli di castoro di Parigi al vino di Borgogna, ma non disdegnava mostrare interesse per il sostegno dei più deboli e meno fortunati. Infatti, fu sostenito-re del Monte dei maritaggi Ciarletta-Caracciolo, il cui intento era quello di tutelare l'onore delle dame più povere della Casata.

Airola Chiesa

della SS. Annunziata

BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II, Gran Conte di Altavilla, ultimo Principe della Riccia, Duca di Airola, Marchese di Arpaia, Conte di Montoro, Biccari e Roseto, Barone del feudo di Arnone e delle terre di Castelluccio, Celle e Faeto, succedette nei beni dell'ava, Antonia Caracciolo (nonna) morta il 13 Maggio 1725 ed e a partire dal 4 Aprile 1732 nei feudi dell'avo (nonno) Giovan Battista di Capua morto nel 1732. Dei duchi di Airola di casa di Capua fu quello più presente in questo feudo. Questi ebbe come precettore un sacerdote, Don Giacomo Ermenegildo Marni, e da giovanetto dimostrò interesse per il teatro e passio-ne per la caccia. Il 18 Dicembre 1732 sposò Costan-za Caetani di Sermoneta (ante 1717-†1797), figlia di Don Michelangelo I, 10° duca di Sermoneta e di Anna Maria dei Marchesi Strozzi. A metà del XVIII secolo Bartolomeo II era uno degli uomini più potenti e ricchi del Regno. Possedeva un palazzo a Napoli in via San Biagio dei Librai, una vasta tenuta nel quartiere Capodimonte di Napoli, detta "Mira-dois", per l'estate, uno splendido Casino con giardi-no e cappella a Portici, i palazzi baronali di Airola, Altavilla, Biccari, Riccia e il Palazzotto di Arpaia. Per le modifiche strutturali e per l’acquisto dell'arreda-

CONTESTO STORICO

La Spagna nel XVIII secolo ricoprì un ruolo d’ influenza nel Mediterraneo e si assicurò territori in Italia. Dal 1734 alla fine del secolo il Regno di Napoli e Sicilia ebbe due sovrani: Carlo di Borbone, riconosciuto re di Napoli con il nome di Carlo VII, che nel 1759 divenne re di Spagna; e il figlio Ferdi-nando IV, che succedette al padre a soli otto anni, e fino al raggiungimento della maggiore età, fu sosti-tuito nella gestione degli affari di stato da un Consi-glio di Reggenza.

Carlo impegnò ogni energia per rendere prestigio-so il suo Regno, attento alle esigenze dei suoi sudditi e del territorio, la sua opera e quella dei suoi eredi resero il Regno per oltre un secolo la più grande nazione della penisola italiana e la terza potenza europea.

LA BATTAGLIA DI VELLETRI

Durante la guerra di successione austriaca, Re Carlo avversario degli Asburgo, condusse una fortu-nata campagna militare in Italia Settentrionale arrivando alla vittoria definitiva nel 1744 a Velletri.

Nella battaglia di Velletri parteciparono cinque

nuovi reggimenti provinciali e furono quelli di Terra di Lavoro, Principato-ultra, Molise, Abruzzo-ultra e Capitanata. Fu la prima grande vittoria dell’esercito Borbonico, come prova di fusione fra i reggimenti nazionali e quelli stranieri. I reggimenti interamente napoletani: il Reggimento Corona e il Terra di Lavoro erano comandati dal principe di “Ariccia”. L’attacco fu vigoroso e gli austriaci, non potendo più resistere, si ritirarono in fretta. Re Carlo fece altissime lodi della condotta dei suoi nuovi soldati al duca di Castropignano, loro comandante, e furono del pari lodati dal Conte di Gages, supremo duce dell'esercito di Spagna.

Camillo Guerra, Carlo III alla battaglia di Velletri, Caserta Palazzo Reale, salone di Alessandro

AIROLA DIVENTA UNA CITTA'

Nella guerra tra Spagnoli e Austriaci per la conquista del Regno di Napoli Bartolomeo II parteggiò per Carlo di Borbone-Farnese. Nella battaglia di Velletri Bartolomeo II si distinse per un atto di alto coraggio, facendo da scudo a Carlo di Borbone e salvandogli la vita; rimase, però, grave-mente ferito. Da quel giorno Carlo uscito vincitore, ebbe grandi riconoscimenti per Bartolomeo II di Capua, concedendogli incarichi lautamente ricom-pensato, permise a lui e alla moglie Costanza Caeta-ni di sedere al teatro San Carlo di Napoli nel palco vicino al suo. Intorno al 1750 il principe della Riccia Bartolomeo II ordinò al pittore Francesco de Mura di dipingere, nella volta del Salone delle Feste del Palazzo Di Capua a Napoli, il salvataggio di Carlo III, da parte di Bartolomeo II. Nel 1942 l’affresco fu bombardato e nel 1950 il duca di Marigliano, proprietario in quegli anni del palazzo, lo fece restaurare e ricostruire (ne restava solo la parte occi-dentale).

Francesco De Mura, Battaglia di Velletri,

particolare dell’affresco

Il 30 agosto 1754 Carlo di Borbone concedeva il titolo di città alla Terra di Airola. Per avere il titolo di città una Terra solitamente doveva avere una dogana, una sede vescovile, almeno una fiera annua-le, un mercato settimanale, una grande abbazia... Airola possedeva solo alcuni di questi requisiti, come la fiera annuale a San Lorenzo e un mercato settimanale il giovedì, ma con un giro d'affari mode-sto e legato generalmente al mondo dell'agricoltura. Airola ospitava l'abbazia Olivetana di San Gabriele e quella Verginiana di S. Maria della Misericordia, ma nessuna delle due aveva fama tale da attrarre folle di pellegrini.

Sulle motivazioni di tale conferimento le tesi sono diverse in quanto in merito non è stato rinvenuto alcun documento; sicuramente andato perso nell'in-cendio dei documenti dell'Archivio di Stato di Napoli del 1943. A Bartolomeo II si deve senza dubbio la concessione del titolo di "Città" ad Airola.

Qualche storico ha avanzato l'ipotesi che Carlo di Borbone avesse concesso il titolo di Città ad Airola in riconoscenza della concessione delle acque del Fizzo per alimentare le fontane del parco della Reggia di Caserta.

no, Giuseppe Montella, che fu anche sindaco di Airola, dal 1810 al 1812, sostiene che il motivo della concessione di "Città" ad Airola, sono da ricercare nella gloria militare dei Sanniti nella battaglia delle Forche Caudine e l'offerta perenne delle acque del Fizzo da parte di Bartolomeo II di Airola alla vicina reggia di Caserta.

Altra ipotesi spiega il conferimento di Città ad Airola per l'ospitalità data da Bartolomeo II per due giorni e una notte a re Carlo e alla regina Amalia ad Airola. E' evidente che non è pensabile poter conce-dere un titolo così prestigioso per un fatto così sem-plice. E' noto però il clima di grande familiarità tra gli stessi sovrani e la famiglia di Bartolomeo II, per il quale non sarebbe stato difficile strappare la concessione del titolo di Città tenendo conto del fatto che il presidente della Camera di Santa Chiara, Carlo Danza, il quale doveva dare il parere definiti-vo, era fratello del Vescovo di S. Agata de Goti.

Ponti di

Maddaloni

Acquedotto

Carolino

(Anonimo)

lico e quella real famiglia sul parto della real Princi-pessa di Austurias di un principe primogenito ».

Fu insignito dell'onorificenza dell’Ordine del Toson d'Oro nel 1779 e della Gran Croce dell'Ordi-ne di Carlo III. Nel 1785 fu delegato dalla Real Casa a Corte, Gentiluomo di Camera, Somigliere e Capi-tano delle Guardie del Corpo di Ferdinando IV di Borbone.

Re Carlo II e la Regina Amalia

Nelle lettere che l'architetto Luigi Vanvitelli scriveva di frequente al fratello Urbano a Roma, già dal 18 marzo 1752 emerge la viva amicizia che il grande Luigi aveva per il principe Bartolomeo di Capua. Scrisse nel marzo 1752 Luigi ad Urbano: «Dopo Pasqua anderò ad Airola, vicino Benevento,

MORTE DI BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II di Airola morì repentinamente nel suo palazzo di S.Biagio dei Librai a Napoli il 30 Marzo 1792 "senza successori in grado nei feudi", per cui "il Regio Fisco a tenore del disposto del Capitolo Ex praesumptione procedè al sequestro di tutti i suoi beni feudali e burgensatici". Al momento della morte di Bartolomeo II, Carlo Aceto, regio agente del feudo di Airola, dichiarava 8422 ducati di rendita e 2500 di uscita per elemosine, maritaggi, spese di educazione, armigeri, governatori, ammini-strazione della giustizia, mantenimento dei molini e cura dei corsi d'acqua. Il 29 Settembre 1792 veniva conferito a Luigi Montuori il governo della città di Airola. Ebbe funerali sfarzosi a Napoli, così come sfarzosa fu tutta la sua vita. Per Airola la morte di Bartolomeo II segnò l'inizio di un periodo di crisi, che riguardò soprattutto il palazzo baronale e l'ordi-ne pubblico. L'intendenza degli allodiali amministrò tutta l'eredità di Bartolomeo II fino al 1797, quando fu dato legalmente dall'attuario Gaetano Cervelli l'atto di possesso dei beni burgensatici al conte della Saponara che poté subito iniziarne la vendita.

18

Sorgenti del Fizzo

Alla luce dei modesti documenti a disposizione, però, questa motivazione, appare poco plausibile in quanto la sorgente maggiore, quella del Fizzo, in territorio di Airola, apparteneva alla Mensa Arcive-scovile di Benevento e nel 1753 fu venduta alla corte di Napoli, mentre le sorgenti minori del principe della Riccia, duca di Airola, furono cedute solo nel 1757 a Carlo di Borbone-Farnese. Lo storico airola-

RAPPORTO CON I REALI NAPOLETANI

Bartolomeo II fu sempre presente nella vita del re Carlo di Borbone, così come la moglie Costanza entrò nelle grazie della regina Amalia. In più di un'occasione Bartolomeo rese sempre servigi al re e questo gliene fu sempre riconoscente. Nel diario inedito della regina Maria Carolina sono spesso nominati il principe della Riccia e la sua consorte. Si viene a conoscenza che il principe della Riccia fu fatto sommeiller di Corte da Carlo. La regina spesso si intrattiene in colloqui con la marchesa Altavilla, così veniva chiamata la moglie del duca.

Nel 1744 divenne Cavaliere del Real Ordine di San Gennaro, il principale e più prestigioso Ordine cavalleresco della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie. Gli statuti dell’Ordine stabiliscono che esso è un’Istituzione cattolica dedita a favorire la vera cavalleria e la fratellanza Cristiana. Dovere principa-le dei Cavalieri è «l’accrescimento, a qualunque loro costo, della santissima Religione» e il «virtuosamen-te operare» per essere «eroico esempio della pietà verso Dio, e della fedeltà verso il loro Principe». Nel 1753 fu Maggiordomo Maggiore della regina Maria Amalia. Sarà inviato a Madrid in missione speciale nel 1771 e nel 1772 « per complimentare il Re Catto-

nelli Stati del Prencipe della Riccia…» In un'altra lettera del mese successivo (15 aprile 1752) scrive «...si è stabilito lunedì di andare ad ad Airola, nel fondo del Prencipe della Riccia, ove si crede vi sia una sorgente grossissima di acqua... ». In un’altra lettera del 3 agosto 1754, Luigi specificamente dichiara: «Pranzai dal Prencipe della Riccia, Maestro di Camera della regina…» .

In altre lettere ancora si leggono i riferimenti che Luigi fa a Bartolomeo (26 marzo 1757) quando la Regina Maria Amalia va a visitare il cantiere di Caserta con il Principe così come anche in altre sue escursioni ed uscite.

Reggia di Caserta

BIBLIOGRAFIA

• Bartolini, Domenico, Viaggio da Napoli alle Forche Caudine ed a Benevento e di ritorno a Caserta, ed a Monte-Casi-no. Rist. anast. 1827 [S.l. : s.n.], stampa 2001

• Caporuscio, Raffaele, I di Capua di Airola. (Edito dall’autore) 2004, pp. 1,3,7,9

• Caporuscio, Raffaele, atti del convegno “Conferimento del titolo di Città”, 2014

• Montella, Giuseppe, Cenno storico e topografico dell'antica

e moderna Airola sita nella Valle Caudina, Airola, 1848

• Giustiniani, Lorenzo, Dizionario geografico ragionato, I, Presso V. Manfredi, 1797, pp. 88, 305

• Recca, Cinzia, Sentimenti e politica. Il diario inedito della regina Maria Carolina di Napoli (1781-1785), Franco Angeli, 2014

• Tanucci, Bernardo, Epistolario, V (1757-58), a cura di

G. De Lucia, Roma1985, pag. 509

Siti web:• santalfonsoedintorni.it, Aprile 2014• realcasadiborbone.it/ordine-di-san-gennaro, Aprile

2014

FAMIGLIA DI CAPUA-CARACCIOLO

Nella seconda metà del XVII secolo la famiglia di Capua si avvicinò ad Airola grazie ad un matrimo-nio concordato tra Ferrante Caracciolo duca di Airola e Bartolomeo IV di Capua a nome dei rispet-tivi figli, Antonia e Giovanni Battista. Il matrimonio fu celebrato l'8 Febbraio 1678 e Antonia Caracciolo portò in dote cinquantamila ducati, una somma straordinaria, dopo gli anni della peste. Questa unione fu di notevole importanza per i Caracciolo di Airola, che si imparentavano con una delle famiglie più nobili e ricche del Regno di Napoli, ma al tempo stesso segnò l'infelicità di Antonia, destinata a subire continue umiliazioni da parte del marito di indole violenta e immorale. Nonostante la nascita di ben 13 figli, cinque maschi e otto femmine, il matri-monio fallì. Nel suo ultimo testamento del 7 Marzo 1725, Antonia Caracciolo nominava suo unico erede il nipote Bartolomeo VI di Capua, II di Airola, contino di Montuoro. Di Bartolomeo V di Capua e I di Airola, padre di Bartolomeo II non si hanno molte notizie. Era nato nel 1680 e aveva sempre preferito la carriera delle armi, ebbe breve vita e dal suo matrimonio con Anna Cattaneo nacque postumo, nel 1716, Bartolomeo II. Bartolo-

meo I si occupò poco del feudo di Airola anche se prima di morire espresse il desiderio di essere sepol-to nella Chiesa della SS. Annunziata. Infatti alla sua morte, avvenuta a Portici nel 1715, il suo corpo fu depositato davanti la cappella della Natività della Beata Vergine, come risulta da apposito atto notari-le.

