Al Seggio - Luglio/Agosto 2012

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AL SEGGIO Bimestrale di informazione su ansie, dubbi e perplessità del nostro Vallo di Diano Anno VI - n° 37 - luglio/agosto 2012 | Bimestrale di informazione locale | Supplemento de “Il Grillo” | Direttore Responsabile: Salvatore Verrone | Aut.Trib. Sala Consilina n° 14 del 07-02-01 territorio Un viaggio tra vino e genuinità cultura Lo stemma di Re Ferdinando I politica La politica rapace di Grillo PALAZZO DI GIUSTIZIA? Il Tribunale è stato soppresso nonostante le proteste: si poteva fare qualcosa di più? eventi Grande successo per la Salus Sport

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Anno VI - Numero 37

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AL SEGGIOAL SEGGIOAL SEGGIOAL SEGGIOBimestrale di informazione su ansie, dubbi e perplessità del nostro Vallo di Diano

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territorio

Un viaggio travino e genuinità

cultura

Lo stemmadi Re Ferdinando I

politica

La politica rapacedi Grillo

PALAZZODI GIUSTIZIA?

Il Tribunale è stato soppresso nonostante le proteste: si poteva fare qualcosa di più?

eventi

Grande successoper la Salus Sport

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PAROLA AL DIRETTOREForti con i deboli,deboli con i forti

Nessuno mette in dubbio che erano e sono ne-cessari tagli alla spesa pubblica e sacrifi ci per tutti, ci si chiede però perché tirano la cinghia sempre i più deboli o, meglio, sempre gli stes-si.

Si dice che la crisi economica è come una guer-ra… ce ne siamo accorti…, come nelle guerre a soff rire in questo periodo sono i più deboli, sono i malati che non possono permettersi la sanità privata perché si tagliano gli ospedali e la sanità pubblica, i cittadini dei territori delle aree non metropolitane con la soppressione o l’accorpamento dei piccoli tribunali, i di-pendenti e non solo i tanti dirigenti degli enti locali. Ci si chiede però come in una notte si possano tagliare tante cose e come invece oc-corre tanto tempo e tante rifl essioni, magari un commissario, per tagliare di qualche unità i parlamentari, per introdurre un divieto di cumulo di pensioni ed indennità che ai politici spettano se hanno ricoperto più incarichi pub-blici. Per i cittadini comuni vale il sistema con-tributivo, per i parlamentari altri e migliori si-stemi, il tutto perché è diffi cile mettere mano a questi determinanti e fruttiferi sistemi.

A noi il dubbio viene se pensiamo che il Gover-no di oggi e di ieri risulta quasi sempre essere debole con i forti e forte con i deboli e che a ripiegare sulle sue posizioni rigide sia sempre sulle vertenze di chi può alzare meglio e di più la voce, di chi ha rappresentanti politici miglio-ri, di chi non ha grandi lobby alle spalle per tutelare i propri interessi. Allora se sono ban-chieri, notai e politici le deroghe sono tante, se sono le persone comuni, ci si dimentica per-sino di loro e si sbaglia pure a contare come è successo con gli esodati. Così come a pagare l’IMU è l’anziano che vive nella casa di riposo ma non la Fondazione bancaria. Un Paese stra-no è il nostro ma non vogliamo essere populi-sti ed aiutare i grillini che, neanche arrivano ad occupare le prime poltrone che contano e già si ricordano che l’auto blu è sempre necessa-ria. In un Paese di santi, di poeti, di navigatori, come apre in genere i suoi articoli un nostro editorialista, il furbo è sempre “er meglio” che se la cava e noi, comuni mortali, insieme a questa generazione che non ha conosciuto la bruttura della guerra ma che è nelle condi-zioni economiche e sociali di chi l’ha vissuta, speriamo di cavarcela. I giovani in particola-re, debbono sperare perché solo la speran-za è rimasta, che vada loro bene e che sia a loro possibile entrare in quel cerchio magico di privilegiati che oggi sono quelli che hanno un posto di lavoro, non perché fi gli di ministri e professori universitari che si commuovono, ma miracolati che possono tenerselo stretto perchè noioso e monotono.

di Salvatore Verrone

IN QUESTO NUMERO:

pag. 4-5tribunale: grande unita’ su questa battaglia

in primo piano

Sonia Marino

Maria Angela Quagliano

pag. 3SUONA LA CARICA, RULLANO I TAMBURI

cultura

Arturo Didier

Marco Mea

gli alunni dell’ISISS

Rocco Vito La Regina

pag. 6-7

pag. 7

pag. 8

pag. 9

lo stemma di re ferdinando I d’aragona

maria de cardona: la decima musa del parnaso

l’isiss di bojano in visita a padula

il mondo nuovo di lolita

politica

Francesco Iorio

Salvatore Verrone

Francesco Iorio

pag. 9

pag. 10

pag. 11

salvate il soldato cirielli!

negli alburni hanno le idee chiare

la politica rapace che ci regala grillo

eventi

Michele D’Alessio

Marco Mea

Patricia Luongo

Rosaria Langone

pag. 16

pag. 16

pag. 8

pag. 12

grande successo per il saggio della salus sport

salerno conquista la russia

l’arte in tutte le sue sfaccettature

il populismo in italia

società

Luca Mea

Vincenza Iezza

Marina Fabia Di Iorio

pag. 17

pag. 18

pag. 18

rinvigorito il rapporto con il sudamerica

sassano tra natura e mano dell’uomo

estate con le stelle, a petina si può

Andrea D’Alto

gli alunni della V

pag. 19

pag. 20

l’ordine e sicurezza pubblica negli stadi

i ragazzi della quinta salutano le insegnanti

Giacomo Tortoriellopag. 12campania tra crisi e sviluppo

territorio

Gianluca Pacilio

Luca Mea

Filomena Vitale

pag. 13-14

pag. 14

pag. 15

vino e genuinita’

buon compleanno bcc amica

fi gli del nostro tempo e della nostra terra

Giovanni Verronepag. 15alla scoperta del cuore del territorio

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in primo piano

Impavidi e temerari, in barba alla cri-si, alla spending review, alle gufate di vario genere, anche quest’anno a Teggiano, ci apprestiamo a compiere

l’impresa.

La principessa Costanza chiama a raccol-ta: chi la ama la segue e, se occorre, la difende.

Tutti al lavoro per i costumi, per le ta-verne, per le ricostruzioni degli antichi mestieri, per il mercato medievale, per il corteo, per tutte le incombenze che l’e-vento comporta. Tutti, almeno lo si spe-ra. Perché mai come in questo momento di contingenza non troppo favorevole, davvero di tutti c’è bisogno un po’ di più e soprattutto di chi, di questa festa se ne fa vanto e se ne gode la gloria . A buon intenditor, non serve aggiungere parole.

Riconfermato, in linea di massima, l’im-pianto generale della festa anche se, qualche novità è allo studio. Il direttore

artistico Massimo Cinque insieme al regi-sta Angelo Amelio, riconfermati nell’in-carico, dopo il grande successo riscosso nelle due scorse edizioni con lo spetta-

colare “Assedio” al castello, riprovano a stupirci con altre interessanti proposte che di sicuro non deluderanno le aspet-tative degli appassionati del genere.

Qualche ritocco anche al percorso ga-stronomico affi nché il viandante che aff ronta il viaggio per partecipare alla festa, possa rimanere soddisfatto dagli

occhi al cuore, senza tralascia-re i piaceri del-la gola. Non si può mancare a questo appun-tamento. Non si può se ci si vuo-le concedere una passeggiata nella storia, che comincia con il fastoso corteo che anima e ravviva il possente maniero, si snoda nei vicoli tortuosi alla luce tenue delle fi accole tra suoni e sapori d’altri tempi , per poi con-cludersi in una grande esplosione di luci e fuochi . Non si può perdere l’occasione per gustarsi le performance magiche e fuori dall’ordinario del “Giullar Jocoso” che quest’anno ammalierà gli ospiti di Teggiano con il “Cantico delle Creature”. Si animerà anche il complesso monu-mentale della SS. Pietà con ricostruzioni di antiche botteghe di pittori e scalpelli-ni, curate dal Liceo Artistico di Teggiano, e con il prestigioso Scriptorium, curato dal prof. Enrico Coiro . Ancora una vol-ta il permanente Museo delle Erbe, si

trasformerà nella bottega dello Speziale dove il dott. Nicola di Novella sarà ben lieto di spiegare ai visitatori, caratteri-stiche e benefi ci delle piante medicinali autoctone.

Ecco, questo per sommi capi, ciò che Teggiano propone dall’11 al 13 agosto. Non ci sono descrizioni che bastino per

raccontare ciò che solo partecipando si può capire. A questa avventura, a far si che continui negli anni a venire, tutti pos-sono dare il proprio contributo, ognuno a suo modo. In questa storia, dove tutti sono protagonisti, l’ impresa non è fat-ta solo dai cavalieri, come cita il bel fi lm di Pupi Avati, ma anche dalle dame, dal popolo, dai tamburini, dai tavernieri ecc. ecc., da chiunque subisce piacevolmente la malìa suggestiva di una notte di mezza estate.

Suona la carica, rullano i tamburi!

Sonia Marino

Tutti ai posti di combattimento, riparte Alla Tavola della Principessa Costanza

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Poche ore prima dalla tragica notizia dell’accorpamento del Tribunale di Sala Consilina a quello di Lagonegro, AL SEG-GIO ha voluto rivolgere le sue

domande al Presidente del Tribunale di Sala Consilina, il Dott. Antonio Robustel-la che, alla luce delle decisioni governa-tive, si appresta ad essere l’ultimo Presi-dente del presidio di giustizia salese. Con questa chiusura lo Stato abbandona il Vallo di Diano con uno delle sue massime espressioni, quello dell’amministrazione della giustizia.

Solo in un periodo storico precedente si era provveduto a chiudere i presidi di giustizia, durante il Fascismo, sappiamo tutti come è fi nito quel periodo della no-stra storia!

Il Presidente del Tribunale ha mostrato nella battaglia il suo attaccamento al pre-sidio di giustizia e al territorio, meritando la cittadinanza onoraria del Comune di Monte San Giacomo e l’apprezzamento degli uomini e delle donne del Vallo di Diano. Nel momento in cui perdiamo an-cora solo sulla carta, un rappresentante dello Stato sul territorio, sappiamo che

possiamo contare sul Dott. Robustella per il rilancio della nostra battaglia.

Qual è lo stato di salute del morente tri-bunale di Sala Consilina?

Per quanto riguarda il livello di produtti-vità ed effi cienza direi che è abbastanza buono, nel senso che si è già avviato il processo civile telematico, stiamo prov-vedendo ad attuare un piano di smal-timento delle cause arretrate, i tempi cominciano ad essere ragionevoli e da questo punto di vista la risposta di giu-stizia è abbastanza soddisfacente, ten-denzialmente migliorerà e per la fi ne dell’anno conto che arrivi ad essere non dico ottimale ma comunque buona. Per quanto riguarda lo stato di salute relati-vo alla permanenza del tribunale siamo in attesa delle decisioni del Ministero e per adesso le notizie che arrivano non sono confortanti.

Secondo lei il taglio del tribunale porterà davvero un risparmio economico?

In linea di massima non saprei, occorre-rebbe valutare situazione per situazione. Certamente, per quanto riguarda il tribu-nale di Sala Consilina, credo proprio di no, anche perché il costo di questo Tribu-

nale è veramente modesto, stiamo par-lando di 60-70.000 euro all’anno. Solo il trasloco, la riorganizzazione, la ricompo-sizione di questa struttura – che funzio-na bene – costerebbe molto di più.

