B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017);...

229

Transcript of B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017);...

Page 1: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne
Page 2: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne
Page 3: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

BiBlioteca dell’archivio Storico MeSSineSe

vol. Xlvii

analecta 22

1. B. Macchiarella, Cultura decorativa ed evoluzione barocca nella produzionetessile e nel ricamo in corallo a Messina (secc. XVII e XVIII), (1985);

2. B. Baldanza - M. triScari, Le miniere dei monti Peloritani (1987); 3. l. villari, Storia ecclesiastica di Piazza Armerina (1988); 4. r. MoScheo, Mecenatismo e scienza nella Sicilia del ’500. I Ventimiglia di

Geraci ed il matematico Francesco Maurolico (1990); 5. F. Paolino, Giacomo Del Duca. Le opere siciliane, presentazione di Sandro

Benedetti, fasc. i e ii (tavole), (1990); 6. G. van de Moetter, Historisch-Bibliographischer abriß der deutschen Sizilien-

reisenden - Breve profilo storico-bibliografico dei viaggiatori tedeschi in Sicilia(1600-1900), (1991);

7. G. ciotta, La cultura architettonica della Sicilia normanna (1992); 8. F. Paolino, Architetture religiose a Messina e nel suo territorio fra Controrifor-

ma e Tardorinascimento (1995); 9. c. Salvo, Monache a Santa Maria dell’Alto. Donne e fede a Messina nei secoli

XV e XVI (1995); 10. r. MoScheo, I gesuiti e le matematiche nel secolo XVI. Maurolico, Clavio e l’e-

sperienza siciliana (1998); 11. h. hillS, Marmi mischi siciliani - Invenzione e identità (1999); 12. a. MiGliorato, Tra Messina e Napoli: la scultura del Cinquecento in Calabria

da Giovan Battista Mazzolo a Pietro Bernini (2000); 13. F. Maurolico iun., Vita dell’Abbate del Parto D. Francesco Maurolico (1613), a

cura di r. MoScheo (200l); 14. S. traMontana, La Società Messinese di Storia Patria. Il sottile e mutevole dia-

logo con la città (1900-1965), (2003); 15. r. GiorGianni, I nobili Lo Campo. Famiglia e società a Messina tra XVI e XVII

sec. (2004); 16. G. del duca, L’arte dell’edificare, a cura di F. Paolino (2004); 17. G. arena, Politica ed economia nelle isole Eolie del tardo Ottocento (2006);18. P. ruSSo, Scultura in legno nella Sicilia centro-meridionale. Secoli XVI-XIX

(2009);19. Il Cardinale Giuseppe Guarino e il suo tempo. Chiesa, movimenti, istituzio-

ni civili nella Sicilia di fine Ottocento, a cura di c. Ma Gazzù e G. MelluSi(2013);

20. i. di GeroniMo, Agostino Scilla, Paleontologo. Fossili e Filosofie tra ’600 e’700 (2014)§;

21. Ktema eis aei. Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G.MelluSi e r. MoScheo (2017);

22. G. MelluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne normanna della Diocesi al Concilio di Trento (2017).

Società MeSSineSe di Storia Patria

Page 4: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

Giovan GiuSePPe MelluSi

SOCIETÀ MESSINESE DI STORIA PATRIA

canonici e clerodella cattedrale di MeSSinaDalla rifondazione normanna della Diocesi

al Concilio di Trento

MeSSina MMXvii

Page 5: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

Impaginazione: Maria teresa Panella

In copertina: riproduzione del sec. Xviii del sigillo del capitolo della cattedrale diMessina, Biblioteca regionale universitaria di Messina, ms. F.n. 22 (tabulariumEcclesiae Messanensis), f. 290

Mellusi, Giovan Giuseppe <1973->

canonici e clero della cattedrale di Messina dalla rifondazione normanna della dio-cesi al concilio di trento / Giovan Giuseppe Mellusi. - Messina : Società messinesedi storia Patria, 2017.(Biblioteca dell’archivio storico messinese ; 47. analecta ; 22)

1. cattedrale di Messina – canonici – Sec. 11.-16. 282.458111 ccd-23 SBn Pal0303942

ciP - Biblioteca centrale della regione siciliana “alberto Bombace”

iSBn 978-88-87617-60-3

Page 6: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

in memoria dei miei nonni,rimpiangendo i momenti felici

trascorsi con essi

Page 7: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne
Page 8: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

PreFazione

a lungo, in una tradizione storiografica che va da novalis (maanche da molto prima) a raffaello Morghen, ‘Medioevo’ e ‘cristiane-simo’ hanno costituito un binomio inscindibile. anche se oggi la pro-spettiva degli studi è molto cambiata, allontanandosi da alcuni deigrandi temi del passato, è indubbio che, insieme all’impero, la chiesasia l’istituzione che emerge dai secoli altomedievali, e che divieneelemento cardine per comprendere la storia europea del tempo. tutta-via, si tratta di un’istituzione tutt’altro che statica: intorno al Mille siavvia infatti verso assetti nuovi. nei primi secoli la sua struttura erastata sostanzialmente federale; essa esprimeva le norme che la regola-vano attraverso periodici incontri fra vescovi (‘sinodi’ o ‘concili’).Ma a partire dall’Xi secolo assunse al suo interno sempre maggiorprestigio il vescovo di roma, la sede diocesana del quale era la solain occidente a potersi dire ‘patriarcale’, in quanto fondata da un apo-stolo. Secondo i canoni espressi dai concili, i vescovi venivano elettidal clero e dal popolo di ciascuna diocesi. nella pratica però, durantei lunghi secoli succeduti al tramonto dell’impero romano d’occiden-te, le cariche diocesane erano cadute nelle mani degli aristocraticid’origine germanica che le avevano gestite senza scrupoli affidandolia gente di loro fiducia e sfruttando senza scrupoli i beni ecclesiastici.Furono gli imperatori della dinastia sassone, alla fine del X secolo, aintervenire affinché gli uffici episcopali fossero attribuiti a prelati piùdegni, quello romano su tutti. i sovrani attribuirono sovente ai vesco-vi anche funzioni pubbliche, nominandoli conti. Quest’opera di rifor-ma morale fu più tardi continuata da un gruppo di religiosi strettiattorno all’abbazia benedettina di cluny in Borgogna, che miravano asottrarre gli ecclesiastici anche al controllo imperiale. i secoli Xi-Xiiisaranno poi quelli del consolidarsi dell’autorità pontificia romana sulresto della chiesa e dell’affrancamento progressivo della chiesa stes-sa dai poteri laicali, a partire dalla cosiddetta ‘riforma gregoriana’.

Mentre questi mutamenti profondi erano in atto, il Mezzogiornod’italia subiva altri cambiamenti radicali. i normanni erano arrivatiagli inizi del X secolo dalla danimarca in quella regione della Fran-

Page 9: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

viii PreFazione

cia che, dal loro nome, si chiamò poi normandia. all’inizio si trattavadi una popolazione pagana dedita alla razzia: ma, trasferitasi sul suolofrancese, si convertì, mentre il re di Francia conferiva al suo capo iltitolo feudale di duca. un secolo dopo, però, l’aristocrazia normannasentiva la regione come troppo angusta per lei, e prendeva a volgersiinquietamente verso tutti i possibili sbocchi. ottimi guerrieri speciali-sti nel combattimento a cavallo e pesantemente armati del lungocamice di maglia di ferro detto ‘usbergo’ e del grande scudo a man-dorla, i normanni erano mercenari molto richiesti; e parecchi di lorodifatti si avventuravano fino a offrire servigi allo stesso imperatore dicostantinopoli. durante la prima metà del secolo, si erano così direttiin gran numero verso l’italia meridionale, in cerca d’ingaggi comemercenari o anche di nuove terre da conquistare. l’impresa era anda-ta in quel caso particolarmente bene, e di lì a poco la famiglia deglialtavilla, servendosi abilmente delle rivalità che agitavano questeterre, era divenuta padrona di Puglia e di calabria. la fortuna di que-sti avventurieri fu costituita dal fatto che essi si resero conto di comeil papato, allora impegnato nella contesa contro l’impero, avessebisogno di un alleato. Fu infatti il pontefice a concedere in feudo aglialtavilla l’italia meridionale che, sotto il profilo formale, appartenevaagli imperatori di Bisanzio, ma che questi non avevano la forza dimantenere sotto il proprio governo.

la violazione dei diritti dell’impero di Bisanzio costò ai normannil’inimicizia di quel governo e quindi la perdita delle occasioni di servi-re come mercenari nelle armate imperiali; ma il capo degli altavilla,roberto il Guiscardo, rispose con tanto ardire da tentar addirittura diassalire fra 1081 e 1085 lo stesso territorio dell’impero, con una cam -pagna condotta contro l’epiro. la sua impresa fallì; ma, quando fu ten-tata, essa poteva riposare su un modello molto illustre: la conquistadell’inghilterra da parte di un altro normanno, il duca Guglielmo.anche in quel caso il papa aveva legittimato con la sua benedizioneun’impresa che altrimenti sarebbe stata poco più di un atto di pirateria:con l’audacia normanna e il consenso papale, il duca Gu glielmo si eraconquistato una corona regale e il pontefice un alleato fedele e un vas-sallo illustre, in quanto il nuovo regno anglo-normanno nasceva comeformalmente soggetto sul piano feudale alla chiesa di roma. la feliceimpresa di Guglielmo il conquistatore e la reconquista spagnola servi-

Page 10: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

iXPreFazione

rono quali modelli a un altro capo normanno, ruggero fratello diroberto il Guiscardo, che fra il 1061 e il 1094 condusse a termine laconquista della Sicilia, strappata ai saraceni e anch’essa non già resti-tuita all’imperatore di Bisanzio (che del resto vantava su di essa dirittimeno chiari che non su Puglia e calabria), bensì eretta sempre pervolere pontificio in contea. i territori italo-meridionali vennero poiuniti in un regno unitario a partire dal 1130, sotto ruggero ii.

in Sicilia, una chiesa latina non aveva mai avuto modo di svilup-parsi in modo equiparabile a quanto era accaduto nei secoli altome-dievali in europa occidentale. di conseguenza, il dominio normannoraccoglieva tutte le istanze del tempo: impiantava ex novo una chiesache era già quella della riforma sviluppatasi nel corso del secolo Xi,ma che non doveva neppure confrontarsi con il passato, dal momentoche si trattava di una novità radicale. Peraltro, lo faceva sotto undominio, quello normanno, che attuava politiche di espansione e diaccentramento pure all’avanguardia nell’europa del tempo.

Proprio in quest’ottica il lavoro di Giovan Giuseppe Mellusi, chesviluppa il discorso a partire da questo momento fondante, portando-lo tuttavia sino al concilio di trento (altra svolta epocale nella storiadella chiesa), si deve leggere come un’analisi approfondita di untema specifico assai difficile da affrontare, come sottolineava enricoPispisa già nel 1980 (citato da Mellusi nelle pagine che seguono).tuttavia, si può leggere allo stesso tempo come un case study meto-dologicamente utile per avviare comparazioni con altre diocesi sici-liane (e oltre), al fine di ravvivare un campo di studi che, comeCanonici e clero della cattedrale di Messina dimostra, ha ancoramolto da offrire.

Marina Montesano

Page 11: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne
Page 12: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

SiGle e aBBreviazioni

acMcap Messina, archivio capitolare, Fondo CapitoloacMMar Messina, archivio capitolare, Fondo MarammaadM toledo, Palacio tavera, archivo General de la Fundacion

casa ducal de Medinaceli, Fondo Messinaalessandro iv c. Bourel de la ronciêre - J. de love - a. coulon (edd.),

Les registres d’Alexandre IV, Paris 1895-1917aPdM Messina, anagrafe Parrocchiale del duomoApparato c.d. Gallo, Apparato agli Annali della Città di Messina,

napoli 1755ASM Archivio Storico MessineseaSMe Messina, archivio di StatoaSPa Palermo, archivio di StatoASS Archivio Storico SicilianoASSO Archivio Storico per la Sicilia OrientaleaSv città del vaticano, archivio Segreto vaticanoBarBeri G.l. BarBeri, Beneficia ecclesiastica, a cura di i. Peri,

Palermo 1963BcrS Palermo, Biblioteca centrale della regione SicilianaBonifacio viii G. diGard - M. Faucon - a. thoMaS, Les registres de Bo -

niface VIII, Paris 1907-1921Brühl c. Brühl, Diplomi e Cancelleria di Ruggero II, Palermo

1983Brühl a c. Brühl, Rogerii II. Regis diplomata Latina, Köln 1987 BruM Messina, Biblioteca regionale universitaria ‘G. longo’cappuccini Messina, Biblioteca Provinciale dei Frati Minori cappucciniclemente iv e. Jordan (ed.), Les registres de Clément IV (1265-1268),

Paris 1945DBI Dizionario Biografico degli Italiani, voll. 1-..., roma

1960- ... de ciocchiS Sacrae regiae visitationis per Siciliam a Joanne-Ang. De

Ciocchis Caroli 3. regis jussu acta decretaque omnia, voll.3, Panormi: ex typographia diarii literarii, 1836

Page 13: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

Xii SiGle e aBBreviazioni

DDC Dictionnaire de Droit Canonique, publié sous la directionde r. naz, voll. 1-7, Paris 1935-1965

DHGE Dictionnaire de Histoire et Géographie Ecclésiastiques,publié sous la direction de Mgr. a. Baudrillart, t. i-...,Paris 1912-...

EC Enciclopedia Cattolica, voll. 1-12, città del vaticano1949-…

ED Enciclopedia del Diritto, voll. 1-…, Milano 1958-…Gallo c.d. Gallo, Gli Annali della Città di Messina, continua-

zione di G. oliva, nuova edizione a cura di a. vayola,voll. i-vi, Messina 1877-1893

GaMS P.B. GaMS, Series Episcoporum Ecclesiae Catholicae,Graz 1957

Giovanni XXii G. Mollat, Jean XXII (1316-1334). Lettres communes,Paris 1904-1947

Gregorio X J. Guiraud, Les Registres de Grégoire X (1272-1276),Paris 1892

HC K. euBel, Hierarchia catholica Medii aevii, voll. i-iii, rist.anast. Padova 1960

leone X J. herGenroether, Leonis X P.M. regesta, Friburgi Brisgo-viae 1884-1891

Marrone a. Marrone, Repertorio degli atti della Cancelleria delRegno di Sicilia dal 1282 al 1390, iii ed., Palermo 2012

Moroni Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietrosino ai nostri giorni, compilazione di G. Moroni, voll. 1-103, dalla tipografia emiliana, venezia 1840-1879

NDI Novissimo Digesto Italiano, voll. 1-20, torino 1981niccolò iv e. lanGloiS, Les Registres de Nicolas IV (1288-1292),

Paris 1887-1893Painiana Messina, Biblioteca ‘Painiana’ del Seminario arcivescovileRIDC rivista internazionale di diritto comunePirri r. Pirri, Sicilia Sacra disquisitionibus et notitiis illustrata,

voll. i-ii, Palermo 1733 (rist. an. con uno Scritto di F.Giunta, Sala Bolognese 1987)

ruSSo F. ruSSo, Regesto Vaticano per la Calabria, voll. 1-14,roma 1974-1995

SaMPeri P. SaMPeri, Iconologia della gloriosa Vergine Madre di

Page 14: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

XiiiSiGle e aBBreviazioni

Dio Maria protettrice di Messina, in Messina, appressoGiacomo Matthei Stampatore camerale. 1644

Sella Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV. Sicilia, acura di P. Sella, città del vaticano 1944

SPinella B.M.r. SPinella, Regesto delle pergamene della Chiesa diMessina conservate nell’Archivo Ducal Medinaceli diToledo, Fondo Messina (secolo XIV), in ASM, 97 (2016),pp. 113-174

StarraBBa I diplomi della cattedrale di Messina, raccolti da AntoninoAmico, pubblicati da r. StarraBBa (documenti per servirealla storia di Sicilia, Serie i), Palermo 1876-1890

uGhelli F. uGhelli, Italia Sacra sive de episcopis Italiae et insula-rum adjacentium, voll. i-X, venetiis 1721 (rist. an. SalaBolognese 1981)

urbano iv J. Guiraud - S. cléMencet, Les Registres d’Urbain IV(1261-1264), Paris 1892-1958

Page 15: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne
Page 16: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

aPParato BiBlioGraFico

FONTI

G.l. BarBeri, Beneficia ecclesiastica, a cura di i. Peri, Palermo 1963J. BecKer, Documenti latini e greci del conte Ruggero I di Calabria e Sicilia,

roma 2013c. Bourel de la ronciêre - J. de love - a. coulon, Les registres d’Alexan-dre IV, Paris 1895-1917

c. Brühl, Diplomi e Cancelleria di Ruggero II, Palermo 1983id., Rogerii II. Regis diplomata Latina, Köln 1987 JohanniS BurcKardi Liber Notarum ab anno MCCCCLXXXIII usque adannum MDVI, a cura di e. celani, in Rerum Italicarum Scriptores, n.e.con la dir. di G. carducci e v. Fiorini, t. XXXii, p. i, città di castello 1942

M. caldo, Vita Christi Salvatoris Eiusque Matris Sanctissimae, a cura di l.lorenzini, Messina 1988

d. ciccarelli, Il Tabulario di S. Maria di Malfinò, i (1093-1302), Messi-na 1986

Constitutiones Concilii quarti Lateranensis una cum Commentariis glossa-torum, a cura di a. Garcia y Garcia, città del vaticano 1981

Constitutiones synodales illustriss.mi et reuer.mi domini d. Antonii Lombardoarchiepiscopi Messan. in diocesana synodo promulgatae die XVII mens.Augusti MDLXXXVIII., Messanae, ex typographia Fausti Bufalini, 1591

G. diGard - M. Faucon - a. thoMaS, Les registres de Boniface VIII, Paris1907-1921

Documenta Pactensia, 2.i. L’età sveva e angioina, a cura di P. de luca,Messina 2005

a. Fiocca, Statuta, constitutiones et decreta Ecclesiae et Capituli Cathacen-sis, romae 1704

e. FriedBerG, Corpus Iuris Canonici, i-ii, leipzig 1879 (rist. an. Graz 1959)id., Quinque Compilationes Antiquae nec non Collectio Canonum Lipsien-sis, leipzig 1882 (rist. an. Graz 1956)

l. GaroFalo, Tabularium Regiae ac Imperialis Capellae Collegiatae DiviPetri, Panormi 1824

GauFreduS Malaterra, De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae comi-

Page 17: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

Xvi aPParato BiBlioGraFico

tis et Roberti Guiscardi ducis fratris eius, a cura di e. Pontieri, RerumItalicarum Scriptores, Bologna 1925-1928

Historia o Liber de Regno Sicilie di ugo Falcando, a cura di G.B. SiraGuSa,(istituto Storico italiano per il Medio evo, Fonti per la Storia d’italia,22), roma 1897

Il Messale Gallicano di Messina, edizione anastatica, introduzione e appen-dice a cura di P. Sorci e G. zito, città del vaticano 2009

I Registri della Cancelleria Angioina, ricostruiti da r. FilanGieri con la col-laborazione degli archivisti napoletani, napoli 1950 ss.

iSidoro di Siviglia, Etimologie Origini, a cura di a. valaStro canale, i-ii,torino 2004

P. JaFFé, Regesta Pontificum Romanorum, i-ii, lipsiae 1885 (rist. an. Graz1956)

e. Jordan, Les registres de Clément IV (1265-1268), Paris 1945P.F. Kehr, Regesta Pontificum Romanorum iubente Academia Gottingensicongessit, Italia Pontificia (calabria-insulae), X, turici 1975

Paolo diacono, Gesta de episcopis Mettensibus, ed. G. Pertz, in Monumen-ta Germaniae Historiae, Script., ii, hannover,1829

id., Vita S. Chrodegangi, episcopi Mettensis, ibid., X, pp. 552-572t. Fazello, De rebus siculis, in i. G. GraeviuS, Thesaurus antiquitatum ethistoriarum Siciliae, lugduni Batavorum 1723

c.d. Gallo, Apparato agli Annali della Città di Messina, napoli 1755id., Gli Annali della Città di Messina, continuazione di G. oliva, nuova edi-

zione a cura di a. vayola, i-vi, Messina 1877-1893P. GraSSi, Spedizioni militari di Giulio II (Tratta dal Diario di Paride Gras-si), s.i.d.

J. Guiraud, Les Registres de Grégoire X (1272-1276), Paris 1892J. Guiraud - S. cléMencet, Les Registres d’Urbain IV (1261-1264), Paris

1892-1958J. herGenroether, Leonis X P.M. regesta, Friburgi Brisgoviae 1884-1891l. holSteniuS, Codex regularum monasticarum et canonicarum, ii, Graz

1951 (riprod. fotomeccanica ed. augusta 1759), pp. 96-109e. lanGloiS, Les Registres de Nicolas IV (1288-1292), Paris 1887-1893J.d. ManSi, Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio, Xiv, Flo-

rentiae 1759

Page 18: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

XviiaPParato BiBlioGraFico

Martyrologium reueren. domini Francisci Maurolyci abbatis Messanensismulta quam antea purgatum, et locupletatum. In quo addita sunt ciuita-tum ac locorum nomina, in quibus sancti martyres passi sunt atqueeorum corpora in praesentiarum requiescunt, venetiis, apud iuntas,1568 (in officina lucae antonii iuntae)

FranciSci Maurolyci Sicanicarum rerum compendium, Messanae, typisdon vittorini Maffei, 1716

l.r. MénaGer, Les actes latins de S. Maria di Messina (1103-1250), Paler-mo 1963

G. Mollat, Jean XXII (1316-1334). Lettres communes, Paris 1904-1947h. Penet, Le Chartrier de S. Maria di Messina, i, Actes latins conservés à laBibliothèque nationale de Paris (1250-1429), préface de h. BreSc, Mes-sina 1998

r. Pirri, Sicilia Sacra disquisitionibus et notitiis illustrata, i-ii, Palermo1733 (rist. an. con uno Scritto di F. Giunta, Sala Bolognese 1987)

a. PotthaSt, Regesta Pontificum Romanorum, i-ii, Berlin 1874 (rist. an.Graz 1957)

rationes decimarum italiae nei secoli XIII e XIV. Sicilia, a cura di P. Sella,città del vaticano 1944

Regula canonicorum Chrodegangi Metensis Episcopi, in Patrologia Latina,lXXXiX, Paris 1850, coll. 1058-1093 (secundum Dacherii recensio-nem) e 1097-1120 (secundum editionem Labbei)

F. ruSSo, Regesto Vaticano per la Calabria, voll. 1-14, roma 1974-1995Sacrae regiae visitationis per Siciliam a Joanne-Ang. De Ciocchis Caroli 3.regis jussu acta decretaque omnia, voll. 3, Panormi: ex typographia dia-rii literarii, 1836

P. SaMPeri, Iconologia della gloriosa Vergine Madre di Dio Maria protettri-ce di Messina, in Messina, appresso Giacomo Matthei Stampatorecamerale. 1644

G. SilveStri, Tabulario di S. Filippo di Fragalà e Santa Maria di Maniaci,(documenti per servire alla storia di Sicilia, prima serie - diplomatica,vol. iX. - Fasc. i.) Palermo 1887

G. SPata, Diplomi greci siciliani inediti, in Miscellanea di storia italiana,edita per cura della regia deputazione di Storia Patria, tomo Xii, tori-no 1871

B.M.r. SPinella, Regesto delle pergamene della Chiesa di Messina conser-vate nell’Archivo Ducal Medinaceli di Toledo, Fondo Messina (secoloXIV), in ASM, 97 (2016), pp. 113-174

Page 19: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

Xviii aPParato BiBlioGraFico

r. StarraBBa, I diplomi della cattedrale di Messina, raccolti da AntoninoAmico, documenti per servire alla storia di Sicilia, Serie i, Palermo1876-1890

Statuta Ill.mi et Rev.mi Capituli Protometropolitanae Ecclesiae Messanensisiuxta Codicem I.C. disposita et renovata, Messina 1939

r. Stracuzzi, Il Tabulario di S. Maria dell’Alto di Messina (1245-1718),ASM. 89/90 (2008/2009)

a.l. tăutu, Acta Urbani P.P. VI (1378-1389), Bonifacii P.P. IX (1389-1404), Innocentii P.P. VII (1404-1406) et Gregorii P.P. XII (1406-1415),(Pontificia commissio ad redigendum codicem iuris canonici orientalis.Fontes. Series iii, vol. Xiii, tomus i), romae 1970

id., Acta pseudopontificum Clementis VII (1378-1394), Benedicti XIII(1394-1417), Alexandri V (1409-1410) et Johannis XXIII (1406-1415),(Pontificia commissio ad redigendum codicem iuris canonici orientalis,Fontes, Series iii, volumen Xiii, tomus ii), romae 1971

F. uGhelli, Italia Sacra sive de episcopis Italiae et insularum adjacentium,i-X, venetiis 1721 (rist. an. Sala Bolognese 1981)

a. WerMinGhoFF, Institutio canonicorum, in Monumenta Germaniae Histo-riae, leges ii, concilia aevi Karolini, ii.1, hannover e leipzig 1906, pp.308-421

REPERTORI

v. aMico, Dizionario topografico della Sicilia, tradotto ed annotato da G. di

Marzo, i-ii, Palermo 1856 (rist. an. Bologna 2006)S. Bottari - G. alleGra, Inventario topografico dell’Archivio del CapitoloProtometropolitano di Messina, in ASM, 55 (1990), pp. 5-50

G. caracauSi, Dizionario onomastico della Sicilia, i, Palermo 1994Catalogo dei manoscritti del Fondo Nuovo della Biblioteca Regionale diMessina, a cura di a.M. SGrò, Messina 1996

Dictionnaire de Droit Canonique, publié sous la direction de r. naz, voll. 1-7, Paris 1935-1965

Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostrigiorni, compilazione di G. Moroni, voll. 1-103, dalla tipografia emilia-na, venezia 1840-1879

K. euBel, Hierarchia catholica Medii aevii, i-iii, rist. anast. Padova 1960

Page 20: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

XiXaPParato BiBlioGraFico

P.B. GaMS, Series Episcoporum Ecclesiae Catholicae, Graz 1957a. MonGitore, Bibliotheca sicula sive de scriptoribus siculis, i-ii, Panormi

1714 (rist. an. Bologna 1973)M. tedeSchi, I fondi dell’archivio diocesano di Messina, in ASSO, lXXi

(1975), fasc. ii-iii, pp. 455-487

MANOSCRITTI

BcrS, IV.D.3, Inventario Delle Reliquie si conservano nella Protometro-politana Chiesa Di questa Nob. Fidelis.a, ed Esemplare, Capitale Cittàdi Messina

BcrS, V.F.2, Brevi notizie attinenti al Vescovo di TroinaBcrS, V.E.12, Preminenze della Corona di Sicilia sopra la Chiesa di SantaMaria di Troina illustrate

BruM, F.N. 3, Breviarium secundum modum et consuetudinem maiorisecclesiae messanensis

BruM, F.N. 22, Tabularium Ecclesiae MessanensisBruM, F.N. 89, Memorie di sagre funzioni canonicheBruM, F.N. 133, Registro di scritture del Reverendissimo Capitolo della Cat-tedrale Chiesa di Messina contenente copia di atti dei secoli XV e XVI

BruM, F.N. 240, Arciconfraternita di N.S. della Purificazione sotto il titolodi Sacra Milizia dei Verdi, Messina. Raccolta di scritture varie

BruM, F.N. 296, Miscellanea di documenti inediti o rari riguardanti laSicilia e Messina. Raccolti a cura del cav. G. La Corte Cailler. Vol. 7

Malta, archivio della cattedrale, Biografia dei Vescovi di MaltaMalta, archivio della cattedrale, Miscellanea 197roma, Biblioteca nazionale centrale, Vitt. Em. 55

BIBLIOGRAFIA

aa.vv., Messina. Il ritorno della memoria, catalogo della mostra svoltasi aMessina, Palazzo zanca, dal 1 marzo al 28 aprile 1994, Palermo 1995

aa.vv., Messina prima e dopo il disastro, Messina 1914 (rist. an. Messina1987)

Page 21: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

XX aPParato BiBlioGraFico

aa.vv., I canonici al servizio dello Stato in Europa. Secoli XIII-XVI,recueil d’études sous la direction de h. Millet, Modena 1992

aa.vv., La Legazia Apostolica. Chiesa, potere e società in Sicilia in etàmedievale e moderna, a cura di S. vacca, caltanissetta-roma 2000

aa.vv., I sinodi diocesani siciliani del ’500, «Synaxis», XiX/2 (2001)aa.vv., Niccolò Tedeschi (Abbas Panormitanus) e i suoi Commentaria in De -cretales, a cura di o. condorelli, introduzione di M. BelloMo, roma 2000

G.F. aBela, Della descrittione di Malta isola nel mare siciliano..., in Malta,per Paolo Bonacota, 1647

c. alaiMo, De Lignamine, Giovanni Filippo, in DBI, vol. 36, roma 1988,pp. 643-647

a. aManieu, Archidiacre, in DDC, i, coll. 948-1004P. anSalone, Sua de familia opportuna relatio, venetiis 1662n. aricò, Quartieri e fondiarietà urbana a Messina tra Quattro e Cinque-cento, relazione al convegno ‘la civiltà siciliana del Quattrocento’,Messina, 21-24 febbraio 1982, Soveria Mannelli, s.i.d., pp. 3-23;

id., Mestieri e spazio urbano a Messina nell’epoca di Ferdinando il Cattoli-co; in «Storia della città. rivista internazionale di storia urbana e territo-riale», 24 (anno settimo, iv) ott.-dic. 1982, pp. 5-24

id., Architettura del Tardo Rinascimento in Sicilia. Giovannangelo Montor-soli a Messina (1547-1557), Firenze 2013

G. andenna, Il Chierico, in Condizione umana e ruoli sociali nel Mezzo-giorno normanno-svevo, atti delle none giornate normanno-sveve (Bari17-20 ottobre 1989), Bari 1991

G. Bautier-BreSc e h. BreSc, La cloche de Šibenik, qui sonne pour la libé-ration de la patrie (Acre, 1266), in «Come l’orco della fiaba». Studi perFranco Cardini, a cura di M. MonteSano, Firenze 2010, pp. 49-71

n. Bazzano, Mercurio, Giovanni Andrea, in DBI, vol. 73, roma 2009, pp.625-626

S. BellinGhieri, Il sepolcro del vescovo Guidotto d’Abbiate di Goro di Gre-gorio, in «Messenion d’oro. trimestrale di cultura e informazione», 6(2005), pp. 24-32

l. BenSaia - G. cara, Memoria sul privilegio dell’esenzione dalla giurisdi-zione dell’ordinario, Messina 1927

c. Bianca, Stampa cultura e società a Messina alla fine del Quattrocento, i-ii, Palermo 1988

B. Bilotta, La riforma protestante a Messina: un’ipotesi di storia sociale, in

Page 22: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

XXiaPParato BiBlioGraFico

«atti della accademia Peloritana dei Pericolanti», classe iii, vol.Xlvii, anno accademico ccl (1978), pp. 5-60

r. Bizzocchi, Chiesa e potere nella Toscana del Quattrocento, Bologna1987

F. Bonanno, Memorie storiche della città di Troina, del suo vescovado, edell’origine dell’apostolica legazia in Sicilia, catania 1789

e. Bonora, Rebiba, Scipione, in DBI, vol. 86, roma 2016, i.c.s.S. Bottari, Il casale Feroleto della Chiesa, in Studi di storia della chiesa inCalabria offerti al Padre Francesco Russo nei suoi ottant’anni, i, «rivi-sta Storica calabrese», viii (1987), nn. 1-4, pp. 39-47

id., Postilla sul casale di Feroleto della Chiesa, in «rivista Storica calabre-se», X-Xi (1989-1990), nn. 1-4, pp. 325-333

id., Collegiate e chiese recettizie, in Messina. Il ritorno della memoria,catalogo della mostra svoltasi a Messina, Palazzo zanca, dal 1 marzo al28 aprile 1994, Palermo 1995, pp. 399-402

S. Bottari, Il Duomo di Messina, Messina 1929h. BreSc, Dominio feudale, consistenza patrimoniale e insediamentoumano, in Chiesa e società in Sicilia. L’età normanna, atti del i conve-gno internazionale organizzato dall’arcidiocesi di catania, 25-27 novem-bre 1992, a cura di G. zito, torino 1995

l. caMiniti, Dalla pietà alla cura. Strutture sanitarie e società nella Messi-na dell’Ottocento, Milano 2002

F. caMPaGna cicala, Il Museo Regionale di Messina, Messina 1997G. cantalaMeSSa carBoni, Memorie intorno i letterati e gli artisti della cittàdi Ascoli nel Piceno, ascoli 1830

G.M. cantarella, Una sera dell’anno mille. Scene di medioevo, cernuscos/n. 2000

S. caPonetto, Buglio, Leotta, in DBI, vol. 15, roma 1972, pp. 19-20a. caPPelli, Cronologia, Cronografia e Calendario Perpetuo, Milano 1930M. caravale, La monarchia meridionale, roma-Bari 1998S. carocci, Il nepotismo nel medioevo, roma 1999G. caron, Patronato ecclesiastico, in NDI, Xii, torino 1965, pp. 698-706G. catalano, Le ultime vicende della Legazia Apostolica di Sicilia, catania

1950id., Controversie giurisdizionali tra chiesa e stato nell’età di Gregorio XIII

Page 23: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

XXii aPParato BiBlioGraFico

e Filippo II, «atti dell’accademia di Scienze lettere e arti di Palermo»,ser. iv, vol. 15, pt. ii (1954-55)

id., Exequatur e placet, in ED, Xvi, Milano 1967, s.v.id., Studi sulla Legazia Apostolica di Sicilia, reggio calabria 1973l. catalioto, Terre, baroni e città in Sicilia nell’età di Carlo I d’Angiò,

Messina 1995id., Il Vescovato di Lipari-Patti in età normanna (1088-1194). Politica, econo-mia, società in una sede monastico-episcopale della Sicilia, Messina 2007

id., Bartolomeo Varelli de Lentino: un vescovo ribelle tra Svevi e Angioini(1252-1284) in Medioevo per Enrico Pispisa, scritti promossi e curati dal. catalioto, P. corSi, e. cuozzo, G. SanGerMano, S. traMontana e B.vetere, Messina 2015, pp. 75-111

e. cattaneo, La vita dei chierici e la liturgia, in La vita comune del clero neisecoli XI e XII. atti della Settimana di studio: Mendola, settembre 1959,i-ii, Milano 1962, i, pp. 242-272

M. cereSa, Lascaris, Costantino, in DBI, vol. 63, roma 2004, pp. 781-785v. cian, Un medaglione del Rinascimento. Cola Bruno messinese e le suerelazioni con Pietro Bembo, Firenze 1901

d. ciccarelli, Tra Conventualesimo e Osservanza: gli ordini religiosi aMessina nel sec. XV, in S. Eustochia e la Messina del suo tempo, conve-gno di Studi, università degli Studi di Messina, Facoltà di lettere e Filo-sofia, 28-29-30 settembre 1989, a cura di r. Gazzara Siciliano, Messina2012, pp. 181-201

P. collura, La polemica sui diplomi normanni dell’Archivio Capitolare diCatania, in ASSO, liv-lv (1958-59), pp. 131-139

id., Le più antiche carte dell’archivio capitolare di Agrigento, Palermo 1961id., Le Sacre Regie Visite alle Chiese della Sicilia, in «archiva ecclesiae.

Bollettino dell’associazione archivistica ecclesiastica», XXii-XXiii(1979-1980), pp. 443-452

Conciliorum Oecumenicorum Decreta, a cura di G. alBeriGo - G.l. doSSet-ti - P.P. Joannou - c. leonardi - P. Prodi, Bologna 1991

o. condorelli, clerici peregrini. Aspetti giuridici della mobilità clericalenei secoli XII-XIV, roma 1995

id., Unum corpus, diversa capita. Modelli di organizzazione e cura pastora-le per una «varietas ecclesiarum» (secoli XI-XV), roma 2002

id., Principio elettivo, consenso e rappresentanza. Itinerari canonistici su

Page 24: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

XXiiiaPParato BiBlioGraFico

elezioni episcopali, provvisioni papali e dottrine sulla potestà sacra daGraziano al tempo della crisi conciliare (secoli XII-XV), roma 2003

P. corrao, Governare un regno. Potere, società e istituzioni in Sicilia fraTrecento e Quattrocento, napoli 1991

id., Un protagonista della politica siciliana fra Trecento e Quattrocento:Nicola Castagna di Messina, in «Messana. rassegna di studi filologicilinguistici e storici», n.s., 9 (1991), pp. 5-54

F. criStoFori, Storia dei Cardinali di Santa Romana Chiesa, roma 1888F. crucitti, Isvalies (Isvalli, Isuales), Pietro, in DBI, vol. 62, roma 2004,

pp. 679-683S. cucinotta, Popolo e clero in Sicilia nella dialettica socio-religiosa fraCinque-Seicento, Messina 1986

e. curzel, I canonici e il Capitolo della cattedrale di Trento dal XII al XVsecolo, Bologna 2001

id., Le quinte e il palcoscenico. Appunti storiografici sui capitoli delle catte-drali italiane, in «Quaderni di storia religiosa», X (2003), pp. 39-67

n. d’acunto, Il vescovo di Assisi Guido II e i canonici di S. Rufino in undocumento di Onorio III, in Mediterraneo, Mezzogiorno, Europa. Studiin onore di cosimo damiano Fonseca, a cura di G. andenna - h. hou-Ben, i-ii, Bari 2004, i, pp. 289-300

v. d’aleSSandro, Città e campagne nella Sicilia medievale, Bologna 2010P. dalena, Pignatelli, Bartolomeo, in DBI, vol. 83, roma 2015, pp. 597-599e. d’aMico, L’antica chiesa di S. Giacomo Apostolo a Messina, in ASM, 93

(2012), pp. 7-64a. daneu lattanzi, Due sconosciuti manoscritti di epoca normanna, in Attidel Convegno internazionale di Studi Ruggeriani, i-ii, Palermo 1955, i,pp. 303-316

ead., Lineamenti di storia della miniatura in Sicilia, Firenze 1966i. daniele, Crodegango, in Bibliotheca Sanctorum, iv, roma 1964, coll.

370-372(a. d’attila) Cerimoniale del Capitolo Protometropolitano della BasilicaCattedrale di Messina, Messina 1955

e. delaruelle - e.r. laBande - P. ourliac, La Chiesa al tempo del GrandeScisma e della crisi conciliare (1378-1449), in Storia della Chiesa dalleorigini fino ai nostri giorni, a cura di a. Fliche - v. Martin, vol. Xiv/1-3, torino 1967-76.

Page 25: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

XXiv aPParato BiBlioGraFico

G. de luca, «Traiettorie» ecclesiastiche e strategie socio-economiche nellaMilano di fine Cinquecento. Il Capitolo di santa Maria della Scala dal1570 al 1600, in «nuova rivista Storica», 1993, pp. 535-565

P. de luca, Documenti di S. Maria della Scala di Messina. Secc. XII e XIII,in ASM, XXviii (1977), pp. 179-184

G.e. di BlaSi, Storia civile del Regno di Sicilia, Palermo 1816S. di GiacoMo, Riccardo Cuor di Leone a Messina nelle fonti contempora-nee italiane e straniere (XIX e XX secolo): tra storia e leggenda, in «attidella accademia Peloritana dei Pericolanti», classe iv, vol. lXXvii,anno accademico cclXXii (2001), pp. 391 e ss.

G. di Giovanni, Storia ecclesiastica di Taormina, Palermo 1870M.c. di natale, I Codici latini, in Federico e la Sicilia. Dalla terra allacorona, arti figurative e arti suntuarie, a cura di M. andaloro, Palermo1995, pp. 357-362

a.n. di SteFano, Fra Giovanni Colonna: primo arcivescovo domenicano diMessina: notizie storiche documentate, Bologna 1995

r.B. doBSon - d.n. lePine, Two English Cathedrals: Exeter and York, inaa.vv, I canonici al servizio dello Stato in Europa. Secoli XIII-XVI,recueil d’études sous la direction de h. Millet, Modena 1992, pp. 9-46

c. eGGer, Le regole seguite dai canonici regolari nei secoli XI e XII, in Lavita comune del clero nei secoli XI e XII. atti della Settimana di studio:Mendola, settembre 1959, i-ii, Milano 1962, ii, pp. 9-12

h. enzenSBerGer, La struttura del potere nel Regno: corte, uffici, cancelle-ria, in Potere, società e popolo nell’età sveva (1210-1266), atti delleseste giornate normanno-sveve (Bari-castel del Monte-Melfi, 17-20ottobre 1983), Bari 1985, pp. 49-70

id., Fondazione o «rifondazione»? Alcune osservazioni sulla politica eccle-siastica del conte Ruggero, in Chiesa e società in Sicilia. L’età norman-na, atti del i convegno internazionale organizzato dall’arcidiocesi dicatania 25-27 novembre 1992, a cura di G. zito, pp. 21-49

id., Zu den Papsturkunden für Messina im Archiv der Stiftung der Herzögevon Medinaceli, in Studi in onore di Salvatore Tramontana, a cura di e.cuozzo, cava de’ tirreni 2003, pp. 167-180

id., Tecniche di governo in un paese multietnico. Alcune considerazioni, inByzantino-Sicula V. Giorgio di Antiochia. L’arte della politica in Sicilianel XII secolo tra Bisanzio e l’Islam, atti del convegno internazionale(Palermo, 19-20 aprile 2007), a cura di M. re e c. roGnoni, Palermo2009, pp. 3-46

Page 26: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

XXvaPParato BiBlioGraFico

v. von FalKenhauSen, I gruppi etnici nel Regno di Ruggero II e la loro par-tecipazione al potere, in Società, potere e popolo nell’età di Ruggero II,atti delle terze giornate normanno-sveve (Bari, 23-25 maggio 1977),Bari 1979, pp. 133-156

ead., I mulini della discordia sul Fiumefreddo, in Puer apuliae. Mélangesofferts à Jean-Marie Martin, éd. e. cuozzo, v. déroche, a. PeterS-cuS-tot et v. PriGent, Paris 2008, pp. 225-238

v. von FalKenhauSen - J. JohnS, An Arabic-Greek charter for ArchbishopNicholas of Messina, November 1166, in Χρόνος συνήγορος. MélangesAndré Guillou, i. études réunies par l. Bénou et c. roGnoni, «nearhōmē. rivista di ricerche bizantinistiche», 8 (2011), pp. 153-168

G. Fedalto, La Chiesa latina in Oriente. ii. Hierarchia latina Orientis,verona 1976

M. FerraBoSchi, Capitolo, in ED, vi, Milano 1960, s.v.S. Fodale, Polemica e storiografia sulla Legazia Apostolica dei Normanniin Sicilia, in ASSO, XiX (1966), pp. 15-50

id., Comes et legatus Siciliae. Sul privilegio di Urbano II e la pretesa apo-stolica legazia dei normanni di Sicilia, Palermo 1970

id., La politica napoletana di Urbano VI, caltanissetta-roma 1973id., Il Gran Conte e la Sede Apostolica, in Ruggero il Gran Conte e l’iniziodello Stato normanno, atti delle seconde giornate normanno-sveve(Bari, 19-21 maggio 1975), Bari 1977, pp. 25-42

id., Scisma ecclesiastico e potere regio in Sicilia. i. Il duca di Montblanc el’episcopato tra Roma e Avignone, Palermo 1979

id., L’Apostolica Legazia e altri studi su Stato e Chiesa, Messina 1991id., Tra scisma, corruzione e riforma. La Chiesa messinese e quella sicilianatra Tre e Quattrocento, in «Messana. rassegna di studi filologici lingui-stici e storici», n.s., 9 (1991), pp. 55-100

id., La politica ecclesiastica del Gran Conte e la Legazia Apostolica, in Messi-na. Il ritorno della memoria, catalogo della mostra svoltasi a Messina,Palazzo zanca, dal 1 marzo al 28 aprile 1994, Palermo 1995, pp. 325-330

id., Le relazioni aragonesi con i papi durante lo Scisma e le trattative per laCorona siciliana (1372-1392), in Studi in onore di Salvatore Tramonta-na, a cura di e. cuozzo, cava de’ tirreni 2003, pp. 181-208

id., Lentini, Rainaldo (Reginaldo) da, in DBI, vol. 64, roma 2005, pp. 376-378id., Alunni della perdizione. Chiesa e potere in Sicilia durante il grande sci-sma (1372-1416), roma 2008

Page 27: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

XXvi aPParato BiBlioGraFico

S. Fodale, I nepoti dell’abbas panormitanus, l’anticardinale Nicolò Tudi-sco, in «Come l’orco della fiaba». Studi per Franco Cardini, a cura di M.MonteSano, Firenze 2010, pp. 385-392

c.d. FonSeca, «Pontificali sede aptavit»: la ricostituzione della Chiesavescovile di Messina (secc. XI-XII), in Messina. Il ritorno della memoria,catalogo della mostra svoltasi a Messina, Palazzo zanca, dal 1 marzo al28 aprile 1994, Palermo 1995, pp. 35-40

id., «Catedra pontificatus» e potere politico: il ruolo delle Cattedrali nelquadro degli assetti istituzionali del Mezzogiorno d’Italia, in Chiesa esocietà in Sicilia. L’età normanna, atti del i convegno internazionaleorganizzato dall’arcidiocesi di catania 25-27 novembre 1992, a cura diG. zito, pp. 11-19

id., L’organizzazione ecclesiastica dell’Italia normanna tra l’XI e il XIIsecolo: i nuovi assetti istituzionali, in c.d. FonSeca, Particolarismo isti-tuzionale e organizzazione ecclesiastica del Mezzogiorno medioevale,Galatina 1987, pp. 77-103

id., Le istituzioni ecclesiastiche dell’Italia meridionale e Ruggero il GranConte, in c.d. FonSeca, Particolarismo istituzionale e organizzazioneecclesiastica del Mezzogiorno medioevale, Galatina 1987, pp.105-133

id., La cattedrale e il suo Capitolo. Analisi comparata in prospettiva stori-ca, ecclesiologica e canonistica, in «annali di studi religiosi», 4 (2003),pp. 215-235

G. Forchielli, Beneficio ecclesiastico, in NDI, ii, torino 1958, s.v.a. Forno, Storia dell’Apostolica Legazione annessa alla corona di Siciliache va sotto il volgar nome di regia Monarchia, ii ed. a cura di G. Mira,Palermo 1869

G. Forzatti Golia, Una controversia quattrocentesca tra il vescovo di Torto-na e il Capitolo della Chiesa di San Lorenzo di Voghera, in Mediterra-neo, Mezzogiorno, Europa. Studi in onore di cosimo damiano Fonseca,a cura di G. andenna - h. houBen, i-ii, Bari 2004, i, pp. 525-559

G. Foti, Storia, arte e tradizione nelle Chiese di Messina, Messina 1983a. García y García, En torno a los sínodos diocesanos, in «Panta rei».Studi dedicati a Manlio Bellomo, a cura di o. condorelli, i-v, roMa2004, ii, pp. 375-385

e. GaroFalo, La sacra regia visita di monsignor de Ciocchis a Messina(1742), in «lexicon. Storie e architetture in Sicilia», 1 (2005), pp. 70-84

c.a. GaruFi, Recensione a o.n. lonGo, Ricerche sui diplomi Normanni dellaChiesa di Troina, catania 1899, p. 48, in ASS, XXiv (1899), pp. 672-677

Page 28: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

XXviiaPParato BiBlioGraFico

id., Catalogo illustrato del Tabulario di Santa Maria Nuova in Monreale,Palermo 1902

id., Fatti e personaggi dell’Inquisizione in Sicilia, Palermo 1978c. Giardina, Capitoli e Privilegi di Messina, Palermo 1937G. GiorGianni, «Com’era, dov’era», conservazione e struttura nel Duomo diMessina: gli equivoci, in ΆΝΑ ΓΚΗ, n.s., 26 (1999), pp. 50-59

a. Giuliano, Una significativa novità sulle origini del duomo di Messina, inASM, 93 (2012), pp. 399-410

F. Giunta, Il regno tra realtà europea e vocazione mediterranea, in Potere,società e popolo tra età normanna ed età sveva, atti delle quinte gior-nate normanno-sveve (Bari-conversano, 26-28 ottobre 1981), Bari1983, pp. 9-30

M. Gorino cauSa, Sul “ius exemptionis” dei capitoli cattedrali, torino 1934id., Canonici, in NDI, ii, s.v.M. GraSSi, Stemmi araldici dalle collezioni del Museo Regionale di Messi-na, Messina 2013

c. GuaStella, Aspetti della cultura artistica nel Valdemone in età normannoe sveva: note e riflessioni, in La Valle d’Agrò. Un territorio una storia undestino, convegno internazionale di Studi. i. L’età antica e medievale, acura di c. Biondi, Palermo 2005, pp. 225-233

Istituzioni ecclesiastiche e potere regio nel Mediterraneo medievale. Scrittiper Salvatore Fodale, a cura di P. Sardina, d. Santoro, M.a. ruSSo,Palermo 2016

e. Jordan, Les Origines de la Domination Angevine en Italie, i-ii, Paris1909 (rist. new york 1960)

id., La politique ecclésiastique de Roger I et les origines de la legation sici-lienne, in «le Moyen age», ii serie, XXiv (1922), pp. 237-273; XXv(1923), pp. 32-65

n. KaMP, Colonna (de Columpna, de Columnis), Giovanni, in DBI, vol. 27,roma 1982, pp. 328-331

id., Monarchia ed episcopato nel Regno svevo di Sicilia, in Potere, societàe popolo nell’età sveva (1210-1266), atti delle seste giornate norman-no-sveve (Bari-castel del Monte-Melfi, 17-20 ottobre 1983), Bari 1985,pp. 122-149

id., I vescovi siciliani nel periodo normanno: origine sociale e formazionispirituali, in Chiesa e società in Sicilia. L’età normanna, atti del i con-vegno internazionale organizzato dall’arcidiocesi di catania, 25-27novembre 1992, a cura di G. zito, torino 1995, pp. 63-89

Page 29: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

XXviii aPParato BiBlioGraFico

G. la corte cailler, Un monumento del sec. XII nel Duomo di Messina, inASM, i (1900), pp. 240-245

id., Del Duomo di Messina memoria storica, a cura di G. Molonia, Messina1997

l. la roSa, Vita cristiana di una città nel tramonto del medioevo, Messina1984

M.-h. laurent, Per la storia dei cardinali vescovi di Albano (1199-1388), in«rivista di Storia della chiesa in italia», 2 (1948), pp. 215-225

J. leclercQ, La spiritualité des chanoines réguliers, in La vita comune delclero nei secoli XI e XII. atti della Settimana di studio: Mendola, settem-bre 1959, i-ii, Milano 1962, i, pp. 117-135

M. leonardi, Preconio, Ottaviano, in DBI, vol. 85, roma 2016, pp. 297-299G. liPari, Il falso editoriale a Messina nel Seicento, Messina 2001a. lonGhitano, La «comunia» nell’area nissena: modello giuridico e fina-lità pastorali, in «Synaxis», Xv/1 (1997), pp. 283-310

id., Eugenio IV e la bolla di fondazione della «Scuola dei Chierici» inSant’Agata la Vetere a Catania (4 aprile 1446), in XI International Con-gress of Medieval Canon Law, Summaries of the papers, roma 2000, p.66, e adesso in «Synaxis», XiX/1 (2001), pp. 137-64

id., La donazione del monastero San Giovanni di Fiumefreddo all’abbaziaSant’Agata di Catania (1103, 1106), in «Synaxis», XXi/2 (2003), pp.383-402

M. Maccarrone, Papato e Regno di Sicilia nel primo anno di pontificato diInnocenzo III, in Potere, società e popolo tra età normanna ed età sveva(1189-1210), atti delle quinte giornate normanno-sveve (Bari-conversa-no, 26-28 ottobre 1981), Bari 1983, pp. 75-108

G. MaMMino, Gregorio Magno e la riforma della Chiesa in Sicilia, catania2004

a. Marcucci, Saggio delle cose ascolane e de’ vescovi di Ascoli nel Piceno,teramo 1766

J.-M. Martin, L’immigrazione normanna, inglese e francese nel Regno nor-manno di Sicilia, in Studi in onore di Salvatore Tramontana, a cura di e.cuozzo, cava de’ tirreni 2003, pp. 281-289

id., Révoltes urbaines, communes et podestats dans le royaume de Sicileaprès la mort de Frédéric II (1251-1257), in Medioevo per Enrico Pispi-sa, Scritti promossi e curati da l. catalioto, P. corSi, e. cuozzo, G.SanGerMano, S. traMontana e B. vetere, Messina 2015, pp. 243-264

Page 30: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

XXiXaPParato BiBlioGraFico

F. Martino, Un dottore di decreti arcivescovo di Messina. La laurea pado-vana (1281) di Guidotto d’Abbiate, in RIDC, 4 (1993), pp. 97-120

id., Storia di nobili, vedove e preti nella Sicilia del Quattrocento, roma1994

id., Messina e il suo distretto. Dalla «fidelitas» all’esercizio delle giurisdi-zione, in La Valle d’Agrò. Un territorio una storia un destino, convegnointernazionale di Studi. i. L’età antica e medievale, a cura di c. Biondi,Palermo 2005, pp. 39-56

id., Per la storia degli autografi di Tommaso Bellorusso, in «Mediterranea.ricerche storiche», 7 (2006), pp. 361-378

S. Mauro, Messina Protometropoli della Sicilia, e Magna Grecia, Monte-leone, per domenico antonio Ferro, 1666

F. Maurolico Jun., Vita dell’Abbate del Parto D. Francesco Maurolico...,nuova edizione con introduzione e note a cura di r. MoScheo, Messi -na 2001

F. Mazziotta, Privilegi, prerogative e titoli del Capitolo Cattedrale di Mes-sina, in ASM, XiX-XXi (1918-1920), pp. 139-153

G. MelluSi, La rifondazione della diocesi di Messina e le sue vicende in EtàNormanna, in «Panta rei». Studi dedicati a Manlio Bellomo, a cura di o.condorelli, i-v, roma 2004, iii, pp. 589-608

id., Messina-Lipari-santa Lucia del Mela, in Storia delle Chiese di Sicilia, acura di G. zito, città del vaticano 2010, pp. 463-525

id., «Pulchre sane ut modo erectam exornatamque». La chiesa di San Nico-la all’Arcivescovado di Messina. Note storico-giuridiche, in ASM, 91/92(2010/2011), pp. 137-157

id., Il Seminario di Messina e l’opera dell’arcivescovo Guarino, in Il cardi-nale Giuseppe Guarino e il suo tempo. Chiesa, movimenti, istituzionicivili nella Sicilia di fine Ottocento, atti del convegno di studi, Messina16-17 marzo 2012, a cura di c. MaGazzù e G. MelluSi, Messina 2013,pp. 93-136.

id., La Chiesa greca nella Sicilia nord-orientale: dai Normanni alla primaetà moderna, in «nea rhōmē. rivista di ricerche bizantinistiche», 11(2014), pp. 183-247

id., Un inedito episodio di vita francescana nella Messina del Trecento, inU’ ben s’impingua, se non si vaneggia. Per P. Fiorenzo Fiore, a cura diG. liPari, Messina 2015, pp. 219-226

id., Il viceré de Acuña, la Sicilia, sant’Agata, in aa.vv., Una santa, una città:Agata e Catania in nuove fonte medievali, Spoleto 2015, pp. 75-131

Page 31: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

XXX aPParato BiBlioGraFico

id., Un personaggio ‘in cerca di autore’, in ASM, 96 (2015), pp. 399-408id., Il San Giovanni Battista del Gagini nel Duomo di Messina, in PalazzoCiampoli tra arte e storia. Testimonianze della cultura figurativa messi-nese dal XV al XVI secolo, catalogo della mostra (taormina, Palazzociampoli 29 dicembre 2015 - 1 maggio 2016), a cura di G. MuSolino,Soveria Mannelli 2016, pp. 576-579

id., Cappella della Pace e sarcofago dell’arcivescovo Antonio de Lignami-ne, in G. chillè - G. MelluSi, Le distruzioni della Cattedrale di Messinanelle collezione fotografica di Arturo Papali, Messina 2017, pp. 55-56

Memorie in difesa del Capitolo della S. Protometropolitana di Messina,Messina 1790

a. Menniti iPPolito, Politica e carriere ecclesiastiche nel secolo XVII. Ivescovi veneti fra Roma e Venezia, napoli 1993

a. MiGliorato, L’Apostolato del Duomo di Messina, in «Messenion d’oro.trimestrale di cultura e informazione», 18 (2008), pp. 17-40

ead., Gli Apostoli del Duomo di Messina e Giovanni Angelo Montorsoli, inLe cattedrali segni delle radici cristiane in Europa, atti del 1. convegno,orvieto, 11-13 novembre 2005

ead., Le cattedrali segni delle radici cristiane in Europa: il ciclo scultoreodegli Apostoli e dell’Annunciazione nel duomo di Orvieto, atti del 2.convegno, orvieto, 16-17 novembre 2007, a cura di l. andreani, a.canniStrà, orvieto 2010, pp. 289-313

M.G. Militi - c.M. ruGolo, Per una storia del patriziato cittadino in Messi-na, in ASM, XXiii-XXv (1972-1974), pp. 115-165

M.G. Militi, Vicende urbane e uso dello spazio a Messina nel secolo XV, in«nuovi annali della Facoltà di Magistero dell’università di Messina», 1(1983), pp. 425-452

G. MinaSi, Le Chiese di Calabria, napoli 1896P. Minutoli, Privilegi, bolle pontificie e scritture del Capitolo di Messina, in

«Messina ieri oggi. collana di studi storico-religiosi», 2 (1965), pp. 113-120

G. Mollat, Les papes d’Avignon, Paris 1924c. MoraBito, Annalium Prothometropolitanae Messanensis Ecclesiae, Mes-

sanae 1669e. Morhain, Origine et histoire de la «Regula canonicorum» de Saint Chro-degang, in Miscellanea Pio Paschini: Studi di Storia Ecclesiastica, i,roma 1948, pp. 173-185

Page 32: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

XXXiaPParato BiBlioGraFico

r. MoScheo, L’insegnamento del greco a Messina dopo Costantino Lasca-ris, in «nuovi annali della Facoltà di Magistero dell’università di Mes-sina», 5 (1987), pp. 537-550

id., Fermenti religiosi e vita scientifica a Messina nel XVI secolo, in Scien-ces et religions de Copernic a Galilée (1540-1610), actes du colloqueinternational organisé par l’école nationale de rome, en collaborationavec l’école nationale des chartes et l’istituto italiano per gli studi filoso-fici, avec la partecipation de l’università di napoli «Federico ii», rome12-14 décembre 1996, roma 1999, pp. 295-356

c. Mutini, Bruno, Cola, in DBI, vol. 14, roma 1972, pp. 650-651M.t. naPoli, La Regia Monarchia di Sicilia. «Ponere falcem in alienammessem», napoli 2012

S.e. nicotra, Il crimen adulterii nel regnum Siciliae. Osservazioni sulladisciplina nelle assisae ruggeriane, in RIDC, 16 (2005), pp. 177-196

G. niGido dioniSi, L’Accademia della Fucina di Messina (1639-1678), cata-nia 1903

c. nuBola, Conoscere per governare. La diocesi di Trento nella visitapastorale di Ludovico Madruzzo (1579-1581), Bologna 1993

G. Pace Gravina, Un diplomatico siciliano tra guerre di religione e impegnopastorale: Bonaventura Secusio, in «rivista di Storia del diritto italia-no», lXXXvi (2013), pp. 23-37

a. Paravicini BaGliani, I testamenti dei cardinali del Duecento, roma 1980id., I vescovi del Duecento e il Papato, in Chiesa e società in Sicilia. Isecc. XII-XVI, atti del ii convegno internazionale organizzato dall’ar-cidiocesi di catania, 25-27 novembre 1993, a cura di G. zito, torino1995, pp. 21-36

e. PaSztor, I registri camerali di lettere pontificie del secolo XIII, in «archi-vum historiae Pontificiae», 11 (1973), pp. 7-83

M. PelleGrini, Il Capitolo della cattedrale di Pavia in Età Sforzesca (1450-1535), in aa.vv., I canonici al servizio dello Stato in Europa. SecoliXIII-XVI, recueil d’études sous la direction de h. Millet, Modena 1992,pp. 73-92

a. Piccolo, De antiquo iure ecclesiae siculae dissertatio, Messanae, ex offi-cina typographica Petri Breae, 1632

P. Pieri, La storia di Messina nello sviluppo della sua vita comunale, Messi-na 1939

B. Pio, Lando da Anagni, in DBI, vol. 63, roma 2004, pp. 435-438

Page 33: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

XXXii aPParato BiBlioGraFico

e. PiSPiSa, Messina nel Trecento. Politica economia società, Messina 1980id., Messina, Catania, in Itinerari e centri urbani nel Mezzogiorno norman-no-svevo, atti delle decime giornate normanno-sveve (Bari, 21-24 otto-bre 1991), Bari 1993, pp. 147-194

id., Medioevo meridionale. Studi e ricerche, Messina 1994id., Medioevo Fridericiano e altri scritti, Messina 1999F. PoGGiaSPalla, La vita comune del clero. Dalle origini alla riforma grego-riana, roma 1968

e. Pontieri, La Calabria a metà del secolo XV e le rivolte di Antonio centel-les, deputazione di Storia Patria per la calabria, collana Storica, iv,napoli 1963

a. PrateSi, Berardo da Ascoli, in DBI, vol. 8, roma 1966, pp. 778-780t. PuGliatti, Messina nella seconda metà del secolo XVII. Le chiese, le stra-de, gli edifici monumentali, in Messina. Il ritorno della memoria, catalo-go della mostra svoltasi a Messina, Palazzo zanca, dal 1 marzo al 28aprile 1994, Palermo 1995, pp. 83-116

ead., La scultura e la pittura a Messina nei secoli XVI e XVII, in Messina. Ilritorno della memoria, catalogo della mostra svoltasi a Messina, Palazzozanca, dal 1 marzo al 28 aprile 1994, Palermo 1995, pp. 227-244

d. Puzzolo SiGillo, Pagine trascurate di storia letteraria: un’ignota “Acca-demia messinese” del primo Cinquecento tenta di sostituire il siciliano altoscano, in «atti della r. accademia Peloritana», XXXiii (1929), pp.297-308

M. re, La mancata elezione di Isakios ad igumeno del monastero di S. Sal-vatore di Placa (da una nota inedita del vat. Gr. 974), in «Bollettinodella Badia Greca di Grottaferrata», n.S., XliX-l (1995-1996), pp.115-116

id., La lite tra l’archimandrita Nifone IV e l’arcivescovo di Messina Rai-mondo Pizzolo (1344-1346), in Όπ ώρα. Studi in onore di mgr PaulCanart per il LXX compleanno, a cura di S. lucà - l. Perria, «Bollettinodella Badia Greca di Grottaferrata», n.S., lii (1998), ii, pp. 141-152

a.l. rediGonda, Agni, Tommaso (Thomas de Lentino), in DBI, vol. 1, roma1960, pp. 445-447

P. reina, Delle Notizie Istoriche della Città di Messina, i-iii, Messina 1668G. rill - G. Scichilone, Burgio, Giovanni Antonio Buglio, in DBI, vol. 15,

roma 1972, pp. 413-417c. roGnoni, Le fonds d’archives «Messine» de l’Archivo de medinaceli

Page 34: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

XXXiiiaPParato BiBlioGraFico

(Toledo). Regestes des actes privés grecs, in «Byzantion. revue interna-tionale des études Byzantines», lXXii (2002), Fascicule 2, pp. 497-554

a. roMano, «Legum doctores» e cultura giuridica nella Sicilia aragonese,Milano 1984

e. rota, Il soggiorno di Riccardo Cuor di Leone in Messina e la sua allean-za con re Tancredi, in ASSO, iii (1906), pp. 276-283

F. rotolo, L’ordine francescano in Sicilia nella prima metà del sec. XV, inS. Eustochia e la Messina del suo tempo, convegno di Studi, universitàdegli Studi di Messina, Facoltà di lettere e Filosofia, 28-29-30 settembre1989, a cura di r. Gazzara Siciliano, Messina 2012, pp. 121-149

c.M. ruGolo, Vicende di una famiglia e strutture cittadine nel secolo XV:l’esempio di Messina, in «nuova rivista Storica», lXiii (1979), fasc.iii-iv, pp. 292-330

ead., Ceti sociali e lotta per il potere a Messina nel secolo XV. Il processo aGiovanni Mallono, Messina 1990

a. ruSSo, L’Accademia della Fucina di Messina: una società segreta esistentegià dal primo decennio del sec. XVII, in ASM, 73 (1997), pp. 139-172

F. ruSSo, Storia della diocesi di Nicastro, napoli 1958id., Storia dell’archidiocesi di Reggio Calabria, i-iii, napoli 1961-65S. SaFFiotti Bernardi, Pignatelli, Bartolomeo, in Enciclopedia Dantesca,

vol. iv, roma 1970-78, s.v.l. SalaMone, Un viceré e il suo notaio: Ettore Pignatelli e Giovanni deMarchisio, in «archivio di Stato di Palermo. Scuola di archivisticaPaleografia e diplomatica. Quaderni», 4 (2001-2002), pp. 149-250

c. Salvo, Regesti delle pergamene dell’Archivio Capitolare di Messina(1275-1628), in ASM, 62 (1992), pp. 87-174

ead., Regesti delle pergamene dell’Archivio dell’Opera della Cattedrale oMaramma di Messina (1267-1609), in ASM, 65 (1993), pp. 51-104

ead., Il Capitolo della Cattedrale di Messina. Istituzioni ecclesiastiche evita cittadina, in «clio. rivista trimestrale di studi storici», XXiX.1(1993), pp. 5-43

ead., Giurati, feudatari, mercanti. L’élite urbana a Messina tra Medio Evoed Età moderna, roma 1995

ead., Monache a Santa Maria dell’Alto. Donne e fede a Messina nei secoliXV e XVI, Messina 1995

ead., Tra Valdesiani e Gesuiti: gli Spatafora di Messina, in «rivista Storicaitaliana», ciX (1997), pp. 541-601

Page 35: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

XXXiv aPParato BiBlioGraFico

c. Salvo, Una realtà urbana nella Sicilia medievale. La società messinesedal Vespro ai Martini, roma 1997

ead., Le «mani sulla città»: le nuove fortificazioni di Messina e la politicadel locale gruppo dirigente durante il viceregno di Ferrante Gonzaga, in«Siculorum Gymnasium», n.s., lii (1999), n. 1-2, pp. 895-915

ead., Potestà civile e potestà religiosa in Sicilia nella prima età spagnola, in«Panta rei». Studi dedicati a Manlio Bellomo, a cura di o. condorelli, i-v, roma 2004, v, pp. 1-29

P. SaMPeri, Messana S.P.Q.R. regumque decreto nobilis exemplaris et RegniSiciliae caput duodecim tituli illustrata, i-ii, Messanae, typis rev. cam.archiep. Placidi Grillo, 1742

a. SantanGelo cordani, La giurisprudenza della Rota Romana nel secoloXIV, Milano 2001

id., La politica patrimoniale della Chiesa nella dottrina canonistica tra Duee Trecento. La lectura super Sexto decretalium di Guido da Baisio, in«zeitschrift der Savigny-Stiftung für rechtsgeschichte», 122 (2005), pp.180-217

d. Santoro, Messina l’indomita. Strategie familiari del patriziato urbanotra XIV e XV secolo, caltanissetta-roma 2003

ead., Un messinese del XV secolo: Tommaso Crisafi, arcivescovo francesca-no della nobiltà cittadina, in I francescani e la politica, atti del conve-gno internazionale di studio, Palermo 3-7 dicembre 2002, a cura di a.MuSco, Palermo 2007, ii, pp. 951-963

P. Sardina, Raimondo de Puyolis: un arcivescovo catalano a Messina nelTrecento, in Istituzioni ecclesiastiche e potere regio nel Mediterraneomedievale. Scritti per Salvatore Fodale, a cura di P. Sardina, d. Santo-ro, M.a. ruSSo, Palermo 2016, pp. 47-73

G. SavaGnone, Concilî e sinodi di Sicilia, Palermo 1910J. SayerS, Innocenzo III, roma 1997F. Scaduto, Stato e Chiesa nelle due Sicilie, con introduzione di a.c. JeMo-

lo, i-ii, Palermo 1969 (rist. ediz. 1887)G. Scalia, La pergamena del vescovo Iacopo del 1103 e le sorti della sedevescovile di Catania durante la dominazione araba, in ASSO, li-lii(1955-1956), pp. 21-46

G. Schizzerotto, Callimaco, Angelo, in DBI, vol. 16, roma 1973, pp. 754-757l. SciaScia, Lentini e i Lentini dai Normanni al Vespro, in La poesia di Gia-como da Lentini. Scienza e filosofia nel XIII secolo in Sicilia e nel Medi-

Page 36: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

XXXvaPParato BiBlioGraFico

terraneo occidentale, atti del convegno tenutosi all’università autono-ma di Barcellona (16-18, 23-24 ottobre 1997), a cura di r. arQuéS,Palermo 2000, pp. 9-33

v. Sciuti ruSSi, Eresia e trasgressione nella Sicilia spagnola, in Chiesa esocietà in Sicilia. I secc. XII-XVI, atti del ii convegno internazionaleorganizzato dall’arcidiocesi di catania, 25-27 novembre 1993, a cura diG. zito, torino 1995, pp. 245-271

a. Sini, Giuspatronato, in ED, XiX, Milano 1970, pp. 524-537l. Sorrenti, Feudo e giurisdizioni. Rapporti tra baronaggio e princeps nellaSicilia medievale, in Scritti in onore di Angelo Falzea, i-v, Milano 1991,iv, pp. 433-475

ead., La giustizia del vescovo di Catania (secc. XII-XIII), in Chiesa esocietà in Sicilia. I secc. XII-XVI, atti del ii convegno internazionaleorganizzato dall’arcidiocesi di catania, 25-27 novembre 1993, a cura diG. zito, torino 1995, pp. 37-66

ead., Il trono e gli altari. Beni e poteri temporali delle chiese nei rapporticol sovrano, Milano 2004

F. Storti, Gattola, Bartolomeo, in DBI, vol. 52, roma 1999, pp. 656-657G. taBacco, Impero e Regno meridionale dal 1189 al 1198, in Potere,società e popolo tra età normanna ed età sveva (1189-1210), atti dellequinte giornate normanno-sveve (Bari-conversano, 26-28 ottobre 1981),Bari 1983, pp. 13-48

c.e. tavilla, Per la storia delle istituzioni municipali a Messina traMedioevo ed età moderna, i-ii, Messina 1983

F. terrizzi, Il lezionario e l’evangeliario di Messina, Palermo 1985S. teSSitore, La maramma o fabbriceria di Sicilia, torino 1910F.P. tocco, Palizzi, in DBI, vol. 80, roma 2014, pp. 438-442P. torQueBiau, Chanoines, in DDC, iii, coll. 484-485id., Chapitres des chanoines, in DDC, iii, coll. 553-555S. traMontana, Popolazione, distribuzione della terra e classi sociali nellaSicilia di Ruggero il Gran Conte, in Ruggero il Gran Conte e l’iniziodello Stato normanno, atti delle seconde giornate normanno-sveve (Bari,19-21 maggio 1975), Bari 1977, pp. 223-280

id., Gestione del potere, rivolte e ceti al tempo di Stefano di Perche, inPotere, società e popolo nell’età dei due Guglielmi, atti delle quartegiornate normanno-sveve (Bari-Gioia del colle, 8-10 ottobre 1979),Bari 1981, pp. 79-101

Page 37: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

XXXvi aPParato BiBlioGraFico

S. traMontana, La monarchia normanna e sveva, torino 1986id., Antonello e la sua città, Palermo 1999id., Il mezzogiorno medievale, roma 2000id., Enrico Pispisa. La sua vita con la storia, in Medioevo per Enrico Pispi-sa, scritti promossi e curati da l. catalioto, P. corSi, e. cuozzo, G. San-GerMano, S. traMontana e B. vetere, Messina 2015, pp. Xi-XXviii

c. traSSelli, Da Ferdinando il Cattolico a Carlo V. L’esperienza siciliana1475-1525, i-ii, Soveria Mannelli 1982

id., Messina dal Quattrocento al Seicento, in Messina nei secoli d’oro. Sto-ria di una città dal Trecento al Seicento, Messina 1988, pp. 309-594

G. vadalà celona, Il seminario dei chierici in Messina e l’opera spiegatadagli arcivescovi del tempo, Messina 1916

G. vecchi, L’insegnamento e la pratica musicale nelle comunità dei canoni-ci, in La vita comune del clero nei secoli XI e XII. atti della Settimana distudio: Mendola, settembre 1959, i-ii, Milano 1962, i, pp. 26-39

G. vinci, Lettera del signor D. Giuseppe Vinci protopapa del clero greco diMessina al signor D. Domenico Schiavo canonico della Metropolitana diPalermo nella quale si recano due antichi documenti uno per le chiesedella terra di S. Angelo diocesi dell’archimandrita, l’altro per quelle diRametta diocesi dell’arcivescovo di Messina, in Opuscoli di autori sici-liani, t. Xiii, Palermo 1772

a. WerMinGhoFF, Die Recensionen der Regula Chrodegangi, in «neuesarchiv der Gesellschaft für ältere deutsche Geschichtskunde», XXvii(1902), pp. 646-651

a. zanca, Lastra sepolcrale del sec. XII nella Cattedrale di Messina, Paler-mo 1907

G. zito, Monarchia di Sicilia e istituzione dell’Archivio Vaticano. L’opera diMichele Longo (1609), in «Panta rei». Studi dedicati a Manlio Bellomo,a cura di o. condorelli, i-v, roma 2004, v, pp. 497-509

id., Il «Missale Gallicanum» nella Biblioteca del Seminario Arcivescovile diCatania. Nota storica, in Il Messale Gallicano di Messina, ed. an., intro-duzione e appendice a cura di P. Sorci e G. zito, città del vaticano2009, pp. lXXiX-cvii

id., Sicilia, in Storia delle Chiese di Sicilia, a cura di G. zito, città del vati-cano 2010, pp. 27-165

Page 38: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

canonici e clerodella cattedrale di MeSSina

Page 39: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne
Page 40: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

introduzione

il clero episcopale, ossia l’insieme dei chierici gravitanti attornoalle chiese cattedrali, conosce una prima disciplina giuridica ad operadi crodegango1, vescovo di Metz (754-66), compilatore, nel 754, diuna Regula2; in essa, per la prima volta, tali chierici venivano chia-mati canonici ed era imposto loro di vivere e pregare in comune3.nella redazione del Parvulum decretulum (così è indicata l’opera nelPrologo) il presule attinse a piene mani, oltre che dalla Sacra Scrittu-ra, dai canoni conciliari e dagli scritti patristici, soprattutto dallaRegola di S. Benedetto4 e, per quanto atteneva gli aspetti liturgici,dagli usi romani, conosciuti nel suo viaggio in italia dell’anno prece-dente5. il genere di vita proposto ai canonici era somigliante, infatti, a

1 Paolo diacono, Gesta de episcopis Mettensibus, in Monumenta GermaniaeHistoriae, Script., ii, pp. 207-208; id.,Vita S. Chrodegangi, episcopi Mettensis, ibid.,X, pp. 552-572 (forse, scritta da Giovanni di Gorze tra il 965 e il 973).

2 Per il testo primitivo vd. J.d. ManSi, Sacrorum Conciliorum nova et amplissimacollectio, Florentiae 1759, Xiv, coll. 314-332; Regula canonicorum ChrodegangiMetensis Episcopi, in Patrologia Latina, lXXXiX, Paris 1850, coll. 1097-1120; peril testo ampliato, vd. l. holSteniuS, Codex regularum monasticarum et canonica-rum, ii, Graz 1951 (riprod. fotomeccanica ed. augusta 1759), pp. 96-109.

3 e. Morhain, Origine et histoire de la «Regula canonicorum» de Saint Chro -degang, in Miscellanea Pio Paschini: Studi di Storia Ecclesiastica, i, roma 1948,pp. 173 -185; sulle varie redazioni: a. WerMinGhoFF, Die Recensionen der Regula Chro -degangi, in «neues archiv. der Gesselleschaft für ältere deutesche Geschichteskunde»,XXvii (1902), pp. 646 ss. e, da ultimo, F. PoGGiaSPalla, La vita comune del clero.Dalle origini alla riforma gregoriana, roma 1968, pp. 71-99.

4 la regola benedettina, conosciuta da crodegango sin dai tempi in cui vivevanell’abbazia di Saint-troud, è riprodotta quasi integralmente nel ‘codice’ normativo.

5 G. vecchi, L’insegnamento e la pratica musicale nelle comunità dei canonici,in La vita comune del clero nei secoli XI e XII. atti della Settimana di studio: Mendo-la, settembre 1959, ii, Milano 1962, p. 27. il vescovo di Metz si era portato a romaper prelevarvi papa Stefano ii, che doveva recarsi in Francia per lo storico incontrocon Pipino (Ponthion, 6 gennaio 754). in segno di gratitudine, il pontefice gli conferìil pallio e, dopo la morte di S. Bonifacio, anche il titolo arcivescovile ad personam.la permanenza nella città eterna consentì a crodegango di avere cognizione delle tra-dizioni liturgiche romane da lui, tornato in sede, fatte proprie, specialmente quelleriguardanti il canto e l’ordinamento stazionale (i. daniele, Crodegango, in Bibliothe-ca Sanctorum, iv, roma 1964, coll. 370-372).

Page 41: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

4 introduzione

quello dei monaci, ma si discostava da esso per la mancanza degliobblighi ascetici, come la stretta povertà e la rigorosa obbedienza,non ritenuti essenziali per coloro che erano destinati al servizio dellachiesa maggiore della città episcopale6.

dopo la Renovatio imperii, quello che era stato un fenomeno loca-le, ebbe ampia risonanza, poiché ad aquisgrana, sede della corteimperiale, fu promulgata un’altrettanto famosa raccolta normativa, notacome Institutio canonicorum7, destinata a regolare, nei dominî ca -rolingi, la vita del clero secolare, in contrapposizione a quello mo -nastico8. anche stavolta, due i principali obblighi fissati: l’abitazione incomune presso la cattedrale e la recita dell’ufficio divino nel coro dellastessa. destinata per volontà del sovrano a divenire legge generale per ichierici che conducevano vita comune, la Institutio si caratterizzavaper la libertà lasciata ai canonici di possedere beni materiali, al fine digarantire la loro sussistenza e consentire la celebrazione delle liturgie9.Promulgata in occasione del concilio tenutosi nella capitale dell’impe-ro nell’81610, l’Institutio era costituita, in gran parte, da ‘ca noni’ estra-polati dai concili locali e dagli scritti dei Padri della chiesa11, ed «era,

6 J. leclercQ, La spiritualité des chanoines réguliers, in La vita comune delclero, cit., i, p. 119; c.d. FonSeca, La cattedrale e il suo Capitolo. Analisi comparatain prospettiva storica, ecclesiologica e canonistica, in «annali di studi religiosi», 4(2003), pp. 215-235: 218.

