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PRESENTAZIONE L’esperienza della propria precarietà è il bagaglio quotidiano che ogni persona affronta con i mezzi che trova a sua disposizione o che riesce a raggiungere non senza fatica. Precarietà che attraversa tutta l’esistenza nelle sue diverse sfaccetta- ture che vanno dalle condizioni materiali di vita agli ideali più reconditi che pullu- lano nel cuore di ciascuno. Benessere sociale, cultura intellettuale, serenità dello spirito, relazioni interpersonali improntate a un dialogo schietto: sono alcuni punti fermi su cui si cerca di costruire la propria storia a livello personale e comunitario. Eppure anche lo sforzo più tenace e onesto prima o poi s’infrange contro la parete imprevedibile e invisibile della debolezza creaturale, delle illusioni, del peccato. E di fronte al mysterium iniquitatis forte e incontenibile si leva il grido di salvezza. Sogno per molti, speranza per altri, realtà tangibile per quanti credono in Gesù di Nazareth, vero uomo e vero Dio, il Salvatore. La liturgia da sempre riflette il pensiero teologico maturato all’interno della Chiesa e la sensibilità delle varie epoche storiche. Ci sono molte prospettive per contem- plare il mistero dell’incarnazione del Verbo di Dio. A seconda della condizione socia- le e spirituale, il Cristo è contemplato con maggior attenzione in uno dei poliedrici aspetti della sua persona e della sua missione. Il continuo approfondimento dell’esi- stenza umana comporta una chiarificazione progressiva del mistero dell’Emmanue- le, di chi in realtà sia davvero Dio per noi; ma pure l’esperienza orante che permet- te di incontrare Dio aiuta l’uomo a riconoscere meglio se stesso. Pochi momenti come il Natale cristiano pongono la comunità dei credenti di fronte alle proprie responsabilità costringendo tutti e ciascuno a una verifica del proprio essere. Al di là delle razze e delle professioni, dell’età e dei giudizi, ci si trova di fronte al NATUS EST NOBIS Tempo di Natale

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Cantos Gregorianos

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PRESENTAZIONE

L’esperienza della propria precarietà è il bagaglio quotidiano che ogni persona

affronta con i mezzi che trova a sua disposizione o che riesce a raggiungere non

senza fatica. Precarietà che attraversa tutta l’esistenza nelle sue diverse sfaccetta-

ture che vanno dalle condizioni materiali di vita agli ideali più reconditi che pullu-

lano nel cuore di ciascuno. Benessere sociale, cultura intellettuale, serenità dello

spirito, relazioni interpersonali improntate a un dialogo schietto: sono alcuni punti

fermi su cui si cerca di costruire la propria storia a livello personale e comunitario.

Eppure anche lo sforzo più tenace e onesto prima o poi s’infrange contro la parete

imprevedibile e invisibile della debolezza creaturale, delle illusioni, del peccato. E

di fronte al mysterium iniquitatis forte e incontenibile si leva il grido di salvezza.

Sogno per molti, speranza per altri, realtà tangibile per quanti credono in Gesù di

Nazareth, vero uomo e vero Dio, il Salvatore.

La liturgia da sempre riflette il pensiero teologico maturato all’interno della Chiesa

e la sensibilità delle varie epoche storiche. Ci sono molte prospettive per contem-

plare il mistero dell’incarnazione del Verbo di Dio. A seconda della condizione socia-

le e spirituale, il Cristo è contemplato con maggior attenzione in uno dei poliedrici

aspetti della sua persona e della sua missione. Il continuo approfondimento dell’esi-

stenza umana comporta una chiarificazione progressiva del mistero dell’Emmanue-

le, di chi in realtà sia davvero Dio per noi; ma pure l’esperienza orante che permet-

te di incontrare Dio aiuta l’uomo a riconoscere meglio se stesso. Pochi momenti

come il Natale cristiano pongono la comunità dei credenti di fronte alle proprie

responsabilità costringendo tutti e ciascuno a una verifica del proprio essere. Al di

là delle razze e delle professioni, dell’età e dei giudizi, ci si trova di fronte al

NATUS EST NOBISTempo di Natale

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Primogenito di ogni creatura che propone un duplice itinerario per verificare la veri-

tà dell’esistere: autentica partecipazione alla vita di Dio e radicale inserimento nel-

l’umano.

In tale prospettiva si comprendono fatti ritenuti oggi ovvii, ma che un tempo non lo

erano affatto, ad esempio la visione francescana del presepio: esso mette a nudo la

povertà estrema e l’umanità indifesa del Bambino che la liturgia, sotto la pressione

ideologica del potere temporale, per secoli aveva considerato piuttosto nello splen-

dore regale del re portatore di pace.

La proposta di “Natus est nobis” va meditata in tale orizzonte di ricerca nella fede

del senso della vita. I testi dei canti tradizionali della liturgia natalizia sono riletti

alla luce dell’esperienza di varie comunità ecclesiali che nel medioevo si sono poste

la domanda sul senso di tutto ciò che avviene, in particolare sul senso di Dio e della

storia umana. La meditazione orante è introdotta dallo splendido inno del poeta

Prudenzio che evidenzia la funzione “corredentrice” di Maria, modello di quel tem-

pio di Dio che lo Spirito ricrea in ogni persona perché in ciascuno possa rinascere il

Figlio unigenito del Padre.

Agli sfiduciati, spesso vittime di oppressioni e di ingiustizie, Cristo si avvicina quale

luce e splendore per dissipare ogni sorta di tenebra. È per annullare le forze nega-

tive delle potenze tiranniche del male che il Figlio di Dio “discese dal cielo”, come

canta il responsorio che inizia con questa espressione.

La visione del Bambino cantata da Isaia e ripresa dall’introito Puer natus si integra

con il riconoscimento della regalità del Figlio di Dio: da sempre egli è compreso in

modo adeguato soltanto dai semplici e dagli umili, dai pastori di ieri e di oggi che

cercano la salvezza e la giustizia. Nel contesto ecclesiale diviene sempre più evi-

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dente che certi valori non sono relegati in ideologie ed elucubrazioni astratte. Nel

tropo (laudes) del Gloria si apre un’ampia visione sull’opera di Cristo: se c’è salvez-

za, è perché lui è il Salvatore; se c’è giustizia, è perché lui è il Giusto. L’inizio e la

fine della storia è il Piccino che rivela e insieme cela l’Altissimo.