Cosa cambierebbe il Presidente del Tri-bunale di Sala Consilina nel sistema della giustizia italiana?

Domanda da un milione di dollari. Cer-tamente la giustizia deve essere rior-ganizzata e vanno create condizioni di maggiore effi cienza, su questo non c’è dubbio, però, è anche vero che si do-vrebbe evitare di stabilire regole generali ed astratte che valgano aprioristicamen-te per tutti i tribunali. Occorre verifi care, zona per zona, le esigenze locali, sia dal punto di vista della giurisdizione che dal punto di vista del territorio e di conse-guenza adattarsi ed agire, un po’ come ho cercato di fare in questa realtà attra-verso alcuni accorgimenti di carattere organizzativo con i quali si è avviata una strada di risanamento e di ricomposi-zione anche in una situazione di defi cit sotto il profi lo delle risorse economiche ed umane nell’ambito amministrativo-giudiziario.

il puntoTRIBUNALE:

GRANDE UNITA’ SU QUESTA BATTAGLIALa razionalizzazione del sistema giustizia è necessaria, tenendo però in conto le specifi cità dei singoli territori

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Maria Angela Quagliano

Nella vicenda dell’accorpamento del tri-bunale di Sala Consilina, qual è stato l’at-teggiamento dei colleghi magistrati degli altri uffi ci giudiziari?

In linea di massima la magistratura italia-na, da sempre, anche a livello associativo si batte per una revisione delle circoscri-zioni che eff ettivamente si dimostra ana-cronistica, per certi aspetti risalente all’u-nità d’Italia. Anch’io sono favorevole ad una revisione ma purchè si tenga conto della modernità e dei cambiamenti che ci sono stati. Ovviamente, per quanto ri-guarda nello specifi co Sala Consilina, l’o-rientamento di massima emerso anche in ambito associativo a Salerno si è mani-festato favorevole alla soppressione del Tribunale perché ritiene che sia un uffi cio con troppe poche risorse giudiziarie e con numeri eccessivamente bassi. Que-sto probabilmente deriva dal fatto che la realtà di Sala Consilina è troppo poco conosciuta e quindi il discorso rischia es-sere un po’ troppo aprioristico e un po’ troppo statistico senza calarsi in quelle che sono le realtà e le diffi coltà locali.

Come giudica l’approccio della politica lo-cale al problema?

La politica locale, sia per quanto riguar-da le forze di maggioranza che di oppo-sizione, è univocamente indirizzata al

mantenimento del Tribunale. Da questo punto di vista credo che ci sia stato un compattamento delle forze politiche, an-che perché si tratta di un problema del-la cittadinanza, un problema generale, bipartizan. I politici, certamente, stanno facendo il possibile, anche se in certi mo-menti si è avuta la sensazione di essere abbandonati. In linea di massima, però, l’atteggiamento generale è favorevole al mantenimento del Tribunale.

Della Comunità dei cittadini invece?

I cittadini hanno dimostrato sempre grande calore, grande solidarietà e sen-tono come essenziale il mantenimento del Tribunale. La comunità del Vallo di Diano vuole lottare non soltanto per una questione di orgoglio campanilistico ma sente propria la necessità di un punto di riferimento forte che la tuteli e la salva-guardi da quelle che possono essere le infi ltrazioni della criminalità organizzata che possono arrivare in forze copiose sia dal nord e quindi dal salernitano e dal napoletano, sia dal sud e quindi dalla Ca-labria, sia dalla Puglia. Questo territorio che, malgrado tutto, è ancora vivibile da questo punto di vista, rischia, con la sop-pressione del Tribunale di essere isolato e messo in condizione di subire forti at-tacchi da parte delle organizzazioni cri-minali.

Quali messaggio vuole trasmettere alle comunità del Vallo di Diano e del Golfo di Policastro?

Il mio vuole essere un messaggio di so-lidarietà in questo clima di diffi coltà. In questo momento importante i cittadini hanno capito che il problema del singolo è il problema di tutti. Questo ha determi-nato solidarietà e compattezza. I proble-mi della Comunità dovrebbero essere vis-suti sempre in questo modo, superando le singole specifi cità, le singole faziosità, i propri ritorni di immagine che si possono avere da atteggiamenti o di ostilità o di forzata adesione a certi messaggi. Cre-do che per la cittadinanza locale questo sia stato un momento per ritrovarsi uniti e per cercare di vincere una battaglia di tutti e non una battaglia del singolo.

Antonio Robustella

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Lo stemma di re Ferdinando I d’Aragona e i drammatici tempi della principessa Costanza

Ci sono delle opere del patri-monio artistico di Teggiano, le quali, oltre ad avere un suggestivo aspetto esteti-

co derivante dalla loro struttura fi gu-rativa, sono nello stesso tempo dei documenti preziosi che rivelano un momento particolare della storia del nostro paese. Ed è il caso, questo, del grande Stemma del re Ferdinando I d’Aragona (1487), esposto nel Mu-seo Diocesano di Teggiano. Sorretto da due angeli, lo scudo centrale, che contiene le insegne aragonesi, pog-

gia, in segno di dominio, su due picco-li scudi che racchiudono l’insegna del feudo di Diano, che è semplicemente una stella a sei punte, simboleggian-te forse la città di Diano coi suoi cin-que casali (Sassano, San Giacomo, San Rufo, San Pietro e Sant’Arsenio). Tanti anni fa, attraverso ricerche con-dotte presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, riuscii non solo ad attribu-ire lo stemma alla casa aragonese, ma anche a stabilire la relazione dello stesso con un momento particolare della storia di Diano. La soluzione del

problema la trovai in una pagina del-la Lucania sconosciuta (1672) dello storico dianese, l’agostiniano padre Luca Mandelli, il quale, parlando del suo paese, accennò alla ribellione del principe Antonello Sanseverino al re Ferdinando I d’Aragona. Ebbene, ad un certo punto della narrazione il Mandelli inserì, per nostra fortuna, la citazione del suddetto stemma, dicendo che, in conseguenza di tale ribellione, “il Re rivocò Diano al suo Demanio reale, e volle che ne restas-se memoria in un marmo che hora si

Lo stemma di re Ferdinando I d’Aragona cultura

La conoscenza del patrimonio artistico di Teggiano

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vede fabbricato nel campanile di Santa Maria Maggiore, nel quale, sendovi intagliate l’ar-mi della Real Casa d’Aragona e dalle bande a’ piedi quelle di Diano, si legge nel frontespi-zio: Anno 1487. In Demanio”. Purtroppo, nella rimozione dello stemma attuata durante uno dei restauri del campanile (nel 1868, come apprendia-mo da Diano e l’omonima sua Valle, di Stefano Macchiaroli, lo stemma era ancora al suo posto), andò perduta la scrit-ta che faceva riferimento alla data e al demanio. Comunque, tutto chiaro: il brano del Man-delli svelava la provenienza e il signifi cato dello stemma, il quale, va sottolineato, richia-ma un momento particolare della storia di Diano, quello altamente drammatico della Congiura dei Baroni (1485), in seguito alla quale il re Ferdi-nando non solo imprigionò e fece morire atrocemente buo-na parte dei congiurati (Anto-nello riuscì a fuggire), ma ne confi scò i feudi, avocandoli alla Corona.

Ma c’è dell’altro. Sappia-mo che dopo la Congiura il so-vrano aragonese inviò il fi glio, Anfonso duca di Calabria, nei paesi dove si era verifi cata la ribellione dei baroni, con il mandato di porre una lapi-de che attestasse l’avvenuta confi sca del feudo e il relativo passaggio al demanio regio. Un prezioso documento d’ar-chivio contiene appunto una nota sulla missione compiu-ta dal duca di Calabria, con la citazione, appunto, della sua venuta a Diano per la colloca-zione del suddetto stemma.

Venendo a qualche altra considerazione, va detto che nel 1487, anno della sistema-zione dello stemma in una fac-ciata del campanile di Santa Maria Maggiore, le sorti del casato dei Sanseverino vol-gevano al peggio. Antonello si trovava esule in Francia.

L’anno prima il re Ferdinando, dopo il fallimento della Con-giura dei Baroni, aveva fatto imprigionare in Castelnuovo a Napoli i due fi gli e la moglie di Antonello, concedendo poi soltanto alla principessa Co-stanza da Montefeltro il per-messo di far ritorno ad Urbi-no. Il matrimonio di Antonello e Costanza era stato celebra-to con grande sfarzo a Napoli nel 1480. Negli anni seguenti la principessa aveva avuto modo di visitare, solitamente nei mesi estivi, i feudi sanseve-rineschi (di qui il fondamento storico della festa medievale che si svolge annualmente a Teggiano nei giorni 11, 12 e 13 agosto). Il principe Antonello era notoriamente, per presti-gio e potenza, il primo barone del Regno. L’amministrazione dei suoi feudi, disseminati in un vasto territorio tra Salerno, il Cilento e il Vallo di Diano, era oculata e perfetta. Nel palaz-zo Sanseverino (ora chiesa del Gesù) di Napoli accorrevano artisti e letterati, accrescendo i fasti del potente casato. Ma a tali aspetti positivi se ne ag-giungeva un altro di carattere decisamente negativo, anzi nefasto: la costante politica antispagnola e fi lofrancese di Antonello, che lo portò dap-prima ad organizzare la famo-sa ma non riuscita Congiura dei Baroni e poi a subire l’asse-dio di Diano del 1497, assedio che sancì la defi nitiva rovina del ribelle principe.

Che dire di più? In ultima analisi risulta chiaro che il bel-lissimo stemma aragonese del Museo Diocesano, al di là del suo valore artistico, costitui-sce, come si è detto, un docu-mento storico estremamente importante al fi ne di cogliere uno dei momenti di grande tensione della storia di Teggia-no, quello dei tempi, dramma-tici ma avvincenti, della princi-pessa Costanza.

Arturo Didier MarcoMea

MARIA DE CARDONA,LA DECIMA MUSA

DEL PARNASOE’ stato presentato in un caldo pomeriggio di una dome-nica in cui tutta Italia era in attesa di assistere alla fi nale degli europei di calcio, nella sala polifunzionale del Co-mune di Padula in Piazza Umberto I, il libro “La decima musa del Parnaso – Maria de Cardona”, dell’intellettua-le padulese Emilio Sarli, avvocato, socio fondatore del Centro Studi e Ricerche del Vallo di Diano Pietro Lave-glia e Presidente del Caff è Letterario “Il Meridiano”.

L’incontro, moderato da Alfonso Tufano, responsabile dell’ambito cultura del Comune di Padula, ha visto al tavolo della presidenza Paolo Imaparato, sindaco di Pa-dula, Donato Pica, consigliere regionale e, in qualità di relatori, i docenti Alfonsina Medici e Vincenzo Maria Pin-to. Sia la Prof.ssa Medici che il Prof. Pinto nelle loro rela-zioni hanno intrattenuto un pubblico interessato dando diversi spunti della fatica letteraria del Sarli ed hanno descritto storicamente il mondo e la fi gura di Maria De Cardona tracciandone il profi lo biografi co, politico, so-ciale della colta e mecenate marchesa di Padula

A concludere la serata, l’avv. Sarli ha raccontato al pub-blico come fosse nata l’idea di scrivere un saggio su que-sta importante rappresentante della storia di Padula ricordando come la De Cardona ha messo il nostro ter-ritorio al centro di importanti rapporti culturali, sociali e politici con grandi famiglie del Rinascimento italiano quali i Gonzaga, gli Estensi e i più vicini in termini spazia-li, i Salseverino.

