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Le nove1le dell'Orlando furioso: atrut~ e.tradizione "s

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Maria A.. Carosella (" , Department of Itallan MoGil1 University, Montr'al Mareh 1985'

( A thesis submi tted to the heul ty of Gradua te st dies and Reaearch in partial fU1fillment of the re~re enta tor the,degree of Master of Arts.

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Le'no~elle dell'Orlando furio§o: struttura e tradizione ..

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Master of. Arts

In Part I, l have discussed 'the various.structures of the genre ot the "novella" in Ariosto t s Mad Roland. l also a ttem.p~­ed to give a de~1nition of "novella" and the ditterences be­tween "novella" and narrative sequence. The insertion of these' various short stories or "novelle" in the poem ta plot and -­

their oontextual value was also studied in this portion o~ my work.

In Part II, l dealt with the study of the literary tradi­tion. in other words. the sources of Ariosto's short stories. l compared the short storiés w1th the sources used, to empha­"size the differences and the simllarl ties found in Ariosto' s work. This' will ~nable us to examine how the ~oet uses these sources in his creative prooess. My Blbliography ia divided into six parts in which l have tried to complete and to bring up to date to 1982.

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Maria A. Caro sella

'Le novelle dell'Orlando furioso: struttura e tradizione 1

( \Dans la lière Partie, j'ai analysé les divers structures

du genre de la < "novell~" dans le Roland Furieux de l'Arioste. J'ai donnée une définition de "novella" et de décrire les dl1'1'érences entre "novella" et sequence narrative. J'ai aussi examiné dans cette partie, l'insertion de ces "novelle" ou nouvelles dans la trame et leurs valeurs contextuels.

Dans la 2ième Partie,' j'ai traité l'étude des sou~ces, de ces nou:velles de l'Arioste. J'ai comparé ces nouvelles avec les sources utilisé par le Poète, pour souligner les di:f'- , ferences et les similari tes trouvé dans son travail. Ceci nous permettra d'examiner comment l'Arioste uti11s~ ces sou~ces

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dans son processus créateur. Quant à la j'Bibliographie, elle~-~'

est divisée en six parties, dont j'ai essayé d'intégrer et de

mettre à jour jusqu'à 1982. \

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Mar,ia A. Carosella .

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~Le_~novelle del~rlando furioso: struttura e tradizione

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Master of Arts

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Nella Parte l di questo ~tudio, ho discusso le varie strutture delle novelle del.furioso, cercando di dare una de­finizione della, novella nel capolavoro ariosteo e di ind.icare la differenza tra novella e sequenza narrativa. O~tre a ques­to, ho esaminato l'inserimento di queste novelle nellti~trJc­cio e il loro valore contestuale •

. Nella Parte II, ho trattato 10 studio della tradizione, cio~ le fonti della novella ariostea. Qui si confronteranno le novelle dell'Ariosto con le fonti utilizzate, per mettere in rilievo le differenze e le convergenze. Clb ci permetter~ di esaminare come il Poeta adopera questa tradizione, queste fonti, nel suo procedimento creativo.

La Bibliografia si di vide in sei 'parti, e ha un val ore non tanto di aggiornamento, quanta di integrazione rispetto alla tesi stessa; essa giunge fine al 1982.

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PARTE PRIMA

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Introduzione

L'Orlando furioso Yenne pubblicato per la prima volta nel 1516. Quest'opera, 1etta ed ammirata da1 pubb1ico cin~ue­cente~co, presto ottenne grande fama proprio perché in quest'e­poca il gusto deI narrare ebbe uno sviluppo imponente nel ge­nere letterario della nove1listica.

Questo poema cavalleresco viene apprezzato non solo per l'intreccio della favola, che racconta, ma per la be11ezza dei suoi versi. L'Ariosto presenta al suo pubblico numerosissimi

' .. episodi di battaglie, di avventu~e, di amori e di avvenimenti tragi~i e a rilassare l'animo e ad impedirne la stanchezza

,

dal lungo e agitato succedersi di numerosi ev~nti, il poeta inserisce lungo la trama a1cune nnovelle" che ~iutano a svilup­pare e comp1etare il corso deI poema.· Si' possono indi viduare quattordici novelle che si ripartiscono in una m~ni~ra equili- \ brata fra il Veil XLIII Canto. Girevra(V-5-92) (VI-1-16); Olimpia (IX-22-94) (X-I-34) (XI-2l-79); Norandino (XVII-23-68); Guidon (XX-10-95); Gabrina (XXI-13-69); Angelica e Medoro (XXIII-110-130); Ricciardetto e Fiordispina (XXV-25-70); Gio-, condo (XXVIII-I-75); Cavalier~ Guascone (XXXII-28-35); Rocca di Tristano (XXXII-83-94); Lidia ..,(XXXIV-11-43); Marganorre (DOCVII-44-85);' Os pi te Ci'spadano (XLIII-11-46); Adonio (XLIII-71-144) •

In tre casi l'autonomia della novella in rapporto alla trama generale ~ quasi totale. Questi casi sono i seguenti:

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Giocondo (xXVrrf-I-75), Oapi te Cispadano (XLIII-11-46) e Adonio .' (XLIII-71-144). La prima novella viene raccontata a Rodomonte

" . dall'oste d'Arll, la seconda e la terza a Rinaldo, dall'Ospite Cispadano e dal nocchiero. Tematicamente, esse sono perfetta-mente inserite nei contesto: una risnonde all'altra, poiché esse tanno parte di una ~if1essione d'insieme sulla rédeltà e l'infedeltà--maschile e ~emmini1e ne11'amore. 'strutturalmente,

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\, , esse sono un po diverse dalle ~ltrë. L'Ariosto,stesso, mette in risalto con una tale insisten~a questa differenza, che esse appaiono veramente come l'eccezione che conferma la regala. In­vitando le lettrici a saltare la novella- che parla'male delle donne, il Poeta precisa che questo non nuocerà alla compren­sione dell'insieme: "Lasciate questo canto, che, senza esso/ po star l'istoria mia e non sar! men chiara." (XXVIII-2)

