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G. M. S. U. B.

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… mi mandi messaggi che devo interpretare non attraverso le parole, ma le lunghe pause, ed allora io inizio a contare… …comunque prometto che risponderò ai tuoi messaggi anche se saranno deliranti…

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- ipotesi 2 teoria della testa di cavallo - ipotesi 3: ricerca empirica sulla validità metodo Franklin - ipotesi 4 : evoluzione della specie in particolare del sistema percettivo relazionale - ipotesi 5: Modeselektor+tom york = This with tom york - ipotesi 6: prova di idoneità celeste - ipotesi 7: sei la figlia del veganiano Gandall

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+ sulla ipotesi 6 Dalla cabina di regia celeste. G: a che punto siamo M.? M: 3 migliardi e mezzo su 6. G: poco dopo la metà. Tutto è così insopportabile. M: nulla può essere cambiato lo sai G. G: se sapessero davvero cosa è morire senza poter morire... M: sei stanco G. ma hai tempo per definire i Principi, hai 2 Migliardi e mezzo di vite. G: basta! se siam noi a definire i sensi, i significati, non siamo noi come quegli stupidi? non siamo noi al loro stesso infimo livello? a che serve tutto ciò se tutto tende ad assomigliarsi? M: Nulla può essere cambiato lo sai G. G: a che punto siamo con la prova corrente, come funziona? M: eri stufo di inutili crudeltà. G: ho anche variato le componenti. M: già ne hai messa forse troppo di una e sei stato avaro con altre, solo per avere sorprese o solo per continuare i tuoi poco vantaggiosi esperimenti sulla formula perfetta. G: solo la meraviglia ora... e speriamo che non sia uno dei tanti, lo sapremo a breve M? M: si lo sapremo a breve. Abbiamo anche inserito qualche elemento di ricalibrazione. G: oh bene, avvisatemi se c'è qualcosa di cui valga la pena! M: sarà fatto.... sarà fatto!

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+ su ipotesi 6 Osservazione G: pecca ancora di ingenuità. M: ma ama senza temere. Non sarà forse questo tra i primi principi che stabilirai? G: si c'è amore in lui. Ma io ho bisogno di soldati. Qual è il miglior guerriero che pur amando taglia la gola al suo avversario sicuro che è quello che va fatto? Inserite ancora elementi di ricalibrazione fino a che impari a realizzare ciò che desidera ed in meno tempo. M: e se a causa degli elementi di ricalibrazione lo perdessimo? È pur sempre un soggetto di valore. G: sarà l'ennesima, infinitesimale, perdita.

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… ma la domanda fondamentale c'è nella tua storia? …la tragedia è che nella mia storia non può esserci domanda perchè è tutto scritto, ma solo spazi di discrezionalità nell'adempimento del ... ma non ti dico di più. Credo nasca da un'idea che ho avuto fin da piccolo… dai!!! adesso voglio che mi racconti tutta la storia! no dai facciamo a puntate però poi me la devi scrivere tutta insieme.... …che se no mi perdo

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+ sull'ipotesi 6 Dire G. è davanti ai 6 Miliardi, tutti lo sentono, tutti lo vedono, tutti lo capiscono. G: Il luogo è qui. Il tempo adesso. Siano creati mari, mari lontani, montagne da desiderare e da scalare, deserti, tanti deserti, di diversa specie. Parole per definire, animali per comparare, piante da cui trarre. E sensi, tutti i sensi, anche i più improbabili, per sopravvivere. Sei miliardi di complici ed un ignaro esaminando ed a turno tutti protagonisti. Fino al giudizio. Una volta, una possibilità, per trarre le conclusioni, per dimostrarsi, per svelarsi, senza coscienza, nell'oblio più totale ed insanabile, il nulla e la crescita. Per tutti uguale e cangiante a seconda delle specificità. Stessa partenza infiniti arrivi. Una lunghissima, lunghissima rincorsa, per finalmente poi...

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…adesso sei sparito tu? sei con G e M?

