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MENSILE DEL SANTUARIO DELL’AMORE MISERICORDIOSO COLLEVALENZA ANNO LX 2 i FEBBRAIO 2019 8 febbraio, Festa Liturgica della Beata Speranza di Gesù

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MENSILE DEL SANTUARIO

DELL’AMORE MISERICORDIOSO

COLLEVALENZAANNO LX

2iFEBBRAIO

2019

8 febbraio, Festa Liturgica della Beata Speranza di Gesù

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SOMMARIO

MENSILE DEL SANTUARIO

DELL’AMORE MISERICORDIOSO

COLLEVALENZAANNO LX

2iFEBBRAIO

2019

8 febbraio, Festa Liturgica della Beata Speranza di Gesù

L’AMORE MISERICORDIOSORIVISTA MENSILE - ANNO LX

FEBBRAIO 2019 • 2

P. Mario Gialletti

Marina Berardi

Edizioni L'Amore Misericordioso

06059 Collevalenza (Pg)Tel. 075.89581 - Fax 075.8958228Autorizzazione:Trib. Perugia n. 275, 1-12-1959

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€ 15,00 / Estero € 25,00C/C Postale 1011516133

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Sono sempre più quelli che vi trovanonotizie, informazioni, scritti dellabeata Madre Speranza, e molto ma-teriale di studio e di meditazione.

DAGLI SCRITTI DI MADRE SPERANZA

LA PAROLA DEL PAPA

LA PAROLA DEI PADRI

PASTORALE FAMILIARE

VERSO UNA CULTURA DELLA MISERICORDIA

ATTUALITÀ

ATTUALITÀ

IN CAMMINO CON IL SINODO DEI GIOVANI 6

ATTUALITÀ

RICORDANDO

STUDI

Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male

DAL SANTUARIO DI COLLEVALENZA

(Vicariogenerale Diocesi di Chioggia)

Le conversioni di Pietro

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L’Amore Misericordioso - febbraio 2019

Madre Speranza di Gesù Alhama Valera nata il30 settembre 1893 a Santomera morta in Col-levalenza l'8 febbraio 1983 Fondatrice delle An-celle e dei Figli dell'Amore Misericordioso e delSantuario di Collevalenza.

È in corso il Processo canonico per la sua cano-nizzazione;� il 23 aprile 2002 la Chiesa l'ha dichiarata ve-

nerabile; � il 5 luglio 2013 è stato riconosciuto il miracolo

ottenuto per sua intercessione;� il 31 maggio 2014 è stata proclamata beata.� la festa liturgica si celebra il giorno 8 febbraio.

a cura di P. Mario Gialletti fam �

Fare meditazione, figlie mie, non vuol dire

leggere su un libro il primo e il secondo

punto, come una macchina, automatica-

mente. Questo non è meditare, né pregare.

La meditazione, figlie mie, nelle Ancelle del-

l’Amore Misericordioso dev’essere continua, biso-

gna meditare mentre si lavora, si mangia o facen-

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do qualsiasi lavoro. Cosa si deve meditare? Forse

non sai cosa ti occorre per vivere come autentica

Ancella dell’Amore Misericordioso? Per caso non

sai cosa devi correggere in te, nel tuo carattere,

nella tua fantasia, nella tua vita? Non conosci ciò

che devi correggere per dare gloria al Signore e vi-

vere come autentica Ancella? hai bisogno di legge-

re mezz’ora o quarantacinque minuti... e questa la

chiami meditazione!... infatti ci sono religiose e

religiosi che credono di meditare leggendo punti

su punti.

Questo andrebbe bene come studio, per arricchire

la propria cultura, o per conoscere quello che pen-

sano gli altri e ciò che dice chi ha scritto quel li-

bro di meditazione. Ma se a me dicessero che deb-

bo far meditazione leggendo un libro scritto da un

altro, non concluderei nulla, sarebbe come leggere

una lezione; cioè studierei quello che ha scritto

un’altra persona, ma non potrei dire che ho fatto

davvero la meditazione. Ci saranno alcune frasi

che potranno aiutarmi a vedere come mi sto com-

portando, ma nulla di più.

Cosa diremmo di un povero che ha una famiglia

da sfamare o di un malato che si trascina come un

verme perché non può camminare... e dicessimo

loro: in quel luogo c’è un signore che può risolve-

re i tuoi problemi, una persona che può curare la

tua malattia, ti può dare quello che desideri, basta

che tu glielo chieda umilmente e con tenacia...

questo poveretto avrebbe forse bisogno di leggere

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un libro per esporre le sue necessità? No, assoluta-

mente! Lascerebbe il libro a casa e correrebbe a

prostrarsi ai piedi di quel signore e gli direbbe: si-

gnore, ho mia moglie così... signore, ho i figli che...

signore, ho questa malattia... signore... Oh! avrebbe

tante cose da presentare come bisogni che per nes-

suna ragione al mondo leggerebbe in quel libro

scritto da un altro. Perché? perché le sue miserie, i

suoi bisogni, li manifesterebbe così come gli esco-

no dal cuore senza bisogno di ricorrere ad un libro,

per manifestare quello che prova.

Sarebbe come se diceste ad un povero: lì c’è un si-

gnore molto ricco che è disposto ad aiutarti, prendi

questo libro e leggiglielo, perché in esso c’è scritto

tutto quello che ti serve. Il minimo che potrebbe fa-

re quel povero sarebbe conservare il libro in tasca

e, inginocchiato davanti a quel signore, chiedere

ciò di cui ha bisogno. Certamente davanti a quel si-

gnore non si addormenterebbe, neanche si siede-

rebbe comodamente appoggiato al banco o sulla

seggiola, ma resterebbe in ginocchio e a mani

giunte chiederebbe ciò che serve a lui e alla sua fa-

miglia. Gli chiederebbe di aiutarlo ad uscire dalla

sua miseria per vivere più decentemente, direbbe a

quel signore: “Signore, non ti chiedo grandi ric-

chezze, ma di vivere più dignitosamente, questo si”.

Cosa dirà l’Amore Misericordioso delle sue Ancelle

che hanno tanti difetti da correggere per raggiun-

gere il grado di santità che Lui voleva quando le ha

chiamate a vivere nella vita religiosa? Abbiamo

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una grande responsabilità di corrispondere, di dare al

Signore quanto ci chiede con la vocazione religiosa.

Cosa dirà il Signore davanti all’apatia dell’Ancella

dell’Amore Misericordioso, che sta lì come una tonta...

e dice: “non ho nulla da dirgli?”.

Cosa dirà il Signore di quell’altra che in cappella pen-

sa: “la mia parente... quella persona... mi hanno det-

to... non ero colpevole di quella cosa... la Madre mi ac-

cusa di una cosa che non ho fatto... avevo già molta

paura di venire a Collevalenza a fare gli esercizi, per-

ché ero sicura di scoprire qualche cosa, volevo venire,

però... come si metteranno le cose? Tornerò alle solite

occupazioni e nella stessa casa? che mi succederà?...

Quanto tempo perso, figlia mia, che dovrà succedere?

se vieni a fare gli esercizi devi dire: Signore, vado a

Collevalenza a fare gli esercizi, lontano dalla casa nel-

la quale risiedo; fammi vedere con chiarezza tutto

quello che non va bene, e se sono tanto cieca da non

vederlo, che lo scoprano i miei superiori per tagliarlo

alla radice e io possa riprendere i miei impegni col

tuo aiuto.

Certo, Signore, da quando ho fatto gli ultimi esercizi, i

giorni e i mesi sono trascorsi senza essere capace di

fare la meditazione... e perché non ho fatto la medita-

zione? Si leggeva un punto e basta; forse ti servivano

questi punti, non hai tu abbastanza punti su cui lavo-

rare? hummm...! Il fatto è che non capivo la sorella

che leggeva, leggeva in spagnolo e io non ho capito

una sola parola... ma che ti interessa quella lettura, è

che tu in italiano o in spagnolo, non sai quello che

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porti dentro di te, non sai cosa devi correggere per far

contento Gesù, non sai cosa rimediare per chiamarti

ed essere vera Ancella dell’Amore Misericordioso?

Perché è una parola, figlie, è un titolo bellissimo, ma a

pensarci bene, comporta grande responsabilità! Nel

nostro mondo attuale vanno scomparendo gli schiavi,

ma anticamente esistevano gli schiavi e le schiave.

Quelli erano veramente schiavi di uomini che li trat-

tavano come animali e poi cosa davano loro?... li face-

vano lavorare come bestie, li trattavano male... perché

erano schiavi degli uomini; noi invece siamo schiave

di Dio Amore Misericordioso.

E a questo Dio non sappiamo cosa dire di nostro? ci

sentiamo talmente perfette che quando ci avvicinia-

mo al tabernacolo, vicino a Lui, altro non sappiamo

fare che dormire o riempirci la testa con:.. “che acca-

drà... dove mi destineranno... che incarico mi assegne-

ranno...?”. Cosa significa, figlie mie, perché sei venu-

ta? Gesù può essere contento di te? No, no!

(Madre Speranza nel 1964, El pan 21, 99-108)

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Papa Francesco

Meditazione mattutina nella Cappella della Domus Sanctae Marthae - Giovedì, 17 gennaio 2019

Èdalle chiusure pusillanimi e im-paurite, dall’ideologia testardaostinata e ribelle come anche

dalla doppia vita di compromessi, tratentazioni e seduzioni, che Papa France-sco ha messo in guardia, nella messacelebrata a Santa Marta giovedì 17 gen-naio. Rilanciando l’impegno a «non sci-volare verso un cuore perverso» e a«crescere» con la parola di Dio, aperti«all’attività dello Spirito Santo».

Per il Pontefice lo spunto per la medita-zione è venuto dalla «prima lettura», incui «l’autore della lettera agli Ebrei (3, 7-14) ci invia un messaggio: è un avverti-mento, un avviso ai nostri cuori, al cuo-re di ognuno di noi». Un «avvertimentomolto chiaro: “Badate, fratelli, che nonsi trovi in nessuno di voi un cuore per-verso e senza fede che si allontani dalDio vivente”».

«È duro — ha rilanciato il Papa — dire auna comunità cristiana “state attentiche può succedere che fra voi qualcunoabbia il pericolo di avere un cuore per-verso”». Sì, ha insistito Francesco, «sia-mo tutti cristiani, siamo preti, suore, ve-scovi» ma «tutti, tutti abbiamo questopericolo: slittare, scivolare lentamenteverso un cuore perverso».

«Sono tre le parole — ha affer-mato il Pontefice — che posso-no aiutarci a vedere cosa vuoldire questo teologo che hascritto questa lettera, cosavuol dire a noi, cosa è un cuo-re perverso».

«La prima parola» è «“duro”,durezza di cuore; la seconda

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parola che usa è “ostinazione”, èproprio “ostinazione”». E «la terzaparola “seduzione”». Dunque, «du-rezza, ostinazione e seduzione» so-no «tre parole che possono aiutarcia vedere se il mio cuore sta scivo-lando verso questo che chiama ilcuore perverso».

