Altro n. 0

16
ALTRO LA FOTOGRAFIA MOSTRA COME STANNO LE COSE? LA FOTOGRAFIA È MOLTE FOTOGRAFIE. UNA FOTOGRAFIA TRA LE FOTOGRAFIE È UNA SCELTA. (articolo a pag. 10)

description

 

Transcript of Altro n. 0

ALTR

O

LA FOTOGRAFIA MOSTRA COME STANNO LE COSE?LA FOTOGRAFIA È MOLTE FOTOGRAFIE.UNA FOTOGRAFIA TRA LE FOTOGRAFIE È UNA SCELTA.

(articolo a pag. 10)

2

Altro, anno zero, numero 0Supplemento a “Il Tambor per non perdere la trebisonda”

Registrazione n. 25 del 12.12.2013, Tribunale di Bergamo.Direttore responsabile: Paolo Aresi.

Aprèslude

Devi saperti immergere, devi imparare,un giorno è gioia e un altro giorno obbrobrio,

non desistere, andartene non puoiquando è mancata all’ora la sua luce.

Durare, aspettare, ora giú a fondo,ora sommerso ed ora ammutolito,

strana legge, non sono faville,non soltanto – guardati attorno:la natura vuol fare le sue ciliegie,anche con pochi bocci in aprile

le sue merci di frutta le conservatacitamente fino agli anni buoni.

Nessuno sa dove si nutron le gemme,nessuno sa se mai la corolla fiorisca

durare, aspettare, concedersi,oscurarsi, invecchiare, aprèslude.

Gottfried Benn

Da “Aprèslude” di Gottfried BennEinaudi - Collezione di poesiaTraduzione di Ferruccio Masini

QUI SI FA LA PRESENTAZIONE DI QUESTO GIORNALE E DI QUEL-LO CHE VORREBBE ESSERE E FARE CHE SI VEDRA’ MEGLIO NEI PROSSIMI NUMERI SE SON ROSE E FIORIRANNO O AVRANNO SOLO LE SPINE

Insomma.Alla fine, con tutto questo parlare di giovani (sono il nostro futuro. Ah, si? Non il loro? E del presente non ce ne importa nulla?) e di gente (ma proprio tutta? Tutta tutta?) non è che si fa solo una gran confusione?Esistono poi i giovani? Esiste la gente?Come se i giovani fossero poi un soggetto collettivo che si muove e pensa come un branco di gnu, compatto e inconsapevole.Che poi non si sa nemmeno quando uno è giovane. A che età comincia la giovinezza, a che età finisce?Come se la gente non fosse poi un assemblaggio di persone diverse, di idee diverse e soprattutto di interessi diversi.Diciamolo, questo non è un giornale dei giovani e non è un giornale della gente.Qui si raccontano notizie e storie senza la pretesa di rac-contare la verità dei fatti.Questo è un giornale soggettivista. Ci sono fatti e storie raccontati secondo il punto di vista di un altro.L’altro è uno di quelli che era lì e che ha visto il tamponamento, l’altro era sulla macchina tamponata. Un altro stava ascoltando un disco e un altro ha sognato farfalle. Un ennesimo altro ha visto la manifestazione degli studenti e un altro ha visto il telegiornale. L’altro siamo noi,

Per dirla in breve, qui ci sono le opinioni dei fatti.Insomma.

3

DALLA REDAZIONE Presentazione

GUARDA UN PO’ CHE LA FILOSOFIA CI DA’ OGNI TANTO DELLE DRITTE CHE NON SEMBRA NEMMENO QUELLA COSA CAMPATA IN ARIA CHE SEMBRA

«Di solito ci si sforza di acquisire, per tutte le situazioni della vita, un solo atteggiamento dell’animo, un solo genere di idee – e questo vien detto avere uno spirito filosofico. Ma, per l’arricchimento della conoscenza, può avere più valore non uniformarsi, ma ascoltare la voce sommessa delle diverse situazioni: esse portano con sé le loro proprie idee. Così, non considerandosi come individui unici, rigidi e invariabili, si parteciperà in modo conoscitivo alla vita e all’essere di molti».

