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217 UdA 2 Il racconto dei Vangeli inserto iconografico SEZIONE 3 216 sezione 3 Gesù Cristo L’iconografia mariana Quello della Madonna è il tema iconografico più ricco di tutta l’arte cristiana. Con l’espressione “iconografia mariana” si intende tutta quella serie di tipologie con cui l’immagine della Madonna è stata rappresen- tata nei secoli dalla storia dell’arte. La mag- gior produzione di opere figurative su Maria si è avuta tra il Medioevo e il secolo seguente a quello della Riforma cattolica, cioè tra il Duecento e il Seicento, secondo due filoni fondamentali di immagini: quelle legate alla descrizione di singoli episodio della sua vita e quelle con un intento più simbolico, intesa a rappresentare dei teologici o delle credenze legati alla figura mariana. Le prime rappresentazioni in Occidente La più antica immagine conosciuta è quella della catacombe di Priscilla a Roma, risa- lente alla metà del III secolo: essa ritrae la Madonna seduta che tiene in braccio il Bam- bino Gesù. Le pitture murali delle catacombe poi si evolveranno anche sotto forma di mo- saici, intagli lignei ecc. Maria viene rappre- sentata sotto due forme principali, una che deriva dall’arte romana, dalla cosiddetta fi- gura dell’Orante, cioè di una persona in piedi che prega levando le braccia al cielo. La seconda tipologia, invece, è di deriva- zione orientale, e Maria vi appare reggendo in braccio il Bambino Gesù. Questi due tipi di figurazione, tuttavia, non vedono mai la Madonna rappresentata autonomamente, se- condo un culto proprio, ma la inseriscono in rappresentazioni simboliche, o nel contesto di episodi narrativi. Ad esempio tipica è la rappresentazione della Madonna con il Bam- bino nella scena dell’adorazione dei Magi. dogmi La figura di Maria nell’arte Trionfo dell’Impero cristiano, particolare della porta lignea della basilica di Santa Sabina, Roma. In questo pannello ligneo vediamo in alto Gesù racchiuso nella caratteristica struttura a mandorla. La Madonna sta sotto, al centro, tra san Pietro e san Paolo, e tiene le braccia alzate nella posizione dell’orante. Madre di Dio orante, mosaico del X secolo, chiesa di Santa Sofia, Kiev. L’immagine della Madonna orante appare anche in Oriente, fin dal IV secolo, e si tramanda in quelli successivi, mantenendo uno schema rigido e fissato dalla tradizione, come è tipico per la produzione delle icone, per le quali l’abilità dell’artista non risiede nelle sue capacità inventive, bensì in quella di mantenersi fedele ad un modello originale. Adorazione dei Magi, particolare del mosaico dell’arco trionfale, prima metà del V secolo, Santa Maria Maggiore, Roma. Vediamo Maria che mostra ai Magi il Bimbo sollevandolo sulle braccia. Benché inserito in un contesto narrativo, questo tipo di immagine ha anche un valore simbolico, poiché intende mettere in rilievo il ruolo di Maria nell’incarnazione di Cristo. Joas van Cleve, L’adorazione dei Magi, pannello del trittico del 1515, chiesa di San Donato, Genova. Dogmi Dal greco dogma, opinione. Sono le verità di fede alla base del credo cristiano. 02-unità 2 lilla tris 1-02-2007 16:41 Pagina 216

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L’iconografia marianaQuello della Madonna è il tema iconograficopiù ricco di tutta l’arte cristiana.Con l’espressione “iconografia mariana” siintende tutta quella serie di tipologie con cuil’immagine della Madonna è stata rappresen-tata nei secoli dalla storia dell’arte. La mag-gior produzione di opere figurative su Mariasi è avuta tra il Medioevo e il secolo seguentea quello della Riforma cattolica, cioè tra ilDuecento e il Seicento, secondo due filonifondamentali di immagini: quelle legate alladescrizione di singoli episodio della sua vitae quelle con un intento più simbolico, intesaa rappresentare dei teologici o dellecredenze legati alla figura mariana.

Le prime rappresentazioniin OccidenteLa più antica immagine conosciuta è quelladella catacombe di Priscilla a Roma, risa-lente alla metà del III secolo: essa ritrae laMadonna seduta che tiene in braccio il Bam-bino Gesù. Le pitture murali delle catacombepoi si evolveranno anche sotto forma di mo-saici, intagli lignei ecc. Maria viene rappre-sentata sotto due forme principali, una chederiva dall’arte romana, dalla cosiddetta fi-gura dell’Orante, cioè di una persona inpiedi che prega levando le braccia al cielo.La seconda tipologia, invece, è di deriva-zione orientale, e Maria vi appare reggendoin braccio il Bambino Gesù. Questi due tipidi figurazione, tuttavia, non vedono mai laMadonna rappresentata autonomamente, se-condo un culto proprio, ma la inseriscono inrappresentazioni simboliche, o nel contestodi episodi narrativi. Ad esempio tipica è larappresentazione della Madonna con il Bam-bino nella scena dell’adorazione dei Magi.

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La figura di Marianell’arte

Trionfo dell’Imperocristiano, particolare dellaporta lignea della basilicadi Santa Sabina, Roma.In questo pannello ligneovediamo in alto Gesùracchiuso nellacaratteristica struttura amandorla. La Madonnasta sotto, al centro, trasan Pietro e san Paolo,e tiene le braccia alzatenella posizione dell’orante.

Madre di Dio orante,mosaico del X secolo,chiesa di Santa Sofia,Kiev. L’immagine dellaMadonna orante appareanche in Oriente, fin dalIV secolo, e si tramandain quelli successivi,mantenendo unoschema rigido e fissatodalla tradizione, come ètipico per la produzionedelle icone, per le qualil’abilità dell’artista nonrisiede nelle sue capacitàinventive, bensì in quelladi mantenersi fedele adun modello originale.