Il Papa ha affrontato, anzitutto, laquestione della «durezza del cuore»constatando che «Gesù aveva trova-to dappertutto coloro che eranochiusi al suo messaggio». Tanto che«l’evangelista Marco in un passo di-ce» che Gesù è «rattristato dalla lo-ro durezza». Ecco il «cuore durochiuso, il cuore che ha portato atermine la sua crescita e non vuolcrescere, si mette sulla difensiva, sichiude: “Ma io con le mie idee vadobene, non portatemi storie”».

In realtà, ha fatto notare il Pontefi-ce, «la durezza del cuore può avve-nire nella nostra vita per tante ra-gioni, tanti motivi: per esempio unforte dolore, pensiamo ai discepolidi Emmaus: erano chiusi». E «il do-lore fa duro, i colpi induriscono lapelle, e questi erano chiusi e quan-do Gesù parlava con loro dicevano:“No, non vogliamo sapere nulla. Sì,sono state le donne, lì, ma cose didonne che parlano e chiacchieranodappertutto e no, noi ce ne andia-mo lontani, è stata una sconfitta.Punto”».

In pratica i discepoli di Emmaus«hanno chiuso il cuore per non sof-frire» perché «il dolore ti può farchiudere il cuore e il dolore ha tan-te altre cose».

Ma, ha aggiunto Francesco, «ancheTommaso, l’apostolo, non volevasapere storie: “Abbiamo visto il Si-gnore! — Sì, sì, sì, ma se io non toc-co non credo, non ci credo”». Undiscorso «chiaro» di un «cuore duroper la sofferenza».

A questo proposito, ha suggerito ilPapa, «possiamo domandarci: io hoil cuore duro, ho il cuore chiuso? Iolascio crescere il mio cuore? Hopaura che cresca?». Francesco haricordato che «si cresce sempre conle prove, con le difficoltà, si crescecome cresciamo tutti noi da bambi-ni: impariamo a camminare caden-do, dal gattonare al camminarequante volte siamo caduti! Ma sicresce con le difficoltà». Ecco il si-gnificato della parola «durezza».

E lo stesso discorso vale per la«chiusura», che è l’atteggiamentodei «pusillanimi». E, ha affermato ilPontefice, «la pusillanimità è un at-teggiamento brutto in un cristiano,gli manca il coraggio di vivere, sichiude, è pusillanime». Ed ecco ladomanda che Francesco suggeriscedi porre a se stessi: «Io sono pusil-lanime? Io ho paura di fronte allesfide della vita? Io ho paura a cre-scere?». Con la certezza che «uncuore pusillanime è perverso».

«La seconda parola è “ostinazione»ha proseguito il Papa. Ripetendo leparole della lettera agli Ebrei: «Per-ché nessuno di voi si ostini». Fran-cesco ha ricordato che «Dio a Eze-chiele, nel capitolo 2, gli dice: il po-polo al quale io ti invio è un popoloostinato, un popolo ribelle». Sì,

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«ostinazione e essere ribelle vannoinsieme» e sono atteggiamento pro-pri di «coloro che» dicono «no, iocredo questo e la penso così». In-somma, ha aggiunto, «sono i testar-di: è la testardaggine spirituale cheanche è chiusa ma nelle sue idee ele difende».

È proprio «l’accusa che Stefano fa acoloro che dopo lo lapideranno:“ostinati”». In pratica, ha insistito ilPontefice, «sono coloro che non vo-gliono sentire niente di diverso daquello che pensano, sono chiusima nel proprio pensiero e non so-no aperti allo Spirito Santo: sono gliideologi».

Del resto, ha affermato Francesco,«l’ideologia è un’ostinazione». E «laparola di Dio, la grazia dello SpiritoSanto non è ideologia: è vita che tifa crescere, sempre, andare avantie anche aprire il cuore ai segnalidello Spirito, ai segni dei tempi».Invece «l’ostinazione è anche orgo-glio, è superbia». Fa nascere «quellatestardaggine che fa tanto male:chiusi di cuore, duri — prima paro-la — sono i pusillanimi; i testardi,gli ostinati, come dice il testo sonogli ideologi».

«Ma io ho un cuore testardo?» è ladomanda su cui ciascuno dovrebberiflettere: «Io sono capace di ascol-tare le altre persone e se la pensoaltrimenti dire “ma io la penso co-sì”? Sono capace di dialogare?».

«Gli ostinati non dialogano» haspiegato il Papa. Non lo sanno fare«perché si difendono sempre con leidee, sono ideologi». E «le ideologie

quanto male fanno al popolo diDio, quanto male, perché chiudonol’attività dello Spirito Santo».

«La terza parola è “seduzione”» harilanciato il Pontefice, ripetendo leparole della prima lettura: «Nessu-no di voi si ostini, sedotto dal pec-cato». E «questa è l’atteggiamentopiù comune» ha riconosciuto e «tut-ti noi sappiamo» che «la tentazioneè una seduzione: Paolo dice “io so-no stato sedotto dal peccato” e poi,per spiegare ai romani bene, dice“il serpente sedusse Eva”».

«Il cuore debole deve accorgerseneche c’è qualcuno che vuole entraree dominare il proprio cuore» haspiegato Francesco. «È la nostra lot-ta quotidiana contro le tentazioni,contro le seduzioni». Ma «il diavolonon è stupido, è molto intelligente,

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più di tutti i teologi: è un grandeteologo il diavolo, ma senza fede,con odio». E «lui sa come entrarenel cuore della gente e come pro-porre le cose». Proprio «come hafatto con Eva». Lo «sa: è il grandeseduttore».

E «le nostre tentazioni — ha affer-mato il Papa — vengono da lì: ilcuore perverso è quello che si la-scia andare per la seduzione e laseduzione lo porta all’ostinazione,alla chiusura e a tante altre cose». E«cosa può succedere» quando si è«sedotti dal diavolo? Con i duri, lapusillanimità; con gli ostinati e i ri-belli, l’ideologia; e con la seduzioneo ti converti e cambi vita o cerchidi fare compromesso». In pratica«un po’ di qua e un po’ di là, un po’di qua e un po’ di là: “Sì sì, io seguo

il Signore, ma mi piace questa se-duzione, ma un po’” e tu incomincia fare una vita cristiana doppia».

È una doppia vita di compromessidunque e, ha rilanciato il Pontefice,«per usare la parola del grande Eliaal popolo di Israele: voi zoppicatedalle due gambe». Sì, «zoppicaredalle due gambe senza averne unaferma è la vita di compromesso:“Sì, io sono cristiano, seguo il Si-gnore, sì, ma questo lo lascio entra-re”». Proprio «così sono i tiepidi, co-loro che vanno sempre al compro-messo: cristiani di compromesso».Ma, ha messo in guardia il Papa,«anche noi tante volte facciamo ilcompromesso: quando il Signore cifa sapere la strada, anche con i co-mandamenti, anche con l’ispirazio-ne dello Spirito Santo, ma a me pia-ce questo e cerco il modo di andareper i due binari, zoppicando dalledue gambe».

In conclusione, Francesco ha ripro-posto le parole e il contenuto delpasso odierno della lettera agliEbrei: «Badate, fratelli, che non sitrovi in nessuno di voi un cuoreperverso, un cuore duro, che ti por-ti alla pusillanimità; un cuore osti-nato che ti porti alla ribellione, cheti porti alla ideologia; un cuore se-dotto, schiavo della seduzione, cheti porti a un cristianesimo di com-promesso». Per questa ragione, hasuggerito, «chiediamo allo SpiritoSanto che ci illumini per non avereun cuore perverso».

(da: L’Osservatore Romano, ed. quotidiana,Anno CLIX, n.14, 18/01/2019)

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L’amore di Dio non è unatto imposto all’uomodall’esterno, ma sorge

spontaneo dal cuore comealtri beni ri spondenti allanostra natura. Noi nonabbiamo imparato da altriné a godere la luce, né adesiderare la vita, né tantomeno ad amare i nostrigenitori o i nostri edu -catori. Così dunque, anzimolto di più, l’amore diDio non deriva da unadisciplina esterna, ma sitrova nella stessa costi -tuzione naturale dell’uo -mo, come un germe e unaforza della natura stessa.Lo spirito dell’uomo ha in sé la capacità ed anche il bisogno di amare.

L’insegnamento rende consapevoli di questa forza, aiuta a coltivarlacon diligenza, a nutrirla con ardore e a portarla, con l’aiuto di Dio, finoalla sua massima perfezione. Voi avete cercato di seguire questa via.Mentre ve ne diamo atto, vogliamo contribuire, con la grazia di Dio eper le vostre preghiere, a rendere sempre più viva tale scintilla di amoredivino, nascosta in voi dalla potenza dello Spirito Santo.

Diciamo in primo luogo che noi abbiamo ricevuto antecedentemente laforza e la capacità di osservare tutti i comandamenti divini, per cui non

L’Amore Misericordioso - febbraio 2019

Dalle «Regole più ampie» di san BASILIO IL GRANDE, vescovo(Risp. 2, 1; PG 31, 908-910)

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li sopportiamo a malincuore come se da noi si esigesse qualche cosa disuperiore alle nostre forze, né siamo obbligati a ripagare di più diquanto ci sia stato elargito. Quando dunque facciamo un retto uso diqueste cose, conduciamo una vita ricca di ogni virtù, mentre, se nefacciamo un cattivo uso, cadiamo nel vizio. Infatti la definizione delvizio è questa: uso cattivo e alieno dai precetti del Signore delle facoltàche egli ci ha dato per fare il bene. Al contrario, la definizione dellavirtù che Dio vuole da noi è: uso retto delle medesime capacità, chederiva dalla buona coscienza secondo il mandato del Signore.

La regola del buon uso vale anche per il dono dell’amore. Nella stessanostra costituzione naturale possediamo tale forza di amare anche senon possiamo dimostrarla con argomenti esterni, ma ciascuno di noipuò sperimentarla da se stesso e in se stesso.

Noi, per istinto naturale, desideriamo tutto ciò che è buono e bello,benché non a tutti sembrino buone e belle le stesse cose. Parimentisentiamo in noi, anche se in forme inconsce, una speciale disponibilitàverso quanti ci sono vicini o per parentela o per convivenza, espontaneamente abbracciamo con sincero affetto quelli che ci fannodel bene. Ora che cosa c’è di più ammirabile della divina bellezza?Quale pensiero è più gradito e più soave della magnificenza di Dio?Quale desiderio dell’animo è tanto veemente e forte quanto quelloinfuso da Dio in un’anima purificata da ogni peccato e che dice consincero affetto: Io sono ferita dall’amore? (cfr. Ct 2, 5). Ineffabili einenarrabili sono dunque gli splendori della divina bellezza.

L’Amore Misericordioso - febbraio 2019

Ispira nella tua paterna bontà, o Signore, i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera,

perché veda ciò che deve faree abbia la forza di compiere ciò che ha veduto.

