Amodio, l'Interpretazione Gramsciana Del Linguaggio

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Amodio - L'interpretazione gramsciana del linguaggio

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  • L'interpretazione gramsciana del linguaggio

    di LUCIANO AMODIO

    I1 parallelismo tra la critica marxiana a Hegel e quella gramsciana all'ideali- smo italiano evidente - Marx vedeva nella filosofia hegeliana una centralit della coscienza astratta, la dinamicit dialettica riguardava l'alienazione del pensiero, ed egli le opponeva I'aliena- zione concreta, materiale, impura D. Il concetto di uomo si riempiva di conte- nuto, di positivit reale - ma certa- mente non si trattava di una natura cieca. I1 presupposto dialettico hegelia- no permetteva la concezione di una ce scienza naturale. Si trattava - e qui la rottura con Feuerbach - di accetta- re l'uomo nella sua naturalit imme- diata (ma gi coscienza a inipura ) o nella sua mediazione sociale, ossia e- ducato , storico (1 ).

    Gramsci deve prima faticosamente ri- conquistare questa unit di pensiero e di essere (2) (proprio perch quasi per- duta nella tradizione marxista e incom- piuta e ambigua nel rinascimento hege- liano in Italia per gli influssi trascen- dentalisti), per riempirla poi sociologi- camente e opporla a Croce. L'insufficien- za, che del resto chiara a Gramsci, dell'idealismo italiano non gli fornisce solide basi teoretiche per risolvere nu- merose incertezze soprattutto per quel che riguarda le interessanti osservazioni sul valore logico della legge di tenden- za, o la diffidenza verso la sociolo-

    (1) C. Marx Critica della dialettica e della filosofia hegeliana in genera- le in Opere filosofiche giovanili , trad. G. Della Volpe, Roma, 1950, pagg. 291-314.

    (2) Per il Warynski la teoria dell'unit hegeliana di soggetto e oggetto stata solo concretata non superata da Marx. Essa non pu essere sepa- rata dal materialismo storico pena la caduta nel meccanicismo. (S. Warynski [alias Leo Kofler]: u Dze Wissenschaf t von der GeselIschaft n, Bern 1944, pagg. 60-61).

    gia (3) che diventa incomprensione del proprio metodo storico (la cui novit in realt nella sintesi tra vecchia so- ciologia e vecchia storiografia, cos da spezzare la meccanicit della prima e l'identit essere-dover essere della se- conda), e si traduce molto spesso in un'inutile conversione di concetti cro- ciani in termini troppo concreti per non essere completamente su un altro piano - cos ad esempio ci sembra conceda troppo prendendo in conside- razione la riduzione a passione ., del- la politica (4).

    I1 concetto di atto impuro corri- sponde alla positivit naturalistica dell'uomo marxiano, scostandosene pe- r per un carattere di maggiore forma- lismo. Mentre cos Marx poteva fonda- re sul proprio concetto una teoria della alienazione concreta, che d fondamen- to etico e metafisico al problema della rivoluzione; Gramsci si sbarazza di que- sto che pu considerarsi un residuo re- sistente alla perfetta storicit dell'uomo - e la natura del Marx feuerbachiano non era completamente opaca e quindi N socializzabile n, ma proponeva una de- finizione a materiale dell'uomo gi co- me singolo, che si andr rapidamente spostando tuttavia verso l'immagine del- l'immediata

  • Di questa base Gramsci fa il fonda- mento anche morale ver la critica ver- so gli aspetti neolalistici e astrattisti della cultura contemvoranea - cultura di cui ci sembra gli Sfugga l'importanza nel senso di un rinnovamento formale capace di aprirsi anche a nuovi conte- nuti e in realt aderente in una sua certa facilit di applicazione o se vo- gliamo di declassamento pratico, al lin- guaggio e alla coscienza delle grandi masse cosmopolitizzate dalla rapida e- voluzione tecnico-sociale, e che in real- t non potranno trovare ed elaborare una loro nuova eticit attraverso nes- sun collegamento storico col folklore - per cui Gramsci non condivide del resto l'ammirazione comune ad alcuni marxi- sti in nome dell'antirazionalismo - ma proprio attraverso lo strappo forzato e spietato che le sradica dal loro ambien- te storico e tradizionale, e le costringe ad un rinnovamento totale delle loro categorie di pensiero e delle loro dire- zioni sentimentali.