7 ed. a. WerMinGhoFF, in Monumenta Germaniae Historiae, leges ii, conciliaaevi Karolini, ii.1, hannover e leipzig 1906, pp. 308-421.

8 «ciò che era stato fin qui iniziativa di singoli vescovi, sia pure coadiuvata dal-l’autorità imperiale, diviene istituto di diritto comune, la “forma vivendi” di tutto ilclero. Si costituisce lo “status” canonico del clero, che si vuol raccolto tutto a vitacomune, come una vita che gli è propria e connaturale», così PoGGiaSPalla, La vitacomune del clero, cit., p. 101.

9 «[…] se ai canonici […] è permesso un abito più fine, è consentito di mangiarcarne, di possedere e di disporre dei propri beni, tutte cose non lecite ai monaci, laloro vita tuttavia non deve essere difforme da quella monastica», così PoGGiaSPalla,La vita comune del clero, cit., pp. 103-104.

10 Sulla notevolissima diffusione della Regula e l’influenza esercitata dai princîpiin essa contenuti nelle collezioni canoniche dei secc. iX-Xi, vd. PoGGiaSPalla, Lavita comune del clero, cit., pp. 131-138.

11 tra questi, i più citati erano, ovviamente, quelli che avevano scritto espressa-mente per il clero o del clero: ambrogio, Girolamo, agostino, Gregorio, isidoro eGiuliano Po merio (pseudo-Prospero) (leclercQ, La spiritualité des chanoines régu-liers, cit., p. 122).

Page 42: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

5introduzione

insomma, un coacervo di elementi contraddittori, il frutto di un ibridocompromesso»12.

tuttavia, nella prima metà del sec. Xi, lo stato della vita canonicaleera divenuto così precario che, da molte parti, se ne consigliava lariforma13. Simonia e incontinenza del clero secolare erano i vizi che,ormai da molto tempo, tormentavano la chiesa. dapprima, si tentò diovviare con la restaurazione della vita comune così come contemplavala Regula carolingia e, quando ci si rese conto che a rendere vano ognicorrettivo era proprio la presenza in essa di due canoni, che consenti-vano la proprietà privata e derogavano agli obblighi di astinenza edigiuno, a roma, ove più di ogni altro luogo della cristianità si sentivala necessità di un radicale rinnovamento della chiesa, si fece strada l’i-dea di una revisione del ‘codice’ di aquisgrana14, integrandolo «conun’affermazione intransigente dell’obbligo della povertà individuale edella pratica della fortezza ascetica», cioè l’obbligo della castità15.

in tal modo, nel sinodo di quaresima del 1059, celebratosi in late-rano, ildebrando di Soana (il futuro papa Gregorio vii), richiamando-si ai Padri, nel suo lungo intervento propugnò la necessità di unacompleta rinuncia ai beni propri per i chierici che avessero abbraccia-to la vita comune e quindi patrocinò la condanna di quella parte degli‘statuti’ di aquisgrana che concedeva il contrario. Fu così che venne-ro messi in discussione i capitoli 115 e 122 della Regula, relativi allaproprietà privata dei canonici e alla somministrazione, ritenuta ecces-siva, di cibo e bevande: «in sostanza, si ritenne la regola nei due

12 FonSeca, La cattedrale e il suo Capitolo, cit., p. 220.13 «[…] i canonici vivevano, dove più dove meno, alla maniera di chi viveva nel

secolo, trascurando i compiti precipui della loro istituzione […] e nelle fondazioni,anche in quelle nuove sorte nei secoli X e Xi, si diffuse l’usanza di dividere la mensacanonicale in prebende personali […] e ognuno provvedeva privatamente alla propriasussistenza. Precario a principio, imposto spesso dalle circostanze, il sistema acquistòcon il tempo forza di consuetudine e finì per disgregare la comunità», così PoGGia-SPalla, La vita comune del clero, cit., pp. 138-141.

14 isolati tentativi di restaurazione della vita canonicale sono attestati, a partiredalla fine del sec. X, presso alcune importanti cattedrali dell’impero: reims, Gero-na, narbona, urgel, digione, albi (vd. PoGGiaSPalla, La vita comune del clero, cit.,pp. 144-145).

15 e. cattaneo, La vita dei chierici e la liturgia, in La vita comune del clero neisecoli XI e XII, cit., i, p. 245.

Page 43: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

6 introduzione

punti incriminati una vera deviazione rispetto all’istituzione apostoli-ca e una aperta corruzione della vita canonica»16. le motivazioni cheportarono i riformatori ad avversare le norme emanate nel lontano816 furono, anzitutto, l’essere state volute dall’imperatore (ludovicoil Pio) e poiché ritenute una intromissione indebita del potere laiconella disciplina della chiesa, costituivano «la fonte dei mali che ave-vano affievolito il fervore delle comunità canonicali»17.

Ma le istanze di ildebrando non furono accolte! l’assemblea sino-dale ribadì la vecchia disciplina della vita comune, pur esortando icanonici a tendere il più possibile alla forma di vita apostolica, quelladelle origini18. «l’ammonizione rivolta a questi chierici «ut ad apo-stolicam scilicet communem vitam summopere pervenire studeant»rimaneva più che altro un vagheggiato ideale di perfezione, piuttostoche un concreto e vincolante programma di ascesi»19.

Questa, dunque, la disciplina in vigore nell’europa cristiana allafine del Mille, quando i normanni, da poco giunti nel Mezzogiornod’italia e in Sicilia, procedettero alla fondazione, o rifondazione20, diuna capillare rete di diocesi21, con le relative chiese cattedrali e i lorocapitoli di canonici. Si tratta, com’è noto, di regioni dove questaesperienza di vita comune del clero era del tutto sconosciuta, per esse-re state a lungo sotto il dominio bizantino, longobardo e musulmano.in Sicilia, in particolare, i nuovi conquistatori assieme a vescovi di

16 PoGGiaSPalla, La vita comune del clero, cit., pp. 158-166, part. 160-161.17 c. eGGer, Le regole seguite dai canonici regolari nei secoli XI e XII, in La vita

comune del clero nei secoli XI e XII, cit., ii, pp. 9-10.18 PoGGiaSPalla, La vita comune del clero, cit., pp. 9-27.19 così FonSeca, La cattedrale e il suo Capitolo, cit., p. 223.20 h. enzenSBerGer, Fondazione o «rifondazione»? Alcune osservazioni sulla

politica ecclesiastica del conte Ruggero, in Chiesa e società in Sicilia. L’età norman-na, atti del i convegno internazionale organizzato dall’arcidiocesi di catania 25-27novembre 1992, a cura di G. zito, pp. 21-49.

21 Si rinvia, a tal proposito, agli studi di c.d. FonSeca, L’organizzazione ecclesia-stica dell’Italia normanna tra l’XI e il XII secolo: i nuovi assetti istituzionali, pp. 77-103; Le istituzioni ecclesiastiche dell’Italia meridionale e Ruggero il Gran Conte; pp.105-117, entrambi nel volume miscellaneo dello stesso a. dal titolo Particolarismoistituzionale e organizzazione ecclesiastica del Mezzogiorno medioevale, Galatina1987; nonché a «Catedra pontificatus» e potere politico: il ruolo delle Cattedrali nelquadro degli assetti istituzionali del Mezzogiorno d’Italia, in Chiesa e società in Sici-lia. L’età normanna, pp. 11-19.

Page 44: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

7introduzione

origine per lo più franco-provenzale22, crearono collegi di canoniciche – se si escludono le cattedrali monastiche di catania, lipari-Pattie cefalù (e, più tardi, Monreale) – non conobbero mai l’esperienzadella vita comunitaria, ricalcando, nella loro struttura organizzativa(in particolare nel sistema delle singole prebende), il «modello fran-cese»23, sulla falsariga di quanto, da qualche decennio, si verificavain inghilterra ad opera degli altri normanni sbarcati oltremanica alseguito di Guglielmo il conquistatore, ai quali si deve il rinnovamen-to dalle fondamenta delle vecchie istituzioni ecclesiastiche angli-che24; basti qui un esempio per tutti, quello della cattedrale di york adopera dell’arcivescovo thomas di Bayeux (1070-1100)25.

Scopo di questo lavoro, dunque, è quello di ricostruire, in mancan-za dei documenti fondativi, quale fosse la struttura del capitolo della

22 n. KaMP, I vescovi siciliani nel periodo normanno: origine sociale e formazio-ni spirituali, in Chiesa e società in Sicilia. L’età normanna, cit., pp. 63-66.

23 a titolo di esempio, si ricorda che in quasi tutte le cattedrali siciliane era pre-sente il canonico ciantro (dal francese chantre) al quale era affidata l’istruzione degliaspiranti agli ordini sacri nella grammatica e nel canto [a. lonGhitano, Eugenio IV ela bolla di fondazione della «Scuola dei Chierici» in Sant’Agata la Vetere a Catania(4 aprile 1446), in XI International Congress of Medieval Canon Law, Summaries ofthe papers, roma 2000, p. 66, e adesso in «Synaxis», XiX/1 (2001), pp. 137-64].

24 «the norman conquest brought important developments. under archbishoplanfranc the trend towards monastic cathedrals was strenghtened and their numberincreased to nine. yet elsewhere by the end of the eleventh century the move to aquasi-monastic life was reversed. instead of the communal ownership of propertythat was a basis of monastic life, separate prebendal incomes were created, usuallyfrom estates or churches, which were allocated to individual canons who would livein their own hauses», così r.B. doBSon-d.n. lePine, Two English Cathedrals: Exeterand York, in I canonici al servizio dello Stato in Europa. Secoli XIII-XVI, recueild’études sous la direction de h. Millet, Modena 1992, p. 9.

25 «So, probably in the years between 1089 and 1092, was inaugurated “preben-dal system” which was to dictate the constitutional structure of york cathedral untiland indeed beyond the fifteenth century. as archbishop thomas of Bayeux alsointroduced within his cathedral church the three dignitates of dean, treasurer andPrecentor (shortly to be followed by the appointment of a chancellor), and as allthese dignitaries were like the prebendaries separately endowed, henceforward therewas little to prevent york Minster from conforming to the general pattern of secularcathedral foundation already familiar in northern France and southern england by theend of the eleventh century» [così r.B. doBSon, The Canons of York cathedral(1400-1500), in I canonici al servizio dello Stato in Europa, cit., p. 17].

Page 45: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

8 introduzione

cattedrale di Messina, le norme che ne hanno regolato il funziona-mento e il ruolo da esso svolto nella chiesa e nella società cittadina esiciliana dal sec. Xii e fino al concilio di trento, tenendo conto dellacircostanza che tale ultimo concilio, nel suo intento di riformare lachiesa in capite et in membris, determinò un notevole ridimensiona-mento del ruolo socio-politico, oltreché religioso, che i collegi deicanonici delle cattedrali esercitavano e mantenevano, da secoli, nelleloro rispettive diocesi.

«Sulla chiesa messinese non è facile, né forse possibile condurreun discorso compiuto: ce lo impedisce l’assoluta frammentarietàdegli studi preparatori. Si può solo accennare a qualche fatto e avan-zare alcune modeste ipotesi di lavoro. l’elemento fondamentale chesfugge, ma che pure a nostro avviso riveste un ruolo primario, è ilpeso morale e di conseguenza politico che essa chiesa esercitò sullavita messinese». così, trent’anni fa, affermava enrico Pispisa in Mes-sina nel Trecento26, un volume che – a detta di Salvatore tramontana– «è una ricerca [...] costruita [...] in continuo dialogo con le fonti... [eche] costituisce uno studio penetrante, aggiornato e di notevole spes-sore metodologico soprattutto perché colloca le vicende della città nelquadro storico che le condizionavano»27. oggi, con questo mio stu-dio, spero di avere compiuto qualche passo in avanti rispetto alleacquisizioni, pure importanti, dell’illustre medievista e di consentire,a chi leggerà questa pagine, di valutare meglio – oltre che il peso eco-nomico di una delle più importanti istituzioni ecclesiastiche della cittàe della diocesi, quale appunto il capitolo cattedrale, – anche la suainfluenza in campo politico.

il presente saggio nasce da un’idea di Federico Martino che nel-l’ormai lontano 1997, nell’assegnarmi il tema della dissertazione dilaurea, mi propose di continuare a lavorare nel solco tracciato pochianni prima dallo stesso28 e da carmen Salvo, la quale, dopo aver pub-

26 e. PiSPiSa, Messina nel Trecento. Politica economia società, Messina 1980, p. 131.27 S. traMontana, Enrico Pispisa. La sua vita con la storia, in Medioevo per Enri-

co Pispisa. Scritti promossi e curati da l. catalioto et al., Messina 2015, pp. Xv-Xvi.28 F. Martino, Storia di nobili, vedove e preti nella Sicilia del Quattrocento,

roma 1994.

Page 46: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

9introduzione

blicato i regesti delle pergamene della cattedrale di Messina fortunata-mente non disperse, ha dato alla luce un breve saggio nel quale rico-struiva, sulla base di quelle, il funzionamento del capitolo dei canoni-ci e l’attività da esso svolta negli ultimi tre secoli dell’età di mezzo29.Si trattava quindi di continuare una ricerca storica ‘poco interessante’(per usare una espressione di e. curzel30), utilizzando stavolta la note-vole mole di documenti conservati nel Fondo Capitolo dell’archiviocapitolare, e in particolare la serie di volumi degli ‘atti capitolari’, ilprimo dei quali copre l’arco cronologico 1508-30.

conseguita la laurea, la dissertazione divenne subito oggetto diinteresse, soprattutto per la novità del tema affrontato, tant’è che, acominciare dalla Società Messinese di Storia Patria, allora imperso-nata da quella eclettica figura di studioso che fu il segretario, il com-pianto Giacomo Scibona, se ne prospettò la pubblicazione, non dopoavervi ulteriormente indagato, non senza un ampliamento del campodi ricerca. Per una serie di vicissitudini, però, questo lavoro, più voltesul punto di essere dato alle stampe, vede solo oggi la luce. esso,peraltro, a mio modo di vedere, mantiene inalterata – almeno cosìcredo – la sua originalità, poiché, per quanto mi è dato sapere, nonrisulta che altri abbiano varcato, nell’arco di questi tre lustri, la sogliadi quella ‘miniera’ di documenti che è tuttora l’archivio capitolare diMessina per compiervi ricerche sistematiche.

Per concludere, mi sia consentito di onorare i molti debiti di ricono-scenza accumulati in questi anni. ringrazio, anzitutto, il mio maestro,prof. Federico Martino; la prof.ssa carmen Salvo, che mi ha aiutato a‘muovere i primi passi’ nell’archivio; il prof. rosario Mo scheo, cherileggendo più volte il presente lavoro è stato sempre prodigo di sugge-rimenti; la dott.ssa rosaria Stracuzzi, per il prezioso aiuto offertomiper l’ecdotica relativa all’edizione dei documenti in appendice; il prof.mons. Gaetano zito per avere offerto la propria disponibilità ad acco-

29 c. Salvo, Il Capitolo della Cattedrale di Messina. Istituzioni ecclesiastiche evita cittadina (secoli XIV-XV), in «clio. rivista trimestrale di Studi Storici», XXiX(1993), 1, pp. 5-43.

30 e. curzel, Le quinte e il palcoscenico. Appunti storiografici sui capitoli dellecattedrali italiane, in «Quaderni di storia religiosa», X (2003), pp. 39-67.

Page 47: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

10 introduzione

gliere questo saggio nella collana Documenti e Studi di ‘Sy naxis’;tutti gli amici, con in testa i proff. lucia Sorrenti e cesare Magazzùche mi hanno incoraggiato e spronato affinché consegnassi alle stam-pe il prima possibile questa ‘fatica’ editoriale; mons. cesare di Pie-tro, attuale rettore del Seminario diocesano, nonché ‘custode’ dellepergamene della cattedrale di Messina, per avermi concesso la con-sultazione dei documenti da tempo colà conservati e che qui, in parte,si pubblicano.

un ricordo affettuoso va, infine, a tutti coloro che hanno speratovivamente di vedere pubblicato il presente lavoro ma che, durante lasua lunga gestazione, hanno concluso la loro esistenza terrena. Miriferisco, anzitutto, e con commozione, alla prof.ssa elina rugolo, dicui sono stato collaboratore negli ultimi due anni della sua carrieraaccademica; a mons. Paolo romeo (decano del capitolo cattedraledal 1969 fino alla propria scomparsa nel 2008) che, senza remore, miha concesso di accedere all’allora polverosa stanza ove un tempo eraospitato l’archivio capitolare e di consultarne le carte; ai monsignoriGiuseppe Scarcella († 2013), Giacomo Meo († 2012) e Salvatore dedomenico († 2014) rispettivamente cantore del capitolo – e già vica-rio generale della diocesi –, penitenziere e archivista, che hanno peranni e con soddisfazione seguito le mie indagini; al rag. Giuseppeallegra, che con generosità mi ha dedicato tempo prezioso nei primianni in cui, settimanalmente, frequentavo i locali della cattedrale perle mie ricerche.Last but non least un grazie riconoscente a mons. ignazio cannavò,

arcivescovo emerito di Messina-lipari-S. lucia del Mela († 2015), e amons. Francesco Sgalambro, vescovo emerito di cefalù († 2016), chehanno seguito, sin dagli esordi, le mie appassionate ricerche di storiadella chiesa messinese e mai hanno dubitato del mio rigore di studioso;alla Società Messinese di Storia Patria, in tutte le sue componenti, peraver accolto questo volume tra le sue pubblicazioni; a quanti hannogenerosamente contribuito alle spese di stampa; a Maria te resa Panellache ha atteso, con pazienza, alla impaginazione.

Page 48: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

1 con un sigillion dell’aprile 1096, ind. iv, il conte dichiarava di aver fondato lachiesa vescovile di S. nicola di Messina, attribuendole le medesime prerogative diquella di troina, e di averla affidata allo stesso vescovo roberto (adM, perg. 1347);una coeva versione latina (adM, perg. 1009) nulla aggiunge al documento greco. il1096, pertanto, costituirebbe, per la recente storiografia, il terminus ante quem dellarisorta diocesi messinese. occorre ricordare, tuttavia, che in un diploma comitaleemanato tra il gennaio e il 6 marzo 1094, conservato in originale nell’archivio capi-tolare di Patti, più volte citato in letteratura, di recente riedito (vd. Documenti latini egreci del conte Ruggero I di Calabria e Sicilia, edizione critica a cura di J. BecKer,roma 2013, doc. 39), e in uno del vescovo roberto [dato a Messina il 6 marzo 1094e conservato nello stesso archivio, vd. l. catalioto, Il Vescovato di Lipari-Patti inetà normanna (1088-1194). Politica, economia, società in una sede monastico-epi-scopale della Sicilia, Messina 2007, pp. 178-179, doc. 5], questi risulta già indicato,alternativamente, come vescovo di troina e di Messina. a voler, poi, considerareautentica la concessione del luglio 1087, ind. X, con cui il casale di Butah (regalbu-to) veniva trasferito alla chiesa di Messina [adM, perg. 1049, edita da h. enzenSBer-Ger, Tecniche di governo in un paese multietnico. Alcune considerazioni, in Byzanti-no-Sicula V. Giorgio di Antiochia. L’arte della politica in Sicilia nel XII secolo traBisanzio e l’Islam, atti del convegno internazionale (Palermo, 19-20 aprile 2007), acura di M. re e c. roGnoni, Palermo 2009, pp. 3-46: 41-43], la rifondazione delladiocesi andrebbe retrodatata al 1087 o, comunque, in un momento indeterminato trail luglio 1087 e il marzo 1094. i tre documenti membranacei toletani qui citati sonoriprodotti in Messina. Il ritorno della memoria, catalogo della mostra svoltasi a Mes-sina, Palazzo zanca, dal 1 marzo al 28 aprile 1994, Palermo 1995, pp. 153-156, ni 13,

capitolo i

conSuetudini, Statuti e PrivileGidella cattedrale

1. La rifondazione della diocesi di Messina e le prime notizie delCapitolo cattedrale

nello scorcio del sec. Xi, ruggero d’altavilla, conte di calabria eSicilia, ristabiliva la diocesi di Messina, ultima tra le circoscrizioniecclesiastiche istituite durante e dopo la riconquista dell’isola1. taledecisione risale, secondo la storiografia, all’incontro avvenuto a troi-na, nel 1088, tra lo stesso ruggero e il pontefice urbano ii. Fino aquell’epoca, infatti, Messina e il suo territorio erano compresi nel

Page 49: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

12 caPitolo i

18 e 19). Sulla loro genuinità, vd. Documenti latini e greci del conte Ruggero I, cit.,docc. 11 e 53.

2 al vescovato troinese era stato assegnato un vastissimo territorio, grande circaun terzo della Sicilia, comprendente «l’area dei nebrodi e delle Madonie, da Messinaalla stessa troina fino a taormina da un lato e da rametta, Milazzo, Sinagra, naso,San Marco, Mistretta a Gagliano, Sperlinga, tusa, Geraci, Petralia, Polizzi, cefalù,collesano, caltavuturo, Sclafani» (v. d’aleSSandro, Città e campagne nella Siciliamedievale, Bologna 2010, pp. 53-79).

3 una sintesi aggiornata sul cristianesimo e l’organizzazione ecclesiastica in Sici-lia nel primo millennio in G. zito, Sicilia, in Storia delle Chiese di Sicilia, a cura diG. zito, città del vaticano 2009, pp. 29-39 e bibl. ivi cit. con particolare riguardoalla cuspide nord-orientale dell’isola, ci permettiamo di rinviare al nostro recentesaggio La Chiesa greca nella Sicilia nord-orientale: dai Normanni alla prima etàmoderna, in «nea rhōmē. rivista di ricerche bizantinistiche», 11 (2014), pp. 183-247:184-188.

4 Sul punto, vd. G. MelluSi, «Pulchre sane ut modo erectam exornatamque». Lachiesa di San Nicola all’Arcivescovado di Messina. Note storico-giuridiche, in ASM,91/92 (2010/2011), pp. 137-157.

5 vd., da ultimo, Julia Becker che nel suo volume Documenti latini e greci delconte Ruggero I di Calabria e Sicilia, cit., p. 208, scrive testualmente, nel regesto deldoc. 53: «il conte ruggero fonda la chiesa vescovile di S. nicola di Messina e trasfe-risce l’episcopato da troina a Messina. egli affida la guida della neoistituita sedevescovile al vescovo roberto di troina in unione personale». Se, dunque, a robertodi troina fu affidato il governo in unione personale anche della neo istituita diocesi diMessina, quella di troina doveva necessariamente costituire una circoscrizioneecclesiastica a sé, con un territorio diverso e distinto da quello della seconda!

6 Quanto alle complesse vicende relative alla istituzione delle chiese vescovili ditroina e Messina ci permettiamo di rinviare a G. MelluSi, La rifondazione della dio-cesi di Messina e le sue vicende in Età Normanna, in «Panta rei». Studi dedicati aManlio Bellomo, a cura di o. condorelli, roma 2004, iii, pp. 589-608 e bibl. ivi cit.Giova qui ricordare che la protodiocesi normanna di Sicilia non fu mai soppressa, nécon un provvedimento regio, né tantomeno con uno pontificio (vd. infra, nt. 9).

vescovato di troina2, primo, in ordine di tempo, tra quelli creati inSicilia dal principe normanno3.

l’affidamento della chiesa vescovile di S. nicola4 di Messina allecure del protovescovo troinese roberto († post 1106) ha tratto in erro-re buona parte degli studiosi5, i quali hanno ritenuto di vedere in que-sta decisione di ruggero la volontà di unire le due diocesi o, addirittu-ra, di trasferire la sede vescovile in riva allo Stretto6. Più semplice-mente, invece, si è trattato della istituzione o, per meglio dire, dellarifondazione di una circoscrizione ecclesiastica distinta da quella di

Page 50: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

13conSuetudini, Statuti e PrivileGi della cattedrale di MeSSina

troina, ma ritagliata dal suo territorio e unita a questa solo in personaepiscopi7. così configurata, la diocesi peloritana andò nel tempovieppiù strutturandosi8, fino a quando, nel 1151, assorbì di fatto e

7 Questa tesi è esposta da a. Piccolo, De antiquo iure ecclesiae siculae disserta-tio, Messanae 1623, pp. 14-15, il quale osserva, giustamente: «apparet igitur, ut eoredeam, tum ex rogerii diplomate, tum ex Gaufrido [Malaterra] erecta primum troi-nensi ecclesia, mox etiam Messanensi, utramque Pontificis romani consilio unitamroberto traditam esse. inde factum opinor, ut Messanensis episcopus troinensisquoque episcopi appellationem longo tempore retinuerit, et in una Messanensi dioe-cesi duo etiam num sint archidiaconi, Messanensis, et troinensis, duo item canoni-corum collegia Messanensium ac troinensium. hoc enim translatio ab unione differt:quod translata ex uno in alterum locum dignitate aliqua, et loci, et nominis fit muta-tio, ut nostri iurisconsulti docent, adeo ut veteris ecclesiae nomen, ac privilegia tran-sfundantur in novam, in quam facta est translatio, cuius deinceps nomine appellatur.unionis vero diversa est natura. nam cum aeque principaliter, ut disciplinae verbausurpem, duae ecclesiae uniuntur, quod in cathedralibus perpetuum est, utraqueecclesia retinet antiqua privilegia, utraque dicitur episcopalis sedes». di contrarioavviso è l’anonimo autore delle Preminenze della Corona di Sicilia sopra la Chiesadi Santa Maria di Troina illustrate (BcrS, ms. V.E.12). in tale testo si osserva che:«una chiesa, che senza sua colpa cessa di esser cattedrale in actu pur non di menocotale si reputa habitu. non per altra causa, se non per darsele un competente titolo diquelle prerogative, che dallo attual possesso della cattedralità possono andar separa-te. Similmente quella distinzione, per cui altro è ciò, che appartiene uti heredi, vieneapplicata alle chiese cattedrali, distinguendosi una chiesa, uti Cathedralis, da unaltra quia Cathedralis. dappoiche in questa la cattedralità è causativa, in quella sola-mente conservatrice delle sue preminenze. Secondo i quali principi la chiesa di troi-na non acquista, se non che una cattedralità abituale, e putativa, la quale non si mettein quistione, e rende una ragion facile, e piana del suo distinto nome, e arcidiacono, ecapitolo, senza che si ricorra ad una causa straordinaria, per non dire assurda, emostruosa, quale si è quella di due sedi vescovili, di due spose del medesimo vesco-vo, di due chiese principali, e Matrici in una diocesi» (f. 31v). Su alberto Piccolo ele sue opere si rinvia a G. liPari, Il falso editoriale a Messina nel Seicento, Messina2001, pp. 8-11 e bibl. ivi cit..

8 il capovolgimento dei rapporti di forza tra Messina e troina fu assai repentino.a meno di dieci anni dalla rifondazione della diocesi peloritana, la giurisdizione delsuo vescovo, «secundum disposicionem sancte romane ecclesie», fu estesa al territo-rio dell’antica diocesi di taormina, come si ricava da un diploma del 1106, prodottodalla cancelleria del vescovo roberto. Sulla genuinità del documento, tuttavia, è statoespresso qualche dubbio da P. collura, La polemica sui diplomi normanni dell’Ar-chivio Capitolare di Catania, in ASSO, liv-lv (1958-59), p. 136, il quale ha ritenu-to trattarsi di una falsificazione di ambiente catanese, finalizzata alla difesa dei dirittipatrimoniali che la chiesa etnea vantava nel territorio di Fiumefreddo, un tempofacente parte della diocesi tauromenitana e, «in nostris temporibus», passato a quella

Page 51: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

14 caPitolo i

completamente la circoscrizione ecclesiastica troinese e il suo vastoterritorio9, per essere, nel 1166, elevata al rango di arcivescovatometropolitano da alessandro iii, con suffraganee le chiese vescovilidi cefalù e lipari-Patti, di recente istituzione10.

messinese; sembra tuttavia possibile, a nostro giudizio, far salva l’autenticità dell’at-to, se si tiene conto che in un diploma del vescovo di Messina del 1103 [vd. l.r.MénaGer, Les actes latins de S. Maria di Messina (1103-1250), Palermo 1963, pp.43-48] è tra i teste il decano oddone, uno dei sottoscrittori del documento conservatoa catania. Per maggiori notizie sulla sorte della diocesi di taormina e la donazionedel monastero di Fiumefreddo, vd. G. di Giovanni, Storia ecclesiastica di Taormina,Palermo 1870, pp. 213-222; h. BreSc, Dominio feudale, consistenza patrimoniale einsediamento umano, in Chiesa e società in Sicilia. L’età normanna, atti del i conve-gno internazionale organizzato dall’arcidiocesi di catania 25-27 novembre 1992, acura di G. zito, torino 1995, p. 95; o. condorelli, Unum corpus, diversa capita.Modelli di organizzazione e cura pastorale per una «varietas ecclesiarum» (secoliXI-XV), roma 2002, p. 117 nt. 4 e bibl. ivi cit.; MelluSi, La rifondazione della dioce-si di Messina, cit., pp. 608-610 e, soprattutto, a. lonGhitano, La donazione delmonastero San Giovanni di Fiumefreddo all’abbazia Sant’Agata di Catania (1103,1106), in «Synaxis», XXi/2 (2003), pp. 383-402 e bibl. ivi cit., in cui è riportata latrascrizione del diploma di roberto e la traduzione italiana.

9 StarraBBa, doc. Xii. Si rammenta, tuttavia, che, ancora alla fine del sec. Xii,alcune bolle papali risultano indirizzate a laici ed ecclesiastici «per Messanensem ettrainensem dioeceses constituti» (StarraBBa, docc. XXXvii e XXXiX), e che in unapergamena greca della cattedrale si fa riferimento a riccardo, arcivescovo di Messinae troina [vd. c. roGnoni, Le fonds d’archives «Messine» de l’Archivo de medinaceli(Toledo). Regestes des actes privés grecs, in «Byzantion. revue internationale desétudes Byzantines», lXXii (2002), Fascicule 2, pp. 529 n° 119]. Brühl, pp. 131-137:133-134, ha ipotizzato, peraltro, tra la fine del sec. Xii e gli inizi del successivo, delle«pretese di troina al ristabilimento della sede vescovile», relativamente alla compila-zione, negli stessi anni, del falso diploma di ruggero ii del maggio 1143.

10 StarraBBa, doc. Xvi bis (nella raccolta esistono due documenti con lo stessonumero d’ordine Xvi; indico con bis il secondo dei due); e. PiSPiSa, Messina, Cata-nia, in Itinerari e centri urbani nel Mezzogiorno normanno-svevo, atti delle X gior-nate normanno-sveve (Bari, 21-24 ottobre 1991), Bari 1993, p. 159. la bolla di ales-sandro iii fu confermata (e riprodotta integralmente) da lucio iii, innocenzo iii,onorio iii e Gregorio iX (vd. StarraBBa, docc. XXXvi, Xlviii e lXiii). del tuttoinfondata deve ritenersi, invece, la notizia riportata nel c.d. Provinciale vetus – elen-co di tutte le diocesi sottoposte alla giurisdizione romana, composto dal chiericoalbino al tempo di papa lucio iii – secondo cui della metropolia messinese avrebbe-ro fatto parte, oltre le diocesi di cefalù e Patti, anche quelle di catania, Malvito e S.Marco, le ultime due situate nella calabria settentrionale (vd. G. MinaSi, Le Chiese diCalabria, napoli 1896, pp. 258-259; 271-275).

Page 52: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

15conSuetudini, Statuti e PrivileGi della cattedrale di MeSSina

diversamente che per la diocesi, mancano del tutto i documentiattestanti la fondazione del capitolo cattedrale e il suo funzionamentonei primi decenni di vita. la notizia più risalente di chierici addetti alculto è fornita da Malaterra a proposito della costruzione della chiesavescovile di S. nicola11. tuttavia, è assai significativo che già neiprimi documenti della cancelleria del vescovo roberto questi dichiaridi agire «in presentia fratrum nostrorum videlicet canonicorum messa-nentium»12, tra i quali ultimi troviamo il decano oddone13 e, in diplo-mi successivi, è attestato l’espletamento di funzioni consultive, inmaniera congiunta, da parte dei capitoli di Messina e di troina14. va,

11 «ecclesiam etiam in honore sancti nicolai in eadem urbe cum summa honorifi-centia construens, turribus et diversis possessionibus augendo dotans, clericis ad ser-viendum deputatis, pontificali sede aptavit» (GauFreduS Malaterra, De rebus gestisRogerii Calabriae et Siciliae comitis et Roberti Guiscardi ducis fratris eius, a cura die. Pontieri, Rerum Italicarum Scriptores, Bologna 1925-1928, l. iii, cap. XXXii).Sulla prima cattedrale di Messina, vd. MelluSi, «Pulchre sane erectam exornatam-que», cit.

12 G. Scalia, La pergamena del vescovo Iacopo del 1103 e le sorti della sede vesco-vile di Catania durante la dominazione araba, in ASSO, li-lii (1955-1956), p. 44.

13 vd. supra, nt. 8. Questo personaggio potrebbe, forse, identificarsi con l’omoni-mo arcidiacono che il 6 marzo 1094 aveva sottoscritto il diploma vescovile emanatoda roberto i in favore dell’abate ambrogio di lipari e cit. in nt. 1.

14 «il capitolo rappresentava, come corpo imperituro, la continuità del governodella diocesi [...] ma anche il vescovo in carica era tenuto a richiederne il parere nel-l’esercizio della giustizia sui chierici e ottenerne il consenso per atti che investivanol’amministrazione temporale della diocesi» (r. Bizzocchi, Chiesa e potere nellaToscana del Quattrocento, Bologna 1987, p. 19). il più antico documento attestante lafunzione consultiva svolta dal clero diocesano è una lettera di leone Magno direttaall’episcopato siciliano [Regesta Pontificum Romanorum iubente Academia Gottin-gensi congessit P.F. Kehr, Italia Pontificia (calabria-insulae), turici 1975, X, p. 169n° 4 e bibl. ivi cit.]. in essa si affermava che «episcopus rebus ecclesiae tamquamcommendatis, non tamquam propriis utatur. irrita enim episcoporum uenditio et con-mutatio rei ecclesiasticae erit absque conniventia et subscriptione clericorum». ilbrano è riportato dal Decretum di Graziano (c.12 q.2 c.52 § 1) = Corpus Iuris Cano-nici, ed. e. FriedBerG, leipzig 1879 (rist. an. Graz 1959), i, col. 704. Successivamen-te, una decretale di alessandro iii stabilì che una concessione fatta dal vescovo e nonratificata dal capitolo, a stretto rigore, non valeva (X.3.10.3). Similmente, invalidaera considerata la donazione da parte dell’ordinario di cose pertinenti alla diocesi«suis canonicis inconsultis». dalla seconda metà del sec. Xii, quindi, la funzioneconsultiva si consolidò in seno ai capitoli delle cattedrali, tant’è che il titolo X dellibro iii delle Decretali trattava De iis, quae fiunt a praelatis, sine consensu capituli

Page 53: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

16 caPitolo i

co munque, sottolineato che i canonici peloritani sono di frequente pre-senti, per la prima metà del sec. Xii, tanto nei diplomi regi e vescovili,quanto negli atti privati, mentre andranno progressivamente diminuen-do negli documenti ufficiali le attestazioni dei canonici di troina.

2. Il Capitolo messinese nella seconda metà del sec. XII e la ‘Con-cordia’ del 1168

tra gli anni ’60 e ’70 del sec. Xii, ha termine il processo di norma-lizzazione della struttura del collegio dei canonici, contestualmentealla creazione della provincia ecclesiastica messinese ed alla definiti-va fissazione dei confini delle diocesi suffraganee.

nel 116815, a seguito delle proteste dei ca nonici di S. nicola, con

(vd. anche M. FerraBoSchi, Capitolo, in ED, vi, Milano 1960, p. 218). Per le funzio-ni consultive esercitate in età normanna dai canonici di troina e di Messina, vd.StarraBBa, docc. iii, v, vi, iX, Xi, XX, XXiv e XXv).

15 tra le pergamene del tabulario di S. Maria di Malfinò è conservata una copia,di qualche decennio successiva, della ‘concordia’ tra l’arcivescovo di Messina e icanonici della cattedrale [vd. d. ciccarelli, Il Tabulario di S. Maria di Malfinò, vol.i (1093-1302), Messina 1986, pp. lXviii, lXXiX-lXXXvii; 5 n° 2]. l’editore, purritenendo che sul documento «pesano sospetti di falsificazione», sulla base delle indi-cazioni relative all’indizione e all’anno di regno di Gugliemo ii, propende per ladatazione del documento al luglio 1172, data alla quale rinvierebbero i suddetti ele-menti. tuttavia, riteniamo che non possa escludersi una datazione al luglio del 1168.le cronache del tempo, infatti, ci dicono che Stefano di Perche, arcivescovo di Paler-mo, lasciò la capitale dell’isola alla volta di Messina nel novembre del 1167 e, inseguito al rapido dilagare di una insurrezione scoppiata in città [vd. S. traMontana,Gestione del potere, rivolte e ceti al tempo di Stefano di Perche, in Potere, società epopolo nell’età dei due Guglielmi, atti delle iv giornate normanno-sveve (Bari-Gioia del colle, 8-10 ottobre 1979), Bari 1991, pp. 79-101; e. PiSPiSa, Medioevomeridionale. Studi e ricerche, Messina 1994, pp. 341-342], rinunciò alla cancelleria ealla sede episcopale nell’estate del 1168 fuggendo in terra Santa, ove, dopo brevetempo, trovò misteriosamente la morte. immediatamente dopo la partenza di Stefano,Gualtiero fu eletto a furor di popolo suo successore, anche se la ratifica papale dellanomina arrivò solo il 28 settembre 1169. niente osta, dunque, a che, nel luglio del1168, Gualtiero fosse definito già «Panorm(itanus) reverendus archiepiscopus» edesercitasse le proprie funzioni da eletto. Per ciò che concerne le aporie cronologiche(peraltro presenti anche in un transunto quattrocentesco dell’ar chivio capitolare diMessina, vd. infra, nt. 26), va notato che l’emendamento proposto non è sufficiente a

Page 54: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

17conSuetudini, Statuti e PrivileGi della cattedrale di MeSSina

privilegio, infatti, l’arcivescovo16 concedeva in perpetuo l’uso delle

risolverle completamente. in primo luogo, è difficile immaginare un errore nell’indi-cazione dell’anno dell’era cristiana, che si trova scritto a lettere nel documento. inol-tre, l’indizione corrispondente al luglio 1172 non è la quinta ma la quarta, mentre sipotrebbe pensare a un banale errore del copista che ha lasciato cadere la prima letteradella indizione Xv, effettivamente corrispondente al luglio 1168. Più difficile è spie-gare l’indicazione relativa all’anno di regno del sovrano. nel luglio del 1172, in effet-ti, Guglielmo si trovava nel secondo mese del suo settimo anno, mentre nel luglio del1168 egli era nel terzo anno. Quindi, non è sufficiente supporre un’erronea aggiuntadel «v» davanti alla indicazione di un ipotetico «ii» che si sarebbe trovato nel docu-mento originale. Quest’ultima difficoltà, potrebbe forse risolversi ipotizzando che ilcopista abbia erroneamente scritto «vii» invece che «iii». comunque, anche se nes-suna certezza è possibile allo stato attuale delle conoscenze, non sembra necessarioproporre una datazione dell’atto al 1172.

16 Si tratta di nicola, attestato tra il 1166 e il 1180, ma la cui origine rimane oscu-ra. di lui sappiamo che riuscì ad inserire due suoi nipoti nel capitolo cattedrale, unodei quali ebbe l’incarico di «Messanensis ecclesie domus magister» (n. KaMP, Ivescovi siciliani nel periodo normanno: origine sociale e formazioni spirituali, inChiesa e società in Sicilia. L’età normanna, atti del i convegno internazionale orga-nizzato dall’arcidiocesi di catania, 25-27 novembre 1992, a cura di G. zito, torino1995, p. 69 e bibl. ivi cit.). i documenti in nostro possesso relativi al suo episcopato –poco più di una decina (G. SPata, Diplomi greci siciliani inediti, in Miscellanea distoria italiana, edita per cura della regia deputazione di Storia Patria, tomo Xii,torino 1871, pp. 58-59; StarraBBa, docc. Xvi bis, Xviii, XiX, XX e Xiigr; c.a.GaruFi, Catalogo illustrato del Tabulario di Santa Maria Nuova in Monreale, Paler-mo 1902, pp. 7 n° 8; 15 n° 23), dei quali solo sei pervenutici in originale (adM,pergg. 1005, 1010, 1031, 1038, 1118, 1156) – sono, in massima parte, di natura priva-ta. di questi, quattro riguardano possedimenti fondiari siti nei casali di larderia ezafferia, vicino Messina (SPata, Diplomi greci, cit., pp. 60-77; StarraBBa, docc.Xiiigr, Xivgr e Xvgr), località ove l’arcivescovo esercitava la iurisdictio in civilibusa mezzo di baiuli (l. Sorrenti, Feudo e giurisdizioni. Rapporti tra baronaggio eprinceps nella Sicilia medievale, in Scritti in onore di Angelo Falzea, Milano 1991,iv, 449 nt. 40; ead., Il trono e gli altari. Beni e poteri temporali delle chiese nei rap-porti col sovrano, Milano 2004, pp. 188-193). relativamente a larderia sono perve-nuti anche diversi diplomi in lingua greca, della seconda metà del sec. Xii e primidecenni del successivo, riguardanti beni fondiari acquisiti dalla diocesi in quel lassodi tempo (vd. roGnoni, Le fonds d’archives, cit., pp. 497-554 ni 47, 78-82, 118, 136,139). a tal proposito, dai verbali della regia visita del 1542, risulta che i fondi esi-stenti a larderia e nel limitrofo casale di zafferia rendevano alla mensa arcivescovilela somma di onze 33, tarì 4 e grana 6 annui e che l’arcivescovo «habet iurisdictionemcreandi bayulum in ipsis» (aSPa, Conservatoria di Registro, vol. 1305, ff. 24v-25r).dieci anni più tardi, il regio visitatore Giacomo arnedo, oltre all’am montare dei red-diti annuali derivanti dai due casali (saliti a onze 46 e tarì 9), annotava che, tra i privi-

Page 55: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

18 caPitolo i

consuetudini e il godimento dei diritti da essi vantati17. il capitolo,infatti, a fronte dei tentativi del presule di avocare a sé i diritti che es soesercitava, era ricorso al tribunale regio e ai magnati («contra nos sacreregie curie tunc Messane existenti et magnatibus dominis ipsis»)18,ottenendo un verdetto che, molto verosimilmente, aveva rigettato lepretese dell’arcivescovo, il quale, a sua volta, non poté far altro cheammettere la sconfitta. ad esaminare l’istanza presentata dai canonicifu Gualtiero19, arcivescovo di Palermo e precettore dell’ancor giovane

legi dell’arcivescovato, «sunt et alie multe scripture et instrumenta greca autentica deconcessione casalium lardarie et zaffarie» (aSPa, Conservatoria di Registro, vol.1308, ff. 47v-48r, 51r). una sintetica ma efficace rassegna delle regie visite eccle-siastiche siciliane in P. collura, Le Sacre Regie Visite alle Chiese della Sicilia, in«archiva ecclesiae. Bollettino dell’associazione archivistica ecclesiastica», XXii-XXiii (1979-1980), pp. 443-451. Sull’istituto della «sacra visita», vd. F. Scaduto,Stato e Chiesa nelle due Sicilie, con introduzione di a.c. JeMolo, i-ii, Palermo 1969(rist. dell’edizione del 1887), i, pp. 185-190.

17 «his igitur diligenter a nobis auditis et sollerti servitio inquisitis, utrum ex anti-qua consuetudine et iure usuceperant predecessorum capitula an noviter ipsa sibi ven-dicare presumerent, tandem multis evidentibus et assercionibus ab eis introductis etdeclaratus quod de more antiquitatis prefata capitula si statuta fuerint iustis et piiseorum petitionibus condescendentes assensum prebuimus et que nos postulaveranteis integre concesserimus ex perhempni iure autenticavimus et confirmamus» (cic-carelli, Il Tabulario, cit., pp. 6-7). una sintetica trattazione relativa alla controversiadel 1168, in F. Mazziotta, Privilegi, prerogative e titoli del Capitolo Cattedrale diMessina, in ASM, XiX-XXi (1918-1920), pp. 139-153: 141-142.

18 il ricorso alla giurisdizione regia da parte del capitolo peloritano è uno deitanti casi di amministrazione della giustizia su materie toccanti la chiesa e gli eccle-siastici da parte dei sovrani normanni. nella inedita relazione svolta al Xith interna-tional congress of Medieval canon law (catania, 30 luglio-6 agosto 2000) dal titoloOrigini e vicende del «Tribunale della Monarchia» di Sicilia: poteri regi in materiaecclesiastica (secoli XII-XVI), Federico Martino ha, infatti, messo in evidenza che,negli ultimi anni di ruggero ii e nell’età dei Guglielmi, è documentata una attivitàdella «curia regis» e dei maestri giustizieri per la soluzione di controversie giurisdi-zionali tra religiosi e laici e religiosi e religiosi. Simili interventi in materia ecclesia-stica da parte dei sovrani di Sicilia riprenderanno in modo massiccio durante il lungoregno di Federico iii d’aragona e, ancor di più, all’epoca dei Martini, costituendo ilpresupposto di quello che, tra la metà del sec. Xv e il 1520, diventerà il tribunaledella regia Monarchia.

19 Sul personaggio e la sua ascesa ai vertici dell’amministrazione del Regnum, vd.S. traMontana, La monarchia normanna e sveva, torino 1986, pp. 195-202; id., Ilmezzogiorno medievale, roma 2000, pp. 52 ss. e supra, nt. 15.

Page 56: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

19conSuetudini, Statuti e PrivileGi della cattedrale di MeSSina

sovrano Guglielmo ii, il quale, non ritenendo di dover procedere arigore di legge, in conseguenza dei particolari rapporti esistenti tra icontendenti («previdit pocius et decrevit ut inter patrem et filios»),affidò la decisione della controversia a un collegio di cinque ‘arbitri’20.

la lite aveva ad oggetto «de statuendis custodibus in cappelis, deoblacione nove ecclesie, de decanatu, de cantoria, de archidiaconatu,de prebendis mag(istri) Petri de cathania et domini Michaelis; deconfessionibus et processionibus forensium ecclesiarum, de candelisquas debent habere singulis mensibus decanus et cantor et omnescanonici ter in anno, de oblationibus missarum domini archiepiscopi,de remotione cappellani in archiepiscopatu et de eius victu»21. Si trat-tava di una serie di diritti, il cui libero esercizio, senza ingerenza del-l’autorità episcopale22, avrebbe, da lì a qualche decennio, reso il col-

20 Si trattava dei vescovi di cassano e di teramo, del praecentor di otranto, delmagister ruggero de Hospitali e del iudex Stefano (stratigoto di Messina negli anni1171-73), vd. ciccarelli, Il Tabulario, cit., pp. lXXXi-lXXXii; 6. l’esercizio dipoteri di tipo ‘arbitrale’ caratterizza l’amministrazione della giustizia in età feudale.Secondo M. caravale, La monarchia meridionale, roma-Bari 1998, p. 11, «la com-petenza giurisdizionale di principi e duchi sembra [...] essersi limitata a una sorta diarbitrato nelle vertenze che opponevano tra loro i signori territoriali, i quali avesseroliberamente deciso di risolvere le liti senza far ricorso alle armi». con riguardo aidomini normanni nel Mezzogiorno italiano, Federico Martino ha rilevato un’attivitàdi questo tipo da parte del conte ruggero e, successivamente, del primo sovrano diSicilia, prevalentemente nei casi di controversie aventi ad oggetto ecclesiastici o benidella chiesa (vd. supra, nt. 18). il più antico documento è costituito dal «placito» del1097, con il quale il conte dirimeva la lite relativa alle decime sorta tra i vescovi sici-liani e i terrarii (P. collura, Le più antiche carte dell’archivio capitolare di Agrigen-to, Palermo 1961, pp. 18-20). un altro esempio di arbitrato è quello intervenuto alcu-ni decenni prima tra l’archimandrita luca e ivano, vescovo di catania (vd. v. von

FalKenhauSen, I mulini della discordia sul Fiumefreddo, in Puer apuliae. Mélangesofferts à Jean-Marie Martin, éd. e. cuozzo, v. déroche, a. PeterS-cuStot et v. Pri-Gent, Paris 2008, pp. 225-238).

21 ciccarelli, Il Tabulario, cit., p. 6.22 Sui non sempre pacifici rapporti tra vescovi e collegi canonicali nel basso

medioevo, si leggano, a titolo esemplificativo, n. d’acunto, Il vescovo di AssisiGuido II e i canonici di S. Rufino in un documento di Onorio III, in Mediterraneo,Mezzogiorno, Europa. Studi in onore di cosimo damiano Fonseca, a cura di G.andenna - h. houBen, i-ii, Bari 2004, i, pp. 289-300; G. Forzatti Golia, Una con-troversia quattrocentesca tra il vescovo di Tortona e il Capitolo della Chiesa di SanLorenzo di Voghera, ibid., i, pp. 525-559.

Page 57: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

20 caPitolo i

legio canonicale la più importante istituzione ecclesiastica cittadina23.essi possono essere raggruppati in tre grandi categorie:

diritti di ordine liturgico-pastorale;diritti di ordine economico;diritti di nomina delle dignità capitolari.nella prima categoria vanno annoverati i poteri di nominare i

‘custodi delle cappelle’24, di amministrare la costruenda cattedrale di

23 Sul ruolo svolto dal capitolo nella realtà socio-politica messinese si rinvia aSalvo, Il Capitolo della Cattedrale di Messina, cit.; ead., Giurati, feudatari, mercan-ti. L’élite urbana a Messina tra Medio Evo ed Età moderna, roma 1995, pp. 60-64;ead., Una realtà urbana nella Sicilia medievale. La società messinese dal Vespro aiMartini, roma 1997, pp. 111-122.

24 «autenticavimus et confirmavimus […] ut liceat ipsis canonicis pro libitu suocustodes statuere in cappellis, nullumque de statutis a nobis vel successoribus nostrisremoturum, nisi iusta causa et communi voluntate eorum» (ciccarelli, Il Tabulario,cit., p. 7). Probabilmente, si trattava del diritto di concedere altari e sepolture e diconferire i benefici siti nelle due cattedrali, poiché, nel 1411, l’arcivescovo tommasocrisafi riconobbe questa antica consuetudine del capitolo (Painiana, perg. 119, vd.infra, doc. 7). tale interpretazione del documento fu seguita nelle anonime Memoriein difesa del Capitolo della S. Protometropolitana di Messina, Messina 1790, pp. Xi-Xii, in cui si affermava: «ed al tempo stesso passa in adempimento del terzo incaricoa sottometterle [...] un’altra antichissima scrittura stipolata fin dall’anno 1168 sotto ilgoverno del Serenissimo re Guglielmo ii continente una sollenne concordia tra ilcapitolo di questa cattedrale, e l’arcivescovo di quel tempo nicolò Primo, collaSovrana autorità conchiusa, e da replicate Pontificie conferme consolidata, da cuichiaramente rilevasi di essere stato confermato al capitolo il diritto di conferire iBenefici suddetti. tra gli articoli su de’ quali allora si discettò, il primo fu quello: Destatuendis Custodibus in Capellis: ed il medesimo arcivescovo dopo aver confessato,che dal capitolo con molte, ed evidenti raggioni erasi comprovato, che le pretenzioniin controversia discendevano dal costume dell’antichità, passa a concedere, autoriz-zare, e confermare: Ut liceat ipsis Canonicis pro libitu suo Custodes statuere inCapellis». riteniamo, tuttavia, non possa escludersi che il documento faccia riferi-mento anche al diritto di conferma dei parroci della città. in acMcap, ‘atti capitola-ri’, vol. 1, ff. 1v-2r, 35r, 117v-118r, 130v-131r, 158v, 175v, 202v, 250rv, 277v-278r,infatti, sono registrati, all’inizio dell’anno civile, le professioni di obbedienza e i giu-ramenti di osservare gli statuti e le consuetudini della cattedrale da parte dei cappella-ni delle parrocchie cittadine: S. Giacomo de sitaloris, S. lorenzo, S. antonio, S. Giu-liano, S. luca, S. leonardo, S. Pietro pisanorum (vd. infra, cap. iii, § 1c), S. Matteode burgo e S. Maria la porta, oltre a S. nicola lu episcopatu (vd. infra, cap. iii, § 6),prassi documentata fino agli ultimi anni del sec. XiX (acMcap, ‘atti capitolari’,vol. 27). Quanto alle pievi cittadine, la più antica menzione di esse è nel testamentodell’arcivescovo Guidotto (vd. StarraBBa, doc. cXXXvii). altre brevi notizie in

Page 58: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

21conSuetudini, Statuti e PrivileGi della cattedrale di MeSSina

S. Ma ria25, di nominare il cappellano ed il sacrestano della cattedraledi S. nicola e di organizzare le processioni e le confessioni nellacittà26; tra i secondi, quelli riguardanti l’attribuzione periodica dellecandele27 ai canonici, la commutazione delle prebende canonica-

Pirri, i, p. 445; Apparato, s.v.; v. aMico, Dizionario topografico della Sicilia, tradot-to ed annotato da G. di Marzo, i-ii, Palermo 1856 (rist. an. Bologna 2006), ii, p. 84.di contrario avviso era, invece, Mazziotta, Privilegi, cit., p. 144, il quale affermava,con evidente esagerazione, che: «in ogni anno, e precisamente nel giorno 21 gennaio,tutti i Parroci della città sono obbligati di presentarsi in corpo al capitolo, rinnovandoanno per anno il giuramento di obbedienza e l’osservanza dei diritti e dei privilegi delcapitolo, essendo esso, fin dai primi secoli (!), il solo Parroco della città, come la cat-tedrale la sola Parrocchia, non essendo le altre che filiali».

25 Facciamo nostra l’interpretazione di e. PiSPiSa, Medioevo Fridericiano e altriscritti, Messina 1999, p. 269, secondo cui il capitolo fece pressione sull’arcivescovo«per ottenere il tempio in oblacione». tale richiesta – e insieme quella di nominare ilcappellano ed il chierico (sacrestano) di S. nicola – mirava ad escludere altri organi-smi dalla gestione delle due chiese maggiori della città (vd. infra, § 5).

26 il documento pubblicato da ciccarelli presenta nell’originale ampi fori che ren-dono assai difficile la lettura. l’editore ha integrato il testo servendosi di un transun-to, rogato il 23 marzo 1463 dal notaio leonardo camarda, facente parte delle perga-mene dell’archivio capitolare di Messina [vd. c. Salvo, Regesti delle pergamenedell’Archivio Capitolare di Messina (1275-1628), in ASM, lXii (1992), p. 143 n.149]. l’autopsia del transunto pone in evidenza come sia in più punti fortementescorretto; inoltre, nel brano in oggetto, che è tratto dal transunto, l’editore ha lettoerroneamente la parola cappellanos come cappellanus. infine, il termine permisimusè, con tutta evidenza, incongruo nel contesto e ci pare indispensabile emendarlo inpromisimus. in tal modo il brano acquista senso compiuto e suona così: «processio-nes forensium ecclesiarum et cappellanos pro danda penitentia ne urbem intrent noninterdicturos promisimus». la promessa dell’arcivescovo nicola assume un certorilievo, perché attribuiva al capitolo una sorta di monopolio riguardo alle pratichepenitenziali che dovevano svolgersi nella città.

27 la spartizione delle candele e della cera residua costituì, per secoli, uno deimaggiori introiti dei chierici del duomo. Questa usanza era legata alla celebrazionedei funerali, tant’è che, ancora nel 1496, il vicario generale dell’arcivescovo confer-mava una serie di capitoli e consuetudini sullo svolgimento dei funerali, nei quali erascrupolosamente previsto il compenso (in quantità di cera) da devolvere ad ogniecclesiastico intervenuto al rito (vd. infra, cap. ii, § 3 e app. 2). Peraltro, la consuetu-dine di distribuire al clero le candele nei funerali era diffusa anche in altri centri sici-liani. lo statuto della ‘comunia’ dei preti di Paternò, in diocesi di catania, ancoradopo il concilio tridentino, prevedeva espressamente che «in casu che li communerifossero chiamati a seppellire qualcuno defuncto o defuncta con la croce della matriceecclesia tantum, debbiano, per servarsi il decoro, intervenire et convenire al dettoseppellire et exequi doi hebdomadari presenti et li prossimi immediate passati et futu-

Page 59: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

22 caPitolo i

li28, la facoltà che ogni canonico deceduto entro il mese di marzopotesse disporre nel proprio testamento dei frutti della prebenda del-l’intero nuovo anno29, e che i canonici in genere potessero legare ogniproprio bene a chiunque, liberamente. i diritti vantati dal capitolo,dunque, erano di natura diversa30, ma a quelli liturgico-pastorali edeconomici si affiancava il diritto di opzione del canonicus antiquiorad una delle tre dignità capitolari che si fosse resa vacante31. Questa

ri vicini alli presenti et volendo li presenti parenti de li defuncti o altri che facesseroseppellire il defuncto o defuncta altre croci, oltra di quella della maggiore ecclesia,debbiano convenire allo detto esequio non sulamente li sacerdoti communeri predetti,ma anco li sacerdoti preteriti et futuri hebdomadarii che fossero più vicini alli supra-detti et in casu che alcuni o alcuno contravenessero o contravenesse si intenda ipsofacto essere incorso nella pena di perdere le candele che per tal causa se li doverianoet quelli siano applicati et si donino a quelli che conveniranno al detto esequio» (in a.lonGhitano, La parrocchia nella diocesi di Catania prima e dopo il concilio di Tren-to, Palermo 1977, p. 113).

28 ai canonici fu data la possibilità di permutare le proprie prebende con quellevacanti di valore superiore, ogni qual volta fosse intervenuta la nomina di un chierico«novitius».

29 «[Si] canonicus Messanensis ecclesiae infra mensem marcii obierit, liceat eilegare tam de percipiendis prebendae suae fructibus ad annum unum quam etiam deperceptis, sic tamen quod vicarius predicti canonici per tocius anni circulum eccle-siae inservire non desistat». la fissazione del termine finale nel marzo di ogni anno sispiega con il fatto che il 25 marzo (festa liturgica dell’annunciazione della vergineMaria) iniziava il c.d. anno ab incarnatione Domini o Dominicae incarnationis,secondo lo stile di computazione adottato in Sicilia (vd. a. caPPelli, Cronologia,Cronografia e Calendario Perpetuo, Milano 1930, pp. 8-9, 15). Questo passo del pri-vilegio riferisce, inoltre, che ad ogni canonico era permesso avere un chierico vicarioche potesse espletarne le funzioni in caso di impedimento o decesso. Sui vicari o coa-diutori dei canonici, vd. P. torQueBiau, Chanoines, in DDC, iii, coll. 484-485.

30 c.d. FonSeca, «Pontificali sede aptavit»: la ricostituzione della Chiesa vesco-vile di Messina (secc. XI-XII), in Messina. Il ritorno della memoria, catalogo dellamostra svoltasi a Messina, Palazzo zanca, dal 1 marzo al 28 aprile 1994, Palermo1995, p. 38.

31 i 5 volumi contenenti «Scritture attinenti al decanato di Messina» (acMcap,‘atti del decanato’, voll. 21-25) risultano particolarmente preziosi per ricostruire levicende relative alle dignità capitolari. essi contengono, per lo più, scritture dellaprima metà del sec. Xviii, nelle quali, spesso, si fa riferimento alla ‘concordia’ del1168 e ai successivi provvedimenti pontifici. Gran parte di questi documenti sonoricordati da P. Minutoli, Privilegi, bolle pontificie e scritture del Capitolo di Messi-na, in Messina ieri oggi. collana di studi storico-religiosi, 2 (1965), pp. 113-120, che

Page 60: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

23conSuetudini, Statuti e PrivileGi della cattedrale di MeSSina

originale prerogativa, infatti, permetteva ai canonici peloritani di con-quistare i posti di governo del collegio, sottraendosi al controllo del-l’ordinario e della Sede apostolica, e di garantirsi la massima autono-mia gestionale della cattedrale.

il valore del documento – che non a caso è definito tradizional-mente ‘concordia’ – oltre che dal contenuto, si desume dal fatto che,già a distanza di pochi decenni, fu confermato da tre successivi prov-vedimenti pontifici, peraltro, non pervenutici in originale32: nel 1190,da parte di clemente iii33; nel 1192, da parte di celestino iii34; nel1198, da parte di innocenzo iii35.

3. Il diritto d’opzione

Mentre i privilegi di ordine economico trovarono definitiva con-ferma al tempo di urbano vi36, la controversia relativa alla facoltà

trascrive l’indice di un manoscritto del sec. Xviii di carte 1.434. il volume, origina-riamente «custodito dal decano» e ormai perduto ai tempi del Minutoli, non sembraperaltro aggiungere molto rispetto ai documenti conservatisi nei volumi suddetti.Sulla consistenza del materiale documentario conservato nel Fondo Capitolo dell’ar-chivio capitolare di Messina, vd. S. Bottari-G. alleGra, Inventario topografico del-l’Archivio del Capitolo Protometropolitano di Messina, in ASM, 55 (1990), pp. 5-50.

32 la maggior parte dei superstiti diplomi pontifici relativi alla chiesa di Messinaè oggi conservata a toledo (vd. h. enzenSBerGer, Zu den Papsturkunden für Messinaim Archiv der Stiftung der Herzöge von Medinaceli, in Studi in onore di SalvatoreTramontana, a cura di e. cuozzo, cava de’ tirreni 2003, pp. 167-180 e bibl. ivi cit.).

33 la bolla di clemente iii (vd. infra, doc. 1), essendo il primo documento di con-ferma, cita buona parte dei diritti oggetto della controversia del 1168, forse perchél’arcivescovo riccardo, a distanza di pochi anni, aveva tentato di recuperare le posi-zioni perdute dal predecessore nicola. in particolare, mentre non sono più minacciatii diritti di natura economica, la questione rimaneva aperta riguardo a quelli di naturaliturgico-pastorale.

34 celestino iii confermò le disposizioni del predecessore clemente iii, salvo perquanto riguardava l’integrazione delle prebende dei canonici Pietro di catania emagister Michele (vd. infra, doc. 2). Quest’ultimo personaggio risulta attestato inaltri documenti dell’epoca (vd. infra, app. 5).

35 vd. infra, doc. 3.36 l’affermazione della Salvo, Il Capitolo, cit., p. 20, secondo la quale «il 10 giu-

gno 1385 urbano vi dette la sua approvazione alla transazione, intervenuta tra ildefunto arcivescovo niccolò caracciolo e il capitolo», merita una precisazione. rite-

Page 61: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

24 caPitolo i

del canonico anziano di optare per una delle dignità vacanti37, in par-ticolare il decanato, o per la prebenda superiore, rimase senza unadefinitiva soluzione, tant’è che, fino alla prima metà del sec. Xviii, sicercò di ridimensionare o cassare del tutto quanto la ‘concordia’aveva disposto.

l’esercizio del diritto d’opzione per il decanato fu sicuramentecongelato durante la cattività avignonese, quando, nel 1326, GiovanniXXii, con la decretale Ex debito (extrav. com.1.3.4) riservò alla Sedeapostolica la collazione delle prime dignità di tutti i capitoli cattedra-li38, anche se, con il ritorno dei papi a roma, il capitolo ottenne da

niamo più probabile che la bolla urbaniana faccia riferimento all’arcivescovo nicolae alla ‘concordia’ del 1168, piuttosto che a nicola caracciolo, sulla cui nomina allasede messinese rimangono forti dubbi, non essendo confortata da documenti, ma solodalla tradizione annalistica (vd., fra tutti, Pirri, i, pp. 417-418; Gallo, ii, p. 252).Quanto a urbano vi, egli fu prodigo di favori nei confronti dei messinesi perché,durante il suo tormentato pontificato, nell’agosto del 1385, fuggendo da napoli in unrocambolesco viaggio alla volta di Genova, trovò ospitalità nella città dello Strettopresso il monastero del S. Salvatore de lingua phari e quivi emanò una bolla a richie-sta dei giurati della città (adM, perg. 300). è verosimile che i canonici in tale occa-sione abbiano avvicinato papa Prignano, sottoponendogli alcune richieste, poiché,nell’aprile successivo, egli aumentò le loro prebende, attribuendo i proventi delleindulgenze concesse al monastero benedettino dell’ascensione presso napoli (Pai-niana, perg. 97; vd. infra, doc. 6). Sulla politica del Prignano e le vicende del suopontificato rinviamo a S. Fodale, La politica napoletana di Urbano VI, caltanissetta-roma 1973; id., Scisma ecclesiastico e potere regio in Sicilia. i. Il duca di Montblance l’episcopato tra Roma e Avignone, Palermo 1979; id., Le relazioni aragonesi con ipapi durante lo Scisma e le trattative per la Corona siciliana (1372-1392), in Studi inonore di Salvatore Tramontana, cit., pp. 181-208; id., Alunni della perdizione. Chie-sa e potere in Sicilia durante il grande scisma (1372-1416), roma 2008.

37 non si hanno molte notizie sulla diffusione di questo istituto nella chiesa latina.Sappiamo, ad esempio, che, quando Bonifacio viii ingiunse al capitolo di Poitiers diattribuire la prima prebenda vacante ad un soggetto da lui designato, si sentì rispon-dere che, secondo un’antica consuetudine di quella chiesa, i canonici più anziani ave-vano il diritto d’optare, gradatim, personalmente o tramite procuratore, per tale pre-benda. il brano della decretale pontificia è riportato nel Liber Sextus (1.4.4), vd. P.torQueBiau, Chapitres des chanoines, in DDC, iii, coll. 553-555. vd. anche infra,cap. ii, nt. 3.

38 vd. G. Mollat, Les papes d’Avignon, Paris 1924, pp. 47-48. un quadro piùcompleto della politica papale in tema di benefici ecclesiastici, adesso in a. Santan-Gelo cordani, La politica patrimoniale della Chiesa nella dottrina canonistica traDue e Trecento. La Lectura super Sexto Decretalium di Guido da Baisio, in «zeitsch-

Page 62: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

25conSuetudini, Statuti e PrivileGi della cattedrale di MeSSina

urbano vi la riconferma della transazione del 116839. Pochi annidopo (maggio del 1390), Bonifacio iX, pur consentendo alla permutadel decanato da parte del legittimo titolare, stabilì che «in ecclesiaMessanen. predicta in eisdem ordine et gradu optionis prebendarumet dignitatum huiusmodi ex nunc amitti debeas»40. viceversa, nellaseconda metà del ’400, la curia romana, disapplicando l’antico pri-vilegio, pretese di ricoprire le dignità capitolari vacanti con propriprovvisti, suscitando le reazioni dei canonici messinesi che, per latutela del diritto vantato da secoli, si videro costretti a rivolgersi alsovrano e, successivamente, al tribunale della regia Monarchia.

nel 1460, infatti, dopo la morte del decano Pino de costanzo, ilcanonico anziano enrico de avellino optò per la maggiore dignità nelrispetto della consuetudine, ma si trovò di fronte il collega Paolo Gras-so che, in forza di un rescritto pontificio, avanzava diritti verso quellacarica. Portata la controversia innanzi all’abate di roccamadore, dele-gato regio, fu data ragione al de avellino con tre sentenze favorevoliche fecero salva la consuetudine confermata nel 116841. dopo essersiripetuta una simile vicenda nel 1484, tra il canonico anziano Giovan-

rift der Savigny-Stiftung für rechtsgeschichte», 122 (2005), pp. 180-217: pp. 183-187 e bibl. ivi cit. Sul conferimento dei benefici maggiori e minori nell’italia meri-dionale e in Sicilia, dal medioevo all’unità nazionale, vd. Scaduto, Stato e Chiesa,cit., i, pp. 216-239.

39 il testo della bolla urbaniana (Painiana, perg. 95; vd. infra, doc. 5) ricalca,quasi integralmente, quello della bolla di clemente iii.

40 Si trattava del canonico cosma crispo – con tutta probabilità parente dell’allo-ra vescovo di Squillace, Filippo, collettore apostolico delle decime in calabria –, ilquale ottenne di permutare il proprio beneficio con uno senza cura d’anime nella cat-tedrale (nella fattispecie, un altare dedicato alla Madonna) posseduto dal canonicoangelo de omodeo. tra gli ecclesiastici delegati dal papa a dare esecuzione al prov-vedimento figurava il canonico Simone crisafi. nel documento si fa anche riferi-mento ad altri benefici di cui godeva il decano nelle diocesi di Messina, Squillace,tropea e Siponto [a.l. tăutu (ed.), Acta Urbani P.P. VI (1378-1389), Bonifacii P.P.IX (1389-1404), Innocentii P.P. VII (1404-1406) et Gregorii P.P. XII (1406-1415),(Pontificia commissio ad redigendum codicem iuris canonici orientalis. Fontes.Series iii, vol. Xiii, tomus i), romae McMlXX, p. 40 n. 14; vd. anche S. Fodale,Tra scisma, corruzione e riforma. La Chiesa messinese e quella siciliana tra Tre eQuattrocento, in «Messana. rassegna di studi filologici linguistici e storici», n.S., 9(1991), pp. 65-66].

41 acMcap, ‘atti del decanato’, vol. 22, ff. s.n.

Page 63: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

26 caPitolo i

ni rampulla e il provvisto apostolico Pietro isvaglies42, papa inno-cenzo viii, quattro anni più tardi, confermò la secolare prerogativasolo riguardo alla prima dignità, escludendo l’opzione per il cantoratoe l’arcidiaconato43.

l’ultimo provvedimento pontificio, in ordine di tempo, risale al1497, quando alessandro vi confermò la bolla innocenziana, facendosalva la consuetudine44. va smentita, dunque, l’affermazione del Pirri,secondo cui il capitolo «optionem (ut vocant) non habet»45. Quanto,invece, all’opzione per la prebenda superiore, ossia alla scelta che icanonici potevano liberamente esercitare di adottare il beneficio cano-nicale di valore superiore, nel frattempo resosi vacante, possiamo affer-mare, con assoluta certezza, il pacifico godimento di tale diritto pertutta l’epoca oggetto di questo studio. diversi, infatti, sono i documentiche attestano l’esercizio di tale prerogativa per tutto il ’50046.

4. L’esenzione da ogni giurisdizione

la fase formativa del collegio canonicale si esaurì nella prima metàdel sec. Xv, quando un ulteriore privilegio si aggiunse ai numerosi di

42 ivi, ff. 137r-141r. Pietro isvaglies, preso atto della sentenza emanata nel 1460,si ritirò spontaneamente dalla controversia, riconoscendo le ragioni dell’avversario(vd. infra, cap. iii, § 4a).

43 in forza di questa bolla, ottenuta anche grazie all’intervento dell’arcivescovoPietro de luna, referendario apostolico, non essendo più espressamente menzionatoil diritto d’opzione per il cantorato e l’arcidiaconato, tali dignità furono considerateminori e, pertanto, assai di frequente, la Sede apostolica provvide liberamente incaso di loro vacanza. tuttavia, non mancano casi in cui i canonici esercitarono l’op-zione senza trovare opposizione da parte della curia romana, come accadde nel1504, nel 1534 e nel 1543 (vd. acMcap, ‘atti del decanato’, vol. 23, ff. 122r-124v;324r-329r).

44 vd. infra, doc. 21. la conferma fu ottenuta per interessamento del canonicoPietro isvaglies, nel frattempo divenuto arcivescovo di reggio e cardinale. nonostan-te fosse impegnato nella curia romana e in importanti missioni diplomatiche, questopersonaggio mantenne sempre saldi i rapporti con la città natale, ove continuavano avivere i suoi familiari (vd. infra, cap. iii § 4a).

45 Pirri, i, p. 443.46 Fra tutti, vd. infra, docc. 22 e 24.

Page 64: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

27conSuetudini, Statuti e PrivileGi della cattedrale di MeSSina

cui esso già godeva: l’esenzione da ogni sorta di giurisdizione47. ciòavvenne nel 1431, quando eugenio iv, su richiesta di alfonso ilMagnanimo e della consorte Maria, acconsentì al trasferimento delleinsigni reliquie48 conservate nella chiesa di S. Giacomo di capizzi inuna più ragguardevole chiesa siciliana49, che, in quanto custode, sareb-be rimasta esente da qualsivoglia giurisdizione e onere. ottenuta l’ap-provazione pontificia, il sovrano conferì al cavaliere catalano Sanciode heredia50 l’incarico di scegliere il luogo degno di accogliere le reli-quie51, che fu trovato nella cattedrale di Messina52. Per questo motivo,

47 vd. l. BenSaia - G. cara, Memoria sul privilegio dell’esenzione dalla giurisdi-zione dell’ordinario, Messina 1927; Mazziotta, Privilegi, cit., p. 142. il diritto di esen-zione dalla giurisdizione vescovile non era comune a tutti i capitoli, potendo essereesercitato solo in forza di un particolare privilegio (vd. M. Gorino cauSa, Canonici, inNDI, ii, p. 852; id., Sul “ius exemptionis” dei capitoli cattedrali, torino 1934).

48 Si tratta di un pezzo di legno della S. croce, di un dito di S. Giacomo il Maggio-re, di una parte del braccio di S. Paolo apostolo e di quello di S. nicola di Bari. unadelle più risalenti testimonianze sulla presenza di tali reliquie nella cattedrale di Messi-na è in Martyrologium reueren. domini Francisci Maurolyci abbatis Messanensismulta quam antea purgatum, et locupletatum. In quo addita sunt ciuitatum ac locorumnomina, in quibus sancti martyres passi sunt atque eorum corpora in praesentiarumrequiescunt, venetiis, apud iuntas, 1568 (in officina lucae antonii iuntae), f. 117rv.

49 lo stesso pontefice concedeva 1.500 giorni di indulgenza a quanti avesserovisitato la chiesa depositaria il venerdì Santo, il giorno di S. Giacomo e per tutta l’ot-tava della festa dell’apostolo.

50 Pirri, i, p. 420; P. SaMPeri, Messana S.P.Q.R. regumque decreto nobilis exem-plaris et Regni Siciliae caput duodecim tituli illustrata, Messina 1742, pp. 504-505.Sancio de heredia, provvisore delle fortezze demaniali del regno, doveva essere par-ticolarmente legato al culto di queste reliquie, perché, nel proprio testamento, disposeun legato a favore di esse, consistente in vigne e giardini siti nella contrada nesima acatania [vd. c. Salvo, Regesti delle pergamene dell’Archivio dell’Opera della Catte-drale o Maramma di Messina (1267-1609), in ASM, 65 (1993), p. 76 n° 19].

51 Gran parte dei documenti concernenti le reliquie ed il privilegio dell’esenzionesono conservati nell’archivio capitolare di Messina, fondo ‘Maramma’. in particola-re, nove di queste pergamene sono state rilegate e costituiscono il vol. 30 del fondo[vd. Salvo, Regesti (1267-1609), cit., pp. 52 e 73-89]. un elenco dettagliato di tuttele reliquie conservate nella cattedrale peloritana è anche nel ms. IV.D.3 della Biblio-teca centrale della regione Siciliana di Palermo, volume cartaceo compilato daltesoriere del duomo con materiali dal 1728 al 1779.

52 nonostante le devastazioni subite nel corso dei secoli, le reliquie provenienti dacapizzi si trovano ancor oggi integre e gelosamente custodite nella cattedrale, in unluogo sconosciuto al grande pubblico, ai fedeli e anche al clero diocesano. esse, infat-

Page 65: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

28 caPitolo i

in forza di quanto disposto nella bolla papale, «insuper volentes ipsamecclesiam monasterium, ubi prefate reliquie servabuntur prosequi favo-re gratiae spetialis ipsam vel ipsum in personis et bonis ac iuribus qui-buscumque a quorumcumque Patriarcarum archiepiscoporum epi-scoporum ac eorum officialium et aliorum iudicum ordinariorumomni moda iurisdictione auctoritate potestate dominio visitatione etcari tatuum subsidii subventione, quorumlibet prestatione necnon atriennalibus, decimis, collectis, taliis, omni quarta et aliis oneribusquibuscumque eximinus et totaliter liberamus. ipsamque ecclesiamsive monasterium in ius, et proprietamen Beati Petri et sedis eiusdem etsub eorum speciali protectione suscipimus»53.

il conseguimento del diritto di esenzione da parte della cattedrale edel capitolo va storicamente inquadrato, a nostro avviso, all’internodel duro scontro che, in quel torno di anni, vide contrapposti l’arcive-scovo Bartolomeo Gattola54 e i canonici. il presule, originario diGaeta, fu traslato a Messina da reggio nel 1426, a seguito dell’accor-do tra Martino v e il sovrano (che aveva il proprio candidato nellapersona del giovane archita ventimiglia55, cadetto del conte di Gera-ci, fatto eleggere arcivescovo dal capitolo), con l’intento di frenaregli appetiti dei gruppi dirigenti messinesi che, da decenni, occupava-no le più alte cariche ecclesiastiche cittadine, a cominciare dall’arci-vescovato. di conseguenza, a pochi anni dal suo trasferimento, il col-legio canonicale, espressione più eminente delle élites urbane, prote-stò contro l’arcivescovo rivolgendosi al pontefice. il presule, dalcanto suo, dispose l’arresto dei canonici e dell’abate di S. Placido

ti, sono collocate, insieme con altre decine di teche, in un sancta sanctorum, una pic-cola cappella alla base del ciborio della tribuna settentrionale, scampata alla distruzio-ne dei terremoti e all’incendio del 1943, detta ‘delle reliquie’. attualmente, i più pre-ziosi reliquiari sono visibili nel tesoro del duomo, da qualche anno aperto al pubbli-co. a proposito dell’altare delle reliquie, ricordiamo che, prima della costruzione del-l’attuale cappella ad opera di Jacopo del duca (fine sec. Xvi), esso era collocato alcentro della tribuna principale, dietro l’altare maggiore e gli era annesso il beneficiodella famiglia crispo (acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff. 105r-106r, 162rv).

53 Painiana, perg. 135; vd. infra, doc. 10. un’edizione assai scorretta in BenSaia -cara, Memoria sul privilegio dell’esenzione, cit., pp. 6-10.