Da non dimenticare poi che la mecenate padulese, fa-mosa per la sua bellezza, fu al centro di tanti canti e componimenti di poeti dell’epoca che la avvicinarono ai personaggi ben più famosi e raccontati della letteratura italiana quali Beatrice e Laura

Maria de Cardona visse uno dei periodi più ricchi del Ri-nascimento italiano ed europeo tra scoperte di nuove terre e di grandi opere letterarie quali il Principe e L’or-lando Furioso.

Durante l’incontro si è anche proposto di istituire un pre-mio letterario collegato alla fi gura di Maria de Cardona e nel dibattito è stato anche svelato al pubblico che in Padula è stata individuata la Casa in cui ha vissuto alcuni secoli fa questa fi gura importante del Vallo di Daino.

Da parte di AL SEGGIO, tantissimi complimenti all’Avv. Sarli per la sua opera di ricostruzione storica e lettera-ria che si fa promotore della crescita culturale del Vallo di Diano e al nostro amico, Vincenzo Maria Pinto che in ogni numero ci propone interessanti spunti di appro-fondimento su monumenti, eventi culturali e storici del nostro territorio.

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L’ISISS di Bojano in gita a PadulaGiornata strepitosa

quella del 23 mag-gio per noi alunni delle classi prime e

seconde dell’ISISS di Bojano. Accompagnati dai nostri do-centi, eravamo in quasi 150 provenienti da tutti gli indi-rizzi di studio, Liceo Scien-tifi co, Liceo delle Scienze Umane e ITC: la nostra meta era Padula, cit-tadina in provincia di Salerno, che ci ha re-galato emozioni irri-petibili con le sue bel-lezze storico-artistiche e ambientali. Il paese è noto per la monumen-tale Certosa di S. Lorenzo, patrimonio Unesco dal 1998 e considerata uno dei princi-pali attrattori della Regione Campania, al pari degli Scavi di Pompei o della Reggia di Caserta. La visita al cenobio, fondato nel 1306 da Tommaso Sanseverino, abitato da una ricca comunità di monaci fi no al 1866 ed oggi affi dato alle cure dello Stato, è avvenuta a gruppi, avvalendosi della guida del prof. Vincenzo M. Pinto, docente di Lettere del nostro Istituto ed originario di Padula. Rapiti dal misticismo del luogo e sbalorditi dalle dimensioni del monumento (esteso per oltre 5 ettari), ab-biamo fatto tesoro di quanto visto, formulando domande e scattando foto praticamente dappertutto.

Parte ancor più entusiasman-te, perché per noi inattesa, è stata quella riservata alla visi-ta del Centro Storico, con l’au-silio di alcuni giovani operatori turistici della zona che ci han-no accompagnato per strade e vicoli, alla scoperta di palazzi storici e scorci mozzafi ato del Vallo di Diano. A nome di tut-ti, ringraziamo Lucia Cataldo, Teresa Catania, Gianluca Gallo e Giuseppina Gioff reda, della Soc. Cooperativa Nova Civitas di Padula: gentili e disponibi-li, hanno saputo trasmetterci tutto il fascino del loro paese, facendoci rivivere atmosfe-

re e personaggi del passato. Abbiamo saputo che Padula fu importante soprattutto du-rante il Risorgimento, perché dimora di patrioti e liberali di p r i m o

p i a -no, come le famiglie Netti e Caolo, i fratelli Santelmo, il sa-cerdote garibaldino Vincenzo Padula, nonché teatro della sfortunata “Spedizione di Sa-pri” di Carlo Pisacane che nel 1857 con i suoi “Trecento gio-vani e forti” concluse proprio qui la sua impresa. Abbiamo inoltre ammirato i portali e i monumenti in pietra locale, realizzati dalle esperte mani degli scalpellini locali fra 1500 e 1700, come ad esempio le opere dello scultore Andrea Carrara o degli incisori Cariel-lo. Bella e suggestiva anche la Mostra permanente dei pre-sepi, presente nella Chiesa di S. Agostino, dove era esposto uno straordinario presepio con i monaci e la Certosa; particolarissimo il Museo del Cognome, dove abbiamo im-parato come cercare i nostri antenati. L’esperienza più emozionante è stata però la visita alla Casa-Museo di Joe Petrosino, il celebre detec-tive italo-americano, nativo proprio di Padula e caduto vittima della criminalità a Pa-lermo nel 1909. Ad accoglierci e guidarci è stato addirittura il pronipote del poliziotto, Giovanni Melito Petrosino, una persona davvero coinvol-gente ed unica. Per una felice coincidenza, l’incontro con lui

gli alunni dell’ISISS

è avvenuto il 23 maggio 2012, 20° anniversario della strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falco-ne, la moglie e gli agenti della scorta. Petrosino, precursore di tutte le vittime della ma-

fi a ed antesignano di tutti i successivi eroi della le-

galità, ci rimarrà vivo nella memoria, con il suo esempio di vita. Questo momento ci è sembrato, a noi alunni dell’ISISS, la naturale conclusio-

ne della giornata del ricordo delle vittime

delle mafi e e di

ogni forma di violenza, cele-brata lo scorso marzo, pro-prio nella nostra scuola.

A concludere l’intensa gior-nata è stata la sosta a Salerno in serata. Una gustosa brio-che con gelato sul lungomare e le ultime foto con lo sfondo della Costiera Amalfi tana: la ciliegina sulla torta.

Peccato per la pioggia del pomeriggio, che ha cercato di guastarci la festa, ma non c’è riuscita! Grazie prof, grazie Padula, grazie Petrosino… non ti dimenticheremo!

l’arte in tutte le sue sfaccettatureIn occasione dell’ 8^Edizio-

ne del Concor-so Internazionale di

Poesia & Arte Contempora-nea “Alfonso Grassi” 2012, che si è tenuta il 29 giugno scorso, presso la “Sala Mu-sica” del Centro Sociale di Salerno è stata premiata, tra gli altri, la nostra colla-boratrice, Patricia Luongo. L’evento voleva celebrare l’arte in tutte le sue sfac-cettature e rappresenta un evento unico e speciale nel suo genere.

Due le Sezioni che hanno caratterizzato il premio internazionale: 1) Poesia Edita o Inedita; 2) Arte Contemporanea, con le se-guenti Tipologie: a) Pittura; b) Ceramica; c) Scultura.

Le Tre Tematiche scelte, per entrambe le sezioni, erano: 1) La donna nella storia; 2) La fi gura dell’ado-lescente nell’arte; 3) Tema libero (la primavera). Di seguito vi presentiamo una delle poesie di Patricia, Pri-mavera, che si è classifi cata al secondo posto al Concor-so Internazionale “Alfonso Grassi”.

Tantissimi complimenti a Patricia Luongo. Ad maiora.

PrimaveraStagione a me sconosciuta, primavera che ancor non ti conosco e che ancornon fai parte del mio mondo…Ricordi di una primavera che ancor deve arrivare, ricordi in un spaventoso e tenebroso ciel appena illuminato da poche fi oche luci di pallide stelle che non vogliono brillar, stelle che ormai non mi fanno più paura, ricordi un mare che serberà le rimembranze intense di un lungo viaggio, di una traversata da dimenticare, traversata in cerca della speranza e della sopravvivenza. Primavera tu che fai tornar a vivere un albero spoglio dalle intemperie invernali, inverno che con sé ha portato via tutto tranne gli incubi che ancor non vogliono andar via. Primavera fa si che il mio giovane cuor torni a vivere senza che la sabbia del deserto possa ritornare.

Caolo, i fratelli Santelmo, il sa-

delle mafi e e di

dell’ 8^Edizio-ne del Concor-

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IL MONDO NUOVO DI LOLITA

Alla fi ne dello scorso anno sco-lastico è stato presentato nella Biblioteca “Gerarda D’Alessio”

dell’I.I.S. di Teggiano un epistolario cu-rato dal Prof. Giuseppe Manzione inti-tolato “Il Mondo Nuovo di Lolita”.

La cerimonia è stata organizzata dalla scuola e dagli alunni, che hanno prov-veduto a distribuire il libro in vari punti, raccogliendo off erte che successiva-mente sono state inviate tramite boni-fi co all’Associazione per la ricerca sulla SLA (sclerosi laterale amiotrofi ca), di cui è aff etta da quindici anni Apollonia D’Arienzo, “Lolita” per gli amici. Una malattia degenerativa che col tempo l’ha privata di qualsiasi autonomia: vive a letto, grazie a una macchina che le permette di respirare e ad un sistema di tubi, attraverso i quali si nutre.

Non si perde d’animo, Lolita, perché al suo fi anco sente un grande amore fa-miliare e grazie a un computer e a un sintonizzatore vocale, con il movimen-to delle palpebre, nel 2008 pubblica “Parole tra le ciglia”.

Un libro nel quale racconta “la sua vita e la sua malattia, della cui soff erenza vuole fare un’esperienza unica, per af-frontare la vita di ogni giorno”. La let-tura di questo libro, ottenuto dal Prof. Andrea D’Arienzo, fratello di Lolita,

nonché l’impegno nella sua distribuzio-ne tra gli studenti e docenti con il rela-tivo successo, tant’è che è stata neces-saria una seconda edizione, anch’essa esaurita in poco tempo, hanno spinto il Prof. Manzione a raccogliere le lette-re dei giovani e di tutte le persone che hanno voluto condividere “la soff eren-za di Lolita”.

A tal proposito Lolita scrive: “L’eff etto che ha sortito la corrispondenza con gli alunni della mia Scuola sulla mia inte-riorità non solo mi ha riconciliato con il mondo dei giovani, ma ha spezzato la solitudine che è ormai diventata com-pagna della mia vita”. Ecco il motivo che hanno suggerito il titolo “Il Mondo Nuovo di Lolita”, un mondo nuovo di riconciliazione, di certezza e di speran-za. Alla presentazione del libro sono in-tervenuti il Prof. Germano Torresi, che ha curato la copertina con arte e ne ha spiegato i contenuti; la Preside, Prof.ssa Olinda Pisolini, che ha espresso tut-ta la sua soddisfazione per lo stimolo avuto dagli alunni nell’avvicinarsi alla lettura e alla scrittura, ad incamminarsi in questa avventura di scrittori in erba con grandi potenzialità (il libro è stato pubblicato con i fondi PON).

Infi ne, il Prof. D’Arienzo ha sottolineato come “Il Mondo Nuovo di Lolita” è fi -glio naturale di “Parole tra le ciglia” e di

un padre adottivo che ha scelto di farsi carico non del male di Lolita ma della sua voglia di esserci e di vivere, apren-do un’altra breccia tra le mura della sua cella. Ha, poi, espresso sentimenti di grazie per la partecipazione massiccia con cui si è manifestato l’amore per la sorella: “Lolita è una persona che come ognuno di noi sogna di comprendere il fi ne della sua esistenza.

E’ un soggetto attivo di questo nostro tempo, un soggetto che ha elaborato una nuova via di accesso alla comuni-cazione umana: essa è testimone che la comunicazione tra gli uomini può prescindere dal linguaggio verbale”. La ricerca sulla SLA deve essere sostenuta e potenziata perché ha fatto passi da gigante, in quanto dall’ultima scoperta sull’origine della malattia si è provve-duto ad iniziare una nuova sperimenta-zione su un centinaio di persone. Ecco allora miglior motivo per invitarvi a leg-gere il libro, che è di grande insegna-mento morale, sociale e pedagogico. E’ come scoprire direttamente il “Mon-do Nuovo di Lolita”, una testimonianza di solidarietà umana e di umanità, una ricchezza di sentimenti veri e autentici.