L'Ariosto non puo dire la stessa' cosa per gli altri undici casi, perché essi dipendono, quale più quale meno, strettamente dal contesto che li accoglie, e questa dipendenza' è reciproca. Pua trattarsi di una spiegazione per un epis?dio\appena ter­minatosi, 'ed è dunque fatta in un tempo di riposo. La novella ci riporta indietro, e procede, cronologica~ente per riportarci alla situaziune provocatrice. Nel corso di un banchetto tenu­tosi a Damasco, viene narrata ai cavalieri della corte di Carlo la storia di Norandino e Lucina, la cui felice fine è precisa­mente la causa della festa a cui partecipano i cavalieri. Nel corso della notte che separa la giostra di Marfisa nell'isola . delle donne omicide, Guidon racconta la s~oria della"creazione di questo reame. Il castellano della rocca di Tristano, espo~e brevemente ai suoi ospit!, che furono le y1ttime della costu­:nanza ,t proprio la ragione che governa l'usanza poco o s'pi tale che regna nella sua dimora. Ricciardetto, che viene salvato

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qal rogq da Ruggiero, racconta strada facendo, la storia deI suo amore per Fiordispina. Dunque gli episodi in cui partecipa­no i pèrsonaggi principali, vengono giust,ificati dagli antece­denti, che rintracciano i cammini di questa convergenza tra i vari personaggi.

Queste novelle partecipano ancora ~i più al movimento di insie~e, ~uando s'intercalano fra il principio e la fine del­l'avventura che esse giustificano. L'intervento di Rinaldo in favore di Dalinda{V-5), è {l principio dell'impresa che 10 porterà a dissociare Ginevra da ogni sospetto e a punire Poli­nesso. Il racc~nto della donzella, che segue immediatamente (V-7-72), è una spiegazione degli avvenimenti, ma anche un in­citamento all'azione. POich' Rinaldo, che ascolta questa sto-

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ria, si sente ancor più ispirato ad intraprendere l'avventura. Questo breve ritorno, all'indietro ci porta ~lla fine dell'epi­sçdio G~nevra--Dalinda--Polinessot ed è il punto di partenza di una sequenza nuova: quella deI duello Polinesso--Rinalqo-­ohe servirA a mettere finè all'insieme.

L'immagine connettiva, nel caso della 'spedizione punitiva di ,Ruggiero, Marfisa.e Bradamante, contro il reame di Marganor­re, è quella delle tre donzelle dalle gonne squarciate per ma­no del fellone Marganorre(XXXVII-26). Inoltre la novella sugli amori sfortunati di Cilandro e Tanacro(figli deI fellone) sl inserisce fra 11 punto di partenza e il punto al quale è di­retta la cavalcata dei tre cavalieri.D'altronde, le avventurè di Olimpia, due volte salvat~ da Orlando(IX-25-56) (XI-29-30), o quelle dlErmonide ~on Gabrina(XXI-13-66) sono anch'esse no­velle connettlve.

Le novelle servono alcune volte ad introdurre personaggi nuovi, che appariranno successivamente nel poema. Quindi non possiamo qualiflcarle più come soltanto episodi. È cio che

,~ succede con il rilancio degli infortuni di Olimpia; ed è anche il caso di Guidon, dopo la sua liberazione dalla prigionla

- . nell'isola delle "donne omicide". Il personaggio di Isabella

----viene introdotto proprio da una novella, e 10 sahe~a utilizzato dal Poeta è il seguente;-l'intervenzione di Orlando(XII-88-94)--il racconto della dônzella(XIII-4-31)e l'azione puni tiva . contro i suoi pêrsecutori(XIII-32~43). Inoltre Isabella parte-

J cipa a nuove avventure e diventa' uno dei personaggi principali deI poema, cos1 raggiungiamo il siste~a più co~plesso della trar.la dt Insieme.

In un certo modo si pue assumere che te novelle sono delle avventure seco'np.arie per gli eroi principali ;poiché gli eroi si trovano spinti da altri moventi, che li portano sempre ad-urtarsi 0 ad unirsi agli al tri eroi. Nessuno di questi eroi ~

segue separatamente il suo cammino, cioè non compie da sol~~, ~ -

suo destino. Le avventure non sono né parallele, nt sû~ceBsive, ma se~pre strettamente fuse insieme tra di loro.

Questa interdipendenza proviene dalla successione di con-

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centraz~one e di dispersione dei personaggi. Queste sono le pulsazioni che danno a tutto il poemail suo ri tmo di vi ta; poiehé esso è edificato su questo sistema d~'convergenza e di-

'" yergenza. che corrisponde al cielo di apparizi'one e sparizione degli immagini.

Avendo"elencato le novelle e' avendo brevemente esaminato, le varie strutture di queste, ci proponiamo in questa Parte Prima, proprio di svolgere questo studio della struttura. Nel l capitolo si tenterà di dare una definizione di novella, e di ind~care la differenza tra novella e sequenza narrativa. Nel II capitolo si tenterà di fare l'analisi dell'inserimento delle novelle nell'intreccio. Nello svolgimento di questa Prima Parte n~teremo che l'Ariosto fa ricorso a una tradizione specifica nella strutturazione di queste novelle. 'Quindi nella Parte Se­conda ci proponiamo di portare avanti 10 studio delle fonti, cioè della tradizi6ne; di queste,novelle ariostesche.