54 F. Storti, Gattola (Gattalia, Gattoli, Gattula, de Gactolis), Bartolomeo, inDBI, vol. 52, roma 1999, pp. 656-657.

55 StarraBBa, doc. ccXXXviii; Pirri, i, p. 420.

Page 66: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

29conSuetudini, Statuti e PrivileGi della cattedrale di MeSSina

calonerò che aveva emesso sentenza favorevole nei loro confronti.lo scontro raggiunse l’acme con l’uccisione di un nipote dell’arcive-scovo durante una messa nel duomo56 e con il ritorno del Gattolanella propria terra d’origine, dove finì i suoi giorni (1446)57.

il privilegio dell’esenzione, in ogni caso, non poteva non incontra-re le opposizioni delle locali istituzioni laiche ed ecclesiastiche. nel1438, infatti, la corte Straticoziale di Messina, a richiesta dei giuratidella città, emanava una dichiarazione di controprivilegio58 control’esenzione della cattedrale dalle decime e dalle altre collette. inseguito, nel 1444, quando l’arcivescovo di Monreale nella qualità dicollettore apostolico per il regno di Sicilia ed il suo delegato Paolocanaria, decretorum doctor, chiesero le somme dovute dalla cattedra-le, il capitolo si appellò alla curia romana, nominando suoi procura-tori i canonici Guglielmo raineri e antonio de rosa, che ottenneroragione da roma59. infine, due anni dopo, il collegio, in quanto esen-te dalle decime triennali, dal sussidio caritativo e da altre imposizio-ni, adì la corte Straticoziale di Messina, ottenendo ancora una voltala conferma di quanto disposto nella bolla pontificia60.

56 Fodale, Alunni della perdizione, cit., p. 766.57 id., Tra scisma, corruzione e riforma, cit., pp. 90-94.58 essa, «probabilmente, costituisce il più antico esempio rimasto dell’esercizio di

questo potere da parte dell’Universitas» [così Salvo, Regesti (1267-1609), cit., pp. 52 e77 n° 22]. il diritto di controprivilegio era uno strumento giuridico diretto alla tutela deiprivilegi di cui godeva Messina. la città riuscì ad ottenerlo tra il 1410 e il 1423 (F.Martino, Messina e il suo distretto. Dalla «fidelitas» all’esercizio delle giurisdizione,in La Valle d’Agrò. Un territorio una storia un destino, convegno internazionale diStudi. i. l’età antica e medievale, a cura di c. Biondi, Palermo 2005, p. 55 e bibl. ivicit.), per cui, qualora fossero state emanate disposizioni contrarie ai privilegi, sarebbestato lecito ai giurati chiederne la sospensiva, sollevando apposita eccezione davantiallo stratigoto. nel 1442, la città ottenne che il diritto fosse confermato e precisato, per-tanto: «non spetta più ai giurati l’iniziativa del reclamo, ma ai giudici della corte Strati-coziale (tutti messinesi) è fatto obbligo di dichiarare se le superiori disposizioni e glistessi rescritti del re o dei viceré […] siano contro i privilegi della città» (così P. Pieri,La storia di Messina nello sviluppo della sua vita comunale, Messina 1939, p. 179).

59 BenSaia - cara, Memoria, cit., pp. 21-22; Salvo, Regesti (1275-1628), cit., p.141 n° 141.

60 BenSaia - cara, Memoria, cit., pp. 22-24; Salvo, Regesti (1275-1628), cit., p.141 n° 143. al privilegio dell’esenzione possono ricondursi, molto verosimilmente,alcuni documenti ricordati da Minutoli, Privilegi, cit., p. 116-117, in particolare la

Page 67: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

30 caPitolo i

a distanza di un secolo, tuttavia, la portata di questo privilegio fuassai ridimensionata dai canoni tridentini che consentivano all’ordi-nario diocesano di visitare quanti, nella propria diocesi, godevanodell’esenzione e di correggere ed emendare «per se ipsos solos» (sess.vi De Ref., cap. 4)61 e, qualora avesse dovuto procedersi contro uncanonico di un capitolo esente, di agire col consiglio e col consensodei due congiudici che il capitolo doveva eleggere ogni anno (sess.XXv De Ref., cap. 6)62.

5. La nuova cattedrale di S. Maria

la ‘concordia’, infine, permette di smentire quanto è stato sempresostenuto dall’erudizione locale63, e cioè che, nel 1168, a seguitodella transazione tra l’arcivescovo e il capitolo, quest’ultimo lasciòdefinitivamente la vecchia cattedrale di S. nicola per trasferirsi nelnuovo, più grandioso tempio dedicato alla vergine.

ad aver tratto in inganno la storiografia è il racconto del cosiddettougo Falcando, secondo il quale, in quello stesso anno, durante la rivoltadei messinesi contro Stefano di Perche64, lo stratigoto convocò il popo-lo nella ‘chiesa nuova’, per dare lettura della lettera del cancelliere delre gno65. Molto verosimilmente, in quel lasso di tempo, lo stato di avan -

«Bolla dalla quale appare che in caso di scomunica di Papa il capitolo di questa cittàposa eligere per assolverlo qualunque confessore a suo beneplacito – anno 1436».

61 «capitula cathedralium et aliarum maiorum ecclesiarum illorumque personaenullis exemptionibus, consuetudinibus, sententiis, iuramentis, concordiis (quae tan-tum suos obligent auctores, non etiam successores) tueri se possint, quominus a suisepiscopis et aliis maioribus praelatis per se ipsos solos vel illis, quibus sibi videbitur,adiunctis, iuxta canonicas sanctiones toties, quoties opus fuerit visitari, corrigi etemendari, etiam auctoritate apostolica, possint et valeant» (Conciliorum Oecumeni-corum Decreta, a cura di G. alBeriGo - G.l. doSSetti - P.P. Joannou - c. leonardi -P. Prodi, Bologna 1991, p. 683).

62 Conciliorum Oecumenicorum Decreta, cit., p. 787.63 tra tutti, vd. S. Mauro, Messina Protometropoli della Sicilia e Magna Grecia,

Monteleone 1666, pp. 136-138.64 vd. supra, nt. 15.65 Historia o Liber de Regno Sicilie di uGo Falcando, a cura di G.B. SiraGuSa,

(istituto Storico italiano per il Medio evo, Fonti per la Storia d’italia, 22), roma1897, pp. 144-145.

Page 68: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

31conSuetudini, Statuti e PrivileGi della cattedrale di MeSSina

zamento della costruzione, iniziata negli ultimi anni di regno di rug ge -ro ii, doveva essere limitato alle sole opere murarie66 e i lunghi annioccorsi per giungere alla consacrazione potrebbero spiegarsi con il terri-bile sommovimento tellurico che, nel febbraio 1169, interessò catania,devastandola, e tutta la Sicilia orientale, al punto che la città del Fa ro,risparmiata dalle scosse, subì gli effetti del conseguente maremoto67.nulla esclude, quindi, che le fabbriche della costruenda cattedraleabbiano subito danni, al punto di ritardarne il completamento di qualchedecennio. non potrebbe spiegarsi altrimenti il fatto che l’arcivescovorichard (detto Palmer)68 abbia scelto come proprio luogo di sepolturaancora la vecchia sede di S. nicola, da dove proviene la lapide del suosepolcro, oggi conservata nel duomo69. ad ogni modo, tanto la ‘concor-dia’70, quanto numerosi altri documenti, in particolare atti privati grecirelativi alla diocesi71, consentono di affermare con sicurezza che S. Ma -

66 PiSPiSa, Medioevo Fridericiano, cit., pp. 268-269. G. GiorGianni, «Com’era,dov’era», conservazione e struttura nel Duomo di Messina: gli equivoci, in «ΆΝΑΓΚΗ», n.S., 26 (1999), pp. 50-59, ritiene la cattedrale costruita tra il 1123 e il 1169.

67 vd. PiSPiSa, Medioevo Fridericiano, cit., p. 270, che riporta la testimonianzadel Falcando.

68 Sul personaggio vd. J.M. Martin, L’immigrazione normanna, inglese e france-se nel Regno normanno di Sicilia, in Studi in onore di Salvatore Tramontana, a curadi e. cuozzo, cava de’ tirreni 2003, p. 288.

69 il monumento si trova collocato dietro la consolle dell’organo. esso fu recupe-rato per iniziativa di un privato che lo salvò dai ruderi della vecchia cattedrale, ridot-ta a magazzino dopo il terremoto del 1783 e data in locazione (vd. MelluSi, «Pulchresane erectam exornatamque», cit., pp. 149-152). dopo varie vicissitudini, la lastra fudonata all’arcivescovo d’arrigo-ramondini e, nel 1899, fatta sistemare in cattedralea cura della commissione conservatrice dei Monumenti della Provincia [vd. G. la

corte-cailler, Un monumento del sec. XII nel Duomo di Messina, in ASM, i (1900),pp. 240 ss.; a. zanca, Lastra sepolcrale del sec. XII nella Cattedrale di Messina,Palermo 1907; S. Bottari, Il Duomo di Messina, Messina 1929, pp. 37-38 e bibl. ivicit.; e. GaroFalo, La sacra regia visita di monsignor de Ciocchis a Messina (1742),in «lexicon. Storie e architetture in Sicilia», 1 (2005), p. 73].

70 «concessimus etiam ut cappellanus maioris ecclesiae scilicet Sancti nicolaipro se et clerico suo de mensa archiepiscopi per totum annum procurationis habeatintegritatem annoque completo canonici eum removendi habeant potestatem» (cic-carelli, Il Tabulario, cit., p. 7).

71 nelle traduzioni latine di tali documenti, è scritto, infatti, che i beni fondiarierano destinati «sanctae ecclesiae beati Patris nostri antistitis nicolai et archiepisco-patui Magnae urbis Messanae» ovvero «templo antistitis nicolai archiepiscopatus

Page 69: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

32 caPitolo i

ria di venne a tutti gli effetti sede dell’arcivescovo e del capitolo soloalla fine del sec. Xii, dopo la sua solenne consacrazione72. in quella cir-costanza, il patrimonio73 dell’arcivescovato si arricchì del casale cala-brese di Feroleto74, si aggiunse dopo pochi anni, quello di calatabiano75.

Messanae» (roGnoni, Le fonds d’archives, cit., pp. 497-554 ni 81, 94, 118, 136; Star-raBBa, docc. XXv, Xivgr, Xvigr, XiXgr, XXigr).

72 la chiesa di S. Maria fu consacrata dall’arcivescovo Berardo il 21 settembre1197, essendo presenti enrico vi, imperatore e re di Sicilia (che sarebbe morto di lì aqualche giorno), la moglie costanza, ultima discendente degli altavilla, e il figlioFederico, ancora fanciullo, futuro sovrano del Regnum e, poi, imperatore (PiSPiSa,Messina, cit., p. 152; id., Medioevo Fridericiano, cit., pp. 265-271). nuove ipotesisul completamento del duomo – non del tutto condivisibili – sono state esposte, direcente, da a. Giuliano, Una significativa novità sulle origini del duomo di Messina,in ASM, 93 (2012), pp. 399-410.

73 Sui territori e i diritti signorili facenti capo alla chiesa vescovile di troina, pas-sati, poi, a quella di Messina, vd. S. traMontana, Popolazione, distribuzione dellaterra e classi sociali nella Sicilia di Ruggero il Gran Conte, in Ruggero il GranConte e l’inizio dello Stato normanno, atti delle seconde giornate normanno-sveve(Bari, 19-21 maggio 1975), Bari 1991, pp. 223-280: 224-226.

74 adM, perg. 521; StarraBBa, doc. XXXii. dal diploma, come ha osservato PiSPi-Sa, Medioevo fridericiano, cit., pp. 270, si evince che la nuova cattedrale era rimasta«abbandonata da molto tempo», prima dell’apertura al culto. Quanto al possesso diFeroleto, esso fu, assai spesso, oggetto di turbative da parte dell’autorità laica e dellafeudalità calabrese. nel 1212 lo stesso Federico ne confermava la donazione (adM,perg. 546), ma, pochi decenni più tardi, alessandro iv dava mandato al priore delmonastero messinese di S. Maria Maddalena di valle Josaphat di reintegrare la chiesadi Messina nel possesso del bene, di cui era stata spogliata dopo la morte dell’arcive-scovo Berardo (adM, perg. 834). le cose peggiorarono durante e dopo il vespro, conla definitiva separazione della Sicilia dalla parte continentale del Regnum (vd. adM,pergg. 1190, 271, 954) e, per tali, ragioni, non potendo più esercitare pacificamente ipropri diritti e riscuotere le rendite relative, in conseguenza anche della recente usurpa-zione del feudo da parte di Baldassarre caracciolo, signore di Plaisano, l’arcivescovode lignamine, nel 1522, decise di concederlo in enfiteusi perpetua a camillo Pignatel-li, conte di Borrello (località confinante con Feroleto) e figlio del viceré di Sicilia [vd.S. Bottari, Il casale Feroleto della Chiesa, in Studi di storia della chiesa in Calabriaofferti al Padre Francesco Russo nei suoi ottant’anni, i, «rivista Storica calabrese»,viii (1987), nn. 1-4, pp. 39-47 e bibl. ivi cit.; id., Postilla sul casale di Feroleto dellaChiesa, in «rivista Storica calabrese», X-Xi (1989-1990), nn. 1-4, pp. 325-333]. larelatio ad limina di mons. velardes (1600) documenta che il casale rendeva annual-mente alla mensa arcivescovile 141 scudi (aSv, congr. concilio, Relationes Dioece-sium, Messanen. 517a, f. 57v).

75 adM, perg. 547; StarraBBa, doc. Xliii. Sul castrum e la ‘terra’ di calatabia-

Page 70: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

33conSuetudini, Statuti e PrivileGi della cattedrale di MeSSina

Particolare importanza riveste, al riguardo, un diploma dell’arci-vescovo Berardo76 del maggio del 1199. il documento, oltre ad affer-mare, per la prima volta, che S. Maria era ormai la chiesa cattedrale,consente anche di conoscere il numero dei canonicati originari(«beneficia Matricis ecclesie, ad honorem et exaltacionem beate vir-ginis Marie et pro salute animarum felicium regum qui ipsam eccle-siam ad honorem eiusdem beate virginis edificarunt, volumus salu-briter amplificare»77). il presule, infatti, considerata la particolaresituazione socio-politica venutasi a creare in città, «consensu anti-quorum canonicorum», aumentò di otto unità il numero dei canonica-ti esistenti e, nel contempo, per non urtare la suscettibilità dei tredicicapitolari originari, assegnò a questi ultimi: «de propriis nostri reddi-tibus trecentos tarenos in portu messane».

due le ragioni che spinsero Berardo alla creazione di nuove pre-bende canonicali: «decorem et magnitudinem Messanensis civitatiset concursum diversarum nationum hominum in eandem civitatem».Quest’ultima motivazione si spiega tenendo conto degli eventi verifi-catisi in città e nell’intera isola nello scorcio del secolo. Sono gli anni

no, già appartenenti al vescovato di catania e, nel 1201, da Federico ii, assegnati allachiesa peloritana, vd. l. Sorrenti, La giustizia del vescovo di Catania (secc. XII-XIII), in Chiesa e società in Sicilia. I secc. XII-XVI, atti del ii convegno internazio-nale organizzato dall’arcidiocesi di catania, 25-27 novembre 1993, a cura di G. zito,torino 1995, pp. 47-54. a partire dalla seconda metà del sec. Xii, «l’arcivescovo sipresentò [...] come un autorevolissimo signore temporale, in grado di integrare l’au-torità politica di Messina tenendo stretti rapporti con larghe zone della Sicilia, dove imaggiorenti peloritani non avevano per il momento intenzione di esercitare la propriainfluenza», mentre la donazione del casale calabrese «saldava le direttrici di espan-sione della diocesi peloritana con quelle dei maggiorenti messinesi, i quali, almenofino alla fine dell’età sveva, si impegnarono ad ampliare i loro domini principalmen-te verso la calabria» (PiSPiSa, Messina, cit., pp. 159 ss.).

76 Sulla vita del presule e l’intensa attività al servizio degli Svevi svolta prima edopo la sua nomina ad arcivescovo di Messina, si legga, anzitutto, a. PrateSi, Berar-do da Ascoli, in DBI, vol. 8, roma 1966, pp. 778-780 e bibl. ivi cit., nonché, a. Mar-cucci, Saggio delle cose ascolane e de’ vescovi di Ascoli nel Piceno, teramo 1766,pp. 227-232; G. cantalaMeSSa carBoni,Memorie intorno i letterati e gli artisti dellacittà di Ascoli nel Piceno, ascoli 1830, pp. 19-20; M. Maccarrone, Papato e Regnodi Sicilia nel primo anno di pontificato di Innocenzo III, in Potere, società e popolotra età normanna ed età sveva, atti delle v giornate normanno-sveve (Bari-conver-sano, 26-28 ottobre 1981), Bari 1983, pp. 83-84.

77 adM, perg. 1050; vd. infra, doc. 4.

Page 71: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

34 caPitolo i

in cui a Messina si trovano enrico vi, nuovo sovrano di Sicilia, cui lacittà rimase sempre fedele78; riccardo cuor di leone e i suoi soldatidiretti in terra Santa per la terza crociata79; tancredi di lecce, impe-gnato a difendere la causa della dinastia normanna contro le mireimperiali80; le truppe pontificie inviate nell’isola per arginare la rivol-ta capeggiata dal reggente Markwaldo di annweiler impegnato atogliere a Federico ii, ancora sotto tutela papale, la corona siciliana81.il diploma, infatti, oltre a documentare la presenza a Messina delcard. Gregorio de Sancto Apostolo82, legato pontificio e sub-tutore diFederico83, elenca i nomi dei nuovi canonici, la maggior parte deiquali è estranea all’ambiente peloritano84. Si tratta, con tutta probabi-lità, di personaggi facenti parte dell’entourage del messo papale85

78 vd. Pieri, La storia di Messina, cit., pp. 53-69. Sulle aspirazioni del ceto diri-gente peloritano «di esercitare il controllo su una vasta area della Sicilia orientale»realizzatesi agli inizi della dinastia sveva, vd. Martino, Messina e il suo distretto,cit., pp. 44-50 e bibl. ivi cit. «nella politica di larghe concessioni attuata da enrico vinei confronti di Messina» si inserisce anche la consacrazione del nuovo duomo, cosìPiSPiSa, Medioevo fridericiano, cit., pp. 270-271.

79 e. rota, Il soggiorno di Riccardo Cuor di Leone in Messina e la sua alleanzacon re Tancredi, in ASSO, iii (1906), pp. 276-283; traMontana, La monarchia, cit.,pp. 215-217; PiSPiSa, Messina, cit., pp. 149, 155; S. di GiacoMo, Riccardo Cuor diLeone a Messina nelle fonti contemporanee italiane e straniere (XIX e XX secolo):tra storia e leggenda, in Atti della Accademia Peloritana dei Pericolanti, classe iv,vol. lXXvii, anno accademico cclXXii (2001), p. 391 ss.

80 F. Giunta, Il regno tra realtà europea e vocazione mediterranea, in Poteresocietà e popolo nell’età dei due Guglielmi, cit., pp. 9-30; G. taBacco, Impero eRegno meridionale dal 1189 al 1198, in Potere, società e popolo tra età normanna edetà sveva, cit., pp. 15-48.

81 traMontana, La monarchia, cit., pp. 225-227; G.e. di BlaSi, Storia civile delRegno di Sicilia, Palermo 1816, tomo vi, libro viii, pp. 52-53. riguardo ai nume-rosi provvedimenti pontifici contro il senescalco imperiale, vd. a. PotthaSt, RegestaPontificum Romanorum, i-ii, Graz 1957, i, ni 40, 577, 601, 613, 615, 616, 818, 829,841, 877, 883, 1126, 1138, 1176, 1421, 1554, 1687, 1730, 1891.

82 Sul personaggio, vd. S. carocci, Il nepotismo nel medioevo, roma 1999, p. 79.83 PotthaSt, Regesta, cit., n° 600.84 Solo due di essi sono originari della diocesi: Parisio, arcidiacono di troina, e il

chierico magister Pietro. il primo potrebbe, forse, identificarsi con il futuro arcidia-cono di Messina, spogliato da Federico ii del proprio ufficio e rinchiuso in prigione(vd. infra, cap. iii, § 1c).

85 oltre a quattro chierici di origine meridionale [Guido, chierico di ascoli(parente dell’arcivescovo?); magister Giovanni di Sant’agata; magister Stefanicio,

Page 72: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

35conSuetudini, Statuti e PrivileGi della cattedrale di MeSSina

che, nell’ambito dei tentativi di restaurazione della chiesa in Siciliaoperati da innocenzo iii86, riuscirono ad ottenere dall’arcivescovoBerardo87, dietro pressioni dello stesso legato, la ricompensa per iservigi prestati alla causa della Sede apostolica.

alla istituzione dei nuovi canonicati fece seguito, nell’agosto del-l’anno successivo, una nuova assegnazione di proventi da parte dellostesso arcivescovo. nel diploma regio di conferma della donazione,infatti, Berardo veniva autorizzato dal sovrano a utilizzare duemilatarì d’oro che annualmente percepiva «de Balneo nostro novo Messa-ne», per costituire prebende canonicali («in costitutionem ipsarumprebendarum»), riservandosi, «ad opus suum et successorum quo-rum», duecento tarì dell’intera somma88.

dell’aumento del numero dei canonici e delle relative prebende,però, non rimane più traccia nei decenni successivi89. la chiave dilettura per capire quanto accaduto è, a nostro avviso, la particolarecongiuntura politica venutasi a creare negli anni a cavaliere del ’200.è del tutto evidente che la minorità di Federico e la presenza dei lega-ti pontifici fecero sì che i potentati ecclesiastici locali ampliassero illoro raggio di azione, riuscendo ad ottenere una serie di concessioni

canonico di Palermo; magister tommaso, chierico di Giovinazzo], è interessante lapromozione del magister rinaldo, suddiacono pontificio, e di Gregorio, nipote del-l’omonimo cardinale diacono di S. Maria in aquiro (vd. carocci, Il nepotismo, cit.,p. 79 e bibl. ivi cit.). di quest’ultimo personaggio non vi è traccia nell’albero genea-logico della famiglia del porporato (crescenzi) ricostruito da a. Paravicini BaGliani,I testamenti dei cardinali del Duecento, roma 1980, pp. 107-109. va notata, infine,tra i sottoscrittori del diploma, la presenza di frate Franco, cubiculario del papa, testi-mone in un altro diploma arcivescovile del luglio 1199, avente ad oggetto una lite trail vescovo di Patti e un privato (vd. Documenta Pactensia, 2. i. L’età sveva e angioi-na, a cura di P. de luca, Messina 2005, p. 19 n° 6).

86 traMontana, La monarchia, cit., pp. 225-228; J. SayerS, Innocenzo III, roma1997, pp. 88-89, 218-220. vd. anche adM, pergg. 94 e 99; StarraBBa, docc. XXX-vii-XXXiX.

87 Sul ruolo svolto da Berardo nelle vicende politiche di fine secolo, si legga di

BlaSi, Storia civile, cit., pp. 39, 41-42, 53.88 adM, perg. 526; StarraBBa, doc. Xli.89 nei registri della cancelleria angioina spogliati da catalioto risulta che «a parti-

re dal 26 gennaio 1270, il canonico peloritano Giovanni di capua, che era anche domi-ni Pape notarius, otteneva la decima sui nuovi bagni della città» (l. catalioto, Terre,baroni e città in Sicilia nell’età di Carlo I d’Angiò, Messina 1995, pp. 157 e 315).

Page 73: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

36 caPitolo i

che, dopo l’assunzione del potere in prima persona da parte delloSvevo, rimasero lettera morta. nei superstiti documenti relativi alladiocesi e al capitolo, infatti, non vi è più menzione dei canonicati isti-tuiti da Berardo, né della considerevole somma da stornare annual-mente in loro favore.

Page 74: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

capitolo ii

coMPetenze e Funzioni del caPitolo

1. Le modalità di ingresso

la ‘concordia’, allo stato, rimane il documento più antico dalquale è possibile ricavare le consuetudini del collegio dei canonicimessinesi. essa, naturalmente, va integrata con le successive confer-me pontificie e con altri documenti (nomine, assegnazioni di preben-de, amministrazione del patrimonio etc.). tuttavia, si può affermareche, fino alla metà del sec. Xvi, il capitolo abbia funzionato regolar-mente sulla base delle consuetudini risalenti all’età normanna. adesso, posto al vertice della gerarchia ecclesiastica diocesana, compe-teva l’organizzazione delle attività liturgico-pastorali che si incentra-vano attorno alle due cattedrali e la funzione consultiva nel governodella chiesa locale. dal ’300, peraltro, accresciutosi notevolmente ilpatrimonio grazie a lasciti e legati pii, si aggiunse il compito, nonmeno importante, di amministrazione dei benefici delle chiese ad essisoggette, con immancabili riflessi sulla vita economica e politica cit-tadina1. agli inizi del sec. Xvi, il collegio risultava formato da 3dignità (decano, cantore e arcidiacono) e 15 canonici primari2. la

1 Per una migliore comprensione della società peloritana in epoca aragonese, rin-viamo a Salvo, Una realtà urbana, cit. nel lavoro la studiosa ha esaminato la presen-za dei gruppi dirigenti messinesi in seno alle più importanti istituzioni cittadine, com-prese quelle ecclesiastiche. in questo caso, a fare da protagonisti erano i cadetti dellefamiglie del patriziato urbano, destinati a ricoprire i posti chiave tra il clero secolare enei ricchi monasteri e conventi della diocesi (vd. pp. 111-118). da ultimo, vd. Santo-ro, Messina l’indomita, cit., pp. 319-336.

2 vd. infra, doc. 13 e cap. iii, § 2. nei secoli altomedievali, il numero dei membridi un collegio canonicale era determinato dalle risorse della chiesa cattedrale. inseguito, il numero dei canonicati ordinari o titolari fu imposto dallo statuto di fonda-zione o dalla consuetudine, variando da diocesi a diocesi. tuttavia, non mancaronotentativi, da parte degli stessi canonici, di aumentare o ridurre tale numero, al fine di

Page 75: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

38 caPitolo ii

presenza di tali dignità, fino alla prima metà del sec. Xii, fu saltuaria,ma si stabilizzò al tempo dei Guglielmi, in quanto ad esse furonoriconosciute importanti competenze riguardo al governo del collegio.il conferimento3 dei canonicati era di pertinenza, alternis vicibus, del

donare più splendore alla cattedrale o per potervisi meglio suddividere le rendite.Queste operazioni furono scoraggiate da una decretale di alessandro iii (X.3.5.8) eda diversi sinodi, come quello di ravenna del 1317, che stabilì: «quod si aliquaecclesia collegiata vel cathedralis inveniatur antiquo statuto numero in presenti ratio-nabiliter praegravari, volumus quod canonici ipsarum ecclesiarum de licentia suo-rum ordinarium, seu ipsi ordinarii ubi eos solos spectat, reducant seu stanant talemnumerum iuxta facultatem ecclesiarum» (in torQueBiau, Chapitres des Chanoines,cit., col. 552). la qualifica di canonico spettava ai soggetti titolari di prebenda eanche a quei chierici (c.d. canonici soprannumerari, ovvero che eccedevano il nume-ro prestabilito per la composizione del relativo collegio) che, pur non percependo larendita derivante dalla prebenda, avevano il diritto di stallo in coro, di voce in capito-lo e di partecipare alle distribuzioni quotidiane.

3 la provvista dei canonicati avveniva seguendo tre diverse procedure: collazio-ne, istituzione ed opzione. requisiti generali richiesti dalla normativa canonica peraccedere ai benefici ecclesiastici erano il ricevimento della tonsura (per il clerosecolare) e la professione religiosa (per il clero regolare). una serie di limiti al con-ferimento di dignità e canonicati furono posti dal concilio lateranense iii, che fissòin venticinque anni l’età minima per la nomina alle dignità e ai benefici curati,impose ai candidati i buoni costumi, la conoscenza della grammatica e il saper leg-gere, cantare e tradurre in volgare i brani delle Sacre Scritture e stabilì che, per l’ar-cidiaconato, le dignità e i benefici doppi fosse indispensabile aver ricevuto, rispetti-vamente, l’ordine del diaconato e del presbiterato. il canone, dopo essere stato inse-rito nella Compilatio antiqua I (1.4.16) = Quinque Compilationes Antiquae, cit., p.3, trovò definitiva sistemazione nel Liber extra (1.6.7) = Corpus Iuris Canonici, cit.,coll. 51-52. cause di annullabilità della nomina erano la scomunica e l’inabilità delchierico, ma l’intervento dell’assoluzione (X.5.27.7 et 8) o una dispensa operavanola sanatoria. ai figli nati da unioni illegittime o da sacerdoti era precluso l’accesso adignità e benefici doppi, salvo se muniti di dispensa pontificia (X.1.17.17), ma, altempo di Bonifacio viii, fu concesso ai vescovi di assegnare ai figli naturali i bene-fici semplici (vi.1.11.1). Quanto ai modi di conferimento, la collazione consiste -va nella preposizione di un titolare ad un beneficio vacante fatta dal legittimo supe-riore (pontefice, ordinario diocesano, vicario generale munito di mandato ad hoc,vicario capitolare in sede vacante o impedita). l’istituzione invece consisteva nellapresentazione al collatore di un chierico da parte dei un laico titolare del diritto dipatronato e non poteva essere rifiutata da parte del vescovo qualora il candidatoavesse posseduto le qualità richieste (vi.[5.13.]1). l’opzione, infine, era il diritto

Page 76: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

39coMPetenze e Funzioni del caPitolo

pontefice4 e dell’arcivescovo5, a seconda dei mesi in cui si fosseroresi vacanti6. Peraltro, nei primi anni del ’500, tutti i provvedimenti

in base al quale il canonico più anziano per data di ammissione nel collegio ottenevauna prebenda vacante, non riservata, abbandonando quella che già deteneva. unavolta ottenuto il canonicato in base ad una delle procedure previste, il chierico eraobbligato a prenderne possesso materiale (missio in possessionem), divenendo, così,titolare del beneficio e, di conseguenza, administrator della dote. in quanto tale, glispettava la rappresentanza negli atti ecclesiastici, civili e giudiziali. Sul sistema didistribuzione dei benefici ecclesiastici e delle rendite ad essi collegate si rinvia a a.SantanGelo cordani, La giurisprudenza della Rota Romana nel secolo XIV, Milano2001, pp. 417-650.

4 il primo documento conservato attestante la provvista pontificia di un canonica-to a Messina risale al 1236 (adM, perg. 1178).

5 la collazione dei canonicati da parte dell’ordinario diocesano non mancò disuscitare vere e proprie ribellioni da parte dei capitoli cattedrali. yves di chartres, adesempio, in una lettera a damberto, arcivescovo di Sens, scriveva che i canonici sierano violentemente scagliati contro di lui per aver egli attribuito uffici della cattedra-le senza domandare il loro avviso («veteri odio inflammati insurrexerunt in me [...]furiose et clamose sedem meam circumdederunt, librum de manibus meis rapientes,verba turpia, falsa [...] protulerunt»). Per questi motivi il concilio lateranense iiiattribuì ai capitoli il diritto di conferire benefici vacanti nel caso in cui il vescovo nonavesse proceduto alla collazione entro sei mesi dalla vacanza (torQueBiau, Chapitresdes Chanoines, cit., col. 541). un’altra questione che divise la dottrina canonistica fuquella se il vescovo facesse parte integrante del capitolo. Secondo la decretale Postu-lastis (X.3.8.15) di innocenzo iii, qualora il vescovo, per negligenza, non fosse inter-venuto (simultaneamente al collegio) nella provvisione ut prelatus, alla scadenza deltermine (6 mesi), il conferimento della prebenda sarebbe stato devoluto ad un suosuperiore; se, invece, il vescovo fosse intervenuto nella provvisione ut canonicus, allascadenza il diritto di collazione gli sarebbe, comunque, appartenuto. la questione eraancora aperta ai tempi di Bonifacio viii, il quale in una sua decretale (vi.2.15.11)ribadì quanto disposto dal predecessore. relativamente alla chiesa messinese, nel1304 Benedetto Xi diede facoltà all’arcivescovo Guidotto d’abbiate, appena elettoalla sede peloritana, di promuovere due chierici al canonicato, perché i canonici non sicuravano di risiedere in sede (adM, perg. 984). Sul personaggio di Guidotto vd. F.Martino, Un dottore di decreti arcivescovo di Messina. La laurea padovana (1281) diGuidotto d’Abbiate, in RIDC, 4 (1993), pp. 97-120.

6 Questa prassi è confermata da Pirri, i, p. 443 («omnes 18 prebendas [...] alter-nis vicibus, Summus Pontifex, et archiepiscopus conferunt») e, ancora per la primametà del ’700, da de ciocchiS, ii, pp. 108, 110-111, con riguardo tanto ai canonicatiprimari, quanto a quelli terziari e ad alcuni uffici della cattedrale. Sono documentate,tuttavia, permute di canonicati e dignità tra ecclesiastici del duomo, come nel caso di

Page 77: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

40 caPitolo ii

papali, per avere efficacia in Sicilia, dovevano ormai essere munitidel regio exequatur7, anche in forza dell’antico privilegio dell’apo-stolica legazia8, concesso da urbano ii e riscoperto in quegli an -

Simone crisafi che, durante l’episcopato di Maffiolo lampugnani, fece il suo ingres-so in capitolo al posto di aloisio rosso (vd. Fodale, Tra scisma, corruzione e rifor-ma, cit., pp. 66-67; vd. anche supra, cap. i, nt. 40).

7 dal vol. 1 di ‘atti capitolari’ si evince che, ogni qual volta un chierico dovevaprendere possesso del canonicato conferitogli dal papa, presentava il breve apostoli-co con la relativa esecutoria. tuttavia, per la concessione dell’exequatur viceregiooccorrevano diversi mesi, sicché la presa di possesso avveniva con notevole ritardo.l’istituto dell’exequatur permetteva al potere laico di controllare la pubblicazione edesecuzione degli atti delle autorità ecclesiastiche (in particolare della Sede apostoli-ca) entro i confini del regno. dalla fine del ’300, gli interventi dell’autorità civile simoltiplicarono, soprattutto in materia di collazione di benefici, per impedire che uffi-ci ecclesiastici fossero conferiti a persone politicamente sospette o poco gradite. uncapitolo del Parlamento di Sicilia del 1397 considerava reato l’impetrare la conces-sione di benefici ecclesiastici di regio patronato senza il sovrano beneplacito (G.catalano, Exequatur e placet, in ED, Xvi, Milano 1967, pp. 143 ss.). Pochi anni piùtardi, nel 1404, «Martino i, con l’introduzione nell’isola dell’exequatur su qualsiasiatto pontificio, eliminò qualunque influenza papale» (S. cucinotta, Popolo e clero inSicilia nella dialettica socio-religiosa fra Cinque-Seicento, Messina 1986, p. 278;vd. anche Scaduto, Stato e Chiesa, cit., i, pp. 179-185).

8 Sulla legazia apostolica e la regia Monarchia di Sicilia, vd. a. Forno, Storiadell’Apostolica Legazione annessa alla corona di Sicilia che va sotto il volgar nomedi regia Monarchia, ii ed. a cura di G. Mira, Palermo 1869; Scaduto, Stato e Chiesa,cit., i, pp. 156-177; e. Jordan, La politique ecclésiastique de Roger I et les originesde la legation sicilienne, in Le Moyen Age, ii serie, XXiv (1922), pp. 237-273; XXv(1923), pp. 32-65; G. catalano, Le ultime vicende della Legazia Apostolica di Sici-lia, catania 1950; rist. con aggiunte in id., Studi sulla Legazia Apostolica di Sicilia,reggio calabria 1973; id., Controversie giurisdizionali tra chiesa e stato nell’età diGregorio XIII e Filippo II, in Atti dell’Accademia di Scienze Lettere e Arti di Paler-mo, iv, 15 (1955), pp. 125 ss.; S. Fodale, Polemica e storiografia sulla Legazia Apo-stolica dei Normanni in Sicilia, in ASSO, XiX (1966), pp. 15-50; id., Comes et lega-tus Siciliae. Sul privilegio di Urbano II e la pretesa apostolica legazia dei normannidi Sicilia, Palermo 1970; id., Il Gran Conte e la Sede Apostolica, in Potere, società epopolo nell’età dei due Guglielmi, cit., pp. 25-42; id., L’Apostolica Legazia e altristudi su Stato e Chiesa, Messina 1991; id., La politica ecclesiastica del Gran Conte ela Legazia Apostolica, in Messina. Il ritorno della memoria, cit., pp. 325-330;aa.vv., La Legazia Apostolica. Chiesa, potere e società in Sicilia in età medievale emoderna, a cura di S. vacca, caltanissetta-roma 2000, e bibl. ivi cit.; G. zito,

Page 78: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

41coMPetenze e Funzioni del caPitolo

ni9. la nomina delle dignità fu, nei secoli, causa di attrito tra Sedeapostolica e capitolo. dopo la ‘concordia’ e fino alla prima metà del’400, il diritto d’opzione non fu messo in discussione e, dalle sotto-scrizioni dei documenti superstiti, si evince che tali cariche furonoricoperte da ecclesiastici, appartenenti per lo più all’ambiente pelori-tano, che avevano iniziato il loro cursus honorum in seno al clerodella cattedrale o come canonici del capitolo. a partire dal 1460, tut-tavia, si ebbero le prime intromissioni della curia romana, anche se,fino al 1504, il capitolo riuscì a far salva l’antica prerogativa10, inparticolare per quanto riguardava la prima dignità. da quel momento,però, e fino alla prima metà del ’700, il diritto del collegio fu limita-to11 ed esercitato saltuariamente, come si evince da una gran copia didocumenti conservati nella serie dei volumi di ‘atti del decanato’12 erelativi alle vertenze insorte.

Monarchia di Sicilia e istituzione dell’Archivio Vaticano. L’opera di Michele Longo(1609), in «Panta rei», cit., v, pp. 497-509 e bibl. ivi cit.; e, da ultimo, M.t. naPoli,La Regia Monarchia di Sicilia. «Ponere falcem in alienam messem», napoli 2012 ebibl. ivi cit.

9 «[...] fu soltanto nel 1508, dopo il ritrovamento del testo originale (probabil-mente tratto da una cronaca di Goffredo Malaterra) ad opera di Giovan luca Barberi,che, assecondando la vocazione accentratrice di Ferdinando, si parlò espressamentedi «una attribuzione al sovrano in perpetuo e irrevocabilmente della qualità e deipoteri di legato pontificio. Si delinearono, dunque, compiti e funzioni del viceré alloscopo di verificare la legittimità e autorizzare l’esecuzione o la pubblicazione di ogniprovvedimento ecclesiastico proveniente da un’autorità residente extra territorium. aciò si aggiunse che il sovrano esercitò il giuspatronato su tutti i vescovati e sulla mag-gior parte delle abbazie e dei priorati siciliani» (c. Salvo, Potestà civile e potestàreligiosa in Sicilia nella prima età spagnola, in «Panta rei», cit., v, pp. 5-6).

10 nel 1504, per la morte del decano andrea Stizzia, il cantore antonino delignamine, canonicus antiquior, optò per il decanato, permettendo agli altri canonicidi nomina più recente di salire un gradino della gerarchia (vd. infra, doc. 22).

11 dal 1514, e per tutto il secolo, la dignità di decano fu ricoperta da provvistiapostolici. viceversa, tra Sei e Settecento, la curia romana, pur confermando il dirit-to d’opzione per il decanato, derogò molte volte all’importante consuetudine, nomi-nando un coadiutore con diritto di successione, ovvero provvedendo con la formulapro hac vice (acMcap, ‘atti del decanato’, vol. 22, ff. s.n.).

12 vd., ad esempio, acMcap, ‘atti del decanato’, vol. 22, in cui è descritto, insintesi, l’esercizio del diritto d’opzione dal 1168 al 1743.

Page 79: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

42 caPitolo ii

2. Diritti onorifici e di ordine economico

ai canonici era consentito l’uso di molteplici insegne13: anzitutto isandali bianchi (c.d. compagi14) e la mitra, che la storiografia seicen-

13 c. MoraBito, Annalium Prothometropolitanae Messanensis Ecclesiae, Messa-nae 1669, pp. 148-150; reina, Delle Notizie Istoriche, cit., ii, pp. 456-461; Mazziot-ta, Privilegi, cit., pp. 140-141. l’uso di abiti particolari durante l’ufficiatura in catte-drale o nelle altre cerimonie liturgiche serviva a distinguere i canonici dal restanteclero diocesano. a partire dal sec. X, si verificò un rapido aumento di concessioni daparte dei pontefici e delle autorità laiche, al fine di premiare le chiese cattedrali piùinsigni, come quando, nel 968, Giovanni Xiii permise al vescovo di Magdeburg diavere nella sua cattedrale (come egli stesso a roma) dodici preti, sette diaconi e ven-tiquattro suddiaconi cardinali «qui sandalis et lisinis utantur», ovvero, nel 1051,quando leone iX accordò alla chiesa di S. Stefano di Besançon sette preti cardinalesche potessero indossare la dalmatica durante la messa e i sandali e la mitra in altreoccasioni (torQueBiau, Chapitres des Chanoines, cit, coll. 563-564).

14 nella relatio ad limina del 1600 si legge che l’uso dei compagi era riservato aquei canonici che, espletando le funzioni di diacono, assistevano l’arcivescovo duran-te il pontificale (aSv, Congr. Concilio, relationes dioecesium, Messan. 517a, f. 55v)e al canonico che presiedeva la messa solenne canonicale. l’uso di questa prerogativapare fosse anteriore al pontificato di Gregorio Magno, il quale, in una lettera diretta aGiovanni, vescovo di Siracusa, vietò che i diaconi di catania ne facessero uso, dispo-nendo che solo i diaconi messinesi potessero calzarli [P. JaFFé, Regesta PontificumRomanorum, lipsiae 1885 (rist. an. Graz 1956), p. 180 n° 1516; Kehr, Italia Pontifi-cia, cit., X, pp. 308 n° 32, 336 n° 13]. l’epistola XXvii del libro viii, contenuta neiregistri di papa Gregorio [Sancti Gregorii Papae I Registrum Epistolarum, in Patrolo-gia Latina, Paris 1849, coll. 929-930; Gregorii i Papae, Registrum Epistolarum, a curadi P. eWald - l. M. hartMann, Berolini 1891-99 (Monumenta Germaniae Historica,Epistolae, i-ii, libro viii, epistola 27, tomo ii, parte i, p. 28; Gregorio Magno, Regi-strum Epistularum, a cura di d. norBerG, turnholti 1982 (Corpus Christianorum,Series latina, cXl/cXl a), viii/27, p. 548; G. MaMMino, Gregorio Magno e lariforma della Chiesa in Sicilia, catania 2004, pp. 34, 75], fu selezionata da Graziano einserita nel Decretum, d.93 c.21 [Corpus Iuris Canonici, cit., i, col. 325]: «Peruenitad nos, quod diaconus ecclesiae catanensis calciatus compagis procedere presumpsis-set, quod quia hactenus nulli per totam Siciliam licuit, nisi solis tantummodo diaconi-bus Messanensis ecclesiae, quibus olim a predecessoribus nostris non dubitatur esseconcessum, bene recolitis. Quia ergo tantae temeritatis ausus leuiter non est attenden-dus, cum omni hoc fraternitas uestra subtilitate perquirat, ut an per se, uel alicuius hocauctoritate presumpserit, nobis subtiliter innotescat. nam si negligenter ea, que maleusurpantur, omittimus, excessus uiam aliis aperimus». nella Glossa ordinaria si preci-sa che il termine compagi indica «sandalia vel caligae episcopales» e il casus afferma

Page 80: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

43coMPetenze e Funzioni del caPitolo

tesca fa risalire ai primi secoli del cristianesimo e il cui uso fu confer-mato da Giulio iii15; il rocchetto e la cappa concistoriale16 ottenuti nel1553 sempre dallo stesso pontefice, per interessamento dell’arcive-scovo del tempo, card. Giovanni andrea Mercurio17; la mozzetta vio-

che «nulli diaconorum uti licet absque apostolica licentia» (vd. anche Piccolo, Deantiquo iure, cit., pp. 116, 168-170; Mauro, Messina Protometropoli, cit., p. 144;SaMPeri, Messana illustrata, cit., p. 419). la concessione dei compagi era ritenuta tal-mente importante che, nel 1769, sulla porta della canonica del duomo, fu collocata unalapide che ricordava questo privilegio e il diritto di opzione per le tre dignità (vd. G.la corte cailler, Del Duomo di Messina memoria storica, a cura di G. Molonia,Messina 1997, p. 31 e nt. 100). l’epigrafe, attualmente, si trova nella cappella deicanonici, sulla porta di ingresso. l’uso di questi particolari calzari fu mantenuto finoalla riforma liturgica seguita al concilio vaticano ii.

15 Mauro, Messina Protometropoli, cit., p. 143 e bibl. ivi cit., scrive che la mitraera di damasco bianco con le vitte fregiate di trine d’oro foderate di raso color cremi-sino, come quella usata dai Flamini dell’antica roma. nella bolla di conferma diGiulio iii, riportata in Piccolo, De antiquo iure, cit., p. 116, così si legge: «cumdilecti filii canonici ecclesiae Messanensis, dum missas celebrant solemnes, et pro-cessionaliter incedunt, quamvis id raro contingat, cum nonnulli presbyteri, et cappel-lani eidem ecclesiae deserviant, et propterea dicti canonici divinis officiis dumtaxatsollemnibus festis interesse consueverint, mitra etiam serica, sacerdotum olim genti-lium ipsius civitatis, olim illam ex S.P.Q.r. decreto deferentium morem in hoc adhucretinentes ab immemorabili tempore citra, de cuius contrario hominum memoria nonexistit, usi fuerint, et utantur de presenti: moderni, et pro tempore existentibus dictaeecclesiae Messanensis canonicis, et dignitates in eadem obtinentibus, ut tam in mis-sarum, et aliorum officiorum celebratione, quam in processione, et aliis publicis[...]». vd. anche Pirri, i, p. 443; SaMPeri, p. 116; de ciocchis, ii, p. 108. il più anticodocumento nel quale è menzionato l’uso di quest’insegna è la già ricordata bolla diniccolò v del 1452 (Painiana, perg. 16; vd. infra, doc. 13).

16 Si trattava di una mantella nera foderata con pelli di ermellino, lunga fino aifianchi, che poteva essere usata anche fuori della chiesa durante le processioni (aSv,Congr. Concilio, relationes dioecesium, Messan. 517a, f. 20v). Stefano Mauro, cheha trascritto tale documento, informa così sulla motivazione della concessione papa-le: «dilecti fili canonici dictae ecclesiae Messanensis, quae inter caeteras eiusdemregni Metropolitanas ecclesiae, etiam insignis, et sumptuosissimis aedificis con-structa apparet» (Mauro, Messina Protometropoli, cit., pp. 137, 146).

17 non dovette essere difficile all’arcivescovo Mercurio ottenere per il capitolo,di cui aveva fatto parte dal 1530 (acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, f. 288rv), il pri-vilegio di queste insegne, visto che da giovane sacerdote era stato segretario del card.ciocchi del Monte, eletto al soglio pontificio nel 1550 con il nome di Giulio iii (vd.Moroni, vol. Xlvi, p. 234).

Page 81: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

44 caPitolo ii

lacea (o nera, a seconda dei tempi liturgici) concessa da urbano viiinel 162818.

Quanto alle rendite canonicali19, esse subirono diverse variazioninel corso dei secoli. a parte le prebende del decanato e del cantorato(vd. infra, cap. iii), fondate, secondo una tradizione, dal conte rug-gero20, alla fine del sec. Xii, i proventi del collegio subirono un sensi-bile aumento in occasione dell’incremento del numero dei canonicativoluto dall’arcivescovo Berardo21.

nel 1386 urbano vi aumentò le prebende di decano e capitolo,assegnando le rendite delle indulgenze che godeva il monastero del-l’ascensione presso napoli22 ma, dopo pochi anni, la situazione eco-nomica era peggiorata, perché frutti, proventi e redditi del collegionon superavano i quindici fiorini d’oro annui23.

18 Pirri, i, p. 443; SaMPeri, Messana illustrata, cit., p. 600; Salvo, Regesti (1275-1628), cit., p. 146 n° 162. i canonici messinesi indossavano quella nera nei periodi diavvento e Quaresima. l’uso di questa insegna si è mantenuto sino ai nostri giorni.

19 la rendita di ogni singolo beneficio canonicale, oltre che dalle distribuzioniquotidiane e dalle distribuzioni inter praesentes, era costituita dalla prebenda. i bene-fici si dividevano in due grandi categorie: secolari e regolari. a loro volta, si riparti-vano in doppi (se comportavano cura d’anime, giurisdizione o amministrazione,come nel caso delle dignità e dei personati) e semplici (se il soggetto titolare eratenuto, esclusivamente, a rendere un servizio liturgico), vd. Mollat, Bénéfices eccle-siastique en Occident, cit., col. 412; G. Forchielli, Beneficio ecclesiastico, in NDI,ii, torino 1958, pp. 315-332.

20 Pirri, i, pp. 442-443.21 vd. supra, cap. i, § 5.22 Painiana, perg. 97; vd. infra, doc. 6. tale concessione pontificia dovette essere

di breve durata, perché non ve ne è più traccia nei documenti successivi. a nostroavviso, essa non sopravvisse al Grande Scisma d’occidente (vd. supra, cap. i, nt. 36).

23 lo stato economico era talmente grave da non permettere la celebrazione deiriti in maniera decorosa. Per questa ragione, nel 1419, Martino v confermò la dona-zione, fatta al capitolo dall’arcivescovo tommaso crisafi, di un orto, detto «de laPetra», sito in Messina nella contrada zaera, la cui rendita era di sette fiorini d’oroannui (vd. infra, docc. 8 e 9). Scrive a tal proposito Mazziotta, Privilegi, cit., p. 143,sempre esagerando: «Fino ai primi anni del secolo passato [scil. XiX], i membri delcapitolo erano scelti nel solo ceto nobile e ricco della città. ciò spiega il perché essonon fu mai provveduto di lauto assegno. nel suo naturale e giustificato orgoglio, nonchiese, non provvide, non abbisognava di quelle forti rendite, di quelle ricche pre-

Page 82: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

45coMPetenze e Funzioni del caPitolo

al tempo di niccolò v, il valore delle quindici prebende canonicalinon eccedeva i settanta fiorini d’oro annui. dalla bolla di questo ponte-fice si evince, infatti, che i canonici si erano rivolti alla curia romanachiedendo, a motivo della precaria situazione economica, la competen-za esclusiva in materia di collazione dei benefici delle cappelle, nelrispetto dell’antica consuetudine, senza l’ingerenza della Sede aposto-lica e dei suoi legati con la concessione di grazie aspettative24.

agli inizi del ’500, sulla base di quanto attestato nel vol. 1 di ‘atticapitolari’25, sappiamo che le prebende26 erano costituite in massima

bende che altri capitoli vantavano». in realtà, come si vedrà più oltre, la storia eracompletamente diversa.

24 «nos igitur [...] decrevimus, statuimus et pariter ordinamus quod cappellae etbeneficia praedicta sive aliquod eorum sub quibuscumque Sedis apostolicae vel lega-torum eius tam expectativis gratiis et specialibus reservationibus quam aliis literis subquacumque forma vel expressione verborum in genere vel in specie concessis et inanthea forsitan concedendis cadere seu compraehendi nequeant nec illorum vigore exillis aliquod acceptari aut de eis unquam provideri posset ac si gratiae expectativaespeciales reservationes ac literae huiusmodi nullatenus emanassent non obstantibusconstitutionibus et ordinationibus apostolicis gratiis quibuscumque aut si aliqui superprovisionibus sibi faciendis de cappellis et huiusmodi speciales vel aliis beneficiisecclesiasticis in illis partibus generales dictae Sedis vel legatorum eius literas impe-traverint etiam si per eas ad inhibitionem, reservationem et decretum vela alias quo-modolibet sit processum quas quidem literas et processus pro tempore habitos pereasdem ad cappellas huiusmodi voluimus non extendi sed nullum super hoc eis quo adassecutionem beneficiorum aliorum preiudicium generari ac quibuscumque privile-giis, indulgentiis et literis apostolicis specialibus vel generalibus quorumcumquetenorum existant per quem praesentibus non expresse vel totaliter non inserta effectuseorum impediri valeat quomodolibet vel differri et de quibus quorumque totis tenori-bus de verbo ad verbum habenda sit in nostris literis mentio specialis» (Painiana, perg.160; vd. infra, doc. 10). la situazione di indigenza perdurò ancora negli anni a segui-re, poiché callisto iii, in una bolla diretta al canonico Giovanni rampulla, così siesprimeva: «[...] quod fructus, redditus et proventus prebendarum dicte ecclesiae sunttenues et exiles [...]» (Painiana, perg. 146; vd. infra, doc. 14).

25 Per una descrizione compiuta del volume e dei suoi contenuti, vd. infra, cap.v, § 1.

26 in generale, la prebenda costituiva il cespite più importante della rendita cano-nicale. Poteva essere distinta, cioè da percepirsi su distinti benefici, o indistinta, sepercepita sul patrimonio comune o massa capitularis. tuttavia, prebenda e canonica-to vanno tenuti nettamente separati, perché in una chiesa potevano aversi più preben-

Page 83: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

46 caPitolo ii

parte da benefici semplici siti in città e nelle varie ‘terre’ della dioce-si27, alcuni dei quali di scarso valore, ma a queste entrate, che potrem-mo definire ‘ordinarie’, se ne aggiungevano altre, in particolare quel-le legate alla collazione di altari28 e all’assegnazione di sepolture nelduomo e nella vecchia cattedrale di S. nicola29.

dalla seconda metà del secolo, oltre a suddividersi taluni legati piidel valore di duecento scudi annui, i capitolari furono autorizzati dairegi visitatori Giacomo arnedo e Francesco del Pozzo a spartirsi iproventi spettanti ai canonici assenti che, sino ad allora, erano di per-tinenza dell’arcivescovo. infine, Filippo ii stabilì che dai frutti della

de rispetto al numero dei canonicati esistenti e viceversa, ovvero canonici non pre-bendati (ad esempio, i canonici spettanti e soprannumerari). nella maggioranza deicasi, però, la prebenda, costituendo una persona giuridica, rimaneva collegata ad unufficio e formata dai seguenti elementi:

1) un ufficio sacro (nel caso nostro dignità, canonicati e personati);2) una dote annessa all’ufficio, costituita da beni mobili o immobili che si trova-

vano in possesso o in proprietà dell’ente stesso, da diritti di credito (consistenti inprestazioni di denaro o in natura), da oblazioni volontarie in misura certa.

di conseguenza, il reddito derivante dalla dote non spettava al titolare del benefi-cio, ma al beneficio stesso e il titolare lo percepiva in quanto rappresentante legaledell’ente.

27 in acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, sono state individuate le seguenti pre-bende canonicali: rometta, chiesa Madre (ff. 88r e 191v), Messina, chiese di S. cate-rina e di S. Michele (ff. 87v-88r), S. Fratello (ff. 155r-156r), de numero XVIII (f.160rv), nicosia, abbazia di S. Maria del Soccorso e randazzo, chiesa di S. GiacomoBuccaferri (f. 276rv), Montalbano (f. 279v). vd. anche acMcap, ‘atti del decana-to’, vol. 23, ff. 324r-329v. un beneficio di S. Pancrazio «et eius feudo in sancti Fila-delli terre territorio messanensis diocesis posita» è attestato nel 1392 (vd. BarBeri, ii,p. 134). da documenti più tardi, sappiamo anche che la prebenda del canonicus anti-quior era soprannominata la ‘munta di majo’ (vd. acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 2,ff. 132r, 245rv) ed era pagata «nella terra della novara, diocesi di Messina, dà tutti ipadroni delli mandre di pecore e capre, e del frutto che da esse si produce nel primogiorno, ò settimana del mese di maggio di ciascun anno, che anticamente solea ren-dere cantara cinque di formaggio ogn’anno» (vd. infra, doc. 38). un cantaro, pari a100 rotoli (0,7934 kg), corrispondeva dunque a kg 79,34.

28 da una bolla di callisto iii del 1457 (Painiana, perg. 146; vd. infra, doc. 14) sievince che, secondo un’antica consuetudine, i canonici e i preti della cattedrale pote-vano essere nominati contemporaneamente beneficiali di più altari nel duomo.

29 vd. supra, cap. i, nt. 24.

Page 84: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

47coMPetenze e Funzioni del caPitolo

mensa arcivescovile fosse distratta annualmente in favore del capito-lo la somma di 1.000 scudi annui30, da ripartirsi in tal modo: 20 scudid’oro a ciascuno dei 18 canonici; 80 scudi a ciascuna delle 3 dignità;400 scudi per le distribuzioni quotidiane31.

3. Il servizio liturgico

Per quanto concerne gli obblighi di natura liturgico-pastorale, icanonici erano tenuti all’ufficiatura corale giornaliera32 e alla celebra-zione della messa capitolare, secondo un calendario liturgico propriodella chiesa cattedrale33. la sovrintendenza delle cerimonie era

30 di recente, nel corso del riordino dei materiali conservati nella Biblioteca‘Paniniana’ del Seminario arcivescovile di Messina, sono stati rinvenuti due docu-menti membranecei del primo anno di pontificato di Sisto v, con la loro bolla plum-bea ancora pendente che non sono stati a suo tempo regestati dalla Salvo, solo perchénon rilegati nel volume che raccoglieva gran parte delle pergamente rimaste tra idocumenti del capitolo. Si tratta di una lettera del 27 aprile (v kal. maii) 1585 (perg.163), con cui si dava incarico all’arcivescovo di reggio e ai vescovi di amelia e dicatania di dare esecuzione alla conferma pontificia del su ricordato provvedimentodi Filippo ii; e della lettera solenne (Ad perpetuam rei memoriam) con cui, sempreSisto v, il 1° maggio successivo (i kal. mai), confermava la decisione del re di Sicilia(perg. 164).

31 a detta del Pirri, i, p. 443, i canonici, sino al 1534, quando l’arcivescovo delignamine lo chiese per sé alla camera apostolica, godettero anche del diritto dispoglio dei beni appartenuti ai chierici diocesani.

32 al fine di scoraggiare le assenze ingiustificate, la partecipazione ai varimomenti di preghiera giornalieri dava diritto alla c.d. ‘distribuzione quotidiana’,sorta di gettone il cui valore aumentava se si era presenti nelle ore notturne. l’intro-duttore delle distribuzioni quotidiane fu yves, vescovo di chartres (1040-1116), chesperò, con questo espediente, senza riuscirvi, di stimolare la pietà dei canonici dellasua cattedrale: «cum [...] quampluribus canonicorum carnutensium desuevissetdisciplinae regularis observantia, ute de negligentibus facerem diligentes, de somno-lentis vigiles, de tardis assiduos ad frequentandos horas canonicas, deliberavi apudme ut darem dimidiam praeposituram, ut inde fieret quotidianus panis quem accipe-rent assidui, amitterent tardi, ut ad quae eos panis interni dulcedo non movebat,panis corporei refectio provocaret, quamvis eorum annua prebenda eis ad hoc suffi-ciens esse deberet», in torQueBiau, Chapitres des Chanoines, cit., col. 557.

33 non sappiamo se in epoca moderna, come in altre diocesi, il capitolo pelorita-

Page 85: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

48 caPitolo ii

demandata al cantore che, nell’adempimento dei suoi doveri, era coa-diuvato dal clero. i chierici addetti alle cerimonie percepivano sti-pendi dalle rendite della mensa arcivescovile34 e condividevano con icanonici i benefici legati alla celebrazione di messe negli altari di iuspatronatus. Per lo svolgimento dell’ufficiatura, veniva predispostauna tabella, affissa in sacrestia35, con l’orario di inizio di ogni ora

no abbia mai pubblicato i propri statuti, perché le ricerche effettuate non hanno per-messo di rintracciarne alcun esemplare a stampa. la sola fonte che ci consente diconoscere gli obblighi di natura liturgica del collegio canonicale è il manoscrittoredatto nel 1615 dal canonico coadiutore nicola andrea Mauro, conservato privo disegnatura nell’archivio capitolare e di recente restaurato esso, con molta probabi-lità, è stato utilizzato per la redazione di due opuscoli, dati alle stampe prima delconcilio vaticano ii, nei quali sono riportate le antiche consuetudini capitolari. Sitratta degli Statuta Ill.mi et Rev.mi Capituli Protometropolitanae Ecclesiae Messa-nensis iuxta Codicem I.C. disposita et renovata, Messina 1939 e del Cerimoniale delCapitolo Protometropolitano della Basilica Cattedrale di Messina, Messina 1955,redatto da mons. a. d’attila, del prezioso manoscritto, che contiene pure l’elenco(matricula) dei chierici della cattedrale, abbiamo curato, in parte, la trascrizione (vd.infra, app. 3).

34 nel 1542, al tempo del regio visitatore Francesco vento, l’arcivescovo pagava«pro servicio divini cultus et pro horis canonicis tam diurnis quam nocturnis sacerdo-tibus et clericis in quolibet anno, nec non et pro oleo lampadis in medio chori uncieseptuaginta sex» (aSPa, Conservatoria di Registro, vol. 1305, f. 26r). dieci anni piùtardi, nella relazione di Giacomo arnedo, le spese «pro ministris divino cultus deser-vientibus in maiori ecclesia» erano salite a novanta onze annue (aSPa, Conservato-ria di Registro, vol. 1308, f. 49r). Sulla vita, l’attività e l’accusa di eresia mossaall’arnedo durante la sua permanenza in Sicilia, vd. zaGGia, Tra Mantova e la Sici-lia, cit., pp. 297-300, 780.

35 lo statuto capitolare del 1939 fa menzione di una tabella delle ore canoniche edi una tabella delle messe affissa nella canonica del duomo (Statuta, cit., cap. ii, n° 12e cap. iii, n° 28). a puro titolo esemplificativo, rinviamo a a. Fiocca, Statuta, consti-tutiones et decreta Ecclesiae et Capituli Cathacensis, romae 1704, pp. 52-54, ove èriprodotta la tabella oraria (per l’intero arco dell’anno) con la «distribuzione delle ore,nelle quali dovranno suonarsi li segni delli divini offici nella cattedrale di catanzaro,fatta dal cantore d. tommaso de lucro». con riguardo invece al calendario liturgicodella cattedrale, rinviamo al ms. F.N. 3 della Biblioteca regionale universitaria diMessina. Si tratta di un Breviarium secundum modum et consuetudinem maioris eccle-siae messanensis della seconda metà del sec. Xv, che, ai ff. 1r-6v, riporta il calendarioliturgico proprio del duomo (vd. Catalogo dei manoscritti del Fondo Nuovo dellaBiblioteca Regionale di Messina, a cura di a.M. SGrò, Messina 1996, pp. 20 e 133). il

Page 86: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

49coMPetenze e Funzioni del caPitolo

canonica, in relazione al cambiare delle stagioni ed alla durata delleore di luce solare36.

una certa importanza, inoltre, rivestivano le funzioni esequialicelebrate nel duomo, in quanto particolarmente remunerative per gliecclesiastici che vi prendevano parte. dal transunto di un documentocapitolare del 149637 si apprende che, in base al numero dei canonicirichiesti per officiare al rito38, dovevano essere presenti un determina-to numero di terziari, presbiteri e chierici, ai quali venivano corrispo-

dies a quo della datazione del codice si ricava dalla menzione della memoria liturgicadi S. vincenzo Ferrer, canonizzato nel 1455. una particolare attenzione meritanoanche i superstiti libri liturgici appartenuti al capitolo, oggi conservati nella Bibliotecadel Seminario arcivescovile di Messina ‘Painiana’ [Proprium Sanctorum del sec. Xii,Antifonario del 1509 (n° 1), Liber horarum canonicarum del 1554 (n° 17), Legendaesanctorum del sec. Xiv (n° 13), Lezionario del sec. Xii (n° 14), Liber psalmorum delsec. Xvi (n° 21)], tra i quali i due pregevoli Lezionario (n° 10) ed Evangeliario (n° 11)della seconda metà del sec. Xii (vd. aa.vv., La Painiana, Messina 1954, pp. 57-70;F. terrizzi, Il lezionario e l’evangeliario di Messina, Palermo 1985; M.c. di natale, ICodici latini, in Federico e la Sicilia. Dalla terra alla corona, Arti figurative e artisuntuarie, a cura di M. andaloro, Palermo 1995, pp. 357-362 e bibl ivi cit.), nonché ilMissale Messinensis ecclesiae stampato a venezia nel 1499, del quale l’unico esem-plare noto, studiato di recente, è conservato nella Biblioteca ‘agatina’ del Seminariodi catania (vd. Il Messale Gallicano di Messina, edizione anastatica, introduzione eappendice a cura di P. Sorci e G. zito, città del vaticano 2009, pp. 6-16), oltre al giàcitato manoscritto (vd. supra, nt. 33) del canonico Mauro.

36 anche a nel duomo di Messina era applicata la regola generale di multare icanonici assenti agli uffici divini e, per questo motivo, era nominato un punctator cuiaffidare il compito di annotare le assenze. Questo rigido sistema di contravvenzioniera ancora in vigore nello Statuto capitolare del 1939. Multe ai ritardatari ed agliassenti erano previste anche dagli statuti dello scomparso capitolo collegiale di taor-mina (S. Bottari, Collegiate e chiese recettizie, in Messina. Il ritorno della memoria,cit., pp. 399-402).

37 Si tratta delle «ordinationes in exequiis defunctorum» predisposte dal capito-lo e dai Boni viri cleri e promulgate da Bartolomeo renard, vicario generale dell’ar-civescovo Martino Ponz. in esse venivano fissate le regole per lo svolgimento deifunerali che avevano luogo nella cattedrale (vd. acMcap, ‘canonici terziari’, vol.49, ff. 5r-9v; infra, doc. 20).

38 la scelta del numero dei canonici che assistevano alla cerimonia funebre eralasciata al testatore o ai parenti del defunto perché, per ogni canonico presente, dove-vano intervenire un terziario e quattro componenti il clero della cattedrale, con laconseguenza dell’aumento complessivo dell’obolo occorrente per la cerimonia.

Page 87: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

50 caPitolo ii

ste determinate quantità di torce e candele39, nonché la legna adopera-ta per il catafalco del defunto40.

4. Le funzioni consultive e amministrative

oltre a coadiuvare l’ordinario diocesano nell’esercizio del mini-stero pastorale, il capitolo svolgeva il ruolo di ‘senato diocesano’,poiché il vescovo, nell’assumere le più importanti decisioni, nonpoteva prescindere dal parere dei canonici41. i documenti che alriguardo ci sono pervenuti, dai più antichi42 fino al sec. Xv, provanoquesta collaborazione, soprattutto con riguardo alla gestione del patri-monio immobiliare della cattedrale43. le testimonianze dalle qualipossiamo evincere l’attività consultiva del collegio, anche in situazio-ni di attrito col presule44, restano numerose fino a tutto il ’400, dive-

39 vd. supra, cap. i, nt. 27.40 il legname utilizzato per issare il catafalco (o piramide) spettava al tesoriere (o

sacrista maggiore) e ai due sacrestani: «lo tesorero [...] conseguita la sua terza partedell’emolumenti di sacristani e delli vari di morti e delli piramidi che si fanno inchiesa; però quanto alla legname è di tutti li tre sagrestani» (acMcap, ‘atti vari’,vol. 63, ff. 15r-19r; ma anche ‘atti vari’, vol. 59, ff. 11r-16v).

41 in questi casi, lo stesso pontefice, nei propri rescritti, si rivolgeva congiunta-mente ad arcivescovo e capitolo.

42 vd. supra, cap. i, nt. 14.43 nel 1411, riconoscendo l’antica consuetudine che riservava al capitolo la col-

lazione di altari, sepolture e benefici nel duomo e nella ex-cattedrale di S. nicola,l’arcivescovo crisafi confessava «quod [...] premeditans sacros canones dictitare seudisponere ut collatio tam altarium et sepulturorum quam ceterorum beneficiorumtocius dioecesi conferri debent et collata confirmari per antistitem dioecesis cumexpresso consensu et voluntate canonicorum seu capituli ecclesiarum sibi commissa-rum» (Painiana, perg. 119; doc. 7).

44 emblematica è la vicenda relativa all’arcivescovo raimondo de Puczolis, di ori-gine catalana, il quale, prima di prendere possesso della sede, subì diversi atti ostili daparte dei canonici e del clero della città (vd. Salvo, Una realtà urbana, cit., pp. 179-184). Questo presule, dal carattere assai irruento, fu anche protagonista di una lungalite con nifone iv, archimandrita del S. Salvatore, circa il mancato pagamento di unaserie di tasse dovute da quest’ultimo [vd. M. re, La mancata elezione di Isakios adigumeno del monastero di S. Salvatore di Placa (da una nota inedita del vat. Gr. 974),

Page 88: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

51coMPetenze e Funzioni del caPitolo

nendo via via più scarse a partire dal secolo successivo45. difatti, daquest’epoca, la documentazione comincia a farsi più esigua, ragioneper cui non siamo in grado di dire alcunché sulle dinamiche giurisdi-zionali tra arcivescovo e canonici.

la funzione amministrativa del capitolo si realizzava appieno neiperiodi, più o meno lunghi, di ‘vacanza’ della sede episcopale, quan-do al collegio, a norma del diritto canonico, era demandata la gestionedegli affari correnti della diocesi46. nel caso messinese, sappiamo che

in «Bollettino della Badia Greca di Grottaferrata», n.S., XliX-l (1995-1996), pp.115-116; id., La lite tra l’archimandrita Nifone IV e l’arcivescovo di Messina Raimon-do Pizzolo (1344-1346), in Όπώρα. Studi in onore di mgr Paul Canart per il LXXcompleanno, a cura di S. lucà - l. Perria, «Bollettino della Badia Greca di Grottafer-rata», n.S., lii (1998), ii, pp. 141-152]. Sul personaggio, vd. adesso due saggi apparsinel volume Istituzioni ecclesiastiche e potere regio nel Mediterraneo medievale. Scrit-ti per Salvatore Fodale, a cura di P. Sardina, d. Santoro, M.a. ruSSo, Palermo 2016,pp. 47-73 e 75-89, nonché la ancora inedita relazione di F. Martino, dal titolo Il bastar-do d’Aragona e l’arcivescovo assassino, svolta nel corso del convegno di Studi inmemoria di Giuseppe Giarrizzo (Forza d’agrò - Savoca, 6-7 maggio 2017).

45 Gli atti arcivescovili dai quali sarebbe stato possibile ricavare il ruolo consulti-vo svolto dal capitolo si trovavano nell’archivio diocesano che, nel settembre 1848,durante il moto separatista siciliano, è rimasto quasi totalmente distrutto dall’incen-dio appiccato dalle truppe borboniche al palazzo arcivescovile. Sulla attuale consi-stenza dell’archivio storico della diocesi, da tempo in fase di riordino e di cataloga-zione, vd. M. tedeSchi, I fondi dell’archivio diocesano di Messina, in ASSO, lXXi(1975), fasc. ii-iii, pp. 455-487.

46 la vacanza della sede vescovile comportava l’attribuzione al capitolo dellapotestas iurisdictionis episcopalis che veniva esercitata collegialmente o a turno daicanonici, nel rispetto della massima, già costituente il titolo iX del libro iii delleDecretali, «ne sede vacante aliquid innovetur». tuttavia, la celebre decretale Adabolendam di lucio iii (X.5.7.9) attribuiva al capitolo in sede vacante di giudicaregli eretici e la glossa sottolineava che «vacante ecclesia potest capitulum iudicare,absolvere et excommunicare» (torQueBiau, Chapitres des Chanoines, cit., col. 542).Medesimi poteri erano esercitati dal capitolo in caso di sede impedita, quando cioè ilvescovo era impossibilitato a comunicare con i suoi diocesani a motivo di prigionia,confino, esilio o inabilità. una decretale di Bonifacio viii (vi.1.8.3) dispose infattiche: «Si episcopus paganis aut schismaticis capiatur, non archiepiscopus, sed capitu-lum, ac si sedes per mortem vacaret illius, in spiritualibus et temporalibus ministraredebebit [...]» (Corpus iuris canonici, cit., ii, col. 974). l’esercizio di poteri coercitivida parte del capitolo, quali la scomunica e l’interdetto, deve, invece, considerarsi un

Page 89: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

52 caPitolo ii

nel febbraio 1509, dopo la morte dell’arcivescovo Bellorado, il capi-tolo, volendo «pro intuytu iusticie et cultu divinu de idoneis personisprovidere ad attendendum per dioecesim messanensem et unicuiqueiusticie complimentum ministrare», nominava i canonici Felice deangelo e Giovanni Giacomo Stagno vicari capitolari, senza che peròpercepissero diritti relativi alla visita della diocesi, se non quellinecessari per coprire le spese47. inoltre, a distanza di tre anni, a segui-to della scomparsa dell’arcivescovo Bernardino Bologna, con attocapitolare del novembre 1512, il collegio deliberava:1) che «omnes gracie et officia della diocesi dovevano essere gestiti

capitulariter et non aliter nec alio modo»;2) che i canonici ebdomadari «non habeant nisi tantum iusticiam

ministrare cum assessore»;3) che nessun canonico «possit nec habeat auctoritatem imponendam

pena excommunicandi»48.Quanto alla specifica attività di gestione della diocesi, si è conser-

vato nell’archivio capitolare un solo volume di scritture relativo allasede vacante del 1537-38; in esso è registrata l’attività del capitoloche collegialmente o a coppia di canonici ebdomadari, trattava tuttigli affari di competenza dell’arcivescovo: dalla collazione dei benefi-ci fondati nelle chiese della diocesi alla promozione dei candidati agliordini sacri e, perfino, all’amministrazione della giustizia criminale49.

fatto del tutto eccezionale, frutto di una concessione dell’ordinario o della Sede apo-stolica (torQueBiau, Chapitres des Chanoines, cit., coll. 539-541). Solo di rado l’e-sercizio di tali poteri era ammesso in via consuetudinaria (ad esempio nel caso delcapitolo di Parigi), ma sempre previa conferma dell’autorità ecclesiastica, come con-sentì la cost. 7 del concilio lateranense iv, che permise ad alcuni capitoli di eserci-tare il diritto di punire i propri membri al fine di correggerne il comportamento (Con-stitutiones Concilii quarti Lateranensis una cum Commentariis glossatorum, ed. a.Garcia y Garcia, città del vaticano 1981, pp. 53-54). la costituzione conciliare fuinserita, dapprima, nella Compilatio IV (1.13.1) = Quinque Compilationes Antiquaenec non Collectio Canonum Lipsiensis, ed. e. FriedBerG, leipzig 1882 (rist. an. Graz1956), p. 138, per passare, poi, in maniera definitiva, nelle Decretali (1.31.13).

47 acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, f. 73r.48 ivi, f. 73r.49 vd. infra, cap. v, § 5.

Page 90: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

53coMPetenze e Funzioni del caPitolo

5. L’elezione del vescovo diocesano

l’esercizio di questo importante diritto50 non fu mai privo diimpedimenti, subendo gravi limitazioni soprattutto nei periodi di ten-sione tra la corona e la Sede apostolica. Per la prima metà del sec.Xii non è possibile documentare se l’elezione dei successori diroberto i sia avvenuta da parte del capitolo di Messina da solo ocongiuntamente a quello di troina51. certamente, dopo il concordato

50 Sul fatto che nei secoli altomedievali i vescovi fossero scelti dal clero e dalpopolo della città episcopale, dopo aver inviato una suggestio al sovrano per ottenerela libertà di elezione, nessuno dubita. Problemi sorsero quando, a partire dal sec. Xi,i più alti esponenti del clero cittadino, cioè i chierici appartenenti al capitolo catte-drale, insieme con i nobili e i vassalli del vescovo, cercarono di avocare a sé questopotere. Ma, mentre il concordato di Worms del 1122, pur riconoscendo il diritto deivescovi di essere eletti nel rispetto delle norme canoniche, taceva su coloro che gode-vano dell’elettorato attivo (a. Paravicini BaGliani, I vescovi del Duecento e il Papa-to, in Chiesa e società in Sicilia. I secc. XII-XVI, atti del ii convegno internazionaleorganizzato dall’arcidiocesi di catania, 25-27 novembre 1993, a cura di G. zito,torino 1995, p. 27), Bernardo da chiaravalle, da parte sua, ritenne una simile proce-dura non offrire sufficienti garanzie. Graziano, tuttavia, tentando di giustificare lapratica, largamente diffusa ai suoi tempi, riconobbe al popolo il potere di controllarela scelta operata dai canonici con l’acclamazione dell’eletto (Dictum, d.63 c.25).Questa prassi, tuttavia, fu vietata a partire dal pontificato di alessandro iii, il quale,scrivendo al capitolo di Brema, assegnò ai canonici e agli altri religiosi l’elettoratoattivo, mettendo da parte, definitivamente, i laici: «electio est per canonicos ecclesiaecathedralis et religiosos viros [...] celebranda». in seguito, fu un susseguirsi di prov-vedimenti in tal senso: il concilio di avignone del 1209 stabilì: «prohibemus ne elec-tioni episcopi [...] faciendae per se vel per quamcumque aliquam personam se immi-sceant», fin quando Gregorio iX, nelle Decretali (1.6.56), condannò la partecipazio-ne dei laici all’elezione dei vescovi, abrogando formalmente tutte le consuetudinicontrarie e affermando «prohibemus ne per laicos cum canonicis pontificis electiopraesumatur. Quae si forte praesumpta fuerit nullam obtineat firmitatem, non obstan-te contraria consuetudine quae dicit debet potius corruptela» (torQueBiau, Chapitresdes Chanoines, cit., coll. 536-538). Sulla problematica relativa all’elezione episcopa-le nell’età di mezzo e i suoi fondamenti giuridico-teologici, vd. o. condorelli, Prin-cipio elettivo, consenso e rappresentanza. Itinerari canonistici su elezioni episcopali,provvisioni papali e dottrine sulla potestà sacra da Graziano al tempo della crisiconciliare (secoli XII-XV), roma 2003.