Il libro può essere ritirato presso lo scrivente, l’Istituto di Teggiano e il suo autore.

Rocco Vito La Regina

Raccolta di lettere a cura del Prof. Giuseppe Manzione

Ci ha pensato la Giunta per le elezioni del-la Camera a salvare la poltrona di Presi-dente della Provincia di Salerno all’On.le

Edmondo Cirielli: la carica di deputato è com-patibile con quella di Presidente di Provincia.

Sedici (Pdl, Lega, Pt e Udc) contro undici (Pd e Api) hanno interpretato non doversi applica-re la sentenza della Corte Costituzionale, che aveva dichiarato la illegittimità delle norme che non prevedevano la incompatibilità dei Sindaci di Città superiori ai 20mila abitanti con la carica di Deputati. La Giunta ha sostenuto in buona sostanza che i Giudici della Corte Costi-tuzionale non capiscono granchè in materia e, quindi, studino e approfondiscano queste norme. Poi procedano nel senso che diceva Giovanni Giolitti: “La legge per i nemici si ap-plica e per gli amici si interpreta”.

Infatti, le poltrone salvate sono equamente distribuite: 4 Presidenti di Provincia del Pdl, 2 della Lega e 1 dell’Udc. Questi possono

continuare, dunque, ad avere il doppio inca-rico, certamente con doppia lauta indennità mensile. E così per puro caso tra i salvati ri-troviamo l’On.le Edmondo Cirielli e il suo col-lega Presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, meglio conosciuto come “Gigino ‘a purpetta”.

I commenti sono stati corrispondenti al comu-ne sentire: “… decisione davvero vergognosa in quanto in palese spregio della sentenza del-la Corte costituzionale n. 277 del 26 ottobre 2011…”. Certo, la Corte ha stabilito con evi-dente chiarezza che il cumulo delle due cari-che è contrario alla legge, ma la Giunta delle elezioni della Camera ha volutamente ignora-to e travolto la sentenza.

I Presidenti rimangono incollati alle loro pol-trone e la “casta” accerta e sancisce il privile-gio all’autodeterminazione. Curzio Malaparte diceva che “la legge in Italia è come l’onore delle puttane”: ma quelli erano altri tem-

pi. Sta di fatto, però, che in Campania ben 4 Presidenti di Provincia su 5 ( Napoli, Caserta, Avellino e Salerno ) ricoprono anche la carica di parlamentare e tutti di centrodestra. Ora noi non sappiamo se i cittadini sapranno va-lutare la gravità di questa arroganza, che si ritorce a danno del funzionamento politico-amministrativo delle citate Province. Però co-nosciamo la coerenza dell’On.le Cirielli, capa-ce non solo di sconfessare e di votare contro quella tale legge conosciuta come “ex Cirielli” che più volte ha salvato i fondelli a Silvio, ma anche di chiedere, vista l’enorme immoralità, che tale legge non venisse più chiamata col suo nome. Per cui siamo convinti che Edmon-do Cirielli rassegnerà quanto prima le dimis-sioni dalla carica di Presidente della Provincia di Salerno.

Non ci credete? Sono aperte le scommesse!

Salvate il soldato Cirielli!Ci ha pensato la Giunta per le elezioni del-

la Camera a salvare la poltrona di Presi-dente della Provincia di Salerno all’On.le

Edmondo Cirielli: la carica di deputato è com-

continuare, dunque, ad avere il doppio inca-rico, certamente con doppia lauta indennità mensile. E così per puro caso tra i salvati ri-troviamo l’On.le Edmondo Cirielli e il suo col-

Cpolitica

Francesco Iorio

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Domenica 8 luglio il Sindaco di Teg-

giano, Michele Di Candia, è stato col-

pito da un infarto. Dopo una rapida

diagnosi presso il SAUT di Prato Pe-

rillo di Teggiano ed il repentino tra-

sferimento all’Ospedale di Polla e da

qui, in eli-ambulanza, all’Ospedale

Ruggi D’Aragona di Salerno, il Sinda-

co è stato sottoposto a tutti gli ac-

certamenti del caso e le sue condizio-

ni sono apparse da subito buone. Il

primo cittadino di Teggiano si è ben

presto ripreso anche se è rimasto

sotto stretta osservazione medica.

Da tutti noi della redazione di AL

SEGGIO, un augurio di pronta guari-

gione per un ritorno quanto più re-

pentino possibile alle funzioni di Sin-

daco e di amministratore di questo

territorio.

Sulla vivibilità dei territori del Par-co nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni e delle loro specifi cità abbiamo parlato con

Ciccio Reina del Comitato cittadino “Al-burni” e con il Sindaco di Roccadaspide, Girolamo Auricchio che in modo incisivo come al solito, ci ha rilasciato una sua di-chiarazione.

Sig. Reina Da dove partono le convinzio-ni del vostro comitato?

La legge 394 del 6/12/1991 detta i principi fondamentali sia per l’istituzione che per la gestione delle aree naturali protette, prevedendo l’istituzione dell’Ente Parco per garantire e promuovere la conserva-zione e la valorizzazione del patrimonio naturale di tutto il comprensorio.

Tutte le fi nalità sono state tradite, il ter-ritorio degli Alburni ha subito come del resto l’intera area del Parco, un freno, ca-pace di arrestarne qualsiasi valorizzazio-ne, anzi ha letteralmente ucciso lo spirito d’iniziativa che da sempre distinguono gli abitanti di questi territori. Dopo 22 anni non solo non si sono raggiunti i risultati ipotizzati ma hanno indebolito ancora di più il sistema economico con lo spopola-mento di intere aree. L’elemento deter-minante in negativo è stato sicuramente

quello di adottare un piano del Parco costruito dall’alto e avulso dal contesto territoriale, nessuno ha tenuto in con-siderazione le tante proprietà (attività) che vi prosperano dai vigneti agli uliveti, ai terreni seminativi. C’è in atto una scel-ta politica basata sul fondamentalismo non islamico ma vincolistico che ha de-terminato nei cittadini la convinzione che anche la presenza dell’uomo è da consi-derare pregiudizievole. In virtù di tante altre considerazioni notiamo giorno per giorno che i cinghiali ricevono una prote-zione sproporzionata tanto che tranquil-lamente possono arrivare a minacciare anche l’uomo, oltre che dissestare i no-stri terreni e distruggere i nostri raccolti.

E’ diventato di primaria importanza usci-re fuori dal Parco oppure dare vita ad una nuova perimetrazione, lasciare che il Par-co possa prosperare dagli 800 metri sul livello del mare ed una nuova classifi ca-zione degli agglomerati urbani al fi ne di liberare tutte le potenzialità di rinascita e di sviluppo, vogliamo riprenderci il no-stro territorio, volgiamo ricominciare a coltivare i nostri terreni”.

Sindaco Auricchio cosa ci dice sulla pro-blematica dei cinghiali?

Il problema dei cinghiali che attanaglia i

nostri territori e un’economia già di per sé in diffi coltà è un problema che va as-solutamente risolto. Bisogna muoversi in fretta. Non si può più pensare di pro-cedere continuando a studiare il da farsi bisogna agire in concreto e con fermezza come hanno fatto in altri parchi.

NEGLI ALBURNI HANNO LE IDEE CHIARE

pronta guarigione!

Salvatore Verrone

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LA POLITICA RAPACE CHE CI REGALA GRILLO

In questo nostro paese di santi, di po-eti, di navigatori… non ci sono più gli statisti, mancano le personalità politi-che di valore, scarseggiano i maestri

dell’economia, sono assenti i capitani d’industria. Appena ieri impazzava la fu-mettistica delle olgettine del satrapo su tutti i giornali e le vicende riempivano il buco della politica parlamentare quando Rubi Rubacuori era per i deputati e se-natori dell’ex maggioranza la “nipote di Mubarak”.

Poco interessava se nel Paese gravava la crisi più nera, chiudevano fabbriche e aziende, si perdevano posti di lavoro, le famiglie incontravano diffi coltà a fare la spesa giornaliera. Il Parlamento dei “nominati” si baloccava con le leggi “ad personam” e si interessava al traffi co il-lecito del deputato/senatore in vendita al miglior off erente. Abbiamo vissuto giorni nei quali anche i Catoni sono stati chiamati ladri e i ladri sono stati confusi con gli eroi. Ci hanno pensato i mass me-dia, i Sallusti, i Belpietro e i Minzolini a mi-stifi care i fatti, a manipolare persone ed eventi. Dopo vent’anni da Tangentopoli, con il crollo di un intero sistema politico, non è questa l’Italia che ci aspettavamo. Siamo uno dei Paesi più corrotti dell’U-nione Europea. Una corruzione diversa e maggiore rispetto a quella di “Mani puli-te” emersa nel 1992.

Allora erano tangenti per fronteggiare i bisogni dei partiti. Oggi ci sono squalli-di personaggi che ricevono un apparta-mentino con aff accio sul Colosseo, qual-che giorno di vacanza a sbafo, una gita su uno yacht, una sera con una escort, un piatto di spaghetti con aragoste fre-sche, un massaggio nel privè di una pale-stra. Corrotti, ma anche miserabili, privi di dignità. Quindi, anche più spregevoli.

Il degrado etico e culturale dell’ultimo ventennio ha investito come uno tsuna-

mi la nostra vita pubblica e privata, alte-rando i gangli linfatici della società, ste-rilizzando le stesse reazioni del mondo della cultura e della scuola, dei giovani. Nel 1992 fu l’intero popolo a indignarsi e i partiti che avevano fatto la Repubblica scomparvero sotto la valanga di insulti e di ingiurie.

Oggi, con un costo di corruzione stimato dalla Corte dei Conti in 60 miliardi, baste-vole da solo a rimettere in piedi le sorti dell’Italia, non si avverte alcuna scossa, nessuna rivolta, neppure un segno di ribellione. Sembra prevalere la rasse-gnazione. La società pare anestetizzata, come se gli anticorpi non rispondessero alle necessità di difesa del tessuto socia-le.

Attenzione, nel 1992 dalle ceneri della Dc e del Psi nasceva Forza Italia poi di-ventata PdL o Partito dell’Amore in tutti i sensi. E avanzava la Lega di Bossi all’in-segna dell’onestà padana contro “Roma ladrona”, che negli agi della capitale ben presto si trasformò in “Lega ladro-na”. Hanno svuotato le casse dello Stato come rapaci e ridotto l’Italia in un paese popolato da gente disillusa e sfi duciata, metà della quale ha smesso di andare a votare. Incurante di tutto Berlusconi chiede il 51% dei voti per fare ritorno a Palazzo Chigi. Ma si contenterebbe an-che di fare il Ministro dell’Economia, lui! Proprio non pensa che se ci troviamo sull’orlo del precipizio più del 51% la col-pa è sua e delle sue disinvolte manovre fi nanziarie, dei suoi inviti a non pagare le tasse perché “con le tasse alte l’evasione è moralmente autorizzata”.

Vuole tornare l’egoarca perché stai a ve-dere che adesso gli approvano la legge sulla corruzione e allungano i tempi della prescrizione che al bazar di Montecitorio tanto gli è costata con gli Scilipoti, i De Gregorio, i Romano, i Razzi, i Calearo. Pare che per “acquistare” un deputato il prezzo variava da 350 a 500mila euro. E’ stato necessario chiamare al capezzale della grande ammalata Italia i “profes-sori”. Si dirà: era indispensabile? E certo, se i “medici” erano quelli! L’hanno tro-vata boccheggiante: è stato inevitabile instaurare una terapia d’urto. Le nostre tasche ne sanno qualcosa!