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~1nl~ione di "novell",· e sequenza narrativa.

l nel Furioso; e di~ferenza ~ra novel1~

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, Le novelle sono intercal~te nella sequenza narrativa, e

svolgono situazioni narrative che si configurano come temi " 'J ..J -

ésemplari di fede~tà, gelosla, avarizla, inganno ece.. que i casi che si raccontano nelle novelle diventano Exem a, cioè esempi paradigmatici,che petmettono in a1cunl casi di inter­pretare gli syiluppi della trama e in particolare a1cune sue sequenze. ~

Per intendere la dif~erenza fra nove1la e sequenza narra­tiva nel poema ci possiamo r~fare alla-trama in cui ~i posseno individuare due livelli di lettura,ocioè il llvello della fa­bula e il livelle de11'intreccio. La definizione di fabula (ne1la quale è indispensabile premettere che gli elementi "te­matici della na~raziene sono legati da,)Hlrapporto causa1e- . temporale) èi è data da Tomacevskij: ,è

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Fabula rappresenta un sistema più 0 meno uni­tario di avvenimenti, l'uno derivante da11'altro, l'une collegato all'altro. L'insieme di tali ay­venimenti nei loro mutui rapporti interni è ap-punto cio che chiamiamo fabula. l motivi, combi­nandosi tra lore, formano la struttura tematica dell'opera; da questo punto di vista, la fabula è costituita"dall 'insieme ,dei motivi nei lorD rapporti logici causali--temporali, mentre l'in­treccio è l'insi~me degli stessi motivi, in que1-la successione e in q~ei rapporti in cui essi sono dati nell'opera.

Dunque, si pua dire che la fabula. nel poema, è la storia deI ~

singolo eroe, eventualmente con le sue costanti, e l'intreccl0 1

è l'accostamento di storie di diversi eroi, 0 i legami tra seg-menti. ~ Le novelle assumono l'incarico di produrre'una pausa ri-

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flessiva, un'interruzione rispetto aIle sequenze funzion~l~ delle fabulae; interruzione che, in una serie di ~~si, permet­te di illustrare ed interpretare la sequenza 0 le sequenze a cui esse sono accostate. Le novelle si individuano quando il letto.re' si trova dgv:anti a qualche personaggio che si mette a narrare una storia 0 la propr~a storia~ cio~ quando un perso­naggio deI poema narra una storia al protagonista delltepiso-

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dia. Nella maggior parte dei casi, queste novelle vengono mes-se in bocca a personagg1 che sono 0 defilati rispetto aIle fa­bulae(co~e Ermqnide, Dalinda, Olimpia e Lidia), 0 addirittura,

. in più casi, anonimi(come per la novella di Norandino "un ca­valliero in via" racconta a Grifone la storia di Norandino; per la novella di Giocondo e Astolfo "un oste" racconta questa novella a Rodomonte; per la novella di Marganorre'Huna donna" racconta a Ruggiero e la sua compagnia la storia di questo tirannoj per la novella deI nappo "l'ospi te CisI?ad~o" raccon­ta a Rinaldo la storia deI nappo; per la n6vella di Adonio'"un nocchier" racconta questa stor~a a Rinaldo). Mentre in un minor numero di occorrenze, queste novelle vengono raccontate da per­sonaggi che sono sia soggetti della novella, sia e'roi immersi nella fabula come Guidon e Hicciardetto. Questo contribuisce a , mettere le novelle su un piano diverso da quelle in cui si 8i­tuano le fabulae, e questo piano distante dalle fabulae, è il piano dei valori a cui le fabulae degli eroi sono accostate.

Questi casi che abbiamo appena menzionati~ confermano la .,II'

tendenza deI materiale favolistico deI poema ad isolarsi dalle "" sequenze delle fabulae. Come "già menzionato, es.istono due casi

in cui vi sono narratori attivi nelle novelle e nello stessa tempo ~mpegnati nello sviluppo delle fabulae: sono i casi di Guidon e Ricciardetto. Nel caso di Guidone, sembra importante il passaggio dalla novella alla fabula; qui il lettore si trova davanti ad una uscita da uno stato dieforzato isolamento (cio~

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la si tuazione della prigionia nell t isola delle "donne omicide", che d'altronde ~ il saggetto della novella) ad uno stato di at­tiva partecipazione aIle successive vicende guerriere di Astol­fo, Marfiaa e della loro compagnia. Nel caso di Ricciardetto

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invece, troviamo che egli ~ un personaggio che al 3ivello della fabula ha un posto mol~o marginale.

Un altro punto importante da rilevare~~ che le' novelle ~-. fluenzano molto gli eroi nell'operare una scelta. Pertanto, 01-tre a svolgere i tipici terni esemplari che sono lare propri, le nove11e sono anche ma~eriali altamente funzionali nel carat­terizzare la fabula dell'eroe. Questo ~ provato dal fatto che tutte le novelle sintagmatiche vengono raccontate ad eroi cris­tiani, e terminano con l'intervento d~cisivo di questi eroi. Esiste ~er~ un'eccezione costituita dalla novella di Lidia; e inol~re il legame s~tagmatico si presenta differito nel casa della novella di Gabrina, poiché soltanto nel Canto XXIV-40-45 si puo verificare la punizione di Gabrina. Dunque, le novel~e, viste in questa prospettiva, hanno il compito di definire in un modo specifico la sfera d'azi9ne deI "grande" eroe cristiano.