Francesco Solimena, Ritratto di Bartolomeo di Capua, 1710 circa,

Napoli collezione privata

mento di alcuni di questi edifici, Bartolomeo II si affidò in tutto all'ingegnere Felice Bottiglieri, autore anche della realizzazione del 1° e del 2° ordine del campanile della Chiesa della SS. Annunziata di Airola, gravemente danneggiata dal terremoto del 23 Novembre 1732. Bartolomeo II fu un appassio-nato delle arti e del teatro, si è a conoscenza della sua amicizia col musicista Pergolesi e col famoso architetto Luigi Vanvitelli, di gusto molto raffinato, amava lo sfarzo e non badava a spese per i suoi acquisti, dai gioielli commissionati all'orafo di corte Michele Lofrano alle porcellane di Sassonia, dai cristalli di Boemia agli abiti di raso di Firenze, ai cappelli di castoro di Parigi al vino di Borgogna, ma non disdegnava mostrare interesse per il sostegno dei più deboli e meno fortunati. Infatti, fu sostenito-re del Monte dei maritaggi Ciarletta-Caracciolo, il cui intento era quello di tutelare l'onore delle dame più povere della Casata.

Airola Chiesa

della SS. Annunziata

BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II, Gran Conte di Altavilla, ultimo Principe della Riccia, Duca di Airola, Marchese di Arpaia, Conte di Montoro, Biccari e Roseto, Barone del feudo di Arnone e delle terre di Castelluccio, Celle e Faeto, succedette nei beni dell'ava, Antonia Caracciolo (nonna) morta il 13 Maggio 1725 ed e a partire dal 4 Aprile 1732 nei feudi dell'avo (nonno) Giovan Battista di Capua morto nel 1732. Dei duchi di Airola di casa di Capua fu quello più presente in questo feudo. Questi ebbe come precettore un sacerdote, Don Giacomo Ermenegildo Marni, e da giovanetto dimostrò interesse per il teatro e passio-ne per la caccia. Il 18 Dicembre 1732 sposò Costan-za Caetani di Sermoneta (ante 1717-†1797), figlia di Don Michelangelo I, 10° duca di Sermoneta e di Anna Maria dei Marchesi Strozzi. A metà del XVIII secolo Bartolomeo II era uno degli uomini più potenti e ricchi del Regno. Possedeva un palazzo a Napoli in via San Biagio dei Librai, una vasta tenuta nel quartiere Capodimonte di Napoli, detta "Mira-dois", per l'estate, uno splendido Casino con giardi-no e cappella a Portici, i palazzi baronali di Airola, Altavilla, Biccari, Riccia e il Palazzotto di Arpaia. Per le modifiche strutturali e per l’acquisto dell'arreda-

CONTESTO STORICO

La Spagna nel XVIII secolo ricoprì un ruolo d’ influenza nel Mediterraneo e si assicurò territori in Italia. Dal 1734 alla fine del secolo il Regno di Napoli e Sicilia ebbe due sovrani: Carlo di Borbone, riconosciuto re di Napoli con il nome di Carlo VII, che nel 1759 divenne re di Spagna; e il figlio Ferdi-nando IV, che succedette al padre a soli otto anni, e fino al raggiungimento della maggiore età, fu sosti-tuito nella gestione degli affari di stato da un Consi-glio di Reggenza.

Carlo impegnò ogni energia per rendere prestigio-so il suo Regno, attento alle esigenze dei suoi sudditi e del territorio, la sua opera e quella dei suoi eredi resero il Regno per oltre un secolo la più grande nazione della penisola italiana e la terza potenza europea.

LA BATTAGLIA DI VELLETRI

Durante la guerra di successione austriaca, Re Carlo avversario degli Asburgo, condusse una fortu-nata campagna militare in Italia Settentrionale arrivando alla vittoria definitiva nel 1744 a Velletri.

Nella battaglia di Velletri parteciparono cinque

nuovi reggimenti provinciali e furono quelli di Terra di Lavoro, Principato-ultra, Molise, Abruzzo-ultra e Capitanata. Fu la prima grande vittoria dell’esercito Borbonico, come prova di fusione fra i reggimenti nazionali e quelli stranieri. I reggimenti interamente napoletani: il Reggimento Corona e il Terra di Lavoro erano comandati dal principe di “Ariccia”. L’attacco fu vigoroso e gli austriaci, non potendo più resistere, si ritirarono in fretta. Re Carlo fece altissime lodi della condotta dei suoi nuovi soldati al duca di Castropignano, loro comandante, e furono del pari lodati dal Conte di Gages, supremo duce dell'esercito di Spagna.

Camillo Guerra, Carlo III alla battaglia di Velletri, Caserta Palazzo Reale, salone di Alessandro

AIROLA DIVENTA UNA CITTA'

Nella guerra tra Spagnoli e Austriaci per la conquista del Regno di Napoli Bartolomeo II parteggiò per Carlo di Borbone-Farnese. Nella battaglia di Velletri Bartolomeo II si distinse per un atto di alto coraggio, facendo da scudo a Carlo di Borbone e salvandogli la vita; rimase, però, grave-mente ferito. Da quel giorno Carlo uscito vincitore, ebbe grandi riconoscimenti per Bartolomeo II di Capua, concedendogli incarichi lautamente ricom-pensato, permise a lui e alla moglie Costanza Caeta-ni di sedere al teatro San Carlo di Napoli nel palco vicino al suo. Intorno al 1750 il principe della Riccia Bartolomeo II ordinò al pittore Francesco de Mura di dipingere, nella volta del Salone delle Feste del Palazzo Di Capua a Napoli, il salvataggio di Carlo III, da parte di Bartolomeo II. Nel 1942 l’affresco fu bombardato e nel 1950 il duca di Marigliano, proprietario in quegli anni del palazzo, lo fece restaurare e ricostruire (ne restava solo la parte occi-dentale).

Francesco De Mura, Battaglia di Velletri,

particolare dell’affresco

Il 30 agosto 1754 Carlo di Borbone concedeva il titolo di città alla Terra di Airola. Per avere il titolo di città una Terra solitamente doveva avere una dogana, una sede vescovile, almeno una fiera annua-le, un mercato settimanale, una grande abbazia... Airola possedeva solo alcuni di questi requisiti, come la fiera annuale a San Lorenzo e un mercato settimanale il giovedì, ma con un giro d'affari mode-sto e legato generalmente al mondo dell'agricoltura. Airola ospitava l'abbazia Olivetana di San Gabriele e quella Verginiana di S. Maria della Misericordia, ma nessuna delle due aveva fama tale da attrarre folle di pellegrini.

Sulle motivazioni di tale conferimento le tesi sono diverse in quanto in merito non è stato rinvenuto alcun documento; sicuramente andato perso nell'in-cendio dei documenti dell'Archivio di Stato di Napoli del 1943. A Bartolomeo II si deve senza dubbio la concessione del titolo di "Città" ad Airola.

Qualche storico ha avanzato l'ipotesi che Carlo di Borbone avesse concesso il titolo di Città ad Airola in riconoscenza della concessione delle acque del Fizzo per alimentare le fontane del parco della Reggia di Caserta.

19

no, Giuseppe Montella, che fu anche sindaco di Airola, dal 1810 al 1812, sostiene che il motivo della concessione di "Città" ad Airola, sono da ricercare nella gloria militare dei Sanniti nella battaglia delle Forche Caudine e l'offerta perenne delle acque del Fizzo da parte di Bartolomeo II di Airola alla vicina reggia di Caserta.

Altra ipotesi spiega il conferimento di Città ad Airola per l'ospitalità data da Bartolomeo II per due giorni e una notte a re Carlo e alla regina Amalia ad Airola. E' evidente che non è pensabile poter conce-dere un titolo così prestigioso per un fatto così sem-plice. E' noto però il clima di grande familiarità tra gli stessi sovrani e la famiglia di Bartolomeo II, per il quale non sarebbe stato difficile strappare la concessione del titolo di Città tenendo conto del fatto che il presidente della Camera di Santa Chiara, Carlo Danza, il quale doveva dare il parere definiti-vo, era fratello del Vescovo di S. Agata de Goti.

Ponti di

Maddaloni

Acquedotto

Carolino

(Anonimo)

lico e quella real famiglia sul parto della real Princi-pessa di Austurias di un principe primogenito ».

Fu insignito dell'onorificenza dell’Ordine del Toson d'Oro nel 1779 e della Gran Croce dell'Ordi-ne di Carlo III. Nel 1785 fu delegato dalla Real Casa a Corte, Gentiluomo di Camera, Somigliere e Capi-tano delle Guardie del Corpo di Ferdinando IV di Borbone.

Re Carlo II e la Regina Amalia

Nelle lettere che l'architetto Luigi Vanvitelli scriveva di frequente al fratello Urbano a Roma, già dal 18 marzo 1752 emerge la viva amicizia che il grande Luigi aveva per il principe Bartolomeo di Capua. Scrisse nel marzo 1752 Luigi ad Urbano: «Dopo Pasqua anderò ad Airola, vicino Benevento,

MORTE DI BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II di Airola morì repentinamente nel suo palazzo di S.Biagio dei Librai a Napoli il 30 Marzo 1792 "senza successori in grado nei feudi", per cui "il Regio Fisco a tenore del disposto del Capitolo Ex praesumptione procedè al sequestro di tutti i suoi beni feudali e burgensatici". Al momento della morte di Bartolomeo II, Carlo Aceto, regio agente del feudo di Airola, dichiarava 8422 ducati di rendita e 2500 di uscita per elemosine, maritaggi, spese di educazione, armigeri, governatori, ammini-strazione della giustizia, mantenimento dei molini e cura dei corsi d'acqua. Il 29 Settembre 1792 veniva conferito a Luigi Montuori il governo della città di Airola. Ebbe funerali sfarzosi a Napoli, così come sfarzosa fu tutta la sua vita. Per Airola la morte di Bartolomeo II segnò l'inizio di un periodo di crisi, che riguardò soprattutto il palazzo baronale e l'ordi-ne pubblico. L'intendenza degli allodiali amministrò tutta l'eredità di Bartolomeo II fino al 1797, quando fu dato legalmente dall'attuario Gaetano Cervelli l'atto di possesso dei beni burgensatici al conte della Saponara che poté subito iniziarne la vendita.

Sorgenti del Fizzo

Alla luce dei modesti documenti a disposizione, però, questa motivazione, appare poco plausibile in quanto la sorgente maggiore, quella del Fizzo, in territorio di Airola, apparteneva alla Mensa Arcive-scovile di Benevento e nel 1753 fu venduta alla corte di Napoli, mentre le sorgenti minori del principe della Riccia, duca di Airola, furono cedute solo nel 1757 a Carlo di Borbone-Farnese. Lo storico airola-

RAPPORTO CON I REALI NAPOLETANI

Bartolomeo II fu sempre presente nella vita del re Carlo di Borbone, così come la moglie Costanza entrò nelle grazie della regina Amalia. In più di un'occasione Bartolomeo rese sempre servigi al re e questo gliene fu sempre riconoscente. Nel diario inedito della regina Maria Carolina sono spesso nominati il principe della Riccia e la sua consorte. Si viene a conoscenza che il principe della Riccia fu fatto sommeiller di Corte da Carlo. La regina spesso si intrattiene in colloqui con la marchesa Altavilla, così veniva chiamata la moglie del duca.