Quale sia stato il destino dell’umanità dopo la nascita di Cristo, la Chiesa l’ha sco-

perto nella vita dei discepoli del Signore, di quanti hanno creduto in lui, Salvatore,

a partire da Stefano, Giovanni, senza dimenticare i santi martiri Innocenti perduti

in Dio e morti per vivere l’eternità della gioia senza fine. Il grido di Rachele e della

Chiesa si fondono con l’urlo di quanti inorriditi assistono sempre impotenti alla tra-

gedia dei genocidi, degli stupri di massa, delle migrazioni forzate: dove si cancella

la dignità della persona c’è sempre il rischio di accendere la miccia interminabile

di una spirale di odio e di violenza. Le grida bestiali degli assassini e dei violenti non

potranno tuttavia mai soffocare la professione di fede dei bambini e dei lattanti, di

quanti non hanno voce. Nulla è più eloquente e provocatorio di certi silenzi.

Il silenzio e gli strilli infantili degli Innocenti risuonano pertanto quale invito a rico-

noscere in Cristo il Salvatore. Nonostante rifiuti categorici, superficiali, sofferti,

dello scandalo di un Dio che si rivela nelle presenze estreme di un neonato e di un

Crocifisso, si ingrossa il gruppo di quanti cercando Dio lo trovano in Cristo. I brusii

e gli strepiti mondani non riescono a coprire e a far tacere i deboli segnali dei Profeti

e delle Sibille. Le genti si passano la voce: “Guarda quanto si amano!” nonostante

le loro evidenti debolezze e miserie. Da tutte le estremità della terra c’è gente che

accorre in Giudea per adorare Cristo in Spirito e verità. Alleluia.

Giacomo Baroffio

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NOTE STORICO-MUSICALI SU TROPI1, PROSULÆ2 E SEQUENZE3 DEL DISCO

Descendit de cælis è un responsorio dei Notturni di Natale. Il testo non è biblico. In molti

manoscritti la repetenda - la parte del responsorio che si ripete dopo ogni versetto secon-

do uno schema di origine gallicana - dopo la prima esposizione semplice e semisillabica è

ornata da un melisma sulla parola “fabrice” diversamente sviluppato ad ogni sua ripresa.

Tale complesso di varianti è chiamato neuma triplex da Amalario di Metz ed originariamen-

te era collegato al responsorio In medio Ecclesiæ della festa di San Giovanni Evangelista.

Sui melismi del neuma triplex furono adattate prosule che potevano aggiungersi o sostitui-

re la pura esecuzione del melisma; questa versione discografica propone tre prosule tratte

da uno dei più antichi tropari aquitani.

O beata infantia è un’antifona processionale per il giorno di Natale, scritta nello stile delle

grandi antifone evangeliche che si cantavano senza versetti salmodici. Un ampio melisma

nella frase “O præsepe splendidum”, aggiunto nella fonte manoscritta da noi utilizzata,

amplifica il senso di meraviglia suggerito dal testo.

Puer natus est è l’introito della terza Messa di Natale scritto nel luminoso modo di Sol

autentico. Nel disco esso è eseguito ampiamente ornato di tropi con uno sviluppo davvero

considerevole, come le fonti medioevali spesso testimoniano nel caso degli introiti. Il primo

dei tropi, Quem quæritis in præsepe, è un’introduzione dialogata, un piccolo dramma litur-

gico, che ebbe in seguito uno sviluppo nell’Officium pastorum, in cui, seguendo le rubri-

che di alcuni manoscritti si possono individuare con precisione personaggi e movimenti.

Anche i versetti Cantate Domino e Gloria sono introdotti da tropi, ed un altro, puramente

melodico, senza parole, è una grande fioritura melismatica sulla sillaba finale del Gloria.

Dopo l’intero sviluppo dell’introito con i suoi versetti, quando la processione d’entrata era

ormai giunta all’altare, si poteva cantare un ulteriore versetto, il versus ad repetendum, e

le rubriche di alcuni manoscritti lasciano supporre che si cantassero tropi anche sulla rein-

tonazione dell’antifona che lo precedeva: qui viene proposta l’intercalazione Deus Pater,

con il versetto Notum fecit. L’antifona Puer natus è proposta con le varianti che risultano

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da 4 manoscritti aquitani: interessanti le diverse soluzioni riguardanti la scelta tra “do” e

“si” in alcuni contesti di ripercussione ed in alcuni movimenti melodici discendenti. L’ultima

intonazione dell’antifona è intercalata dalle fioriture di tropi puramente melodici. Nel mano-

scritto essa è indicata dalla rubrica “ad officium”, altro termine che designa gli introiti in

ambito gallicano.

Anticamente il Gloria in excelsis poteva essere intonato solo dal vescovo o dall’abate: testi-

mone di questa prassi è il Summe sacerdos che invita il vescovo a proclamare l’inno degli

angeli, anche se nel secolo XI l’intonazione del Gloria si stava già estendendo a tutti i sacer-

doti officianti. Tra i canti dell’Ordinario della Messa il Gloria era quello più ampiamente

intercalato da tropi, chiamati nei manoscritti Laudes. Una di queste intercalazioni, ricorren-

te in molti tropi del Gloria, Sceptrum cuius nobile, come la sua gemella Regnum tuum soli-

dum, sviluppa un melisma con melodie raddoppiate a modo di sequenza, sulle quali fiorì

un’ampia letteratura di prosule: potevano essere cantate alternando il testo alla ripetizione

della melodia, interamente vocalizzata sull’ultima sillaba di ogni frase in una forma che si

ritrova nelle verbetas di area spagnola, piccole sequenze che alternano appunto frasi di

testo con vocalizzi chiamati pneuma, inserite in molti canti liturgici in funzione di tropi.

Alcune delle sequenze più antiche, di epoca carolingia e romanica, furono composte svilup-

pando il materiale melodico degli Alleluia della Messa, strutturando la composizione con il

ricorso a formule di cadenze standardizzate. La sequenza poteva essere cantata sullo jubi-

lus alleluiatico, oppure vi si poteva applicare un testo, generalmente in prosa, o alternando

in una sola esecuzione sequenza e prosa: quest’ultima è la soluzione adottata per la rac-

colta di queste sequenze-prose dalla fonte manoscritta da noi scelta. Organicis canamus

per la festa di San Giovanni Evangelista, sviluppa il tema della musica come allegoria della

santità. Ogni verso del testo è assonante in “a”, eco dello jubilus alleluiatico, come nella

maggior parte delle prose dei manoscritti aquitani. La melodia è generata dall’Alleluia.

