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Anche se erroneamente riportato come un progetto della Regione Friuli Venezia Giulia attuato in collaborazione con Itaca, Teddybear è stato oggetto di una relazione (riportata di seguito) presentata al Consiglio Generale degli Italiani all’Estero Ministero degli Affari Esteri - Commissione Continentale Paesi Anglofoni Extraeuropei a Città del Capo (Sudafrica) il 21-23 ottobre 2005. La relazione che riguarda Teddybear è stata trattata dal professor Roberto Busetto (citato come esperto del Sud Africa). Roberto BUSETTO (Esperto del Sud Africa) dopo aver ricordato le numerose storie di successo economico e sociale che hanno visto protagonisti gli emigrati della prima e seconda generazione che, arrivati in Sud Africa da lontano spesso con pochi mezzi ma con tanta determinazione e inventiva, riuscirono a costituire complessi industriali e attività commerciali di notevoli dimensioni e importanza, approdando poi a una felice vecchiaia circondati dal rispettoso affetto di parenti e amici, unitamente alla ancora più significativa stima della gente del paese ospitante, ricorda che esistono anche numerosi casi di nostri connazionali in età avanzata che si trovano in situazioni economiche e sociali disagiate, e certe volte talmente difficili da sconfinare nell’indigenza. Sottolinea poi come oggi la terza età non rappresenti più una risorsa da valorizzare nel contesto sociale in quanto è generalmente vista come inutile e quindi irrilevante. Nel caso degli emigrati in età avanzata poi, le cose vengono rese ancora più difficili dalla crescente nostalgia per la terra di origine, dove risiedono le radici della loro identità culturale e dei loro affetti, da cui sono rimossi e lontani. Dibattendo tali argomenti, la prima necessità che solitamente viene alla mente è quella di creare “case di riposo” laddove non esistono e di potenziare quelle già esistenti. Si tratta indubbiamente di un obiettivo di primaria importanza, che però cozza contro il grosso problema del reperimento dei fondi adeguati a fare fronte agli alti costi ad esso relativi. Il fatto che in molti casi tali ostacoli si dimostrino insuperabili non significa che non si possano esaminare altre strade da percorrere, magari meno ambiziose ma non per questo meno lodevoli nei loro propositi. In questo senso, molti Paesi dell’Unione Europea stanno mettendo in atto numerose attività a sostegno degli anziani che possono essere definite a “costi contenuti”, in quanto si basano più sull’utilizzo e la collaborazione delle strutture dei servizi pubblici già esistenti (quali quelli della sanità, dell’istruzione, dei servizi sociali, delle O.N.G. ecc.) che sull’impiego immediato di consistenti risorse finanziarie difficili da ottenere. Tra le molteplici iniziative di questo tipo in corso in Italia, ve ne è una che potrebbe ispirare proposte simili all’interno delle nostre comunità, laddove si riuscisse a creare le stesse premesse: il progetto denominato T.E.D.D.Y. B.E.A.R. (acronimo dall’inglese per Twinning the Elderly Disadvantaged and Disabled with the Young by Enabling Active Reminiscence). Si tratta di un’iniziativa a cura della Regione Friuli-Venezia Giulia in partnership con l’agenzia assistenziale italiana Itaca, the Council of Herefordshire (Gran Bretagna) e the Community Institute of Sastamala (Finlandia), che ha dato vita a un progetto intergenerazionale per un periodo complessivo di tre anni, dal 2004 al 2007, con il compito di facilitare un’integrazione tra anziani e bambini. Questa operazione è stata realizzata sotto la regia degli assistenti sociali della Itaca congiuntamente a maestri e maestre di scuole locali, e vede coinvolti gli ospiti di alcune case di riposo da una parte e gli alunni di scuole elementari di zone limitrofe dall’altra. La prima fase del progetto prevede l’organizzazione di workshops dove gli anziani, dopo aver concordato con gli organizzatori il contenuto e il tipo di linguaggio da utilizzare, propongono ai giovani alunni quelle che vengono definite “le conoscenze del passato”. Le “memorie” degli anziani verranno poi ripensate e rielaborate dagli scolari attraverso riassunti e componimenti scritti, disegni e altre attività che li faranno entrare in contatto diretto con le cose del passato. In una fase

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Anche se erroneamente riportato come un progetto della Regione Friuli Venezia Giulia attuato in collaborazione con Itaca, Teddybear è stato oggetto di una relazione (riportata di seguito) presentata al Consiglio Generale degli Italiani all’Estero Ministero degli Affari Esteri - Commissione Continentale Paesi Anglofoni Extraeuropei a Città del Capo (Sudafrica) il 21-23 ottobre 2005. La relazione che riguarda Teddybear è stata trattata dal professor Roberto Busetto (citato come esperto del Sud Africa).

Roberto BUSETTO (Esperto del Sud Africa) dopo aver ricordato le numerosestorie di successo economico e sociale che hanno visto protagonisti gliemigrati della prima e seconda generazione che, arrivati in Sud Africada lontano spesso con pochi mezzi ma con tanta determinazione einventiva, riuscirono a costituire complessi industriali e attivitàcommerciali di notevoli dimensioni e importanza, approdando poi a unafelice vecchiaia circondati dal rispettoso affetto di parenti e amici,unitamente alla ancora più significativa stima della gente del paeseospitante, ricorda che esistono anche numerosi casi di nostriconnazionali in età avanzata che si trovano in situazioni economiche esociali disagiate, e certe volte talmente difficili da sconfinarenell’indigenza.Sottolinea poi come oggi la terza età non rappresenti più una risorsa davalorizzare nel contesto sociale in quanto è generalmente vista comeinutile e quindi irrilevante. Nel caso degli emigrati in età avanzatapoi, le cose vengono rese ancora più difficili dalla crescente nostalgiaper la terra di origine, dove risiedono le radici della loro identitàculturale e dei loro affetti, da cui sono rimossi e lontani. Dibattendotali argomenti, la prima necessità che solitamente viene alla mente èquella di creare “case di riposo” laddove non esistono e di potenziarequelle già esistenti. Si tratta indubbiamente di un obiettivo diprimaria importanza, che però cozza contro il grosso problema delreperimento dei fondi adeguati a fare fronte agli alti costi ad essorelativi. Il fatto che in molti casi tali ostacoli si dimostrinoinsuperabili non significa che non si possano esaminare altre strade dapercorrere, magari meno ambiziose ma non per questo meno lodevoli neiloro propositi. In questo senso, molti Paesi dell’Unione Europea stannomettendo in atto numerose attività a sostegno degli anziani che possonoessere definite a “costi contenuti”, in quanto si basano piùsull’utilizzo e la collaborazione delle strutture dei servizi pubblicigià esistenti (quali quelli della sanità, dell’istruzione, dei servizisociali, delle O.N.G. ecc.) che sull’impiego immediato di consistentirisorse finanziarie difficili da ottenere.

Tra le molteplici iniziative di questo tipo in corso in Italia, ve ne èuna che potrebbe ispirare proposte simili all’interno delle nostrecomunità, laddove si riuscisse a creare le stesse premesse: il progettodenominato T.E.D.D.Y. B.E.A.R. (acronimo dall’inglese per Twinning theElderly Disadvantaged and Disabled with the Young by Enabling ActiveReminiscence). Si tratta di un’iniziativa a cura della RegioneFriuli-Venezia Giulia in partnership con l’agenzia assistenzialeitaliana Itaca, the Council of Herefordshire (Gran Bretagna) e theCommunity Institute of Sastamala (Finlandia), che ha dato vita a unprogetto intergenerazionale per un periodo complessivo di tre anni, dal2004 al 2007, con il compito di facilitare un’integrazione tra anziani ebambini. Questa operazione è stata realizzata sotto la regia degliassistenti sociali della Itaca congiuntamente a maestri e maestre discuole locali, e vede coinvolti gli ospiti di alcune case di riposo dauna parte e gli alunni di scuole elementari di zone limitrofe dall’altra.La prima fase del progetto prevede l’organizzazione di workshops dovegli anziani, dopo aver concordato con gli organizzatori il contenuto eil tipo di linguaggio da utilizzare, propongono ai giovani alunni quelleche vengono definite “le conoscenze del passato”. Le “memorie” deglianziani verranno poi ripensate e rielaborate dagli scolari attraversoriassunti e componimenti scritti, disegni e altre attività che lifaranno entrare in contatto diretto con le cose del passato. In una fase

successiva saranno i bambini a trasmettere a loro volta agli anziani “leconoscenze del presente”, relative ad esempio all’utilizzazione deinuovi mezzi tecnologici quali il computer e il telefono cellulare.

Seguendo questo tipo di approccio innovativo nei confronti della terzaetà, il Com.It.Es. della Provincia del Capo ha allo studiol’organizzazione un “servizio a domicilio” per gli anziani più bisognosie per gli invalidi, convenzionandosi con una istituzione specializzatain questo tipo di attività, in grado di fornire una gamma di servizisociali che vanno da quello dei pasti caldi a quello dell’assistenzamedico-psicologica. Un altro progetto prevede la creazione di una “salacomputers”, possibilmente presso il Club Italiano di Cape Town, damettere a disposizione degli anziani.Rimarcato infine come la comunità Italiana di Cape Town e delle Provincedel Capoconti circa 7400 residenti, e annoveri 136 pensionati ufficialmenteregistrati (anche se il numero effettivo degli anziani salirebbe se sivolessero prendere in considerazione gli italiani oriundi nonregistrati), esprime l’auspicio che dai lavori della Commissionescaturisca il massimo vantaggio in termini di idee e di scambio diesperienze per ottenere il massimo dell’efficacia nell’azione di difesae comprensione del mondo della terza età. (All. 9)

Silvana MANGIONE (USA)

In ordine al valore della memoria, sottolinea come un popolo che ignoriil proprio passato non possa vivere il proprio presente né costruire ilproprio futuro: si sostiene di voler recuperare i giovani, ma se non siconferisce loro la conoscenza delle origini non gli si possono fornirecertezze sul dove andare. A tal riguardo ricorda una serie di ottimeiniziative come quella denominata T.E.D.D.Y. B.E.A.R., cui ha accennatoil professor Busetto, o quella della Regione Puglia, la quale invita inonni con i nipotini a compiere un viaggio di riscoperta della regione.

Relazione del professor Roberto Busetto (stralcio)

Tra le molteplici iniziative di questo tipo in corso in Italia, ve ne èuna in particolare che vorrei segnalare, in quanto potrebbe ispirareproposte simili all’interno delle nostre comunità, laddove si potesseroricreare le stesse premesse. Mi riferisco al progetto denominatoT.E.D.D.Y. B.E.A.R. (che è un acronimo dall’inglese per Twinning theElderly Disadvantaged and Disabled with the Young by Enabling ActiveReminiscence). Si tratta di un’iniziativa a cura della RegioneFriuli-Venezia Giulia in partnership con l’agenzia assistenzialeitaliana Itaca, the Council of Herefordshire (Gran Bretagna) e theCommunity Institute of Sastamala (Finlandia), che ha dato vita a unprogetto intergenerazionale per un periodo complessivo di tre anni, dal2004 al 2007, che ha il compito di facilitare un’integrazione traanziani e bambini. Questa operazione è stata messa in atto sotto laregia degli assistenti sociali della Itaca congiuntamente a maestri emaestre di scuole locali, e vede coinvolti gli ospiti di alcune case diriposo da una parte e gli alunni di scuole elementari di zone limitrofedall’altra.La prima fase del progetto prevede l’organizzazione di workshops dovegli anziani, dopo avere concordato con i facilitatori il contenuto e iltipo di linguaggio da usare, proporranno ai giovani alunni quelle chevengono definite “le conoscenze del passato”. Vale a dire racconterannole loro “storie di vita” facendo ricorso alla “reminiscenza attiva”(come è noto, la reminiscenza è il riaffiorare alla memoria di cosequasi dimenticate). Le “memorie” degli anziani verranno poi ripensate erielaborate dagli scolari attraverso riassunti e componimenti scritti,disegni e altre attività che li faranno entrare in contatto diretto conle cose del passato. In una fase successiva saranno i bambini atrasmettere a loro volta agli anziani “le conoscenze del presente”,relative ad esempio all’utilizzazione dei nuovi mezzi tecnologici qualiil computer e il telefono cellulare.In questo caso i bambini agiranno da facilitatori nei confronti deiloro “nonni”, assistendoli nell’apprendimento degli elementi di basedell’uso dei nuovi strumenti di informazione e comunicazione, mettendolinella condizione di avvantaggiarsi di aggiornate esperienze tecnologicheche contribuiranno a generare in loro fiducia e autostima.Eccoci in presenza di un esperimento coraggioso, su cui riflettere, chevuole creare una fonte positiva di energia sociale, sviluppando l’ideadi saldare il passato con il presente utilizzando i due polifondamentali dell’arco della vita che corre tra il mondo dei bambini equello degli anziani.

C onsiglio G enerale degli I taliani

all’ E stero Ministero degli Affari Esteri

Commissione ContinentalePaesi Anglofoni Extraeuropei

(Città del Capo, 21-23 ottobre 2005)

DOCUMENTI

COMMISSIONE CONTINENTALE PAESI ANGLOFONI EXTRAEUROPEI

(Città del Capo 21-23 ottobre 2005)

INDICE

Programma……………….……………………………………………………………. pag. 3

Commissione Continentale del 21 ottobre – 1^ giornata.………………….…. pag. 7Commissione Continentale del 22 ottobre _ 2^ giornata……………….……. pag. 34Commissione Continentale del 23 ottobre – 3^ giornata…………………….. pag. 61

RELAZIONI - INTERVENTI - DOCUMENTI

Αλλ. 1. Intervento di Giovanni Lorenzi, Presidente del Comites delle province del Capo ………………………………………………………………….. pag. 66

Αλλ. 2. Relazione del consigliere Giuseppe Nanna (Sud Africa) …………….. pag. 68 Αλλ. 3. Relazione di Mary Ovenston (esperta del Sud Africa) ………………… pag. 70 Αλλ. 4. Relazione di Anna Maria Verona in Siani (esperta del Sud Africa) ….. pag. 72Αλλ. 5. Relazione di Maria Grazia Del Giovane in Morgera (esperta del Sud

Africa) …………………………………………………………………… pag. 73Αλλ. 6. Relazione del Vice Segretario Generale per i Paesi Anglofoni Marco

Fedi (Australia) …………………………………………………………… pag.76

Αλλ. 7. Relazione del consigliere Vincenzo Centofanti (USA) ……………… pag. 86 Αλλ. 8. Relazione di Salvatore Cristaudi (Presidente del Comites della circoscrizione consolare di Johannesburg) ……………………………… pag. 88Αλλ. 9. Relazione del professor Roberto Busetto ……………………………. pag. 90Αλλ. 10. Relazione di Giuliano Piovesan (esperto del Sud Africa) ……………. pag. 94Αλλ. 11. Relazione di Stefano Vigoriti (esperto del Sud Africa) ……………….. pag. 97Αλλ. 12. Relazione di G. Borsero (esperto del Sud Africa) ……………………… pag. 100Αλλ. 13. Relazione di Franco Muraro (esperto del Sud Africa) ………………… pag. 101Αλλ. 14. Documento finale 1^ giornata ………………………………………. pag. 103Αλλ. 15. Ordine del giorno ……………………………………………………… pag. 104Αλλ. 16. Documento conclusivo ………………………………………………... pag. 105

ELENCHI

Consiglieri componenti la Commissione Continentale ……………………… pag. 108Esperti partecipanti ……………………………………………………………… pag. 109

PROGRAMMA DEI LAVORI

COMMISSIONE CONTINENTALEPER I PAESI ANGLOFONI EXTRAEUROPEI

(Città del Capo 21-23 ottobre 2005)

VENERDÌ 21 OTTOBRE

Pianeta Terza età: patrimonio da difendere, risorsa da valorizzare,

mondo da scoprire - Nuovi bisogni e servizi

9.30 Apertura lavori (Esecuzione Inni nazionali - Corale ) Benvenuto COM.IT.ES Città del Capo (Presidente Giovanni Lorenzi) Indirizzo di saluto autorità Sudafricane (Capo del Dipartimento dei Servizi

Sociali ed interventi contro la povertà delle Province del Capo) Indirizzo di saluto (Ambasciatore d’Italia in Sud Africa, Valerio Astraldi)

Indirizzo di saluto (Console d’Italia, Alberto Vecchi)10.30 Introduzione ai lavori (Vice Segretario CGIE per i Paesi Anglofoni Marco

Fedi) 10.40 Pausa caffè

11.00 Relazione introduttiva (Consiglieri Giuseppe Nanna e Riccardo Pinna) Esperto SUD AFRICA (1) Esperto SUD AFRICA (2)

Esperto SUD AFRICA (3)Relazione AUSTRALIA

Relazione CANADA Relazione USA

13.00 Pausa pranzo

15.00 Esperto SUD AFRICA Esperto SUD AFRICA Esperto SUD AFRICA Esperto SUD AFRICA

16.15 Pausa caffè

16.30 Dibattito17.30 Documento conclusivo prima giornata – Lettura ed approvazione18.00 Chiusura lavori19.30 Cena di benvenuto organizzata dal Console di Città del Capo, Alberto Vecchi

SABATO 22 OTTOBRE

9.30 Inizio lavori

Adozione documento prima giornata

Indigenza e nuove povertà: aspetti peculiari dell’area anglofona

Anagrafe e voto: allineamento MAE/MIN

10.40 Pausa caffè

Informazione e comunicazione: Progetti di riformaRAI International

Legge di bilancio per il 2006

13.00 Pausa pranzo

Conferenza Permanente Stato-Regioni-PA-CGIEProposte d’area - Documento preparatorioDocumento consultori regionali – Area anglofona

Rete consolare: Problemi d’area

15.45 Pausa caffè

Prima Conferenza Mondiale dei Giovani: proposte d’area in campo sociale, culturale, sportivo e della formazione scolastica e professionale

17.00 Chiusura lavori

18.30 Club Italiano Città del Capo – Incontro con il COM.IT.ES., le Associazioni e la Comunità. Domande e risposte

20.00 Cena organizzata dal COM.IT.ES e dalle Associazioni di Città del Capo

DOMENICA 23 OTTOBRE

9.30 Inizio lavori

Documento Conclusivo

Programma di lavoro 2005 e 2006

Prima Continentale 2006 (Canada – Vancouver)

Varie

Saluto di chiusura lavori: Alberto Vecchi, Console Città del Capo C.G.I.E. Marco Fedi, Vice Segr. CGIE Giovanni Lorenzi, Presidente COMITES

Resoconto SommarioCittà del Capo 21-23 ottobre 2005

C onsiglio G enerale degli I taliani all’ E stero Ministero degli Affari Esteri

COMMISSIONE CONTINENTALEPER I PAESI ANGLOFONI EXTRAEUROPEI

(Città del Capo 21-23 ottobre 2005)

Resoconto sommario

Presenti: Gino Bucchino, Vincenzo Centofanti, Valter Della Nebbia, Marco Fedi, Silvana Mangione, Domenico Marozzi, Giuseppe Nanna, Francesco Papandrea, Riccardo Pinna, Antonino Randazzo, Augusto Sorriso, Daniela Tuffanelli Costa.

Valerio Astraldi, Ambasciatore d’Italia a Pretoria, Alberto Vecchi, Console d’Italia a Città del Capo.

Virginia Peterson, Capo del Dipartimento dei servizi sociali ed interventi contro la povertà delle province del Capo.

Bernardo Carloni, Segretario del CGIE.

Assenti: Alberto Di Giovanni, Rocco Di Trolio, Pasquale Nestico, Giovanni Rapanà.

VENERDÌ, 21 OTTOBRE 2005 - I lavori iniziano alle ore 09.40

Presidenza del Vice Segretario Generale Marco FEDI

Il PRESIDENTE accoglie con parole di benvenuto i partecipanti alla riunione. Prima di dare inizio ai lavori, invita all’ascolto degli Inni nazionali sudafricano e italiano cantati dal coro della Cape Town Opera.

Vengono eseguiti gli Inni nazionali sudafricano e italiano, che i presenti ascoltano in piedi

A questo punto il PRESIDENTE dichiara aperti i lavori della Commissione e cede la parola, per un indirizzo di saluto, al Presidente del Comites delle province del Capo, Giovanni Lorenzi, che ringrazia per il lavoro svolto per l’organizzazione della riunione della Commissione.

Giovanni LORENZI (Presidente del Comites delle province del Capo) rivolge un breve indirizzo di benvenuto ai presenti, introducendo l’argomento della prima giornata dei lavori e, dopo aver ringraziato tutti coloro che hanno partecipato all’organizzazione dell’evento, augura buon lavoro. (All. 1)

Virginia PETERSEN (Capo del Dipartimento dei servizi sociali ed interventi contro la povertà delle province del Capo) porge il formale benvenuto a Città del Capo a tutti gli intervenuti all’incontro, nel corso del quale viene trattato un tema che riguarda e coinvolge tutti; esprime l’orgoglio delle massime autorità Sud Africane di rivolgere il benvenuto a così tante persone provenienti da così tante nazioni in un Paese nel quale è meraviglioso vivere.I temi trattati sono importanti per tutti, ma in particolare in Sud Africa, un Paese in via di sviluppo che ha vissuto l’esperienza dell’apartheid, stimolano la riflessione su come si possano accogliere tutte le persone.In Sud Africa la presenza di un Presidente alla soglia della terza età rappresenta la garanzia di una piena comprensione dei temi che si stanno trattando; allo stesso, modo il fatto che il premier sia una persona giovane e piena di energie, rappresenta un elemento di spinta e di visione. Ciò è molto importante in particolare in un Paese che ha affrontato grandi disuguaglianze e divisioni tra le persone.Sottolinea poi la spinta alla collaborazione e al coinvolgimento sia degli anziani che dei giovani e la particolare consapevolezza delle sfide che i vecchi affrontano in Sud Africa.Evidenzia quindi le specificità Sud Africane. In un Paese nel quale le precedenti politiche hanno portato ad un massiccio fenomeno migratorio, vi è un grande desiderio di cercare e mantenere contatti con i parenti all’estero. Da questo punto di vista il cambiamento, la sfida, per le persone anziane sono rappresentati dall’utilizzo delle nuove tecnologie.Un’altra sfida per gli anziani è determinata dalla diffusione dell’HIV che, colpendo pesantemente la fascia di mezza età della popolazione, ha fatto sì che molti anziani debbano prendersi cura dei giovanissimi.Di qui la consapevolezza reale e profonda del ruolo fondamentale svolto dagli anziani nel Paese e l’impegno del Governo a far sì che sia loro garantito, attraverso una rete di assistenza sociale e medica, di vivere dignitosamente tutta la vita e fornire sino all’ultimo il loro grande e prezioso contributo.Alla luce di tale consapevolezza è fondamentale il coinvolgimento degli anziani nelle decisioni che li riguardano.L’impegno dell’attuale classe di governo è di creare una vera integrazione. Perché questo sia possibile, è necessario far sì che i giovani stiano insieme con gli anziani e dedichino loro un po’ del proprio tempo.La sfida più importante che il Sud Africa deve affrontare, oltre a quella del HIV, è rappresentata dalla povertà, condizione nella quale vive una grandissima parte degli anziani.Lo sviluppo di una rete sociale per i rappresentanti della terza età è ancora in Sud Africa in una fase iniziale; di conseguenza è particolarmente vivo l’interesse per il prosieguo dei lavori di questa

riunione e per gli spunti che ne verranno. Conclude ribadendo i saluti e i ringraziamenti a tutti gli intervenuti..

Valerio ASTRALDI (Ambasciatore d’Italia a Pretoria) saluta i partecipanti e rivolge loro un felice augurio per i lavori, del cui positivo esito si dichiara certo. Sottolinea poi come il Sud Africa sia un Paese grande non solo geograficamente (è infatti vasto all’incirca come la somma delle superfici di Germania, Francia e Italia), ma anche dal punto di vista della popolazione (circa 46 milioni di abitanti). Dopo aver ricordato come il Sud Africa sia stato capace di compiere un graduale processo di transizione da un regime iniquo quale l’apartheid ad una delle più alte forme di democrazia riscontrabili al mondo, come è dimostrato dal fatto che l’ANC riceve oltre l’80 percento dei suffragi.Il Sud Africa, inoltre, ha un peso molto rilevante anche dal punto di vista economico, essendo dotato di tutte le materie prime che mancano al nostro Paese; è questa la ragione per cui, malgrado le esportazioni italiane in Sud Africa siano in continuo aumento, la bilancia dei pagamenti è costantemente a sfavore dell’Italia.I rapporti politici bilaterali non potrebbero essere migliori: lo scorso 8 maggio il Presidente Thabo Mbeki si è recato a Roma per una visita di lavoro durante la quale ha incontrato le massime personalità dello Stato, registrando una fortissima intesa di posizioni. Se, dunque, dal punto di vista politico i rapporti sono già eccellenti, da quello economico sussistono aree di miglioramento: potrebbero aumentare gli investimenti indiretti da parte italiana e potrebbero essere incrementati i flussi turistici nelle due direzioni.La realtà sudafricana è quella di un Paese che non può che destare ammirazione dal momento che, dopo aver raggiunto la democrazia, sta ora seriamente affrontando i grandi problemi di formazione di managers e piccoli quadri a livello locale, lotta alla povertà e abitazione.Si dichiara poi particolarmente interessato al tema della terza età perché ha già avuto modo di occuparsene allorquando, in qualità di rappresentante personale del Presidente del Consiglio per gli affari esteri del G8, ha collaborato alla realizzazione di un ponderoso documento in materia che però non è stato reso pubblico.Rilevato come oggi la considerevolmente aumentata speranza di vita, quale effetto dello sviluppo della medicina e delle miglioratissime condizioni di vita nei Paesi più industrializzati, comporti quale conseguenza una inevitabile crisi nella erogazione delle pensioni, nelle gestioni dei TFR, sottolinea la necessità di non trascurare il dovere di assicurare una serena vecchiaia ai più anziani. La soddisfazione di tali esigenze grava sui bilanci dello Stato, ma si tratta di spese necessarie; possono infatti essere tagliate varie voci di spesa (burocrazia, Ministero degli Esteri, bilanci dei Consolati, organici delle Ambasciate), ma non quelle relative alla tutela degli anziani perché si commetterebbe un’ingiustizia orribile in quanto si favorirebbero indirettamente i più abbienti a discapito di chi ha più bisogno.Alle citate questioni politica ed economica ne va poi aggiunta una di carattere migratorio; non bisogna infatti dimenticare che in Italia sussistono notevoli problemi in ordine al personale medico e paramedico che dovrebbe dedicarsi alla cura degli anziani; tale aspetto si connette con quello della immigrazione di persone disposte a compiere quelle attività che i nostri concittadini oggi disdegnano. Ne consegue la necessità di valorizzare l’opera di chi intende integrarsi nella nostra società partendo dal gradino più basso, così come a suo tempo fecero molti dei nostri connazionali.Quanto all’argomento all’ordine del giorno concernente l’analisi delle questione relativa all’allineamento degli schedari consolari ed AIRE dei Comuni italiani, condivide interamente la posizione del Min. Plen. Benedetti (Direttore Generale della DGIEPM), il quale ne sostiene l’assoluta necessità; è stata pertanto effettuata un’operazione di mailing i cui risultati evidenziano, in proiezione, una diminuzione della presenza ufficiale degli italiani in Sud Africa da 31.331 a 27.252, una cifra alla quale non crede ma che risulta dai fatti. Per adempiere a tale operazione di mailing i Consolati hanno eseguito interamente le istruzioni ricevute e i Comites hanno effettuato un’attività di “cinghia di trasmissione” con la comunità italiana, ma i risultati sono stati alquanto deludenti. A fronte, infatti, di un numero globale di 9.674 plichi inviati, il totale delle risposte è ammontato soltanto a 2.273; in termini percentuali hanno risposto il 23,49 percento dei destinatari

dei plichi, con un calo del 10 percento rispetto ai votanti per il rinnovo dei Comites (33,23 percento). Tali dati impongono un esame di coscienza e comportano, quale primo risultato, un ridimensionamento delle anagrafi consolari; naturalmente ciò non significa chiudere la porta in faccia ai cittadini italiani che non hanno risposto: qualora si presentassero ai Consolati, questi li iscriveranno, su loro richiesta, all’anagrafe consolare, il che però comporterà un lavoro aggiuntivo a carico di organici che non possono permetterselo.Tali dati, inoltre, impongono di prendere atto che se si intende mobilitare maggiormente le comunità italiane occorre uno sforzo di fantasia per escogitare modi e mezzi atti a far sì che quando giunge una lettera da parte del Consolato è opportuno rispondere, anche allo scopo di espletare le attività di votazione all’estero, che costituiscono il più grande obiettivo raggiunto dal Governo in materia di tutela dei connazionali all’estero.Conclude formulando, da parte sua e di tutti i suoi collaboratori della rete diplomatico-consolare in Sud Africa, i migliori auguri di buon lavoro, dei cui ottimi risultati si dichiara certo, avendo avuto modo di cogliere l’ottima volontà e lo spirito di ben fare da parte di tutti.

Il PRESIDENTE dichiara di considerare un onore e un privilegio il fatto di trovarsi a Città del Capo in qualità di Vice Segretario Generale del CGIE e recare il saluto di tutto il Consiglio e del Segretario Generale Franco Narducci che, per impegni personali, non ha potuto essere presente. Dopo aver rivolto un caloroso saluto a tutti i presenti e un particolare ringraziamento al presidente del Comites delle province del Capo Giovanni Lorenzi e ai Consiglieri del Sud Africa per l’ottima organizzazione, e alla signora Petersen per la partecipazione, osserva come quello della terza età sia un tema che riguarda tutti i Paesi, dal momento che le società invecchiano e che è in atto un trend verso la privatizzazione dei servizi; tali dati costituiscono una sfida per il mondo politico e per chi cerca di identificare percorsi che conducano a una maggiore autonomia, all’autosufficienza, alla piena partecipazione degli anziani alla vita sociale, culturale e politica dei Paesi in cui vivono.Rileva inoltre come la terza età non costituisca il momento in cui si cessa di correre, ma la stagione più importante della vita, quella in cui si corre in un modo diverso e si fornisce un diverso contributo. Tale tema della diversità è importante perché spesso la discriminazione colpisce gli anziani.Conclude auspicando che i lavori di questa riunione della Commissione forniscano un contributo al miglioramento delle condizioni di vita degli anziani.

Alberto VECCHI (Console d’Italia a Città del Capo) rivolge un saluto di benvenuto a tutti i presenti e annuncia che parteciperà a tutti i lavori della Commissione. La circoscrizione consolare comprende le tre province del Capo, in cui risiedono circa 7.200 italiani, circa mille dei quali di età superiore ai 65 anni. Tali cifre consentono di affrontare i problemi sociali basandosi sulla collaborazione fra le istituzioni e sulla buona volontà dei singoli, anche considerando che la comunità italiana nella circoscrizione è molto ben inserita. Dà inoltre atto alle associazioni e al Comites di aver svolto uno straordinario lavoro che consente un’ottima collaborazione in ordine ai tanti progetti in cantiere, alcuni dei quali concernono proprio la terza età.La nota dolente – relativa però ad un problema generale e non specifico – è relativa al fatto che gestisce una sede che da oltre due anni opera con il 30 (e in taluni momenti il 40) percento in meno di personale. Il permanere di tale condizione comporterebbe forti difficoltà addirittura allo svolgimento dell’ordinaria amministrazione a fronte, invece, della possibilità concreta di operare in una situazione privilegiata ben diversa da quella di altre parti del mondo.Esprime infine l’auspicio che i lavori della Commissione contribuiscano al miglioramento delle condizioni degli anziani in una società che ha sempre più bisogno di loro.

Valerio ASTRALDI (Ambasciatore d’Italia a Pretoria) annuncia di aver ricevuto comunicazione formale del fatto che il Presidente della Repubblica ha nominato il consigliere Giuseppe Nanna (Sud Africa) Grande Ufficiale dell’ordine della Stella della Solidarietà Italiana.Vivissimi applausi da parte di tutti i presentiSottolinea come si tratti di un’onorificenza meritatissima della quale egli è stato promotore e di cui si dichiara fiero. Esprime al neo Grande Ufficiale Nanna le congratulazioni proprie, dei suoi

collaboratori e di tutta la comunità italiana in Sud Africa.

Giuseppe NANNA (Sud Africa), dopo aver rivolto parole di benvenuto a tutti i partecipanti nel continente in cui la natura ha concentrato la parte migliore di se stessa ed aver rapidamente accennato alla sua arretratezza e alle causa che l’hanno determinata, esprime l’auspicio che nel corso dell’attuale consiliatura il CGIE trovi il tempo di aprire un ampio discorso sull’Africa.Passando al tema della riunione, osserva come grazie ai progressi compiuti dalla scienza negli ultimi anni, il tema della terza età sia divenuto sempre più importante. Di qui l’attenzione nuova nei confronti del tempo libero, non da tutti affrontato in maniera positiva, così come l’approccio alle nuove tecnologie. Un’analisi di tali aspetti induce alla considerazione che l’anzianità di una persona non è determinata dalla data di nascita, bensì dallo stato mentale: coloro i quali rinunciano a lottare e rimangono emarginati possono essere definiti “vecchi”.Tale considerazione ha indotto gli organizzatori dell’evento odierno a modificare il titolo della riunione da “Pianeta anziani” a “Pianeta terza età” per sottintendere che possono esisterne anche una quarta e una quinta. Appartenendo a una di queste, si dichiara orgoglioso di aver partecipato a mutamenti ed esperienze che l’umanità non era riuscita a compiere nei millenni precedenti. Auspica quindi che dalla riunione odierna emergano indicazioni utili ad evitare che venga disperso il grande patrimonio intellettuale, di saggezza e di esperienze di cui gli anziani sono depositari.Ringrazia infine il Presidente per aver registrato, nel documento finale dell’ultima assemblea plenaria, il “grido di dolore” sollevato dal Consiglieri del Sud Africa affinché venga salvata Casa Serena, che rappresenta la più importante realizzazione della comunità italiana nel Paese, con uno sforzo che si protrae da oltre vent’anni per garantire alla sua parte più fragile un decoroso e dignitoso percorso di vita.Conclude ringraziando il Segretario Generale per le iniziative assunte a favore delle popolazioni colpite dalle recenti calamità naturali e invitandolo ad assumerne altre a beneficio degli anziani, per la maggior parte di discendenza africana, vittime delle inondazioni di New Orleans. (All. 2)

I lavori, sospesi alle ore 11.50, riprendono alle ore 11.20

Giovanni LORENZI (Presidente del Comites delle province del Capo) annuncia che la signora Virginia Petersen (Capo del Dipartimento dei servizi sociali ed interventi contro la povertà delle province del Capo) ha dichiarato di essere disposta a collaborare con il Comites e con il circolo anziani per stabilire quali strutture di supporto possano essere messe a disposizione della collettività italiana.

Il PRESIDENTE ringrazia i consiglieri del Sud Africa Giuseppe Nanna e Riccardo Pinna per l’impegno e il lavoro profusi nell’organizzazione della presente riunione della Commissione Continentale e per la disponibilità con la quale si prodigano a favore della comunità italiana nella quale risiedono.

Riccardo PINNA (Sud Africa) rivolge un augurio di benvenuto a tutti i presenti e annuncia che nel corso della riunione intercomites svoltasi ieri Salvatore Cristaudi, Presidente del Comites di Johannesburg, è stato eletto all’unanimità coordinatore dei Presidenti; si dichiara convinto che tale elezione sia foriera di un proficuo lavoro e della costituzione delle sinergie da tempo auspicate.Esprime poi un sentito ringraziamento a Giovanni Lorenzi (Presidente del Comites delle province del Capo) il quale, oltre ad essere un “collega” di comunità, è divenuto anche un suo grande amico, per la serietà, l’impegno e la spontaneità profusi nella sua opera pur avendo dovuto assolvere fino ad ora a un compito tutt’altro che facile, essendo stato costretto ad ingaggiare scontri e tuttavia mantenere un’integrità che è patrimonio di pochi, dimostrando coraggio e professionalità. Più che dei membri del Sud Africa del CGIE, il merito dell’organizzazione dell’evento odierno e del Presidente e di tutti i membri del Comites di Città del Capo.Manifesta inoltre la propria soddisfazione per la nomina a Grande Ufficiale del consigliere Giuseppe Nanna (Sud Africa), che considera più che meritata, avendo egli per oltre vent’anni operato in favore della comunità italiana, spesso fornendo un contributo decisivo alla soluzione di

tanti problemi. Ricordato inoltre l’impegno del consigliere Nanna (Sud Africa) per Casa Serena, precisa che con questo nome si fa riferimento anche alle ipotesi di realizzazione di tale istituzione a Durban e Città del Capo.Auspica quindi che d’ora in avanti la comunità italiana in Sud Africa operi unita e ritrovi quella compattezza che consente di lasciare le polemiche fuori dalla porta e agire in maniera costruttiva, onesta e soprattutto trasparente.Esprime infine l’auspicio che i lavori della riunione della Commissione Continentale in corso consentano agli ospiti presenti di comprendere l’azione dei Consiglieri del CGIE (dei quali riassume brevemente i compiti), talvolta coronata da successo e altre volte meno a causa della mancanza di fondi o di appoggi politici, di interessi partigiani nelle discussioni, dell’ambizione di qualcuno, ecc., e si rammarica per il fatto che questa riunione sia stata “discriminata”, come si desume dall’assenza ai suoi lavori del Segretario Generale del CGIE, del Direttore Generale della DGIEPM, dei rappresentanti del Governo e di alcuni membri della Commissione stessa, oltre che dai tagli di fondi per la missione.