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+ su ipotesi 6 G. Vive (parla G.) Oggi è una giornata così pigra, calda non so perché sembra più chiara di altre. Amo rallentare i movimenti, distrarmi sui particolari. Io e S. siamo in due stanze diverse. Sento il suo sfogliare curioso delle pagine di una rivista. Mi sporgo leggermente, non voglio che mi veda mentre la guardo seduta sul divano, leggermente protesa in avanti intenta a leggere ed a sbriciolare ovunque mentre mordicchia biscotti. Mi incanto, non credo anche gli altri la vedano così bella, spero non altrettanto desiderabile come la vedo io. Indossa una maglietta larga e svolazzante. Ha la pelle liscia, ho voglia di sentirne l'odore. Credo che S. mi abbia visto ora, perché sghignazza. compie un movimento delle gambe, le apre leggermente, non so quanto inconsciamente, mentre raddrizza il busto. Sento improvvise nuove turgidità in me, proprio mentre alza la testa per guardarmi, questa volta seria, la bocca mi sembra di notare impercettibilmente si apre. Mi avvicino sedendomi accanto a lei, S. abbassa la testa tornando alla sua rivista. Le appoggio una mano sul ginocchio, cercando le parti più interne della coscia. Sorride, ma continua a leggere. Mi piace il contatto con quelle parti così morbide e calde. Il mio punto preferito è l'attaccatura della coscia, là dove tutto comincia. Mi accorgo solo ora che non indossa le mutandine. Forse questa scena l'ha premeditata (mi fa un po' pensare che mi conosca così bene, forse non mi fa piacere). Ne ho la conferma quando riesco a staccare la mano da quel punto della coscia, lei inarca il busto, sempre tenendo tra le mani la rivista, facendo spazio alla mia mano. E' così che le mie dita passano sulle sue parti più molli, in direzione del clitoride, e mi sorprendo di

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quanto sia già bagnata. Anzi nel passare di lì un dito viene quasi succhiato all'interno, godo di quel contatto, ma lo rimando raggiungendo delicatissimamente il clitoride, che comincio a stimolare con movimento rotatorio. S. inizia a leggere ad alta voce ansimando, parole che non capisco perché troppo eccitato, ce l'ho durissimo e pulsa. Mi perdo. Dal clitoride ridiscendo con altre dita, cioè uno rimane lì e altre scivolano in quel morbidume ormai scivoloso. Ecco, il contatto mi piace da morire, così come mi piace far scivolare un dito all'interno, come se cadesse, una legge fisica che spinge a riempire un vuoto creato all'interno. Le pareti aderiscono quasi in un risucchio. Lei legge sempre più istericamente aiutandosi con la respirazione. La giro con decisione verso di me, le tiro su la maglietta, S. spalanca le gambe, ma prima butta la rivista e mi prende la testa tra le mani e mi bacia con lingua audace che passa su tutta la bocca e labbra e mento e guance e ancora labbra, rendendole bagnate e scivolose. Ecco fermerei il tempo in questo momento, quando l'eccitazione è al suo apice, quando l'eccitazione di S. si trasmette a me rapendomi completamente. Ma non resisto e la giro col bacino esterno al divano, verso il quale mi inginocchio. Ce la faccio a penetrarla lento. Appoggio la punta del mio pene fra le labbra della sua vagina e la prima parte entra da sola. La guardo, S. mi guarda. La bocca è lasciva e sembra contemplare un momento perfetto, quando me lo sento avvolgere da tutta quella morbidezza, da quella residua piccola resistenza, in questo altro tipo di bacio anch'esso umido e scivoloso. E' questo il momento che mi piace di più, mentre sono appena entrato, mentre tutto mi avvolge. Soffermarmi qualche istante con ogni poro del mio corpo che sente quella sensazione; prima della danza...

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Ma S. chi è? Credo ancora 2 o 3 puntate per la conclusione. La prossima ti fará capire il senso. …puoi concludere la storia solo se poi ne cominci un'altra. sappi che finito questo mio e tuo periodo intenso ci aspetta una serata di vino rosso! sappi che ne avrò tanto bisogno.

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+ su ipotesi 6 G. pensa. Odio l'arbitrarietà. Io sono arbitrarietà. Legifero arbitrariamente, perchè arbitrariamente esiste tutto quello che ho creato, anche lo scricchiolare del mio potere, a causa di M. e quelli della sua stessa sostanza. Io regolatore del tutto, sommo sacerdote del rito dell'universo che, perchè infinito, l'uomo non intende e volontariamente a me si sottomette. Io ho creato gli esseri umani e per loro ho creato La Prova. Forse per noia. È la noia che guida le crudeltà. La noia e la disillusione. La Prova. Una vita per ogni essere umano creato ed il mezzo per scegliere chi mi seguirà e chi invece verrà compostato in rifiuto. Una vita per ognuno, sotto la mia lente di ingrandimento, il mio metro di giudizio, che ancora non ho, perchè io sono il creatore e so che il metro di giudizio è arbitrarietà e la mia arbitrarietà capriccio ed il mio capriccio legge, senza tempo né sensi. Una vita per ognuno dei 6 miliardi di esseri umani da me creati, uno alla volta, per essere giudicati. Il giudizio universale. Tutti gli altri esseri miei complici, nello stesso momento, guidati e coordinati dalla mia follia. Una vita per ognuno per vivere inconsapevolmente la prova, senza coscienza dell'eternità, di me della creazione, di se stessi. Tutti gli altri che agiscono per la prova, nel teatrino che ho allestito della grandezza di un universo, che recitano da me diretti, per il sottoposto all'esame. Al giudizio. Con principi che all'ultimo momento inventeró. Ecco, la mia follia. Sono il creatore.