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L’Amore Misericordioso - febbraio 2019

Èuna gioia ritrovarmi qui a raccogliere le testimonianze che spontaneamentesono giunte dopo l’esperienza di un fine anno trascorso nel nostro Santua-rio. Abbiamo già iniziato il conto alla rovescia perché con il prossimo evento

raggiungeremo la 25ª edizione. Che dire? Solo grazie all’Amore Misericordioso ea tantissime famiglie che, nel tempo, hanno creduto e dato vita a questi indimen-ticabili momenti di fraternità. La cornice e il luogo hanno il loro valore e il loro fascino, tanto che Francesca scri-ve: “Eccoci a casa dopo il Capodanno delle Famiglie. Siamo felici di aver parteci-pato anche quest’anno. Come sempre l’accoglienza è stata calorosa e ci siamosentiti coccolati tutto il tempo. Ci siamo sentiti abbracciati da Gesù e dalla Ma-dre, amati di quell’amore che tiene conto di ogni singola individualità, di ognisingolo spigolo del nostro carattere e delle potenzialità ancora inespresse.È stata un’occasione per ritrovare diverse persone conosciute negli anni prece-denti, per approfondire l’amicizia con alcuni e per fare nuovi incontri. Tutto que-sto dentro un Santuario, dove la sete che ogni giorno sentiamo fuori nel mondofinalmente si placa.Mi piace il sagrato grande davanti alla Basilica con il suo ‘abbraccio’ e la vista sulla vallata, mipiace guardare le geometrie perfette dei pavimenti della Cripta, il soffitto basso e la figura diMaria al centro dei discepoli che nella sua semplicità emerge. Mi piace l’ordine dei mattoni rossi di cui tutte le pareti sono costruite, mettono in risalto la pa-zienza ed il lavoro di chi ha progettato e costruito, non c’è intonaco o colore a coprire, perchétutto il lavoro sia visibile.Mi piace la luce che attraversa i vetri colorati e le ombre suggestive che ricadono sugli ampipavimenti della Basilica.Nonostante in alcuni giorni questi luoghi siano molto affollati, si riesce comunque a respirareintimità, ci sono ampi spazi che sui lati sono suddivisi in piccole nicchie, si trova sempre un po-sticino dove poter stare in riflessione e contemplazione. Mi piace, infine, la Cappella del Crocifisso, cuore pulsante dell’intera opera, dove raccogliersi aipiedi dell’Amore Misericordioso, in un silenzioso dialogo con Lui”.

Quest’anno, Robert Cheaib, teologo, e la moglie Camilla Carrington1 hanno tenuto la relazionecentrale di tutto l’evento. Il titolo loro assegnato era nato da un libro di Robert, scritto comun-

1 Per approfondire e seguirli sul blog: www.theologhia.com/; nella pagina facebook, Briciole di teologia: www.facebook.com/teologare/ .

Marina Berardi

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que a quattro mani e cinque cuori, considerati i loro tre splendidi figli: L’Abc dell’amore2, unamore che è possibile incarnare nella vita di tutti i giorni. Il loro intervento ha lasciato un se-gno in tutti i partecipanti, tanto che Francesca scrive di loro: “Bella la preparazione e la testi-monianza di questa giovane coppia, con un grande carisma ed una grande fede. In modomolto semplice hanno fatto una catechesi mettendoci dentro la loro esperienza familiare. Hanno messo a fuoco il fatto che amarsi, avere fede in Dio e nell’unione matrimoniale non ci

mette al sicuro dalle crisi: i più grandiamori si infrangono davanti al rotolodella carta igienica finito e non sostitui-to, davanti ai calzini puzzolenti lasciatiper terra… Poi ci sono le discussioni suchi porta fuori la spazzatura, o chi puli-sce, o chi accudisce, tutte cose che si ri-petono quotidianamente e stancano, ru-bando spazio alle parole e ai gesti cheinvece ci potrebbero aiutare a coltivare ilnostro rapporto e a rigenerarci comecoppia.Quante volte capita di passare una gior-nata intera senza essersi detti una paro-la di affetto o una battuta buffa? Soloscambi di ‘messaggi di servizio’.Alla fine della loro catechesi Robert eCamilla ci hanno dato dei compiti daeseguire, un foglio con delle domandesul nostro compagno/a di vita, su cosa

gli piace fare, sugli amici, i suoi sogni ecc.Dopo aver compilato il ‘compito’ io e mio marito Alessandro ci siamo sorpresi vedendo co-me le nostre risposte corrispondessero e fossero tutte esatte! Diciamoci la verità, il test ha superato le nostre aspettative, in positivo! E’ stata una confermaper noi che, in fondo, nonostante le difficoltà, gli scontri su tante piccole cose, i giorni in cui ciscambiamo solo informazioni sulle cose da fare…, riusciamo ancora ad ascoltarci a vicendaanche quando non sembra, abbiamo obiettivi in comune, riconosciamo di aver fatto tanto edi poter fare ancora molto insieme”.Alessandro e Francesca ci avevano già donato uno spaccato della loro vita al termine delloscorso capodanno e sembrano aver preso in parola lo slogano dello scorso anno: VoliAMO…alto3!

È il caso di dirlo: ogni anno ha la sua nota speciale! Non è solo il titolo di questo articolo mal’esperienza viva che l’Amore Misericordioso ha offerto ad ogni famiglia e al singolo partecipan-te, stretti insieme e “uniti come un forte pigna” (M. Speranza).

2 Alcuni libri: www.facebook.com/teologare/photos/a.453663554734347/1002461779854519/?type=1&theater .3 Voliamo alto, Rivista L’Amore Misericordioso, 2/2018 (www.collevalenza.it/riviste/2018/Riv0218/Riv0218_05.htm ).

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L’Amore Misericordioso - febbraio 2019

La stessa Camilla, al suo rientro a Roma, ha continuato a gustare i frutti di un capodanno alter-nativo, a far memoria di alcuni volti e a custodire le storie di vita ascoltate con il cuore. In questomodo, è sgorgato un canto, semplice dono dall’Alto, “frutto di preghiera e di incontro con Dio”,come ha intuito qualcuno:

Vivere in Te4

Il mio cuore ti cerca, Gesùl’anima attende di unirsi a Te.Il tuo amore mi circonda, Signorogni tempesta si placa in te.

Tutto il mio essere vibra per Te, GesùTu mi inviti a rinascere per non morire mai più, in Te.Tu mi doni la fede per crederelì dove il mondo mi dice: “è impossibile!”In te scopro la gioia nel piangerein te trovo la forza di vivere.

La tua voce risuona, chiara in meSvaniscono i dubbi e i tanti perché.La tua Parola mi richiama, a fidarmi di Tedolce presenza che abita in me.

Tutto il mio essere vibra per Te, Gesù…

“Le parole meravigliose di questo canto - scrive Francesca di Perugia - rinfrancano l’anima e cidanno la forza in Gesù per andare avanti pur in mezzo a tante difficoltà e dolori della vita. Vive-re in Te… Gesù sarà il desiderio più grande!”.

Il compito affidato ad ognuno è quello di lasciar comporre a Dio, anche attraverso la vita dellenostre famiglie, la melodia che “Lui vuole e più gradisce” (M. Speranza). Dio ha un sogno su di noi. Lo vedremo nel prossimo numero, anche attraverso delle testimo-nianze di vita.

4 Camilla Carrington, Vivere in Te: video (www.youtube.com/watch?v=3twko6wutEw )

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L’Amore Misericordioso - febbraio 2019

Quattro settimane di grazia. Questo, perme, è stato il tempo del Sinodo. Tempodi grazia a livello personale per la pos-

sibilità di incontrare il Santo Padre, di dialo-gare con vescovi e cardinali, di stringere lega-mi forti con gli altri giovani arrivati a Romadai quattro angoli del pianeta. Tempo di gra-zia, speriamo, anche per la Chiesa. È stataun’esperienza molto intensa di fede e di pre-ghiera, di pensiero e di studio, di incontro conl’umanità di tutto il mondo rappresentata daipadri sinodali e dagli altri partecipanti. Tuttiriuniti in unità con papa Francesco.

Nei giorni dell’assemblea dedicata a “I gio-vani, la fede e il discernimento vocazionale”sono stato colpito dalla diversità che si ve-deva intorno all’aula del Sinodo. Personecon colore della pelle diverso, lingue diver-se… Racconti di esperienze e approcci allarealtà molto diversi. La vita di un giovanenon è la stessa in Italia, in Medio Oriente oin Africa. E il modo di affrontare temi eccle-siali come la liturgia o la formazione cate-

chistica, o temi sociali come le migrazioni oil modo di vivere l’affettività, risente del por-tato sociale e culturale delle diverse partidella Terra. Davanti a queste differenze michiedevo: come si potrà arrivare a unità? Al-la fine i padri sinodali ce l’hanno fatta. Il do-cumento finale è stato approvato in ognisuo punto con oltre i 2/3 dei voti favorevoli.

Come è stato possibile? Prima di tutto,nell’Aula c’era un vero clima di cordialità.Ogni mattina Papa Francesco ci accoglievaall’ingresso. Nelle pause si chiacchierava, epure noi giovani potevamo scambiare duebattute con vescovi e cardinali anche riguar-do a fatti della quotidianità, oppure sullosport o la musica. Non si tratta solo di unelemento di “colore”. È sostanza. Se nei la-vori sinodali si è creato un clima di condivi-sione, è perché c’è stato il tempo e ci sonostati gli spazi per vivere una fraternità au-tentica, per confrontarsi in serenità, per ap-profondire le questioni che vedevano più di-vergenze. Anche grazie a questa dinamica,

A cura del CeSAM

Il Sinodo suigiovani

Gioele Anni, consigliere na-zionale per il settore giovanidel l’Azione Cattolica, ha par-tecipato ai lavori del Sinodo eci ha fornito un contributoproprio su questa esperienza.

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alla fine ci si è ritrovati su un testo che hageneralmente ottenuto l’approvazione ditutta l’Aula sinodale. Inoltre è emerso chia-ramente quello che papa Francesco ha poisottolineato nel suo intervento di saluto altermine del Sinodo: l’assemblea «non è unParlamento», e non prevalgono logiche cheassociamo alla politica. Davvero il Sinodo èluogo in cui lavora lo Spirito santo, e la si-nodalità si nutre di tanti elementi, ugual-mente indispensabili: l’ascolto della realtà,lo studio, la preghiera e il silenzio, il con-fronto anche schietto, infine la sintesi.

Al termine dei lavori il Sinodo consegna undocumento finale, un testo articolato chetocca diverse tematiche. Del resto moltoampio era l’argomento stesso del Sinodo,che si proponeva di provare a rispondere adue enormi questioni di fondo: come tra-smettere la fede alle nuove generazioni; ecome aiutare tutti i giovani, nessuno esclu-so, a discernere la propria vocazione versola felicità piena. Bisogna però evitare la ten-tazione di “sezionare” il documento, cioè di“stralciare” singoli temi di particolare inte-resse. Occorre invece leggerlo e analizzarlo

in modo complessivo. Lo sforzo che è chie-sto a ciascuno è riconoscere che questo te-sto è il frutto di un processo: partito con laconsultazione di tutte le conferenze episco-pali e con un questionario online per tutti igiovani; proseguito con la riunione pre-si-nodale a cui hanno partecipato solo i giova-ni, quindi con incontri di studio, infine sfo-ciato nell’assemblea di ottobre e ora dacontinuare con l’attuazione. Proprio il pro-cesso nel suo insieme è la vera eredità delSinodo, da recepire ovunque nel mondo cisia un gruppo di persone che sono Chiesa.