51 MelluSi, La rifondazione della diocesi di Messina, cit., pp. 610-611.

Page 91: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

54 caPitolo ii

di Benevento del 115652, ai capitoli cattedrali del Regnum fu ricono-sciuta tale facoltà, pur rimanendo i collegi pesantemente condizionatidalle pressioni del sovrano.

nel 1198, durante la reggenza di costanza, la Sede apostolicarecuperò il terreno perduto, perché innocenzo iii permise l’elezionedel vescovo da parte dei canonici «ma in una versione molto ridotta,che lasciava al re solo il diritto di essere informato della vacanza manon quello di concedere la licentia eligendi. il suo assensus all’ele-zione poteva intervenire solo dopo che essa era avvenuta ed era stataresa pubblica»53. al tempo di Federico ii, i rapporti con il pontefice siacuirono sempre più, perché, dopo il 1230, «il diritto regio all’assen-sus non venne revocato, come anche la partecipazione del sovranonella concessione della licentia eligendi»54. i successori dello Svevo,corrado e Manfredi, andarono ancora oltre, respingendo i candidatiscelti dai capitoli e insediando ecclesiastici tedeschi e membri difamiglie della nobiltà locale55.

52 Scaduto, Stato e Chiesa, cit., i, p. 217; n. KaMP, Monarchia ed episcopato nelRegno svevo di Sicilia, in Potere, società e popolo nell’età sveva (1210-1266), attidelle seste giornate normanno-sveve (Bari-castel del Monte-Melfi, 17-20 ottobre1983), Bari 1985, pp. 129-130.

53 KaMP, Monarchia ed episcopato, cit., p. 131.54 Scaduto, Stato e Chiesa, cit., i, pp. 218-220; KaMP, Monarchia ed episcopato,

cit., p. 132. in questo frangente, il capitolo dovette subire la scelta dei candidati ope-rata dal re, poiché i due arcivescovi che occuparono la sede messinese nella primametà del ’200, Berardo da ascoli e lando di anagni, erano estranei agli ambienti cit-tadini e appartenenti all’entourage del sovrano (vd. supra, cap. i, nt. 76). Sull’arcive-scovo lando, vd. B. Pio, Lando da Anagni, in DBI, vol. 63, roma 2004, pp. 435-438.

55 KaMP, Monarchia ed episcopato, cit., pp. 133 e 139. una precisazione merita lanotizia riferita da PiSPiSa, Medioevo Fridericiano, cit., p. 271, secondo cui, «dagli annitrenta, la diocesi [di Messina] rimase a lungo vacante e fu amministrata da Federico eManfredi tramite procuratori». in realtà, dopo la morte in ‘esilio’ di lando di anagni(ca. 1248/49), la chiesa messinese non rimase vacante, ma fu affidata, dall’ottobre1255, a un romano, il frate domenicano Giovanni colonna, il quale, tuttavia, solo perbreve tempo poté risiedere in diocesi, pur rimanendo, fino alla morte (11 ottobre1263), formale arcivescovo di Messina. anch’egli, infatti, che apparteneva alla nobilefamiglia dei «baroni di roma», fu costretto all’esilio il 18 marzo 1256 [vd. n. KaMP,Colonna Giovanni, in DBI, vol. 27, roma 1982, pp. 328-331; a.n. di SteFano, Fra

Page 92: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

55coMPetenze e Funzioni del caPitolo

la più antica testimonianza relativa all’esercizio del diritto di sceltadell’arcivescovo da parte dei canonici risale agli anni precedenti ilvespro. alla morte di Bartolomeo Pignatelli56, infatti, il capitolo chie-se al papa di trasferire a Messina il siciliano tommaso agno da lenti-ni57, patriarca di Gerusalemme, che era stato arcivescovo di cosenza(1267-72) e, ancor prima, amministratore della diocesi messinese (1262- 66); tuttavia, rifiutata la nomina, il papa acconsentì alla nuova sceltafatta dai canonici, in persona del vescovo di nicastro, leonardo58. Ma,frattanto, essendo quest’ultimo passato a miglior vita, il capitolo chie-se e ottenne la promozione di rainaldo (o reginaldo) da lentini, fratel-lo minore di tommaso agno e anch’egli religioso domenicano59.

Giovanni Colonna: primo arcivescovo domenicano di Messina: notizie storiche docu-mentate, Bologna 1995; J.-M. Martin, Révoltes urbaines, communes et podestats dansle royaume de Sicile après la mort de Frédéric II (1251-1257), in Medioevo per Enri-co Pispisa, Scritti promossi e curati da l. catalioto, P. corSi, e, cuozzo, G. SanGer-Mano, S. traMontana e B. vetere, Messina 2015, pp. 243-264: 260-261].

56 il Pignatelli, grande conoscitore delle Decretali, fu da Federico ii ammessoall’insegnamento nello Studium napoletano. eletto arcivescovo metropolita di amalfinel 1254, dopo pochi mesi optò per la sede di cosenza, ove rimase fino al 1266. ebbeun ruolo determinante nelle tristi vicende che videro coinvolti il papa e gli angioininella lotta contro gli Svevi, legittimi sovrani di Sicilia [h. enzenSBerGer, La strutturadel potere nel Regno: corte, uffici, cancelleria, in Potere, società e popolo nell’etàsveva (1210-1266), cit., pp. 49-70: 63]. di lui dante (Purg. iii, 124-132) dice cheperseguitò re Manfredi, al punto di profanarne la tomba costruita dai guerrieri nemici,dopo la battaglia di Benevento (sul punto, vd. S. SaFFiotti Bernardi, Pignatelli, Bar-tolomeo, in Enciclopedia Dantesca, vol. iv, roma 1970-78, ad indicem). nel settem-bre 1262 fu trasferito alla sede metropolitana di Messina (vd. adM, pergg. 320 e1143; clemente iv, n° 362).

57 Sul personaggio si leggano: rediGonda a.l., Agni, Tommaso (Thomas de Lenti-no), in DBI, vol. 1, roma 1960, pp. 445-447; l. SciaScia, Lentini e i Lentini dai Nor-manni al Vespro, in La poesia di Giacomo da Lentini. Scienza e filosofia nel XIII seco-lo in Sicilia e nel Mediterraneo occidentale, atti del convegno tenutosi all’universitàautonoma di Barcellona (16-18, 23-24 ottobre 1997), a cura di r. arQuéS, Palermo2000, pp. 9-33: 22-25; G. Bautier-BreSc e h. BreSc, La cloche de Šibenik, qui sonnepour la libération de la patrie (Acre, 1266), in «Come l’orco della fiaba». Studi perFranco Cardini, a cura di M. MonteSano, Firenze 2010, pp. 49-71: 57.

58 cappellano pontificio, clemente iv lo elesse vescovo di nicastro il 15 ottobre1266 (HC, vol. 1, pp. 337 e 361).

59 l’intera vicenda è riassunta nelle lettere apostoliche spedite dalla cancelleria

Page 93: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

56 caPitolo ii

la vicenda si ripeté, più o meno, dopo la morte dello stesso rai-naldo, avvenuta nel 1287, quando i canonici, in gran parte rifugiatisi anapoli a causa della rivolta antiangioina60, elessero il successorenella persona del cappellano pontificio Francesco della Fontana. inquesto caso, tuttavia, il pontefice (niccolò iii), dopo aver ricordato

pontificia all’eletto, al capitolo, al clero diocesano, ai vescovi suffraganei, ai fedeli, aivassalli della chiesa di Messina e al sovrano (Gregorio X, n° 445): «lyon, 5 decembre1274. electionem de Marsicensi episcopo in Messanensem archiepiscopum celebra-tam confirmat. (reg. ann. iii, n° 72, f. 159). dudum, Messanensi ecclesia per obitumbone memorie B., archiepiscopi Messanensis, destituta pastore, ac dilectis filiis capi-tulo ejusdem ecclesie venerabilem fratrem nostrum thomam, patriarcham Jerosolimi-tanum, tunc cusentinum archiepiscopum, postulantibus in archiepiscopum Messanen-sem, nos, postulatione hujusmodi non admissa, eundem thomam qui ad regimenecclesie Jerosolimilane fuerat tunc temporis postulatus, ipsi ecclesie Jerosolimitane inpatriarcham prefecimus et pastorem. cumque postmodum prefati capitulum bonememorie leonardum, episcopum neocastrensem, in eorum archiepiscopum postulas-sent, nobisque ex parte ipsorum fuisset hujusmodi postulatio presentata, demum, huju-smodi postulationis pendente negotio, dictus episcopus debitum nature persolvit, sic-que memorati capitulum, vocatis omnibus qui voluerunt –, te, tunc episcopum Marsi-censem, in Messanensem archiepiscopum canonice ac concorditer postularunt acfacientes nobis decretum postulationis hujusmodi de te facte per suos procuratoresconstitutos ad hoc specialiter, presentari, a nobis ut postulationem admitteremus ean-dem, suppliciter petierunt. nosque postulationem ipsam per venerabilem fratrem …episcopum Penestrinum, et dilectos filios nostros S., tituli s. Martini presbiterum, etG., sancti Georgii ad velum aureum diaconum cardinales, examinari fecimus diligen-ter. et quia eam invenimus de persona ydonea canonice ac concorditer celebratam,ipsam de fratrum nostrorum consilio duximus admittendam, teque a vinculo quo tene-baris Marcisensi ecclesie, absolventes, et transferentes ad predictam ecclesiam Messa-nensem de apostolice plenitudine potestatis, te ipsi ecclesie Messanensi prefecimus inarchiepiscopum et pastorem – Quocirca fraternitati tue - datum lugduni, nonisdecembris, anno tertio». in e(odem) m(odo) capitulo ecclesie Messanensis. in e. m.clero civitatis et diocesis Messanensium. in e. m. universis episcopis suflfraganeisecclesie Messanensis. in e. m. populo civitatis et diocesis Messanensis. in e. m. vas-sallis ecclesie Messanensis. … regi Sicilie illustri]. vd. anche adM, pergg. 1153,1158 e 1159. la promozione all’episcopato di rainaldo risale all’estate 1267, quandoclemente iv, scrivendo al card. rodolfo di albano, suo legato nel Regnum, lo solle-citò a provvedere di una sede vescovile il fratello dell’arcivescovo di cosenza (vd.adM, perg. 1189). un quadro d’insieme sul personaggio in S. Fodale, Lentini, Rai-naldo (Reginaldo) da, in DBI, vol. 64, roma 2005, pp. 376-378.

60 Martino, Un dottore di decreti, cit., p. 99 e bibl. ivi cit.

Page 94: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

57coMPetenze e Funzioni del caPitolo

che il predecessore Martino iv «omnes prelaturas insule Sicilievacantes vel vacaturas, regni ipsius turbatione durante, donationisedis apostolice reservavit», nell’aprile 1288 ratificò l’elezione61.

a distanza di mezzo secolo, nel 1341, durante il lungo periodo disede vacante seguito alla morte di Guidotto d’abbiate62, il capitolo

61 vd. adM, pergg. 330, 994, 1128, 1130 e 1220; niccolò iv, ni 54-59.62 nel 1338 damiano (ii) Palizzi, membro del capitolo messinese, nonché iuris

civilis professor et in canonico iure peritus, «convinse re Pietro a sostenere la suacandidatura all’arcivescovato di Messina oppure a quello di Monreale, all’epocavacanti. il re scrisse al papa, sottolineando che i capitoli delle due chiese eranofavorevoli alla nomina, ma ancora una volta le aspirazioni di damiano furono fru-strate dal veto pontificio» (PiSPiSa, Messina nel Trecento, cit. pp. 161-162). Su que-sto personaggio, a motivo del ruolo di protagonista avuto nelle vicende siciliane delsecondo quarto del sec. Xiv, è bene spendere qualche parola in più. Figlio di nicolò(ii), egli, assieme al fratello Matteo, sin dal primo ventennio del secolo, intrapreseuna lenta scalata dei vertici del potere regnicolo che lo avrebbe portato, proprio nel1338, alla cancelleria del regno. nel dicembre 1317, infatti, essendo già canonicodelle cattedrali di Messina e di Mazara, ottenne da Giovanni XXii un canonicato subexpectativa ad agrigento e, due anni più tardi, la dispensa super defectu aetatis (22an.), per una dignità o personato nella stessa chiesa agrigentina. Successivamente, apartire dal 1325, tentò a più riprese, ma senza successo, la conquista dell’arcivesco-vato di Monreale. negli anni a venire, al decanato della chiesa agrigentina aggiunseil beneficio di ‘maestro cappellano’ (cappellano maggiore del regno) e gli uffici dilogoteta e protonotaro del regno, nonché la signoria di collesano, ottenuta a dannodel conte Francesco ventimiglia. divenuto, assieme al fratello, leader incontrastatodella parzialità latina, e grazie al forte ascendente goduto sul sovrano, mise in attouna serie di piani per l’eliminazione degli altri avversari politici, primi tra tutti Bla-sco alagona, capo della fazione catalana, e il duca Giovanni, fratello del monarca.Ma, fallito il tentativo e usciti dalle grazie di Pietro ii, damiano e il fratello, a segui-to di una insurrezione del popolo palermitano, nel 1340 dovettero lasciare la Siciliaalla volta di Pisa. Quivi, nel 1348, damiano trovò la morte [Giovanni XXii, ni 5969,5973, 10616, 22906; Marrone, pp. 119, 127, 155-156, 161, 302; F.P. tocco, Palizzi,in DBI, vol. 80, roma 2014, pp. 438-442 e bibl. ivi cit.]. in un recente saggio, peral-tro, si dà notizia che, dopo la scomparsa di Guidotto, il collegio dei canonici elessecome successore il decano e iuris civilis professorangelo Saccano (già vicario gene-rale del defunto presule ed eletto dal capitolo cattedrale di catania come vescovo diquella diocesi), adoperandosi, senza successo, per ottenere la necessaria confermadal pontefice (vd. P. Sardina, Raimondo de Puyolis: un arcivescovo catalano a Mes-sina nel Trecento, in Istituzioni ecclesiastiche e potere regio nel Mediterraneomedievale, cit., pp. 47-73: 48-49 e nt. 12; adM, perg. 957; SPinella, n° 36).

Page 95: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

58 caPitolo ii

elesse come arcivescovo uno dei suoi membri più prestigiosi, Federi-co de Guerciis63, appartenente ad un’antica famiglia della feudalitàlocale. Questa volta, però, il pontefice cassò la decisione del capitolo,inviando in diocesi un prelato di sua fiducia, il catalano, già ricordato,raimondo de Puczolis64.

Prima che i canonici tornassero ad esercitare le proprie prerogativepassarono diversi decenni65. l’occasione propizia fu offerta dal Gran-de Scisma d’occidente, durante il quale sul soglio di Pietro sedetterocontemporaneamente fino a tre papi66. il clero messinese, schieratosiin un primo momento con i pontefici romani, ricevette da costoro gra-zie e favori67, tra cui il riconoscimento dell’elezione alla sede pelori-tana del francescano messinese tommaso crisafi68 che, solo a distan-

63 l’accesso di Federico tra i membri del capitolo avvenne dopo il luglio 1318,quando Giovanni XXii diede mandato di provvedere il giovane «scolarem» di uncanonicato con prebenda nella cattedrale di Messina, «vacantem vel vacaturum, post-quam insignitus fuerit caractere clericali» (Giovanni XXii, n° 7711). egli era figliodi un miles di nome Giovanni e, pur essendo messinese, «la sua elezione divise ilclero peloritano. a favore del de Guerciis si schierarono quanti erano legati all’in-fluente casato. altri, preoccupati dell’eccessivo potere che andava concentrandosinelle mani di un unico soggetto, diedero il loro appoggio al pontefice, che intendevarivendicare le proprie prerogative ed esercitare un effettivo controllo sulla diocesimessinese» (Salvo, Una realtà urbana, cit., p. 181). vd. anche Pirri, i, p. 411; SaM-Peri, Messana illustrata, cit., p. 489.

64 Salvo, Una realtà urbana, cit., pp. 179-184; vd. anche supra, nt. 44.65 Gallo, ii, p. 275, riferisce che, nel 1351, alla morte di Pietro Porta, il capitolo

Bonsignore ansalone, che non ricevette la conferma pontificia (si veda. P. anSalone,Sua de familia opportuna relatio, venetiis 1662, p. 59). tale notizia è ignorata da Pirrie dalle altre cronotassi degli arcivescovi di Messina, compresi i Monumenta EcclesiaeMessanensis, manoscritto del sec. Xvii di antonino amico, conservato, sotto lasegnatura Qq H.4, nella Biblioteca comunale di Palermo. l’ansalone, viceversa,figlio del giudice Franki no e cappellano regio, è attestato solo in due documenti del1346 e del 1368 (StarraBBa, adM, perg. 901; SPinella 53; doc. clXXXiv).

66 Sul Grande Scisma si veda, almeno, e. delaruelle - e.r. laBande - P. our-liac, La Chiesa al tempo del Grande Scisma e della crisi conciliare (1378-1449), inStoria della Chiesa dalle origini fino ai nostri giorni, a cura di a. Fliche-v. Martin,vol. Xiv/1-3, torino 1967-76.

67 Fodale, Scisma ecclesiastico, cit., pp. 35-39.68 Fodale, Tra scisma, corruzione e riforma, cit., pp. 72-76. eletto dal capitolo

Page 96: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

59coMPetenze e Funzioni del caPitolo

za di alcuni anni, riuscì ad imporsi sull’avversario Pietro Budano69,candidato del papa avignonese.

alla morte del crisafi, il capitolo, dietro pressione del sovrano,elesse come arcivescovo un giovanissimo rampollo di una famigliabaronale al servizio della corona: archita ventimiglia, dei conti diGeraci. nonostante quest’ultimo avesse preso possesso della diocesi,il pontefice cassò la scelta dei canonici e nominò in sua vece Bartolo-meo Gattola, trasferendolo da reggio70.

in ordine di tempo, l’ultimo intervento dei canonici nell’elezionedell’ordinario diocesano risale al 1473, dopo la scomparsa dell’arcive-scovo Giacomo tedeschi71. Questo presule, di origine catanese72,

nel 1402, dopo qualche tempo, per la fedeltà dimostrata ai papi di roma, fu confer-mato da Gregorio Xii, anche perché, frattanto, era intervenuta la rinunzia alla sede daparte dell’antagonista Pietro Budano (1403-08). Solo nel 1408, perciò, il papa auto-rizzò il crisafi a ricevere l’ordinazione episcopale (vd. adM, pergg. 385, 722, 737,754, 769, 770, 786, 787, 986; Pirri, i, pp. 418-419; Gallo, ii, pp. 268, 358-359).Sulla politica filoromana del crisafi e l’avversione dei gruppi dirigenti peloritani alpapa avignonese Benedetto Xiii, vd. P. corrao, Governare un regno. Potere, societàe istituzioni in Sicilia fra Trecento e Quattrocento, napoli 1991, pp. 186-187, 540,543 e nt. 162. Sul personaggio si legga, d. Santoro, Un messinese del XV secolo:Tommaso Crisafi, arcivescovo francescano della nobiltà cittadina, in I francescani ela politica, atti del convegno internazionale di studio, Palermo 3-7 dicembre 2002, acura di a. MuSco, Palermo 2007, ii, pp. 951-963.

69 Pirri, i, pp. 418-420; SaMPeri, Messana illustrata, cit., p. 502; Salvo, Il Capi-tolo, cit., p. 21. il Budano, prete partenopeo, fu eletto metropolita di corfù nel gen-naio del 1379 dall’antipapa clemente vii. nel gennaio del 1403 fu trasferito a Messi-na dal nuovo antipapa, ma qui non mise mai piede. nel dicembre del 1406, infatti,egli risultava vicario della diocesi suburbicaria di Sabina [a.l. tăutu (ed.), Actapseudopontificum Clementis VII (1378-1394), Benedicti XIII (1394-1417), AlexandriV (1409-1410) et Johannis XXIII (1406-1415), (Pontificia commissio ad redigendumcodicem iuris canonici orientalis, Fontes, Series iii, volumen Xiii, tomus ii),romae 1971, nn. 3 nt. 6, 8; vd. anche HC, i, pp. 209 e 337].

70 Sulle vicenda, vd. Fodale, Tra scisma, corruzione e riforma, cit., pp. 90-94. alventimiglia, nel 1432, fu data in amministrazione la ‘esigua’ chiesa vescovile di Patti(Pirri, ii, p. 784; HC, ii, p. 210).

71 Painiana, perg. 151; vd. infra, doc. 15. Pirri, i, p. 423; SaMPeri, Messana illu-strata, cit., p. 510; Gallo, ii, pp. 378-380, 447.

72 Maggiori notizie sul personaggio in S. Fodale, I nepoti dell’abbas panormita-

Page 97: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

60 caPitolo ii

parente del ben più famoso nicolò, massimo canonista del Quattrocen-to e cardinale73, dopo aver ricevuta la nomina da parte del pontefice,una volta giunto a Messina, si schierò contro le famiglie cittadinedominanti, guadagnandone l’ostilità74. Per questo, alla sua morte, ilcapitolo indicò il successore nella persona dell’archimandrita leonziocrisafi75, acerrimo nemico del tedeschi e appartenente ad un’eminentefamiglia della feudalità peloritana. anche questa volta, tuttavia, la scel-ta dei canonici trovò una ferma opposizione, perché tanto il papa quan-to il re assegnarono l’arcivescovato a ecclesiastici di loro fiducia76.

nus, l’anticardinale Nicolò Tudisco, in «Come l’orco della fiaba», cit., pp. 385-392 ebibl. ivi cit.

73 Sul personaggio e la sua carriera ecclesiastica e scientifica, vd. almenoaa.vv., Niccolò Tedeschi (Abbas Panormitanus) e i suoi Commentaria in Decreta-les, a cura di o. condorelli, introduzione di M. BelloMo, roma 2000.

74 «egli [...] era visto come un forestiero venuto a togliere spazio agli ecclesiasticilocali, sempre in cerca di nuove possibilità di guadagno e di dominio [...]. infine, edera ciò che maggiormente preoccupava i ceti dominanti [Bonfiglio-romano-crisafi],il tedeschi [...] non era condizionabile e nessuno poteva impedirgli di contrastare itentativi di spogliare il patrimonio e di prevaricare le prerogative giurisdizionali dellachiesa che gli era stata affidata. con queste premesse, diventava inevitabile lo scontrocon un ceto dirigente che [...] aveva condotto di pari passo l’occupazione del -l’‘universitas’ e della chiesa, facendo sì che fossero i membri delle medesime famigliead essere ai vertici delle istituzioni laiche ed ecclesiastiche di Messina» (Martino, Sto-ria di nobili, vedove e preti, cit., p. 45). Sulla famiglia crisafi vd., da ultimo, Santoro,Messina l’indomita, cit., pp. 169-189.

75 nel 1460, quando ancora leonzio era abate dei monasteri ‘basiliani’ di S. Gre-gorio di Gesso e di S. Pietro di itala, ebbe inizio lo scontro con l’arcivescovo. essen-dosi il crisafi rifiutato di accettare la nomina di un arciprete e la visita canonica daparte del presule, si arrivò al lancio di reciproche scomuniche (Pirri, i, p. 422; SaM-Peri, Messana illustrata, cit., p. 508). la lite riprese nel 1468, dopo l’elezione delcrisafi ad archimandrita del S. Salvatore (in quanto l’arcivescovo pretendeva cheegli dovesse rimanergli soggetto come suffraganeo), fino a sfociare nell’arresto didue fratelli e del nipote del tedeschi, accusati dai germani di leonzio (Gallo, ii, pp.378-379).

76 la questione circa l’elezione dell’arcivescovo rimase pendente per diversi anni,poiché, nel 1474, Sisto iv nominò come nuovo presule fra’ Giacomo da S. lucia (scil.del Mela), ministro provinciale dei Frati Minori, che, tuttavia, non ottenne il placetregio. dopo sei anni, trovato l’accordo, la sede peloritana fu affidata al candidato regioPietro de luna (cui il sovrano aveva promesso il primo arcivescovato siciliano vacan-

Page 98: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

61coMPetenze e Funzioni del caPitolo

concludendo, è possibile affermare che il capitolo peloritano, neiprimi quattro secoli dalla sua fondazione, esercitò il diritto di elezionedel vescovo diocesano assai di rado77, in particolar modo solo quan-do, a causa della instabilità politica, i poteri regi e papali furono forte-mente limitati e compromessi e le istituzioni ecclesiastiche cittadinerimasero in balìa delle grandi famiglie del patriziato urbano che, ocu-latamente, avevano inserito all’interno di esse i loro figli cadetti, perservirsene al momento opportuno78.

te), mentre fra’ Giacomo fu trasferito al vescovato di Patti (BarBeri, i, p. 37; Pirri, i,pp. 423-424; ii, pp. 784-785; Gallo, ii, pp. 379-380, 383-384, 446-447; Scaduto,Stato e Chiesa, cit., i, p. 222). Su quest’ultimo personaggio si leggano F. rotolo, L’or-dine francescano in Sicilia nella prima metà del sec. XV, in S. Eustochia e la Messinadel suo tempo, convegno di Studi, università degli Studi di Messina, Facoltà di lette-re e Filosofia, 28-29-30 settembre 1989, a cura di r. Gazzarra Siciliano, Messina2012, pp. 121-149: 124; d. ciccarelli, Tra Conventualesimo e Osservanza: gli ordinireligiosi a Messina nel sec. XV, in S. Eustochia e la Messina del suo tempo, cit., pp.181-201:183). Mauro, Messina protometropoli, cit., p. 146, scrive che in questa circo-stanza il capitolo perdette definitivamente il diritto di elezione del vescovo, di cuiaveva goduto, ininterrottamente, dai tempi di Gregorio Magno (sic).

77 dalle cronotassi episcopali messinesi si ricava che, già dal tempo dell’arcive-scovo richard (vd. supra, cap. i, nt. 68), la maggior parte dei presuli era stata trasla-ta da altre sedi, in forza di un provvedimento pontificio. tele prassi si diffuse dopo lari forma gregoriana, subendo una sensibile accelerazione dal pontificato di innocen-zo iii. «la metafora secondo cui un vescovo era sposato alla sua chiesa, era diventatatradizionale [...] servì in ogni caso a riaffermare la plenitudo potestatis del papa. Sta-bilendo, in effetti, una perfetta identità tra l’indissolubilità del matrimonio e il legametra il vescovo e la sua chiesa, innocenzo iii sostenne che solo il papa aveva autoritàper ap provare le traslazioni dei vescovi» (Paravicini BaGliani, I vescovi del Duecen-to, cit., p. 28).

78 «ricchi, importanti e comodi, gli stalli canonicali costituivano tradizionalmenteun obiettivo di prim’ordine per i figli e i fratelli degli uomini che dalle aule consiliari odalle logge delle loro case guidavano la politica cittadina: delle basi ideali per comin-ciare la scalata ai vertici della gerarchia ecclesiastica o delle confortevoli sistemazionidove condurre una vita agiata e oziosa» (Bizzocchi, Chiesa e potere, cit., p. 21).

Page 99: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne
Page 100: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

capitolo iii

diGnità, uFFiciali e clero

1. Le dignità

dalla fine del ’200, i chierici di servizio alla cattedrale risultanoordinati gerarchicamente secondo una rigida sequenza, mantenutasipiù o meno invariata fino al concilio di trento1: dignità (decano, can-tore e arcidiacono)2, canonici3, arcidiacono di troina, personati (suc-

1 le prime relationes ad limina degli arcivescovi di Messina che si sono conser-vate (anni 1592 e 1594) attestano l’avvenuta istituzione degli uffici di teologo e dipenitenziere, affidati a due dei 15 canonici, e quello di magister chori, creato exnovo tra gli appartenenti al clero (vd. aSv, Congr. Concilio, ‘relationes dioece-sium’, Messanen. 517a, d’ora in avanti Relatio ad limina, ff. 9r-12v; 19r-23v).

2 le dignità, il cui numero variava da collegio a collegio, erano quegli incarichiperpetui che nei capitoli permettevano, a quanti li ricoprivano, oltre il consueto go -dimento di un beneficio (praebenda), una preminenza con giurisdizione. il loro nume-ro e titolo (decano, prevosto, priore, primicerio, cantore, arcidiacono etc.) risultavadagli statuti di fondazione o dalle consuetudini; a volte, il titolo coincideva con le man-sioni effettivamente svolte nella chiesa cattedrale (arciprete, tesoriere etc.) (r. naz,Dignités, in DDC, iv, col. 1226; torQueBiau, Chapitres des Chanoines, cit., col. 547).

3 nei secoli di mezzo, al canonicato potevano essere nominati sia chierici chelaici. Per i primi non era indispensabile aver ricevuto gli ordini maggiori, anche se,nel 1233, il concilio di Béziers dispose: «inhibemus ne aliqui canonici saecularesstallum in choro vel voce habeant in capitulo nisi fuerint in sacris ordinibus consti-tuti, nisi ex causa cum eis ab episcopo fuerit dispensatum» (in torQueBieau, Chapi-tres des Chanoines, cit., col. 538). Su questa scia si mosse il concilio generale divienne (1311-1312), stabilendo che, nei capitoli cattedrali e collegiali, nessuncanonico potesse avere voce se non costituito almeno nell’ordine del suddiaconato eche, in tal caso, gli fosse consegnata solo la metà delle distribuzioni quotidiane spet-tanti. la norma conciliare fu poi in serita nelle Clementine (1.6.2): «illi vero qui,dignitates, personatus, officia vel prebendas, quibus certi ordines sunt annexi, paci-fice nunc obtinent in eisdem ecclesiis, vel obtinuerint in futurum, nisi, iusto impedi-mento cessante, ad huiusmodi ordines se promoveri fecerint infra annum, extunc,donec ad eos promoti fuerint, nullo modo vo cem in capitulo habeant earumdem.ipsisque distributionum, quae dantur his, qui certis horis intersunt, pars dimidia sub-trahatur, non obstantibus quibuslibet consuetudinibus vel statutis» (Corpus iuriscanonici, cit., ii, col. 1140). con riguardo a Messina, dopo il concilio di trento, fu

Page 101: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

64 caPitolo iii

ciantro, cappellano e tesoriere), terziari, cappellano di S. nicola, ma -lin cleri (o mariglieri)4 di entrambe le cattedrali (vecchia e nuova) del l acittà5. ad essi, in seguito, si andranno ad aggiungere numerosi chie ricidi rango inferiore deputati allo svolgimento delle celebrazioni previstedalle locali consuetudini liturgiche, o di supporto al capitolo per l’am-ministrazione del patrimonio della cattedrale.

in quanto segue descriviamo partitamente queste cariche, rilevan-done per ciascuna le caratteristiche specifiche e le mansioni.

Decanoil decano, posto a capo del collegio capitolare, era la prima dignitas

post pontificalem6. le più antiche notizie riguardanti tale dignità risal-gono al 1103, ma, per tutta l’età normanna, le attestazioni sono sporadi-che7, forse perché il ruolo del decano in seno al collegio non era ancoraben definito. inoltre, per i secc. Xii-Xv, non è dato conoscere il valoredella relativa prebenda che si vorrebbe istituita dal conte ruggero8. le

disposto che «canonicatus omnes capitulares presbyteralem ha bet ordinem anne -xum, ex decreto archiepiscopi, cum consensu capituli» (vd. Relatio ad limina,1594, ff. 19r-23v).

4 il termine malincleri è usato negli statuti sinodali emanati dall’arcivescovo Filip-po crispo nel 1392 ed in documenti coevi e sta ad indicare i sacrestani (StarraBBa, doc.cciX; acMcap, perg. 93). esso era anche diffuso, in altre zone della Sicilia, per desi-gnare come a Messina ufficiali del clero di chiese cattedrali (cefalù) e collegiali (cap-pella Palatina di Palermo) (vd. Pirri, ii, p. 827; l. GaroFalo, Tabularium Regiae acImperialis Capellae Collegiatae Divi Petri, Panormi 1824, p. 126 n° lXXiv e nt. 2).

5 l’elenco può essere considerato attendibile perché, oltre ad essere confermatodall’ordine delle sottoscrizioni di numerosi documenti, è contenuto nelle costituzionidel ‘Sinodo crispo’ (vd. nt. precedente) e nei capitoli promulgati nel 1496 (vd.supra, cap. ii, nt. 37). in quest’ultimo documento, tuttavia, non vi è più traccia, tra idestinatari, dell’arcidiacono di troina (vd. infra, app. 1).

6 egli seguiva, nella gerarchia della diocesi, all’arcivescovo e al suo vicariogenerale (vd. MelluSi, La rifondazione della diocesi di Messina, cit., p. 612 nt. 106).il decanato, come prima dignità capitolare, era assai diffuso nelle cattedrali inglesi efrancesi, meno in quelle dell’italia centro-settentrionale e di area tedesca (vd. e.curzel, I canonici e il Capitolo della cattedrale di Trento dal XII al XV secolo,Bologna 2001, pp. 319-320 e bibl. ivi cit.).

7 vd. MenaGer, Les actes latins, cit., pp. 41-49 n. 1; MelluSi, La rifondazionedella diocesi di Messina, cit., pp. 612-614.

8 Pirri, i, pp. 441-442, afferma che le prebende delle prime due dignità furonocostituite a troina e quindi trasferite Messina insieme alla sede episcopale.

Page 102: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

65diGnità, uFFiciali e clero

prime notizie in proposito si traggono dall’atto di opzione al decanatodi antonio de lignamine, allora cantore, dal quale ricaviamo che nel1504, essa era costituita da alcuni censi legati alle chiese di S. Michelee di S. caterina, entrambe site a Messina, e dai proventi di un fondorustico, coltivato ad ulivi, detto lo Decanatu, sito «in flumaria SanctiPhilippi Grandi», nella periferia sud della città9.

al decano spettava la convocazione delle riunioni capitolari, lafissazione dell’ordine del giorno e la presidenza delle stesse10. Secon-do la consuetudine, infatti, il 21 gennaio si teneva ‘capitolo annuale’(generale)11 e, in tale occasione, si procedeva alla nomina del cappel-lano del duomo12, a quella dei due chierici di S. nicola13, degli uffi-

9 vd. infra, doc. 22. da una copia frammentaria settecentesca di un documentodella fine del sec. Xvi (con probabili errori di trascrizione) sappiamo che la primadelle due chiese era ubicata «in la contrata dela iudeca in li Ferrari» e che nel 1580 erastata concessa alla ‘nazione Fiorentina’. Questa era tenuta a versare ogni anno iureprebende onze 4½ e, nel giorno della festa del titolare della chiesa, consegnare «unaintorcia bianca di rotola dui». la seconda chiesa, invece, affidata ad una confraternita,ricadeva entro i confini della parrocchia di S. leonardo e ad essa erano collegati unaserie di censi di diverso valore gravanti su fondi rustici siti a Gazzi, Mili e zafferia(casali di Messina) e nella piana di Milazzo (acMcap, ‘atti sciolti’, b. 3, ff. s.n.).Quanto all’uliveto sito nella fiumara di S. Filippo, è presumibile che coincidesse con ilcenso perpetuo di 30 scudi annui sito nei casali di calispera (contesse) e S. Filippo,menzionato nella regia visita del 1742 (de ciocchiS, ii, p. 140). Pochi anni dopo ilconcilio di trento, il valore della prebenda del decano, allora ammontante a 40 duca-ti, fu aumentato per ordine del sovrano, con l’aggiunta di altri 80 ducati gravanti sullerendite della mensa arcivescovile (vd. supra, cap. ii, § 2). nessun riscontro abbiamotrovato, invece, nei documenti dell’archivio capitolare a proposito di un casalino«cum proaulio vel iardinecto in quo sunt arbores seu pedes tres de nucibus», sito alinguaglossa e spettante al decano «racione prebende dicti sui decanatus», mensiona-to in una pergamena del gennaio del 1329 (adM, perg. 968; SPinella n. 22).

10 «[il decano] ha la convocatione del capitulo, propositione et prima seddia etprimo voto in capitulo et primo stallo in choro destro, et ha lo primo loco in ogniparte» (vd. infra, app. 2).

11 «habeatur etiam capitulum quod dicitur generale quotannis ex antiquissimaconsuetudine die festo Sanctae agnetis v. et M. die 21 ianuarii (sed impedito tamenaliquo alio die festo, et hoc impedito primo die non impedito) in quo per annum tameneliguntur coeteri capituli officiales, scilicet duo economi pro capituli indemnitate, duoprocuratores et duo deputati pro parrochiali Sancti nicolai, et alius deputatur pro distri-buciones candelarum in defunctorum processionibus» (vd. infra, app. 3).

12 vd. infra, § 4.13 cioè il cappellano e il sacrestano. Sul punto vd. MelluSi, «Pulchre sane erec-

tam exornatamque», cit., pp. 140 e ss.

Page 103: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

66 caPitolo iii

ciali del ca pitolo (economi, procuratori, deputato ‘della cera’) e algiuramento dei cappellani curati delle parrocchie della città14. inoltre,ogni primo sabato del mese (se non doveva celebrarsi una festa litur-gica), dopo la messa cantata, nella sacrestia15 della cattedrale si tene-va ‘capitolo mensale’ (ordinario)16, senza bisogno che il decano pro-cedesse alla convocazione dei canonici per chiamata di ‘famulo’ o dicampana, come in ve ce avveniva quando si teneva capitolo straordina-rio per gli affari urgenti. in questo caso, il decano trasmetteva la con-vocazione per mez zo di un fante di sagrestia, di un fante di croce o delprocuratore del capitolo17. al decano, infine, era demandato il compito

14 vd. supra, cap. i, nt. 24.15 a differenza di molte grandi chiese cattedrali d’italia e d’europa, il duomo di

Messina non fu mai attorniato dagli edifici destinati alla vita comune dei canonici edel clero (sala capitolare, dormitorio, refettorio, archivio e biblioteca etc., gravitantiattorno ad un claustrum). di conseguenza, il luogo destinato ad ospitare le periodi-che riunioni del collegio fu, in genere, la sacrestia. un documento membranaceo delmarzo del 1445, però, ci dice che, a quell’epoca, le riunioni capitolari avevano luogo,come di consueto, nella tribuna di S. Stefano (BruM, perg. 62). Sito questo che, inmancanza di altri riscontri, potrebbe identificarsi con l’abside meridionale della cat-tedrale che, cinquant’anni più avanti, risulterà intitolata a S. Placido.

16 tali riunioni erano convocate, ipso facto, «tutti li primi sabbati d’ogni mese,nelli quali giorni di sabbati, occurrendo festa si supplisca lo sequente sabbato chesequita del proprio mese, nelli quali giorni di sabbato d’ogni mese, detta che sarà lamessa cantata sarrà capitulo ordinario. et li rev.di canonici, senz’altra chiamata difamulo, o segno di campana, si congregano da per loro in sacrestia et in essa teninocapitulo ordinario mensali» (vd. infra, app. 2). le riunioni ordinarie erano indette«ad effetto di spedirse li negotii occurrenti et bisogni della ecclesia e del capitulo, etper l’indennità delle persone che haveranno a’ presentare innante al rev.do capitulole loro elettioni di beneficii o haveranno da riquedere [scil. convocare] il capituloper alcuna elettione o haveranno da presentare lettre o supplicattioni al rev.do capi-tulo, ed altri atti così attivi, come passivi». trattandosi di collegia legittima, ai capi-toli spettava il diritto di tenere le adunanze capitolari e, ancora, il ius statuendi, il iuspossidendi et administrandi, il diritto di precedenza sui capitoli collegiali e sul cleroinferiore (Gorino cauSa, Canonici, cit. p. 852).

17 «et li canonici si convocano in capitulo dentro la sacristia a chiamata di unfante di sacristia o di cruci, o del procuratore del capitulo per ordine del rev.do deca-no; et in sua absentia per ordine del rev.do cantore canonico; et in sua absentia perordine del rev.do arcidiacono canonico; et in sua absentia per ordine del più antichocanonico che sequita, et così successivamente» (vd. infra, app. 2). nel vol. 1 di ‘atticapitolari’ sono attestate tre modalità di convocazione del capitolo straordinario. il 6maggio 1510, il prete Salvo lucastro, procuratore del capitolo, comunica che, perordine del decano, ha convocato personalmente o lasciando l’avviso a casa i canoni-

Page 104: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

67diGnità, uFFiciali e clero

di vigilare a che i canonici osservassero gli orari della preghiera coralee delle riunioni capitolari18, sul modo di vestire gli abiti canonicali e suldiritto di pa rola e di voto.

i poteri qui descritti sembrerebbero alquanto limitati; in realtà,non va dimenticato che il decano rimaneva il presidente della massi-ma istituzione ecclesiastica della diocesi, alla quale spettava il compi-mento di importanti atti di amministrazione, in particolare durante lasede vacante19. inoltre la sua preminenza sugli altri canonici si mani-festava anche nelle celebrazioni liturgiche, essendogli riservato ilprimo stallo nel coro destro e (nei pontificali e nelle processioni fuoridella cattedrale) l’uso di un bacolo d’argento20 .

la ‘promozione’ al decanato, come già detto, avveniva tramite l’e-sercizio del diritto di opzione da parte del canonicus antiquior, ma (aparte la parentesi avignonese) dal 1514 la Sede apostolica – in barbaalle recenti conferme di innocenzo viii e alessandro vi – ritenne diprovvedervi con propri candidati21, trovando, in alcune occasioni, dure

ci e i Boni viri per rivedere i conti (f. 23rv); il 10 luglio 1512, il chierico PetruccioGatto, infans crucis, comunica di avere convocato, per ordine del decano, i canonici(f. 69v); il 22 dicembre 1522, il chierico domenico de campesio, a nome suo e delchierico Santi de li castelli, comunica di avere convocato, per ordine del canonicoanziano, i capitolari (ff. 198v-199r).

18 Gli assenti alle riunioni, tanto ordinarie quanto straordinarie, erano ‘puntati’per ordine del decano o, addirittura, privati del diritto di voce in capitolo. coloro che,invece, dovevano allontanarsi dalle riunioni capitolari o dal coro (anche per diremessa) erano tenuti ad avere licenza dal decano oppure, in sua assenza, dal canonicoche seguiva nella scala gerarchica.

19 il grosso dell’attività di amministrazione del capitolo era costituito dallagestione del cospicuo patrimonio immobiliare accumulato dal collegio, soprattutto apartire dal ’300, grazie alla pietà dei fedeli che, in punto di morte, avevano legato allacattedrale case, taverne, botteghe, vigne, terre seminative in città e nei vari sobborghidel costretto (vd. Salvo, Il Capitolo, cit., pp. 26 ss.). un esempio è costituito dallaconcessione in enfiteusi di una casa in rovina fatta nel 1499, di comune accordo, dalcapitolo e dai Boni viri del clero (vd. infra, doc. 20). Per l’attività del capitolo nellaprima metà del secolo Xvi, vd. infra, cap. v.

20 Si tratta di una sorta di bastone pastorale, come quello usato da vescovi e abati,ma privo del riccio terminale. l’uso di questa insegna, della quale beneficiava ancheil cantore, risulta attestato già nelle più antiche relationes ad limina (vd. supra, nt. 1)e fu mantenuto fino al concilio vaticano ii. oggi è possibile ammirare i due bacolinel Museo del ‘tesoro del duomo’.

21 nel 1514, dopo l’elezione di antonio de lignamine ad arcivescovo di Messi-na, leone X conferì la prima dignità a Gentile (Pindaro) Santesio, chierico di Subia-

Page 105: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

68 caPitolo iii

opposizioni da parte dei capitolari, fin quando, nel 1558, anche il vicerénon credette di intervenire in questa competizione, considerando ildecanato alla stregua degli altri benefici di patronato regio22.

Cantorela menzione più antica della seconda dignità, cui era annessa la

prebenda fondata dal conte ruggero23, si ricava da una sottoscrizione(signum Roberti cantoris) di un diploma del 110624. a differenza cheper il decanato, i documenti pervenutici attestano con maggiore fre-quenza il cantore messinese, anche nella prima epoca normanna25. èprobabile, infatti, che la sua costante presenza26, sin dai primi decenni

co (leone X, ni 8124-8125, 17828). da allora e per tutto il ’500, il decanato fu rico-perto da provvisti apostolici (vd. infra, doc. 27) e, di conseguenza, tali nomine, peravere efficacia nel regno, dovevano ricevere il necessario exequatur.

22 in quell’anno, Juan de la cerda nominò decano, senza successo, il chiericoandrea de rubeis (vd. infra, doc. 31).

23 vd. supra, nt. 8.24 Pirri, i, p. 442.25 un diploma regio dell’aprile 1140 reca il signum G. Messanensis precentoris

(Palatina, doc. v; Brühl a, n. 48), mentre tra il 1173 e il 1195, è attestato tra i canoni-ci un certo aimaro che si sottoscrive, indifferentemente, cantore o praecentor(adM, perg. 1005; GaruFi, Catalogo, cit., p. 7, tav. iX 1; StarraBBa, docc. Xviii,XXv e XXvii; Pirri, i, p. 395). Quest’ultima qualifica (nella sostanza uguale allaprima) potrebbe essere stata adottata per distinguersi dal subcentor, primo personatoe capo del clero della cattedrale, al quale erano affidate le funzioni proprie del canto-re nei giorni feriali e la supplenza in assenza di quest’ultimo (vd. infra, § 4). taledistinzione, secondo alcuni, risalirebbe addirittura a isidoro di Siviglia che, nel capi-tolo De clericis, afferma: «cantor autem vocatus quia voce modulatur in cantu.huius duo genera dicuntur in arte musica, sicut ea docti homines latine dicerepotuerunt, praecentor et succentor. Praecentor scilicet, qui vocem praemittit in cantu.Succentor autem, qui subsequenter canendo respondet. concentor autem dicitur, quiaconsonat: qui autem consonat nec concinit, nec concentor erit». è molto più verosi-mile, tuttavia, che il vescovo ispalense facesse riferimento a quanti, in coro, era affi-data la responsabilità del canto liturgico, piuttosto che a vere e proprie dignità capito-lari (iSidoro di SiviGlia, Etimologie Origini, a cura di a. valaStro canale, i-ii,torino 2004, i, p. 621). vd. anche MelluSi, La rifondazione della diocesi di Messi-na, cit., p. 621 nt. 139.

26 l’epoca sveva è quella in cui si registrano le maggiori lacune circa le attesta-zioni della seconda dignità, benché, negli anni della crisi dinastica e in epoca angioi-na, i registri pontifici ci diano notizia di un magister leonardo, domini pape cappel-lanus e cantore di Messina (alessandro iv, ni 2080, 2515; urbano iv, ni 3, 124, 128-136, 145-146, 195-196; clemente iv, n.762) che a partire dal pontificato di alessan-

Page 106: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

69diGnità, uFFiciali e clero

della fondazione del capitolo, sia da attribuirsi all’importante ruolodi sovrintendente dei riti sacri che si svolgevano nel duomo.

le mansioni del cantore, infatti, erano prettamente liturgiche, es -sen dogli affidato il compito di regolare il funzionamento del coro, inparticolare nei giorni festivi, e di dare disposizione al clero di portarecandelieri, incensare, prendere le cappe di cappella e cantare le antifo-ne27. Spettava, inoltre, al cantore ordinare le processioni, compilare latabella delle messe28 (secondo il calendario liturgico in vi gore nella

dro iv e fino a quello di clemente iv risulta impegnato nella curia pontificia e, poi,nel delicato compito di nuncius in Anglia et Wallia [e. Jordan, Les Origines de laDomination Angevine en Italie, ii, Paris 1909 (rist. new york 1960), pp. 373-374]. Sitratta di un non meglio identificato personaggio al quale e. PaSztor, I registri came-rali di lettere pontificie del secolo XIII, in «archivum historiae Pontificiae», 11(1973), pp. 7-83, ad un certo punto del suo saggio ha affibbiato – forse mutuandolodalla dignità ricoperta – il cognome canterey (p. 42).

27 «[...] l’officio di cantore è in lo coro di mandare iaconi al verso e candelieri eincensieri ed altri previti che pigliano le cappe e dicono le antifone, ed in sua assenzaed in li altri giorni feriali lo fa lo succiantro, e detto cantore ha da scrivere e fare scri-vere le tavole delle messa canonacali secondo la loro dignità, antiquità ed ordine suc-cessivo. Però detto cantore per essere uno dell’officiali dell’ecclesia va in li morti diofficiali e conseguita li soi soliti candili di ciantro e simaneri» (vd. infra, app. 2).

28 con riguardo alla tabella delle celebrazioni liturgiche del duomo e all’eserciziodelle pratiche cultuali, il regio visitatore Francesco vento, nel 1542, lamentandosi amotivo del disordine esistente, così si esprimeva nella sua relazione: «Quia circacelebrationem missarum debitadarum in diversis altaribus et beneficiis dicte Mayorisecclesie informamur quod satisfiunt cum quadam confusione, videlicet; quod in ali-qua hora et spatio temporis condecentis aut nulle sunt aut simul plures celebrantur,unde populus non recipit commoditatem suam et hec circa incumbit prelato, ut dictemisse, per obnoxios sacerdotes et beneficiatos, congrue satisfiant similiter et popu-lus, a quo fructus et stipendia dictorum beneficiorum provenierunt et proveniunt,recipiat commoda sua». Per tali ragioni, ordinò una serie di provvedimenti per porvirimedio: «iudicavimus hoc incommodum provenire ex tribus. Primus quia non extattabula, sive series, sive ordo missarum celebrandarum cum annotacione ordinis horediei et sacerdotum obligatorum. Secundo quia non est assignata persona aliqua, seve-ra et austera, cum salario competenti, qui gerat curam summo mane usque ad meri-diem circa dictam celebrationem exequendam, iuxta ordinem statutum in dicta tabu-la, cum ampla potestate expignorandi et celebrare faciendi. tertio quia sacristia sivethesaurus ecclesie non deservit omnibus sacerdotibus celebrare volentibus, videlicet:inde egrediendo cum indumentis, calicibus, hostiis et ampullis ac aliis necessariis procelebratione, et eo revertendo post celebrationem, non sine admiratione in tali ettanta cathedrali ecclesia, in qua sacerdotes coram populo induuntur et spoliantur cumaliquali indecentia honestatis clericorum, canonicorum et sacerdotum, presertim pau-

Page 107: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

70 caPitolo iii

cattedrale) e fare suonare le campane nelle varie circostanze. il suoposto in coro era nel primo stallo sinistro, di fronte al decano, e, comequest’ultimo, nelle processioni incedeva con un bacolo d’argento29.

non meno importante, tuttavia, era il ruolo che questa dignità, sindalle origini, ha avuto nella formazione dei chierici30, in particolare inquelle città dove esistevano le ‘scuole delle cattedrali’31. non ci è datosapere se (come e quando) i cantori messinesi abbiano effettivamentesvolto questo ruolo. Sta di fatto che, dal citato volume di atti relativialla Sede vacante del 1538, risulta che alla seconda dignità spettava

perum. Qua propter iudicavimus tria hec esse reformanda, silicet: ut sacristia proomnibus serviat celebraturis sacerdotibus, tamquam pro menbris totius corporis etcapitis, veluti est in toto orbe terrarum. Similiter et secundo, assignetur personaecclesiastica severa et austera que non respiciat faciem hominum, cum salario com-petenti, saltim unc. duodecim pro quolibet anno, assignando per dictum archiepisco-pum. et tercio, fiat dicta tabula cum dicta assignatione numeri et ordinis missarum,dierum et sacerdotum et beneficiatorum obligatorum, conservanda in dicta sacristia,facta videlicet: tabula cum subscriptione pene duppli dandi celebraturo sacerdoti prodeficienti et cum subscriptione manus prelati et sigilli impressione» (aSPa, Conser-vatoria di Registro, vol. 1305, ff. 27v-28r). il più antico documento rinvenuto relati-vo alle celebrazioni liturgiche, nonché all’ordine, la precedenza e gli ‘stipendi’ spet-tanti al capitolo e al clero per il loro servizio in cattedrale risale al 1615. Si trattadella seconda parte del più volte citato volume compilato da nicola andrea Mauro,canonico coadiutore dell’omonimo zio, cantore del capitolo (vd., infra, app. 3).

29 vd. supra, nt. 20.30 in genere, tra i compiti del cantore vi era anche quello dell’istruzione dei chie-

rici della città episcopale e, in particolare, di quelli addetti alle celebrazioni liturgichedella cattedrale. tuttavia, a partire dal concilio lateranense iii, non bastando più lapresenza di un «esperto di musica e di azioni liturgiche e sacramentali», questo uffi-ciale fu affiancato dal canonico teologo [G. andenna, Il Chierico, in Condizioneumana e ruoli sociali nel Mezzogiorno normanno-svevo, atti delle none giornatenormanno-sveve (Bari 17-20 ottobre 1989), Bari 1991, p. 316; vd. anche curzel, Icanonici, cit., p. 318 e bibl. ivi cit.].

31 non siamo in grado di documentare per Messina l’esistenza di una scuola diformazione per i chierici annessa alla cattedrale. è stata ipotizzata, invece, ai tempidell’arcivescovo richard Palmer, l’esistenza di un raffinato scriptorium per la produ-zione di libri liturgici (a. daneu lattanzi, Due sconosciuti manoscritti di epoca nor-manna, in Atti del Convegno internazionale di Studi Ruggeriani, i-ii, Palermo 1955,i, pp. 303-316; ead., Lineamenti di storia della miniatura in Sicilia, Firenze 1966,pp. 21-33; di natale, I Codici latini, cit., pp. 357-362). Peraltro, in un recentissimostudio di e. caldelli e v. de Fraja, dal titolo iste liber est ecclesie maioris messanen-sis. Prime indagini su una biblioteca dispersa e sulla Bibbia cum glossa di Messina,questa ipotesi è stata esclusa.

Page 108: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

71diGnità, uFFiciali e clero

esaminare e valutare i chierici da promuovere agli ordini sacri32, com-petenze che si aggiungevano a quella di tenere aggiornata la ‘matrico-la’ dei chierici incardinati nella cattedrale33.

infine, a partire dal ’500 competeva al cantore eleggere, di concer-to con i Giurati di Messina, il cappellano della chiesa di S. Maria dePileri34 e, dagli anni ’80, esercitare il delicato ufficio di delegato apo-stolico per castanea35, uno dei ‘casali di tramontana’ della città. l’am -montare della sua prebenda ci è ignota per tutta l’età di mezzo; sappia-mo soltanto che, alla fine del sec. Xvi era di 70 ducati annui ai quali,

32 durante la sede vacante del 1538, i canonici, ottenuta licenza del cantore Gio-vanni Giacomo Stagno (che li aveva ritenuti apti, ydonei et sufficienti), promosseroal presbiterato il diacono Giovanni Pietro Giardina e al diaconato il suddiaconoSimone Pirrello (entrambi appartenenti al clero della cattedrale), al suddiaconato ilchierico Federico de amoroso (della ‘terra’ di Petralia Superiore), autorizzandoli afarsi ordinare da un vescovo cattolico, e ammisero agli ordini sacri (minori e maggio-ri) Francesco de costanzo (della ‘terra’ di tortorici) (acMcap, ‘omnium actorum& literarum anni 1538. Sede vacante’, vol. 41, ff. 20r, 20v, 25v, 75r). Sul personag-gio di Giovanni Pietro Giardina, vd. infra, cap. iv, § 6.

33 l’istituzione della matricola, o canon (da cui il termine canonico), risale ai pri-mordi della chiesa. in tale registro erano annotati tutti i chierici incardinati nella dio-cesi, essendo molto diffuso, nei secoli di mezzo, il fenomeno dei c.d. clerici vagan-tes, ecclesiastici che si sottraevano alla organizzazione diocesana e agli obblighi diresidenza e obbedienza nei confronti dei legittimi superiori (vescovi e arcipreti) eche, in quanto tali, subivano la privazione del beneficio per il mancato adempimentodel ministero pastorale loro affidato. Questa problematica ha trovato ampia trattazio-ne nelle Decretali, sotto il titolo «de clericis non residentibus» (vd. o. condorelli,clerici peregrini. Aspetti giuridici della mobilità clericale nei secoli XII-XIV, roma1995, pp. 27-30). relativamente alla cattedrale peloritana, sappiamo che Giulio ii, inuna bolla del 2 luglio 1507, stabilì «quod nullus presbiter alienigena ascribi numeroclericorum dicte ecclesie posset, nisi capitulariter legittime congregato ac precedenti-bus debitis tractatibus nemine discrepante numero clericorum capituli sue ecclesiehuiusmodi reciperetur» (vd. infra, doc. 23) e che, negli stessi anni, per godere di unbeneficio esistente in essa, bisognava essere inseriti dal capitolo «in matricula eiu-sdem maioris messanensis ecclesiae», come fu fatto per il canonico reggino Bernar-dino Bosurgi, il quale, prima di ricevere la necessaria conferma nel beneficio dell’al-tare della famiglia Pancaldo, fu registrato nella matricola (acMcap, ‘atti capitola-ri’, vol. 1, ff. 96rv, 263rv). Sul Bosurgi, vicario generale di reggio e proposto comeproprio successore dall’arcivescovo roberto orsini, vd. F. ruSSo, Storia dell’archi-diocesi di Reggio Calabria, i-iii, napoli 1961-65, ad indicem.

34 Salvo, Il Capitolo, cit., p. 8; c.e. tavilla, Per la storia delle istituzioni muni-cipali a Messina tra Medioevo ed età moderna, i-ii, Messina 1983, i, p. 130.

35 così Mazziotta, Privilegi, cit., p. 148.

Page 109: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

72 caPitolo iii

per disposizione di Filippo ii, ne furono aggiunti – come per le altredue dignità – altri 80 sulle rendite dell’arcivescovato36.

la promozione al cantorato, nel rispetto delle consuetudini, avve-niva da parte del canonico che seguiva nella scala gerarchica, con l’e-sercizio del diritto di opzione.

Arcidiaconola terza dignità risulta attestata sin dal 1116 in un diploma di rug-

gero ii per la certosa calabrese di S. Stefano del Bosco ove comparetra i testimoni G. messanensis archidiaconus37. tuttavia, per avereno tizie certe bisogna attendere fino al 1173, quando tra i canonicimessinesi sottoscrive l’arcidiacono radulfo38. la ricomparsa tra icapitolari di questo ufficiale è certamente da collegare alla restituzio-ne (novembre 1166) dell’arcidiaconato all’arcivescovo nicola «contutti i suoi proventi, sottratto alla dipendenza di ogni altra autorità»39,forse in quanto, fino quel momento, le funzioni tipiche di questo uffi-cio era no state esercitate dall’arcidiacono di troina o dallo stessoordinario diocesano.

in merito all’ufficio arcidiaconale40 nella diocesi di Messina, sap-piamo che, nel febbraio 1195, enrico vi, su richiesta dell’arcivescovorichard Palmer, sottraeva ai magistrati regi operanti nel territorio dio-cesano la iurisdictio in materia di adulterio41 – «excepto si per insul-tum et violentiam adulterium committitur» – restituendola agli arcidia-

36 vd. supra, cap. ii, § 2.37 nello stesso documento compare anche un certo Dagnus cantor messanensis

(Brühl a, n. 5).38 adM, perg. 1010.39 adM, perg. 1118. Si tratta di un sigillion bilingue, greco e arabo, emanato a

richiesta dello stesso arcivescovo, il cui testo è stato edito di recente [vd. v. von

FalKenhauSen-J. JohnS, An Arabic-Greek charter for Archbishop Nicholas of Messi-na, November 1166, in Χρόνος συνήγορος. Mélanges André Guillou, i. étudesréunies par lisa Bénou et cristina rognoni, «nea rhome. rivista di ricerche bizan-tinistiche», 8 (2011), pp. 153-168 e bibl. ivi cit.].

40 Sui poteri attribuiti all’arcidiacono e sull’importante ruolo da esso svolto nellachiesa dei secoli di mezzo, vd. a. aManieu, Archidiacre, in DDC, i, coll. 948-1004.

41 Sulla competenza a giudicare questo delitto in età normanna, si legga, da ulti-mo, S.e. nicotra, Il crimen adulterii nel regnum Siciliae. Osservazioni sulla disci-plina nelle assisae ruggeriane, in RIDC, 16 (2005), pp. 197-198 e bibl. ivi cit..

Page 110: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

73diGnità, uFFiciali e clero

coni e ai loro ufficiali42. contestualmente, il sovrano reintegrava lacuria vescovile nella competenza a giudicare il clero, salvo che per idelitti di lesa maestà e le violazioni della proprietà non ecclesiastica43.

Qualche decennio più tardi, tale giurisdizione fu nuovamente avoca-ta da Federico ii44 che la sottrasse all’arcidiacono Parisio45, dopo aver lo

42 «Quare mandamus universitati vestrae et firmiter praecipimus ut amodo inadulteriis judicandis vos non intromittatis, sed si quis de Paroechia vel de dioecesipraedictae Messanensis ecclesiae de adulterio accusatus, vel in eo deprehensus fue-rit, ad judicium ipsius ecclesiae in qua adulteria ipsa judicari debent, consistat, et acuria ipsius ecclesiae judicetur et corrigatur. excepto si per insultum et violentiamadulterium committitur, quod si acciderit, judicetur ab ecclesia de ipso adulterio,quod spectat ad judicium ecclesiae, et de hoc quod spectat ad judicium curiaenostrae, videlicet de insultu et violentia, judicetur ab ipsa curia nostra [...]. Praetereavobis Bajulis firmiter praecipimus ut ad praedicta adulteria coercenda et corrigendaeidem archiepiscopo fideli nostro et archidiaconis, vel officialibus suis in omnibusin quibus opus fuerit auxilium tribuatis» (StarraBBa, doc. XXvi).

43 «de personis autem clericorum volumus et jubemus ut si aliquis clericus totiusParoechiae vel dioecesis praedictae Messanensis ecclesiae de aliquo forisfacto, dequo de persona sua judicari vel condemnari debeat, fuerit appellatus, non a vobis[comitibus, camerariis, Justitiariis, Baronibus] neque a curia vestra, sed ab ecclesiaet a curia ecclesiae hoc quod ad personam suam spectat, judicetur et corrigatur sicutconvenit, juxta canones et jus ecclesiasticum; excepto si aliquis clericus fueritappellatus de proditione, vel de alio hujusmodi magno maleficio, quod spectat contraMajestatem nostram; quod si acciderit, volumus et praecipimus ut de hoc quod spec-tat ad judicium ecclesiae judicetur ab ecclesia, et de hoc quod spectat ad judiciumcuriae nostrae judicetur ab ipsa curia nostra. Si vero aliquis clericus de haereditate,vel de aliquo tenimento quod non ab ecclesia, sed a vobis, sive per patrimonium,sive aliunde, in terris vestris teneat, appellatus fuerit, volumus ut de hoc in curiaillius in cujus terris possessiones vel tenimentum hujusmodi respondeat, et quodjustum fuerit faciat, non tamen ut persona ejus exinde capiatur, aut incarceretur»(StarraBBa, doc. XXvi; vd. anche andenna, Il chierico, cit., pp. 295-297).

44 «con la promulgazione del Liber Augustalis questo sovrano sancisce formal-mente la definitiva soppressione di ogni forma alternativa di potere; con la realizza-zione di un rigido accentramento, voluto in nome di una rafforzata concezione maie-statica, attua gli ideali di pace e giustizia e i principi di governo enunciati nel Proe-mio. il fulcro attorno a cui ruota, con specifico riguardo alla tematica in oggetto, lapolitica di compressione dei poteri baronali e delle autonomie locali è la const. ‘eaque’ (i. 49)» (Sorrenti, Feudo e giurisdizioni, cit., p. 446).

45 Già nel maggio 1255 alessandro iv aveva dato incarico all’abate di roccama-dore, presso Messina, ad adoperarsi per la restituzione a Parisio dei beni di cui erastato spogliato dal sovrano (alessandro iv, n° 541). Quest’ultimo personaggio, nelnovembre 1220, trovandosi nel territorio di naso (allora appartenente alla diocesi diMessina), riconobbe i diritti della chiesa di S. Filippo di demenna su un tenimento

Page 111: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

74 caPitolo iii

arrestato, fin quando, nel 1267, il card. rodolfo Grosparmy46, vescovodi albano e legato pontificio, emanò una sentenza contro car lo d’angiòe lo stratigoto di Messina, oddone, condannandoli a reintegrare il suc-cessore, l’arcidiacono Giovanni, nella «jurisdictio cognoscendi de cau-sis iniuriarum principaliter vel incidenter», esercitata in debitamente47.la sentenza di condanna, oltre ad indicare mi nutamente i reati in mate-ria di matrimonio e buon costume di competenza del tribunale dell’arci-diacono, restituiva a quest’ultimo il potere di servirsi del braccio secola-

boschivo colà ricadente e fece redigere un apposito strumento ove appose il propriosigillo [vd. G. SilveStri, Tabulario di S. Filippo di Fragalà e Santa Maria di Mania-ci, Parte prima - Pergamene latine, (documenti per servire alla storia di Sicilia, Primaserie - diplomatica, vol. iX. - Fasc. i.) Palermo 1887, pp. 4-9: 8-9].

46 il porporato, sempre nello stesso arco temporale, ebbe ad occuparsi di altrecontroversie insorte tra ecclesiastici messinesi e autorità secolari (adM pergg. 168,170, 1134, 1167, 1176, 1189, 1217; StarraBBa, docc. Xcviii e c). notizie sul perso-naggio in M.h. laurent, Per la storia dei cardinali vescovi di Albano, in «rivista diStoria della chiesa in italia», 2 (1948), pp. 215 nt. 2, 217; c. GuaStella, Aspetti del -la cultura artistica nel Valdemone in età normanno e sveva: note e riflessioni, in LaValle d’Agrò. Un territorio una storia un destino, cit., pp. 232-233.

47 «exponit [...] Joannes archidiaconus, quod ejus praedecessores et quondamParisius, cum essent in possessione cognoscendi de causis injuriarum in civitate etdioecesi Messanensi excitandis, scilicet de convicio lenocinii, meretricii, de conviviomagariae, Judeagiae (idest cum alicui christiano objicitur quod egit cum Judaea, vel econverso), Sarraceniae (cum alicui mulieri dicatur quod ivit ad Sarracenos ut de cor-pore suo questum faceret), ingremico (quod est dicere mulierem sine verecundia),rabalioti (quod est dicere zelotypiae), Spuricii (bastardiae) et de omnibus aliis convi-ciis inlatis in privatam personam contra honestatem matrimonii, principaliter vel inci-denter» (StarraBBa, doc. lXXX; vd. anche catalioto, Terre, baroni e feudi, cit., p.156). l’arcidiacono ‘magister’ Giovanni, nel giugno del 1268, nella veste di «auditorgeneralis causarum que in nostro auditorio (scil. di papa clemente iv) ventilantur»,confermava, assieme al ‘maestro Berardo’, cantore di Messina, e ad altri, una sentenzaemanata a cosenza dal legato apostolico (clemente iv, n° 636). Quest’ultimo perso-naggio faceva parte dell’entourage del cardinale che gli aveva dato mandato (17 ago-sto 1268) di fulminare la scomunica a carico del vice secreto qualora questi avessedisatteso gli ordini del vicario Philippe de Monfort circa il diritto di flotta indebita-mente imposto a Bartolomeo varelli, vescovo di Patti. in seguito, il varelli, si appellòal cardinale e al cantore per avere riconosciuti i poteri relativi alla signoria episcopa-le (nella fattispecie poter combinare l’interdetto nei confronti di quanti avessero eser-citato le funzioni giudiziarie a Patti), vd. l. catalioto, Bartolomeo Varelli de Lentino:un vescovo ribelle tra Svevi e Angioini (1252-1284) in Medioevo per Enrico Pispisa,scritti promossi e curati da l. catalioto, P. corSi, e. cuozzo, G. SanGerMano, S.traMontana e B. vetere, Messina 2015, pp. 75-111: 92-93, 102-103.

Page 112: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

75diGnità, uFFiciali e clero

re «ad capiendos adulteros puniemdumque», il ius pignorandi sui benidei contumaci e il potere di arrestare i condannati nelle causae iniuria-rum, di trattenerli fin quando non avessero ottempe rato alla sentenza edi assoldare uomini armati «pro executione justitiae suae».

dai documenti si ricava che il tribunale arcidiaconale era distintoda quello episcopale e che, talvolta, l’esercizio della giurisdizione delprimo era ostacolato dal secondo. in entrambe le corti, in ogni caso, ilruolo giudicante era svolto, precipuamente, dai canonici della catte-drale. nel 1280, infatti, l’arcivescovo rainaldo, a richiesta del canto-re ‘maestro’ enrico, procuratore dell’arcidiacono di Messina, di -chiarò solennemente che mai aveva impedito ad alcun canonico ochierico indicato dallo stesso arcidiacono di sedere sul banco dellacuria arcidiaconale «pro audiendis et decidendis causis et quaestioni-bus [...] prout consueverit»48. Purtroppo, la scomparsa degli archiviecclesiastici messinesi non permette di ricostruire integralmente l’at-tività di questo ufficiale, anche se da documenti di varia provenienzasappiamo che, in caso di assenza o impedimento dell’arcidiacono, ilruolo giudicante era svolto da un vice-arcidiacono49. così organizza-

48 StarraBBa, doc. Xcvii. in quegli anni l’ufficio di arcidiacono era ricoperto daun personaggio estraneo all’ambiente peloritano, il cappellano pontificio Bartolomeode Urbe. con tutta probabilità, questi non mise mai piede a Messina, perché, in unaltro documento del 1291, risulta presente ad orvieto, presso la curia di niccolò iv(ciccarelli, Il Tabulario, pp. lXiX, 241 n° 109). due anni prima, tra l’altro, insiemeai canonici Paolo di rieti e damiano da amalfi, aveva supplicato il papa di concede-re il pallio all’arcivescovo eletto Francesco della Fontana (niccolò iv, ni 906-907).tra il 1297 e il 1298, invece, la terza dignità risulta rivestita da nicola di napoli(Bonifacio viii, ni 1995, 2248 e 2635).

49 le prime notizie relative a un vice-arcidiacono sono abbastanza risalenti. nel1192 assieme ai canonici è attestato un Joannes Faber Vicarius Archidiaconi Messa-nensis (StarraBBa, doc. XXiv; vd. anche adM, pergg. 1017 e 1051; StarraBBa, doc.Xlvi) e nel 1275 è attivo un Bartolomeo de Mazza di Salerno, vice-arcidiacono ecanonico di Messina (I Registri della Cancelleria Angioina, ricostruiti da r. Filangie-ri con la collaborazione degli archivisti napoletani, napoli 1950 ss., Xiii, p. 45). l’u-nico documento riguardante l’attività della curia dell’arcidiacono è, invece, una perga-mena del 1307 appartenente al tabulario del monastero messinese di S. Maria dell’al-to; essa contiene la sentenza emanata da ricco de ricco, decano di nicastro, canonicoe vice-arcidiacono di Messina nonché giudice della curia arcidiaconale, «pro partediscreti viri domini Marini de Filmarino, venerabilis archidiaconi Messanensis». ildo cumento è ora integralmente pubblicato in r. Stracuzzi, Il Tabulario di S. Mariadell’Alto di Messina (1245-1718), ASM, 89/90 (2008/2009), pp. 149-152 n. 22.

Page 113: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

76 caPitolo iii

to il tribunale arcidiaconale funzionò stabilmente fino alla primametà del Xvi secolo50.

come riferito dal c.d. Libro di ‘Testa’, la terza dignità non aveva«iu risdittione ne ministerio in la ecclesia»51. ad essa, infatti, spettavanoi diritti circa l’osservanza delle festività religiose52 e, a detta del Pirri, la

50 Pirri, i, p. 442, nella (incompleta) cronotassi degli arcidiaconi, scrive che, nel1478, Giovanni de cordano, a seguito di provvedimento viceregio, «cognoscebat decaussis concubinatorum» e che, due anni, più tardi, andrea Stizzia, arcidiacono ditroina, ottenne dalla medesima autorità «litteras pro sua jurisdictione».

51 vd. infra, app. ii.52 nel 1525, al tempo della controversia tra i canonici Girolamo centelles e Feli-

ce de angelo circa l’ufficio di arcidiacono, la relativa prebenda di S. Pietro dei Pisa-ni era posseduta dal primo e i proventi legati all’ufficio dell’osservanza delle festedal secondo. trovato l’accordo, i due canonici chiesero all’arcivescovo e al capitolodi volere ratificare la riunione di tutti i loro benefici e di permettere che le funzioni diarcidiacono fossero esercitate, alternativamente, da entrambi (acMcap, ‘atti capi-tolari’, vol. 1, ff. 226r-227r, 227r, 228r, 228v; Pirri, i, p. 442). a proposito dell’osser-vanza delle feste religiose, così stabiliva il sinodo del 1588, il primo celebrato nelladiocesi dopo il concilio di trento: «(Pars i, can. 14) de festis et vigiliis per Parochosdenunciandas: ne ignorantiae praetextu, alieni peccandi detur occasio, praecipimus,ut omnes Parochi, et curati, quorum interest diebus dominicis, inter Missarum sol-lemnia populis ad ecclesiam confluentibus, omnes dies Festos, vigilias, et Quatuortempora in illa hebdomada oc cur rentia, denuncient. coeteris autem, ut notariis, ludiMagistris, artificibus, et cuiuslibet generis, artis, officii, et exercitii, negotiatoribusmercatoribus, mescium venditoribus, Bancas, officinas, et apothecas, seris, seu qui-buscumque instrumentis operta te nere mandamus. contrafacientes poena unciaeunius pauperibus erogande hic Messane, si ab officialibus nostris poena erigendafuerit. Per dioecesim vero, tarenorum septem, et granorum decem puniantur; hortan-tes quoscumque curatos, et vicarios, ut Po pulis id significent, et sepius ad memo-riam revocent, ne quicquam in contrarium allegare valeant, quacumque ratione»(Constitutiones synodales illustriss.mi et reuer.mi domini d. Antonii Lombardo ar -chiepiscopi Messan. in diocesana synodo promulgatae die XVII mens. AugustiMDLXXXVIII., Messanae, ex typographia Fausti Bufalini, 1591, pp. 19-20).

53 Pirri, i, p. 442. la prima attestazione della presenza di altri arcidiaconi all’in-fuori di Messina è in adM, perg. 1222. Si tratta del più antico elenco di censi e ren-dite dell’arcivescovato, redatto nel settembre 1262, quando, a motivo dell’assenzadel titolare, il sovrano nominò ruggero de Bonifacio e Jacopo de Bufalo procuratoridella diocesi. di questo documento, nello stesso archivo Medinaceli, si conserva unacopia coeva (perg. 1223) e un transunto trecentesco (perg. 87; SPinella n° 41). inquesto lungo e dettagliato elenco di diritti vantati dalla chiesa messinese si trovanoanche quelli relativi agli ebrei e agli uffici del catapano e dell’arcidiacono della‘terra’ di S. Marco (scil. d’alunzio). da documenti molto più tardi sappiamo, inoltre,della presenza di ‘arcidiaconi sostituti’ (anche laici) in altre ‘terre’ della diocesi. Si

Page 114: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

77diGnità, uFFiciali e clero

nomina degli arcidiaconi delle varie ‘terre’ delle diocesi53. do po il con -cilio di trento, in seguito ad un accordo con l’arcivescovo, la giurisdi-zione arcidiaconale passò definitivamente in capo a quest’ultimo e al -l’arcidiacono di Messina, come a quello di troina, rimase solo l’ufficiodell’osservanza delle feste54, tanto nella città, quanto nella diocesi55.

dal punto di vista economico, l’arcidiacono godeva del beneficiocum cura della chiesa di S. Pietro dei Pisani56 di Messina e, nel com-plesso, di rendite il cui valore, alla fine del ’500, ammontava a 50ducati. a questa somma, similmente alle altre due dignità capitolari,Filippo ii aggiunse poi 80 ducati da distrarre dalle rendite della men -sa arcivescovile.

Quanto, infine, alle preminenze di tipo liturgico, alla terza dignitàspettava il terzo posto tanto nel coro (cioè lo stallo accanto al decano)quanto nelle processioni57.

anche per l’arcidiaconato valeva quanto sopra detto a propositodel diritto di opzione.

2. I canonici

il primo documento che attesta il numero definitivo dei canonicatidella cattedrale è piuttosto tardo. Si tratta della già citata bolla di nic-

tratta di due lettere scritte dal capitolo durante la sede vacante del 1538 e indirizzateagli arcipreti di castania (oggi castell’umberto) e calatabiano, invitati a non mole-stare questi ufficiali nell’esercizio della loro giurisdizione (acMcap, ‘omniumactorum & literarum anni 1538. Sede vacante’, vol. 41, ff. 31v, 76r).

54 nella Relatio ad limina del 1592 (vd. supra, nt. 1) è attestato che «festorumobservantiam (dominicis diebus exceptis quo ad archiepiscopum tam pertinet) cumvicario generali et archiepiscopi ministris curat». Quanto alla determinazione deigiorni di festa a Messina e nell’intera diocesi, e alle modalità in cui l’arcidiacono e isuoi sostituti esercitavano, di fatto, questa giurisdizione, rinviamo ai docc. 34-36, isoli che siamo riusciti a rinvenire negli archivi e nelle biblioteche.

55 vd. infra, app. 2.56 trattandosi di una delle più antiche parrocchie della città (Pirri, i, p. 445), l’ar-

cidiacono, impossibilitato ad esercitare in prima persona la cura animarum, nominavaun vicario curato cui delegava le funzioni di parroco (Memorie in difesa del Capitolo,cit., p. Xviii). Questo sistema rimase immutato per secoli, fino al 6 agosto 1951,quando l’arcidiacono del tempo, ottenuta la debita licenza, rinunziò per sé e per i suoisuccessori ai diritti sulla parrocchia (Foti, Chiese di Messina, cit., pp. 295-297).

57 vd. infra, app. 2.

