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Aletha J. Solter IL BAMBINO CONSAPEVOLE Un nuovo modo di essere genitori edizioni la meridiana p a r t e n z e

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Un nuovo modo di essere genitori

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Il mondo degli adulti spesso considera i bambini esserini fragilie indifesi, non in grado di badare a se stessi e quindi da proteg-gere.Questo libro offre una diversa chiave di lettura, ponendo alcentro della relazione adulto-bambino l’idea che i bambini sono,fin dalla loro nascita, persone consapevoli di tutti i loro bisogni.Il pianto, il sonno, il gioco, la suzione sono segnali che i piccoliinviano per comunicare la loro consapevolezza di ciò che glista intorno. Accogliere questi segnali, ascoltarli dando modo aibambini di esprimerli, aiuterà i genitori a crescere figli respon-sabili, fiduciosi e disponibili con gli altri.Un libro che aiuta i genitori a vivere con meno ansie le primissimefasi di crescita dei propri bambini offrendo loro non solo amorema anche serenità e soprattutto fiducia in se stessi.

Aletha Jauch Solter è psicologa dell’età evolutiva in California, madre enonna.Ha studiato con lo psicologo svizzero Jean Piaget presso l’Università diGinevra e ha conseguito la specializzazione in psicologia presso l’Universitàdella California. Dal 1978 lavora con gruppi di genitori, educatori e bambini.In Italia ha pubblicato con le edizioni la meridiana Mamma, io sono grande!Come far fiorire la personalità dei bambini (2000), Lacrime e capricci. Cosa farequando neonati e bambini piangono (2007).

edizioni la meridianap a r t e n z e

Euro 15,00 (I.i.)

In copertina disegno di Silvio Boselli ISBN 978-88-85221-75-0

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Indice Prefazionedi Grazia Honegger Fresco . . . . . . . . . . . . . . . .9

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11

ESORDIFare in modo che il bambino si senta amato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17

PIANTOFare in modo che il bambino liberi le tensioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35

SONNOFare in modo che il bambino riposi . . . . . . . 59

CIBOFare in modo che il bambino si nutra da solo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .77

GIOCOFare in modo che il bambino impari . . . . . . 93

CONFLITTIFare in modo che il bambino si senta rispettato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 114

ATTACCAMENTOFare in modo che il bambino si senta sicuro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 145

Conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 164

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Prefazione

9IL BAMBINO CONSAPEVOLE

Quindicesima nella stimolante collana direttada Daniele Novara, quest’opera di AlethaSolter, che ha avuto grande risonanza negli StatiUniti come pure in Francia, ha il pregio di pre-sentare una nuova chiave di lettura dei bisogniinfantili in modo semplice e rassicurante, puressendo fondata su studi e su letture approfon-dite.Un libro dalla parte dei bambini più piccoli chetuttavia non colpevolizza i genitori e nemmenodice loro, in modo prescrittivo, come si devonocomportare.I bambini sono alieni incomprensibili da domi-nare, da addestrare, da spingere in anticiposulle strade della competizione perché ci gratifi-chino e ci siano riconoscenti o sono piuttosto,fin dalla nascita, persone sagge e competenti ditutti i loro bisogni?Se questa seconda ipotesi è vera, (malgradosiano infanti, cioè «privi di parola» e, quindi,difficili per noi da capire), basta metterci inascolto, fidandoci di loro, dice ripetutamentel’Autrice. Fidarsi non significa, però, abban-dono, lasciar correre, permissività confusa, mavigile attenzione ai segnali che ogni bambino obambina ci invia.Uno degli esempi più interessanti che la Solterci propone è forse quello del pianto: così insi-stente e angosciante, talmente fastidioso (ivicini che diranno?...) che gli adulti trovano adesso la soluzione più comoda: bloccarlo in tuttii modi, consolando, punendo, dando dolci,tenendo sempre in braccio, senza mai in realtàaccoglierlo e tanto meno permettere al bam-bino di viverlo fino in fondo.Lo stesso atteggiamento vale per il sonno o perla suzione, per le funzioni intestinali o per ilgioco: i genitori, come del resto gli educatori,trovano più semplice reprimere, esercitandoquelli che Aletha Solter chiama schemi di con-trollo, non necessariamente violenti, macomunque aggressivi nei confronti dei segnalidel bambino e tali da confonderlo. Questocomportamento, che è tipico della nostra cul-tura, non è però comune a tutte le cultureumane. Presso altri popoli c’è un diverso

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ascolto e un più profondo rispetto del bam-bino, soprattutto agli inizi della vita: i popolidell’Amazzonia o del Messico più interno, del-l’Africa centrale o dell’India contadina - chevivono in condizioni di grande povertà - hannomolto da insegnarci in questo campo.I bambini hanno un estremo bisogno di sentireche gli adulti da cui dipendono sono dalla loroparte e non contro di loro, ma a loro volta igrandi non possono dare ciò che non hannoricevuto.Attraverso le generazioni continua la catenainfinita dei dolori accumulati nella propriainfanzia, sofferenze che non hanno mai avuto lagiusta accoglienza, lo sfogo necessario, e cherendono i genitori incapaci a loro volta di nonfar soffrire i figli.Oggi, che una nuova consapevolezza è rag-giunta e la si può perfezionare, questa catena vainterrotta, per il bene stesso dell’umanità, perun mondo meno feroce. Scrive la Solter, a con-clusione del suo libro, che probabilmente solouna nuova generazione che venga allevata conamore, fiducia, rispetto, fin dalla nascita (...), cheabbia conservato la capacità di sentire e di pian-gere, può condurre alla vera liberazione dall’op-pressione.Una nuova utopia, dunque? Già nei primidecenni del secolo, annunciato dalla femministasvedese Ellen Key come «il secolo del bam-bino», Maria Montessori aveva ripetutamentedetto che per costruire la pace bisogna elimi-nare la lotta tra l’adulto e il bambino, a partiredalla nascita, lasciando il neonato vicino allamadre, ascoltando i suoi ritmi, le sue voci mute,il bisogno di gradualità e di intimità. Solopochissimi accolsero le sue indicazioni.Cinquant’anni dopo un altro medico, FrédérickLeboyer, ripartì dal neonato per indicare inmodo altrettanto concreto le radici della vio-lenza. Entrambi i messaggi, ridotti a «metodi»,cioè a prescrizioni e a mode, sono stati defor-mati, a volte anche dagli stessi seguaci. Siamo alla fine del secolo e gli orrori verso l’in-fanzia non cessano.È urgente, oggi, sviluppare una sensibilità

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osservativa che superi i soliti schemi mentali, inostri stessi modelli interni, le nostre paure; checi permetta di sentire tutto il nuovo che ognibambino ci porta, per intraprendere unadiversa strada di pace fin dagli inizi della vita.

Grazia Honegger Fresco

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11IL BAMBINO CONSAPEVOLE

Introduzione

«Giacché il futuro del mondo è nel bambino...»(da un proverbio maya)

La nascita di un bambino è un evento gioioso.Molti novelli genitori provano un amore e unaffetto straordinari, di una profondità mai pro-vata prima. Amici e parenti sono impazienti divedere il neonato, di vedere com’è il bambino, eforse anche di provare per pochi secondi i senti-menti di amore e speranza che un essere umanoappena nato suscita in tutti noi. I genitori, natu-ralmente, vogliono fare tutto ciò che possonoperché il loro bambino conduca una vita soddi-sfacente e cresca quanto più possibile affettuoso,intelligente e felice.Il mondo sta diventando gradualmente un postomigliore per i bambini. La scienza dell’alimenta-zione ha prodotto diete migliori sia per le donnein gravidanza, sia per quelle che allattano, sia peri bambini. Queste conoscenze, insieme al pro-gresso nei campi dell’ostetricia, delle vaccina-zioni, degli antibiotici e ad altri miglioramentinella cura della salute, permette ai bambini diavere una maggiore possibilità di sopravvivere edi essere in buona salute rispetto al passato. Lacrescita della psicologia dello sviluppo ha richia-mato l’attenzione dei genitori sull’importanza deiprimi anni di vita e ha avuto come risultato la dif-

fusione di libri per i genitori e giocattoli educativiche possono aiutare i bambini a sviluppare le lorocapacità intellettive. I bambini portatori di han-dicap oggi hanno buone possibilità, in moltipaesi, di sviluppare tutte le loro potenzialità. Imovimenti per la «crescita umana» aiutano lagente a capire che i bambini sono persone a tuttigli effetti, con la capacità di pensare e sentire.C’è una precisa tendenza verso un modo più con-sapevole di essere genitori, e verso una centralitàdei bisogni del bambino. Questa tendenzacominciò con la diffusione del parto naturale econ il trattamento dolce del neonato dopo lanascita. Successivamente si manifestò con unritorno all’allattamento al seno e a metodi educa-tivi meno autoritari.Questo libro rappresenta il logico passo succes-sivo, nel nostro sforzo per rendere questo mondoun luogo migliore per gli esseri umani. È unpasso avanti verso un modo più consapevole diessere genitori, affrontando apertamente il temadei sentimenti e fornendo un metodo pratico edefficace per aiutare i bambini a superare imomenti di angoscia, paura, rabbia, dolore oconfusione. Non è sufficiente assicurare ai nostribambini una nascita non faticosa, senza farmaci,latte materno, tanto amore e abbracci affettuosi.Essi hanno anche bisogno di noi come loro con-sulenti. Tutti i bambini hanno sentimenti fortiche devono essere riconosciuti ed espressi.Questo approccio totalmente nuovo all’esseregenitori si ispira in gran parte alla teoria del Re-Evaluation Counseling, che ebbe origine e si svi-luppò negli anni ‘50 grazie a Harvey Jackins,Mary McCabe e altri a Seattle, nello Stato diWashington. Nelle lezioni del Re-EvaluationCounseling gli adulti imparano ad aiutarsi avicenda per recuperare la capacità di piangere,ridere, tremare e infuriarsi, al fine di superare glieffetti di esperienze traumatiche passate. Il movi-mento del Re-Evaluation Counseling è oggi abba-stanza diffuso, e si tengono lezioni in molti paesidel mondo. Questo libro sulla base di questateoria, presenta un approccio di vasta portata almodo di essere genitori durante i primi due anni emezzo della vita di un bambino. Tuttavia, molte