Mary OVENSTON (Esperta del Sud Africa) evidenzia in primo luogo come, all’epoca di Cristo, l’aspettativa di vita media fosse di vent’anni per cui Gesù, all’età di 33, era un uomo maturo; nel 1780 era ancora solo di 23, mentre in Nord America era pari a 16 anni; nel 1900 tale dato era raddoppiato: 49 anni e oggi l’italiano medio, in Italia come in Sud Africa, muore a 79,4 anni e la percentuale degli ultrasessantacinquenni è superiore a quella di qualsiasi altro Paese al mondo.Oggi le fasi della vita si sono di molto allungate: si va in pensione nel mezzo dell’età matura e non sono rari gli ultraottantenni. Tale fenomeno è talmente recente da cogliere impreparate tanto la società che la maggior parte delle istituzioni mondiali e comporta come conseguenza, ad esempio, che un cinquantenne competa con una trentacinquenne per lo stesso posto e per lo svolgimento delle medesime mansioni. Un cinquantenne lavora meglio, e non con maggior fatica, avendo imparato dai propri errori, ma deve superare la paura del cambiamento e consentire ai giovani di fornire il proprio contributo.Ogni transizione da una fase all’altra della vita comporta una crisi e può indurre la depressione, ad esempio quando interviene la menopausa. Quando una donna cessa di produrre estrogeni e quando cala significativamente la produzione di testosterone negli uomini appare la natura recessiva di ognuno; si evidenziano quelle che consideriamo caratteristiche femminili negli uomini e, al contrario, quelle maschili nelle donne: cala l’aggressività negli uomini e aumenta nelle donne, il che comporta veri e propri conflitti nelle relazioni. Quando, poi, il corpo comincia a decadere e ci si rende conto che senza la medicina si morirebbe, si inizia a considerare la vita da un punto di vista diverso.Durante l’età matura, inoltre, si avverte la necessità di occuparsi della società, di istruire le nuove generazioni e di prendersi cura dei genitori, che spesso muoiono durante questa fase. La morte dei genitori comporta uno slittamento generazionale e pone di fronte alla propria natura di essere mortale.Conclude la trattazione esortando a non limitarsi a prendersi cura della salute fisica degli anziani, ma ad onorare la loro eredità e ad attribuire loro un ruolo da svolgere e la possibilità di trasmettere la propria saggezza. (All. 3)

Anna Maria VERONA in SIANI (Esperta del Sud Africa) osserva come il titolo del convegno, “Pianeta terza età”, evochi l’immagine di un ghetto, un pianeta (che in quanto tale non brilla di luce propria) popolato da anziani.Rilevato come la società odierna sia caratterizzata da un numero sempre crescente di anziani, sottolinea che anche in Sud Africa la comunità italiana un aumento di persone della terza età, molte delle quali ancora in attività e attivamente partecipi allo sviluppo sociale. Il patrimonio di cui sono depositarie deve essere valorizzato e utilizzato per il benessere dei membri più giovani della comunità, della quale costituiscono la memoria storica. Non essendo ancora giunti alla fine della vita, devono essere considerati a tutti gli effetti membri della società senza venire emarginati, ma purtroppo non è sempre così, specie nei casi in cui uno di essi non sia più attivo in campo lavorativo e debba rivolgersi alle istituzioni assistenziali. La comunità italiana in Sud Africa conta diversi

anziani in queste condizioni, ma la nuova politica del Paese non garantisce più l’assistenza e i servizi di cui necessitano; sarebbe pertanto auspicabile per costoro l’esportabilità dell’assegno sociale. (All. 4)

Maria Grazia DEL GIOVANE in MORGERA (Esperta del Sud Africa) sottolinea come il pianeta terza età in Sud Africa non sia costituito da nonni che accompagnano i nipotini al parco o che fanno i baby sitter perché i parchi sono pericolosi e spesso gli anziani non sono più in grado di sopportare i costi di un’automobile, il che li costringe ad una penosa solitudine, dal momento che il trasporto pubblico nel Paese è inutilizzabile. Da un’indagine condotta presso gli anziani della cittadina di Nigel, a 88 chilometri da Johannesburg, è emerso che le difficoltà maggiori derivano dalla dipendenza finanziaria dai figli, visto che la pensione non consente loro l’autosufficienza, e che forte è la richiesta di un adeguamento della pensione minima per tutti, non solo per i settantenni, o del riconoscimento della pensione sociale, oltre a un aiuto speciale per il pagamento dell’assistenza sanitaria. Per molti di essi, inoltre, si rende necessario disdire l’abbonamento a RAI International perché troppo oneroso (circa 400 rand al mese).Forse grazie alla positiva influenza dei nativi sudafricani, i quali avvertono fortemente la responsabilità nei confronti degli anziani al punto da elevarli a veri e propri dei al momento della loro morte, la comunità italiana in Sud Africa ha realizzato (totalmente a proprie spese e senza alcun aiuto da parte del Governo italiano) Casa Serena, una casa di riposo che però oggi ha bisogno di essere spostata, ampliata e rimodernata per far fronte al crescente numero di italiani che ad essa ricorrono. Inoltre tale istituto è necessariamente a pagamento e spesso i nostri concittadini della terza età – i quali non possono godere della pensione sociale che il nuovo Governo sudafricano riconosce ai propri cittadini anziani senza reddito né alloggio – non sono in grado di sobbarcarsi la retta perché la normativa precedente prevedeva un farraginoso meccanismo in virtù del quale non si raggiungeva mai il numero di anni di contribuzione minimo per garantire una pensione. La loro situazione sarebbe davvero drammatica se il buon senso non li avesse indotti ad investire tutti i propri risparmi per assicurarsi la pensione minima italiana.In Sud Africa, inoltre, l’assistenza sanitaria ha un costo elevatissimo, pari a circa 420 Euro al mese per due persone, cioè il rateo di pensione minima. Ciò costituisce una grave fonte di preoccupazione per i cittadini italiani anziani perché mentre le pensioni minime negli ultimi cinque anni sono aumentate mediamente del 2 percento annuo, l’inflazione nel Paese di accoglienza è altissima e il medical aid il prossimo anno aumenterà del 20 percento.A causa di tutto ciò è in continuo aumento il numero degli anziani che si rivolgono alle istituzioni per chiedere aiuto e proprio in questi giorni il Consolato Generale di Johannesburg ha lanciato un’iniziativa tesa a coinvolgere tutta la comunità nella segnalazione degli anziani indigenti che hanno urgente bisogno di aiuto.Conclude auspicando l’istituzione in Sud Africa di un museo dell’italianità in cui celebrare l’opera dei concittadini anziani, che hanno conquistato anche la stima e la riconoscenza del Presidente della Repubblica Thabo Mbeki. (All. 5)

Il PRESIDENTE, dopo aver presentato i Consiglieri del CGIE intervenuti ai lavori, precisa che la scelta del Consigliere dell’Australia che avrebbe dovuto svolgere la relazione sui cittadini italiani della terza età in quel Paese è ricaduta su di lui perché da molti anni si occupa delle tematiche ad essi relative, avendo ricoperto un ruolo all’interno del Patronato Inca-CGIL, ruolo che dopo otto anni è tornato ora a ricoprire.Passando alla relazione, evidenzia che l’immigrazione di massa in Australia dall’ultimo dopoguerra ad oggi raggiunse il suo culmine alla fine degli anni Sessanta. Da allora ad oggi, e particolarmente nell’ultimo ventennio, si può dire che il flusso immigratorio dall’Italia è praticamente cessato a seguito di vari fattori sia in Australia che in Italia: enfasi da parte dell’Australia su un programma immigratorio che privilegia giovani altamente specializzati che parlano l’inglese a scapito dei tradizionali ricongiungimenti famigliari e dell’immigrazione a catena, che è stata il perno del programma immigratorio dell’immediato dopoguerra, mentre le mutate condizioni socioeconomiche in Italia hanno neutralizzato quelli che furono i motivi principali di spinta per tanti dei nostri connazionali che, per lo più forzatamente, videro in questo Paese un'opportunità di dare

un futuro alla loro famiglia. Anche i rientri in Italia, notevoli nei decenni Cinquanta e Sessanta, sono divenuti ormai quasi insignificanti.Malgrado provenissero da tutte le Regioni italiane, circa la metà degli immigrati italiani in Australia hanno le loro radici nel Sud Italia, in particolare Sicilia e Calabria.Per lo più manovali e contadini, con un’istruzione scolastica che non andava di solito oltre le elementari, ben presto cercarono fortuna nei centri industriali, particolarmente nelle metropoli di Sydney e Melbourne, lasciando i lavori nelle coltivazioni di canna da zucchero del Queensland o delle immense tenute agricole dell’interno.La comunità italo-australiana è ormai a tutti gli effetti stabilizzata principalmente in zone geografiche ben identificabili, anche se si può dire che non vi è paese o cittadina in cui si può incontrare qualcuno dei nostri connazionali o dei suoi discendenti. Oltre due terzi di tutti i nati in Italia attualmente risiedono in due Stati, ossia nel Victoria e nel New South Wales, in modo particolare nelle città di Melbourne e Sydney. Nel Victoria risiede la comunità italo-australiana più numerosa d’Australia (il 41 percento).Si tratta per lo più di una comunità in decisa fase d’invecchiamento, con ormai il 55 percento in età di pensionamento (si noti al riguardo che i dati qui riportati si riferiscono al censimento nazionale di quasi 5 anni fa e che quindi la maggioranza di coloro che nel 2001 erano tra i 60 e i 64 anni oggi hanno 65 o più anni).Sebbene in numero assoluto nel Victoria risiedano la maggioranza degli italiani anziani (pari al 41 percento di tutti gli anziani italiani in Australia), in tutti gli Stati la percentuale di essi è pari a oltre la metà dei connazionali ivi residenti, con punte di quasi due terzi in Tasmania e nel Queensland. Tali percentuali sono ancor più evidenti presso le comunità residenti in zone extraurbane, o al di fuori della capitale di Stato/Territorio. In molti casi si tratta di anziani italiani rimasti legati, per svariate ragioni, alla vita rurale e che spesso hanno visto i loro figli lasciarli per l’attrazione del lavoro nella distante città e, probabilmente, per professioni più prestigiose e meglio remunerate.Un indice dell'integrazione, almeno formale, nella società australiana da parte degli anziani italiani è dato dal fatto che 8 su 10 hanno la cittadinanza australiana. Quanti di questi però godano anche della cittadinanza italiana è impossibile determinare poiché il censimento non lo rivela, dato che solo nel 2002 l’Australia ha riconosciuto la possibilità della doppia cittadinanza.Nel prossimo ventennio l’invecchiamento della comunità sarà ancor più pronunciato, come indicato dalle proiezioni formulate dall’Australian Institute of Health and Welfare.Rimane discutibile fino a che punto l’esperienza immigratoria dell’italiano in Australia sia stata, economicamente parlando, veramente positiva, almeno per quanto riguarda la prima generazione. Accanto alle storie di successo di alcuni individui e gruppi familiari, oltre che di coloro che compongono la classe media, per non parlare della seconda generazione, parrebbe che arrivati all’età del pensionamento – per anzianità o imposto dal mercato del lavoro, diventato quasi inaccessibile per chi ha superato la cinquantina e ha perso il posto di lavoro a motivo di ristrutturazioni economiche o altri fattori – le prospettive non sono del tutto rosee.Un’analisi del censimento del 2001 per la città di Melbourne rivela che oltre la metà (54 percento) dei nostri anziani vive con un reddito settimanale pari a meno di $ 200 (corrispondente a meno della pensione australiana massima di vecchiaia) e un altro 25 percento con un reddito settimanale che va dai $ 200 ai $ 300. La differenza è quanto mai notevole quando questi dati siano paragonati a quelli di tutti gli altri anziani di Melbourne e non vi è motivo di ritenere che la situazione sia particolarmente diversa nelle altre capitali o in Australia in generale.Al tempo stesso occorre notare che – grazie soprattutto al ben noto tratto culturale degli italiani, i quali considerano il possesso di una casa propria uno dei principali valori da perseguire durante la vita lavorativa – la proporzione degli anziani italiani proprietari della propria residenza è significativamente superiore a quella degli altri gruppi. Ciò rende maggiormente possibile la sopravvivenza anche a fronte di un reddito settimanale alquanto limitato.Le conseguenze sono significative per quanto concerne la possibilità per gli anziani italiani di provvedere da soli – o almeno in parte sostanziale – a quel ventaglio di servizi sanitari, assistenziali e sociali di cui, con l'avanzare dell'età, hanno sempre più bisogno.Naturalmente per gli italiani l’invecchiamento comporta tutte le debolezze fisiche e mentali di ogni altro anziano e abbisognano di tutti i servizi assistenziali e sanitari che una società moderna deve

esser in grado di garantire a basso o nessun costo. Al tempo stesso però hanno anche bisogno di particolari servizi culturalmente e linguisticamente appropriati.Negli anni Ottanta i servizi e le organizzazioni sociosanitarie d’Australia incominciarono a mettere in rilievo non solo l’urgenza di migliori servizi per gli anziani, ma anche talune necessità caratteristiche dei gruppi di lingua non inglese. In tale prospettiva vennero avviati alcuni programmi specifici – in particolare contributi per l’apertura di strutture di riposo e di cura a carattere etno-specifico e l’incoraggiamento all’assunzione di personale bilingue e biculturale ai vari livelli di servizio e di assistenza agli anziani (ospedali, centri sanitari comunitari, Comuni, ecc.).Di tutte queste iniziative poco è oggi rimasto a causa del fatto che, alla metà degli anni Novanta, il presente Governo federale ha avviato lo smantellamento dei già timidi programmi e iniziative di diretto supporto all’immigrato anziano, soprattutto nei confronti delle comunità ormai consolidate. L’enfasi oggi – e questo si applica particolarmente a gli italiani – è sul mainstreaming, ossia l’aspettativa che i normali servizi e programmi debbano essere in grado di assistere tutti con la sensibilità culturale e la capacità di comunicazione che un anziano di origine non inglese richiede.In realtà ciò avviene solo su scala limitata e proprio quando il numero dei nostri anziani sta aumentando così velocemente.Come ripetutamente confermato anche dai pochi recenti studi sulla comunità, la prima grande difficoltà per i nostri anziani rimane la limitata padronanza della lingua inglese, soprattutto quando si ha da fare con medici, consulenti finanziari, funzionari pubblici. Purtroppo in troppi servizi permane la mentalità secondo cui, dopo decenni di residenza in Australia, l’anziano dovrebbe essere capace di parlare sufficientemente bene l’inglese e si sottovaluta il fatto che a costoro non è mai stata offerta la possibilità di impararlo metodicamente; inoltre, anche se tale opportunità fosse stata disponibile, ben pochi, pressati dalle esigenze quotidiane, avrebbero potuto approfittarne.Sussiste pertanto l’ormai insuperabile situazione che circa il 40 percento degli anziani italiani parla poco bene o affatto l’inglese, e anche molti di quelli che affermano di parlarlo bene in realtà si trovano in serio disagio nei momenti più delicati, quali la visita da un medico.È vero che presso tutti gli ospedali pubblici e molti servizi sanitari comunitari, come nella maggioranza degli uffici governativi, si può richiedere l’assistenza di un interprete, ma spesso la sua disponibilità non è automatica o tempestiva come richiesto dall’anziano. Non vi è quindi da meravigliarsi che, come ripetutamente confermato da ricerche e sondaggi, il grado di soddisfazione nei confronti dei servizi pubblici è in diretta relazione con la capacità di essere assistito da un professionista che parli italiano e che sia sensibile alle aspettative culturali dei nostri anziani.Dove maggiormente critico rimane il bisogno è nel settore di assistenza residenziale per chi per ragioni di salute o di famiglia abbisogna di cure in una casa di riposo o di cura. Come già accennato, ormai è divenuta del tutto impossibile – dato l’alto costo di costruzione – la realizzazione di strutture prettamente italiane. Le poche attualmente esistenti nei vari Stati sono insufficienti a rispondere alla domanda e la gran parte degli anziani sono costretti a ricevere assistenza in strutture in cui raramente opera personale – spesso non qualificato – che parli italiano. Una ricerca condotta nel 2003 nella città di Melbourne ha per esempio documentato come in oltre due terzi dei casi il numero di italiani assistiti presso strutture residenziali per anziani, sia pubbliche che filantropiche e private, fosse da uno ad al massimo cinque, il che li pone perciò spesso in una situazione di vero isolamento linguistico-culturale in un ambiente prevalentemente di lingua e cultura anglosassone. La risposta immediata a questo problema sarebbe la formazione di un adeguato corpo di assistenti sanitari bilingui-biculturali, ma anche in questo caso mancano i finanziamenti e i programmi per realizzare un simile progetto.Come già accennato, la comunità italo-asutraliana è in gran parte composta da meridionali, tra i quali forti rimangono i legami culturali con le cittadine, paesi e province d’origine. Di qui il fiorire di innumerevoli club e associazioni (sociali e religiose) che mantengono vivi i ricordi e il non raro significato campanilistico e folcloristico. Ma ovviamente la partecipazione a queste periodiche riunioni è in continua diminuzione e poco apprezzata dalla seconda generazione. Una risposta a queste necessità di natura socioculturale viene dai vari circoli degli anziani gestiti dai COASIT o da diversi Comuni, ma con irrisorie risorse. D’altro canto i grandi club regionali, formatisi soprattutto negli tardi anni Ottanta e Novanta, sono diventati vere imprese commerciali di grande richiamo per la popolazione in generale più che per la comunità stessa.

In questa prospettiva va sottolineato che quasi la metà degli anziani nella cui casa si parla italiano vivono isolati in coppia, e nel 14 percento dei casi da soli (anche se i dati si riferiscono alla città di Melbourne, quelli nazionali non sono di molto differenti).È perciò comprensibile che, come indicato da ricerche su scala nazionale, tra gli anziani italiani più frequenti siano i sintomi di depressione e isolamento sociale.La risposta a questi dati sommari non è facile, mancando la comunità delle risorse e supporto – soprattutto di carattere finanziario – che sarebbero richieste. È una comunità anziana che economicamente sopravvive e, in generale, non prospera. La seconda generazione e le successive hanno in realtà poco interesse, oltre ai ben comprensibili forti legami familiari: il senso di “famiglia” rimane la corner stone della nostra cultura. Quello che la comunità poteva dare l’ha dato in abbondanza nei decenni passati e ben poco ci si può ora spettare – a parte i grandi sforzi di generosità in momenti particolari di avvenimenti dolorosi in patria (terremoti ecc.). I grandi club, come accennato, hanno visioni diverse ed è difficile superare particolarismi. Da parte sua il Governo federale considera la comunità come ormai “stabilita” e “autosufficiente” e perciò è poco propenso a sostenere attività assistenziali, e nei pochi esempi di supporto ben sanno i responsabili dei COASIT e simili organizzazioni quanto sudore si debba spargere per ottenere un esito positivo, che normalmente risulta di breve durata. Da parte sua il Governo italiano ha – storicamente – mostrato interesse unicamente nella direzione, importante e da non sottovalutare – della tutela e della protezione in campo pensionistico e sanitario. Sappiamo oggi che la Convenzione bilaterale in materia di sicurezza sociale, entrata in vigore nel 1988 e modificata nel 1993 (e che oggi necessita di nuove modifiche) è stato uno strumento di “consolidamento economico” a livello famigliare importante anche in Australia; è noto che la protezione sanitaria generata dalla Convenzione in materia di sanità, entrata in vigore nel 1988, ha garantito l’estensione della tutela e protezione in campo di assistenza sanitaria a tanti cittadini italiani in visita in Australia e cittadini australiani in visita in Italia; è altrettanto noto che la Convenzione in materia fiscale non solo ha evitato le doppie imposizioni fiscali, ma ha regolato un settore nel quale di fatto i cittadini, pur volendo compiere il proprio dovere di contribuenti, si trovavano in una totale assenza “interpretativa“ e “normativa” rispetto alle responsabilità fiscali nei confronti di due Paesi; sappiamo oggi del ruolo insostituibile dei Patronati che svolgono l’unica vera azione di tutela in campo previdenziale; conosciamo purtroppo la realtà della nostra rete consolare e la situazione che non è più possibile definire grave, ma che dobbiamo avere l’onestà – indipendentemente dalle posizioni politiche di ognuno – di dichiarare “incapace di rispondere alle esigenze di servizio dei cittadini italiani residenti all’estero” e non più all’altezza del prestigio internazionale di cui l’Italia godeva fino a qualche anno fa.Sono necessari la forza e il coraggio di affrontare tali aspetti nel loro insieme, facendo appello alle risorse delle comunità, dei Governi e al grande lavoro del volontariato impegnato nel sociale. Occorre poi lavorare in direzione di:

• rafforzare la politica dell’estensione dei diritti, delle tutele e delle protezioni sociali per i cittadini italiani residenti all’estero anziché puntare a un progressivo affievolimento di questa importante dimensione internazionale, bilaterale e multilaterale;

• ridisegnare la rete consolare attorno ai bisogni dei cittadini all’estero, potenziare la stessa e rafforzarne le competenze, conoscenze e capacità di intervento;

• rafforzare il ruolo di assistenza svolto dai patronati attraverso l’approvazione del regolamento di attuazione della legge di riforma dei patronati e l’effettivo riconoscimento di questo ruolo attraverso convenzioni di servizio con il MAE e altri Ministeri;

• garantire un livello adeguato di reddito alle persone più anziane;• garantire un sussidio adeguato alle persone che si prendono cura di anziani che rimangono

nel proprio ambiente familiare e sociale;• sostenere le associazioni senza fini di lucro che gestiscono progetti e iniziative in questo

settore;• coniugare le politiche di protezione sociale con quelle della popolazione per garantire la

sopravvivenza del sistema pubblico e privato, sia esso a ripartizione o a capitalizzazione;• garantire una rete integrata ed estesa di servizi agli anziani trovando risposte ai nuovi

problemi legati alla mobilità delle persone più anziane;

• garantire attenzione ai due percorsi paralleli del finanziamento a servizi che aiutino la persona anziana a rimanere il più a lungo possibile nel proprio ambiente sociale e familiare e ai centri e case di cura per coloro i quali ne hanno bisogno;

• rafforzare il ruolo del volontariato e coinvolgere la comunità in settori dell’assistenza che non richiedono personale specializzato;

• offrire opportunità formative professionali e linguistiche per il personale che opera nel settore dell’assistenza agli anziani;

• realizzare un piano di interventi da sottoporre alle attenzione delle Regioni, in particolare in rapporto allo sviluppo delle Università della Terza età;

• stabilire un rapporto maturo con l’Italia attraverso il rafforzamento delle politiche bilaterali e multilaterali anche con l’Unione Europea;

• collegare in maniera più efficace le zone periferiche e rurali e costituire un Comitato permanente che consenta lo scambio di informazioni e di esperienze e il coordinamento e la realizzazione di iniziative comuni;

• fissare regole anche per i fondi integrativi affinché anche nel privato sia possibile “esportare” trattamenti pensionistici;

• istituire un comitato che esamini le tematiche legate all’informazione di lingua italiana in Australia e specificatamente Rai International, strumento fondamentale di informazione per la Terza età. Quella relativa a RAI International è una situazione che deve essere affrontata subito; il suo direttore Massimo Magliaro, infatti, non ha più giustificazioni, avendo fatto promesse che non sono state mantenute.

Per quanto concerne gli aspetti strettamente legati alle Convenzioni bilaterali sono necessari:• la verifica della piena attuazione della parità di trattamento, ai fini previdenziali, tra

pensionati residenti in Italia e residenti all’estero (esenzione IRPEF, rimborsi IRPEF, maggiorazioni sociali, in particolare tassi di cambio, tempi di trattazione delle pratiche);

• l’accelerazione dell’iter per l’avvio di una nuova fase di negoziato in rapporto ai cambiamenti intercorsi dal 1993 a oggi con l’introduzione nelle convenzioni di trattamenti pensionistici anche legati al mercato del lavoro (mature age allowance/anzianità, partner allowance, esenzioni fiscali e previdenziali per i lavoratori temporaneamente all’estero);

• la modifica alla legge 7 giugno 1988, n. 226, accordo bilaterale in materia di sanità, prevedendo 12 mesi di copertura sanitaria anziché 6 e modifica al regolamento di attuazione dell’accordo sanitario specificando in dettaglio le prestazioni incluse nella copertura sanitaria;

• l’accordo nel settore del riconoscimento dei titoli di studio e delle qualifiche professionali;• l’accordo bilaterale concernente l’esenzione dagli oneri previdenziali obbligatori per i

lavoratori al seguito di imprese o con contratti di lavoro a termine (superannuation guarantee, contributi previdenziali);

• l’accordo per favorire periodi di formazione e lavoro all’estero di giovani disoccupati attraverso opportunità come vacanze/lavoro e contratti a termine e utilizzando risorse congiunte (sussidi disoccupazione);

• piano di accordi per scambi culturali tra Australia e UE nel settore della formazione di personale medico, paramedico e professionale nel settore dell’assistenza agli anziani.

Per quanto concerne, infine, le politiche previdenziali e agli enti di previdenza occorre una modifica del sistema di pagamento delle pensioni INPS che deve avvenire con accredito diretto in banca e con maggiore trasparenza rispetto a tempi, cambio ed importo individuale dei trattamenti corrisposti con pagamento unico.Per il pagamento delle pensioni del Tesoro viene ora adottata una procedura di verifica sia dell’esistenza in vita che del mantenimento dello stato vedovile che richiede la compilazione e l’invio di un certificato ogni due mesi, prima della scadenza del pagamento bimestrale, mentre una verifica annuale o semestrale sarebbe più che sufficiente.Sottolinea inoltre ritardi delle sedi INPS nell’esame delle domande in Convenzione internazionale; ritardi nell’acquisizione dei dati sui redditi per gli italiani all’estero: le campagne RED vengono

svolte in Italia attraverso i CAF mentre per l’estero – particolarmente con riguardo ai Paesi extra-europei – vi è un forte ritardo ancora non superato nonostante le promesse di impegno dell’INPS.La proposta di sanatoria infine – nata dalla consapevolezza dei ritardi dell’INPS nell’effettuare le verifiche reddituali – rimane un impegno del Governo non ancora raggiunto e, probabilmente a questo punto, definitivamente tramontato.È necessario che:

• il Governo, che l’aveva proposta, spieghi le ragioni per cui è tramontata questa possibilità.• il Governo impegni l’INPS a una completa revisione dei meccanismi di trattazione delle

pratiche di pensione consentendo la parità di trattamento alle pratiche in convenzione internazionale;

• il Governo impegni l’INPS ad avviare tutte le procedure e gli accordi necessari alle verifiche reddituali per gli italiani all’estero;

• la rete di tutela e assistenza rappresentata dai Patronati venga rafforzata e si individuino i settori di collaborazione con i Consolati e le procedure per attuarla attraverso Convenzioni con le sedi nazionali dei Patronati in Italia;

• i Patronati chiedano un incontro specifico al Ministero del Lavoro, all’INPS e alla Commissione Parlamentare di vigilanza sugli enti di previdenza per discutere questi aspetti;

• il CGIE svolga il lavoro politico di rappresentanza su questi temi;• la campagna di verifica reddituale RED/EST si trasformi in un’attività annuale, finanziata ai

Patronati, e gestita attraverso il collegamento elettronico con l’INPS.La tutela della Terza età e delle fasce sociali più deboli richiede azioni coordinate da parte dei Governi ospitanti e dell’Italia. L’invecchiamento delle comunità italiane traspare dai dati: il numero degli ultrasessantacinquenni tra i nati in Italia residenti in Australia, ad esempio, rappresenta la componente più alta (41 percento). La richiesta di servizi è nei settori dell’assistenza domiciliare, dei centri diurni di assistenza, degli alloggi per anziani. In questo settore gli interventi dello Stato italiano sono andati gradualmente diminuendo mentre anche in Australia – con caratteristiche diverse da altri Paesi – esistono emarginazione sociale e povertà. I Paesi dell’area anglofona chiedono prima di tutto maggiore attenzione.Termina la propria relazione con l’auspicio che dai lavori della Commissione scaturiscano proposte unitarie da sottoporre all’Assemblea Plenaria e al Governo. (All. 6)Porge quindi il benvenuto al Min. Plen. Bernardo Carloni (segretario del CGIE) giunto solo ora a causa della cancellazione del volo dall’Italia che aveva prenotato.

Il Min. Plen. Bernardo CARLONI, dopo essersi presentato e aver salutato i presenti, si dichiara lieto della sua partecipazione ai lavori della Commissione e alla conduzione dei compiti e delle funzioni del CGIE, che oggi sono molto più di attualità rispetto al passato, soprattutto dal momento che la prospettiva del voto degli italiani all'estero attira l’interesse su di essi e quindi anche sul loro Consiglio Generale. Conclude augurando buon lavoro.

Gino BUCCHINO (Canada) ringrazia in primo luogo gli organizzatori per l’ottimo lavoro svolto e sottolinea come quella attuale sia la quarta riunione della Commissione Continentale che si svolge in Sud Africa; rispetto alla prima oggi si registra una minore partecipazione da parte dei Consiglieri, i quali però sono meno agguerriti perché, superate le contrapposizioni politiche di parte, si rendono conto che riescono a fare ben poco in parte per loro incapacità, ma soprattutto perché non riescono a sfondare una porta che dovrebbe essere aperta.Sottolinea inoltre come oggi le istituzioni siano meno rappresentate rispetto al passato; ha apprezzato il saluto dell’Ambasciatore, ma ricorda che nelle scorse occasioni il MAE aveva inviato figure importanti che rappresentavano un punto di confronto. Teme che una delle ragioni di tali assenze risieda nel fatto che oggi tanto il CGIE che i Comites siano in parte inascoltati e abbiano una ridotta capacità operativa, non foss’altro che per le scarse disponibilità finanziarie.Dichiara di non aver predisposto una relazione sulle condizioni degli anziani italiani in Canada anche perché sarebbe praticamente identica a quella presentata dal Presidente; il Paese nel quale risiede, infatti, pur essendo tanto vicino agli Stati Uniti, dal punto di vista dell’emigrazione italiana

è in realtà molto più simile all’Australia.Gli italiani in Canada sono circa un milione e mezzo, ma di questi solo 150 mila hanno il passaporto del nostro Paese; la maggior parte di essi vive a Toronto e Montreal, con forti piccoli raggruppamenti in tante altre città: Edmonton, Calgary, Vancouver, Hamilton, Thunderbay.Finalmente si affronta il tema della terza età e si paga così un debito che non è solo di riconoscenza, ma di attenzione nei confronti di tantissimi problemi che sussistono da tanti anni e che ancora non sono stati risolti. Si assolve pertanto a un dovere di attenzione, cercando di fornire risposte di dignità ai problemi che hanno accompagnato e segnato la vita degli italiani anziani emigrati, che sono tanti; si tratta di persone che non hanno scelto, ma hanno dovuto recarsi a lavorare all’estero negli anni Cinquanta e Sessanta. Queste persone sono ancora ben visibili in Canada nelle case, nei club, nelle chiese, nelle strade dove manca la piazza, il loro tradizionale punto di aggregazione.Essi hanno fatto grande l’Italia in silenzio, senza necessariamente raggiungere i livelli di eccellenza che oggi vengono riconosciuti forse in maniera troppo facile a Roma, con cerimonie durante le quali vengono distribuite medaglie a piene mani. Non sono i grandi imprenditori, albergatori, commercianti e costruttori ad aver fatto grande l’Italia, bensì i milioni di concittadini anonimi, molti dei quali ancora versano in condizioni di difficoltà, costretti a vivere lontano dalla patria. Sono queste le persone che meritano una medaglia.Anche in Paesi fortunati quali quelli anglofoni extraeuropei sono ancora troppe le sacche di povertà, magari tenute nascoste dall’orgoglio; occorre individuarle per garantire una dignità economica anche ai connazionali meno fortunati. A suo avviso, infatti, l’assegno sociale o l’assegno di solidarietà non deve essere riconosciuto solo agli italiani residenti in America Latina perché non è detto che la pensione di un connazionale in Canada sia sufficiente a garantirgli una sussistenza dignitosa. I 200 dollari mensili con i quali è costretto a vivere il 40 percento degli italiani anziani in Australia – come ha illustrato il Presidente – costituiscono un livello di povertà nei confronti del quale è necessario prestare attenzione.L’ambasciatore Astraldi, inoltre, ha fatto riferimento all’assistenza sanitaria; questa, in Canada, è riconosciuta a tutti i residenti, ma ciò non è sufficiente. Sussistono infatti problemi linguistici a causa dei quali tanti concittadini si sentono emarginati; tale sentimento deriva anche dall’atteggiamento dei medici locali, i quali spesso non sollevano neanche la testa dal tavolo, ma si limitano a prescrivere un farmaco e a licenziare i pazienti. È necessario stabilire – come sta tentando di fare il Gruppo Sanità del CGIE – se la piena integrazione sia stata raggiunta anche dal punto di vista sanitario, della qual cosa non si dichiara affatto convinto. A suo parere, infatti, gli anziani italiani si ammalano di malattie psichiatriche, quali il diabete e l’ipertensione,più dei loro pari età nativi dei luoghi di residenza.Quanto alla questione relativa a RAI International, considera un’indecenza che il palinsesto sia costruito su misura degli Stati Uniti, per cui molte trasmissioni interessanti vanno in onda in ore notturne. Inoltre, il costo dell’abbonamento non è alla portata di tutti, soprattutto se pensionati, e la qualità della programmazione è assolutamente insoddisfacente; non è giusto, a suo avviso, che l’unica finestra aperta dall’Italia verso il mondo sia quella di RAI International.Denuncia poi il fatto che una bassissima percentuale delle Questure italiane applica la legge sulla base della quale sono tenute a rilasciare un visto che consente il riacquisto della cittadinanza italiana e ricorda come i nostri anziani abbiano percorso lo stesso cammino di emigrazione che oggi compiono migliaia di disperati che bussano alle porte del Paese per chiedere un trattamento dignitoso e che invece si ritrovano all’interno di centri di accoglienza temporanea che sono stati paragonati ai lager. Gli italiani all'estero possono e devono offrire all’Italia la esperienza all’interno dei Paesi di accoglienza: un cammino di integrazione e di riconoscimento pieno dei diritti. Essi hanno il dovere di ammonire l’Italia a non temere questo fenomeno – comunque inarrestabile – che certamente comporterà per il Paese arricchimento.Conclude sottolineando come sia giunto il tempo di agire a favore degli anziani perché fino ad ora si è fatto troppo poco.

Vincenzo CENTOFANTI (USA) dà lettura della relazione redatta da Giovanni Zuccarello, già membro del CGIE durante due consiliature e attualmente Presidente del Comites di Los Angeles, nella quale si sottolinea come negli Stati Uniti gli emigrati anziani di prima generazione vadano

divisi in due categorie: gli assimilati e gli integrati. I primi incontrano gli stessi problemi e gli stessi vantaggi dei pari età nati e vissuti sul posto, mentre i secondi sono soggetti alla perdita di contatti umani e pertanto a sentimenti di nostalgia; alcuni di questi superano tale condizione, altri invece cercano di dedicarsi ad un’attività intellettuale alla quale riservare il talento e l’esperienza acquisita negli anni, con il desiderio di sentirsi ancora utili. Verso tali persone andrebbero indirizzati interventi quali, ad esempio, la cooptazione nei Comites attraverso i posti da questi riservati agli americani, agli australiani o ad altri di discendenza italiana, evitando di sottoporli al lungo processo della campagna elettorale.Vi è poi la questione relativa al fatto che la Medicare non copre le spese mediche fuori dal territorio degli Stati Uniti, a meno che non si tratti di una emergenza; è dunque necessario aiutare gli anziani italiani residenti in America durante i periodi, anche lunghi, di permanenza in patria mediante un’assistenza sociale e psicologica, condotta da professionisti italiani. È inoltre opportuno un sostegno a coloro i quali intendono tornare in Italia fornendo loro orientamenti sulle modalità di reinserimento nell’ambiente locale e sfatando l’illusione che ritrovino ciò che hanno lasciato a suo tempo, come la piazza del paese.A suo avviso negli Stati Uniti non esistono problemi per gli italiani anziani perché la maggior parte di essi sono proprietari di casa, hanno figli artigiani e professionisti di successo e godono di una social security che garantisce loro minimo 800 dollari al mese. Molti di essi, inoltre, godono anche della pensione dell’unione sindacale, corrispondente a circa 250 dollari al mese, alla quale va aggiunta in taluni casi anche quella italiana, pari a circa 150 dollari mensili.Anche il problema dell’assistenza medica, molto sentito negli Stati Uniti, non riguarda gli anziani i quali, una volta raggiunti i 65 anni, beneficiano del Medicare o del Medicaid, che consente loro un’assistenza migliore di quella riservata ai più abbienti. (All. 7)

Riccardo PINNA (Sud Africa) precisa che la visita alla prigione di Roben Island, prevista per il pomeriggio del giorno 23 ottobre è stata offerta da qualcuno che non intende apparire; ringraziando per il gesto, propone pertanto che le quote relative vengano comunque raccolte dai partecipanti e devolute al circolo anziani di Città del Capo. La proposta è approvata e così rimane stabilito.

I lavori, sospesi alle ore 13.25, riprendono alle ore 14.50

Lorenzo DELLA MARTINA (Presidente del Comites della circoscrizione di Kwa-Zulu Natal), essendo stato Consigliere del CGIE, si dichiara particolarmente lieto di partecipare nuovamente a una riunione della Commissione.Osserva quindi come quella della terza età sia una tematica da pochi conosciuta e da molti ignorata che evoca immagini di fragilità, deterioramento mentale, solitudine e morte. A suo avviso, soluzioni e cambiamenti a un tal genere di approccio sono possibili attraverso la migliore conoscenza del tema.Sottolinea poi come gli anziani, in aumento in Sud Africa e nel resto del mondo, abbiano il diritto di trascorrere una vecchiaia serena e di continuare a sentirsi parte attiva della famiglia e della società, attraverso una ulteriore crescita qualitativa e di maturità. infatti le persone attive di ogni età sono più felici, più positive e più propositive.Gli anziani costituiscono nella società una forza nascosta e sottoutilizzata che invece chiede di essere più sviluppata; l’esclusione penalizza non solo la loro vita personale, ma sottrae anche possibili aiuti alla società. Ricorda che molti anziani sono vecchi emigrati spesso rimasti vedovi e soli a causa del fatto che i figli sono emigrati a loro volta; a tale solitudine si lega anche il problema relativo alla sussistenza, che dipende da risparmi e pensioni fortemente svalutati.Tali anziani necessitano di assistenza e compagnia, anche per parlare nella loro lingua della patria e per ricevere notizie fornite da coloro i quali hanno la possibilità di assistere a trasmissioni televisive come RAI International.Osserva inoltre come in Sud Africa esistano innumerevoli situazioni in cui gli anziani potrebbero svolgere, se propriamente assistiti, azioni volte al bene comune: volontariato sociale e ambientale, impegni comunitari nei circoli, nello sport, nel giardinaggio, nelle gite e nei viaggi, nella lettura e nelle arti.

Corsi di lingue, di comunicazione per mezzo del computer, di arte e cultura e di varie tecnologie sono disponibili per gli anziani in Sud Africa presso diversi centri universitari. In particolare, per gli italiani all'estero auspica un aggiornamento della lingua italiana, dal momento che la maggioranza di essi, dopo tanti anni, pensa, parla e scrive come quando ha lasciato il Paese natio.Dal momento che gli anziani desiderano costituire una forza attiva della società, ritiene necessario proporre, in materia di terza età, politiche non solo assistenzialiste e passive, ma anche e soprattutto propositive.