Nel 1744 divenne Cavaliere del Real Ordine di San Gennaro, il principale e più prestigioso Ordine cavalleresco della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie. Gli statuti dell’Ordine stabiliscono che esso è un’Istituzione cattolica dedita a favorire la vera cavalleria e la fratellanza Cristiana. Dovere principa-le dei Cavalieri è «l’accrescimento, a qualunque loro costo, della santissima Religione» e il «virtuosamen-te operare» per essere «eroico esempio della pietà verso Dio, e della fedeltà verso il loro Principe». Nel 1753 fu Maggiordomo Maggiore della regina Maria Amalia. Sarà inviato a Madrid in missione speciale nel 1771 e nel 1772 « per complimentare il Re Catto-

nelli Stati del Prencipe della Riccia…» In un'altra lettera del mese successivo (15 aprile 1752) scrive «...si è stabilito lunedì di andare ad ad Airola, nel fondo del Prencipe della Riccia, ove si crede vi sia una sorgente grossissima di acqua... ». In un’altra lettera del 3 agosto 1754, Luigi specificamente dichiara: «Pranzai dal Prencipe della Riccia, Maestro di Camera della regina…» .

In altre lettere ancora si leggono i riferimenti che Luigi fa a Bartolomeo (26 marzo 1757) quando la Regina Maria Amalia va a visitare il cantiere di Caserta con il Principe così come anche in altre sue escursioni ed uscite.

Reggia di Caserta

BIBLIOGRAFIA

• Bartolini, Domenico, Viaggio da Napoli alle Forche Caudine ed a Benevento e di ritorno a Caserta, ed a Monte-Casi-no. Rist. anast. 1827 [S.l. : s.n.], stampa 2001

• Caporuscio, Raffaele, I di Capua di Airola. (Edito dall’autore) 2004, pp. 1,3,7,9

• Caporuscio, Raffaele, atti del convegno “Conferimento del titolo di Città”, 2014

• Montella, Giuseppe, Cenno storico e topografico dell'antica

e moderna Airola sita nella Valle Caudina, Airola, 1848

• Giustiniani, Lorenzo, Dizionario geografico ragionato, I, Presso V. Manfredi, 1797, pp. 88, 305

• Recca, Cinzia, Sentimenti e politica. Il diario inedito della regina Maria Carolina di Napoli (1781-1785), Franco Angeli, 2014

• Tanucci, Bernardo, Epistolario, V (1757-58), a cura di

G. De Lucia, Roma1985, pag. 509

Siti web:• santalfonsoedintorni.it, Aprile 2014• realcasadiborbone.it/ordine-di-san-gennaro, Aprile

2014

FAMIGLIA DI CAPUA-CARACCIOLO

Nella seconda metà del XVII secolo la famiglia di Capua si avvicinò ad Airola grazie ad un matrimo-nio concordato tra Ferrante Caracciolo duca di Airola e Bartolomeo IV di Capua a nome dei rispet-tivi figli, Antonia e Giovanni Battista. Il matrimonio fu celebrato l'8 Febbraio 1678 e Antonia Caracciolo portò in dote cinquantamila ducati, una somma straordinaria, dopo gli anni della peste. Questa unione fu di notevole importanza per i Caracciolo di Airola, che si imparentavano con una delle famiglie più nobili e ricche del Regno di Napoli, ma al tempo stesso segnò l'infelicità di Antonia, destinata a subire continue umiliazioni da parte del marito di indole violenta e immorale. Nonostante la nascita di ben 13 figli, cinque maschi e otto femmine, il matri-monio fallì. Nel suo ultimo testamento del 7 Marzo 1725, Antonia Caracciolo nominava suo unico erede il nipote Bartolomeo VI di Capua, II di Airola, contino di Montuoro. Di Bartolomeo V di Capua e I di Airola, padre di Bartolomeo II non si hanno molte notizie. Era nato nel 1680 e aveva sempre preferito la carriera delle armi, ebbe breve vita e dal suo matrimonio con Anna Cattaneo nacque postumo, nel 1716, Bartolomeo II. Bartolo-

meo I si occupò poco del feudo di Airola anche se prima di morire espresse il desiderio di essere sepol-to nella Chiesa della SS. Annunziata. Infatti alla sua morte, avvenuta a Portici nel 1715, il suo corpo fu depositato davanti la cappella della Natività della Beata Vergine, come risulta da apposito atto notari-le.

Francesco Solimena, Ritratto di Bartolomeo di Capua, 1710 circa,

Napoli collezione privata

mento di alcuni di questi edifici, Bartolomeo II si affidò in tutto all'ingegnere Felice Bottiglieri, autore anche della realizzazione del 1° e del 2° ordine del campanile della Chiesa della SS. Annunziata di Airola, gravemente danneggiata dal terremoto del 23 Novembre 1732. Bartolomeo II fu un appassio-nato delle arti e del teatro, si è a conoscenza della sua amicizia col musicista Pergolesi e col famoso architetto Luigi Vanvitelli, di gusto molto raffinato, amava lo sfarzo e non badava a spese per i suoi acquisti, dai gioielli commissionati all'orafo di corte Michele Lofrano alle porcellane di Sassonia, dai cristalli di Boemia agli abiti di raso di Firenze, ai cappelli di castoro di Parigi al vino di Borgogna, ma non disdegnava mostrare interesse per il sostegno dei più deboli e meno fortunati. Infatti, fu sostenito-re del Monte dei maritaggi Ciarletta-Caracciolo, il cui intento era quello di tutelare l'onore delle dame più povere della Casata.

Airola Chiesa

della SS. Annunziata

BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II, Gran Conte di Altavilla, ultimo Principe della Riccia, Duca di Airola, Marchese di Arpaia, Conte di Montoro, Biccari e Roseto, Barone del feudo di Arnone e delle terre di Castelluccio, Celle e Faeto, succedette nei beni dell'ava, Antonia Caracciolo (nonna) morta il 13 Maggio 1725 ed e a partire dal 4 Aprile 1732 nei feudi dell'avo (nonno) Giovan Battista di Capua morto nel 1732. Dei duchi di Airola di casa di Capua fu quello più presente in questo feudo. Questi ebbe come precettore un sacerdote, Don Giacomo Ermenegildo Marni, e da giovanetto dimostrò interesse per il teatro e passio-ne per la caccia. Il 18 Dicembre 1732 sposò Costan-za Caetani di Sermoneta (ante 1717-†1797), figlia di Don Michelangelo I, 10° duca di Sermoneta e di Anna Maria dei Marchesi Strozzi. A metà del XVIII secolo Bartolomeo II era uno degli uomini più potenti e ricchi del Regno. Possedeva un palazzo a Napoli in via San Biagio dei Librai, una vasta tenuta nel quartiere Capodimonte di Napoli, detta "Mira-dois", per l'estate, uno splendido Casino con giardi-no e cappella a Portici, i palazzi baronali di Airola, Altavilla, Biccari, Riccia e il Palazzotto di Arpaia. Per le modifiche strutturali e per l’acquisto dell'arreda-

CONTESTO STORICO

La Spagna nel XVIII secolo ricoprì un ruolo d’ influenza nel Mediterraneo e si assicurò territori in Italia. Dal 1734 alla fine del secolo il Regno di Napoli e Sicilia ebbe due sovrani: Carlo di Borbone, riconosciuto re di Napoli con il nome di Carlo VII, che nel 1759 divenne re di Spagna; e il figlio Ferdi-nando IV, che succedette al padre a soli otto anni, e fino al raggiungimento della maggiore età, fu sosti-tuito nella gestione degli affari di stato da un Consi-glio di Reggenza.

Carlo impegnò ogni energia per rendere prestigio-so il suo Regno, attento alle esigenze dei suoi sudditi e del territorio, la sua opera e quella dei suoi eredi resero il Regno per oltre un secolo la più grande nazione della penisola italiana e la terza potenza europea.

LA BATTAGLIA DI VELLETRI

Durante la guerra di successione austriaca, Re Carlo avversario degli Asburgo, condusse una fortu-nata campagna militare in Italia Settentrionale arrivando alla vittoria definitiva nel 1744 a Velletri.

Nella battaglia di Velletri parteciparono cinque

nuovi reggimenti provinciali e furono quelli di Terra di Lavoro, Principato-ultra, Molise, Abruzzo-ultra e Capitanata. Fu la prima grande vittoria dell’esercito Borbonico, come prova di fusione fra i reggimenti nazionali e quelli stranieri. I reggimenti interamente napoletani: il Reggimento Corona e il Terra di Lavoro erano comandati dal principe di “Ariccia”. L’attacco fu vigoroso e gli austriaci, non potendo più resistere, si ritirarono in fretta. Re Carlo fece altissime lodi della condotta dei suoi nuovi soldati al duca di Castropignano, loro comandante, e furono del pari lodati dal Conte di Gages, supremo duce dell'esercito di Spagna.

Camillo Guerra, Carlo III alla battaglia di Velletri, Caserta Palazzo Reale, salone di Alessandro

AIROLA DIVENTA UNA CITTA'

Nella guerra tra Spagnoli e Austriaci per la conquista del Regno di Napoli Bartolomeo II parteggiò per Carlo di Borbone-Farnese. Nella battaglia di Velletri Bartolomeo II si distinse per un atto di alto coraggio, facendo da scudo a Carlo di Borbone e salvandogli la vita; rimase, però, grave-mente ferito. Da quel giorno Carlo uscito vincitore, ebbe grandi riconoscimenti per Bartolomeo II di Capua, concedendogli incarichi lautamente ricom-pensato, permise a lui e alla moglie Costanza Caeta-ni di sedere al teatro San Carlo di Napoli nel palco vicino al suo. Intorno al 1750 il principe della Riccia Bartolomeo II ordinò al pittore Francesco de Mura di dipingere, nella volta del Salone delle Feste del Palazzo Di Capua a Napoli, il salvataggio di Carlo III, da parte di Bartolomeo II. Nel 1942 l’affresco fu bombardato e nel 1950 il duca di Marigliano, proprietario in quegli anni del palazzo, lo fece restaurare e ricostruire (ne restava solo la parte occi-dentale).

Francesco De Mura, Battaglia di Velletri,

particolare dell’affresco

Il 30 agosto 1754 Carlo di Borbone concedeva il titolo di città alla Terra di Airola. Per avere il titolo di città una Terra solitamente doveva avere una dogana, una sede vescovile, almeno una fiera annua-le, un mercato settimanale, una grande abbazia... Airola possedeva solo alcuni di questi requisiti, come la fiera annuale a San Lorenzo e un mercato settimanale il giovedì, ma con un giro d'affari mode-sto e legato generalmente al mondo dell'agricoltura. Airola ospitava l'abbazia Olivetana di San Gabriele e quella Verginiana di S. Maria della Misericordia, ma nessuna delle due aveva fama tale da attrarre folle di pellegrini.

Sulle motivazioni di tale conferimento le tesi sono diverse in quanto in merito non è stato rinvenuto alcun documento; sicuramente andato perso nell'in-cendio dei documenti dell'Archivio di Stato di Napoli del 1943. A Bartolomeo II si deve senza dubbio la concessione del titolo di "Città" ad Airola.

Qualche storico ha avanzato l'ipotesi che Carlo di Borbone avesse concesso il titolo di Città ad Airola in riconoscenza della concessione delle acque del Fizzo per alimentare le fontane del parco della Reggia di Caserta.

no, Giuseppe Montella, che fu anche sindaco di Airola, dal 1810 al 1812, sostiene che il motivo della concessione di "Città" ad Airola, sono da ricercare nella gloria militare dei Sanniti nella battaglia delle Forche Caudine e l'offerta perenne delle acque del Fizzo da parte di Bartolomeo II di Airola alla vicina reggia di Caserta.

Altra ipotesi spiega il conferimento di Città ad Airola per l'ospitalità data da Bartolomeo II per due giorni e una notte a re Carlo e alla regina Amalia ad Airola. E' evidente che non è pensabile poter conce-dere un titolo così prestigioso per un fatto così sem-plice. E' noto però il clima di grande familiarità tra gli stessi sovrani e la famiglia di Bartolomeo II, per il quale non sarebbe stato difficile strappare la concessione del titolo di Città tenendo conto del fatto che il presidente della Camera di Santa Chiara, Carlo Danza, il quale doveva dare il parere definiti-vo, era fratello del Vescovo di S. Agata de Goti.

Ponti di

Maddaloni

Acquedotto

Carolino

(Anonimo)

lico e quella real famiglia sul parto della real Princi-pessa di Austurias di un principe primogenito ».

Fu insignito dell'onorificenza dell’Ordine del Toson d'Oro nel 1779 e della Gran Croce dell'Ordi-ne di Carlo III. Nel 1785 fu delegato dalla Real Casa a Corte, Gentiluomo di Camera, Somigliere e Capi-tano delle Guardie del Corpo di Ferdinando IV di Borbone.

Re Carlo II e la Regina Amalia

Nelle lettere che l'architetto Luigi Vanvitelli scriveva di frequente al fratello Urbano a Roma, già dal 18 marzo 1752 emerge la viva amicizia che il grande Luigi aveva per il principe Bartolomeo di Capua. Scrisse nel marzo 1752 Luigi ad Urbano: «Dopo Pasqua anderò ad Airola, vicino Benevento,

MORTE DI BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II di Airola morì repentinamente nel suo palazzo di S.Biagio dei Librai a Napoli il 30 Marzo 1792 "senza successori in grado nei feudi", per cui "il Regio Fisco a tenore del disposto del Capitolo Ex praesumptione procedè al sequestro di tutti i suoi beni feudali e burgensatici". Al momento della morte di Bartolomeo II, Carlo Aceto, regio agente del feudo di Airola, dichiarava 8422 ducati di rendita e 2500 di uscita per elemosine, maritaggi, spese di educazione, armigeri, governatori, ammini-strazione della giustizia, mantenimento dei molini e cura dei corsi d'acqua. Il 29 Settembre 1792 veniva conferito a Luigi Montuori il governo della città di Airola. Ebbe funerali sfarzosi a Napoli, così come sfarzosa fu tutta la sua vita. Per Airola la morte di Bartolomeo II segnò l'inizio di un periodo di crisi, che riguardò soprattutto il palazzo baronale e l'ordi-ne pubblico. L'intendenza degli allodiali amministrò tutta l'eredità di Bartolomeo II fino al 1797, quando fu dato legalmente dall'attuario Gaetano Cervelli l'atto di possesso dei beni burgensatici al conte della Saponara che poté subito iniziarne la vendita.