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delle idee sono strettamente mie personali, e nondovrebbero essere considerate identiche allateoria e alla politica del Re-EvaluationCounseling. Le idee e gli esempi sono presi inprestito anche da altre teorie tra le quali la PrimalTherapy e il Parent Effectiveness Training1. I riferi-menti scientifici sono citati lungo tutto il libro asostegno delle mie affermazioni, e le mie ideevengono veicolate per mezzo di interviste a moltigenitori e attraverso le mie esperienze comemadre.

Quattro assunti fondamentali

Ci sono quattro assunti fondamentali, concernentila natura umana, che sottendono le idee presen-tate in questo libro. Il primo assunto è che gliesseri umani nascono sapendo fondamentalmenteciò di cui hanno bisogno, non solo per la lorosopravvivenza, ma anche per uno sviluppo fisico,emotivo e intellettuale ottimale. Ad esempio,avendo la possibilità di scegliere tra alcuni giocat-toli, i bambini giocheranno con quelli che megliosi adattano al loro sviluppo intellettuale in quelpreciso momento. L’idea è che i bambini sanno eindicano ciò di cui hanno bisogno e, perciò, meri-tano fiducia per quanto attiene la loro capacità dioccuparsi della propria vita, nei limiti del loro svi-luppo fisico. Questo assunto resta valido solo se aibambini è concessa una certa libertà. Le loro incli-nazioni naturali, infatti, possono subire interfe-

renze, se sono costretti ad adattarsi al potere eall’autorità degli adulti. Se ciò accade, essi potreb-bero perdere la capacità di sapere in modo cor-retto di cosa hanno bisogno. I bambini comuni-cheranno i loro bisogni se si permetterà loro difarlo ed è compito di chi ha cura di loro interpre-tarne correttamente i segnali.Il secondo assunto è che gli esseri umani nasconocon un comportamento potenzialmente buono ecattivo, ma il modo in cui vengono trattati deter-mina il modo in cui agiranno. Se non vengonoferiti o oppressi e se tutti i loro bisogni vengonosoddisfatti, saranno persone buone, collaborative,intelligenti, gioiose, con la capacità di dare e rice-vere amore. Le persone agiscono in modo nocivo,irrazionale e stupido solo se hanno subìto delleferite.Il terzo assunto è che le primissime esperienzenella vita possono avere un effetto profondo eduraturo sui sentimenti e sui modelli di compor-tamento successivi. I bambini sono vulnerabili, epossono essere facilmente feriti dal comporta-mento degli altri a causa della loro estrema dipen-denza e per la loro mancanza di informazione.Quasi tutti gli adulti sono limitati nelle loropotenzialità a causa di sentimenti negativi deri-vanti dal modo in cui sono stati feriti da bambinio da adolescenti. Uno di questi sentimenti è uncomune senso di impotenza (per esempio: «Nonsi può combattere contro il mondo intero»oppure «L’inquinamento continuerà qualsiasicosa io faccia»). Altri sentimenti diffusi universal-mente sono il sentirsi meno amabili, meno belli omeno intelligenti di altri (per esempio: «Non saròmai in grado di imparare la matematica», «Nes-suno potrà mai veramente amarmi»). Molti adultihanno paure e ansie irrazionali che potrebberoessere troppo imbarazzati ad ammettere (alcunepersone, per esempio, non riescono ad addor-mentarsi senza prima guardare sotto il letto).Oltre ad alimentare i sentimenti negativi, le espe-rienze dolorose dei primi anni di vita possonoessere responsabili anche di problemi di peso,problemi sessuali, dipendenze, insonnia, defi-cienze intellettive e incapacità di stabilire rapportiduraturi. Per tutto il libro spiego come le prime

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1 Questa teoria è ampiamente illustrata da ThomasGordon nel libro Genitori Efficaci, ed. La meridiana,Molfetta 1994.

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esperienze possano condurre a queste e ad altreconseguenze negative. Sebbene le esperienzeinfantili successive siano ugualmente importanti, iprimissimi anni sono di gran lunga i più influentiper la vita di una persona.L’assunto precedente non è molto popolarepoiché molte persone credono che sia pessimi-stico: pensare questo implica che le ferite inflitteai bambini siano irreversibili. La natura crucialedei primi anni di vita sembra porre troppo peso eresponsabilità sui genitori, quindi essi preferi-scono rifiutare totalmente l’assunto. Forse peralleviare il senso di colpa per errori passati, a essipiace credere che le influenze successive, comequelle ricevute nelle scuole pubbliche, possano inegual misura essere potenzialmente dannose.Il quarto assunto di questo libro è più rassicu-rante. In esso si afferma che gli effetti di espe-rienze traumatiche sono completamente reversi-bili: i bambini possono guarire dagli effetti diesperienze dolorose. Il processo di risanamentoopera per mezzo di meccanismi spontanei disfogo emotivo che includono: piangere, ridere,tremare, infuriarsi, sudare e sbadigliare. I bam-bini che vengono feriti, emotivamente o fisica-mente, fanno queste cose spontaneamente, senon si impedisce loro di farlo. Sentire veramenteil dolore e liberare i sentimenti in questo modo,permette loro di guarire pienamente dalle espe-rienze dolorose e da tutte le loro possibili conse-guenze. Se si impedisce loro di esprimersi inquesta maniera quando ne hanno bisogno, nonsupereranno mai le esperienze dolorose. Anchegli adulti hanno a disposizione questo stesso pro-cesso di recupero e le loro primissime ferite pos-sono essere superate in questa maniera. Pur-troppo, la società non incoraggia né tollera che gliadulti, o perfino i bambini, piangano, e moltepersone non guariranno mai dalle primissimeferite perché hanno imparato a imbottigliare leproprie emozioni. Ma il fatto che molti adultiportino ancora con sé gli effetti delle primeangosce non contraddice questo quarto assunto:è possibile il recupero per tutti, a qualsiasi età.Ricapitolando, i quattro assunti che stanno allabase di questo libro sono:

1) i bambini sanno di cosa hanno bisogno;2) se i bisogni dei bambini vengono soddisfatti ese essi non subiscono traumi, saranno intelligenti,gioiosi e affettuosi;3) i bambini sono estremamente vulnerabili, e iprimissimi traumi e i bisogni insoddisfatti pos-sono avere effetti durevoli nel tempo;4) i bambini hanno la capacità di guarire sponta-neamente dai traumi se si dà loro la possibilità diliberare i sentimenti di dolore.