Salvatore CRISTAUDI (Presidente del Comites della circoscrizione di Johannesburg) considera un onore partecipare ai lavori della Commissione in rappresentanza della comunità italiana di Johannesburg, a nome della quale porge a tutti il benvenuto.Sottolinea poi come il tema della terza età concerna la vera entità degli italiani in Sud Africa, la cui comunità ha origini remote ma si è costituita nella gran parte nell’immediato dopoguerra, ed è molto attiva e vicina all’Italia. I due problemi che oggi si trova ad affrontare riguardano l’invecchiamento e l’abbandono da parte dei giovani.Nel 1999, che l’ONU proclamò anno dell’anziano, i Governi assunsero varie iniziative, che però ad oggi non tutte sono state varate; in Sud Africa, ad esempio, un anziano povero italiano che necessita di cure mediche è destinato a morire perché gli ospedali non funzionano adeguatamente e le cliniche private sono inavvicinabili senza un medical aid. Le spese di cura, pertanto, ricadono sui figli o sulla comunità. Sottolinea dunque l’estrema necessità che il CGIE si batta per il riconoscimento degli assegni sociali agli anziani italiani all’estero che non hanno mai pagato il contributo, così come avviene per quelli in patria e in armonia con quanto previsto dall’art. 3 della Costituzione. Ciò, oltretutto, consentirebbe di liberare risorse in favore delle altre condizioni di disagio di cui la comunità si fa carico, ad esempio i giovani e i disoccupati.Gli anziani rappresentano la maggioranza di tutte le comunità italiane nel mondo; sono quasi tutti attivi e meritano attenzione, proprio nel momento in cui la vecchiaia evoca per loro lo spettro della solitudine, dell’emarginazione e della povertà, aggravati dalla lontananza dalla patria.Si dichiara quindi fiero di contribuire ai lavori di una Commissione che si sforza di avviare un sistema in grado di garantire una vita più confortevole agli anziani, che rappresentano una risorsa da proteggere e alla quale ancora spesso attingere, soprattutto da parte delle nuove generazioni, per le quali rappresentano un mondo sconosciuto dal quale sono totalmente distaccati. È dunque necessario costituire una società più solidale che assicuri agli anziani spazi di partecipazione alle sue attività.Esprime inoltre l’auspicio che le conclusioni dei lavori della Commissione facciano sì che il Governo italiano dimostri sensibilità nei confronti degli anziani italiani all’estero contribuendo in maniera sostanziale alle infrastrutture realizzate dagli italiani per i propri connazionali della terza età.Manifesta poi la propria gratitudine al Consolato Generale di Johannesburg che si occupa attivamente dei connazionali anziani bisognosi avvalendosi dell’opera di consulenza di un esperto in assistenza sociale giunto dall’Italia per condurre un’approfondita analisi del settore. Esso inoltre quest’anno ha celebrato la festa del 2 giugno presso la casa degli anziani.Conclude rimarcando come le numerose manifestazioni organizzate dalle Regioni rivestano un carattere di puro divertimento; esse non erogano denaro, limitandosi ad inviare delegazioni, gruppi folcloristici, cantanti, artisti, ecc. Restano però sorde ai ripetuti inviti, rivolti dalle associazioni, a finanziare corsi di lingua e cultura in Italia per i giovani, o a sostenere gli anziani bisognosi. La Regione Sicilia, ad esempio, ha stanziato 5 milioni di Euro per i corregionali all’estero; tali fondi, però, devono essere devoluti alle nove associazioni registrate presso la Consulta regionale siciliana, le quali poi devono inventare un progetto per utilizzarli. Di qui le manifestazioni in Sud Africa, le partecipazioni al Columbus day, ecc. Però i problemi degli anziani, della povertà, dell’ignoranza giovanile non vengono risolti né alleviati. Con questo non intende sostenere che i fondi andrebbero erogati alle associazioni locali, ma che l’interazione di Comites, CGIE e Consolati dovrebbe fornire le indicazioni utili a dirigerli verso cause più giuste che, oltretutto, comportano maggior lustro per gli erogatori. Sarebbe pertanto opportuno che le Regioni istituissero gli Assessorati per i corregionali all’estero, che si occupino di emigrazione ed emigrazione. (All. 8)

Roberto BUSETTO (Esperto del Sud Africa) dopo aver ricordato le numerose storie di successo economico e sociale che hanno visto protagonisti gli emigrati della prima e seconda generazione che, arrivati in Sud Africa da lontano spesso con pochi mezzi ma con tanta determinazione e inventiva, riuscirono a costituire complessi industriali e attività commerciali di notevoli dimensioni e importanza, approdando poi a una felice vecchiaia circondati dal rispettoso affetto di parenti e amici, unitamente alla ancora più significativa stima della gente del paese ospitante, ricorda che esistono anche numerosi casi di nostri connazionali in età avanzata che si trovano in situazioni economiche e sociali disagiate, e certe volte talmente difficili da sconfinare nell’indigenza.Sottolinea poi come oggi la terza età non rappresenti più una risorsa da valorizzare nel contesto sociale in quanto è generalmente vista come inutile e quindi irrilevante. Nel caso degli emigrati in età avanzata poi, le cose vengono rese ancora più difficili dalla crescente nostalgia per la terra di origine, dove risiedono le radici della loro identità culturale e dei loro affetti, da cui sono rimossi e lontani. Dibattendo tali argomenti, la prima necessità che solitamente viene alla mente è quella di creare “case di riposo” laddove non esistono e di potenziare quelle già esistenti. Si tratta indubbiamente di un obiettivo di primaria importanza, che però cozza contro il grosso problema del reperimento dei fondi adeguati a fare fronte agli alti costi ad esso relativi. Il fatto che in molti casi tali ostacoli si dimostrino insuperabili non significa che non si possano esaminare altre strade da percorrere, magari meno ambiziose ma non per questo meno lodevoli nei loro propositi. In questo senso, molti Paesi dell’Unione Europea stanno mettendo in atto numerose attività a sostegno degli anziani che possono essere definite a “costi contenuti”, in quanto si basano più sull’utilizzo e la collaborazione delle strutture dei servizi pubblici già esistenti (quali quelli della sanità, dell’istruzione, dei servizi sociali, delle O.N.G. ecc.) che sull’impiego immediato di consistenti risorse finanziarie difficili da ottenere.Tra le molteplici iniziative di questo tipo in corso in Italia, ve ne è una che potrebbe ispirare proposte simili all’interno delle nostre comunità, laddove si riuscisse a creare le stesse premesse: il progetto denominato T.E.D.D.Y. B.E.A.R. (acronimo dall’inglese per Twinning the Elderly Disadvantaged and Disabled with the Young by Enabling Active Reminiscence). Si tratta di un’iniziativa a cura della Regione Friuli-Venezia Giulia in partnership con l’agenzia assistenziale italiana Itaca, the Council of Herefordshire (Gran Bretagna) e the Community Institute of Sastamala (Finlandia), che ha dato vita a un progetto intergenerazionale per un periodo complessivo di tre anni, dal 2004 al 2007, con il compito di facilitare un’integrazione tra anziani e bambini. Questa operazione è stata realizzata sotto la regia degli assistenti sociali della Itaca congiuntamente a maestri e maestre di scuole locali, e vede coinvolti gli ospiti di alcune case di riposo da una parte e gli alunni di scuole elementari di zone limitrofe dall’altra.La prima fase del progetto prevede l’organizzazione di workshops dove gli anziani, dopo aver concordato con gli organizzatori il contenuto e il tipo di linguaggio da utilizzare, propongono ai giovani alunni quelle che vengono definite “le conoscenze del passato”. Le “memorie” degli anziani verranno poi ripensate e rielaborate dagli scolari attraverso riassunti e componimenti scritti, disegni e altre attività che li faranno entrare in contatto diretto con le cose del passato. In una fase successiva saranno i bambini a trasmettere a loro volta agli anziani “le conoscenze del presente”, relative ad esempio all’utilizzazione dei nuovi mezzi tecnologici quali il computer e il telefono cellulare.Seguendo questo tipo di approccio innovativo nei confronti della terza età, il Com.It.Es. della Provincia del Capo ha allo studio l’organizzazione un “servizio a domicilio” per gli anziani più bisognosi e per gli invalidi, convenzionandosi con una istituzione specializzata in questo tipo di attività, in grado di fornire una gamma di servizi sociali che vanno da quello dei pasti caldi a quello dell’assistenza medico-psicologica. Un altro progetto prevede la creazione di una “sala computers”, possibilmente presso il Club Italiano di Cape Town, da mettere a disposizione degli anziani.Rimarcato infine come la comunità Italiana di Cape Town e delle Province del Capo conti circa 7400 residenti, e annoveri 136 pensionati ufficialmente registrati (anche se il numero effettivo degli anziani salirebbe se si volessero prendere in considerazione gli italiani oriundi non registrati), esprime l’auspicio che dai lavori della Commissione scaturisca il massimo vantaggio in termini di idee e di scambio di esperienze per ottenere il massimo dell’efficacia nell’azione di difesa

e comprensione del mondo della terza età. (All. 9)

Giuliano PIOVESAN (Esperto del Sud Africa) rappresenta la Unitas, un’associazione di volontariato attiva soprattutto a Durban e nella provincia del Kwa-Zulu Natal, che si mantiene principalmente grazie alla contribuzione della comunità italiana e, in casi di emergenza, anche del Governo italiano. I volontari dell’Unitas, spesso a loro volta anziani, tentano di aiutare gli anziani italiani a meglio sopportare quella che definisce la loro “inesistenza” determinata dall’abbandono della società e, spesso, dei figli, costretti a lasciare il Paese a causa della criminalità e delle leggi discriminatorie. L’associazione, però, per mantenersi deve affrontare costi “esorbitanti”; sollecita pertanto i membro del CGIE a sensibilizzare il Governo affinché, dimostrando solidarietà nei confronti di persone che hanno affrontato enormi sacrifici per favorire i propri familiari rimasti in patria, eroghi finanziamenti più generosi, soprattutto dal momento che quello dell’assistenza agli anziani è un problema destinato a crescere nel futuro. (All. 10)

Stefano VIGORITI (Esperto del Sud Africa) dopo aver porto a tutti i presenti il benvenuto a nome del Comitato Tricolore degli Italiani nel Mondo – Bruno Zoratto, sezione di Johannesburg, illustra la grave situazione degli italiani in Zimbabwe, in cui l’inflazione annua superiore al 700 percento colpisce particolarmente i pensionati, l’aspettativa di vita media tra le più basse del mondo denuncia un pessimo sistema sanitario, la progressiva mancanza di carburante rende precari gli approvvigionamenti, i servizi base (erogazione di acqua, elettricità e raccolta dei rifiuti) vengono concessi dalle autorità in forma arbitraria e discontinua malgrado vengano regolarmente pagati.In tali condizioni la qualità della vita è evidentemente assai compromessa, soprattutto per chi vive solo di pensione in moneta locale, il cui ammontare è oggi pari a circa 5 dollari USA mensili.Gli italiani nel Paese, concentrati nella maggior parte nella capitale Harare, sono circa mille, 50 dei quali, suddivisi in 35 famiglie, in stato di bisogno, quasi tutti appartenenti alla terza età ed impossibilitati ad acquistare i farmaci a loro indispensabili perché, come la benzina, quando sono disponibili vengono venduti esclusivamente tramite pagamento in valuta pregiata. Tale mercato è controllato e gestito dal Governo locale, che anni fa ha imposto la doppia cittadinanza ai residenti stranieri. La coesione della sparuta comunità non è stata incentivata né sostenuta dalle nostre autorità, tant’è che l’italianità e lo spirito di appartenenza sono divenuti sempre più evanescenti, non più sostenuti dagli anziani.Nel 2003 alcuni italiani coscienziosi si sono fatti promotori di un’iniziativa in favore dei connazionali residenti in Zimbabwe, che però ha incontrato un’accoglienza tiepida da parte dell’Ambasciata italiana ad Harare, e in breve è stata del tutto abbandonata. Nel 2005 però, grazie all’incoraggiamento del dottor Angeloni, il progetto è stato riavviato e, non senza grandi sforzi, felicemente condotto a conclusione. Ad esso il CTIM Bruno Zoratto Sud Africa ha contribuito consegnando i medicinali, per il tramite del Consolato di Johannesburg che ha evitato le lungaggini dovute allo sdoganamento.Si è così dimostrata la validità di un’iniziativa che però, per essere ripetuta, necessita del sostegno da parte dell’Ambasciata italiana ad Harare e del MAE, gli unici in grado di garantire continuità ed efficacia all’azione tesa all’alleviamento delle difficili condizioni esistenziali degli italiani anziani in Zimbabwe, i quali hanno assoluto bisogno di dare soluzione ai propri problemi di ordine sanitario-esistenziale e non solo di parole di conforto da parte delle istituzioni.L’organizzazione che rappresenta ha contribuito all’acquisto di importanti medicinali per la cura di patologie tipiche della terza età; a tale atto di solidarietà ha fatto seguito quello di altri italiani residenti nello Zimbabwe che hanno donato pacchi alimentari. Sollecita quindi la Commissione ad impegnarsi a favore dei connazionali meno fortunati e garantisce il continuo sostegno coordinativo e logistico.Auspica quindi aiuto e sensibilità da parte delle Autorità italiane presenti alla riunione odierna affinché supportino le iniziative future consentendo un rapido disbrigo delle pratiche burocratiche e informino della situazione relativa ai connazionali in Zimbabwe l’opinione pubblica italiana, oggi del tutto ignara. (All. 11)

I lavori, sospesi alle ore 16.00, riprendono alle ore 16.30

Il PRESIDENTE riapre i lavori ricordando che i consiglieri Centofanti (USA), Papandrea (Australia) e Bucchino (Canada) si incontreranno con il sig. Cristaudi (Presidente del Comites della circoscrizione di Johannesburg) e tutti gli esperti si incontreranno subito dopo la chiusura odierna della riunione e prima dell’inizio di quella di domani per redigere il documento finale della prima giornata dei lavori, che pertanto non potrà essere discusso entro la chiusura dei lavori odierni.

G. BORSERO (Presidente del Circolo Anziani di Città del Capo) ricorda che in occasione dell’ultima riunione della Commissione a Città del Capo invitò i Consiglieri a far sì che pervenissero notizie dall’Italia, visto che non giungevano più i giornali a causa della chiusura degli scali da parte dell’Alitalia; dopo pochi mesi il segnale di RAI International raggiunse il Sud Africa. Successivamente fu introdotta per gli anziani che desideravano ricevere solo tale emittente la possibilità di pagare soltanto 180 Rand annui in luogo dei 240 mensili. Tale opportunità oggi è garantita solo a chi l’ha sottoscritta a suo tempo, mentre l’abbonamento ordinario è salito a 400 Rand mensili; chiede dunque che la Commissione si adoperi affinché venga reintrodotta e si consenta così la visione di RAI International anche agli anziani che altrimenti non potrebbero permetterselo.Sottolinea inoltre l’importanza che le pensioni vengano erogate entro il giorno 20 del mese e la necessità di una tempestiva trasmissione delle informazioni da parte dei Comites (ringrazia a tal proposito il nuovo Presidente del Comites di Città del Capo, Giovanni Lorenzi, il quale invita i presidenti delle associazioni a tutte le riunioni e li invita ad illustrare il proprio parere in ordine agli argomenti in discussione).Ricorda infine che anche gli anziani hanno bisogno di distrarsi per mezzo di manifestazioni culturali e musicali, pranzi e gite, e ringrazia il console Vecchi per aver organizzato spettacoli di jazz e operistici. (All. 12)

Il PRESIDENTE cede la parola a Franco Muraro (esperto del Sud Africa), che ha fatto parte della prima Consiliatura del CGIE ed è da tutti ricordato con simpatia e affetto.

Franco MURARO (Esperto del Sud Africa), dopo aver ricordato che la fondazione di Città del Capo risale al 1652 ad opera degli olandesi, rimarca come le comunità italiane nel mondo affondino le proprie radici nel duro lavoro e non nella spinta espansionistica; le nuove generazioni sono caratterizzate da un alto livello culturale e di istruzione e sono totalmente integrate nella società locale, ove occupano posizioni importanti in tutti i settori. Negli ultimi dieci anni, però, sta manifestandosi il fenomeno della fuga di cervelli dal Sud Africa verso altri Paesi anglofoni, con ciò determinando solitudine ed isolamento per molti genitori anziani che non li hanno seguiti, i cui effetti sono solo parzialmente attenuati dalla ricezione di RAI International, che fa sentire la collettività italiana più vicina alla patria.Sottolinea poi come a Durban operi la Unitas (Unione Italiana di Assistenza), un’associazione di volontariato che, grazie a un piccolo contributo da parte del Governo e alla generosità della comunità residente (che però diventa sempre più piccola), offre aiuto ai connazionali bisognosi, visita regolarmente gli anziani a domicilio e in ospedale, organizza viaggi e trasporti in luoghi di villeggiatura e si adopera per trovare lavoro ai disoccupati.A suo parere il futuro per gli anziani sarà più difficile e incerto a causa delle ridotte disponibilità finanziarie; per assistere i più soli sarà necessario l’acquisto o la costruzione di un immobile atto ad ospitarli, per cui chiede che il CGIE sensibilizzi il Governo affinché sostenga finanziariamente l’opera di assistenza ad anziani che tanto hanno contribuito, con le rimesse e la diffusione del prodotto italiano, allo sviluppo economico del Paese. (All. 13)

A questo punto il PRESIDENTE ringrazia tutti gli intervenuti per il contributo offerto e apre il dibattito precisando che tutti i presenti sono autorizzati a intervenire.

Stefano VIGORITI (Esperto del Sud Africa) esprime il proprio rammarico per la prolungata assenza dai lavori di alcuni Consiglieri membri della Commissione che poi dovranno contribuire

alla redazione del documento finale.

Il PRESIDENTE nega la circostanza precisando di aver seguito con molta attenzione i movimenti in aula e di aver notato solo brevissime assenze da parte dei membri della Commissione.

Riccardo PINNA (Sud Africa) ringrazia il Presidente del Comites di Città del Capo il quale si è impegnato a fornire il proprio sostegno in occasione della prossima fornitura di medicinali agli italiani ammalati di malattie croniche proprie della terza età residenti in Zimbabwe, precisando che ogni fornitura garantisce un’autonomia di sei mesi. Si rammarica per il fatto che, malgrado alcune dichiarazioni di intenti, ancora nessuno abbia concretamente offerto il proprio sostegno.Lamenta inoltre il fatto che, nonostante il nostro Paese giustamente offra il proprio aiuto alle popolazioni colpite dalle calamità naturali, costringa poi i suoi cittadini più bisognosi quasi a chiedere le elemosina per avviare a soluzione situazioni che, invece, dovrebbero essere risolte semplicemente.Sottolinea poi come la comunità italiana in Sud Africa sia piccola dal punto di vista numerico, ma grande da quello morale per tutto quanto fa nel campo della solidarietà, al punto che i suoi componenti meriterebbero onorificenze e monumenti.Auspica quindi che si sviluppi la sensibilità nei confronti di un problema, quello degli italiani in Zimbabwe, che alla comunità italiana è difficile controllare a causa della distanza e delle drammatiche condizioni politiche in quel Paese. Esprime il sogno di reperire i fondi necessari a garantire il sostegno ai connazionali anziani in Zimbabwe per tre anni, a cicli semestrali; i primi sei mesi sono stati coperti dal contributo del CTIM e il Presidente del Comites di Città del Capo ha annunciato di poter garantire il soddisfacimento del fabbisogno relativo ad un altro semestre. Dal prossimo febbraio, però, il problema si ripresenterà; annuncia pertanto che in occasione della prossima Assemblea plenaria del Consiglio proporrà ai Consiglieri di devolvere una giornata di diaria allo scopo. Ciò consentirebbe di garantire la fornitura di medicine di almeno tre anni.Ricorda inoltre le difficoltà relative al reperimento di tali medicinali e alla loro distribuzione; è questa la ragione per la quale si rende necessario l’utilizzo del vettore diplomatico. Allo scopo di chiarire bene la portata del problema, specifica anche che l’Ambasciata ha incontrato problemi per ritirare i farmaci perché non riusciva a reperire la benzina necessaria. Il ricorso al mercato nero è estremamente rischioso e la situazione dei nostri connazionali può a ben diritto essere definita drammatica; cita ad esempio il fatto che il Governo dello Zimbabwe obbliga i panettieri italiani a comprare la farina a 8 Rand al chilo e a rivendere il prodotto finito a 5 Rand al chilo pena la chiusura dell’attività.Chi è più fortunato ha dunque l’obbligo morale di soccorrere i nostri connazionali costretti a vivere in queste condizioni.

Giuliano PIOVESAN (Esperto del Sud Africa) chiede se i medicinali siano acquistate a prezzo di costo oppure di vendita e se la Croce Rossa operi ancora in Zimbabwe.

Valter DELLA NEBBIA (USA) ringrazia gli esperti per aver illustrato la realtà di questa parte del mondo e ricorda che il CGIE ha provveduto, al suo interno, ad una raccolta di fondi in favore dei Paesi vittime dello tsunami, che sono stati consegnati alla Croce Rossa; ritiene che, in occasione di raccolte del genere, si dovrebbe consegnare il denaro ai Comites locali, se presenti, i quali non dovrebbero distribuirlo direttamente, ma individuare le migliori modalità per privilegiare le comunità italiane colpite.

Stefano VIGORITI (Esperto del Sud Africa) precisa che della drammatica situazione relativa agli italiani in Zimbabwe si è avuta notizia nel novembre del 2004 e quando, a luglio 2005, sono stati consegnati i primi aiuti i tempi erano talmente ristretti da costringere ad acquistare i medicinali presso una farmacia.Chiarisce inoltre che la Croce Rossa è ancora attiva in Zimbabwe, ma il Governo locale, che discrimina gli stranieri, le impone di operare soltanto a favore della popolazione indigena.

Francesco PAPANDREA (Australia) ringrazia gli esperti intervenuti dai quali ha imparato molto in ordine ai problemi relativi alla terza età. In Australia vivono circa 100 mila anziani italiani; si tratta di persone nate in Italia, dal momento che le seconde generazioni non sono ancora divenute anziane. Nel 2016 è previsto che gli anziani italiani in Australia raggiungeranno un apice di 122 mila, prima che inizi il declino che li porterà, nel 2026, ad un numero di 98 mila. Si tratta quindi di affrontare un problema attraverserà i prossimi vent’anni e che richiederà una grande attenzione.Il 71 percento degli italiani anziani in Italia contano su un reddito inferiore ai 300 dollari settimanali, che in Australia rappresenta una miseria, mentre il 18 percento di essi percepisce un reddito inferiore ai 160 dollari la settimana, molto inferiore alla soglia di povertà per il Paese.Inoltre, il 44 percento degli anziani italiani in Australia non parla l’inglese o lo parla male; come è noto, man mano che si invecchia si è soggetti a una regressione in direzione della lingua originale, per cui anche coloro i quali oggi parlano un inglese sufficiente lo perderanno con l’invecchiamento.Risulta poi che gli anziani italiani, insieme ai neozelandesi, sono maggiormente propensi, rispetto a quelli provenienti da altri Paesi, a contrarre infermità debilitanti e problemi di salute di durata pluriennale.Si dichiara favorevole all’accoglimento della proposta del consigliere Pinna (Sud Africa) tendente a devolvere una giornata della diaria di tutti i Consiglieri per l’acquisto di medicinali da distribuire agli anziani indigenti in Zimbabwe, ma sottolinea che non si tratterebbe certamente di un’azione risolutiva di un problema che richiede grandissima attenzione e risorse.

Daniela TUFFANELLI COSTA (Australia) è rimasta colpita dall’universalità del tema trattato: la signora Petersen considera l’anziano come una fonte di energia positiva e sottolinea l’importanza di costituire un contatto tra le generazioni, un tema evidenziato da quasi tutti gli interventi, dai quali è emersa la possibilità di individuare una serie di soluzioni innovative in grado di offrire agli anziani l’autonomia che consentirebbe loro di non essere considerati come un gruppo da proteggere, e quindi in un’ottica assistenzialistica; la signora Ovenston ha ricordato che invecchiando ci si confronta con la mortalità, ma con il senso dell’eredità culturale che si tramanda.A suo avviso le proposte per la Conferenza permanente Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE dovranno essere tese all’individuazione delle soluzioni ai problemi di isolamento, solitudine e povertà attivando forme di sinergia e collaborazione. A tale scopo molto possono fare le associazioni e le Regioni.Sottolinea infine la necessità di difendere a tutti i costi il fondamentale diritto alla salute; anche in questo caso, non si tratta soltanto di un problema di reperimento di fondi e finanziamenti, ma di collaborazione per l’individuazione di idee e soluzioni. L’esperienza australiana ha dimostrato l’importanza, ad esempio, di comunicare nella propria lingua con medici e assistenti perché in questo genere di contatti le persone esprimono le proprie aspirazioni, desideri e necessità.

Silvana MANGIONE (USA), dopo aver ringraziato i Consiglieri del Sud Africa e tutti coloro i quali hanno collaborato con essi all’ottima organizzazione della riunione, sottolinea l’importanza di interrogarsi, in questo momento di riforma dello Stato in atto in Italia, circa i valori che si intendono riconoscere; dichiarandosi quindi d’accordo con il superamento degli atteggiamenti assistenzialistici, osserva però che il riconoscimento delle fasce deboli della popolazione debba avvenire ovunque nel mondo, pertanto se queste si trovano in Stati il cui Governo non è in grado di garantire il livello di protezione minimo riconosciuto dal nostro, occorre che lo Stato italiano se ne assuma la responsabilità.La devolution testé varata riconosce alle Regioni grandi poteri in ordine a una serie di materie, fra le quali l’emigrazione; la seconda Assemblea plenaria della Conferenza permanente Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE costituisce la giusta sede all’interno della quale tracciare un percorso molto chiaro di intervento delle Regioni, a fianco dello Stato, per la soluzione di determinate situazioni.Ricorda inoltre che tre anni fa il CGIE aveva chiesto la costituzione di un fondo sociale a partecipazione paritaria di Stato e Regioni che però non è ancora stato istituito e annuncia che la questione sarà riproposta.In ordine al valore della memoria, sottolinea come un popolo che ignori il proprio passato non possa

vivere il proprio presente né costruire il proprio futuro: si sostiene di voler recuperare i giovani, ma se non si conferisce loro la conoscenza delle origini non gli si possono fornire certezze sul dove andare. A tal riguardo ricorda una serie di ottime iniziative come quella denominata T.E.D.D.Y. B.E.A.R., cui ha accennato il professor Busetto, o quella della Regione Puglia, la quale invita i nonni con i nipotini a compiere un viaggio di riscoperta della regione.

Stefano VIGORITI (Esperto del Sud Africa) ricorda che lo Stato italiano devolve forti risorse al miglioramento del sistema sanitario di tanti Paesi; occorrerebbe però dare la precedenza negli aiuti agli italiani.

Giuseppe NANNA (Sud Africa) nel corso dei trent’anni in cui ha fatto parte della comunità italiana in Sud Africa ha partecipato ad incontri e raduni in cui si è sempre parlato esclusivamente di giovani, i quali si rende conto che rappresentano il futuro e costituiscono la forza delle comunità; si rallegra però del fatto che in questa sede si siano riscoperti gli anziani, il che dimostra che la giornata odierna è stata veramente utile.

Il PRESIDENTE, a conclusione dei lavori, ringrazia tutti gli intervenuti ed osserva come siano emersi gli elementi utili da un lato a stilare un documento conclusivo che riassuma tutte le tematiche affrontate e dall’altro a riportare queste in seno al CGIE, in tutte le sue articolazioni.Sottolinea poi l’importanza di agire su diversi livelli: il primo, concernente la cooperazione internazionale, consiste nell’individuare soluzioni globali in grado di condurre tutte le realtà (quelle in cui sono presenti le nostre comunità come quelle in cui esse sono assenti o numericamente poco rilevanti) ad elevare gli standard di tutela e di protezione sociale.Il secondo livello concerne l’intervento istituzionale dello Stato italiano: in tale contesto, oltre alle attuali oggettive condizioni in termini di risorse, occorre tener conto dell’aspetto relativo alla progettazione e programmazione, in ordine al quale il CGIE può fornire al Governo e al Parlamento indicazioni circa le priorità, fermo rimanendo che il Consiglio è un organismo consultivo che può definire al proprio interno un progetto di lavoro e presentarlo al Parlamento e al Governo, ma non è detto che poi si trasformi in concrete azioni di governo.Il terzo livello è quello comunitario-associativo in ordine al quale il CGIE può assumere iniziative. Si impegna a far sua e trasmettere al Consiglio l’iniziativa proposta dal consigliere Pinna e a far sì che le autorità diplomatiche e il Governo italiani sviluppino una sempre maggior sensibilità a questo genere di questioni, di modo che quando il CGIE o i Comites segnalano un problema la risposta giunga prontamente. Le ragioni per le quali l’Ambasciata italiana in Zimbabwe non è riuscita a convincere le nostre autorità ad avviare la solidarietà internazionale devono essere spiegate, dopo di che si potrà intervenire con la solidarietà relativa all’associazionismo; inoltre i singoli Consiglieri possono promuovere nei Paesi di residenza iniziative in favore di specifiche aree in cui la comunità italiana vive una situazione di emergenza. Invita dunque i Consiglieri del Sud Africa a predisporre una documentazione scritta relativa al problema in questione per consentire alla Commissione di risparmiare tempo.

Riccardo PINNA (Sud Africa) ricorda di aver informato a suo tempo il Min. Plen. Benedetti il quale si è prontamente attivato, al punto che l’Ambasciata italiana ad Harare ha contattato i Consiglieri del Sud Africa nel giro di quarantott’ore.

Il PRESIDENTE ribadisce l’importanza della velocità nella segnalazione del caso per ottenere un’azione concreta, e non più episodica, da parte dello Stato. Esistendo un tavolo tematico ad hoc sul tema, si impegna a far sì che anche la prossima Assemblea della Conferenza permanente Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE tenga conto di tali questioni perché in quella sede si definiscono gli orientamenti, le linee programmatiche e quelle politiche del CGIE e dello Stato italiano.Sospende quindi i lavori della Commissione, che riconvoca per l’indomani mattina, alle ore 9,00.

I lavori terminano alle ore 17,40.

SABATO 22 OTTOBRE 2005 – I lavori iniziano alle ore 09,25

Il PRESIDENTE apre i lavori ringraziando in primo luogo il console Alberto Vecchi (Console d’Italia a Città del Capo) per l’ospitalità offerta la sera precedente.Avverte quindi che si passa all’approvazione dell’ordine del giorno al quale chiede se vi siano richieste di integrazione.

Valter DELLA NEBBIA (USA) ritiene opportuno aggiungere qualcosa, in generale, sulle funzioni dei Comites.

Riccardo PINNA (Sud Africa) segnala l’opportunità di un richiamo in ordine agli eventuali accordi bilaterali tra Sud Africa e Italia, che stanno portando a una serie di riforme nel campo dell’imprenditoria e degli affari.

Silvana MANGIONE (USA) propone di effettuare anche una breve analisi della riforma elettorale in Italia.

Il PRESIDENTE ringrazia per i contributi offerti. Comunica che il documento conclusivo della prima giornata di lavori è ancora via di definizione e avverte che si passa al primo punto all’ordine del giorno relativo al tema dell’anagrafe e voto, allineamento MAE e allineamento MAE/MIN.Introduce la discussione ricordando che il diritto di voto diventerà attuativo nel momento in cui si andrà a rinnovare il Parlamento italiano, nel 2006, allorquando, per completare il quadro normativo, occorrerà adottare un provvedimento che riguarda la ridefinizione dei collegi italiani per assegnare la quota alla cosiddetta “circoscrizione estero”. Non è noto in che modo, considerando che la riforma elettorale, ora licenziata dalla Camera, dovrà passare al vaglio del Senato prima di diventare legge dello Stato. Il provvedimento che il Governo deve predisporre per qualche ragione non è passato al vaglio nemmeno del Consiglio dei Ministri. È possibile che la maggioranza di governo, parlando di riforma elettorale, abbia in qualche modo già ipotizzato la realizzazione di una sostanziale divergenza tra la legge ordinaria che regolerebbe il voto se si andasse a votare con l’attuale legge elettorale e che, quindi, abbia rallentato l’iter per ridiscutere il tutto.Ritiene che sia dovere dei Consiglieri eletti del CGIE svolgere una riflessione su tali ipotesi, considerando che è però opportuno confrontarsi su questi temi con il Governo e con il Parlamento non appena possibile. A tale proposito non è dato sapere se l’occasione dell’Assemblea della Conferenza permanente, che discuterà prevalentemente del rapporto Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE, consentirà di affrontare anche queste tematiche.Ritiene quindi che più propriamente il lavoro debba essere affidato al Comitato di Presidenza e alla Commissione Tematica che si occupa dei diritti di cittadinanza, affinché entro l’anno si possa ottenere qualche risultato.In ordine all’allineamento MAE-MIN, per ora si dispone solo del dato relativo al Sud Africa fornito dall’Ambasciatore Astraldi, che riguarda una perdita poco superiore al 10 per cento, che non è in sé un dato necessariamente negativo e che potrebbe anche migliorare.Purtroppo in questi giorni non sarà possibile reperire i dati relativi agli altri Paesi per cui la riflessione potrà riguardare solo l’operazione di allineamento e le problematiche connesse.

Riccardo PINNA (Sud Africa) comunica che per quanto riguarda l’allineamento anagrafe MAE e MIN in Sud Africa i Consoli hanno fatto più che il loro dovere; le associazioni e i Comites hanno fatto altrettanto, cercando di sensibilizzare la comunità a rispondere alle lettere.Sebbene si sia attuata una totale sinergia tra istituzioni (Comites, CGIE e Consolati), a fronte di una ingente somma utilizzata per l’operazione di mailing, solo il 10 per cento dei destinatari ha risposto. Probabilmente i cittadini non riescono a comprendere l’importanza di questo allineamento: tanti non sono interessati a rispondere perché non vogliono essere iscritti, temendo che l’operazione nasconda una tassa o qualcosa di simile.Ritiene però che, considerato che la stragrande maggioranza non prende con serietà le sollecitazioni

delle istituzioni consolari ritenendo che costituiscano una invasione della privacy, occorre impegnarsi per cambiare la mentalità dei connazionali e far capire loro che il Consolato è il Comune degli italiani all’estero e che ogni cambiamento va comunicato. Questo tipo di educazione del cittadino va condotta anche attraverso gli organi di stampa e televisivi come RAI International, considerando che il Governo eroga loro contributi.

Augusto SORRISO (USA) evidenzia che il palinsesto di RAI International offre ogni sera le varie sagre d’Italia, ma in effetti non fornisce notizie riguardo alle necessità dei Consolati.Peraltro i Comites non sono in grado di aiutare perché non dispongono degli elenchi, che però sono a disposizione di qualsiasi Patronato. Segnala che negli ultimi dieci anni dall’area di New York a quella del New Jersey si è verificato uno spostamento enorme di cittadini. Collegandosi a quanto affermato da Riccardo Pinna (Sud Africa), osserva che tali cittadini non sono sensibili e quindi sarà difficile ottenere risultati apprezzabili. Afferma di non conoscere il modo in cui sopperire a tali lacune, in questo ristrettissimo periodo di tempo, e quale aiuto possa essere fornito dai Consolati.

Daniela TUFFANELLI COSTA (Australia) comunica che in occasione della campagna di mailing nel Sud dell’Australia i Comites, il CGIE e i Consolati hanno partecipato a una serie di programmi radiofonici per spiegare l’importanza dell’allineamento. In tale ambito è emersa la necessità di usare un linguaggio chiaro, semplice, anche ripetitivo, che mettesse bene in chiaro i concetti e lo scopo della campagna.Un secondo aspetto evidenziato riguarda l’atteggiamento della popolazione nei confronti del Consolato: permangono ancora timori infondati in relazione all’iscrizione all’anagrafe.Una soluzione è stata abbozzata ieri quando si parlava del ruolo dell’associazionismo e ritiene che questa sia la strada da seguire per spiegare l’importanza dell’iscrizione ai propri aderenti. Il problema risiede nel poco tempo a disposizione.

Il Min.Plen Bernardo CARLONI (Segretario del CGIE) evidenzia che la scadenza del 30 settembre è stata resa flessibile fino alla metà novembre. I dati che si raccoglieranno verranno inviati al Ministero degli Interni entro il prossimo mese di dicembre e a gennaio, in base ai dati disponibili, si procederà alla redistribuzione dei seggi in funzione della popolazione residente. La scadenza, quindi, è stata prolungata ed è per questo che l’Amministrazione non dispone ancora dei dati. Si spera che tale prolungamento fornisca risultati perché comunque il cittadino potrà sempre recarsi al Consolato e iscriversi fino al momento del voto, previa verifica della posizione presso il Comune di provenienza.

Francesco PAPANDREA (Australia) desidera evidenziare l’aspetto che riguarda le due diverse liste, ovvero i cosiddetti “solo MAE” e i “solo MIN”.Ritiene che le persone che rientrano nella seconda casistica, in effetti, non siano interessate ad essere iscritte perché non rispondono alle sollecitazioni consolari, contrariamente ai “solo MAE”. Non condividendo l’analisi di Riccardo Pinna (Sud Africa), ritiene che la responsabilità, nonostante la noncuranza dei cittadini, sia dello Stato che non riesce, anche per la carenza di personale e risorse, a “seguire” queste persone.

Antonino RANDAZZO (Australia) rivolgendosi al ministro Carloni chiede una delucidazione in ordine allo slittamento dei termini per la restituzione dei moduli a metà novembre e se su tale aspetto si sia pensato ad un annuncio ufficiale e a una adeguata campagna di informazione.

Il Min.Plen Bernardo CARLONI (Segretario del CGIE) comunica di non essere in grado di rispondere per difetto di competenza sulla materia.

Antonino RANDAZZO (Australia) evidenzia che questo rende più difficile l’opera di sensibilizzazione che è opportuno e si vorrebbe attuare.

Il Min.Plen Bernardo CARLONI (Segretario del CGIE) comunica di ritenere che vi siano

comunque margini per poter ancora rispondere a tale esigenza.

Valter DELLA NEBBIA (USA) rivolgendosi al console Alberto Vecchi (Console d’Italia a Città del Capo) chiede se si sia operato come negli Stati Uniti dove si è proceduto, prima di inviare i plichi, a una verifica degli indirizzi. Alberto VECCHI (Console d’Italia a Città del Capo) conferma che l’operazione di mailing serve anche per procedere a una verifica dei domicili dei cittadini i quali, peraltro, hanno l’obbligo teorico di comunicare quando si spostano.Premettendo di non disporre dei dati relativi alle schede restituite perché non giunte al destinatario, comunica quelli disponibili per ciò che concerne Città del Capo: sono stati inviati 1.325 plichi “solo MAE” e 412 “solo MIN”; le risposte sono state 424, pari al 32 percento, per i “solo MAE” e 76, pari al 18,4 percento, di “solo MIN”, per una media del 25 percento. 200 sono i plichi rientrati perché l’indirizzo non era corretto.