Adorazione dei Magi, particolare del mosaicodell’arco trionfale, prima metà del V secolo, SantaMaria Maggiore, Roma. Vediamo Maria che mostra aiMagi il Bimbo sollevandolo sulle braccia. Benchéinserito in un contesto narrativo, questo tipo diimmagine ha anche un valore simbolico, poichéintende mettere in rilievo il ruolo di Marianell’incarnazione di Cristo.

Joas van Cleve,L’adorazione dei Magi,pannello del trittico del1515, chiesa di SanDonato, Genova.

DogmiDal greco dogma,opinione. Sono leverità di fede allabase del credocristiano.

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Maria nelle Scritture:la tradizione orientaleIl fatto che in questo periodo Maria nongoda quasi mai di rappresentazioni esclusi-vamente proprie deriva dal fatto che neiVangeli canonici la sua figura non ci ap-pare mai come descritta autonomamente,ma appare sempre come personaggio cheha la propria ragione di esistere solo in fun-zione del farsi uomo di Dio, nell’incarna-zione in Gesù Cristo.

La prima menzione di Maria si trova nell’epi-sodio dell’annunciazione narrato da Luca(1, 26-389, e poi successivamente in episodiquali la visitazione (Luca 1, 39-56), la nati-vità (Luca 2, 1-7), l’adorazione dei pastori(Luca 2, 8-20) e dei Magi (Matteo 2, 9-12), lapresentazione di Gesù al Tempio (Luca 2,22-35), la fuga in Egitto (Matteo 2, 13-15), ilritrovamento di Gesù tra i dottori (Luca2, 41-50), le nozze di Cana (Giovanni 2,1-11), la crocifissione (Giovanni 19, 25-27),e poi negli Atti degli apostoli nell’episodiodella pentecoste (1, 12-14).

tino nel VII-VIII secolo. Possiamo così leggereche Maria nacque a Gerusalemme, daGioacchino e Anna, coppia rimasta prima alungo sterile, tanto da meritare la condannadei sacerdoti del Tempio; vediamo poi unangelo che annuncia contemporaneamenteai due coniugi, l’uno nel deserto l’altra incittà, la nascita di una figlia, la quale passacon i genitori i primi tre anni della sua vita,ed è successivamente accolta nel Tempio,dove vive fino ai dodici anni, nutrita da unangelo. Esce dal Tempio solo per sposarel’anziano Giuseppe, prescelto tra gli scapolidella comunità in seguito a un miracolo:tutti i pretendenti avevano infatti portato aisacerdoti del Tempio una verga, cioè unramo secco, ma solo quello offerto da Giu-seppe era fiorito.

Un’altra serie di testi trattò specificamentedella morte e dell’assunzione in cielo diMaria; si tratta di testi che ebbero un certopeso anche per l’elaborazione della dottrinamariana da parte dei : cilimitiamo a ricordare il Transitus sive Dor-mitio beatae Mariae Virginis dello pseudo-

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così in Oriente, inquegli stessi secoli, ap-parvero una serie ditesti incentrati specifi-camente su Maria. Sitratta di testi che fannoparte dei cosiddetti

dalcarattere aneddoticoe fiabesco, cui laChiesa ha negatoqualsiasi origine di-vina, ma che tantaparte hanno avuto nelformarsi dell’immagi-nario, anche icono-grafico, che riguardala figura di Maria.Proprio riguardo all’i-conografia gli scrittipiù importanti sono ilProto-vangelo di Gia-como, scritto in grecointorno al 200, e ilVangelo dello Pseudo-Matteo, redatto in la-

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Rogyer van der Weiden, 1435-1438, Museum of FineArts, Boston. Secondo una leggenda sorta in Oriente neiprimi secoli del cristianesimo san Luca avrebbe dipinto unritratto della Madonna.

Viaggio a Betlemme,Santa Maria Foris.Portas, Castelseprio.Nelle primerappresentazionioccidentali, come inquesto affresco, chealcuni studiosi fannorisalire al VI secolo, e chemostra Giuseppe e Mariain viaggio per Betlemme,dove nascerà Gesù, nonappare mai da sola, masempre inserita in uncontesto di cui è soltantopartecipe.

Eutichio e MicheleAstrapas, Natività diMaria, 1295 ca., chiesadi San Clemente,Ochrida (Grecia).Gli episodi rimastici inOriente dell’infanzia diMaria risalgono a partiredal IX secolo, poiché idipinti precedenti eranostati cancellati dalla furiadell’eresia iconoclasta,condannatadefinitivamente nelConcilio di Nicea del 385.Vedi a p. 288.

Tuttavia, in un conte-sto come quello delbacino del Mediterra-neo, le cui diverseculture e religioniavevano sempre avu-to la figura di unadea-madre di note-vole rilievo, anche icristiani dei primi se-coli ereditarono que-st’esigenza, trasferen-dola appunto in unculto mariano a sestante, che andò svi-luppandosi nel II e IIIsecolo. L’ampia diffu-sione di questo cultorendeva insufficientiagli occhi dei fedeli lescarse notizie fornitedagli scritti canonici:

Padri dellaChiesaÈ un titolo che apartire dal IV secolola Chiesa attribuìad alcuni pensatorie scrittori dimateria religiosa, lecui dottrine eranoritenute conformialla rettainterpretazione deitesti sacri. Laletteratura che essiprodussero, lacosiddetta“patristica”, risposeanche allanecessità dellaChiesa diconfrontarsi con latradizione filosoficache si ereditava daiclassicidell’antichità,provando arileggere il pensierogreco, come quelloplatonico, in mododa rintracciarvi unsenso cristiano.

Vangeli apocrifiVedi a p. 83.

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cata da altre scene degli ultimi giorni diMaria (come l’Annuncio di morte, la Pre-ghiera, la Morte, il Funerale, la Deposizionenel sepolcro) fino a costituire nel XIII secolodei veri e propri cicli pittorici che prendonoil nome di Kòimesis.