Organizzazione del libro

Il libro si compone di sette capitoli che trattanociascuno un argomento a sé stante. Il capitolo 2,ad esempio, è dedicato interamente al bisogno dipiangere, essendo questo il modo primario con ilquale i bambini superano le esperienze dolorose.Il bisogno di piangere viene discusso approfondi-tamente poiché è il bisogno meno riconosciuto epiù frainteso. Se si incoraggia il pianto, sipotranno annullare gli effetti negativi di bisogniinsoddisfatti o di esperienze dolorose in ognialtro campo.Ciascuno degli altri capitoli tratta dei bisogni deibambini in ambiti particolari; come essi possonoessere feriti in ciascun ambito; come possonosuperare i loro dolori piangendo; quali conse-guenze potrebbero esserci se non piangono abba-stanza. I genitori che cominciano a usare questoapproccio e incoraggiano affettuosamente i lorobambini a piangere, sono a volte incapaci didistinguere tra il pianto per un bisogno presente(ad esempio la fame) e il pianto per un dolorepassato (per esempio una nascita traumatica).Perciò ho incluso in ciascun capitolo alcune lineedi condotta per interpretare ogni atto di nervo-

13IL BAMBINO CONSAPEVOLE

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sismo o pianto che dovesse capitare, oltre adalcuni suggerimenti pratici per trattare con bam-bini che hanno imparato a reprimere il pianto.Essere genitori, secondo questo nuovo metodo,non consiste semplicemente nel tenere in braccioi bambini quando hanno bisogno di piangere epermettere loro di continuare. È molto più com-plesso, perché i bambini imparano a reprimere ilpianto molto facilmente se non si presta loro lanecessaria attenzione quando piangono. Certiloro atteggiamenti possono indicare un piantoinsufficiente (come succhiarsi il pollice, chiederefrequentemente di essere allattati, svegliarsispesso di notte o comportarsi in modo aggres-sivo).Non è sufficiente che un libro dia informazioni oconsigli, poiché i genitori possono avere delle dif-ficoltà a mettere in pratica nuove conoscenzefinché essi stessi soffrono per gli effetti della pro-pria infanzia dolorosa. Tutti i genitori sono statibambini, e nessuno è sfuggito a esperienze dolo-rose quando era piccolo e non era in grado dicapire ciò che accadeva. Dal momento che pochidi noi hanno avuto la possibilità di piangere tantoquanto avremmo dovuto da bambini, portiamoancora alcuni dei nostri sentimenti dolorosi connoi quando diventiamo genitori. Al fine di aiutare i genitori ad accrescere la loroforza e a superare alcune delle loro debolezze, hoincluso una serie di esercizi alla fine di ogni capi-tolo. Questi esercizi mirano ad aiutare i genitori aliberare i propri sentimenti di dolore parlando e,si spera, piangendo, ridendo, tremando, ecc. Se igenitori possono permettere a se stessi di sentireveramente i propri sentimenti, il loro «mestiere»di genitori risulterà alla lunga più facile. Li aiuteràanche a evitare di agire in modo dannoso a causadi sentimenti di dolore trattenuti dentro, e saràpiù facile permettere ai loro bambini di piangere.Se tutti i genitori potessero liberare tutto il lorodolore essi sarebbero maggiormente in grado disoddisfare tutti i bisogni dei loro bambini.Questo interromperebbe la sequenza di doloriche vengono tramandati di generazione in gene-razione, e tutti noi esseri umani diventeremmoquelle creature gioiose, affettuose e intelligenti

che dovremmo essere. Ecco perché gli esercizialla fine di ogni capitolo sono così importanti ecostituiscono parte integrante di questo nuovomodo di essere genitori.

Come fare gli esercizi

Gli esercizi che seguono ciascun capitolo consi-stono in domande personali direttamente legateall’argomento trattato. Il modo più efficace perfare questi esercizi è con un partner, rispondendoalle domande ad alta voce mentre l’altro ascolta.Oltre a conversare, la persona che risponde alledomande potrebbe aver voglia di ridere, pian-gere, tremare, infuriarsi o di sbadigliare. È moltoimportante che chi ascolta permetta e perfinoincoraggi l’espressione di queste emozioni. Lapersona non beneficerà pienamente degli esercizi,se questi sentimenti vengono tenuti dentro. Èimportante anche lavorare lentamente, utiliz-zando tutto il tempo necessario per ognidomanda, finché l’argomento non sia stato com-pletamente esaurito. Rispondere ad alcunedomande potrebbe richiedere molte ore.Il ruolo dell’ascoltatore è cruciale: egli dovrebbeprestare all’altra persona la sua piena e indivisaattenzione. Non è necessario che chi ascolta dicaalcunché, ma è importante tenere gli occhi fissisull’interlocutore e forse anche mantenere uncontatto fisico (magari tenendosi le mani o met-tendo un braccio intorno alle spalle dell’altro).Un buon ascolto non implica interrompere, inter-pretare, analizzare, dare suggerimenti, dare con-sigli, consolare, fare domande per informarsi oparlare delle proprie esperienze. Una cosa che l’a-scoltatore potrebbe fare è incoraggiare l’even-tuale pianto, il riso, il tremare, lo sbadigliare o l’a-

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dirarsi. Chi ascolta può dire: «Va bene, continuaa piangere», o può chiedere all’interlocutore diandare avanti e ripetere gli argomenti emotiva-mente cruciali. Se non si risponde alle domandead alta voce, con un ascoltatore attento, l’utilitàdell’esercizio sarà assai minore poiché è lo sfogodelle emozioni ciò che permette a una persona diliberarsi dei traumi passati. Dopo che una per-sona ha finito di rispondere a una domanda o auna serie di domande, ci si può scambiare i ruoli,se lo si desidera. Chi ha parlato diventa poi ascol-tatore. Non tutti gli esercizi sono utili a tutti. Igenitori possono selezionare quelli che meglio siadattano a loro stessi e saltare gli altri. I genitoripotrebbero anche pensare ad ambiti che io hotralasciato.I coniugi potrebbero voler lavorare insieme, equesto è un buon modo per approfondire il lororapporto. Comunque, devo aggiungere un’avver-tenza: se uno dei coniugi pensa che i suoi senti-menti potrebbero sconvolgere l’altro sarebbe piùsaggio trovare un altro ascoltatore più obiettivo.

Spiegazione dei termini usati

Questo libro non è rivolto solo alle madri. Infatti,finché ci si aspetterà che siano soltanto le madriad avere cura dei figli, sarà estremamente difficilesoddisfare i bisogni dei bambini nel modo da meraccomandato. Ecco perché uso la parola «geni-tori» per tutto il libro, per ricordare continua-mente che la cura di ogni bambino dovrebbeessere una responsabilità condivisa. Per «geni-tori» intendo tutti coloro che assumono un ruologenitoriale.Questo libro copre i primi due anni e mezzodopo la nascita di un bambino, ma non lo fa cro-

nologicamente. Il termine «bambino» è usatogenericamente per indicare un essere umanosotto i due anni e mezzo di età. Quando uso il ter-mine «infante», mi riferisco più specificatamentea un bambino dalla nascita fino a un anno, equando parlo di «bambino ai primi passi» miriferisco genericamente a un bambino di età com-presa tra uno e due anni e mezzo (indipendente-mente dal fatto che il bambino cammini vera-mente oppure no). Al fine di evitare pregiudizisessuali, mi riferisco ai bambini talvolta con pro-nomi femminili e altre volte con pronomimaschili.Due termini sono presi in prestito dal Re-Evalua-tion Counseling. Questi termini sono «sfogo» e«schema di controllo». «Sfogo» si riferisce allaliberazione dei sentimenti, ed è usato intercam-biabilmente con il termine «liberazione». Le varieforme di sfogo includono il pianto, il riso, il tre-mare, l’adirarsi, il sudare, lo sbadigliare e il par-lare. Il termine «schema di controllo» si riferiscea ogni comportamento che una persona usa perreprimere il suo sfogo. Questi termini vengonodiscussi più esaustivamente nel libro.

15IL BAMBINO CONSAPEVOLE

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ESORDIFare in modo che ilbambino si senta amato

Essere toccato e accarezzato, essere massaggiato,è cibo per il bambino...

(Leboyer, 1976)

Questo libro comincia con il processo dellanascita. I bambini hanno bisogni ed esigenze bendefiniti prima della nascita, ma non è lo scopo diquesto libro trattare questo argomento, perquanto sia importante. Esiste una crescente quan-tità di conoscenze sullo sviluppo emotivo prena-tale ed è provato che il feto può essere danneg-giato da fattori quali lo stress materno o chocimprovvisi (Thompson, 1960; Janov, 1973). Ameno che la neonata non abbia la possibilità diliberarsi da sola dagli effetti di tali traumi nelmodo descritto in questo libro, i traumi prenatalipossono avere effetti duraturi sullo sviluppofisico, intellettuale ed emotivo.

La nascita è un’esperienzatraumatica per gli infanti?

Nascere non è necessariamente traumatico. Se unbambino nasce senza complicazioni, a termine,da una madre che non ha assunto farmaci e senon lo si spaventa durante la nascita, probabil-mente non proverà alcuna angoscia nel venire almondo. La nascita è un’esperienza intensa pertutti coloro che vi sono coinvolti, ma non è neces-sariamente un’esperienza traumatica. Tuttavia,molte nascite non si svolgono nella manieraideale e causano, in effetti, angoscia nella bam-bina.Il capitolo seguente descrive come i genitori pos-sano aiutare i loro bambini a superare ogni soffe-renza psicologica derivante da una nascita diffi-cile o che ha provocato spavento. I bambini sonoin grado di superare, ed effettivamente superano,questi traumi prima di tutto attraverso il mecca-nismo risanatore del pianto, dello scuotersi edello sbadigliare. Una nascita traumatica nonnecessariamente rovina una persona per tutta lavita.Ciononostante, è importante che i genitori sianoconsapevoli del fatto che il modo in cui una bam-bina nasce è fondamentale per determinare i suoisentimenti e il comportamento dopo la nascita.Le esperienze natali hanno potenzialmente unforte impatto, poiché il feto non è abituato a fron-teggiare situazioni angoscianti e poiché i traumidella nascita sono spesso questione di vita e dimorte. Durante un parto difficile il feto lotta let-teralmente per la sua sopravvivenza. Di questobisogna essere pienamente consapevoli (Janov,1973).Se non si permette a una bambina di piangere eliberare le tensioni provocate da una nascita diffi-cile, potrebbe diventare più vulnerabile agli stresssuccessivi della vita. Combinata a maltrattamentie stress successivi, una nascita traumatica puòincidere pesantemente sul futuro e sul caratteredi una persona. Per esempio, ci sono prove che laschizofrenia e i crimini violenti possono essere