Tra que ste novell'e ci so~o vari tipi d' innesti 0 "entre-, 1

lacement", cio~ innesti sintagmatici e paradigmatici, come SOB-

tiene anche ii Pamploni. 3 Il legame di tipo sintagmatico si manifesta quando nella novella viene narrata una storia che termina con una situazione di pericolo, oppure si parla di una priv~zione 0 perdita dell'ogge~to amoroso patita da un perso­naggio dipend~nte, oppure di una condizione di ingiustizia. Questi sono tipici fattori dell'"entrelacement":cio~ la nqu~te",

" la ricerca e il raggiungimento d'un oggetto, 0 il duello per la donna amata. Un legame di tipo paradigmatico, invece si stabi­lisee a ttrave.rso un rapporto 0 di comple~entari tà--af'f'ini tà 0

di opposizione con il momento a cui ~ giunta la sequenza: l'1n­nesto della novella diventa cos1 il punto di riferimento inter-

-pretativo per una determinata funzione. Per.esempio, la novella di Giocondo e Astolf'o ~ raccontata con toni sorridenti nel bel mezzo della rabbiosa gelosia di Rodomonte; e nella novella di Norandino l'amore vero di Norandino e Lucina si trova Messo ~c­canto all'amore tessuto di inganni di Orrigille e Martano. Con

, . cio si puo dire che i personaggi secondari s'intrecciano a que~­

~ li principali non solo nei lare incontri con i "protagonisti", ~~- ma anche nella situazione morale 0 psicologica che riecheggla

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o contrasta quella dei protagonisti stessi. Inoltre gli episodi. apparentemente digressivi, sono in realtà scelti con cura dal , Poeta con 10 SCopo di ~ornire un ~ilo morale ricorrente, da ri­unire gli avvenimenti sparsi collegandoli all'azione principale.

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II . ' Analisi dell'ineerzione delle novelle ne11'lntreccio: il 'loro .alore nel eopteeto della trama.

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Esiste un rapporto tra eroe cristiano e tipo di novella 9

'che gli viene attribuita. All'eroe cristiano, caratterizzato tra l'altro dalla ricerca amorosa(Orlando, Rinaldo, Bradamante) ~ collegata la novella che porterà, con l'intervento dell'eroe, al conseguimento dell'oggetto amoroso per un personaggio mino-

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re che non pub raggiungere da sol~ il proprio oggetto amoroso: in questo ca~o; l'eroe cristiano, oltre ad essere retributore di torti fatti,e dispensatore di salvezza, per la situazione di , ficerca amOrosa che costituisce 'l'antecedente narrativo e ~a da sfondo aIl 'impresa, rivela una 'disposizione ad identi~icarsi col personaggio aiutato, appagando cos1 anche la propria ri­cerca dell'oggetto amoroso.

Questa costante narrativa si riscontra nella novella di Olimpia. In un poema dove tutto appare affidato al caso, pub

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sembrare appunto un puro caso che Orlando incontri Olimpia. Pe-rb in verità nulla à af!idat~ al caso e nulla ~ disperso; esis-' te, anche se che lega fra ti colare , . il

spesso pub sfuggire"una connessione sentimentale \ '

di lorD i va ri episodi. In questa novella in par-rapporta fra ia tenace passione di Orlando e la

fedelt! di Olimpia è evidente: sia l'uno che l'altra si sono quasi negati alla vita esterna e vivono raccolti unicamente ne~ lare afietto. Qui l'immediato antecedente narrativo ~ una con-. dizione di perdita~privazione dell'oggetto amorosQ per l'eroe.

r, ,'impresa che com:J?i, a !avore di un al tro pers.onaggio (si de­ve osservare che Orlando aalva Olimpia che sta per essere divo­rata dall ,'Orca)~ proprio quando l'eroe crede di andare a salva­re Angeliea. Qui l'aspetto "sostitutivo" dell'impresa compare anche ma terialmente. Ma Si! dopo il so'gno della perdita di An-

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gellea e la sua Invocazione di aluto, l'eroe" parti to alla 'rl­eerea dell'oggetto amoroso aveva assunto un eompito)cloè que1-10 dl 11berare l'iso1a·dall'Orca: già allora 11 compito era

,

stato assunto e fantasticato come impllcante la salvezza del-l'oggetto amoroso che poteva trovarsi proprio in quella situa­'zione di pericolo.

Anche la prima parte della novella di Olimpia pub assiml--

larsi alla medesima eostante narrativa: durante l'inchiesta ~ -

l'eroe viene portato dai venti dove una donzella chiede il suo aiuto per liberare il proprio oggetto amoroso. Questa donzella ~ Olimpia, che racconta una esemplare storia d'amore e di fe­deltà alla persona amata, e nello stesso tempo annuncia un tor­to che deve essere riparatà{Cimosco; Olimpia, che è stata pri­vata a forza dell'oggetto amoroso, ha fatto uccidere Arbante· col qual~ era etata costretta a sposarsi). Orlando, dando pro­va di valore, supera gli ostacoli e aiuta la donzella a rag­glungere il· proprio oggetto amoroso. Non dimenticando che l'a­zione si c~mpie mentre l'eroe rlcerca l'oggetto amoroso, si pub supporre che Orlando sviluppi anche la propria ricerca del- .

\ . l'oggetto amoroso identificandosi con un altro personaggio e aiutando'questo a raggiungere la persona amat\. Orlando è l'e­roe dispensatore di salvezza nei confronti di personaggi "mi­nori" che non possono conseguire da soli il proprio oggetto a­moroso e che quindi si rivelano personaggi--dipendenti; inoltre Orlando è retributore di torti fatti, q~ando uccide{IX-80) e punisce Cimosco per avere ordinato con violenza ad Olimpia di sposare sUQ figli~, e per l'inganno, la frode e il tradimento ~erso 10 stesso Orlando che gli aveva proposto un patto corte-se (IX-62-63)." "

Nella novella di Ginevra il personaggio che l'eroe(Rinal-J

dO) aiuterà si trova di fronte al pericolo di morire, dato che -14inganno di ~ amante respinto l'ha fatto cadere sotto un,nas­pra legge". Rinaldo assume un compito percepito come impossibi­le dai personaggi circostanti. L'impossibilità deI compito è in relazione o'con la natura in~~ana e mostruosa dell'antago­nista, oppure con la grande sperequazione di forze esistent!

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tra chi minaccia la perdita dell'oggetto amoroso e chi si ac­cinge a riparare-'-per un certo personaggio la si tuazione di pe-, .ricolo e di privazione dell'çggetto amoroso; oppure ancora ~

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~n re~azione alla forza di un solo antagonista, per esempio Rinaldo--Lurcanio.