Giovanni, del 400 ca. Tratti dalla Dormitio,sempre in Oriente, e a partire dall’XI secolo,si affermano due tipi di rappresentazionipittoriche. In primo luogo la scena dellamorte della Vergine, detta Dormitio Virgi-nis. Questa scena unica verrà via via affian-

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Bottega di Vittore Carpaccio, La morte della Vergine, 1502-1507, Ca’ d’oro, Venezia.Venezia, per via dei suoi traffici commerciali col Mediterraneo orientale, ha fatto da ponte tra la cultura figurativabizantina e quella europea, trasportando in questa numerose figurazioni tipiche dell’arte orientale. Questodipinto, ad esempio, fa parte di un ciclo con Storie della vita di Maria realizzato per la scuola degli albanesi diVenezia. Nella scena sono presenti tutti gli elementi costitutivi tipici della Dormitio Virginis vera e propria. Maria èraffigurata distesa, in mezzo agli Apostoli, tra cui hanno posizione di rilievo Pietro e Paolo. Accanto stanno anchegli angeli, mentre in cielo volteggiano piccoli cherubini, sopra i quali, nella tipica struttura a mandorla, è postoGesù, che reca l’anima della madre, raffigurata nelle sembianze di un neonato rivestito di fasce bianche.

Giotto, La presentazione di Maria al Tempio,1303-1305, Cappella degli Scrovegni, Padova.Si deve a Giotto il primo grande ciclo di affreschi conle storie complete della vita di Maria, che nei diversiriquadri della cappella degli Scrovegni propone primagli episodi della vita di Gioacchino e sant’Anna, fino alloro matrimonio, e poi la nascita della Vergine con gliepisodi della sua giovinezza seguiti dalla nascita diGesù e dalle Storie di Cristo. Qui vediamo il momentoin cui Maria bambina viene presentata da Gioacchinoe Anna ai sacerdoti del Tempio.

Le Storie di Maria nell’arteoccidentaleIn Occidente l’attenzione al carattere narrativodella vita di Maria si afferma a partire dal IX se-colo, sotto la dinastia dei carolingi, che dedi-carono ad essa numerosi edifici di culto. Magrande diffusione ebbero gli episodi marianianche nella produzione di libri miniati, comenel Graduale di Prüm e nell’Evangeliario di Ar-tois. Altri momenti attenzione agli aspetti piùumani di Maria si ebbero nell’arte italiana delXII secolo, ma una specifica iconografia dell’in-tero ciclo della vita della Vergine si affermasolo al partire dal XIII secolo, quando, tramitele crociate, furono maggiormente conosciuti inOccidente i , sulla base deiquali vennero prodotti molti testi che racconta-vano la vita di Maria, come la Legenda aurea,di Jacopo da Varagine , della metà del XIII se-colo. Sulla scia di queste opere letterarie nac-quero una serie di cicli di affreschi dedicati ap-punto alle Storie della Vergine, da quello di

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Pietro Cavallini in Santa Maria in Trastevere aRoma, del 1291, a quelli di Paolo Uccello nelduomo di Prato (1440 ca), di Filippo Lippinella cattedrale di Spoleto (1469), di Dome-nico Ghirlandaio in Santa Maria Novella a Fi-renze (1486-1490), fino a quello di FedericoZuccari nella basilica della Santa Casa a Loreto(1582-83), senza tralasciare la splendida ve-trata a forma di rosone di Duccio di Buoninse-gna nel duomo di Siena, del 1288.

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L’annunciazioneL’arte occidentale predilige comunque larappresentazione di singoli episodi di vitamariana, raffigurati in prevalenza sui grandidipinti su tavola o su tela che sovrastano l’al-tare (le cosiddette pale). Vediamo così in pre-valenza la nascita di Maria, ma soprattuttol’annunciazione, in cui l’angelo appare aMaria impugnando un bastone, simbolo diautorità, che nel XIV secolo si trasformerà nelgiglio, simbolo di purezza. Maria è ritratta incompagnia di un libro, segno della sua vitaintenta alla preghiera. Ulteriore elementodell’iconografia dell’annunciazione è ilVerbo divino, simboleggiato da una colombao da un fascio di luce che si dirige verso l’o-recchio della Vergine, in quanto si ritenevache ella avesse concepito Gesù per averascoltato l’annunzio divino.

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ficoLo sposalizio della Vergine

Le nozze di Maria non sono menzionate neiVangeli, ma appaiono per la prima volta nelLibro di Giovanni (uno degli apocrifi) e poinella Legenda Aurea. La scena si svolge soli-tamente dinanzi al Tempio presso il quale laVergine fu allevata, col sacerdote che con-giunge le mani dei due sposi. Giuseppe èrappresentato come un uomo di età matura,ma non vecchio e con la barba bianca comeappare di solito nella scena della natività.Spesso alle spalle di Maria si trovano le ver-gini sue compagne di giovinezza, mentreGiuseppe è accompagnato dagli altri preten-denti sconfitti.

Filippo Lippi, Annunciazione, 1445, Galleria Nazionaled’Arte Antica, Roma.In questo dipinto è presente una variante singolare:Gabriele porge direttamente il giglio a Maria.

Dante Gabriel Rossetti,Ecce Ancilla Domini,1850, Tate Gallery,Londra. L’iconografiadell’Annunciazione simantiene pressochécostante nei secoli,come ci dimostraquesto dipintoottocentesco.

Annibale Carracci, Pietà, 1599-1600, Museo diCapodimonte, Napoli. A differenza della famosastatua di Michelangelo in San Pietro, del 1500, equindi precedente la Riforma cattolica (vedi a p. 345),col corpo di Gesù in braccio alla Madonna, questodipinto, successivo alla Riforma, vede in braccio aMaria soltanto il capo del cadavere del Cristo.