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causati in parte da condizioni di stress alla nascita(Mednick, 1971).Al Primal Institute di Los Angeles, in California,hanno scoperto che una nascita traumatica avevapredisposto alcuni pazienti ad affrontare succes-sive situazioni stressanti in modo non appro-priato. Un tipo comune di esperienza dolorosa èlegato a un travaglio difficile. Coloro che sonostati soggetti a lunghi travagli al momento dellanascita possono diventare molto ansiosi e impa-zienti nella vita. Ogni situazione di attesa faràscattare il trauma natale originario, anche se essipotrebbero non esserne consapevoli (Janov,1973).La totale assenza di travaglio (come nei particesarei) può ugualmente essere dannosa, poiché ilfeto ha bisogno della stimolazione prodotta dallecontrazioni delle doglie. Il travaglio massaggia ilcorpo della bambina e stimola certe funzioni cor-poree come il respirare e l’urinare. Le contrazionisembrano assolvere la stessa funzione stimolanteche in altri mammiferi si manifesta nel leccare icuccioli (Montagu, 1971). I bambini ai quali èmancata la stimolazione prodotta dalle doglie,trarranno beneficio dall’essere dolcemente mas-saggiati o toccati durante i primissimi giorni dopola nascita. Tutti i bambini hanno bisogno diessere toccati, a prescindere da come sono nati,ma è particolarmente importante nel caso di tra-vagli abbreviati artificialmente.La nascita può inoltre essere fonte di angosciaper una bambina in caso di parto prematuro oritardato, somministrazione di droghe, impiegodel forcipe, posizione podalica, soffocamentodovuto al cordone ombelicale, difficoltà nelcominciare a respirare. Dopo la nascita la neonatapuò provare spavento a causa di: freddo improv-viso, luminosità eccessiva, immobilità, tratta-mento rude, forti rumori o allontanamento dallamadre.Il contatto con la madre è molto importante perun neonato. La nascita è un’improvvisa esposi-zione a nuovi stimoli e i neonati si sforzano viva-cemente di trovare significato nel caos che li cir-conda; cercando, cioè, delle similarità tra i nuovistimoli e quelli familiari: è così che funziona il

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cervello umano. Nel grembo materno si eranoabituati al battito del cuore della madre, alla suavoce e al dolce cullare dei suoi movimenti. Se,dopo la nascita, il bambino viene allontanatodalla madre, non gli sarà possibile trovare alcunaconnessione tra vecchi e nuovi stimoli. Il sistemasensoriale del bambino sarà letteralmente subis-sato da informazioni senza senso e il risultato ine-vitabile sarà confusione e panico. Se il bambinoviene tenuto vicino alla madre, può sentire il bat-tito del suo cuore, la sua voce familiare e il fami-liare dondolio del suo respiro, allora sarà capacedi rilassarsi. Finalmente troverà qualcosa di fami-liare in questo strano nuovo ambiente.La nascita può essere considerata l’esperienza diapprendimento più difficile nella vita. Il neonatonon sarà mai più bombardato da così tante infor-mazioni tutte insieme. Che questa esperienzasfoci in un’assimilazione piacevole e carica disignificato oppure in confusione, dipende in granparte dal modo in cui l’infante viene trattato.La vicinanza della madre, immediatamente dopola nascita, è anche un fattore importante nel pro-cesso che lega madre e figlio. Si discuterà diquesto in un paragrafo successivo.I genitori in attesa di un figlio possono fare moltecose per aumentare le probabilità che la nascitasia un’esperienza positiva per loro stessi e per illoro bambino. I corsi di preparazione al partoinsegnano ai genitori ad affrontare l’esperienzadel parto per mezzo di tecniche di respirazione edi rilassamento e spesso eliminano il bisogno dicure mediche. Questi corsi preparano ulterior-mente i futuri genitori fornendo loro informa-zioni scientifiche sulle doglie e il parto. A tutti igenitori in attesa consigliamo caldamente di fre-quentarli.Un altro modo per assicurare un parto facile èpermettere alle donne di liberare i loro sentimentipiangendo, adirandosi, scuotendosi, ecc. È abba-stanza probabile che i parti difficili siano causati,in alcuni casi, dallo stato mentale della madre.Per esempio, una donna che non si sente pronta ematura abbastanza per assumersi il compito diaccudire un bambino, potrebbe inconsciamenteimpedire al proprio corpo di spingere fuori il

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bambino. In altri casi il travaglio potrebbe ripor-tare alla memoria esperienze passate di sofferenzafisica non sufficientemente sfogate, per esempiouno stupro, delle percosse o una brutta caduta.Ciò potrebbe indurre il cervello della partorientea interpretare in modo sbagliato la situazione e amobilitare i meccanismi di difesa del corpo comedi fronte a un pericolo. Questo, naturalmente,non farà altro che intralciare il progresso del suotravaglio, che procede meglio quando il corpo ela mente sono rilassati e in pace. Qualsiasi ten-sione farà sì che il travaglio sia più lungo e piùdoloroso di quanto sarebbe stato altrimenti eprovocherà anche più spavento. È meglio pren-dere coscienza prima del parto delle passate espe-rienze traumatiche (e preferibilmente prima dellagravidanza). Una donna psicologicamente insalute e libera da angosce ha maggiori probabilitàdi avere un parto facile (Janov, 1973).Poche donne affrontano il travaglio del partocompletamente libere dagli effetti emotivi di pas-sate esperienze dolorose. Perciò tutte le donnetrarranno beneficio dal ridere, piangere, sbadi-gliare o tremare tra una contrazione e l’altra.Questi sono meccanismi che aiutano a liberare latensione e ad affrontare qualsiasi difficoltà psi-chica o fisica dovesse sorgere.Non c’è motivo per cui una donna debba sentirsicolpevole se il suo bambino ha avuto una nascitadifficile. Sicuramente lei ha fatto del suo meglio.Molti traumi da parto non hanno nulla a chevedere con la madre e sono inconsapevolmentecausati dai medici e dalle pratiche ospedaliere.Alcuni esempi sono: l’uso non necessario di far-maci, tagli cesarei non necessari, doglie indotteper ragioni di convenienza, costringere la madre atrattenersi dallo spingere fuori il bambino finchénon arriva il dottore. Altri traumi da parto sonoincidenti che nessuno avrebbe potuto prevenire,per esempio lo strangolamento per mezzo delcordone ombelicale.Si deve sottolineare ancora una volta che i bam-bini hanno sicuramente la capacità di superarecompletamente qualsiasi dolore psichico o fisicosofferto. Infatti, proprio il processo di risana-mento dai traumi è l’argomento principale di

questo libro. I genitori non devono essere troppopreoccupati se il loro bambino ha avuto un’espe-rienza di nascita stressante. Il fatto che moltiadulti tuttora soffrano di traumi da parto nonsmentisce il fatto che i bambini possono riaversida traumi della nascita, ammesso che si permettaloro di piangere tanto quanto ne hanno bisogno.Il bisogno di piangere viene trattato a più ripresein ogni capitolo del libro. Comunque, sebbene glieffetti psichici dei traumi subìti alla nascita sianoreversibili, deve essere messo in rilievo il fatto cheil danno fisico (in particolare il danno celebrale)potrebbe non esserlo. Non esiste un meccanismofinora conosciuto per risanare cellule nervosedanneggiate.

Come dovrebbe essere trattata lamia bambina dopo la nascita?

In passato si pensava che i neonati fossero unfagotto di nervi e riflessi con scarsa capacità disentire, vedere, udire o rispondere socialmente.Questo punto di vista si basava probabilmente suosservazioni di neonati in stato di letargo a causadi farmaci somministrati alla madre durante ledoglie. Con la diffusione del parto naturale e ildiminuito uso di farmaci, è emerso un quadrodiverso degli esseri umani appena nati. Si sa orache i bambini possono vedere e mettere a fuoco eche sono in grado di localizzare gli oggetti nellospazio tridimensionale. Essi hanno anche unabuona capacità uditiva e gireranno gli occhi versola fonte di un suono (Bower, 1977).Si sa anche che i neonati sono pienamente capacidi provare l’esperienza della paura e del dolore.Essi sono aperti agli stimoli e molto vulnerabili.