Ciò che emerge da questo processo è la ne-cessità di scegliere decisamente per la Chie-sa del terzo millennio proprio una forma si-nodale. E per dare concretezza a questo in-tento, il Sinodo ha invitato ogni realtà ec-clesiale a mettersi in discussione a partireda due «opzioni preferenziali»: quella per igiovani e quella per i poveri. Sta poi al di-scernimento di ogni realtà – un discerni-mento che ha bisogno di tempi e spazi ade-guati e coltivati con cura – il compito di ca-pire come declinare queste opzioni e qualiscelte concrete mettere in atto.

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Carissimi,con grande piacere scrivo nuo-vamente fra le pagine di questabella rivista per raccontare unanovità.È già passato un anno dall’i-naugurazione del nuovo allesti-mento della Casa di Madre Spe-ranza e sono felicissimo di tor-nare insieme ad Antonella Tag-giasco e ad Antonio Venere, an-cora l’otto febbraio con tutta laFamiglia dell’Amore Misericor-

dioso per vivere il giorno dedi-cato a lei e, nell’occasione, pervarare un nuovo progetto: il si-to internet www.collevalenza.org.Confesso di essere particolar-mente emozionato per due mo-tivi.Prima di tutto una parte di mein questi mesi è rimasta a Col-levalenza, con il cuore, con lamente e anche con le parole at-traverso tanti dialoghi checompongono una comunica-

Paolo Damosso

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zione che non si è mai inter-rotta. Ho capito perfettamente chequando si entra nella grandeFamiglia dell’Amore Misericor-dioso è praticamente impossi-bile uscire da questo abbraccioche accompagna e che cambiala vita.In secondo luogo sono felice dipoter tornare con un nuovoprogetto di comunicazione, inquesto caso un sito, dedicato aCollevalenza che è frutto diuna certezza: Madre Speranza eil Santuario dell’Amore Miseri-cordioso pur essendo già moltoconosciuti vanno presentati edivulgati in ogni modo perchépiù che mai oggi tutti hanno lanecessità di essere raggiunti daun messaggio carismatico esempre nuovo che può davverodare un senso alle nostre vitesempre più affannate. Il nuovo sito internet nasce so-prattutto per questa ragione:raggiungere il maggior nume-ro di persone con un primo an-nuncio che si basa soprattuttosulle immagini.Come tutti sappiamo la rete og-gi è entrata nella vita di ognu-no di noi con una progressivaimportanza, fino a diventareinvadente.In questa piazza virtuale dob-biamo stare con senso di re-sponsabilità e con i nostri valo-

ri condivisi, guardandola comeuno spazio aperto per evange-lizzare.Mi piace scriverlo su “L’AmoreMisericordioso” perché in meri-to questo impegno da Colleva-lenza è partito molto tempo fagrazie alla lungimiranza, allacompetenza e all’ispirazione diuna persona che ha affrontatoquesti temi con uno sguardoprofetico: padre Mario Gialletti.Padre Mario ha saputo antici-pare i tempi e costruire un sitointernet ricchissimo di dati, in-formazioni, contenuti, arrivan-do a rappresentare un vero e

proprio archivio da consultareper conoscere ed approfondiretutto ciò che riguarda MadreSperanza e Collevalenza.Noi siamo partiti proprio daqui. Da questo tesoro on lineche ben rappresenta il carisma

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della Famiglia dell’Amore Mi-sericordioso, per costruire unimpianto che desidera esserecomplementare, affiancando ilsito preesistente.In altre parole, dall’otto feb-braio 2019 sulla rete ci sarannodue siti totalmente dedicatiall’Opera del Santuario:www.collevalenza.it che è il si-to ideato, voluto e costruito dapadre Mario Gialletti con lacollaborazione professionaledell’amico Alessandro Fraolinicon cui ci siamo confrontatifin dall’inizio di questo nuovoprogetto.

www.collevalenza.org è il nuo-vo sito che inauguriamo pro-prio l’otto febbraio, che ha lamission di comunicare con inuovi stili grafici che attual-mente vengono utilizzati. Un nuovo impianto basato sul-

le tendenze di “visual story tel-ling”. Un termine inglese chesignifica “narrazione visuale,per immagini”. Un naturalesbocco per noi che abbiamo la-vorato tanto sugli aspetti mul-timediali per progettare l’alle-stimento della Casa di MadreSperanza. Il nuovo sito è figlio della mera-vigliosa esperienza che abbia-mo vissuto l’anno passato, perfar tesoro della ricerca svolta efinalizzata alla narrazione crea-ta e dedicata alle stanze in cuiha vissuto la Madre.Un’impostazione attenta anchealle nuove forme di linguaggioche ora sono di dominio pub-blico e che sono particolarmen-te influenzate dal grande utiliz-zo dei social network, in modospeciale Facebook, Youtube eInstagram che hanno una gran-de diffusione non solo tra legiovani generazioni.Ed è per questo che la mattinadell’otto e del dieci febbraio sa-remo impegnati nel saloneGiovanni Paolo II in due mo-menti di riflessione pubblicadedicati ai mezzi di comunica-zione dal titolo: “I social tra be-ne e male”.È un’occasione di confrontosulle opportunità e i rischi chederivano dall’uso o abuso dellosmartphone che condiziona lanostra vita quotidiana.

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Uno strumento che tutti noiabbiamo in tasca e che servenon tanto a telefonare ma so-prattutto a guardare video,chattare, orientarci, raccontarele nostre giornate, scattare fo-tografie e tante altre cose.Ci si può ammalare di telefoni-no? È possibile fare un uso re-sponsabile dello smartphone?Come non diventare dipenden-ti? Esiste un’etica che ci può il-luminare? La Chiesa può indi-carci la giusta direzione?Sono domande che devono cer-care una risposta con la consa-pevolezza che si tratta di uncammino complesso ma chepuò essere illuminato dai valo-ri cristiani e che su questofronte anche la stessa MadreSperanza può aiutarci.Chi entrerà nel nuovo sitowww.collevalenza.org dovrà es-sere attirato dalla sua impagi-nazione agile, attraente ed effi-cace per quanto riguarda la for-ma.Il sito dovrà essere un nuovoRoccolo che cattura attenzionecon l’immagine e fa crescere ildesiderio di andare a Colleva-lenza.Dovrà essere un primo approc-cio soprattutto per chi non co-nosce ancora nulla e dopo avervisto desidera fare un pellegri-naggio al Santuario dell’AmoreMisericordioso per sentirsi ac-

colto come qui sempre accade. Un seme di Speranza da gettarenel mare magnum di internetche sappiamo essere un ocea-no che nasconde non pochi ri-schi e disvalori che noi abbia-mo il dovere e la responsabilitàdi contrastare, trasformandoquest’occasione in una bellaopportunità.È “la Buona Battaglia” di SanPaolo a cui siamo chiamati eda cui non possiamo sottrarci,consapevoli del fatto di avere laforza di un Annuncio e dellaParola che salva che costituiscel’unica vera grande Novità an-che in questi tempi tormentati.Per questo, in conclusionechiedo davvero la partecipazio-ne e il sostegno di tutti, perchéinsieme possiamo aiutarci a vi-vere e a capire anche questonuovo mondo virtuale. La Chiesa in uscita a cui tienemolto papa Francesco vuol direanche questo: comunicare concoraggio ciò in cui crediamosenza avere paura. Grazie sempre a tutta la Fami-glia dell’Amore Misericordiosoper avermi fatto sentire a casafin dal primo giorno. Sonoconvinto che Collevalenza pos-sa essere la Grande Casa di tuttianche quando si naviga su in-ternet, per non perdere mai laBussola!Buon viaggio!

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In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù ri-spose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilatodisse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti

hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regnonon è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei ser-vitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma ilmio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?».Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questosono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque èdalla verità, ascolta la mia voce». (Giovanni 18,33-37)

Ermes Ronchi

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Osserviamo la scena: due poteriuno di fronte all’altro; Pilato e il po-tere inesorabile dell’impero; Gesù,un giovane uomo disarmato e pri-gioniero. Pilato, onnipotente in Ge-rusalemme, ha paura; ed è per pau-ra che consegnerà Gesù alla morte,contro la sua stessa convinzione:non trovo in lui motivo di condan-na. Con Gesù invece arriva un’ariadi libertà e di fierezza, lui non si èmai fatto comprare da nessuno, maicondizionare.

Chi dei due è più potente? Chi è piùlibero, chi è più uomo?

Per due volte Pilato domanda: sei tuil re dei Giudei? Tu sei re?

Cerca di capire chi ha davanti, quelGalileo che non lascia indifferentenessuno in città, che il sinedrio odiacon tutte le sue forze e che vuoleeliminare. Possibile che sia un peri-colo per Roma?

Gesù risponde con una domanda: èil tuo pensiero o il pensiero di altri?Come se gli dicesse: guardati den-tro, Pilato. Sei un uomo libero o seimanipolato?

E cerca di portare Pilato su di un’al-tra sfera: il mio regno non è di que-sto mondo. Ci sono due mondi, iosono dell’altro. Che è differente, èad un’altra latitudine del cuore. Iltuo palazzo è circondato di soldati,il tuo potere ha un’anima di violen-za e di guerra, perché i regni diquaggiù, si combattono. Il potere diquaggiù si nutre di violenza e pro-duce morte. Il mio mondo è quellodell’amore e del servizio che produ-

cono vita. Per i regni di quaggiù, peril cuore di quaggiù, l’essenziale èvincere, nel mio Regno il più gran-de è colui che serve.

Gesù non ha mai assoldato merce-nari o arruolato eserciti, non è maientrato nei palazzi dei potenti, senon da prigioniero. Metti via la spa-da ha detto a Pietro, altrimenti avràragione sempre il più forte, il piùviolento, il più armato, il più crude-le. La parola di Gesù è vera proprioperché disarmata, non ha altra for-za che la sua luce. La potenza di Ge-sù è di essere privo di potenza, nu-do, povero.

La sua regalità è di essere il piùumano, il più ricco in umanità, ilvolto alto dell’uomo, che è un amo-re diventato visibile.

Sono venuto per rendere testimo-nianza alla verità. Gli dice Pilato:che cos’è la verità? La verità non èqualcosa che si ha, ma qualcosa chesi è. Pilato avrebbe dovuto formula-re in altro modo la domanda: chi èla verità? È lì davanti, la verità, èquell’uomo in cui le parole più belledel mondo sono diventate carne esangue, per questo sono vere.

Venga il tuo Regno, noi preghiamo.Eppure il Regno è già venuto, è giàqui come stella del mattino, ma ver-rà come un meriggio pieno di sole;è già venuto come granello di sena-pa e verrà come albero forte, colmodi nidi. È venuto come piccola lucesepolta, che io devo liberare perchédiventi il mio destino.