Iustus ut palma ed è stata utilizzata per l’intonazione di diverse prose.

L’offertorio Iustus ut palma si canta in diverse feste di Santi, tra le quali la festa di San

Giovanni Evangelista. Dei tre versetti di questo offertorio il Graduale di Sant-Yrieix ne pre-

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senta solo due. Nel versetto Plantatus, l’unico presente nel disco, un ampio melisma orna

la parola “florebit” e genera una prosula. La repetenda Sicut cedrus ha un ampliamento

melismatico dopo l’ultimo versetto.

Il tropo dell’intercalazione Dicite nunc pueri glossa l’introito Ex ore infantium rendendo

esplicito il riferimento delle parole del Salmo 8 agli Innocenti. Lamento e trionfo al tempo

stesso si trovano nell’antifona di comunione Vox in Rama, introdotta dal tropo Psallite san-

ctorum: nell’antifona il pianto di Rachele tocca uno dei vertici dell’espressività gregoriana;

il tropo che la introduce invita alla lode, all’esultanza.

Alleluia. Multipharie è ornato da due prosule. Una, Natus est nobis, ripropone l’annuncio

degli angeli ai pastori sulla melodia alleluiatica; l’altra, Multis locutionibus, si sviluppa sui

melismi interni del versetto, inglobandone e ampliandone il testo. Il versetto risulta canta-

to due volte in un complesso intreccio che ne propone le diverse frasi nella loro veste ori-

ginale, alternate alla versione ampliata risultante dalla prosula.

La sequenza natalizia Lætabundus è tra le più celebri del repertorio. In alcuni manoscritti

aquitani essa è collegata ad un’altra sequenza, Gaudete vos fideles, il cui testo si riferisce

all’Epifania. Interessante in essa la spiegazione dei doni portati dai magi, già presente in

molti altri testi, ma ulteriormente elaborata sul piano morale.

Enrico De Capitani

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STIRPS IESSEINSIEME VOCALE DI MUSICA MEDIOEVALE DEGLI “AMICI CANTORES” DI MILANO

L’ensemble Stirps Iesse è stato fondato da Enrico De Capitani e Stefano Torelli nel 1991, nel

quadro delle attività promosse dall’Associazione culturale milanese “Amici Cantores”.

L’organico, secondo le esigenze del repertorio, comprende un numero variabile di cantanti e stru-

mentisti professionisti specializzati nella musica antica, alcuni dei quali studiosi di musicologia

e di paleografia.

ll lavoro specifico svolto dal direttore Enrico De Capitani è basato sullo studio diretto dei codici

e manoscritti antichi. I vari campi di interesse sono stati via via il gregoriano classico e tardivo;

il canto ambrosiano, beneventano e romano-antico; la polifonia organale aquitana e francese; la

Scuola di Nôtre-Dame; la produzione di Hildegard von Bingen; le laude; il Trecento italiano; le

cantigas.

Il gruppo svolge un’attività concertistica che lo ha visto partecipare negli anni a Festival di musi-

ca antica come l’Autunno Musicale di Como, Il canto delle pietre, Benevento Città Spettacolo,

Ultrapadum, Musica e poesia a San Maurizio (Milano), il Festival lodoviciano di Viadana; sono

stati presentati concerti in tutta Italia ed in Canton Ticino. Nel 1999 è stata realizzata una regi-

strazione radiofonica per la WestDeutscheRundfunk.

Il nome del gruppo è tratto dal responsorio Stirps Iesse composto da Fulberto di Chartres al prin-

cipio dell’XI secolo per la Festa della Natività della Vergine. Il testo si ispira al profeta Isaia e svi-

luppa l’immagine dell’albero di Iesse, simbolo della progenie di Gesù e del passaggio dall’Antico

al Nuovo Patto. Immagine molto amata dai commentatori medievali, dai poeti liturgici e dagli

artisti, l’albero di Iesse si innalza sulle vetrate delle cattedrali gotiche, nelle pagine miniate, sugli

stipiti dei portali: dal ventre di Iesse dormiente sorge una radice che diviene un albero sui cui

rami stanno assisi i Re della stirpe davidica ed i Profeti annunciatori del Cristo; al vertice è la

Vergine, il germoglio che porta il fiore, il Figlio, sul quale si posano le sette colombe dello Spirito.

I temi teologici e contemplativi ad esso legati sono illustrati in moltissimi canti, tropi, conduc-

tus a partire dal secolo XI. Il responsorio di Fulberto ebbe poi una notevole fortuna durante il

Medioevo: su uno dei suoi melismi si intonò il Benedicamus Domino solenne, poi trattato come

tenor di molteplici organa e mottetti.

1 I tropi sono aggiunte melodiche e testuali che ornano, amplificano e glossano i canti della Messa (in genere

Introito, Offertorio, Comunione per quanto riguarda il Proprio; Kyrie, Gloria, Sanctus, Agnus Dei per l’Ordinario).

Possono essere introduzioni in forma di dialogo, esortazione od illustrazione, o intercalazioni che si inseriscono

sulle cadenze mediane dell’antifona frammentandola. I testi sono in prosa o in esametri.

2 La prosula è un breve testo in prosa adattato ai melismi di una melodia gregoriana (in genere gli Alleluia, i ver-

setti dell’Alleluia, l’ultimo versetto dell’Offertorio, la repetenda di un responsorio dei Notturni, il Kyrie e l’Osanna

del Sanctus), in modo che ad ogni nota del melisma corrisponda una sillaba.

3 Le sequenze all’origine erano lunghe melodie per ampliare la ripresa dell’acclamazione alleluiatica dopo il ver-

setto. Ad esse furono adattati testi in prosa. Un processo di costante evoluzione e raffinamento portò a forme

sempre più complesse ed autonome della composizione melodica e testuale fino alle levigatissime sequenze

metriche del XII secolo.