Sulla degenerata politica italiana che se-gna la fi ne della Seconda Repubblica e non si sa se la Terza mai nascerà, si ab-batte ora il comico-politico Beppe Grillo con il suo Movimento 5 Stelle. Riempie il vuoto lasciato dai partiti incapaci di rian-

nodare i fi li spezzati che li legavano alla società. Incanta le piazze: via l’attuale classe politica, ai cittadini il potere deci-sionale. Musica per chi è sfi duciato, con-sensi balzati al 20%, il nuovo che avanza. Ma è veramente nuovo il “grillismo” o non piuttosto una banale riproposizione del berlusconismo e del celodurismo am-modernato? Perché vent’anni fa Berlu-sconi con Forza Italia e Bossi con la Lega Nord raccoglievano l’interesse e i voti della gente delusa dallo scandalo di tan-gentopoli, promettendo il seppellimento della vecchia politica e la restituzione del potere al popolo. Sappiamo tutti come è andata a fi nire! Grillo ripete i motivi del berlusconismo e del celodurimo, che pa-gano sempre.

Per riemergere, a sua volta, Silvio rin-corre i motivi, e anche il vocabolario, del grillismo in uno scambio mutevole comico-politico e politico-comico da pri-ma serata del Bagaglino. Per la verità, in giro non c’è tanta voglia di ridere. Anzi, è il momento di chiedersi se è veramente tutta colpa della politica? Bella doman-da, proviamo a rispondere. Se l’econo-mia italiana è ingolfata da circa vent’an-ni, se non abbiamo più grandi imprese, se abbiamo perso i tanti treni dell’inno-vazione, la colpa non è poi tutta dei poli-tici ma anche dei capitalisti nostrani che hanno rinunciato a essere classe dirigen-te. I famosi “capitani d’industria” hanno rinunciato al ruolo di imprenditore di successo conseguito durante la rivolu-zione industriale del 19° secolo, quando i baroni di business acquisirono enorme potere e ricchezza come risultato di nuo-ve industrie in espansione, accettando di scendere a patti con i politici, con la fi -nanza, con la banche. Al libero mercato hanno preferito i “salotti buoni”, le scri-vanie protette. E’ così che il capitalismo italiano rischia di infrangersi sul muro della nuova modernità industriale, dove vince chi è più bravo.

Occorrono nuove vitalità che non va-dano a bussare alla porta della politica magari con la solita busta arancione ri-gonfi a, che non chiami il politico per la protezione giornaliera, che svolga il pro-prio compito richiamandosi all’etica pub-blica e alle leggi di mercato. Ma anche colpa della “Cultura” che non ha saputo lavorare per la “verità”, per la ricerca della “verità”, così venendo meno ai suoi principi e ai suoi valori. Ennio Flaiano già ebbe a scrivere: “Anche il progresso, di-ventato saggio e vecchio, votò contro”.

Francesco Iorio

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È questo il tema dell’i-niziativa voluta ed or-ganizzata dall’associa-

zione “TrecentoSessanta” Salerno sabato 23 giugno nello splendido Castello Mar-chesale Maioli di Auletta.

L’iniziativa fortemente volu-ta dal consigliere regionale Donato Pica è servita come momento di incontro e di-battito sulla diffi cile situazio-ne che vive quotidianamente la nostra regione ed il Paese tutto.

Dopo i saluti dell’amministra-zione locale rappresentata dal vice sindaco Luigi Gagliar-di e dal segretario cittadino del Partito Democratico si è entrati nel vivo del dibattito,

con Lorenzo Peluso giornali-sta de Il corriere del mezzo-giorno che ha presentato i due gruppi di lavoro.

Il primo moderato da Mar-gherita Siani giornalista de Il Mattino e coordinato da Giovanni De Angelis si è oc-cupato di discutere di fondi europei, da sempre poco utilizzati dalla regione Cam-pania e che sicuramente rap-presentano un’opportunità che andrebbe sfruttata me-glio.

Il secondo gruppo, invece, moderato da Angela Caso giornalista de Il Roma - Cro-naca Salerno e coordinato da Vincenzo Pedace - segretario provinciale dei Giovani De-

mocratici - si è occupato di scuola, università e mondo del lavoro.

I lavori dopo una breve pau-sa pranzo sono proseguiti con l’intervista di Maria Ro-saria Vitiello - giornalista de la Città di Salerno - a France-sco Sanna - senatore del Par-tito Democratico sulle pro-poste che il partito di Bersani intende proporre in questo delicato momento storico.

Infi ne Vincenzo Pedace ha moderato l’incontro con i tre consiglieri regionali del PD, Donato Pica, Lucia Esposito e Mario Casillo sull’attuale momento di crisi e le pro-poste da portare avanti per migliorare il nostro territo-

rio, tutti è tre concordi con il sottolineare la mancanza di lavoro ed i tanti tagli che la giunta Caldoro ha eff ettuata negli ultimi mesi.

Le conclusioni dopo la lunga giornata di lavoro sono state affi date a Guglielmo Vacca-ro parlamentare del Partito Democratico, sottolineando come sia necessario oggi più che mai queste giornate di studio e lavoro per confron-tarsi e trovare nuove solu-zioni alla diffi cile situazione in cui il nostro paese si trova.

Hannah Harendt scriveva: “I citta-dini sono politicamente uguali, ma diversi nei loro pensieri. Per questo devono poter discutere

su quale sia il bene comune, prima di po-ter agire insieme. Se però non c’è più bi-sogno di discutere perchè c’è chi si arro-ga la pretesa di rappresentare il popolo, allora fi nisce la politica”.

E’ proprio questa pretesa di governare il popolo che, negli ultimi mesi, sta dive-nendo protagonista indiscussa del conte-sto politico del Paese. Tale pretesa ria-pre un capitolo importante della nostra storia, quello inerente al fenomeno del populismo.

In Italia il populismo, del quale era sta-to fatto ampiamente uso già dal noto e chiacchierato politico Silvio Berlu-sconi nel ‘92, anno della fondazione di Forza Italia, ha nuovamente fatto la propria comparsa nelle ultime tor-nate elettorali primaverili, durante il corso delle quali sono stai puntati i rifl ettori sulla nascita di un altro fe-nomeno: quello dei Grillini e del loro Movimento 5 Stelle.

Il populismo, sebbene largo uso ne sia stato fatto e se ne stia in parte facendo anche oggi, è la “bestem-

mia” della politica, o meglio, esso è la ne-gazione della politica stessa.

Non si può pensare e pretendere di fare politica ricorrendo ad esso, all’espedien-te del dire alla gente ciò che vuol sentirsi dire, off rendo soluzioni semplici ed an-che irrealizzabili a situazioni complesse con il solo scopo di ottenere il consenso popolare.

Il populista, avvalendosi di discorsi intrisi di demagogia, non ha alcuna intenzione di trasformare le proprie parole in fatti concreti.

Pensiamo al già citato Berlusconi, il quale durante le conferenze pre-elettorali pro-nunciava discorsi chiaramente populisti, prometteva, incitava gli elettori a crede-

re e partecipare al cambiamento.

Parole validissime se non fosse stato per il fatto che fossero volte ad un unico sco-po: ottenere voti ed un consenso tale da permettere di esercitare un peso di rilie-vo in Parlamento.

Tuttavia nessuno ha assistito alla tramu-tazione in fatti concreti delle tante belle parole pronunciate, nessuno ha mai vi-sto la realizzazione dei milioni di posti di lavoro promessi o i sostegni alle scuole pubbliche ed a famiglie con particolari disagi.

In quel caso, l’unico ad aver pagato lo scotto ed a non aver tratto alcun vantag-gio dalla tanta demagogia esercitata è stato il popolo stesso.

Ora resta da vedere cosa accadrà nel caso di Grillo e del Movimen-to 5 Stelle. Ciò che è certo, però, è che in un Paese come l’Italia, in cui assistiamo troppo spes-so e da troppo tempo a discorsi vuoti, è, paradossalmente, tutto il potere che rischia di diventare “populista”.

Giacomo Tortoriello

Il futuro della campania, tra crisi e sviluppo

IL POPULISMO IN ITALIA

Rosaria Langone

da sempre minaccia la storia del nostro Paese

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territorioVINO E GENUINITA’:

coerenza, territorio e rapporto con i nuovi mediaNegli ultimi anni si avverte sempre più - fi nalmente! - un ritorno ai valori dell’autenticità,

soprattutto in campo alimentare. Ne parliamo riassumendo i concetti base e l’evoluzione del mercato vinicolo.

“Il vino non è semplicemente succo d’uva fermentato. Non ha nulla a che vedere con quello che è realmente”.

Il vino evoca: chi l’ha fatto, dove l’ha fatto, come l’ha fatto. Molte immagini

tornano alla mente (e se il vino era buono, forse qualcuna sarà un po’ sfocata!), ma, soprattutto, quando si sceglie una bottiglia si richiama alla mente ciò che per noi rappresentano quelle scritte sull’etichetta: un Chianti probabilmente evocherà paesaggi, sapori e culture diverse da un Aglianico o da un Barolo.

Ne parliamo con il Dott. Giuseppe Festa, Ricercatore all’Università di Salerno e specializzato in Wine

Business, oltreché amante del buon vino di qualità.

Punto di partenza: la genuinità. Nel caso del vino, essa si sposa anche con l’evoluzione dei metodi e delle competenze in fatto di produzione: “non bisogna pensare che un vino non sia genuino solo perché non prodotto come si faceva una volta.” Negli ultimi decenni infatti, grazie ai miglioramenti in campo tecnico, si è riuscito ad avere un oggettivo miglioramento generalizzato della bontà dei vini, anche di quelli economici. “Posto però che le tecnologie devono aiutare ma non snaturare, la genuinità passa soprattutto attraverso una produzione fatta con materie prime naturali e di alta qualità, ma

anche attraverso la coerenza che il produttore è capace di trasmettere al suo prodotto.”

Coerenza intesa come capacità di trasmettere un’immagine chiara, trasparente di sé, legandosi indissolubilmente con la regione geografi ca dove si eff ettua la produzione, trasportando inoltre tutto il sistema di valori che ha portato alla realizzazione del prodotto, nel prodotto.

Un vino che sia coerente con il proprio territorio “è una cosa che i francesi ci hanno insegnato da tantissimo tempo con questa parolina magica, terroir, che per loro è un sistema congiunto di suolo, clima e uomo. Suolo inteso come unicità della

combinazione terreno/vite. Ancor più nello specifi co, anche il clima, inteso anche come la semplice collocazione di un vigneto alle pendici od in cima ad una collina, può infl uire moltissimo. Non bisogna poi dimenticare il lavoro dell’uomo: la lavorazione, la tradizione, l’esperienza che si tramanda di generazione in generazione. Un quarto elemento è la reputazione del territorio: se sull’etichetta scrivo che è un vino del Monferrato, sfrutto già tutta una rinomanza che quel luogo evoca grazie alla storia di produzione vinicola che ha”.

Luigi Veronelli diceva provocatoriamente che “il peggior vino contadino

segue ->

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è migliore del miglior vino d’industria”: probabilmente il discorso era riferito non tanto alla bontà ed al gusto in sé, quanto a quella capacità a cui ci si riferiva prima di evocare tutto un sistema di valori ed emozioni che nessuna produzione industriale potrà mai pareggiare.