Page 115: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

78 caPitolo iii

colò v del 1452, con la quale il pontefice, in considerazione dellatenuità delle prebende dei 15 canonici – non eccedenti, nel comples-so, la modesta somma di 70 fiorini d’oro annui – stabiliva che nonavessero efficacia le collazioni sub gratia expectativa e le lettere e leriserve apostoliche relative al conferimento delle cappellanie e deibenefici fondati nel duomo, costituendo le loro doti il maggior introi-to per i membri del capitolo58.

il valore della singola prebenda canonicale, dunque, ci è ignoto.esso, tuttavia, doveva consistere in esigue somme di denaro che cia-scun titolare percepiva annualmente dalle ‘chiese madri’ di alcune‘terre’ della diocesi59 e da altri priorati e chiese. Per questo continuo

58 Painiana, perg. 160; vd. infra, doc. 13. Si tratta di una copia cinquecentesca, etuttavia priva del signum tabellionis, della già citata bolla di niccolò v (vd. supra,cap. ii, nt. 2). a puro titolo di curiosità, ricordiamo che nel 1602, l’arcivescovo Fran-cesco velardes de la cuenca, «ad augendum numinis cultum», con il consenso delcapitolo, creò 6 nuovi canonicati, portandone il numero complessivo a 24. ad essiassegnò 20 onze d’oro ed i benefici semplici del priorato di S. Maria di Mascali, di S.Maria de Porticellis vicino Massa, di S. Maria e di S. Benedetto di capizzi e di S.Maria di nicosia (vd. Pirri, i, p. 433; P. reina, Delle Notizie Istoriche della Città diMessina, Messina 1668, ii, pp. 461-462; de ciocchiS, ii, pp. 89 e 108). a distanza dipochi anni, tuttavia, il collegio rifiutò di riconoscere i nuovi canonicati, muovendo liteall’arcivescovo, il quale si vide costretto ad interpellare la Sede apostolica. Protagoni-sta della vicenda fu mons. Bonaventura Secusio, successore del velardes, il quale,nella relatio ad limina del 1607, fa menzione della vertenza: «in Metropolitana eccle-sia per Bone Memorie predecessorem suum predictis 18 canonicis fuerunt superadditi,instituti, et erecti sex alii canonicatus cum consensu capituli, et illis unita nonnullaecclesiastica beneficia vacatura; qui sex canonici tam in vita eiusdem predecessoris,quam per aliquorum tempus post eiusdem mortem usi sunt omnibus prerogativis, etinsignibus, pro ut ceteri decem, et octo antiqui canonici; ab hinc vero aliquibus mensi-bus ante possessionis adeptionem predicti huius archiepiscopatus ab oratore, iisdemdecem, et octo canonici nolunt illos superadditis admittere, aliquos adducendo ratio-nes, non sine scandalo, et populi admiratione. Modernus nunc ipse archiepiscopushucusque expectavit, quid super hoc a Sancta Sede apostolica decretum esset petitmodo si declamata supradicta benefitiorum unione nulla, pro ut iam ab ill.mis dd. vv.fuit decretum, debeat cogere capitulum ipsum 18 canonicorum, ut ipsos sex canoni-cos pacifice recipiat, et solitis insignibus scilicet mitra, rocchetto, et cappa concistoria-li uti sinat, etc.» (aSv, Congr. Concilio, relationes dioecesium, Messanen. 517a, ff.71v-72r). Per un profilo biografico dell’arcivescovo Secusio si legga G. Pace Gravina,Un diplomatico siciliano tra guerre di religione e impegno pastorale: BonaventuraSecusio, in «rivista di Storia del diritto italiano», lXXXvi (2013), pp. 23-37.

59 vd. supra, cap. ii, § 2 nt. 27.

Page 116: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

79diGnità, uFFiciali e clero

stato di indigenza lamentato dai canonici, il pontefice urbano vi e,alcuni decenni più tardi, l’arcivescovo tommaso crisafi, si eranoprodigati ad aumentare gli introiti del collegio. Ma, mentre del primoprovvedimento non abbiamo ulteriori notizie dopo la concessione60,il bene oggetto della donazione del crisafi61 costituiva ancora uno deicespiti del collegio al tempo dell’ultima regia visita62.

i 15 canonici erano guidati dal più anziano di nomina, il canoni-cus antiquior, al quale competeva esercitare per primo il diritto d’op-zione ad una delle tre dignità o alla prebenda canonicale superioreche si fossero rese vacanti63. inoltre, in assenza o impedimento deldecano o delle altre dignità, gli spettava di presiedere e convocare ilcapitolo64.

i canonicati rimasero, per secoli, separati dalle dignità, nel sensoche si poteva essere nominati – come talvolta era accaduto per inter-vento della Sede apostolica – ad una di esse senza essere canonico egodere della relativa prebenda. in questo caso, però, «essendo suli[scil. le dignità prive del canonicato] non hanno voti, ne participio incapitulo, non hanno né usano insigni canonicali, né distributioni in lifunerali, ma hanno solamente le loro prebende particolari e la loroprecedentia in li lochi et esercitio dello officio loro»; viceversa,«essendo poi canonaci giontamente con una delle dette dignità in linegotii canonicali et capitulari s’attende e considera lo promotione diloro canonicati»65. nel 1541, però, alle dignità furono annessi i cano-nicati e, da allora, i loro titolari furono reputati «come se fossero piùantichi canonici et hanno lo loco et voto in capitolo et in ogni altracosa, come se fossero li più antichi canonici»66.

infine, alcuni decenni più tardi, al capitolo, per disposizione di

60 vd. supra, cap. ii, § 2.61 Si trattava del c.d. ‘orto de la Petra’, sito nella contrada zaera, nella periferia

sud di Messina, poco fuori le mura, poi coltivato a vigneto, e che rendeva ad ognisingolo canonico onza 1 e tarì 26 l’anno, per un totale complessivo di onze 28 (vd.infra, docc. 8 e 9).

62 de ciocchiS, ii, p. 140.63 vd. infra, doc. ii.64 Ibidem.65 Ibidem.66 Ibidem.

Page 117: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

80 caPitolo iii

Filippo ii, fu assegnata una rendita annuale perpetua di ducati 1.000sui proventi della mensa arcivescovile, di cui 600 da suddividere perintegrare le singole prebende (ducati 80 a ciascuna delle 3 dignità e20 per ogni canonico) e 400 per le distribuzioni quotidiane in coro67.

la nomina al canonicato avveniva da parte della Sede apostolicao dell’arcivescovo, in base al principio dell’alternativa68.

3. L’arcidiacono di Troina

il primo diploma in cui espressamente si fa riferimento a un colle-gio di canonici troinesi risale al 109469, ma sulla sua genuinità sonostati espressi forti dubbi70. è certo, tuttavia, che, l’anno precedente, ilconte ruggero nominò il decano di troina vescovo della rifonda -ta diocesi di Siracusa. Peraltro, per i decenni successivi, nessunaaltra fonte indica la presenza di decani nella proto-diocesi normanna,mentre sono ripetutamente attestate altre dignità capitolari, tra cuil’arcidiacono.

dell’arcidiacono di troina si ha notizia a partire dal 1131, quando,

67 vd. supra, cap. ii, § 2.68 vd. supra, cap. ii, § 1.69 Si tratta di una donatio bonorum fatta da Malgerio, figlio di ruggero i, «vene-

rabili ecclesiae dei Genitricis Mariae, et capitulo eiusdem ecclesiae» (F. Bonanno,Memorie storiche della città di Troina, del suo vescovado, e dell’origine dell’aposto-lica legazia in Sicilia, catania 1789, pp. 72-73).

70 c.a. GaruFi, Recensione a o.n. lonGo, Ricerche su i diplomi Normanni dellaChiesa di Troina, catania 1899, p. 48, in ASS, XXiv (1899), pp. 672-677.

71 StarraBBa, docc. v e vi.72 adM, perg. 796. in un diploma vescovile del 1281, tra i canonici di Messina e

troina è attestato Robertus Arcidiaconus Traynensis et Canonicus Messanensis(Star raBBa, doc. ciii). altri esempi significativi sono quelli di Bartolomeo de Adam(vd. nt. successiva), collettore delle decime nelle diocesi di lipari-Patti, Malta eMessina negli anni 1275-80, il quale si sottoscrive, indifferentemente, canonico diMessina e arcidiacono di troina e di Simone di catania, attestato come arcidiaconotroinese e canonico peloritano negli anni 1308-10 (Rationes decimarum Italiae neisecoli XIII e XIV. Sicilia, a cura di P. Sella, città del vaticano 1944, pp. 25, 35, 41ss., 55, 58); nonché di nicola, arcidiacono di troina e canonico di Messina (adM,perg. 1348). anche an drea Stizzia, attestato a Messina dal 1462 al 1504 come cano-nico (Palatina, n° cXiii) e decano, a detta del Pirri, ricoprì l’ufficio di arcidiaconotroinese (vd. supra, nt. 50).

Page 118: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

81diGnità, uFFiciali e clero

in due diplomi di ugo, arcivescovo di Messina, sottoscrive, tra gli al -tri, R. Trainensis archidiaconus71; inoltre, risulta attestato in numero-si documenti dei secoli successivi, fino al 1427, quando è ormai inte-grato tra i canonici di Messina72, anche se non è da escludere che,dalla fine del sec. Xiii, con la scomparsa del capitolo di troina73, siarimasto a capo del clero della vecchia sede vescovile74.

Per tutto il ’500 all’arcidiacono rimase la competenza circa l’os-servanza delle festività religiose75, fin quando, nel 1623, l’arcivesco-vo andrea Mastrillo, trovandosi in visita pastorale, revocò all’arci-diacono nicolò Bottitta i diritti che esigeva per l’osservanza dellefeste76 nella «città di troina e sua diocese»77, obbligandolo a cedere

73 l’ultimo documento, in ordine di tempo, da cui si ricava la presenza di cano-nici nella vecchia capitale comitale risale al 1292. in esso sottoscrivono MagisterBartholomeus de Adam Archidiaconus Traynensis ac Reverendi Patris DominiArchiepiscopi Messanensis Vicarius e Hugolinus Cantor Traynensis (StarraBBa,doc. cXii).

74 h. enzenSBerGer, Fondazione o «rifondazione»? Alcune osservazioni sullapolitica ecclesiastica del conte Ruggero, in Chiesa e società in Sicilia. L’età norman-na, atti del i convegno internazionale organizzato dall’arcidiocesi di catania, 25-27novembre 1992, a cura di G. zito, torino 1995, p. 32. t. Fazello, De rebus siculis,deca i, lib. X, cap. i, p. 238 in i.G. GraeviuS, Thesaurus antiquitatum et historiarumSiciliae, lugduni Batavorum 1723, riferisce, erroneamente, che «habet [scil. troyna]adhuc pro episcopo archidiaconum hodie».

75 vd. supra, nt. 52.76 «translata episcopali sede a traianensi in messanensem ecclesiam, extitit nihi-

lominus in dicta ecclesia trainensi usque ad annum 1623 archidiaconatus officiumsue districte, et perquam ampla instructum diecesi. at sub die 24 martii predicti anni1623, et per acta notarii Marii de Pagano terre Montis albani fuit in discursu visita-tionis per d. andream Mastrilli tunc messanensem antistitem, nullo procedente con-sensu civitatis, et ecclesie trainensis, sed solius d. nicolai Buttitta tunc actualis archi-diaconi ecclesie trainensis sub expressa tamen clausula reservationis fructuum, iuri-sdictionum, ac tituli sui favorem eius vita durante, perpetuo aggregatum Seminariomessanensi una cum omnibus redditibus, emolumentis, iurisdictionibus, et omnibusquibuscumque iuribus ad huiusmodi beneficium spectantibus. Que unio fuit inde aSancta Sede confirmata per quasdam apostolicas litteras datas rome decimo kalen-das octobris eiusdem anni 1623 exequtoriatas Panormi die 13 martii sequentis anni1624 citatis tantummodo domino archiepiscopo messanensi et prefato actuali archi-diacono de Buttitta» (BcrS, ms. V.F.2, ff. 25v-26r).

77 da un documento del 1628 (Bonanno, Memorie storiche, cit., pp. 84-86), sievince che l’arcidiacono esercitava la sua giurisdizione «con suoi officiali, e servien-ti [...] tanto nella città di troina, e per tutta la diocese, per osservazione della giustizia

Page 119: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

82 caPitolo iii

i proventi derivantigli al Seminario diocesano78, istituito da qualchedecennio, similmente a quanto già fatto l’anno precedente dall’arci-diacono di Messina, Francesco arias79.

4. I Personati

Si trattava di ecclesiastici appartenenti al clero della cattedrale edi supporto ai canonici primari, poiché gli uffici che erano chiamati asvolgere erano prettamente liturgici. i loro emolumenti non eranocostituiti da prebende, ma da stipendi che gravavano sui frutti dellamensa arcivescovile.

pella causa civile e criminale, dependenti, et emergenti a detto officio etc. li violatori,e trasgressori, disturbanti, e retinenti, per causa di non osservare, e custodire le dome-niche, ed altre feste ordinate, e comandate per la S. chiesa, et de consuetudine delliluoghi, di detta diocese, ed altri ordinazioni» e che, assieme ai suoi funzionari, erasolito «per tutta la diocese di troina, et extra andare armati per la loro difensione, ecustodia di dette feste ed amministrazione della giustizia di qualsisia specie d’armioffensive e defensive di notte, et di giorno, dummodo quando non siano scopettoni».nell’atto sono elencati, inoltre, tutti i centri abitati ricadenti nella «diocese di troi-na»: un vasto territorio comprendente, oltre la vecchia capitale comitale, anche lacittà di nicosia e tutti i centri abitati dei nebrodi e delle Madonie, cioè più della metàdella circoscrizione ecclesiastica messinese. con la scomparsa di questo ufficiale, inseno alla ex cattedrale troinese rimase un capitolo collegiale composto da tredicicanonici primari, con a capo un arciprete (con cura d’anime), insigniti, con brevepontificio, di mozzetta paonazza e nera, rocchetto, cappa magna con ermellino,zimarra e palmatoria. ad essi si aggiungevano otto canonici secondari insigniti dizimarra, rocchetto e almuzio; due coristi e quattro chierici con veste rossa; un peni-tenziere o cappellano maggiore, al quale era demandata l’amministrazione dei sacra-menti. nella relatio ad limina di mons. Secusio (1607), si ricorda che la collegiatatroinese era stata istituita, pochi anni prima, «auctoritate ordinaria a bone memoriedon antonio lombardo olim archiepiscopo messanesis» (aSv, Relationes dioece-sium, Messanen. 517a, ff. 69v-70r).

78 Per maggiori notizie sulla fondazione dell’istituto di formazione dei chierici, cipermettiamo di rinviare a G. MelluSi, Il Seminario di Messina e l’opera dell’arcivesco-vo Guarino, in Il cardinale Giuseppe Guarino e il suo tempo. Chiesa, movimenti, istitu-zioni civili nella Sicilia di fine Ottocento, atti del convegno di studi, Messina 16-17marzo 2012, a cura di c. MaGazzù e G. MelluSi, Messina 2013, pp. 93-136: 94-95.

79 Bonanno, Memorie storiche, cit., pp. 52, 66, 79-83; G. vadalà celona, Ilseminario dei chierici in Messina e l’opera spiegata dagli arcivescovi del tempo,Messina 1916, p. 9. Sull’arcidiacono arias, vd. Pirri, i, p. 443.

Page 120: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

83diGnità, uFFiciali e clero

Succiantrola prima attestazione di quest’ufficiale si ricava da un documento

del 1134, in cui sottoscrive Avilinus subcantor80. Sin dalle origini, lesue mansioni consistevano nel dirigere il coro e organizzare gli ufficidivini nei giorni feriali81 e, nel caso, sostituendo il cantore in quellifestivi. in co ro sedeva nel primo stallo inferiore, sotto quello del de -cano, e gli era consentito l’uso dell’almutius82 violaceo e di una sortadi bacolo ligneo83. a partire dalla fine del ’500, come gli altri perso-nati e chierici addetti al coro, percepiva uno stipendio annuo di 18ducati pagato dall’arcivescovo84.

essendo posto al vertice del clero della cattedrale, faceva parte didiritto e a vita dei Probi viri (o Boni homini)85, un collegio di sette sa -cerdoti che, per antica consuetudine, era chiamato a coadiuvare ilcapitolo negli affari più importanti, in particolare l’amministrazionedel pa trimonio e dei benefici fondati nel duomo. tale collegio veniva

80 adM, perg. 1288; StarraBBa, doc. iiigr. la parola succiantro è la volgarizza-zione del termine latino subcantor (vd. supra, nt. 25). nel volgare siciliano, infatti,ciantro (vd. G. caracauSi, Dizionario onomastico della Sicilia, vol. i, Palermo 1994,p. 387) è una derivazione dal francese antico chantre (cantore). il termine, a differen-za che in al tre diocesi siciliane ove ancora sopravvive (Palermo, cefalù etc.), nonebbe largo uso nel la onomastica messinese, poiché, per quanto ne sappiamo, l’unicoriferimento pervenutoci riguarda la ‘terra del ciantrato’ nella piana di Milazzo (vd.de ciocchiS, ii, p. 140).

81 vd. infra, app. ii.82 Pirri, i, p. 444. l’almuzio era una specie di mozzetta, ma più corta, arrivando

appena a coprire le spalle.83 Si tratta di un bastone di legno con fregi in argento, lungo poco più di un

metro, simile a quelli usati ancor oggi dai vescovi di rito orientale fuori delle cerimo-nie liturgiche. un esemplare, conservato nel tesoro del duomo è così descritto nelms. F.N. 89, f. 125v, della Biblioteca regionale universitaria di Messina: «Bastoned’ebano conservato nella Sagrestia. le lettere scolpite all’intorno sono gothe e delsecolo Xv. l’idioma delle suddette iscrizioni è greco, e sono interpetrate [sic] dal fusac. d. Giovanni vinci fratello del Protopapa nella seguente forma = Peccatores san-tificentur. Si crede che suddetto Bacolo veniva usato dal canonico Penitenziere[sic]».

84 vd. infra, app. iv.85 vd. infra, app. ii e v. i Boni homini [vd. Salvo, Regesti (1275-1628), cit., p.

142 nt. 148] o anche boni viri Cleri (come sono indicati negli ‘atti capitolari’) posse-devano un altare all’interno del duomo, dotato con le rendite dei beni ereditati daichierici e dai sacerdoti della cattedrale, e ne nominavano i beneficiali in quanto «he -

Page 121: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

84 caPitolo iii

rinnovato nel me se di dicembre di ogni anno secondo le seguentimodalità: due sa cerdoti (a parte il succiantro) venivano eletti tra i c.d.sacerdoti ‘di dentro’, ossia i dodici «qui inserviunt divinis officiis inProtometropolitana, videlicet: ex capellano, thesarerio, duobus sacri-stis, sex vidandari [scil. vivandieri] et duobus clericis de capella»;altrettanti tra i c.d. sacerdoti ‘di fora’, ossia tra tutti i sacerdoti iscrittinella matricola della cattedrale; il settimo era «lo communeri dellacira che avanza in li mor ti, quali cira si conserva per maritarse l’orfa-na della ecclesia in lo giorno di santa agnesa, per doi deputati, unodel capitulo et uno del clero»86.

Cappellanole prima attestazione del secondo personato risale al settembre

1262, quando il prete Filippo Gotofredo sottoscrive in qualità di testi-mone l’elenco dei beni dell’arcivescovato di Messina e dei diritti daesso vantati87.

la nomina del cappellano, per consuetudine88, era di competenzadel capitolo e, da quanto risulta dal Libro di ‘Testa’, veniva rin novataall’inizio di ogni anno89. due pergamene già del tabulario della catte-drale permettono di suffragare questa affermazione90. in una di esse,infatti, è riportato il transunto della ‘concordia’ del 1168 con cui l’ar-civescovo aveva riconosciuto il diritto del capitolo di eleggere, ognianno, il cappellano della cattedrale91. l’esame del vol. 1 di ‘atti capi-tolari’ ci permette, inoltre, di confermare l’osservanza dell’antica con-

redes iuris eligendi et nominandi cappellani (acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff.3rv, 27v, 31rv, 173r, 176v-177r, 182r, 195v-196r, 197v-198r).

86 vd. infra, app. iv e v.87 adM, pergg. 1222 e 1223.88 vd. supra, nt. cap. i, nt 24.89 vd. infra, app. ii.90 il 18 novembre 1353, a causa della morte del prete roberto de Santo Sepulcro

(cappellano già dal 1349, vd. acMcap, perg. 56), il capitolo si riunì per eleggere ilnuovo cappellano. nell’atto compaiono sei canonici che, all’unanimità, nel rispettodell’antico privilegio, nominavano per un anno il prete Pietro de Castello (adM,perg. 893). vd. anche adM, perg. 965.

91 Poiché nella ‘concordia’ si fa menzione della cattedrale di S. nicola, è da rite-nere che, una volta trasferitisi nel nuovo duomo, i canonici abbiano preteso l’esten-sione del privilegio anche a quel cappellano (vd. supra, cap. i, nt. 25).

Page 122: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

85diGnità, uFFiciali e clero

suetudine, perché a partire dal 1525 abbiamo notizia di una contro-versia che oppose l’arcivescovo e la curia romana al collegio,riguardo al diritto di nomina vantato da quest’ultimo92.

al cappellano erano riservate le facoltà proprie del parroco e cioèamministrare i sacramenti, in particolare, gli olii santi (battesimo eunzione degli infermi), celebrare i matrimoni, aspergere con l’acquabenedetta durante i funerali e celebrare (o fare celebrare) in cattedralela prima messa all’alba93. inoltre, gli spettava di promulgare (o farepromulgare) le scomuniche in cui incorrevano i cittadini, ovvero dirimetterle nelle domeniche e giorni di festa, dopo aver fatto suonarele campane per convocare il popolo94.

Per l’importanza delle funzioni esercitate nella città, oltre l’usodell’almuzio violaceo, gli era concesso di indossare il rocchetto e l’a-nello95. alla fine del sec. Xvi anche al cappellano fu assegnata unapensione annua di 18 ducati, pagata dall’arcivescovo96.

Tesoriereattestato, per la prima volta, nel 117297, solo dagli inizi del ’300

la sua presenza nella documentazione superstite diventa più frequen-

92 a f. 224rv si legge che, il 26 agosto 1525, a seguito della rinuncia al cappella-nato del can. Giovanni Giacomo Stagno, l’arcivescovo de lignamine, volendo pro-cedere con prudenza, sentito anche il card. andrea della valle (a cui stava a cuore lasorte del cappellanato), in ossequio alla consuetudine nominò il prete Paolo Buxo,dopo aver ricompensato il capitolo e avergli assicurato che alla morte del Buxo ildiritto di nomina sarebbe tornato ad esso. il 24 ottobre successivo, il capitolo, presoatto che il porporato aveva riconosciuto l’antichissimo privilegio, ratificò la nominaarcivescovile (ff. 224v-225r). il collegio, peraltro, poté esercitare le proprie preroga-tive già il 17 febbraio 1528, quando, alla morte del Buxo, elesse cappellano il can.andreotta de Simone (f. 251v). la questione fu riaperta nel marzo del 1530, sempread opera del card. della valle, il quale pretese che il capitolo non si opponesse allapresa di possesso dell’ufficio da parte di nicola Buxo, provvisto apostolico (f. 284r).

93 vd. infra, app. 2.94 Ibidem.95 così nelle già citate Relationes ad limina.96 Ibidem.97 Si tratta di un non meglio identificato Helyas thesaurarius messanensis, il

quale, assieme al capitolo e ad altri personaggi, è componente del tribunale vescovi-le chiamato a giudicare un fidelis dell’arcivescovo (vd. MelluSi, La rifondazionedella diocesi di Messina, cit., pp. 619-623 e appendice).

Page 123: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

86 caPitolo iii

te98. in quanto ‘sacrista maggiore’, nei pontificali competeva al teso-riere rivestire dei paramenti sacri l’arcivescovo, nonché custodire edistribuire gli olii santi nella città, nei casali e nel resto della diocesi99.Similmente, era a lui affidata la cura e la pulizia delle suppellettili, deivasi sacri e delle reliquie della cattedrale, «quam magnum est thesau-rum»100, nonché la custodia di una delle chiavi del ‘tesoro’, il localealla base del campanile ove erano custoditi i privilegi cittadini101.

al tesoriere spettavano alcuni introiti derivanti dai funerali e, inparticolare, oltre a una determinata quantità di cera, il legname adope-rato per la c.d. ‘piramide’ (grande catafalco innalzato in chiesa inoccasione delle esequie)102. egli, inoltre, sedeva in coro nello stalloimmediatamente successivo a quello del succiantro e, dalla fine del’500, riceveva dall’arcivescovo uno stipendio annuo di 18 ducati103.

5. I Terziari

Secondo una tradizione non molto risalente, questi ecclesiasticierano diretti discendenti dei canonici di troina104. l’ipotesi, pur non

98 nel 1311 il tesoriere nicola russello sottoscrive un contratto in cui era parte ilcapitolo e l’anno successivo risulta in un transunto di una bolla apostolica del 1235(acMcap, perg. 9; StarraBBa, doc. lXi). in diversi capitoli cattedrali italiani,come anche in quelli inglesi, questo ufficiale era considerato una dignità capitolare(curzel, I canonici, cit., p. 343 e bibl. ivi cit.). con riguardo al capitolo peloritano,sono documentati, nel secolo Xiv, alcuni canonici che ricoprivano tale carica.

99 troina, nella qualità di ex sede vescovile, mantenne, fin quasi all’età moderna,una serie di privilegi e prerogative che la rendevano quasi sui iuris rispetto a Messi-na. in un provvedimento viceregio del 1474, citato da StarraBBa, doc. ccXcviii, silegge, infatti, che la chiesa matrice rivendicava il rispetto dell’antichissima consuetu-dine, «cuius in contrarium memoriam hominum non existit», secondo cui, passata laPasqua, l’arciprete di essa mandava un suo vicario a distribuire i ‘sacri liquori’ «tampro infirmis qui morituri sunt, quam pro creaturis baptizandis» alle altre ‘terre’, luo-ghi e casali limitrofi alla maggiore chiesa della vecchia capitale comitale.

100 vd. infra, app. 2.101 tavilla, Per la storia, cit., i, p. 130. Sul «tesoro» della città, vd. infra, cap.

iv nt. 38.102 vd. infra, app. 1.103 vd. le sopra citate Relationes ad limina degli anni 1592 e 1594.104 nell’anonimo manoscritto intitolato Brevi notizie attinenti al Vescovo di Troi-

na (BcrS, ms. V.F.2), redatto alla fine del ’700 in occasione del progetto di riforma

Page 124: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

87diGnità, uFFiciali e clero

essendo suffragata da documenti, potrebbe sostenersi sulla base delcontenuto di una pergamena toletana dalla quale risulta che, nel 1348,il capitolo in sede vacante nominò il chierico Bartolo d’arena cano-nico di troina e terziario di Messina105.

i 18 terziari, pur godendo di alcuni privilegi, come lo stallo in coroe l’uso dell’almuzio violaceo106 durante l’ufficiatura e le processioni,fruivano di prebende «tenuissime»107, ad esclusione dei cappellanidelle parrocchie cittadine di S. lorenzo, S. Giacomo e S. leonardo,che facevano parte di diritto del collegio108. Per tale ragione, nel

della geografia ecclesiastica dell’isola, si narra che i terziari di Messina, in quantoeredi dell’antico capitolo della proto-cattedrale normanna di Sicilia, godevano dideterminate prerogative e rendite: «ne oggi giorno tal capitolo di canonaci trovasiestinto, anzi esiste egli nel capitolo secondario di Messina, quali canonici sono insti-tuiti per canonici di troina, e ne portano il titolo, come si comprova colle lettere d’i-stituzione di esse al n° (...). Gl’istesso capitolo secondario di Messina detto di troinain ogn’anno sollenniza una cerimonia, che sebbene comparisca ridicola ha però i suoifondati motivi. elige egli ogn’anno un capitolare di esso per vescovo di troina, chein quel giorno ne esercita le veci, e ciò osservasi in troina nella nostra età, sendoviancora testimonii di vista; che lo contestano, eligendo ogn’anno que Preti, un altro diessi, quale come vescovo assistito da canonaci, clero, e nobili ne faccia le veci, e lecerimonie, e chiamavasi il vescovello» (f. 4v). Bonanno, Memorie storiche, cit., p.52, confonde, invece, i terziari con i vivandieri (vd. infra, § 4) della cattedrale diMessina: «da questa translazione [della sede vescovile da troina a Messina] è nata laparticolare disciplina di venire i tercieri, ovvero i vivandieri della chiesa di Messinaappellati canonici di troina con portare lo almuzio di color pavonaccio sulle spalle, econ occupare il primo luogo nel coro dopo i canonici primari».

105 adM, perg. 883.106 «Questo capitolo di troina e sue dignità, assieme col capitolo di Messina,

da’ tempi dell’unione delle due chiese di Messina e di troina sino al 1553, nel tempodel governo di Gioan andrea Mercurio, cardinale arcivescovo di Messina, furonosempre nel coro uguali d’insegne, non avendo ambidue capitoli altre insegne che ilsuperpelicio ed almuzio di color violaceo, appunto come oggi veste il capitolo ditroina [scil. i terziari] [...] avendo sempre i canonici di Messina usata la mitra didamasco bianco e li campuggi» (aPdM, vol. 5, ff. 94r ss.).

107 agli inizi dell’età moderna, il valore di ciascuna prebenda era di soli 6 tarì an -nui; esse erano pagate dal clero di alcune ‘terre’ della diocesi (randazzo, Petralia etc.).

108 «[...] tutti li predetti 18. triczeri [scil. terziari], tanto in choro, come in proces-sione, hanno loco sopra tutti l’officiali, appresso però delle tre personate dello clero,e non sono né continui, né dell’officiali predetti, però sono obligati intervenire inchoro con loro suppellizze in li primi e secundi vespri e messe cantate di tutti li festipontificali e canonicali, et etiam in tutte le processioni che si fanno per la citate, cossiordinarii, come estraordinarii» (vd. infra, app. 2). nel 1594, il valore della prebenda

Page 125: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

88 caPitolo iii

1580, il visitatore del Pozzo dispose che venisse loro corrisposta unarendita annuale di venti onze d’oro da percepire sui proventi dellamensa arcivescovile. essi, tuttavia, non avevano diritto alle distribu-zioni inter praesentes, perché non obbligati ad alcun servizio in catte-drale, se non nei giorni di domenica e nelle feste maggiori109.

la nomina alla ‘terziaria’, come in genere quella degli ufficialidel clero della cattedrale, era di competenza dell’arcivescovo110.dalla fine del ’500, i terziari risultano attestati con il titolo di canoni-ci, ma, rispetto ai membri del capitolo, essi rimasero sempre in unaposizione di subalternità.

6. Il Clero minore

al servizio liturgico che quotidianamente si svolgeva nel duomoerano chiamati altri 29 chierici111 con funzioni ausiliarie, secondoquesto ordine gerarchico:

dei ‘terziari parroci’ ammontava a 75 ducati per la chiesa di S. Giuliano e 50 ducatiper quella di S. leonardo. nessuna notizia, invece, è pervenuta relativamente allachiesa di S. Giacomo (vd. Relatio ad limina del 1594).

109 vd. Relatio ad limina del 1594. Si rammenta, però, che, nella celebrazione delleesequie in cattedrale, per ogni canonico presente alla celebrazione doveva intervenireun terziario, al quale veniva corrisposto il compenso unius quartaronis di cera (vd.infra, app. 1). un quartarone corrisponde ad ¼ di rotolo; 1 rotolo = grammi 793,4.

110 Si legga, a titolo di esempio, la nomina a terziario del prete Filippo Faga, fattanel 1534 dall’arcivescovo de lignamine (vd. infra, doc. 29).

111 nel 1552, il regio visitatore (Giacomo arnedo) così si esprimeva a propositodei ‘servizi e ministeri’ della cattedrale: «Servitia divinis cultus preditti archiepisco-patus mediocriter exsequantur per viginti et septem ministros, inter sacerdotes et cle-ricos, qui tenentur singulis diebus omnes horas canonicas et missam magnam decan-tare. et pro eorum stipendio elargitur summa superius descripta [scil. onze 90] seddiligentius exsequerentur si defettus et note deficentium in utilitatem eorum qui per-sonaliter horis canonicis et misse intersunt converterentur et non in utilitatem r.miarchiepiscopi quare ut de cetero ditti ministri maiori sollicitudine servitia divini cul-tus perficiant oneravimus conscientiam r.mi archiepiscopi quod notas defficentiuminutilitatem et commodum presentium con <...> ctat maxime cum stipendiom eisconcessum sit tenuissimum nostra etate et vix sufficit ad vittum. item quam misseque quotidie debent celebrari in ecclesia maiore archiepiscopatus ut ex relatione mul-torum intelleximus satis tepide et negligenter et sine ordine celebrantur. ideo ordina-vimus concientiam r.mi archiepiscopi quod destinetur quidam sacerdos prudens,optime vite et fame, qui teneatur, sine aliquo respettu humano, curam habere et dili-

Page 126: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

89diGnità, uFFiciali e clero

il magister chori112;2 sacristi, nominati dall’arcivescovo «et sonno obligati in sacrestia

vestire li reverendi canonici che celebrano misse cantate et altri offi-cii divini. item hanno li detti sacristani carico di fare sonare li mezigiorni, vesperi, matutini et chiamati da loro fanti di sacristia»113, dopoaver ricevuto il segnale dal cantore o dal succiantro. infine, «cumceteris, offitium nocturnum pariter et diurnum persolvere tenentur, eteamdem summam lucrantur, quam et subcantor; et coeteri, qui chorointersunt»114;

2 diaconi o chierici di cappella, nominati uno dall’arcivescovo el’altro dal capitolo, incaricati di accompagnare il cappellano, unmese per ciascuno, nell’amministrazione del sacramento dell’estremaunzione e di ordinare le processioni con le loro bacchette e stipendia-ti con 18 ducati annui sulle rendite della mensa arcivescovile;

6 vivandieri, nominati dall’arcivescovo, tenuti «horas canonicasrecitare, missamque maiorem cantibus decorare cotidie» e dallo stes-so stipendiati con 18 ducati annui115;

6 vicari dei canonici, nominati e pagati dal canonici, in quantotenuti a coadiuvarli nell’ufficiatura quotidiana e nella celebrazionedelle messe cantate nei giorni non festivi116;

2 diaconi;2 suddiaconi;4 crociferi o ‘fanti di croce’, nominati dall’arcivescovo, ai quali

competeva «crucem in processionibus baiulare et in choro thurribu-lum du cere tenentur et quilibet duc. 8 ab archiepiscopo quotannislucratur»117;

4 accoliti118.le entrate dei suddetti ufficiali erano costituite dalle distribuzioni

gentiam ut in dies ordine decenti omne misse in ditta ecclesia celebrentur» (aSPa,Conservatoria di registro, vol. 1308, f. 49rv).

112 vd. supra, nt. 1.113 vd. infra, app. 2.114 vd. Relatio ad limina del 1594.115 Ibidem.116 Ibidem.117 Ibidem.118 vd. Relatio ad limina del 1592.

Page 127: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

90 caPitolo iii

inter praesentes che gravavano sulla mensa arcivescovile e dai pro-venti derivanti dalle celebrazioni esequiali119 e le doti dei benefici co -stituiti sui vari altari della cattedrale, che il capitolo spartiva tra se edil clero.

Gli ufficiali del clero e il clero minore, cioè quei chierici costituitinegli ordini minori o che aveva ricevuto la sola tonsura – che nel1592 superava il numero di 300 unità120 – così come i canonici, dove-vano risultare iscritti in un apposito registro della cattedrale, detto‘matricola’121, la cui compilazione spettava al cantore.

119 «item quod diaconi cappelle simul cum procuratore cleri recipianti charitatesab heredibus mortuorum, et diaconus cappelle solvat canonicis et aliis officialibusprout consuetum erat, et alias charitates et processiones presbiterorum clericorumprocurator conservet ut in fine anni, ut supra dictum est, dividantur, seu per quatuormenses ad libitum et voluntatem proborum virorum et vidanderiorum, sicut eis pla-cuerit» (vd. infra, app. 3).

120 vd. Relatio ad limina del 1592.121 a tal proposito, giova qui ricordare che «nemio adscribi possit in hac messa-

nensi matricula nisi tempore in quo est in minoribus institutis aut prima clericali ton-sura iniciatus, tantum ac si vero qui adscribi desiderat fuerit in sacris aut sacerdosnecesse est ut per vota secreta a toto capitulo, canonicis terciariis, personatibus, offi-cialibus ecclesie eorumque nemine dissentiente admitatur» e che «est etiam immuta-bilis quedam consuetudo, quod nullus qui non sit sacerdos et in matricola adscriptoshabere possit beneficium in nostra protometropolitana et in parrochiali S. nicolai queolim fuit cathedralis» (vd. infra, app. 3).

Page 128: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

capitolo iv

«PER MOLTI, MA NON PER TUTTI»il caPitolo SPecchio della Società MeSSineSe

(Secc. Xiv-Xvi)

1. Alchimie rappresentative

al vertice della gerarchia ecclesiastica delle diocesi, i capitoli catte-drali accolsero al loro interno, sin dalle origini, oltreché esponenti del -l’aristocrazia delle città sedi di vescovato, anche soggetti vicini alle cortie alla curia romana1. in Sicilia i capitoli di troina, prima, e di Messi-na, poi, non rimasero estranei a pratiche ‘nepotiste’. la prosopografiadei rispettivi capitolari del sec. Xii consente, infatti, di affermare che lastragrande maggioranza dei componenti i collegi canonicali ora ri cor -dati apparteneva a famiglie giunte in Sicilia al se guito dei normanni2.

1 l’abbandono della propria diocesi da parte dei chierici (che pur rimanevano inessa incardinati) per trasferirsi a roma al servizio dei papi e andare «a caccia dei bene-fici locali», ebbe ampia diffusione a partire dal sec. Xv [M. PelleGrini, Il Capitolodella cattedrale di Pavia in Età Sforzesca (1450-1535), in I canonici al servizio delloStato in Europa, cit., pp. 79 ss.]. Proprio in quei decenni, il fenomeno della provvistaapostolica dei benefici ecclesiastici messinesi subì una sensibile accelerazione. adottenere i favori dei pontefici furono, tra gli altri, Pietro isvaglies, Giovanni andreaMercurio e gli ecclesiastici delle famiglie centelles e Buxo. un nicola Buxo, in parti-colare, nei registri di leone X risulta indicato come ‘familiaris’ del papa e come‘magister’ e notaio, venendo da questi ricompensato con i canonicati delle chiese diMessina e di Palermo, la perpetua commenda dell’abbazia ‘basiliana’ di S. Maria diBordonaro e la promessa del cantorato messinese (ni 3600, 9384, 9585).

2 Si trattava di soggetti estranei all’ambiente peloritano (o della Sicilia orientale),ove, fino a tutta l’età ruggeriana, l’elemento indigeno greco rimase prevalente (v.von FalKenhauSen, I gruppi etnici nel Regno di Ruggero II e la loro partecipazioneal potere, in Società, potere e popolo nell’età di Ruggero II, atti delle terze giornatenormanno-sveve (Bari, 23-25 maggio 1977), Bari 1979, pp. 133-156). Sulla presen-za, per tutta l’età normanna, di uomini d’oltralpe nelle alte schiere della gerarchiaecclesiastica siciliana, vd. Martin, L’immigrazione, cit., pp. 281-289 e bibl. ivi cit.

Page 129: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

92 caPitolo iv

nomi come, ad esempio, roberto, Guglielmo, Goffredo ecc., sono tal -mente ricorrenti nelle sottoscrizioni dei diplomi, da avvalorare questaipotesi3.

il primo documento attestante la nomina di familiari in posti dispicco della gerarchia ecclesiastica cittadina è un diploma dell’arcive-scovo nicola del 1176, in favore del monastero messinese di S. anna;in esso sottoscrivono: «daniel nepos domini nicolai primi messa-nensis ecclesie venerabilis archiepiscopi et ipsius ecclesie domusmagister» e «Gaufredus praedicti primi archiepiscopi nepos et Mes-sanensis canonicus»4.

la prassi di concedere benefici e canonicati a consanguinei o adappartenenti al proprio gruppo parentale continuò anche con i succes-sori del primo arcivescovo di Messina, poiché, al tempo dell’episco-pato di Berardo, in occasione dell’aumento del numero dei canonicatiprebendati, uno di questi è assegnato al chierico ascolano Guido5,durante il governo di lando di anagni6, è cantore nicola di anagni e,con Bartolomeo Pignatelli7, di origine partenopea, sono documentati

3 a tale proposito si rammenta che il primo vescovo della rifondata diocesi diSiracusa fu proprio il provenzale ruggero, decano di troina (vd., da ultimo, Mellu-Si, La rifondazione della diocesi di Messina, cit., pp. 612-613 e bibl. ivi cit.).Guglielmo e Goffredo sono anche i nomi degli immediati successori del proto-vescovo di troina e Messina. nulla impedisce di pensare che alcuni presuli messine-si della prima metà del sec. Xii siano stati eletti al loro interno dai capitoli di Messi-na e troina, come si ritiene sia avvenuto per Gerardo (KaMP, I vescovi siciliani, cit.,p. 67 nt. e bibl. ivi cit.).

4 Pirri, i, p. 395. la sottoscrizione di daniele è presente anche in un successivodiploma arcivescovile del 1178 (Pirri, i, pp. 396-397).

5 vd. supra, cap. i, nt. 85.6 lando, prima di occupare la cattedra peloritana, fu arcivescovo di reggio dal

1218 e, dal 1221 al 1232, «influente consigliere» e familiare di Federico ii (KaMP,Monarchia ed episcopato, cit., p. 143; ruSSo, Storia dell’Archidiocesi di ReggioCalabria, cit., ad indicem).

7 il Pignatelli, canonista e diplomatico, tessitore degli accordi per la concessioneagli angiò della corona siciliana dopo la rinuncia di edmondo d’inghilterra, giunse aMessina non prima dell’ottobre del 1266; quivi avviò una politica di ricostituzionedel patrimonio diocesano, oltre a interventi specifici finalizzati al riassetto di mona-steri. di rilievo particolare, quanto a questi ultimi, l’opera svolta nei riguardi del

Page 130: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

93il caPitolo SPecchio della Società MeSSineSe

tra i canonici il cantore Marino de Surrento8 e angelo de Paliano,vicario generale del presule9. tale pratica raggiunse l’acme nei lunghianni trascorsi da Guidotto d’abbiate sulla cattedra peloritana. Giuntonella città del Faro dopo la pace di caltabellotta, Guidotto trovò ladiocesi in condizioni di abbandono morale e materiale10. anche ilcapitolo risentì dei lunghi anni di scontri tra angioini e aragonesi,tant’è che il pontefice Benedetto Xi consentì all’arcivescovo, da pocoinsediatosi in città, di nominare canonici due persone idonee, perché icapitolari non rispettavano l’obbligo di residenza11.

lo stesso anno, infatti, è documentata la concessione di una pre-benda canonicale al chierico Manente da osimo12, mentre, in seguito,

monastero ‘basiliano’ di S. Michele di troina, rimasto senza guida per la rimozionedell’abate nicodemo (vd. P. dalena, Pignatelli Bartolomeo, in DBI, vol. 83, roma,2015, pp. 597-599; supra, cap. ii, nt. 56.

8 StarraBBa, doc. lXXiv. Si tratta dello stesso personaggio che, a distanza dipochi mesi, fu incaricato dal cardinale vescovo di albano, rodolfo di Grosparmy,legato apostolico in Sicilia, di dare esecuzione a una sentenza emanata in favore delmonastero femminile di S. Maria della Scala [vd. P. de luca, Documenti di S. Mariadella Scala di Messina. Secc. XII e XIII, in ASM, XXviii (1977), pp. 179-184].

9 adM, perg. 1019; StarraBBa, doc. lXXiv.10 Per maggiori notizie sulla chiesa messinese dal vespro all’età aragonese, rin-

viamo a Martino, Un dottore di decreti, cit., pp. 177-179; Salvo, Una realtà urbana,cit., pp. 179 ss.; PiSPiSa, Medioevo Fridericiano, cit., pp. 275 ss.

11 adM, perg. 984. a causa della grave situazione in cui versava la diocesi dopoquasi venti anni di vacanza, il pontefice conferì a Guidotto anche poteri riguardo allaconcessione di benefici e la rimozione di scomuniche (adM, pergg. 289, 293, 294).

12 Si tratta del beneficio annesso alla chiesa di S. Michele, resosi vacante per lamorte del canonico ‘maestro’ leonardo di Patrica. esso consisteva in una vigna aGazzi, casale della città, in una casa sita nella contrada di S. nicola di Messina ed inuna terra aratoria nella piana di Milazzo, dicta de Gritta (acMcap, perg. 6; Star-raBBa, doc. cXvii). Manente aveva due fratelli, nicola e Manfredi, anch’essi trasfe-ritisi a Messina al seguito dell’arcivescovo. l’ultimo di costoro, in particolare, attivocome procuratore in temporalibus del presule (1304), oltreché publicus SacraeRomanae Ecclesiae auctoritate Notarius (1308), ebbe un figlio, Gentile, più tardicanonico di Messina, subcollettore, cappellano arcivescovile (insieme con Giovannid’abbiate e Matteo de Chavattariis di Milano), che concluse la sua carriera comevicario generale della diocesi di catania (vd. G. MelluSi, Un inedito episodio di vitafrancescana nella Messina del Trecento, in U’ ben s’impingua, se non si vaneggia.Per P. Fiorenzo Fiore, a cura di G. liPari, Messina 2015, pp. 219-226). altro perso-

Page 131: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

94 caPitolo iv

sottoscrivono degli atti, nella qualità di canonici, Giovanni d’ab -biate13 e Matteo da Milano14.

dalla metà del ’300, l’ingresso nel capitolo di Messina, come per lealtre istituzioni cittadine, divenne una prerogativa delle famiglie appar-tenenti alla feudalità urbana15. la conquista degli uffici regi, del giudi-cato cittadino, della giurazia, del consolato del mare e di un posto nelcapitolo e nel clero della cattedrale mirò a rafforzare il potere dei clanfamiliari e a mantenerlo strettamente saldo. i crispo16, i Giordano17, i

naggio appartenente alla famiglia de Auximo era Manfredi, figlio del suddetto nico-la, che sottoscrive un documento come chierico (adM, pergg. 923, 921, 937, 930,879 e 854; StarraBBa, docc. cXv, cXX, cXXXiv e cXXXvii; SPinella, ni 3, 7,28 e 43-44).

13 originario del paese che diede i natali a Guidotto, la sua presenza si rileva perla prima volta in un documento del 1323 (vd. infra, app. 5). Sei anni dopo, risultaattestato come arcidiacono di troina e cappellano dell’arcivescovo.

14 nipote del presule lombardo, è documentato sin dal 1324 (vd. infra, app. 5). nel1344, durante i gravi fatti verificatisi per l’insediamento di raimondo de Puczolis(successore di Guidotto), si schierò con altri prelati a favore di quest’ultimo, scrivendo«al papa per condannare l’accaduto» (Salvo, Una realtà urbana, cit., pp. 182-183).

15 «l’importanza dell’istituzione sul piano della vita religiosa, la sua rilevanzasociale, la notevole massa di beni di cui il capitolo aveva la gestione, facevano sì che leprincipali famiglie cittadine aspirassero, con successo, ad inserire qualcuno dei proprimembri tra i canonici della cattedrale» (Salvo, Il Capitolo, cit., p. 10; vd. anche PiSPiSa,Messina nel Trecento, cit., pp. 286 ss.).

16 Maggiori notizie su questa famiglia in d. Santoro, Messina l’indomita. Strate-gie familiari del patriziato urbano tra XIV e XV secolo, caltanissetta-roma 2003, pp.190-205; Fodale, Tra scisma, corruzione e riforma, cit., pp. 57-67.

17 Presenti in città ancor prima del vespro, ricoprirono cariche importanti nelcapitolo e nel clero diocesano: andrea fu cantore nel 1349 e decano nel 1371; Batti-sta canonico dal 1429, poi arcidiacono; Stefano cappellano di S. nicola nel 1521 e,chierico di cappella della cattedrale nel 1527 e maestro del coro (acMcap, ‘atticapitolari’, vol. 1, ff. 175v-176r, 250r; Salvo, Il Capitolo, cit., pp. 17-18; Martino,Storia di nobili, cit., ad indicem). Quest’ultimo, al tempo degli arcivescovi cybo eMercurio, ebbe l’incarico di far restaurare i libri liturgici in uso nella cattedrale e diconfezionarne di nuovi. difatti, negli atti della regia visita del 1542, una delle voci dispesa della Mensa arcivescovile prevedeva: «Pro libris, videlicet: collectario, episto-lario et antifonario conficiendis in membranis quia desunt in dicta ecclesia essetnecessaria summa unciarum tredecim, testificante Presbitero Stephano de Jordano»(aSPa, Conservatoria di Registro, vol. 1305, f. 27r). l’attività di restauro è docu-mentata anche nell’evangeliario (tuttora esistente) della fine del sec. Xii, poiché sulla

Page 132: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

95il caPitolo SPecchio della Società MeSSineSe

crisafi18, gli ansalone19, i de Bufalo20, per citarne solo alcune, sonochiari esempi di famiglie che, per duecento anni, andarono rafforzan-do la loro posizione, grazie anche alle opportune ‘scelte vocazionali’imposte ai loro figli cadetti. tuttavia, l’equilibrio politico mantenutodall’aristocrazia cittadina fino alla prima metà del sec. Xv, grazie

seconda carta di guardia è scritto: «evangeliorum totius anni liber nunc denuo ad pri-stinam formam restitutus, d. antonio carrega existent vicario r.mi domini innocen-tii cibo Messanae anno domini Millesimo ccccc XXXXi viii Septembris» (di

natale, I Codici latini, cit., p. 361). infine, tra i codici liturgici conservati, come ilprecedente, presso la Biblioteca ‘Painiana’ (vd. supra, cap. ii, nt. 35) vi è un «liberdiurnalis de horis canonicis» in uso nella cattedrale, «scriptus per presbiterumStephanum de iordano civem Messanae et magistrum chori mayoris messanensisecclesiae expensis illustrissimi ac reverendissimi d. domini andreae de Mercuriopresbiteri cardinalis ac archiepiscopi Messanae» e finito il 17 marzo 1554 (vd.aa.vv., La Painiana, cit., p. 70 n° 17).

18 i membri di questa famiglia seguirono tanto la carriera giuridica, quanto quellaecclesiastica, a partire dall’età dei Martini, raggiungendo i massimi livelli. Per citarnesolo alcuni, tommaso fu stratigoto nel 1408; Simone succiantro, procuratore, vicariodell’arcivescovo crispo e infine arcidiacono (1380-18); tommaso provinciale deiFrati Minori, poi arcivescovo di Messina (1402/08-26); leonzio abate di S. Gregoriodi Gesso e archimandrita del S. Salvatore e, da ultimo, eletto nel 1473 senza successoalla cattedra peloritana (Salvo, Il Capitolo, cit., pp. 20-21).

19 Famiglia presente a Messina sin dall’età angioina, annoverò tra i suoi membriBonsignore, canonico dal 1346 ed eletto, senza successo, arcivescovo di Messina (vd.supra, cap. ii, nt. 65) e Pietro, canonico dal 1538, cantore dal 1545 e vicario generalein spiritualibus et temporalibus degli arcivescovi innocenzo cybo e Giovanni andreaMercurio. egli, nella qualità di perpetuo commendatario del monastero basiliano di S. Maria di Mandanici (dal 1530) e di vicario generale, ottenne da papa Giulio iii ildiritto alle insegne abbaziali nel territorio soggetto alla giurisdizione dell’abbazia e intutta la diocesi di Messina. Si trattava di un personaggio legato agli ambienti culturalidella Messina di metà ’500 (aSPa, Protonotaro del Regno, vol. 247, ff. 573v-576r;Conservatoria di Registro, vol. 1305, ff. 98r, 130v, 151r; vol. 1308, ff. 45r, 397r, 428r;Pirri, i, p. 430; ii, pp. 1047-1048; Salvo, Una realtà urbana, cit., p. 37; ead., Mona-che a Santa Maria dell’Alto. Donne e fede a Messina nei secoli XV e XVI, Messina1995, p. 177; zaGGia, Tra Mantova e la Sicilia, cit., pp. 49-50, 72-73, 370).

20 Famiglia feudale che raggiunse posti di spicco già durante il regno di carlod’angiò e che, dal sec. Xiv, fece parte del giudicato cittadino. Fu presente nel capi-tolo con isacco, documentato nel 1313 (Salvo, Una realtà urbana, cit., pp. 87, 91-92,100), e antonio, canonico (ante 1473) e cantore (1496). nella prima metà del ’400,due suoi membri ricoprirono la carica di archimandrita: onofrio (1416-21) e luca(1421-56), vd. MelluSi, Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, cit., p. 488.

Page 133: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

96 caPitolo iv

anche al benessere economico raggiunto dalla città21, cominciò a va -cillare a partire dal 1450. in quell’anno, infatti, la pars populariumdel la società peloritana riuscì a «realizzare la più importante riformapolitica mai attuata, sino a quel momento, a Messina»22: la partecipa-zione dei populares alla giurazia e agli altri uffici insieme al ceto deinobili, attraverso un numero pari di rappresentanti. com’era da aspet-tarsi, la reazione dei nobili non si fece attendere; essi, «di fronte algrave pericolo [...] rafforzarono la coesione interna, cercando di eli-minare gli avversari con il costante ricorso alle intimidazioni, allaviolenza fisica, alla corruzione»23.

Per tale ragione, dopo il tragico epilogo della rivolta capeggiata daGiovanni Mallono24, il potere pubblico si andò concentrando «nellemani di un gruppo di famiglie ancora più ristretto di quanto non fossestato in epoca precedente. a farne le spese non furono soltanto i popo-lari, ma anche alcune casate nobiliari [...] il caso più eclatante fu quel-lo dei Porco»25. dallo scontro, uscirono vittoriosi i Balsamo, i crisafi,i Bonfiglio e, alleati di questi ultimi, i compagna e i romano26. tutti

21 Salvo, Giurati, cit., pp. 121-123.22 ivi, p. 128.23 ivi, p. 129.24 Per maggiori notizie sulla vicenda, rinviamo a c.M. ruGolo, Ceti sociali e lotta

per il potere a Messina nel secolo XV. Il processo a Giovanni Mallono, Messina 1990.25 Salvo, Giurati, cit., p. 141. un membro di questa famiglia riuscì, infatti, a

sedere sul soglio arcivescovile, anche se per un anno soltanto. Si trattava di Jacopo(Pino), il quale, dopo essere stato giurato della città, alla morte della moglie indossòl’abito ecclesiastico, diventando canonico della cattedrale (1411), arcidiacono, cap-pellano maggiore del regno (1435), vescovo di Patti (1437) e, infine, arcivescovo diMessina (1449-50), vd. Pirri, i, p. 421; ii, pp. 725, 1348; Gallo, ii, pp. 334, 340,355; StarraBBa, doc. ccl; GaMS, pp. 950, 953; HC, ii, pp. 190 e 210; Salvo, Giura-ti, cit., p. 62. Sulla famiglia Porco, si legga M.G. Militi-c.M. ruGolo, Per una storiadel patriziato cittadino in Messina, in ASM, XXiii-XXv (1972-1974), pp. 115-165;Santoro, Messina l’indomita, cit., pp. 220-230.

26 in meno di mezzo secolo, dal 1466 al 1515, i Bonfiglio ricoprirono la giuraziaventicinque volte, i crisafi dieci, i Balsamo nove, i compagna e i romano dodici cia-scuno. ad essi vanno aggiunti i Faraone, i Gocto, i de Gregorio, i Moleti, i Patti, gliStaiti con un numero minore di presenze. tra le famiglie che occuparono l’importan-te magistratura per la prima volta vi furono: gli alifia, gli ansalone, i Marchisio, i

Page 134: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

97il caPitolo SPecchio della Società MeSSineSe

questi gruppi dirigenti, vecchi o nuovi che fossero, riuscirono a piaz-zare propri membri anche nelle istituzioni ecclesiastiche cittadine27,ottenendo per loro stalli canonicali28, ad eccezione dei crisafi.

2. L’ingresso dei populares nel Capitolo

l’azione dei ceti dirigenti cittadini di penetrare nei «gangli delpotere ecclesiastico»29, per amministrare le ricchezze della cattedrale,dei monasteri e dei conventi, subì una battuta d’arresto a partire daglianni ’20 del sec. Xvi. a causa della rivolta del 1516, scoppiata aPalermo e diffusasi in breve tempo in tutta l’isola, l’Universitas deci-se di invitare il viceré a rifugiarsi nella città dello Stretto30. la perma-nenza del Moncada a Messina diede la possibilità alla pars popula-rium di chiedere nuovamente la presenza di un numero pari di nobilie popolari negli uffici cittadini. Grazie anche all’intervento dell’arci-vescovo de lignamine, il 2 marzo dello stesso anno, nella chiesa di

rizzo, gli Stagno (Salvo, Giurati, cit., p. 143 nt. 14). Sulle famiglie romano, Staiti,alifia e Marchisio, vd. c.M. ruGolo, Vicende di una famiglia e strutture cittadine nelsecolo XV: l’esempio di Messina, in «nuova rivista Storica», lXiii (1979), fasc. iii-iv, pp. 292-330; Santoro, Messina l’indomita, cit., pp. 206-219, 231-261.

27 non solo i figli maschi cadetti, ma anche le donne erano utilizzate dai capifamiglia e dai primogeniti per dare lustro e potere al casato, con le alleanze matrimo-niali o la monacazione nei ricchi monasteri cittadini. esempi di questa politica fami-liare sono offerti in Salvo, Monache, cit.; h. Penet, Le Chartrier de S. Maria di Mes-sina, vol. i, Actes latins conservés à la Bibliothèque nationale de Paris (1250-1429),préface de h. BreSc, Messina 1998, pp. 11-80: 65-69.

28 degli oltre 70 canonici documentati nella prima metà del sec. Xvi, quelliappartenenti alle famiglie che governarono la città a cavallo del ’500 sono circa ¼ deltotale: angelo compagna, Giovanni andrea Balsamo, Giovannello de Gregorio,nicola antonio Moleti, Giovanni Pietro rizzo, Giovanni Giacomo Stagno, JacobelloBalsamo, cesare Gocto, Francesco de Pactis, Bartolomeo Marchisio, antonio Staiti,Mariano romano, Bernardino alifia, Guglielmo Marchisio, Filippo Faga (o Fagano),Pietro ansalone.

29 Salvo, Giurati, cit., p. 64.30 dell’ambasceria facevano parte Jacopo Balsamo, Giovan Giacomo ansalone e

Scipione romano, per i nobili, e Giovan Bernardo casalaina, Giovan cola reitano eBernardo tauroniti, per i populares (Salvo, Giurati, cit., pp. 172-173).

Page 135: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

98 caPitolo iv

S. Giuseppe fu raggiunto l’accordo31 in base al quale le due fazioniavrebbero dovuto eleggere i loro rappresentanti in numero pari, tran-ne che per la giurazia, dove il rapporto sarebbe stato di quattro a due afavore dei nobili32.

l’accordo, verosimilmente, procurò i suoi effetti anche con riguar-do all’accesso alle istituzioni religiose cittadine. il capitolo, in partico-lare, roccaforte fino a quel momento della feudalità urbana cominciò, apartire dal 1522, ad annoverare tra i suoi membri gli esponenti delleclassi medie cittadine. il 12 luglio, infatti, nicoletta rigitano33 (o rei-tano) ottenne il canonicato vacante per la morte di antonio de Panor-mo34. negli anni a venire, a motivo anche dei vuoti lasciati aperti nelcapitolo dall’epidemia di peste diffusasi a fine maggio 152335, loseguirono altri, tra i quali andreotta de Simone, Francesco lahana36,

31 in memoria della storica concordia tra le due fazioni, l’arcivescovo fececostruire in cattedrale la Cappella della Pace ove, poi, fu posto il suo sacello (v.infra, cap. v, nt. 14). essa è ancor oggi visibile nel transetto sinistro, assai rimaneg-giata a causa dei danni provocati dell’incendio del 1943. da ultimo, vd. G. MelluSi,Cappella della Pace e sarcofago dell’arcivescovo Antonio de Lignamine, in G. chil-lè - G. MelluSi, Le distruzioni della Cattedrale di Messina nella collezione fotografi-ca di Arturo Papali, Messina 2017, pp. 55-56.

32 Per la giurazia «l’accordo prevedeva che fossero nominati quattro Gentilominie due Popolari. Fu stabilito, però, che li quattro jurati Gentilomini non potessero maifare né concludere cosa alcuna, nisi prima dugnano notitia alli due jurati popolariessendo alla città [...]. Solo nel caso di reali e documentati impegni dei giurati popo-lari i quattro nobili potevano decidere da soli a maggioranza» (Salvo, Giurati, cit.,pp. 173-174).

33 aSPa, Protonotaro del Regno, vol. 235, f. 145v. con tutta probabilità, eraimparentato con uno degli ambasciatori popolari inviati al viceré Moncada (vd.supra, nt. 30).

34 alla prebenda della ‘terra’ di rometta del valore di tarì 7½, già appartenuta adantonio de Panormo, optò, gradatim, il can. Bernardo de Perrono (acMcap, ‘atticapitolari’, vol. 1, f. 191v).

35 vd. infra, cap. v, nt. 1.36 a partire dal 1510, risulta attestato come sacerdote in numerosi atti capitolari, a

dimostrazione del fatto che al canonicato si poteva giungere anche attraverso unlungo servizio nel clero della cattedrale. in quell’anno, fu confermato cappellano delco struendo altare di Bastiano de liya, nel duomo. l’anno successivo è nominato dalcantore Paolo Grasso (che deteneva anche la prebenda arcidiaconale), a cappellano

Page 136: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

99il caPitolo SPecchio della Società MeSSineSe

Giovanni andrea Mercurio37, Bonifacio cipriano38 e Filippo Faga39.la percentuale dei popolari all’interno del collegio canonicale nonsuperò, comunque, il 25-30% del totale40. ai chierici appartenenti alleclassi medie, esclusi dal capitolo, non rimase che accontentarsi di unposto nella ‘terziaria’ o tra il clero della cattedrale.

curato della chiesa di S. Pietro dei Pisani. nel 1526, un primo tentativo di occuparelo stallo canonicale andò a vuoto, nonostante ne fosse stato provvisto con bolla pon-tificia del 20 maggio 1525. tre anni più tardi, vacando la prebenda già detenuta daGiovanni Bernardo viczolu alias de lignamine, prese definitivo possesso del cano-nicato, avendo come procuratore il frate domenicano antonino lahana, priore delconvento di castania (acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff. 29v-30v, 48v-49r,230rv, 262v-263r).

37 Per maggiori notizie su questo personaggio vd. supra, cap ii, nt. 17 e infra, § 4.38 attestato sin dal 1515 come prete della cattedrale, l’anno successivo sottoscrive

tra i Boni viri. Fu titolare di diversi benefici nel duomo, fondandone anche uno, quellosopra l’altare de Cruchili (acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff. 92r, 107v, 109v-110r,144rv, 151v, 166rv, 207v, 264rv). nel dicembre 1528 gli fu assegnata la cappellaniadella chiesa di S. Maria de Pileri di Messina (aSPa, Protonotaro del Regno, vol. 247,ff. 49v-50r) e, l’anno successivo, risulta padre e procuratore dell’ospedale di S. Mariadi Monserrato situato di fronte alla porta della cattedrale e fondato, nel 1424, da nico-la castagna col proprio testamento [vd. traMontana, Antonello, cit., p. 44 nt. 67; P.corrao, Un protagonista della politica siciliana fra Trecento e Quattrocento: NicolaCastagna di Messina, in «Messana. rassegna di studi filologici linguistici e storici»,,nuova Serie, 9 (1991), pp. 33-35]. il suo ingresso nel capitolo risale a prima del 1543(acMcap, vol. 21, ‘atti del decanato’, ff. 11r-13r).

39 il Faga (o Fagano) è l’esempio lampante di come si potesse conquistare ilcanonicato, percorrendo i vari gradi della gerarchia ecclesiastica locale. egli, dal1508 al 1510, figura come curato della chiesa di S. leonardo di Messina. in seguito,dopo aver goduto di alcuni benefici fondati nella cattedrale, il capitolo lo nominò(1527) curato della vecchia cattedrale di S. nicola (acMcap, ‘atti capitolari’, vol.1, ff. 1v-2r, 35r, 186r-187r, 227v, 248rv, 249v-250r). nel 1534, per la morte del preteFilippo rizzo, l’arcivescovo lo elesse alla ‘terziaria’ della cattedrale (acMcap, Attisciolti, b. 3, f. s.n.).

40 una situazione diversa si registra, ad esempio, nel capitolo collegiale dellacappella ducale di S. Maria della Scala di Milano, dove, a partire dagli anni ’40 delsec. Xvi, il numero dei canonici provenienti da famiglie di mercanti tessili superòquello dei canonici di origine patrizia che godevano «del diritto esclusivo di compar-tecipazione al governo cittadino» (G. de luca, «Traiettorie» ecclesiastiche e strate-gie socio-economiche nella Milano di fine Cinquecento. Il Capitolo di santa Mariadella Scala dal 1570 al 1600, in «nuova rivista Storica», 1993, pp. 535-565).

Page 137: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

100 caPitolo iv

3. Le violazioni del diritto d’opzione

i canonici avevano strenuamente difeso dagli attacchi degli arcive-scovi il diritto d’opzione per le tre dignità capitolari. dopo la ‘con-cordia’ del 1168 e le conferme pontificie intervenute dalla fine delsec. Xii41, l’opzione era stata esercitata in maniera quasi regolare finoalla morte del decano andrea Stizzia42. la questione fu riaperta nel1514, quando il decano antonio de lignamine fu eletto arcivescovodi Messina43. nel rispetto della consuetudine, sarebbe spettato al can-tore Paolo Grasso, in quanto canonicus antiquior, optare per il deca-nato, ma ciò non avvenne, probabilmente perché egli, in età avanza-

41 vd. supra, cap. i, § 2.42 nella seconda metà del ’400 vi furono due tentativi di conquista del decanato da

parte dei provvisti apostolici Paolo Grasso (1460) e Pietro isvaglies (1484), ma i giu-dici delegati decisero le questioni a favore del capitolo che aveva eccepito l’invaliditàdelle nomine papali sulla base dei precedenti privilegi pontifici (vd. supra, cap. i, §3). Però, nell’indice pubblicato da Minutoli, Privilegi, cit., p. 116, si fa menzione diuna «collatio decanatus in personam domini antonii lagonia facta a Pontifice Marti-no v – anno domini 1420». tuttavia, dalle sottoscrizioni di alcune pergamene delcapitolo riteniamo di poter affermare che antonio de agonia poté regolarmente eser-citare il diritto di opzione, succedendo, da canonico anziano, al decano Matteo abru-gnale tra il 31 agosto 1411 e il 1° ottobre 1414 (acMcap, pergg. 119 e 120). Figuraeminente di ecclesiastico vissuto nei decenni a cavallo del ’400, antonio de agoniaacquisì il patronato dell’antica chiesa messinese di rito greco di S. Maria di Goffredo,che poi da lui prese il nome di S. Maria de agonia, e fu legato alla fondazione dell’o-monima confraternita che ivi stabilì la propria sede. le vicende legate alla fondazionedi questo pio sodalizio sono state delineate, da chi scrive, in una relazione dal titoloTra devozione e accoglienza. La confraternita di S. Maria de agonia di Messina traQuattro e Cinquecento, svolta durante il convegno internazionale di studi su Antonel-lo e la cultura del Rinascimento in Sicilia, aula Magna dell’università degli Studi diMessina, 23-24 ottobre 2015, e i cui atti sono in corso di pubblicazione.

43 in questa circostanza Ferdinando d’aragona derogò alla norma dell’alternanzasecondo la quale ai vescovadi e alle abbazie dell’isola dovevano essere nominati,alternativamente, siciliani e spagnoli. egli «non lo fece per amore dei siciliani, maperché sapeva che in quel momento, con gli umori che correvano, a Messina eranecessario un arcivescovo del luogo, che conoscesse cose e persone, abbastanza sti-mato da imporre rispetto, abbastanza forte da porsi tra due partiti in lotta…» (c.traSSelli, Da Ferdinando il Cattolico a Carlo V. L’esperienza siciliana 1475-1525,i-ii, Soveria Mannelli 1982, p. 187).

Page 138: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

101il caPitolo SPecchio della Società MeSSineSe

ta44 e in condizioni di salute precarie45, già da un anno aveva fatto te -stamento46. l’opzione per la prima dignità fu, invece, esercitata daonofrio Sollima, dottore in utroque, che seguiva per anzianità, dopoaver rinunciato alla prebenda canonicale di cui era titolare47; inoltre,si avvalsero della consuetudine di optare alla vacante prebenda supe-riore anche i canonici nicola antonio Moleti e antonio de Panor-mo48. l’operazione, tuttavia, non riuscì, perché la curia romana con-cesse il decanato ad un chierico estraneo all’ambiente peloritano:Gentile (Pindaro) Santesio, della diocesi nullius di Subiaco49. vistal’impossibilità di opporsi alla decisione del pontefice, al Sollima nonrimase che optare per il cantorato, nel frattempo resosi vacante per lamorte (22 agosto 1514) di Paolo Grasso50; ma anche questo secondo

44 attestato nel capitolo sin dal 1460, al tempo della sua morte (22 agosto 1514)egli doveva aver raggiunto i settant’anni, un’età rispettabile per quei tempi.

45 la presenza di tale cantore è documentata per l’ultima volta il 31 maggio 1514(acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff. 88r-89r).

46 il Grasso, nel gennaio 1513, ricevette dal capitolo la sepoltura de li Crochy,dotando il relativo altare di due case site nella contrada S. leonardo, vicino il mona-stero di S. Maria della Scala, ed eleggendo come cappellani il can. Giovannello deGregorio e il prete antonio de Pasquale. nello stesso mese, dispose con atto mortiscausa di volere mantenere un’orfana che si fosse sposata nella cappella de lu Littiriuil giorno della festa della natività della vergine Maria, con una rendita di onze 2, cheavrebbero dovuto elargire i due cappellani del suo altare e i maestri della suddettacappella (acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff. 77rv, 81r; vd. anche infra, cap. v,§ 1). dai registri di leone X risulta che, alla morte del Grasso, i benefici da lui dete-nuti sopra gli altari de Arenis et de Manfriolis (scil.Maffiolo lampugnani, arcivesco-vo di Messina), siti nella cattedrale, e de Arisis (scil. riso), nella chiesa di S. nicolaall’arcivescovado, furono dati in commenda a r(affaele de Petrucci), vescovo diGrosseto (n° 11993).

47 acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, f. 87v. il Sollima, figlio di Meroli, conseguìil grado dottorale a Pisa nel 1475. tornato in patria, ricoprì l’incarico di giudice dellacorte Stratigoziale (a. roMano, «Legum doctores» e cultura giuridica nella Siciliaaragonese, Milano 1984, pp. 223-224 nt. 13, 229-230, 297). Fu anche perpetuo com-mendatario del monastero di S. Maria del rogato nel territorio di alcara (aSPa, Pro-tonotaro del Regno, vol. 217, f. 452rv).

48 acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff. 87v-88r, 88r.49 leone X, n° 8124.50 acMcap, ‘atti sciolti’, b. 3, f. s.n.

Page 139: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

102 caPitolo iv

tentativo fallì, per cui continuò a presiedere il capitolo mantenendo lefunzioni di decano fino al 31 gennaio 151651. la situazione dovettecreare non poco disordine se, il 9 agosto 1515, il can. cesare Gocto, anome del capitolo, rilasciò procura al prete Salvo lucastro di perce-pire i proventi e le decime del cantorato per pagare le spese relativealla lite tra le prime due dignità52. inoltre, dal maggio al settembre1516, il titolo di decano risulta attribuito a Giovanni Pietro rizzo53,fino a quando egli non si assentò per recarsi a roma54 e il collegio fupresieduto dal più anziano dei canonici presenti alle riunioni55.

l’ingerenza della curia romana nella nomina della prima dignitàcontinuò per tutto il ’500. nel 1526, per la morte di Gentile Santesio, ildecanato fu concesso in commenda al siciliano aliotta Buglio56, figliodel barone del Burgio57. egli, per altro, nonostante le origini siciliane,

51 acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff. 89rv, 91r-96v. anche Giovannello de Gre-gorio, che seguiva il Sollima nella gerarchia, è attestato con la qualifica di cantore dal26 aprile 1515 al 10 settembre 1516 (acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, f. 100v).

52 acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff. 93rv, 97rv.53 acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff. 97r-100v; Pirri, ii, p. 991.54 il rizzo chiese al capitolo di potersi assentare il 10 settembre 1516 e risulta

nuovamente presente, dopo più di due anni, il 13 novembre 1518 (acMcap, ‘atticapitolari’, vol. 1, ff. 100rv, 126rv).

55 dal 22 ottobre 1516 fino al 1543, il capitolo fu convocato e presieduto dalcanonico anziano. da allora la formula introduttiva dei singoli atti fu la seguente:«rev.dum capitulum Sancte Maioris Messanensis ecclesie consistens in canonicisinfrascriptis videlicet domino N.N. tamquam antiquiore canonico gerente vicemdomini decani».

56 aSv, Registri Vaticani, vol. 1438, f. 50rv. aliotta (o leotta), figlio di Giovanniantonio, nacque a Mineo intorno al 1518. essendo cadetto, fu indirizzato alla carrie-ra ecclesiastica e, ancora bambino, per il favore goduto dal padre presso il papa, funominato familiare pontificio, ricevendo, nel 1530, la nomina a decano di Messina,arcidiacono di catania e di Siracusa, beneficiale della chiesa parrocchiale di S. Gio-vanni Battista di Sortino e tesoriere della collegiata di S. Maria dell’elemosina dicatania (aSv, Registri Vaticani, vol. 1430, ff. 102v-106v; Pirri, i, pp. 653-654; S.caPonetto, Buglio, Leotta, in DBI, vol. 15, roma 1972, pp. 19-20; lonGhitano, Laparrocchia, cit., pp. 48-50).

57 nato a Mineo verso la fine del sec. Xv, Giovanni antonio entrò molto giovanenella diplomazia pontificia. nel 1523 adriano vi lo inviò con il card. tommaso devio in ungheria per trattare l’alleanza dei re cristiani contro i turchi. l’anno succes-sivo clemente vii lo nominò nunzio speciale in ungheria e, al suo ritorno, ebbe in

Page 140: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

103il caPitolo SPecchio della Società MeSSineSe

tornò nell’isola solo negli ultimi anni della sua carriera, durante i qualifu accusato dall’inquisizione di essere luterano58, cosa che, nel 1558,gli costò la privazione dei numerosi benefici di cui era titolare59.

4. Uno strumento di promozione sociale

i membri di un collegio canonicale, oltre dei benefici di naturaeconomica legati alla prebenda, alle distribuzioni e all’amministrazio-ne dei beni della cattedrale, godevano di prestigio nell’intera diocesi epresso le locali istituzioni civili. non di rado, infatti, lo Stato e lachiesa affidavano ai capitolari uffici di una certa importanza nell’am-biente socio-politico locale, come ad esempio, ambascerie, collettoriedi decime, docenze nelle università60.

Per quanto riguarda i membri del capitolo peloritano di provenienzasiciliana, non ci è dato di conoscere molto. Sappiamo soltanto che alcu-ni di essi furono impegnati come giudici delegati del tribunale della re - gia Monarchia61, e altri in incarichi affidati loro da laici ed ecclesiasti-ci62. Per questi motivi, grazie all’esperienza maturata, questi canonici

roma il comando delle milizie papali. con l’incarico di nunzio apostolico fu inviato,nel 1529, in Sicilia e, nel 1530, in inghilterra, ove fu oratore incaricato di pronuncia-re la scomunica papale contro enrico viii (G. rill - G. Scichilone, Burgio, GiovanniAntonio Buglio, in DBI, vol. 15, roma 1972, pp. 413-417).

58 c. Salvo, Tra Valdesiani e Gesuiti: gli Spatafora di Messina, in «rivista Stori-ca italiana», ciX (1996), pp. 585-586; ead., La Biblioteca del Viceré, cit., p. 212 ebibl. ivi cit.

59 Pirri, i, p. 442; lonGhitano, La parrocchia, cit., p. 48 nt. 25.60 Per una visione più completa di quest’aspetto della vita dei capitoli, rinviamo

al volume collettaneo I canonici al servizio dello Stato in Europa, cit., pp. 219-290.61 nei registri del tribunale della regia Monarchia, conservati presso l’archivio di

Stato di Palermo, è documentata l’attività di molti canonici messinesi, come cesareBoecio (attestato negli anni 1521-30, 1532-33, 1545-46), Felice de angelo (1521-22,1527-29, 1531-33), Giovanni Giacomo Stagno (1521-22, 1527-28), Giovanni Bernar-do de lignamine (1527), Bartolomeo Marchisio (1528, 1545), nicoletta rigitano(1529), Pietro ansalone (1532-33, 1556, 1559), andreotta de Simone (1532), France-sco lahana (1533), Giovanni Francesco verdura (1533).

62 cesare Gocto fu nominato procuratore del monastero messinese di S. Mariadella Scala dall’abbadessa suor leonora Gocto; Jacobello Balsamo, nel 1517-19,

Page 141: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

104 caPitolo iv

potevano legittimamente aspirare ad un posto tra le dignità capitolari, al -l’ufficio di vicario generale63 del vescovo e, per ultimo, all’episcopato.

dei 50 canonici di origine messinese o siciliana (sugli oltre 70attestati tra la fine del sec. Xv e il concilio di trento), quelli che riu-scirono a raggiungere l’episcopato64 furono 9, un numero certamenteconsiderevole e mai più raggiunto in seguito: Pietro isvaglies, Gio-vanni Puyades, antonino de lignamine, Girolamo centelles, Giovan-ni Pietro rizzo, nicoletta rigitano, Giovanni andrea Mercurio, Gio-vanni Francesco verdura e Giovanni andrea Bellone. di essi, dueottennero anche il cappello cardinalizio.

a)Pietro Isvaglies

le prime notizie su di lui risalgono al 1481, in occasione dellapresa di possesso del decanato da parte del canonico Giovanni ram -

ebbe dall’arcivescovo di taranto, commendatario dell’abbazia ‘basiliana’ di S. Marti-no a Fiumara di Muro, in calabria, l’incarico di rappresentarlo negli affari di quelmonastero (c. traSSelli, Messina dal Quattrocento al Seicento, in Messina nei seco-li d’oro, Messina 1988, pp. 432-433).

63 Pietro isvaglies fu vicario dell’arcivescovo Pietro de luna (Pirri, i, p. 425);Giovanni Puyades degli arcivescovi de luna e Bellorado (Pirri, ii, p. 1303); Gio-vanni Gia como Stagno di antonino de lignamine (acMcap, ‘atti capitolari’, vol.1, ff. 231v-232r; cappuccini, perg. 35); Pietro ansalone dei cardinali cybo e Mercu-rio (vd. supra, nt. 17); Giovanni Francesco verdura dell’archimandrita annibaleSpatafora (G. vinci, Lettera del signor D. Giuseppe Vinci protopapa del clero grecodi Messina al signor D. Domenico Schiavo canonico della Metropolitana di Paler-mo nella quale si recano due antichi documenti uno per le chiese della terra di S.Angelo diocesi dell’archimandrita, l’altro per quelle di Rametta diocesi dell’arcive-scovo di Messina, in Opuscoli di autori siciliani, t. Xiii, Palermo 1772, p. 61) e, inseguito, del vescovo di treviso.