Sorgenti del Fizzo

Alla luce dei modesti documenti a disposizione, però, questa motivazione, appare poco plausibile in quanto la sorgente maggiore, quella del Fizzo, in territorio di Airola, apparteneva alla Mensa Arcive-scovile di Benevento e nel 1753 fu venduta alla corte di Napoli, mentre le sorgenti minori del principe della Riccia, duca di Airola, furono cedute solo nel 1757 a Carlo di Borbone-Farnese. Lo storico airola-

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RAPPORTO CON I REALI NAPOLETANI

Bartolomeo II fu sempre presente nella vita del re Carlo di Borbone, così come la moglie Costanza entrò nelle grazie della regina Amalia. In più di un'occasione Bartolomeo rese sempre servigi al re e questo gliene fu sempre riconoscente. Nel diario inedito della regina Maria Carolina sono spesso nominati il principe della Riccia e la sua consorte. Si viene a conoscenza che il principe della Riccia fu fatto sommeiller di Corte da Carlo. La regina spesso si intrattiene in colloqui con la marchesa Altavilla, così veniva chiamata la moglie del duca.

Nel 1744 divenne Cavaliere del Real Ordine di San Gennaro, il principale e più prestigioso Ordine cavalleresco della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie. Gli statuti dell’Ordine stabiliscono che esso è un’Istituzione cattolica dedita a favorire la vera cavalleria e la fratellanza Cristiana. Dovere principa-le dei Cavalieri è «l’accrescimento, a qualunque loro costo, della santissima Religione» e il «virtuosamen-te operare» per essere «eroico esempio della pietà verso Dio, e della fedeltà verso il loro Principe». Nel 1753 fu Maggiordomo Maggiore della regina Maria Amalia. Sarà inviato a Madrid in missione speciale nel 1771 e nel 1772 « per complimentare il Re Catto-

nelli Stati del Prencipe della Riccia…» In un'altra lettera del mese successivo (15 aprile 1752) scrive «...si è stabilito lunedì di andare ad ad Airola, nel fondo del Prencipe della Riccia, ove si crede vi sia una sorgente grossissima di acqua... ». In un’altra lettera del 3 agosto 1754, Luigi specificamente dichiara: «Pranzai dal Prencipe della Riccia, Maestro di Camera della regina…» .

In altre lettere ancora si leggono i riferimenti che Luigi fa a Bartolomeo (26 marzo 1757) quando la Regina Maria Amalia va a visitare il cantiere di Caserta con il Principe così come anche in altre sue escursioni ed uscite.

Reggia di Caserta

BIBLIOGRAFIA

• Bartolini, Domenico, Viaggio da Napoli alle Forche Caudine ed a Benevento e di ritorno a Caserta, ed a Monte-Casi-no. Rist. anast. 1827 [S.l. : s.n.], stampa 2001

• Caporuscio, Raffaele, I di Capua di Airola. (Edito dall’autore) 2004, pp. 1,3,7,9

• Caporuscio, Raffaele, atti del convegno “Conferimento del titolo di Città”, 2014

• Montella, Giuseppe, Cenno storico e topografico dell'antica

e moderna Airola sita nella Valle Caudina, Airola, 1848

• Giustiniani, Lorenzo, Dizionario geografico ragionato, I, Presso V. Manfredi, 1797, pp. 88, 305

• Recca, Cinzia, Sentimenti e politica. Il diario inedito della regina Maria Carolina di Napoli (1781-1785), Franco Angeli, 2014

• Tanucci, Bernardo, Epistolario, V (1757-58), a cura di

G. De Lucia, Roma1985, pag. 509

Siti web:• santalfonsoedintorni.it, Aprile 2014• realcasadiborbone.it/ordine-di-san-gennaro, Aprile

2014

FAMIGLIA DI CAPUA-CARACCIOLO

Nella seconda metà del XVII secolo la famiglia di Capua si avvicinò ad Airola grazie ad un matrimo-nio concordato tra Ferrante Caracciolo duca di Airola e Bartolomeo IV di Capua a nome dei rispet-tivi figli, Antonia e Giovanni Battista. Il matrimonio fu celebrato l'8 Febbraio 1678 e Antonia Caracciolo portò in dote cinquantamila ducati, una somma straordinaria, dopo gli anni della peste. Questa unione fu di notevole importanza per i Caracciolo di Airola, che si imparentavano con una delle famiglie più nobili e ricche del Regno di Napoli, ma al tempo stesso segnò l'infelicità di Antonia, destinata a subire continue umiliazioni da parte del marito di indole violenta e immorale. Nonostante la nascita di ben 13 figli, cinque maschi e otto femmine, il matri-monio fallì. Nel suo ultimo testamento del 7 Marzo 1725, Antonia Caracciolo nominava suo unico erede il nipote Bartolomeo VI di Capua, II di Airola, contino di Montuoro. Di Bartolomeo V di Capua e I di Airola, padre di Bartolomeo II non si hanno molte notizie. Era nato nel 1680 e aveva sempre preferito la carriera delle armi, ebbe breve vita e dal suo matrimonio con Anna Cattaneo nacque postumo, nel 1716, Bartolomeo II. Bartolo-

meo I si occupò poco del feudo di Airola anche se prima di morire espresse il desiderio di essere sepol-to nella Chiesa della SS. Annunziata. Infatti alla sua morte, avvenuta a Portici nel 1715, il suo corpo fu depositato davanti la cappella della Natività della Beata Vergine, come risulta da apposito atto notari-le.

Francesco Solimena, Ritratto di Bartolomeo di Capua, 1710 circa,

Napoli collezione privata

mento di alcuni di questi edifici, Bartolomeo II si affidò in tutto all'ingegnere Felice Bottiglieri, autore anche della realizzazione del 1° e del 2° ordine del campanile della Chiesa della SS. Annunziata di Airola, gravemente danneggiata dal terremoto del 23 Novembre 1732. Bartolomeo II fu un appassio-nato delle arti e del teatro, si è a conoscenza della sua amicizia col musicista Pergolesi e col famoso architetto Luigi Vanvitelli, di gusto molto raffinato, amava lo sfarzo e non badava a spese per i suoi acquisti, dai gioielli commissionati all'orafo di corte Michele Lofrano alle porcellane di Sassonia, dai cristalli di Boemia agli abiti di raso di Firenze, ai cappelli di castoro di Parigi al vino di Borgogna, ma non disdegnava mostrare interesse per il sostegno dei più deboli e meno fortunati. Infatti, fu sostenito-re del Monte dei maritaggi Ciarletta-Caracciolo, il cui intento era quello di tutelare l'onore delle dame più povere della Casata.

Airola Chiesa

della SS. Annunziata

BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II, Gran Conte di Altavilla, ultimo Principe della Riccia, Duca di Airola, Marchese di Arpaia, Conte di Montoro, Biccari e Roseto, Barone del feudo di Arnone e delle terre di Castelluccio, Celle e Faeto, succedette nei beni dell'ava, Antonia Caracciolo (nonna) morta il 13 Maggio 1725 ed e a partire dal 4 Aprile 1732 nei feudi dell'avo (nonno) Giovan Battista di Capua morto nel 1732. Dei duchi di Airola di casa di Capua fu quello più presente in questo feudo. Questi ebbe come precettore un sacerdote, Don Giacomo Ermenegildo Marni, e da giovanetto dimostrò interesse per il teatro e passio-ne per la caccia. Il 18 Dicembre 1732 sposò Costan-za Caetani di Sermoneta (ante 1717-†1797), figlia di Don Michelangelo I, 10° duca di Sermoneta e di Anna Maria dei Marchesi Strozzi. A metà del XVIII secolo Bartolomeo II era uno degli uomini più potenti e ricchi del Regno. Possedeva un palazzo a Napoli in via San Biagio dei Librai, una vasta tenuta nel quartiere Capodimonte di Napoli, detta "Mira-dois", per l'estate, uno splendido Casino con giardi-no e cappella a Portici, i palazzi baronali di Airola, Altavilla, Biccari, Riccia e il Palazzotto di Arpaia. Per le modifiche strutturali e per l’acquisto dell'arreda-

CONTESTO STORICO

La Spagna nel XVIII secolo ricoprì un ruolo d’ influenza nel Mediterraneo e si assicurò territori in Italia. Dal 1734 alla fine del secolo il Regno di Napoli e Sicilia ebbe due sovrani: Carlo di Borbone, riconosciuto re di Napoli con il nome di Carlo VII, che nel 1759 divenne re di Spagna; e il figlio Ferdi-nando IV, che succedette al padre a soli otto anni, e fino al raggiungimento della maggiore età, fu sosti-tuito nella gestione degli affari di stato da un Consi-glio di Reggenza.

Carlo impegnò ogni energia per rendere prestigio-so il suo Regno, attento alle esigenze dei suoi sudditi e del territorio, la sua opera e quella dei suoi eredi resero il Regno per oltre un secolo la più grande nazione della penisola italiana e la terza potenza europea.

LA BATTAGLIA DI VELLETRI

Durante la guerra di successione austriaca, Re Carlo avversario degli Asburgo, condusse una fortu-nata campagna militare in Italia Settentrionale arrivando alla vittoria definitiva nel 1744 a Velletri.

Nella battaglia di Velletri parteciparono cinque

nuovi reggimenti provinciali e furono quelli di Terra di Lavoro, Principato-ultra, Molise, Abruzzo-ultra e Capitanata. Fu la prima grande vittoria dell’esercito Borbonico, come prova di fusione fra i reggimenti nazionali e quelli stranieri. I reggimenti interamente napoletani: il Reggimento Corona e il Terra di Lavoro erano comandati dal principe di “Ariccia”. L’attacco fu vigoroso e gli austriaci, non potendo più resistere, si ritirarono in fretta. Re Carlo fece altissime lodi della condotta dei suoi nuovi soldati al duca di Castropignano, loro comandante, e furono del pari lodati dal Conte di Gages, supremo duce dell'esercito di Spagna.

Camillo Guerra, Carlo III alla battaglia di Velletri, Caserta Palazzo Reale, salone di Alessandro

AIROLA DIVENTA UNA CITTA'

Nella guerra tra Spagnoli e Austriaci per la conquista del Regno di Napoli Bartolomeo II parteggiò per Carlo di Borbone-Farnese. Nella battaglia di Velletri Bartolomeo II si distinse per un atto di alto coraggio, facendo da scudo a Carlo di Borbone e salvandogli la vita; rimase, però, grave-mente ferito. Da quel giorno Carlo uscito vincitore, ebbe grandi riconoscimenti per Bartolomeo II di Capua, concedendogli incarichi lautamente ricom-pensato, permise a lui e alla moglie Costanza Caeta-ni di sedere al teatro San Carlo di Napoli nel palco vicino al suo. Intorno al 1750 il principe della Riccia Bartolomeo II ordinò al pittore Francesco de Mura di dipingere, nella volta del Salone delle Feste del Palazzo Di Capua a Napoli, il salvataggio di Carlo III, da parte di Bartolomeo II. Nel 1942 l’affresco fu bombardato e nel 1950 il duca di Marigliano, proprietario in quegli anni del palazzo, lo fece restaurare e ricostruire (ne restava solo la parte occi-dentale).

Francesco De Mura, Battaglia di Velletri,

particolare dell’affresco

Il 30 agosto 1754 Carlo di Borbone concedeva il titolo di città alla Terra di Airola. Per avere il titolo di città una Terra solitamente doveva avere una dogana, una sede vescovile, almeno una fiera annua-le, un mercato settimanale, una grande abbazia... Airola possedeva solo alcuni di questi requisiti, come la fiera annuale a San Lorenzo e un mercato settimanale il giovedì, ma con un giro d'affari mode-sto e legato generalmente al mondo dell'agricoltura. Airola ospitava l'abbazia Olivetana di San Gabriele e quella Verginiana di S. Maria della Misericordia, ma nessuna delle due aveva fama tale da attrarre folle di pellegrini.

Sulle motivazioni di tale conferimento le tesi sono diverse in quanto in merito non è stato rinvenuto alcun documento; sicuramente andato perso nell'in-cendio dei documenti dell'Archivio di Stato di Napoli del 1943. A Bartolomeo II si deve senza dubbio la concessione del titolo di "Città" ad Airola.

Qualche storico ha avanzato l'ipotesi che Carlo di Borbone avesse concesso il titolo di Città ad Airola in riconoscenza della concessione delle acque del Fizzo per alimentare le fontane del parco della Reggia di Caserta.

no, Giuseppe Montella, che fu anche sindaco di Airola, dal 1810 al 1812, sostiene che il motivo della concessione di "Città" ad Airola, sono da ricercare nella gloria militare dei Sanniti nella battaglia delle Forche Caudine e l'offerta perenne delle acque del Fizzo da parte di Bartolomeo II di Airola alla vicina reggia di Caserta.