Perugino, Sposaliziodella Vergine, 1500-1504, Musee des Beaux-Arts, Caen.In ambito italiano sirappresenta il momentoin cui Giuseppe infila lafede al dito di Maria,poiché si riteneva chel’anello fosse conservatocome reliquia nellacappella del Sacro Anellodella cattedrale diPerugia, in cuioriginariamente si trovavaanche questo dipinto, dicui, negli stessi anni,diede una celebreversione Raffaello, oraconservata a Milano,nella Pinacoteca diBrera.

La pietàSi tratta di un’immagine che deriva daquella del Compianto sul Cristo morto (ce-lebre quello di Giotto nella cappella degliScrovegni a Padova), in cui una serie di fi-gure, principalmente la Madonna, la Mad-dalena e san Giovanni piangono sul corpodi Cristo appena deposto dalla croce e di-steso per terra. Nella scena della Pietàresta soltanto più Maria, che regge ingrembo il corpo del figlio morto. Il sog-getto non ha riscontro nei Vangeli, ma de-riva dalla letteratura bizantina e da quellamistica dei secoli XIII e XIV, come le Reve-lationes di santa Brigida di Svezia. Durantela Riforma cattolica l’immagine si tra-sforma: Cristo ha il corpo steso a terra sulsudario e solo il suo capo è in grembo allaMadonna.

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La morte e l’assunzioneRelativamente meno frequente nelle pale d’al-tare è la scena della Morte della Vergine Que-sto tema viene anche definito della DormitioVirginis, poiché secondo la tradizione Marianon era realmente morta, ma dormì per tregiorni prima della sua assunzione in cielo, ef-fettuata sotto forma di rapimento di anima ecorpo. Il termine di assunzione, infatti, indicache ella fu portata in cielo, a differenza diGesù, che vi salì da solo. Celebrata per moltisecoli come festa della Chiesa, l’assunzionevenne proclamata articolo di fede da Pio XII nel1950. Tale credenza, tuttavia, non trova riscon-tro nei Vangeli canonici, ma solo in quelli apo-crifi e nei testi ad essi ispirati. Nelle Legendaaurea, ad esempio, si legge che mentre gli apo-stoli sedevano presso il sepolcro di Maria, ilterzo giorno dopo la sua morte, Gesù apparveloro insieme a san Michele, che reggeva l’a-nima della Vergine: “Ed ecco l’anima tornò alcorpo di Maria, e uscì gloriosamente dallatomba, e così fu ricevuta nella camera celeste,e una grande compagnia di angeli con lei.”

L’evoluzione simbolica:Maria, madre della ChiesaAbbiamo già detto come accanto a quellodelle immagini di taglio narrativo l’iconolo-gia mariana sviluppi nel corso dei secoli unfilone più funzionale a esigenze devozionali,alla necessità della Chiesa e dei fedeli di ve-nerare una figura materna. L’evoluzione dellateologia mariana accompagnò quella cristo-logica: il concilio di Nicea (325) assunse adogma la divinità della maternità mariana,mentre il concilio di Efeso (431) e quello diCalcedonia (451) ribadirono il ruolo diTheotókos, cioè “madre di Dio” (già eviden-ziato peraltro nei Vangeli canonici) della Ma-donna, la cui verginità venne affermata in-vece nel concilio di Costantinopoli, del 553.Contemporaneamente i svilupparono la riflessione su Maria comemadre dell’umanità, al pari di Eva, e nel con-tempo madre della Chiesa. A seguito di que-sti impulsi teologici nacquero sul piano delleimmagini delle rappresentazioni simbolichedi Maria, che si fissarono in tipologie parti-colari. Vediamone alcune.

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Tiziano, Assunzione, 1516-1518, basilica di SantaMaria dei Frari, Venezia. Nel Rinascimento la scenaviene rappresentata su tre livelli: in quello superioreDio attende l’arrivo in cielo della Vergine, che sta alcentro sollevata verso l’alto su una nuvola dagliangeli. Nel livello inferiore gli apostoli circondano ilsepolcro vuoto e levano sgomenti gli occhi al cielo.

Caravaggio, Morte della Vergine, 1606, Museo delLouvre, Parigi.Caravaggio ci dà qui una rappresentazione di estremoed emozionante realismo. Per meglio descrivere lefattezze di una moribonda, infatti, egli aveva sottratto ilcadavere di una popolana annegata nel Tevere,passando la notte a ritrarla, episodio che fece moltoscandalo. Il catafalco sul quale è riversa la Vergine ècircondato dagli apostoli, di cui è descritto mirabilmentel’intenso dolore, in particolare quello di san Giovanni,che porta la mano alla guancia, secondo un gesto tipicodi dolore che era già proprio dell’arte antica.

Beato Angelico, Incoronazione della Vergine, 1434-1435, Convento di San Marco, Firenze.

L’Incoronazione è l’atto finale che segueall’assunzione. Nella versione più

comune la Vergine siedeaccanto a Cristo che le

pone in capo unacorona; talvolta ella è

inginocchiata, e,insieme a Gesù, èpresente ancheDio padre. Lavariante dellaMadonna dasola conl’attributo dellacorona (ReginaCoeli) apparenel XIII secolonelle sculturedelle cattedralifrancesi, ecostituisce lapersonificazionedella Chiesa.

La Vergine sul portale della facciata ovest dellacattedrale di Reims.Bernardo di Chiaravalle, che riprese con vigorel’identificazione di Maria con la sposa delCantico dei Cantici, diede impulsofortissimo a una devozionemariana che, per la suaintensità, fu definita“mariolatria”. Egli posel’accento anche sul caratteredella Madonna come “sededi sapienza”, simboleggiatadal libro che ella tiene inmano. Questa rinascita delculto mariano si tradusse nellaricca serie di immagini scultoreedella Madonna che decorano lecattedrali gotiche francesi.

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Padri della ChiesaVedi a p. 219.