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NATUS EST NOBISIl Tempo della Natività nelle Fonti aquitane e francesi

Tempus Nativitatis, ad Vesperas

1. A SOLIS ORTUS CARDINE - Hymnus

Pa. 1235, c.151r/v

(Voci femminili e soli: Laura Fabris, Graciela Gibelli)

Nativitas Domini, ad Matutinum

2. DESCENDIT DE CÆLIS

Responsorium cum Prosulæ de “FABRICE MUNDI”

Pa. 781, Breviario aquitano, XII sec. c.16v (responsorium); Pa. 1118, c. 117v -118r (prosulæ)

(Voci maschili; versetti: Giorgio Merli)

Nativitas Domini, ad Missam in Die

3. O BEATA INFANTIA - Antiphona ad processionem

Pa. 1235, c. 8v-9r

(Voci femminili)

4. PUER NATUS EST - Introitus cum tropis

Introitus “Puer natus est”: Pa. 776, c. 13v; Pa. 780, c. 9r; Pa. 903, c. 9v; Pa. 887, c. 13v

(Introito: voci femminili; versetti: Giuseppe Maletto, Annamaria Calciolari; tropi: Giorgio Merli)

Tropi e versetti di “Puer natus est”:

Ad Introitum: Quem quæritis - Pa. 1118, c. 8v- 9r ( G i o r g i o Merli, Marco Radaelli, Giuseppe Maletto)

Ad Psalmum: Cantate Domino - Pa. 903, c. 148r (Giorgio Merli)

Psalmus: Cantate Domino - Pa. 903, c. 9v (Giuseppe Maletto)

Ad Gloria: Glorietur Pater in Filio suo - Pa. 903, c. 148r (Giorgio Merli)

Psalmus: Gloria Patri - Pa. 903, c. 9v (Annamaria Calciolari)

Tropus ad Repetendum: Deus Pater - Pa. 909, c. 10r (Giorgio Merli)

5. SUMME SACERDOS - Ad rogandum Episcopum

Pa. 1871, c. 49v

(Giorgio Merli)

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GLORIA

cum Laudes: OMNIPOTENS et Prosulæ de “SCEPTRUM TUUM NOBILE”

Pa. 1871, c. 60r-61v

(Voci femminili; Laudes: Giorgio Merli; Prosulæ: Giuseppe Maletto)

In Natalis Sancti Stephani, ad Missam

6. SEDERUNT PRINCIPES - Responsorium Graduale

Pa. 776, c. 15r/v

(Voci femminili; versetto: Annamaria Calciolari)

In Natalis Sancti Iohanni, ad Missam in Die

7. ORGANICIS CANAMUS - Sequentia de “IUSTUS UT PALMA” et Prosa

Pa. 1119, c. 154v-156r

(Voci maschili; soli: Marco Radaelli, Marco Bordini, Giuseppe Maletto, Giorgio Merli; viella)

8. IUSTUS UT PALMA - Offertorium cum tropis: PSALLITE DILECTO et prosula de “FLOREBIT”

Pa. 903, c. 12v-13r (offertorium); 149v (tropus)

(Voci femminili; tropi: Graciela Gibelli; versetto: Annamaria Calciolari)

In Natalis Innocentium

9. EX ORE INFANTIUM - Introitus cum tropis: DICITE NUNC PUERI

Pa. 903, c. 13r; 149v-150r

(Voci femminili; tropi: Marco Radaelli; versetto: Laura Fabris)

10. VOX IN RAMA - Communio cum tropo: PSALLITE SANCTORUM

Pa. 903, c. 18r (communio); Pa. 1871, c. 9r (tropus)

(Voci femminili; tropo: Laura Fabris; versetto: Graciela Gibelli)

Intermedium

11. ALLELUIA. MULTIPHARIE

Cum Prosulæ: NATUS EST NOBIS (exordium) et MULTI LOCUTIONIBUS (intercalatio)

Pa. 1118, c. 119v-120r

(Voci femminili; intercalatio: Laura Fabris)

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1. A SOLIS ORTUS CARDINE - Hymnus

A solis ortus cardine

Ad usque terræ limitem,

Christum canamus Principem,

Natum Maria Virgine.

Beatus auctor sæculi

Servile corpus induit:

Ut carne carnem liberans,

Ne perderet quos condidit.

Castæ Parentis viscera

Cælestis intrat gratia:

Venter puellæ baiulat

Secreta quæ non noverat.

Domus pudici pectoris

Templum repente fit Dei:

Intacta nesciens virum

Verbum concepit Filium.

Enixa est puerpera

Quem Gabriel prædixerat,

Quem matris alvo gestiens

Clausus Iohannes senserat.

Feno iacere pertulit

Præsepe non abhorruit:

Parvoque lacte pastus est

Per quem nec ales esurit.

Gaudet chorus cælestium,

Et Angeli canunt Deo:

Palamque fit pastoribus

Pastor Creator omnium.

Gloria tibi Domine,

Qui natus es de Virgine,

Cum Patre et Sancto Spiritu,

In sempiterna sæcula. Amen.

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12. LÆTABUNDUS - GAUDETE VOS FIDELES - Sequentia

Pa. 778, c. 65v-66r

(Voci femminili; solo: Laura Fabris)Dal punto in cui sorge il sole

fino ai confini della terra,

cantiamo Cristo re

nato dalla Vergine Maria.

Il beato creatore del mondo

riveste un corpo da schiavo,

cosicché liberando la carne con la carne

salva dalla perdizione coloro che egli ha creato.

Nel seno di una madre casta

discende la grazia celeste:

il ventre di una fanciulla

porta un mistero che ella non conosceva.

La dimora di un seno pudico

diviene subito il tempio di Dio:

intatta senza conoscere uomo

concepisce un Figlio grazie alla Parola.

La giovane madre ha partorito

colui che Gabriele aveva annunciato,

colui del quale Giovanni, prigioniero

nel ventre di sua madre, riconobbe la presenza.

Egli ha sopportato di giacere sul fieno,

non ha avuto orrore della mangiatoia,

si è nutrito di un po’ di latte

colui per il quale neanche un uccellino ha fame.

Si rallegra il coro degli spiriti celesti

e gli angeli cantano a Dio:

si manifesta ai pastori

il pastore creatore di tutte le cose.

Gloria a te, Signore,

che sei nato dalla Vergine,

con il Padre e con lo Spirito Santo

nei secoli eterni. Amen.