Valter DELLA NEBBIA (USA) comunica che negli Stati Uniti sono state incaricate agenzie che per un compenso limitato verificano gli indirizzi ed eventualmente segnalano quello nuovo.

Alberto VECCHI (Console d’Italia a Città del Capo) non crede che in Sud Africa vi siano agenzie che svolgano questo genere di servizi a pagamento.

Il PRESIDENTE ritiene peraltro che la legge non consenta questo esercizio, che definisce anomalo.

Silvana MANGIONE (USA) comunica che dai dati ufficiosi del Consolato di New York è emerso che, dei plichi rientrati, due terzi sono riferiti a “solo MAE” e soltanto un terzo ai “solo MIN”. Ciò significa che l’AIRE tenuta dal Ministero degli Interni è molto più imprecisa degli schedari consolari.Ritiene che il CGIE debba svolgere, adesso, un’azione estremamente forte presso la Presidenza del Consiglio in ordine alla questione relativa all’informazione: considerando che RAI International riceve una rilevante parte dei fondi a disposizione, è opportuno creare immediatamente un programma di informazione nell’ambito del quale prevedere la presenza di rappresentanti del Ministero degli Esteri in grado di illustrare con esattezza e semplicità i doveri ai quali il cittadino deve ottemperare. L’invito ad agire in questo senso, ove se ne condivida lo spirito, dovrebbe essere contenuto nel documento finale come appello sia alla Commissione che al Consiglio Generale.In ordine al problema della nuove legge elettorale, in corso di approvazione in Italia, il Consiglio Generale si trova di fronte ad un bivio: mettere la testa nella sabbia o fasciarla prima di romperla. Sussistono due punti di discrepanza totale tra la legge ordinaria, la n. 459, e la nuova legge elettorale che potrebbe essere approvata: l’articolo 8 della legge n. 459, che riguarda la predisposizione delle liste, consente la formazione di liste civiche, sottoscritte da cinquecento o mille firme. Dal momento che la nuova legge elettorale fissa gli sbarramenti percentuali, pari al 4 percento per le liste non coalizzate e al 2 percento per quelle coalizzate, si chiede cosa avvenga alle eventuali liste civiche degli italiani all’estero: se siano presentabili; se, qualora non fossero coalizzate, sulla base di quale elettorato si dovrebbe calcolare il 2 percento; se si applichi lo sbarramento e, in caso positivo, se tale sbarramento vada applicato alle ripartizioni, all’elettorato generale nella circoscrizione Estero o all’elettorato generale italiano. Si tratta di un grande punto interrogativo che, se non risolto, potrebbe limitare la libertà di scelta delle comunità. Ritiene, in conclusione, che si debba pretendere una risposta chiara su cosa succederà realmente.Inoltre, l’art. 11.3 della legge sul voto degli italiani all’estero prevede la possibilità di espressione delle preferenze, mentre la nuova legge elettorale lo vieta espressamente. Si domanda, nel caso in cui le due leggi continuassero a coesistere, se il capolista di una delle ripartizioni Estero ottenesse un numero di voti inferiore a quelli espressi a favore di uno degli altri candidati perché questo è preferito dalla comunità, chi gli impedirebbe di ricorrere al TAR sostenendo che tutte le preferenze espresse non sono valide.

Ritiene che, una volta che la riforma elettorale sarà approvata anche dal Senato, il CGIE dovrà chiedere chiarezza.

Giuseppe NANNA (Sud Africa) visto che i tempi sono ristretti, invita a non parlare di congetture perché la legge non è stata ancora approvata e quindi si rischia di non raggiungere alcun risultato.

Gino BUCCHINO (Canada) chiede al Consigliere Mangione (USA) a chi suggerisca di chiedere chiarimenti sui punti evidenziati.

Daniela TUFFANELLI COSTA (Australia), ritornando sui tempi dello slittamento per iscriversi all’anagrafe, ritiene importante disporre della data così da renderla nota alla comunità.

Riccardo PINNA (Sud Africa) propone che il CGIE chieda l’autorizzazione a far sì che i Consoli rilascino i nominativi dei cittadini che non hanno risposto in modo che con le associazioni e i Comites li si possa raggiungere nel più breve tempo possibile. Per bonificare gli elenchi occorre essere pratici e quindi è necessario superare anche le difficoltà di ordine formale.

Il PRESIDENTE comunica che l’operazione di mailing è nata per rispondere ad un’esigenza politica. È nata nell’emergenza a causa della costante discussione rispetto alle discrepanze esistenti tra l’elenco AIRE e l’anagrafe consolare, riferite ad un numero consistente di connazionali, iscritti all’anagrafe consolare, che poi non venivano inseriti nell’elenco degli elettori. Questo è il vero problema.Ritiene che il CGIE debba evidenziare che non è più possibile rispondere alle emergenze ma è indispensabile che l’operazione di allineamento si trasformi in una prassi costante dell’apparato dello Stato. Il ministro Carloni ha ricordato i tempi e comunicato i termini fissati dalla legge n. 459, ma se il Comune non risponde, concedendo il nulla osta nei tempi previsti, il cittadino comunque non voterà.L’altro aspetto della questione concerne il ruolo dei Comuni, perché con qualsiasi legge elettorale si vada al voto, l’elenco degli elettori sarà quello e non è noto se questi recepiranno i risultati dell’operazione di mailing.Sul versante della informazione, il piano di comunicazione non è stato gestito centralmente, se non fornendo le indicazioni in ordine ai tempi e alle modalità, ma poi ogni Consolato ha gestito secondo la propria discrezionalità, quindi si è verificato che alcuni di questi nel comunicato hanno inserito le date e altri no. Occorre che sull’informazione si predisponga un piano strategico di comunicazione, di cui si occuperà la Commissione Informazione, che usi un linguaggio chiaro, semplice e moderno e che arrivi al cittadino con messaggi molto chiari.Vi è un altro elemento che riguarda la vera ed unica campagna d’informazione che è stata attuata al momento dell’approvazione della legge n. 459, almeno in Australia. All’indomani di quella approvazione i Consolati e le Ambasciate hanno fatto informazione anche in inglese, sui giornali australiani, invitando all’iscrizione all’anagrafe consolare quale opportunità di voto. Chi ha risposto in quella occasione ed è un solo MAE oggi riceve una nuova, diversa, comunicazione ed è naturale che pensi che lo Stato italiano non sia molto efficiente. È opportuna cautela quando si addossano responsabilità solo ai cittadini italiani, perché la responsabilità è dello Stato e dei cittadini; entrambi hanno responsabilità nel comporre l’anagrafe e i diritti di cittadinanza e non sempre lo Stato è stato all’altezza del compito.Per quanto attiene la riforma elettorale, si dichiara d’accordo a non esagerare nelle congetture, e ritiene opportuno chiedere al Governo, alla maggioranza di governo e a tutto il Parlamento di precisare le compatibilità tra la nuova legge elettorale, quando diventerà legge dello Stato, e la legge n. 459. L’importanza della tematica consiglierebbe la predisposizione di un ordine del giorno che esponga solo il quesito che oggi si pone e la risposta che ci si attende dal Governo, oppure il suo inserimento nel documento finale.Cita infine un provvedimento del 2003 del Garante per la protezione dei dati personali con il quale si chiarisce che chiunque può far richiesta degli elenchi elettorali, purché si tratti di elenchi elettorali ufficiali.

Valter DELLA NEBBIA (USA) osserva che il compito del CGIE è fornire allo Stato una possibilità di attribuire ai Comites il potere di circoscrivere la legge.

Il PRESIDENTE richiama l’attenzione sul fatto che sono alle porte elezioni con candidati che potrebbero essere membri del CGIE o componenti dei Comites i quali potrebbero recarsi direttamente presso i cittadini potenziali elettori; ciò è possibile se si dispone degli elenchi elettorali, ma non sulla base di quelli consolari, che sono altra cosa e rispetto ai quali risponde il Capo dell’Ufficio Consolare che, ritiene, non sarebbe felice di fornire a chiunque i riferimenti dei residenti nella circoscrizione.

Augusto SORRISO (USA) evidenzia allora come la fiducia riposta dagli elettori nei confronti dei membri del Comites sia inutile. La legge è scritta in una data maniera, ma il CGIE deve fornire allo Stato uno strumento per cambiarla.

Il PRESIDENTE ritiene che non sia possibile invertire la struttura che tiene conto di un insieme di leggi. Rivolgendosi al consigliere Della Nebbia (USA), evidenzia che il ruolo del Comites deve vedere prevalente il rapporto con l’associazionismo e con i cittadini residenti, facendo informazione e comunicazione, ma non sostituendosi al ruolo dello Stato. Si possono sollecitare i connazionali a presentarsi presso i Comites per ricevere informazioni.

Valter DELLA NEBBIA (USA) ribadisce che questo sistema non funziona e va cambiato. È questo il compito del CGIE: proporre miglioramenti al sistema.

Augusto SORRISO (USA) comunica che presso tutti i Comuni d’Italia, ogni sei mesi, si riunisce la Commissione Elettorale, della quale fanno parte anche i Consiglieri Comunali. Per analogia, basterebbe quindi una semplice modifica della legge per far sì che anche i Consiglieri del CGIE possano disporre dei dati consolari.

Silvana MANGIONE (USA) ritiene che tutte le proposte emerse siano interessantissime e contengano principi meritevoli di approfondimento e che dovrebbero diventare oggetto di una proposta articolata.A tale proposito ricorda, soprattutto a beneficio dei Consiglieri che non facevano parte del Consiglio Generale precedente, che questo aveva predisposto una proposta di modifica della legge istitutiva del Comites che attribuiva a tali organismi maggiori poteri, non quelli di cui si sta parlando oggi: la proposta non è stata considerata e il risultato è la legge istitutiva con la quale si sta operando.Conclude invitando quindi a proporre modifiche, piuttosto che discutere su ciò che potrebbe essere e non è. Il PRESIDENTE avverte che i lavori proseguono con l’esame del tema dell’informazione e dà la parola al Presidente della Commissione Informazione.

Antonino RANDAZZO (Australia - Presidente della Commissione Informazione e Comunicazione) comunica che il quadro è molto complesso e non è possibile farvi fronte con due sole riunioni all’anno della Commissione Tematica a latere delle Plenarie. I problemi, peraltro già accennati, sono evidenti.Un primo aspetto riguarda l’individuazione di un percorso di educazione civica, cioè l’approccio della comunità al linguaggio che viene utilizzato in tutte le comunicazioni istituzionali. Rilevando che non vi è stata una campagna di informazione istituzionale in occasione del primo referendum del 2003, nella circoscrizione estero, né per quello del 2005, auspica che ciò avvenga almeno per le elezioni politiche del 2006.La problematica più rilevante ha riguardato il rifiuto totale, da parte delle autorità competenti, in questo caso in primo luogo della Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e Politiche

Migratorie, a consultarsi con il CGIE e con la sua Commissione Informazione e Comunicazione. Gli ordini del giorno della Commissione e del CGIE non sono stati considerati e, in un certo senso, è stato rimproverato al Consiglio il fatto che desidererebbe una campagna elettorale vera e propria. Ma così non è. Quindi il problema più rilevante consiste nell’ottenere una consultazione preventiva e strutturale con il CGIE per ogni campagna di informazione istituzionale.Altra questione riguarda RAI International, che oggi non è in grado di produrre informazione di ritorno per motivi oggettivi, non per incapacità, poiché all’informazione di ritorno dovrebbe accedere, ad esempio, l’Europa, che attualmente non è raggiunta dal segnale di RAI International. Vi è poi il discorso dei canoni di abbonamento: in alcuni Paesi, come il Sud Africa e l’Australia, sono assolutamente proibitivi perché si è obbligati ad acquistare l’intero pacchetto offerto dai distributori.Un ulteriore aspetto riguarda il finanziamento ai mezzi di informazione italiani all’estero. Finora sono considerati dal Sottosegretariato per l’Informazione e l’Editoria del Ministero degli Esteri solo i giornali in lingua italiana: non è considerata ancora minimamente l’informazione on-line né quella radiotelevisiva che, peraltro, è sempre più diffusa tra le comunità all’estero. L’auspicio è che invece vengano presi in considerazione anche tali mezzi d’informazione.Circa le modalità sulla base delle quali affrontare l’emergenza informazione, occorrerebbe una consultazione con la base da parte delle autorità competenti affinché non si faccia più, come per il passato, una campagna elaborata a tavolino a Roma, con il linguaggio noto a tutti. Il problema va correlato anche alla Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE del prossimo novembre perché le Regioni possono svolgere un ruolo importante nel settore dell’informazione: l’informazione di ritorno, infatti, può realizzarsi solo se le Regioni collaborano. In sintesi, tali istituzioni potrebbero svolgere il determinante ruolo della diffusione delle informazioni che lo Stato, oggi, non può o non vuole svolgere.

Riccardo PINNA (Sud Africa) precisa che RAI International è gratis e il problema risiede nei rapporti con l’emittente locale che distribuisce il segnale: occorrerebbe un aiuto sugli accordi bilaterali da parte anche del Governo e da parte di RAI International come gestore e distributore del segnale. Su questo si deve discutere, perché sicuramente il prezzo pagato dai connazionali è altissimo.Rivolgendosi al Presidente della I Commissione Tematica, comunica che quando si parla di informazione di ritorno preferirebbe che più che RAI International questa si realizzasse su una rete nazionale italiana e sui giornali italiani, perché altrimenti è inutile.Per quanto riguarda l’informazione sul referendum, ritiene importante predisporre una campagna che spieghi in cosa questo consista e che sia impedito per legge dare altre spiegazioni.

Il PRESIDENTE sospende brevemente la seduta.

I lavori, sospesi alle ore 10,40, riprendono alle ore 11,00.

Salvatore CRISTAUDI (Presidente del Comites di Johannesburg) comunica che sono state attivate sinergie tra il Consolato di Johannesburg, il Comites e il CGIE che hanno fornito brillanti e positivi risultati.Rileva che sebbene siano stati spesi, a livello mondiale, due milioni di Euro per intraprendere la campagna relativa all’aggiornamento anagrafico, RAI International non è stata adeguatamente finanziata per contribuire allo sforzo del Consolato, dei Comites, del CGIE e delle associazioni: RAI International non ha mai trasmesso alcuna propaganda in tal senso.A oggi non vi è la garanzia di raggiungere tutti i connazionali attraverso l’associazionismo perché il Sud Africa, il Canada, gli Stati Uniti e l’Australia sono continenti, cioè Stati le cui aree geografiche sono immense. Al vettore informativo di RAI International si muove il rimprovero che le informazioni vere non esistono: sebbene il fuso orario di Italia e Sudafrica sia lo stesso, non è possibile assistere ad alcuna trasmissione in diretta, all’infuori di qualche telegiornale.In ordine all’aspetto dei costi, sarebbe opportuno che i vertici di RAI International operassero una rinegoziazione con la Multichoice, considerato che il canale RAI arriva gratuitamente, mentre per

l’intero pacchetto si devono corrispondere circa 450 Rand al mese.Peraltro esiste anche una forma di bouquet limitato a dieci canali, a metà del prezzo, nel quale però RAI International non è inserita perché è un canale commercialmente appetibile per lo sport.Alla Direzione di RAI International va rinnovato l’invito a provvedere alla rinegoziazione di tutto, compreso il famoso palinsesto, promesso già nel 2001, allorquando il presidente Ciampi venne in Sud Africa, poi ripromesso di nuovo, ma che ad oggi non esiste.

Lorenzo DELLA MARTINA (Presidente del Comites della provincia del Kwa-Zulu Natal) aggiunge a quanto detto dal collega Salvatore Cristaudi (Presidente del Comites di Johannesburg) una citazione che più volte compare agli atti, ma che intende rileggere: ”Si desidera ricordare al direttore Massimo Magliaro l’impegno pubblico da lui personalmente assunto in occasione della visita in Sud Africa del presidente Ciampi, avvenuta nel marzo 2001, ossia la promessa di creare un palinsesto per l’Africa, facilitato anche dalla differenza di fuso orario praticamente inesistente”.

Il PRESIDENTE ringrazia per questa ulteriore indicazione che la Commissione e il Presidente della Commissione Informazione non mancheranno di assumere agli atti e trasferire a chi di dovere, e quindi in primis al direttore Magliaro.

Vincenzo CENTOFANTI (USA) precisa di essere, insieme alla Commissione Informazione, un critico spietato di RAI International e di Massimo Magliaro.RAI International è criticata non soltanto per queste questioni, che sono estremamente importanti, ma per i programmi vergognosi.Il problema del pagamento dei pacchetti per ricevere RAI International è comune a molti Paesi e anche per questo occorre avanzare proposte da comunicare a Massimo Magliaro, che è opportuno invitare a partecipare ai lavori del CGIE.

Domenico MAROZZI (Canada) evidenzia che in Canada si è raggiunto un obiettivo importante: il prezzo da pagare è molto basso, ma questo è il risultato dell’opera svolta dalla RAI in sede di negoziazione con le compagnie di distribuzione locale. Suggerisce di invitare la RAI, valutando se sia il caso di predisporre un ordine del giorno in materia per quanto riguarda le altre realtà come Sud Africa, Australia e Stati Uniti, a rivedere gli accordi con i distributori locali.

Antonino RANDAZZO (Australia) risponde sull’osservazione relativa all’informazione on-line. Sussiste un progetto di legge, che giace ancora in Commissione al Senato per la riforma dell’editoria, in cui è previsto un contributo per l’informazione on-line all’estero. I tempi di fine legislatura probabilmente non consentiranno però di completare l’iter parlamentare.Il CGIE sulla materia ha già presentato due ordini del giorno, in due distinte Plenarie, per chiedere l’estensione dei contributi anche all’informazione on-line e radiotelevisiva. Tali mezzi d’informazione oggi sono sempre più diffusi tra gli italiani all’estero. Quindi il CGIE ha compiuto uno sforzo per sensibilizzare le istituzioni competenti a prendere atto di questa nuova situazione. Ovviamente si continuerà su questa strada.

Riccardo PINNA (Sud Africa) ricorda di aver rappresentato alla prima riunione del Comitato di Presidenza il grande problema della perdita del vettore Alitalia che ha comportato la scomparsa completa di tutti i giornali italiani. Dal Comitato di Presidenza non è giunta mai una risposta.A tale proposito chiede di conoscere come funzioni il Comitato di Presidenza: quando si richiedono informazioni e queste vengono fornite, se non c’è un follow-up perché vengono richieste? Di contro, però, in presenza di un diretto interessato all’interno del Comitato di Presidenza, questi si batte come un leone allorquando si verifica un problema relativo al suo Paese. Ritiene che questo non sia giusto nei riguardi della comunità che rappresenta, per cui stigmatizza tale comportamento, invitando ad una maggiore attenzione anche quando i problemi vengono sollevate da aree diverse da quelle rappresentate all’interno del Comitato.Ribadisce la situazione di estremo disagio per il Sud Africa per la perdita del vettore Alitalia, perché oltre alla cessazione dei voli da Roma e Milano, si è verificata anche la perdita totale di tutta la

stampa cartacea.

Il PRESIDENTE avverte che fornirà alcune risposte partendo proprio da quest’ultima richiesta.In riferimento all’iniziativa del consigliere Giovanni Rapanà (Canada), informa che l’invio di e-mail in giro per il mondo, cosa che non ha mai risolto nulla, è stata una iniziativa assunta a titolo personale senza avallo del CGIE, né del Comitato di Presidenza.Per quanto riguarda, invece, il ruolo del Comitato di Presidenza, afferma di essere convinto che tutte le questioni rappresentate sono state puntualmente affrontate, portate in Plenaria e votate. In particolare sulla questione Alitalia, non sa se il Consiglio di Amministrazione, il Direttore Generale, il Presidente dell’Alitalia abbiano risposto alle sollecitazioni del CGIE, forse perché non sono obbligati a farlo, anche se la problematica è stata sollevata più di una volta.Spiega ai presenti che il Comitato di Presidenza fa quello che è suo dovere fare, cioè trasmette richieste, documentazioni su problemi che non riguardano solo le competenze dell’Amministrazione degli Esteri, ma anche di altre Amministrazioni dello Stato, delle Regioni e talvolta, come in questo caso, un grosso gruppo in crisi da molti anni.Assicura ancora che su questi punti ogni volta che è stata avanzata una richiesta di intervento il Comitato di Presidenza si è attivato, ma non sempre le risposte arrivano.

Riccardo PINNA (Sud Africa) chiede allora che quando il Comitato di Presidenza si attiva, specialmente nei Paesi che non sono rappresentati al suo interno, venga data comunicazione per conoscenza delle richieste, in modo tale che tutti sappiano quello che si sta facendo.

Il PRESIDENTE conferma che la richiesta è legittima, ma ribadisce che, come si può desumere dai verbali, risposte su questo punto sono già state fornite dal Segretario Generale in sede di Assemblea plenaria. Il problema Alitalia è emerso in più di una occasione.

Silvana MANGIONE (USA) rileva che a prescindere dalle pressioni che si possono esercitare sull’Alitalia, la chiave del discorso consiste nel fatto che il Sud Africa non dispone più dei giornali italiani. Propone di coinvolgere il rappresentante della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Silvi, affinché negozi in tale veste con le altre compagnie aeree che arrivano in Sud Africa per far pervenire un certo contingente di giornali.

Il PRESIDENTE comunica che il problema dell’esportazione dei giornali va affrontato. Afferma di comprendere che le dimensioni delle comunità, in qualche modo, condizionano anche le scelte dei grandi gruppi editoriali, ma assicura che in Australia anche “Il Corriere della Sera” non ha una grossa leadership: Lo acquista e lo legge un numero limitato di persone. Non conta il numero di copie, vi sono altre ragioni che riguardano i finanziamenti, grandi, alla stampa italiana nazionale teletrasmessa all’estero. Questo discorso lo si potrebbe fare anche per il Sud Africa, se vi sono interessi in quel settore da parte di grandi gruppi editoriali.Sulla questione della riforma dei criteri per accedere ai contributi della Presidenza del Consiglio dei Ministri, era stata avanzata una proposta dal Presidente della Commissione Informazione, Bruno Zoratto, che purtroppo è rimasta lettera morta, nel senso che il Governo, che l’aveva recepita, non ha compiuto poi l’azione di proposta normativa, non necessariamente una legge.È invece essenziale un provvedimento di legge per aprire la strada ai mezzi d’informazione elettronici, quindi radio, televisione e on-line.L’ultima questione riguarda la necessità di rivedere tutto il quadro normativo, perché sussiste una giungla di leggi che riguardano l’editoria, i quotidiani, i piccoli mezzi d’informazione che hanno a disposizione quote irrisorie.Per ciò che attiene RAI International, la carenza di risorse costringe ad avvalersi dei satelliti di altri e quindi non è in grado di distribuire direttamente il proprio segnale, altrimenti sarebbe in grado di vendere il proprio prodotto, che le garantirebbe le risorse necessarie a migliorare il palinsesto, realizzare i programmi e vendere anche l’informazione di ritorno.Invita quindi i redattori del documento conclusivo a tener conto di tutte le cose che sono state dette anche dai colleghi del Sud Africa. Propone la costituzione di un “comitato di redazione” perché

ritiene importante cominciare a lavorare subito.

Antonino RANDAZZO (Australia) evidenzia che soltanto due milioni di Euro sono a disposizione delle 170 testate periodiche all’estero.

Dopo la discussione il PRESIDENTE comunica che i consiglieri Nanna (Sud Africa), Mangione (USA), Pinna (Sud Africa), Bucchino (Canada), Marozzi (Canada) e Randazzo (Australia) lavoreranno alla stesura del documento conclusivo delle tre giornate. Per ciò che attiene quello della prima giornata, prega il consigliere Bucchino di darne lettura.

Gino BUCCHINO (Australia), prima di procedere alla lettura del documento, informa di aver aggiunto due righe che eventualmente si possono discutere.Procede quindi alla lettura del documento della prima giornata.

Il PRESIDENTE ringrazia tutti coloro che hanno contribuito alla preparazione del documento che pone ai voti.

Il documento della prima giornata risulta approvato all’unanimità (All. 14)

Grazia Maria DEL GIOVANE in MORGERA (Esperta Sud Africa) evidenzia la mancanza di sottolineatura in ordine al fatto che l’assistenza sanitaria per gli anziani in Sud Africa non esiste.

Il PRESIDENTE risponde che per quanto attiene alle politiche dei Paesi ospitanti, l’unico riferimento può rivestire un carattere generale a sostegno della lotta alla povertà, quindi anche il regime di assistenza sanitaria che riguarda tutti i cittadini, non solo la comunità italiana. Ritiene che non si possa andare oltre questo chiedendo che il Governo italiano si sostituisca allo Stato sudafricano.

Grazia Maria DEL GIOVANE in MORGERA (Esperta Sud Africa) ritiene forse opportuno l’inserimento di una chiarificazione.

Il PRESIDENTE risponde che è improponibile avviare una discussione che, per il servizio sanitario, poi dovrebbe analizzare tutti i Paesi in maniera molto specifica.

Alberto VECCHI (Console d’Italia a Città del Capo) propone di evidenziare nel testo con una sottolineatura le parole nell’ambito del testo che segue “tenendo nel debito conto le differenze di accesso all’assistenza sanitaria nei diversi Paesi dell’area anglofona, e che in Sud Africa è totalmente carente”.

Il PRESIDENTE rileva che il documento è stato già approvato e votato all’unanimità e che non è possibile apportare integrazioni. Se il servizio sanitario non è all’altezza dei bisogni dei nostri connazionali si può dire, come in effetti è detto molto bene.Avverte quindi che si passa alla Legge di bilancio 2006, finanziaria 2006.Su questo punto ritiene utile aprire una discussione, come già è avvenuto in seno al Comitato di Presidenza, rispetto a quello che si profila nel 2006.L’Amministrazione degli Esteri ha assicurato che i capitoli che fanno tradizionalmente riferimento alla Direzione Generale degli Italiani all’Estero e delle Politiche Migratorie verranno salvaguardati, non ridotti. Questo però andrà verificato nei vari passaggi parlamentari, per cui anche il CGIE dovrà svolgere un’attività di monitoraggio. Sicuramente, nonostante le richieste avanzate, non si otterranno gli aumenti richiesti per i Comites, non solo alla Direzione Generale e al Ministero degli Esteri, ma anche al Sottosegretario Letta. In quella occasione è stata evidenziata l’essenziale questione relativa alla necessità che la rete consolare venga rafforzata e potenziata. È stata anche sottoposta all’attenzione degli Esteri la necessità, in vista degli impegni elettorali, di bloccare i rientri del personale ed i fondi del capitolo che riguarda i Comitati degli italiani all’estero. Il

capitolo che riguarda il Comitato dei Presidenti è stato ancora mantenuto separato, nonostante la richiesta di accorpamento, in ordine alla quale è stato comunicato che vi sono problemi di carattere normativo. Quindi quel capitolo deve, per ora, rimanere separato, ed è stato dotato esattamente dell’importo che era stato previsto già nel 2005, così da consentire, di questo ha dato assicurazione l’Amministrazione, di rispondere ai preventivi pervenuti dalle varie circoscrizioni consolari.Non vi saranno sicuramente aumenti nel capitolo della promozione e diffusione della lingua italiana, però tutto dovrebbe rimanere assestato sugli attuali importi e naturalmente occorrerà seguire l’evoluzione parlamentare della Finanziaria.Sono stati operati, invece, diversi tagli alle Amministrazioni dello Stato e tra queste, il Ministero degli Affari Esteri: un segnale evidente è l’impossibilità della partecipazione ai lavori della Commissione del Direttore Generale della DGIEPM, Min. Adriano Benedetti, perché non è stato possibile accedere alle spese di missione. Ritiene che questo rappresenti un segnale molto preoccupante, perché se è avvenuto con l’assestamento di bilancio 2005 sicuramente avverrà in maniera più drastica con la legge di bilancio per il 2006. Anche i Consolati non hanno più fondi per trasferirsi dalle varie circoscrizioni; la riunione odierna avrebbe dovuto avere luogo presso la sede diplomatica, ma al momento la situazione della rete consolare non lo consente.

Silvana MANGIONE (USA) rileva che non è detto che la riunione dei Presidenti dei Comites con i Consoli e i Consiglieri del CGIE debba effettuarsi presso l’Ambasciata perché la normativa prevede solo che sia presieduta dall’Ambasciatore. Invita quindi a liberarsi dalle vecchie interpretazioni restrittive e impositive.

Il PRESIDENTE chiarisce che la materia è regolata da due leggi diverse in ordine a due riunioni diverse: quella annuale, regolata dalla legge sui Comites, e quella annuale regolata dalla legge CGIE. La legge sul CGIE prevede che si effettui “presso la sede diplomatica”.Ritiene che anche il tema delle carenze di personale nelle nostre sedi consolari presso tutti i Paesi che compongono l’area dovrebbe essere compreso in un ordine del giorno o comunque nel documento finale.

Salvatore CRISTAUDI (Presidente del Comites di Johannesburg) interviene sui Comites e sui finanziamenti ai Comites per ricordare che se un Comites presenta con ritardo i bilanci preventivi e consuntivi viene penalizzato. Lo scorso anno però oltre 40 Comites hanno ricevuto i finanziamenti con ritardo, anche quelli che hanno presentato i bilanci preventivi e consuntivi entro i termini previsti dalla legge. Essi però continuano a essere legalmente responsabili per tutta una serie di iniziative intraprese.

Il PRESIDENTE rileva che quello testé enunciato è un problema che riguarda tutti i Comites. Se però sul capitolo permarrà l’attuale dotazione dei finanziamenti, non sarà possibile dare nulla in più ai Comites. Questo è un dato acquisito, ed è per questo che era stato chiesto un aumento: occorre attendere la Finanziaria per stabilire se vi sarà una risposta positiva alla richiesta avanzata.Comunica poi che i criteri oggettivi che l’Amministrazione degli Esteri ha utilizzato consultando il CGIE sono comunque modificabili.I tempi di erogazione dei finanziamenti sono stati ritardati dal decreto “taglia-spese” che ha falcidiato tutto, quindi altri eventi, non dipendenti dall’Amministrazione; permane l’esigenza però di sottolineare questo aspetto.

Il Min. Plen Bernardo CARLONI (Segretario del CGIE) ricorda che in occasione della riunione del Comitato di Presidenza dello scorso giugno era stata discussa una circolare sulla nuova legge dei Comites che però è stata poi aggiornata: è una questione rimasta in sospeso e che dovrebbe essere affrontata.

Il PRESIDENTE conferma che a breve, non appena si riuscirà ad affrontarla, una circolare ridisegnerà tutta la questione, anche i tempi di erogazione dei finanziamenti. Più di questo al momento non è possibile prevedere. L’assenza del Direttore Generale pesa anche perché egli

sarebbe stato in grado di fornire risposte più esaustive di quelle che si possono fornire oggi.

Valter DELLA NEBBIA (USA) ringrazia il Presidente per aver introdotto l’argomento della divisione dei fondi del Comites. Ritiene che il CGIE non avrebbe potuto individuare un sistema migliore per dividere una torta assegnata dal MAE. Sono stati utilizzati criteri oggettivi per cui il MAE assegna una cifra che poi va divisa. Ma il principio sulla base del quale si assegna tale cifra è di per sé errato. Non è possibile chiedere ai Comites di formulare un preventivo di minima entità e poi non fornire nemmeno quella. I principi di divisione dei fondi, che ritiene giusti, possono essere utilizzati solo per la parte che eccede il minimo operativo che consenta l’adempimento dei compiti istituzionali, che consistono nelle riunioni, nella disponibilità di una sede, nel pagamento di qualcuno che lavora.

Il PRESIDENTE condivide il ragionamento che, in linea teorica, è sensato. Non basta però il termine finanziamento ma è la qualità, la natura di quella spesa che deve cambiare, proprio nella Finanziaria e questo non avviene in assenza di un provvedimento di legge ad hoc.Rileva poi che il Comites è uno strumento politico che deve andare avanti ad ogni costo con le risorse che ha a disposizione.

Valter DELLA NEBBIA (USA) condivide la considerazione che il Comites svolga una funzione politica importantissima. Se però si dovesse paragonare l’aiuto diretto fornito dal Comites sul territorio con quello del GCIE, ritiene che il Comites sia più importante.Per il suo funzionamento preciso il Comites ha bisogno di fondi che garantiscano un minimo di operatività con un elemento di segreteria che si occupi di affrontare determinate problematiche che il Comitato imposta. Considerato che i Consolati sono in una fase di ristrettezze economiche enormi, il Comites può svolgere una importante funzione di supporto: esso non può e non deve essere un’associazione. Vi è una grande differenza tra associazione e Comites: nel primo caso vi sono persone che si associano perché convinte e che non hanno ricevuto nessuna fiducia da parte della popolazione; il fatto di essere stati democraticamente eletti pone su un livello istituzionale diverso.

Il PRESIDENTE ribadisce che bisogna ottenere un aumento di questo capitolo e, per dovere di cronaca, ricorda, prima che per questioni strettamente politiche, che la riforma Comites è una delle poche conquiste di questo Governo, realizzata tenendo conto solo parzialmente delle richieste degli organismi di rappresentanza.Questo capitolo deve essere aumentato e ritiene utile prevedere un richiamo nel documento conclusivo, o in un ordine del giorno che raccolga le due questioni centrali poste all’attenzione del Governo: rete Consolare, incluse le questioni che riguardano le dotazioni dei Consolati per le missioni e la dotazione del capitolo Comites.

Silvana MANGIONE (USA) considerato che è stata incaricata della predisposizione del documento finale, chiede cosa si intenda per “minimo” quando ci si riferisce ai Comites.

Valter DELLA NEBBIA (USA) comunica che il discorso deve essere condotto con principi oggettivi: il minimo per disporre di un ufficio, non lussuoso; il minimo per disporre di un elemento di segreteria a tempo pieno; il minimo per garantire i viaggi per lo svolgimento delle minime riunioni.È possibile creare poi una circolare esplicativa da distribuire sia al Comites, sia a tutta la rete consolare in cui si indicano i compiti del Comites e quelli del Console, con un linguaggio meno tecnico, perché non tutti hanno la sufficiente conoscenza legale per individuare il cavillo.

Augusto SORRISO (USA) evidenzia che quando si parla di esigenze dei Comites occorrerebbe il doppio della disponibilità attuale. Considerando che è prossima l’Assemblea plenaria della Conferenza Permanente Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE, si chiede se non sia possibile chiedere un sforzo economico alle Regioni che per la promozione spendono cifre enormi. Chiede di

inserire questa proposta nel documento finale.

Francesco PAPANDREA (Australia) conoscendo il funzionamento dei Comites, suggerisce molta prudenza. Afferma che riterrebbe inopportuno parlare di “un minimo” per non fornire una opzione che potrebbe portare alla chiusura del Comitato, con inevitabile sofferenza per la comunità all’estero.Ritiene che a fronte della richiesta le Regioni comunque non sborseranno un centesimo.

Augusto SORRISO (USA) evidenzia che si parla di milioni e milioni di dollari e ritiene che, ad esempio, duecentomila dollari le Regioni possano erogarli.

Francesco PAPANDREA (Australia) afferma di essere sicuro che una richiesta del genere non sarà neanche ascoltata. La si può avanzare, ma non si otterranno risultati.

Giovanni LORENZI (Presidente Comites Province del Capo) ritiene che non abbia senso una struttura che non è in grado di funzionare.

Alberto VECCHI (Console d’Italia a Città del Capo), in riferimento alla sollecitazione del Consigliere Valter Della Nebbia (USA) sul trattamento dei dati, evidenzia due aspetti che rendono molto improbabile una possibilità del genere. Il primo riguarda gli oneri che dovrebbero ricadere sul Comites; il secondo è altrettanto rilevante considerando che in una circoscrizione consolare, piccola o media, vi sono migliaia di residenti e che, quindi, il lavoro conseguente comporta un impegno, per almeno una settimana, di una persona.In queste condizioni non è possibile pensare di dare una risposta positiva perché l’aggravio, in termini di ore lavoro, dovrebbe essere sostenuto da personale esterno.

Salvatore CRISTAUDI (Presidente del Comites di Johannesburg) in riferimento ai criteri per l’attribuzione del finanziamento, rileva che comunque a fronte di un importo di 12 mila Euro oltre la metà è assorbita dal costo di una persona adibita alla segreteria, dell’affitto e del telefono. Peraltro l’art. 2 della legge prevede che il Comites intraprenda una serie di iniziative a favore dei connazionali per promuovere la lingua, la cultura, le attività sociali e sportive, ma non vi è un corrispondente capitolo di spesa e peraltro il prossimo anno si avrà una generale ulteriore decurtazione.Inoltre, la legge prevede l’impossibilità di impiegare più di due addette di segreteria; si è pensato allora di affidare alla segreteria anche il lavoro di coordinamento dell’associazionismo, ma ciò non è stato possibile attuarlo.Invita il CGIE a riflettere sulla impossibilità, con le attuali risorse di 12 mila Euro di conseguire i risultati che la comunità si aspetta.

Costantino BUCCIMAZZA (esperto del Sud Africa) precisa che per la distribuzione del notiziario consolare che tiene informate le comunità in ordine alle circolari consolari, è iniziato un programma di e-mail che costa pochissimo. Purtroppo non tutti forniscono gli indirizzi di posta elettronica.

Il PRESIDENTE invita a non considerare i componenti del CGIE solo in tale veste, politica e importante, perché molti fanno parte anche dei Comites e quindi la problematica è nota. È necessario puntare all’aumento di quel capitolo, non vi è altra soluzione.Per quanto riguarda il criterio oggettivo circa la soglia minima, propone di attendere la circolare, che probabilmente conterrà alcune indicazioni, e di seguire l’evoluzione in Parlamento.In ordine alla questione posta dal consigliere Sorriso (USA), afferma di concordare con la proposta da avanzare alle Regioni, con la consapevolezza però che se ad essa si intende dare peso, occorrerebbe ottenere quanto meno il sostegno dei consultori e di tutti coloro i quali all’estero svolgono un lavoro per le Regioni.