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Un’altra figura assai interessante, inquesto tema di riflessione in camminocon il sinodo dei giovani, è quella di

Mosè, il servo di Dio e condottiero .Un po’ tutti conosciamo la figura di Mosè. Lasua storia ci viene raccontata a cominciaredal libro dell’Esodo in poi. E’ il condottieroche guida il suo popolo della prigionia in Egit-to alla libertà della terra Promessa. Ma nonè nato condottiero. La Bibbia ci dice, comeMosè ha cominciato a conoscere prima di tut-to se stesso e poi il popolo ebreo. Nacque quando il faraone aveva ordinato diuccidere tutti i neonati maschi del popoloebraico. Appena nato fu tenuto nascosto pertre mesi dai suoi genitori, andando control’editto reale. E poi quando credevano di averrinunciato al figlio, la provvidenza non solo

ha permesso che venisse adottato da unaprincipessa egiziana, ma rese possibile che lastessa sua madre potesse allevarlo. Fu così che Mosè crebbe nella casa del faraonee fu istruito in tutte le scienze degli egiziani.Però un episodio turberà profondamente lasua vita, quando per difendere un altro ebreoucciderà un egiziano, diventando così un esi-liato. Fuggirà dall’Egitto per non cadere nellemani del faraone; giungerà nella terra di Ca-naan, nella penisola del Sinai, fino a quandouna volta sposato, Dio gli va incontro rivelan-dogli la missione alla quale lo ha riservato.Dio gli si rivela nel roveto ardente: “Io sono ilDio di tuo padre, il Dio di Abramo, di Isacco, diGiacobbe… Io Sono Colui che Sono”. Mosèdeve ritornare in Egitto perché Dio deve liberareil suo popolo “verso un paese bello e spazioso,

Sac. Angelo Spilla

Incammino con il Sinodo dei Giovani

6. La vita di Mosè

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verso un paese dove scorre latte e miele”.Mosè prende coscienza dei propri limiti macapirà che sarà il Signore a liberare il popolodall’Egitto. Dio dal cespuglio ardente gli par-la: “Ho visto la miseria del mio popolo inEgitto … Io ti mando dal Faraone. Fa uscireil popolo, gli Israeliti dall’Egitto”.L’unica cosa che deve fare è essere un buon stru-mento, poiché Dio gli assicura: “Io sono con te”.Ci dice molto bene Gregorio Nisseno riassu-mendo la missione di Mosè. Qual è l’oggettodella sua missione? Ha servito. Infatti commen-tando Deuteronomio 34,5 dove si legge:“Mosèservo del Signore morì in quel luogo, nel paesedi Moab, secondo l’ordine del Signore”, diceche è proprio in questo momento culminanteche viene chiamato “servo del Signore”.Nel libro del Deuteronomio lo stesso Mosèdice:“Io oggi ho centoventi anni”. Secondoquesta rilettura ispirata di Gregorio di Nissa,la vita di Mosè comprende 40 anni alla scuo-la del Faraone, 40 anni in terra di Madian e40 anni nel deserto. È una cifra piena di sim-bolismo per indicare che ognuna di questatappa ha un suo proprio significato di valoreuniversale, in cui ognuno di noi può ricono-scere qualcosa di sé e rileggere la propria vitae come dovrebbe essere davanti a Dio.Forse nella prima tappa dovremmo scoprirecome a volte non riusciamo a riconoscere l’al-tro come fratello e quindi lo ignoriamo, poichécentrati su se stessi. Nella seconda tappa dellavita di Mosè siamo chiamati a fare l’esperienzadi interiorità, di riflessione e di maturazionespirituale per uscire da noi stessi ed aprirci al-l’altro. Infine nella terza tappa siamo invitati ariconoscere il Dio dei nostri padri presente eaccanto a noi che ci coinvolge nella missionedi salvezza per tutto il popolo di Dio.Ed è così che Mosè accetta di farsi servo delDio Altissimo, si offre per liberare il suo po-

polo facendolo passare dal Mar Rosso, con-ducendolo attraverso il deserto verso la TerraPromessa. Muore solo in obbedienza a Diosul monte Nebo, di fronte a Gerico, guardan-do il paese di Canaan, che Dio dà in possessoagli Israeliti. Ha vissuto totalmente per gli altriin obbedienza a Dio e adesso muore solo, maun Altro adesso lo accoglierà.Cosa ci dice la figura di Mosè, oggi? E in ma-niera particolare ai giovani? Mosè salvatodalle acque e chiamato per nome viveun’esperienza di continuo esodo, uscire da séper servire gli altri. Per questo è l’amico di Diocon cui l’Eterno parla “faccia a faccia”.È l’uomo che vive alla luce della fede e ri-sponde alla missione di Dio. È un grande uo-mo politico che libera il suo popolo, il grandelegislatore che detta agli ebrei un codice fon-damentale di comportamento, i dieci coman-damenti, ma è anche l’uomo imperfetto e tor-mentato nelle sue vicende umane.Il grande condottiero è allo stesso tempo umile,aveva il senso dei propri limite delle proprie de-bolezze. Ancora:E’ l’uomo che ha avuto la mas-sima risposta possibile alla ricerca e alla com-prensione del sacro. A Dio che gli affidava ladifficile missione, Mosè gli dice:“Fammi cono-scere la Tua strada, e così ti conoscerò, perchéio possa piacerti, e considera che questa genteè il tuo popolo” (Es 33,13).È anche una figura autorevole d’intercessio-ne; supplicava Dio in favore del suo popolo,chiedendogli di non distruggerlo per le sueinfedeltà.La figura di Mosè è figura della vita di tuttinoi salvati nell’acqua del battesimo, noi cheabbiamo ricevuto la libertà del peccato e lavita nuova della grazia divina. Attraversandoil deserto, senza tornare indietro, affidandocialla pedagogia di Dio e lasciandoci condurreda lui alla libertà e alla vita.

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Salvatore Mazza

Come disse lo stesso Papa Francesco, citando BenedettoXVI, nella sua intervista ad “Avvenire” nel 2016, «è lagiustizia di Dio, che non è quella degli uomini, ma giu-stizia giustificante, che si è manifestata in Cristo pro-prio nel fare misericordia. La giustizia di Dio, quando si mette in moto e opera, simanifesta come misericordia,questo sentimento viscerale di amore, tenerezza, per-dono, compassione che è la “sostanza di Dio”».

Una riflessione su bontà e giustizia

Adesso non posso. Adesso non ho tempo. Doma-ni. Magari di più, ma non ora, più tardi. In que-sto momento sono troppo occupato, facciamo

in un altro momento, tanto non mancherà l’occasione.Quante volte frasi di questo tipo sono uscite dalla no-stra bocca. Scuse, in genere. Per rimandare, possibil-mente a tempo indefinito, oppure per negarsi. Per ri-fiutare: una persona, un invito, un’occasione. Lo stessofacciamo tante volte con Gesù, contando sul fatto,

spesso, che Lui «è buono e misericordioso» e che tanto alla fine lui «perdonatutto». Gesù, però, è anche “giusto”. Per cui quando si rifiuta un suo invito bi-sogna fare attenzione, perché «se tu chiudi la porta del tuo cuore da dentro,Lui non può aprirla, perché è molto rispettoso del nostro cuore». E certo, «Ge-sù aspetta», e a chi lo rifiuta «dà una seconda opportunità, forse una terza,una quarta, una quinta... Ma alla fine rifiuta Lui». È un fatto di giustizia.

Alla relazione tra misericordia e giustizia Papa Francesco, martedì 6 novembre2018, ha dedicato la riflessione dell’omelia nella Messa mattutina celebrata

Salvatore Mazza

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nella cappella di Santa Marta. Una re-lazione, quella tra misericordia e giu-stizia, tra perdono e giustizia, che èdecisiva per la vita di ogni credente:«Ognuno di noi – ha detto il Papa –pensi: nella mia vita, quante volte hosentito l’ispirazione dello Spirito San-to a fare un’opera di carità, a incon-trare Gesù in quell’opera di carità, diandare a pregare, di cam-biare vita in questo,in questo chenon va bene? Esempre hotrovato unmotivo perscusarmi, perrifiutare».

Come nel Vange-lo di Luca, nel passoin cui si racconta la storiadell’uomo che ha organizzato ungrande banchetto: «I suoi servi dico-no agli invitati: “Venite, è pronto!”.Ma tutti cominciamo a scusarsi pernon andare. Chi perché ha compratoun campo, chi cinque paia di buoi, chiperché si è appena sposato. E semprescuse. Si scusano. Scusarsi è la parolaeducata per non dire: “Rifiuto”. Rifiu-tano, ma educatamente, allora il pa-drone manda i servi in strada a chia-mare i poveri, i malati, gli zoppi, i cie-chi e loro arrivano alla festa». Il bra-no, «finisce con il secondo rifiuto, maquesto dalla bocca di Gesù. Chi rifiutaGesù... Gesù aspetta, dà una secondaopportunità, forse una terza, unaquarta, una quinta... Ma alla fine ri-fiuta Lui». Perché il punto è proprio questo. È ve-ro, Dio non si stanca mai di perdonar-

ci, ma questo non ci esime dal doveredi rispondere, come ci ha insegnatol’enciclica di Giovanni Paolo II Dives inmisericordia. Perché non c’è contrad-dizione tra “Dio infinitamente miseri-cordioso” e “Dio infinitamente giu-sto”, anzi misericordia e giustizia sitengono l’una con l’altra. Come disselo stesso Bergoglio, citando Benedet-

to XVI, nella sua intervi-sta ad “Avvenire”

nel 2016, «è lagiustizia di

Dio, che nonè quella de-gli uominima giustizia

giustificanteche si è mani-

festata in Cristoproprio nel fare mi-

sericordia. La giustizia diDio, quando si mette in moto e ope-ra, si manifesta come misericordia,questo sentimento viscerale di amore,tenerezza, perdono, compassione cheè la “sostanza di Dio”».

Così, ci ha ripetuto martedì scorso,«alla fine entrerà nel Regno di Dio chinon rifiuta Gesù o chi non è rifiutatoda Lui». Appunto perché Gesù «sì, èbuono, è misericordioso, ma è giu-sto... E se tu chiudi la porta del tuocuore da dentro, Lui non può aprirla,perché è molto rispettoso del nostrocuore. Rifiutare Gesù è chiudere laporta da dentro e Lui non può entra-re. E nessuno di noi, nel momentoche rifiuta Gesù, pensa a questo: “Iochiudo la porta a Gesù da dentro”».Però proprio di questo si tratta. Dinient’altro.

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L’Amore Misericordioso - febbraio 2019

“Andiamo con gioia incontro al Signore”(Sl 121). Questa la Parola risuonata nella liturgia dilunedì 3 dicembre, quando la nostra carissima SuorCarmen è ritornata al Padre. Lei ha lasciato questaterra il giorno in cui la Chiesa ricorda San FrancescoSaverio, navarro come lei.All’inizio di un nuovo anno liturgico, il Signore ci hachiesto di fermarci e di stringerci insieme per loda-re e ringraziare il Signore per il dono di questaSorella che nella nostra Famiglia ha avuto unavocazione e un posto speciale.Suor Carmen ha offerto la sua vita al Signoreentrando nella Congregazione delle Ancelle del -l’Amore Misericor dioso, all’età di 19 anni. Dopoaver mosso i suoi primi passi in Spagna, ha vissutotutta la sua vita consacrata in varie Comunità d’I-talia: Casa generalizia di Roma, Gubbio, Genova, Fermo, Todi (Casa della Giovane e Semina-rio) e Collevalen za (Istituto e Casa della Giovane). Rimane di lei il ricordo di una Sorella gentile, delicata e premurosa verso le consorelle e nelsuo tratto e servizio verso i pellegrini che per anni ha accolto al loro arrivo alla Casa del pel-legrino di Collevalenza. Ha messo a servizio con dedizione e amore il suo fisico esile e minuto che, dal 2007, si èconsumato come olocausto in un letto, presenza nascosta e feconda per la Comunità. Voglia-mo ricordare in modo specialissimo le Consorelle e il personale che con puntualità e premurasi sono prese cura di lei per lunghissimi anni. Suor Carmen è stata un chicco di grano che ha portato frutto con la vita, sia con i servizi svoltiquando era nell’attività che in questi lunghi anni di serena e silenziosa immolazione e, ancheper tutto questo, pensiamo che avrà ricevuto dal suo Sposo un abbraccio davvero grande! Ora vogliamo immaginare Suor Carmen entrare definitivamente nella Casa del Padre, accoltadalla Beata Madre Speranza e dalla Vergine del Carmelo, a lei particolarmente cara, ancheperché il 16 luglio celebrava complean no ed onomastico.Anche Suor Carmen, come molte consorelle, ha trascorso i suoi ultimi anni all’ombra di que-sto Santuario, fino al suo sì definitivo all’Amore Misericor dioso. Grazie, Sorella carissima, per ciò che sei stata in mezzo a noi. Con commozione ti chiediamo,ora che sei in Cielo, di accompagnarci affinché anche ognuno di noi riesca a portare fino infondo il piano di Dio sulla propria esistenza.