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La Madonna con il BambinoDopo la definizione del dogma della VergineTheotókos (madre di Dio) tale immagine do-mina nelle absidi delle chiese bizantine e sidiffonde nelle icone, dove, a partire dal VI se-colo, si fissa in alcune tipologie, come quelladell’Odighitria, che prende il nome dal mona-stero degli Hodigoi (“coloro che indicano lavia”), presso Costantinopoli, in cui si veneravafin dal VI secolo il prototipo di questa icona,ritrovata in Palestina, attribuita dalla tradizionea san Luca e distrutta dai turchi nel 1453, a se-guito della conquista della città. L’Odighitriarappresenta la Vergine che regge sul braccio

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La Vergine Mariacircondata dagli angeli,VI secolo, Sant’ApollinareNuovo, Ravenna.Questa interpretazionedell’Odighitria è la piùfedele al dettato propriodel monastero degliHodigoi: infatti si trattadella Vergine che indica ilbimbo il quale a sua voltaindica con la manina lavia da seguireall’umanità. Comespesso accade laMadonna non apparesola: in questo caso èaccompagnata dagliangeli.

Madre di Dio della tenerezza, XV secolo, Galleria diPalazzo Leoni Montanari, Vicenza. Le icone orientali(questa proviene da Novgorod) mantengonoinalterato fino ai nostri giorni lo schema del bimbo chebacia la guancia della Madonna. Anche gliatteggiamenti rimangono rigidi, fissati nel tempo.

La Madre di Dio tra i Santi Teodoro e Giorgio, VI secolo,Monastero di Santa Caterina del Sinai. Questa è inassoluto una delle icone più antiche che ci siano rimaste.Notiamo il rotolo di pergamena tenuto nella maninasinistra dal Bambino, a simbolo della sua sapienzadivina; la destra è atteggiata a benedire l’umanità.

sinistro il bambino, indicandolo con la manolibera. Il bimbo regge nella manina destra unrotolo di pergamena, simbolo di sapienza,mentre con la sinistra benedice gli astanti.Evoluzione dell’Odighitria è la Eleusa, cioè laMadonna “della tenerezza”, caratterizzatadalla Vergine e il Bambino coi volti accostati,in seguito dal Bambino che accarezza laguancia della madre in un gesto di intensa te-nerezza. Questo motivo passò direttamentedall’area bizantina a quella italiana, dove ini-zialmente fu reso mantenendo l’impostazionerigida e frontale delle icone, ma, a partire dalDuecento, l’immagine, pur mantenendo sti-lemi orientali, si fece più mossa e commo-vente, come nelle Madonne col Bimbo diCoppo di Marcovaldo, Cimabue, Duccio diBoninsegna, Pietro Lorenzetti, fino a Raffaello.

Sandro Botticelli, Madonna col Bambino, XV secolo, Gemäldegalerie der Akademieder Bildenkunst, Vienna. Passando al Rinascimento il tema della Madonna con ilbimbo si umanizza sempre di più, gli atteggiamenti si fanno più naturali, piùcommoventi: lo spettatore partecipa alla scena come avesse sotto gli occhi unaqualsiasi madre del suo tempo con il braccio il figlioletto.

Duccio di Buoninsegna,Madonna di Crevole,XIII secolo, Museodell’Opera del Duomo,Siena. Nel passaggioall’arte occidentale gliatteggiamenti si fannopiù sciolti e naturali, colbimbo che accarezza,anziché baciare, lamadre.

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Le variazioni sul tema della Vergine con ilBambino sono infinite, spesso accompa-gnate nel Cinquecento e nel Seicento daoggetti simbolici sorretti dai protagonisti,come la mela. che allude all’albero delbene e del male e dunque al mistero della

La Madonna in tronoL’immagine della Madonna assisa sul tronopassa dall’arte bizantina a quella europea,dove, a partire dal IX secolo, acquista unapropria peculiarità, venendo denominata“Maria in Maestà” (Majestas Mariae) a simili-tudine dell’immagine già diffusa del Cristo introno (Majestas Domini) che appariva nelleabsidi delle chiese e che ricalcava l’imma-gine romana dell’imperatore seduto in trono.La Majestas Mariae nasce in Francia, nella

Giovanni Pisano,Madonna col Bambino,1298-1299, Museodell’Opera del Duomo,

Pisa. In questa sculturail Bambino Gesù tiene

in mano il globoterracqueosormontato dalla

croce, asimbolo dellaredenzione daLui compiutadel mondo edel dominiouniversale

della Chiesa.

Raffaello, Madonna del Cardellino, 1506, Galleria degli Uffizi, Firenze.Questa è forse la più famosa delle Madonne con il bimbo provviste diun senso allusivo: la ciotola legata alla cintola si san Giovannino alludeal futuro battesimo di Gesù, mentre il cardellino tenuto dai due bimbi neprefigura la passione.

Simone Martini, Maestà, 1312-1315, Palazzo Pubblico,Siena. Le prime semplici immagini della Madonna introno si arricchiscono col tempo dell’accompagnamentodi angeli e santi. Il trono viene inoltre posto sotto unastruttura a baldacchino, simbolo della Chiesa comeedificio e come Ecclesia universale.

regione dell’Alvernia: prototipo ne sarebbestata una statua dorata della Vergine fatta rea-lizzare dal vescovo di Clermont sul modellodi un’icona bizantina.

redenzione; le spighe di grano; l’uva o labrocca che contiene il vino, simbolo euca-ristico; la ciliegia, frutto del paradiso, lamelograna, simbolo della risurrezione; lanoce, che allude alla doppia natura di Cri-sto; il cardellino, simbolo della passione.

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La Madonna del latte

Tra i vari tipi di icona che i crociati porta-rono dall’Oriente, particolare fortuna ebbein Occidente il tipo della Galaktotrophousa,cioè della Madonna che nutre col suo latteil Bambino, un tema diffuso dal XII a tutto ilXVIII secolo. Viene rappresentata la Ma-donna che, appunto, talvolta in compagniadi angeli. allatta il Bambino, il quale è ri-tratto in modo del tutto naturalistico mentresucchia il latte, oppure è rivolto verso lospettatore sulle ginocchia della Madre colseno scoperto.