Silvana MANGIONE (USA) a rischio di ripetersi, precisa che la Conferenza è permanente, quindi

è un organismo, non un Convegno che si ripete con cadenza triennale, così come è un organismo la Conferenza Stato-Regioni. È permanente, quindi avrebbe dovuto e dovrà in futuro continuare ad agire, essendo istituita all’interno della modifica alla legge istitutiva del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, all’articolo 17-bis.Tale articolo fornisce indicazioni precisissime e cogenti. La prima è la composizione della Conferenza stessa, ovvero dal CGIE nella sua interezza e da una serie di ministri: quello degli Affari Esteri, il Sottosegretario di Stato delegato per i problemi delle comunità all’estero (che in questo momento non esiste), il Ministro della Pubblica Istruzione, il Ministro del Lavoro e Previdenza Sociale, il Ministro per i Beni Culturali e Ambientali, il Ministro competente per le politiche relative agli Italiani all’Estero, ove nominato, i Presidenti delle Commissioni Parlamentari della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica competenti per gli argomenti iscritti all’ordine del giorno, i Presidenti e gli Assessori con delega alle migrazioni delle Regioni e delle Province Autonome, il Presidente dell’Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia e, infine, il Presidente dell’Unione delle Province d’Italia.Varierebbero quindi, ai sensi della legge, i Presidenti delle Commissioni di Camera e Senato ad ogni singola riunione, a seconda di ciò che si deve discutere all’interno di essa. La Conferenza è presieduta, e questo dà il livello di dignità massima che è stata attribuita all’organismo, dal Presidente del Consiglio dei Ministri, il quale è l’unica persona che può convocarla ed ha l’obbligo di legge di convocare l’Assemblea Plenaria, almeno una volta ogni tre anni. Nel frattempo, però, la Conferenza, essendo permanente, dovrebbe continuare a funzionare. Essa si è riunita in Assemblea Plenaria solo una volta, cioè nel 2002. La Conferenza ha un compito importantissimo, che consiste nell’indicare le linee programmatiche per la realizzazione delle politiche del Governo, del Parlamento e delle Regioni per le Comunità italiane all’estero, con un ulteriore imposizione: le linee programmatiche indicate dalla Conferenza costituiscono l’indirizzo politico-amministrativo dell’attività del CGIE.In occasione della prima Assemblea plenaria del 2002 è stato varato un lunghissimo documento finale, che è un poema di compromessi vetero-migratori, con il quale venivano richieste cinque cose molto importanti. La prima è la definizione di una legge quadro che rechi i principi fondamentali cui si dovrà attenere la potestà legislativa concorrente delle Regioni nelle materie riguardanti le collettività all’estero. Come è noto, è stata approvata la legge sulla devolution, e con essa insorgono tutta una serie di situazioni in base alle quali, sia il Parlamento nazionale che i Consigli Regionali legiferano. La Conferenza suggeriva che nascesse una legge quadro per indicare precisi principi in materia di emigrazione, cioè in materie che toccano i residenti all’estero, in tutte le materie che si sovrappongono: la lingua e la cultura, l’assistenza sanitaria, l’intervento per i rientri.La seconda è la modifica della legge del CGIE, che preveda una maggiore rappresentanza delle Regioni e delle autonomie locali.La terza è l’istituzione del Fondo Nazionale a favore delle comunità italiane all’estero, che preveda la partecipazione finanziaria dei soggetti pubblici e privati e nel quale Fondo Nazionale, possano confluire anche finanziamenti dell’Unione Europea. Il Fondo dovrebbe corrispondere all’attività di coordinamento delle singole iniziative, così da evitare che più Regioni attuino promozioni fatte male nella stessa città o nello stesso Paese, incluse le iniziative di solidarietà.Infine, quarta e quinta proposta, lo Sportello Unico per l’Internazionalizzazione e il Segretariato della Conferenza Permanente.Di queste cinque cose ne è nata una sola: lo Sportello Unico per l’Internazionalizzazione, che è stato realizzato solo presso alcuni Paesi, a determinate condizioni, che evidentemente rivestivano in quel momento un valore maggiore, aggiunto per la politica economica italiana.Da allora non è successo più niente. La preparazione della prima Assemblea plenaria ha richiesto due anni di lavoro e, in tale ambito, il Consiglio Generale ha esercitato una funzione importantissima nel ritraghettare le Regioni verso il Ministero degli Esteri, dopo un periodo di frizione dovuto al fatto che il Ministero esercitava una forma di controllo sulle attività internazionali delle Regioni stesse.Poi però le Regioni hanno prevaricato il Consiglio Generale, tanto che il documento finale non è più quello che era stato predisposto dal CGIE, ma è stato modificato dai rappresentanti delle Regioni, alcuni dei quali erano estremamente bravi e convincenti, certamente più dei componenti del CGIE.

Dall’anno scorso ci si è impegnati affinché venisse convocata l’Assemblea e, a causa di una strana interpretazione della legge, fino a pochi mesi fa non era consentito invitare i rappresentanti delle Regioni e degli altri Ministeri, cosa invece avvenuta in occasione della prima Assemblea, per iniziare un lavoro comune. Comunque, la seconda Assemblea plenaria è stata finalmente convocata e si terrà nel prossimo mese di novembre.Nell’ambito del CGIE la VI Commissione Tematica, della quale fanno parte per i Paesi anglofoni, oltre a lei stessa, i consiglieri Daniela Costa (Australia) e Rocco Di Trolio (Canada), in occasione della riunione del 14 settembre scorso ha cercato di razionalizzare l’agenda della prossima Plenaria. La proposta è che la Conferenza sia articolata in soli 4 tavoli di lavoro e non 6, dispersivi, come la volta precedente, dedicati a: riforma dello Stato; lingua e cultura; formazione professionale; internazionalizzazione e assistenza sociale o al sociale in senso lato. Tali quattro tavoli di lavoro dovrebbero impostare il lavoro che nella visione della Commissione dovrebbe portare nei due anni successivi, il 2006 e 2007, all’organizzazione di quattro convegni rilevanti, chiedendo l’intervento e l’aiuto delle Regioni per ciò che attiene i finanziamenti.Altro evento da considerare nell’ambito della Conferenza Permanente è la famosa Conferenza dei Giovani, che il CGIE sta chiedendo da oltre dieci anni. Tranne il laboratorio in occasione della prima Conferenza degli Italiani nel Mondo nel 2000, non si è fatto più nulla.Vi è stato, nel frattempo, un incontro della cabina di regia al quale hanno preso parte tre rappresentanti del CGIE, il Segretario Generale, il Presidente della Commissione, il Vicepresidente della Commissione che rappresenta le associazioni italiane dell’emigrazione e quelle nazionali che stanno in Italia e hanno propaggini e sedi all’estero, tre rappresentanti delle Regioni e tre rappresentanti dei Ministeri.Ringrazia il Ministro e le tre parti in causa, Regioni, Province Autonome, Ministeri perché dalla lettura del verbale emerge un accordo sostanziale sulle linee di intervento. È anche nato un documento di base che ripercorre la realtà di quanto è stato fatto, con estrema lucidità, e propone tutta una serie di seguiti. Tale documento è stato prodotto dal ministro Carloni, al quale indirizza il proprio ringraziamento perché è realizzato con gli occhi di chi è dentro ma guarda fuori, quindi con l’intelligenza di staccarsi dalle cose che poi diventano coristiche. Un’altra delle cose chieste, che però non è realizzabile, era una riunione plenaria di tutte le Consulte dell’emigrazione italiana. Non è fattibile per tre ordini di ragioni: perché non vi sono i tempi, perché non vi sono i fondi e perché non vi sono le Consulte e nel momento in cui le Regioni vengono rinnovate le Consulte automaticamente decadono. Ritiene che nessuna delle Regioni, tranne forse una, abbia già proceduto a tutti gli adempimenti di legge regionale per la ricostituzione delle Consulte e quindi i consultori con i quali è possibile dialogare ora, sono uscenti e potrebbero non essere riconfermati.

I lavori, sospesi alle ore 13,00 riprendono alle ore 14,15

Daniela TUFFANELLI COSTA (Australia) ringrazia Silvana Mangione (USA) che ha fatto, come sempre, un riassunto esaustivo della situazione.L’aspetto del Fondo Nazionale è fondamentale proprio per il coordinamento degli interventi e le Regioni possono svolgere un ruolo linguistico-culturale importantissimo sia per gli aspetti di assistenza nel campo del sociale che nei confronti delle nuove generazioni. Chiede come ci si possa rapportare alla proposta che era contenuta nel documento del 2002, quale posizione si intenda assumere e se si sia tutti d’accordo.

Antonino RANDAZZO (Australia) interviene sul versante dell’informazione per quanto riguarda il rapporto con le Regioni. Non vi è soltanto la necessità di un’informazione di ritorno dalle aree di presenza degli italiani nel mondo verso le regioni di provenienza, ma anche la necessità di un flusso di notizie da tali Regioni alle loro comunità all’estero. Ritiene che le Regioni possano svolgere un ruolo fondamentale in tutto questo. La stampa e i mezzi di comunicazione nazionali non sono interessati alle vicende degli italiani all’estero e parlare di finestre nei vari telegiornali, di un canale per l’informazione di ritorno, è come parlare del nulla.In qualità di Presidente della Commissione Informazione proporrà la creazione di una sorta di

magazzino di smistamento per i notiziari regionali. Ritiene che le Regioni potrebbero essere interessate perché ciò costituirebbe informazione per le loro comunità all’estero.

Francesco PAPANDREA (Australia) chiede anzitutto quale collegamento vi sia tra la Commissione VII e la Commissione su Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE sulla Conferenza dei Giovani, che chiedono tutti.Dalle Regioni risultano formulate anche altre richieste: borse di studio, formazione, in ordine alle quali sarebbe utile e giusto coinvolgere la Commissione VII.

Silvana MANGIONE (USA) rispondendo a Daniela Tuffanelli Costa (Australia) che chiedeva delucidazioni sul Fondo Nazionale, evidenzia che il documento finale della VI Commissione Tematica della riunione del 14 settembre, ha stigmatizzato il fatto che, delle cinque richieste contenute nel documento finale della prima Assemblea plenaria, solo una fosse stata realizzata e soltanto in parte. Si è in sintesi ritenuto che quelle richieste siano ancora valide: bisognerà rivedere la concezione stessa di questo Fondo Nazionale, la sua composizione, gestione e obiettivi, anche alla luce della nuova legge sulla devolution.Chiede quindi al ministro Carloni se sia possibile ottenere una copia della legge sulla devolution e farla distribuire in occasione della riunione della VI Commissione. È chiaro che il Fondo Nazionale è importantissimo e che vale la pena che il CGIE si batta per esso.In ordine alla sollecitazione del consigliere Randazzo (Australia), ritiene che solo interessando le Regioni si potrà individuare anche un meccanismo di informazione di ritorno. Nei quattro gruppi di lavoro che la Commissione ha proposto, e che il CGIE ha approvato all’unanimità, sotto quello avente dicitura “lingua, cultura formazione professionale” vi è la promozione della cultura degli italiani all’estero in Italia. Se allora non si dà al termine cultura un’accezione ristretta solo alla cultura aulica, ecco che rientra anche l’informazione sugli italiani all’estero e tutto quanto essi producono.In riferimento all’intervento del consigliere Papandrea (Australia), la richiesta dell’organizzazione della Conferenza dei Giovani risale addirittura al 1992-1993. Non è in atto alcun tentativo di travalicare le competenze della VII Commissione del CGIE, tanto è vero che il Presidente della VII Commissione è convocato per la riunione di martedì e mercoledì della prossima settimana. È evidentemente auspicabile che la Conferenza Permanente approvi e spinga la richiesta di organizzazione della Conferenza dei Giovani. A quel punto ai tavoli di lavoro la posizione di preminenza vedrà, per tutto l’approfondimento e lo studio, la VII Commissione del CGIE.

Il PRESIDENTE sottolinea l’importanza di giungere alla Conferenza con dei documenti. Probabilmente non si riuscirà ad ottenere un documento unico dall’area anglofona, perché non si dispone ancora di tutti gli elementi per realizzarlo. La riunione con i consultori, benché programmata, è slittata per ben due volte. Si tenterà, con grande difficoltà, di incontrarli e coinvolgerli. È vero anche che non tutte le Regioni hanno leggi proprie che soddisfano criteri di democraticità: i consultori quindi vengono nominati, e sovente si verifica una lotta feroce per accaparrarsi queste posizioni.È possibile immaginare la reazione dei Consultori, che chiedono fondi per gestire le telefonate, i rapporti con i propri corregionali, quando si chiederà alle Regioni, di erogare fondi ai Comites. Nella riforma del Comites si sarebbe potuto prevedere anche meccanismi di collegamento; ricorda però che anche all’interno del CGIE non è stato possibile trovare accordi tra tutte le proposte che si potevano avanzare per rendere il Comites più capace di dialogare con le realtà associative regionali e con i consultori.Chiede quindi a Silvana Mangione (USA) se le Regioni arriveranno davvero preparate a questo appuntamento o se sia utile prevedere che nella prima giornata sia presente un Ministro del Governo competente in materia di devolution che illustri il provvedimento approvato e poi un rappresentante delle Regioni che esprima il parere, per conto delle stesse, su tale provvedimento.

Il Min. Plen Bernardo CARLONI (Segretario del CGIE) precisa che nessuno arriva pronto a questo appuntamento che è stato preparato in nove settimane: ritiene quindi che tutti i temi

affrontati non saranno approvati in occasione di questa Conferenza e forse neanche discussi.La Conferenza potrebbe essere organizzata, se vi sarà l’accordo su un giorno, sulla base di una giornata con la presenza dei politici e poi due giornate di inizio di discussione sui quattro temi. Il politico dovrebbe dire che è d’accordo a che la Conferenza continui ad esistere, ovvero avere un via libera politico a continuare l’esercizio della Conferenza, che costituirebbe un buon risultato.

Silvana MANGIONE (USA) informa che sembra che vi sia l’accordo su una prima giornata con la partecipazione dei politici, ai quali si farà pervenire, prima che giungano in Assemblea Plenaria, la bozza di documento finale affinché siano chiari i punti sui quali si richiama il loro impegno in apertura di Conferenza stessa.È fondamentale invitare il ministro Calderoli per spiegare che cosa sia la devolution. La VI Commissione ha avuto un incontro con il ministro Calderoli, ma si è rivelato un monologo del Ministro. Dopo un’apertura brevissima, ognuno dei presenti ha parlato dei tre punti fondamentali della legge che interessavano particolarmente il CGIE. Alle richieste di chiarimenti su tali punti è seguito un monologo che esulava dagli argomenti, ma che incentrava il solo interesse all’interno della legge sulla devolution.È giusto poi prevedere la partecipazione del ministro per i Rapporti con le Regioni, On. La Loggia.La paralisi tra la prima Assemblea plenaria e la seconda è derivata dal fatto che era stato previsto un Segretariato formato da sette persone per ognuna delle tre gambe del tavolo: quindi sette rappresentanti dei Ministeri, sette delle Regioni e delle Province Autonome, sette del CGIE, che peraltro aveva proceduto subito alle nomine. Le Regioni non hanno mai nominato nessuno e soltanto tre Ministeri hanno nominato i propri referenti. Quindi ritiene che si possa prevedere che questa Conferenza assuma il carattere di permanenza e di capacità operativa che la legge le conferisce.

Francesco PAPANDREA (Australia) rileva che la riunione odierna e quella di domani costituiscano l’ultima occasione per la Commissione Continentale di esprimere proposte. Ritiene che una espressione della Commissione sarebbe utile.

Il PRESIDENTE anziché rimandare la discussione, propone che entro una settimana, massimo dieci giorni, dalle delegazioni dei Paesi della Commissione pervengano alla sua attenzione e a quella di Silvana Mangione (USA) e Daniela Costa (Australia), che fanno parte della Commissione che si occupa di questo aspetto, documenti che seguano il percorso dei quattro tavoli tematici, per poi presentare la documentazione raccolta come una proposta d’area.

Silvana MANGIONE (USA) ricorda i titoli e i sottotitoli dei quattro tavoli di lavoro, invitando i Consiglieri dell’area anglofona a considerare oculatamente la suddivisione negli stessi al fine di evitare di concentrare l’attenzione su uno piuttosto che su un altro di essi.

Il PRESIDENTE chiede se la proposta formulata sia condivisibile.

Non risultano formulate osservazioni.

Il PRESIDENTE avverte che si passa all’esame del punto relativo alla rete consolare.Quello della rete consolare è un tema che è stato già anticipato oggi, in almeno due punti già discussi, quindi propone di riprenderlo attraverso un ordine del giorno.Partendo dalla finanziaria era stato approvato un ordine del giorno predisposto dal consigliere Valter Della Nebbia (USA) in occasione della Assemblea plenaria dello scorso luglio che si potrebbe riprendere rafforzandone l’emergenza, visto quanto sta avvenendo con l’assestamento di bilancio.In attesa che venga reperito l’ordine del giorno, sospende la trattazione del punto e avverte che si passa all’esame del punto relativo alla Prima Conferenza Mondiale dei Giovani.L’orientamento emerso dalla Commissione Stato-Regioni, che in sostanza è stato approvato, consiste nel collegare questo importante evento anche al rapporto con le Regioni. In ogni occasione in cui si è parlato della Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo, è stato sempre fatto riferimento

alle esperienze che già le Regioni hanno svolto in questo settore. Tali istituzioni sono stati i veri precursori rispetto al rapporto con le nuove generazioni, malgrado alcune di esse non abbiano mai affrontato il tema delle nuove generazioni.Occorrerebbe comprendere il tipo di documentazione di base con la quale si arriva ad una conferenza di questo genere, che deve essere diversa da quelle tradizionali, se si vuole che abbia successo con le nuove generazioni.Si era anche parlato di coinvolgere i giovani sin dalle fasi preparatorie; a tal proposito, le Commissioni Stato-Regioni e VII, che hanno competenza in materia, dovrebbero già pensare a coinvolgere i giovani e le nuove generazioni. Restano da stabilire modalità e meccanismi. Ricorda che la VII Commissione aveva proposto di individuare in ogni Paese un referente, magari collegato ai Comites o alle realtà associative all’estero, che coinvolga altri giovani sulla ipotesi della Conferenza; è, questa, una delle ipotesi, certamente la più semplice, dal momento che sarebbe difficilmente realizzabile quella di far partecipare a un tavolo tematico a Roma i giovani per discutere di una Conferenza ancora in forse.

Stefano VIGORITI (Esperto del Sud Africa) chiede quale fascia di età sia interessata.

Il PRESIDENTE risponde che si parla di nuove generazioni proprio per evitare una classificazione in età. Il termine “nuove generazioni” comprende tutti gli oriundi nati all’estero senza una imposizione di una fascia di età.

Riccardo PINNA (Sud Africa) rileva che le proposte circa le modalità sono già state avanzate; sarebbe pertanto più utile concentrarsi sul “quando”.Sul punto, infatti, sono state condotte ricerche in tutto il mondo, anche in Sud Africa, con grande dispendio di denaro; è stata realizzata tutta una preparazione, le Regioni hanno organizzato tanti convegni di pre-conferenza; è stato pubblicato un corposo studio presentato a San Francisco dal dott. Cristiano Caltabiano (ricercatore dell’IREF).Ora è necessario andare al sodo e stabilire se si intenda realizzare la Conferenza oppure no, e se sì quando.

Il PRESIDENTE evidenza che il CGIE ha ripetutamente formulato molte richieste, quindi il “quando” dipende dal Governo o dal Parlamento.

Riccardo PINNA (Sud Africa) sottolinea che è stato perso fin troppo tempo e che bisogna chiedere con forza la Conferenza dei Giovani per non vanificare il lavoro svolto e le risorse impiegate.

Il Min. Plen Bernardo CARLONI (Segretario del CGIE) comunica che la cifra di 1 milione e 300 mila euro per la Conferenza dei giovani è stata riproposta per l’anno prossimo, quindi la richiesta è attiva anche sotto l’aspetto tecnico-contabile.

Daniela TUFFANELLI COSTA (Australia) ritiene opportuno riflettere sul titolo che si deve dare alla Conferenza, per non creare incomprensioni sul termine “giovani”.

Salvatore CRISTAUDI (Presidente del Comites di Johannesburg) ritiene importante che in vista della Conferenza siano predisposti degli workshops che consentano ai giovani di cominciare ad organizzarsi.

Stefano VIGORITI (Esperto del Sud Africa) ritiene che piuttosto che parlare di una prima conferenza mondiale dei giovani sia più opportuno fare riferimento ad una prima conferenza mondiale delle nuove generazioni degli italiani all’estero.

Riccardo PINNA (Sud Africa) evidenzia che il discorso non è solo legato all’età, ma alla individuazione di quegli elementi che, anche se non sono giovani, lavorano con i giovani. Essi possono mettere a disposizione della Conferenza il proprio bagaglio di esperienza fornendo un

contributo rilevante con un notevole spessore.

Daniela TUFFANELLI COSTA (Australia) comunica che i giovani diversi anni fa hanno avuto molti incontri sponsorizzati, cioè organizzati sotto l’egida delle Regioni, producendo anche alcuni documenti. Si chiede come la Commissione VII si proponga di analizzare i risultati di tale documentazione. Ritiene che rientri nella responsabilità del Consiglio procedere ad un’analisi ed una raccolta di tutti questi dati importantissimi.

Stefano VIGORITI (Esperto del Sud Africa) chiede se nelle preconferenze, sia stato definito il cosa fare o portare dal punto di vista sportivo. Parlare dei giochi della gioventù o delle mini olimpiadi italiane che suggerisce di supportare, ad esempio, potrebbe essere un’idea. Chiede inoltre come una conferenza mondiale delle nuove generazioni possa affrontare tali tematiche e fornire ai giovani italiani muniti doppi passaporti l’opportunità arrivare alle nazionali italiane.

Giovanni LORENZI (Presidente del Comites delle province del Capo) aggiunge che il Comites di Città del Capo, e in modo particolare il consigliere Alberto Talotti, ha organizzato uno scambio di giocatori di rugby: da Bassano del Grappa quattro ragazzi sono stati ospitati per due mesi e mezzo nelle case di famiglie italo-sudafricane; fra un mese partiranno quattro ragazzi italo-sudafricani per un’esperienza al Rugby club di Bassano.Informa del caso di un altro ragazzo, Roberto Talotti, che, segnalato dal Comites, è stato inviato in Italia, vicino a Parma, ove è risultato un talento importante, ma ve ne sono anche altri.

Franco MURARO (Esperto del Sud Africa) afferma di non comprendere appieno cosa i giovani debbano discutere in occasione della Conferenza.

Il PRESIDENTE chiarisce che il lavoro preparatorio deve essere ancora svolto; vi sono ipotesi, proposte che sono state presentate addirittura nella passata consiliatura del CGIE, anche da questa Commissione Continentale. Quello che non è stato ancora fatto è discutere con i giovani per conoscere come vorrebbero articolare la Conferenza: fino a quando non si opererà in tal senso, permarrà la confusione. Occorrerà quindi definire i percorsi, che potrebbero essere tematici.

Silvana MANGIONE (USA) sottolinea che occorre tener conto anche del fatto che nel frattempo alcune Regioni hanno istituito a latere della Consulta Regionale la Consulta dei Giovani. L’Emilia Romagna è stata una delle prime Regioni a chiedere che i consultori venissero eletti dalle associazioni e non più imposti dall’alto. Tali Consulte dei giovani funzionano stupendamente e hanno perfino bacchettato le Regioni, che proponevano determinati progetti per i giovani, perfezionandoli ed affinandoli. Vi è un progetto di raccolta dei giovani nei vari Paesi del mondo che vanno a fare stage presso industrie specifiche con risultati eccezionali: questi ragazzi sono stati assunti in loco o sono tornati indietro e sono diventati agenti delle industrie o rappresentanti commerciali. Ritiene che si debba commercializzare l’idea che l’Italia non è solo il posto della nostalgia, del ricordo dei nonni, ma un luogo che in questo mondo sempre più piccolo può essere un referente o un interlocutore.

G. PIOVESAN (Esperto del Sud Africa) ricorda che fino all’età di 35 anni i giovani, sia maschi che femmine, non hanno una sistemazione stabile e possono muoversi con facilità: dunque la selezione dovrebbe riguardare più persone, perché si corre il rischio di individuare elementi che, in breve tempo, potrebbero non essere più disponibili.

Lorenzo DELLA MARTINA (Presidente del Comites della provincia del KwaZulu Natal) rivolgendosi al consigliere Riccardo Pinna (Sud Africa) chiede quando potrà realizzarsi la sinergia per avviare le Olimpiadi dei Giovani.

Riccardo PINNA (Sud Africa) informa che lo scorso giovedì si è tenuta una riunione al Comites di Durban durante la quale si è parlato di creare tala sinergia. Considerato che il coordinatore è stato

sfiduciato e per un anno e mezzo non si è potuto fare niente, si è determinato di recuperare il tempo perduto e tornare a riunirsi. In questo senso è stato rivolto un invito all’Ambasciatore.

Lorenzo DELLA MARTINA (Presidente del Comites della provincia del KwaZulu Natal) chiede se l’incontro sarà prossimo.

Riccardo PINNA (Sud Africa) dipende dalla volontà di ognuno. Una occasione sarà il 9 dicembre in occasione della riunione consolare. Comunica che c’è l’accordo dei tre Presidenti Comites e dei due Consiglieri del CGIE per portare la stessa idea di questa sinergia ai tre Consoli e all’Ambasciatore.

Lorenzo DELLA MARTINA (Presidente del Comites della provincia del KwaZulu Natal) chiede se sia possibile stabilire una data per iniziare questo lavoro di sinergia.

Il PRESIDENTE rileva che l’argomento in discussione riguarda una problematica locale per la quale è più opportuno fare riferimento alla riunione con i Presidenti dei Comites.

Riccardo PINNA (Sud Africa) comunica che durante la riunione sono stati affrontati tutti i punti previsti.

Lorenzo DELLA MARTINA (Presidente del Comites della provincia del KwaZulu Natal) ribadisce di volere solo precisazioni in ordine alla data.

Il PRESIDENTE chiude la discussione sul punto all’ordine del giorno, avvertendo che si procederà all’esame anticipato dei punti aggiuntivi inseriti ad inizio dei lavori della mattina.Per ciò che attiene il punto relativo alle funzioni dei COMITES, chiede se la discussione già svolta possa considerarsi esaustiva.

La Commissione conferma.

Avverte quindi che tra le questioni inserite, su richiesta del consigliere Riccardo Pinna (Sud Africa), c’era quella delle Commissioni bilaterali.

Riccardo PINNA (Sud Africa) evidenzia che la richiesta precisa riguardava le convenzioni bilaterali, imprenditoria e business.

Il PRESIDENTE afferma che il punto appena annunciato riassume tutto.

Riccardo PINNA (Sud Africa) desidera aggiungere anche qualcosa sulla riforma elettorale.Precisando di non voler riaprire discussioni, chiede alla Commissione, al Segretario Esecutivo del CGIE, al Vicesegretario e ai due rappresentanti del Comitato di Presidenza di verificare gli accordi e le documentazioni esistenti tra Sud Africa e Italia in ordine alla garanzia di democraticità e al rispetto delle minoranze. Illustra, infatti, un meccanismo in base al quale, per l’assenza di regole, i “bianchi” sono discriminati e per continuare a lavorare tutti i businessmen, quindi anche gli italo-sudafricani, sono obbligati ad associare alle proprie aziende, per una quota superiore al 25 percento, un socio di colore, pena difficoltà di rapporti con istituti bancari, il che sta creando un disastro dentro le comunità. Chiede che la Direzione Generale si faccia carico, e il Comitato di Presidenza spinga in tal senso, di reperire tutta la documentazione relativa.Chiede quindi di conoscere, per iscritto, come funzioni questo aspetto, quali siano i pro e i contro e se si stiano rispettando la costituzione sudafricana e gli accordi bilaterali.

Giuseppe NANNA (Sud Africa) comunica che in occasione di una visita recentemente effettuata presso un paesino a nord di Johannesburg, durante un incontro, due Ministri del Governo sudafricano hanno spiegato che è loro intenzione comprare la terra e le farms dei bianchi per darle

alle comunità svantaggiate. A tale riunione partecipavano alcuni italiani che da trenta o quarant’anni possiedono farms nella zona. I due Ministri hanno assicurato che la loro intenzione era di comprare delle aree coltivabili in quell’area. Dopo la riunione, confrontandosi con questi italiani, è emersa una situazione leggermente diversa. Infatti qualche settimana fa, per la prima volta, è stata confiscata una farm, gratuitamente. Chiede, collegandosi al discorso del consigliere Riccardo Pinna (Sud Africa), se vi siano leggi o patti bilaterali tra il Governo sudafricano e quello italiano, che possano proteggere queste persone.

Il PRESIDENTE propone di chiudere la discussione perché ritiene che la Commissione non sia in grado di esprimere una valutazione in ordine da un lato alle scelte politiche di un Paese, il Sud Africa, e dall’altro alle ricadute di tali scelte sulla collettività italiana.La richiesta è giusta e legittima e quindi è possibile dire subito che sarà richiesto che il Governo italiano si attivi per capire se sia possibile intervenire. Questo sarà fatto perché è un dovere del CGIE. Afferma di essere sorpreso però che non vi sia un avvocato specialista in questo settore in grado di esprimere un parere anche molto circostanziato rispetto a questi episodi. Ritiene che in materia bisognerebbe acquisire prima di tutto un parere legale che possa essere anche di conforto a chi poi, dovrà far presente la situazione al Ministero degli Esteri.

Giovanni LORENZI (Presidente del Comites delle province del Capo),per consentire di comprendere meglio la situazione si impegna a reperire copia della documentazione relativa.

Il PRESIDENTE avverte che si passa all’ulteriore punto proposto dal consigliere Riccardo Pinna (Sud Africa)

Riccardo PINNA (Sud Africa) anche per il punto in esame chiede al Segretario Esecutivo, al Vicesegretario Generale e ai due componenti del Comitato di Presidenza del CGIE di farsi portavoce affinché venga aperta un’inchiesta sul patronato di Città del Capo per ciò che riguarda la restituzione dei fondi al Comites. In particolare chiede che l’inchiesta riguardi il patronato ITAL-UIL e sia effettuata da un organo competente che segnali i probabili reati di falsificazione di atti d’ufficio, di illecito e appropriazione indebita. Un’inchiesta, in sintesi, sull’Ufficio Patronato e su chi lo gestiva.Anche su questo punto chiede che i Consiglieri del CGIE del Sud Africa vengano informati e venga consegnata loro tutta la documentazione prodotta.

Il PRESIDENTE precisa che su tematiche come quella rappresentata si era già discusso. Se la segnalazione riguarda un Patronato deve essere rivolta agli ispettori del Ministero del Lavoro. Se invece si tratta di una denuncia che riguarda anche il Comites, una gestione del Comites, o una commistione di gestione tra Comites e Patronato, secondo quanto è stato più volte ribadito anche in sede di Commissione, allora c’è un dovere di controllo da parte dell’autorità consolare.Ritiene che sia strano che la richiesta arrivi al CGIE o alla Commissione Continentale, perché il CGIE non ha funzioni di controllo né di denuncia, perché se così fosse diventerebbe il ricettacolo di tutte le denunce del mondo, di tutto quello che c’è da denunciare, Comites, Patronati, Camere di Commercio, perché di cose strane nel mondo ne avvengono tante.Di norma denuncia chi conosce i fatti e se ne assume le responsabilità. La segnalazione sarà comunque trasferita al Comitato di Presidenza, ma assicura che la risposta sarà comunque quella enunciata.

Silvana MANGIONE (USA) evidenzia che sarebbe buona abitudine presentare una denuncia scritta con nomi, cognomi e indirizzi, che illustri le circostanze.

Riccardo PINNA (Sud Africa) prende atto della spiegazione e annuncia che si rivolgerà per iscritto al Ministero del Lavoro.

Silvana MANGIONE (USA) aggiunge che la copia può essere inviata al CGIE il quale può

sollecitare, dopo che è partita la denuncia da parte degli interessati.

Riccardo PINNA (Sud Africa) chiede inoltre che il CGIE si faccia portavoce nei confronti della Direzione Generale affinché questa solleciti la rete consolare ad effettuare controlli severi presso tutti i Comites del mondo.

Il PRESIDENTE evidenzia che questo è già previsto dalla legge. È infatti dovere dell’Ufficio Consolare effettuare il controllo e la verifica di tali organismi.

Riccardo PINNA (Sud Africa) chiede se si possa sollecitare una raccomandazione.

Il PRESIDENTE precisa che la raccomandazione presuppone che qualcuno non abbia compiuto il proprio lavoro. Si sta chiedendo di denunciare i Consoli: ritiene di non essere in grado di valutare se questi abbiano svolto bene il loro lavoro.

Stefano VIGORITI (Esperto del Sud Africa) chiede a chi un cittadino italiano in Sud Africa debba fare riferimento allorquando viene a conoscenza di cose che non vanno bene.

Il PRESIDENTE precisa che il CGIE va informato, però non ha poteri di controllo. A fronte di reati, ciascun cittadino si può rivolgere alla Procura della Repubblica mediante denunce. Ritiene però che non sia ragionevole chiedere che queste situazioni vengano riportate a un Consiglio Generale che poi, non essendo in grado di esprimere una valutazione o un giudizio, non può neanche aprire una discussione sul punto.

Giovanni LORENZI (Presidente del Comites delle province del Capo) rileva che questo episodio riguarda il Comites delle province del Capo. Comunica che negli ultimi mesi si è lavorato tantissimo per cercare di chiarire la situazione. Annuncia quindi che è pronta una lettera da consegnare al console Alberto Vecchi (Console d’Italia a Città del Capo) per effettuare quanto appena suggerito.

Il PRESIDENTE ringrazia il Presidente del Comites per questa ulteriore e conclusiva dichiarazione. Chiusa la discussione sul punto, propone di rinviare all’indomani l’esame della questione relativa alla rete consolare.

La proposta è approvata.

Il PRESIDENTE propone quindi di anticipare il punto all’ordine del giorno riguardante la prossima riunione della Commissione Continentale chiedendo ai colleghi canadesi altre comunicazioni riguardo al tema, se vi sia la conferma della sede e se vi sia un’indicazione del periodo.

Domenico MAROZZI (Canada) comunica che si sta cercando di valutare il contesto e la possibilità alla luce della data delle elezioni.

Il PRESIDENTE consiglia di continuare a lavorare e programmare senza tener conto delle elezioni, altrimenti si corre il rischio di bloccare tutto.

Gino BUCCHINO (Canada) informa che in occasione della riunione ex articolo 11 del prossimo 5 novembre all’ordine del giorno è anche la definizione del programma della prossima riunione della Commissione Continentale, cioè l’indicazione e i suggerimenti di Paese. Deve però ribadire l’incertezza sulle date.Anticipa all’attenzione dei colleghi del CGIE l’orientamento a tagliare l’aspetto degli esperti e concentrarsi sulla situazione Paese.

Un nuovo suggerimento consiste nel dedicare una prima giornata ad un coinvolgimento più massiccio dei Comites in ordine a una tematica quale quella della terza età, con un incontro allargato, ferma restando la modulazioni dei costi.

Domenico MAROZZI (Canada) evidenzia che si è parlato anche di individuare una formula in grado di coinvolgere più direttamente le comunità locali.

Daniela TUFFANELLI COSTA (Australia) ritiene ottima l’idea di dare visibilità al lavoro della CGIE in raccordo con la comunità. La prima giornata dei lavori può essere dedicata a fornire informazioni alla comunità, che partecipi e che ascolti gli esperti.

Domenico MAROZZI (Canada) preferirebbe invertire e dedicare piuttosto la seconda giornata alla tematica locale e aprire un forum anche alla comunità e i Comites.

Il PRESIDENTE propone di rinviare all’indomani anche la trattazione del programma 2005/2006.

La proposta è approvata.

Augusto SORRISO (USA) precisa che insieme al consigliere Vincenzo Centofanti (USA) è stata sollevata più di una perplessità in ordine alla questione esperti perché prima sono arrivate sollecitazioni per individuarli e poi si è dovuto annunciargli che non era più possibile la loro partecipazione. Chiede se si possa inviare loro una nota con la quale si afferma che ciò non è dipeso dai Consiglieri del CGIE.

Il PRESIDENTE evidenzia che dopo aver individuato il tema, la data e il luogo occorre identificare i possibili esperti e acquisire da loro una eventuale disponibilità. Le condizioni di partecipazione degli esperti sono note: devono pagare il biglietto e prima della conferma bisogna attendere la convocazione formale. È proprio per questo che comunica di aver inviato subito una e-mail a tutti, nella quale annunciava l’impossibilità di confermare nulla con nessuno fino all’approvazione definitiva degli esperti, del bilancio e di tutto l’impianto da parte del Comitato di Presidenza.Chiude quindi i lavori della giornata.

I lavori terminano alle ore 16,10.

DOMENICA, 23 OTTOBRE 2005 - I lavori iniziano alle ore 09.45

Presidenza del Vice Segretario Generale Marco FEDI

Il PRESIDENTE apre la riunione dando lettura dell’ordine del giorno n. 1 “Assestamento di bilancio e rete consolare”.Non sorgendo osservazioni né richieste di modifica, pone in votazione l’ordine del giorno n. 1, che risulta approvato all’unanimità (All. 15).Avverte quindi che si passa all’esame del documento finale dei lavori.

Silvana MANGIONE (USA) dà lettura del documento finale dei lavori.

Non sorgendo osservazioni né richieste di modifica, il PRESIDENTE pone in votazione il documento finale dei lavori che risulta approvato all’unanimità (All. 16) e informa la Commissione che i documenti saranno trasmessi per via elettronica a tutti i Consiglieri e alle agenzie di stampa, così come richiesto dal Segretario.Avverte quindi che si passa all’esame della questione relativa al programma di lavoro e informa che i Consiglieri del Canada hanno annunciato che nel corso della riunione che si svolgerà nel prossimo mese di novembre a Ottawa stabiliranno il tema e la struttura delle tre giornate di lavoro della Commissione che si svolgeranno a Vancouver.Ricorda che nel programma di lavoro 2005-2006 erano stati inseriti alcuni temi importanti, tra cui quello relativo alla cittadinanza e alla nazionalità, quello inerente le nuove generazioni, quello concernente la terza età e della povertà (di cui si è occupata la presente riunione), e la relazione sullo stato d’integrazione (peraltro previsto dalla legge). Chiede se, con riferimento al programma del 2006, la Commissione ritenga che siano già emersi sufficienti elementi per proporre nuovi temi.

Silvana MANGIONE (USA) suggerisce di inserire, dal momento che nel prossimo mese di novembre si svolgerà l’Assemblea plenaria della Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE, i seguiti di tale Conferenza, quindi i quattro temi affondati dai quattro tavoli di lavoro (Riforma dello Stato, Lingua e cultura, Internazionalizzazione e Assistenza sociale). Sottolinea l’opportunità che i quattro Paesi dell’area anglofona, i quali hanno pesi rilevanti negli scambi economici affrontassero in particolare il tema dell’internazionalizzazione.