Analizzando il mercato vinicolo, notiamo che negli ultimi anni in Italia si è avuto un forte cambio di mentalità: “fi no agli anni ’70 si consumavano circa 120 litri di vino pro-capite; questo non deve stupire - non eravamo un popolo di avvinazzati! - ma per le generazioni passate, soprattutto nelle fasce contadine, era normale bere mezzo litro di vino a pranzo e a cena. Da un paio di decenni invece c’è un modo diverso di pensare il vino - probabilmente anche più giusto - puntando più sul vino di qualità e meno sulla quantità; questo però ha determinato un crollo dei consumi, indicando come unica possibilità di sopravvivenza per le aziende italiane quella di andare a vendere all’Estero.”

Il mercato mondiale del vino si divide però in due parti: da un lato abbiamo l’Europa, con il suo fi rmamento di micro-imprese, dall’altro il Nuovo Mondo – inteso come tutti quei Paesi che negli ultimi 30-40 anni hanno imparato a fare vino, specifi catamente California, Argentina, Cile, Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda – che gode, grazie alle quantità enormi di vino prodotto, di economie di scala e costi di produzione unitari assolutamente imbattibili.

La strada obbligata è quindi combattere sulla diff erenziazione: l’Italia in particolare gode di una varietà praticamente infi nita di vitigni. Tutto sta a farlo capire agli altri.

“Non pensando però di essere l’ombelico del mondo: probabilmente un cinese, un russo o un brasiliano conoscono Pompei, Napoli, Firenze, Venezia e poco più. Da questo punto di vista è fondamentale la narrazione: il produttore di vino oggi deve raccontarsi, deve mettersi in gioco, deve raccontare la

sua storia, le sue tradizioni, il suo terreno, per fare in modo che sia genuino non solo il suo prodotto, ma anche tutto ciò che c’è alle spalle di quella bottiglia. Soltanto in questo modo può pensare di aggiungere qualcosa di diff erente rispetto agli altri vini e farsi riconoscere.”

E in quali modi?

“Ad esempio organizzandosi per l’accoglienza: ancora oggi moltissime cantine non sono ben attrezzate per ricevere visite. Mancano le indicazioni stradali. Molte volte la stradina che conduce all’azienda è disastrata, scoraggiando eventuali turisti. Organizzarsi in cantina con una piccola sala degustazione, basta anche un tavolino ordinato e pulito. Prevedere i servizi igienici, e così via. Partecipare alle fi ere può essere un altro modo per farsi conoscere. Parlare sempre e comunque della propria storia – quando possibile – attraverso il proprio sito web, ma sempre di più con i social media: oggi l’unico modo per fare marketing su internet è fare marketing

conversazionale: devi metterti in gioco, devi citare altri utenti, devi esternare i tuoi interessi, sempre ovviamente senza esagerare; di modo che anche non parlando del tuo prodotto, parli della tua storia.”

Non resta – per chi produce - che mettere in pratica i consigli e – per chi consuma – prediligere un buon vino che rispetti questi basilari accorgimenti e che sia prodotto con materie prime di alta qualità, rispettando l’ambiente e il lavoro in tutti gli stadi di realizzazione.

Prosit!Gianluca Pacilio

Cade quest’anno il 50° anniversario della fondazione della BCC Monte Pruno di Roscigno e Laurino ed una serie di gran-di appuntamenti sono in programma per festeggiare questo importante traguardo. I festeggiamenti per la Banca Amica del Vallo di Diano sono iniziati con un grande spettacolo al teatro tenda Palarusso di Sala Consilina nella serata del 16 giugno scorso che ha visto come madrina l’attrice e cantante Serena Autieri. L’artista napoletana durante la sua esibizio-ne ha interpretato alcuni classici della canzone napoletana e, in chiusura di serata, ha intervistato il direttore generale della Banca Monte Pruno, Michele Albanese. Durante il suo intervento il direttore Albanese ha ricordato i padri fondatori della Banca e in particolare lo zio Michele Albanese, il papà e il primo presidente, Emilio Peco-ri che diedero vita il 14 settem-bre del 1962, alla Cassa rurale ed artigiana di Roscigno.

Il direttore generale ha confer-mato la mission della Monte Pruno che è quella di essere banca amica del territorio per lo sviluppo e valorizzazione at-traverso il sostegno concreto a persone e progetti. Tra gli

intervenuti anche il dott. Cono Federico, presidente dell’as-sociazione Monte Pruno Giovani che ha dato il suo contributo alla realizzazione dell’evento.

La serata del 16 giugno, condotta da Gigi Garretta, ha visto le esibizioni di ballerini delle reti Mediaset e Rai, dei vincitori del Monte Pruno Festival e del comico proveniente direttamente dalla celebre trasmissione “Colorado”, Angelo Pintus.

Le celebrazioni per i primi 50 anni della Banca Monte Pruno proseguiranno fi no a dicembre, tra i tanti appuntamenti, ri-cordiamo “La notte delle piccole stelle” in collaborazione con l’associazione “Prometeo” in programma per il prossimo 4 agosto nel centro storico di Teggiano. Si prevede per quella

sera uno spettacolo frizzante ed originale, una serata dedi-cata alla scoperta e valorizza-zione dei giovani talenti che da sempre caratterizza le attività dei soci della Prometeo e che si abbina con le azioni e le ambi-zioni di una Banca giovane che festeggia nel 2012 i suoi 50 di attività e di successi.

Buon Compleanno BCC Amica

Luca Mea

Cade quest’anno il 50° anniversario della fondazione della

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Mi guardo attorno e rifl etto, come tanti altri, sui modelli im-

peranti del nostro tempo. Ho la fortuna di appartenere alla categoria dei giovani “che hanno studiato” e quindi fac-cio parte di questa parte di popolazione, quasi tutti i miei amici ne fanno parte. Siamo ragazzi educati alla scoperta, alla curiosità, al movimento. Andiamo e veniamo, spesso non torniamo più come scri-vevo già altrove, ma credo che prima o poi dovremo fare i conti con le nostre origini.

Molte volte noi giovani, so-prattutto quando molto gio-vani, tendiamo a dimenticare da dove veniamo, quali sono le nostre vere basi culturali, i

valori che ci hanno permeati dalla nascita, e a volte mi vie-ne in mente una storiella em-blematica che raccontava mio nonno su di un ragazzo che aveva fatto il militare al Nord Italia e una volta tornato a casa non sapeva più ubbidire al comando del padre di pas-sargli “nu rastriedd” (un ra-strello per raccogliere l’erba), con prevedibili conseguenze comiche. Alcune volte vedo anche che noi ragazzi ci diver-tiamo a usare il dialetto per scherzare, per scrivere una battuta su Facebook o per prendere in giro qualcuno.

Io credo ci voglia un giusto “bilinguismo”, saper ovvia-mente parlare l’italiano (e ma-gari altre lingue) e usare cor-

rettamente e correntemente il nostro dialetto, perché noi siamo immersi nel primo lin-guaggio che ascoltiamo, ci attraversa, senza di esso ad-dirittura moriremmo, come dimostrano antichi studi, e quindi è parte integrante del nostro modo di essere per-sonale, oltre che della nostra cultura.

Inoltre, molto più spesso di quello che pensiamo, ci avva-liamo nella vita quotidiana di atteggiamenti e modi di fare che ci hanno tramandato le nostre famiglie, quindi l’am-biente nel quale siamo cre-sciuti. Dovremmo fermarci un po’ a volte e saper distinguere tra le competenze che abbia-mo appreso nel corso della

nostra vita e quello che invece abbiamo ereditato, dovrem-mo trasmetterlo a chi ci sta intorno, far notare le nostre peculiarità.

Ogni persona non è frutto solo della propria individua-lità, ma è il totale di essa e dell’ambiente che l’ha vista nascere e crescere, anche se spesso lo si nega o sempli-cemente non si riconosce a occhio nudo. Anche quando siamo in giro per il mondo la nostra terra di provenienza è presente nei nostri gesti, nel-le nostre parole, nelle nostre decisioni.

Filomena Vitale

FIGLI DEL NOSTRO TEMPO E DELLA NOSTRA TERRA

Si tiene in queste settimane, nel comune di Sant’Angelo a Fa-sanella, il corso di primo livello di speleologia, organizzato dal gruppo pugliese speleologico Martinense di Martina Franca unitamente agli altri gruppi che da anni esplorano assiduamen-te le cavità dei monti Alburni.

Se si giunge nei fi ne settimana nel pianoro di Santa Maria op-pure al Casone località, tutte nel territorio di Sant’Angelo a Fasanella, s’incontra un via vai di speleologi intenti sia a scen-dere nelle viscere della terra per conoscere ed esplorare il cuore autentico di questo territorio che a sgranchirsi le gambe dopo una risalita.

I primi speleologi che hanno iniziato a frequentare questo bellissimo paese situato alle fal-de dei monti Alburni sono stati i triestini del gruppo Boegan la società di speleologia più antica del mondo.

Da Trieste a Sant’Angelo a Fasa-nella un binomio che per anni ha rappresentato il top della spele-ologia nel mondo.

L’esplorazione più accattivan-te è stata quella della visita ad una grotta ad oltre 600 metri

di profondità dove gli esplora-tori hanno trovato un piccolo laghetto sotterraneo che hanno attraversato con dei canotti. Le immagini mozzafi ato di questo mondo sotterraneo sono state più volte proiettate in Piazza Ortale lasciando gli spettatori a bocca aperta ed incuriositi dal-le bellezze naturalistiche. Dopo il gruppo Boegan sono arrivati gruppi campani e pugliesi, tutti aff ratellati da un unico deside-rio, far conoscere a tutti le bel-lezze di questo territorio e dare ai tanti amanti della montagna la possibilità di poter vivere l’emozione di scendere nelle vi-scere della terra per toccare con mano le tante meraviglie della natura.

Direttore del corso che si svolge in questi giorni a Sant’Angelo a Fasanelle è Berardino Bocchino il più esperto degli speleologi che frequentano assiduamente questo territorio.

Gli interessati possono chiedere informazioni al Gruppo speleo-logico Martinense 3291681840 oppure al direttore del corso al 3384351474.

alla scoperta del cuore del territorio

Giovanni Verrone

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Abbiamo assistito proprio a tutto il 22 giugno scorso, alla 13° Edizione del Saggio di fi ne anno, che da consuetudine, da oltre 25 anni, chiude la stagione agonistica e sportiva dell’Associazione Sportiva Dilettantistica SALUS SPORT.

Davanti ad un numerosissimo e caloroso pubblico, tra i quali si distinguevano gli emozionati amici e parenti dei ballerini in erba, ci sono state le esibizioni artistiche degli allievi iscritti ai corsi di danza classica, moderna, hip hop, jazz, latino americano. Le coreografi e sono state a cura di Jennifer Saia con l’aiuto dei coordinatori tecnici: Adriana Di Candia, Diego Spinillo, Antonio Serio e Antonia D’Elia.

L’evento è stato presentato e coordinato dalla giornalista televisiva Paola Lo Sasso. La serata si è aperta con delle esibizione folkoristiche della tradizione teggianese su iniziativa dell’Associazione Culturale “Teggiano Antica”, poi sulle musiche delle melodie più famose, i ballerini in erba, divisi per categoria, a seconda dell’età che variava dai 4 ai 17 Anni, hanno dato saggio della loro bravura. Una serata all’insegna della danza. che si è articolata in 2 tempi. Il primo caratterizzato da esibizioni di danze e balli di hip hop, jazz, rock, latino americano ecc.. con un mix fi nale di balli sulle canzoni italiane più note delle due showgirl di Fantastico degli anni ’80 e ’90 Heater Parisi (Cicale) e Lorella Cuccarini (La notte vola) ed un omaggio curato con meravigliose corografi e su canzoni come “Pedro, Pedro”, “Rumore”, “Fiesta”, “Ballo, Ballo”

dedicato alla soubrette, attrice, cantante, ballerina e autrice italiana di eccezione, Raff aella Carrà, che quest’anno festeggia i 60 anni di carriera,. La seconda parte della serata è stata dedicata alla presentazione del Musical “Noi che…ricordiamo gli anni 60-70-80 ” composta da spettacolari esibizioni tratte delle più note commedie musicali come “La febbre del Sabato sera”, “Blues Brothers”, e “Happy Days”. Il successo dello spettacolo è stato evidenziato dallo scroscio di applausi che faceva seguito ad ogni esibizione.

