2. La popolazione - dispi.unisi.it · un’espansione delle grandi città, soprattutto delle città...

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2. La popolazione

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2. La popolazione

Perché partire dalla popolazione?

La crescita economica deriva dall’energia. E per

molti secoli l’uomo è rimasto la macchina

principale in grado di trasformare il cibo in

lavoro. Data l’importanza, nelle economie del

passato, dell’uomo come fattore di produzione,

è necessario dunque iniziare a conoscere questi

uomini: quanti erano, dove erano concentrati,

quali erano i meccanismi che ne regolavano i

ritmi di nascita e morte

Le fonti

• dati quantitativi parziali: si tratta di dati

che si riferiscono solamente a

determinati gruppi di persone

• inventari: ad esempio quelli delle

proprietà fondiarie nel Medioevo, dove

veniva descritta la proprietà fondiaria di

un ente religioso insieme alla

popolazione che vi abitava

Le fonti

• fonti fiscali: sono le fonti più usate prima

dei censimenti. Estimi, catasti, testatico

(imposizioni sulle teste) o sulle case

• fonti ecclesiastiche: liste tenute dai

parroci o dai vescovi sulla popolazione di

una parrocchia o di una diocesi. Sono i

cosiddetti “stati delle anime”

Le fonti

• censimenti: i primi censimenti risalgono

al XIV secolo, ma spesso sono limitati a

piccole regioni. In Spagna e in Italia i

primi censimenti sono della fine del

Cinquecento, in Francia e Inghilterra della

metà del Seicento

Due grandi momenti di discontinuità nella

storia della popolazione:

• rivoluzione agraria del neolitico: ha

inizio più o meno nell’8.000 a.C., quando

gli uomini iniziarono a lavorare la terra in

modo continuativo dando così avvio

all’agricoltura, che a sua volta determinò

un forte aumento della popolazione

• rivoluzione industriale: a partire dalla

fine del XVIII secolo. Tra queste due grandi

fasi di discontinuità la popolazione

mondiale è andata sempre

sostanzialmente aumentando, ma con tassi

di crescita più modesti rispetto agli

incrementi corrispondenti alle due

“rivoluzioni”

Dal X secolo e fino ai giorni nostri, per l’Europa il

periodo può essere diviso in tre grandi fasi di 300-400

anni ciascuna:

• Dal X all’inizio del XIV secolo: l’aumento fu di circa il 3

per mille all’anno; si passò dai 30 ai 70 milioni di

abitanti

• Dal XIV alla metà del XVII secolo: tra cadute e risalite,

nel complesso la popolazione aumentò dello 0,8 per

mille all’anno; si passò dai 70 ai 90 milioni. Dopo la

forte caduta a metà del Trecento, a causa della

terribile epidemia di peste, ci fu una ripresa dalla

metà del Quattrocento fino all’inizio del Seicento,

seguita da un periodo di stagnazione

• Dalla seconda metà del XVII secolo fino al

XX: l’aumento annuo fu del 5,6 per mille;

la crescita fu pronunciata soprattutto

nell’Ottocento e nella prima metà del

Novecento; si passò da meno di 100

milioni a 500 milioni

• Dopo la caduta del primo Medioevo,

lungo movimento espansivo iniziato nel X

secolo e in corso ancora oggi, con una

forte interruzione, tuttavia, alla metà del

Trecento e un rallentamento durante il

Seicento

• Spostamento degli equilibri da sud a

nord. Nell’antichità le popolazioni più

numerose si trovavano nel Mediterraneo.

A partire dal Medioevo, e poi soprattutto

nell’età moderna, l’area mediterranea

perse peso in termini relativi a vantaggio

dell’area centro-settentrionale

• Nel tardo Medioevo, la popolazione europea

era circa il 20-30% di quella totale, e così fino

al 1800; nel corso del XIX secolo tale

proporzione raggiunse il 25% nel 1900 e poi è

diminuita di nuovo

• Densità più alte lungo un asse ideale che

tagliava il continente, dalla Toscana fino

all’Inghilterra meridionale passando per la

Lombardia, la Francia centro-settentrionale e i

Paesi Bassi

• Toscana, 40 abitanti per kmq

• area veneta, 38 abitanti per kmq

• Milano, 34 abitanti per kmq

• Parigi, 33 abitanti per kmq

• Londra, 28 abitanti per kmq

• Nel Cinque-Seicento la densità media in

Europa si aggirava intorno ai 10 abitanti per

kmq; in Cina, nello stesso periodo,

raggiungeva i 30-40 abitanti

• Tassi di urbanizzazione (percentuale degli

abitanti urbani sul totale) intorno al 15-20%

circa. Solamente nel 1900 in Europa i tassi di

urbanizzazione raggiunsero il 28%

• Peso della peste di metà Trecento sui tassi di

urbanizzazione

• L’Italia, area urbanizzata per eccellenza fino al

Cinquecento, nel corso del Seicento perde il

suo primato; nello stesso periodo si assiste a

un’espansione delle grandi città, soprattutto

delle città capitali

• Nel 1500 c’erano solo quattro città (Parigi,

Napoli, Milano, Venezia) che superavano i

100.000 abitanti; nel 1700 erano otto tra i

100.000 e i 200.000 abitanti (Roma, Venezia,

Milano, Madrid, Lisbona, Vienna, Mosca,

Palermo), due tra i 200.000 e i 400.000 (Napoli

e Amsterdam) due oltre i 400.000 (Londra e

Parigi)

La transizione demografica

• Nell’Europa preindustriale, all’alta natalità faceva riscontro un’alta mortalità soprattutto infantile

• Dalla metà del 1700 e poi nel 1800, con la rivoluzione industriale, inizia a calare la mortalità per il progresso medico e dell’igiene, e rimane alta la natalità con un forte incremento di popolazione

• Dopo la seconda metà del Novecento, decresce anche la natalità e quindi la popolazione rimane abbastanza stabile. Termina così la transizione demografica