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Nicola Pisano, Madonnadel latte, 1260 ca.,Museo Nazionale di SanMatteo, Pisa. Questascultura appartiene allavariante in cui il Bambinosucchia direttamente illatte da Maria. Jean Fouquet, Madonna

col Bambino, 1450,Musee Royal des BeauxArts, Anversa.

La DéesisLa Déesis (intercessione, preghiera) si svi-luppò in ambito bizantino a seguito delconcilio di Nicea del 787, che approvò ladottrina dell’intercessione dei santi e degliangeli. In questo tipo di immagine Cristo,al centro, è affiancato da Maria a sinistra eda san Giovanni Battista a destra, i quali in-tercedono a favore dell’umanità. A partiredal XII secolo questo gruppo, in virtù delsuo significato misericordioso, divenneparte integrante delle raffigurazioni delGiudizio universale, con la figura del Batti-sta spesso sostituita da quella di san Gio-vanni evangelista.Fin dal Medioevo il latte aveva una valenzasimbolica di dispensa delle grazie, essendovisto come elemento di mediazione tra lasfera divina e quella terrena. Nacquero cosìraffigurazioni della Vergine intenta a far sgor-gare dal seno rivoli di latte, talvolta conl’aiuto del Bambino stresso: sono le cosid-dette Madonne delle Grazie, che rientrano inquella famiglia di immagini della Madonnacome mediatrice tra Dio e uomo, interce-dendo per quest’ultimo. Si tratta di un’icono-grafia particolarmente diffusa dopo laRiforma cattolica, impegnata a ridare forza alruolo della Vergine nella vicenda della re-denzione anche attraverso al suo ruolo di di-spensatrice di indulgenze nei confronti delleanime del purgatorio, per cui la Madonnadel latte appare anche tra le anime purganti.Una variante ulteriore ne è la Madonna delsuffragio, che appare ad assistere gli angeli iquali, a loro volta, sono intenti a liberaredalle fiamme le anime del purgatorio. Parti-colarmente venerato questo tipo di imma-gine fu nella prima metà del XIV secolo, inconcomitanza dell’epidemia di peste checolpì l’Europa.

Lorenzo Monaco,La doppia intercessione,inizi del XV secolo,Metropolitan Museum ofArt New York.Qui la Vergine intercedeper il gruppo di fedeli aisuoi piedi (raffigurati ascala ridotta, secondo laconvenzione medievale)chiamando in causal’intera Trinità. La scenasi svolge secondo unandamento circolare: laVergine, impugnandouna mammella perricordargli di averlonutrito, si rivolge a Cristo,il quale a sua volta sirivolge al Dio Padre, conla colomba dello Santo afare da legame tra Padree Figlio.

A sinistra: Masolino da Panicale, Madonna dell’umiltà,1415-1420, Galleria degli Uffizi, Firenze.Ulteriore versione della Madonna del latte è laMadonna dell’umiltà, figurazione particolarmentevenerata nel periodo della “cattività avignonese” deipapi (vedi a p. 331), e che mostra la Vergine mentreallatta il Bambino non assisa in trono, ma umilmentein terra, con o senza cuscino.

Stephan Lochner,Madonna del pergolato dirose, 1450 ca., Wallraf-Richartz-Museum,Colonia. La Madonnadell’umiltà nel XIV secolodiede vita a una varianteparticolare, quella dellaMadonna seduta su unprato fiorito o su ungiardino chiuso, simbolodella Chiesa (L’“hortusconclusus” descritto nelCantico del Cantici), perdivenire poi la Madonnadel roseto, frequente nelperiodo rinascimentale,che raffigura la Madonnacol Bambino sotto unroseto a forma dipergola.

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La Madonna del partoQuesto tipo di immagine esprime il concettodi Maria strumento della redenzione a partiregià dal momento iniziale della vicenda ter-rena del Cristo. La Vergine è mostrata col ven-tre rigonfio, segno della gravidanza; talvoltatiene in grembo un libro, simbolo della sa-pienza divina del Bimbo che sta per nascere,oppure può essere posta sotto una struttura atabernacolo, allusione alla Vergine come ri-cettacolo di Cristo.

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ficoLa Madonna della misericordia

Questo tipo di immagine contempla la Ver-gine in piedi con le braccia allargate a sor-reggere un ampio mantello sotto il qualetrovano protezione i fedeli. Il mantello findall’antichità era simbolo di protezione, egià dal X secolo il culto della Vergine colmantello era diffuso in ambiente bizantino.I monaci cistercensi e quelli domenicani nefecero in Occidente un’iconografia digrande successo, particolarmente amatadalle comunità dei fedeli. La Madonna è in-fatti Mater omnium, “madre di tutti” e sottoil suo mantello trova rifugio la comunità deifedeli, distinti spesso per categorie: general-mente gli uomini e gli ecclesiastici stanno adestra e le donne e i laici a sinistra. Ma sipuò trattare anche di singole confraternite ocorporazioni di mestieri, che spesso face-vano dipingere a loro protezione degli sten-dardi con questa immagine.

Madonna lignea di areagermanica, XV secolo.Nell’Europasettentrionale, a partiredai secoli XIII e XIV, siscolpivano particolaristatue di culto, chevolevano definire laVergine come misterodella redenzione. Sitrattava di statue chesulla parte anteriore delcorpo della Madonnaavevano uno sportello,che, aprendosi, lasciavavedere ciò che eracontenuto all’internodella statua, solitamenteimmagini scolpite odipinte con la Trinità,oppure scene dellapassione o della vita diMaria.

Piero della Francesca,La Madonna del Parto,1476-1483, Museo dellaMadonna del Parto,Monterchi. Notiamo ilcarattere fortementerealistico con cui è descritta,come in tutta l’arterinascimentale, la gravidanzadella Madonna, inparticolare il gestopopolaresco di portare lamano sopra il grembo, adevidenziarne il rigonfiamento.La posizione di Maria sottola tenda aperta dagli angeliallude anche al suo ruolo diMadre della Chiesa.