    In realt si pu quindi trovare tra l'una e le altre, tra la cultura d'avan- guardia e le masse in movimento e in ricerca di una forma (al di sovra della organicit economica, 'non ancora ege- monicamente catalizzata e auindi com- pletamente attualizzata nella sua forza d'urto a causa della profonda rivoluzio- ne contemporanea dei contenuti di co- scienza, delle contraddizioni esistenti in seno alle direzioni tecniche di sviluppo e del carattere ancora socialmente di- s g r e g a t i ~ ~ della produzione capitalisti- ca), una profonda identit di atteggia- menti e di indirizzi, mascherati nelle se- conde dali'attivit esterna pi coesiva e da rapporti limitatamente obiettivi (anche se essenziali) a carattere positi- vo. Se questa coincidenza spesso mi- sconosciuta, lo si deve, ci sembra, alla soprawivenza di una intercapedine so- ciale e psicologica, che da un lato si sviluppa nella teologizzazione narcisisti- ca dell'estetico, dall'altro il pregiudi- zio similare del pubblico piccolo bor- ghese sulla funzione nobilmente educa- trice dell'arte.

    L'atto impuro u non elimina i valo- ri trascendentali della coscienza ma li pone semplicemente tra parentesi m, nella loro integrale funzione, ma neutra- lizzati del loro senso metafisico - sto- ricisticamente ridotti . Ci sembra po- ter essere quindi d'accordo con quanto scrive sull'argomento il Warynski: Co- s l'analisi gnoseologica della coscienza,

    della coscienza isolatamente presa, che separata dal suo contenuto pu presso- ch essere pensata come coscienza * pu- ra s, come astrazione, indispensabile per la comprensione del suo ruolo nel- la conformit della storia a leggi dia- lettiche. La conoscenza acquisita con l'aiuto di tali considerazioni gnoseolo- giche dei due possibili modi di reazio- ne della coscienza, causale e normati- vo, indica la strada, su cui poi si pu progredire all'unificazione dialettica di questi elementi della coscienza con la totalit empirica, reperibile nell'espe- rienza, del comportamento socialmente cosciente. Una trascuratezza o uno svia- mento nel lavoro gnoseologico prelimi- nare pu diventare fatale per la com- prensione dell'essenza dell'istorico.

    Parimenti solo con l'aiuto di conside- razioni gnoseologiche pu essere acqui- sita la conoscenza fondamentale ed e- stremamente importante per ogni lavo- ro sociologico che la forma dell'effettua- zione cosciente dell'accadere sociale esclusivamente una particolarit del mondo sociale umano, a cui nel regno animale subentra l'istinto. La facolt di indirizzare coscientemente l'agire su me- te future, la facolt normativa della co- scienza, che si manifesta nel fenomeno della volont, una forma esistenziale dell'essere socialpsichico, attraverso cui mondo umano ed animale fondamental- mente si distinguono u (5).

    I1 concetto di atto impuro permet- te soprattutto l'analisi di tutto il cam- po storico come un continuum concre- to dove l'unit di pensiero e d'essere si trova completamente realizzata, nel senso di un'immediata relazione di segno e significato, di strumento e capacit di uso, di spirito obiettivato D e di spiri- to obiettivo. Tutto ci che Croce relega nell'economico, nella pratica come pseu- do-concetti, la coscienza sociale che media l'astratta individualit col mon- do esterno, naturale ed umano, e in so- stanza l'inserisce nella storia. I1 linguag- gio, di questa coscienza sociale l'e- spressione materiale. I1 suo momento soggettivo l'espressivit, quello ogget- tivo la comunicabilit. Questo carattere secondo connesso con le funzioni ope- razionale e significante (6) forma I'es- senza del linguaggio considerato in s stesso e giustifica la sua posizione cen- trale negli interessi del pensiero con-

    (5) S . Warynski Die Wissenschaft von der Gesellschaft D , Bern 1944, pagg. 50-51 -- --.

    (6) J: Dewey: Logica, teoria dell'inda- gine D, Torino, 1949, pagg. 88-92.