La comparsa di Rinaldo ~ liberatrice: questa ~ una funzio­ne che individua la sfera d'azione dell'attante "grande" eroe c~istiano: ci sono, nel poema. personaggi "minori" che sono ( / personaggi dipendenti in quanto non pQssono realizzare da soli la ~ropria salvezza nè conseguire da soli il proprio oggetto amoroso. Per uscire dalla situazione d~ pericolo e di priva-zione dell'oggetto amoroso in cui si trovano, hanno bisogno dell'intervento di un eroe cristiano, che appare cone disp~­satore di salvezza. Tra questi personaggi dipendenti et~ Ginev-ra. Bisogna OBservare che a Rinaldo l'oggetto amoroso(Angelica) si ~ appena sottratto, e che gli è appena stata minacèiata la

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possibilità di privazione definitiva de1~'oggetto amoroso ad opera di Orlando. L'impres~ di Rinaldo è dunque legatà alla Ra~razi'one della sua ricerca dell' oggetto amoroso. Il fa tto di soffrire le pene d'amore gli permette di identificarsi con un personaggio femminile che appàga il desiderio della p~rsona a­mata, e di'difenderlo. Dunque nel caso di' Rinaldo e Ginevra la funzione viene inserita dopo che l'eroe ~i ~ mosso alla ricerca dell'oggetto amoroso, visto che l'impresa si narra prima che lteroe vada a chiedere aiuto nel campo cristiano. Anche qui l'eroe(Rinaldo) aiuta un altro personaggio nel conseguimentq dell'oggetto amoroso: ma pu~ evilîlppare, nello stesso tempo, la propria ricerca dell'oggetto amoroso identificandosi con un personaggio che si trova in una situazione specularmente oppos­ta alla s~a (infedeltà dell~oggetto amoroso).

L'Ariosto colloea la novella di Gabrina in questo determi­nato luogo per satireggiare le leggi irrazionali e rigide della cavalleria. Per rispettare queste leggi, Zerbino è forzato a proteggere Gabr~na,con'la sua propria vita anche dopo che egl! scopre la sua colpevolezza, la sua mancanza totale di uman!tà. Il Cappellani dice:

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~.J in Zerbino il tema fondamentale di Orlando si arricchisce deI riflesso della gentilezza, della spiritualità, della fedelt! cavalleresca. Zerbino legato a Gabrina ~ l'immagine dell'i- '

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deale accozza to col reale: tqcostamento che in \\ Orlando genera la pazzia." ~

Si pub dire che questa novella in un certo modo spiega il tra­dimento di Gabrina, che si verifica nel CantoXXI!!.' Ermon,ide t il personaggio che narra la storia, previene Zerbino ,affinché egli non cada nelle reti della vecchia come fece suo +ratello Filan-

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dro'. Insomma egli- induce Zerbino a guardarsi a tt,entamen~e per non farsi ingannare dalla traditrice. Invece la vecchia froda­trice Gabrina riesce, cos1 come ha fatto con Filandro, ad ag­grapparsi a Zerb,~no legandolo a sè con un patto sanguinoso e col ricatto di una visione di morte. In sé G~brina raduna quel­le caratteristiche che la rendono uno dei più ~nsoliti "rnostri" deI Furioso, tale da trovare nella continua catena delle pro­prie colpe la sua condanna; nota il Momigliano:

L'Ariosto non ha mai fatto tanto strazio d'una donna come di Gabrina. Quanto di candore 1'4-

\ riosto aveva sparso sul valta dei suai era! e delle sue eroine, altretta~ta di negrezza egli versa su quella di Gabrina, negaziane vivente ' di tutti gli ideali che gli sono pib cari Ga­brina è l'antagonista di tutto il nobile mondo ariostesco, ed ~ la più forte immagine dell'or­rore che provava il poeta di fronte ai mal vagi che insidiano gli uomini di' onestà e di fede co~e riprova de~ motivo intimo di tutta la sua grande poesia. \ \

1 ~ Inol tre bisogna ;notare quello, che dice Momigliano a proposi to dell'intreccio deI racconto:

1

G'.:t il suo' intreccio (abbastanza complessa ~ tuttavia facilissimo e nasoe spontaneamente dal­l'anima scaltra e fosca di Gabrina. Specialmen­te' nella scena centrale, la psicologia ~ stretta come una maglia: caso insolito nell'Ariosto. Per essai combinate fra loro la feracia subdola e attenta di Gabrina e l'onestà assoluta di Filan­dro, questo si trova naturalmente in sua balia e; non solo trascinato ad uccidere l 'amico, ma anche a sgddisfare, per minore male, le brame di Gabrina.

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Tuttavia bisogna riconoscere ehe la situazione trag1ca ~ risol­ta nella complessitl della narrazione; cio~ quello che preso isolatamente e approfondito avrebbe tragica risonanza ~ visto attraverso il racconto di Ermonide come in riquadri staccati che raffigurano le serie degli orrori e delle infamie della donna. Zerbino dopo aver udito 11 racconto, riconosce la veri­tl sulla donna e'sa quanta si deve guardare da lei. Dunque la tensione già esistente tra i due ora evolve in odio. Infine il carattere perfido di Gabrina con il nuovo odio che porta a Zer­bino l'lnduce al tradimento proprio come aveva previsto'Ermo­nide. Dunque l'episodio di Gabrina, che sembra confondere il lettore con il suo straordinario intreccio di terni cavalleres­chi, burleschi, elegiacl e tragici, sl muove intorno ad un sen-timento di noblltà morale. '

La novella deI tira,nno Marganorre allude all'inumano è al barbarismo, cio~ ad una reazione illecita contro le leg~~ stes­se della natura. Questa storia, a cui si possono attribuire nel suo insieme caratteri di sicura originalitl. nei particola­ri accentua un'atrocità da romanzo nero, comè si pub notare­nella storia di Gabrina. Perb da uno sfondo grotteeco eesâ~por­ta in primo piano le piaghe crude11 inflitte nell'animo di Dru-'. 'silla e di Marganorre: ee quest'ultimo degraderà il proprio do-lore a eepressioni assurde e nefande, r1mane tuttavia la forza mimetica deI suo tormènto di padre che cerca inutilmente ven-' detta: \