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Domenico Ghirlandaio,Madonna dellaMisericordia, 1472-1473,Chiesa di Ognissanti,Firenze. In questo tipo diimmagine le mani dellaVergine, talvolta ingrandite,in modo innaturale giocanoun ruolo fondamentale,poiché, come sostiene sanBernardo “nelle manirisiede la grazia dellamisericordia”. Spesso,come in questo caso, ilmantello è sollevato da dueangeli, proprio per metterein rilievo la gestualità dellemani della Madonna.

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quella del Buon Consiglio, la Mater dolo-rosa, e, in ambito orientale, la Madre di Diodel Don, infine in ambito occidentale, la Ma-donna degli alberetti, di Giovanni Bellini(1487), la Madonna del lucherino, di Albre-cht Dürer (1506), e così via in un elencopressoché infinito.

Un’infinità di immaginiOltre a quelle presentate qui sopra, la devo-zione mariana si è espressa in una serie infi-nita di immagini, da quelle legate ai culti lo-cali, come quella di Loreto, o quelle nere diOropa e Czestokowa, tanto cara a GiovanniPaolo II , fino a quelle di Fatima, di Lourdes,o in varianti come la Madonna della cintola,

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che sorte già nel Medioevo) che Maria siastata concepita esente dal peccato originale.A causa delle difficoltà incontrate nel fissareuno schema iconografico apposito per untema così astratto, esso venne reso dapprimaricorrendo ad altre scene mariane, comequelle dell’assunzione e dell’incoronazione.Alla metà del Seicento venne fissata un’ico-nografia specifica dallo spagnolo FranciscoPacheco (la Spagna era stata posta dall’ini-zio di quel secolo sotto la protezione del-l’Immacolata), nel trattato El arte de Pintura,del 1649, in cui si traeva ispirazione da unpasso dell’Apocalisse che parla di delladonna incinta “vestita di sole, con la lunasotto i piedi e sul suo capo una corona didodici stelle”.

La funzione soccorritrice della Vergine fucelebrata anche in altre iconografie, comequella della Madonna del rosario, afferma-tasi alla fine del XV secolo per opera dei do-menicani, poiché la tradizione domenicanariteneva che il rosario, sotto forma di co-rona di rose bianche e rosse, fosse stata do-nato a san Domenico in una notte del 1208.La prima formulazione con le rose bianchee rosse venne poi sostituita dai grani del ro-sario, cui si attribuivano proprietà miraco-lose, in particolare contro le eresie e control’Iislam, tanto che a merito della Madonnadel rosario venne ascritta la vittoria contro iturchi nella battaglia di Lepanto, nel 1571,in onore della quale papa Pio V istituì lafesta del Rosario.

L’immacolataconcezioneQuesto tema pre-senta un’iconografiamolto varia. Benchéla relativa festa siastata approvata dapapa Sisto IV già nel1476 (ma in Orienteveniva celebrata findal VII secolo), il

fu procla-mato solo nel 1854da Pio IX, con labolla Ineffabilis Deus,a sostegno della tesi(punto di arrivo didotte dispute teologi-

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Tiberio d’Assisi, Madonna del soccorso, 1510, MuseoComunale, Montefalco. Fra i tanti tipi di iconografieche si richiamano alla facoltà protettrice dellaMadonna particolarmente suggestiva è quella dellaMadonna del soccorso, protettrice dei bambini, che sirichiama a uno dei tanti miracoli citati nelle raccoltemedievali di episodi della vita della Vergine e di suoisuccessivi miracoli: in questo caso ella scaccia conun bastone un diavolo che cerca di rapire un bambinodopo che la madre, esasperata dalla sua vivacità,aveva esclamato “Che il diavolo ti porti”, vedendo poiarrivare davvero il Maligno.

Bartolomé EstebanMurillo, L’ImmacolataConcezione, 1678 ca.,Museo del Prado,Madrid.In Spagna, a metà delSeicento, vennecodificata l’immaginedella Vergine vestita dibianco e azzurro, con ilcapo cinto da dodicistelle e la falce della lunasotto i piedi, le manigiunte sul petto o inpreghiera, resa famosadai pittori spagnoli delSeicento, come Murilloe Zurbaràn.

DogmaVedi a p. 216.

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cata da altre scene degli ultimi giorni diMaria (come l’Annuncio di morte, la Pre-ghiera, la Morte, il Funerale, la Deposizionenel sepolcro) fino a costituire nel XIII secolodei veri e propri cicli pittorici che prendonoil nome di Kòimesis.

Giovanni, del 400 ca. Tratti dalla Dormitio,sempre in Oriente, e a partire dall’XI secolo,si affermano due tipi di rappresentazionipittoriche. In primo luogo la scena dellamorte della Vergine, detta Dormitio Virgi-nis. Questa scena unica verrà via via affian-

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Bottega di Vittore Carpaccio, La morte della Vergine, 1502-1507, Ca’ d’oro, Venezia.Venezia, per via dei suoi traffici commerciali col Mediterraneo orientale, ha fatto da ponte tra la cultura figurativabizantina e quella europea, trasportando in questa numerose figurazioni tipiche dell’arte orientale. Questodipinto, ad esempio, fa parte di un ciclo con Storie della vita di Maria realizzato per la scuola degli albanesi diVenezia. Nella scena sono presenti tutti gli elementi costitutivi tipici della Dormitio Virginis vera e propria. Maria èraffigurata distesa, in mezzo agli Apostoli, tra cui hanno posizione di rilievo Pietro e Paolo. Accanto stanno anchegli angeli, mentre in cielo volteggiano piccoli cherubini, sopra i quali, nella tipica struttura a mandorla, è postoGesù, che reca l’anima della madre, raffigurata nelle sembianze di un neonato rivestito di fasce bianche.