Daniela TUFFANELLI COSTA (Australia) dichiarandosi d’accordo con il suggerimento del consigliere Mangione (USA), osserva che sarebbe utile approfondire il tema dell’assistenza con le Regioni per tentare di individuare nuove soluzioni.Sottolinea inoltre l’importanza di monitorare la situazione degli anziani anche dai punti di vista statistico, di accesso ai servizi, della loro utilizzazione e del personale.

Antonino RANDAZZO (Australia) osserva come, accanto a quello dell’informazione di ritorno, si stia sviluppando il nuovo concetto della cultura di ritorno, cui è stata dedicata poca attenzione. Sarebbe dunque opportuna l’apertura di una finestra in Italia sulla creatività italiana nel mondo, che comprende artisti di ogni genere, alcuni dei quali appartengono alle seconde generazioni e non necessariamente si esprimono in lingua italiana. Allo scopo potrebbe essere destinato annualmente uno dei fascicoli, denominati “Vita italiana”, pubblicati dal Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Riccardo PINNA (Sud Africa) non suggerisce un tema, ma un nuovo sistema da adottare in occasione delle prossime riunioni della Commissione Continentale: invitare i consultori regionali dei Paesi di accoglienza e gli Assessori all’emigrazione delle Regioni a partecipare ai lavori; tali presenze contribuirebbero a realizzare sinergia tra il CGIE, le Regioni, le associazioni e i Comites e a conferire maggiore spessore alle riunioni della Commissione.

Vincenzo CENTOFANTI (USA), con riferimento alla proposta del consigliere Randazzo

(Australia), ricorda che il Ministero per gli Italiani nel Mondo ha organizzato un convegno degli artisti a Capri, dopo quelli dei parlamentari, degli attori e dei ristoratori. Tali iniziative contribuiscono ad informare gli italiani sulla realtà dei loro connazionali all’estero, dal momento che la stampa locale la trascura.

Valter DELLA NEBBIA (USA) sottolinea l’opportunità di iniziare la discussione sul miglioramento della legge istitutiva dei Comites e del CGIE, in modo che, se tutto procede come dovrebbe, i Consiglieri del CGIE che saranno eletti in Parlamento nel 2006 ne favoriscano l’approvazione.Con riferimento alla proposta del consigliere Pinna (Sud Africa), osserva che i Consiglieri degli Stati Uniti, durante l’organizzazione della riunione della Commissione svoltasi a S. Francisco nello scorso aprile, hanno tentato di invitare i consultori a spese delle Regioni, ma hanno verificato la totale ignoranza, a livello centrale, in ordine a tali figure; sarebbe pertanto opportuna l’istituzione di un data base nazionale in cui registrare i consultori.

Francesco PAPANDREA (Australia) informa la Commissione dell’esistenza di un progetto, curato dai ricercatori italo-australiani, in ordine a un programma di scambi tra i ricercatori in Italia e quelli in Australia. Suggerisce di sviluppare un progetto più ampio, che interessi gli scambi tra Italia e Paesi dell’area anglofona.

Il PRESIDENTE informa che tutti i temi emersi entreranno a far parte del programma di lavoro della Commissione.Osserva inoltre che, pur non essendo stati raggiunti tutti gli obiettivi prefissati, si è riusciti a portare il tema della cittadinanza all’attenzione del Parlamento, ove giace un provvedimento sul riacquisto della cittadinanza (un obiettivo perseguito dal CGIE per molti anni) che, approvato dalla Camera dei Deputati, si è bloccato al Senato, ma non è detto che non venga approvato anche da questa Assemblea.Avverte quindi che è terminato l’esame dei punti all’ordine del giorno e chiede se vi siano, da parte dei Consiglieri, questioni varie da esaminare.

Riccardo PINNA (Sud Africa) chiede al Comitato di Presidenza una maggiore attenzione nei riguardi del Sud Africa, che non è rappresentato al suo interno. Chiede inoltre maggior rispetto nei confronti degli organizzatori delle riunioni; sarebbe sufficiente una e-mail o una telefonata per informarli di cambiamenti intervenuti, specie se le conseguenze si riflettono sulla comunità che rappresentano. Ad esempio, quando il Comitato di Presidenza ha stabilito che per esigenze di budget si sarebbe rinunciato alla presenza degli esperti provenienti dagli altri Paesi dell’area, sarebbe stato opportuno informarne prontamente i Consiglieri del Sud Africa affinché ne tenessero il dovuto conto rispetto agli impegni assunti. Per fortuna il Presidente del Comites di Città del Capo, che definisce “un fenomeno di organizzazione e di relationship”, ha saputo risolvere brillantemente la questione.

Il PRESIDENTE sottolinea di aver subito percepito la gravità della situazione, al punta di aver spedito, la sera stessa della decisione, una e-mail a tutti i Consiglieri per informarli. Accetta comunque la critica del consigliere Pinna (Sud africa), rilevando la necessità di una maggiore attenzione e di una migliore comunicazione.Sottolinea inoltre che, al di là delle comprensibili situazioni d’emergenza, non è accettabile la mancata o la tardiva comunicazione da parte di chi sa che non parteciperà ad una riunione.Cede quindi la parola al console Vecchi, che ringrazia ancora per l’ospitalità, per aver seguito i lavori, per la gentilezza e la cordialità.

Alberto VECCHI (Console d’Italia a Città del Capo) ringrazia a sua volta per aver avuto l’occasione di assistere per la prima volta a una riunione della Commissione Continentale, alcuni aspetti della quale lo hanno molto piacevolmente colpito. Consapevole della difficoltà di individuare un minimo comune denominatore ai problemi delle collettività italiane dell’area

anglofona, si dichiara ammirato della concretezza con la quale sono proceduti i lavori.Rivolge quindi i propri complimenti agli organizzatori: i consiglieri Riccardo Pinna (Sud Africa) e Giuseppe Nanna (Sud Africa) e Giovanni Lorenzi (Presidente del Comites delle province del Capo), che per mesi si è quotidianamente dedicato alla realizzazione della riunione con generosità, competenza ed entusiasmo. Sostiene dunque di avviarsi alla fine della sua bellissima esperienza consolare felice di constatare che in questa parte del mondo tutto procederà per il meglio grazie all’appoggio e all’indefesso impegno personale di queste persone.

Il PRESIDENTE ringrazia, a nome dei componenti la Commissione Continentale, gli organizzatori della riunione, la Camera di Commercio italiana la direzione e il personale della struttura ospitante, gli esperti, i membri del Comites di Città del Capo e i Presidenti dei Comites del Sud Africa per la loro appassionata partecipazione ai lavori. Ringrazia inoltre tutti i Consiglieri della Commissione per essersi prodigati, soprattutto nella elaborazione dei documenti, che ha richiesto un impegno fino a tarda notte.Sottolinea inoltre come l’assenza della DGIEPM ai lavori della Commissione sia preoccupante e dia il segno di quanto sta avvenendo in questo momento in Italia in termini di risorse: si è innescato un trend molto pericoloso di fronte al quale non bisogna farsi trovare impreparati perché dietro ad esso si cela la questione politica, molto più pregnante, relativa all’attenzione nei confronti degli italiani all’estero. La preoccupazione, dunque, non deriva soltanto dalla diminuzione delle risorse, ma anche perché dietro a ciò potrebbe nascondersi il fenomeno molto più grave della perdita di attenzione nei confronti delle comunità italiane nel mondo.Nel ringraziare infine la segreteria esecutiva, nella persona del Min. Plen. Bernardo Carloni, rivolge a tutti il proprio arrivederci.

Giovanni LORENZI (Presidente del Comites delle province del Capo) rileva come il Presidente, nel rivolgere i ringraziamenti agli organizzatori, abbia citato la struttura ospitante, la cui anima è costituita da Maurizio Danon, del quale ricorda le numerose qualità, che ringrazia unitamente al suo personale e che invita a prendere la parola.

Maurizio DANON rivolge un breve indirizzo di saluto a tutti i partecipanti, sottolineando come sia stato gradevole ospitarli presso la propria struttura.

Giovanni LORENZI (Presidente del Comites delle province del Capo) ringrazia la Commissione per aver scelto Città del Capo per la propria riunione e ricorda come la comunità locale abbia realizzato un’incredibile vittoria dell’intelligenza sull’ignoranza e dell’impegno appassionato sul menefreghismo. Ricambia inoltre i complimenti del console Vecchi, del quale sottolinea l’attenzione e lo zelo costanti verso la comunità italiana. Rivolge infine parole di ammirazione nei confronti della disinteressata attività dei consiglieri Nanna e Pinna e ringrazia i Presidenti degli altri Comites del Sud Africa.Saluta citando le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica Ciampi in occasione della sua visita in Sud Africa: “Siamo fratelli d’Italia”.

Francesco PAPANDREA (Australia) ringrazia di cuore per la calorosa ed amichevole accoglienza ricevuta, dichiarando di essersi sentito accolto come un fratello.

Giuseppe NANNA (Sud Africa) precisa che il proprio contributo all’organizzazione della riunione è stato modesto, mentre la maggior parte del lavoro è stata svolta dal consigliere Pinna (Sud Africa) e dal Presidente del Comites di Città del Capo Lorenzi.

Riccardo PINNA (Sud Africa) nega quanto testé affermato dal consigliere Nanna (Sud Africa), il cui supporto e contributo si sono rivelati di grande aiuto per l’organizzazione della riunione.

Silvana MANGIONE (USA) ringrazia i vecchi e i nuovi amici presenti, sottolineando la sua gioia per aver visto tre generazioni di Consiglieri del Sud Africa riuniti nella stessa aula, e si augura di

tornare al più presto a Città del Capo.

Lorenzo DELLA MARTINA (Presidente del Comites della circoscrizione di Kwa-Zulu Natal) rivolge un sentito ringraziamento per l’invito a partecipare alla riunione e per aver avuto la possibilità di contribuire ai lavori.

Salvatore CRISTAUDI (Presidente del Comites della circoscrizione di Johannesburg) esprime la propria gratitudine particolarmente ai Consiglieri del Sud Africa, i quali svolgono quotidianamente un egregio lavoro a favore della comunità italiana. Ringrazia inoltre l’intera Commissione per aver scelto il Sud Africa quale sede della propria riunione e per l’impegno profuso per ottenere il riacquisto della cittadinanza italiana.

I lavori terminano alle ore 11,00.

Relazioni

Interventi – Documenti

Allegato 1

Intervento di Giovanni LORENZI ( Presidente del Comites delle province del Capo )

Minister Plenipotentiary, Bernardo Carloni in absentia, Ambassador of Italy to South Africa, Dr. Astraldi, Mrs. Virginia Peterson of the Department of Social Services & Poverty Relief of the Western Cape, Dr. Alberto Vecchi Consul of Italy in Cape Town, Dr. Marco Fedi Vice Secretary of the CGIE per i Paesi Anglofoni, Distinguished Guests, CGIE Councilors, members of the various COM.IT.ES. present here today, ladies end gentlemen. This conference, I trust, will be an introspective examination of the universe that comprises those persons that compose, what we euphemistically refer to as “Pianeta terza età”.These words, translated literally, mean Planet of the third age. This is a euphemistic reference to our universe, and in particular, to our reality as Italians, both living in Italy and abroad, of the increasing numbers of our fellow country mean and women who are living to ever increasing ages.Most of us in this room have not reached that stage of life that may by classified as the “third age”. Most of us in this room are however, in that stage could that, in English is referred to by the often terrifying words “MIDDLE AGED”.What is however significant is that in order to get to the third age one must first through the second age and we need to go through, to live that second age, in the full knowledge of what awaits us, when we in turn become the people, the Italians living abroad, who will populate our planet of our Third age.

Per questa ragione il COMITES delle province del Capo che, in collaborazione con il Consiglio Generale per gli Italiani all’estero, ha avuto il piacere di organizzare questa conferenza, ha ritenuto importantissimo che venisse data una spiegazione da un esperto, in questo caso, una psicoterapista che attualmente sta scrivendo un libro che tratterà il tema midlife and the rite of passage to elderhood cioè la mezza età e il passaggio alla terza età.Questa conferenza, questa Commissione tratterà questo tema cosi importante per noi tutti facendo riferimento al fatto che noi consideriamo i nostri senior citizens

• Un patrimonio da difendere• Una risorsa da valorizzare• Certamente un mondo da scoprire ma• Con un occhio al futuro per capire meglio quali sono, quali saranno, le nuove esigenze, i

nuovi servizi che dovremmo garantire ai nostri connazionali.

A nome del COMITES delle Province del Capo vorrei esprimere il mio, il nostro, ringraziamento a tutti coloro che hanno collaborato con il COMITES per dare vita a questo evento.Al nostro Console Alberto Vecchi che assieme alla signora Romina ci ospiterà a casa sua questa sera. Vorrei ancora una volta pubblicamente ribadire che (a Cape Town) siamo veramente fortunati ad avere “al nostro servizio” un Console che spende cosi tante energie a beneficio della nostra collettività.Alla segretaria del COMITES delle province del Capo, la signora Maria Coluzzi.Alla Camera di Commercio del North East & Western Cape (Maria Grazia Biancospino e la segretaria la signora Giordana Martin)Al Club Italiani di Cape Town e al suo presidente Raffaello Panebianco che ci ospiterà domani sera.Un ringraziamento particolare lo rivolgo all’Hotel Le Vendome ed al suo proprietario Maurice Danon che, con il suo personale, sono sempre disponibilissimi.Grazie ai consiglieri del CGIE per il Sud Africa Riccardo Pinna e Giuseppe Nanna per la loro passione di voler servire tutti i nostri connazionali e un fortissimo bacio ed abbraccio ad un gruppo di persone che ho definito “le vedove allegre” Maddalena Pinna, Anna Maria Nanna e Mariangela Lorenzi per la loro understanding per questa nostra passione di voler servire la nostra collettività.Finally to our Guest Mrs Virginia Petersen of the Department of Social Services and Poverty relief

of the Western Cape for her participation in this event.Buon lavoro a tutti.

Allegato 2Relazione del consigliere Giuseppe Nanna ( Sud Africa )

Nell’aprire i lavori della conferenza Anglofona vorrei porgere un saluto di benvenuto:Ministro Benedetti, Direttore Generale della DGIEPM;Ministro Carloni, Segretario esecutivo C.G.I.E;Ambasciatore d’Italia in Sud Africa dottor Vittorio Astraldi;Segretario Generale del C.G.I.E dottor Franco Narducci;Segretario zona anglofona Marco Fedi;Colleghi tutti;Ospiti vari.

Grazie, grazie a tutti voi che siete venuti in questo stupendo angolo del mondo, che cristallizza l’essenza di questo continente.La natura ha concentrato qui la parte migliore di se stessa. Le visioni dei mari, delle montagne, dei colori e dei profumi risplendono e si rinnovano anno dopo anno, immutabili sotto questo sole africano, solo parzialmente inquinate dalla presenza dell’uomo.Africa, argomento che in Europa e specialmente in Italia va molto di moda.Adesso che si sono eliminate barriere, confini e distanze, l’Africa si è avvicinata al resto del mondo, e per la prima volta si è preso coscienza delle differenze, delle disparità e dei contrasti che questo continente stancamente si trascina da millenni.Le cause di questa arretratezza provengono da lontano, accentuate da continui errori fatti da gente in buona fede e principalmente dovuti alla scarsa conoscenza della realtà locale.Questo è un tema di enorme importanza per tutto il mondo, ma specialmente per l’Italia che è sempre stata un ponte naturale fra i due continenti.Mi auguro che il CGIE nel corso della sua legislatura trovi il tempo di aprire un ampio discorso riguardante l’Africa.Entriamo nel tema della conferenza di oggi: pianeta terza età.In gioventù tutti hanno l’impressione che la vita ci offra un lungo periodo di benessere mentale e fisico, per assaporare le gioie che ogni giorno che nasce porta con sé. Non tutti si rendono conto che questo periodo di pieno vigore fisico e corporale è limitato a qualche decina di anni a cui fa seguito un lento ma inesorabile declino.Possiamo affermare che grazie alle scoperte di questi ultimi anni, la terza età sta crescendo in numero e d’importanza. L’aumento medio della vita è solo un aspetto di questa crescita mentre il risultato più eclatante sono i miglioramenti avvenuti nelle condizioni di vita e di salute rispetto a un recente passato.Come conseguenza di questo è emerso recentemente l’aspetto del cosiddetto tempo libero.Per alcuni può essere considerato un peso o una croce, per altri invece la maggiore possibilità di conoscenza, di impegno o di gratificazione.In qualche caso vi è il rifiuto nell’accettare le nuove tecnologie nel timore di non essere all’altezza di immedesimarsi nelle stesse.Vi sono persone a cui la vita ha offerto minori opportunità e che ad un certo punto rinunciano a lottare e rimangono emarginate. Queste persone si chiamano vecchi.Non è la data di nascita che determina l’anzianità di una persona, ma lo stato mentale.Noi avevamo proposto come titolo a questa conferenza “pianeta anziani”, ma un giusto suggerimento ci ha indotto a modificare in: “pianeta terza età”, facendo sottintendere che ci possono essere una quarta o anche quinta età.Io appartengo con orgoglio, ma anche con qualche rammarico a una di queste età. L’orgoglio di essere stato partecipe nel mio breve tempo a mutamenti ed esperienze che l’umanità non era riuscita a fare in tutti i millenni precedenti.La velocità di questi cambiamenti non ci ha dato modo di apprezzarne l’importanza ed il significato.Il rammarico è di non poter essere presente alle future conquiste dell’uomo.Terza età: mondo da scoprirePerché si diventa vecchi?

Ritengo che la causa principale oltre alle eventuali difficoltà economiche e fisiche sia la solitudine, mentale o materiale, l’emarginazione da parte della famiglia e della società, quando le circostanze della vita fanno diventare un peso, un ingombro o un fastidio coloro che finora erano parte del gruppo.L’anzianità colpisce nel momento in cui si percepisce la propria inutilità e allora tutto il bagaglio umano, il patrimonio intellettuale e le esperienze maturate negli anni si inaridiscono, si atrofizzano, si annullano e vengono disperse in breve tempo.La domanda da porsi è: possono i giovani perdere questo tesoro, questa saggezza, questa eredità che è disponibile per tutti?Mi auguro che gli esperti ci possano indicare vie e mezzi per recuperare questi valori che rappresentano le radici da cui noi proveniamo. Vorrei sfiorare ancora una volta il mio argomento preferito e mi rivolgo al segretario del gruppo anglofono dr. Marco Fedi.Vorrei ringraziarti per il grido di dolore registrato nel documento finale dell’ultima plenaria: salviamo casa Serena, purtroppo penso si sia trattato di un urlo nel deserto .Quando qualcuno dice: “salviamo le balene”, tutti possono recepire il messaggio perché le balene le conosciamo tutti, pochi però sanno che cosa rappresenta casa Serena, la più grossa realizzazione dell’intera comunità italiana in Sud Africa.Lo sforzo costante e corale che si protrae per oltre vent’anni per garantire alla parte più fragile della comunità un decoroso e dignitoso percorso di vita.Io invito tutti se, passando per Johannesburg, disponete di qualche ora di tempo a visitarla.Sarà un’esperienza in più che vi porterete a casa da questo meraviglioso e ineguagliabile paese.Per concludere vorrei rivolgermi al Segretario Generale del CGIE dr. Narducci, ringraziandoti per tutte le iniziative prese a favore dei popoli colpiti dai recenti cataclismi naturali, e chiederti se non potesse partire dall’Africa un’iniziativa a favore degli anziani di New Orleans , per la maggior parte di discendenza africana, che in queste settimane abbiamo visto soccombere a causa dei tragici eventi. Non credo si possano né si debbano fare distinzioni di nessun genere di fronte a calamità di portata mondiale.Grazie.

Allegato 3

Relazione di Mary Ovenston ( esperta del Sud Africa )

I am honoured to be here with you at the beginning of your conference to accommodate the needs of your aging population.Giovanni asked me to speak because I am writing a book in Midlife. The research I have done might add to your understanding of the context in which you are living and making the decisions you will discuss today.Did you realize that at the time of Christ, the life expectancy at birth was 20, so Jesus was a mature man at 33, not the youngster we all imagine. In the 1780s life expectancy at birth was still just 23 and the median age was 16 in North America. In 1900 the rate had doubled in the US, and I imagine it was similar in Italy., to 49. And now in 2005 the average Italian will die at 79.4 with larger percentage of people over 65 than in any country in the world. In South Africa it will be about the same for the Italians living here – giving or take a couple of years – unless they contract AIDS.In the past we talked about the stages of life as Birth, infancy, childhood, adolescence, adulthood, old age and death. But now Adulthood has expanded from a 15 to 20 year period to over 50 years! We now have four phases of adulthood: Young adulthood 20-30, Mid-adulthood 30-40, Midlife 40-60. Then we retire around 65 in the midst of our Senior adulthood years. And now we even talk about the over 80s-, the fastest growing segment of the world population – who are called the Oldest Old.So most of you in this room are in Midlife, a stage of life that didn’t even exist in 1900. Because it is a relatively recent stage we know very little about it and none of the institutions of the world have really adjusted to accommodate it. Up until recently – with the retirement age being established – we’ve taken a one-size-fits all approach to Adulthood.Think of some of the implications of an aging population:The Judeo Christian religious traditions we live by were established at a time when the average person died at 20, and you were really old at 40. It puts a different spin on the vow we still take in marriage “till death do us part”. Anyone can be married to someone until you are at the most 40… and then you die. But to be married to someone until you are 79 or 80 is another story! We all moan about the increasing divorce rates, but what are we doing to prepare our young people for the three stages of marriage - establishing family and career, after the children have left home, and then marriage in old age?Our government and business institutions also do not take the different stages of adulthood into consideration. We have 50 year old men competing with 35 year old women for the same positions and fulfilling the same roles! A 50 year old works smarter not harder, has learned from his mistakes, and shouldn’t have to prove him or herself. But he also needs to let go of his fear of change. We need to let the younger ones make their contribution. (specialized information with the high tech revolution)So let’s look a bit more about midlife and its two transitions.Each transition from stage to stage in life feels like a crisis. Think of birth, and of the change into adolescence with your voice dropping and hormones raging. It felt like a crisis.So the passage into midlife feels to most people like a crisis – more or less. And people’s reactions are almost predictable. It is a time of soul searching. We ask: Am I happy with the decisions I’ve made for my life so far? Do I want to live my life differently in the future? And can I get back some of the adolescent qualities I repressed when I entered the earnestness of adulthood? Some people get depressed while they work to either hold on to what they have even though it doesn’t fit any longer, or to throw it all away.And then there is the second transition at female and male menopause. When a woman stops producing Estrogen and a man’s testosterone production has dropped significantly, what happens is that the more recessive nature begins to be unmasked. For instance, studies show that boy babies are more emotional and attached to their mothers than girl babies. It makes sense because of the brain chemistry and structure of the male, with larger amigdula’s which govern emotional excitability, fear and anger. During the years that he has high level of testosterone he fuels the aggression but

masks his emotionality. By 50 he no longer has the drive to mow over the top of his feelings. Most men become more introspective, more emotional, even spiritual – what we used to call feminine qualities.Conversely, women’s male hormones are unmasked and they become more aggressive, more outspoken and driven to do their own thing – what we think if as masculine qualities.Perhaps with so many of us living to make this transition, it is time we redefine our gender definitions. Does a man stop being a man when he looses his aggressiveness?Men often feel disempowered by this change just while women have come into their own. This makes for real conflicts in relationships. Just as he wants to be left alone to read a good book, she gets her second wind.Things begin to fall apart in our bodies for the first time in our lives and without modern medicine we would die. You look at life differently when you know you could die. (I’ve had three things I would have died from without medical interventions since I turned 50)The other important thing I want to mention is that in midlife we are in positions of leadership. During our 20s and 30s we cared for our own family and career. Now we need to care for society, we need to mentor those who fallow behind us and care for our parents’ generation who are ready to pass on they legacy to us.They will likely die during this stage of our lives.Our parents death causes a generation shift and makes us come face to face with our own mortality.So I urge you to honour how you are feeling and experiencing life now – haw you feel IS how men are supposed to feel.Make room for the young and mentor them to take over when you retire.And most relevant to your topic today – don’t just care for the physical needs of our parent’s generation – honour their legacy and give them a role to play and a way to transmit their wisdom.You will be in their shoes before very long.What is the life about? Eternal answers remain the same, but the ways we live that purpose change with each stage of life. That is the real Challenge of Change.

Allegato 4Relazione di Anna Maria Verona in Siani ( Esperta del Sud Africa )

Il tema di questo congresso è “Pianeta terza età”.Con la parola pianeta si suole intendere il nostro mondo, ma anche un corpo celeste privo di luce propria, che orbita attorno al sole.Con la frase “terza età” si indica invece quella fascia di popolazione di oltre 65 anni.Questo titolo, “pianeta terza età”, evoca subito un universo popolato solamente da persone di una “certa età”, gli anziani, (come vengono definiti) i quali, proprio per questo, fanno parte di un universo differente, e, come un pianeta, sono privi di luce propria e perciò non brillano.Già questa definizione fa pensare ad una specie di “ghettizzazione”.Ma è proprio vero? E chi sono questi anziani?La società odierna è caratterizzata da un numero sempre crescente di “cosiddetti” anziani, dato l’allungamento della vita, in gran parte dovuto al benessere e quindi alle migliorate condizioni del vivere.Anche in sud Africa la popolazione italofona sta registrando un aumento di persone della terza età.Molti di essi sono ancora sulla breccia e partecipano attivamente allo sviluppo sociale con il loro lavoro e con le loro attività varie.Si tratta di persone validissime che, nonostante l’età, hanno ancora molto da offrire alla società e alla famiglia con la loro grande esperienza e abilità, che costituiscono un patrimonio personale di grande valore.Tale patrimonio, però, non è solamente loro, in quanto le risorse che lo compongono possono e devono essere valorizzate ed utilizzate per il benessere di altri membri, più giovani, della comunità.Una società civile deve fare i conti con questa realtà. Sarebbe una grandissima perdita per tutti l’ignorare l’apporto che gli anziani possono dare, con la loro ricchezza di esperienze, che possono giovare ai meno anziani.C’è infatti tutto un mondo da scoprire: “il pianeta terza età”.Quante storie, quanta parte di vita passata ci possono raccontare!Essi sono la nostra memoria storica, e per questo vanno rispettati, ascoltati, onorati per tutto quello che possono trasmetterci ed insegnarci!Ogni vita è un romanzo, unico, irripetibile, affascinante.In ogni vita c’è qualche cosa di valido che può essere d’esempio ad altri.I nostri anziani non sono ancora giunti al capolinea della vita ed è giusto che continuino a far parte della società e ad esserne considerati membri a tutti gli effetti, senza venire emarginati.Purtroppo questo non sempre avviene, specialmente nei casi in cui un anziano non sia più attivo in campo lavorativo e abbia difficoltà finanziarie che lo costringano a rivolgersi alle istituzioni assistenziali.Molti, nella terza età, si trovano senza un reddito sufficiente a sopravvivere e senza alcuna risorsa.Infatti la comunità italiana in Sud Africa conta di diversi anziani che necessitano di un’assistenza che ormai la nuova politica sudafricana non riesce più a dare.

Allegato 5

Relazione di Maria Grazia Del Giovane in Morgera ( esperta del Sud Africa )

Il pianeta terza età in Sud Africa non è fatto di parchi con nonni e nipotini, è pericolosissimo andare nei parchi, né di nonni che aspettano davanti alle scuole i nipotini, molti nonni e nonne non guidano più, non hanno più la macchina. Di sera poi è ancora più pericoloso uscire quindi è difficile, molto difficile rimanere uniti alla famiglia e la solitudine si fa sentire.Per capire più a fondo e completamente la situazione anziani si è pensato di far parlare loro, i diretti interessati: dalla piccola città di Nigel a 88 km da Johannesburg, dove gli italiani hanno cominciato ad arrivare nel 1952 per portare l’elettricità al Sud Africa, cioè sono stati i costruttori delle linee elettriche e hanno letteralmente illuminato tutto il Paese, con la collaborazione del corrispondente consolare signora Munaretto molti dei nostri anziani hanno gentilmente risposto alle nostre

domande. Alla prima, generale domanda che chiedeva quali sono le difficoltà maggiori che incontrate e volete dirci, tutti, indistintamente, hanno lamentato che devono chiedere aiuto finanziario ai figli per raggiungere la fine del mese e in più sono totalmente dipendenti dai figli per qualsiasi spostamento, molti di loro, specialmente le donne, non guidano, non esiste in Sud Africa un sistema di trasporto pubblico che si possa usare. Per approfondire si è chiesto quali fossero veramente le spese principali, la lista naturalmente comprendeva le spese di assoluta necessità come il telefono, l’acqua, la luce, il cibo, ma soprattutto la spesa sanitaria e la spesa per le medicine extra.Per fortuna quasi tutti i nostri anziani sono riusciti a comperarsi una casa e quindi non grava su di loro l’affitto.Alla domanda “Cosa ti aspetti che il tuo Governo faccia per te?” tutti hanno chiesto un aumento sostanzioso della pensione minima, la maggiorazione sociale, concessa a tutti, non solo ai settantenni.E altri suggerimenti sono piovuti, come un aiuto speciale per il pagamento della mutua “medical aid” e la pensione sociale per i loro amici che non hanno potuto pagarsi la minima.Da Johannesburg invece, pochi giorni fa, al sentore di questa conferenza, una gentile signora si è presentata al mio ufficio chiedendo un colloquio speciale. Era portavoce di un numerosissimo gruppo di anziani che volevano farmi sapere e farvi sapere che stanno cancellando l’abbonamento con RAI International di 400 Rand al mese perché non possono più pagarlo. E la trasmissione di RAI International è davvero l’unica, la sola cosa che i nostri anziani hanno. La signora era davvero triste e disperata ed io le ho detto che certamente si potrà fare qualcosa.Sottoscriviamo tutti l’appello del nostro Presidente “Ribelliamoci alla povertà”.Dal punto di vista demografico-sociologico, anche se il Sud Africa è un Paese dove la popolazione è al 90 percento sotto i 60 anni, un dato statistico che ho acquisito dall’ufficio statistic del Governo sudafricano, dal report del mid-year population estimates del 2005, quindi una nazione di giovani, diametralmente opposta alla situazione italiana, le culture indigene hanno nella trama e nell’ordito del loro tessuto sociale fortemente impressi la responsabilità per i loro anziani, il rispetto e la cura e credono fermamente al ruolo di saggio e di leader, e i loro anziani diventano gods alla loro morte e si istituzionalizzano nella “Religione degli Antenati”, per tanti unica religione, per molti, anche se proseliti di altre religioni, una credenza sempre presente a cui attingere a piene mani per la propria salute psicologica chiedendo protezione e guida nel cammino spesso difficile della vita.I nativi sanno valorizzare gli anziani e hanno capito che la storia e l’esperienza di ogni persona non deve essere dimenticata, ma deve essere letta come un libro, addirittura come un manuale dove imparare “l’arte di vivere”.Forse per questa influenza positiva si percepisce anche nella nostra comunità un affetto, una cura particolare per i nostri anziani, prova tangibile è la casa degli anziani di Johannesburg, “Casa Serena”, un progetto pensato, discusso e realizzato completamente e totalmente dalla sola comunità senza nessun aiuto dal Governo italiano, che ora ha bisogno di essere spostata, ampliata e rimodernata per provvedere ai nuovi anziani.Dalle statistiche gentilmente fornite dall’Ambasciata italiana si è calcolato che nella circoscrizione di Pretoria su un campione di 2.477 cittadini italiani 494 sono anziani, cioè circa il 20 percento è ultrasessantenne e dalle statistiche gentilmente offerte dal Consolato Generale d’Italia nella circoscrizione di Johannesburg si evince una percentuale ancora superiore, il 23 percento. Molti di loro dovranno usufruire della nuova “Casa Serena”, che necessariamente è una casa di riposo a pagamento.La situazione degli anziani in Sud Africa è molto particolare. Il nuovo Governo sudafricano prendendo coscienza della drammatica situazione sociale degli anziani ha istituito una pensione sociale di vecchiaia, quella che qui tutti chiamano “Mandela’s pension”, ma soltanto per i cittadini sudafricani, e soprattutto per i veri poveri che non hanno reddito né casa. I nostri anziani, per la maggior parte solo con passaporto italiano e magari con una casa, sono chiaramente esclusi dai 780 Rand della pensione sociale, equivalente al cambio di circa 100 Euro al mese.Ma sicuramente, ci si chiede, avranno maturato una pensione nel periodo di lavoro. No, la normativa precedente a proposito di contribuzione pensionistica era sempre non governativa, privatizzata, spesso non obbligatoria e soprattutto non trasferibile da una ditta ad un’altra, quindi il lavoratore veniva rimborsato della sua contribuzione ogni volga che cambiava lavoro e quindi ogni

volta ricominciava da zero, con la disastrosa situazione che all’età della pensione non aveva mai raggiunto un minimo di anni di contribuzione.Lo scenario a questo punto potrebbe essere stato veramente esplosivo, ma per fortuna si è inserito il buon senso, la solidità e l’orgoglio dei nostri anziani che per non gravare su nessuno hanno investito tutti i loro risparmi per avere la pensione minima italiana che è l’unico sostentamento dei coniugi pensionati.Ma in Sud Africa anche la salute, uno dei diritti base acquisito in tutto il mondo, si paga, anzi ha un costo altissimo, equivalente al rateo di pensione minima, cioè circa 420 Euro al mese per due persone. Ed è questo che preoccupa di più i nostri anziani, perché le pensioni minime sono aumentate meno del 2 percento annuo, negli ultimi 5 anni, statistica acquisita dagli schedari del Patronato, mentre il Sud Africa ha avuto una inflazione rampante a due cifre e soltanto la contribuzione alla mutua medical aid il prossimo anno aumenterà de l20 percento.Bisogna anche sapere che non tutte le medicine sono a carico della mutua, anzi la mutua copre soltanto quelle definite generiche, che contengono gli stessi principi attivi contro la malattia, ma che possono contenere differenti substrati che ad alcune persone, specialmente anziane, causano intolleranze.Quindi, oltre alla contribuzione mensile, l’anziano si trova a dover pagare anche per le medicine. Ed è per questo che ogni giorno di più aumenta il numero dei nostri anziani che si rivolgono alle istituzioni per avere un aiuto e dal nostro Consolato Generale di Johannesburg è partita, proprio in questi giorni, una splendida iniziativa che vuole coinvolgere tutta la comunità per la segnalazione degli anziani poveri che non ce la fanno più finanziariamente e hanno urgente bisogno di aiuto.Non ci possiamo aspettare che sia il Sud Africa ad aiutarci, è un Paese che ha ancora tanti problemi e tante persone da aiutare, deve essere il Governo italiano a preoccuparsi di mantenere la dignità dei suoi figli anziani.Da parte della comunità più giovane, i nostri anziani sono “nostri”, non devono essere dimenticati, dobbiamo loro troppo: la trasmissione, il mantenimento della nostra cultura, della nostra lingua, delle nostre radici, del nostro essere italiani, ed è per mantenere la memoria dell’italianità in Sud Africa, per ricordare, per i nostri figli e nipoti che possiamo sempre essere orgogliosi e fieri dei loro antenati, che oltre alla promessa di cercare tutti insieme di risolvere i problemi, propongo di pensare ad un museo dell’italianità in Sud Africa, alla messa di una prima pietra, un inno e una celebrazione a tutti i nostri anziani per ringraziarli tutti, quelli che hanno fatto strade e ponti, quelli che hanno costruito la più piccola chiesa del mondo, ma, e soprattutto, tutti quelli che ogni giorno hanno lavorato dignitosamente, facendosi apprezzare e facendo apprezzare l’italianità e lasciando ai giovani italo-sudafricani in eredità un forziere ricchissimo di ogni gemma a cui attingere se ne avessero bisogno: dalla stima alla riconoscenza, al rispetto che questo Paese, nelle stesse parole del presidente Mbeki ha sempre manifestato a favore dei nostri anziani italiani.

Allegato 6

Relazione del Vice Segretario Generale per i Paesi Anglofoni Marco Fedi (Australia ).

PANORAMICA SUGLI ANZIANI ITALIANI IN AUSTRALIA:quadro generale e prospettive

L’immigrazione di massa in Australia dall’ultimo dopoguerra ad oggi raggiunse il suo culmine alla fine degli anni ’60. Da allora ad oggi, e particolarmente nell’ultimo ventennio, si può dire che il flusso immigratorio dall’Italia è praticamente cessato a seguito di vari fattori sia in Australia sia in Italia: enfasi da parte dell’Australia su un programma immigratorio che privilegia giovani altamente specializzati che parlano l’inglese a scapito dei tradizionali ricongiungimenti famigliari e dell’immigrazione a catena, che è stata il perno del programma immigratorio dell’immediato dopoguerra, mentre le mutate condizioni socioeconomiche in Italia hanno neutralizzato quelli che furono i motivi principali di push per tanti dei nostri connazionali che, per lo più forzatamente, videro in questo Paese un'opportunità di dare un futuro alla loro famiglia. Anche i rientri in Italia, notevoli nei decenni '50 e ’60, sono divenuti ormai quasi insignificanti.

Nati in Italia, Censimenti 1947 – 2001

1947 33 6321954 119 8871961 228 2961966 267 3251971 289 4761976 280 1541981 275 8831986 260 7881991 252 5961996 238 2632001 218 718

Anche se provenienti da tutte le Regioni italiane, circa la metà degli immigrati italiani in Australia hanno le loro radici nel Sud Italia, in particolare nella Sicilia e nella Calabria.

Per lo più manovali e contadini, con un’istruzione scolastica che non andava di solito oltre le elementari, ben presto cercarono la loro fortuna nei centri industriali, particolarmente nelle metropoli di Sydney e Melbourne lasciando i lavori nelle coltivazioni di canna da zucchero nel Queensland o nelle immense tenute agricole dell’interno.La comunità italo-australiana è ormai, a tutti gli effetti, stabilizzata principalmente in zone geografiche ben identificabili, anche se si può dire che non c’è paese o cittadina in cui si può

Origine regionale, 1976

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incontrare qualcuno dei nostri connazionali o dei suoi discendenti. Oltre due terzi di tutti i nati in Italia attualmente risiedono in due Stati, ossia nel Victoria e nel New South Wales, in modo particolare nelle città di Melbourne e Sydney. Ed è nel Victoria che abbiamo la comunità italo-australiana più numerosa d’Australia (il 41 percento).