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Ecco perché devono essere trattati con quantopiù amore e gentilezza possibili. Le esperienzeimmediatamente successive alla nascita possonoessere traumatiche quanto la nascita stessa e, pur-troppo, le pratiche ospedaliere spesso inconsape-volmente producono tremendi traumi nei bam-bini durante il periodo postnatale. I pazienti dellaPrimal Therapy che hanno rivissuto la loro nascitasono in grado di sentire il terrore e il dolore cau-sati dal freddo improvviso, dalla luce accecante,dal trattamento rude e dai forti rumori. Essi rie-scono a ricordare quanto fosse spaventoso avereun supporto inadeguato per la testa ed essereallontanati dalla madre. Anche la circoncisione dineonati maschi è un’esperienza traumatica(Janov, 1973).Il ginecologo francese Leboyer descrive unmodo molto affettuoso e gentile di trattare ibambini appena nati (Leboyer, 1975). Durante lanascita le luci sono soffuse e le voci più basse inmodo da non spaventare il neonato. Già primadi tagliare il cordone ombelicale, la piccola vieneposata sullo stomaco della madre dove può sen-tire il calore del suo corpo e il battito del suocuore. Non viene obbligata a respirare immedia-tamente né le viene aspirato il muco dalla gola.Al contrario, le si permette di cominciare a respi-rare gradualmente e seguendo il ritmo. Il suocorpo viene accarezzato amorevolmente, vienepoi gentilmente calata in un bagno caldo cheprobabilmente le ricorderà il grembo materno.Invece di bambini tesi, impauriti e urlanti,Leboyer ha osservato bambini calmi e rilassatiche cominciano subito a esplorare il loroambiente con gli occhi e le mani. Dal momentoche la nascita può essere un’esperienza estrema-mente terrorizzante, sembra logico fare tutto ilpossibile per ridurre al minimo la paura dellabambina e rendere quanto più graduale possibilela transizione.È importante osservare la bambina per determi-nare cosa è meglio per lei fin dall’inizio, rispon-dendo ai suoi segnali. Se guarda socchiudendo gliocchi, le luci sono troppo forti. Se muove labocca come se succhiasse, può darsi che siapronta per la sua prima poppata. Se è assonnata,

si addormenterà e quando avrà fame si sveglieràautomaticamente. Non c’è bisogno di svegliareuna bambina che dorme per nutrirla, a meno chenon sia sotto l’effetto di farmaci. L’esperienza delbagno non è probabilmente necessaria, ma nonesiste una singola corretta procedura postnatale.Ognuna dovrebbe essere unica, poiché ogni bam-bino è diverso. La cosa importante è essere il più-possibile affettuosi e gentili.

Che cos’è il legame madre-infante?

Per legame madre-infante s’intende il processosecondo il quale una madre letteralmente si inna-mora del suo bambino neonato. Ci sono moltifattori che contribuiscono all’attaccamento diuna madre per il suo bambino, ma uno dei piùcruciali sembra essere il contatto fisico tra madree figlio subito dopo la nascita. Durante le primeore di vita, la maggior parte dei bambini è in uncalmo stato di veglia, con gli occhi ben aperti.Questo sembra essere un periodo sensibile diattaccamento nella madre umana, simile aiperiodi sensibili vissuti dalle madri di certespecie animali. Le madri delle capre rifiutano ipropri cuccioli se sono state separate da loro perpiù di un’ora dopo la nascita (Klaus & Kennel,1976).Le madri della specie umana non rifiutano i lorobambini se sono state separate per un’ora o piùdopo il parto, ma una separazione durante quellafase sembra avere altri effetti sul comportamentomaterno. I medici e gli scienziati se ne reseroconto per la prima volta quando notarono che amostrarsi abbattuti erano più i bambini prema-

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turi che i bambini nati a termine. Una spiega-zione plausibile per questo fenomeno è che lemadri e i padri dei bambini prematuri non hannodi solito un contatto immediato con i neonatiperché questi sono subito messi nelle incubatrici(Klaus & Kennel, 1976).I due pediatri di Cleveland (Ohio) Klaus eKennel hanno condotto studi accurati sugli effettidella separazione madre-infante subito dopo lanascita. Per questi esperimenti i ricercatori sirecavano in ospedali che normalmente non per-mettevano un immediato contatto tra madre einfante. Con il consenso delle madri e del perso-nale ospedaliero, a metà delle madri per un certoperiodo di tempo fu consentito un immediato eprolungato contatto con i loro bambini subitodopo il parto. Ulteriori osservazioni vennero con-dotte su tutte le madri per parecchi anni.Dodici ore dopo il parto si potevano notare giàdelle differenze. Le madri che avevano avuto unimmediato contatto con i neonati mostravano unmaggiore attaccamento per i loro bambini (adesempio li stringevano, li coccolavano, li bacia-vano, li fissavano, eccetera). A un mese dallanascita le madri che avevano avuto un immediatocontatto con i neonati erano più riluttanti alasciare i loro piccoli a un’altra persona e, se lofacevano, si preoccupavano di più per loro.Mostravano un comportamento più dolcequando i loro bambini piangevano durante unavisita medica. Inoltre, erano più inclini a guardarei loro bambini in faccia e a coccolarli di piùdurante le poppate.A due mesi dal parto, le madri che avevano avutoun contatto immediato con i neonati li allattavanoancora al seno; a tre mesi le poppate notturneerano più lunghe, le madri baciavano di più i lorobambini e li pulivano meno delle madri che nonavevano avuto un immediato contatto con i figlidopo la nascita. I bambini che avevano avutocontatto con le madri immediatamente dopo unparto piangevano meno, e sorridevano e ridevanodi più dei bambini che non l’avevano avuto. A seimesi, molte delle madri che avevano avuto unimmediato contatto con i neonati ancora allatta-vano al seno e i loro bambini erano aumentati di

peso e avevano avuto meno episodi di infezionerispetto a quelli alle cui madri era stato negato uncontatto immediato.A un anno di età, le differenze erano ancora evi-denti. Dopo due anni, le madri che avevanoavuto un contatto con i loro bambini subito dopola nascita ponevano loro più domande, davanomeno ordini e usavano più parole per ogni frase epiù aggettivi con i loro bambini, rispetto allemadri che non avevano avuto un immediato con-tatto con i neonati. Infine, all’età di cinque anni, ibambini che avevano avuto più contatto con lemadri dopo la nascita, avevano un quoziente diintelligenza più alto e abilità linguistiche più svi-luppate.Questi studi furono tutti controllati accurata-mente e le differenze riportate risultarono statisti-camente significative. In molti studi, tuttavia, ilcontatto durante le prime ore dopo il parto nonera l’unica variabile. Ad alcune madri del gruppodel contatto immediato fu permesso anche uncontatto prolungato con i loro bimbi durante iprimi giorni successivi al parto. I risultati sono,tuttavia, sorprendenti e dimostrano quanto sianoimportanti le prime ore e i primi giorni per il rap-porto madre-infante. Gli effetti di quelle primeore e di quei primi giorni possono anche duraretutta una vita. Klaus e Kennel concludono affer-mando che esiste certamente un «periodo deli-cato nei primi minuti e nelle prime ore dopo lanascita di un bambino» che è ottimale per lo svi-luppo del legame genitore-infante (Klaus &Kennel, 1976).Da un punto di vista evoluzionistico il fortelegame madre-figlio è stato necessario per lasopravvivenza della nostra specie. In alcuni ani-mali, come le scimmie senza coda, il cucciolopuò aggrapparsi alla pelliccia della madre. Inaltri, come le anatre, il cucciolo si attacca allamadre (o a qualsiasi cosa veda per prima) e seguequella figura. Questo fenomeno è noto comeimprinting (Hess, 1959). In talune specie animalinon è così importante che la madre sviluppi unforte sentimento di attaccamento verso il propriofiglio per assicurare la sua sopravvivenza, ma ipiccoli umani sono estremamente indifesi e non

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possono aggrapparsi alle loro madri né seguirle.La natura ha fornito un altro meccanismo perevitare il rifiuto del neonato, garantendo così lasopravvivenza della specie. Questo meccanismoè l’attaccamento o amore materno. È simileall’imprinting, ma funziona al contrario, giacchéè la madre che si affeziona. Dal momento che lamadre deve cominciare immediatamente ad avercura del proprio neonato inerme, il periodo chesegue il parto è logicamente il periodo crucialeperché questo processo di attaccamento si inne-schi. Interferire con questo processo naturale,separando madre e figlio, vuol dire alteraremilioni di anni di evoluzione.Nell’intervista che segue una madre ha descritto isuoi sentimenti verso il figlio neonato dato allaluce senza farmaci:

Quando è nato sentivo verso di lui un grandeaffetto. Ero così felice. Era bello e perfetto e nonvolevo altro che stringerlo. Lo tenevo in bracciotutta la notte e gli parlavo. Lo amavo. La mia gravi-danza è stata un’esperienza molto positiva ed erodavvero sicura che era ciò che più desideravo. Erocosì contenta che lui stesse bene. Quando lo guar-davo ero commossa da questa persona, questo pic-colo essere umano. Era difficile per me staccargli gliocchi di dosso. Non facevo altro che continuare aguardarlo. Ero stupita, timorosa ed eccitata. Volevodirlo a tutti.

Esiste un legame padre-infante?