Così scrisse Friedrich Nietzsche. Così vogliamo che siano i nostri articoli. Così vogliamo che siano letti. Per l’arricchi-mento della conoscenza e per dar voce ad altro da sé, sia che si tratti di riflessioni semiserie, che di libere divagazioni delle nostre penne e tastiere.Quale conoscenza? E poi, perché? Come? Da chi? Sia lo sguardo altrui a rispondere a questi interrogativi, a indovinarne le risposte, decidendo e reinventando destini, pagina dopo pagina.Leggete gli scritti come articoli, fantasie, testimonianze, ricordi o suggestioni, secondo il vostro gusto. Assaggiateli, giudicateli, conservateli, buttateli.Di queste carte si può fare una raccolta: quella collezionistica o quel-la differenziata. Ma leggeteli – sempre – come tracce di esperienze ed esperimenti vissuti con interesse, se non anche con passione; vicende che quindi attendono di essere rivissute da chi sfoglia.Cercate la verità? È qui: sotto il vostro naso, oltre i vostri occhiali. Ma no! Non nel giornale... Tra le mani che lo muovono.

4

DALLA REDAZIONE Altro: istruzioni per l’usodi Luciano Cristiano

CERCASI GIORNALISTI E GIORNALAI

Cercasi giornalisti e giornalai

Qui stiamo cominciando una storia, la storia di un giornale, e ci servono sia giornalisti che

giornalai.Avete da raccontare qualcosa che vi sembra possa entrare in questo giornale? Mandate-celo che non è detto che lo pubblicheremo ma lo leggeremo con attenzione.

Volete proporci una rubrica? Proponetela, può darsi che la vostra proposta divenga realtà.

5

DALLA REDAZIONE A.A.A.lura?di Altro Redazione

Volete distribuire il nostro giornale. Grazie mille, stavamo proprio cercando voi.Volete fare entrambe le cose, scrivere

e distribuire?Accidenti, siete il nostro

uomo. O la nostra donna.

DOVE AVREI VOLUTO ESSERE STATO IL 27 GENNAIO SE PER UNA SERIE DI CIRCOSTANZE NON FOSSI STATO A MILLE CHILOMETRI DA LÌ ED ANCHE VOLENDO SAREI ARRIVATO MA IN RITARDO

Alle sei del pomeriggio del ventisette gennaio avrei voluto essere in piazza del Duomo a Milano. Niente urla, niente festeggiamenti, niente manifestazioni: una folla silenziosa, ottomila persone, in lutto e in ascolto. Il sindaco ha spalancato le porte della Scala, come impone la tradizione del teatro in occasione degli addii ai suoi ex direttori musicali, ma non perché il pubblico entrasse. La sala resta completamente vuota, all’interno ci sono solo la Filarmonica della Scala e Daniel Barenboim a dirigerla. La musica esce dal teatro, troppo piccolo per accogliere tutti quelli che vogliono salutare il maestro Abbado.Appena inizia l’Adagio assai della terza sinfonia di Ludwig van Beethoven, ovvero la marcia funebre della sinfonia “Eroica”, nella folla nessuno fa commenti o movi-menti. Quelle pagine composte “per festeggiare il sovvenire di un grande uomo” conservano potenza e mestizia capaci di sconvolgere anche chi non abbia mai ascoltato una nota di musica classica. Alla fine del concerto il teatro è muto, fuori un applauso dice addio a Claudio Abbado.

NON SOLO LE UNIVERSITA’ AMERICANE FANNO SINGOLARI STU-DI, ADESSO CI SI METTONO ANCHE I RICERCATORI FINLANDESI CHE E’ TUTTO DIRE.

Secondo una ricerca finlandese portata avanti dal professor Tatu Westling dell’Università di Helsinki, il PIL (Prodotto Interno Lordo, come si sa) di una nazione avrebbe uno stretto rapporto con la lunghezza del pene dei suoi abitanti.Dagli studi del Professor Westling risulta che più il PIL aumenta e più si riduce la lunghezza del pene nella popolazione. E viceversa.Questo curioso risultato della ricerca finlandese dovrebbe farci riflettere sulla condizione economica del nostro paese.Forse e chissà, la crisi che ci colpisce può portare un gradevole vantaggio a molti italiani e soprattutto alle italiane. Sempre che ci sia un rapporto tra lunghezza dell’attrezzo e piacere femminile s’intende.

E’ il caso quindi che non ci si preoccupi più del mancato aumento del PIL? Dobbiamo al contrario sperare in una sua riduzione? Tra i due aumenti, quale sarebbe di mag-gior gradimento per voi?