Altra ipotesi spiega il conferimento di Città ad Airola per l'ospitalità data da Bartolomeo II per due giorni e una notte a re Carlo e alla regina Amalia ad Airola. E' evidente che non è pensabile poter conce-dere un titolo così prestigioso per un fatto così sem-plice. E' noto però il clima di grande familiarità tra gli stessi sovrani e la famiglia di Bartolomeo II, per il quale non sarebbe stato difficile strappare la concessione del titolo di Città tenendo conto del fatto che il presidente della Camera di Santa Chiara, Carlo Danza, il quale doveva dare il parere definiti-vo, era fratello del Vescovo di S. Agata de Goti.

Ponti di

Maddaloni

Acquedotto

Carolino

(Anonimo)

21

lico e quella real famiglia sul parto della real Princi-pessa di Austurias di un principe primogenito ».

Fu insignito dell'onorificenza dell’Ordine del Toson d'Oro nel 1779 e della Gran Croce dell'Ordi-ne di Carlo III. Nel 1785 fu delegato dalla Real Casa a Corte, Gentiluomo di Camera, Somigliere e Capi-tano delle Guardie del Corpo di Ferdinando IV di Borbone.

Re Carlo II e la Regina Amalia

Nelle lettere che l'architetto Luigi Vanvitelli scriveva di frequente al fratello Urbano a Roma, già dal 18 marzo 1752 emerge la viva amicizia che il grande Luigi aveva per il principe Bartolomeo di Capua. Scrisse nel marzo 1752 Luigi ad Urbano: «Dopo Pasqua anderò ad Airola, vicino Benevento,

MORTE DI BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II di Airola morì repentinamente nel suo palazzo di S.Biagio dei Librai a Napoli il 30 Marzo 1792 "senza successori in grado nei feudi", per cui "il Regio Fisco a tenore del disposto del Capitolo Ex praesumptione procedè al sequestro di tutti i suoi beni feudali e burgensatici". Al momento della morte di Bartolomeo II, Carlo Aceto, regio agente del feudo di Airola, dichiarava 8422 ducati di rendita e 2500 di uscita per elemosine, maritaggi, spese di educazione, armigeri, governatori, ammini-strazione della giustizia, mantenimento dei molini e cura dei corsi d'acqua. Il 29 Settembre 1792 veniva conferito a Luigi Montuori il governo della città di Airola. Ebbe funerali sfarzosi a Napoli, così come sfarzosa fu tutta la sua vita. Per Airola la morte di Bartolomeo II segnò l'inizio di un periodo di crisi, che riguardò soprattutto il palazzo baronale e l'ordi-ne pubblico. L'intendenza degli allodiali amministrò tutta l'eredità di Bartolomeo II fino al 1797, quando fu dato legalmente dall'attuario Gaetano Cervelli l'atto di possesso dei beni burgensatici al conte della Saponara che poté subito iniziarne la vendita.

Sorgenti del Fizzo

Alla luce dei modesti documenti a disposizione, però, questa motivazione, appare poco plausibile in quanto la sorgente maggiore, quella del Fizzo, in territorio di Airola, apparteneva alla Mensa Arcive-scovile di Benevento e nel 1753 fu venduta alla corte di Napoli, mentre le sorgenti minori del principe della Riccia, duca di Airola, furono cedute solo nel 1757 a Carlo di Borbone-Farnese. Lo storico airola-

RAPPORTO CON I REALI NAPOLETANI

Bartolomeo II fu sempre presente nella vita del re Carlo di Borbone, così come la moglie Costanza entrò nelle grazie della regina Amalia. In più di un'occasione Bartolomeo rese sempre servigi al re e questo gliene fu sempre riconoscente. Nel diario inedito della regina Maria Carolina sono spesso nominati il principe della Riccia e la sua consorte. Si viene a conoscenza che il principe della Riccia fu fatto sommeiller di Corte da Carlo. La regina spesso si intrattiene in colloqui con la marchesa Altavilla, così veniva chiamata la moglie del duca.

Nel 1744 divenne Cavaliere del Real Ordine di San Gennaro, il principale e più prestigioso Ordine cavalleresco della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie. Gli statuti dell’Ordine stabiliscono che esso è un’Istituzione cattolica dedita a favorire la vera cavalleria e la fratellanza Cristiana. Dovere principa-le dei Cavalieri è «l’accrescimento, a qualunque loro costo, della santissima Religione» e il «virtuosamen-te operare» per essere «eroico esempio della pietà verso Dio, e della fedeltà verso il loro Principe». Nel 1753 fu Maggiordomo Maggiore della regina Maria Amalia. Sarà inviato a Madrid in missione speciale nel 1771 e nel 1772 « per complimentare il Re Catto-

nelli Stati del Prencipe della Riccia…» In un'altra lettera del mese successivo (15 aprile 1752) scrive «...si è stabilito lunedì di andare ad ad Airola, nel fondo del Prencipe della Riccia, ove si crede vi sia una sorgente grossissima di acqua... ». In un’altra lettera del 3 agosto 1754, Luigi specificamente dichiara: «Pranzai dal Prencipe della Riccia, Maestro di Camera della regina…» .

In altre lettere ancora si leggono i riferimenti che Luigi fa a Bartolomeo (26 marzo 1757) quando la Regina Maria Amalia va a visitare il cantiere di Caserta con il Principe così come anche in altre sue escursioni ed uscite.

Reggia di Caserta

BIBLIOGRAFIA

• Bartolini, Domenico, Viaggio da Napoli alle Forche Caudine ed a Benevento e di ritorno a Caserta, ed a Monte-Casi-no. Rist. anast. 1827 [S.l. : s.n.], stampa 2001

• Caporuscio, Raffaele, I di Capua di Airola. (Edito dall’autore) 2004, pp. 1,3,7,9

• Caporuscio, Raffaele, atti del convegno “Conferimento del titolo di Città”, 2014

• Montella, Giuseppe, Cenno storico e topografico dell'antica

e moderna Airola sita nella Valle Caudina, Airola, 1848

• Giustiniani, Lorenzo, Dizionario geografico ragionato, I, Presso V. Manfredi, 1797, pp. 88, 305

• Recca, Cinzia, Sentimenti e politica. Il diario inedito della regina Maria Carolina di Napoli (1781-1785), Franco Angeli, 2014

• Tanucci, Bernardo, Epistolario, V (1757-58), a cura di

G. De Lucia, Roma1985, pag. 509

Siti web:• santalfonsoedintorni.it, Aprile 2014• realcasadiborbone.it/ordine-di-san-gennaro, Aprile

2014

FAMIGLIA DI CAPUA-CARACCIOLO

Nella seconda metà del XVII secolo la famiglia di Capua si avvicinò ad Airola grazie ad un matrimo-nio concordato tra Ferrante Caracciolo duca di Airola e Bartolomeo IV di Capua a nome dei rispet-tivi figli, Antonia e Giovanni Battista. Il matrimonio fu celebrato l'8 Febbraio 1678 e Antonia Caracciolo portò in dote cinquantamila ducati, una somma straordinaria, dopo gli anni della peste. Questa unione fu di notevole importanza per i Caracciolo di Airola, che si imparentavano con una delle famiglie più nobili e ricche del Regno di Napoli, ma al tempo stesso segnò l'infelicità di Antonia, destinata a subire continue umiliazioni da parte del marito di indole violenta e immorale. Nonostante la nascita di ben 13 figli, cinque maschi e otto femmine, il matri-monio fallì. Nel suo ultimo testamento del 7 Marzo 1725, Antonia Caracciolo nominava suo unico erede il nipote Bartolomeo VI di Capua, II di Airola, contino di Montuoro. Di Bartolomeo V di Capua e I di Airola, padre di Bartolomeo II non si hanno molte notizie. Era nato nel 1680 e aveva sempre preferito la carriera delle armi, ebbe breve vita e dal suo matrimonio con Anna Cattaneo nacque postumo, nel 1716, Bartolomeo II. Bartolo-

meo I si occupò poco del feudo di Airola anche se prima di morire espresse il desiderio di essere sepol-to nella Chiesa della SS. Annunziata. Infatti alla sua morte, avvenuta a Portici nel 1715, il suo corpo fu depositato davanti la cappella della Natività della Beata Vergine, come risulta da apposito atto notari-le.

Francesco Solimena, Ritratto di Bartolomeo di Capua, 1710 circa,

Napoli collezione privata

mento di alcuni di questi edifici, Bartolomeo II si affidò in tutto all'ingegnere Felice Bottiglieri, autore anche della realizzazione del 1° e del 2° ordine del campanile della Chiesa della SS. Annunziata di Airola, gravemente danneggiata dal terremoto del 23 Novembre 1732. Bartolomeo II fu un appassio-nato delle arti e del teatro, si è a conoscenza della sua amicizia col musicista Pergolesi e col famoso architetto Luigi Vanvitelli, di gusto molto raffinato, amava lo sfarzo e non badava a spese per i suoi acquisti, dai gioielli commissionati all'orafo di corte Michele Lofrano alle porcellane di Sassonia, dai cristalli di Boemia agli abiti di raso di Firenze, ai cappelli di castoro di Parigi al vino di Borgogna, ma non disdegnava mostrare interesse per il sostegno dei più deboli e meno fortunati. Infatti, fu sostenito-re del Monte dei maritaggi Ciarletta-Caracciolo, il cui intento era quello di tutelare l'onore delle dame più povere della Casata.

Airola Chiesa

della SS. Annunziata

BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II, Gran Conte di Altavilla, ultimo Principe della Riccia, Duca di Airola, Marchese di Arpaia, Conte di Montoro, Biccari e Roseto, Barone del feudo di Arnone e delle terre di Castelluccio, Celle e Faeto, succedette nei beni dell'ava, Antonia Caracciolo (nonna) morta il 13 Maggio 1725 ed e a partire dal 4 Aprile 1732 nei feudi dell'avo (nonno) Giovan Battista di Capua morto nel 1732. Dei duchi di Airola di casa di Capua fu quello più presente in questo feudo. Questi ebbe come precettore un sacerdote, Don Giacomo Ermenegildo Marni, e da giovanetto dimostrò interesse per il teatro e passio-ne per la caccia. Il 18 Dicembre 1732 sposò Costan-za Caetani di Sermoneta (ante 1717-†1797), figlia di Don Michelangelo I, 10° duca di Sermoneta e di Anna Maria dei Marchesi Strozzi. A metà del XVIII secolo Bartolomeo II era uno degli uomini più potenti e ricchi del Regno. Possedeva un palazzo a Napoli in via San Biagio dei Librai, una vasta tenuta nel quartiere Capodimonte di Napoli, detta "Mira-dois", per l'estate, uno splendido Casino con giardi-no e cappella a Portici, i palazzi baronali di Airola, Altavilla, Biccari, Riccia e il Palazzotto di Arpaia. Per le modifiche strutturali e per l’acquisto dell'arreda-

CONTESTO STORICO

La Spagna nel XVIII secolo ricoprì un ruolo d’ influenza nel Mediterraneo e si assicurò territori in Italia. Dal 1734 alla fine del secolo il Regno di Napoli e Sicilia ebbe due sovrani: Carlo di Borbone, riconosciuto re di Napoli con il nome di Carlo VII, che nel 1759 divenne re di Spagna; e il figlio Ferdi-nando IV, che succedette al padre a soli otto anni, e fino al raggiungimento della maggiore età, fu sosti-tuito nella gestione degli affari di stato da un Consi-glio di Reggenza.

Carlo impegnò ogni energia per rendere prestigio-so il suo Regno, attento alle esigenze dei suoi sudditi e del territorio, la sua opera e quella dei suoi eredi resero il Regno per oltre un secolo la più grande nazione della penisola italiana e la terza potenza europea.

LA BATTAGLIA DI VELLETRI

Durante la guerra di successione austriaca, Re Carlo avversario degli Asburgo, condusse una fortu-nata campagna militare in Italia Settentrionale arrivando alla vittoria definitiva nel 1744 a Velletri.

Nella battaglia di Velletri parteciparono cinque

nuovi reggimenti provinciali e furono quelli di Terra di Lavoro, Principato-ultra, Molise, Abruzzo-ultra e Capitanata. Fu la prima grande vittoria dell’esercito Borbonico, come prova di fusione fra i reggimenti nazionali e quelli stranieri. I reggimenti interamente napoletani: il Reggimento Corona e il Terra di Lavoro erano comandati dal principe di “Ariccia”. L’attacco fu vigoroso e gli austriaci, non potendo più resistere, si ritirarono in fretta. Re Carlo fece altissime lodi della condotta dei suoi nuovi soldati al duca di Castropignano, loro comandante, e furono del pari lodati dal Conte di Gages, supremo duce dell'esercito di Spagna.

