Fuki s Sost Fortunatova k Khrestomatiya Vokal No Pedagogiche
Abstract edgar morin teoria etica e implicazioni pedagogiche
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Introduzione
Il mio lavoro di tesi si contestualizza all’interno del pensiero della complessità e
ha come riferimento fondamentale l’opera di Edgar Morin. Attraverso una rilettura
del versante pedagogico della vasta bibliografia moriniana, lo studio assume come
idea guida il concetto di etica e le relazioni con la prospettiva pedagogica secondo
cui sul futuro di ciascuno gravano minacce che legano il destino individuale a
quello comune. La tesi è articolata in tre capitoli. Il primo (“Morin Intellettuale
della complessità”), si sofferma sul Morin uomo ripercorrendo le tappe
fondamentali della costruzione del suo pensiero complesso. Il secondo capitolo
(“La teoria dell'etica condizione umana e responsabilità per il futuro”) sviluppa e
analizza attraverso l’interpretazione di Morin, le conseguenze antropologiche del
fenomeno per cui ciascun membro della specie umana, dopo una diaspora di
decine e decine di migliaia di anni, si ritrova in connessione – nel circuito della
miseria o del comfort – con tutti gli altri frammenti dell’umanità dispersi sul
pianeta. Quest’unità intersolidale, che tuttavia non riesce a risvegliare negli
individui e nelle società il sentimento di appartenenza all’umanità, ci impedisce –
poiché privi di una coscienza di specie – di uscire dall’età del ferro planetaria e di
individuare e portare a compimento i tratti comuni che definiscono l’umanità
dell’umanità. L’unità originaria della specie viene però oggi ribadita, in modo
quasi ultimativo, dal nostro essere compartecipi e corresponsabili di un destino
comune su cui è sospesa una spada di Damocle. Il degrado ecologico, lo spettro
del terrorismo, la disseminazione e la miniaturizzazione dell’arma atomica, le
derive di uno sviluppo sottosviluppato, l’alleanza delle vecchie e nuove barbarie
travalicano i confini nazionali, minacciando indiscriminatamente l’intera specie
umana, oggi per la prima volta nelle condizioni di annientare se stessa. Posta di
fronte al nulla nudo dello sterminio, l’umanità potrebbe forse finalmente assumere
la propria comunità di destino planetaria e trasformarla – conscia del proprio
essere perduta in un mondo e in un cosmo votati anch’essi alla perdizione – in una
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comunità di progetto che realizzi la saggezza del vivere insieme nella sola casa
comune: la Terra-Patria. Com’è possibile tradurre in azione tali propositi?
Proviamo a rispondere a questa domanda sempre nel corso del secondo capitolo,
nel quale analizziamo, l’antropolitica con le sue strategie, le irresponsabilità
umane, e le solidarietà, ritenute da Morin fondamentali al fine di coltivare e
assumere la coscienza di comunità di destino. Per ciò che concerne la politica,
Morin considera come, le molteplici questioni – propriamente antropologiche –
che oggi rientrano nella sua sfera dovrebbero riconoscere ad essa una funzione e
un contesto multidimensionali che possano consentirle di farsi carico della
questione antropologica nella sua complessità. Poiché i problemi che interrogano
la Terra (a partire dalla questione dello sviluppo) richiedono regolazioni
planetarie, la presa in carico del destino comune diventa oggi una priorità di
carattere politico. La scommessa per una politica che diventa così un’antropolitica,
una politica dell’uomo, una politica di civiltà, si misura oggi in risposta alla
domanda sul come agire per la specie umana. Nel terzo capitolo (“Implicazioni
pedagogiche”) ci soffermiamo ad analizzare , le caratteristiche di un metodo che
prova ad indagare la complessità del reale, e che considera l’evento educativo
come elemento cardine di una riforma di pensiero che conservi la circolarità,
connetta ciò che era disgiunto, ricerchi l’interdipendenza e la solidarietà,
ecologizzi le idee. Proprio questo cambiamento paradigmatico dovrebbe innescare
una riforma dell’educazione che, insegnando a conoscere la conoscenza, a cogliere
i principi di una conoscenza pertinente, ad affrontare le incertezze, a comprendere
la condizione umana, ad assumere l’identità terrestre, a praticare la comprensione
e a coltivare un’etica del genere umano, possa contribuire a formare negli studenti
teste ben fatte. In un panorama incerto e minaccioso, le missioni a cui l’umanità
è chiamata (salvare il pianeta, civilizzare la terra, compiere l’unità umana e
salvaguardarne la diversità) e a cui la politica e l’educazione possono provare a
rispondere, si contestualizzano all’interno di un mondo e di un cosmo votati, come
d’altra parte l’umanità stessa, alla perdizione. Solo il riconoscimento di questa
nostra comunità di destino potrebbe permetterci di coltivare un’antropoetica e di
compiere le nostre finalità terrestri, facendo appello ad una forza – la relianza –
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che comunicando e facendo comunione sviluppi solidarietà, fraternità e
compassione reciproche su scala planetaria. Questo potrebbe consentirci, se non di
ovviare, almeno di resistere alla crudeltà del mondo.