In uno studio sull’impatto dei neonati sui loropadri fu scoperto che i padri cominciano a sentireun legame verso i loro bambini durante i primitre giorni. Per descrivere questo legame, caratte-rizzato da sentimenti di preoccupazione, dedi-zione e interesse verso il neonato, è stato usato il

termine engrossment1 (Greenberg & Morris,1974).Nell’osservare le nascite in casa si è notato che lepersone presenti durante il travaglio e il parto,che siano imparentate o meno con il bambino, siattaccano di più all’infante rispetto ad amici dellafamiglia che non assistono alla nascita (Klaus &Kennel, 1976). La presenza del padre alla nascitadi suo figlio, perciò, è un fattore essenziale nellegame padre-infante.È dimostrato, inoltre, che il contatto tra padre einfante durante i primi giorni dopo il parto èimportante per l’ulteriore crescita del sentimentodi attaccamento del padre. I padri ai quali venivachiesto di spogliare i loro bambini due voltedurante i primi tre giorni e di stabilire un con-tatto visivo con loro per un’ora, mostravano uncomportamento più affettuoso, durante i primitre mesi, rispetto agli altri padri (Klaus & Kennel,1976). Effettivamente i padri possono diventarecosì attaccati ai loro bambini che, in alcune cul-ture che richiedono che i padri lascino la casa permotivi economici, è proibito agli uomini pren-dere in braccio i loro figli per paura che si leghinotroppo a essi e non siano più capaci di partire.C’erano delle lacrime negli occhi di un padrementre parlava dei suoi sentimenti durante edopo la nascita di suo figlio:

Riuscivo a vedere la sua testa incoronata da unciuffo di capelli neri, tutti umidi e arruffati. Quandoalla fine venne fuori, mi sentivo sopraffatto dall’e-mozione. Non riesco a descriverlo. Era un eventoche avevano atteso così a lungo. Lo prendemmo inbraccio entrambi, poi lo misero sotto una lucetroppo forte. Mi chinai su di lui ed egli aveva gliocchi chiusi a causa dell’intensità della luce. Misi lamia mano sopra i suoi occhi per proteggerli dallaluce e mi sedetti lì a guardarlo. Credo anche diavergli parlato. Avevo la sensazione incredibile dicomunicare con lui. Continuai forse per mezz’ora.Non so cosa fosse esattamente, ma era una sensa-zione davvero forte. Avevo la netta impressione chelui potesse vedermi. Io gli stavo molto vicino e lui

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1 Letteralmente «completo assorbimento, monopolizza-zione» (N.d.T.).

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sembrava mettere a fuoco proprio me. Ricordo chesentivo un’attrazione davvero forte per lui. Il tempoera solo nostro, anche se eravamo lì nella sala parto.La gente si muoveva intorno a noi, ma io ero com-pletamente dimentico di ciò che stava accadendo. Lìdentro c’eravamo solo noi due.

Se un padre intende condividere la responsabilitàdella cura di suo figlio, è consigliabile per lui nonsolo assistere alla nascita, ma entrare in contattocon il suo bambino durante le ore e i giorni cheseguono la nascita, in modo che il processo diattaccamento possa progredire. Questo probabil-mente gli farà desiderare ancor più di prendersicura del suo bambino.Non necessariamente le madri sono più legate deipadri ai loro bambini, ma nel rapporto di unamadre col proprio bambino entrano in gioco altrifattori, fisiologici e ormonali, specialmente se lei loallatta al seno. Il suo rapporto è sicuramentediverso dal rapporto di un padre col suo bambino.

Che cosa posso fare per evitareun’inutile separazione dal miobambino appena nato?

In un articolo del 1977, apparso sul «Journal ofPediatrics», si affermava che alcune attuali pra-tiche ospedaliere che prevedono la separazionetra la madre e il bambino subito dopo la nascita«sono al limite dell’adattabilità umana» e che«non esiste un motivo medico che vieti a madri insalute di stare insieme al proprio figlio dalmomento della nascita fino alla dimissione dall’o-spedale» (Lozoff ed altri, 1977).Se si progetta un parto in casa, probabilmentenon ci saranno problemi nel mantenere il con-

tatto tra genitori e neonato. Se si progetta unparto in ospedale, i genitori possono informarsisul modo di operare dell’ospedale e spiegare ipropri desideri con largo anticipo rispetto alladata del parto. Alcuni dottori hanno sollevatodelle obiezioni mediche riguardo a certi aspettidel metodo Leboyer, ma la maggior parte deimedici e degli ospedali sono disponibili ad accon-tentare i propri pazienti. Spesso può essere elabo-rata una procedura postnatale accettabile pertutti. È importante non dimenticare la possibilitàdi un parto cesareo e accordarsi in anticipo sulleprocedure postnatali nel caso dovesse verificarsiquesta emergenza. Alcuni dottori potrebberoessere d’accordo nel somministrare un anesteticolocale piuttosto che totale, di modo che la madrepossa alla fine vedere e possibilmente toccare ilsuo bambino appena nato immediatamente dopoun parto cesareo.Nell’intervista che segue un padre racconta i suoisentimenti di disappunto durante e dopo il partocesareo di sua figlia:

Fecero un taglio cesareo a Jane. Fu un’emer-genza. Avrei voluto essere lì per vederla partorire,ma fui lasciato nel corridoio, da solo, seduto a untavolo. Fu un grande dispiacere per noi non potercondividere insieme quell’esperienza. Il pediatra el’infermiera misero Jennifer su una barella per por-tarla in ascensore alla nursery, al piano superiore.Per cui non riuscii a toccarla. Poi, improvvisamentelei fu dietro quel vetro. Non pensavo di chiedere dipoterla toccare. Non pensavo di averne diritto o chefosse importante. Se avessimo un altro figlio nonpermetterei che ciò accadesse. Mi comporterei inmodo diverso, direi qualcosa. Non so perché nondissi nulla allora. Sembravano tutti così efficienti eio mi sentivo veramente un intruso. Non sapevocome farmi valere o cosa dire o a chi dirlo. Mi sen-tivo come sotto processo insieme a Jennifer. Non mipassava per la testa che avrei potuto toccarla etenerla in braccio. Tutto accadeva così velocemente.Inoltre, non avevo mai provato a tenere in bracciodei bambini e pensavo fossero così fragili. Pensavoche, in quanto uomo, dovevo tenere giù le mani elasciar fare alle infermiere... Ricordo che tornai acasa e piansi.

Dottori e infermieri non cambieranno questaroutine se i loro pazienti non rendono noti i

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propri desideri insistendo nel richiedere dei cam-biamenti. Molti ospedali oggi permettono aipadri di entrare nella sala parto, ma solo perché igenitori hanno insistito affinché questo fosse pos-sibile (Bradley, 1965). Ovviamente, è più comodoper il personale medico continuare con le vecchieprocedure di routine piuttosto che introdurredelle innovazioni. Se non può essere raggiunto unaccordo, vale sicuramente la pena di mettersi allaricerca di un altro dottore o di un altro ospedale.

E se non ho avuto un immediatocontatto con il mio bambino?

I genitori ai quali è stato negato un immediatocontatto con i neonati potrebbero chiedersi se ciòfarà loro assumere automaticamente un atteggia-mento di rifiuto o di abuso. Fortunatamente, gliesseri umani sono piuttosto diversi dalle capre. Sei genitori umani rifiutassero i loro piccoli dopouna separazione di più di un’ora dopo il parto, lepratiche ospedaliere sarebbero cambiate datempo. Ci vuole ben altro per produrre genitoriche rifiutano o che maltrattano i figli. (Si veda ilcapitolo 6 per saperne di più sugli abusi sui bam-bini). Molte madri e molti padri sentono un forteattaccamento verso i propri bambini e sono geni-tori abbastanza adeguati, anche se è stato loronegato un contatto immediato. Vi sono molti fat-tori che contribuiscono al sentimento di attacca-mento dei genitori verso i propri figli.Un altro meccanismo che quasi garantisce che ibambini ottengano cure tenere e affettuose è l’al-lattamento. Necessariamente l’allattamento stabi-lisce un contatto molto intimo tra la madre e ilbambino molte volte durante ciascun giorno.