Camillo Guerra, Carlo III alla battaglia di Velletri, Caserta Palazzo Reale, salone di Alessandro

AIROLA DIVENTA UNA CITTA'

Nella guerra tra Spagnoli e Austriaci per la conquista del Regno di Napoli Bartolomeo II parteggiò per Carlo di Borbone-Farnese. Nella battaglia di Velletri Bartolomeo II si distinse per un atto di alto coraggio, facendo da scudo a Carlo di Borbone e salvandogli la vita; rimase, però, grave-mente ferito. Da quel giorno Carlo uscito vincitore, ebbe grandi riconoscimenti per Bartolomeo II di Capua, concedendogli incarichi lautamente ricom-pensato, permise a lui e alla moglie Costanza Caeta-ni di sedere al teatro San Carlo di Napoli nel palco vicino al suo. Intorno al 1750 il principe della Riccia Bartolomeo II ordinò al pittore Francesco de Mura di dipingere, nella volta del Salone delle Feste del Palazzo Di Capua a Napoli, il salvataggio di Carlo III, da parte di Bartolomeo II. Nel 1942 l’affresco fu bombardato e nel 1950 il duca di Marigliano, proprietario in quegli anni del palazzo, lo fece restaurare e ricostruire (ne restava solo la parte occi-dentale).

Francesco De Mura, Battaglia di Velletri,

particolare dell’affresco

Il 30 agosto 1754 Carlo di Borbone concedeva il titolo di città alla Terra di Airola. Per avere il titolo di città una Terra solitamente doveva avere una dogana, una sede vescovile, almeno una fiera annua-le, un mercato settimanale, una grande abbazia... Airola possedeva solo alcuni di questi requisiti, come la fiera annuale a San Lorenzo e un mercato settimanale il giovedì, ma con un giro d'affari mode-sto e legato generalmente al mondo dell'agricoltura. Airola ospitava l'abbazia Olivetana di San Gabriele e quella Verginiana di S. Maria della Misericordia, ma nessuna delle due aveva fama tale da attrarre folle di pellegrini.

Sulle motivazioni di tale conferimento le tesi sono diverse in quanto in merito non è stato rinvenuto alcun documento; sicuramente andato perso nell'in-cendio dei documenti dell'Archivio di Stato di Napoli del 1943. A Bartolomeo II si deve senza dubbio la concessione del titolo di "Città" ad Airola.

Qualche storico ha avanzato l'ipotesi che Carlo di Borbone avesse concesso il titolo di Città ad Airola in riconoscenza della concessione delle acque del Fizzo per alimentare le fontane del parco della Reggia di Caserta.

no, Giuseppe Montella, che fu anche sindaco di Airola, dal 1810 al 1812, sostiene che il motivo della concessione di "Città" ad Airola, sono da ricercare nella gloria militare dei Sanniti nella battaglia delle Forche Caudine e l'offerta perenne delle acque del Fizzo da parte di Bartolomeo II di Airola alla vicina reggia di Caserta.

Altra ipotesi spiega il conferimento di Città ad Airola per l'ospitalità data da Bartolomeo II per due giorni e una notte a re Carlo e alla regina Amalia ad Airola. E' evidente che non è pensabile poter conce-dere un titolo così prestigioso per un fatto così sem-plice. E' noto però il clima di grande familiarità tra gli stessi sovrani e la famiglia di Bartolomeo II, per il quale non sarebbe stato difficile strappare la concessione del titolo di Città tenendo conto del fatto che il presidente della Camera di Santa Chiara, Carlo Danza, il quale doveva dare il parere definiti-vo, era fratello del Vescovo di S. Agata de Goti.

Ponti di

Maddaloni

Acquedotto

Carolino

(Anonimo)

lico e quella real famiglia sul parto della real Princi-pessa di Austurias di un principe primogenito ».

Fu insignito dell'onorificenza dell’Ordine del Toson d'Oro nel 1779 e della Gran Croce dell'Ordi-ne di Carlo III. Nel 1785 fu delegato dalla Real Casa a Corte, Gentiluomo di Camera, Somigliere e Capi-tano delle Guardie del Corpo di Ferdinando IV di Borbone.

Re Carlo II e la Regina Amalia

Nelle lettere che l'architetto Luigi Vanvitelli scriveva di frequente al fratello Urbano a Roma, già dal 18 marzo 1752 emerge la viva amicizia che il grande Luigi aveva per il principe Bartolomeo di Capua. Scrisse nel marzo 1752 Luigi ad Urbano: «Dopo Pasqua anderò ad Airola, vicino Benevento,

MORTE DI BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II di Airola morì repentinamente nel suo palazzo di S.Biagio dei Librai a Napoli il 30 Marzo 1792 "senza successori in grado nei feudi", per cui "il Regio Fisco a tenore del disposto del Capitolo Ex praesumptione procedè al sequestro di tutti i suoi beni feudali e burgensatici". Al momento della morte di Bartolomeo II, Carlo Aceto, regio agente del feudo di Airola, dichiarava 8422 ducati di rendita e 2500 di uscita per elemosine, maritaggi, spese di educazione, armigeri, governatori, ammini-strazione della giustizia, mantenimento dei molini e cura dei corsi d'acqua. Il 29 Settembre 1792 veniva conferito a Luigi Montuori il governo della città di Airola. Ebbe funerali sfarzosi a Napoli, così come sfarzosa fu tutta la sua vita. Per Airola la morte di Bartolomeo II segnò l'inizio di un periodo di crisi, che riguardò soprattutto il palazzo baronale e l'ordi-ne pubblico. L'intendenza degli allodiali amministrò tutta l'eredità di Bartolomeo II fino al 1797, quando fu dato legalmente dall'attuario Gaetano Cervelli l'atto di possesso dei beni burgensatici al conte della Saponara che poté subito iniziarne la vendita.

Sorgenti del Fizzo

Alla luce dei modesti documenti a disposizione, però, questa motivazione, appare poco plausibile in quanto la sorgente maggiore, quella del Fizzo, in territorio di Airola, apparteneva alla Mensa Arcive-scovile di Benevento e nel 1753 fu venduta alla corte di Napoli, mentre le sorgenti minori del principe della Riccia, duca di Airola, furono cedute solo nel 1757 a Carlo di Borbone-Farnese. Lo storico airola-

RAPPORTO CON I REALI NAPOLETANI

Bartolomeo II fu sempre presente nella vita del re Carlo di Borbone, così come la moglie Costanza entrò nelle grazie della regina Amalia. In più di un'occasione Bartolomeo rese sempre servigi al re e questo gliene fu sempre riconoscente. Nel diario inedito della regina Maria Carolina sono spesso nominati il principe della Riccia e la sua consorte. Si viene a conoscenza che il principe della Riccia fu fatto sommeiller di Corte da Carlo. La regina spesso si intrattiene in colloqui con la marchesa Altavilla, così veniva chiamata la moglie del duca.

Nel 1744 divenne Cavaliere del Real Ordine di San Gennaro, il principale e più prestigioso Ordine cavalleresco della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie. Gli statuti dell’Ordine stabiliscono che esso è un’Istituzione cattolica dedita a favorire la vera cavalleria e la fratellanza Cristiana. Dovere principa-le dei Cavalieri è «l’accrescimento, a qualunque loro costo, della santissima Religione» e il «virtuosamen-te operare» per essere «eroico esempio della pietà verso Dio, e della fedeltà verso il loro Principe». Nel 1753 fu Maggiordomo Maggiore della regina Maria Amalia. Sarà inviato a Madrid in missione speciale nel 1771 e nel 1772 « per complimentare il Re Catto-

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nelli Stati del Prencipe della Riccia…» In un'altra lettera del mese successivo (15 aprile 1752) scrive «...si è stabilito lunedì di andare ad ad Airola, nel fondo del Prencipe della Riccia, ove si crede vi sia una sorgente grossissima di acqua... ». In un’altra lettera del 3 agosto 1754, Luigi specificamente dichiara: «Pranzai dal Prencipe della Riccia, Maestro di Camera della regina…» .

In altre lettere ancora si leggono i riferimenti che Luigi fa a Bartolomeo (26 marzo 1757) quando la Regina Maria Amalia va a visitare il cantiere di Caserta con il Principe così come anche in altre sue escursioni ed uscite.

Reggia di Caserta

BIBLIOGRAFIA

• Bartolini, Domenico, Viaggio da Napoli alle Forche Caudine ed a Benevento e di ritorno a Caserta, ed a Monte-Casi-no. Rist. anast. 1827 [S.l. : s.n.], stampa 2001

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• Montella, Giuseppe, Cenno storico e topografico dell'antica

e moderna Airola sita nella Valle Caudina, Airola, 1848

• Giustiniani, Lorenzo, Dizionario geografico ragionato, I, Presso V. Manfredi, 1797, pp. 88, 305

• Recca, Cinzia, Sentimenti e politica. Il diario inedito della regina Maria Carolina di Napoli (1781-1785), Franco Angeli, 2014

• Tanucci, Bernardo, Epistolario, V (1757-58), a cura di

G. De Lucia, Roma1985, pag. 509

Siti web:• santalfonsoedintorni.it, Aprile 2014• realcasadiborbone.it/ordine-di-san-gennaro, Aprile

2014

FAMIGLIA DI CAPUA-CARACCIOLO

Nella seconda metà del XVII secolo la famiglia di Capua si avvicinò ad Airola grazie ad un matrimo-nio concordato tra Ferrante Caracciolo duca di Airola e Bartolomeo IV di Capua a nome dei rispet-tivi figli, Antonia e Giovanni Battista. Il matrimonio fu celebrato l'8 Febbraio 1678 e Antonia Caracciolo portò in dote cinquantamila ducati, una somma straordinaria, dopo gli anni della peste. Questa unione fu di notevole importanza per i Caracciolo di Airola, che si imparentavano con una delle famiglie più nobili e ricche del Regno di Napoli, ma al tempo stesso segnò l'infelicità di Antonia, destinata a subire continue umiliazioni da parte del marito di indole violenta e immorale. Nonostante la nascita di ben 13 figli, cinque maschi e otto femmine, il matri-monio fallì. Nel suo ultimo testamento del 7 Marzo 1725, Antonia Caracciolo nominava suo unico erede il nipote Bartolomeo VI di Capua, II di Airola, contino di Montuoro. Di Bartolomeo V di Capua e I di Airola, padre di Bartolomeo II non si hanno molte notizie. Era nato nel 1680 e aveva sempre preferito la carriera delle armi, ebbe breve vita e dal suo matrimonio con Anna Cattaneo nacque postumo, nel 1716, Bartolomeo II. Bartolo-

meo I si occupò poco del feudo di Airola anche se prima di morire espresse il desiderio di essere sepol-to nella Chiesa della SS. Annunziata. Infatti alla sua morte, avvenuta a Portici nel 1715, il suo corpo fu depositato davanti la cappella della Natività della Beata Vergine, come risulta da apposito atto notari-le.

Francesco Solimena, Ritratto di Bartolomeo di Capua, 1710 circa,

Napoli collezione privata

mento di alcuni di questi edifici, Bartolomeo II si affidò in tutto all'ingegnere Felice Bottiglieri, autore anche della realizzazione del 1° e del 2° ordine del campanile della Chiesa della SS. Annunziata di Airola, gravemente danneggiata dal terremoto del 23 Novembre 1732. Bartolomeo II fu un appassio-nato delle arti e del teatro, si è a conoscenza della sua amicizia col musicista Pergolesi e col famoso architetto Luigi Vanvitelli, di gusto molto raffinato, amava lo sfarzo e non badava a spese per i suoi acquisti, dai gioielli commissionati all'orafo di corte Michele Lofrano alle porcellane di Sassonia, dai cristalli di Boemia agli abiti di raso di Firenze, ai cappelli di castoro di Parigi al vino di Borgogna, ma non disdegnava mostrare interesse per il sostegno dei più deboli e meno fortunati. Infatti, fu sostenito-re del Monte dei maritaggi Ciarletta-Caracciolo, il cui intento era quello di tutelare l'onore delle dame più povere della Casata.

Airola Chiesa

della SS. Annunziata

BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II, Gran Conte di Altavilla, ultimo Principe della Riccia, Duca di Airola, Marchese di Arpaia, Conte di Montoro, Biccari e Roseto, Barone del feudo di Arnone e delle terre di Castelluccio, Celle e Faeto, succedette nei beni dell'ava, Antonia Caracciolo (nonna) morta il 13 Maggio 1725 ed e a partire dal 4 Aprile 1732 nei feudi dell'avo (nonno) Giovan Battista di Capua morto nel 1732. Dei duchi di Airola di casa di Capua fu quello più presente in questo feudo. Questi ebbe come precettore un sacerdote, Don Giacomo Ermenegildo Marni, e da giovanetto dimostrò interesse per il teatro e passio-ne per la caccia. Il 18 Dicembre 1732 sposò Costan-za Caetani di Sermoneta (ante 1717-†1797), figlia di Don Michelangelo I, 10° duca di Sermoneta e di Anna Maria dei Marchesi Strozzi. A metà del XVIII secolo Bartolomeo II era uno degli uomini più potenti e ricchi del Regno. Possedeva un palazzo a Napoli in via San Biagio dei Librai, una vasta tenuta nel quartiere Capodimonte di Napoli, detta "Mira-dois", per l'estate, uno splendido Casino con giardi-no e cappella a Portici, i palazzi baronali di Airola, Altavilla, Biccari, Riccia e il Palazzotto di Arpaia. Per le modifiche strutturali e per l’acquisto dell'arreda-

CONTESTO STORICO

La Spagna nel XVIII secolo ricoprì un ruolo d’ influenza nel Mediterraneo e si assicurò territori in Italia. Dal 1734 alla fine del secolo il Regno di Napoli e Sicilia ebbe due sovrani: Carlo di Borbone, riconosciuto re di Napoli con il nome di Carlo VII, che nel 1759 divenne re di Spagna; e il figlio Ferdi-nando IV, che succedette al padre a soli otto anni, e fino al raggiungimento della maggiore età, fu sosti-tuito nella gestione degli affari di stato da un Consi-glio di Reggenza.