. QuaI serpe che ne l'asta ch'alla aabbia la tenga fissa, Indarno 1 denti metta; . o quaI mastin ch'al ciottolo che gli abbia glttato il viandante, corra in fretta, ·e morda Invano.... XXXVII-lxxviii (--

à questo il punto d'origine della follia di un padre che' perde ormai ogni coscienza d'umanità. Infine come risulta'to, il ti­ranno viene punito dai tre guerrieri, Ruggiero, Bradamante e Marfisa, per tutti i suoi crimini. A parte queste considera­zloni, ~ bene insistere eulla funzlone fantaetlca dell'epiBo­dio dopo la rivelazione di Atlante(che Martiea e Ruggiero sono fratelli) fatte in un paesaggio romanzeseo e mitieo in cui

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si agitano oseure passioni, alla quale seguono quadri ispirati 1

a senti menti diversi. Questi vanno da figure scombinate e spau-rite come le tre donne di Islanda con le gonne squarciate, all'immagine coperta della maschera di una tragica finzione di Drusilla, allo 'svelarsi deI sua odio carico di una forza lunga­mente repressa, sino all'intuizione deI dolore disperato della stesso Marganorre. Perb non mancano note realistiche come quel­l~ ~iguardanti il terrore .della.vecchia cameriera che, presa dagli incubi di una permanente ossessione, non vuole nemmeno assistere alla vendetta su Marganorre. Dunque la novella di Marganorre svolge', nell' intreccio, un ruolo costrutti vo fonda­mentale eon le sue interazioni a distanza. L'episodio è rile­vante per le eonnessioni che stabilisee; 'infatti esso ~ealizza una perfetta simmetria costruttiva con l'episodio dell'i~ola

"'" delle "donne omicid~~ dove si ottempera a un'impietosa legge contro il sesso maschile.

La novella di Ricciardetto e Fiordispina è diversa dalle altre che abbiamo visto finora. Il Poeta la inserisce innanzi­tutto per spiegare la ragione per cui Rlcciardetto si trova sul rogo quando Ruggiero 10 saI va. La storia si divide in due momenti: l'incontro di Fiordispina con Bradamante, e l'altro incontro di Fiordispina con Rlcciardetto. L'Ariosto sottolinea il suo gusto delle metamorfosi; si tratta di un continuo decli­nare dalla fantasia alla realtà, e da questa alla fantasia, sicché le fantasie prendono evidenza corporea. Per esempio si pensi al sogno di Fiordlspina in cui assumono consistenza i suoi deaideri che ai realizzano con Rlcciardetto. Fiordispina Bogna che Bradamante è maschio perb quando si sveglia si rende conto che era soltanto un Bogno e si dispera. Infine quando Ricciardetto va da Fiordispina eaaa pensa che ~radamante sl sia trasformata in maschio(Ricoiardetto). Nella trama della novella vi è la storia Qella Ninfa e deI Fauno, inventa ta da Ricciar­detto, per rendere la sua trasformazione plb crediblle agll 00-

chi della giovinetta. A proposlto di questa storia dice il Momigliano:

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Dalla mescolanza delle sfumature vien tuori il ' racconto più singolare e più vago deI poema. Chi racconta, è l luomo, e i suoi sentimenti e i suoi commenti danno un'impronta boccacesca alla novellaj ma nemmeno i commenti alla scabrosis­simo caso e il velo di canzonature che essi gettano su Fiordispina, non tolgono che, essa rimanga quello che è --una creatu~ di lstinto, in cui 10 stesso desiderio conserva un profumo di spontaneità e d'innocenza. La conclusione sommerge nel cini srno li bidino so deI narra tore' e deI conquistatore la candida sensualità della giovanetta; ma è entatica, manca di serietà ar­tistlca: 10 scherzo sb09cato qui è facile espe­diente per concludere. ,

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Dunque questa novella si trova al limite fra il gentile, il li­cenzioso e il fantastico: è delicatissima, ma tut ta venata dal­la lascivia maschile deI narratore.

La novella della rocca di Tristano viene inserita nel po­ema innanzltutto per mostrare a Bradarnante e agli altri ospiti la storia delle strane usanze deI castello. Ma la ragione pdù adatta sare~e quel la di mostrare l'analogia di comportamento tra personaggi presentati come opposti(cioè la cortesia della guerriera perchè Bradamante riesce a difendere l'onore di Vl­lania e riesce a fare albergare anche lei nel castello. E la scortesia di Clodione perchè egli non vuol~ albergare Tristano nel castello per gelosia). Inoltre per rnostrare la caratter1'z­zazione della gelosia di entrarnbi. Dunque si puo dire che ques­to è un modello a sviluppo simmetrico, 8 consiste,nell'esito identico di si tuazioni opposte,; è un rovesciaMento deI modello a sviluppo bipolare. 9con l;opposizidne alla base anziché al vertice.\Bradamante, la valorosa guerriera cristiana, attraver­so la sua grande cortesia riesce a difendere l'onore di Ullania. Ella mostra come ha vinto il diritto d'albergare nel castello

l, per virtù cavalleresca, non soltanto per ~erito della sua be~­lezza(anche se non perde l'o~aggio alla sua bellezza). La guer­riera cristiana non è gelosa della bellezza di Ullania, e cos1 abil~ente riesce a fare rimanere anche Ullania nella rocca. In­vece Clodione per gelosia della sua donna non vuole albergare (, Tristano nel castello, e quindi 10 manda altrove. Qui abbiamo, la mancanza di cortesia di Clodione; d'altronde anche Tristano

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g11 d1ce:"Amore deve rendere gentile un cuore v111ano e non fare villano un cuore gentile." Alla fine Clodione riconosc~ la sua mancanza(puQ collegarsi con Bradamante) perchè riconosce che la sua sco~tesia verso Tristano era una villania, si pente, e la sua gelosia sparisce. A questo punto si vede come questi due modelli finiscono colltavere il medesimo esito.