Contribuisce ad incrementare l’attaccamentodella madre verso il bambino anche l’ormonedella prolattina. Le donne che allattano hannograndi quantità di questo ormone nel sangue. Laprolattina è «l’ormone che fa mamme» e fa sen-tire nelle donne che allattano i propri bambini undesiderio di contatto fisico con loro maggiorerispetto alle donne che non allattano (Newton,1971). Inoltre, è quasi impossibile per una donnarestare indifferente al bambino che sta allattando,perché l’atto dell’allattamento causa nelle madripiacevoli contrazioni dell’utero simili a tenuiorgasmi.Gli esseri umani sono creature intelligenti e nonhanno bisogno di dipendere da fattori puramentebiologici per amare i propri bambini. Per moltigenitori il solo sapere che il loro bambino è unprodotto dei loro geni e dei loro corpi è suffi-ciente per assicurare sentimenti di attaccamentoduraturi. Ma anche questo è relativo, perchémolti genitori sono in grado di sentire un legamemolto forte anche verso i figli adottati. Sebbeneuno stretto contatto dopo la nascita e l’allatta-mento al seno possano contribuire all’attacca-mento dei genitori, è ovvio che questi fattori nonsono assolutamente indispensabili. Alcuni geni-tori possono non sentirsi fortemente legati allaloro bambina, anche se hanno avuto con lei unimmediato contatto, e perfino genitori che sono«innamorati» della loro bambina dovranno averea che fare con sentimenti di rifiuto e di fastidio,prima o poi, quando la bambina comincerà adagire in qualche modo che i genitori trovano diffi-cile accettare.I bambini differiscono l’uno dall’altro per moltiaspetti sin dalla nascita. Queste differenze, moltedelle quali sono ereditarie, possono avere unacerta influenza sul rapporto genitori-infante.Alcuni genitori e infanti sembrano essere meglioarmonizzati rispetto ad altri. Un bambino attivopotrebbe letteralmente deliziare genitori atletici,ma stancare e infastidire genitori che preferi-scono sedersi in pace a leggere o ad ascoltaremusica. Tali genitori si sentirebbero molto piùvicini a un bambino meno attivo che ama trascor-rere le ore guardando e ascoltando placidamente.

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Per alcuni genitori potrebbe essere molto difficilesentire amore per un bambino handicappato ofisicamente diverso.A volte sorgono forti sentimenti di colpa in geni-tori che sentono di non amare abbastanza il lorobambino, ma è importante ricordare che qualsiasisentimento di non-amore essi dovessero provare,non è una loro colpa. Nel complesso, tutti i geni-tori fanno del loro meglio. È importante che igenitori abbiano stima di se stessi e si stiminol’un l’altro, e che mettano bene a fuoco le lorocapacità genitoriali.Se a una madre è stato negato un immediato con-tatto col bambino, per un qualsiasi motivo, leipotrebbe pensare che suo figlio non necessiti onon voglia la sua vicinanza fisica. Ciò potrebbeprovocare un senso di inutilità o l’impressione dinon essere indispensabili per la salute del propriobambino. Per questa ragione certe madri potreb-bero in seguito tendere ad allontanarsi dai lorobambini.Il personale medico e altri possono essere parti-colarmente di aiuto in tale situazione, incorag-giando i genitori a tenere in braccio il bambino ea coccolarlo, rassicurandoli sul fatto che lui vuoleveramente e ha bisogno del loro amore e delleloro attenzioni e che essi sono le persone più qua-lificate per prendersi cura dei bisogni del propriobambino.Alcune madri fanno esperienza di un attacca-mento ritardato quando il processo naturale dicontatto immediato ha subìto delle interferenze.Sembra che un forte attaccamento tra madre efiglio possa crescere in qualsiasi momento dellavita del bambino e che il rapporto migliorasempre quando ciò accade. Prima che si possasentire questo attaccamento, però, è necessarioche la madre elabori il lutto per la separazionepostnatale dal suo bambino. Ella deve piangere laperdita del contatto immediato, quasi come pian-gerebbe per la morte di una persona cara. Questopuò avvenire se permette a se stessa di piangere eadirarsi finché ne ha bisogno (preferibilmentelontano dal bambino). Una madre ha scritto:«Mio figlio giunse all’età di quindici anni primache io piangessi per non averlo avuto con me. La

mia sofferenza era lì, sebbene avessi tanto amoreda dare» (Panuthos, 1983). Può essere utile per igenitori parlare con qualcun altro che permettaloro di esprimere appieno i sentimenti. Qualsiasiconsulenza sarà benefica per il rapporto genitore-infante.

Perché i piccoli esseri umani sonocosì indifesi rispetto agli animali?

La specie umana ha un cervello molto grande cherichiede un grosso cranio e ciò fa sì che il fetoumano nasca in uno stadio prematuro del suo svi-luppo. Il feto non potrebbe passare attraverso l’u-tero, se si dovesse aspettare che il cervello diventipiù grande. Questo avrebbe conseguenze fataliper la madre e per il bambino (Montagu, 1971).Addirittura, alcuni considerano i primi nove mesifuori del grembo materno un periodo durante ilquale si completa la gestazione, perché i neonatidipendono completamente dagli altri per il calore,la protezione e il nutrimento (Bostock, 1958).I marsupiali (per esempio i canguri) sono anchepiù immaturi degli esseri umani alla nascita, mahanno il vantaggio di poter completare il loro svi-luppo all’interno del marsupio della madre. Nellapreistoria, i bambini venivano probabilmenteportati in giro, per la maggior parte del tempo,dalle madri. Infatti i nostri primissimi antenatiprobabilmente stavano appesi alle madri cosìcome fanno le scimmie. I figli degli esseri umaniodierni hanno due riflessi, durante i primissimimesi, che possono ricordare tale penzolare, ilriflesso di Moro ed il riflesso di prensione palmare.Se il bambino è spaventato o scosso, le suebraccia si arcuano in un improvviso movimento

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di presa (riflesso di Moro). Il riflesso di prensionepalmare si ottiene mettendo un oggetto nellemani del bambino. Le sue mani afferrano auto-maticamente l’oggetto. Entrambi i riflessi pos-sono essere provocati simultaneamente (Prechtl,1965). Quando, in passato, gli infanti pendevanodalla pelliccia delle madri, ogni movimentoimprovviso avrebbe scatenato questi due riflessi,facendo aggrappare più forte il bambino, ridu-cendo così il pericolo di cadute. Ciò era ovvia-mente necessario per la sopravvivenza del pic-colo. Con la perdita della pelliccia, i bambini nonpossono più pendere dalle madri. Per sostituirequesti meccanismi, un forte legame materno epaterno (come detto in precedenza) assicura che ibambini ricevano il contatto umano necessarioper la loro sopravvivenza.

Di che cosa ha bisogno la miabambina appena nata?

Nel paragrafo precedente ho affermato che l’unicomotivo per cui i bambini nascono nove mesi dopoil concepimento è perché il cranio è molto grande.Se i bambini dovessero aspettare più a lungo, nonsarebbero in grado di passare attraverso l’utero. Lavita postnatale, perciò, dovrebbe essere conside-rata una diretta estensione della vita prenatale. Ibisogni che i bambini hanno dopo la nascita riflet-tono questa condizione di prolungamento dellosviluppo: i bambini appena nati traggono giova-mento da ogni stimolazione simile a quelle provatenel grembo materno. Questi bisogni includonocalore, stimolazione della pelle, pressione contro ilcorpo, movimento, ascolto del battito cardiaco,nutrimento dal corpo della madre, suzione. Il

modo migliore per soddisfare tutti questi bisogni èprendere in braccio la bambina e allattarla quandolo desidera. Infatti, sebbene i bambini venganotecnicamente separati dal corpo delle madriquando viene tagliato il cordone ombelicale, nonsono ancora pronti per una totale separazione daun altro corpo umano. È importante mettere inevidenza che non è sempre necessario che sia lamadre a soddisfare questi bisogni. La madre biolo-gica deve primariamente soddisfare i bisogni dinutrizione, ma non c’è ragione, per cui altre per-sone affettuose non possano soddisfare il bisognodi intimità del bambino.Alcuni studi, condotti su bambini affidati a isti-tuti, hanno dimostrato che la cura materna indivi-duale è assolutamente necessaria per un adeguatosviluppo. È stato dimostrato che i bambini chericevono cure alimentari e fisiche adeguate, manon cure materne, hanno un alto tasso di morta-lità (Spitz & Wolf, 1946). Coloro che sopravvi-vono diventano ritardati in quasi tutti gli aspettidello sviluppo (Provence & Lipton, 1962). Èstato dimostrato anche che la carenza di curematerne può essere una causa della crescita sten-tata, una condizione nota come nanismo dacarenza affettiva (Gardner, 1972). Quando talibambini diventano grandi presentano alcunidisordini della personalità, tra i quali una incapa-cità di stabilire rapporti duraturi o profondi(Bowlby, 1951). È, perciò, chiaro che è essenzialela presenza di una madre o di un sostituto dellamadre, sia per il benessere fisico sia per quelloemotivo.Una mancanza di intimità fisica nell’infanziapotrebbe essere causa di successivi comporta-menti violenti. «Nelle società in cui i bambini ven-gono toccati, tenuti in braccio e portati a spasso,l’incidenza della violenza è assai minore rispettoalle società in cui la cura dei bambini si limitameramente al nutrimento e al cambio dei panno-lini» (Restak, 1979). Recentemente è stata fornitauna spiegazione neurologica possibile per tuttociò. Il movimento e la stimolazione tattile attive-rebbero delle cellule nervose nel cervelletto, ilquale attiverebbe, a sua volta, aree del cervelloresponsabili delle emozioni (il sistema limbico).

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Un bambino a cui manchi questa immediata sti-molazione potrebbe perdere la capacità di svilup-pare quelle vie nervose del cervello che mediano ilpiacere. Ciò renderebbe difficile per la personaprovare piacere nel corso di tutta la vita. Inassenza del piacere, provocherebbe una tendenzaalla violenza (Prescott, citato in Restak, 1979). Neiparagrafi che seguono, i vari bisogni primari ven-gono discussi separatamente e più in dettaglio.