Ancella dell’Amore MisericordiosoEuhz (Spagna), 16.7.1929 - Collevalenza (PG), 3.12.2018

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L’Amore Misericordioso - febbraio 2019

“Padre, è una parola tantobella da dire: possiamo sta-re il tempo di preghiera conquella parola solo, “padre”,e sentire che abbiamo unpadre, non un padrone néun padrino, ma un padre. Ilcristiano si rivolge a Diochiamandolo anzitutto “pa-dre”. Egli non dimentica isuoi figli che soffrono.

(Papa FrancescoUdienza Generale 9 gennaio 2019)

Èdavvero impressionanteconstatare come in questiultimi decenni la Chiesa, at-

traverso la parola dei propri vicaridi Cristo e del proprio Magistero,stia camminando verso una nuovaconsapevolezza di fede caratterizza-ta sempre più dall’esperienza dellamisericordia di Dio e della sua Pa-ternità. Un invito di misericordia,che si trova alla base dell’azione pa-storale della Chiesa, evidenzia così,la lettera enciclica Dives in Miseri-cordia: “La Chiesa vive una vita au-

ROBERTO LANZA

“L’AmoreMisericordioso:un Padre che non dimentica i suoi figli”

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L’Amore Misericordioso - febbraio 2019

“L’Amore Misericordioso: un Padre che non dimentica i suoi figli”

tentica, quando professa e proclamala misericordia, il più stupendo attri-buto del Creatore e Redentore e quan-do accosta gli uomini alla fonte dellamisericordia del Salvatore di cui essaè depositaria e dispensatrice”1. Esistenella Chiesa un’autenticità propria,un’essenza profonda che la caratte-rizza, che contraddistingue in ma-niera indelebile la sua missione, ov-vero, quando proclama e annunciache Dio è un Padre Misericordioso.“Proclamare agli uomini la ricchezzadella misericordia del Padre”; non èforse questa la più “nobile” e altamissione che la Chiesa ha ricevutocome mandato dal Signore?

Un “messaggio di speranza” che, Pa-pa Francesco, sta cercando in tutti imodi di comunicare alla Chiesa dioggi e al mondo intero. Già nellabolla di indizione del Giubileodell’anno 2015 dal titolo Misericor-diae Vultus, evidenziava la conside-razione di un Dio che è Misericor-dia, amore infinito: “Gesù Cristo è ilvolto della misericordia del Padre. Ilmistero della fede cristiana sembratrovare in questa parola la sua sinte-si. Essa è divenuta viva, visibile e haraggiunto il suo culmine in Gesù diNazareth. Il Padre, «ricco di miseri-cordia» (Ef.2,4), dopo aver rivelato ilsuo nome a Mosè come «Dio miseri-cordioso e pietoso, lento all’ira e riccodi amore e di fedeltà» (Es.34,6), nonha cessato di far conoscere in varimodi e in tanti momenti della storia

la sua natura divina”2. Una confer-ma “ecclesiale”, che sottolineavaanche presiedendo nella basilicaVaticana, i primi vespri della II°do-menica di Pasqua o della Divinamisericordia, in occasione dellaconsegna della bolla di indizionedel Giubileo straordinario: “La Chie-sa, in questo momento di grandi cam-biamenti epocali, è chiamata ad offri-re più fortemente i segni della presen-za e della vicinanza di Dio”3. E anco-ra: “È giunto di nuovo per la Chiesa iltempo di farsi carico dell’annunciogioioso del perdono. È il tempo del ri-torno all’essenziale per farci caricodelle debolezze e delle difficoltà dei no-stri fratelli. Il perdono è una forza cherisuscita a vita nuova e infonde il co-raggio per guardare al futuro con spe-ranza” 4.

Anche Giovanni Paolo II°, nelle pa-role che rivolse a tutta la famigliareligiosa dell’Amore Misericordioso,proprio a Collevalenza nella sua vi-sita al Santuario il 22 novembre1981 affermava: “Per liberare l’uomodai propri timori esistenziali, da quel-le paure e minacce che sente incom-benti da parte di individui e nazioni,per rimarginare le tante lacerazionipersonali e sociali, è necessario chealla presente generazione sia rivelato“il mistero del Padre e del suo amore”.Da qui parte la straordinarietà delnostro carisma come essenza eccle-

1 DM. n° 13

2 Bolla di indizione Giubileo n.1 3 Basilica Vaticana 11 Aprile 20154 Bolla di indizione Giubileo n.10

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L’Amore Misericordioso - febbraio 2019

S t u d i

siale, nel senso che ponendo, l’A-more Misericordioso, al centrodell’agire della Chiesa non solo sia-mo e diventiamo totalmente fedeliall’esempio e all’insegnamento diGesù: “Siate misericordiosi, come èmisericordioso il Padre vostro” 5 masoprattutto rispondiamo ancheal bisogno esistenziale più pro-fondo dell’uomo.

Le parole pronuncia-te da Papa Francescoinserite all’inizio diquesto scritto, sonoproprio la radice piùautentica del cari-sma dell’Amore Mi-sericordioso. MadreSperanza di tutto que-sto impianto ecclesia-le, ne ha fatto l’unicaragione della sua vita.Così, raccontava que-sta esperienza: “Sforziamoci di far ca-pire ai fratelli che Gesù è per tutti unPadre buono, che ci ama di amore infi-nito, senza distinzioni. L’uomo più per-verso, il più miserabile e perfino il piùabbandonato è amato con immensatenerezza da Gesù, che è per lui un Pa-dre e una tenera Madre” 6. Era com-pletamente immersa in questa pa-ternità: “Persuadiamoci che per eleva-re il nostro cuore a Dio e ravvivare in

noi il desiderio di santificarci, non cisono necessarie tante considerazioni;deve bastarci la convinzione che Dio ènostro Padre” 7.

Non è sempre facile oggi parlare dipaternità. Per chi ha fatto esperien-za di un padre troppo autoritario edinflessibile, o indifferente, o addi-rittura assente, non è facile pensa-re con serenità a Dio come Padre e

abbandonarsi a Luicon fiducia. Così come è diventa-to abbastanza usualesentire parlare, dellanostra società, comeuna società senzapadri, e di fatto è unelemento drammati-co se si pensa cheanche molti filosofidel nostro tempohanno confermatotale “impostazione”. Il filosofo ZygmuntBauman, per esem-

pio, definiva la nostra società comeuna convivenza “liquida”, dove l’in-dividualismo sfrenato ha reso fragi-le ogni struttura sociale privandoladi ogni punto di riferimento. La nostra è davvero una societàsenza PADRE, ed è difficile trovarequalcosa o qualcuno che riscaldi ilcuore e dia senso alla vita. Se nonimpariamo ad immergerci nell’abis-so dell’amore di Dio, non potrem-

5 Lc. 6,366 Consigli pratici (1933) (El Pan 2)

7 Anniversario della fondazione delle aam(1955) (El Pan 15)

La nostra è davvero unasocietà senza PADRE, ed èdifficile trovare qualcosa oqualcuno che riscaldi ilcuore e dia senso alla vita.Se non impariamo adimmergerci nell’abissodell’amore di Dio, nonpotremmo mai capire econoscere la nostradimensione

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L’Amore Misericordioso - febbraio 2019

“L’Amore Misericordioso: un Padre che non dimentica i suoi figli”

mo mai capire e conoscere la no-stra dimensione; soltanto in quelPadre che ci ama fino al sacrificioestremo noi possiamo ritrovarci eguarire le ferite che ci hanno lace-rato, perché in sostanza Dio primadi essere misericordioso è sicura-mente un PADRE. Solo di questoabbiamo bisogno. Dio non si diver-te con la sua onnipotenza, non è ilPadre-Padrone, non è il severo con-trollore della nostra obbedienza,non prende gusto nel metterci allaprova, non è gelosodella propria gran-dezza: è il Dio Padreche ci ha amato finoalla morte di croce.

Un aspetto carismati-co talmente conso-lante che ancora laMadre scriveva: “Sequalcuno ha avuto la disgrazia di of-fendere Gesù, non esiti un istante, cor-ra da Lui per chiedergli perdono per-ché egli l’accolga come Padre buonopoiché Egli l’attende con grande trepi-dazione e tenerezza. Allora vedrete co-me l’Amore Misericordioso vi stringeràa sé con l’infinita dolcezza del suo cuo-re e vi meraviglierete di costatare cheEgli stesso vi ha attirato a sé proprioquando lo credevate adirato e pronto,con la spada in mano, a vendicarsidelle offese ricevute” 8. Sembra di ri-

leggere in queste poche righe, scrit-te dalla Madre Speranza, il grande“acquarello di misericordia” che Ge-sù ha ripetuto alla Madre la nottedel 5 Novembre 1927: “Dio è un Pa-dre pieno di bontà che cerca con tutti imezzi di confortare, aiutare e renderefelici i propri figli; li cerca e li inseguecon amore instancabile come se Luinon potesse essere felice senza di loro;l’uomo il più perverso, il più miserabi-le ed infine il più perduto è amato contenerezza immensa da Gesù che è per

lui un Padre ed unatenera Madre” 9.

Ci vuole un Padreper questa società dioggi, Dio sta “urlan-do” alla sua Chiesache il suo AmoreMisericordioso ser-ve per fare espe-rienza della suapaternità. Dio vuo-le essere Padre. Si-

gnifica cogliere al volo una grande“chance”, una grande opportunità,quella di conoscere Dio da un altropunto di vista, ossia conoscerlo co-me un Padre. Ci vuole un Padre,un Padre per l’umanità di oggi chesoffre le più angosciose ribellioni,non c’è che Dio a vincere definiti-vamente i nostri limiti, le nostrepaure, i nostri dubbi, non ci sonoaltre risposte definitive per la no-stra vita, soltanto la replica del suoamore è risolutiva, la sua è davvero

8 Consigli pratici (1933) (El Pan 2) 9 Diario (1927-1962) (El Pan 18)

Ci vuole un Padre perquesta società di oggi, Diosta “urlando” alla suaChiesa che il suo AmoreMisericordioso serve perfare esperienza della suapaternità. Dio vuole esserePadre.