64 ad essi possono aggiungersi il tesoriere raniero de li castelli e antonio Mutil-leti (Mortelliti o Monteliti) eletti vescovi di verissa in partibus, rispettivamente, nel1488 e nel 1495 [vd. G. MelluSi, Un personaggio ‘in cerca di autore’, in ASM 96(2015), pp. 399-408]. il primo di costoro è attestato, tra l’altro, in una pergamena del1488, appartenente al tabulario del monastero greco di S. Filippo di Fragalà, nellaqualità di vicario generale dell’arcivescovo Pietro de luna (vd. G. SilveStri, Tabula-rio di S. Filippo di Fragalà…, documenti per servire alla storia di Sicilia, PrimaSerie-diplomatica, vol. Xi - Fasc. i, Palermo 1887, pp. 126-131 n. XXXiv).

Page 142: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

105il caPitolo SPecchio della Società MeSSineSe

pul la65. tre anni più tardi, peraltro, grazie ad un rescritto apostolico,Pietro isvaglies tentò di optare per la prima dignità capitolare muo-vendo lite allo stesso rampulla66. negli stessi anni ottenne la nominadi arcidiacono rurale ‘de la Gratia’ in diocesi di Messina e di schola-sticus di Palermo67. lasciata la città del Faro, si portò a roma al ser-vizio dei papi, ove ottenne la nomina a protonotario apostolico e l’uf-ficio di vice-cancelliere68. nel 1497 fu eletto arcivescovo di reggio69

e, tre anni più tardi, creato cardinale da alessandro vi che gli conferìil titolo presbiterale di S. ciriaco70. dopo pochi giorni, ebbe l’incaricodi nunzio in Polonia e ungheria, ove risiedette per diverso tempo71.

65 il 16 aprile 1481 Francesco de Barchilono, vescovo di verissa in partibus evicario generale dell’arcivescovo Pietro de luna, confermò l’opzione al decanato daparte del rampulla, il quale, sempre lo stesso giorno, prese materiale possesso dellacarica (acMcap, ‘opzione del decanato’, vol. 16, ff. 59rv, 61r-62r; HC, ii, p. 265).

66 acMcap, ‘atti sciolti’, b. 1, ff. s.n.; vd. infra, doc. 16.67 ruSSo, ni 13883, 13885.68 Per una dettagliata biografia dell’isvaglies dopo il suo trasferimento a roma, si

legga la recente voce di F. crucitti, Isvalies (isvalli, isuales), Pietro, in DBI, vol. 62,roma 2004, pp. 679-683.

69 SaMPeri, Iconologia, cit., p. 98, 101; uGhelli, iX, col. 333; Gallo, ii, p. 450;GaMS, p. 917; HC, ii, p. 222; ruSSo, ad indicem.

70 Pirri, i, p. 425; HC, ii, pp. 24, 62. il concistoro per la creazione dei nuovi car-dinali, tra i quali l’isvaglies, voluto da alessandro vi, è stato descritto minutamentein JohanniS BurcKardi Liber Notarum ab anno MCCCCLXXXIII usque ad annumMDVI, a cura di e. celani, in Rerum Italicarum Scriptores, n.e. con la dir. di G. car-ducci e v. Fiorini, t. XXXii, p. i, città di castello 1942, pp. 242 ss. in quella occasio-ne, insieme al messinese, furono nominati altri undici porporati, un numero conside-revole per l’epoca, voluto dal papa anche per procurarsi denaro. il nostro, secondoquanto riferito dallo stesso Burckard, ‘pagò’ la sua nomina con 7.000 ducati e, di lì abreve, tutti i membri del S. collegio furono obbligati a versare alle casse pontificieuna somma percentuale alle proprie rendite, per un totale complessivo di 34.900ducati. l’isvaglies, peraltro, risultava tra i cardinali più ‘indigenti’, essendo tenuto aversare appena 200 ducati (vd. crucitti, Isvalies, Pietro, cit.).

71 PaStor, Storia dei Papi, cit., iii, p. 447. al seguito del cardinale, quale suosegretario, era tommaso Bellorusso, chierico palermitano e protonotario apostolico,autore di trattati teologici e rimasto per circa dieci anni in ungheria, nella diocesi diveszprim, nella qualità di vicario dell’isvaglies (vd. F. Martino, Per la storia degliautografi di Tommaso Bellorusso, in «Mediterranea. ricerche storiche», 7 (2006),pp. 361-378: 366-378).

Page 143: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

106 caPitolo iv

rimasto legato alla diocesi di origine, nel 1503 optò per la dignità diarcidiacono della cattedrale72, avendo come procuratore il fratelloFrancesco73, religioso francescano74. in seguito fu traslato alla sedevescovile di veszprim75 (ungheria), rinunciando a quella di reggio infavore del fratello76 e riservandosi una pensione di 40 ducati annui suifrutti della mensa77. negli stessi anni ottenne in commenda l’abbaziadi S. Maria di roccamadore e l’ospedale di S. angelo della capperri-na, entrambi a Messina78. nel 1507 optò per il titolo cardinalizio di S.Pudenziana e, l’anno successivo, partì per la Boemia, per tentare laconciliazione tra gli eretici ‘fossari’ e ladislao i79. Sempre nel 1508

72 anche se assente da Messina, il porporato rimase sempre legato al capitoloche, grazie al suo interessamento, ottenne dai papi la conferma delle antiche preroga-tive. Godette, inoltre, di numerosi benefici fondati nella cattedrale (acMcap, ‘atticapitolari’, vol. 1, ff. 54v-55r, 55rv, 56rv, 56v-57r, 57rv, 60v-61r, 61rv, 62r, 63rv,69r). Priva di fondamento, quindi, deve ritenersi l’affermazione di ruSSo, Storia del-l’Archidiocesi di Reggio Calabria, cit., iii, pp. 159-162, che, per mero campanilismo,ha escluso categoricamente l’origine messinese dell’isvaglies.

73 Francesco isvaglies intervenne nel 1509 nell’elezione del cappellano curatodella chiesa di S. Pietro dei Pisani, beneficio dell’arcidiacono (acMcap, ‘atti capi-tolari’, vol. 1, ff. 20r, 20v-21r). Sul personaggio, altre notizie in crucitti, IsvagliesPietro, cit., pp. 679-683.

74 ruSSo, n° 13950.75 SaMPeri, p. 101; GaMS, p. 386; HC, ii, p. 266; iii, p. 331.76 uGhelli, iX, col. 333; GaMS, p. 917; HC, iii, p. 284; ruSSo, Storia dell’Archi-

diocesi di Reggio Calabria, cit., pp. 162-163; ruSSo, ad indicem. Francesco isva-glies, ricevuta la nomina episcopale, ottenne di rimanere nella titolarità dei beneficiche possedeva a Messina e trapani (ruSSo, n° 15050).

77 ruSSo, n° 15051.78 BarBeri, i, p. 113; Pirri, ii, p. 1292; ruSSo, ni 14685, 14852. risulta anche che

in diocesi di Messina abbia ottenuto in commenda il priorato agostiniano di S. crocee le abbazie ‘basiliane’ di S. nicandro, S. Maria di Bordonaro e S. Gregorio di Gesso(BarBeri, ii, p. 66; Pirri, ii, p. 1339; ruSSo, ni 13894-13895a, 13950, 13955, 14852,15141, 15323; traSSelli, Da Ferdinando il Cattolico a Carlo V, cit., p. 185), manumerosi altri erano i benefici ‘minori’ di cui godeva quivi e nell’intera Sicilia; traquesti, l’arcipresbiterato della chiesa di termini imerese (vd. BarBeri, ii, p. 129;ruSSo, ad indicem).

79 Moroni, XXXvi, p. 157; F. criStoFori, Storia dei Cardinali di Santa RomanaChiesa, roma 1888, p. 144. ‘Fossari’, o ‘fossariani’, erano detti gli aderenti a quellasetta ereticale, diffusa in Boemia nel secolo Xv, che «ritiravansi nelle fosse e nelle

Page 144: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

107il caPitolo SPecchio della Società MeSSineSe

ottenne l’amministrazione del ricco vescovato spagnolo di orense chemantenne fino alla morte80. due anni più tardi fu nominato protettoredella Polonia e amministratore della diocesi di Messina81, rinuncian-do nel contempo al canonicato peloritano82.

tornato in italia, Giulio ii gli affidò le legazioni di Bologna, ra -venna e della romagna tolte al card. alidosi83, nonché il comandodelle truppe pontificie che dovevano riconquistare quei territori84. il22 settembre 1511, due mesi dopo la sconfitta del contingente affida-togli (500 lance e 10.000 fanti), morì probabilmente a cesena, dove siera ritirato.

la salma del cardinale fu tumulata a roma, nella basilica di S.Maria Maggiore, di cui era pure arciprete. «Per incamerare i beni del-l’isvaglies, il papa fece pressione sul suo segretario facendolo impri-gionare e torturare. negli ultimi anni l’isvaglies aveva abitato il pa -

caverne, per sfogare le loro empietà. essi disprezzavano le principali cerimonie dellachiesa, i suoi ministri, le sue decisioni, i sagramenti; ed erano tanto pervicaci nei loroerrori, che nemmeno i più crudeli tormenti potevano ridurli alla fede. Si disperseropoi insensibilmente o si confusero cogli ussiti» (Moroni, XXvi, p. 209).

80 HC, iii, p. 124.81 aSPa, Protonotaro del Regno, vol. 216, ff. 413r-415v; BarBeri, ii, p. 37;

GaMS, p. 950; HC, iii, p. 242. il 6 agosto 1510, Xiii ind., il capitolo, riunito «sub tri-bona mayori Sancte Maioris Messanensis ecclesie», immise nel possesso della dio-cesi l’arcivescovo di reggio (Francesco isvaglies), nella qualità di procuratore evicario generale del fratello Pietro, in forza della bolla apostolica data a roma «viidus aprilis 1510», della provvisione regia data «in villa Montis Soni die XXi° men-sis junii Xiii ind. 1510» e della esecutoria viceregia data a Palermo il 22 luglio 1510,Xiii ind., il quale, «tactis libris Sancti evangelii», giurò di osservare tutte le giurisdi-zioni, consuetudini e immunità della cattedrale e del capitolo (acMcap, ‘atti capi-tolari’, vol. 1, ff. 26rv e anche 35v).

82 acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, f. 29r.83 PaStor, Storia dei Papi, cit., iii, p. 639, riferisce che l’incarico gli fu affidato

dall’adunanza dei cardinali perché «uomo da tutti amato».84 P. GraSSi, Spedizioni militari di Giulio II (Tratta dal Diario di Paride Grassi),

s.i.d., pp. 296 ss. il 2 gennaio 1511, con un tempo eccezionalmente rigido, accompa-gnò Giulio ii, sceso personalmente in campo contro Mirandola, la chiave di Ferrara.Quindici giorni più tardi, il pontefice prese alloggio nella stanza dell’isvaglies, essen-do stata la propria colpita da una palla di cannone mentre dormiva (PaStor, Storia deiPapi, cit., iii, pp. 631-633).

Page 145: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

108 caPitolo iv

85 crucitti, Isvaglies, Pietro, cit.86 di lei abbiamo notizia attraverso uno stemma marmoreo, corredato di un’epi-

grafe, proveniente dal Monastero di Montevergine, conservato nel Museo regionaledi Messina e di recente pubblicato. l’edizione dell’epigrafe dedicatoria, tuttavia,risulta scorretta nella prima parte. la lezione, pertanto, va emendata come segue: «Mccccc viii / r(everen)da d(omina) Soror Gra(tia) Suagles / abbatissa, r(everen-dissi)mi d(omini) P(etri) cardinalis / ac d(omini) F(rancisci) archiepi(scopi) rhegi-ni ger/mana, has sed/es construxit» (vd. M. GraSSi, Stemmi araldici dalle collezionidel Museo Regionale di Messina, Messina 2013, pp. 46-49).

87 Mita isvaglies divenne erede dei beni posseduti in Messina dal fratello cardina-le, tra cui il diritto di eleggere il cappellano dell’altare di S. Sebastiano in cattedrale(dotato con la notevole somma di 7 onze annue) e di potere ivi seppellire i propridefunti (acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff. 122rv e 217r).

88 Si tratta di un poemetto di due libri in esametri, contenuto nel sopra indicatocodice della Biblioteca nazionale centrale roma, membranaceo, del sec. Xvi, mu tilodel primo foglio, e riccamente miniato (si tratta verisimilmente dell’esemplare di dedi-ca). il primo libro narra la storia della Sicilia da enea a Ferdinando il cattolico; sonopoi passate in rassegna le città dell’isola, a cominciare da Siracusa per finire a Messi-na, patria del dedicatario. il secondo, invece, contiene interamente la biografia del por-porato, «lodato per i santi costumi e l’alta dottrina, nonché per le alte cariche ricoperte,tra le quali si ricordano il conferimento del pileus niger, la gubernatio Urbis, il praesu-latus Rheginus e la receptio in cardinalium coetum». l’opera fu composta prima dellamorte del cardinale, perché narra la legazione boema ed ungherese affidatagli da ales-

lazzo orsini, nei pressi di campo de’ Fiori, e lo aveva abbellito di sta-tue, pitture e decorazioni. il palazzo, fatto costruire in piazza delBiscione, sulle rovine del teatro di Pompeo, dal cardinale Francescocondulmer, nipote di eugenio iv, è oggi conosciuto come palazzoPio per essere venuto più tardi in possesso di alberto Pio da carpi»85.

oltre al fratello Francesco, suo successore nella sede vescovile direggio, abbiamo notizia di due sorelle del cardinale: Grazia86, bades-sa nel 1508 del monastero di Montevergine, e Mita87, andata in sposaa nicoletta Balsamo e dal quale ebbe alcuni figli, destinati a ereditarei ‘beni messinesi’ del famoso zio.

ai piedi della nota miniatura raffigurante Messina del ms. Vitt.Em. 55, contenente il poema latino Rhegina (dedicato proprio al Por-porato) di angelo Monteverde, noto come il Callimacus siculus, èscritto: «tu Messina, potente per le tue benemerenze, sei la gloriadella terra di Sicilia, e Pietro ne innalza il nome alle stelle»88.

Page 146: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

109il caPitolo SPecchio della Società MeSSineSe

b) Giovanni Puyades

la presenza tra i canonici della cattedrale del Puyades, originario dirandazzo89, risale a prima del 148490. agli inizi del sec. Xvi, fu nomi-nato primo commendatario dell’abbazia cistercense di S. Maria dinovara (di Sicilia) di regio patronato91. egli, tuttavia, cedette per unbreve periodo il godimento di questo pingue beneficio al nipote Pie-tro92, chierico di agrigento, per riprenderne possesso nel 150893.

il 30 aprile 1512, dopo il trasferimento di Bernardino Bologna aMessina, fu eletto al vescovato di Malta94, rimanendovi solo perpochi mesi, perché sopraggiunto dalla morte95. il corpo del Puyades

sandro vi e termina col ritorno in italia del protagonista, senza menzionare l’incaricoavuto nel 1510 dal pontefice, che gli aveva ordinato di avvicinarsi a Bologna con unaccampamento volante per verificare se la città, in mano ai Bentivoglio, lo voleva rice-vere come legato della S. Sede. a far da pendant con la Rhegina è l’egloga pastoraleinedita, sempre in esametri, che nel manoscritto segue ai ff. 41r-45v; in essa dameta,svegliato dal compagno damone, gli racconta un sogno in cui gli è apparso un giovanebiondo come apollo, che lo incitava a cantare le gesta e le lodi del ‘principe’; il cheegli ha fatto con diligenza da poter subito recitare i ‘carmina agrestia’ esaltanti le gran-di virtù dell’isvaglies (ingegno, prudenza, sapienza, pietà religiosa e umana, liberalitàe magnanimità), del quale si prospetta persino la possibile esaltazione al sommo ponti-ficato (vd. G. Schizzerotto, Callimaco, Angelo, in DBI, vol. 16, roma 1973, pp. 754-757). all’isvaglies fu anche ‘indirizzato’ il Thesaurus musyces dell’ennese antoniorusso, stampato a Messina nel 1500 per i tipi di olivino da Bruges (vd. a. crea, Pro-duzione musicale messinese e mercato editoriale tra ’500 e ’600, in aa.vv., Cinquesecoli di stampa a Messina, Messina 1987, p. 500).

89 così aMico, Dizionario, cit., ii, p. 415.90 acMcap, ‘atti del decanato’, vol. 21, ff. 137r-141r.91 BarBeri, ii, pp. 143-144; Pirri, ii, p. 1303.92 Pietro Puyades fu il primo regio visitatore delle chiese del regno di Sicilia. il

sovrano gli commissionò tali visite negli anni 1511, 1514 e 1516, ma dell’attività svoltanon rimane alcuna relazione (collura, Le Sacre Regie Visite, cit., pp. 448, 450).

93 adM, pergg. 391, 401, 402; aSPa, Protonotaro del Regno, vol. 214, ff. 691v-693v.

94 BarBeri, i, pp. 38, 59; Pirri, ii, p. 912; G.F. aBela, Della descrittione di Maltaisola nel mare siciliano, Malta MdcXlvii, pp. 320-321; G.a. ciantar, Malta illu-strata, Malta 1780, p. 52; GaMS, p. 948; HC, iii, p. 243.

95 il 3 agosto il vescovato di Malta risultava nuovamente vacante e governato daun vicario (Malta, archivio della cattedrale, ms. Biografia dei Vescovi di Malta, f.74rv; Miscellanea 197, f. 180r).

Page 147: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

110 caPitolo iv

fu tumulato dal nipote Pietro nella cattedrale di Messina, in unasepoltura, non più esistente, sita tra l’immagine di S. andrea (perdu-ta) e l’altare di S. Placido96.

c) Antonino de Lignamine

appartenente ad una famiglia attestata a Messina dal ’300, e chenella prima metà del secolo successivo fu presente due volte nellagiurazia97, antonino de lignamine dovette le sue fortune al padreGiovan Filippo98. nel 1471, ancora fanciullo, ricevette da papa Barboun canonicato nella cattedrale di Messina, senza rispettare l’obbligodi residenza99. nel 1486 ottenne da Sisto iv, di cui era familiare,numerosi benefici siciliani, tra i quali la commenda dell’abbazia‘basiliana’ di S. Maria di Gala100. nel 1503, essendo cantore della cat-

96 acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff. 99v-100r. alla morte dell’abbas Noha-rie, la relativa prebenda canonicale fu oggetto di opzione da parte del can. GiovanniGiacomo Stagno che ottenne la restituzione di onze 11 iuris prebende. il canonico eabate, infine, godette di alcuni altri benefici fondati nella cattedrale (acMcap, ‘atticapitolari’, vol. 1, ff. 2v-3r, 67v, 70rv, 132rv, 148v).

97 Salvo, Giurati, cit., pp. 54-55.98 trasferitosi in un primo tempo alla corte aragonese di napoli, intorno al 1470

passò al servizio di Paolo ii che lo nominò proprio scudiero e concesse a suo figlioantonino un canonicato a Messina. in quegli anni frequentò l’allora card. Francescodella rovere, il quale, divenuto papa con il nome di Sisto iv, lo volle al suo servizio.nel gennaio 1475 ebbe l’incarico di accogliere Ferdinando d’aragona che si recava aroma per il giubileo e, tre anni più tardi, fu inviato al marchese di Mantova, ludovi-co Gonzaga, per consegnargli la rosa d’oro. nel 1483, tornò in Sicilia per la raccoltadelle decime per la crociata contro i turchi. dopo la morte del papa, passò nuova-mente al servizio di Ferdinando d’aragona, lasciando notizie di sé fino al 1491 (vd.,da ultimo, c. alaiMo, De Lignamine, Giovanni Filippo, in DBI, vol. 36, ro ma 1988,pp. 643-647; Gallo, ii, pp. 562-563).

99 nell’atto di elezione di leonzio crisafi del 1473 (vd. supra, cap. ii, § 5) silegge che il de lignamine non era presente perché, in quanto minore d’età, ‘nonaveva voce in capitolo’ (vd. acMcap, perg. 151; vd. infra, doc. 15).

100 BarBeri, i, pp. 38, 93; Pirri, i, pp. 425-426; ii, p. 1044. dopo l’elezione all’e-piscopato, l’abbazia passò in commenda al chierico di Saragozza didaco de herrera,sacrista maggiore della cappella della regina Germana (leone X, ni 8143-8149;aSPa, Protonotaro del Regno, vol. 222, ff. 417v-421r, 421v-422r, 422v-423r; traS-Selli, Da Ferdinando il Cattolico a Carlo V, cit., p. 185).

Page 148: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

111il caPitolo SPecchio della Società MeSSineSe

tedrale, optò per il decanato, ricoprendo anche l’arcidiaconato di Sira-cusa101. alla morte di Bernardino Bologna (1512), il re lo presentò alsoglio arcivescovile di Messina102, ma la conferma papale tardò adarrivare. il pontefice, infatti, aveva un proprio candidato in personadell’allora vescovo di ancona, Pietro accolti, cardinale di S. eu -sebio103 che, dopo lunghe trattative, rinunciò ad ogni pretesa sull’ar-civescovado, avendo accettato il de lignamine di pagargli una pen-sione annua di 1.500 ducati sulle rendite della Mensa arcivescovi-le104. Per tale ragione il messinese poté prendere possesso della dio-cesi solo il 31 maggio 1514105, a mezzo del suo procuratore, gover-nandola personalmente per ventitré lunghi anni, durante i quali la città

101 il 4 gennaio 1507 la Sede apostolica conferì l’arcidiaconato di Siracusa adantonio Blasi, stabilendo che questi pagasse in favore del de lignamine una pensio-ne di 14 ducati annui sui frutti dell’arcidiaconato (ruSSo, n° 15103).

102 GaMS, p. 950; HC, iii, p. 242; traSSelli, Da Ferdinando il Cattolico a CarloV, cit., p. 187.

103 Pirri, i, p. 426; traSSelli, Da Ferdinando il Cattolico a Carlo V, cit., p. 188nt. 113.

104 aSPa, Protonotaro del Regno, vol. 236, ff. 10r-13v. Sulla mensa arcivescovilegravava anche una pensione di 300 ducati a favore del chierico valenzano FilippoPonz (aSPa, Protonotaro del Regno, vol. 228, ff. 161r-162v e vol. 232, ff. 169r-174r;leone X, n° 8156). ancora nel 1542, dagli atti della regia visita, risulta che «pro aliapensione debenda domino Philippo Poncio hyspano» venivano erogate 120 onzel’anno (aSPa, Conservatoria di Registro, vol. 1305, f. 26r).

105 il 31 maggio 1514, ii ind., il capitolo, convocato sotto la tribuna maggioredella cattedrale, immise nel possesso della diocesi il can. Giovannello de Gregorio,nella qualità di rappresentante del de lignamine, in forza dell’atto di procura rogatodal not. Bernardino caserta il 2 maggio. il procuratore, dopo aver presentato la bollaapostolica di nomina all’arcivescovato, data a roma «die octavo kal. may 1514», e l’e-secutoria viceregia, data a Palermo il 24 maggio 1514, e giurato di osservare tutte legiurisdizioni, preminenze, consuetudini ed immunità della cattedrale e del capitolo,raggiunse l’altare maggiore e lo baciò al suono delle campane e al canto del Te Deum.alla cerimonia erano presenti, oltre ai canonici residenti, anche i magnifici Giovanniantonio Stagno, angelo Saccano e Mariano de nasu, giurati della città, il magnificoJacopello de Gregorio e i nobili messinesi Paolo romano, Giovanni Matteo de Pactise nicola de Pasquale (acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff. 88r-89r). la bolla pontifi-cia con cui leone X lo nominò vescovo risaliva al 24 maggio 1514 (aSPa, Protonota-ro del Regno, vol. 222, ff. 296v-298r, 377r-380v; leone X, ni 8134-8143, 8163 e anche9465-9466, 12972; traSSelli, Da Ferdinando il Cattolico a Carlo V, cit., p. 187).

Page 149: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

112 caPitolo iv

fu teatro di importanti trasformazioni sul piano po litico-so ciale106. alui, tra l’altro, si deve la ricostruzione dell’episcopio e la do tazionedella cattedrale di numerosi paramenti e vasi sacri107. Sul comporta-mento tenuto negli anni del suo episcopato rimangono, però, diverseombre108. Morì a Messina il 13 novembre 1537109.

d) Girolamo Centelles (alias Grippari110)

nato intorno al 1477, entrò a far parte del clero della cattedrale cu -

106 a detta di SaMPeri, p. 413 e di Gallo, ii, pp. 519-521, la morte del de lignami-ne andrebbe messa in relazione al consenso da questi dato alla demolizione degli edifi-ci sacri che si trovavano nel piano di terranova, per permettere la costruzione delle nuo -ve fortificazioni. in pochi mesi, infatti, morirono tutti quelli che ebbero parte al dirocca-mento: lo stratigoto Bernardo requisenz, il decano (sic) della cattedrale andreotta deSimone, l’architetto Bresciano (sic) e altri due capimastri. le costruzioni che furonoabbattute per ampliare il circuito delle mura erano il monastero femminile di S. Maria,la chiesa della vergine intemerata ai Gentilmeni, il priorato di S. croce (vd. infra, cap.v, nt. 59), il convento di S. Benedetto dei Frati Predicatori e la chiesa di S. Girolamo.

107 nel 1542 il regio visitatore osservava che: «Palatium vero quod a predecesso-re prelato de lignamine extitit constructum precio et labore ingenti et nondum adultimam expeditionem deductum est pro eo tamen expediendo si haberetur respectusesset necessaria summa satis magna ultra aureos millenos»; inoltre, «circa jocalia,ornamenta et indumenta ecclesiastica quamquam plurima sint in auro, argento, bro-cato et serico confecta per predecessorem archiepiscopum de lignamine, pro ut nosvidimus et iudicavimus ab armis insuper contextis» (aSPa, Conservatoria di Regi-stro, vol. 1305, ff. 26v-27r).

108 zaGGia, Tra Mantova e la Sicilia, cit., p. 42 e bibl. ivi cit. egli, nonostantel’impegno profuso per ottenere la concordia tra nobiles e populares (vd. supra, § 2),fu accusato, con il vescovo di Siracusa, di avere conferito benefici e ordini sacri inmodo simoniaco, di avere disprezzato le lettere e gli ordini apostolici, di aver parlatoin maniera obbrobriosa davanti a prelati e religiosi, di aver emanato ordini contrarialla libertà ecclesiastica, di aver deviato dalla venerazione dei santi, di avere bestem-miato etc. (aSPa, ‘Protonotaro del regno’, vol. 250, ff. 207r, 226v-228v).

109 allo spoglio dei beni appartenuti al presule, che, secondo la prassi, sarebberospettati al sovrano, fu ammessa, con provvedimento viceregio, suor Giulia de ligna-mine (cugina dell’arcivescovo) che lo aveva richiesto espressamente (aSPa, Proto-notaro del Regno, vol. 268, ff. 56rv).

110 Sono numerosi gli ecclesiastici appartenenti a questa famiglia documentati trala fine del ’400 e la prima metà del secolo successivo: nel 1481, Bartolo è succiantroe cusmano prete della cattedrale; nel 1506, Filippo è nominato dal sovrano priore di

Page 150: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

113il caPitolo SPecchio della Società MeSSineSe

mulando diversi benefici in essa fondati111. Prima del 1516 gli fu confe-rito il canonicato, ottenendo la dignità arcidiaconale circa dieci annidopo per interessamento dell’arcivescovo112. ricoprì anche gli uffici dicollettore della Sede apostolica113 e nunzio nel regno di napoli114.

il 16 luglio 1529 carlo v lo propose all’ arcivescovato di reggioe, ottenuta la conferma papale, si recò nell’urbe per ricevere l’ordina-zione episcopale, conferitagli dall’arcivescovo di durazzo. l’annosuccessivo gli fu assegnato il decanato di Gerace115. Sempre legatoalla sua diocesi di origine, nel 1532 ottenne il priorato dei SS. Filippoe Giacomo116. Morì a roma nel 1537117.

S. Maria la latina di Messina e, dieci anni più tardi, beneficiale della chiesa di S. Ma -ria della candelora sempre in città; nel 1510, un cusmano è tra i Boni viri della catte-drale; antonio è cappellano della chiesa parrocchiale di S. lorenzo di Messina nel1521; a partire dal 1524, Girolamo risulta tra i canonici della cattedrale; ludovico èsucciantro nel 1549 (acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff. 23rv, 175v; ‘opzione deldecanato’, vol. 16, ff. 61r-62r; BarBeri, i, pp. 157-158; ii, pp. 241-242; vd. anche nt.308 e 315). inoltre, è documentato un altare de li Grippari nel duomo, iure devolutoal capitolo (acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, f. 253r-254r).

111 attestato a partire dal 1510 come cappellano dell’altare delle reliquie, sei annipiù tardi è indicato come canonico e tra i Boni viri del clero (acMcap, ‘atti capito-lari’, vol. 1, ff. 25rv, 43v-44r, 50v-51r, 51rv, 51v-52r, 52r-53r, 82rv, 95v-96r, 96v-97r). dai registri di leone X, sotto la data del 24 marzo 1515, risulta che GirolamoSanctigles era accolito, cappellano pontificio e prebendario della cattedrale e che ilpapa gli conferiva la cappellania della cattedrale (n° 14727).

112 alla morte di Gaspare de abbatis, la terza dignità capitolare fu anche optata, nelrispetto della consuetudine, dal canonico anziano Felice de angelo. la controversia fucomposta con una transazione, intervenuta il 28 novembre 1525 alla presenza dell’arci-vescovo e del capitolo, in base alla quale i due contendenti accettarono di riunire ibenefici di cui godevano nella cattedrale (prebenda della chiesa di S. Pietro dei Pisani,rendita dell’ufficio dell’osservanza delle feste, benefici de li Pagliara, de li Fornachi ede li Feczi), disponendo che il de angelo potesse esercitare l’ufficio di arcidiacono soloin assenza del centelles, che lo aveva ottenuto in commenda, e comunque quando que-sti avesse ceduto la dignità. nel 1534, tuttavia, dell’arcidiaconato fu provvisto Bartolo-meo centelles (vd. supra, cap. iii, nt. 52 e Pirri, i, p. 442; ruSSo, n° 17341).

113 ruSSo, ni 16461, 16537.114 ivi, ni 16520, 16545, 16620.115 ivi, n° 16841.116 nel febbraio del 1550 esso risulta conferito al chierico messinese antonio

cam pana (ruSSo, n° 19592).117 uGhelli, iX, col. 334; Pirri, i, 385; Gallo, ii, p. 566; GaMS, p. 917; HC, iii, p.

Page 151: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

114 caPitolo iv

e) Giovanni Pietro Rizzo

appartenente ad una famiglia messinese che fece il suo ingressonella giurazia dopo la rivolta Mallono, Giovanni Pietro ottenne daalessandro vi, nel 1498, il canonicato resosi vacante per la morte diGiovanni rampulla118. Fu uno degli ecclesiastici di spicco della Mes-sina dei primi decenni del ’500, godendo dei benefici fondati nelle duecattedrali dalle famiglie dell’élite urbana119. nel gennaio 1502, gli fuassegnato il beneficio di regio patronato di cappellano di S. Giovanninel palazzo reale di Messina120. nell’ottobre 1515, con il can. antoniode Panormo, fu incaricato di immettere il chierico catanese e familia-re pontificio tommaso Guirrerio nel possesso del decanato di reggio

284; ruSSo, Storia dell’Archidiocesi di Reggio Calabria, cit., ad indicem; ruSSo, ni

16761, 16762, 16776-16778, 17015. numerosi furono i benefici di cui godette incalabria, ancor prima della nomina vescovile: la parrocchia di S. Procopio di Sinopo-li, in diocesi di Mileto; il protopapato di S. antonio di S. Giovanni, in diocesi di Gera-ce; l’abbazia di S. donato de Palude, in diocesi di rossano; il monastero ‘basiliano’ diS. nicola di calamizzi, in diocesi di reggio (ruSSo, ni 16090, 16100, 16193, 16295,16310, 16486, 17014, 17331). anche ad altri membri della famiglia furono conferitibenefici in calabria: nell’ottobre del 1549, Bartolomeo, arcidiacono di Messina, ce -dette al succiantro ludovico Grippari il protopapato della chiesa di S. Maria Maggio-re di amendolara, in diocesi di Bova; nel febbraio dell’anno successivo, il chiericoGirolamo centelles fu provvisto dell’arcipretura della ‘terra’ di calanna, in diocesi direggio (ruSSo, ni 19569, 19571, 19605, 19663).

118 al canonicato aspirava anche nicola Breth, ma il cappellano pontificio e udi-tore apostolico achille de Grassis, su mandato del papa, lo assegnò al rizzo «apudnos fide digno» (adM, pergg. 415 e 782). dalle schede raccolte da ruSSo, ni 14098,14107, si evince che il canonicato era stato assegnato, il 24 novembre 1498, al vesco-vo di crotone, andrea della valle, che lo aveva ceduto al rizzo il 18 dicembre suc-cessivo, dopo la rinuncia del Breth.

119 egli era cappellano, tra gli altri, degli altari dei Porco, dei crisafi e dei roma-no (acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff. 16rv, 143v-144r, 184rv, 218v, 225rv, 236v-237r, 260r) e del ricco beneficio dell’altare dei riso in S. nicola lu Episcopatu, la cuidote alla sua morte venne spartita tra i canonici Felice de angelo, Giovanni GiacomoStagno, Jacobello Balsamo e andreotta de Simone (Pirri, ii, p. 991; aSPa, ‘Pro -tonotaro del regno’, vol. 225, ff. 167r-168v; acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff.288v-289r).

120 BarBeri, ii, p. 110; Pirri, ii, p. 991. vd. anche aSPa, Conservatoria di Regi-stro, vol. 1305, f. 153v.

Page 152: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

115il caPitolo SPecchio della Società MeSSineSe

e in altri benefici di quella diocesi121. nel luglio successivo, gli fuaffidato assieme al decano di agrigento, carlo de urries, e al canoni-co palermitano tommaso Bellorusso122, «il compito di ripristinare lostatus quo»123 nei monasteri benedettini siciliani aderenti alla con-gregazione cassinese124. due anni più tardi, fu nominato cappellanomaggiore del regno125.

egli era legato al card. andrea della valle, cessionario del canoni-cato di cui godeva126 perché, nel 1518, compare come suo procuratorenella presa di possesso del canonicato assegnato dal pontefice al por-porato127. Quest’ultimo, infatti, nel 1524, rinunciò in suo favore l’ar-chimandritato del S. Salvatore128, riservandosi il diritto di regresso.

121 ruSSo, ni 15689, 15691.122 Sul personaggio, già segretario del card. Pietro isvaglies, nonché diplomatico

pontificio (vd. supra, nt. 71) e uomo di spicco dell’entourage del viceré di Siciliaettore Pignatelli, vd. zaGGia, Tra Mantova e la Sicilia, cit., ad indicem; Salvo, Pote-stà civile, cit., pp. 22-23; ead., La Biblioteca del Viceré, pp. 167 ss. e bibl. ivi cit.

123 Salvo, Potestà civile, cit., p. 22.124 traSSelli, Da Ferdinando il Cattolico a Carlo V, cit., p. 144 nt. 93.125 al cui ufficio era unito il beneficio di regio patronato della chiesa di S. lucia

(del Mela), vd. aSPa, Protonotaro del regno, vol. 230, ff. 310r-313v.126 vd. supra, nt. 118.127 acM, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff. 132v-133r.128 aSPa, Protonotaro del Regno, vol. 241-242, ff. 349v-354r, 465v-467r, 499r-

500r; Pirri, ii, p. 991. nel 1526 il rizzo fu protagonista di una controversia con l’arci-vescovo de lignamine. Quest’ultimo si oppose a che l’archimandrita usasse le insegneproprie del suo grado (mitra gemmata e pastorale) durante l’ufficiatura capitolare, per-mettendogli solo di indossare gli abiti che gli competevano come canonico anzianodella cattedrale. Portata la controversia davanti al tribunale della regia Monarchia, ilrizzo «ottenne favorevole rescritto» nel maggio dello stesso anno. a distanza di pochimesi, nel gennaio 1527, durante la processione in onore di S. Sebastiano, l’archiman-drita, vestito dei paramenti del suo grado, si portò accanto all’arcivescovo incedendo difianco a lui e i canonici archicori lo cacciarono (Gallo, ii, pp. 487-488). anche stavol-ta, il rizzo si rivolse alla regia Monarchia per «restituiri et integrari debere in posses-sione loci accedendi in latere dicti domini archiepiscopi in omnibus sollemnitatibus etprocessionibus que fiunt in nobili civitati Messanae cum cauda tenta et apportata pereius servitores», in quanto l’arcivescovo asseriva «che era canonico decano e doviaandare con la seperlizza [termine di uso locale per indicare l’odierna ‘cotta’] e nonpotia come canonico e decano haviri loco e portari detta cuda». il 31 ottobre successivola causa fu decisa a favore del ricorrente (acMcap, ‘atti del decanato’, vol. 31, ff. 1r-

Page 153: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

116 caPitolo iv

nello stesso anno, fu incaricato di compiere la regia visita ai mona-steri greci di Sicilia sottoposti alla giurisdizione archimandritale129.

dopo l’epidemia di peste del 1523-24, in qualità di canonicusantiquior, spettò a Giovanni Pietro rizzo presiedere il capitolo. nelnovembre del 1527, congiuntamente al can. Salvo de assumma, ebbeil compito di assegnare il decanato di reggio al card. del Monte130. il24 maggio 1530, per rinuncia del card. della valle131, il rizzo fu elet-to vescovo di nicastro132, sede della quale non prese mai possesso,perché trovò la morte nell’agosto successivo133.

f) Nicoletta Rigitano (o Reitano)appartenente ad una famiglia messinese della classe media134, entrò

a far parte del collegio canonicale nel luglio del 1522. Prese parte attivaagli scontri tra le fazioni che si contendevano il governo della città135.

2r). Quanto al ‘termine’ di archicori, ci sembra verisimile dire che esso qualificasse gliultimi 3 membri dei 18 che formavano il capitolo (vd. de ciocchiS, ii, pp. 108-109).

129 della visita effettuata dal rizzo non rimane, purtroppo, alcuna relazione (col-lura, Le Sacre Regie Visite, cit., pp. 448-450).

130 ruSSo, n° 16645.131 il 10 maggio 1530 Girolamo de Paula cedette la titolarità della diocesi di

nicastro, da tempo data in amministrazione al card. andrea della valle. Questi, a suavolta, ottenuto il consenso dal card. ciocchi del Monte, «qui accessum seu regressumad dictam ecclesiam habet», rinunciò ad ogni pretesa in favore del rizzo, obbligato aversare una pensione di 300 ducati al chierico di Fermo Felice Moroni, segretario deldella valle (ruSSo, ni 16847, 16857).

132 uGhelli, iX, col. 407; Gallo, ii, p. 565; GaMS, p. 906; HC, iii, p. 256; F. ruSSo,Storia della diocesi di Nicastro, napoli 1958, p. 248; ruSSo, ni 16868, 16869, 16893.

133 nel settembre del 1530 il capitolo di Messina dispose l’inumazione del cadave-re dell’archimandrita sotto il coro della cattedrale. il rizzo, peraltro, nel 1513, avevaricevuto il diritto ad una sepoltura nel duomo, sita davanti l’altare di S. Biagio, riser-vandosi di costruire una cappella (acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff. 78rv, 291r).

134 ruSSo, Storia dell’Archidiocesi di Reggio Calabria, cit., i, p. 356, ingannatodal cognome, lo ritiene nativo di reggio calabria. con tutta probabilità, invece,apparteneva ad una famiglia di origine reggina giunta in città alla fine del sec. Xv eche in pochi anni riuscì a ritagliarsi importanti spazi all’interno della giurazia e dialtri uffici cittadini, come la Maramma [Martino, Messana Nobilis, cit., p. 118 e nt.24; Salvo, Regesti (1267-1609), cit., pp. 63-67 e bibl. ivi cit.].

135 vd. infra, § 6, nt. 33.

Page 154: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

117il caPitolo SPecchio della Società MeSSineSe

nel concistoro del 3 marzo 1533, per cessione del card. ciocchidel Monte, il quale si era riservato i diritti ai frutti e al regresso, fu no -minato vescovo della diocesi calabrese di nicastro, dopo essere statoassolto dalle censure ed aver ottenuto l’autorizzazione a godere deibenefici che possedeva a Messina136. rimase in carica solo per pochimesi e, probabilmente, non ebbe il tempo di ricevere l’ordinazioneepiscopale137.

g) Giovanni Andrea Mercurio

di umili origini, ma di ingegno acuto, dopo un breve periodo tra-scorso in città, durante il quale fu cappellano curato di S. Giuliano, siportò a roma entrando al servizio di Giovanni Maria ciocchi delMonte138. nel 1530, ottenne il canonicato vacante per la morte delcan. Giovanni Pietro rizzo, senza rispettare l’obbligo di residenza139.negli anni successivi, divenne decano di reggio140 e, nel 1544, quan-do il suo protettore fu creato cardinale, venne nominato arcivescovodi Siponto141. una volta eletto papa con il nome di Giulio iii (1550),il del Monte poté coronare l’aspirazione giovanile dell’esuberanteGiovanni andrea, quella di sedere sulla cattedra peloritana142. il 20gennaio 1551, infatti, egli fu trasferito alla sede peloritana e, nelnovembre dello stesso anno, creato cardinale del titolo presbiterale di

136 uGhelli, iX, col. 407; GaMS, p. 906; HC, iii, p. 256; ruSSo, Storia della dio-cesi di Nicastro, cit., p. 249; ruSSo, ni 17171-17174, 17181, 17189, 17209.

137 ruSSo, n° 17242.138 vd. supra, cap. ii, nt. 18.139 acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, f. 288rv.140 il decanato della chiesa reggina, nel maggio del 1535, fu conferito dal papa a

Sebastiano regitano, familiare pontificio (di probabile origine peloritana), assiemead alcuni benefici siti in Messina (cappellania perpetua della chiesa de Agonia, par-rocchia di S. Giuliano, chiesa di S. Profonia), che «indebite tenet occupata» il can.Giovanni andrea Mercurio. nel gennaio 1537, il rigitano cedette i suoi diritti suldecanato, riservandosi una pensione annua «solvenda a io. antonio [sic] Mercurio,eiusdem ecclesiae decano» (ruSSo, ni 17481, 17547, 17775, 17780).

141 SaMPeri, Iconologia, cit., p. 98; uGhelli, viii, col. 860; GaMS, p. 924; HC, iii,p. 301.

142 Pirri, i, pp. 429-431; GaMS, p. 950; HC, iii, p. 242.

Page 155: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

118 caPitolo iv

S. Barbara143. nel 1555, inoltre, gli fu assegnato l’archimandritato delS. Salvatore144, anticipando di fatto quanto si sarebbe avverato solonel 1883, ovvero l’unione in una stessa persona delle due più impor-tanti cariche ecclesiastiche della città145.

Pur risiedendo per breve tempo in città146, il card. Mercurio sioccupò dei problemi di natura pastorale della propria diocesi147, oppo-nendosi strenuamente alle tesi regaliste sostenute dal viceré de vega ealle regie visite da questi ordinate negli anni 1552 e 1557148. inter-

143 PaStor, Storia dei Papi, cit., vi, p. 121 e p. 436 nt., dà notizia di un breve diPaolo iv del luglio 1556 che imponeva al Mercurio e ad altri quattordici cardinali diricevere gli ordini sacri. in seguito, optò per altri titoli presbiterali: S. ciriaco (1553),ovvero SS. Quirico e Giulitta, e S. Marcello (1560) (Pirri, i, p. 429; HC, iii, pp. 32,60, 63, 65).

144 Prese possesso della sede archimandritale il 23 marzo 1556, dando inizio allacostruzione del nuovo monastero e della chiesa abbaziale nel sito dell’attuale Museoregionale, dopo che quest’ultima era stata danneggiata da un fulmine e il monastero‘espropriato’ da carlo v per far posto al nuovo forte del S. Salvatore (Pirri, ii, p. 992;Foti, Chiese di Messina, cit., p. 518). Giova, peraltro, qui ricordare che la nomina delMercurio ad archimandrita avvenne non senza contrasti. il sovrano, infatti, che puraveva espresso il proprio ‘placet’ per l’assegnazione della commenda del S. Salvatoreal matematico Francesco Maurolico, si vide imposto dal pontefice il ben più potentecardinale (vd. r. MoScheo, Mecenatismo e scienza nella Sicilia del ’500. I Ventimigliadi Geraci ed il matematico Francesco Maurolico, Messina 1990, pp. 67-68 e nt. 31).

145 vd. G. MelluSi, Messina-Lipari-santa Lucia del Mela, in Storia delle Chiesedi Sicilia, a cura di G. zito, pp. 463-525: 501.

146 tornò a Messina da arcivescovo solo il 18 marzo 1556, entrandovi trionfal-mente, accolto dai magistrati, dal clero, dalla nobiltà e dal viceré, e rimanendovi finoal 1559 (FranciSci Maurolyci Sicanicarum rerum compendium, Messanae, typisdon vittorini Maffei, 1716, p. 234; zaGGia, Tra Mantova e la Sicilia, cit., p. 288).con quest’ultimo personaggio (Juan de vega), in particolare, fu protagonista, insiemead ignazio di loyola, di una controversia a motivo della riforma del convento femmi-nile messinese dell’ascensione (Salvo, Tra Valdesiani e Gesuiti, cit., pp. 587-590 ebibl. ivi cit.).

147 nel gennaio del 1553, ottenne un breve pontificio che autorizzava il cappucci-no Bernardo Balbano – che l’anno precedente, con grande concorso di popolo, avevaspiegato il vangelo in città – a continuare la sua predicazione a Messina (PaStor, Sto-ria dei Papi, cit., vi, p. 125).

148 nel 1557, durante la seconda visita di Giacomo arnedo alle chiese siciliane dipatronato regio (eseguita con «puntigliosissimo zelo»), il porporato si vide messosotto accusa dal visitatore (zaGGia, Tra Mantova e la Sicilia, cit., p. 298).

Page 156: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

119il caPitolo SPecchio della Società MeSSineSe

venne, inoltre, ai conclavi per l’elezione di Marcello ii, Paolo iv149 ePio iv.

il 2 febbraio 1561 trovò la morte nel Palazzo apostolico e fusepolto nella chiesa di S. Marcello, del cui titolo cardinalizio era statoinvestito. nel proprio testamento dispose un legato di 80.000 scudiper i poveri150.

h) Giovanni Francesco Verdura

la presenza del verdura come canonico di Messina è attestata, per laprima volta, il 18 giugno 1527. di lui abbiamo altre notizie a partire dal1534, al tempo dell’opzione per il cantorato esercitata da Giovanni Gia-como Stagno151, e durante la sede vacante del 1538, quando agiva comevicario ebdomadario del capitolo in coppia con il can. antonino chi-nigò152. nello stesso periodo esercitò l’ufficio di vicario in spiritualibuset temporalibus dell’archimandrita annibale Spatafora153. i rapporti conquest’ultimo lo coinvolsero nei circoli riformatori messinesi154, tanto

149 nel conclave seguìto alla morte di papa cervini, si oppose all’elezione diPaolo iv, insieme ai cardinali del partito spagnolo-imperiale (PaStor, Storia dei Papi,cit., vi, pp. 344-345).

150 Moroni, Xlvi, p. 234. ulteriori notizie biografiche adesso in n. Bazzano,Mercurio, Giovanni Andrea, in DBI, vol. 73, roma 2009, pp. 625-626. Questo il giu-dizio espresso su di lui dal Maurolico: «vixit primum splendide, prandebat laute, epi -scopos, abbates, canonicos, et Procerum nonnullos excipiebat munifice. in sacrorumcultu, et vestitu mundus, equirabat famulis eleganter indutis constipatus. a Magistra-tu deducebatur, et reducebatur. in una tantum re, judicio meo, reprehendi potuit, quodpatriae, atque consanguineorum benevolentiam quovis thesauro praetiosiorem parvolucro postponebat. Sic quem fortuna exaltaverat, avaritia deorsum retrudebat, deambitione non loquor, quod est vitium omnibus commune» (Sicanicarum rerum com-pendium, cit., pp. 248-249).

151 acMcap, ‘atti del decanato’, vol. 21, ff. 49r-51r.152 vd. supra, cap. v, nt. 48.153 vinci, Lettera, cit., p. 61.154 con gli Spatafora il can. verdura condivideva l’affiliazione alla confraternita

degli azzurri, sodalizio di recente fondazione (1541) in cui circolavano idee luterane,e, forse, all’accademia della Fucina, in quegli anni ancora segreta [a. ruSSo, L’Ac-cademia della Fucina di Messina: una società segreta esistente già dal primo decen-nio del sec. XVII, in ASM, 73 (1997), pp. 139-172; G. niGido dioniSi, L’Accademia

Page 157: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

120 caPitolo iv

che, trovandosi a venezia155, fu accusato di eresia156 e, quindi, incarce-rato a roma157. la permanenza nella città lagunare gli fruttò, nel giu-gno del 1549, l’elezione a vescovo di chironissos158, piccola diocesinell’isola di creta, allora dominio di S. Marco159.

tornato a Messina nel 1557, dopo che gli fu concesso il permessodi risiedere fuori dal carcere prima dell’espletamento del processo,ottenne l’assoluzione nel 1560. Successivamente, partecipò alle ses-sioni del concilio di trento160 del 1563, assieme agli altri vescovimessinesi161. ignazio di loyola lo definì «persona tanto qualificata et

della Fucina di Messina (1639-1678), catania 1903; d. Puzzolo SiGillo, Pagine tra-scurate di storia letteraria: un’ignota “Accademia messinese” del primo Cinquecen-to tenta di sostituire il siciliano al toscano, «atti della r. accademia Peloritana»,XXXiii, 1929, pp. 297-308; zaGGia, Tra Mantova e la Sicilia, cit., pp. 207-306].

155 in questo frangente, ricoprì la carica di vicario del vescovo di treviso e strinseamicizia con Bartolomeo Spatafora, esule nella Serenissima (zaGGia, Tra Mantova ela Sicilia, cit., p. 271-272, 276, 372 e bibl. ivi cit.)

156 zaGGia, Tra Mantova e la Sicilia, cit., pp. 583 e 733.157 Salvo, Monache, cit., p. 135 e nt. 152.158 SaMPeri, p. 102; Gallo, iii, p. 104; HC, iii, p. 166; G. Fedalto, La Chiesa

latina in Oriente. ii. Hierarchia latina Orientis, verona 1976, p. 79.159 il vescovato faceva parte della c.d. ‘chiesa veneta’, un complesso di circa cin-

quanta circoscrizioni ecclesiastiche ricadenti nei territori della terraferma, adriatici edel levante, sotto la sovranità della repubblica di venezia e sui quali, quest’ultima,«aveva particolari pretese di controllo e giurisdizione – contestate in parte da roma».Ma, mentre i vescovati situati in italia e dalmazia, sottoposti a un dominio più diretto esicuro della Serenissima, erano più ambìti, quelli disseminati nelle isole e lungo lecoste del Mar egeo, a causa della minaccia turca e della ingombrante presenza dei greci«scismatici» lo erano un po’ meno: «nel 1617, nella diocesi cretese di chironissos [...]le anime che vivevano alla latina erano non più di otto o dieci», ragione per cui l’amba-sciatore veneziano ne richiese al papa la soppressione». tuttavia, l’ultima provvistaepiscopale risale al 1645 (vd. a. Menniti iPPolito, Politica e carriere ecclesiastiche nelsecolo XVII. I vescovi veneti fra Roma e Venezia, napoli 1993, pp. 15-16, 24-25).

160 Salvo, Monache, cit., p. 135 e nt. 152.161 oltre all’arcivescovo di Messina, lo spagnolo Gaspare cervantes, presero parte

all’assise conciliare diversi presuli originari della diocesi: il domenicano domenicocasablanca, vescovo di vico (equense); Giovanni andrea Bellone, ve scovo di Massa(lubrense); Prospero rebiba, vescovo di troia; il francescano conventuale ottavianoPreconio, vescovo di Monopoli, poi arcivescovo di Palermo; Giacomo lomellino,vescovo di Mazara; Giovanni Battista lomellino, vescovo di Guardialfiera (Canoneset Decreta Concilii Tridentini, cit., pp. yv-z6r; Pirri, i, p. 431; SaMPeri, p. 96; zaGGia,

Page 158: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

121il caPitolo SPecchio della Società MeSSineSe

studiosa»162. egli, infatti, era uno dei personaggi di spicco dei circoliculturali messinesi dell’epoca, nonché curatore dell’edizione dei Con-silia pheudalia di Gugliemo Perno ed autore di epigrammi latini163.Morì il 14 dicembre 1570164.

i) Giovanni Andrea Bellone

nipote ex sorore del card. Mercurio, nel 1557 ottenne dal potente zioil decanato della cattedrale165 e, due anni più tardi, la nomina a vescovodella piccola diocesi di Massa (lu brense)166. Fu tra i prelati che preseroparte alle ultime sessioni del concilio di trento. Morì nel 1572.

5. Vita ‘non comune’ e abitazioni private dei canonici

come già accennato, la cattedrale di Messina – per quanto è datoconoscere – non fu mai circondata da quelle tipiche strutture edilizie

Tra Mantova e la Sicilia, cit., pp. 255-256 e bibl. ivi cit.), ad esclusione del card. Sci-pione rebiba, caduto in disgrazia durante il pontificato di Pio iv [vd. e. Bonora, Rebi-ba, Scipione, in DBI, vol. 86, roma 2016, i.c.s.]. all’ultima sessione dell’assise erastato invitato il dotto abate Francesco Maurolico (vd. infra, § 7) che, tuttavia, «ramari-catovi per non potervi personalmente intervenire (impedito per avventura non menodall’età, che dall’infermità e malagevolezza del viaggio e spesa) scrisse a que’ rilucentilumi della chiesa, per iscusarsene, una lunga, et affettuosa epistola, e figli di lor cennodall’arcivescovo di Palermo, monsignor Preconio assai honorevolmente risposto» (cosìF. Maurolico Jun., Vita dell’Abbate del Parto D. Francesco Maurolico..., nuova edi-zione con introduzione e note a cura di r. MoScheo, Messina 2001, pp. 46-47). Su que-st’ultimo personaggio, vd. adesso il profilo biografico di M. leonardi, Preconio, Otta-viano, in DBI, vol. 85, roma 2016, pp. 297-299.

162 Salvo, Tra Valdesiani e Gesuiti, cit., p. 583 nt. 196. nell’estate del 1547, tro-vandosi a roma, il verdura sottoscrisse a nome della città l’ingaggio del Montorsoliper la realizzazione di una monumentale fontana (la cosiddetta ‘Fontana d’orione’)«nel plano de la majuri ecclesia» [vd. n. aricò, Architettura del Tardo Rinascimentoin Sicilia. Giovannangelo Montorsoli a Messina (1547-1557), Firenze 2013, pp. 2-3].

163 zaGGia, Tra Mantova e la Sicilia, cit., pp. 176, 181, 271 e bibl. ivi cit.164 Salvo, La Biblioteca del Viceré, cit., p. 214 nt. 259.165 vd. infra, doc. 30.166 uGhelli, vi, col. 648; HC, iii, p. 228.

Page 159: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

122 caPitolo iv

che ancora esistono e fanno corona alle monumentali chiese cattedra-li di Francia, inghilterra, regioni dell’impero e penisola iberica, vale adire chiostri, aule capitolari, dormitori e case dei canonici, e altrispazi che servivano per la vita quotidiana di una comunità di chiericidestinati a vivere insieme (archivio, biblioteca, scriptorium, schola,refettorio, balnea ecc.)167.

a parte le due chiese parrocchiali di S. Giacomo168 e S. lorenzo169,che sorgevano, rispettivamente, dietro le absidi della cattedrale e lungoil fianco occidentale della stessa, le prime notizie relative agli spazilimitrofi alla chiesa maggiore ‘nuova’, a quelli di pertinenza di essa oad essa collegati, non sono anteriori al sec. Xiv. Sappiamo infatti chenel 1311 l’arcivescovo Guidotto acquistava da Santoro de Salvo, per lasomma di onze 50 un casalino posto nella via ‘de astariis’170, «profaciendo viam publicam ad opus Majoris Messanensis ecclesiae»171.lo stesso presule, pochi anni più tardi, in coerenza con la politica divalorizzazione e recupero di S. Maria – rimasta abbandonata permezzo secolo dopo l’incendio del 1254, il periodo della crisi dinasticae i turbolenti anni del vespro – nel 1323, raggiungeva con aldoino de

167 vd. supra, cap. iii, nt. 15.168 Su questa chiesa, vd. e. d’aMico, L’antica chiesa di S. Giacomo Apostolo a

Messina, in ASM, 93 (2012), pp. 7-64.169 Sulla preesistenza di questo edificio alla cattedrale, si leggano le interessanti

osservazioni di aricò, Architettura del Tardo Rinascimento in Sicilia, cit., pp. 14-25.170 «in pieno centro urbano infatti, nella contrada dei Banchi [...] scorreva, proprio

a ridossso delle abitazioni, un altro corso d’acqua, detto nelle fonti flumen puplicum[...] questo sarebbe da identificare però, secondo taluni esponenti della più accreditatatradizione di studi municipalistici, con il torrente Portalegni [...] che sembra si introdu-cesse in città “per la porta dei Gentili, e scorrendo per il quartiere dell’Albergheria, perla piazza del duomo per la via degli Astari o del fiume, si scaricava nel porto”. alriguardo non possiamo fare a meno di sottolineare talune perplessità [...] è probabileche si trattasse [...] di periodiche piene o di continui deflussi di acque che entravanonel perimetro urbano seguendo la ripida pendenza della odierna via Peculio Frumenta-rio, o addirittura di un altro torrente di cui allo stato attuale delle ricerche non siamo ingrado di aggiungere nessun altro particolare», così M.G. Militi, Vicende urbane e usodello spazio a Messina nel secolo XV, in «nuovi annali della Facoltà di Magisterodell’università di Messina», 1 (1983), pp. 425-452: 431-433.

171 adM, perg. 821; StarraBBa, doc. cXXiii.

Page 160: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

123il caPitolo SPecchio della Società MeSSineSe

aldoino una transazione circa un immobile situato nel cimitero chefiancheggiava l’edificio172.

aveva, così, inizio per la cattedrale una nuova stagione che avrebbecomportato il mutamento della sua facies originaria, con la realizzazio-ne di cappelle e altari (con sculture e pitture) al suo interno – «che, nelcorso del tempo, divennero così numerosi da intasar[n]e i pur ampispazi»173 – e la costruzione all’esterno di corpi avanzati per ragioni diordine pratico (sacrestia/archivio, lungo il fianco nord) o puramentedevozionali (chiesa di S. lucia e sepolcreto, lungo il fianco sud).

in questo clima di rinnovamento edilizio e decorativo, la realizza-zione di una ‘canonica’ non fu, però, ritenuta necessaria; da decenni,infatti, l’obbligo della ‘vita comune’ dei canonici e del clero della cat-tedrale era ormai del tutto inosservato anche laddove, in europa, erasorto mezzo millennio prima, voluto come deterrente per il manteni-mento della disciplina dei chierici.

a Messina, pertanto, il clero secolare continuò ad abitare nellecase di famiglia, in compagnia dei parenti o, se le condizioni econo-miche lo permettevano, a metter su casa propria, ove vivere ‘fuori dasguardi indiscreti’ e tra i ‘confort’ che l’epoca poteva offrire. esem-plari, al riguardo, sono due documenti relativi al canonico, poi deca-no, antonio de agonia; grazie ad essi siamo in grado di conoscere laconsistenza del suo patrimonio. Si tratta di a) una donazione intervivos e b) del testamento, pervenuti attraverso copie settecentesche eche, per le note tristi vicende dell’archivio di Stato di Messina, il cuifondo notarile, per la parte più antica, è andato quasi del tutto distrut-to, costituiscono delle autentiche rarità documentarie174.

altrettanto rara può dirsi un’altra serie di documenti, datati neidecenni a cavaliere del ’500, che ci consentono di conoscere l’ubica-

172 adM, perg. 942; SPinella n° 16.173 PiSPiSa, La Cattedrale di S. Maria, cit., p. 277.174 i due strumenti notarili si trovano riuniti nel ms. F.N. 296 della Biblioteca

regionale universitaria di Messina, un tempo facente parte dell’archivio della con-fraternita di S. Maria de agonia (più tardi intitolatasi ‘Sacra Milizia dei verdi’), il cuiprimo benefattore fu proprio il decano antonio. entrambi gli atti, da noi trascritti,saranno oggetto di una nostra prossima pubblicazione (vd. supra, nt. 42).

Page 161: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

124 caPitolo iv

zione delle case di alcuni canonici attestati a Messina in quel torno dianni. Si tratta di una raccolta di 109 ‘delibere’, espresse dalla giuraziapeloritana tra il 1477 e il 1538, riguardanti le concessioni di suolo pub-blico a privati. contenuta in due ‘copiari gemelli’175, tale raccolta hapermesso di «trarre [...] alcune significative esperienze urbane del casomessinese»176. tra gli honorati, magnifici, nobilis, spectabilis – questii titoli utilizzati per indicare nelle rispettive provvidenze i vari richie-denti – compare qualche religiosus vir che, approfittando di una recen-te concessione viceregia177, inoltrata la propria richiesta agli ammini-stratori della città poteva, così, migliorare la propria abitazione e, nelcontempo, risolvere questioni di igiene pubblica e decoro urbano.

il primo caso documentato è quello del venerabilis dominus PaoloGrasso, canonico della cattedrale, al quale, in data 31 agosto 1478, igiurati, per l’irrisorio canone annuo di grani 15, concedevano il pos-sesso di una ‘vinella’ posta a sud della sua abitazione, nel quartiere diS. leonardo178. Pochi anni più tardi (precisamente in data 14 giugno

175 Si tratta del vol. OE (già dell’ospedale degli esposti o trovatelli) conservatopresso l’archivio di Stato di Messina e del ms. F.N. 240 (già della confraternita di S.Maria de agonia) conservato a Messina, presso l’appena ricordata Biblioteca regio-nale universitaria.

176 Si leggano, a tal proposito, i due saggi di n. aricò, Quartieri e fondiarietàurbana a Messina tra Quattro e Cinquecento, relazione al convegno ‘la civiltà sici-liana del Quattrocento’, Messina, 21-24 febbraio 1982, Soveria Mannelli, s.i.d., pp.3-23; e Mestieri e spazio urbano a Messina nell’epoca di Ferdinando il Cattolico; in«Storia della città. rivista internazionale di storia urbana e territoriale», 24 (anno set-timo, iv) ott.-dic. 1982, pp. 5-24.

177 «nel 1476, infatti, i viceré Peralta e Puyades disponevano che gli amministra-tori messinesi concedessero terreno pubblico a privati, dietro onere di censo perpe-tuo» (aricò, Mestieri e spazio urbano, cit., p. 5).

178 «[…]. cumque retro domos ven. domini Pauli de Grassis, canonaci sanctemajoris messanensis ecclesie, sit ex parte meridiey quedam vinella arta sita in civita-te Messane, in quarterio sancti leonardi, prope domum Baudi de Gintili et domumpossessam per quamdam nationem greca nomine, ac etiam secus domum magistriGilotte cathalani sutoris, que vinella vadit ex occidente ad orientem, et a meridiehabet predittos confines, a sempttentrione vero habet domos prefati domini Pauli etalios confines. et coram // nobis comparens prefatus ven. d.nus Paulus et petierit anobis dittam vinellam per nos sibi concede offerens dare universitati illud quod per

Page 162: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

125il caPitolo SPecchio della Società MeSSineSe

1485), era la volta del can. Giovanni Puyades, che all’epoca ricoprivala carica di vicario generale dell’arcivescovo, oltre a detenere in com-menda l’abbazia cistercense di regio patronato di S. Maria di novara.Puyades, tuttavia, non abitava in un immobile di sua proprietà, bensìnella grangia messinese del monastero, ossia la chiesa di S. vincenzo,eretta nel ‘borgo di S. leone’, extra moenia civitatis; per detta gran-gia l’abate chiese ai giurati la concessione di una non meglio definitaestensione di suolo pubblico intercluso, per poter ampliare il terreno(con giardino e orto) di pertinenza della grangia e, così costruirvi unarecinzione ed un cancello. anche in questo caso, le autorità cittadineaccolsero la richiesta, ma per un canone annuo ancora più misero,appena 5 grani179.

duos viros expertos legitime judicatum et et extimatum fuerit. nos vero, consideran-tes probitatem prefati domini Pauli ac peticionem per eum ut supra fattam neminifore dannosam, ymmo potius utile et profiguam, ex quo in ditta vinella stercora etputrida immittuntur propter quod pestilens aier generatur in dannum totius convicinieet in commodum quam vinellam vidimus ibi personaliter existentes, ea propter fuitper nos provisum et ita harum serie declaramus quod ipse dominus Paulus possit etvaleat in quantum durat spatium omnium domorum suarum predittarum in dittavinella, ipsam vinellam claudere ab utraque parte et in ea facere quicquid voluerit.Que quidem venella ut supra distinctam sit et esse debeat omni futuro tempore dittidomini Pauli et successorum ejus in eaque illud possit facere quod patroni faciunt: dere propria […]. ita quod, ex nunc in antea, ut supra diximus possit et valeat idemdominus Paulus terrenum seu venellam, ipsam claudere, murare, hedificare // benefi-care, uti frui et gaudere et de ea facere tanquam de bonis propriis, ipsam alienare,vendere, donare, permutare et de ea facere ad vellem suum supraditto iure census gra-norum quindecim anno quolibet imperpetuum ditte universitati solvendo in omnibuset per omnia semper salvo [...]» (aSMe, vol. oe, ff. 46r-47v; BruM, ms. F.N. 240,ff. 119r-120r).

179 «cumque nuper comparuerit coram nobis r.dus dominus ioannes Puyades abastemporalibus generalis vicarius r.mi domini archiepiscopi messanensi et ab offitionostro petierit ut sibi a nobis concede quoddam spatium terreni puplici situm in civita-te Messana, in quarterio Sancti leonis quod est inter domos viridarium et ortum Sanctivincenti ecclesie, grangie dicti eius monasterii, longitudinis et latitudinis cannarum[vacat] usque ad portam et introytum ditte granchie presertim quod tale spatium terreninulli // nocet et est situm inter loca et predia ipsius granchie, in quo quidem spatiumterreni vult et intendit dittus r.dus abbas facere introytum et porticum ditte granchie,non sine ornamento ipsius et beneficio non mediocri, offrerens dare annuatim imperpe-tuum ditte universitati totum illud et quantum per expertos legitime iudicatum et exti-

Page 163: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

126 caPitolo iv

il 30 aprile 1493, giunto quasi alla fine dei suoi giorni, era la voltadi Giovanni rampulla, decano della cattedrale, personaggio più voltericordato in questo studio180. l’ormai anziano canonico chiedeva allacittà di poter chiudere una parte della strada (una perpendicolare deldromo181 dove si affacciavano le sue case, una delle quali definita

matum fuerit. […] ac etiam considerato beneficio fiendo in ditto terreno per r.dumabbatem predittum foret et esse tanti pretii et valoris, quod anno quolibet pro aliqualiservitute de eo ditta universitas consequi et habere ineretur, a ditto domino abbate eteius successoribus imperpetuum grana duo cum dimidio. Qua de redditus ven. domi-nus abbas presens coram nobis et certioratus de ditta annua pensione fatta per dittosexpertos ex abundanti et se obtulit pro ditto terreno etiam alios grana duo cum dimidioet sic sunt grana quinque per eum et successores suos imperpetuum ditte universitatisolvendi. […] et propteren nos preditti iurati, nomine ditte universitatis, prefato r.dodomino abbati ibidem presenti et stipulanti pro se suisque heredibus, imperpetuumdamus, cedimus et habere concedimus dittus terreni spatium ut supra limitatum etdescriptum, ut ipsum possit cum suis prediis circumstantibus unire et concludere ac delapidibus et calce murare et claudere [...]» (aSMe, vol. oe, ff. 66r-68v; BruM, ms.F.N. 240, ff. 134v-136r).

180 «cumque nuper comparerit coram nobis r.ndus ioannes rampulla, ducanuset canonacus nostre sancte maioris et messanensis ecclesie, et petierit a nobis ut sibiconcedere vellemus quamdam viam puplicam intermediam ex utroque latere interdomos ipsius domini decani, in quarterio anglicorum, in contrada Sancte Marie de lacaritati, videlice subtus dromum; offerens dare imperpetuum ditte universitati illumannuum censum qui per expertos legitime iudicatus fuerit propter quod ex clausuraditte vie nullum dapnum aut preiuditium infertur alicui civium et redundat ad hone-rem et decorem civitatis propter benefitia ibi per // eum fienda in maragmatibus,prout clare vidimus conferentes nos super loco fuimus contenti. et sic positis per nosexpertos visa per eos ditta retulerunt ipsi experti dittum dominum ioannem solveredebere pro ditta clausura anno quolibet imperpetuum ditte universitati tarenum unumet grana decem ratione iuris census. […] ea propter nos qui supra iurati nomine ditteuniversitatis prefato domino ioanne rampulla, ibidem presenti, recipienti et stipulan-ti per se suisque heredibus et successoribus, imperpetuum damus, cedimus et habereconcedimus di tam viam, quam quidem viam authoritate presentis nostre concessio-nis possit et valeat claudere et murare facere retta linea a cantoneria sue domus noveet ire ex parte dromi versus septentrionem et apodiare cum cantoneria domus colelleet Bernardi Malcagnato a // quibus habemus consensum et aucotirtatem et illam viamet murum unire cum dittis suis domibus [...]» (aSMe, vol. oe, ff. 85v-86v; BruM,ms. F.N. 240, ff. 49v-150r).

181 antico asse viario, orientato da nord a Sud, corrispondente grossomodo altracciato dell’attuale via XXiv Maggio.

Page 164: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

127il caPitolo SPecchio della Società MeSSineSe

‘nova’, allineando in tal modo il tracciato della via, a partire dalla‘cantonera’ dell’abitazione dei Malcagnato. Questa volta, però, ilcenso annuo richiesto dall’amministrazione cittadina era più alto (tarì1 e grani 10), trattandosi di una concessione che, evidentemente,andava a tutto vantaggio degli immobili del richiedente182.

6. Secolarizzazione e istanze di rinnovamento religioso

nella seconda metà del sec. Xiv, la chiesa messinese attraversòun periodo di decadenza spirituale e di crisi morale. uno dei motivi èda ricercarsi nel costante e capillare accrescimento della proprietàecclesiastica nell’economia cittadina.

un primo tentativo di riforma dei costumi degli ecclesiastici fuesperito dall’arcivescovo Filippo crispo, che sperò, con la celebrazio-ne del Sinodo diocesano (1392)183, «di porre rimedio allo stato di de -generazione cui era giunto il clero diocesano»184. dalla lettura di al -cuni capitoli sinodali ci si rende conto, ad esempio, di quanta facilo-neria accompagnava l’amministrazione dei sacramenti e del mancatorispetto dell’obbligo di residenza, con immancabili conseguenze circala recita dell’ufficio, la catechesi e la cura delle anime185. l’arcivesco-

182 trovandosi nei due ‘copiari’ citati altri atti di concessione di suolo pubblico adecclesiastici, crediamo di fare cosa utile riportare in ordine cronologico, in calce alpresente capitolo, le relative trascrizioni.

183 un quadro completo dei sinodi diocesani, provinciali e regionali celebrati inSicilia in età medievale e moderna si trova in Scaduto, Stato e Chiesa, cit., i, pp. 211-216; G. SavaGnone, Concilî e sinodi di Sicilia, Palermo 1910 e, da ultimo, nel volumemiscellaneo I sinodi diocesani siciliani del ’500, in «Synaxis», XiX/2 (2001). Mag-giori notizie sull’istituto sinodale, nel saggio di a. García y García, En torno a lossínodos diocesanos, in «Panta rei». Studi dedicati a Manlio Bellomo, a cura di o.condorelli, roma 2004, ii, pp. 375-385.

184 PiSPiSa, Messina nel Trecento, cit., p. 291. Sulle condizioni della chiesa mes-sinese nel sec. Xv, con particolare riguardo alla formazione e alla disciplina del clerosecolare e regolare, vd. l. la roSa, Vita cristiana di una città nel tramonto delmedioevo, Messina 1984, pp. 36-44; 73-138.

185 StarraBBa, doc. cciX; PiSPiSa, Messina nel Trecento, cit., pp. 291-294; Foda-le, Tra scisma, corruzione e riforma, cit., pp. 57-58.

Page 165: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

128 caPitolo iv

vo cercò di rimediare ai facili costumi dei chierici (l’uso di portarearmi, di frequentare taverne e lupanari, di giocare d’azzardo) irrogan-do pene severissime, ma con tali provvedimenti, «intesi più a repri-mere che a prevenire», il problema non fu risolto del tutto186. Quasiun secolo dopo, infatti, la situazione non era per nulla cambiata, per-ché, nell’ottobre del 1467, l’arcivescovo Giacomo tedeschi ingiunge-va al clero della ‘terra’ di rometta, a pena della privazione dell’uffi-cio e dei benefici goduti e di sei mesi di carcere, «chi nixunu previti,ne clericu di qualunqui via, gradu seu ordini sia, chi digia a jucari lazara, ne ad altru jocu nixunu illicitu seu disonestu ne publice ne priva-to modo, ne etiam andari ad taverna per bivirichi, oy maniarichi, nepraticari in burdelli, ne andarichi per actu de carnalitati ad alcuna fim-mina piccatrichi. item, chi non faza nixuna di li ditti persuni mercan-cii, usurarii maxime»187.

nonostante gli espliciti divieti dell’autorità ecclesiastica e gli sfor-zi compiuti, anche nei decenni successivi la reputazione e la credibi-lità del clero diocesano furono minate dal cattivo esempio di molti deisuoi membri188. nel 1525, il can. nicoletta rigitano fu denunciatodalle famiglie crisafi, Bonfiglio, Gioeni e Staiti «come omicida ecapo dei sediziosi [...] e che colle bombarde su delle carrette ebbel’ardire di andare contro lo stesso stradigò e di uccidere alcuni mini-stri di giustizia»189. nel 1534, allo stesso arcivescovo de lignamineveniva concesso di legittimare i figli spuri190. Quattro anni più tardi,an dreotta de Simone «canonico e decano [sic] della cattedrale [...] fuancor egli, benché da mano sacrilega, colpito col ferro mortalmentenel capo»191. inoltre, durante la sede vacante del 1538, non furono

186 PiSPiSa, Messina nel Trecento, cit., pp. 294.187 vinci, Lettera, cit., pp. 89 ss.188 Sui facili costumi del clero isolano, secolare e religioso, maschile e femmini-

le, in epoca pre-tridentina, e il problema della legittimazione dei figli spuri vd. Foda-le, Tra scisma, corruzione e riforma, cit., pp. 67-72, 81-100; Salvo, Potestà civile,cit., pp. 18-21.

189 Gallo, ii, p. 485.190 aSPa, Protonotaro del Regno, vol. 256, ff. 274rv.191 Gallo, ii, p. 521. l’episodio si riferisce alla demolizione delle chiese e dei

Page 166: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

129il caPitolo SPecchio della Società MeSSineSe

pochi gli interventi del capitolo circa l’amministrazione della giusti-zia criminale per reati commessi dai chierici diocesani192.

il decadimento morale e spirituale del clero, peraltro, non era unfenomeno circoscritto alle realtà ecclesiali locali, ma interessava tuttala chiesa latina, compresi i vertici delle gerarchie; per tale ragione leistanze di riforma della chiesa, oltre che negli ordini religiosi, trova-rono terreno fertile anche tra gli umanisti, particolarmente in erasmoda rotterdam193. nella città dello Stretto, nei primi decenni del sec.Xvi, è attestata la presenza di un circolo di umanisti, gravitanti attor-no al viceré ettore Pignatelli194, particolarmente vicino alle posizionierasmiane e attento agli sviluppi di un nuovo movimento di rinnova-mento dell’ordine Francescano, quello dei cappuccini, che ebbe tra iprimi seguaci Bernardino da reggio195. a queste nuove idee196 che

monasteri del piano di terranova per l’ampliamento della cinta muraria cittadina (vd.supra, nt. 106).

192 Prete Giovanni yarbato (o charbato), della ‘terra’ di naso, trovato in flagranzamentre porta con sé armi; prete Giovanni de Patti, di Messina, accusato di furto dalmagn. antonio Staiti e carcerato nelle prigioni arcivescovili; preti domenico Spanello eBernardo Scasa di castroreale tenuti prigionieri in sacrestia; prete Giovanni cosma deristino, della ‘terra’ di Sinagra, accusato di insulto pubblico cum percussione in capite;il prete Giacomo di Gagliano, accusato da Filippo de ansaldo, di nicosia, dell’omici-dio del prete nicola antonio de ansaldo catturato a randazzo (acMcap, vol. 41,‘omnium actorum et literarum’, vol. 41, ff. 7r-8r, 12r-13v, 21v-22r, 53rv, 87v-88r, 88r).

193 Salvo, Monache, cit., pp. 97-98. 194 Si trattava di antonio Sebastiani del traetto, detto il ‘Minturno’, di Giovanni

Marullo, Fulvio Gambacurta e Giovan Battista Bacchini (per maggiori notizie, vd. r.MoScheo, Fermenti religiosi e vita scientifica a Messina nel XVI secolo, in Scienceset religions de Copernic a Galilée (1540-1610), actes du colloque international orga-nisé par l’école nationale de rome, en collaboration avec l’école nationale des char-tes et l’istituto italiano per gli studi filosofici, avec la partecipation de l’università dinapoli «Federico ii», rome 12-14 décembre 1996, roma 1999, pp. 295-356: 311-315; Salvo, Monache, pp. 99-100).

195 Salvo, Monache, cit., pp. 102-105.196 Sulla diffusione del pensiero luterano e calvinista nella città del Faro e dintor-

ni, in particolare negli ambienti della borghesia legati all’artigianato e al commercio,vd. B. Bilotta, La riforma protestante a Messina: un’ipotesi di storia sociale, in Attidella Accademia Peloritana dei Pericolanti, classe di Scienze Giuridiche, economi-che e Politiche, Xlvii (1978), pp. 5-60. Sul problema, vd. anche v. Sciuti ruSSi, Ere-sia e trasgressione nella Sicilia spagnola, in Chiesa e società in Sicilia. I secc. XII-

Page 167: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

130 caPitolo iv

andavano circolando negli ambienti ‘alti’ della città non fu estraneoneppure il clero messinese. il 22 aprile 1547, il prete Giovanni PietroGiardina197 ot tenne la riconciliazione dopo essere stato accusato dieresia luterana198. la stessa accusa subirono il decano aliotta Buglioe il can. Facio ci pria no, entrambi degradati verbaliter199, mentre ilvescovo Giovanni Francesco verdura, già membro del capitolo, scon -tò più di un anno di reclusione nelle carceri trasteverine di ripetta,accusato dall’inquisizione romana200.