Dalla novella romanzesca di Lidia si ricava un sentimento precis9 dell'ostinazione della malvagità, del suo delinearsi

'> quasi come'una vocazione, del suo compiacersi di infliggere disumani tormenti per cui 10 stesso guerriero viene sottoposto a prove imposs1bili. L'Ariosto attraverso questa novella pre­senta l'idea implacabile di "voglie omicide". Lidia è l'~spres­sione propria di quell'ingratitudine che si oppone agli ideali cavallereschi, quindi è scelta come unica rappresentante del­l'inferno. Astolf~ come Dante, fa un viaggio ùltra-terreno. Astolfo decide d'entrare nella grotta infernale come se questo luogo fosse aperto a c~iunque volesse visitarlo, qui l'Ariosto rende la situazione un po parodica accostando le esperienze di Dante a quelle di Astolfo. Astolfo "si pensb d'etttrarvi dentro, / e veder quei c'hanno perduto il giorno, / e penetrar la terra fin 'al centro, / e le bolgie infernal cercare intorno."(XXXIV-5) La caricatura d'Astolfo e il gioco ariosteo diventano intensa­mente 1ronici quando il peTsonagg10 non ai rende conto che so­no anime quelle che incontra. Egli riconoace questo soltanto quando usa la sua spada(XXXIV-8). Come Dante anche Astolfo - )

1 vuole communicare con le anime, e i dialoghi sono presentat1 quasi nello stesso modo, con la differenza perb che l' ironïa

; . ariostesca è ~nnipresente(XXXrv-9). Dopo aver udito la storia di Lidia, Astolfo intende la legge del "contrapasso": "Poste ~er simil fallo 1n simil pena"(XXXIV-9). Egii non cade "come corpo morto cade"; l'unica cosa che Interessa Astolfo è di e·ri­gere una forte barricata capace di tenere le arpie nell'inferno. Dunque il contrasto per un'altra volta Indebolisce la sltuazlo­ne e l'uditore rimane\deluso. Mentre Dante viene purificato Intellettualmente da! pecèati dell'interno alla sua usc1ta sul­la spiaggia deI purgatorio, 'Astolfo viene fisicamente bagnato

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- , di nuovo. La condizione mo-rale di Dante vrë~e- intesa, ~quii lette­r .... c

ralmente, e il ri sul tato è di nuovo comico: ~"...- -,.,~' - ;;;..

Il negro fumQ de la scura pece, mentre egli fu ne la caverna tetra, non macchio sol quel ch'ap~ria~ et infece, ma sotto' i panni ancora entra e penètra; , si che per trovare acqua andar 10 fece ce~cando un pezzo; e al fin tuor d'una pietra vide una fonte uscir ne la foresta, ne la quaI si lavo dal piè alla testa. XXXIV-xlvii. '

Vi è poi il caso delle tre pazzie, cioè la pazzia di' Or- ,\ lando, di Bradamante e di Rodomonte. 'Xl Canto XXIII è il canto centrale 'deI poema; e qui è inseri to il tema pi ù importante del-1"' intero poema, cioè la pazzia di Orlando .. Qui,ndi è chiaro per.-

, ,ché in questo canto si trovi l 'episo,dio ,Çl~lla causa d'iqresto , irt:lpazzimento deI povero conte. L '.Ari~sto, dedica poche ottave t più pfeéisamente due ottave, al. racconto di .. Angelica e Medoro,

1 -e que,st' inserimento dell~ storia d' amore t-r~ Angelica e Medoro . . raccontâta dal 'pastore provo ca., la __ t~emenda "pazzia deI paladino; Il pastore, credendo di sollevare'~~ ~overo innamorato dal suo triste stato, gli racconta la ·liete ..ator:f.eila degli amori tra

, -due giovani che aveva pspitato(XXIII-110-130). A proposito di

, -l'

queste ottave il Momigliano dice:ttNon c'è un intoppo: la chiuBa canta come uno' zampillo di fon·tana. C'à nel suono, la sereni tA

" -

deI pastore, di quel buon-uomo~che si accinge-a confortare il 'suo o~pi te; e nel fondo, ~re' in que sto Poeta agevole e alieno dalle medit?-zioni l'indifferenza atroce deI destino." L'Ariosto dà al pastore ùn' tono diingènuità, d'~n~if'ferenza nell'intro-

a ~ ~ ....

durre il racconto. Il pastore insiste. ~~la_ circostanza più in-teressante- p~r un uditore curioso, che à'la più tremenda per il povero paladino:~la passione ardente e:~~qui~ta di Angelica. E

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scherza sulla piaga di Medoro feri to .• -che gua.ri Bee per opera - ~ .,. ~'

della bel~a infermiera, e sulla piaga che intanto si apre nel cuore della bella infermiera: ~ gioco di. parole banale, che ha pero' u.na---ri sonanza tri sti ssima'. ~O Inol tre ,secondo Mom! gliano , l'Ariosto dà più importanza al dolore di Orlando, e non ha tem-,

po di sviluppare il racconto del.pastore fino a quel p~nto di

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vivacità che raggiunge l'oste d'Arll con il racconto di Giocon­do. Dunque nella parte della narrazione si ha un andamento mol-' to più lento. Perè c'è sempr~ una ragione per'cui l'Ariosto fa cio ed ~ (secondo, Momigliano) per ved'ere come le parole deI pastore .influisc0:r;t0 sull 'animo di Orlando. Appena terminatosi ..il racconto, il pastore mostra la ricompensa--il bracciaie, e con cio scoppüi la pazzia ·del paladino .11 ' J,