6

CRONACAMilano, Italia

di Giorgio Leali

CRONACAHelsinki, Finlandia di Kim Abbatiello

DI BERGAMASCHI E DI ELEFANTI CHE UNO NON DIREBBE MAI CHE SI POTREBBERO INCONTRARE SE NON ALLO ZOO ED INVECE NO.

A rischio di vita sono gli elefanti della Costa d’Avorio che vengono costantemente trasportati nelle riserve naturali predisposte.Poiché la loro delicata presenza disturba le coltivazioni e costringe, per così dire, gli agricoltori a occuparsi continuamente della loro presenza in modo drastico e definitivo si è reso necessario un intervento per il quale è entrata in campo la FASSI, proprio l’industria di macchinari con sedi a Nembro ed Albino.Un gesto davvero di buon cuore quello della FASSI che ha messo a disposizione i propri macchinari adatti al sollevamento di questi giganti che, in stato dormiente naturalmente, vengono poi trasportati con i camion sino ad un alloggio un po’ più sereno con l’unico limite di non potersi godere il panorama durante il viaggio.Questa iniziativa servirà a riappacificare agricoltori ed elefanti? Lo sperano i respon-sabili della riserva naturale che ogni volta aspettano il risveglio degli elefanti per intuire se la nuova sistemazione è loro gradita.

7

CRONACADaloa, Costa d’Avorio

di Kim Abbatiello

DOVE SI RACCONTA DI UN EPISODIO CHE PUR PICCOLO HA UN CERTO FASCINO TANTO CHE A UNO GLI PIACEREBBE PROPRIO ESSERE STATO LÌIl fatto è questo. Siamo sulla TEB che è appena partita da Albino. Mattina presto verso la fine di gennaio, non so di preciso il giorno. Quasi tutti studenti.I fatti strani sono due ed accadono in contemporanea. Appena dopo Pradalunga sulla vettura di testa dove sto io, ad un certo punto si interrompe, ma per poco,

diciamo una ventina di secondi, tutto il solito chiacchierare di ogni mattina. Si sente solo il rumore del treno e poi in quella specie di silenzio una ragazza dice a voce appena un po’ alta una frase bellissima.La ragazza non l’ho vista, ho solo sentito la frase. Poi sono ricominciate le chiac-chiere di ogni mattina ma mi sono accorto che tutti avevano sentito questa frase bellissima che continuava a entrare nei discorsi.Direi che c’era una certa felicità nel ripeterla.

Io sono sceso ad Alzano Centro e mi sono fermato a veder partire il treno sempre con questa frase bellissima in testa. Avevo qualche problema anche ad aprire

l’ombrello per cui sono restato lì un po’. Così, mentre stavo fermo alle prese con l’ombrello, mi hanno superato quelli che erano scesi dalla vettura di coda e mentre

passavano ho sentito che anche loro discutevano di quella frase bellissima.Praticamente nel tratto da Pradalunga a Alzano Centro era passata di bocca in

bocca lungo tutti i vagoni quella bellissima frase.

Albino, ItaliaCRONACA

di Luca Blumer

DOVE SI RACCONTA QUELLO CHE PUÒ CAPITARE SE SI DÀ RETTA AI GENITORI CHE TI CONSIGLIANO DI LEGGERE UN PRECISO LIBRO E MAGARI TE LO DANNO ANCHE

Sotto consiglio dei miei genitori, ho letto l’altro giorno “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupery. Il libro racconta dei viaggi che il piccolo principe fa nello spazio e di come incontra il protagonista, un aviatore che a seguito di un incidente, si trova sperduto in mezzo al deserto. Il libro ha una trama semplice ma tratta temi importanti e aiuta il lettore a riflettere. Mi ha molto colpito la semplicità con cui il piccolo principe rivela ciò che gli adulti perdono nel momento in cui diventano tali: “i grandi amano le cifre, non si interessano mai alle cose essenziali”, “non si vede bene che col cuore, le cose essenziali sono invisibili agli occhi”. Due frasi sul rischio che si corre a crescere, quello di pensare solo alle cifre e non a all’universo di cose semplici che ci circonda.Nel libro si narra anche dei pianeti su cui il piccolo principe approda, abitati da individui che incarnano i vizi e le virtù dell’uomo.C’è il re, che governa da solo il suo regno disabitato, il vanitoso che non ha nessuno che lo possa lodare e l’ubriacone che beve per non aver vergogna di bere. Infine l’autore dà un significato profondo alla parola “addomesticare”. Nel momento in cui tu addomestichi qualcuno, ne diventi responsabile e lui sarà per te l’unico al mondo come tu sarai l’unico per lui. E’ un libro che vale la pena di leggere, che siate grandi o piccoli, proprio per questi input.