Carlo impegnò ogni energia per rendere prestigio-so il suo Regno, attento alle esigenze dei suoi sudditi e del territorio, la sua opera e quella dei suoi eredi resero il Regno per oltre un secolo la più grande nazione della penisola italiana e la terza potenza europea.

LA BATTAGLIA DI VELLETRI

Durante la guerra di successione austriaca, Re Carlo avversario degli Asburgo, condusse una fortu-nata campagna militare in Italia Settentrionale arrivando alla vittoria definitiva nel 1744 a Velletri.

Nella battaglia di Velletri parteciparono cinque

nuovi reggimenti provinciali e furono quelli di Terra di Lavoro, Principato-ultra, Molise, Abruzzo-ultra e Capitanata. Fu la prima grande vittoria dell’esercito Borbonico, come prova di fusione fra i reggimenti nazionali e quelli stranieri. I reggimenti interamente napoletani: il Reggimento Corona e il Terra di Lavoro erano comandati dal principe di “Ariccia”. L’attacco fu vigoroso e gli austriaci, non potendo più resistere, si ritirarono in fretta. Re Carlo fece altissime lodi della condotta dei suoi nuovi soldati al duca di Castropignano, loro comandante, e furono del pari lodati dal Conte di Gages, supremo duce dell'esercito di Spagna.

Camillo Guerra, Carlo III alla battaglia di Velletri, Caserta Palazzo Reale, salone di Alessandro

AIROLA DIVENTA UNA CITTA'

Nella guerra tra Spagnoli e Austriaci per la conquista del Regno di Napoli Bartolomeo II parteggiò per Carlo di Borbone-Farnese. Nella battaglia di Velletri Bartolomeo II si distinse per un atto di alto coraggio, facendo da scudo a Carlo di Borbone e salvandogli la vita; rimase, però, grave-mente ferito. Da quel giorno Carlo uscito vincitore, ebbe grandi riconoscimenti per Bartolomeo II di Capua, concedendogli incarichi lautamente ricom-pensato, permise a lui e alla moglie Costanza Caeta-ni di sedere al teatro San Carlo di Napoli nel palco vicino al suo. Intorno al 1750 il principe della Riccia Bartolomeo II ordinò al pittore Francesco de Mura di dipingere, nella volta del Salone delle Feste del Palazzo Di Capua a Napoli, il salvataggio di Carlo III, da parte di Bartolomeo II. Nel 1942 l’affresco fu bombardato e nel 1950 il duca di Marigliano, proprietario in quegli anni del palazzo, lo fece restaurare e ricostruire (ne restava solo la parte occi-dentale).

Francesco De Mura, Battaglia di Velletri,

particolare dell’affresco

Il 30 agosto 1754 Carlo di Borbone concedeva il titolo di città alla Terra di Airola. Per avere il titolo di città una Terra solitamente doveva avere una dogana, una sede vescovile, almeno una fiera annua-le, un mercato settimanale, una grande abbazia... Airola possedeva solo alcuni di questi requisiti, come la fiera annuale a San Lorenzo e un mercato settimanale il giovedì, ma con un giro d'affari mode-sto e legato generalmente al mondo dell'agricoltura. Airola ospitava l'abbazia Olivetana di San Gabriele e quella Verginiana di S. Maria della Misericordia, ma nessuna delle due aveva fama tale da attrarre folle di pellegrini.

Sulle motivazioni di tale conferimento le tesi sono diverse in quanto in merito non è stato rinvenuto alcun documento; sicuramente andato perso nell'in-cendio dei documenti dell'Archivio di Stato di Napoli del 1943. A Bartolomeo II si deve senza dubbio la concessione del titolo di "Città" ad Airola.

Qualche storico ha avanzato l'ipotesi che Carlo di Borbone avesse concesso il titolo di Città ad Airola in riconoscenza della concessione delle acque del Fizzo per alimentare le fontane del parco della Reggia di Caserta.

no, Giuseppe Montella, che fu anche sindaco di Airola, dal 1810 al 1812, sostiene che il motivo della concessione di "Città" ad Airola, sono da ricercare nella gloria militare dei Sanniti nella battaglia delle Forche Caudine e l'offerta perenne delle acque del Fizzo da parte di Bartolomeo II di Airola alla vicina reggia di Caserta.

Altra ipotesi spiega il conferimento di Città ad Airola per l'ospitalità data da Bartolomeo II per due giorni e una notte a re Carlo e alla regina Amalia ad Airola. E' evidente che non è pensabile poter conce-dere un titolo così prestigioso per un fatto così sem-plice. E' noto però il clima di grande familiarità tra gli stessi sovrani e la famiglia di Bartolomeo II, per il quale non sarebbe stato difficile strappare la concessione del titolo di Città tenendo conto del fatto che il presidente della Camera di Santa Chiara, Carlo Danza, il quale doveva dare il parere definiti-vo, era fratello del Vescovo di S. Agata de Goti.

Ponti di

Maddaloni

Acquedotto

Carolino

(Anonimo)

lico e quella real famiglia sul parto della real Princi-pessa di Austurias di un principe primogenito ».

Fu insignito dell'onorificenza dell’Ordine del Toson d'Oro nel 1779 e della Gran Croce dell'Ordi-ne di Carlo III. Nel 1785 fu delegato dalla Real Casa a Corte, Gentiluomo di Camera, Somigliere e Capi-tano delle Guardie del Corpo di Ferdinando IV di Borbone.

Re Carlo II e la Regina Amalia

Nelle lettere che l'architetto Luigi Vanvitelli scriveva di frequente al fratello Urbano a Roma, già dal 18 marzo 1752 emerge la viva amicizia che il grande Luigi aveva per il principe Bartolomeo di Capua. Scrisse nel marzo 1752 Luigi ad Urbano: «Dopo Pasqua anderò ad Airola, vicino Benevento,

23

MORTE DI BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II di Airola morì repentinamente nel suo palazzo di S.Biagio dei Librai a Napoli il 30 Marzo 1792 "senza successori in grado nei feudi", per cui "il Regio Fisco a tenore del disposto del Capitolo Ex praesumptione procedè al sequestro di tutti i suoi beni feudali e burgensatici". Al momento della morte di Bartolomeo II, Carlo Aceto, regio agente del feudo di Airola, dichiarava 8422 ducati di rendita e 2500 di uscita per elemosine, maritaggi, spese di educazione, armigeri, governatori, ammini-strazione della giustizia, mantenimento dei molini e cura dei corsi d'acqua. Il 29 Settembre 1792 veniva conferito a Luigi Montuori il governo della città di Airola. Ebbe funerali sfarzosi a Napoli, così come sfarzosa fu tutta la sua vita. Per Airola la morte di Bartolomeo II segnò l'inizio di un periodo di crisi, che riguardò soprattutto il palazzo baronale e l'ordi-ne pubblico. L'intendenza degli allodiali amministrò tutta l'eredità di Bartolomeo II fino al 1797, quando fu dato legalmente dall'attuario Gaetano Cervelli l'atto di possesso dei beni burgensatici al conte della Saponara che poté subito iniziarne la vendita.

Sorgenti del Fizzo

Alla luce dei modesti documenti a disposizione, però, questa motivazione, appare poco plausibile in quanto la sorgente maggiore, quella del Fizzo, in territorio di Airola, apparteneva alla Mensa Arcive-scovile di Benevento e nel 1753 fu venduta alla corte di Napoli, mentre le sorgenti minori del principe della Riccia, duca di Airola, furono cedute solo nel 1757 a Carlo di Borbone-Farnese. Lo storico airola-

RAPPORTO CON I REALI NAPOLETANI

Bartolomeo II fu sempre presente nella vita del re Carlo di Borbone, così come la moglie Costanza entrò nelle grazie della regina Amalia. In più di un'occasione Bartolomeo rese sempre servigi al re e questo gliene fu sempre riconoscente. Nel diario inedito della regina Maria Carolina sono spesso nominati il principe della Riccia e la sua consorte. Si viene a conoscenza che il principe della Riccia fu fatto sommeiller di Corte da Carlo. La regina spesso si intrattiene in colloqui con la marchesa Altavilla, così veniva chiamata la moglie del duca.

Nel 1744 divenne Cavaliere del Real Ordine di San Gennaro, il principale e più prestigioso Ordine cavalleresco della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie. Gli statuti dell’Ordine stabiliscono che esso è un’Istituzione cattolica dedita a favorire la vera cavalleria e la fratellanza Cristiana. Dovere principa-le dei Cavalieri è «l’accrescimento, a qualunque loro costo, della santissima Religione» e il «virtuosamen-te operare» per essere «eroico esempio della pietà verso Dio, e della fedeltà verso il loro Principe». Nel 1753 fu Maggiordomo Maggiore della regina Maria Amalia. Sarà inviato a Madrid in missione speciale nel 1771 e nel 1772 « per complimentare il Re Catto-

nelli Stati del Prencipe della Riccia…» In un'altra lettera del mese successivo (15 aprile 1752) scrive «...si è stabilito lunedì di andare ad ad Airola, nel fondo del Prencipe della Riccia, ove si crede vi sia una sorgente grossissima di acqua... ». In un’altra lettera del 3 agosto 1754, Luigi specificamente dichiara: «Pranzai dal Prencipe della Riccia, Maestro di Camera della regina…» .

In altre lettere ancora si leggono i riferimenti che Luigi fa a Bartolomeo (26 marzo 1757) quando la Regina Maria Amalia va a visitare il cantiere di Caserta con il Principe così come anche in altre sue escursioni ed uscite.

Reggia di Caserta

BIBLIOGRAFIA

• Bartolini, Domenico, Viaggio da Napoli alle Forche Caudine ed a Benevento e di ritorno a Caserta, ed a Monte-Casi-no. Rist. anast. 1827 [S.l. : s.n.], stampa 2001

• Caporuscio, Raffaele, I di Capua di Airola. (Edito dall’autore) 2004, pp. 1,3,7,9

• Caporuscio, Raffaele, atti del convegno “Conferimento del titolo di Città”, 2014

• Montella, Giuseppe, Cenno storico e topografico dell'antica

e moderna Airola sita nella Valle Caudina, Airola, 1848

• Giustiniani, Lorenzo, Dizionario geografico ragionato, I, Presso V. Manfredi, 1797, pp. 88, 305

• Recca, Cinzia, Sentimenti e politica. Il diario inedito della regina Maria Carolina di Napoli (1781-1785), Franco Angeli, 2014

• Tanucci, Bernardo, Epistolario, V (1757-58), a cura di

G. De Lucia, Roma1985, pag. 509

Siti web:• santalfonsoedintorni.it, Aprile 2014• realcasadiborbone.it/ordine-di-san-gennaro, Aprile

2014

FAMIGLIA DI CAPUA-CARACCIOLO

Nella seconda metà del XVII secolo la famiglia di Capua si avvicinò ad Airola grazie ad un matrimo-nio concordato tra Ferrante Caracciolo duca di Airola e Bartolomeo IV di Capua a nome dei rispet-tivi figli, Antonia e Giovanni Battista. Il matrimonio fu celebrato l'8 Febbraio 1678 e Antonia Caracciolo portò in dote cinquantamila ducati, una somma straordinaria, dopo gli anni della peste. Questa unione fu di notevole importanza per i Caracciolo di Airola, che si imparentavano con una delle famiglie più nobili e ricche del Regno di Napoli, ma al tempo stesso segnò l'infelicità di Antonia, destinata a subire continue umiliazioni da parte del marito di indole violenta e immorale. Nonostante la nascita di ben 13 figli, cinque maschi e otto femmine, il matri-monio fallì. Nel suo ultimo testamento del 7 Marzo 1725, Antonia Caracciolo nominava suo unico erede il nipote Bartolomeo VI di Capua, II di Airola, contino di Montuoro. Di Bartolomeo V di Capua e I di Airola, padre di Bartolomeo II non si hanno molte notizie. Era nato nel 1680 e aveva sempre preferito la carriera delle armi, ebbe breve vita e dal suo matrimonio con Anna Cattaneo nacque postumo, nel 1716, Bartolomeo II. Bartolo-

meo I si occupò poco del feudo di Airola anche se prima di morire espresse il desiderio di essere sepol-to nella Chiesa della SS. Annunziata. Infatti alla sua morte, avvenuta a Portici nel 1715, il suo corpo fu depositato davanti la cappella della Natività della Beata Vergine, come risulta da apposito atto notari-le.

Francesco Solimena, Ritratto di Bartolomeo di Capua, 1710 circa,

Napoli collezione privata

mento di alcuni di questi edifici, Bartolomeo II si affidò in tutto all'ingegnere Felice Bottiglieri, autore anche della realizzazione del 1° e del 2° ordine del campanile della Chiesa della SS. Annunziata di Airola, gravemente danneggiata dal terremoto del 23 Novembre 1732. Bartolomeo II fu un appassio-nato delle arti e del teatro, si è a conoscenza della sua amicizia col musicista Pergolesi e col famoso architetto Luigi Vanvitelli, di gusto molto raffinato, amava lo sfarzo e non badava a spese per i suoi acquisti, dai gioielli commissionati all'orafo di corte Michele Lofrano alle porcellane di Sassonia, dai cristalli di Boemia agli abiti di raso di Firenze, ai cappelli di castoro di Parigi al vino di Borgogna, ma non disdegnava mostrare interesse per il sostegno dei più deboli e meno fortunati. Infatti, fu sostenito-re del Monte dei maritaggi Ciarletta-Caracciolo, il cui intento era quello di tutelare l'onore delle dame più povere della Casata.