7. Tra fede e cultura

a conclusione di questa indagine prosopografica, è bene spenderealmeno qualche parola su alcuni personaggi, appartenenti al capitolo eal clero della cattedrale, che negli anni a cavaliere del ’500 si distinseronelle scienze e nelle lettere. Si tratta di figure note, per lo più legate allafamosa ‘scuola di greco’ di costantino lascaris201 (che tanto ‘fascino’suscitò nei locali gruppi dirigenti dell’epoca, a cominciare dallo stessoviceré dell’epoca, Ferdinando de acuña202) e che, con i loro scritti,hanno lasciato della stessa un’eco duratura nella so cietà messinese.

Mi riferisco, anzitutto, all’umanista-scienziato Francesco Mauroli-co, ordinato sacerdote nel 1521203 e che, ancora ‘fresco di ordinazio-

XVI, atti del ii convegno internazionale organizzato dall’arcidiocesi di catania, 25-27 novembre 1993, a cura di G. zito, torino 1995, pp. 245-271.

197 vd. supra, cap. iii, nt. 32.198 Salvo, Tra Valdesiani e Gesuiti, cit., p. 13 e nt. 179; ead., La biblioteca del

Viceré, cit., pp. 213-214.199 c.a. GaruFi, Fatti e personaggi dell’Inquisizione in Sicilia, Palermo 1978,

pp. 26 e 94. in questo studio il cipriano è indicato erroneamente con il nome di Savioma, in realtà, si chiamava Facio (cioè Bonifacio). Su di lui, vd. anche supra, nt. 38.

200 ivi, p. 135 e nt. 152.201 vd. M. cereSa, Lascaris, Costantino, in DBI, vol. 63, roma 2004, pp. 781-785.202 Sul personaggio, ci permettiamo di rinviare a G. MelluSi, Il viceré de Acuña,

la Sicilia, sant’Agata, in aa.vv., Una santa, una città: Agata e Catania in nuovefonte medievali, Spoleto 2015, pp. 75-131.

203 Maurolico Jun., Vita dell’Abbate del Parto D. Francesco Maurolico..., cit, p.21. vd. anche supra, nt. 161.

Page 168: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

131il caPitolo SPecchio della Società MeSSineSe

ne’, risulta destinatario di un beneficio nella maggiore chiesa204. Ma in‘odore di umanesimo’ erano anche due altri personaggi che, a queltempo, erano già da più di due lustri ‘passati a miglior vita’, ossia ilcan. Pietro Santeramo e il prete Matteo caldo. il primo, appartenentead una famiglia che nel sec. Xvi farà il suo in gresso nella ‘mastra giu-ratoria’ e autore del De granatensi bello (1497)205, fu (non ultimo) tra i‘referenti siciliani’ di erasmo da rotterdam206 e, quasi sicuramente, trai primi canali di diffusione a Messina del pensiero dell’olandese.

il caldo, invece, nato intorno alla metà del’400, risulta attestato neidocumenti a partire dalla fine del secolo207. Maurolico lo definì «cultis-

204 il 19 aprile 1521, ind. iX, il capitolo confermava la nomina del prete France-sco ‘Marguli’ alla cappellania dell’altare de Jurdanis alias de li Aliduyni, sito nell’alasettentrionale della cattedrale e vacante per la morte del r. d. nicola antonio Moleti,fatta dal nob. Salvo de Mauruli, nella qualità di donatario della spett. d. Beatrice Mar-chisio, da Jacobello Spatafora del fu d. Francesco e dai magn. Ferdinando e France-sco Porco, dal magn. Sebastiano Spatafora, procuratore di suo padre Giacomo, daFrancesca Porcu, baronessa di limina, e dal magn. d. Giacomo de iuenio (acMcap,‘atti capitolari’, vol. 1, f. 164rv).

205 c. Bianca, Stampa cultura e società a Messina alla fine del Quattrocento, i-ii,Palermo 1988, i, p. 33 e nt. 1.

206 MoScheo, Fermenti religiosi, cit., 305-309 e bibl. ivi cit.207 una copia di un documento della seconda metà del ’500 (v. infra, doc. 37) ci

attesta che il caldo era ‘terziario’ della cattedrale e percepiva una prebenda annua ditarì 6 pagata dal clero della chiesa di S. Maria di randazzo. egli, inoltre, risulterebbescomparso tra il dicembre del 1508 e i primi mesi dell’anno successivo, quando il suobeneficio fu conferito al prete Girolamo de linuzo. nel più volte citato vol. 1 dellaserie ‘atti capitolari’ si trovano, inoltre, i seguenti atti rogati dopo la sua morte:

a) 1509, 22 dic., ind. Xiii: il capitolo conferma la nomina del prete Pietro de ali-brando al beneficio e con la dote noviter constituta sopra l’altare de li Porchi, sitonella cattedrale, fatta dal fu prete Matteo caudu nel proprio testamento in atti del not.Giovanni de comite del 12 dicembre (ff. 10v-11r);

b) eodem die: il capitolo conferma la nomina del prete Bartolo de Mayu al bene-ficio fondato sopra l’altare de li Gangi sito nella cattedrale e vacante per la morte delprete Matteo caudu, fatta dai fratelli ed eredi del ius eligendi, il nob. antonio deMauro e la r. d. angela de Mauro, badessa del monastero di S. Gregorio di Messina,per atti del not. Girolamo Manjanti del 12 dicembre (ff. 11v-12r);

c) eodem die: il capitolo conferma la nomina del prete tommaso calanna a cap-pellano dell’altare de li Afflicti con la sua dote, sito nella cattedrale e vacante per lamorte del prete Matteo caldu, fatta dai maestri, sindaci, tesorieri e confrati dell’o-

Page 169: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

132 caPitolo iv

simum», dicendo di lui che «ornatissimum in divino cultu, [...] pie ta -men et diligenter ecclesiis ceremoniis, horariarum precum, et cantumli bellis emendandis et locupletandis vacabat» e che era ‘familiaris’dell’arcivescovo Bellorado208. egli, infatti, oltre ad essere stato autoredi un poemetto mistilingue209, ebbe il merito di aver curato la stampadegli antichi libri liturgici in uso nel duomo, ossia il Breviario e ilMessale Gallicano210.

un cenno merita anche il chierico cola Bruno211, epigono della

spedale di S. angelo della capperrina per atti del not. Pietro de amico del 16 dicem-bre (f. 12r);

d) eodem die: il capitolo conferma la nomina del prete Paolo de astiano al bene-ficio fondato sopra l’altare de li Guglocti, sito nell’ala settentrionale della cattedrale evacante per la morte del prete Matteo caldu, fatta dai nob. leonarda, vedova di nico-la antonio crisafulli, Bernardo, raynerio e Giovanni Matteo crisafulli, sorella e fra-telli, e dalla r.da d. Scolastica de Parapertuso (scil. Pietrapertusa), badessa del mona-stero di S. Maria di Basicò, erede di due voti nel diritto di elezione, per atti del not.nicola Giurba (ff. 12v-13r);

e) 1509, 31 gen., ind. Xiii: il capitolo conferma la nomina del prete BartolomeoGuglocta al beneficio fondato sopra l’altare de Santu Placitu, sito nella cattedrale subtribona magna occidentalie vacante per la morte del prete Matteo caldu, fatta dalnob. domenico zaffarana per atti del not. antonio romano dell’11 gennaio 1509,ind. Xiii (f. 17r);

f) 1525, 21 agosto ind. Xiii: il capitolo conferma la nomina del prete Francescolahana alla cappellania dell’altare de li Porchi, sito nella cattedrale e dotato di unacasa del fu prete Matteo caudo, fatta dal fu prete Pietro de alibrando, ultimo cappel-lano (f. 219r).

Sulla scorta di tale documentazione, il breve profilo biografico del caldo trac-ciato da G. resta nell’Enciclopedia Dantesca (roma 1970) va, pertanto, completa-mente rivisto.

208 vd. r. MoScheo, L’insegnamento del greco a Messina dopo Costantino La -scaris, in «nuovi annali della Facoltà di Magistero dell’università di Messina», 5(1987), pp. 537-550: 542-545 e nt. 17.

209 M. caldo, Vita Christi Salvatoris Eiusque Matris Sanctissimae, a cura di l.lorenzini, Messina 1988.

210 G. zito, Il «Missale Gallicanum» nella Biblioteca del Seminario Arcivescoviledi Catania. Nota storica, in Il Messale Gallicano di Messina, ed. an., introduzione eappendice a cura di P. Sorci e G. zito, città del vaticano 2009, pp. lXXiX-cvii.

211 v. cian, Un medaglione del Rinascimento. Cola Bruno messinese e le suerelazioni con Pietro Bembo, Firenze 1901; c. Mutini, Bruno, Cola, in DBI, vol. 14,roma 1972, pp. 650-651.

Page 170: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

133il caPitolo SPecchio della Società MeSSineSe

scuola lascariana, che lasciò la città del Faro per entrare al completoservizio, come fidatissimo segretario, di Pietro Bembo, anch’egliallievo del costantinopolitano. nato dopo il 1480 a Messina, ancoraadolescente cola si trasferì a venezia, per poi studiare lettere a Pado-va e portarsi alla corte urbinate. abbracciato lo stato clericale, il suoprotettore gli affidò l’educazione dei figli e l’amministrazione deipropri beni, ricambiato con la concessione di alcuni benefici212. traquesti un canonicato prebendato nella cattedrale, già posseduto daangelo compagna, conferitogli il 10 gennaio 1521 con breve dileone X, e del quale prese possesso il 23 marzo successivo a mezzodel suo procuratore, il chierico Salvo de assumma213.

concludo questa carrellata con il ricordo del sacerdote nicola Gia-como alibrando, del clero della cattedrale, autore de Il spasimo diMaria Vergine (1534), poemetto in ottave, e de Il triompho il qualfece Messina nella intrata del imperator Carlo V (1535), entrambistampati a Messina, quest’ultimo dedicato al can. andreotta de Simo-ne214. anch’egli, al pari dei suoi ‘confratelli’, risulta più volte citatonei documenti dell’archivio capitolare215, grazie ai quali è stato pos-sibile gettare nuova luce su costoro.

212 lo stretto legame con l’illustre veneziano assicurò al Bruno il godimento didiversi benefici, così come risulta dai registri di leone X (ni 5185, 7767, 10288,10471, 11595-11597): la riserva della prepositura di casteldurante (oggi urbania),della pieve di S. alessandro e della cappella della S. trinità dicti loci Nullius dioece-sis; la parrocchia di S. Maria de Caltran, in diocesi di Padova e quella di S. Maria deCendralis, in diocesi di treviso; il rettorato di una chiesa in diocesi di Gubbio.

213 l’immissione nel possesso avvenne non senza difficoltà. al canonicato, infat-ti, aspirava anche Giovanni cesare Papardo che, tuttavia, per rispetto di PietroBembo, vi rinunciò, avendo come procuratore il fratello Giovanni enrico (vd. infra,doc. 25). Pochi anni dopo, peraltro, il Bruno rinunciava nelle mani del papa il canoni-cato che, in data 17 luglio 1526, conferì proprio al de assumma (vd. acMcap. ‘atticapitolari’, vol. 1, f. 233rv).

214 nel giugno del 1527 il capitolo conferiva al de Simone la cappellania degli alta-ri de Guidocto, de Ioanni Romano et de li Russi, siti nella cattedrale e vacanti per ri nun -cia del prete Giacomo nicola de alibrando (acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff.240v-241r). nessun dubbio sulla identità di tale Giacomo nicola con il nicola Giacomogià detto, nonostante l’evidente inversione di tali nomi nel documento ora utilizzato.

215 il 18 aprile 1519 il fratello del de alibrando, il nobile antonello, impetrava al

Page 171: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

134 caPitolo iv

concessioni altre di suolo pubblico estratte dai ‘copiari’ su ricordati:

a) 1511, 15 dic., ind. Xv: Giovanni de advena, priore del convento di S.Benedetto dei Frati Predicatori, chiede «ut eis concedere vellemus quoddamterreni spatium de plano puplico dicte civitatis existens iuxta viridariumipsius conventi ex parte orientis, quod spatium terreni est latitudinis palmo-rum quatrantagintaquinque, incipiendo a cantoneria viridarii ditti conventusex parte meridiei, exeundo versus orientem retta linea, et inde eundo rettalinea versus septentrionem per cannas vigintiduas cum dimidia. a quo spatiousque ad murum veterem viridarii ditti conventus est latitudo palmorum qua-tragintaduorum et ab inde de retta linea eundo versus quemdam murumnovum preditti viridarii concluditur, ut illud spatium possint claudere etmurare ac unire cum prefato viridario» (aSMe, vol. oe, ff. 137v-139r;BruM, ms. F.N. 240, ff. 196v-197v).

b) 1512, 17 set., ind. i: Stefano Ranchanus, priore del convento di S.Benedetto dei Frati predicatori, chiede «ut sibi concedere vellemus quoddamterreni spatium de plano ipsius civitatis existens iuxta alium terreni spatiumper magnificos nostros predecessores eis concessum secus viridarium ditticonventus ex parte orientis, quod spatium terreni est longitudinis palmorumsexaginta quinque incipiendo ab angulo ditti terreni nuper eis concessi exparte orientis eundo versus meridem retta linea, et inde obliquando versusseptentrionem, usque ad murum viridarii ditti conventus concluditur [...]»

capitolo la concessione dello ‘spazio’ sito nella cattedrale «prope ianuam vocatam deGoctu», per potervi costruire, per sé e i suoi successori, un altare, da dotare con onze2 di rendita annuale. Poiché tale spazio spettava all’ospedale di S. angelo della cap-perrina, il capitolo, dopo aver per tre volte ingiunto al nosocomio di provvedere allacostruzione dell’altare, concedeva l’area al richiedente «ad opus edificandis altarempredictum de marmore ita et prout sunt alia in eadem ecclesia edificata», con unasepoltura davanti o di lato e con le armi del richiedente scolpite, riconscendo a lui edai suoi eredi il diritto di nominarvi il cappellano. di conseguenza, il suddetto anto-nello nominava cappellano il nostro nicola Giacomo, obbligato a celebrar messa ilmercoledì ed il venerdì di ogni settimana (acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff.140r-142r). alcuni anni più tardi, il capitolo ratificava la nomina del de alibrandoalla cappellania dell’altare de Girardo la Cammisa, sito nella chiesa di S. nicola luepiscopatu e vacante per la morte del can. antonio de Palermo, fatta da don Girolamode alibrando, abate del monastero di S. Placido, per atti del not. Paolo de oliverio del12 aprile 1522 (ivi, f. 182v) e, nell’agosto 1525, confermava il conferimento allostesso dei benefici fondati sopra gli altari de Buttuni et de Santo Petro Catreda, sitinella cattedrale e vacanti per la morte del prete Pietro de alibrando (ivi, f. 220v).

Page 172: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

135il caPitolo SPecchio della Società MeSSineSe

(aSMe, vol. oe, ff. 139v-141v; BruM, ms. F.N. 240, ff. 198r-199v);

c) 1517, 15 dic., ind. vi: Francesco centelles, canonico della cattedrale,chiede «ut sibi concedere vellemus tantum terreni spatium secus eius virida-rium existens in terranova de Musellis, quod sit longitudinis palmorum qua-tuordecim de netto et longitudinis in quantum durat dittus eius viridarium[...] cuius terreni intendit ampliare quamdam eius magnam domum [...]»(aSMe, vol. oe, ff. 154v-155r; BruM, ms. F.N. 240, 214r-215r);

d) 1520, 31 ago., ind. viii: (vacat), priore del convento di S. Benedettodei Frati Predicatori, chiede la concessione di suolo pubblico «ad hoc ut pos-sit elargari dittum viridarium pro commoditate sene noviter confecte in ipsoviridario» (aSMe, vol. oe, ff. 163v-164r; BruM, ms. F.N. 240, 229r-230r);

e) 1520, 9 nov., ind. iX: suor angela de lignamine, badessa del monaste-ro di S. chiara, chiede «totum illud terreni spatium quod est ante porticatumantiquum ditti monasteri usque ad domum et murum viridarii ecclesie Sanctelucie de Grecia, veniendo a cantoneria ditte domus retta linea usque in fron-tispicio cantonerie domuncule cappellani ditti monasterii per palmos trigin-taduos, concludendo ipsum terreni spatium cum ditta cantoneria [...] ut possitet valeat illud muro claudere et unire viridario ditti monasteri eoque uti tam-quam re propria [...]» (aSMe, vol. oe, ff. 164v-165v; BruM, ms. F.N. 240,229r-230r);

f) 1527, 21 lug., ind. Xv: antonello Goctu, priore di S. croce, chiede«illud terreni spatium existentis prope porta viridarii ditti prioratus ex parteorientis incipiendo a cantoneria muri ditti viridarii, prope ipsam portam,eundo retta linea usque ad tribonam ipsius ecclesie Sancte crucis, quod qui-dem terrenum longitudinis est passuum decem et otto et latitudinis a murodormitorii ipsius prioratus ex parte orientis palmorum sexdecim et in fineprope ipsam tribonam palmorum otto [...]» (aSMe, vol. oe, ff. 171rv;BruM, ms. F.N. 240, 237v-238r);

g) 1535, 28 gen., ind. iX: Pietro compagna1, eremita, «concivis noster,qui vitam suam degit solitariam sub ditta regula Sancti Francisci (de Paula),et petierit a nobis quoddam terreni spatium existens in contrata Grecie Mes-

1 Pochi anni dopo, nel 1542, l’eremita verrà accusato di eresia luterana e messoal rogo (c.a. GaruFi, Fatti e personaggi dell’Inquisizione in Sicilia, Palermo 1978,p. 16).

Page 173: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

136 caPitolo iv

sane, confinans cum ecclesia Sancte Marie Magdalene retro tribona ipsiusecclesie et cum viridario quod olim fuit magn. Panthaleonis Stagnu quon-dam Manfridi, et ad presens nobilis antonii columbano ianuensis; in quoterreni spatio fuit ac est quedam porta murata prope muros huius nobilis civi-tatis [...] quod possit dittum terreni spatium ex omni parte murari facere, et ineo construi facere domunculam pro mansione ipsius religiosi fratris Petri[...]» (aSMe, vol. oe, ff. 202r-203v; BruM, ms. F.N. 240, 268r-269v).

Page 174: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

capitolo v

l’attività del caPitolo dal 1508 al 1530e la SEDE VACANTE del 1538

1. Gli ‘Atti Capitolari’: tipologia e struttura

l’analisi di numerosi documenti consente, infine, di delineare par-titamente l’attività svolta dal collegio dei canonici dal 1508 al 1530 ele funzioni da esso esercitate durante il periodo di sede vacante segui-to alla morte dell’arcivescovo de lignamine. il materiale qui utilizza-to consiste in due registri conservati nell’archivio capitolare di Mes-sina, i più volte citati vol. 1 della raccolta di ‘atti capitolari’ (il piùantico giunto fino a noi, composto di 292 fogli e contenente circa 500documenti di varia natura, redatti dal 1° gennaio 1508 al 1° ottobre1530)1, e il vol. 41, intitolato Omnium actorum et literarum Anni

1 la compilazione di tale volume si deve al messinese Bernardino caserta, mae-stro notaio del capitolo, attivo in città dal 1499 al 1530. la notizia è fornita da unanota autografa del 10 luglio 1930 – inserita tra le pagine del volume – di domenicoPuzzolo Sigillo, già direttore dell’archivio di Stato di Messina. il principio dell’anno ècomputato, in genere, secondo lo stile dell’incarnazione, mentre l’indizione adottata èquella greca, con inizio il 1° settembre di ogni anno (caPPelli, Cronologia, cit., pp. 3-22). il numero degli atti, suddiviso per anni, è il seguente: 1508, 7; 1509, 27; 1510, 35;1511, 37; 1512, 24; 1513, 10; 1514, 6; 1515, 11; 1516, 25; 1517, 14; 1518, 31; 1519,17; 1520, 22; 1521, 33; 1522, 39; 1523, 5; 1524, 25; 1525, 20; 1526, 12; 1527, 26;1528, 10; 1529, 39; 1530, 12. il numero più basso di atti si riferisce al 1523, perché il22 maggio di quell’anno, dopo l’arrivo in città del Gran Maestro dei cavalieri Geroso-limitani con gli esuli rodioti, scoppiò una grave epidemia di peste che fece nella solaMessina diciottomila vittime (Gallo, ii, pp. 481-482). l’ultimo documento di quel-l’anno risale, infatti, al 18 maggio e solo il 28 settembre dell’anno successivo il capi-tolo riprese la normale attività amministrativa (acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff.204v-205r, 205rv). Secondo r. Stracuzzi, Messina nel ’400, tesi di dottorato diricerca in Storia Medievale, università degli Studi di Palermo – Xii ciclo, p. 219, «lastima di 18 mila vittime del morbo non doveva essere molto distante dal vero, consi-derando che “qui potuit se salvari in aliquo loco seu in aliqua pensione se salvavit et

Page 175: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

138 caPitolo v

1538. Sede Vacante, un copialettere e atti per un totale di 125 foglivergati per un totale di 158 documenti relativi all’attività svolta dalcapitolo invece che dall’arcivescovo, e tre ultimi2.

Quanto alla loro natura diamo qui appresso una classificazione deidocumenti del primo dei due volumi che, in ordine di consistenza dellesingole categorie in esso individuabili, possono essere così suddivisi:

355 atti relativi al conferimento di altari, sepolture e benefici nellacattedrale e nelle altre chiese di pertinenza del capitolo;

dicunt quod in plateis nobilis civitatis Messane erant erbe nate et quidam volebantdeambulare per civitatem et inveniebantur mortui in plateis ob pestem”».

2 Per tali ultimi documenti vd. infra, § 6. Gli atti di questo secondo volume sonostati rogati da sostituti del messinese Giovanni Pantaleone Giurba, dal 1520 maestronotaio della Gran corte arcivescovile, le cui sottoscrizioni sono in calce ai singolidocumenti. la maggioranza di essi reca la firma di antonino Manjanti (o Mangianti,secondo la lezione più comune diffusa in bibliografia), ma taluni sono sottoscritti,rispettivamente, da domenico Butano, Girolamo rodaro e Giovanni dameli. Quantoal Giurba – che firma gli atti compresi dal 26 luglio 1538, fino alla fine del volume –ricordiamo che, nel 1522, fu protagonista di una singolare vicenda assieme all’alloracappellano della parrocchia di S. Giuliano, Giovanni andrea Mercurio, suo minutan-te: «[...] aspirando il Giurba alla dignità senatoria, e tentato avendo più volte invanola sorte, fu mordacemente motteggiato da Giovanni andrea con dirgli, che allora riu-scirebbe senatore quand’egli diverrebbe cardinale, arcivescovo e archimandrita diMessina; volendogli significare con tale disparata esagerazione l’impossibilità diascendere il Giurba al grado di senatore [...]. Prese il maestro notaro in mala parte ilmotteggio del suo subalterno ed acremente mortificollo con parole, in maniera che,secondo asserisce il Pirro, venuti alle ingiurie, restò il Mercurio ferito in una gamba[...]. noi però letto abbiamo tutto il contrario nel registro originale di questo archivioarcivescovile, che non già il Mercurio ma il Giurba fu ferito in testa; e Mercurio, poi-ché citato criminalmente non comparve, fu scomunicato e costretto a partirsi da Mes-sina da dove portossi in roma [...] ove si pose al servigio di Giovanni Maria deMonte aretino, nipote del cardinale antonio vice-legato di Perugia, che poscia fugovernatore di roma, a cui il nostro Mercurio assisté sempre e coll’opera e col consi-glio, essendo uomo di molto talento e di vivacissimo ingegno; e nel sacco di roma,ove il suo padrone restò in ostaggio dei soldati, egli con gran sagacità procurogli loscampo [...]. indi lo seguì nella legazia di Bologna, sotto Paolo iii, da cui fu Giovan-ni Maria fatto cardinale nel 1536, ed il Mercurio fu creato vescovo sipontino; madopo che il suo padrone ascese al pontificato, ottenne egli la porpora, e dall’impera-tore poscia fu eletto arcivescovo di Messina e presentato al pontefice Giulio iii, avve-randosi così il suo vaticinio» (Gallo, ii, pp. 480-481, 542).

Page 176: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

139l’attività del caPitolo

32 prese di possesso dei canonici e opzioni per le prebende canonica-li vacanti;

19 conferimenti di procure e atti compiuti dai procuratori;16 rinunce e nomine dei cappellani e sacrestani della chiesa parroc-

chiale di S. nicola3, ex cattedrale;9 atti relativi al cappellanato della cattedrale;” giuramenti dei cappellani delle parrocchie cittadine4;7 erogazione di somme di denaro;4 atti relativi alla chiesa parrocchiale di S. Pietro dei Pisani;” controversia relativa all’arcidiaconato;” nomine varie;3 prese di possesso degli arcivescovi;” ‘comunia’5 della cattedrale;” atti relativi alle sedi vacanti;” pagamenti di debiti e censi;” atti relativi a prestiti;2 donativi agli arcivescovi;” distribuzioni quotidiane [di danaro] inter praesentes;” liti tra decanato e cantorato;” revisioni del bilancio;” convocazioni del capitolo;1 istituzione di un ‘monte delle doti’6;

3 Sul punto, vd. MelluSi, «Pulchre sane erectam exornatamque», cit., nt. 26.4 i canonici, il 21 gennaio di ogni anno (giorno in cui, per tradizione, si teneva

capitolo ordinario), ricevevano il giuramento da parte dei cappellani curati (o dei lorovicari) di osservare le consuetudini e le prerogative di cui godeva la chiesa cattedralerelativamente all’esercizio del culto in città (acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff.1v-2r, 35r, 117v-118r, 130v-131r, 158v, 175v, 202v, 250rv, 277v-278r).

5 Sull’istituto della ‘comunia’ dei preti o chiesa ricettizia e il suo sviluppo in areasiciliana nel ’500, vd. lonGhitano, La parrocchia, cit., pp. 109-116; id., La «comu-nia» nell’area nissena: modello giuridico e finalità pastorali, in «Synaxis», Xv/1(1997), pp. 283-310; nonché cucinotta, Popolo e clero, cit., pp. 294-298; Bottari,Collegiate e chiese recettizie, cit., pp. 400-401.

6 nel 1513 il capitolo e il clero disposero di istituire un ‘monte delle doti’ a favo-re di ragazze povere e bisognose. era previsto che, ogni anno, due canonici e duesacerdoti della cattedrale cercassero elemosine affinché si potesse «accaptari la robba

Page 177: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

140 caPitolo v

1 legato del cantore Paolo de Grasso;” giustificazione di assenza;” donativo di carlo v, sovrano di Sicilia.

la collazione dei benefici e la concessione di sepolture costitui-scono, dunque, circa i ¾ degli atti capitolari, che, in generale, risulta-no co sì strutturati:a) datazione;b) elencazione dei canonici presenti e di colui che presiedeva il capi-

tolo in caso di assenza del decano («rev.dum capitulum SancteMaioris Messanensis ecclesie consistens in canonacis infrascrip-tis, videlicet N.N., aliis vero vocatis et non venientibus ...»);

c) luogo della riunione capitolare7;d) presentazione del beneficiale («comparens N.N. tamquam electus

et praesentatus in cappellanum ciusdam altaris nominati N.N. fun-dati intus N.»)8 o del richiedente una sepoltura;

sponsalicia e tuttu chillu che bisognirà per dictu spusu et spusa»; che «tucta la chirachi superchirà di li morti si converta in quista santa elemosina»; e altresì che il ‘comu-niere’ «dicza innanti tutti li charitati de li annali de tutti sacerdoti et cleri che nonsaranno puntati quando si fanno li annuali tanto de intro quantu di fora li digia dari a lisupradicti patri che saranno»; che il numero di concorrenti «non pocza excediri lonumero di quattro»; e perdipiù «dicta spusa eligenda [...] non sia infantisca ne servi-ciali de persona alcuna [...] et che sia dintro lu corpu di la chitati» (acMcap, ‘atticapitolari’, vol. 1, ff. 79v-81r).

7 essendo privo il duomo di una canonica, e persino dell’aula capitolare (vd.supra, cap. iv, § 5) il luogo consueto delle riunioni del collegio era la sacrestia.tuttavia, dal settembre 1528 al gennaio successivo, a causa dei lavori di ristruttura-zione che interessarono questo locale, il capitolo si riunì nella cappella di S. luciao vicino la porta della sacrestia, (acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff. 253r-258r).Per la trattazione di affari delicati, il collegio veniva convocato, altresì, nel palazzoarcivescovile, come quando, alla fine del 1525, in presenza del’arcivescovo, sidiscusse del cappellanato della cattedrale e della nomina della terza dignità (ivi, ff.224rv, 226r-227r, 228v; Pirri, i, p. 442). in alcuni casi, infine, i canonici si riuniro-no in casa dell’arcidiacono Felice de angelo, nella sua qualità di canonico anziano(ivi, ff. 216v-218v). a titolo di curiosità, si rammenta che, nel 1530, il capitolostanziò la somma di onze 10 a favore della Maramma (vd. infra, nt. 13) per lacostruzione degli armadi della sacrestia, prelevandola dalle proprie rendite annuali(ivi, ff. 284v).

Page 178: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

141l’attività del caPitolo

e) indicazione dell’altare su cui era fondato il beneficio;f) specificazione della consistenza della dote9;g) diritti e obblighi del beneficiale10;h) conferma (o nomina) da parte del capitolo («et propterea humilli-

me petet a dicto rev.do capitulo confirmari in eodem altare cumdote et iuribus suis»)11;

i) indicazione dell’ecclesiastico incaricato della immissione nel pos-sesso del beneficio12;

j) indicazione dei testimoni presenti al momento della nomina o con-ferma;

k) registrazione della presa di possesso del beneficiale («et successi-ve prefatus N.N. ad commissionem et mandatum prefati rev.dicapituli eiusdem altaris cum dote et iuribus suis omnibus prefa-tum N.N. in possessionem induxit pariter et investivit, per aggres-

8 la presentazione del nuovo cappellano spettava ai fondatori dell’altare o delbeneficio, ovvero ai loro eredi o aventi causa. in mancanza, la competenza passava alcapitolo, in quanto il ius praesentationis gli era devoluto. i casi di intervento deglieredi del fondatore sono numerosissimi, perché buona parte dei benefici e delle doticostituite sugli altari della cattedrale e delle altre chiese di pertinenza del capitoloerano stati fondati a partire dal ’300 e per tutto il secolo successivo. di conseguenza,in alcuni atti è possibile individuare fino a sedici soggetti obbligati in solido allanomina del cappellano (acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff. 43rv, 239rv).

9 non sempre nei documenti è specificata la consistenza del beneficio. di solito sitrattava di una dote in denaro, più o meno consistente, altre volte di una rendita suimmobili, o ancora di un censo in natura. Per la consistenza del patrimonio mobiliareed immobiliare del collegio dei canonici, che cominciò a consolidarsi a partire dal’300, vd. Salvo, Il Capitolo, cit., pp. 25-42.

10 il beneficiale (o cappellano) confermato o nominato dal capitolo (in quantoritenuto idoneo a ricoprire tale ufficio) era obbligato a celebrare il culto divino secon-do le disposizioni del testatore.

11 Quando per inerzia degli eredi (o per morte di costoro) il diritto di elezione nonveniva esercitato o si estingueva, esso si devolveva ipso iure al capitolo, al qualespettava la nomina del titolare del beneficio. viceversa, la nomina del beneficiale daparte dei titolari del ius eligendi et praesentandi necessitava sempre della confermada parte del capitolo.

12 Si trattava di un sacerdote (in genere il procuratore del capitolo) o di un chieri-co della cattedrale al quale il capitolo demandava l’immissione nel possesso delbeneficio di colui che vi era stato confermato o nominato.

Page 179: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

142 caPitolo v

sum et regressum ad ipsum altarem ac ipsis lapidis osculum insignum vere, realis, actualis et corporalis possessionis, unde etc.»);

l) indicazione dei testimoni presenti alla presa di possesso13.

2. L’esercizio del diritto di patronato

l’esame dei singoli atti ha consentito di individuare l’esistenza dipiù di un centinaio tra altari14, sepolture15 e benefici all’interno delduomo e di oltre una decina nella ex cattedrale di S. nicola16. i benefi-

13 in genere, si trattava di sacerdoti o chierici della cattedrale, ma non manca lapresenza di laici come, ad esempio, il procuratore della Maramma. Quest’ultima eraun ente preposto all’amministrazione «dei beni che, presso le singole chiese di Sici-lia, servono alla fabbrica, agli arredi sacri e in genere agli altri mezzi necessari all’e-sercizio del culto cattolico» (S. teSSitore, La maramma o fabbriceria di Sicilia, tori-no 1910, p. 4). una sintetica trattazione sull’opera del duomo di Messina o Maram-ma, a partire dal ’400, è in Salvo, Regesti (1267-1609), cit., pp. 51-67, part. 53-56 ebibl. ivi cit. vd. anche Martino, Storia di nobili, cit., pp. 45-49.

14 non deve destare meraviglia un così alto numero di altari situati all’interno delduomo. nella maggioranza dei casi, infatti, doveva trattarsi di piccole edicole votive,in particolare quelle addossate alle due file di colonne che dividevano l’aula basilica-le (vd. la pianta allegata in Gallo, iii, pp. 48-49). Si rammenta che l’uso di celebrareil culto divino su altari improvvisati o portatili era ancora diffuso nel sec. Xviii, poi-ché, nel 1742, il regio visitatore de ciocchis vietò di dire messa sopra il sarcofagodell’arcivescovo de lignamine collocato nella Cappella della Pace (transetto sini-stro), disponendo lo spostamento del sarcofago stesso in altro sito e la costruzione insua vece di un altare marmoreo più consono al rito (de ciocchiS, ii, p. 99; la corte

cailler, Del Duomo di Messina, cit., p. 27).15 l’inumazione dei cadaveri nelle chiese fu mantenuta in occidente fino al sec.

XiX. Per questo motivo, ai grandi monumenti funebri di papi e vescovi, principi econdottieri, presenti negli edifici di culto, si aggiungevano quelli meno appariscenti,ma più numerosi, della feudalità e del popolo. essi erano costituiti da lapidi di marmoscolpito incassate nel pavimento (di solito in prossimità degli altari), sotto le quali siaprivano delle fosse per la inumazione dei cadaveri. nelle poche chiese di Messinasopravvissute al sisma del 1908 i restauri hanno eliminato tali fosse e le lapidi sopra-stanti. in cattedrale solo una pietra tombale è stata alcuni decenni or’ sono portata allaluce: essa si trova, protetta da una lastra di vetro, davanti al cenotafio dell’arcivesco-vo luigi natoli, in prossimità del transetto sinistro.

16 Gli atti relativi alle nomine dei cappellani degli altari della chiesa di S. nicola

Page 180: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

143l’attività del caPitolo

ci, nella maggioranza dei casi, erano istituiti negli atti di ultimavolontà, con i quali i defunti, oltre a disporre delle proprie sostanze,preoccupandosi della sorte della propria anima, disponevano legati perla celebrazione di messe in suffragio17. tali legati, a seconda della rile-vanza sociale della famiglia, erano più o meno cospicui. i soggetti piùfacoltosi, tra l’altro, prescrivevano di fare celebrare l’eucarestia quoti-dianamente, dotando il proprio altare anche di vasi e paramenti sacri18,e costituendo doti per più di un sacerdote19. Quanti, invece, non dispo-nevano dell’altare di famiglia ove far celebrare le messe, facevanoaffidamento sulla disponibilità di una famiglia alleata o di un correlatogruppo parentale20, istituendo benefici negli altari di questi ultimi.

sono 26 e il loro esame ha permesso l’individuazione di una serie di benefici, per iquali rinviamo a MelluSi, «Pulchre sane ut modo erectam exornatamque», cit., nt. 27.

17 l’usanza laica di disporre di parte dei propri beni per la remissione dei peccatirisaliva all’alto-medioevo, anche se il compito di pregare per i benefattori era, a queltempo, monopolio dei monaci: «chi più adatto dei monaci a pregare per la morte? imonaci avevano scelto di uscire dal mondo e dai suoi splendori (non per niente ruti-lio namaziano, verso il 420, li aveva chiamati «lucifugi») per incontrare i misteri del-l’eterno e il fulgore di dio: chi meglio di loro poteva implorare il perdono, intercede-re per chi restava nel secolo? [...] i cluniacensi mettono a punto anche uno strumento[...] che assicura certezza e continuità alla perfezione della preghiera: i libri dei morti.Sono elenchi di date e di nomi nei quali vengono registrati coloro che si sono affidatialle preghiere dei monaci, e che verranno ricordati nella ricorrenza della loro morte»(G.M. cantarella, Una sera dell’anno mille. Scene di medioevo, cernusco s/n.2000, pp. 137 e 140). dalla fine del sec. Xii, con lo sviluppo delle città e l’accresciu-to potere delle chiese cattedrali, il controllo dei monasteri in tema di commemorazio-ni dei defunti passò, quasi del tutto, ai capitoli e al clero diocesano.

18 nel 1313, ad esempio, Maria, vedova di enrico Saccano, dispose nel propriotestamento la costruzione di un altare in cattedrale e la dotazione dello stesso di uncalice di argento dorato e di una «casubba» o «casubla» (casula) per un sacerdote(Painiana, perg. 11).

19 Secondo le consuetudini della cattedrale di Messina, non potevano esserenominati cappellani beneficiali degli altari del duomo coloro che non erano costituitinell’ordine del presbiterato. tuttavia, a questa regola non mancarono deroghe, comequando il capitolo confermò la nomina del diacono cesare Gocto ai benefici di Pinoadamo, Mennella la tavula e a cappellano dell’altare della propria famiglia, a condi-zione però che entro sei mesi avesse ricevuto l’ordinazione presbiterale (acMcap,‘atti capitolari’, vol. 1, ff. 44v-45r e 62v).

20 «nel Medioevo, infatti, il luogo della sepoltura non era scelto a caso, ma rispec-

Page 181: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

144 caPitolo v

il diritto di conferma o di nomina dei beneficiali degli altari dellacattedrale e delle altre chiese di pertinenza del capitolo, consentiva aimembri di questo, oltre la possibilità di suddividersi i benefici piùconsistenti, anche un controllo sul clero minore21, potendo i canoniciconfermare o nominare22 chierici di loro fiducia, se non, addirittura,

chiava lo status sociale del defunto» (Salvo, Il Capitolo, cit., p. 13 e nt. 33). un modoper manifestare «il ruolo della famiglia e la continuità della stirpe» era scolpire le armidel casato ai lati dell’altare o della sepoltura, come è possibile vedere ancor’oggi sulmonumento funebre dell’arcivescovo Guidotto e alla base della statua marmorea di S.Giovanni Battista, fatta collocare dal nobile u.j.d. e giudice Giovanni Giacomo com-pagna sul proprio altare in cattedrale [sul punto, vd. G. MelluSi, Il San Giovanni Bat-tista del Gagini nel Duomo di Messina, in Palazzo Ciampoli tra arte e storia. Testimo-nianze della cultura figurativa messinese dal XV al XVI secolo, catalogo della mostra(taormina, Palazzo ciampoli 29 dicembre 2015 - 1 maggio 2016), a cura di G. MuSo-lino, Soveria Mannelli 2016, pp. 576-579]. vd. anche supra, cap. iv, nt. 216.

21 «[...] ben vivo si manteneva nel tempo il controllo che i corpi dei canonici, inforza del loro specifico carattere di capi delle chiese primaziali rispetto ai vescovi,capi più genericamente delle diocesi, esercitavano sul clero inferiore delle cattedrali,quei semplici beneficiati su altari e cappellanie, che la pietà dei laici tanto aveva fattoe tanto continuava a far moltiplicare di numero; e sul cui reclutamento i canonicivariamente intervenivano col diritto di libera nomina, di proposta, o di conferma»(Bizzocchi, Chiesa e potere, cit., p. 19).

22 tale sistema rimase invariato ancora per tutto il ’700, come risulta nelle Memo-rie in difesa del Capitolo, cit., pp. Xiv-Xviii: «e sebbene, siano oggi aboliti, o tra-sformati gli altari, e le cappelle suddette, sono però rimasti i titoli, e le doti colle lorodistinte obbligazioni, restando al capitolo il diritto d’istituire i cappellani, o Benefi-ciati, che secondo la presentazione de’ Patroni son nominati, e proposti: diritto di cui,come di sopra si è ravvisato, sin da tempi più rimoti dell’antichità ha sempre godutoil capitolo, e gli fu per atto di solenne concordia dall’enunciato arcivescovo nicolòPrimo confermato, ed autorizato: dritto, che dal tempo della prelodata concordia si èconservato sin al di d’oggi inviolabilmente, e senza verun contrasto, sì che per lo girodi tanti secoli in faccia agli stessi arcivescovi, che son de jure gli ordinarj collatoride’ Beneficj della loro diocesi ha mantenuto il capitolo il gius d’eliggere un Maestronotajo, il di cui ufficio è pubblico, ed un assessore Giurisperito per decidere le causeBeneficiarie, delle quali ne ha il giudiziario esame, come contro l’arcivescovo diMessina pronunziò il tribunale della regia Monarchia a favore del capitolo, secon-do che si rileva da un atto capitolare, per cui si conferma, e s’immette nel possesso ilBeneficiale dell’altare degli abbrugnani sotto li 7 novembre 1528 dritto finalmentericonosciuto [il 1° settembre 1774, n.d.a.], ed autorizato dallo stesso arcivescovo, cuiqual ordinario collatore appartengonsi i maggiori interessi [...]. Per la stessa sin qui

Page 182: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

145l’attività del caPitolo

membri del casato o delle consorterie familiari23. un controllo similee duraturo nel tempo veniva effettuato dai titolari del iuspatronato24, ilcui esercizio «costituiva un’occasione di riconoscimento del poteredel clan familiare»25.

3. La concessione di sepolture

come già chiarito, la competenza del capitolo sulle due chiesecattedrali (nuova e vecchia), riconosciuta dalla ‘concordia’ del 1168,si estrinsecava non solo nel diritto di conferimento dei benefici (o diconferma delle nomine agli stessi), ma anche nel potere di concedere,all’interno di esse, spazi idonei ove costruire altari e sepolture, o sol-

espressata ragione non può chiamarsi contumace il capitolo alla regalia se sottraedalla facoltà del vicario capitolare la collazione de’ Beneficj fondati dentro la Par-rocchiale chiesa di San nicolò: poiché dietro la traslazione della cattedrale dallavetusta chiesa di S. nicolò a quella di S. Maria della nuova, oggi esistente, fu quellaconsiderata nella ridetta concordia qual cappella rimasta sotto la cura abituale delcapitolo, ritenendo esso il dritto di eleggere in quella il cappellano curato. chepperòessendo stato a canonici della cattedrale conceduto, e confermato il gius d’istituirgeneralmente i custodi nelle cappelle, che tanto vuol dire d’istituire i Beneficiati ne’Beneficj fondati nelle cappelle, l’uso immemorabile ottenne, che sian conferiti iBeneficj, fondati si nella cattedrale, che nella chiesa di S. nicolò».

23 il vol. 1 di ‘atti capitolari’ offre un’ampia gamma di esempi di questo tipo, inparticolare di resignazioni da parte dei canonici in favore di giovani chierici e discambi di benefici.

24 «elaborato dalla canonistica dopo la riforma del secolo Xi in sostituzione delsistema patrimoniale di proprietà delle chiese, il giuspatronato era riconosciuto incambio dell’originaria fondazione d’un beneficio o del suo salvataggio dalla deca-denza con una nuova dotazione; e poteva spettare, oltre che a una famiglia privata, aun’intera collettività di parrocchiani, o ad un altro ente civile o ecclesiastico [...]»(Bizzochi, Chiesa e potere, cit., p. 37). Sul iuspatronato ecclesiastico, vd. G. caron,Patronato ecclesiastico, in NDI, Xii, torino 1965, pp. 698-706; a. Sini, Giuspatrona-to, in ED, XiX, Milano 1970, pp. 524-537. oltre ai privati, gli enti ecclesiastici titola-ri del diritto di patronato la cui presenza è molto ricorrente negli atti qui esaminatisono l’ospedale di S. angelo della capperrina e la Maramma.

25 Bizzocchi, Chiesa e potere, cit., p. 38. vd. anche c. nuBola, Conoscere pergovernare. La diocesi di Trento nella visita pastorale di Ludovico Madruzzo (1579-1581), Bologna 1993, pp. 104-106.

Page 183: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

146 caPitolo v

tanto di tumularvi le salme dei defunti. un caso ‘esemplare’ è costi-tuito dall’autorizzazione concessa nel novembre 1496, al card. luigid’aragona, di seppellire nel duomo la salma del sovrano alfonso ii,scomparso proprio a Messina nel dicembre precedente26.

ovviamente, la possibilità di erigere un altare o una nuova sepol-tura, o anche solo di essere sepolti nella chiesa maggiore della cittànon era data a tutti, sia per ragione di natura economica, ma anche perquestioni di prestigio familiare e sociale. di conseguenza, a potergodere del ‘diritto di farsi inumare’ nel duomo erano, anzitutto, gliarcivescovi, i canonici e il clero, seguiti da quanti, per nobiltà e censone erano ritenuti degni. il capitolo, inoltre, nell’attività di ‘gestione’della cattedrale, vigilava sulla manutenzione delle sepolture, intiman-do ai concessionari di provvedere in caso di guasti alle stesse27.

4. La collocazione degli altari

Grazie alla pianta della cattedrale allegata agli Annali del Gallo28,è stato possibile in parte ricostruire quale fosse la collocazione origi-naria, all’interno del duomo, degli altari che risultano citati nel vol. 1di ‘atti capitolari’. la datazione della pianta al 1578, però, deve rite-nersi errata perché, dalla seconda metà del sec. Xvi, ebbe inizio lacostruzione dell’Apostolato montorsoliano29 che determinò la scom-

26 vd. infra, doc. 19.27 vd. l’elenco dei documenti (regesti a) in calce al presente capitolo.28 vd. supra, nt. 14.29 Per ulteriori notizie vd., almeno, Bottari, Il Duomo, cit., pp. 51-57; t. PuGliat-

ti, La scultura e la pittura a Messina nei secoli XVI e XVII, in Messina. Il ritornodella memoria, cit., pp. 227-231; e, da ultimo, a. MiGliorato, L’Apostolato delDuomo di Messina, in «Messenion d’oro. trimestrale di cultura e informazione», 18(2008), pp. 17-40; ead., Gli Apostoli del Duomo di Messina e Giovanni Angelo Mon-torsoli, in Le cattedrali segni delle radici cristiane in Europa, atti del 1. convegno,orvieto, 11-13 novembre 2005; ead., Le cattedrali segni delle radici cristiane inEuropa: il ciclo scultoreo degli Apostoli e dell’Annunciazione nel duomo di Orvieto,atti del 2. convegno, orvieto, 16-17 novembre 2007, a cura di l. andreani, a. can-niStrà, orvieto 2010, pp. 289-313.

Page 184: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

147l’attività del caPitolo

parsa del vec chio impianto architettonico e iconografico delle navateminori del duomo, le cui origini si fanno risalire al tempo di Guidottod’abbiate30. l’aspetto dell’aula basilicale, infatti, era alquanto diffe-rente da quello che ci è dato conoscere attraverso le numerose imma-gini fotografiche di fine ’80031. oltre agli altari posticci o ‘improvvi-sati’ presso monumenti funebri32 ed altri elementi iconografici chedecoravano il tempio, davanti alle colonne che delimitavano le navateerano addossate edicole ed altarini che non sopravvissero al picconedei numerosi artisti attivi in città dai primi del ’50033. inoltre, l’anali-si dei documenti consente di trarre informazioni inedite sulla scom-parsa decorazione pittorica delle pareti interne dell’edificio34 e sull’a-

30 Bottari, Il duomo, cit., p. 51.31 tra i volumi corredati da nitide immagini fotografiche della cattedrale prima del

sisma del 1908, meritano un cenno: la corte cailler, Del Duomo di Messina, cit. eaa.vv., Messina prima e dopo il disastro, Messina 1914 (rist. an. Messina 1987).

32 nel vol. 1 di ‘atti capitolari’ si trovano numerosi riferimenti all’altare di Gui-dotto. Forse potrebbe trattarsi di un altare mobile davanti al sacello del presule, perchénel regesto del testamento dell’arcivescovo si legge: «eligit sepulturam in cappellaSancti ambrosii in cathedrali, quam cappellam ipse construxit» (vd. adM, perg. 937;StarraBBa, p. 156 n° cXXXvii; SPinella n° 28; Martino, Un dottore di decreti, cit.,p. 199 nt. 154). di questa cappella, infatti, non vi è alcuna traccia né nei documenticapitolari, né nella citata pianta del Gallo, iii, pp. 48 ss. tuttavia, non è da escluderel’originaria esistenza di un più vasto complesso architettonico-scultoreo, come ipotiz-zato da PiSPiSa, Medioevo Fridericiano, cit., p. 278, perché al Museo regionale diMessina sono conservati una «Madonna seduta col Bambino», facente parte del monu-mento funebre del presule lombardo [F. caMPaGna cicala, Il Museo Regionale diMessina, Messina 1997, pp. 10-11; S. BellinGhieri, Il sepolcro del vescovo Guidottod’Abbiate di Goro di Gregorio, in «Messenion d’oro. trimestrale di cultura e informa-zione», 6 (2005), pp. 24-32] e un fregio marmoreo recante lo stemma del defunto.

33 nella prima metà del sec. Xvi, infatti, «una fortunata presenza di illustri scul-tori ed architetti lo arricchì di importanti opere scultoree e architettoniche. tra costo-ro vanno ricordati, oltre ai locali rinaldo Bonanno e Jacopo del duca, il fiorentinoGiovanni angelo Montorsoli, con Martino Montanini e l’équipe del carrarese andreacalamecca [...] nonché l’altro carrarese Giovan Battista Mazzola, e inoltre antonelloFreri, antonello Gagini, e Polidoro da caravaggio [...]» (t. PuGliatti, Messina nellaseconda metà del secolo XVII, in Messina. Il ritorno della memoria, cit., p. 89).

34 la costruzione dell’Apostolato e, in seguito, degli altri grandi altari marmoreicomportò la distruzione degli affreschi del Giudizio universale, di S. Placido e di S.apollonia e delle yconae di S. cristoforo, S. orsola e S. venera.

Page 185: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

148 caPitolo v

spetto dell’aula basilicale, così come era giunta dopo i secoli delbasso medioevo35. tra l’altro, tutta l’area presbiterale, dove si trovavail coro, era preclusa all’accesso dei fedeli, perché negli ‘atti capitola-ri’ si fa riferimento alle ianuae chori site in fondo alle tre navate36.

Siamo propensi pertanto a datare la mappa anzidetta non oltre glianni ’40 del sec. Xvi, con terminus a quo la data di costruzione dellacappella dell’arcivescovo de lignamine e come terminus ad quem l’i-nizio della costruzione da parte del Montorsoli dell’Apostolato37.

5. La presa di possesso del canonicato

la presa di possesso del canonicato resosi vacante (per morte,rinunzia o ‘resignazione’ del titolare) è l’atto più importante della vitadel capitolo, perché consente la sopravvivenza, o meglio, la perenne

35 da un documento dell’11 aprile 1523, si apprende che il duomo era già dotatodi un organo, sito sopra l’altare della famiglia Spadafora («comparens ven. presb.iulianus affanatu tamquam electus et presentatus [...] in quadam altare fundato intusMayorem Messanensem ecclesiam, subtus organa magna, vocato de li Spatafora»,acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff. 202v-203r). a nostro avviso, doveva trattarsi diun vecchio strumento, perché, nella seconda metà del ’500, furono costruiti i dueorgani, andati distrutti nel sisma del 1908, il primo, commissionato dall’arcivescovoMercurio nel 1560, il secondo, eretto a spese della città nel 1574 (la corte cailler,Del Duomo di Messina, cit., p. 30).

36 nella chiesa latina l’uso di chiudere il presbiterio ed il coro ai laici con balau-stre marmoree o cancelli è stato mantenuto fino al concilio vaticano ii, quando, conla riforma liturgica, è stato introdotto l’altare coram populo. nella tradizione liturgicaorientale, invece, ancora oggi l’area presbiterale è interdetta ai fedeli dall’iconostasi,un pannello ligneo di grandi dimensioni, dotato di tre porte, sul quale sono dipinte leimmagini di cristo, della Madonna e dei Santi.

37 Questa tesi è avvalorata dal fatto che al n° 30 della pianta citata corrisponde l’al-tare «dei compagni di San Giovanni Marmoreo», e al n° 51 l’altare «dei Gatti dove ilrev. d. antonio la legname fece la sua cappella marmorea». il primo di questi altari,infatti, fu costruito nel 1524 da Giovanni Giacomo compagna «ubi est pictura iudiciiet prope dicti loci est altare vocatu de castagna ex uno latere ex alio vero quaedam estfons aque benedicte» e dedicato al Battista (acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, f.213r), mentre la Cappella della Pace fu eretta dall’arcivescovo de lignamine nel1530, per ricordare la concordia tra nobiles e populares raggiunta nel 1516 grazie allasua mediazione (la corte cailler, Del Duomo di Messina, cit., p. 26).

Page 186: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

149l’attività del caPitolo

vitalità dell’organo collegiale. nei documenti esaminati risultanoattestate solo ventidue immissioni nel possesso canonicale e, trannedue casi, si tratta sempre di ‘provvisti apostolici’ i quali, dopo averottenuto l’esecutoria viceregia del provvedimento pontificio di nomi-na, si presentavano innanzi al capitolo per la materiale presa di pos-sesso con tutti i diritti, gli obblighi e le prerogative legate all’ufficio38.

38 le prese di possesso registrate sono le seguenti:13 giu. 1509, Xii ind., Girolamo Bonfiglio;29 set. 1510, Xiv ind., Gaspare de abbatis (per rinuncia del can. arcidiacono

card. Pietro isvaglies);9 feb. 1517, vi ind., cesare Papardo;9 feb. 1517, vi ind., Girolamo de cristaldo (per la morte del can. Francesco de

Pactis);13 nov. 1518, vii ind., Giovanni Matteo Buxo;25 gen. 1518, vii ind., Girolamo Grippari (per la morte di cesare Gocto);9 mar. 1518, vii ind., card. andrea della valle (per la morte del can. Girolamo de

cristaldo);9 mar. 1518, vii ind., Girolamo centelles alias Grippari (per rinuncia di France-

sco centelles);17 lug. 1519, vii ind., Bernardo de Perrone (per la morte del can. Girolamo de

cristaldo);27 dic. 1520, iX ind., cesare Papardo (per la morte del can. angelo compagna -

canonicato soprannumerario);27 dic. 1520, iX ind., Girolamo Grippari (reintegrato per la morte del can. cesare

Gocto);2 mar. 1520, iX ind., nicola Bruno (per la morte del can. angelo compagna);9 mag. 1526, Xiv ind., Francesco lahana;12 ago. 1526, Xiv ind., eusebio Scutani (per la morte del can. Gaspare de abbatis);23 ago. 1526, Xiv ind., andreotta de Simone (per rinuncia del can. eusebio

Scutani);10 ott. 1526, Xv ind., Salvo de assumma (per rinuncia del can. nicola Bruno);28 set. 1527, i ind., Bernardo la celsa (per la morte del can. ildefonso Mirtu);7 giu. 1529, ii ind., Francesco lahana (per la morte del can. Giovanni Bernardo

viczolu alias de lignamine);22 giu. 1529, ii ind., nicola Buxo (per la morte del can. Paolo Buxo);1 dic. 1529, iii ind., Giovanni del vantaggio (per la morte del can. ildefonso Mirtu);25 feb. 1530, iii ind., cesare Boecio (per la morte del can. Bernardo la celsa);30 ago. 1530, iii ind., Giovanni andrea Mercurio (per la morte del can. Giovanni

Pietro rizzo).alcuni di questi ‘provvisti apostolici’ non erano residenti, trattandosi di soggetti

Page 187: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

150 caPitolo v

un numero così basso di atti di immissione nel canonicato deve esse-re attribuito al fatto che, a causa dell’epidemia di peste del 1523, l’at-tività del capitolo rimase paralizzata per quasi un anno e mezzo; diconseguenza non risultano registrate le nomine dei canonici subentra-ti a quelli scomparsi nel corso della pandemia. a partire dal 1524,infatti, la nomenclatura del collegio risulta alquanto modificata, per-ché al posto dei canonici onofrio Sollima, Giovannello de Gregorio,Giovanni andrea Balsamo39 e Jacobello Spagnolo sono attestati Barto-lomeo Marchisio, Francesco de rugerio, Girolamo Grippari, ildefonsoMirtu e Giovanni Bernardo viczolu alias de lignamine.

la collazione dei canonicati spettava, alternis vicibus, al ponteficee all’arcivescovo, a seconda del mese in cui se ne verifica la vacanza.l’arcivescovo, tuttavia, poteva procedere al conferimento della pre-benda solo dopo aver sentito il capitolo. un esempio ci è offerto dallenomine di Bernardo la celsa e cesare Boecio. il primo, attestato inalcuni atti come procuratore40 dell’ospedale di S. angelo della cap-

estranei all’ambiente peloritano ed appartenenti all’entourage pontificio (Girolamode cristaldo, eusebio Scutani, Giovanni del vantaggio; gli ultimi due, rispettivamen-te segretario e familiare del pontefice). altri, pur originari della diocesi, solo rara-mente risultano attestati nei documenti perché anch’essi impegnati presso la curiaromana o altrove (Giovanni Matteo Buxo, Girolamo centelles, nicola Bruno, nico-la Buxo, Giovanni andrea Mercurio).

39 il 22 novembre 1513, a quest’ultimo fu assegnato il beneficio parrocchiale diS. Maria di terranova nella diocesi di oppido, vacante per rinuncia del card. Bandi-nelli (ruSSo, ni 15549-15550).

40 acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff. 127r, 140r-142r.41 l’ospedale, uno dei più rinomati della città (Apparato, p. 190), fu fondato nel

1330 dal nobile Bernardo Mallardo [Salvo, Regesti (1275-1628), cit, p. 103 n° 38].tale personaggio era titolare del diritto di patronato su diversi benefici fondati nellacattedrale, tra i quali quelli degli afflicto, di afunto, di S. Sebastiano – fondato dallostesso Mallardo – e del fu can. nicola coxa (acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff. 5rv,6rv, 12rv, 131r, 140r-142r, 178rv, 199rv) e, per questo, i rapporti con il capitolo e iBoni Viri non furono sempre facili. nel 1529, infatti, insorse una grave controversiariguardo la gestione dei benefici, al punto che i canonici e il clero diedero mandato alprete antonello de nastasio perché ottenesse dal tribunale della Magna regia curia edalla corte Straticoziale la revoca di alcune lettere esecutorie viceregie favorevoliall’ospedale, in quanto contrarie ai privilegi della cattedrale (ivi, ff. 263v-264r, 265v,

Page 188: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

151l’attività del caPitolo

perrina41, nel 1527 fu eletto dall’arcivescovo al canonicato vacante perla morte di ildefonso Mirtu42. Scomparso solo due anni dopo, al suoposto lo stesso prelato nominò il cappellano regio cesare Boecio43, amotivo della rinuncia presentata dal clericus et magister in artibus efamiliare pontificio Florentino conquerel44.

266rv, 270r, 284v). le lamentele dei capitolari arrivarono sino a roma, al punto che ilcard. lorenzo Pucci, vescovo di Palestrina, ordinò agli abati di S. Pantaleone e di S.nicandro e al priore di S. croce di Messina di indagare e provvedere in merito [Salvo,Regesti (1275-1628), cit., p. 145 n° 158]. Maggiori notizie sui numerosi ospedali mes-sinesi, fino alla fondazione, avvenuta il 3 aprile 1542, del Grande ospedale, in SaMPe-ri, pp. 125-133; Stracuzzi, Messina nel ’400, cit., pp. 207-221 e bibl. ivi cit.; l. caMi-niti, Dalla pietà alla cura. Strutture sanitarie e società nella Messina dell’Ottocento,Milano 2002, pp. 1-13. Quanto al can. nicola coxa, va detto che visse nella secondametà del sec. Xv e fu autore di una Cronaca delle cose più notabili di questa Città,rimasta manoscritta e custodita assieme agli altri codici e pergamene nella torre cam-panaria del duomo (ovvero nel c.d. «tesoro», vd. c. Giardina, Capitoli e Privilegi diMessina, Palermo 1937, p. Xiv nt. 58), nonché fondatore, nel 1469, di un ospizio didonne, sito nella contrada de’ Cartulari, posto sotto la protezione del più importanteospedale di S. angelo della capperrina [SaMPeri, p. 125; a. MonGitore, Bibliothecasicula sive de scriptoribus siculis, i-ii, Panormi 1714 (rist. an. Bologna 1973), ii, p. 88;Annali, ii, p. 450; aMico, Dizionario, cit., ii, p. 108; la corte cailler, Del Duomo diMessina, cit., nt. 23].

42 l’unico documento pervenutoci circa la collazione di un canonicato da partedell’arcivescovo è contenuto nella perg. 35 conservata nella Biblioteca Provincialedei Frati Minori cappuccini di Messina, datata 28 settembre 1527, i ind. (vd. infra,doc. 28).

43 essendo vacante e nella sua disponibilità la possibilità di deciderne la nuovaassegnazione («vacante nuper in manibus nostris uno ex canonicatibus cum eius pre-benda», acMcap, ‘atti capitolari’, vol. 1, ff. 280r-281r), l’arcivescovo de lignami-ne, dopo la rinuncia di Florentino conquerel, assegnò il canonicato al Boecio, pre-sentatogli dal viceré ettore Pignatelli. il Boecio, nel 1542, risultava titolare del bene-ficio (di regio patronato) della cappella di S. Giovanni evangelista nel Palazzo realedi Messina, ove dimorava (aSPa, Conservatoria di Registro, vol. 1305, f. 152v).riteniamo, dunque, debba trattarsi di un consanguineo di Bartolomeo Boecio, di ori-gine napoletana, fedele «cammarerium et alumpnum» del viceré [vd. l. SalaMone,Un viceré e il suo notaio: Ettore Pignatelli e Giovanni de Marchisio, in «archivio diStato di Palermo. Scuola di archivistica Paleografia e diplomatica. Quaderni», 4(2001-2002), pp. 149-250].

44 Florentino conquerel (Florent coquerelle) era un chierico di origine francese(risulta, infatti, investito del decanato della chiesa di S. Maria de lanso in diocesi di

Page 189: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

152 caPitolo v

la presa di possesso, infine, si svolgeva seguendo un preciso ceri-moniale che consisteva nel dare il bacio della pace agli altri canonici,nel sedersi in coro nello stallo assegnato e nel giurare nelle mani deldecano (o, in sua assenza, del canonico antiquior) di rispettare le con-suetudini, gli statuti e tutte le preminenze e prerogative del capitolo.

6. La sede vacante del 1538

Secondo la normativa canonica, se non era loro riconosciuto ildiritto di eleggere l’ordinario diocesano, ai capitoli cattedrali spetta-va comunque il governo della diocesi durante la vacanza della sedeepiscopale45. Per tale ragione, alla morte dell’arcivescovo antonio delignamine, avvenuta il 13 novembre 153746, i canonici assunsero la‘reggenza’ dell’allora vastissima arcidiocesi di Messina47. Purtroppo,

arras). nel giugno del 1530 fu eletto dal sovrano alla sede arcivescovile di Sorrentoe, dopo ottenuta la conferma pontificia, ricevette l’ordinazione episcopale il 27dicembre dello stesso anno. Morì nel 1544 (uGhelli, vi, col. 621; HC, iii, p. 306).

45 nel 1342, ad esempio, durante la sede vacante (1333-42) seguita alla mortedell’arcivescovo Guidotto d’abbiate, i canonici esercitarono il ius metropoliticum,confermando l’elezione del francescano fra’ Pietro da caltagirone a vescovo dellasede suffraganea di cefalù, fatta da quel capitolo cattedrale. tuttavia, il ponteficeclemente iv cassò l’elezione, riservandosi il diritto di nomina (Pirri, ii, p. 809). ilvolume in esame documenta anche l’esercizio del diritto di metropolitano da partedel capitolo durante la sede vacante: si tratta di 2 atti, uno relativo alla contestata suf-fraganeità del vescovato di lipari (ff. 45r-52r) e l’altro riguardante la nobile laura diarcheri, della ‘terra’ di Mistretta (allora appartenente alla diocesi suffraganea dicefalù), che ricorse in appello presso la curia metropolitana messinese contro ilmarito Paolino a motivo dei maltrattamenti subiti da questi (ff. 112r-113v).

46 Pirri, i, p. 426; Gallo, ii, p. 520.47 «nei periodi di vacanza della sede episcopale esso [il capitolo] costituiva, nel

suo complesso o più normalmente tramite uno o due membri scelti dal collegio, lamassima autorità della chiesa locale con larghe competenze in materia giudiziaria ebeneficiale» (Bizzocchi, Chiesa e potere, cit., p. 19). tali prerogative furono, inbuona parte, revocate dal concilio di trento (sess. XXIV, cap. 16), che così dispose:«capitulum, sede vacante [...]. officialem, seu vicarium infra octo dies post mortemepiscopi constituere, vel existentem confirmare omnino teneatur; qui saltem in iurecanonico sit doctor, vel licentiatus, vel alias, quantum fieri poterit, idoneus: si secus

Page 190: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

153l’attività del caPitolo

per i primi tre mesi di sede vacante, non è rimasta traccia di documen-tazione, ma, grazie al citato volume conservato nell’archivio capito-lare, siamo in grado di conoscere la tipologia e le modalità degli inter-venti del collegio canonicale nel periodo successivo.

i documenti, la cui datazione va dal 2 febbraio al 12 settembre,furono compiuti, a seconda dei casi, dall’intero capitolo, ovvero dauna coppia di canonici, nella qualità di vicari ebdomadari48. Gli ultimi

factum fuerit, ad Metropolitanum deputatio huiusmodi devolvatur. et, si ecclesiaipssa Metropolitana fuerit, aut exempta, capitulumque, ut praefertur, negligens fue-rit; tunc antiquior episcopus ex Suffraganeis in Metropolitana, et propinquior episco-pus in exempta oeconomum, et vicarium idoneos possit constituere» (Canones etDecreta Concilii Tridentini, cit., p. 215). a Messina, in caso di vacanza, l’ammini-strazione della diocesi era affidata a coppie di vicari capitolari settimanali. tale siste-ma rimase immutato fino alla morte dell’arcivescovo antonio cancellario quando,per l’inerzia del capitolo, il vescovo di cefalù (il messinese antonio Faraone), nellaqualità di suffraganeo più antico, in ossequio alla recente normativa tridentina, elessevicario capitolare il canonico Francesco Marullo. a fronte delle proteste dei capitola-ri, papa Pio v, con due successivi provvedimenti, rimproverò al collegio la mancataosservanza della normativa vigente e confermò l’operato del vescovo di cefalù; nelcontempo, abolì definitivamente l’antica prerogativa di amministrare la diocesi amezzo di ebdomadari (BruM, ms. F.N. 133, f. 142r; vd. infra, doc. 32). la nominadi vicari capitolari ebdomadari scelti tra i canonici è documentata anche per la chiesadi catania (vd. lonGhitano, La parrocchia, cit., pp. 72-74 e nt. 140).

48 l’indagine ha permesso di individuare sempre le stesse coppie che, a turno, sisono avvicendate nella emanazione di atti e lettere. esse sono:

Giovanni Giacomo Stagno (cantore) e Giacomo (o Jacobello) Balsamo (acM-cap, vol. 41, Omnium actorum et literarum..., ff. 3v-4r, 5r-6r, 28v-29r, 31v, 82v, 87v-88r, 118v-119r, 119rv, 120rv);

Girolamo Grippari e Bartolomeo Marchisio (ivi, ff. 9rv, 12r-13v, 14v-15v, 15v-16v, 32r-33r, 33rv, 33v-34r, 34v-35r, 35rv, 35v-36r);

Giovanni Francesco verdura e antonino chinigò (ivi, ff. 17r, 17v, 18rv, 36v-37v,38r, 45r-52r, 62v, 62v-63r, 63r-64v, 88r, 90r, 91r, 91rv, 91v-92r, 92v);

cesare Boecio e Francesco de rogerio (ff. 19v, 39r, 65v-66r, 69v-70v, 93v, 93v-94r);

Bernardino de alifia e Bartolomeo centelles (arcidiacono) (ff. 20r, 20v, 21v-22v,41v-42r, 53v-54r, 54rv, 100v-101r, 105rv, 105v-106r);

Giovanni nicola de Pasquale e Guglielmo de Marchisio (ff. 23v-24r, 25v, 56rv,57rv, 72v-73r, 73v-74v, 75r, 107r, 109r);

Filippo Faga (o Fagano) e Gaspare testa (ff. 58rv, 59v-60r, 79rv, 113v-114v,114v, 115v-116r, 116rv, 117v, 121rv).

Page 191: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

154 caPitolo v

tre documenti, tuttavia, recano la firma di antonio carrega49, proto-notario apostolico e canonico di Genova, nella qualità di vicariogenerale in spiritualibus et temporalibus del card. innocenzo cybo,successore del de lignamine50.

anche in questo caso, la collazione di benefici costituisce il nu -cleo più consistente51 degli atti registrati, ma la percentuale (circa il

trattandosi di soli quattordici canonici, è del tutto evidente che i rimanenti quattrocanonicati (tra cui la prima dignità) erano stati assegnati ad ecclesiastici incardinatialtrove o a chierici diocesani non residenti. Per la prima metà del sec. Xvi, infatti,abbiamo notizia di alcuni canonicati concessi a ecclesiastici estranei all’ambientepeloritano, quali Pietro Bembo, Gentile Santesio, andrea della valle, aliotta Buglio,carlo caracciolo, Mariano de amantea, andrea Melensi (vd. ruSSo, ni 14539, 14546,14878, 16655, 17036). il primo di costoro (vd. c. dioniSotti, Bembo Pietro, in DBI,vol. 8, roma 1966, pp. 133-151) era giunto nella città del Faro nel maggio del 1492per frequentare la scuola di greco di costantino lascaris ma, anche dopo la sua parten-za, avvenuta nell’estate di due anni dopo, mantenne vivi i rapporti con l’ambientepeloritano. il 13 giugno 1521, infatti, l’arcivescovo di Messina gli conferì un canoni-cato nella cattedrale (di valore ignoto), del quale prese possesso a mezzo di un procu-ratore (FerraJoli, Il ruolo, cit., p. 257 e nt. 11; canonicato poi lasciato, anche per inter-vento del Bembo divenuto cardinale, al suo segretario cola Bruno). Per i rapporti tra ilBembo e gli ambienti culturali cittadini vd., da ultimi, zaGGia, Tra Mantova e la Sici-lia, cit., ad indicem; Salvo, La Biblioteca del Viceré, cit., pp. 149, 206-207.

49 acMcap, vol. 41, Omnium actorum et literarum…, ff. 123v-125v. la perma-nenza del carrega nell’ufficio di vicario generale dell’arcivescovo cybo dovetteessere assai breve perché zaGGia, Tra Mantova e la Sicilia, pp. 226, 246-247, affermache «ebbe subito l’incarico di vicario generale un Gonzaga, agostino […] arcivesco-vo di reggio calabria». dagli atti della regia visita del 1542 risulta, però, che«archiepiscopatus nobilis civitatis Messane cuius archiepiscopus ad presens existitillustrissimus et reverendissimus dominus innocentius tituli Sancte Marie indonica[sic] diaconus cardinalis de cibo nuncupatus, residens in terra carrare de provinciaMasse carrare; et eius vicarius generalis in spiritualibus et in temporalibus existit inhoc tempore reverendus dominus cristophorus de rodoguin de Gomuel u.i.d. et pro-curator magnificus et reverendus dominus nicolaus de ruffa residens in dicta nobilicivitate et in ipso archiepiscopatu», e che i due ufficiali dell’arcivescovo percepivanocome salario annuale, rispettivamente, 95 onze e 10 tarì e 46 onze (aSPa, Conserva-toria di Registro, reg. 1305, ff. 23r, 26r).

50 Sulla nomina del cybo alla cattedra peloritana, vd. zaGGia, Tra Mantova e laSicilia, cit., p. 226 e bibl. ivi cit.

51 Spettava all’arcivescovo, ovviamente, la nomina o conferma dei cappellani e deibeneficiali delle chiese della città sottratte alla giurisdizione del capitolo e di tutte le

Page 192: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

155l’attività del caPitolo

18%) è di gran lunga più bassa rispetto a quella del vol. 1 di ‘atticapitolari’, perché le competenze dell’arcivescovo erano più vasterispetto a quelle del collegio dei canonici. difatti, oltre all’ammini-strazione della giustizia nei confronti dei chierici (privilegium fori)52

ed alle funzioni di giudice nel tribunale ecclesiastico53, il capitolodovette affrontare anche le restanti incombenze dell’ordinario: dallapromozione agli ordini sacri54, alla consacrazione delle chiese55;dalle nomine degli arcipreti e vicari foranei56, degli assessori dellecurie arcipretali e degli officiali della curia arcivescovile57, alle sco-

altre chiese della diocesi, come anche le nomine degli ufficiali della curia arcivescovi-le e di alcuni canonicati e benefici minori della cattedrale (come ad es. quello di ‘terzia-rio’). durante la vacanza della diocesi, peraltro, il conferimento di tali benefici era dicompetenza dell’intero collegio canonicale e non dei soli vicari ebdomadari. Per gli attiregistrati nel vol. 41 vd. l’elenco cronologico in calce a questo capitolo (regesti B).

52 ivi, ff. 3v-4r, 5r-6r, 6r-7r, 7r-8r, 12r-13v, 14v-15v, 15v-16v, 18rv, 19v, 21v-22r,33rv, 36v-37r, 37rv, 53rv, 56rv, 69v-70v, 79v-80v, 80v, 83v-84r, 84rv, 87v-88r, 88r,90r, 104e-105r, 105rv, 117v, 119rv, 121rv,

53 ivi, ff. 5r-6r, 17v, 21rv, 39r, 65v-66r, 72v-73r, 73v, 73v-74v, 80v-81r, 81v, 91v-92r, 93v, 93v-94r, 101rv, 105v-106r, 112r-113v, 113v-114v, 115v-116r, 116rv, 117r,120rv, 123v-124r.

54 vd. supra, cap. iii, nt. 32.55 il 10 aprile i canonici vicari Giovanni Francesco verdura e antonino chinigò,

su richiesta dei procuratori e cappellani della chiesa di S. nicola della ‘terra’ di S.Fratello, poiché «in dicta ecclesia fuit et successit sanguinis effusio», autorizzanol’arciprete o un presbitero suo sostituto a lavare con acqua benedetta il sacro edificio,senza bisogno di doverlo consacrare e di farvi apporre le dodici croci (acMcap, vol.41, Omnium actorum et literarum…, f. 38r).

56 il 6 febbraio il capitolo conferma la nomina di vincenzo correnti ad arcipretee vicario foraneo della ‘terra’ di tripi (a suo tempo fatta dal defunto arcivescovo delignamine), che aveva preso possesso della carica baciando l’altare della chiesa di S.vincenzo, al suono delle campane ed in presenza dei giurati locali (ivi, ff. 1v-3v); il27 luglio il capitolo nomina Silvestro cremato arciprete della ‘terra’ di Galati(Mamertino) (ivi, ff. 95v-96r); il 30 luglio il presbitero Marco tripoli è confermatonell’ufficio di vicario foraneo della ‘terra’ di raccuja conferitogli dal fu arcivescovode lignamine (ivi, ff. 101v-102r); il 22 agosto i vicari ebdomandari ratificano l’attocon cui al presbitero Francesco timpanaro è stato «locatum, et ingabellatum ac arren-datum officium archipresbiteratum [...] per annos tres continuos et completos» dellacittà di troina (ivi, ff. 121v-122v).

57 l’11 febbraio il messinese nicola antonio de chelio è nominato procuratore

Page 193: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

156 caPitolo v

della curia arcivescovile (ivi, f. 9rv); il 26 marzo il chierico cristoforo Manjanti ènominato sostituto del padre antonino nell’ufficio di procuratore della camera (ivi, f.30rv); il 6 maggio il capitolo nomina il can. Bartolomeo de Marchisio suo vicariogenerale «in tota diocesi messanense», con tutti i diritti e gli onori spettanti a taleufficio (ivi, ff. 57v-58r); il 7 giugno il chierico antonino de aquilone è nominato‘inserviente’ (sorta di ufficiale giudiziario) della curia arcivescovile (ivi, f. 72rv); il22 giugno il chierico antonino valenti è nominato ‘inserviente’ della curia arcive-scovile (ivi, 78v-79r); il 15 luglio il magnifico Francesco la dulczeta, della ‘terra’ dinaso, è nominato assessore della curia arcipretale della stessa ‘terra’ (ivi, f. 87rv); il4 agosto il magn. Girolamo de caldarariis, u.j.d., è nominato assessore della curiaarcipretale di naso (ivi, f. 106rv); il 19 agosto il can. Guglielmo de Marchisio ènominato vicario generale ‘in visita’ (ivi, 118r); il 1° settembre il vicario generaleantonio carrega nomina capitano della ‘terra’ di alcara, «de iurisdictione prefati r.miet ill.mi domini nostri (archiepiscopi)», per l’anno della Xii indizione, il magn. Mat-teo carruba, ordinando che ciascun ufficiale vi presti obbedienza e dando mandato alsecreto della immissione nel possesso dell’ufficio (ivi, ff. 124v-125r).