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L’Amore Misericordioso - febbraio 2019

S t u d i

l’unica risurrezione della storia, èl’unica realtà di cui ci si potrà me-ravigliare sempre, in un mondoche non si meraviglia ormai più diniente e dove il “nulla esistenziale”avanza inesorabilmente. Fare espe-rienza del Padre è, inoltre, la fonda-mentale condizione della riconci-liazione, non soltanto nel rapportodi Dio con l’uomo, ma anche nellereciproche relazionitra gli uomini. UnPadre che è vicino al-l’umanità che soffre,un Padre dal cuoretenero, che non si ar-rende dinanzi all’in-gratitudine dei suoifigli ed è sempre dis-posto al perdono, equesta umanità nontroverà mai pace fin-ché non si rivolgeràcon fiducia in questoPadre: “Mostraci il Pa-dre” 10. Filippo, ecco-lo il Padre. È qui accanto a te eti parla, lo puoi vede-re, toccare, ne puoi sentire il battitodel cuore, lo puoi abbracciare. No,Filippo, non aspettarti una rivela-zione grandiosa, ti basti sapere cheDio è Padre. Non temere, Filippo,Dio non vuole essere tanto comeun padrone, quanto Padre: “Dio ric-co di misericordia” 11 è colui che GesùCristo ci ha rivelato come Padre: pro-

prio il suo Figlio, in se stesso, ce l’hamanifestato e fatto conoscere”12. Solodi questo abbiamo bisogno. Gesù siè incarnato per questo, per ribadirequesta verità, per annunciare labuona notizia: Il Padre mio vi ama!

Egli si occupa di me ogni giorno,non è relegato, tanto per dire, allacasa di riposo come un padre che

ha smesso il mestie-re di papà e lo vadoa vedere e salutaredi quando in quan-do, nelle solennità.Egli sa già il perchédi ogni avvenimen-to, conosce il verosignificato di ogninostra situazione, ilPadre conosce i mieibisogni, e quello cheavrò domani. Ecco quindi il Padremisericordioso, eccola missione della no-stra Madre, far cono-scere un Padre checerca i propri figli,

un Padre che “attira” gli uomini conil richiamo del Suo Amore Miseri-cordioso, qui in questo cuore mise-ricordioso dove possiamo udire lavoce: “Come stai Figlio? Non averpaura sono tuo Padre!” Se hai avutola grazia di sentirti amato dall’Amo-re, se hai avuto il dono di crederedi essere preceduto e atteso da unPadre che ha contato perfino i ca-

10 Gv. 14,811 Ef. 2,4 12 Gv. 1,18

Ecco quindi il Padremisericordioso, ecco lamissione della nostraMadre, far conoscere unPadre che cerca i proprifigli, un Padre che “attira”gli uomini con il richiamodel Suo AmoreMisericordioso, qui inquesto cuoremisericordioso dovepossiamo udire la voce:“Come stai Figlio? Non averpaura sono tuo Padre!”

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L’Amore Misericordioso - febbraio 2019

“L’Amore Misericordioso: un Padre che non dimentica i suoi figli”

pelli del tuo capo, se hai ricevuto lagrazia di avvertire che la tua esi-stenza è sorretta dalle sue mani si-cure e di percepire che Egli, il crea-tore onnipotente, ti pensa, ti seguee ha tracciato una strada apposita-mente per te, allora come fai a nonfidarti? Come puoi pensare che esi-sta qualcosa di più giusto e di piùutile per te dell’accettare e fare lasua volontà? Colui che ha creatotutto, non sarà forsein grado di far anda-re bene anche la tuavita? Per anni e for-se per tutta la vita ciportiamo dentro do-mande del genere:“C’è qualcuno chemi ama veramente?

Il vero peccato checommettiamo non èquello di dissiparel’eredità che ci è sta-ta concessa, ma dinegare questo amo-re originario di Dioper me, cancellarechi sono, perdere ilcontatto con il mio vero IO per an-dare a cercare tra gente sbagliata ein posti sbagliati, quello che puòessere trovato soltanto nella casadel Padre. È la condizione più es-senziale, più importante che si tro-va alla base della nostra relazionecon Dio, se ci cerca con amore in-

stancabile, se non ci lascia un atti-mo soli, se viene sempre incontro anoi, se ha donato tutto se stesso anoi, se è morto in croce per noi, secontinuamente ci dona la vita, èperché noi siamo figli suoi! Un fi-glio, anche se prodigo, non ces-sa di essere figlio reale di suopadre. Dio mette a rischio la suavita per questo, sta in “agguato”,non desidera altro che ritrovare la

sua creatura, sembraassurdo ma Dio di-venta vulnerabile;ma diciamolo fran-camente, noi non cicrediamo, nel nostrocuore di credenti c’ètanta incredulità, secredessimo davveronel Dio-Padre sbalor-ditivo che ci ama!Un Padre che non sirassegna al peccatodei figli, che non si èancora stancato diamarci.

Per i propri figli: “sicingerà le sue vesti, li

farà mettere a tavola e passerà a ser-virli” … per sempre… per l’eterni-tà… fino a quando sentiremo i pas-si del suo Amore Misericordiosoavanzare nel cuore degli uomini…fino a quando cammineremosui sentieri di un PADRE che sichiama Amore Misericordioso.

Il vero peccato checommettiamo non èquello di dissiparel’eredità che ci è stataconcessa, ma di negarequesto amore originariodi Dio per me, cancellarechi sono, perdere ilcontatto con il mio vero IOper andare a cercare tragente sbagliata e in postisbagliati, quello che puòessere trovato soltantonella casa del Padre.

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1 Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrirei vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; èquesto il vostro culto spirituale.

2 Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, matrasformatevi rinnovando la vostra mente, per poterdiscernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito eperfetto.

3 Per la grazia che mi è stata concessa, io dico a ciascuno di voi:non valutatevi più di quanto è conveniente valutarsi, mavalutatevi in maniera da avere di voi una giusta valutazione,ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato.

4 Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra equeste membra non hanno tutte la medesima funzione,

5 così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristoe ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri.

6 Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data aciascuno di noi. Chi ha il dono della profezia la esercitisecondo la misura della fede;

7 chi ha un ministero attenda al ministero; chi l’insegnamento,all’insegnamento;

8 chi l’esortazione, all’esortazione. Chi dà, lo faccia consemplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere dimisericordia, le compia con gioia.

9 La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore,attaccatevi al bene;

L’Amore Misericordioso - febbraio 2019

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L’Amore Misericordioso - febbraio 2019

10 amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nellostimarvi a vicenda.

11 Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito,servite il Signore.

12 Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseverantinella preghiera,

13 solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell’ospitalità.

14 Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e nonmaledite.

15 Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete conquelli che sono nel pianto.

16 Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; nonaspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili.Non fatevi un’idea troppo alta di voi stessi.

17 Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere ilbene davanti a tutti gli uomini.

18 Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pacecon tutti.

19 Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fareall’ira divina. Sta scritto infatti: A me la vendetta, sono io chericambierò, dice il Signore.

20 Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; seha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, ammasseraicarboni ardenti sopra il suo capo.

21 Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male.Romani 12, 1-21

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Il Santuario luogo di preghiera e di misericordia

“...A proposito della preghiera nei Santuari vorrei sottolineare due esigenze.Anzitutto, favorire la preghiera della Chiesa che con la celebrazione dei Sacramenti rendepresente ed efficace la salvezza. Questo permette a chiunque sia presente nel Santuario disentirsi parte di una comunità più grande che da ogni parte della terra professa l’unica fe-de, testimonia lo stesso amore e vive la medesima speranza: pregare senza interruzione (cfrLc 18,1) e di rimanere sempre vigilanti nell’attesa del suo ritorno (cfr Mc 14,28).I Santuari sono chiamati ad alimentare la preghiera del singolo pellegrino nel silenzio delsuo cuore. Con le parole del cuore, con il silenzio, con le sue formule imparate a memoriada bambino, con i suoi gesti di pietà…, ognuno deve poter essere aiutato ad esprimere lasua preghiera personale. Sono tanti che vengono al Santuario perché hanno bisogno di ricevere una grazia, e poi ri-tornano per ringraziare di averla sperimentata, spesso per aver ricevuto forza e pace nellaprova. Questa preghiera rende i Santuari luoghi fecondi, perché la pietà del popolo sia sem-pre alimentata e cresca nella conoscenza dell’amore di Dio. Nessuno nei nostri Santuari do-vrebbe sentirsi un estraneo, soprattutto quando vi giunge con il peso del proprio peccato... Il Santuario è luogo privilegiato per sperimentare la misericordia che non conosce confini.Questo è uno dei motivi che mi ha spinto a volere la “Porta della misericordia” anche neiSantuari durante il Giubileo Straordinario. Infatti, la misericordia, quando è vissuta, di-venta una forma di evangelizzazione reale, perché trasforma quanti ricevono misericordiain testimoni di misericordia. In primo luogo, il sacramento della Riconciliazione, che cosìspesso viene celebrato nei Santuari, ha bisogno di sacerdoti ben formati, santi, misericor-

P. Ireneo Martín fam

Gennaio 2019

DAL SANTUARIO DI COLLEVALENZADAL SANTUARIO DI COLLEVALENZA

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DAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZADAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZA

diosi e capaci di far gustare il vero incontrocon il Signore che perdona...Cari fratelli e sorelle, chiedo alla Madre diDio di sostenervi e accompagnarvi in que-sta grande responsabilità pastorale che vi èstata affidata. Vi benedico e prego per voi.E anche voi, per favore, non dimenticate dipregare e far pregare per me nei vostriSantuari”. (Udienza di Papa Francesco ai

Rettori dei Santuari 29/11/2018)

Continua con tanto entusiasmo e passione

la bella tradizione del Capodanno in fami-

glia al Santuario dell’Amore Misericordio-

so. Punto di riferimento è la Santa Messa

di mezzanotte del 31 dicembre presieduta

da Mons. Mario Ceccobelli, vescovo eme-

rito di Gubbio, nel Santuario dell’Amore

Misericordioso con la partecipazione di

numerosi pellegrini e di un gruppo consi-

stente di famiglie provenienti da varie par-

ti d’Italia.

Dal 30 dicembre all’1 gennaio 2019, si è

svolta la 24° edizione del Capodanno in

Famiglia. Hanno partecipato famiglie lega-

te ormai da anni a questo evento, insieme a

volti nuovi. A partire dal titolo, “Famigliadi… Parola”, i partecipanti hanno vissuto

momenti di riflessione, condivisione, fra-

ternità e preghiera.

Il primo momento, apprezzatissimo dai

presenti, è stata la relazione dei coniugi

Cheaib Robert e Camilla che ci hanno illu-

strato l’ABC dell’Amore… con la vita, oltreche con le parole! Toccanti le testimonianze

di vita, all’insegna di una certezza: l’Amore

Misericordioso ci abita, ci prende per mano

Da Montegranaro, famiglia di P. Corpetti fam

Da Licata - Agrigento

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DAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZA

e ci accompagna in ogni evento della no-

stra esistenza. La visita alla Casa di Madre

Speranza e la Festa della Speranza - offerta

dai bambini a conclusione dell’evento –

hanno permesso ai partecipanti di sentire il

gusto di una casa abitata e vivere la gioia di

essere, insieme, Famiglie di… Parola! La

Beata Speranza di Gesù protegga sempre

le vostre famiglie!