Come devo stimolare la pelledel mio bambino?

Il senso del tatto nel bambino è completamentesviluppato assai prima della nascita. La pelle delbambino è stata costantemente stimolata e mas-saggiata dal liquido amniotico nel grembomaterno e dalle pareti uterine. La stimolazionedella pelle è uno dei primi mezzi attraverso cui unbambino diventa consapevole del proprio corpo.Essere toccato è essenziale perché il bambinoprenda coscienza della propria esistenza. Il con-tatto fisico porta letteralmente i bambini alla vita.La stimolazione della pelle può assumere formemolto diverse, tra le quali il toccare, tenere inbraccio, dare colpetti affettuosi, accarezzare, mas-saggiare e allattare.Numerosi studi hanno dimostrato come l’esseretoccati possa esercitare una grossa influenza sullosviluppo degli infanti. In un esperimento alcunibambini istituzionalizzati furono toccati per dueperiodi di dieci minuti per dieci giorni, inaggiunta alla loro cura abituale. Essi fecero deiprogressi, in ambiti come la lingua e lo svilupposociale, superiori rispetto a bambini che non ave-vano ricevuto cure supplementari (Casler, 1965).

In un altro studio, bambini prematuri che furonoaccarezzati per cinque minuti ogni ora per diecigiorni, erano più attivi, più in salute e aumenta-vano di peso più velocemente di bambini prema-turi che non avevano ricevuto contatti supple-mentari (Solkoff e altri, 1969).Da un contatto fisico insufficiente possono deri-vare molti problemi. È stato osservato che i bam-bini istituzionalizzati che ricevono scarsissimocontatto fisico, sviluppano di più l’eczemarispetto agli altri bambini (Spitz, 1965). L’insod-disfatto bisogno di contatto ha un’incidenza mag-giore che negli altri bambini, e può non affiorarefinché il bambino non diventa adulto. La personapotrebbe cercare di soddisfare il bisogno attra-verso il sesso compulsivo o il lavaggio compul-sivo, oppure andare verso l’altro estremo, bloc-cando in modo difensivo tutti i sentimenti enegando il bisogno di contatto (Janov, 1973; She-vrin & Toussieng, 1965). La carenza di contattonei primi anni di vita può anche portare a paure eansie che durano tutta la vita (Janov, 1973) e allapreoccupazione per la morte (Shevrin & Tous-seing, 1965). È stata proposta anche come unapossibile causa della schizofrenia (Lowen, 1969).Purtroppo, nella nostra cultura l’uso di biberon,culle, lettini a sbarre, carrozzine, seggioloni e boxpriva i bambini del contatto fisico. Non è neces-sario crescere in un orfanotrofio per essere privatidel contatto fisico. Alcuni bambini cresciuti infamiglia vengono allevati senza avere uno strettocontatto umano, eccetto quando vengono cam-biati e lavati. Nel suo libro sul contatto fisico,Montagu conclude dicendo che «difficilmente sipuò esagerare quando si coccola un bambino»(Montagu, 1971). I bambini hanno bisogno dimolto più contatto fisico di quanto si possaimmaginare.In India i bambini vengono tradizionalmentemassaggiati approssimativamente dal terzo alsesto mese di età. Il libro Loving Hands2 di

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2 «Mani affettuose».

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Leboyer (1976) descrive in modo assai dettagliatocome massaggiare un bambino di questa età.Prima del terzo mese Leboyer raccomanda unaforma di tocco più leggera: il bambino può esserecollocato nudo in un luogo caldo o soleggiato eaccarezzato dolcemente su tutto il corpo. Dopo ilsesto mese i bambini diventano più mobili e pos-sono di solito rotolarsi su se stessi e si pensa,quindi, che abbiano meno bisogno della stimola-zione tattile dei massaggi. Tuttavia, una certaforma di contatto fisico resta un bisogno vitaleper tutta la vita della persona.Ci sono alcuni modi di toccare i bambini chesono più efficaci di altri. Nella nostra cultura sitoccano i bambini in modo molte volte inconsa-pevole e questo può essere perfino dannoso.Esempi di un toccare potenzialmente dannososono il solletico e il pizzicotto. Il pericolo è che ilbambino possa essere indotto a sentirsi indifeso.Nonostante i bambini ridano quando vengonosolleticati, ciò potrebbe essere indice di paurapiuttosto che di piacere. Molti bambini reagi-scono al solletico tendendo il corpo, contorcen-dosi, tirando su le gambe e agitando le braccia neltentativo di allontanare o rimuovere la manodella persona che li solletica. Una reazione moltodiversa si manifesta quando vengono amorevol-mente accarezzati: l’intero corpo si rilassa conpiacere. È importante regolare la propria con-dotta in base ai bambini e lasciare che siano lorola guida alla migliore forma di contatto. (Si veda ilcapitolo 5 per saperne di più sul solletico).Ai bambini probabilmente non piace essere pizzi-cati sulla guancia o sul mento. Il bisogno di toc-care i bambini è molto forte, ma molte persone litrattano come se fossero dei giocattoli meccanici,che necessitano solo che si spingano i loro bot-toni perché reagiscano.Toccare in modo consapevole vuol dire comuni-care il proprio amore in modo che i bambini lotrovino davvero piacevole. È un arte difficile daimparare per quegli adulti che non sono mai statitoccati consapevolmente. Alcune domande, negliesercizi posti alla fine di questo capitolo, possonoaiutare i genitori a diventare più abili nel toccareaffettuosamente i propri bambini.

Devo fasciare il mio bambino?

I bambini non hanno molto spazio per muoversinel grembo materno, specie verso la fine dellagravidanza, e molti neonati sono presi dal panicoquando si confrontano con la poco familiarelibertà di movimento. La pressione contro i lorocorpi, accompagnata ad alcune limitazioni deimovimenti limbici, sembra li aiuti a sentirsi sicuri.Si può fare questo tenendoli stretti a sé e avvol-gendoli in panni (fasciandoli). Alcuni esperimentihanno dimostrato che i bambini in fasce, dai dueai cinque giorni di età, restano più calmi e hannoun battito cardiaco più lento, se sottoposti a sti-molazioni stressanti, rispetto a bambini nonavvolti in fasce (Lipton e altri, 1960). D’altraparte alcuni bambini semplicemente non soppor-tano di essere fasciati e perfino quelli che in unprimo momento mostrano piacere, alla fine desi-derano ardentemente la libertà di scalciare emuovere le braccia.I bambini che vengono fasciati per un periodotroppo lungo potrebbero sviluppare dei problemisuccessivamente. La libertà di movimento è unbisogno fondamentale e se viene negata il bam-bino potrebbe cercare di compensare diventandoiperattivo. Ogni successiva situazione di limita-zione potrebbe provocare quei ricordi di restri-zione e il bambino potrebbe cadere nel panico ereagire esageratamente (Janov, 1973). Sidovrebbe smettere di fasciare il bambino ai primisegni di disagio e nessun bambino normaledovrebbe essere fasciato strettamente dopo le tresettimane di età. La maggior parte dei bambiniprobabilmente comincerà a mal sopportare lefasce prima di allora. Ciascuna reazione indivi-duale deve essere osservata accuratamente, al finedi determinare ciò che è meglio per il bambino.Anche se si smette presto di fasciarli, i bambinitrarranno beneficio dall’essere tenuti strettiquanto più è possibile per molti mesi.

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Il mondo degli adulti spesso considera i bambini esserini fragilie indifesi, non in grado di badare a se stessi e quindi da proteg-gere.Questo libro offre una diversa chiave di lettura, ponendo alcentro della relazione adulto-bambino l’idea che i bambini sono,fin dalla loro nascita, persone consapevoli di tutti i loro bisogni.Il pianto, il sonno, il gioco, la suzione sono segnali che i piccoliinviano per comunicare la loro consapevolezza di ciò che glista intorno. Accogliere questi segnali, ascoltarli dando modo aibambini di esprimerli, aiuterà i genitori a crescere figli respon-sabili, fiduciosi e disponibili con gli altri.Un libro che aiuta i genitori a vivere con meno ansie le primissimefasi di crescita dei propri bambini offrendo loro non solo amorema anche serenità e soprattutto fiducia in se stessi.

Aletha Jauch Solter è psicologa dell’età evolutiva in California, madre enonna.Ha studiato con lo psicologo svizzero Jean Piaget presso l’Università diGinevra e ha conseguito la specializzazione in psicologia presso l’Universitàdella California. Dal 1978 lavora con gruppi di genitori, educatori e bambini.In Italia ha pubblicato con le edizioni la meridiana Mamma, io sono grande!Come far fiorire la personalità dei bambini (2000), Lacrime e capricci. Cosa farequando neonati e bambini piangono (2007).

edizioni la meridianap a r t e n z e

Euro 15,00 (I.i.)

In copertina disegno di Silvio Boselli ISBN 978-88-85221-75-0

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