FONTI E SIGLE

Pa. 776 Ms. Paris, Bibl. Nat. f. lat. 776, Graduale di St. Michel de Gaillac (Albi), sec. XI

Pa. 778 Ms. Paris, Bibl. Nat. f. lat. 778, Tropario di Narbona, sec. XII

Pa. 780 Ms. Paris, Bibl. Nat. f. lat. 780, Graduale di Narbona, sec. XI

Pa. 781 Ms. Paris, Bibl. Nat. f. lat. 781, Breviario aquitano, sec. XII

Pa. 887 Ms. Paris, Bibl. Nat. f. lat. 887, Tropario di St. Géraud de Aurillac, sec. X (?)

post 1029/31

Pa. 903 Ms. Paris, Bibl. Nat. f. lat. 903, Graduale-Tropario di Saint-Yrieix, 2a metà sec. XI

Pa. 909 Ms. Paris, Bibl. Nat. f. lat. 909, Tropario di Saint-Martial de Limoges, 1000-1034 ca.

Pa. 1118 Ms. Paris, Bibl. Nat. f. lat. 1118, Tropario di Auch, fine sec. X / inizio sec. XIPa. 1119 Ms. Paris, Bibl. Nat. f. lat. 1119, Tropario di Saint-Martial de Limoges, 1030 ca.

Pa. 1139 Ms. Paris, Bibl. Nat. f. lat. 1139, Versario aquitano, sec. XI e seg.

Pa. 1235 Ms. Paris, Bibl. Nat. n.a. lat. 1235, Graduale-Tropario di Nevers, sec. XII

Pa. 1871 Ms. Paris, Bibl. Nat. n.a. lat. 1871, Tropario di St. Pierre de Moissac, 2a metà sec. XI

Pa. 3719 Ms. Paris, Bibl. Nat. n.a. lat. 3719, Tropario aquitano, sec. XII

Ms.: Manoscritto

c.: cartar: rectov: verso

Note e Traduzioni: Enrico De Capitani, Silvia Reseghetti, Stefano Torelli

Si ringrazia don Lorenzo Rivoiro, rettore della Chiesa B. V. Maria del Monte Carmelo al Colletto, per la

gentile ospitalità offerta.

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3. O BEATA INFANTIA - Antiphona ad processionem

O beata infantia per quam nostri generisreparata est vita.

O gratissimi delectabilesque vagitus

per quos æternos ploratus evasimus.O felices panni

quibus peccatorum sordes extersimus.

O præsepe splendidumin quo non solum iacuit fenum animalium

sed cibus inventus est angelorum.

4. PUER NATUS EST - Introitus cum tropis (Intr.: Is 9,6; Ps 97)

TROPUS: Quem qæritis in præsepe pastores dicite!

Salvatorem Christum Dominum

infantem pannis involutum

secundum sermonem angelicum.

Adest hic parvulus cum Maria matre sua

de qua dudum vaticinando Isaias dixerat propheta:

“Ecce virgo concipiet et pariet filium”

et nunc euntes dicite quia natus est.

Alleluia, alleluia.

Iam vere scimus Christum natum in terris

de quo canite omnes cum propheta dicentes:

- Puer natus est nobis,

et filius datus est nobis:cuius imperium super humerum eius:

et vocabitur nomen eius, magni consilii angelus.

AD PSALMUM: Cantate Domino canticum novum

eia dic domine eia:

PS: Cantate Domino canticum novum

quia mirabilia fecit.

- Puer natus est nobis…

AD GLORIA: Glorietur Pater in Filio suo unigenito.

V. Gloria Patri et Filio et Spiritui Sanctosicut erat in principio et nunc et semper

et in sæcula sæculorum. Amen.

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2. DESCENDIT DE CÆLIS - Responsorium cum Prosulæ de “FABRICE MUNDI”

Descendit de cælis missus ab arce Patris.

Introivit per aurem Virginis in regionem nostram

indutus stola purpurea.

* Et exivit per auream portam lux et decus

universæ fabrice mundi.

V. Tamquam sponsus

Dominus procedens de thalamo suo.

* Et exivit per auream portam lux et decus universæ.

PROSA: Factor cæli descendit de superos,

ex astra cæli,

carne clara iam indutus, salus vera hodierna,

refulsit stella fabrice mundi.

V. Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto.

* Et exivit per auream portam lux et decus universæ.

PROSA: Aurea stella fulgens per tempora,

audite vox quam præclara:

Christus in quo de sede Patris

in terrisque est venturus

Filius Dei.

Descendit de cælis missus ab arce Patris.

Introivit per aurem Virginis in regionem nostram

indutus stola purpurea.

* Et exivit per auream portam lux et decus universæ.

PROSA DE FABRICE MAIORE.Rex regum ab alta Christus petens a terrestria

Regesque potestates et tyrannorum fregit tartara.

Claustra inferni virtus impera

Chorusque angelorum proclamat:

Sanctus Deus, Sanctus fortis, Sanctus et immortalis,

Deus alme, vitæ pie, tu sanctificas nostrorumque vota.

Lux vera decus, honor tibi Christe

Permanebit cuncta in sæcula

Nosque simul merite vitæ et sedule

Maneat Christusque in fabrice mundi.

Discese dal cielo, inviato dal castello del Padre.

È entrato nella nostra terra attraverso

l’orecchio della Vergine, vestito di un manto purpureo.

Ed è uscito dalla porta d’oro, luce e splendore

dell’intera creazione.

Il Signore che sorge

come uno sposo dal suo talamo.

Ed è uscito dalla porta d’oro, luce e splendore del mondo.

Il creatore del cielo discende dalle altezze,

dalle stelle del cielo, ormai vestito di carne luminosa,

vera salvezza di questo giorno,

risplende come stella del creato.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Ed è uscito dalla porta d’oro, luce e splendore del mondo.

Una stella dorata risplendente attraverso i secoli.

Ascoltate come questa voce è chiara!

Cristo verrà sulla terra

dal trono del Padre,

lui il Figlio di Dio.

Discese dal cielo, inviato dal castello del Padre.

È entrato nella nostra terra attraverso

l’orecchio della Vergine, vestito di un manto purpureo.

Ed è uscito dalla porta d’oro, luce e splendore del mondo.

Cristo, re dei re, venendo sulla terra dall’alto

ha distrutto i re, le potenze e gli inferi dei tiranni.