Distribuzione geografica dei nati in Italia, censimento 2001

NSW 60657Victoria 90056Queensland 15932South Australia 24964Western Australia 23058Tasmania 1126Northern Territory 578ACT 2346

AUSTRALIA 218718

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La comunità è soprattutto una comunità in decisa fase d’invecchiamento con ormai il 55 per cento in età di pensionamento (si noti al riguardo che i dati qua riportati si riferiscono al Censimento nazionale di quasi 5 anni fa e che quindi la maggioranza di coloro che, nel 2001 erano tra i 60 e i 64 anni, oggi hanno 65 o più anni).Dalla seguente tabella si possono facilmente rilevare alcune caratteristiche fondamentali di questo invecchiamento.Anche se in numero assoluto è nel Victoria che abbiamo la maggioranza degli italiani anziani (pari al 41% di tutti gli anziani italiani in Australia) in tutti gli Stati la percentuale di anziani italiani è di oltre la metà dei connazionali ivi residenti, con punte di quasi due terzi in Tasmania e nel Queensland. Queste percentuali sono ancor più in quelle comunità che abitano in zone extraurbane o al di fuori della Capitale di Stato/Territorio. In molti casi sono anziani italiani che sono, per svariate ragioni, rimasti legati alla vita rurale e che spesso hanno visto i loro figli lasciarli per l’attrazione del lavoro nella distante città e, probabilmente, professioni più prestigiose e meglio remunerate.

Età dei nati in Italia per Stato/Territorio, Censimento 2001

0-59 % 60+ % Totale %

Melbourne 36634 45.7 43475 54.3 80109 100Fuori di Melbourne 4204 42.3 5743 57.7 9947 100Victoria 40838 45.3 49218 54.7 90056 100

Sydney 23180 47.4 25720 52.6 48900 100Fuori di Sydney 4634 39.4 7123 60.6 11757 100New South Wales 27814 45.9 32843 54.1 60657 100

Adelaide 9710 41.8 13513 58.2 23223 100Fuori di Adelaide 694 39.9 1047 60.1 1741 100South Australia 10440 41.8 14524 58.2 24964 100

Perth 9181 44.5 11430 55.5 20611 100Fuori di Perth 987 40.3 1460 59.7 2447 100Western Australia 10168 44.1 12890 55.9 23058 100

Brisbane 3123 43.0 4132 57.0 7255 100Fuori di Brisbane 3199 36.9 5478 63.1 8677 100Queensland 6322 39.7 9610 60.3 15932 100

Canberra 1327 56.6 1019 43.4 2346 100

Hobart 269 38.4 431 61.6 700 100Fuori di Hobart 151 35.4 275 64.6 426 100Tasmania 420 37.3 706 62.7 1126 100

Darwin 227 56.8 173 43.3 400 100Fuori di Darwin 110 61.8 68 38.2 178 100Northern Territori 337 58.3 241 41.7 578 100 AUSTRALIA 97632 44.6 121086 55.4 218718 100

Un indice dell'integrazione nella società australiana, almeno formale, degli anziani italiani può essere data dal fatto che 8 su dieci hanno la cittadinanza australiana. Quanti di questi però godano anche della cittadinanza italiana è impossibile determinarlo poiché il Censimento non lo rivela, dato che solo nel 2002 l’Australia ha riconosciuto la possibilità della doppia cittadinanza.E nel prossimo ventennio l’invecchiamento della comunità sarà ancor più pronunciato, come indicato dalle proiezioni formulate dall’Australian Institute of Health and Welfare.

Problemi e prospettiveIn aggiunta a quelli che sono i problemi e le difficoltà sociosanitarie di ogni altro anziano, l’anziano italo-australiano pone particolari sfide a chi si prende cura del suo benessere fisico, psicologico e morale. Ne elenchiamo brevemente i principali.

Sicurezza finanziariaRimane discutibile fino a che punto l’esperienza immigratoria dell’italiano in Australia sia stata economicamente parlando veramente positiva, almeno per quanto riguarda la prima generazione. Accanto alle storie di successo di alcuni gruppi familiari ed individui e di coloro che compongono la classe media, per non parlare della seconda generazione, parrebbe che arrivati all’età di pensionamento – per anzianità o imposto dal mercato di lavoro diventato quasi inaccessibile per chi ha passato la cinquantina e ha perso il posto di lavoro a motivo di ristrutturazioni economiche o altri fattori – le prospettive non siano del tutto rosee.Un’analisi del Censimento del 2001 per la città di Melbourne rivela che oltre la metà (54%) dei nostri anziani vive con un reddito settimanale di meno di $200 (corrispondente a meno della pensione australiana massima di vecchiaia) ed un altro 25 percento con un reddito settimanale che va dai $200 ai $300. La differenza è quanto mai notevole quando questi dati sono paragonati per tutti gli altri anziani in Melbourne e non c’è motivo di ritenere che la situazione sia particolarmente diversa nelle altre Capitali o in Australia in generale.

Reddito settimanale di abitanti in Melbourne d’età di 60 e più anni(Censimento 2001)

Reddito settimanale Italiani % Non italiani %Nessun reddito 1043 3 12306 2

$1-199 20,914 52 147590 28$200-299 9128 23 123639 23$300-499 6215 15 176781 33$500-599 1084 3 19818 4

Più di $600 2153 5 55378 10

Totale 40537 100 535512 100

Al tempo stesso c’è da notare che – grazie soprattutto al ben noto tratto culturale degli italiani di considerare l’avere casa propria uno dei principali valori da perseguire durante la vita lavorativa – la proporzione degli anziani italiani che sono proprietari della propria residenza è significativamente superiore a quella degli altri gruppi. E questo rende maggiormente possibile il sopravvivere anche con un reddito settimanale alquanto limitato.

Tipo di residenza: persone di e non lingua italianaAustralia, Censimento 2001

Tipo di residenza Persone di linguaitaliana

Persone non di lingua italiana

Numero % Numero %Pieno titolo di proprietà 108011 89 2170787 74

Sotto mutuo 3299 3 183419 6In affitto o altro 9974 8 584941 20

Totale 121284 100

2848147 100

Le conseguenze sono significative per quanto concerne la possibilità per gli anziani italiani di provvedere da soli – o almeno in parte sostanziale – quel ventaglio di servizi sanitari, assistenziali e sociali di cui, con l'avanzare dell'età, hanno sempre più bisogno.

Salute fisica e mentaleNaturalmente per gli italiani l'invecchiamento comporta tutte quelle debolezze fisiche e mentali di ogni altro anziano e abbisogna di tutti quei servizi assistenziali e sanitari che una società moderna deve esser in grado di provvedere a basso o nessun costo. Al tempo stesso però hanno anche bisogno di particolari servizi culturalmente e linguisticamente appropriati. Negli anni ’80 i servizi e le organizzazioni sociosanitarie d’Australia incominciarono a mettere in rilievo non solo l’urgenza di migliori servizi per gli anziani ma anche delle necessità caratteristiche dei gruppi di lingua non inglese. In questa prospettiva vennero iniziati alcuni programmi specifici – in particolare il provvedere contributi per l’apertura di strutture di riposo e di cura a carattere etno-specifico e l'incoraggiare l'assunzione di personale bilingue e biculturale nei vari livelli di servizio e di assistenza agli anziani (ospedali, centri sanitari comunitari, Comuni, ecc.). Di tutte queste iniziative poco è oggi rimasto da quando nella metà degli anni '90 il presente Governo federale incominciò a smantellare i già timidi programmi ed iniziative di diretto supporto all’immigrato anziano, soprattutto nei confronti delle comunità ormai consolidate. L’enfasi oggi – e questo si applica particolarmente anche per gli italiani – è sul mainstreaming ossia l’aspettarsi che i normali servizi e programmi abbiano ad essere in grado di assistere tutti con quella sensibilità culturale e capacità di comunicazione che un anziano di origine non inglese richiede.In realtà questo avviene solo su scala limitata e proprio quando il numero dei nostri anziani sta aumentando così velocemente come visto sopra.Come ripetutamente confermato anche dai pochi – purtroppo – recenti studi sulla comunità, la prima grande difficoltà per i nostri anziani rimane la limitata padronanza della lingua inglese, soprattutto quando si ha da fare con medici, consulenti finanziari, funzionari pubblici. Purtroppo in troppi servizi permane la mentalità secondo cui, dopo decenni di residenza in Australia, l’anziano dovrebbe essere capace di parlare sufficientemente bene l’inglese e si ignora come a costoro non sia mai stata offerta la possibilità di impararla metodicamente, e anche se questa opportunità fosse stata disponibile ben pochi, pressati dalle esigenze quotidiane, avrebbero potuto approfittarne.Abbiamo così l’ormai insuperabile situazione che circa il 40 percento degli anziani italiani parla poco bene o per niente l’inglese – ed anche di quelli che dicono di parlarlo bene molti in realtà si trovano in serio disagio nei momenti più delicati quali la visita da un dottore.

Padronanza dell’inglese da parte di chi ha 60 e più anni e parla italiano in casaVictoria (Censimento 2001)

Persone %Parla molto bene l’inglese 8972 18

Parla bene l’inglese 21609 43Parla poco inglese 17478 35

Non parla affatto inglese 2385 5Totale 50444 100

È vero che in tutti gli ospedali pubblici ed in molti servizi sanitari comunitari, come nella maggioranza degli uffici governativi, si può richiedere l’assistenza di un interprete, ma spesso la sua disponibilità non è automatica o tempestiva come richiesto dall’anziano. Non c’è quindi da meravigliarsi che, come ripetutamente confermato da ricerche e sondaggi, il grado di soddisfazione nei confronti dei servizi pubblici è in diretta relazione con la capacità o meno di essere assistito da un professionista che parli italiano e che sia sensibile alle aspettative culturali dei nostri anziani.Dove maggiormente critico rimane il bisogno è nel settore di assistenza residenziale per chi per ragioni di salute o di famiglia abbisogna di cure in una casa di riposo o di cura. Come accennato sopra, ormai è divenuto del tutto impossibile – dato l’alto costo di costruzione - la realizzazione di strutture prettamente italiane. Le poche attualmente esistenti nei vari Stati sono insufficienti a rispondere alla domanda e la gran parte degli anziani sono costretti a ricevere assistenza in strutture in cui raramente vi è del personale - spesso non qualificato - che parli italiano. Una ricerca del 2003 nella città di Melbourne ha per esempio documentato come in oltre due terzi dei casi il numero di italiani assistiti in strutture residenziali per anziani, sia pubbliche, sia filantropiche e private era da uno al massimo cinque italiani, ponendoli perciò spesso in una situazione di vero isolamento linguistico-culturale in un ambiente predominantemente di lingua e cultura anglosassone. La risposta immediata a questo problema sarebbe la formazione di un adeguato corpo di assistenti sanitari bilingui-biculturali – ma ancora una volta mancano i finanziamenti e i programmi per realizzare un simile progetto.

Necessità socioculturaliCome accennato all’inizio la comunità italo-asutraliana è in gran parte composta da meridionali, tra cui forti rimangono i legami culturali con le loro cittadine, paesi e province d’origine. Di qui il fiorire di innumerevoli club e associazioni (sociali e religiose) che mantengono vivi i ricordi ed il non raro significato campanilistico e folcloristico. Ma ovviamente la partecipazione a queste periodiche riunioni è in continua diminuzione e poco apprezzata dalla seconda generazione. Una risposta a queste necessità di natura socioculturale viene data da i vari circoli degli anziani gestiti dai COASIT o da diversi Comuni, ma con irrisorie risorse. D’altro canto i grandi club regionali, formatisi soprattutto negli tardi anni ‘80 e ’90, sono diventati delle vere imprese commerciali di grande appello alla popolazione in generale più che alla comunità stessa.In questa prospettiva c’è da osservare che quasi la metà degli anziani nella cui casa si parla italiano vivono isolati in coppia e nel 14 percento dei casi da soli (anche se i dati si riferiscono alla città di Melbourne, i dati nazionali non sono di molto differenti).

Composizione familiare: persone in età di 60 e più anni che parlano italiano -Melbourne, Censimento 2001

Composizione della famiglia Persone %Coppia con figli 11094 24

Coppia sola 21772 48Singolo/a 6608 14

Altra composizione 6252 14Totale 45732 100

È perciò comprensibile che, come indicato da ricerche su scala nazionale, tra gli anziani italiani più frequenti sono i sintomi di depressione ed isolamento sociale.

Soluzioni?La risposta a questi dati sommari non è facile mancando la comunità di quelle risorse e supporto – soprattutto di carattere finanziario – che sarebbero richieste. È una comunità anziana, che economicamente sopravvive e, in generale, non florida. La seconda e successive generazioni hanno in realtà poco interesse oltre ai, ben comprensibili, forti legami familiari: il senso di “famiglia” rimane la corner stone della nostra cultura. Quello che la comunità poteva dare l’ha dato ed in abbondanza nei decenni passati e ben poco ci si può ora spettare – a parte i grandi sforzi di generosità in momenti particolari di avvenimenti dolorosi in Patria (terremoti ecc.). I grandi club, come accennato, hanno visioni diverse ed è difficile superare particolarismi. Da parte sua il Governo federale considera la comunità come ormai “stabilita” e “autosufficiente” e perciò poco propenso a sostiene attività assistenziali – e nei pochi esempi di supporto ben sanno i responsabili dei COASIT e simili organizzazioni quanto sudore si deve spargere per avere un esito positivo, che normalmente risulta di breve durata. Da parte sua il Governo italiano ha – storicamente – mostrato interesse unicamente nella direzione, importante e da non sottovalutare – della tutela e della protezione in campo pensionistico e sanitario. Sappiamo oggi che la Convenzione bilaterale in materia di sicurezza sociale, entrata in vigore nel 1988 e modificata nel 1993 ed in necessità di nuove modifiche, è stato uno strumento di “consolidamento economico” a livello famigliare importante anche in Australia; sappiamo che la protezione sanitaria generata dalla Convenzione in materia di sanità, entrata in vigore nel 1988, ha garantito l’estensione della tutela e protezione in campo di assistenza sanitaria a tanti cittadini italiani in visita in Australia e cittadini australiani in visita in Italia; sappiamo che la Convenzione in materia fiscale, non solo ha evitato le doppie imposizioni fiscali ma ha regolato un settore nel quale – di fatto – i cittadini, pur volendo fare il proprio dovere di contribuenti, si trovavano in una totale assenza “interpretativa“ e “normativa” rispetto alle responsabilità fiscali nei confronti di due Paesi; sappiamo oggi del ruolo insostituibile dei Patronati che svolgono l’unica vera azione di tutela in campo previdenziale; conosciamo purtroppo la realtà della nostra rete consolare e la situazione che non è più possibile definire grave ma che dobbiamo avere l’onestà – indipendentemente dalle posizioni politiche di ognuno – di dichiarare “incapace di rispondere alle esigenze di servizio dei cittadini italiani residenti all’estero” e non più all’altezza del prestigio internazionale che l’Italia aveva fino a qualche anno fa. Dobbiamo avere la forza ed il coraggio di affrontare questi aspetti nel loro insieme, facendo appello alle risorse delle nostre comunità, alle risorse dei Governi ed al grande lavoro del volontariato impegnato nel sociale. Occorre poi lavorare in direzione di:

• rafforzare la politica dell’estensione dei diritti, delle tutele e delle protezioni sociali per i cittadini italiani residenti all’estero anziché puntare ad un progressivo affievolimento di questa importante dimensione internazionale, bilaterale e multilaterale;

• ridisegnare la rete consolare attorno ai bisogni dei nostri cittadini all’estero, potenziare la stessa e rafforzarne le competenze, conoscenze e capacità di intervento;

• rafforzare il ruolo di assistenza svolto dai patronati attraverso l’approvazione del regolamento di attuazione della legge di riforma dei patronati e l’effettivo riconoscimento di questo ruolo attraverso Convenzioni di servizio con il MAE ed altri Ministeri;

• garantire un livello adeguato di reddito alle persone più anziane;

• garantire un sussidio adeguato alle persone che si prendono cura di anziani che rimangono nel proprio ambiente famigliare e sociale;

• sostenere le associazioni senza fini di lucro che gestiscono progetti ed iniziative in questo settore;

• coniugare le politiche di protezione sociale con quelle della popolazione per garantire la sopravvivenza del sistema pubblico e privato, sia esso a

ripartizione o a capitalizzazione;

• garantire una rete integrata ed estesa di servizi agli anziani trovando risposte ai nuovi problemi legati alla mobilità delle persone più anziane;

• garantire attenzione ai due percorsi paralleli del finanziamento a servizi che aiutino la persona anziana a rimanere il più a lungo possibile nel proprio ambiente sociale e famigliare e ai centri e case di cura per coloro i quali necessitano la casa di cura;

• rafforzare il ruolo del volontariato e coinvolgere la comunità in settori dell’assistenza che non richiedono personale specializzato;

• offrire opportunità formative professionali e linguistiche per il personale che opera nel settore dell’assistenza agli anziani;

• realizzare un piano di interventi da sottoporre alle attenzione delle Regioni, in particolare in rapporto allo sviluppo delle Università della Terza età;

• stabilire un rapporto maturo con l’Italia attraverso il rafforzamento delle politiche bilaterali e multilaterali anche con l’Unione europea;

• collegare in maniera più efficace le zone periferiche e rurali e costituire un Comitato permanente che consenta lo scambio di informazioni e di esperienze ed il coordinamento e la realizzazione di iniziative comuni;

• fissare regole anche per i fondi integrativi affinché anche nel privato sia possibile “esportare” trattamenti pensionistici;

• stabilire un Comitato che esamini le tematiche legate all’informazione di lingua italiana in Australia e specificatamente Rai International., strumento fondamentale di informazione per la Terza età.

Per quanto concerne gli aspetti strettamente legati alle Convenzioni bilaterali:

verifica della piena attuazione della parità di trattamento, ai fini previdenziali, tra pensionati residenti in Italia e residenti all’estero (esenzione IRPEF, rimborsi IRPEF, maggiorazioni sociali, in particolare tassi di cambio, tempi di trattazione delle pratiche);

accelerazione dell’iter per l’avvio di una nuova fase di negoziato in rapporto ai cambiamenti intercorsi dal 1993 ad oggi con l’introduzione nelle Convenzioni di trattamenti pensionistici anche legati al mercato del lavoro (mature age allowance/anzianità, partner allowance, esenzioni fiscali e previdenziali per i lavoratori temporaneamente all’estero);

modifica alla legge 7 giugno 1988, n. 226, accordo bilaterale in materia di sanità, prevedendo 12 mesi di copertura sanitaria anziché 6 mesi e modifica al regolamento di attuazione dell’accordo sanitario specificando in dettaglio le prestazioni incluse nella copertura sanitaria;

accordo nel settore del riconoscimento dei titoli di studio e delle qualifiche professionali; accordo bilaterale concernente l’esenzione dagli oneri previdenziali obbligatori per i

lavoratori al seguito di imprese o con contratti di lavoro a termine (superannuation guarantee, contributi previdenziali);

accordo per favorire periodi di formazione e lavoro all’estero di giovani disoccupati attraverso opportunità come vacanze/lavoro e contratti a termine ed utilizzando risorse congiunte (sussidi disoccupazione);

piano di accordi per scambi culturali tra Australia ed UE nel settore della formazione di

personale medico e paramedico e professionale nel settore dell’assistenza agli anziani.

Per quanto concerne, infine, le politiche previdenziali e agli enti di previdenza:

modifica del sistema di pagamento delle pensioni INPS che deve avvenire con accredito diretto in banca e con maggiore trasparenza rispetto a tempi, cambio ed importo individuale dei trattamenti corrisposti con pagamento unico;per il pagamento delle pensioni del Tesoro viene ora adottata una procedura di verifica sia dell’esistenza in vita che del mantenimento dello stato vedovile che richiede la compilazione e l’invio di un certificato ogni due mesi, prima della scadenza del pagamento bimestrale mentre riteniamo che una verifica annuale o semestrale possa essere più che sufficiente;ritardi delle sedi INPS nell’esame delle domande in Convenzione internazionale;ritardi nell’acquisizione dei dati sui redditi per gli italiani all’estero: le campagne RED. vengono svolte in Italia attraverso i CAF mentre per l’estero – particolarmente nei Paesi extra-europei – vi è un forte ritardo ancora non superato nonostante le promesse di impegno dell’INPS;la proposta di sanatoria infine – nata dalla consapevolezza dei ritardi dell’INPS nell’effettuare le verifiche reddituali – rimane un impegno del Governo non ancora raggiunto e, probabilmente a questo punto, definitivamente tramontata. È necessario che:

il Governo che l’aveva proposta spieghi le ragioni per cui è tramontata questa possibilità. il Governo impegni l’INPS ad una completa revisione dei meccanismi di trattazione delle

pratiche di pensione consentendo la parità di trattamento alle pratiche in Convenzione internazionale;

il Governo impegni l’INPS ad avviare tutte le procedure e gli accordi necessari alle verifiche reddituali per gli italiani all’estero;

la rete di tutela ed assistenza rappresentata dai Patronati venga rafforzata e si individuino i settori di collaborazione con i Consolati e le procedure per attuarla attraverso Convenzioni con le sedi nazionali dei Patronati in Italia;

i Patronati chiedano un incontro specifico al Ministero del Lavoro, all’INPS ed alla Commissione Parlamentare di vigilanza sugli enti di previdenza, per discutere questi aspetti;

il CGIE svolga il lavoro politico di rappresentanza su questi temi; la campagna di verifica reddituale RED/EST si trasformi in un’attività annuale, finanziata ai

Patronati, e gestita attraverso il collegamento elettronico con l’INPS.

La tutela della Terza età e delle fasce sociali più deboli richiede azioni coordinate da parte dei Governi ospitanti e dell’Italia. L’invecchiamento delle comunità italiane dei nostri Paesi traspare dai dati: il numero degli ultra sessantacinquenni tra i nati in Italia in Australia, ad esempio, rappresenta la componente più alta (41%). La richiesta di servizi è nei settori dell’assistenza domiciliare, dei centri diurni di assistenza, degli alloggi per anziani. In questo settore gli interventi dello Stato italiano sono andati gradualmente diminuendo mentre anche in Australia – con caratteristiche diverse da altri Paesi – esistono emarginazione sociale e povertà. I Paesi dell’area anglofona chiedono prima di tutto maggiore attenzione.

Allegato 7Relazione del consigliere Vincenzo Centofanti ( USA )

Caro Vice Segretario Generale, cari colleghi ed amici,Mi è stato affidato il compito di trattare l’argomento degli emigrati italiani che ora si trovano nella terza età. Lasciatemi indovinare perché sia stato scelto proprio io!La terza età è quel periodo della vita che in America si definisce golden age, l’età dorata. Amici, se questa è l’età dorata qualcuno mi restituisca quella di stagno!Non sappiamo quando inizia la terza età, non sappiamo quando finisce, ma sappiamo solo come finisce. La terza età avrebbe inizio con il pensionamento: 65 anni, ma questa data è inesatta; potrebbe iniziare anche prima, ma anche molto dopo.La terza età ha problemi e gioie uguali in tutti i Paesi del mondo, ma è solo diversa per chi vive in un Paese che non è il suo.Gli emigrati di prima generazione, vale a dire coloro che si sono spostati all’estero in giovane o anche adulta età, vanno divisi in due categorie: gli assimilati e gli integrati.Per i primi i problemi e i vantaggi di trovarsi nella terza età sono uguali a quelli dei pari età che vivono nella società nella quale si trovano.Diversa situazione si ha per gli emigrati integrati, cioè a dire per quelli che per motivi di lavoro, familiari o altro si sono felicemente adattati alla società nella quale vivono, agli usi e ai costumi locali, ma la radice è rimasta nel Paese dal quale provengono. Ora, con il tempo libero a disposizione, con l’inevitabile perdita di contatti umani nel mondo nel quale lavoravano e anche dei familiari che hanno preso direzioni diverse, queste radici affiorano, si rendono visibili e suscitano pensieri e sentimenti di nostalgia.Zucarello mi ha raccontato di un suo amico venuto dall’Italia in giovane età con moglie e figli assolutamente americani, che aveva avuto rari contatti con l’ambiente italiano, parlava in casa e fuori esclusivamente l’inglese, che affetto da una brutta malattia, nei momenti di maggiore sofferenze e di delirio parlava in italiano: nell’italiano di un bambino, nella lingua che non aveva più praticata. Quell’uomo non era un assimilato, la radice era rimasta nel paesello dal quale proveniva.Vi sono emigrati che sopportano e superano questa condizione e altri che invece ne soffrono e cercano amici, cercano una attività intellettuale nella quale riversare il talento e l’esperienza acquisita negli anni con il desiderio di sentirsi ancora utili. È verso queste persone che andrebbero indirizzati i nostri interventi.Ad esempio: noi riserviamo dei posti nei Comites che assegniamo per cooptazione agli americani, australiani o altro di discendenza italiana, evitando di sottoporli al lungo processo della campagna elettorale alla caccia di voti. Ora perché non riserviamo alcuni posti agli italiani della terza età, in sostituzione o in aggiunta a quelli dei discendenti, che vogliono dare un contributo costruttivo ai Comites in termini di esperienza, di conoscenza e, perché no, di saggezza? Questo risulterebbe di utile vantaggio per l’organizzazione facendo al tempo stesso superare a chi è mentalmente e fisicamente attivo i sentimenti più devastanti della terza età che sono quelli della solitudine e della inutilità.Altro elemento sul quale dovremmo batterci è quello dell’assistenza medica per periodi anche lunghi di permanenza in Italia. Come tutti sanno, la Medicare non copre le spese mediche fuori dal territorio americano, a meno che non si tratti di un’emergenza. Perché non aiutare questi italiani anche con un’assistenza sociale e psicologica condotta da professionisti italiani o anche, per quelli che vogliono rientrare in Italia, nel dare orientamenti su come reinserirsi nell’ambiente locale, sfatando l’illusione che possano trovare quello che hanno lasciato quando sono partiti? L’Italia è cambiata negli ultimi 50 anni ad un ritmo incredibile. Ho conosciuto italiani anziani che, rientrati in Italia, hanno attraversato crisi per la delusione di non aver trovato più quello che avevano conservato nel proprio cuore e nella loro memoria. La piazza del paese dove pensavano di fare il quarto a una partita a briscola con il curato, il farmacista, il notaio è ora un vasto parcheggio di auto.Alcuni tornano in America con un senso di rancore e risentimento. Sono stati traditi nei loro sentimenti.Amici, colleghi, diamo un appoggio attivo a questi nostri connazionali. utilizziamo la loro

esperienza nell’interesse loro, manche e forse soprattutto nel nostro interesse.

Allegato 8Relazione di Salvatore Cristaudi ( Presidente del Comites della circoscrizione consolare di

Johannesburg )

Buongorno signore e signori rappresentanti, ospiti tutti.Sono Salvatore Cristaudi Presidente del Com.It.Es. della circoscrizione consolare di Johannesburg.Vivo in Sud Africa da 20 anni e sono titolare di un’azienda di produzione e distribuzione di apparati meccanici con interesse specifico verso gli autoveicoli.Io personalmente e anche a quello della comunità italiana, assieme a tutti gli Enti ed Associazioni e gli anziani tutti vi porgo il benvenuto e vi auguro una bellissima esperienza durante la vostra permanenza in Sud Africa.Il tema di oggi è forse uno dei più importanti che valorizza la vera entità degli italiani.Sono loro appunto il patrimonio da difendere, il numeroso esercito dei capelli bianchi cui noi italiani residenti all’estero siamo riconoscenti per il fatto che la nostra presenza, ovunque nel mondo, è stata generata da quelle schiere di coraggiosi che per assoluta esigenza hanno dovuto cercare altrove una vita migliore dove si sono fatti tanti spazi fra infinite difficoltà.Oggi costoro rappresentano la maggioranza delle comunità italiane e sono quasi tutti attivi e meritevoli di attenzione.Lo spettro della vecchiaia per molti significa solitudine, emarginazione, povertà aggravate anche dal fatto di essere lontani dalla Patria.Mi sento fiero di essere parte di questa Commissione per appunto poter analizzare ed approfondire tutte le necessità di cui noi tutti ci dobbiamo far carico affinché si possa mettere in funzione un sistema che porti ai nostri anziani una vita più confortevole.Va considerato che questi italiani che sono oggi anziani hanno mandato per anni rimesse in Italia, ma questa non gli restituisce alcun diritto, addirittura gli fa pagare il passaporto annualmente, non gli riconosce alcuna assistenza medica, si diminuiscono i contributi di assistenza, non esiste la pensione sociale; praticamente lo Stato italiano li riduce alla miseria.Solo perché pur essendo italiani come i loro fratelli abitano in un posto diverso.Guardando la realtà non tutti gli italiani, nonostante quello che dice l’art. 3 della Costituzione, sono uguali.Ci appelliamo alla Costituzione per ottenere l’uguaglianza dei diritti degli italiani, altrimenti come dobbiamo definirci? Italiani di serie “B”, non italiani? Se parliamo di difendere questo patrimonio, difendiamolo.Per noi tutti l’anziano costituisce una fonte di istruzioni, consigli, indicazioni, esperienze; l’anziano è stato una risorsa, oggi da proteggere, alla quale ancora in molti casi attingere.Pertanto non può essere ignorato, ma il suo valore e il suo passato devono essere valorizzati e non mortificati con l’abbandono.Oggi il mondo degli anziani è sconosciuto ai giovani.I ricordi degli anziani sono storia di fatti e avvenimenti visti e vissuti.Per le nuove generazioni c’è un mondo sconosciuto, quello vissuto dai genitori, dai loro nonni e parenti. Purtroppo si manifesta nei giovani il totale distacco dal mondo degli anziani.A mio giudizio bisogna che tutti noi meno anziani maturiamo il principio di incamminarci con gli anziani nel rispetto della civiltà e solidarietà, dando loro spazi di partecipazione nelle attività della società in cui viviamo.In conclusione mi auguro che il risultato di questa assemblea porti a Roma il sentimento di noi connazionali tutti affinché fra le mura del Governo italiano possa essere sentita la sensibilità verso i nostri anziani che hanno la reale necessità di un riconoscimento solidale e dignitoso.Auguro che le infrastrutture create dagli italiani per gli italiani in Sud Africa e ovunque nel mondo vengano incentivate da un sostanziale contributo governativo e non più come sta avvenendo negli ultimi anni dove i tagli ai fondi destinati verso questi enti sono stati anche del 70% , ed in alcuni casi azzerati del tutto, ma che vengano incentivati considerevolmente se vogliamo realmente contribuire a sostenere la giusta causa umana quella diventare anche noi gli anziani di domani.Una nota d’apprezzamento va al nostro Consolato Generale il quale su incremento nelle richieste di assistenza, si preoccupa adesso specialmente per i nostri anziani bisognosi, infatti fra tutti i

progetti che il Consolato poteva scegliere ha preferito indirizzarsi verso quello mirato specificatamente alle problematiche sociali della comunità attraverso il tirocinio di consulenza di un esperto in assistenza sociale venuto dall’Italia, questo affinché si possa condurre un’indagine più approfondita in questo campo.Desidero anche portare a conoscenza il fatto che il Consolato ha voluto celebrare la festa nazionale del 2 giugno presso la casa degli anziani appunto per dare risalto all’importanza di quanto possa essere fondamentale l’interazione con i nostri anziani nella nostra società.Auguro a voi tutti un buon proseguimento dei lavori.

Allegato 9Relazione del professor Roberto Busetto

Signore e signori, cari colleghi: il compito che mi propongo con questo intervento è essenzialmente quello di delineare l’aspetto sociale e la condizione esistenziale di chi nell’emigrazione si trova faccia a faccia con la terza età, con il proposito di contribuire al dibattito su quello che è stato fatto e su quanto c’è ancora da fare per migliorare la qualità della vita dei nostri anziani, e tutelare i loro interessi.Ma prima di addentrarmi in tale esplorazione, penso sia giusto fare una premessa, ricordando le numerose storie di successo economico e sociale che hanno visto come protagonisti sopratutto gli emigrati della prima e seconda generazione che, arrivati da lontano spesso con pochi mezzi ma con tanta determinazione e inventiva, riuscirono a costituire complessi industriali e attività commerciali di notevoli dimensioni e importanza. Con questo mi riferisco in particolare all’esperienza sudafricana caratterizzata da un alto livello di imprenditorialità, senza però escludere quello che di simile è avvenuto in molte altre parti del mondo che hanno visto la presenza della nostra emigrazione.Parliamo quindi di persone di origine italiana che si sono avviate verso una felice vecchiaia, circondate dal rispettoso affetto di parenti e amici, unitamente alla ancora più significativa stima della gente del paese ospitante. Questo tipo di emigrazione che potremmo definire “a lieto fine” da parte di non pochi nostri anziani, rappresenta indubbiamente un patrimonio di esperienza e capacità imprenditoriale che va conservata come esempio e guida per le successive generazioni, le quali possono utilizzare quanto di positivo è stato fatto dai loro predecessori per continuare sulla strada del successo, pur tenendo conto degli inevitabili cambiamenti necessari per adeguarsi ai tempi nuovi e ai nuovi modi di pensare.Al tempo stesso va anche detto che l’affermazione positiva di molti non diminuisce la necessità di esaminare nel loro insieme le problematiche relative alle condizioni degli anziani all’interno delle nostre comunità, avendo presente il fatto che esistono numerosi casi di nostri connazionali in età avanzata che si trovano in situazioni economiche e sociali disagiate, e certe volte tristemente difficili al punto da sconfinare nell’indigenza.La cosiddetta terza età, che è poi un eufemismo (e cioè un modo più garbato per indicare la vecchiaia), è quella tappa della vita a cui nessuno vuole pensare, fino a quando non ci si trova dentro. Allora arriva il momento di fare i conti con questa realtà dove tutto quello che era dato per certo diventa incerto, visto che ora la prontezza dell’ingegno e il vigore fisico devono essere coltivati e preservati come un bene prezioso, e non possono più essere considerati come un fatto acquisito. Così, una volta approdati alla terza età, ci si rende ben presto conto di muoversi su un terreno ostile e accidentato quale è quello delle società industriali a tecnologia avanzata. Esse presentano una prospettiva davvero poco rassicurante, dove gli incessanti cambiamenti delle abitudini e dei meccanismi sociali, la frammentazione dei nuclei familiari con il conseguente isolamento degli individui, la valutazione dell’uomo solo in termini di produttività, l’alto grado di competitività a livello individuale e sociale, la perdita del senso di appartenenza e di solidarietà collettiva, imposti dalla logica esclusiva dell’accumulazione della ricchezza e dalla rincorsa al progresso tecnologico, penalizzano severamente l’anziano, considerato un peso superfluo da mettere da parte senza tanti complimenti.Dunque oggi la terza età non rappresenta più una risorsa da valorizzare nel contesto sociale in quanto è generalmente vista come inutile e quindi irrilevante. E questo è di fatto il drammatico cambiamento negativo della connotazione della vecchiaia nella società moderna, al contrario di quanto avveniva da tempi immemorabili nelle epoche preindustriali, dove gli anziani venivano rispettati e consultati come massima fonte di conoscenza derivante dalla loro lunga esperienza di vita. Inoltre, nella maggioranza dei casi, essi erano i tradizionali detentori del potere in quanto depositari della saggezza e del buon governo. Nel caso degli emigrati in età avanzata poi, le cose vengono rese ancora più difficili dalla crescente nostalgia per la terra di origine, dove risiedono le radici della loro identità culturale e dei loro affetti, da cui sono rimossi e lontani.