CI SAREBBE ANCHE UN FILM DA ANDARE A VEDERE APPENA USCIRA’ IN ITALIA SE SI E’ AMANTI DELLA MUSICA E DELLE STORIE NON TROPPO FACILI

Purtroppo il film del quale scriviamo non uscirà in Italia con il suo titolo originale, al quale è stato inspiegabilmente preferito un “A proposito di Davis” che non rende affatto giustizia al senso del film. Infatti “Inside Llewyn Davis”, oltre ad essere il titolo dell’ultimo lavoro dei fratelli Coen è anche il titolo del primo album da solista del protagonista di questo triste film. Naturalmente l’aggettivo “triste” è da intendere nella più poetica delle accezioni: si tratta di una storia dove la cattiva sorte è onnipresente e accompagna ogni episodio della vita del povero Llewyn

Davis con inesorabile puntualità. Già dopo pochi minuti dallo spe-gnimento delle luci del cinema lo spettatore è rassegnato ad un inarrestabile crescendo di “sfighe”, che sono il vero antagonista di questa storia, e inizia a sperare che almeno una volta, per caso, per un minuto, qualcosa nella vita del povero Llewyn possa andare per il verso giusto. Llewyn è un musicista folk che cerca fortuna da solista suonando nei bar del Greenwich Village newyorkese all’inizio degli anni sessanta. Llewyn non ha mai un soldo in tasca: le royalties del suo album “Inside Llewyn Davis” rendono poco o niente e gli incassi delle serate non bastano: così passa la sua vita traslocando da un divano all’altro, ospite ogni sera di una casa diversa. L’aspetto più triste del vagare di Llewyn è il continuo confronto tra la miseria della sua vita e la fortuna, spesso immeritata, di chi lo circonda. A volte la buona sorte lo sfiora ma immediatamente lo evita. La vita è ingiusta ma la colpa non è di nessuno in particolare.

8

di Simone Manara

CULTURA Libri

di Giorgio Leali

CULTURA Cinema

DI UN LIBRO DOVE SI RACCONTA CHE FORSE SAREBBE MEGLIO ESSER CIECHI E SAPERLO PIUTTOSTO CHE ILLUDERSI DI VEDERE E AGIRE DI CONSEGUENZA

Cercando in casa qualcosa da leggere, la settimana scorsa mi è capitato tra le mani “Cecità” di Josè Saramago, libro il cui titolo mi ha incuriosito: cecità infatti è un termine che può avere un significato sia concreto che metaforico. Di fatto nel testo emerge chiaramente l’idea che la condizione degli uomini (resi ciechi da un morbo inspiegabile) non sia solo fisica ma anche mentale. La menomazione alla vista infatti mette tutti sullo stesso piano, eliminando le differenze sociali ed estetiche preesistenti e riportando il mondo ad una sorta di stato di natura in cui conta solo sopravvivere ed in cui ben presto ogni gerarchia è eliminata, arrivando a vanificare il concetto di Stato. In questo libro dunque l’autore intende criticare l’arroganza e la presunzione, quel senso di superiorità perversa che il denaro ed il potere conferiscono e concepisce la cecità come una sorta di cura per rendere più umili gli uomini e far sì che si rendano conto dei propri errori. La vicenda è però raccontata senza moralismi e in modo anche crudo ma efficace. Considero questo libro un classico e lo consiglio assolutamente .