A conclusione della serata l’anima e il patron della Palestra Salus, Franco D’Elia, dopo i doverosi ringraziamenti, ha annunciato che da Settembre con l’iscrizione al nuovo anno di danza, ci sarà la selezione per la costituzione di un gruppo Folkoristico Teggianese di concerto con l’associazione “Teggiano Antica”.

La società sportiva che opera su tutto il territorio del Vallo di Diano off rendo ai tanti sportivi una complessa, moderna ed accogliente struttura, è amministrata dalla Famiglia D’Elia ed in particolare da Franco D’Elia. La sede storica di Via Carrani è costituita non solo da sale da ginnastica, ma anche di un centro fi tness e quant’altro utile per il necessario mantenimento psico-fi sico del nostro corpo nell’ottica di una fi losofi a che unisce l’alimentazione con l’esercizio fi sico

“…il successo di tutto ciò è stato reso possibile solo grazie al grande amore ed al rispetto che abbiamo della Danza, delle arti in genere e di tutti coloro che con passione e sacrifi cio si

La città di Salerno ha conquistato la Russia grazie ad un’iniziativa

dell’Associazione salerni-tana Smac (Salerno Moda Arte e Cultura) presieduta da Pasquale Salsano, con la collaborazione del Comune di Salerno e della Camera di Commercio di Salerno.

Nella giornata del 28 giu-gno è stato presentato al Sindaco Vincenzo de Luca il Dvd promozionale del ter-ritorio di Salerno, prodotto interamente in lingua russa e che contiene anche un’in-tervista al primo cittadino salernitano.

Il dvd promozionale della città capoluogo della no-stra provincia, ha come obiettivo, l’incentivazione turistica all’estero, in que-sto caso in Russia, facendo così conoscere a questo mercato ricco di opportuni-

tà una delle più belle perle della Regione Campania. Il dvd è stato prodotto e tra-smesso anche dal II° Canale di Stato della Russia.

Vi sono anche altre inizia-tive Smac in programma per il mese di luglio e di ottobre 2012, infatti Smac anche quest’anno dal 14 al 16 luglio è stata presente a Firenze in un evento di pro-mozione della moda in cui sono stati premiati ben set-te giovani stilisti provenien-ti da Salerno e da Cannes.

Ed infi ne il prossimo appun-tamento salernitano con Smac è per il mese di otto-bre, una due giorni “Smac Fashion” all’insegna della moda e dell’arte, evento previsto per i giorni 7 e 8 ottobre presso il Salone dei Marmi di Palazzo di Città.

GRANDE SUCCESSO PER LA SALUS SPORT CHE CHIUDE LA STAGIONE SPORTIVA

CON IL SAGGIO DI FINE ANNO

Salerno conquista la Russia

Salerno in Russia con amore, moda e Smac

Marco Mea

Michele d’Alessio

eventi

avvicinano a questo mondo” ha dichiarato Franco D’Elia, rappresentante della SALUS Sport.

Noi di AL SEGGIO ci complimentiamo con gli amici della Palestra SALUS

augurando a tutti coloro che vi lavorano con amore e passione, di vivere e di far vivere a tutti tanti momenti felici e gioiosi come quelli di venerdì 22 giugno.

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RINVIGORITO IL RAPPORTO CON GLI ITALIANI DEL SUD AMERICA

C’è sempre stato un for-te spirito di ospitalità e cordialità nei confronti

degli Italiani emigrati in Ve-nezuela (attualmente Stato Boliviano) e prima dello scate-narsi della crisi politico-econo-mica attuale, la comunità ita-liana in questo stato poteva essere defi nita fi orente, sta-bile, organizzata, in contatto permanente con la metropoli e molto mobile con una con-seguenza diretta della grande accettazione ed integrazione sociale e culturale degli italia-ni, della lingua che parlano e della cultura che questa veico-la. Su questi principi è iniziata la due giorni italo-venezuela-na, con l’Inaugurazione il 29 giugno scorso, a Sassano, del-la sede dell’associazione italo-venezuelana in località Silla. su iniziativa del Presidente dell’Associazione Imprendito-ri del Vallo di Diano Valentino Di Brizzi.

Prima dell’inaugurazione della sede è stata scoperta un cip-po nella Villa Comunale di Silla di Sassano, intitolata a Simon Bolivar, (Caracas, 24 luglio 1783 – Santa Marta, 17 dicem-bre 1830) il quale fu un gene-rale, patriota e rivoluzionario venezuelano, che fu insignito del titolo onorifi co di Liberta-dor (Liberatore) in ragione del suo decisivo contributo all’in-dipendenza di Bolivia, Colom-bia, Ecuador, Panama, Perù e Venezuela. Il Bolivar fu, inol-tre, Presidente delle Repub-bliche di Colombia, Venezue-la, Bolivia e Perù. L’iniziativa

sassanese è stata fortemente voluta dal presidente Di Brizzi, la cui famiglia, in passato, ha vissuto e lavorato con lo Stato del Venezuela e da cui nasce il forte legame sentimentale con la comunità italo-vene-zuelana.

Presente all’importante inizia-tiva, unitamente al sindaco di Sassano Tommaso Pellegri-no, il console venezuelano in Italia, con sede a Napoli, Ber-nardo Borges, il parroco don

Otello Russo e le più alte au-torità politiche, civili, militari e religiose del territorio. Una giornata particolare hanno spesso rammentato i presenti e nello stesso tempo impor-tante per ricordare le gesta e i sacrifi ci dei tanti emigranti italiani e valdianesi che hanno contribuito allo sviluppo del Venezuela del Sud America.

“Ringrazio il console Borges

per la sua presenza qui, a te-stimoniare il nostro grande rapporto tra la comunità ve-nezuelana e quella italiana - ha detto Valentino di Brizzi - e voglio altresì ringraziare il sindaco di Sassano Tommaso Pellegrino e l’intera ammi-nistrazione comunale per la sensibilità dimostrata nell’ap-poggiare questa iniziativa”.

Molta soddisfazione anche per il sindaco Tommaso Pel-legrino, per il gemellaggio

italo-venezuelano “L’iniziati-va trova il sostegno dell’inte-ra comunità di Sassano, volta nel segno dell’integrazione e del raff orzamento dei rap-porti tra la comunità italiana e quella venezuelana. Questo sottolinea come lo sviluppo di uno Stato sia legato alla le-galità e alla libertà, elementi imprescindibili per lo sviluppo di un paese”. Prima dell’inau-gurazione della sede dell’as-

sociazione, il console Borges, accompagnato da Valentino Di Brizzi, su invito del Vesco-vo della diocesi di Teggiano-Policastro Mons. Antonio De Luca e del Soprintendente ai BAAS di Salerno ed Avellino Gennaro Miccio hanno visita-to la Certosa di San Lorenzo a Padula.

Le celebrazioni in onore degli italiani e del paese sudame-ricano, sono proseguiti poi in serata con un ricevimento

di gala e una festa presso il Grand Hotel Certosa di Pa-dula, con la degustazioni di prodotti tipici venezuelani. Il sabato mattina successivo poi c’è stata la giornata di registro consolare presso la sede dell’associazione, dove è stato possibile sbrigare anche le pratiche consolari di alcuni cittadini venezuelani.

Pietro Cusati

a Sassano nasce l’associazione Italo-venezuelanaRINVIGORITO IL RAPPORTO CON GLI ITALIANI DEL SUD AMERICA

società

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Sassano, ancora una volta la picco-la cittadina del Vallo di Diano continua a toccare le cronache per due notizie di grande rilievo.

La comunità sassanese chiede la de-molizione del “mostro di Sassano”, struttura progettata per edifi care la nuova sede del comune.

I lavori per la struttura continuano con una certa lentezza, ma il “mostro” così chiamato dalla comunità non è accettato.

Vergogna e off esa nei confronti del meraviglioso centro storico della pic-cola cittadina, che rappresenta uno dei piccoli angoli di paradiso del Vallo di Diano.

La comunità chiede l’abbattimento della struttura, povera architettoni-camente e lasciata alla più totale mar-

ginalità, di fronte alle intemperie del tempo.

Altra notizia di grande di rilievo è quel-la dell’abbattimento del “boschetto paleo-palustre”, uno dei piccoli tesori di Sassano, dopo la stupenda e invidia-ta da tutti “Valle delle Orchidee”.

Era il 2003 quando l’amministrazione sassanese decise di ubicare all’interno del boschetto, l’area industriale del paese.

Sconcerto e rammarico dei molti che non soltanto amano la natura, ma trascorrevano molte ore all’interno di questo specchio naturalistico dove era possibile un tempo ammirare ani-mali in via d’estinzione, quali la lontra, la nutria e alcuni uccelli molti rari, tra cui l’upupa.

Il boschetto ad oggi ha preso l’aspetto

di un’immagine paradossale, dove da un lato troviamo scorci naturali che combattono contro la mano dell’uo-mo e contro l’inquinamento e dall’al-tro troviamo giganteschi capannoni, edifi cati, che hanno distrutto un pae-saggio che fi no a quel momento sem-brava incantato.

I cittadini chiedono l’intervento non solo della Provincia di Salerno, ma anche della Comunità Montana che aveva individuato in quel boschetto, un luogo da preservare più unico che raro.

La speranza sta nel pensare che Sassa-no possa off rire ancora molto non solo al Vallo di Diano, ma all’intera Provin-cia di Salerno.

SASSANO TRA NATURA E MANO DELL’UOMO

Vincenza Iezza

Se volete godervi le stelle dovete venire a Petina. Infatti, in que-sto piccolo centro de-

gli Alburni, in località Aresta a circa 1200 m di altezza, trove-rete l’ Osservatorio Astrono-mico Amatoriale più grande d’Italia. Realizzato negli anni novanta e voluto fortemente dall’Amministrazione Comu-nale dell’epoca, capeggiata dal Sindaco Antonio Miglino e dal Parco Nazionale del Ci-lento e Vallo di Diano, l’Osser-vatorio ha rappresentato da sempre il punto di riferimento di gruppi astronomici ed ha avuto un’importante funzio-ne dal punto di vista turistico.

Nato dalla ristrutturazione di un fabbricato rurale di 130 mq, noto come “il Casone” e adibito a ricovero per i pasto-ri, oggi, l’osservatorio astro-nomico “Aresta” ospita un telescopio dal peso totale di 1800 kg, il tutto ben integrato nella natura che lo cir¬conda. Dopo un periodo di chiusura, causato anche da un guasto tecnico ai computer guida del telescopio, l’osservatorio astronomico, dall’estate 2009 ha riaperto i battenti, avva-lendosi della collaborazione dell’associazione “Astrofi li degli Alburni”. A partire dal mese di Giugno è previsto un fi tto programma di “serate

osservative” per tutto il pe-riodo estivo.

La speranza dei cittadini petinesi nonché dell’intero comprensorio, è quella che l’Osservatorio diventi un’im-portante attrattiva turistica per l’intero territorio. Il turi-smo culturale, come quello enogastronomico, va realiz-zato e promosso e può rilan-ciare il nostro territorio dal punto di vista economico.