Si può allora vedere come l’equazione emigrazione-terza età non sempre dia risultati particolarmente felici, sotto l’incalzare degli anni che aprono le porte alla vecchiaia. D’altra parte il timore della vecchiaia non è un fatto nuovo, è sempre esistito in diversi modi e sotto diversi aspetti. Se mi è permesso sconfinare brevemente nel mondo teatrale dell’opera, anche nel “Barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini, ad esempio, rappresentato a Roma per la prima volta al Teatro Argentina il 20 febbraio del 1816, nella scena VIII del II atto, alla fine di un vivace episodio che vede il corteggiamento del conte di Almaviva per la bella Rosina farsi sempre più audace, Berta, la vecchia cameriera di Don Bartolo (lo scorbutico tutore di Rosina), rimasta sola, esprime in un monologo cantato il suo smarrimento di fronte a tanta passione e, sentendosi improvvisamente consapevole della sua età avanzata, conclude la sua aria esclamando con voce squillante di soprano: “Oh! Vecchiaia maledetta–sei da tutti disprezzata–e vecchietta disperata mi convien così crepar”.Ed ecco che molti nostri anziani soffrono di solitudine fisica e psicologica. Subiscono il trauma di chi si sposta da una situazione di indipendenza personale ed economica, a una di dipendenza e necessità, rimossi come sono dal processo produttivo e decisionale. Inoltre il loro ridimensionamento a soggetti passivi di basso reddito, gli toglie la prerogativa di essere ascoltati e tanto meno interpellati.Siamo di fronte a una realtà, quella della vecchiaia, di cui le nostre comunità nel loro insieme devono prendere atto, per porsi il problema di come migliorare la qualità della vita degli anziani, e riflettere su come prevenire la loro esclusione sociale. Dibattendo tali argomenti, la prima necessità che solitamente viene alla mente è quella di creare “case di riposo” là dove non esistono, e di potenziare quelle già esistenti. Questo è indubbiamente un obbiettivo di primaria importanza, che però ha come limite il grosso problema del reperimento dei fondi adeguati per fare fronte agli alti costi e al notevole volume di capitali da investire in tali progetti. Il fatto che in molti casi tali ostacoli si dimostrino insuperabili, non significa che nel frattempo non si possano esaminare altre strade da percorrere, magari meno ambiziose ma non per questo meno lodevoli nei loro propositi. In questo senso, molti Paesi dell’Unione Europea stanno mettendo in atto numerose attività a sostegno degli anziani che potremmo definire a “costi contenuti”, in quanto si basano più sull’utilizzo e la collaborazione delle strutture dei servizi pubblici già esistenti, quali quelli della sanità, dell’istruzione, dei servizi sociali, delle O.N.G. ecc., che sull’impiego immediato di consistenti risorse finanziarie difficili da ottenere. Per averne la prova basterebbe andare su Internet e scorrere i siti europei dedicati alla vecchiaia.Tra le molteplici iniziative di questo tipo in corso in Italia, ve ne è una in particolare che vorrei segnalare, in quanto potrebbe ispirare proposte simili all’interno delle nostre comunità, laddove si potessero ricreare le stesse premesse. Mi riferisco al progetto denominato T.E.D.D.Y. B.E.A.R. (che è un acronimo dall’inglese per Twinning the Elderly Disadvantaged and Disabled with the Young by Enabling Active Reminiscence). Si tratta di un’iniziativa a cura della Regione Friuli-Venezia Giulia in partnership con l’agenzia assistenziale italiana Itaca, the Council of Herefordshire (Gran Bretagna) e the Community Institute of Sastamala (Finlandia), che ha dato vita a un progetto intergenerazionale per un periodo complessivo di tre anni, dal 2004 al 2007, che ha il compito di facilitare un’integrazione tra anziani e bambini. Questa operazione è stata messa in atto sotto la regia degli assistenti sociali della Itaca congiuntamente a maestri e maestre di scuole locali, e vede coinvolti gli ospiti di alcune case di riposo da una parte e gli alunni di scuole elementari di zone limitrofe dall’altra.La prima fase del progetto prevede l’organizzazione di workshops dove gli anziani, dopo avere concordato con i facilitatori il contenuto e il tipo di linguaggio da usare, proporranno ai giovani alunni quelle che vengono definite “le conoscenze del passato”. Vale a dire racconteranno le loro “storie di vita” facendo ricorso alla “reminiscenza attiva” (come è noto, la reminiscenza è il riaffiorare alla memoria di cose quasi dimenticate). Le “memorie” degli anziani verranno poi ripensate e rielaborate dagli scolari attraverso riassunti e componimenti scritti, disegni e altre attività che li faranno entrare in contatto diretto con le cose del passato. In una fase successiva saranno i bambini a trasmettere a loro volta agli anziani “le conoscenze del presente”, relative ad esempio all’utilizzazione dei nuovi mezzi tecnologici quali il computer e il telefono cellulare.In questo caso i bambini agiranno da facilitatori nei confronti dei loro “nonni”, assistendoli nell’apprendimento degli elementi di base dell’uso dei nuovi strumenti di informazione e

comunicazione, mettendoli nella condizione di avvantaggiarsi di aggiornate esperienze tecnologiche che contribuiranno a generare in loro fiducia e autostima.Eccoci in presenza di un esperimento coraggioso, su cui riflettere, che vuole creare una fonte positiva di energia sociale, sviluppando l’idea di saldare il passato con il presente utilizzando i due poli fondamentali dell’arco della vita che corre tra il mondo dei bambini e quello degli anziani.Seguendo questo tipo di approccio innovativo nei confronti della terza età, il Com.It.Es. della Provincia del Capo ha allo studio l’organizzazione un “servizio a domicilio” per gli anziani più bisognosi e per gli invalidi, convenzionandosi con una istituzione specializzata in questo tipo di attività, in grado di provvedere una gamma di servizi sociali che vanno da quello dei pasti caldi a quello dell’assistenza medico-psicologica. Un altro progetto prevede la creazione di una “sala computers”, possibilmente presso il Club Italiano di Cape Town, da mettere a disposizione dei nostri anziani. In questo “Centro di ritrovo informatico” essi verranno addestrati all’uso del computer, con particolare riguardo all’accesso all’Internet e all’utilizzazione dell’e-mail. Per questo scopo pensiamo di poter contare sull’aiuto di alcuni giovani esperti di informatica, reperiti all’interno della comunità, che agiranno da istruttori e facilitatori. È prevedibile che la possibilità di imparare a padroneggiare la tecnologia più avanzata, che permetterà loro di accedere a una gamma inesauribile di informazioni e notizie, unitamente alla facoltà di comunicare in tempo reale, avrà l’effetto di tenere alto il morale, stimolare gli interessi, e far ritrovare una maggiore fiducia in se stessi ai nostri anziani.La comunità Italiana di Cape Town e delle Province del Capo (Western Cape, Eastern Cape, Northern Cape) conta circa 7400 residenti, e annovera 136 pensionati ufficialmente registrati, anche se il numero effettivo degli anziani salirebbe se si volessero prendere in considerazione gli italiani oriundi non registrati. Come si può vedere, la presenza italiana sul territorio non è di grande mole quanto a numeri, ma va detto che è molto valida a livello di immagine e di inserimento nel contesto socio-economico di questa vasta parte del Sud Africa. Tuttavia, dietro una facciata tendenzialmente positiva, anche da noi ci si imbatte nei casi drammatici della vecchiaia solitaria e indigente, che non è possibile ignorare né trascurare. Ed è con tale spirito che partecipiamo ai lavori di questa Commissione, per trarne il massimo vantaggio in termini di idee e di scambio di esperienze, che ci potranno aiutare ad essere ancora più efficaci nella nostra azione di difesa e comprensione del mondo della terza età.

Allegato 10Relazione di Giuliano Piovesan ( Esperto del Sud Africa )

Questo relazione e senza pregiudizio. È solo una osservazione personale specifica sui vecchi indigenti e di età avanzata, di nazionalità italiana nel Kwa-Zulu Natal e tiene in considerazione anche pensionati riceventi di una pensione italiana, pure se minima, oppure locale, o da redditi personali, ma è specificamente diretta alla qualità di vita nella loro vecchiaia. Questo tema non è congettura ed è basato su lettura di ricerche professionali già istituite dai Governi italiano e sudafricano, dalle Nazioni Unite e da associazioni anglofone troppo numerose da enumerare e rimane un insolubile dilemma.La vita è una continua battaglia che ogni essere umano deve combattere per se stesso tra l’essere e il dovere quotidiano per sopravvivere una vita che è sempre un doloroso contrasto faccia a faccia, permanente in tutti i tempi, passati presenti e futuri per in fondo attendere il giorno che diventeremo tutti invisibili, la vecchiaia.’Unitas’ è una piccola associazione volontaria di assistenza sociale e soccorso personale, attiva in gran parte a Durban nel Kwa-Zulu Natal, in Sud Africa. Mantenuta per assistenza spesso di natura personale da numerose donne e uomini volenterosi, a loro costo, con aiuto di donazioni dalla popolazione italiana in loco e varie altre fonti. In casi di emergenza pure dal nostro Governo italiano di cui ne siamo tutti molto grati.Nella ricerca di una soluzione per il problema dell’incipiente vecchiaia di tutte le creature di questo mondo, molto è stato detto, suggerito, idealizzato, ricercato e provato per risolvere il problema.Le soluzioni sono voluminose, progetti di tutti i tipi in operazione e continuo avanzamento con migliaia di statistiche, studi, calcoli matematici, ecc.Soluzione ideale del tutto non è una scienza esatta, ogni nazione ha i suoi sistemi sociali in posizione che purtroppo non sono ideali, accettati da molti e non soddisfacenti ad altri, ma in gran parte un aiuto accettabile per la maggior parte di quelli che si possono identificare.Io provengo da un piccolo paese in Italia e nella mia giovinezza il sistema era molto semplice: si nasceva, si viveva e si accudiva ai vecchi che morivano in casa. Dalla nascita alla morte tutto in casa. Capisco che nelle città più grandi le cose siano molto differenti, ma il principio che i figli e giovani accudivano ai vecchi era un sistema che era in uso da millenni in tutto il mondo. Purtroppo in Sud Africa i giovani di oggi sono forzati a fare il contrario dei loro immigrati nonni o genitori: la maggioranza è dispersa nel Paese o emigra in Paesi con meno crimine e leggi selettive, dove, con diligenza e volontà si può ancora trovare lavoro e costruirsi una vita.Questo non aiuta i vecchi che spesso rimangono soli, indifesi e dimenticati, finanziariamente, culturalmente e moralmente dipendenti da associazioni di assistenza sociale.

Oggi tutto è programmato da un moderno stile di vita e i vecchi sono persone che in maggior parte non si vedono e spesso è meno penoso non vederli.Non abbiamo più uso per loro nella nostra tecnicamente accelerata società e così quelli più fortunati li si manda in case di riposo o altrove dove la loro salute fisica, solitudine e disperazione è spesso accentuata dalla famiglia che non visita regolarmente e spesso mai. Non esistono.

L’associazione Unitas a Durban va avanti a stenti con generosa volontà dei membri del comitato. Non vacilla. Tentano e provano ad aiutare e visitare questi poveri vecchi, un grande e oneroso lavoro in mano a poche coraggiose e ammirevoli persone. È una ripetizione ma si deve dirlo, perché spesso anche loro sono già di età avanzata.La soluzione è ovvia e come al solito è legata a sovvenzioni finanziarie per sopperire ai problemi giornalieri di costi esorbitanti e alleviare il volontariato di persone che danno il loro tempo per accudire a queste vecchie persone.Il canale televisivo italiano, per chi se lo può permettere, allevia molto il passaggio del tempo. Noi tutti ne siamo grati alla RAI ma non sostituisce il contatto umano per risentirsi vivi e utili.Da molti anni io sono coinvolto con associazioni anglofone locali di assistenza, e recentemente con

l’UNITAS per aiutare dove posso. La mia professione mi permette di aiutarli pro deo nella preparazione di bilanci consuntivi, amministrazione, donazioni monetarie e molto spesso incontri personali solo per parlare. Questo è il mio modo di aiutare i vecchi nella mia comunità e ce ne sono molti e di tutti i colori.Vogliono un po’ di compagnia, chiacchierare, ricordare le loro radici e spesso rimpiangere i tempi passati.Io vorrei che si vedesse che il Governo italiano che già aiuta molto, sia più vigoroso e sensibile a questo problema fuori dall’Italia. Siamo una minoranza di circa 3000 anime di tutte le età nel Kwa-Zulu Natal, geograficamente disperse in grandi e piccole città e fisicamente lontani dai nostri connazionali. Un insolubile problema, con soli fondi raccolti localmente da generose famiglie italiane.In altre parti del mondo dove ho famiglia la stessa cosa è molto evidente, e stentano.

Non tutti gli italiani di avanzata età sono indigenti. Ma la longevità creata dalla progressiva medicina moderna potrebbe in molti casi, con incremento di età e annuale svalutazione naturale della moneta, ridurre le entrate necessarie per sopravvivere in modo di sostenersi decentemente in vita.Voi membri qui presenti del C.G.I.E. dovreste oggi commettervi e fare una promessa di accudire a questo interminabile problema per aiutare questa povera gente. Avete lottato per molte altre cose e con il tempo avete ottenuto per noi riconoscenza di essere ancora italiani anche se fuori dall’Italia. Ne siamo tutti molto grati e vi ammiriamo per la vostra continua e assidua persistenza per dare a tutti noi un valore nel grande complesso finale della nostra italianità.Io sono italiano e fiero di esserlo. Sono qui in questo bellissimo Paese da 50 anni. Spero che molti di voi qui oggi che rappresentate tutti noi italiani nel resto del mondo possiate indicare al nostro Governo in Italia e ai rappresentanti politici di unirsi in motivo logico e formale nei riguardi dell’anzianità. Espressivamente valutando e interpretando la presente e futura necessità di tutta questa gente che ha subito traumatici sacrifici per farsi una decente vita fuori dalla loro lontana terra per favorire quelli che non sono emigrati e sono rimasti.A questa riunione siamo persone di tutte le età e senza essere morboso voglio dirvi che, una cosa sola e certa ed inevitabile per noi tutti .Dato il tempo con certezza molti di noi saremo nella posizione di molti vecchi del Kwa-Zulu Natal, soli e senza nessuno che ci ascolti. I più fortunati non soffriranno perché certamente il passaggio inevitabile a un altro mondo li avrà liberati da una esistenza che alla fine è spesso senza scopo.Diventare o essere vecchi e soli nel mondo moderno specialmente per persone multietniche è una gran brutta cosa e una soluzione mondiale sarà difficile da risolvere per accontentare tutti.Si deve continuare e anche se il tutto è stato fatto, si deve cercare una soluzione che accomodi la maggioranza. Concludendo, ripeto che il problema in Sud Africa in questo ultimo secolo per noi, non è un problema localizzato ed è uguale per tutti gli italiani dispersi nel mondo.La soluzione più semplice e senza contrasti è di provvedere col tempo maggiori fondi finanziari per i nostri invisibili anziani. Se non provvediamo per i vecchi italiani in questa Italia fuori dall‘Italia, nostra patria, tutti eventualmente diventeremo invisibili e alla fine spariremo soli nel nulla.

Allegato 11Relazione di Stefano Vigoriti ( esperto del Sud Africa )

Egregi delegati,Permettetemi di porgere a tutti voi presenti, a nome del Comitato Tricolore degli Italiani nel Mondo – Bruno Zoratto sezione di Johannesburg – Sud Africa, il più cordiale benvenuto nel continente africano e, più specificatamente parlando, nella nostra bellissima Città del Capo.Por poter meglio esporre questa relazione ed i suoi contenuti riteniamo necessario informare ed arricchire questa Commissione di dettagli, forse a non tutti conosciuti, dell’attuale, grave, situazione dei nostri connazionali nello Stato dello Zimbabwe.La situazione reale dello Zimbabwe risulta essere assai peggiore di quella episodicamente riportata dai media nazionali ed internazionali:

- una inflazione annua ben superiore al 700 percento falcidia impietosamente i redditi di chiunque ma, ancor di più, di quelle fasce più deboli come lo sono i nostri connazionali pensionati in moneta locale;

- una speranza di vita (life expectancy) tre le più basse al mondo, indice, questa, di un sistema sanitario certamente non in grado di garantire la salute dei locali, figuriamoci quella degli immigrati, peraltro sempre più invisi alla cittadinanza tutta, per presunte colpe, peraltro non attribuibili a nessun italiano nel Paese;

- una progressiva mancanza di carburante che per un tragico effetto domino rende gli approvvigionamenti precari, oltre all’immensa difficoltà di spostarsi in un territorio tanto vasto;

- servizi basilari come l’erogazione dell’acqua, dell’energia elettrica, della raccolta dei rifiuti, vengono concessi dalle autorità in forma arbitraria e discontinua: cosa che lede palesemente il diritto degli utenti, costretti a pagare invece i canoni con regolarità, pena l’interruzione immediata dei servizi stessi.

La qualità della vita, è evidente, risulta essere così assai compromessa per tutti, figuriamoci per chi si trova in gravi difficoltà economiche perché magari titolare solo di pensioni locali irrisorie il cui ammontare ormai è, considerato l’andamento del mercato, pressoché simbolico. Parliamo, per facilità di interpretazione, di circa 5 dollari americani al mese.Gli italiani residenti in tutto lo Zimbabwe sono circa 1.000 unità. Cifre alla mano (forniteci non dalle nostre autorità presenti sul territorio, ma dai nostri rappresentanti), i nostri connazionali bisognosi sono circa 50, formati da 35 nuclei familiari.Quasi tutti appartengono alla terza età ed impossibilitati nell’acquisto di farmaci a loro indispensabili che come la benzina sono oramai, quando disponibili sul mercato locale, proponibili sono tramite pagamento in valuta pregiata, bene che è quasi esclusivamente gestito e controllato dal Governo locale.Le quasi mille unità che formano il numero dei nostri connazionali in Zimbabwe sono comprese, oltre che da residenti o cittadini di lunghissima data in possesso della doppia nazionalità (condizione imposta anni fa dal governo locale per continuare a permettere ai nostri connazionali di risiedere nello Zimbabwe), anche da residenti temporanei, quali gli impiegati dell’Ambasciata, delle ONG, dell’Unione Europea, oltre a vari tecnici ed esperti del settore privato coinvolti nella Cooperazione con il Governo attuale.I più si trovano nella capitale Harare, mentre il resto è equamente distribuito su tutto il territorio.La coesione di questa sparuta comunità non è sostenuta né da un chiaro riferimento condiviso né da iniziative aggregative di una certa caratura.Lo spirito di appartenenza, l’orgoglio nazionale, si sono fatti via sempre più incerti ed evanescenti, rischiando così di scomparire completamente, specialmente con i nostri anziani oramai non più coinvolti nelle attività comunitarie.Da questo preoccupante stato di cose è nata la necessità di coesione, tra unità singole, per ovviare ad un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita di alcuni dei nostri connazionali.“L’avventura di progettare” vede sempre, nel suo incipit, la necessità di uno sforzo extra per centrare l’obiettivo: anche questo progetto, di cui parliamo in questa sede, non ha fatto eccezione.I promotori di questa iniziativa, italiani coscienziosi delle limitate e progressivamente peggiori

condizioni dei propri concittadini in Zimbabwe, sono partiti nel 2003 sottoponendo all’Ambasciata italiana in Harare la loro proposta: questa però fu recepita dalle autorità che ci rappresentano in quel Paese solo tiepidamente e con poca convinzione, tanto che di lì a poco le stesse l’hanno lasciata cadere del tutto.Nel 2005, con l’incoraggiamento del dottor Angeloni, che in seguito ha svolto un ruolo di coordinamento, il progetto è stato riesumato e, dopo molti sforzi, felicemente concluso.Alla richiesta di sostegno, sia logistico che economico, il CTIM Bruno Zoratto Sud Africa non ha esitato ad impegnarsi in prima persona per il successo dello stesso, portando a termine e consegnando, tramite il valido supporto delle autorità consolari di Johannesburg, i medicinali richiesti, evitando così possibili ed ulteriori ritardi dovuti allo sdoganamento dei medicinali.Speriamo con esso di aver dimostrato la validità dell’idea e, soprattutto, la sua assoluta necessità. Questa però merita, per il suo prosieguo, del determinante appoggio istituzionale, vale a dire sia quello dell’Ambasciata d’Italia in Harare che quello del Ministero degli Affari Esteri a Roma senza cui non sarebbe di fatto possibile procedere, in maniera continuativa ed efficace, ad alleviare le difficili condizioni esistenziali dei nostri anziani in Zimbabwe.Il caloroso e sincero ringraziamento dato alla nostra piccola organizzazione, da parte dei promotori dell’iniziativa residenti in Zimbabwe, ci riempie di orgoglio ma, doverosamente, ci impegna anche a richiamare l’attenzione di questo forum sulle difficoltà che i nostri connazionali vivono giornalmente e dell’assoluto bisogno di contribuire, in un contesto istituzionale, in maniera pratica e non solo con parole di conforto che non aiutano a risolvere i tanti problemi medico-esistenziali, a favore dei connazionali presenti in Zimbabwe.Il contributo dato dalla nostra organizzazione è stato destinato all’acquisto di importanti medicinali per la cura di patologie anche gravi tipiche della terza età, che risultano essere introvabili sul territorio nazionale o solo in parte reperibili sul posto ma, come evidenziato precedentemente, a cifre esorbitanti e per di più solamente in valuta pregiata.A questo iniziale atto di solidarietà ha fatto seguito quello di altri italiani residenti nello Zimbabwe che hanno provveduto alla donazione di pacchi alimentari, sempre per gli stessi, sfortunati, destinatari.Insomma, finalmente due iniziative spontanee, concrete, totalmente autofinanziate, foriere di un prosieguo, ci auguriamo, analogo ma che potrà diventare ciclico.Quello che sinteticamente abbiamo descritto, consentitemi di ripeterlo ancora una volta, ci permette anche di reiterare la richiesta di proseguire nell’impegno di questa Commissione per la solidarietà e sostegno a favore degli italiani residenti all’estero meno fortunati.Da parte nostra, e cioè come CTIM Bruno Zoratto Sud Africa, garantiamo, come già è avvenuto, il continuo sostegno coordinativo e logistico per il buon fine dei futuri progetti in collaborazione con i propri rappresentanti spontanei, ed alla fine gestori, di questa importante iniziativa tesa ad aiutare i nostri connazionali bisognosi in Zimbabwe.Nel futuro speriamo nell’aiuto e nella sensibilità delle autorità italiane qui rappresentate affinché supportino, tramite la Cooperazione, la necessaria competenza medico-sanitaria, i trasporti, il sourcing dei medicinali attraverso case farmaceutiche italiane, nonché, in linee generiche, una più rapida ed affidabile consulenza per tutte le pratiche burocratiche.L’altro auspicio, che è poi di fatto anche un impegno reciproco, è quello di informare nel prossimo futuro l’opinione pubblica italiana, tanto sensibile ai temi delle sofferenze della popolazione africana indigena quanto ignara delle privazioni non certo secondarie a carico dei nostri connazionali un tempo immigrati qui ed ora caduti in disgrazia e completamente dimenticati ed abbandonati a se stessi.Confidiamo ancora, per concludere, nell’apporto del MAE e dell’Ambasciata italiana affinché a breve vengano messe in atto e facilitate concrete sinergie per cercare di porre rimedio a tutto questo.

Allegato 12Relazione di G. Borsero ( esperto del Sud Africa )

Gentili signore e signori,Benvenuti a Cape Town. Anche alcuni anni fa abbiamo avuto l’onore di ospitarvi in questa meravigliosa città che è diventata la nostra terra d’adozione. In quella occasione a nome dei nostri anziani vi chiesi di farci avere notizie di quanto avveniva in Italia perché purtroppo i giornali non arrivavano più. Vi chiesi quindi di inviarcene, per non farci sentire isolati. Passarono soltanto alcuni mesi e arrivò RAI International a darci notizie e a farci passare ore di serenità con le varie trasmissioni e specialmente con lo sport.Dopo qualche tempo, non so se per intervento del nostro Governo, della RAI o della Multichoice sudafricana, è stata introdotta la possibilità per gli anziani che volevano solo il canale italiano e non il full bouquet, di pagare solo R 180 all’anno e non R 240 al mese. Chi ha continuato a pagare in tempo questo canone continua ad usufruire di questa agevolazione; chi invece si è dimenticato di rinnovare per tempo questo abbonamento e se qualche altro anziano desidera sottoscriverlo, non gli è più concesso. Ora questo abbonamento è aumentato a R 400 mensili. Si potrebbe fare in modo che questa agevolazione potesse essere di nuovo valida per gli anziani che vivono della sola pensione? Grazie di cuore a nome di noi tutti della terza età.Noi anziani chiediamo poco: salute prima di tutto, e questo è nelle mani di Dio. L’Associazione Assistenziale fa tanto per aiutare chi ha bisogno.Pensioni. È importante che arrivino per il 20 di ogni mese; siamo al corrente che il cambio e gli assegni sono emessi il 4 di ogni mese, quindi se spedite subito dovrebbero arrivare entro il 18 o il 20. Da qualche tempo questo avviene regolarmente e ho il dubbio che questo sia dovuto grazie alla notizia della vostra visita. Speriamo continui così! Qui vi era l’ufficio Ital che risolveva nel migliore dei modi i problemi che si verificavano.Comunicazioni. È molto importante avere informazioni, contatti con il Com.It.Es. Devo congratularmi con il cav. Giovanni Lorenzi, nuovo Presidente del Com.It.Es. di Cape Town che invita i Presidente delle associazioni a tutte le riunioni e chiede il loro parere sugli argomenti discussi. Questo ci permette di seguire da vicino i vari problemi e averne le conclusioni che vengono comunicate ai membri. Grazie Giovanni, well done!Altro punto è il divertimento. Anche noi anziani abbiamo bisogno di distrarci, di riunirci e di avere spettacoli culturali e di musica. Noi come Circolo Italiano Anziani inviamo una circolare ogni mese, organizziamo pranzi al club italiano e organizziamo gite. Inoltre sono stati molto apprezzati dai nostri anziani gli spettacoli di musica jazz e opera organizzati dal Console d’Italia dottor Alberto Vecchi. Speriamo che questo si ripeta.Per finire desidero ringraziare tutti i delegati, grazie a voi che discutete e approvate le norme che regolano la vita degli emigrati, grazie per farci conoscere tramite i Com.It.Es. quello che il Governo italiano approva e diventa legge.A nome della terza età buon lavoro.

Allegato 13Relazione di Franco Muraro ( esperto del Sud Africa )

Desidero dare il benvenuto a tutti i membri del CGIE dei Paesi anglofoni e al Comitato di Presidenza del CGIE a Città del Capo, Sud Africa.Città del Capo è conosciuta anche come la città madre perché il Sud Africa è nato su questo suolo con l’arrivo a Table Bay il 6 aprile 1652 del comandante olandese Jam Van Riebeeck per iniziare una stazione di rifornimento per i velieri che viaggiavano verso e dai Paesi dell’Est.Le comunità italiane nel mondo non sono mai state comunità di dominio, le nostre radici sono nel lavoro. Ricordo che anche per noi in Sud Africa un buon posto di lavoro si intendeva dove uno poteva lavorare dodici ore al giorno tutta la giornata di sabato e qualche volta anche alla domenica. Con il duro lavoro e il grande desiderio di migliorare la nostra situazione, la maggior parte dei nostri connazionali è riuscita ad affermarsi con piccole e medie imprese.Abbiamo educato i nostri figli con lauree e diplomi e loro sono totalmente integrati con la società locale e occupano delle posizioni molto alte in tutti i campi professionali, commerciali e industriali.Negli ultimi dieci anni stiamo evidenziando una fuga di cervelli dal Sud Africa, molti di questi giovani sono anche figli di italiani altamente qualificati ed emigrano in altri Paesi anglofoni che offrono loro una posizione migliore e più sicura di questo Paese, creando dei grandi problemi per i genitori anziani che rimangono indietro. Molti dei nostri connazionali anziani vivono sparsi in vaste aree geografiche nei luoghi dove hanno vissuto e lavorato per molti anni e dove pensavano di poter restare vicino alla loro famiglia per il resto della loro vita. Ma con la partenza dei figli ora si sentono soli e isolati.Vivere nell’isolamento è molto triste ma, con l’inizio delle trasmissioni televisive di RAI International in Sud Africa non potete immaginare quanta gioia questo abbia portato nelle case degli anziani e di tutta la nostra collettività facendoci sentire più vicini all’Italia. Desidero ringraziare dal profondo del mio cuore il Consiglio Generale per averci aiutato a portare le trasmissioni televisive RAI in Sud Africa.A Durban KZN abbiamo l’associazione Unione Italiana di Assistenza (UNITAS) la cui funzione è dare assistenza a tutti i nostri connazionali che hanno veramente bisogno di essere aiutati. I membri di UNITAS svolgono un ruolo veramente molto importante. Visitano regolarmente gli anziani dove risiedono, visitano gli ammalati presso gli ospedali, organizzano viaggi portandoli con l’autobus nei luoghi di villeggiatura, assistono dove è possibile a trovare impiego ai disoccupati, provvedono cibo a chi ne ha bisogno e molte altre attività.L’UNITAS opera nel volontariato ed è gestita da un gruppo di anziani che hanno a cuore l’interesse della nostra comunità, riceve un piccolo contributo dal Governo italiano e per il resto dipende dalla generosità della comunità italiana residente a Durban che numericamente diventa sempre più piccola. Vedo un futuro più difficile ed incerto per i nostri anziani con più isolamento e con meno possibilità finanziarie e per assisterli sarà necessario l’acquisto o la costruzione di un ambiente con una decina di stanze per poter ospitare i più soli e i meno fortunati. Abbiamo bisogno di fondi e io chiedo al Consiglio Generale di sensibilizzare il Governo italiano ad aiutarci finanziariamente per poter sostenere questa nobile causa di assistenza verso i nostri anziani che, anche avendo vissuto e lavorato all’estero, hanno contribuito molto, con le loro rimesse e consumando e diffondendo il prodotto italiano, allo sviluppo economico del nostro Paese. L’anziano di oggi, per il motivo che tutti i membri della famiglia debbono lavorare, vive separato dalla sua famiglia sperando di rimanere in buona salute fino alla fine. A mio avviso è responsabilità della nostra comunità assistere i nostri anziani ed è compito del Comites e di tutte le nostre associazioni organizzare delle manifestazioni per raccogliere fondi per assistere tutti gli anziani che hanno bisogno di essere aiutati.Noi italiani siamo dei grandi romantici! Siamo tutti partiti dai nostri Paesi con la speranza di migliorare la nostra situazione e di potere un giorno ritornare a casa e continuare a vivere gli ultimi anni della nostra vita nel nostro ambiente, con le nostre tradizioni, incontrandoci in piazza con gli amici che sono rimasti, sentendo ancora il din don delle campane del campanile del nostro paese. Ma dopo molte decine di anni vissuti all’estero ora ci troviamo anziani, stanchi, con i figli che si sono bene sistemati, con famiglia e nipoti che, anche avendo possibilità finanziarie, non ci sentiamo

di lasciare. Era un sogno ed è rimasto nient’altro che un sogno.

Allegato 14

DOCUMENTO FINALE DELLA PRIMA GIORNATA DI LAVORI

La commissione continentale dei paesi anglofoni extraeuropei tenutasi a Città del Capo dal 21 al 23 ottobre del 2005, nella prima giornata dei lavori, dedicata al tema “Pianeta terza età”, rappresentato dai numerosi anziani emigrati nei confronti dei quali l’Italia tutta ha un grande debito di riconoscenza e attenzione, esprime con soddisfazione la propria adesione al forte impegno del Governo del Sud Africa nella lotta per sconfiggere la povertà, che riguarda anche tanti nostri connazionali, impegno ribadito in sede di Assemblea dal Capo Dipartimento Welfare e Iniziative contro la Povertà. Sig.ra Virginia Peterson; sottolinea la improrogabile necessità e dovere di dare soluzione ai numerosi problemi che li riguardano, alcuni dei quali rivestono carattere di drammaticità e urgenza, e che risultano cosi evidenziati:

- anche nei Paesi dell’Area Anglofona exraeuropea sono presenti sacche di povertà tra i nostri connazionali anziani emigrati, ben note ai patronati, Consolati e organismi istituzionali di rappresentanza degli italiani all’estero. Non ritenendo comprensibile né condivisibile la differenza fra italiani residenti all’estero e sul territorio nazionale, si rinnova la richiesta di estensione agli anziani indigenti dell’assegno sociale o, in secondo ordine, l’approvazione della proposta di legge sull’assegno di solidarietà.

- Tenendo nel debito conto le differenze di accesso all’assistenza sanitaria nei diversi Paesi dell’area anglofona, con particolare riguardo al Sud Africa che non risponde adeguatamente alle esigenze dei nostri connazionali. si sottolinea l’evidenza che anche nei Paesi di maggiore attenzione sociale i nostri anziani vivono comunque una situazione di disagio a causa delle pesanti barriere linguistiche che ne impediscono di fatto una completa integrazione nei Paesi di accoglienza. Si rinnova la richiesta che ai nostri anziani venga riconosciuta l’assistenza sanitaria in Italia senza limiti temporali in occasione della loro permanenza nel territorio nazionale. Si richiede un immediato intervento del MAE a favore della comunità italiana dello Zimbabwe che sta vivendo una vera e propria emergenza sanitaria già denunziata ma non risolta, nonostante il tentativo di intervento della DGIEPM.

- Con riferimento all’”informazione” la commissione anglofona pone ancora una volta con forza la richiesta di adeguare, potenziare e migliorare la programmazione di Rai International che, come noto, è seguita soprattutto dagli anziani. In particolare si sottolinea la necessità di differenziare contenuti e fasce orarie dei palinsesti e di intervenire per assicurare costi accessibili.

- La Commissione anglofona fa proprio il grido di allarme dei Comites e del CGIE del Sud Africa per garantire la sopravvivenza degli Istituti “Casa Serena” di Johannesburg e “Unitas” di Durban dove vivono numerosi connazionali anziani in grave e crescente difficoltà a far fronte al pagamento delle rette e che saranno costrette, senza un immediato intervento finanziario, a chiudere.

- La Commissione Anglofona riconosce che gli anziani emigrati rappresentano un ricco patrimonio che deve essere recuperato e valorizzato per trasmettere ai giovani italiani all’estero esperienze, cultura, tradizioni e storia. Chiede che questo argomento venga fatto proprio e discusso in un apposito ordine del giorno della prossima Conferenza Stato – Regioni – P.A. - CGIE

Allegato 15Ordine del Giorno

Commissione Continentale Paesi Anglofoni extraeuropei21, 22, 23 Ottobre 2005, Città del Capo

La Commissione Continentale dei Paesi anglofoni extraeuropei, riunita a Città del Capo nei giorni 21, 22 e 23 ottobre 2005, ha preso atto con allarme delle conseguenze dell’assestamento di bilancio 2005, con le forti riduzioni alle dotazioni del Ministero degli Affari Esteri, particolarmente per le missioni all’estero, con la conseguenza che la Commissione anglofona stessa non si è potuta avvalere, durante i propri lavori, del necessario confronto con la DGIEPM, ed in generale con l’amministrazione degli Esteri e con il Governo;esprime analoga forte preoccupazione per l’ipotesi di bilancio 2006 e per i previsti tagli alle amministrazioni dello Stato, in particolare al MAE, e per le ripercussioni che tali tagli avrebbero sulla rete consolare.

La Commissione Continentale dei Paesi anglofoni extraeuropei,

nel rilevare

le carenze strutturali di organico nei consolati dei Paesi che compongono l’area continentale anglofona, con disservizi che in alcuni casi si sono trasformati in chiusure parziali del servizio ai nostri connazionali, la mancanza di fondi per viaggi di servizio, che comporta l’isolamento delle nostre comunità, problema particolarmente sentito in Paesi quali quelli rappresentati da questa Commissione ad elevata estensione territoriale,

CHIEDE

al CGIE di attivarsi al fine di ottenere il rafforzamento ed il potenziamento della rete consolare, la messa a regime degli organici nei Paesi dell’area anglofona ed adeguate dotazioni di missione per Ambasciate e Consolati degli stessi Paesi, nonché per le Direzioni del MAE che hanno competenza diretta in materia di italiani all’estero, al fine di garantire le risorse necessarie all’erogazione di servizi ai cittadini italiani all’estero, ad assolvere con efficienza i prossimi impegni legati al voto degli italiani all’estero ed a garantire dignità all’immagine internazionale del nostro Paese.

Città del Capo, 23 ottobre 2005

APPROVATO ALL’UNANIMITÀ

Allegato 16

COMMISSIONE CONTINENTALE DEI PAESI ANGLOFONI EXTRAEUROPEI

(Città del Capo – 21-23 ottobre 2005)

DOCUMENTO FINALE

La Commissione Continentale dei Paesi Anglofoni Extraeuropei, riunita a Città del Capo dal 21 al 23 ottobre 2005, fa propri la risoluzione finale della prima giornata dei lavori, dedicata al tema: «Pianeta Terza Età: Patrimonio da difendere, Risorsa da valorizzare, Mondo da scoprire, Nuove esigenze e servizi», e l’ordine del giorno che allega come parte integrante del presente documento.In previsione dell’approvazione della nuova legge elettorale italiana, la Commissione Continentale chiede un approfondimento delle sue eventuali implicazioni sulla legge 459/2001, che regola l’esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all’estero. In proposito, la CC suggerisce anche che si programmi un’adeguata informazione televisiva, affidata a tecnici che forniscano chiare e semplici spiegazioni in materia di modalità elettorali.La CC ritiene necessario che RAI International riveda al ribasso dei costi i contratti con i distributori del suo segnale nei Paesi anglofoni extraeuropei nei quali il canone mensile si sta rivelando troppo oneroso per l’utenza. Quanto ai finanziamenti ai mass media degli e per gli italiani all’estero, la CC reitera la richiesta che vengano stanziati congrui contributi anche per gli strumenti di informazione radio-televisiva e on-line. In particolare chiede al Dipartimento per l’Informazione ed Editoria della Presidenza del Consiglio, nonché alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana di adoperarsi affinché la comunità italiana in Sud Africa possa ricominciare a ricevere mass media cartacei, la cui distribuzione si è interrotta da quando sono stati cancellati i voli diretti dell’Alitalia.Nella fase di dibattito sulla legge finanziaria 2006, la CC impegna il Comitato di Presidenza del CGIE a prendere posizione perché:

• si aumentino le dotazioni a favore dei Com.It.Es., al fine di garantire ad ognuno di essi almeno il minimo indispensabile per adempiere efficacemente ai compiti loro attribuiti dalla legge istitutiva;

• si riconosca maggiore finanziamento alle iniziative per la promozione di lingua e cultura italiana nel mondo che sta vivendo un momento di notevole rilancio;

• quanto meno non vengano effettuate ulteriori decurtazioni sugli altri capitoli di spesa a favore degli italiani all’estero.

In questo senso la CC denuncia con forza la situazione di grave crisi nella quale versa la rete diplomatico-consolare in seguito a:

• l’inattuata messa a regime degli organici, carenti a causa di rientri e mancate sostituzioni,• i tagli ai finanziamenti del Ministero degli Esteri,• l’uso dei digitatori per coprire gli ambiti di intervento lasciati scoperti invece di completare

il lavoro di allineamento delle anagrafi,• il quasi azzeramento dei fondi per le missioni consolari, imprescindibili nei Paesi anglofoni

extraeuropei, le cui circoscrizioni sono territorialmente molto vaste.

La CC concorda con le proposte della VI Commissione e della rinata Cabina di Regia relative all’impostazione dei lavori della seconda plenaria della Conferenza permanente Stato-Regioni-Province Autonome–CGIE e in particolare con la organizzazione di una prima giornata dedicata agli interventi dei Ministri e degli Assessori competenti, seguita dal dibattito nei quattro tavoli di lavoro su: Riforma dello Stato; Lingua, Cultura e Formazione Professionale; Internazionalizzazione; Assistenza Sociale; e dall’approvazione di un documento finale

propedeutico alla realizzazione nei tre anni successivi di quattro convegni sugli stessi temi e della Prima Conferenza mondiale dei Giovani, più volte sollecitata dal CGIE e dalla sua VII Commissione di Lavoro: “Nuove migrazioni e generazioni nuove”. La CC chiede per l’ennesima volta con forza che il Governo e il Parlamento indicano al più presto la Conferenza dei Giovani, dotandola dei mezzi finanziari necessari a curarne la preparazione a livello di nazioni e continenti di accoglienza, in misura non inferiore agli € 1.3 milioni. Specificamente la CC fa sua la posizione della I Commissione di Lavoro del CGIE in materia di informazione di ritorno, che deve essere mirata alle realtà regionali attraverso i mezzi di comunicazione locali.La CC invita il CGIE a vigilare affinché venga assicurata la più ampia tutela dei diritti degli italiani all’estero in quei Paesi di residenza che stanno attraversando momenti di sviluppo politico-economico accelerato, che potrebbero limitare le libertà acquisite dalle nostre comunità.

Elenchi

COMMISSIONE CONTINENTALE PAESI ANGLOFONI

EXTRAEUROPEI

Vice Segretario Generale d’Area: Marco FEDI (Australia)

2. BCCHINO Gino (Canada)

3. CENTOFANTI Enzo (Stati Uniti)

4. DELLA NEBBIA Walter (Stati Uniti)

5. DI GIOVANNI Alberto (Canada)

6. DI TROLIO Rocco (Canada)

7. MANGIONE Silvana (Stati Uniti)

8. MAROZZI Domenico (Canada)

9. NANNA Giuseppe (Sud Africa)

10. NESTICO Pasquale (Stati Uniti)

11. PAPANDREA Francesco (Australia)

12. PINNA Riccardo (Sud Africa)

13. RANDAZZO Antonino (Australia)

14. RAPANA’ Giovanni (Canada)

15. SORRISO Augusto (Stati Uniti)

16. TUFFANELLI COSTA Daniela (Australia)

ESPERTI PARTECIPANTI

G. BORSERO Sud Africa

Maria Grazia DEL GIOVANE in MORGERA Sud Africa

Franco MURARO Sud Africa

Mary OVENSTON Sud Africa

Giuliano PIOVESAN Sud Africa

Anna Maria VERONA in SIANI Sud Africa

Stefano VIGORITI Sud Africa