    L. Amodio, Linterpretazione gramsciana... IL CORPO - I, 2, settembre 1965

  • temporaneo. Le analisi gramsciane con- cordano con i nsdtati di Dewey sullo stretto legame tra ethos e linguaggjo, che a un'istituzione culturale m e m- sieme a il mezzo col quale vengono tra- smesse le altre istituzioni e gli altri ahi- ti acquisiti e a permea cos le forme co- me i contenuti di tutte le altre attivit culturali n (7).

    I1 a linguaggio stesso... un insieme di nozioni e di concetti determinati e non gi e solo di parole grammatical- mente vuote di contenuto D; a anche so- lo nella minima manifestazione di,'una qualsiasi attivit intellettuale, il lin- guaggio ", contenuta una determinata concezione del mondo m (8). Da ci d e riva ovviamente che a dal linguaggio di ognuno si pu giudicare la maggiore o minore complessit della sua concezione del mondo. Chi parla solo il dialetto o comprende la lingua nazionale in gradi diversi, partecipa necessariamente di una intuizione del mondo vi o meno

    I ristretta e provinciale, fossnizzata, ana- cronistica in confronto delle grandi cor- renti di pensiero che dominano la sto- ria mondiale. I suoi interessi saranno ristretti, pi o meno corporativi o eco- nomistici, non universali. Se non sem- pre possibile imparare pi Iingue stra- niere per mettersi a contatto con vite culturali diverse, occorre almeno impa- rare bene la lingua nazionale. Una gran- de cultura pu tradursi nella lingua di un'altra grande cultura, cio una gran- de lingua nazionale storicamente ricca e complessa, pub tradurre qualsiasi al- tra grande cultura, cio essere una e- pressione mondiale. Ma un dialetto non pu fare la stessa cosa n (9). Per lin- guaggi si intende non tanto dunque la pura espressione linguistica, ma anche la totalit di significati e l'articolazione della frase che pu pi o meno arric- chire una lingua e potenziare il valore della singola parola. Immediato il r a p porto tra la pluralit dei sensi e la pro- fondit culturale di chi parla e possie- de quel linguaggio. Ma anche la ricchez-

    I za pi esterna del vocabolario, pur po- tendo coesistere con un suo possesso non completo, non sfumato, con un'im- perizia ad esempio nel maneggio della proposizione, la ricchezza del vocabola-

    (7) Op. cit., pag. 85. (8) a Materialismo storico m, pag. 3. (9) Op. cit., pagg. 4-5.

    rio un segno evidente di appartenere a una societ pi colta, di essere po- tenzialmente pi universali.

    u Linguaggio W indica una realt col- lettiva ossia non presuppone una cosa unica ne nel tempo n nello s azio. Poich significa anche cultura e &oso- fia (sia pure, data la sua immediatezza, nel grado di senso comune) e ertanto

    in realt una molteplicit di fatti pi o meno or anicamente coerenti, si pu dire che a7 limite ogni essere umano possiede un proprio linguaggio e con ci un proprio modo di pensare e di sentire (10).

    Nel linguaggio comune si riflettono le differenze e distinzioni storico-sociali ve- nute a crearsi dall'unifcazione degli in- dividui a in strati numerosi, pi o m e no a contatto espressivo, che si capi- scono tra loro in gradi diversi, (Il). Differenze che creano ostacoli e sono causa di errori.

    Qui si fa luce il carattere della stori- cit del linguaggio e dell'esperienza. E' evidente da quanto precede che se l'uni- ficazione awiene nel linguaggio, ossia nella comunicazione, l'espressione del- l'esperienza ha la funzione di storiciz- zarla e di renderla individuale, cio di renderla diversa e distinta da un'espe- rienza similare espressa in una lingua diversa (ossia vissuta in un ambiente storico diverso). Ossia solo quando un'e- sperienza giunta a una sua universa- lizzazione, a una coscienza che elabori un linguaggio traducibile in altro, essa perde la sua particolarit storica im- mediata ed confrontabile con un'al- tra esperienza simila - cioe diventa una esperienza genericamente umana. Que sto a internazionalismo n si scinde in due momenti: astratto, positivamente, in quanto potenzialit della compren- sione concreta; negativamente (cosmo- politismo), se esaurendosi in un rico- noscimento formale, si fa incapace di riconoscere nella realt storica l'esi- stenza di quell'esperienza prevista, ma non vista; - e concreto, nella sua applicazione alla vita reale. Questo punto importante per spie- gare come la lotta di classe non possa conseguire un carattere internazionale se non a un determinato unto dell'evo- luzione storica. dopo cioe la formazio- ne del mercato mondiale, e uindi di una unificazione strutturale c%e rende possibile un'unificazione progressiva del- l'esperienza storica umana. La solidarie- t internazionale di classe pu nascere

    (10) Op. cit., pagg. 25-26. (11) Op. cit., pag. 26.