La virtù domina gli inferi

ed il coro degli angeli proclama:

Santo Dio, Santo forte, Santo ed immortale,

Dio benefico, tu santifichi i voti di una vita pia e i nostri.

Luce vera, onore e gloria a te, o Cristo,

sarà per tutti i secoli,

e insieme con noi con merito ed operosamente

rimanga Cristo nel mondo.

O beata infanzia attraverso la quale è stata rinnovata

la vita del genere umano!

O vagiti dolcissimi e dilettevoli

per mezzo dei quali abbiamo evitato il pianto eterno!

O felici panni

con i quali abbiamo pulito le sporcizie dei peccati!

O presepe splendido

in cui non solo fu messo il fieno degli animali,

ma si trovò il cibo degli angeli!

“Diteci, o pastori, che cosa cercate nel presepe!”

“Il Salvatore Cristo Signore,

un bambino avvolto in fasce

secondo la parola dell’angelo!”

“Ecco è qui il fanciullo con Maria, sua madre,

della quale il profeta Isaia aveva vaticinato:

‘Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio’.

Ed ora andate e proclamate che è nato!”

Alleluia, alleluia!

In verità ora sappiamo che Cristo

è nato sulla terra per cui cantate col profeta e dite:

Un bambino è nato per noi

e un figlio ci è stato donato,

egli avrà sulle spalle il dominio,

e sarà chiamato Consigliere ammirabile.

Cantate al Signore un canto nuovo,

orsù, padre, orsù:

Cantate al Signore un canto nuovo

perché ha fatto prodigi.

Un bambino è nato per noi…

Sia glorificato il Padre nel suo Figlio unigenito.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo,

com’era nel principio ed ora e sempre

e nei secoli dei secoli. Amen.

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15

Nativitatem tuam, Christe, qui recolunt visita,- Gratias agimus tibi,O decorata proles sublimis hodie mundo

nasci dignaris ex utero Virginis,

- Propter magnam gloriam tuam.Domine Deus, Rex cælestis, Deus Pater omnipotens.Propter mundum redimendum et hominemdignatus fuisti de cælis in terris descendere,

- Domine Fili unigenite,Parvulus natus in orbe

quam magnus es in poli arce,

- Iesu Christe.Domine Deus, Agnus Dei, Filius Patris.Qui tollis peccata mundi, miserere nobis.Qui tollis peccata mundi,Quem hodie natum de Virgine confitemur,

- suscipe deprecationem nostram.Ut hominem cælo reduceres

hodie in terris homo visus est,- Qui sedes ad dexteram Patris, miserere nobis.O decus omnium,

- Quoniam tu solus Sanctus,Prolis o rutilis Patri cœvus,

- Tu solus Dominus,Heros poli, heros summa residens in arce,- Tu solus Altissimus,Te regem magnum nobis hodie natum adorantes

humili voce laudamus

- Iesu Christe.Sceptrum cuius nobile.

PROSA: Tuum benigne dominantemcæli terræque machine - e -

Natus hodie nobis

matre qui semper es de virgine, - e -

Attollens extende protege ab hoste, - e -

Quo nos te laudare mereamur vere, - e -

Cuius nomen- permanebit in æternum.

Cum Sancto Spiritu in gloria Dei Patris. Amen.

14

TROPUS AD REPETENDUMTROPUS: Deus Pater

Filium suum hodie misit in mundum

de quo gratulanter dicamus cum propheta:

- Puer natus est nobis,et filius datus est nobis:

TROPUS: Qui sedebit super thronum David

et in æternum imperabit

- cuius imperium super humerum eius:Ecce venit Deus et homo de domo David

sedere in throno

- Et vocabitur nomen eiusEo quod futura annuntiabit- Magni consilii angelus.PS: Notum fecit Dominus salutare suoante conspectum gentium revelavit iustitiam suam.AD OFFICIUM: Puer natus est nobis…

5. SUMME SACERDOS - Ad rogandum EpiscopumGLORIA cum Laudes: OMNIPOTENS et Prosulæ de “SCEPTRUM TUUM NOBILE”

AD ROGANDUM EPISCOPUMSumme sacerdos emitte vocem tuamet recita nobis angelorum cantica

quæ præcinerunt regi nato Domino,

eia dic domine:

- Gloria in excelsis Deoet in terra pax hominibus bonæ voluntatis.Omnipotens altissime Verbum Patris et genite:- Laudamus te.Quem benedicit chorus cælestis,

gloriam pangens Domino in altissimis:

- Benedicimus te.Quem conventus adorat

pastoralis angelo nuntiante venis:- Adoramus te.Quod Verbum caro factum

mater virgo præsepe posuit Maria:

- Glorificamus te.

Dio Padre oggi

ha mandato nel mondo suo Figlio,

per questo diciamo gioiosamente col profeta:

Un bambino è nato per noi

e un figlio ci è stato donato,

che sederà sul trono di Davide

e regnerà in eterno,

egli avrà sulle spalle il dominio.

Ecco il Dio e uomo viene dalla casa di Davide

per sedere sul trono

e sarà chiamato

da chi annunzierà le cose futureConsigliere ammirabile.

Il Signore ha manifestato la sua salvezza,

davanti alle genti ha rivelato la sua giustizia.

Un bambino è nato per noi…

O sommo sacerdote, innalza la tua vocee recita per noi il canto degli angeli

che cantarono al re nato Signore.

Orsù, canta:

Gloria a Dio nell’alto dei cieli

e pace in terra agli uomini di buona volontà.

Onnipotente altissimo Verbo e Figlio del Padre:Noi ti lodiamo.

Benedetto dal coro celeste

che canta la gloria del Signore nel più alto dei cieli:

Ti benediciamo.

Vieni tu che sei adorato dalla schiera dei pastori

avvertiti dall’annuncio dell’angelo:Ti adoriamo.

Tu che, Verbo fatto carne, Maria madre vergine

ha posto nel presepe:

Ti glorifichiamo.

O Cristo, visita coloro che venerano la tua nascita!Ti rendiamo grazie.

O prole nobilissima oggi ti degni di nascere

nel mondo dal grembo di una Vergine.

Per la tua gloria immensa.

Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente.

Per redimere l’uomo e il mondoti sei degnato di discendere dal cielo in terra.

Signore, Figlio unigenito,

nato piccino nel mondo

tu sei l’altissimo nella rocca celeste.