Giotto, La presentazione di Maria al Tempio,1303-1305, Cappella degli Scrovegni, Padova.Si deve a Giotto il primo grande ciclo di affreschi conle storie complete della vita di Maria, che nei diversiriquadri della cappella degli Scrovegni propone primagli episodi della vita di Gioacchino e sant’Anna, fino alloro matrimonio, e poi la nascita della Vergine con gliepisodi della sua giovinezza seguiti dalla nascita diGesù e dalle Storie di Cristo. Qui vediamo il momentoin cui Maria bambina viene presentata da Gioacchinoe Anna ai sacerdoti del Tempio.

Le Storie di Maria nell’arteoccidentaleIn Occidente l’attenzione al carattere narrativodella vita di Maria si afferma a partire dal IX se-colo, sotto la dinastia dei carolingi, che dedi-carono ad essa numerosi edifici di culto. Magrande diffusione ebbero gli episodi marianianche nella produzione di libri miniati, comenel Graduale di Prüm e nell’Evangeliario di Ar-tois. Altri momenti attenzione agli aspetti piùumani di Maria si ebbero nell’arte italiana delXII secolo, ma una specifica iconografia dell’in-tero ciclo della vita della Vergine si affermasolo al partire dal XIII secolo, quando, tramitele crociate, furono maggiormente conosciuti inOccidente i , sulla base deiquali vennero prodotti molti testi che racconta-vano la vita di Maria, come la Legenda aurea,di Jacopo da Varagine , della metà del XIII se-colo. Sulla scia di queste opere letterarie nac-quero una serie di cicli di affreschi dedicati ap-punto alle Storie della Vergine, da quello di

Vangeli apocrifi

Pietro Cavallini in Santa Maria in Trastevere aRoma, del 1291, a quelli di Paolo Uccello nelduomo di Prato (1440 ca), di Filippo Lippinella cattedrale di Spoleto (1469), di Dome-nico Ghirlandaio in Santa Maria Novella a Fi-renze (1486-1490), fino a quello di FedericoZuccari nella basilica della Santa Casa a Loreto(1582-83), senza tralasciare la splendida ve-trata a forma di rosone di Duccio di Buoninse-gna nel duomo di Siena, del 1288.

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Vangeli apocrifiVedi a p. 83.

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L’annunciazioneL’arte occidentale predilige comunque larappresentazione di singoli episodi di vitamariana, raffigurati in prevalenza sui grandidipinti su tavola o su tela che sovrastano l’al-tare (le cosiddette pale). Vediamo così in pre-valenza la nascita di Maria, ma soprattuttol’annunciazione, in cui l’angelo appare aMaria impugnando un bastone, simbolo diautorità, che nel XIV secolo si trasformerà nelgiglio, simbolo di purezza. Maria è ritratta incompagnia di un libro, segno della sua vitaintenta alla preghiera. Ulteriore elementodell’iconografia dell’annunciazione è ilVerbo divino, simboleggiato da una colombao da un fascio di luce che si dirige verso l’o-recchio della Vergine, in quanto si ritenevache ella avesse concepito Gesù per averascoltato l’annunzio divino.

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ficoLo sposalizio della Vergine

Le nozze di Maria non sono menzionate neiVangeli, ma appaiono per la prima volta nelLibro di Giovanni (uno degli apocrifi) e poinella Legenda Aurea. La scena si svolge soli-tamente dinanzi al Tempio presso il quale laVergine fu allevata, col sacerdote che con-giunge le mani dei due sposi. Giuseppe èrappresentato come un uomo di età matura,ma non vecchio e con la barba bianca comeappare di solito nella scena della natività.Spesso alle spalle di Maria si trovano le ver-gini sue compagne di giovinezza, mentreGiuseppe è accompagnato dagli altri preten-denti sconfitti.

Filippo Lippi, Annunciazione, 1445, Galleria Nazionaled’Arte Antica, Roma.In questo dipinto è presente una variante singolare:Gabriele porge direttamente il giglio a Maria.

Dante Gabriel Rossetti,Ecce Ancilla Domini,1850, Tate Gallery,Londra. L’iconografiadell’Annunciazione simantiene pressochécostante nei secoli,come ci dimostraquesto dipintoottocentesco.

Annibale Carracci, Pietà, 1599-1600, Museo diCapodimonte, Napoli. A differenza della famosastatua di Michelangelo in San Pietro, del 1500, equindi precedente la Riforma cattolica (vedi a p. 345),col corpo di Gesù in braccio alla Madonna, questodipinto, successivo alla Riforma, vede in braccio aMaria soltanto il capo del cadavere del Cristo.

Perugino, Sposaliziodella Vergine, 1500-1504, Musee des Beaux-Arts, Caen.In ambito italiano sirappresenta il momentoin cui Giuseppe infila lafede al dito di Maria,poiché si riteneva chel’anello fosse conservatocome reliquia nellacappella del Sacro Anellodella cattedrale diPerugia, in cuioriginariamente si trovavaanche questo dipinto, dicui, negli stessi anni,diede una celebreversione Raffaello, oraconservata a Milano,nella Pinacoteca diBrera.

La pietàSi tratta di un’immagine che deriva daquella del Compianto sul Cristo morto (ce-lebre quello di Giotto nella cappella degliScrovegni a Padova), in cui una serie di fi-gure, principalmente la Madonna, la Mad-dalena e san Giovanni piangono sul corpodi Cristo appena deposto dalla croce e di-steso per terra. Nella scena della Pietàresta soltanto più Maria, che regge ingrembo il corpo del figlio morto. Il sog-getto non ha riscontro nei Vangeli, ma de-riva dalla letteratura bizantina e da quellamistica dei secoli XIII e XIV, come le Reve-lationes di santa Brigida di Svezia. Durantela Riforma cattolica l’immagine si tra-sforma: Cristo ha il corpo steso a terra sulsudario e solo il suo capo è in grembo allaMadonna.

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