    L. Amodio, Linterpretazione gramsciana... IL CORPO - I, 2, settembre 1965

  • come fenomeno continuo solo allora. Prima l'unit nazionale assicurata dal- l'unita culturale linguistica o un'uni- t politica territoriale - i rapporti ver- ticali sono pi forti, anzi sono gli uni- ci rapporti - esistono in molti paesi culture popolari nazionali in cui si so- lidifica l'egemonia della classe dominan- te (fanno eccezione gli apparati a ca- rattere universalistico dell'impero e del- la Chiesa). Gramsci ha notato che gli sforzi di organizzazione delle classi su- balterne sono continuamente frustrati e assorbiti dalle classi dominanti, per cui non esiste una loro continuit sto- rica se non attraverso la mediazione del- la storia delle classi dirigenti nazionali. Ossia la lotta di classe esiste dapprima come generale fenomeno interno nazio- nale, e su scala internazionale come meccanica espressione della struttura economica (12). I1 problema del lin- guaggio per il Gramsci il problema del raggiungimento collettivo di uno stesso " clima " culturale m (13).

    Dalla storicit dei linguaggi deriva necessariamente la storicit delle filoso- fie, delle ideologie e perfino delle opi- nioni scientifiche, e la critica degli e- speranti filosofici e scientifici - critica che si pu estendere oggi alle filosofie del linguaggio e della scienza austro- americane - Gramsci infatti critica la classificazione astratta, il metodologi- smo e la logica formale, come univer- salizzazioni non storiche, e quindi non concretamente comprensive (14).

    Da questi caratteri del linguaggio - storicistico e spintualistico - deriva Dure che la traducibilit DresuDDone

    una espressione culturale " fondamen- talmente" identican (15). La traducibilit potrebbe essere fnclata sull'assorbi- mento di una vecchia fase culturale in una nuova per una corrispondenza di situazioni storiche. Naturalmente la fi- losofia pi storicamente universale que!- la pi atta a una traduzione iu organi- ca e profonda, ferma restancfo la stori- cit di ogni linguaggio, fondata sulla tradizione culturale nazionale e filosofi- ca, sul predominio di una attivit intel- lettuale e pratica ecc. (16). I1 linguag- gio & la verifica esterna e concreta del- la filosofia come concezione del mondo individuale e generale.

    L'importanza storica della sovrastrut- tura denunciata dal fatto che a due culture nazionali, espressioni di civilt fondamentalmente simili, credono di essere diverse, opposte, antagonistiche, una superiore all'altra, perch impiega- no linguaggi di tradizione diversa, for- matisi su attivit caratteristiche e par- ticolari a ognuna di esse m mentre per lo storico. in realt. aueste civilt sono traducibili re~i~rocamknte, riducibili l'u- na all'altra (17). Traducibilit non Der- fetta in particolari anche importanti, ma effettiva nel fondo essenziale. Se noi ricordiamo che per Gramsci il con- cetto di Spirito indica un'unificazione totale astratta e concreta, intellettuale e pratica, collocata nel futuro (18) un punto di amvo non di partenza (l'in- sieme delle sovrastrutture in divenire verso l'unificazione concreta e oggetti- vamente universale e non gi un pre- supposto unitario), si pu dire che esi- ste una differenza concreta, ma gi una unificazione astratta, reale nella filoso- fia (Marx che identifica il linguaggio po- litico francese di Proudhon con quello della filosofia classica tedesca), che in sostanza previsione e guida di una uni- ficazione concreta, e insieme espressio- ne di un'unit in atto sul piano teorico e intellettuale.