La corretta gestione di simili strutture è di fondamentale

importanza e la sensibilità di-mostrata dagli Amministrato-ri locali è lodevole di apprez-zamento. Crediamo in questo nuovo progetto e visto che “chi ben inizia è a metà dell’o-pera” sicuramente questa iniziativa sarà un’esperienza positiva. Per maggiori infor-mazioni inerenti alla program-mazione estiva visitate il sito www.astrofi lideglialburni.it.

Marina Fabia di Iorio

ESTATE CON LE STELLE, A PETINA SI PUO’

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il quadro generale della situazione alla vigilia della prossima stagione calcistica

I reiterati fenomeni di violenza in occasione di manifestazioni sportive costituiscono tutt’og-

gi un’emergenza allarmante, che ha più volte indotto il legislatore ad intervenire al fi ne di contra-starne il dilagante sviluppo. Non sfuggono, tuttavia, le diffi coltà che il legislatore stesso ha sem-pre incontrato nell’approcciarsi ad una complessa realtà, quale quella sportiva, priva per molti aspetti della duttilità necessaria per essere disciplinata attraverso regole rigide ed astratte. Tali dif-fi coltà non hanno in ogni caso impedito al legislatore di occuparsi, a più riprese, del fenomeno della violenza nello sport. I numerosi interventi normativi, anche a livello comunitario, sono indice della par-ticolare ed aumentata attenzione, per cause contingenti necessariamente riser-vate ai fenomeni di violenza in occasione di competizioni sportive spesso sotto la pressione di gravi fatti di cronaca, inter-venendo con misure che, sostanzialmen-te operando sul piano della prevenzione, intendono off rire validi ed adeguati stru-menti per contrastare il fenomeno della violenza organizzata e le manifestazioni di carattere teppistico. Le misure predi-sposte che, in linea teorica, avrebbero dovuto costituire un deterrente al proli-ferarsi del fenomeno in questione, hanno peraltro disatteso le attese; di qui la ne-cessità di continui e più effi caci interventi su tutti i fronti. In tali occasioni non è mai sfuggito al legislatore, da un lato, il forte impatto emotivo per quanto oramai av-viene con costante frequenza in occasio-ne di manifestazioni sportive, dall’altro la trasformazione subita dalla fenomenolo-gia. Se, infatti, è indubbio che la violenza sia andata gradualmente aumentando, al contempo si è constatata una sua pro-gressiva evoluzione. Da rissa tra i tifosi di diverse fazioni si è infatti passati a con-dotte ben più violente e tipiche di reati particolarmente gravi quali: violenza sul-le cose, violenza sulle persone, danneg-giamento, danneggiamento aggravato, fi no ad arrivare all’omicidio.

Le esigenze di fondo di queste normati-ve sono state intese a garantire una pre-venzione più ampia possibile, ma pure ad apprestare un’effi cace repressione; è importante notare che al soddisfacimen-to delle prime, vale a dire delle esigenze di natura preventiva, il legislatore abbia

ritenuto doveroso giungere attraverso il raff orzamento dello strumento repressi-vo.

Spesso ci si chiede gli interventi delle Isti-tuzioni non bastano?

Beh bisogna innanzitutto precisare che, gli interventi normativi ci sono, basti vedere numerose norme del T.U.L.P.S., Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicu-rezza nonché numerose leggi emanate nel corso degli anni per fronteggiare gli allarmanti episodi che suscitano grave at-tacco all’ordine e alla sicurezza pubblica, e la assidua presenza delle Forze dell’or-dine per prevenire e/o reprimere gli at-tacchi degli ultras, curando sempre nei minimi particolari l’Ordine e la Sicurezza pubblica. Spesso però accade che, la pre-senza costante della violenza all’interno del “fenomeno calcio” è assai datata. Na-scono, senza alcuna forma di serio con-trasto, le associazioni di tifosi ultras, con denominazioni inequivocabilmente guer-resche. Da quel momento, il fenomeno violento si amplifi ca a dismisura, l’elenco delle innumerevoli e non pacifi che inva-sioni di campo, dei lanci di oggetti, degli scontri con le forze dell’ordine, degli as-sedi ad arbitri ed avversari, è tristemente lungo e corposo. Non solo, ma la violenza si trasferisce anche all’esterno degli stadi nelle vie cittadine, nelle strade percorse dagli ultras in trasferta, nelle stazioni, ne-gli autogrill. Si aggrava anche la qualità dei mezzi utilizzati per off endere, l’uso di spranghe, coltelli e oggetti effi caci ad arrecare danni e lesioni diff ondendosi in misura progressiva ed allarmante. La violenza organizzata dei tifosi raggiun-ge, però, il proprio apice nel nuovo mil-lennio. Così, a seguito di ripetuti episodi di teppismo verifi catisi il nostro Paese già da tempo necessitava di operare un adeguamento agli obblighi dettati dal

Consiglio dell’U.E. con la “Conven-zione europea sulla violenza ed i disordini degli spettatori durante le manifestazioni sportive” (riso-luzione del 17.11.2003). In sintesi, la ratio dell’intervento legislativo è apparsa quella di coniugare, in modo deciso e chiaro, le ragioni della prevenzione con le necessità della repressione, con un approc-cio globale al problema suscetti-bile di coinvolgere ogni sua com-ponente, umana e strutturale. E’ stato fatto cenno, l’impegno pro-fuso dalle Forze dell’Ordine ed alle

nuove strategie, anche di natura conosci-tiva e preventiva, che hanno contraddi-stinto il nuovo e più massiccio intervento pubblico al fi ne di combattere la violenza da stadio. I dati statistici fotografano in modo inequivoco tale impegno ed i buo-ni risultati ottenuti. Si citano alcuni dati relativi ai feriti:

stagione sportiva 2004/2005; numero dei feriti 1.123

(dei quali 785 tra le Forze dell’Ordine e 338 tra i tifosi)

stagione sportiva 2005/2006; numero dei feriti 771

(dei quali 510 tra le Forze dell’Ordine e 261 tra i tifosi)

stagione sportiva 2006/2007; numero dei feriti 587

(dei quali 386 tra le Forze dell’Ordine e 201 tra i tifosi)

stagione sportiva 2007/2008

numero dei feriti 361 (dei quali 200 tra le Forze dell’Ordine e 161 tra i tifosi)

numero delle partite con feriti 144.

Come si vede, la diminuzione delle con-seguenze dell’attività del tifo violento è costante e certo signifi cativa. Non si può, dunque, negare che le Istituzioni dello Stato e le Forze dell’Ordine abbiano compiuto seri progressi nell’aff rontare il fenomeno della violenza da stadio, sia mediante la predisposizione di un nuo-vo impianto normativo, sia attraverso le attività di prevenzione e repressione op-portunamente coordinate.

L’ORDINE E LA SICUREZZA PUBBLICA NEGLI STADI

Andrea d’Alto

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LA PILLOLALA PILLOLALA PILLOLA

Vincenzo Mazza

Staccare sempre

l’interruttore generale,

anche se bisogna

cambiare solo una

lampadina.

“AL SEGGIO” SUPPLEMENTO DE

“IL GRILLO” QUIND. DI INFO LOCALE

AUT. TRIB. SALA CONSILINA N°14

SEDE REDAZIONEORATORIO PARROCCHIALE CHIESA

“SAN GIUSEPPE OPERAIO” PANTANO DI TEGGIANO (Sa)

DIRETTORE EDITORIALE Giovanni Verrone

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REDAZIONEFrancesco Iorio, Don Carmine Tropiano,

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SUGLI ARTICOLI DI QUESTO NUMERO

Il giornale è curato dall’Associazione socio-culturale “IURIS” Vallo di Diano

senza scopo di lucro, ogni forma di collaborazione è a titolo gratuito.

Il 9 giugno scorso, nel plesso della Scuola Primaria di Pantano, noi bam-bini della classe V abbiamo fatto una

recita per dare il nostro saluto a tutte le care maestre e maggiormente alla maestra Lucia che ha deciso di andare in pensione dopo tanti anni di lavoro. Hanno assistito allo spettacolo, oltre i nostri familiari, il Dirigente Scolastico, Prof. Salvatore Gallo, il Sindaco Miche-le Di Candia, le maestre che nel passato hanno insegnato nel plesso e tanti altri cittadini di Pantano. Tutte le classi, all’i-nizio dello spettacolo hanno svolto il saggio di musica e hanno suonato il fl au-to dirette dalla maestra Annarita Spina. Noi ragazzi della V classe, invece, oltre a suonare abbiamo ballato e cantato can-

zoni anche in inglese, come la celeberri-ma “Here comes the sun”. Sono seguiti delle rappresentazioni rivolte alla cara maestra Lucia dal titolo “Un’allegra con-tesa”, seguita da “Viva le vacanze” ed infi ne la poesia napoletana “l’utim iuorn e’ scola”. Anche i bambini della classe II hanno rivolto il loro saluto alla maestra e ognuno di essi le ha indirizzato toccan-ti parole che l’hanno emozionata tantis-simo e le hanno fatto versare lacrime di commozione. Abbiamo tutti ricevuto tanti applausi e alla fi ne sono seguiti i discorsi del Dirigente scolastico che ha ringraziato a nome di tutta la Scuola e della Comunità di Pantano la maestra Lucia per il lavoro svolto nella scuola con grande competenza e passione, guadagnandosi la stima e l’aff etto di alunni, genitori e colleghi. A sua volta la mastra Lucia ha salutato le autorità, i genitori, tutti noi bambini, tutte le col-leghe di ieri e di oggi ed il collaboratore del plesso ringraziandoli per la loro pre-senza e rivolgendo parole aff ettuose a noi bambini assicurandoci che ci porte-

rà sempre nel cuore, anche quando sarà lontana dall’ambiente scolastico, poi-chè ci ha detto: “una vita dedicata alla scuola non si può mai dimenticare e una maestra resta sempre tale anche quan-do non lo è più”. Qualche lacrima ha solcato il viso di tanti anche quando, alla fi ne dello spettacolo, abbiamo donato un bel ricordo a tutte le nostre maestre perché sapevamo di doverci separare da loro per continuare il nostro percor-so scolastico nella Scuola Secondaria di I grado. Abbiamo pensato a tutte loro che per cinque anni sono state sempre premurose ed attente per farci appren-dere con le loro lezioni gli argomenti delle discipline scolastiche usando sem-pre una chiara e professionale esposi-

zione. Poi ci siamo consolati con il ricco buff et off erto dalla maestra Lucia. Con questo articolo vogliamo ringraziare pubblicamente per lo scrupoloso ed amorevole lavoro che hanno svolto con noi le nostre inse-gnanti di classe: Lucia Gallo, Annun-ziata Trezza e Raff aelina Manzolillo, non solo per averci preparato per questa esibizione, ma anche per l’im-pegno e per l’aff etto con cui ci han-no seguito sempre durante questi 5 anni del percorso formativo e con il loro esempio e la loro guida ci hanno preparato alla vita che ci attende nel futuro. Un saluto particolare rivolgia-mo alla maestra Lucia che è andata in pensione e le diciamo: “Grazie di cuore, cara Maestra! Ti vogliamo un mondo di bene e ti promettiamo che faremo sempre tesoro dei tuoi pre-ziosi insegnamenti”.

I ragazzi della quinta salutano le insegnanti di cinque anni e la Maestra Lucia che va in pensione

gli alunni della Vdella Scuola Primaria

di Pantano di Teggiano

salutano le insegnanti di cinque anni e la Maestra Lucia che va in pensione