L’inverno è un tempo opportuno per guar-

dare con serenità alla nostra vita di consa-

crati/e al Signore. Le nostre consorelle, le

Ancelle dell’Amore Misericordioso scelgo-

no questo periodo per partecipare a corsi di

Esercizi spirituali: momento di rigenera-

zione fisica e spirituale, necessario dati i

ritmi con cui portano avanti le loro attività.

Diceva la nostra Madre: “Durante i santiEsercizi spirituali, decidetevi, figlie mie, dona-tevi totalmente a Dio e così correrete sicure sulsentiero della santità”.

Hanno partecipato a due corsi qui al San-

tuario. Ambedue sono stati preceduti da un

corso di aggiornamento formativo tenuto

da M. Speranza Montecchiani, Superiora

generale EAM. Le giornate degli Esercizi

si sono alternate tra lodi, preghiere, medi-

tazioni, riflessioni e Celebrazioni Eucaristi-

che. I predicatori dei due corrispettivi corsi

di Esercizi Spirituali sono stati: D. Gianlui-

gi Corti dal 10 al 18 gennaio e da Fratel

Pablo Munoz fmvd, dal 24 al 1 febbraio:

giorni di ricarica spirituale per essere pre-

senza e testimonianza nel cuore della Chie-

sa e nella Famiglia dell’Amore Misericor-

dioso.

Rimanendo sul tema degli Esercizi, devo

rilevare anche che dal 21 al 26 gennaio si è

tenuto alla Casa del Pellegrino un corso di

DAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZA

Da Caserta

Esercizi Spirituali EAM

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DAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZADAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZA

Esercizi spirituali. Vi hanno partecipato

una trentina di Frati Conventuali del Sacro

Convento di Assisi.

Dal 18 al 25 gennaio 2019, nel nostro San-

tuario, come in tutta la Chiesa Cattolica e

le Chiese non ancora in comunione con noi,

si è celebrata la Settimana di preghiera per

l’Unità dei Cristiani. Il tema: “Cercate di es-sere veramente giusti” (cfr Dt 16, 18-20).

Nel Santuario gli incontri serali di preghie-

ra, delle ore 18,00, si sono articolati con la

recita del Santo Rosario, i Vespri, la lettura

di un brano biblico e una breve riflessione

sul tema. Ha aperto la settimana di pre-

ghiera Mons. Mario Ceccobelli, proseguita

poi dai Padri del Santuario.

La Settimana è stata preparata dai cristiani

dell’Indonesia. Con una popolazione di 265

milioni di persone, di cui l’86% si professa

musulmano, l’Indonesia conta la più ampia

maggioranza musulmana rispetto ad ogni

altro paese. Vi è, però, un 10% di indone-

siani costituito da cristiani di varie tradi-

zioni. La nazione è fondata su cinque pila-

stri basilari chiamati Pancasila, con il mot-

to Bhineka Tunggal Ika (Unità nella diver-

sità). In questa diversità di etnia, lingua, e

religione, gli indonesiani hanno vissuto se-

condo il principio di gotong royong che si-

gnifica “vivere nella solidarietà e nella col-

laborazione”. Questa armonia sempre fra-

gile è oggi minacciata da tante ingiustizie

in modi nuovi. A fronte di queste ingiusti-

zie siamo obbligati, come cristiani, ad esa-

minare la nostra vita. È attraverso la no-

stra unità in Cristo e nelle nostre Comuni-

Esercizi Frati Minori Conventuali, Assisi

Da Arezzo

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tà che saremo in grado di combattere l’in-

giustizia e di offrire quanto necessario alle

loro sofferenze. Mossi da tale preoccupa-

zione, i cristiani in Indonesia hanno trova-

to che le parole del Deuteronomio “Cercatedi essere veramente giusti” (Dt 16, 18-20)

parlassero in modo vigoroso della loro si-

tuazione e delle loro necessità.

A parte i primi giorni dell’anno, caratteriz-

zati dalle festività del ciclo natalizio con

grande afflusso di fedeli al Santuario, il me-

se di gennaio ha registrato un calo delle

nostre attività, dovuto anche alla chiusura

della Casa del Pellegrino e a una ridotta

presenza dei pellegrini causata anche dalle

non buone condizioni del tempo. D’altron-

de il periodo invernale invita alla calma, al-

la riflessione, alla serenità del focolare. Il

freddo polare è arrivato per l’Epifania ac-

compagnato da basse temperature. Non-

ostante questi disagi vari pellegrini e fami-

glie con persone malate, tra le quali anche

bambini, hanno sfidato l’inclemenza del

tempo raggiungendo il Santuario per par-

tecipare ai sacramenti, alle liturgie peni-

tenziali e all’immersione nell’acqua del

Santuario.

Fiesole, Napoli, Sri Lanka, Filippine, Spa-

gna, Verona, Arezzo, Città di Castello,

Teramo, Viareggio, Perugia, Firenze,

Terni, Spoleto, Arezzo, Campolongo Mag-

giore (PD), Caserta, Civitavecchia, Cremo-

na, Figline Valdarno, Garaguso (Matera),

Latina Scalo, Licata (AG), Pistoia, Succivo

(CE), Torre Annunziata, Todi UNITALSI,

Civitella, Roma, Civita Castellana, Assisi,

Prato, Ronco, Livorno, Gubbio, Mantova,

Milano, Torino, Foligno.

DAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZADAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZA

Da Latina Scalo

La Superiora della nostra Casa di Spinaceto (Rm) con due novizie e a destra: Sacerdoti dalla Spagna

Page 43: 8 febbraio, Festa Liturgica della Beata Speranza di Gesù · sua miseria per vivere più decentemente, direbbe a quel signore: “Signore, non ti chiedo grandi ric-chezze, ma di vivere

PER Collevalenzada Roma Staz. Tiburtina 7,00 Ditta Sulga ferialeda Roma Staz. Tiburtina 8,15 Ditta Sulga festivo

da Roma Staz. Tiburtina 14,00 Ditta Sulga ferialeDitta Sulga - Fermata a Todi Pian di Porto festivo

da Roma Staz. Tiburtina 16,00 Ditta Sulga - Fermata al Bivio paese Collevalenza ferialeda Fiumicino 16,30 Ditta Sulga - Fermata a Todi Pian di Porto festivoda Fiumicino 17,00 Ditta Sulga - Fermata a Todi Pian di Porto ferialeda Napoli 8,15 Ditta Sulga - a richiesta - su Prenotazio ne* giornalieroda Pompei 7,15 Ditta Sulga - a richiesta - su Prenotazio ne* giornalieroda Roma Staz. Tiburtina 18,00 Ditta Sulga - Fermata a Todi Pian di Porto festivoda Roma Staz. Tiburtina 18,30 Ditta Sulga -Fermata a Todi Pian di Porto feriale

DA Collevalenzaper Roma Staz. Tiburtina 7,40 Dal bivio paese Collevalenza ferialeper Roma Staz. Tiburtina 14,45 Dal Centro informazioni - Fermata a richiesta - Prenotazio ne* ferialeper Roma Staz. Tiburtina 15,20 Dal Centro informazioni - Fermata a richiesta - Prenotazione * festivoper Napoli - Pompei 14,45 FERIALI (Navetta)

15,20 FESTIVI (Pullman di linea) ( ) giornaliero

per Roma - Fiumicino 8,10 Da Todi Pian di Porto festivoper Roma - Fiumicino 8,40 Da Todi Pian di Porto ferialeper Roma - Fiumicino 9,10 Da Todi Pian di Porto festivoper Roma - Fiumicino 9,40 Da Todi Pian di Porto feriale

* Le prenotazioni vanno effettuate al n. verde 800.099661 entrol’ultimo giorno feriale antecedente la parten za (entro le 19.00)

Dal Centro informazioni - Fermata a richiesta - Preno tazione*

2019iniziative a Collevalenza

22-24 febbraio Convegno UNITALSI Romana/Laziale

25 febbraio-1 marzo Esercizi Spirituali Sacerdoti

8 maggio Festa di Maria Mediatrice

25 maggio Giornata Regionale Vita Consacrata

8 giugno Assemblea Diocesana Orvieto-Todi

23-29 giugno Esercizi Movimento Mariano

1-5 luglio Esercizi Spirituali Sacerdoti

5-7 luglio Raduno Ragazzi

11-14 luglio Esercizi Spirituali per Laici

18-20 ottobre Convegno Nazionale ALAM

11-15 novembre Esercizi Spirituali Sacerdoti

18-22 novembre Convegno CISM

25 FEBBRAIO - 1 MARZOGuida: Mons. FrancescoZENNA (Vicario generaleDiocesi di Chioggia) Tema: Le conversioni di Pietro

1-5 LUGLIOGuida: Sua Ecc.za Mons.Giovanni INTINI (Vescovo diTricarico)Tema: La luce del Cristo risortodentro la faticosa vicendaumana (L’Apocalisse)

11-15 NOVEMBREGuida: Mons. MauroCOZZOLI (Docente TeologiaMorale nella PontificiaUniversità Lateranense)Tema: Alla sequela del BuonPastore

Luogo: Santuario dell’AmoreMisericordioso- Collevalenza

11-14 LUGLIOGuida: D. Giuseppe CostantinoZITO ((Parroco e docente dellaFacoltà Teologica Pugliese))Tema: La Via dei discepoli di Cristo. “Egli vi precede in Galilea. Là lovedrete, come vi ha detto”. (Mc16,7)

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Orari e Attività del Santuario

Orari e Attività del Santuario

Come arrivare a

Dall’autostrada del Sole:per chi viene da NORD: uscire al Casello di VALDICHIANA e prose-

guire per Perugia, Ponte San Giovanni, Todi, Collevalenza;per chi viene da SUD: uscire al Casello di ORTE e proseguire (sulla

linea di Perugia) per Sangemini, Acquasparta, Collevalenza.

Con il pullman:Vedi orari sullo specchietto “SERVIZI DI PULLMAN” sulla pagina

precedente (III di Copertina)

In trenola rete delle Ferrovie dello Stato è collegata con la rete ferroviariadella Centrale Umbra: Sansepolcro – Terni.

SANTUARIO AMORE MISERICORDIOSO - COLLEVALENZAhttp://www.collevalenza.it

Centralino Telefonico 075-8958.1Conto Corrente Postale 11819067

Tel.: 075-895 82 82 - Fax: 075-895 82 83E-mail: [email protected]

TELEFONI – FAX – E-MAIL– CASA del PELLEGRINO

075-8958.1 - [email protected]

– ATTIVITÀ GIOVANILE VOCAZIONALE075-8958.209 - 075-8958.291

E-mail: [email protected] - http://www.giovaniamoremisericordioso.it

– POSTULAZIONE CAUSA DI CANONIZZAZIONE DI MADRE SPERANZA075-8958.1 -

:1. Presso la Comunità FAM del Santuario, per i sacerdoti che vogliono trascorrere qualche

giorno in comunità (referente il Superiore della Comunità del Santuario).2. Presso la Comunità di Accoglienza sacerdotale dei FAM, per i sacerdoti diocesani anziani,

in modo residenziale (referente il Superiore della Comunità di Accoglienza).