    La traducibilit dei linguaggi si fonda in ultima analisi sulla somiglianza fon- damentale delle strutture (che equivale a una loro potenzialit di integrazio- ne) (19).

    Certamente, osserva Gramsci, a nes- suna nuova situazione storica, sia pur essa dovuta al mutamento i radicale, trasforma completamente i r linguaggio, almeno nel suo aspetto esterno, forma- le. Ma il contenuto del linguaggio do- vrebbe essere mutato, anche se di tale mutazione difficile avere coscienza e- satta immediatamente n (20).

    Questo valore del linguaggio - valo- re culturale e conseguentemente politi- co, sia come espressione di una realta di fatto sia come strumento sovrastrut- turale - conduce alla necessit di un linguaggio comune, di un ordine intel- lettuale collettivo, accanto all'ordine morale e pubblico (21), contro quello che Gramsci chiama neolalismo intel- lettuale, contro la vanit intellettuale

    (12) A. Gramsci: a I1 Risorgimento m, To- rino, 1949, pagg. 191-193.

    (13) Materialismo storico m, pag. 26. (14) Op. cit., pagg. 61-62. (15) Op. cit., pag. 63. (16) Op. cit., pag. 63.

    (17) Op. cit., pag. 65. (18) Op. cit., vag. 142. (19) Op. cit., pag. 67. (20) Op. cit., pag. 149. (21) Antonio Grarnsci a Passato e presen-

    te m, Torino 1951, pag. 215.

    L. Amodio, Linterpretazione gramsciana... IL CORPO - I, 2, settembre 1965

  • del nuovo a ogni costo, del gratuito. Gramsci, citando Vauvenargues, pensa che sia pi difficile unificare e sistema- re che inventare, soprattutto quando l'invenzione fumisticheria.

    Questa osservazione rientra in tutta la dura polemica di Gramsci contro gli aspetti formalistici e solipsistici della cultura e del pensiero contemporaneo. Gramsci ravvisa immediatametne l'im- moralit e la facilit di queste posizio- ni, la loro retorica - la retorica della grandezza a buon mercato dello pseudo- solitario, del superuomo, del genio in- comDreso. del meta maledetto - scor- ge i colpisce ppieno l'illusione pseu- do-metafisica di tanta letteratura, la presunzione dei rivoluzionari letterari, la sofistica dei gentiliani - tutta quel- la morbosa esaltazione di sensazioni in- dividuali prive di interesse e di reale valore umano, di ragionamenti pseudo- dialettici che nascondono il vuoto, I'abi- lit puramente verbale, l'ebbrezza della sonorit delle parole e dei gesti. La cri- tica di Gramsci alla cultura italiana senza dubbio moralistica (come ha os- servato il Cajumi), ma proprio perci radicale; perch la gratuit di un'espres- sione culturale ne pone fuori questione anche la validit estetica.

    Gramsci nota come la lingua abbia un carattere pi particolare dei linguag- gi artistici, della pittura, della musica, delle arti figurative in genere, nonostan- te che questi ultimi nelle manifestazio- ni folcloristiche, ridotti agli elementi autoctoni, presentino distanze notevoli e appariscenti. I1 linguaggio letterario pi legato alla vita nazionale e si svi- luppa lentamente e molecolarmente; ogni gruppo sociale ha in un certo sen- so una propria lingua, ma c' aderenza e scambio fra i vari gruppi.

    Nei linguaggi delle altre arti soprav- vivono in maggior copia gli elementi espressivi del passato, e si forma pi velocemente una lingua cosmopolita, poich il popolo partecipa scarsamente alla loro produzione mentre pi facil- mente - almeno come collettivit - pu giungerne alla comprensione (22). Tuttavia se esiste una comprensione esterna cosmopolita, si pu pure parla- re dell'esistenza di un sentimento pi

    I particolare, per cui anche un'opera figu- rativa sentita diversamente e spesso pi profondamente dal popolo conter-

    (22) Antonio Gramsci, a Letteratura e vita nazionale D , Torino 1950, pagg. 23-24.

    raneo deli'artista. Cosicch anche i lin- guaggi artistici possono essere distinti in gradi: provinciale-dialettale-folclori- stico; nazionale-popolare; di una deter- minata civilt caratterizzabile empiri- camente da una religione e nel mondo moderno da una u corrente culturale politica (23).