58 ivi, ff. 30r, 34rv, 62v-63r, f. 101rv, 109r. 59 il 6 aprile, su richiesta del barone di Motta camastra, i vicari ebdomadari auto-

rizzano l’istante ad esumare il cadavere del fratello (già deposto nella chiesa madre diquella ‘terra’) per sistemarlo in una cappella «de novo edificata» (ivi, f. 35rv); il 29aprile il capitolo autorizza il vescovo di oppido (ascanio cesarini) «yre et accedereper totam ipsam diocesim Messanen. et prestare sacramentum Sanctissime crismatischristifidelibus utriusque sexus [...] nec non in abbatissas, moniales, benedicereecclesias, campanis ipsasque consecrare et benedicere in temporibus a iure statutis,omnes sacros ordines celebrare et presbiteros ordinatos licencia celebrandi prestare etcommittere [...] voluntate et beneplacito ac presencia ven. presb. Pauli de Puglisio»(ivi, ff. 55v-56r); il 10 maggio, con una lettera indirizzata all’intero clero e agli uffi-ciali della diocesi, il capitolo autorizza il nobile Paolo de carbono a chiedere elemo-sine per tutte le ‘terre’ e chiese della stessa (nei giorni festivi e non), al fine di far rea-lizzare un crocifisso per la chiesa di ognissanti di Messina (ivi, ff. 58v-59r); il 5 giu-gno, a causa dell’avvenuta demolizione della chiesa del priorato di S. croce extramoenia per far posto alle nuove fortificazioni volute da carlo v, il capitolo consentela partenza della processione, che per antica consuetudine si muoveva da quella chie-sa nel giorno dell’ascensione, dalla chiesa del monastero di S. Maria di Basicò (ivi,f. 66rv; Gallo, ii, p. 519). Sui problemi e le speculazioni legate alla realizzazionedelle opere di fortificazione, vd. c. Salvo, Le «mani sulla città»: le nuove fortifica-zioni di Messina e la politica del locale gruppo dirigente durante il viceregno di Fer-rante Gonzaga, in «Siculorum Gymnasium», n.s., lii (1999), n. 1-2, pp. 895-915]; il

muniche e censure ecclesiastiche58, alle autorizzazioni di pratiche diculto e processioni59, per finire con il controllo delle comunità reli-giose60, l’esecuzione dei provvedimenti pontifici che avevano ricevu-

Page 194: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

157l’attività del caPitolo

17 giugno il capitolo ratifica la concessione della chiesa di ognissanti di Messina,fatta dal protopapa (Giovannello Galletta) e dal clero greco della città, ai nobiliPaolo carbuni e antonello de Parisio «ad titulum confraternitatis et domus discipli-ne» (ivi, ff. 77v-78r); il 31 luglio il capitolo autorizza i figli ed eredi del fu PietroFasoli a tumulare il corpo di costui in una cappella della chiesa madre di Gangi, la cuicostruzione era stata concessa il 12 ottobre 1514 (ivi, f. 102v);

60 il 14 maggio il capitolo, su istanza del procuratore ed economo del convento diGesù e Maria della ‘terra’ di Milazzo, vieta di edificare entro la distanza di 140‘canne’ un nuovo convento di domenicani (ivi, f. 60rv); il 21 agosto i canonici auto-rizzano suor Giletta Stella, priora del monastero di S. Maria degli angeli di troina, diriedificare il monastero benedettino di S. Spirito della stessa città, «ruynusus et diru-tus», e di trasferirvisi con altre monache e donne, diventandone abbadessa «vita eiusdurante» (ivi, ff. 122v-123v).

61 il 12 marzo, con una lettera circolare indirizzata al clero e agli ufficiali dell’in-tera diocesi, il capitolo ordina di dare esecuzione al breve apostolico di concessionedi indulgenze presentato dal francescano conventuale Pietro Frastina, professor insacra pagina, «pro fabrica, reparacione et substentacione parrochialis ecclesie sanctiadelermi Burgen.» (ivi, f. 23v-24r); il 27 marzo il can. Giovanni Giacomo Stagno,nella qualità di subdelegato apostolico per il giubileo concesso per la vittoria controgli infedeli al monastero di S. elmo, in diocesi di Pamplona, ordina che sia pubblica-to «cum trombecti et pifari» e che si celebri con processioni e solennità (ivi, f. 31r); il22 aprile il capitolo ordina a tutto il clero e agli ufficiali della diocesi di dare esecu-zione al breve papale, relativo alla concessione di indulgenze, presentato da Bona-ventura, vescovo Origentin. (ivi, ff. 40r-41r); il 27 maggio, su richiesta dei magnificiMaddalena e Giorgio de Gozo e consorti, i vicari ebdomadari ordinano che si dia ese-cuzione ad un breve apostolico rilasciato in loro favore (ivi, f. 62v).

62 ivi, ff. 1rv, 4v, 17r, 27rv, 32r-33r, 35r-36v, 38v, 41v-42r, 54rv, 70v-71r, 78rv,82r, 83rv, 85rv, 86v, 90v-91r, 91r, 93r, 94v-95v, 107v-108r.

to la regolare esecutoria viceregia61 e la dichiarazione di rescissione,nullità e invalidità di pubblici contratti62.

Page 195: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

158 caPitolo v

reGeSti a

26 ott. 1510, Xiv ind.concessione al nob. Bastiano de liya, civis Messane, di erigere un altare

marmoreo dentro la cattedrale, «prope ianuam venientem ex parte campani-lis, ubi est ymago Sante ursule», e di realizzare presso detto altare unasepoltura per sé e i propri figli ed eredi in perpetuo, dotando lo stesso di uncenso annuo di onze 1 da pagarsi al cappellano che sarà eletto dallo stessoBastiano e dai suoi successori. tale censo avrebbe gravato sui seguenti pre-dii: tarì 28 sulla casa degli eredi del fu toni de Monteforte, sita a Messina,nella contrada di S. Maria della Scala; tarì 2 su una casa sita a Messina, nellacontrada di S. nicola de lu episcopatu, «secus domus heredum quondamantonii la Sichya» e altri confini. contestualmente, Bastiano nomina il preteFrancesco lahana titolare del nuovo beneficio (ff. 29v-30v);24 dic.1511, Xv ind.

ratifica della donazione di una sepoltura al nob. Miutio Gallecta, sitanell’ala meridionale della cattedrale «apud ianuam di Goctu», fatta daimagnifici Gianna de Joff e da Matteo e Franchino, suoi figli, per atti del not.Bernardino caserta del 23 dicembre (f. 65r);22 gen. 1513, i ind.

concessione al can. cantore Paolo Grasso e ai suoi eredi «quandam fo -vea(m) seu sepulturam nuncupatam de li crochy», sita nella cattedrale, vici-no l’altare de (vacat), nei pressi della porta della sacrestia. Per tale ragione ilrev. d. Paolo, «ad laudem dey omnipotentis et intemerate virginis Marie, proremissione suorum peccatorum, constituit, fecit et sollemniter ordinavitquandam dotem supra dicto altare fundatam» di due case collaterali, site aMessina nella contrada di S. leonardo, «secus domum monasterii SancteMarie de Scalis et alios confines», eleggendo come cappellani il can. Gio-vannello de Gregorio ed d. antonio de Pasquale, affinché, dopo la morte delfondatore, celebrino il culto divino per la remissione dei peccati del fondato-re e con la clausola che «ipsi cappellani, ante obitum, videlicet in vita, pos-sint et valeant [...] eligere alyum cappellanum in dicto altare et dote et sicsuccessive usque ad infinitum» (f. 77rv);eodem die.

concessione al can. Giovannello de Gregorio di una sepoltura sita nelcoro della cattedrale, «in pede altaris vocato de Guidocto». il concessionariopromette di costituire una dote «pro remissione suorum peccatorum» riser-

Page 196: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

159l’attività del caPitolo

vandosi, tuttavia, il diritto di costruire una nuova sepoltura all’interno dellastessa cattedrale, «in aliquo loco sibi melius viso et facere cappellam cumdote sibi melius placira» (ff. 77v-78r);eodem die.

concessione al can. Giovanni Pietro rizzo di una sepoltura sita nellacattedrale, davanti l’altare de Santo Blasio, e di erigere e dotare una cappel-la (f. 78rv);20 giu. 1516, iv ind.

concessione al rev. d. Pietro Puyades, «abbatis noharie et eorum conca-nonaco», di poter «construere et facere sepulturam quandam pro cadavere»dello zio Giovanni, vescovo di Malta, sita nella cattedrale, «in ala cori SantiPlaciti», cioè nel muro tra l’immagine di S. andrea e l’altare di S. Placido,«qui locus in presentia vacuus est, in quo loco possit erigere sepulturam, inqua quidem sepultura et supra illa possit constituere dotes» (ff. 99v-100r);12 giu. 1517, v ind.

il nob. nicoletta de trivisio c(ivis) M(essane), figlio ed erede del fu nob.antonello, espone al capitolo che, «pro servicio dei omnipotentis et sueintemerate matris virginis Marie ac pro remissione ipsius et dicti quondampatris sui et suorum peccatorum», ha istituito due doti di onze 1 ciascunasopra l’altare de li Russi, sito nella cattedrale, e che in detto altare gli è statoconcesso di «facere et construere foveam et sepulturam [...] ut possit se etsuos in perpetuum sepellire». dette onze 2 «iuris census et annue pensionisquolibet anno in perpetuum, de mense augusti annum cuiuslibet solvendas,per se ipsi heredes et successores suos supra omnibus et singulis bonis suisstabilibus ubicumque exsistentibus et melius apparentibus», andranno infavore di due cappellani, da eleggere per sé e i suoi successori, tenuti allacelebrazione di una messa alla settimana. ciò premesso, il fondatore nominaprimi titolari dei due benefici i preti antonio Micari e Giuliano de Perrono,riservandosi il diritto di «eligere alios duos cappellanos et sic successive inperpetuum». il capitolo conferma quanto sopra (f. 113rv);16 gen. 1517, vi ind.

concessione al rev. d. Felice de angelo, canonico, di una sepoltura mar-morea vacantem, sita nell’ala settentrionale della cattedrale, vicino l’altare«de Gnurri alias de m. antoni la Gunia [...] per se, heredibus et successoribussuis» e di poterla «conciare et de illa disponere pro velle suo et ad eius libi-tum et voluntatem» (f. 118rv);9 mar. 1518, vii ind.

il magn. Giovanni Pietro Brigandi, titolare dell’altare de li Brigandi, sito

Page 197: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

160 caPitolo v

nella cattedrale «sub tribona parvula [...] ex parte septentrionis», aggiungealle doti istituite dai sui predecessori una dote di onze 3 annuali, per la remis-sione dei propri peccati e di quelli della sua unica figlia defunta, da suddivi-dersi tra due cappellani di sua scelta, e chiede di poter edificare «quondamsepulturam marmoream supra terram in dicta tribona parvula», per ivi seppel-lire la propria figlia. il capitolo accoglie la richiesta di ampliare «ipsamdotem in maiori summa» e di costruire una sepoltura supra terram di palmi 4,«videlicet li cagnola di palmi uno et la sepultura di palmi tri» (f. 134rv);18 apr. 1519, vii ind.

il nob. antonello de alibrando c(ivis) M(essane) chiede al capitolo dipotere costruire nella cattedrale, «pro dey omnipotentis servicio ac pro eiusanime suorum quam heredum et successorum», un nuovo altare con la dotedi onze 2 annuali in perpetuo, «prope ianuam vocatam de Goctu, que est infrontispicio domus m. d. antonii Goctu militis, videlicet ex parte occidentis,ubi est locus vacuus et sine altare», che spetterebbe all’ospedale di S. ange-lo de capperrina. il capitolo, fatta ingiunzione per la terza volta allo spett. d.Giovanni de Juenio e al magn. Bernardo la celsa, rispettivamente tesoriere eprocuratore generale di detto ospedale, di «aedificare et construere (dictumaltare) per nobilitare et decorare eiusdem maioris messanensis ecclesiae,concede lo spazio al richiedente ad opus edificandis altarem predictum demarmore ita et prout sunt alia in eadem ecclesia edificata», con una sepoltu-ra davanti o di lato e le proprie armi scolpite, nonché, a lui ed ai suoi eredi, ildiritto di nominarvi il cappellano. di conseguenza, il suddetto antonellonomina cappellano il prete nicola Giacomo de alibrando, suo fratello, conl’obbligo di celebrarvi messa il mercoledì ed il venerdì di ogni settimana (ff.140r-142r);18 apr. 1523, Xi ind.

il prete Girolamo rizzo riferisce che, per ordine del capitolo, ha intima-to a Pantaleone de avellino, Perotto de ala, terenzio de avellino, Simone deFalconibus, alessandro de Falconibus e al chierico Giovanni nicola de Fal-conibus di far sistemare entro 8 giorni le loro sepolture site nella cattedrale, ecioè quella «de avillino, prope cappella littirij», e quella «de Falconibus,prope ianua de Goctu» (ff. 203v- 204r);19 feb. 1524, Xiii ind.

l’ecc. Giovanni Giacomo compagna, u.j.d., espone che «prope altarenoviter per ipsum d. ioannem iacobum fundatus in dicta mayore Messaneecclesia, prope magnam ianuam eiusdem mayoris ecclesie, fuit et est que-dam fovea sine sepultura que est etiam prope fontem aque benedicte et aliam

Page 198: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

161l’attività del caPitolo

sepulturam r. d. canonicorum» e supplica che venga concessa in perpetuo alui ed ai suoi eredi tale sepoltura. il capitolo concede quanto richiesto (f.217rv);17 apr. 1529, ii ind.

concessione al can. Felice de angelo, arcidiacono, di una sepoltura sitanella cattedrale «apud altare de Guidocto» (f. 260v);17/20 set. 1530, iv ind.

Benestare per il seppellimento del cadavere dell’archimandrita (scil. ilcan. Giovanni Pietro rizzo) sotto il coro della cattedrale (f. 291r).

Page 199: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

162 caPitolo v

reGeSti B

10 febbraio 1538, ind. Xi.Littere benefitii in personam presbiteri Santori lu Chacco.il capitolo al ven. presb. Santoro lo Sacco, del clero della cattedrale.conferimento della cappellania della chiesa di S. leone nella ‘terra’ di

rometta, vacante per la morte del presb. Sebastiano crapiti (ff. 8r-9r);12 febbraio 1538, ind. Xi.

il capitolo ai venn. presbb. antonino de Mento e Bernardino de ysayadella ‘terra’ di rometta.

conferma della nomina a cappellani e beneficiali del beneficio seu altarisfondato dentro la chiesa madre della ‘terra’ di rometta dal fu on. Ponzi Barca evacante per la morte del presb. Sebastiano crapiti, fatta dal nob. tommasoSammartino per atti del not. Franco Franchi del 12 febbraio 1537, ind. Xi.

Manda il rev. arciprete della stessa terra per la immissione nel possesso(ff. 10v-11r);16 febbraio 1538, ind. Xi.Littere beneficii in personam ven. presb. Santori lu Sacco il capitolo al ven. presb. Santoro lu Sacco, del clero della cattedrale.conferimento di alcuni benefici vacanti per la morte del presb. Sebastia-

no crapiti, fondati nella chiesa madre della ‘terra’ di rometta, uno da Gilioismirili, per elezione di suor antonella ismirili fatta in atti del not. Matteo deMeo del 14 febbraio 1537, ind. Xi; un altro del valore di 9 fiorini vel circafondato dal fu Filippo crapiti e da raimondo crapiti e confermato dal fuarcivescovo Pietro Bellorado il 7 gennaio 1505, ind. viiii, per elezione fattain atti del not. Matteo de Meo dell’11 febbraio 1537, ind. Xi; l’ultimo delvalore di 11 tarì fondato dal fu Giovannello ysaya della stessa terra fatta dalm. tomeo ysaya in atti del not. Bartolomeo de Giovanni del 16 febbraio1537, ind. Xi (ff. 13v-14v);25 febbraio 1538, ind. Xi.

il capitolo al presb. antonio de Milaczio, della ‘terra’ di castro.conferma della nomina al beneficio seu altaris detto di S. Martino, fon-

dato dentro la chiesa del SS. Salvatore della stessa ‘terra’, vacante per rinun-cia «simpliciter in manibus nostri» del presb. nicola de alexio, ricevuta il 23corr. in atti della curia arcipretale di detta terra, fatta dal not. Giuseppe deisferracavalli, abitante di detta ‘terra’ e titolare del ius eligendi, per atti delnot. Giovanni Furnari (ff. 18v-19r);

Page 200: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

163l’attività del caPitolo

11 marzo 1538, ind. Xi.il capitolo al can. vicario (ebd.) Guglielmo Marchisio.conferma della nomina alla cappellania dell’altare sito nella chiesa di S.

agostino di Messina, vacante per rinuncia del rev. andrea compagna fatta inatti del not. Baldo Pixi del 23 febbraio corr., fatta dal rev. antonio de donato,cappellano della cattedrale, e da fra’ nicola lanza, per conto della chiesa diS. agostino, entrambi titolari del ius eligendi. Manda il ven. presb. Giovan-nello de alifia per la immissione nel possesso (f. 23rv);12 marzo 1538, ind. Xi.

il capitolo al ven. presb. nicola de Pasquale, del clero della cattedrale.conferimento della ‘terziaria’ della cattedrale, vacante per morte del

ven. presb. nicoletta de Maugerio «hodie defuncti [...] cum omnibus iuribuset dignitatibus et cum eius prebenda». Manda il ven. presb. Paolo Pancaldoper l’immissione nel possesso.

il 12.3.1538, ind. Xi, il ven. presb. Paolo Pancaldo immette nel possessodel beneficio il ven. presb. nicola de Pasquale. Presenti: rev. lorenzo Grippari,succentore; presb. Girolamo de Pactis; presb. aloisio lucchesi (ff. 24v-25r);18 marzo 1538, ind. Xi.

il capitolo al ven. presb. teodoro rizzo, della ‘terra’ di rometta.conferma della nomina al beneficio del valore di 15 tarì annui, fondato

nella chiesa madre di rometta dal ven. presb. Tomeus rizzo e vacante per lamorte del presb. Sebastiano crapi, fatta dal ven. presb. Martino rizzo e datommaso rizzo, eredi del presb. tomeo, per atti del not. antonino de arnaodel 13 corr. (f. 26rv);18 marzo 1538, ind. Xi.Eleptio in persona presbiteri Mathei Gulliil capitolo al ven. presb. Matteo Gulli, del clero della cattedrale.conferma della nomina al beneficio seu altaris fondato nella chiesa di S.

nicola, sita nella fiumara di Santo Stefano, vacante per la morte del ‘mise-rando’ andrea de Simone, «canonaci messanensi et ultimi cappellani», fattada Francesco Marchisio, barone di Scaletta, Federico Porco, barone di Proto-notaro, e Sebastiano Spatafora, eredi del ius eligendi, per atti del not. Girola-mo de lio del 16 febbraio. Manda il ven. presb. nicola crisafi per l’immis-sione nel possesso.

il 10.4.1538, ind. Xi, il ven. presb. nicoletta de Grisaphio immette nelpossesso del beneficio il ven. presb. Matteo Gulli. Presenti: nicola de Paulae altri (ff. 26v-27r);23 marzo 1538, ind. Xi.

il capitolo al ven. presb. antonino de Pasquale, del clero della cattedrale.

Page 201: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

164 caPitolo v

essendo vacante «in manibus ordinarii ecclesie sancte Marie de intinniad mari alias de nive et eius grangia existens in flomaria cammariorumMessane, in contrate chaere, ob mortem presbiteri Prosperi de angelo, aliasde Pisano, ultimi detemptoris et possessoris, et volentes eidem ecclesie etgrangie de persona ydonea, utili et benemerita provideri, ne longe vacacioniscausa aliquo [...]», conferisce il beneficio al suddetto. Manda per la presa dipossesso: ven. presb. antonio campisi.

il 28.3.1538, ind. Xi, il ven. presb. antonio de campisi immette nel pos-sesso del beneficio il ven. presb. antonio de Pasquale. Presenti: magnn. vin-cenzo de Grisaphio e antonio [...]sara e altri (f. 28r);30 marzo 1538, ind. Xi.

il capitolo al rev. presb. Bartolo de Perrono, del clero della cattedrale.conferma della nomina a cappellano e beneficiale dell’altare sito nella

chiesa della confraternita di S. Maria dell’agonia ‘Grecìa’ di Messina, vacan-te per la morte del presb. Jacobello Pisani, fatta dai magn. antonello Brulli econfrati per atti del not. Giacomo Sisa dell’8 dicembre. Manda il ven. presb.Francesco de Ma[...] per la immissione nel possesso (ff. 31v-32r);15 aprile 1538, ind. Xi.

il capitolo al ven. presb. Sebastiano imburlica, della ‘terra’ di Mirto.essendo defunta Flos, vedova di Pietro vinchi, della stessa ‘terra’, que-

st’ultimo fondatore del beneficio del valore di tarì 18, ed essendo dallo stes-so eletto nel beneficio consistente in 50 pecudibus, chiede che la stessa ele-zione venga ratificata e accettata (f. 39v);25 aprile 1538, ind. Xi.

il capitolo al ven. preb. Girolamo de luna, della città di randazzo.conferma della nomina a cappellano e beneficiale del beneficio fondato

dentro la chiesa parrocchiale di S. nicola, dotato di vigne possedute daantonello e Pietro Pirrello e vacante per la morte del presb. Giovanni deleo, fatta dal magn. vincenzo curvaja per atti del not. Pietro russo del 18aprile 1538, ind. Xi. Manda l’arciprete di randazzo per la immissione nelpossesso (f. 41rv);26 aprile 1538, ind. Xi.Littere beneficialisil capitolo al ven. presb. Mariano de culosio, «de rure Fundrò».conferma della nomina a cappellano e beneficiale del beneficio fondato

dentro la chiesa di S. Maria, chiesa madre di quella terra, vacante per lamorte del ven. presb. antonino zanghì, fatta dagli onn. Filippo, Ferdinandoe Stefano zanghì, il primo per atti del not. Giacomo Furnari del 1° aprile

Page 202: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

165l’attività del caPitolo

corr., e i secondi per atti del not. Matteo de Meo. Manda il presb. Salvatorede Firriba per la immissione nel possesso (f. 52rv);27 aprile 1538, ind. XiLittere beneficialisil capitolo al ven. presb. Matteo de Paguni (della «therra Fortilicii agro»).conferma della nomina a cappellano e beneficiale di un altare con nuova

dote fondata nella chiesa di S. Maria «ruris» Gallodoro, fatta da nicolaXhacca e Giovanna Xhacca, figlia ed erede di Bartolomeo, per atti del not.antonino crupi nell’aprile corr.

il 12 maggio 1538, ind. Xi, il presb. Matteo lombardo, del clero dellacattedrale, portatosi personalmente nella chiesa di S. Maria di Gallodoro,immette nel possesso del suddetto beneficio il ven. presb. Matteo de Pavuni.Presenti: on. magister Matteo rigitano, Giovanni antonio rigitano, France-sco crupi e Girolamo crupi (f. 55rv);17 maggio 1538, ind. Xi.

il capitolo al ven. presb. Matteo de iudice, del clero della cattedrale.conferma della nomina al beneficio fondato nella chiesa di S. nicola lo

Bosco, alias Santa Maria la Chatina, sita nel villaggio di Santo Stefano,fatta dallo spett. Filippo ismorto che asserisce godere del ius eligendi, comeda atti del not. antonino Broschetto del 15 maggio 1538, ind. Xi. Manda ilven. presb. (Giovannello) de alifia per la immissione nel possesso del bene-ficio (f. 61rv);17 maggio 1538, ind. Xi.

il capitolo al ven. presb. Giovanni domenico Frisina, della ‘terra’ dicastiglione.

conferma della nomina a rettore, cappellano e beneficiale della chiesa diS. Maria ad nives, fatta da caterina (...), figlia ed erede del fu m. antonioBonerba «cum consensu et voluntate» del not. Giovannello de Preximuni,fatta in atti del not. Giovanni Pietro de iufrè di castiglione del 10 maggio1538, ind. Xi. Manda l’arciprete della stessa terra per la immissione nel pos-sesso (ff. 61v-62r);4 giugno 1538, ind. Xi.

il capitolo al rev. presb. Giovannello de alifia, del clero della cattedrale,canonico messinese.

conferma della nomina a beneficiale, rettore e cappellano dell’altare fon-dato dentro la chiesa di S. Sebastiano di Messina, vacante per la morte delven. presb. antonio longu, nuper defunctus, fatta dalla spett. d. antonia deMarchisio, baronessa della ‘terra’ di Scaletta, nella qualità di figlia ed erede

Page 203: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

166 caPitolo v

della fu spett. Margheritella Staiti. Manda il ven. presb. tommaso de Persiaper la immissione nel possesso

il 5 giugno 1538, ind. X, il ven. presb. tommaso de Persia immette nelpossesso del beneficio il presb. Giovannello. Presenti: ven. presb. Matteoczaffarana e ch. luca Ferraro (ff. 64v-65r);14 giugno 1538, ind. Xi.

il capitolo al ven. presb. antonio cangillari, della ‘terra’ di alcara.conferma della nomina a cappellano beneficiale della chiesa di S. deme-

trio, sita nella stessa ‘terra’ e dotata di una rendita annuale di 7 tarì e 10grana, vacante per la morte del presb. Giacomo Perrunelli. Manda il presb.Giovanni Pietro Scorcia della stessa terra per la immissione nel possesso (f.71rv);5 luglio 1538, ind. Xi.

il capitolo al ven. presb. Giacomo dublo, del casale di Gesso, tenimentodi Messina.

conferma della nomina a due benefici del valore ciascuno di 2 onze fattadal nob. Girolamo Brundasco, quale procuratore della spett. d. ursina de Gre-gorio, balia e madre dei suoi figli (in forza dell’atto di procura rogato del not.Bartolo de cziczo di Palermo il 11 dicembre 1536, ind. X), fatta per atti delnot. antonello de trimarchio di Messina il 5 luglio 1538, ind. Xi. Manda ilven. presb. Michele de lo curcho per la immissione nel possesso (ff. 82v-83r);1 agosto 1538, ind. Xi.

il capitolo all’onesto presb. antonello de rao, della ‘terra’ di Milazzo.conferma della nomina al beneficio del valore di 11 tarì annui, legati dal

fu presb. Giovanni trifiletti, e vacante per la morte del presb. antonellocapuni, fatta dal magn. Sebastiano trifiletti, titolare del ius eligendi, per attidel not. Battista de cafarellis del 24 luglio 1538, ind. Xi. Manda l’arciprete evicario di detta terra per la immissione nel possesso (ff. 103v-104r);9 agosto 1538, ind. Xi.Littere confirmacionis beneficii sine curail capitolo al ven. ch. rocco de Simone, del clero della cattedrale.conferma della nomina a beneficiale, rettore e cappellano della chiesa di

S. rocco di Messina «nonullarum intinet cura animarum», fatta da domitil-la, moglie del nob. antonello de Symone, nella qualità di erede e donatariadel fratello, il fu ven. presb. antonio longo, «ipsius altaris et ecclesie ultimibeneficiarii et cappellani», per atti del not. Baldo Pixi del 9 agosto 1538, ind.Xi. Manda il ven. presb. alosio russo per la immissione nel possesso.

il 10 agosto 1538, ind. Xi, il ven. presb. aloisio de Martino alias Russu

Page 204: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

167l’attività del caPitolo

immette il ch. rocco de Simone nel possesso del suddetto beneficio. Presen-ti: maestro Michele de trimarchio, Filippo coiro e maestro domenico car-cagno (ff. 108r-109r);13 agosto 1538, ind. Xi.

il capitolo al ven. presb. domenico li caldo, della città di troina.conferma della nomina al beneficio fondato dal fu antonino de Pulitio

nell’altare del corpo di cristo, sito nella chiesa madre e vacante per rinunciadel ch. Giovanni Massimo de Pulitio, fatta dal nob. Giovanni Pietro de Poli-tio, per atti del not. tommaso isguara. Manda l’arciprete per la immissionenel possesso (ff. 114v-115v);12 settembre 1538, ind. Xii.Innocentius, titulus Sancte Marie in Domnica, cardinalis et archiepisco-

pus messanensis.antonio carrega, prot. apost., u.j.d., can. di Genova e vic. gen. dell’arci-

vescovo cybo al can. (sic) tesoriere della cattedrale antonio de Guidone.conferma della nomina a beneficiale, rettore e cappellano dell’altare sito

nella chiesa di S. cataldo di Messina, fatta da aloisio russo, «habente iuseligendi», in qualità di erede di aloisio de humano, «in actis curie archiepi-scopalis messanensis hodie». Manda il ven. presb. natale de Guidone perl’immissione nel possesso.

il 12 settembre, ind. Xi, il ven presb. natale de Guidone immette nel pos-sesso del beneficio il ven. presb. antonio. Presenti: nob. Sebastiano carbuni,Pietro Micari, nicola Pellegrino, antonio de rando (ivi, f. 125rv).

Page 205: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne
Page 206: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

docuMenti

Page 207: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne
Page 208: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

indici

Page 209: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne
Page 210: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

indice dei noMi*

Abbatis (de), Gaspare can. 113n, 149nAbbrugnale, famiglia 144nAccolti, Pietro card. 111Acuña (de), Ferdinando vicerè di Sici-

lia 130Adam (de), Bartolomeo can. e arcidia-

cono di Troina 80n, 81nAdamo, Pino 143nAdvena (de), Giovanni priore domeni-

cano 134Affannato, Giuliano prete 148nAfflicto (de), famiglia 131n, 150nAfunto, famiglia 150nAgonia (de), Antonio can. e poi deca-

no 100n, 123 e n, 159Aimaro, can. 68nAla (de), Perrotto 160Alagona, Blasco 57nALBERTO PICCOLO, 13nAlberto Pio da Carpi, card. 108Albino, chierico 14nAldoino, famiglia 131nAldoino (de), Aldoino 122-123Alessandro III, papa 14 e n, 15n, 38n,

53nAlessandro IV, papa 32n, 68, 69n, 73nAlessandro VI, papa 26, 67, 105 e n,

108n, 114Alexio (de), Nicola prete 162Alifia, famiglia 96nAlifia, Bernardino can. 97n, 153n

Alifia (de), Giovannello prete 163,165, 166

Alfonso il Magnanimo, re di Sicilia 27Alfonso II d’Aragona, re di Sicilia

146Alibrando, Antonello 133n, 134n, 160Alibrando, Nicola Giacomo prete 133

e n, 134n, 160Alibrando (de), Girolamo abate di S.

Placido Calonerò 134nAlibrando (de), Pietro 131n, 134nAlidosi Francesco, card. 107Allegra, G. 10Ambrogio, abate di Lipari 15AMICO, ANTONINO 58nAmico (de), Pietro not. 132nAmoroso (de), Federico ch. 71nAngelo de Paliano, can. 93Angelo (de), Felice can. e poi arcidia-

cono 52, 76n, 103n, 113n, 114n,140n, 159, 161

Angelo (de) alias de Pisano, Prosperoprete 164

Angiò, dinastia 92nAnsaldo (de), Filippo 129nAnsaldo (de), Nicola Antonio 129nAnsalone, Bonsignore can. 58nAnsalone, Frankino giudice 58nAnsalone, Giovan Giacomo 97nAnsalone, Pietro can. e poi cantore e

vic. gen. 95n, 97n, 103n, 104n

* Ove non espressamente indicato, le qualifiche di ch. (chierico), prete, terziario,succiantro (subcantor), cappellano, tesoriere, can. (canonico), arcidiacono, cantore(cantor o praecentor), decano, vic. gen. (vicario generale), vesc. (vescovo), arcivesc.(arcivescovo), nonché giurato e stratigoto, si riferiscono a Messina.

Page 211: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

350 indici

Antonio de Milaczio, prete 162Antonio de Panormo (de Palermo),

can. 98 e n, 101, 114, 134nAquilone (de), Antonio ch. 156nArcheri (di), Laura 152nArena, famiglia 101nArena (d’), Bartolo can. di Troina e

terziarioArias, Francesco arcidiacono 82Arnao (de), Antonino prete 163Arnedo, Giacomo visitatore regio 17n,

46, 48n, 88n, 118nAssumma (de), Salvo can. 116, 133 e

n, 149nAstiano (de), Paolo prete 132nAvellino (de), famiglia 160Avellino (de), Enrico decano 25Avellino (de), Pantaleone 160Avellino (de), Terenzio 160Avilinus, subcantor 93

Bacchini, Giovan Battista 129nBalbano, Bernardo frate cappuccino

118nBaldo de Gentili 124nBalsamo, famiglia 96 e nBalsamo, Giacomo (o Jacobello) can.

97n, 103n, 114n, 153nBalsamo, Giovanni Andrea can. 97n,

150Balsamo, Jacopo 97nBalsamo, Nicoletta 108Barberi, Giovan Luca 41nBarca, Ponzi 162Bartolomeo de Urbe, arcidiacono 75nBellone, Giovanni Andrea can. e poi

decano e vesc. di Massa (Lubren-se) 104, 120n, 121

Bellorado, Pietro arcivesc. 52, 104n,132

Bellorusso, Tommaso ch. di Palermo105n, 115

Bembo, Pietro 133 e n, 154nBenedetto XI, papa 39n, 93

Benedetto XIII, antipapa 59vBentivoglio, famiglia 108nBerardo, ‘maestro’ e cantore 74nBerardo da Ascoli, arcivesc. 32n, 33,

35 e n, 36, 54n, 92Bernardino da Reggio, frate cappucci-

no 129Bernardo da Chiaravalle, santo 53nBlasi, Antonio arcidiacono di Siracusa

111nBoecio, Bartolomeo 151nBoecio, Cesare can. 103n, 149n, 150,

151 e nBologna, Bernardino vesc. di Malta e

poi arcivesc. 52, 109, 111Bonaventura, vesc. Origentin. 157nBonerba, Antonio 165Bonerba, Caterina 165Bonfiglio, famiglia 60n, 96 e n, 128Bonfiglio, Girolamo can. 149nBonifacio, vesc. di Magonza e santo 3nBonifacio VIII, papa 24n, 38n, 39n, 51nBonifacio IX, papa 25Bonifacio (de), Ruggero 76nBosurgi, Bernardino can. di Reggio

71nBottitta, Nicolò arcidiacono di Troina

81 e nBottone, famiglia 134nBreth, Nicola 114nBrigandi, famiglia 159Brigandi, Giovanni Pietro 159Broschetto, Antonino not. 165Brulli, Antonello 164Brundasco, Girolamo 166Bruno, Nicola (Cola) ch. e poi can.

132, 133 e n, 149n, 150n, 154nBudano, Pietro arcivesc. 59 e nBufalo (de), famiglia 95Bufalo (de), Antonio can. e poi canto-

re 95nBufalo (de), Jacopo 76nBufalo (de), Luca archimandrita del S.

Salvatore 95n

Page 212: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

351indici

Bufalo (de), Onofrio archimandritadel S. Salvatore 95n

Buglio, Aliotta (o Leotta) decano 102n,130, 154n

Buglio, Giovanni Antonio 102nBURCKARD JOANNES, 105nButano, Domenico 138nBuxo, Giovanni Matteo can. 149n, 150nBuxo, Nicola cappellano 85n, 91n,

149n, 150nBuxo, Paolo prete e poi cappellano 85n,

149n

Cafarellis (de), Battista not. 166Calamecca, Andrea 147nCalanna, Tommaso prete 131nCaldarariis (de), Girolamo u.j.d. 156nCaldelli E. 70nCaldo, Matteo prete 131 e nCaldo (li), Domenico prete 167Callisto III, papa 45n, 46nCampisi (de), Antonio 164Canaria, Paolo d.d. 29Cannavò I., 10Camarda, Leonardo not. 21nCammisa (la), Gerardo 134nCampesio (de), Domenico ch. 67nCancellario, Antonio arcivesc. 153nCangillari, Antonio prete 166Capuni, Antonello prete 166Caracciolo, Baldassarre signore di

Plaisano 32nCaracciolo, Carlo can. 154nCaracciolo, Nicolò arcivesc. 23n, 24nCaravaggio (da), Polidoro 147nCARAVALE M., 20nCarbone, Paolo 156n, 157nCarbuni, Sebastiano 167Carcagno, Domenico maestro 167Carlo I d’Angiò, re di Sicilia 74Carlo V, imperatore e re di Sicilia 113,

118n, 140Carrega, Antonio can. di Genova e

vic. gen. 95n, 154 e n, 156n, 167

Carruba, Matteo 156nCasablanca, Domenico vesc. di Vico

(Equense) 120nCasalaina, Giovan Bernardo 97nCaserta, Bernardino not. 111n, 137n,

158Castagna, famiglia 148nCastagna, Nicola 99nCastelli (de li), Raniero tesoriere e poi

vesc. tit. di Verissa 104nCastelli (de li), Santi ch. 67nCastello (de), Pietro cappellano 84nCATALIOTO L., 35nCelsa (la), Bernardo can. 149n, 150,

160Centelles, famiglia 91nCentelles, Bartolomeo can. e poi arci-

diacono 113n, 114n, 153nCentelles, Francesco can. 135, 149nCentelles, Girolamo ch. 114nCentelles (Santiglia) alias Grippari,

Girolamo can. e poi arcidiacono76n, 194, 112, 113n, 114n, 149n

Cerda (de la ), Juan vicerè di Sicilia68n

Cervantes, Gaspare arcivesc. 120nCesarini, Ascanio vesc. di Oppido

156nChelio (de), Nicola Antonio 155nChinigò, Antonio can. 119, 153n,

155nCICCARELLI D., 21nCiocchis (De), Giovanni Angelo visi-

tatore regio 142nCipriano, Bonifacio (Facio) can. 99,

130 e nClemente III, papa 23 e n, 25nClemente IV, papa 55n, 56n, 69n, 74n,

152nClemente VII, antipapa 59nClemente VII, papa 102nCoiro, Filippo 167Colombano, Antonio 136Colonna, Giovanni arcivesc. 54n

Page 213: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

352 indici

Comite (de), Giovanni not. 131nCompagna, famiglia 96 e nCompagna, Andrea prete 163Compagna, Angelo can. 97n, 133,

149nCompagna, Giovanni Giacomo u.j.d. e

giudice 144n, 148n, 160Compagna, Pietro eremita 135-136Condulmer, Francesco card. 108Conquerel, Florentino can. e poi arci-

vesc. di Sorrento 151 e nCordano (de), Giovanni arcidiacono

76nCorrado IV, imperatore e re di Sicilia 54Correnti, Vincenzo arciprete di Tripi

155nCostanza d’Altavilla, regina di Sicilia

32n, 54Costanzo (de), Francesco ch. 71nCostanzo (de), Pino decano 25Coxa, Nicola can. 150n, 151nCrapiti (o Crapi), Sebastiano prete

162, 163Cremato, Silvestro arciprete di Galati

155nCrisafi, famiglia 60n, 96 e n, 95, 97,

114n, 128Crisafi, Leonzio abate e poi archiman-

drita del S. Salvatore 60 e n, 95n,110n

Crisafi, Nicola prete 163Crisafi, Simone succiantro e poi can. e

arcidiacono 25n, 40n, 95nCrisafi, Tommaso arcivesc. 20n, 44n,

50n, 52, 59 e n, 79, 95nCrisafi, Tommaso stratigoto 95nCrisafi, Vincenzo 164Crisafulli, Bernardo 132nCrisafulli, Giovanni Matteo 132nCrisafulli, Leonarda vedova di Nicola

Antonio 132nCrisafulli, Raynerio 132nCrispo, famiglia 28n, 94Crispo, Cosma can. 25

Crispo, Filippo vesc. di Squillace epoi arcivesc. 25n, 64n, 95n, 127

Cristaldo (de), Girolamo can. 149n,150n

Crochy, famiglia 101nCrodegango, vesc. di Metz e santo 3Crupi, Antonino not. 165Crupi, Francesco 165Crupi, Girolamo 165Culosio (de), Mariano prete 164Curcho (de lo), Michele prete 166Curvaja, Vincenzo 164CURZEL E., 9Cybo, Innocenzo card. e arcivesc.

94n, 95n, 104n, 154 e n, 167Cziczo (de), Bartolo not.166

Dagnus, cantore 72nDamberto, arcivesc. di Sens 39rDamiano da Amalfi, can. 75nDANTE ALIGHIERI, 55nD’Arrigo-Ramondini, Letterio arcive-

sc. 31nD’Attila A. 48nDe Domenico S. 10De Fraja V. 70nDi Pietro C. 10Duca (del), Jacopo 28n, 147nDulczeta (de), Antonio cappellano 163

Edmondo d’Inghilterra, 92nEnea, 108nEnrico, ‘maestro’ e cantoreEnrico VI, imperatore e re di Sicilia

32n, 34 e n, 72Enrico VIII, re d’Inghilterra 103nErasmo da Rotterdam 129, 131Eugenio IV, papa 27, 108

Faga (o Fagano), Filippo prete e poican. 88n, 97n, 99 e n, 153n

FALCANDO UGO, 30Falconibus (de), famiglia 160Falconibus (de), Alessandro 160

Page 214: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

353indici

Falconibus (de), Giovanni Nicola 160Falconibus (de), Simone 160Faraone, famiglia 96nFaraone, Antonio vesc. di Cefalù 153nFasoli, Pietro 157nFederico II, imperatore e re di Sicilia

32n, 33n, 34 e n, 35, 54 e n, 55n,73

Federico III d’Aragona, re di Sicilia18n

Ferdinando II d’Aragona (detto il Cat-tolico), re di Sicilia 41n, 100n,108n, 110n

Ferraro, Luca ch. 166Ferrer, Vincenzo santo 49nFilippo II, re di Spagna e di Sicilia,

46, 47n, 72, 77, 80Filmarino (de), Marino arcidiacono

75nFontana (della), Francesco arcivesc.

56, 75nFrancesco de Barchilono, vesc. tit. di

Verissa e vic. gen. 105nFranchi, Franco not. 162Franco, frate e cubiculario papale 35nFrastina, Pietro frate francescano 157nFreri, Antonello 147nFrisina, Giovanni Domenico prete

165Furnari, Giovanni not. 162Furnari, Giacomo not. 164

G., archidiaconus 72G., card. diac. di S. Giorgio in Velabro

56nG., praecentor 68nGagini, Antonello 147nGalletta, Giovannello protopapa 157nGalletta, Miutio 158GALLO, C.D. 146Gambacurta, Fulvio 129nGangi, famiglia 131nGatto, famiglia 148nGatto, Petruccio ch. 67n

Gattola, Bartolomeo arcivesc. 28-29,59

Gaufredus, can. 92Gentile da Osimo, can. e poi vic. gen.

di Catania 93nGerardo, vesc. 92nGermana, regina d’Aragona 110nGiacomo da Santa Lucia, arcivesc.

60n, 61nGiacomo da Gagliano, prete 129nGiardina, Giovanni Pietro prete 71n,

130Gilotta Cathalanus, sutor 124nGioieni, famiglia 128Gioieni, Giovanni 160Giordano, famiglia 94, 131nGiordano, Andrea cantore e poi deca-

no 94nGiordano, Battista can. e poi arcidia-

cono 94nGiordano, Stefano prete 94nGiovanni, arcidiacono 74 e nGiovanni, vesc. di Siracusa 42nGiovanni XIII, papa 42nGiovanni XXII, papa 24, 57n, 58nGiovanni d’Abbiate, can. e arcidiaco-

no di Troina 93n, 94 e nGiovanni d’Aragona, duca di Randaz-

zo 57nGiovanni di Gorze, 3nGiovanni di Capua, can. 35nGiovanni di Sant’Agata, magister e

can. 34nGiovanni (de), Bartolomeo not. 162Girolamo, santo 4nGirolamo de Paula, 116nGiuliano Pomerio (pseudo Prospero),

4nGiulio II, papa 71n, 107 e nGiulio III (Giovanni Maria Ciocchi

del Monte), papa 43 e n, 95n,116n, 117, 138n

Giurba, Giovanni Pantaleone, maestronot. 138n

Page 215: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

354 indici

Giurba, Nicola not. 132nGocto, famiglia 96n, 134n, 143nGocto, Antonio miles 160Gocto, Cesare diac. e poi can. 97n,

102, 103n, 143n, 149nGocto, Leonora suora 103nGoctu (Gocto), Antonello priore di S.

Croce 135Goffredo, vesc. 92nGOFFREDO MALATERRA, 13n, 15, 41nGonzaga, Agostino arcivesc. di Reg-

gio 154nGonzaga, Ludovico marchese di Man-

tova 110nGotofredo, Filippo cappellano 84Gozo (di), Giorgio 157nGozo (di), Maddalena 157nGrassis (de), Achille uditore apostoli-

co 114nGrasso, Paolo can. e poi cantore 25,

98n, 100 e n, 101 e n, 124 e n,125n, 140, 158

GRAZIANO, 53nGregorio, can. 35nGREGORIO I (Magno), papa e santo 4n,

42n, 61nGregorio IX, papa 14n, 53nGregorio XII, papa 59nGregorio (Crescenzi), card. 35nGregorio de Sancto Apostolo, card. 34Gregorio (de), famiglia 96nGregorio (de), Giovanni (o Giovan-

nello) can. 97n, 101n, 102n, 111n,150, 158

Gregorio (de), Jacopello 111nGregorio (de), Ursina 166Grippari, Antonio cappellano 113nGrippari, Bartolo succiantro 112nGrippari, Cusmano bonus vir Cleri

113nGrippari, Cusmano prete 112nGrippari, Filippo priore 112nGrippari, Girolamo can. 113n, 149n,

150

Grippari, Ludovico succiantro 113n,114n

Grosparmy, Rodolfo card. vesc. diAlbano 56n, 74, 93n

Gualtiero, arcivesc. di Palermo 16n,18

Guerciis (de), Federico can. e poidecano 58 e n

Guerciis (de), Giovanni miles 58nGuglielmo, vesc. 92nGuglielmo il Conquistatore, re di

Inghilterra 7Guglielmo II, re di Sicilia 16n, 17n,

19, 20nGugliotta, famiglia 132nGugliotta, Bartolomeo prete 132nGuido, ch. di Ascoli can. 34n, 92Guidone (de), Antonio tesoriere 167Guidone (de), natale Prete 167Guidotto d’Abbiate, arcivesc. 20n,

39n, 57 e n, 93 e n, 94n, 122,133n, 144n, 147 e n, 152 n, 158,161

Guirrerio, Tommaso ch. di Catania114

Gulli, Matteo prete 163

Helyas, thesaurarius 85nHeredia (de), Sancio 27 e nHerrera (de), Didaco ch. di SaragozzaHOLSTENIUS L., 3nHospitali (de), Ruggero magister 20nHugolinus, cantore di Troina 81nHumano (de), Aloisio 167

Imburlica, Sebastiano prete 164Ignazio di Loyola, santo 118n, 120Ildebrando di Soana (poi papa Grego-

rio VII), 5-6Innocenzo III, papa 14n, 23, 35, 54,

61nInnocenzo VIII, papa 26, 67Isferracavalli (de), Giuseppe 162Isguara, Tommaso not. 167

Page 216: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

355indici

ISIDORO DI SIVIGLIA, santo 4n, 68nIsmirili, Antonella suora 162Ismirili, Gilio 162Ismorto, Filippo 165Isvaglies, Francesco arcivesc. di Reg-

gio 106 e n, 107n, 108Isvaglies, Grazia badessa di Monte-

vergine 108 e nIsvaglies, Mita 108 e nIsvaglies, Pietro can. e poi arcivesc. e

card. 26 e n, 91n, 100n, 104 e n,105 e n, 107 e n, 108n, 115n

Iudice (de), Matteo prete 165Iuenio (de), Giacomo 131nIufrè (de), Giovanni Pietro not. 165Ivano, vesc. di Catania 20n

Joff (de), Franchino 158nJoff (de), Gianna 158Joff (de), Matteo 158n

Ladislao I, re di Boemia 106Lahana, Francesco prete e poi can. 98,

103n, 132n, 149n, 158Lampugnani, Maffiolo arcivesc. 40n,

101nLando di Anagni, arcivesc. 54n, 92 e nLanfranco di Pavia, arcivesc. di Can-

terbury e beato 7nLanza, Nicola frate agostiniano 163Lascaris, Costantino 130, 154nLentini (da), Rinaldo vescovo di Mar-

sico e poi arcivesc. 55, 56 e n, 75Lentini (da), Tommaso Agno, patriar-

ca di Gerusalemme 55, 56nLeo (de), Giovanni prete 164Leonardo, magister, cappellano papa-

le e cantore 68nLeonardo di Patrica, ‘maestro’ e can.

93nLeone I (Magno), papa e santo 15nLeone IX, papa e santo 42nLeone X, papa 67n, 91n, 101n, 111n,

113n, 133 e n

Lignamine (de), Angela badessa di S.Chiara 135

Lignamine (de), Antonio (o Antoni-no), can. e poi cantore, decano earcivesc. 32n, 41n, 65, 67n, 85n,88n, 97, 100, 104 e n, 110 e n, 111e n, 112n, 115n, 128, 137, 142n,148 e n, 151n, 152, 154, 155n

Lignamine (de), Giovan Filippo 110Lignamine (de), Giulia suora 112nLinuzo (de), Girolamo prete 131nLio (de), Girolamo not. 163Liya (de), Bastiano 98n, 158Lombardo, Antonio arcivesc. 82nLombardo, Matteo prete 165Lomellino, Giacomo vesc. di Mazara

120nLomellino, Giovanni Battista, vesc. di

Guardialfiera 120nLongo, Antonio prete 165, 166Longo, Domitilla 166Luca, archimandrita del S. Salvatore

20nLucastro, Salvo prete e procuratore

del Capitolo 66n, 102Lucchesi, Aloisio prete 163Lucio III, papa 14n, 51nLucro (de), Tommaso can. di Catanza-

ro 48nLudovico il Pio, imperatore 6Luigi d’Aragona, card. 146Luna (de), Girolamo prete 164Luna (de), Pietro arcivesc. 26n, 60n,

104n, 105n

Magazzù C., 10Malcagnato, famiglia 127Malcagnato, Bernardo 126nMalcagnato, Colella 126nMalgerio d’Altavilla, 80nMallardo, Bernardo 150nMallono, Giovanni 96, 114Manente da Osimo, ch. 93Manfredi, re di Sicilia 54 e n, 55n

Page 217: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

356 indici

Manfredi da Osimo, ch. 94nManfredi da Osimo, not. 93nManjanti (o Mangianti), Antonino

138nManjanti (o Mangianti), Cristoforo ch.

156nManjanti (o Mangianti), Girolamo

not. 131n, 138nMarcello II (Marcello Cervini), papa

119 e nMarchisio, famiglia 96n Marchisio, Antonia baronessa di Sca-

letta 165Marchisio, Bartolomeo can. 97n,

103n, 150, 153n, 156nMarchisio, Beatrice 131nMarchisio, Francesco barone di Sca-

letta 163Marchisio, Guglielmo can. 97n, 153n,

156n, 163Maria, regina di Sicilia 27Maria, vedova di Enrico Toscano

143nMariano de Nasu, giurato 111nMarino de Surrento, cantore 93Markwaldo di Annweiler, 34Martino I, re di Sicilia 40nMartino V, papa 28, 44n, 57MARTINO F., 8, 9, 18n, 19n, 51nMartino (de) alias Russu, Aloisio

prete 166Marullo, Francesco can. 153nMarullo, Giovanni 129nMastrillo, Andrea arcivesc. 81 e nMatteo de Chavattariis da Milano,

can. 93n, 94Maugerio (de), Nicoletta prete 163Mauro, Nicola Andrea can. coadiutore

48n, 49n, 70nMauro (de), Angela badessa di S. Gre-

gorio 131nMauro (de), Antonio 131nMaurolico, Francesco prete e poi

abate 118n, 121n, 130, 131n

Mauruli (de), Salvo 131nMayu (de), Bartolo prete 131nMazza (de), Bartolomeo can. e vice

arcidiacono 75nMAURO STEFANO, 43nMelensi, Andrea can. 154nMento (de), Antonio prete 162Meo G., 10Meo (de), Matteo not. 162, 165Mercurio, Giovanni Andrea can. e poi

arcivesc. e card. 43 e n, 87n, 91n,94n, 95n, 99, 104 e n, 117 e n, 118e n, 121, 138n, 148n, 149n, 150n

Micari, Antonio prete 159Micari, Pietro 167Michele, can. 19, 23nMINUTOLI, P., 23nMirtu, Ildefonso (Sforza) can. 149n,

150-151Moleti, famiglia 96nMoleti, Nicola Antonio can. 97n, 101,

131nMoncada, Ugo vicerè di Sicilia 97Montanini, Martino 147nMonte (del), Antonio card. 138nMonteverde, Angelo (Callimacus

siculus) 108Montorsoli, Giovanni Angelo 121n,

147n, 148Moscheo R., 9Morone, Felice ch. di Fermo 116nMutilleti (Mortelliti o Monteliti),

Antonio can. e poi vesc. tit. diVerissa 104n

Nastasio (de), Antonello prete 150nNatoli, Luigi arcivesc. 142nNicola, arcidiacono di Troina e can.

80nNicola, arcivesc. 17n, 20n, 21n, 24n,

31n, 72, 92, 144nNicola da Osimo, 93n, 94nNicola di Anagni, cantore 92Nicola di Napoli, arcidiacono 75n

Page 218: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

357indici

Niccolò III, papa 56Niccolò V, papa 43n, 45, 75n, 77, 78 e nNicodemo, abate di S. Michele di

Troina 93nNifone IV, archimandrita del S. Salva-

tore 50n

Oddone, decano 14n, 15Oddone, stratigoto 74Oliverio (de), Paolo not. 134nOlivino da Bruges, 108nOmodeo (de), Angelo can. 25nOnorio III, papa 14nOrsini, Roberto arcivesc. di Reggio

71n

Pagano (de), Mario not. 81nPalizzi, Damiano (II), can. 57nPalizzi, Matteo 57nPalizzi, Nicolò (II) 57nParisio, arcidiacono 73 e n, 74nParisio, arcidiacono di Troina e can.

34nPancaldo, famiglia 71nPancaldo, paolo prete 163Panella, M.T. 10Paolino, marito di Laura di Archeri

152nPaolo II (Pietro Barbo), papa 110 e nPaolo III, papa 138nPaolo IV, papa 118n, 119 e nPaolo di Rieti, can. 75nPapardo, Giovanni Cesare can. 133n,

149nPapardo, Giovanni Enrico 133nParisio (de), Antonello 157nPasquale (de), Antonio (o Antonino)

prete 101n, 158, 164Pasquale (de), Nicola 111nPasquale (de), Giovanni Nicola can.

153nPatti (de Pactis), famiglia 96nPatti (de Pactis), Francesco can. 97n,

149n

Patti (de Pactis), Giovanni Matteo 111nPatti (de Pactis), Girolamo prete 163Patti (de), Giovanni prete 129nPaula (de), Nicola 163Pavuni (o Paguni) (de), Matteo prete

165Pellegrino, Nicola 167Peralta, Guglielmo vicerè di Sicilia

124nPerno, Guglielmo giurista 121Perrono (de), Barnardo can. 98n, 149nPerrono (de), Bartolo 164Perrono (de), Giuliano prete 159Perrunelli, Giacomo prete 166Persia (de), Tommaso prete 166Petrucci (de), Raffaele vesc. di Gros-

seto 101nPhilippe de Montfort, vicario del

regno 74nPietro, magister e can. 34nPietro II d’Aragona, re di Sicilia 57nPietro da Caltagirone, vesc. eletto di

Cefalù 152nPietro di Catania, can. e magister 19,

23nPignatelli, Bartolomeo arcivesc. 55 e

n, 56n, 92 e nPignatelli, Camillo conte di Borello

32nPignatelli, Ettore vicerè di Sicilia

115n, 129Pio IV, papa 121nPio V, papa e santo 153nPipino, re dei Franchi 3nPirrello, Antonello 164Pirrello, Simone suddiacono 71nPisani, Jacobello prete 164PIRRI ROCCO, 26, 58n, 76, 80n, 138nPISPISA, E. 8Pixi, Baldo not. 163, 166Politio (de), Giovanni Pietro 167Ponz, Filippo ch. di Valencia 110nPonz, Martino arcivesc. 49nPorco, famiglia 96, 114n, 131n, 132n

Page 219: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

358 indici

Porco, Federico barone di Protonotaro163

Porco, Ferdinando 131nPorco, Francesca baronessa di Limina

131nPorco, Francesco 131nPorco, Giacomo 131nPorco, Jacopo (Pino) can. e poi arci-

diacono, vesc. di Patti e arcivesc.96 e n

Porta, Pietro arcivesc. 58nPozzo (del), Francesco visitatore regio

46Preconio, Ottaviano vesc. di Monopoli

poi arcivesc. di Palermo 120n, 121nPreximuni (de), Giovannello not. 165Pucci, Lorenzo card. 151nPuczolis (de), Raimondo arcivesc.

50n, 58, 94nPuglisi (de), Paolo prete 156nPulitio (de), Antonino 167Pulitio (de), Giovanni Massimo ch.

167Puyades, Giovanni can. e poi abate di

S. Maria di Novara (di Sicilia) evesc. di Malta 104 e n, 109, 110n,125 e n, 159

Puyades, Guglielmo vicerè di Sicilia124n

Puyades, Pietro abate di S. Maria diNovara (di Sicilia) 109 e n, 110,159

Puzzolo Sigillo D., 137n

R., trainensis archidiaconus 81Radulfo, arcidiacono 72Raffa (de), Nicola 154nRaineri, Guglielmo can. 29Rampulla, Giovanni can. e poi decano

24-25, 45n, 104, 105 e n, 114, 126e n

Ranchanus, Stefano priore domenica-no 134

Rando (de), Pietro 167

Rao (de), Antonello prete 166Rebiba, Prospero vesc. di Troia 120nRebiba, Scipione card. 121nReitano, Giovan Cola 97nRenard, Bartolomeo vesc. tit. di Veris-

sa e vic. gen. 49nRequisenz, Bernardo stratigoto 112nResta G. 132nRiccardo (Richard), detto Palmer arci-

vesc. 14n, 23n, 31, 61n, 70n, 72Riccardo I (Cuor di Leone), re di

Inghilterra 34Ricco (de), Ricco decano di Nicastro,

can. e vice arcidiacono 75nRigitano, Matteo magister 165Rigitano, Giovanni Antonio 165Rigitano (o Reitano), Nicoletta can. e

poi vesc. di Nicastro 98, 103n,104, 116, 128

Rigitano, Sebastiano decano di Reg-gio 117n

Rinaldo, suddiacono pontificio e can.35n

Riso, famiglia 101n, 114nRistino (de), Giovanni Cosma 129nRizzo, famiglia 97nRizzo, Filippo prete 99nRizzo, Giovanni Pietro can. e poi

archimandrita del S. Salvatore evesc. di Nicastro 97n, 102 e n,104, 114 e n, 115n, 116 e n, 117,149 n, 158, 161

Rizzo, Girolamo prete 160Rizzo, Martino prete 163Rizzo, Teodoro prete 163Rizzo, Tomeo prete 163Rizzo, Tommaso 163Roberto, vesc. di Troina e Messina 11n,

12 e n, 13n, 15 e n, 53Roberto de Sancto Sepulcro, cappella-

no 84nRobertus, arcidiaconus Traynensis et

canonicus Messanensis 80nRodaro, Girolamo 138n

Page 220: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

359indici

Rodoguin (de), Cristoforo u.j.d. e vic.gen. 154n

Romano, famiglia 60n, 96 e n, 114nRomano, Antonio not. 132nRomano, Giovanni 133nRomano, Mariano can. 97nRomano, Paolo 111nRomano, Scipione 97nRomeo P., 10Rosa (de), Antonio can. 29Rosso, Aloisio can. 40nRubeis (de), Andrea ch. 68nRugerio (de), Francesco can. 150Ruggero, decano di Troina e poi vesc.

di Siracusa 92nRuggero I d’Altavilla, conte 11, 12n,

13n, 20n, 44, 64, 68, 80 e nRuggero II d’Altavilla, conte e poi re

di Sicilia 14n, 18n, 31, 72Rugolo C.M., 10Russello, Nicola tesoriere 86nRusso, famiglia 133n, 159Russo, Aloisio 167Russo, Antonio 108nRusso, Pietro not. 164Rutilio Namaziano, 143n

S., card. tit. di S. Martino 56nSaccano, Angelo giurato 111nSaccano, Angelo i.c.p., can. e poi deca-

no 57n, 111nSaccano, Enrico 143nSacco (lo), Santoro prete 162Salvo C., 8-9Salvo (de), Santoro 122Santeramo, Pietro can. 131Santesio, Gentile (Pindaro) decano

67n, 101-102, 154nScarcella G., 10Scasa, Bernardo prete 129nScibona G., 9Scolastica de Parapertuso (Pietraper-

tusa), badessa di S. Maria di Ba si -cò 132n

Scorcia, Giovanni Pietro prete 166Scutani, Eusebio 149n, 150nSebastiani del Traetto, Antonio (detto

il Minturno) 129nSecusio, Bonaventura arcivesc. 78n,

82nSgalambro F., 10Sichya (la), Antonio 158Simone di Catania, arcidiacono di

Troina 80nSimone (de), Andreotta can. e cappel-

lano 85n, 98, 103n, 112n, 114n,128, 133 e n, 149n, 163

Simone (de), Rocco prete 166-167Sisa, Giacomo not. 164Sisto IV (Francesco della Rovere),

papa 60n, 110 e nSisto V, papa 47nSollima, Meroli 101nSollima, Onofrio can. 101 e n, 102n,

150Sorrenti L., 10Spagnolo, Jacobello can. 150Spanello, Domenico prete 129nSpatafora, famiglia 119n, 148nSpatafora, Annibale archimandrita del

S. Salvatore 104n, 119Spatafora, Bartolomeo 120nSpatafora, Giacomo 131nSpatafora, Jacobello (del fu France-

sco) 131nSpatafora, Sebastiano 131n, 163Stagno, famiglia 97nStagno, Antonio giurato 111nStagno, Giovanni Giacomo can. e poi

vic. gen. e cantore 52, 71n, 85n,97n, 103n, 104n, 110n, 114n, 119,153n, 157n

Stagno, Pantaleone (del fu Manfredi)136

Staiti, famiglia 96n, 128Staiti, Antonio 129nStaiti, Antonio can. 97nStaiti, Margheritella 166

Page 221: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

360 indici

Stefanicio, magister e can. di Palermo34n, 35n

Stefano, iudex e stratigoto 19nStefano II, papa 3nStefano di Perche, arcivesc. di Paler-

mo 16n, 30Stella, Gilotta priora 157nStizzia, Andrea decano 41n, 76n, 80n,

100Stracuzzi R., 9Symone (de), Antonello 166

Tancredi, conte di Lecce e poi re diSicilia 34

Tauroniti, Bernardo 97nTavula (la), Mennella 143nTedeschi, Giacomo arcivesc. 59, 60 e

n, 128Tedeschi, Nicolò (abbas panormita-

nus) card. 60Testa, Gaspare can. 153nThomas di Bayeux, arcivesc. di York

7 e nTimpanaro, Francesco arciprete di

Troina 155nTommaso, ch. di Giovinazzo, magi-

ster e can. 35nToni de Monteforte, 158TRAMONTANA S., 8Trifiletti, Giovanni prete 166Trifiletti, Sebastiano prete 166Trimarchio, Michele ‘maestro’ 167Trimarchio (de), Antonello not. 166Tripoli, Marco vicario foraneo di Rac-

cuja 155n

Ugo, arcivesc. 81Urbano II, papa 11, 40Urbano VI, papa 23, 24n, 25, 44, 79Urbano VIII, papa 44Urries (de), Carlo decano di Agrigento

115

Valenti, Antonino ch. 156n

Valle (della), Andrea vesc. di Crotone,card. e archimandrita del S. Salva-tore 85n, 114n, 115, 116 e n, 149n,154n

Vantaggio (del), Giovanni can. 149n,150n

Varelli, Bartolomeo vesc. di Patti 74nVega (de), Juan vicerè di Sicilia 118Velardes de la Cuenca, Francesco

arcivesc. 32n, 78nVentimiglia, Archita vesc. di Patti 28,

59 e nVentimiglia, Francesco conte 57Vento, Francesco visitatore regio 48n,

69nVerdura, Giovanni Francesco can. e poi

vesc. di Chironissos 193n, 104 e n,119 e n, 121n, 130, 153n, 155n

Viczolu (de Lignamine), Giovanni Ber-nardo can. 99n, 103n, 149n, 150

Vinchi, Flos 164Vinchi, Pietro 164Vinci, Giuseppe 83nVio (de), Tommaso card. 102n

Xhacca, Bartolomeo 165Xhacca, Giovanna 165Xhacca, Nicola 165

Yarbato (o Charbato), Giovanni prete129n

Ysaya, Giovannello 162Ysaya, Tomeo 162Ysaya (de), Bernardino prete 162Yves di Chatres, vesc. 39r, 47n

Zaffarana, Domenico 132nZaffarana (Czaffarana), Matteo prete

164Zanghì, Antonino prete 164Zanghì, Ferdinando 164Zanghì, Filippo 164Zanghì, Stefano 164Zito G., 9

Page 222: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

indice dei noMicontenuti nei docuMenti e nelle aPPendici 1, 2 e 3

abbatibus (de), Gaspare can. 25abrugnali (de), Matteo can. e decano

7agata (de), antonio not. 9agonia (de), antonio cantore, poi

decano 7, 9, 12alessandro vi, papa 21, 22, 37, a1alessio (de), Giovanni 22alfonso i d’aragona, re di Sicilia 10alfonso ii d’aragona, re di napoli 19alifia (de), Bernardino can. 30alit (de), vincenzo not. 24amato, abate di S. Maria di valle

Josaphat 4amaya (de), cons. 31antonio de Panormo (de Palermo),

prete, poi can. 22, 24, 25anastasio (de), antonello prete 28anastasio (de), Matteo prete 20ancta (anta) (de), Giovanni Giacomo

prete 25andrea, not. 4angelo (de), Felice prete e poi can.

20, 22, 25, 28, a1angilo (de), nicola 17anzalono (de), Pietro can. e cantore

30aquosa (de), nicola prete e procur.

del capitolo 15arce (de), alessandro 21arena, Giovanni Giacomo 22arnò, Placido maestro not. 29, 37, a2arnono (de), angelo can. 7, 12artesio (de), Pietro not. 22assumma (de), Salvo ch., poi can. 25avellino (de), enrico can. poi decano

12, 15, 16, 17avellino (de), Pietro 9avellino (de), Stefano not. 9azzarello, antonio not. 21azzarello (de), Santoro prete 20

Balsamo, ottaviano can. 3Balsamo (de), Francesco giurato 19Balsamo (de), Giacomo (Jacobello)

can. 28, 30Balsamo (de), Giovanni can. 12Balsamo (de), Giovanni andrea can.

19, 22, 25Balsamo (de), nicola Giacomo 20Barbarossa, ariadeno a3Barrachio, Gaspare prete 15Basilio (de), nicola can. sub gratiaexpectativa 15

Bellofiore, Placido can. 3Bellofriddo (v. Bellorado, Pietro)Bellone, Giovanni andrea can. e poi

decano 30Bellorado, Pietro arcivesc. 22, 37, a2Bembo, Pietro card. 25Beneditto (de), Giovanni can. 30Berardo, arcivesc. 4Billono (o villono), Pietro can. 15, 16,

17Bisignano, antonio can. e cantore 38Blanco (lo), nicola 9Boncaldo (de), Paolo prete 29Bonetti, Baldassarre can. 3Boniohanne (de), nicola can. 7Branca (de), Bernardo prete 16Brancato, Giuseppe can. coad. 3Bruno, nicola ch. 25

Page 223: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

362 indici

Bruno, Salvatore not. 19Bufalis (de), antonio can. poi cantore

15, 16, 17, 20Buglio, antonio 27Buglio, aliotta decano 27, 31Bullara, nicola prete 9Burgi (de), paolo not. 20

cabredo (de), consalvo ch. e sacresta-no 26

calandra, Masi prete 37calder., a. 21callisto iii, papa 14caloria, Pietro 22calvi, Francesco not. 30camarda, antonino 17camarda, antonio 22camarda, leonardo not. 15, 16, 17campisi, cosma prete 37campulo, Giacomo giurato 19cancellario (de), antonio arcivesc.

34, a2caputo, andrea not. apost. 33 Carachiulo, Pietro prete 16castelli (de), nicola can. 12castello, Bartolomeo can. e cantore 38castello (de), antonio prete 22castiglia (de), Ferrandino prete a2carafa, antonio card. 33cardona (de), Giovanni 21caserta, Bernardino not. 21, 25, 27caudo (caldo), Matteo prete 37castello (de lu), raynerio tesoriere

15, 16cavallaro, Giovanni domenico u.j.d.

30celestino iii, papa 2celi, Giuseppe can. 3celsa (la), Bernardo ch. e can. 28centelles, Bartolomeo can. e arcidia-

cono 30cerda (de la), Juan vicerè di Sicilia 31cerino (de), antonio frate 27chinigò, antonio can. 30

chiocchis (de’), Giannangelo visitato-re regio 38

cirino, Giuseppe decano 33clemente iii, papa 1, 5clemente vii, papa 26, 27coglituri, Giuseppe can. 3coletta de Panormo, 22colum., P. 23comite (de), antonino 25comite (de), Giovanni not. 25comitu, Giulio 24compagna, angelo can. 25compagna, Giacomo can. 17compagna, Giovanni can. 17compagno (de), Bartolomeo abate di

S. Maria di roccamadore 8, 9, 17compagno (de), Bartolomeo can. 7compagno (de), Giovanni giudice 7compagno (de), Giovanni legum doc-tor 9

compagno (de), Pietro can. 12corbinus, i. 23corvaya, Girolamo 28crippani, Girolamo (v. Grippari, Giro-

lamo)crisafi, <…> giurato 19crisafi, leonzio archimandrita del S.

Salvatore 15crisafi, Giovannello prete 24crisafi, nicoletta prete 37crisafi, tommaso arcivesc. 7, 8crispo (de), Giovanni can. 7cucuzza, Giovannello prete 22cuczufari, Giovannello prete 37cundo, Giovanni Matteo ch. e mae-

stro not. 17, a1cuspolotus, B. 21

delfino, Placido prete 3domingo, Girolamo can. 30domingo, Giuseppe can. 3domingo, vincenzo can. 3domingo (di), cappellano 33donato, Giacomo not. 19, 21

Page 224: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

363indici

enobarbaro (v. Barbarossa, ariadeno)eugenio iv, papa 10, 11, 14

Facci, Filippo can. coad. 3Faga, Filippo prete 29Federigo (de), nardo prete 7Ferdinando i d’aragona, re di Sicilia

19Ferdinando ii d’aragona, re di Sici-

lia 21Fici, cosmo vic. gen. 36Fontanetta, carlo 31Foti, angelo antonio not. 22Francesco da Barcelona, vesc. tit.

veriense e vic. gen. 16Francesco da otranto, 19Francischi (de li), tommaso 16Franco, frate e cubiculario papale 4Friderice (de), angelo 22

Galifi, Giovannello prete 37Galletta, Giovanni prete 15Galletta, Matteo protopapa 22Galletta, Placido frate 22Galletti, antonino can. 38Gaspa, Giacomo frate 22Gattola, Bartolomeo arcivesc. 12Ghinucciis (de), F. 23Giordano (de), famiglia 11, 14Giordano (de), Battista can. 12, 15Giovanni, di S. agata magister e can. 4Giovanni antonio de Siragusis, s.t.d.

22Giovanni (de), Giacomo not. 22Giuliana, Placido can. 3Giulio ii, papa 23Giunta, Francesco prete 22Giurba, Giovanni Pantaleone maestro

not. 28Giurba, Maurizio can. e decano 38Giustiniani, Francesco can. e cantore 3Goctu, antonio priore di S. croce 27Granata (de), Giacomo 7Granchis (de), Filippo can. 20

Grasso, andrea prete 15Grasso, antonio u.j.d. e giudice 21Grasso, Paolo can., poi arcidiacono e

cantore 17, 19, 20, 22, a1Gregorio, de Crescentiis can. 4Gregorio, de Crescentiis card. 4Gregorio, de Sancto Apostolo card. 4Gregorio (de), Giovannello can. 19, 20,

22, 25Gregorio (de), nicoletta prete 20Grippari, Bartolomeo succentore 15,

16, 19Grippari, cusmano prete, poi succen-

tore 16, 20Grippari, Filippo 19Grippari, Girolamo can. 25, 28, 30Guido, ch. di ascoli e can. 4Guido, aloisio can. 3Guido, antonio prete 37Guidone (de), Bartolomeo not. 21Gulli, Matteo can. 30Gurruin, Giovanni domenico not. 28

heredia (de), Sancio miles 10honorato, Placido 3humano, angelo can. 16, 17

iannino (de), Giovanni prete 22innocenzo iii, papa 3innocenzo iv, papa 10innocenzo viii, papa 18, 21, 22ioanne (de), Matteo tesoriere a1isvaglies, Francesco frate, poi arcive-

sc. di reggio 22isvaglies, Pietro can. poi arcidiacono,

arcivesc. di reggio e card. 16, 17,21, 22

iudice (de), Pietro can. 15, 16

laczaro (de), Giovanni can. 12landolina, liotta (v. Buglio, aliotta)latino, Filippo prete 3leone (de), Benedetto frate 9

Page 225: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

364 indici

licandro e Mastropaolo, Giovanni not.16, 30

lignamine (de), antonello can. 30lignamine (de), antonio can. poi can-

tore, decano e arcivesc. 15, 19, 22,24, 28, 29, 38, a2

lilio (de), Placido frate 9linuzo (de), Girolamo prete 37lombardo, antonio arcivesc. 34, 35, 36luca (de), antonio prete 7luca de Carunia, prete 7lucchisi, Giovannello prete 37luigi d’aragona, card. 19luna (de), Pietro arcivesc. 16, 17, 21

Maczarino (de), Pietro can. 7Majorana, ignazio not. 3Mamuni, nicola prete 19, a1Manjanti (Mangianti), antonio not. 20Manuele (de), Giovanni can. 7Marchisio (de’), Bartolomeo can. 38Marchisio (de), Guglielmo can. 30Marchisio (de), vincenzo (!) can. 30Marco (de), Giovanni not. 7, 12Marco (de), Martino 12Maria d’aragona, regina di Sicilia 10Mariscalco (de), Guglielmo can. 12Martino ii, re di Sicilia 7Martino v, papa 8, 9Matineri, antonio frate 27Matteo de Syracusis, not. 15Mauro, nicola andrea can. coad. a3Mercurio, Giovanni andrea arcivesc.

30, 34Merentino, (de), Giovanni andrea

decano 30Micari, antonino 25Micari, domenico can. 3Michele, can. 1Migliorino, diego can. e decano 38Minutulis (de), Branca can. 15Mirto, ildefonso (Sforza) can. 28Moletis (de), nicola antonio succen-

tore e poi can. 20, 22, 24, a1

Montesano, Paolo prete 30Morsu, damiano prete 9Mortellitis (de), antonio can. e vesc.

tit. veriense 20, a1Murina, nicola prete 37Muscato, raynerio prete 15

niccolò v, papa 13nicola, arcivesc. 1, 2, 3, 5, 17

Pactis (de), Giovanni Matteo giurato19

Pactis (de), Girolamo 24Palacio (de), antonio can., poi cantore

7, 12Pancaldo, Giuseppe prete 37Pannicus (de), Giovanni 21Paolo la <…>, 19Papardo, Giovanni cesare ch. 25Papardo, Giovanni enrico 25Parisio, arcidiac. di troina e can. 4Parisio (de), cesare pro maestro not.

35Perciabosco, a2Peregrino (de), Giovanni can. 12Perrone (de), angelo u.j.d. e giudice

21Phano (de), v. 23Pietro, ch. di Messina, magister e can.

4P(ietro) di catania, magister e can. 1Pio v, papa 32Pisano, Prospero cantore 15, 16, 17Ponz, Martino arcivesc. a1Porcello, antonio ch. 12Procopi, Matteo 25Puglisi, Girolamo u.j.d. 20Puyates (Puzzades), Giovanni can. 17,

22

rampulla, Giovanni can. poi decano11, 14, 15, 15, 19

raneri (di), Giuseppe prete 37raniero (nerio), ch. e sacrestano 26

Page 226: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

365indici

raynaldo (o renard) (de), Bartolo-meo vic. gen. 19, a1

raynerio de Melita, prete 16rethana, Giovanni arcivesc. 34, 37,

a2riccardo de Consencia, prete 12ricco (de), antonio 9riczo, Giacomo 17rinaldo, suddiac. pontificio e can. 4riso (de), Battista can. 12rizzo, Filippo prete 29rizzo (ricio), Giovanni Pietro can. e

archimandrita del S. Salvatore 20,22, 25, 26

rizzu, Giacomo giurato 19rosa (de), antonio can. 12rubeis (de), andrea ch. 31russo, Filippo ch. 12russo, Giovanni Battista pro maestro

not. 36russo, Giovanni Matteo 22

Sadoletus, i. 27Salvo de Panormo, 22Salvo (de), Giovanni 21Salvo (de), nicola prete 12Sancto Iacobo (de), Sebastiano not.

21Sancto Petro (de), Matteo prete a1Santeramo (de), Pietro can. 22Santesio, Gentile ch., familiare del

papa e decano 27Scardino, archivista 29, 37, a2Scarpello, vincenzo 31Scavone, lorenzo can. 3Senese, vincenzo vic. gen. a2Serivo, a. 21Sinibaldis (de), l. 21

Sisto iv, papa 15Sollima, onofrio can. 19, 22, 24Stagno, Giovanni Giacomo can. 25, 28Stagno, Pietro 28Staiti, antonino can. 28Staiti, Giovanni 17Staiti (de), angelo can. 15, 16Staiti (de), antonio can. 16Staiti (de), Gilio can. 15, 16Statella, tesoriere 31Stefanicio, can. di Palermo, magister

e can. 4Sticzia (de), andrea cantore, poi deca-

no 19, 20, 21, 22Sturniolo, Pietro not. 21

taranto, nicola not. 28testa, Gaspare can. 30, a2thebaldis (de), M. 21theramo (de), l. 21tifano, nicola arcidiacono di troina 7tommaso, ch. di Giovinazzo e can. 4trimarchi, Matteo frate 22tudeskis (de), Giacomo arcivesc. 15tudiskis (de), Giovanni can. 15Turturitu, Sipione 22

urbano vi, papa 5, 6urso (de), Pantaleone prete 12

visalli, Paolo ch. 30vizolo de lignamine, Giovanni Ber-

nardo can. 28Ximone (de), Barnardino not. 21

ysaya, antonio can. 15

zafarana, Pasquale frate 22

Page 227: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne
Page 228: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne

indice Generale

Prefazione vii

Sigle e abbreviazioni Xi

apparato bibliografico Xv

introduzione 3

capitolo iConsuetudini, statuti e privilegi della Cattedrale 11

capitolo iiCompetenze e funzioni del Capitolo 37

capitolo iiiDignità, ufficiali e clero 63

capitolo iv«Per molti ma non per tutti». Il Capitolo specchio della societàmessinese (secc. XIV-XVI) 91

capitolo vL’attività del Capitolo dal 1508 al 1530 e la Sede vacante del 1538 137

documenti 171

appendice 265

indiciindice dei nomi 349indice dei nomi contenuti nei documenti e nelle appendici 361

Page 229: B ’a · Studi e ricordi in memoria di Giacomo Scibona, a cura di G. MelluSi e r. M oScheo (2017); 22. G. M elluSi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla rifondazio-ne