DOVE SI PARLA DI CHI PROVA A FAR MUSICA QUI DALLE NO-STRE PARTI CON TUTTE LE CONSEGUENZE DEL CASO MA CON UN PO’ DI SPERANZA VERSO LA FINE

Parlare di musica è relativamente semplice, raccontare i nostri artisti, i loro sacrifici, successi e fallimenti non lo è.Il punto è questo: continueremo ad ascoltare cover band degli ACDC o di Vasco Rossi o ci creeremo una nostra identità musicale, che faccia di noi giovani non più solo una marmaglia di ragazzetti? Probabilmente qualche mio coetaneo mi direbbe “si, ok, ma come facciamo?”.Se non iniziamo a parlare di noi, quelli nati dal 1990 in poi, che guardano la crisi in faccia ogni volta che inviano un curriculum o che ascoltano uno sproloquio di un sessantenne che prende un grappino al bar, e non iniziamo a sentirci parte di qualcosa, finiremo per dire ai nostri figli che nella nostra adolescenza, nell’età d’o-ro, non abbiamo fatto niente per cambiare un clima musicale fatto di discoteche e basta. Forse, dico io, dobbiamo iniziare a distinguere i posti dove si fa musica da quelli in cui si va con la scusa della musica solo per guardare tette e culi. Non ho niente contro le discoteche, ma quanto sento dire da qualcuno che al Setai si fa musica, mi si gela la pelle. La verità è che la metà dei giovani che vive ad Albino non sa chi sono i Verdena. Triste ma vero.Qui vorremmo raccontare, recensire, pubblicizzare i numerosi gruppi che conti-nuano a nascere nella provincia di Bergamo, senza fare distinzioni tra hard rock, pop, folk o metal (house no grazie, ve ne prego).Forse sarà perchè io faccio parte di loro, di quelli messi così male, che si vendono a poco pur di suonare in un locale del centro. Quelli che hanno venduto mutande e calzine pur di rimediare sei corde, un microfono e un posto per provare. Quelli che ancora hanno il coraggio di accettare locali che dopo averti concesso una serata non ti offrono neanche una birra.A chi vuol lasciar perdere la sua band dopo una delusione, una serata vuota, direi “coraggio, continuiamo”.Perchè c’è qualcuno – Caparezza, I 3 allegri ragazzi morti, Marta sui tubi – che ce l’ha fatta. Ce la può fare anche qualcun altro.

9

di Michele Schena

CULTURA Libri

di Giovanni Persico

CULTURA Musica

RIFL

ESSI

ONI

10

ALCUNE RIFLESSIONI COSI’ TANTO PER DIRE DOVE SI PUO’ FINIRE ANCHE ANIMATI DA BUONE INTENZIONI E CIOE’ A SOSTENERE STUPIDE CATTIVERIE STANDO NASCOSTI NELL’OMBRA DI INTERNET

INSULTI, WEB E ANIMALI Quando un dibattito riesce a innescare liti con gli amici e a irritare anche i più pacifici esseri umani, significa che sotto le parole, la polemica e le prese di posizione c’è qualcosa di più: un interesse autentico. Una di queste discussioni è quella che ha riempito le pagine dei quotidiani e che ha per protagonista Caterina Simonsen, la studentessa di Veterinaria che, gravemente malata, ha osato esprimere su Facebook la sua gratitudine verso la “vera ricerca, che include la sperimentazione animale” e che le ha salvato la vita.Non importa qui stabilire se la sperimentazione animale sia o meno il mezzo più efficace per portare avanti la ricerca scientifica. Conviene invece riflettere sulle reazioni suscitate dal post di Caterina.“Per me puoi pure morire domani. Non sacrificherei nemmeno il mio pesce rosso per un’egoista come te”. Questo commento riassume il tenore dei messaggi di risposta ricevuti da Caterina: per l’esattezza cinquecento insulti e trenta auguri di morte. Sui social networks anche i codardi diventano leoni. Il 5 gennaio, qualche giorno dopo questa triste vicenda, Pierluigi Bersani viene colpito da un aneurisma cerebrale e su internet non manca chi commenta “Finalmente una bella notizia!” o chi gli augura una morte lenta e dolorosa. Ovviamente la colpa non è tutta di internet, uno strumento che in quanto tale si limita a dare spazio alle opinioni. Ne sono una dimostrazione le telefonate ricevute al programma radiofonico “La Zanzara”. Un esempio su tutti è la signora Bruna, che con voce amorevole esprime le sue teorie sulla necessità che i malati soccombano, evitando così di sacrificare altre creature nel vano tentativo di trovare delle cure.L’aspetto più inquietante della vicenda è che ci sono persone che devono trovare un oggetto sul quale scaricare l’amore che negano al loro prossi-mo: gli animali si prestano perfettamente a questa funzione. Ricordiamo un altro episodio.Alle 13:30 del 10 ottobre 2010 a Milano un tassista investe involon-tariamente un cane senza guinzaglio e subito scende dal suo taxi per scusarsi con i padroni. Il fidanzato della padrona del cocker non accetta le scuse e inizia a picchiare il tassista che, dopo esser stato portato al pronto soccorso, entra in coma e dopo un mese muore.