Gesù Cristo.

Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre,tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.

Tu che togli i peccati del mondo

e che oggi proclamiamo essere nato dalla Vergine,

accogli la nostra supplica.

Per ricondurre l’uomo in cielo

oggi ti sei mostrato uomo sulla terra.Tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi.

O gloria di tutti.

Perché tu solo il Santo,

o Figlio splendente, coeterno al Padre,

tu solo il Signore,

Signore del cielo,Signore che siedi sul trono sublime,

tu solo l’Altissimo,

con umile voce ti lodiamo adoranti,

grande re nato oggi per noi,

Gesù Cristo, / il cui regno durerà in eterno.

Tu che domini benevolmentecielo e terra,tu che oggi sei natodalla Madre sempre vergine,leva il tuo scettro e proteggici dal nemico,per questo fa’ che meritiamo di lodare in verità teil cui nomerimarrà in eterno,

con lo Spirito Santo nella gloria di Dio Padre. Amen.

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6b lungentes laudum vota

consortium mereamur

in cælesti patria. A

8. IUSTUS UT PALMA

Offertorium cum tropis PSALLITE DILECTO et Prosula de “FLOREBIT” (Off.: Ps 91,13)

AD OFFERENDAM: Psallite dilecto meruit

qui laudem Iohanni.

- Iustus ut palma florebit.

Gratuletur omnis caro dilecto Domino, eya,

pangat omnis turba melos

et in excelsis corda extollamus, eya:

- Sicut cedrus quæ in Libano est multiplicabitur.

V. Plantatus in domo Domini,

in atriis domus Dei nostri florebit.

PROSA: Florebit felix sempiterniis gaudiis coronatus

vota Dei poli regna tenet maxima

agni gressus sequens nivei

ibi perennis atque regnabit angelicisque choris

gaude semper perfrui decorus efflorebit.

- Sicut cedrus quæ in Libano est multiplicabitur.

9. EX ORE INFANTIUM - Introitus cum tropis DICITE NUNC PUERI

(Intr.: Ps 8,3 et 2)

TROPUS: Dicite nunc pueri psallentes carmina Christo.,

- Ex ore infantium Deus et lactentium

perfecisti laudem.

TROPUS: Sanguinem namque suum fudere nomini tuo

- propter inimicos tuos.

PS: Domine Dominus noster,

quam admirabile est nomen tuum in universa terra.

- Ex ore infantium Deus et lactentium

perfecisti laudem propter inimicos tuos.

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6. SEDERUNT PRINCIPES - Responsorium Graduale

Sederunt principes, et adversum me loquebantur:

et iniqui persecuti sunt me.

V. Adiuva me, Domine, Deus meus:salvum me fac propter misericordiam tuam.

7. ORGANICIS CANAMUS - Sequentia de “IUSTUS UT PALMA” maior cum Prosa

Alleluia.

1a Organici canamus modulisnunc Iohannis solemnia. A

1b Omnigenis Domino vocibusreddentes odas debitas.

2a Quique in suis sanctis mirabilis nimismultiplici virtutum flore eosdem decoratac mirifice adornat. A

2b Nam et in ipsis quasi quibusdam musicisinstrumentis digito proprio fides agitatfides virtutum sonora.

3a Has numerose percurrens singulapermiscet singulis diatessaronmellifluam melodiam. A

3b Quam generat virtutum mater illaque aliis decenter compositadat suavem symphoniam. A

4a Qua sine cuncta fiunt dissonanec non et frivola.

4b Qua cum omnia fiunt consona

nec non utilia. A

5 Qua iusti bene morati ritepetentes excelsa poli sidera

alacres decantant nova canticain cithara traicia. A

6a Quorum agentes festa

annua recolenda.

Siedono i potenti e mi calunniano:

uomini iniqui mi perseguitano.

Aiutami, Signore mio Dio,

salvami per la tua misericordia.

Alleluia.

Cantiamo ora con armoniose melodie

la solennità di Giovanni

rivolgendo con voci diverse

canti convenienti al Signore,

che si manifesta nel modo più mirabile nei suoi santi,

abbellendoli ed ornandoli splendidamente

col fiore di ogni virtù.

In essi infatti, come se fossero strumenti musicali,

la fede col proprio dito muove le corde

risonanti di virtù.

Percorrendole con armonia essa produce,

con le singole quarte,

una dolce melodia

che la madre delle virtù genera:

convenientemente costituita di elementi diversi,

essa produce una soave sinfonia.

Senza di essa tutte le cose diventano dissonanti

ed insignificanti,

con essa tutte le cose diventano

armoniose ed utili.

I giusti che sono rimasti attaccati ad essa,

aspirando alle stelle più alte dei cieli,

cantano gioiosi cantici nuovi

con la cetra.

Noi che celebriamo

le loro ricorrenze,

unendo le preghiere di lode

meritiamo di condividere

il loro destino nella patria celeste.

Cantate al diletto Giovanni

che meritò la lode.

Il giusto fiorirà come palma.

Ciascuno si rallegri per il prediletto del Signore, eya,

tutta l’assemblea canti

ed innalziamo i cuori, eya.

Crescerà come cedro del Libano.

Piantato nella casa del Signore,

fiorirà negli atri della casa del nostro Dio.

Fiorirà felice, coronato di gioia sempiterna,

mantiene i voti divini e abita nei regni celesti

seguendo i passi del candido agnello;

e lì regnerà per sempre fra i cori angelici:

godi per sempre di gioire nello splendore.

Fiorirà come cedro che cresce sul Libano.

Ora fanciulli, cantando un inno a Cristo dite:

Dalla bocca dei bambini e dei lattanti, Dio,

hai stabilito la tua lode.

Infatti hanno sparso il loro sangue nel tuo nome

contro i tuoi nemici.

O Signore nostro Dio,

come è ammirabile il tuo nome su tutta la terra!

Dalla bocca dei bambini e dei lattanti, Dio,

hai stabilito la tua lode contro i tuoi nemici.

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12. LÆTABUNDUS - GAUDETE VOS FIDELES - Sequentia

1a LætabundusExultet fideles chorus,

Alleluia.

1b Regem regumIntactæ profudit thorus,

Res miranda.

2a Angelus consilii

Natus est de Virgine,

Sol de stella.