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+ su ipotesi 6 G. E così fui sopraffatto dalla mia stessa grandezza. Da me stesso. Il guardare la vita, il guidare gli eventi, il gene dell'incommensurabile egocentrismo di un dio, tutto ció mi fece capitolare. Certo anche la noia contribuì. Ma fu la disperazione per le bassezze, gli egoismi, la pochezza e la mediocrità che fece il resto. Anzi determinante fu l'incapacità di vedere la bellezza, l'impossibilità di vivere le passioni, la frustrazione di un dio di non poter comprendere la complessità dei cuori, la forza dei sentimenti. E così il tarlo si instilló in me. Inizió a consumarmi a corrodermi lentamente, a rendermi incapace di guidare la prova senza inutili crudeltà, senza furore sugli eventi, sulle persone, senza qualcosa che mi permettesse di cogliere anche solo un bagliore di quei fuochi che agitano le passioni degli esseri che io stesso ho creato e che per un disperatissimo paradosso non potevo capire. Lo sconforto, l'impotenza, la solitudine. Esseri umani, inezie striscianti con un segreto incomprensibile per gli dei. Mi sottomisi a La Prova. Si! Io stesso feci La Prova. Al massimo della disperazione mi feci uomo, carne, ossa, miasmi, oblio. Il mio potere in funzione di me. Il mio potere messo a rischio, a causa di M. che poteva finalmente ribaltarlo ed appropriarsene. Anche se alla fine la prova mi rese più forte e, se anche M. non lo capirà mai, insovvertibile da lui e da quelli della sua stessa essenza.

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Divenni uomo e sentii. S. divenne qualcosa non da salvare, ma da innalzare nel mio cuore. Grazie a lei la gioia, la paura, la rabbia, il furore, la passione più totale, l'oblio dei sensi, il rimorso, la debolezza, l'onnipotenza, l'essere subdolo, felice, la merda, il morire per sopravvivere, l'urlo, l'odore dei capelli, scopare, l'orgasmo, l'orgasmo senza orgasmo, la febbre, le labbra, la lingua, la pelle, tanta pelle, il fresco dell'erba sotto i piedi, aver voglia di far male, sentirla gridare, contemplarla rapito, lontano da me, profondamente e completamente assorto nell'immagine di lei...

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però cosa succede a G e M? e S?mica puoi fermarti qui No non voglio fermarmi, ma é che adesso non ci riesco ... troppe farfalle...

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+ su ipotesi 6 Ecco un altro incontro, di quelli con poco fiato, salutandosi con un abbraccio strettissimo per respirare congiungendo i polmoni, baciandosi per ritrovarsi finalmente completi. A casa di B. Lei lo precede aprendo la porta di legno che dà alle scale, U la segue ma si ferma. In attesa che lei raggiunga la cima. B allora si gira e U alla base della scala può iniziare a dire: Il nostro è un amore che ruba i pensieri, li tiene in ostaggio (U sale due gradini sempre guardando B in quegli occhi verdi profondi e nei quali lui poche volte osa specchiarsi perché sa che solo lì dovrebbe trovarsi) È fatto di piccole cattiverie e pochi sorrisi Senza ragione e senza ragioni (U sale altri gradini verso B, la voce un po’ rimbomba, ma più U sale e più B la riconosce) Un amore fatto di tormenti e promesse mancate Di mille abbandoni Fatto di “non ce la faccio” (ed ancora qualche gradino) Delegittimato complicato spaventoso Con crampi allo stomaco insonnia ed inappetenza (U raggiunge l’ultimo gradino quello proprio sotto B, gli occhi si agganciano, le labbra sentono il calore e l’umido dell’altro, il desiderio) Ma io sono qui Portato solo da quello che provo, senza coscienza, senza memoria Provengo da ere lontane Da distanze così spaventose Il tuo io.