di Giorgio Leali

TESTIMONIANZE

11

DOVE SI RACCONTA UNA STORIA DI VITA CHE PER IL MOMENTO FINISCE BENE E SPERIAMO CHE CONTINUI COSI’ ANCHE PERCHE’ SAPPIAMO CHE NON SEMPRE LA VITA E’ SEMPLICE

ALBINO M. C., ex tossicodipendente.“Mmh, vediamo un po’ da dove posso cominciare. Beh, credo che la storia di come ho iniziato sia molto simile ad altre. Ero giovane e giravo a quanto pare con brutte compagnie. Qualche spinello poi la cosa sì è ingrossata e sono finito ogni sera in cerca di qualcosa per sballare. Non ero più io. Ero completamente dipendente da sostanze. Una sera ho esa-gerato e mi sono reso conto di quello che mi era successo. Avevo perso la libertà di essere me stesso senza dipendere da qualcosa.

All’inizio è stato difficile smettere. Tentavo ma 2 o 3 giorni e mi ritrovavo fatto. Mi divoravo dentro. Cercavo di rompere la dipendenza ma il corpo era completamente assuefatto. Così ho deciso di chiedere aiuto. Sono entrato in comunità e lì ho conosciuto molte persone nella mia situa-zione. E’ stato un periodo difficile ma non ero mai solo e, giorno dopo giorno, mi sentivo cambiare finché sono ritornato a vivere. Ero pulito: una sensazione che da parecchio non provavo.Così ho iniziato anche a lavorare in comunità. Ogni giorno sono a contatto con persone che hanno bisogno di aiuto, bisogno di me. Questa cosa mi fa sentire utile. La mia esperienza da tossicodipendente posso considerarla una situazione di passaggio che mi ha portato ad essere l’uomo che sono oggi.A volte mi chiedo che cosa sarei diventato se da giovane non avessi mai iniziato, o avessi incontrato le persone giuste. Beh, mi piace pensare che non sarei stato così felice come lo sono adesso. “

di Giorgio Canini

12

13

<quote>Hi! My name is Javier Pérez Estrella aka cintascotchI’m a Graphic designer / Audiovisual producer from Guayaquil-Ecuador.My work is very simple and minimal. I want that the person can take a break of the saturation of the photos in general. I never imagine that the people of the world will love my illustrations. It’s amazing the thousands of messages and fanarts I receive.“Create every day. No matter your skills.”</quote>

<IMG SRC:HTTP://CINTASCOTCH.JPGALT=L’ARTISTA DEL MESE>

<a href=http://javierperez.ws/><a href= http://instagram.com/cintascotch>

<a href=https://it-it.facebook.com/javierperezestrella><a href=https://twitter.com/cintascotch><a href=http://364ideas.tumblr.com/>

<a href=https://www.behance.net/cintascotch>

<mailto:[email protected]>

<p>Sul suo account Instagram cintascotch (Javier Pérez Estrella) ha scritto: “No vendo cinta scotch. No insista.” In effetti “cinta” in spagnolo significa nastro e quan-do su google si cerca “comprar cinta adhesiva” tra i risultati c’è anche cintascotch. Javier Pérez Estrella è nato e vive a Guayaquil, la città più popolosa e commercial-mente importante dell’Ecuador. Conosco tre famiglie che vengono dall’Ecuador. Una abita ad Albino, le altre due ad Alzano. Chissà che magari qualcuno di loro non venga proprio da Guayaquil. Non ho mai chiesto. A dir la verità non so nemmeno come si chiamano. A pensarci bene forse sono Boliviani. Javier invece è proprio dell’Ecuador. C’è scitto su facebook.</p>