2b Sol occasum nesciens,

Stella valde rutilans,Semper clara.

3a Sicut sidus radium,

Profert Virgo FiliumPari forma.

3b Neque stella radio,Neque mater Filio

Fit corrupta.

4a Cedrus alta LibaniConformetur yssopo

Valde nostra.

4b Verbum ens altissimi,

Corporari passum est,

Carne sumpta.

5a Isaias cecinit,

Sinagoga meminit,

Nunquam tamen desinitEsse ceca.

5b Si non suis vatibus,Credat vel gentilibus

Sibillinis versibus

Hæc pædicta.

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10. VOX IN RAMA - Communio cum tropo PSALLITE SANCTORUM

TROPUS: Psallite sanctorum præconia vocibus almis

et iubilemus eia, eia:

- Vox in Rama audita est,ploratus et ululatus:Rachel plorans filios suos,noluit consolari, quia non sunt.

V. Iratus Herodes iussit occidere omnes puerosqui erant in Bethleem ludæ et in omnibus finibus eius.

- Rachel plorans filios suos,noluit consolari, quia non sunt.

11. ALLELUIA. MULTIPHARIE

Cum Prosulæ NATUS EST NOBIS et MULTIS LOCUTIONIBUS

PROSULA: Natus est nobis hodie parvulus filiusque

ex uteroque Mariæ.

Angelica voce ait ad pastores:

Parvulus nobis natus est in terris.

Et vocabitur nomen eius Emmanuel.

- Alleluia.

VERSUS ET PROSULA:Multis locutionibus meditare pharie

Procedentem olim - Multipharie olim.Pater æterne Deus. - Deus loquens patribus.In ætatibus chosmi per speculum facie ad faciem

Antiquis prophetis - In prophetis novissimeAdvenientibus et presentibus diebus istis.

- Diebus istis locutus est.Per partum Virginis alvum ex davidica stirpe

Regia sponsa nobis

- Nobis, in Filio, ex Deo genito O

Pater altissimo suo - Suo.Quem constituit Dominus O

Catholicorum fides totius mundi

Per quem fecit hæc splendor gloriæ O

In maiestate Deo trono excelso.

- Alleluia.

Cantate con belle voci le lodi dei santi

e rallegriamoci!

Un grido è stato udito in Rama,

un pianto ed un lamento:

Rachele piange i suoi figli

e non vuole essere consolata perché non sono più.

Adirato Erode ordinò di uccidere tutti i bambini

che erano a Betlemme di Giuda e del suo territorio.

Rachele piange i suoi figli

e non vuole essere consolata perché non sono più.

Oggi è nato un bambino ed un figlio

dal ventre di Maria.

L’angelo grida ai pastori con queste parole:

“Un bambino è nato per voi in terra

e sarà chiamato Emmanuele”.

Alleluia.

Dio eternamente Padre, dopo aver pronunciato

in vari modi colui che è generato,

avendo parlato ai nostri padri

all’inizio dei tempi come attraverso uno specchio

e più direttamente grazie agli antichi profeti,

finalmente in questi giorni che giungono

ci ha parlato mediante il santo parto della Vergine,

sposa reale di stirpe davidica,

nel suo Figlio generato da Dio

Padre altissimo,

che ha costituito il Signore

come oggetto di fede per i cattolici di tutto il mondo,

grazie al quale ha operato la creazione,

splendore della gloria

sul trono eccelso nella maestà di Dio.

Alleluia.

Gioioso

esulti il coro dei fedeli,

alleluia.

Un talamo intatto

ha fatto uscire il Re dei re:

oh, che meraviglia!

L’angelo del consiglio

è nato dalla Vergine,

il Sole da una stella.

Sole che non conosce tramonto,

stella sempre splendente,

sempre luminosa.

Come una stella il raggio,

allo stesso modo

la Vergine genera il Figlio.

Né la stella dal raggio,

né la madre dal Figlio

viene sminuita.

L’alto cedro del Libano

si abbassa grandemente

alla misura del nostro issopo.

Colui che è il Verbo dell’Altissimo

sopporta di diventare corporale

assumendo la carne.

Lo cantò Isaia,

se ne ricordò la Sinagoga,

tuttavia non smise

di essere cieca.

Se non dai suoi profeti,

almeno dagli oracoli

pagani della Sibilla

creda le cose vaticinate.

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6a Infelix propera,Crede vel vetera:Cur damnaberis,Gens misera.

6b Quem docet littera

Natum considera:Ipsum genuitPuerpera.

7a Gaudete vos fidelesGentium pars electa.

7b Ethiopum nigredoIn Iudam est translatam.

8a Offerunt Arabes aurumTharsis myrram et thus Saba.

8b Ostendit mistice quis fitCui sua prebent dona.

9a Rex per aurum, per thus sacerdos,

Per myrram sepulturus.

9b Offeramus revera ChristoQuod reges in figura.

10a Examinemus menteEt aurum est in ara.

10b Mortificemur culpis

Et sic offertur myrra.

11a Thuris odor balsamiQuod Sabea protulitAd virtutum pertinetSacramenta.

11b Cuius salutiferaPurgat nostra visceraAd fomentum animæFlagramenta.

12 Ad ultimum, laude dicta,

Psallat chorus Alleluia.

Infelice, affrettati,

credi piuttosto alle antiche profezie:

perché vuoi dannarti

o misero popolo?

Vedi che è nato

Colui che la Scrittura fa conoscere:

proprio lui

la Madre ha generato.

Rallegratevi, fedeli,

eletti fra tutte le genti!

I popoli dell’Africa nera

accorrono in Giudea.

Gli Arabi offrono l’oro,

Tarsis la mirra, Saba l’incenso.

Mostrano misticamente

colui al quale offrono i doni.

L’oro lo proclama Re, l’incenso Sacerdote,

la mirra indica che egli sarà sepolto.

Offriamo a Cristo nella realtà

ciò che i re hanno offerto nel simbolo.

Raffiniamo le nostre menti

così l’oro sarà sull’altare.

Mortifichiamoci per i peccati,

così offriamo la mirra.

Il profumo del balsamo d’incenso

che la terra di Saba ha prodotto

si riferisce ai sacramenti delle virtù.

Il cui ardere salutare

purifica i nostri corpi

a vantaggio dell’anima.

Ed infine, terminata la lode,

il coro canti: Alleluia.