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(U sfodera la spada con gesto teatrale e si inginocchia, un riflesso distratto del sole sulla spada passa da un volto all’altro illuminandoli. U tende la spada che tiene ora tra i palmi di entrambe le mani verso B) Oh mia Regina A te porgo la mia spada con essa taglia il velo sul tuo eden e fammi entrare oppure taglia per sempre questa testa di uomo. M: Fagliela tagliare G. G: Stai zitto M. M: Fagliela tagliare quella testa G, renditi finalmente conto che questa prova ci è sfuggita di mano, chi è il sottoposto alla prova U o B? e perché questi due si confondono? E perché si stanno ribellando e come è possibile che questo accada se siamo noi a guidare la prova? Fagliela tagliare G. G: Stai zitto M. Sono quelli come te che non si rendono conto che si! noi siamo gli dei, ma gli uomini possono creare qualcosa di più grande di noi, che ci comprende, che tutto comprende come tante parti imperfette, ed in questa comprensione c’è finalmente l’annullamento del nostro potere sugli uomini e soprattutto su noi stessi, che possiamo rinascere completamente spogliati, ma finalmente compresi nel regno del senso e della leggerezza, la libertà, la bellezza. M: ho capito finalmente G. con tutto questo esperimento, questo teatrino grande come l’universo, l’unica cosa che volevi era la distruzione, l’annullamento di te e di noi, la fine di te stesso. Ma questo lo sai che non avverrà mai. Ciò che non è mai accaduto, mai accadrà. Attento G. non sarò solo ad impedirti quanto hai ordito. Ci sono i miei, ci sono i tuoi che di fronte all’annientamento non basta la promessa di libertà e d’amore, ci sono loro quegli stupidi che troppo sono miseri e spaventati per ambire. Siamo tutti contro te G. Smettila di tormentarti, smettila di anelare, smettila!!! Fai tagliare quella testa.

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La mente di G. è con S. Lei non ha mai smesso di essere parte di lui. Rivive un piccolo furtivo bacio, sulla schiena che S. gli dà passandogli vicino in una libreria, sulla sua maglietta rossa … chissà perché proprio quell’episodio e nient’altro. G.: va bene…. Farò quello che deve essere fatto!

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+ su ipotesi 6 Quando U sale quei gradini B pensa a quanto è tutto averlo li. E in quei momenti nulla pare impossibile. Ma i gradini si scendono e le porte si chiudono e oltre quel cancello la vita va, per entrambi,in direzioni diverse. Ed ad ogni incontro è sempre più faticoso annullare le distanze ed ad ogni distanza è sempre più difficile e arduo immaginare tutte le lontananze che inevitabilmente ci saranno e dare un senso alla nostalgia, alla tristezza e anche alla gioia. B e U non possono condividere la loro vita. B non sa neppure cosa voglia dire e U ha una vita già condivisa. Non si prescinde da questo perché non è possibile. B a volte pensa che vorrebbe tornare in quello che ricorda come un parco o un parcheggio o entrambi con intorno una città che stava nascendo e riprendersi quel tempo. Fermare un bacio leggero e trasformarlo e farlo essere il primo di tanti baci. Neanche questo è possibile,non si torna indietro e nessun tempo passato può essere reale adesso. Sembra che per U non esista tutto l esistente,che sia possibile andare e tornare ed essere sempre li con lei. Ma non è così. Non ci sono vite da condividere, B non vuole che il suo amore sia fatto di tempo rubato . Ed è giusto dire che per B questo è stato davvero un immenso amore. Che lo è. Che lei preferisce forse pensare che è così immensamente bello sapere che il suo io esiste,c'è. E le piace pensarlo felice della sua vita . Perché altre vite non sono possibili adesso. E aver percorso distanze così spaventose per trovarsi è stato forse uno sbaglio. Questo non è il tempo per U e B. Da qualche parte ci deve essere stato un errore o una burla, un qualche dio che gioca con il fato. E forse questo dio dovrebbe sapere che ci vuole tanto coraggio per lasciare andare via, che ci vuole un po' di cattiveria verso l'altro ma anche verso se stessi.

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E così a questo dio bisogna anche dire che B non taglierà la testa di U e neppure userà la spada per aprire veli e svelare possibilità , chiuderà quella porta e salirà quelle scale da sola . A volte guarderà indietro e sentirà gli occhi di U. E lui non sarà li. Questa storia non è la storia di un tempo che apparteneva a loro.

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… però sei tu che non pensi al domani, io ci penso molto.

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