14

SUL FARE LE FOTO CHE NON SI SA MAI CHI STA GUARDANDO E CHI E’ GUARDATO E DOVE DIAVOLO STIAMO NOI

La fotografia mostra come stanno le cose?La fotografia è molte fotografie. Una fotografia tra le fotografie è una scelta.Ma ciò che viene scelto passa spesso per essere il vero, cioè l’unico.Scriveva Vico: La verità è nello stesso fare, non nell’oggetto.Che dire della verità di una notizia fotografica?Che dire invece della verità della fotografia che smaschera il modo di produrre la foto-notizia?Quale sete si cela, dietro la volontà di vedere? Di chi è l’occhio da saziare?Diciamolo di passaggio, i fotografi sono tutti bianchi. L’occhio che vuole la distanza dalla morte è occidentale. Questo è un esempio del classico nodo tra la vita e il sapere.Qual è il vero protagonista della prima fotografia? La vittima? No.Il protagonista è chi compie l’azione. La vittima non compie più nulla.I protagonisti sono i reporter che caricano le macchine fotografiche per mille nuovi scatti.La vittima muore infinite volte. La morte è annullata nella sua infinità riproducibi-lità.Noi siamo qui per scovare punti di vista nascosti.Ma badate bene al nostro punto di vista. Badate bene.

COPERTINAdi Luciano Cristiano ALTRO

ALTROALTRE DOMANDE?

di Cooperativa Diagramma

Nell’autunno scorso, le cooperative sociali Pandemonium, La Fenice e Multima-gine e la Fondazione Serughetti-Centro Studi e Documentazione La Porta hanno elaborato un progetto che ha ottenuto un contributo dalla Fondazione Cariplo sul bando “Avvicinare nuovo publico alla cultura”. Il progetto contempla molte iniziati-ve tra cui la realizzazione di “Altro”, giornale mensile cartaceo e on-line.La Cooperativa Sociale Diagramma, ritenenendo interessante questo progetto, si è assunta il compito di curarne la realizzazione.

- Cos’è Altro? Un giornale mensile publicato su carta e on-line.

- Chi ci scrive? Tutti quelli che fanno parte e partecipano alla redazione.

- Chi può far parte della redazione? Chi vuole, purchè tra i 16 e i 25 anni.

- Cosa si scrive? Tutto quello che normalmente si scrive su un giornale a condizione che sia interessante, ragionato e condiviso con la redazione.- Posso scrivere che non sono d’accordo con il nuovo regolamen-te comunale? Sì.- Posso scrivere che in Spagna hanno scoperto un modo per non lavarsi per 5 anni senza puzzare di morte? Sì.- Posso scrivere che nella mia scuola i bagni sono sempre sporchi? Sì.- Posso scrivere che sono io che li sporco per protestare contro l’eccessiva ruvidezza della carta igienica? Sì.- Posso scrivere SCRIVI QUEL CHE TI PARE BASTA CHE IN QUELLO CHE VEDI, SCRIVI O PENSI CI METTI DUE DITA DI CERVELLO E UN PO’ DI SINTASSI!

- Posso scrivere “ho mangiato“ senza l’”h”? NO. SENTI, LASCIA STARE. STAI A CASA.

- Gli articoli sono pagati? Solo quelli publicati. Forse. Dipende tutto dal sostegno che le amministrazioni vorranno darci.

- Ci sono sbocchi professionali? “Altro” è un suplemento al “Il Tambor per non perdere la trebisonda”. Essendo una testata registrata chiunque publichi per 24 mesi di fila almeno 3 articoli retribuiti può richiedere il patentino di giornalista publicista.

- C’è altro che dovrei sapere? OGNI MESE VERRÀ PUBLICATA UNA SELEZIONE DEI MIGLIORI ARTICOLI SUL SITO DE L’ECO DI BERGAMO.

- Poi? Poi c’è facebook da gestire e aggiornare.

- Poi? Poi se il giovedì alle 17 nella sede della Coop Diagramma in via Duca d’A-osta 17 non vieni è inutile che continui a fare domande. Se ti serve un passaggio te le diamo noi nel caso.

- Quando si comincia? Abbiamo già iniziato.

WEB & SOCIAL ACCOUNTweb site: www.coopdiagramma/altro

facebook: www.facebook.com/redazione.altromensile

QUANDO E DOVE TROVARCI via Duca d’Aosta 17, Albino; ogni giovedì alle 17.00

COME CONTATTARCIemail: [email protected]

(risponde Luciano Cristiano)

CONTATTI

15

ALTRO

Copia OMAGGIO