Airola Chiesa

della SS. Annunziata

BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II, Gran Conte di Altavilla, ultimo Principe della Riccia, Duca di Airola, Marchese di Arpaia, Conte di Montoro, Biccari e Roseto, Barone del feudo di Arnone e delle terre di Castelluccio, Celle e Faeto, succedette nei beni dell'ava, Antonia Caracciolo (nonna) morta il 13 Maggio 1725 ed e a partire dal 4 Aprile 1732 nei feudi dell'avo (nonno) Giovan Battista di Capua morto nel 1732. Dei duchi di Airola di casa di Capua fu quello più presente in questo feudo. Questi ebbe come precettore un sacerdote, Don Giacomo Ermenegildo Marni, e da giovanetto dimostrò interesse per il teatro e passio-ne per la caccia. Il 18 Dicembre 1732 sposò Costan-za Caetani di Sermoneta (ante 1717-†1797), figlia di Don Michelangelo I, 10° duca di Sermoneta e di Anna Maria dei Marchesi Strozzi. A metà del XVIII secolo Bartolomeo II era uno degli uomini più potenti e ricchi del Regno. Possedeva un palazzo a Napoli in via San Biagio dei Librai, una vasta tenuta nel quartiere Capodimonte di Napoli, detta "Mira-dois", per l'estate, uno splendido Casino con giardi-no e cappella a Portici, i palazzi baronali di Airola, Altavilla, Biccari, Riccia e il Palazzotto di Arpaia. Per le modifiche strutturali e per l’acquisto dell'arreda-

CONTESTO STORICO

La Spagna nel XVIII secolo ricoprì un ruolo d’ influenza nel Mediterraneo e si assicurò territori in Italia. Dal 1734 alla fine del secolo il Regno di Napoli e Sicilia ebbe due sovrani: Carlo di Borbone, riconosciuto re di Napoli con il nome di Carlo VII, che nel 1759 divenne re di Spagna; e il figlio Ferdi-nando IV, che succedette al padre a soli otto anni, e fino al raggiungimento della maggiore età, fu sosti-tuito nella gestione degli affari di stato da un Consi-glio di Reggenza.

Carlo impegnò ogni energia per rendere prestigio-so il suo Regno, attento alle esigenze dei suoi sudditi e del territorio, la sua opera e quella dei suoi eredi resero il Regno per oltre un secolo la più grande nazione della penisola italiana e la terza potenza europea.

LA BATTAGLIA DI VELLETRI

Durante la guerra di successione austriaca, Re Carlo avversario degli Asburgo, condusse una fortu-nata campagna militare in Italia Settentrionale arrivando alla vittoria definitiva nel 1744 a Velletri.

Nella battaglia di Velletri parteciparono cinque

nuovi reggimenti provinciali e furono quelli di Terra di Lavoro, Principato-ultra, Molise, Abruzzo-ultra e Capitanata. Fu la prima grande vittoria dell’esercito Borbonico, come prova di fusione fra i reggimenti nazionali e quelli stranieri. I reggimenti interamente napoletani: il Reggimento Corona e il Terra di Lavoro erano comandati dal principe di “Ariccia”. L’attacco fu vigoroso e gli austriaci, non potendo più resistere, si ritirarono in fretta. Re Carlo fece altissime lodi della condotta dei suoi nuovi soldati al duca di Castropignano, loro comandante, e furono del pari lodati dal Conte di Gages, supremo duce dell'esercito di Spagna.

Camillo Guerra, Carlo III alla battaglia di Velletri, Caserta Palazzo Reale, salone di Alessandro

AIROLA DIVENTA UNA CITTA'

Nella guerra tra Spagnoli e Austriaci per la conquista del Regno di Napoli Bartolomeo II parteggiò per Carlo di Borbone-Farnese. Nella battaglia di Velletri Bartolomeo II si distinse per un atto di alto coraggio, facendo da scudo a Carlo di Borbone e salvandogli la vita; rimase, però, grave-mente ferito. Da quel giorno Carlo uscito vincitore, ebbe grandi riconoscimenti per Bartolomeo II di Capua, concedendogli incarichi lautamente ricom-pensato, permise a lui e alla moglie Costanza Caeta-ni di sedere al teatro San Carlo di Napoli nel palco vicino al suo. Intorno al 1750 il principe della Riccia Bartolomeo II ordinò al pittore Francesco de Mura di dipingere, nella volta del Salone delle Feste del Palazzo Di Capua a Napoli, il salvataggio di Carlo III, da parte di Bartolomeo II. Nel 1942 l’affresco fu bombardato e nel 1950 il duca di Marigliano, proprietario in quegli anni del palazzo, lo fece restaurare e ricostruire (ne restava solo la parte occi-dentale).

Francesco De Mura, Battaglia di Velletri,

particolare dell’affresco

Il 30 agosto 1754 Carlo di Borbone concedeva il titolo di città alla Terra di Airola. Per avere il titolo di città una Terra solitamente doveva avere una dogana, una sede vescovile, almeno una fiera annua-le, un mercato settimanale, una grande abbazia... Airola possedeva solo alcuni di questi requisiti, come la fiera annuale a San Lorenzo e un mercato settimanale il giovedì, ma con un giro d'affari mode-sto e legato generalmente al mondo dell'agricoltura. Airola ospitava l'abbazia Olivetana di San Gabriele e quella Verginiana di S. Maria della Misericordia, ma nessuna delle due aveva fama tale da attrarre folle di pellegrini.

Sulle motivazioni di tale conferimento le tesi sono diverse in quanto in merito non è stato rinvenuto alcun documento; sicuramente andato perso nell'in-cendio dei documenti dell'Archivio di Stato di Napoli del 1943. A Bartolomeo II si deve senza dubbio la concessione del titolo di "Città" ad Airola.

Qualche storico ha avanzato l'ipotesi che Carlo di Borbone avesse concesso il titolo di Città ad Airola in riconoscenza della concessione delle acque del Fizzo per alimentare le fontane del parco della Reggia di Caserta.

no, Giuseppe Montella, che fu anche sindaco di Airola, dal 1810 al 1812, sostiene che il motivo della concessione di "Città" ad Airola, sono da ricercare nella gloria militare dei Sanniti nella battaglia delle Forche Caudine e l'offerta perenne delle acque del Fizzo da parte di Bartolomeo II di Airola alla vicina reggia di Caserta.

Altra ipotesi spiega il conferimento di Città ad Airola per l'ospitalità data da Bartolomeo II per due giorni e una notte a re Carlo e alla regina Amalia ad Airola. E' evidente che non è pensabile poter conce-dere un titolo così prestigioso per un fatto così sem-plice. E' noto però il clima di grande familiarità tra gli stessi sovrani e la famiglia di Bartolomeo II, per il quale non sarebbe stato difficile strappare la concessione del titolo di Città tenendo conto del fatto che il presidente della Camera di Santa Chiara, Carlo Danza, il quale doveva dare il parere definiti-vo, era fratello del Vescovo di S. Agata de Goti.

Ponti di

Maddaloni

Acquedotto

Carolino

(Anonimo)

lico e quella real famiglia sul parto della real Princi-pessa di Austurias di un principe primogenito ».

Fu insignito dell'onorificenza dell’Ordine del Toson d'Oro nel 1779 e della Gran Croce dell'Ordi-ne di Carlo III. Nel 1785 fu delegato dalla Real Casa a Corte, Gentiluomo di Camera, Somigliere e Capi-tano delle Guardie del Corpo di Ferdinando IV di Borbone.

Re Carlo II e la Regina Amalia

Nelle lettere che l'architetto Luigi Vanvitelli scriveva di frequente al fratello Urbano a Roma, già dal 18 marzo 1752 emerge la viva amicizia che il grande Luigi aveva per il principe Bartolomeo di Capua. Scrisse nel marzo 1752 Luigi ad Urbano: «Dopo Pasqua anderò ad Airola, vicino Benevento,

MORTE DI BARTOLOMEO II DI AIROLA

Bartolomeo II di Airola morì repentinamente nel suo palazzo di S.Biagio dei Librai a Napoli il 30 Marzo 1792 "senza successori in grado nei feudi", per cui "il Regio Fisco a tenore del disposto del Capitolo Ex praesumptione procedè al sequestro di tutti i suoi beni feudali e burgensatici". Al momento della morte di Bartolomeo II, Carlo Aceto, regio agente del feudo di Airola, dichiarava 8422 ducati di rendita e 2500 di uscita per elemosine, maritaggi, spese di educazione, armigeri, governatori, ammini-strazione della giustizia, mantenimento dei molini e cura dei corsi d'acqua. Il 29 Settembre 1792 veniva conferito a Luigi Montuori il governo della città di Airola. Ebbe funerali sfarzosi a Napoli, così come sfarzosa fu tutta la sua vita. Per Airola la morte di Bartolomeo II segnò l'inizio di un periodo di crisi, che riguardò soprattutto il palazzo baronale e l'ordi-ne pubblico. L'intendenza degli allodiali amministrò tutta l'eredità di Bartolomeo II fino al 1797, quando fu dato legalmente dall'attuario Gaetano Cervelli l'atto di possesso dei beni burgensatici al conte della Saponara che poté subito iniziarne la vendita.

Sorgenti del Fizzo

Alla luce dei modesti documenti a disposizione, però, questa motivazione, appare poco plausibile in quanto la sorgente maggiore, quella del Fizzo, in territorio di Airola, apparteneva alla Mensa Arcive-scovile di Benevento e nel 1753 fu venduta alla corte di Napoli, mentre le sorgenti minori del principe della Riccia, duca di Airola, furono cedute solo nel 1757 a Carlo di Borbone-Farnese. Lo storico airola-

RAPPORTO CON I REALI NAPOLETANI

Bartolomeo II fu sempre presente nella vita del re Carlo di Borbone, così come la moglie Costanza entrò nelle grazie della regina Amalia. In più di un'occasione Bartolomeo rese sempre servigi al re e questo gliene fu sempre riconoscente. Nel diario inedito della regina Maria Carolina sono spesso nominati il principe della Riccia e la sua consorte. Si viene a conoscenza che il principe della Riccia fu fatto sommeiller di Corte da Carlo. La regina spesso si intrattiene in colloqui con la marchesa Altavilla, così veniva chiamata la moglie del duca.

Nel 1744 divenne Cavaliere del Real Ordine di San Gennaro, il principale e più prestigioso Ordine cavalleresco della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie. Gli statuti dell’Ordine stabiliscono che esso è un’Istituzione cattolica dedita a favorire la vera cavalleria e la fratellanza Cristiana. Dovere principa-le dei Cavalieri è «l’accrescimento, a qualunque loro costo, della santissima Religione» e il «virtuosamen-te operare» per essere «eroico esempio della pietà verso Dio, e della fedeltà verso il loro Principe». Nel 1753 fu Maggiordomo Maggiore della regina Maria Amalia. Sarà inviato a Madrid in missione speciale nel 1771 e nel 1772 « per complimentare il Re Catto-

nelli Stati del Prencipe della Riccia…» In un'altra lettera del mese successivo (15 aprile 1752) scrive «...si è stabilito lunedì di andare ad ad Airola, nel fondo del Prencipe della Riccia, ove si crede vi sia una sorgente grossissima di acqua... ». In un’altra lettera del 3 agosto 1754, Luigi specificamente dichiara: «Pranzai dal Prencipe della Riccia, Maestro di Camera della regina…» .

In altre lettere ancora si leggono i riferimenti che Luigi fa a Bartolomeo (26 marzo 1757) quando la Regina Maria Amalia va a visitare il cantiere di Caserta con il Principe così come anche in altre sue escursioni ed uscite.

Reggia di Caserta

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BIBLIOGRAFIA

• Bartolini, Domenico, Viaggio da Napoli alle Forche Caudine ed a Benevento e di ritorno a Caserta, ed a Monte-Casi-no. Rist. anast. 1827 [S.l. : s.n.], stampa 2001

• Caporuscio, Raffaele, I di Capua di Airola. (Edito dall’autore) 2004, pp. 1,3,7,9

• Caporuscio, Raffaele, atti del convegno “Conferimento del titolo di Città”, 2014

• Montella, Giuseppe, Cenno storico e topografico dell'antica

e moderna Airola sita nella Valle Caudina, Airola, 1848

• Giustiniani, Lorenzo, Dizionario geografico ragionato, I, Presso V. Manfredi, 1797, pp. 88, 305

• Recca, Cinzia, Sentimenti e politica. Il diario inedito della regina Maria Carolina di Napoli (1781-1785), Franco Angeli, 2014

• Tanucci, Bernardo, Epistolario, V (1757-58), a cura di

G. De Lucia, Roma1985, pag. 509

Siti web:• santalfonsoedintorni.it, Aprile 2014• realcasadiborbone.it/ordine-di-san-gennaro, Aprile

2014