    Ci sembra che Gramsci dimentichi ri- guardo alla differenza dei linguaggi, il carattere simbolico del linguaggio lette- rario, per cui il lato esistenziale di una parola, il segno, gratuito e arbitrario. I1 rapporto tra simbolo e simboleggiato dall'esterno convenzionale. Questa dif- ferenza tra segno e significato non esi- ste negli altri linguaggi artistici.

    I1 linguaggio appartiene per la filoso- fia della prassi allo spirito obiettivo - in quanto comunicazione - pone in rap- porti gli individui - toglie la negazione assoluta (teorica) della lotta a morte - sorge dalla dialettica del padrone e del servo, e in questo gi un fatto di clas- se - un fatto egemonico di classe in quanto si impernia sulla comunicazione, sul suo carattere di mediazione tra due coscienze, tra due esseri, e implica I'Anerkennung, ch'esso in certo senso ri- veste - ritorna un immediato - crea la continuit in quanto distacco dalla realt immediata in un altro in cui si mantiene, come segno e simbolo di s e insieme come riconoscimento o- biettivo - universale rispetto al simbo- leggiate in quanto lo fissa e lo identi- fica.

    In Hegel

  • irripetibile dell'intuizione (25). Ma non si pu identificare intuizione ed espres- sione, senza ridurre l'una all'altra - ne- gare la possibilit della comunicazione e l'individualit dell'intuizione. In Cro- ce l'identit da un lato affermata co- me riduzione all'individuale, e il linguag- gio negato come comunicazione, tut- tavia la spiritualit dell'espressione in- dica il suo carattere di universalit im- mediata, e l'intuizione viene ridotta e ricondotta all'espressione, al linguaggio effettivo. In questa maniera i due mo- menti vengon confusi e l'universalit- individualit non indica una concretez- za, ma semplicemente un fraintendi- mento e un'ambiguit, che deriva dal dualismo originario eliminato senza cri- tica e senza Consequenzialit logica. La universalit dell'es~ressione assicura- ta in Croce dal semplice fatto della sua realt, perch universale coincide con spirituale. Ma si tratta di una spiritua- lit immediata, al suo livello psicolo- gico.

    L'obiettivitA del linguaggio ne garan- tisce la storicit - segue la trasforma- zione della civilt, l'affermarsi di nuo- ve classi, il prevalere di un popolo sul- l'altro. La sua sovrastrutturalit resa evidente dal suo valore metaforico - cio dal sopravvivere autonomo delle parole e delle espressioni astratte dal loro originario significato concreto. I1 passato Soprawiv6 in questo lato me- taforico del linguaggio, come l'unifica- zione awiene attraverso l'imprestito di una parola da un vocabolario all'al- tro, perdendo l'alone estensivo origina- rio (26). L'accentuazione del carattere sovrastrutturale, dell'autonomia cio del linguaggio attraverso la metafora risultato di un profondo sviluppo sto- rico d'un progresso come si verifica del resto per ogni altra sublimazione so- vrastrutturale - che riflette il momen- to egemonico di una societ.

    Applicando questo concetto del lin- guaggio come

  • matica normativa concepita come atto politico-culturale, cio da una scelta; in quanto l'unificazione pure un indiriz- zo culturale, con cui si vuole a centra- lizzare ci che esiste gi allo stato dif- fuso, disseminato, ma inorganico e in- coerente (33). per superare gli attriti specialmente nelle masse popolari, te- nacemente legate a particolarismi loca- l i e a fenomeni di provincialismo. Natu- ralmente l'intervento non pu illudersi

    di ottenere una determinata lingua uni- taria, uno solo dei fattori - e otter- r se quest'unificazione necessaria, una lingua unitaria con un processo da esso accelerato, la razionalit dell'inter- vento proporzionale alla sua organi- cita e al suo collegamento alla tradizie ne. Questo processo parallelo all'allar- gamento della classe dirigente e al su- peramento della scissione fra i gruppi dirigenti e le masse popolari (34).

    (33) Op. cit., pag. 199. (34) Op. cit., pag. 201

    L. Amodio, Linterpretazione gramsciana... IL CORPO - I, 2, settembre 1965