Orlando di venta l' esempio principale delr' innamoramento ~, . ~ ~

platonico e delle sue azioni. Invece di un'ascensione spiritua-le al divino(come fa Dant~ attraverso Beatrice) l'amore di Or­lando per Angeliba ha l'effetto opposto. !noltre con l'incontro tra Angelica e l'umile Medoro l'ideale astratto di cui va in cerca dappertutto Orlando--c;olla. Dunque egli scopre la vera real~à dell'amore scolpita sui tronchi e nelle grotte. Egli si ri trova continuamente in- contrasto tra il reale e 1 l, ideal~ . della situazione. Angelica, dunque, diventa una vera donna

quando vieone collocata ironi_cam~n~~ in. una scena petra::chesca che serve a mostrare cgli aspetti paradossali di una fabbrica-

1 r

zione poetica(xXII~138). E da questa ricognizione gli effetti inevi tabili dell 'amore: "che fuor deI s~enno' al fin l' ebbe con-, dotto" (XXIII-14l), portano a11' inevi tabile e'si to: !'e cominciô la gran follia, s! orrenda, f che di la più non sarà mai ch'inten­da. Il (XXIII-142) Dunque come si ~ già stabili to precede~teme~te, il raceonto aggrava immensamente la situazione, che era già ab­bastanza precaria, per condurre Orlando al11 pazzia.

_ La novella dell'oste d'Arll s'inserisce profondamente nel­le avventure deI guerrièro pagano Rodomonte, proprio per rap-

- -presentare le tendenze femminili alla luce dei rapporti Rodo-monte--Doralice, e per rappresen,tare 10 stato d'animo"maturato nel guerriero. Questa stori:a non puô essere separata dalla fi­gura deI guerriero e dagli svilllppi narra ti vi in_ -senso generale, _perchè l'esempio di Isabella, verrà a contradire l'idea sulle donne che si fa Rodomonte dopo aver udito proprio questa storla. 1

La novella si ri trova aIl 'ul timo piano di un mpdel:};o~'Q

sviluppo ternario come ha ben notato' il Pamploni .12 0'0-1 questo ~'" modello il filc narrativo percorre tre fasi; ~)dal fatto b)alla

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20

~riflessione c)al~fesempio paradigmatico. Il primo punto di questo modello, il fatto, si trova,al~Canto XXVII ~â ~ il.tra-

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dimento di Doralice. Avendo perào Dorâlice, ritorna con forza . nell'animo di Rodomonte, qu~l bestiale furore(XXVlI-iii). Af-flitto da ~u&sta ferita, Rodomonte accusa tutte le donne d'in­fedeltà e di mutabilità. Dunque questo ~ il'secondo punta, cioè la rifl~ssione morale. Il terzo punto--l'esempio paradigmatico-­in' qu'esto caso è il racconto, narrato d!ill 'oste p.er consolare Rodomonte. Inoltfé quest'esempio come dic~ Pamploni "serve co­me avvenimento, in rapporto alla m~dita~ione deI vecchio, a cui segue come illustraz~one il martirio di Isabella. n13 L'Ariosto

-,situando questo racconto prima della morte di Isabella, riesce a mostrare meglio l'intento di f;r risaltare per contraste la fedeltà sublime della donna gentile, dopo l'affermazione del­l 'inf'edel'tà generale dellé donne. La scoperta ehe l'am'ore puo , ..

\ . durare oltre alla ,morte dell'amato, costituisce per il guerrie-ro una Beossa ben più effica~e di quella della rivelazione deI tradl~to di Doralice. Come nota la Weaver:

. .

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G •• ] il momento di pazzia di Rodomonte è uno d~struttivo in cu~ la sua ragione è vinta dal­l'inganno d'Isabella siccome dopa udito il r~c­conto egli non s'aspetta l "atto che eommette~

,Isabella preferendo morire piut!~sto che riftUn­ciare alla fede e alla castità.

Dunque si puo vedere l'importanza che questa novélla ha per 11 processo, il fila narrativo, della storia di Rodomonte.

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, Per riprendere, il punto della rif~essione morale che fa Rodo-monte sull'infedeltà e la mutabi11tà delle donne, vediamo come questa riflessione cambia quando s'introduce sulla scena la . casta Isabella. L'amore assale di nuovo il pagano e la' sua bru-tali tà si cambia~ in nobil tê. (XXIX-9-vv. 3-4), e di" nuovo Rodomon­t; Ki toma ad essere cortese (XXIX-8~vv. 5-8)-. Ma' tutto questo ~ b

iItbhia, ed ~ sol tanto per il beneficio deI pubblico intelligen­té. ~nfatti avendo dilettato il pubblico un'altra volta con la metamorfosi di ROdomonte innamorato. il Poeta,non gl! p~rmet­terà di contaminare la purità deI carattere di Isabella. Di conseguenza, dopo l~ Iode di Rodomonte per l'ànima nobile di

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Isabella, decide di onorarla consacrando1e un mauso1eo alla sua memoria e do po tutto cio Rodomonte ritorna aila pazzia e a es­sere un,a bestia, e rimarrà cos1° fine alla fine deI poema.

Tutta l'irraziona11t~, la, bestialità cpe è capace d'espri­mere Un essere umano viene espresso da Rodomonte. Si pue dire che eg1i diventa un'immagine 1nvertita d'Orlando. I~fatti ques­ti due personaggi iniziano coll'essere opposti, cio~,Orland~ è "il t'ior dei "cavalier gagliardo" e Rodomonte ~ Itterribile et orrendo" e "indomato, superbo e furibondo." Tutti e due toccati dall 'eroismo e dall 'amore sono esposti aIle stesse passioni, e alla stessa follia. Fina1mente quando poi ritornano alla stato loriginale di nuovo c'è una polarizzaz1one verso estremi opposti, cioè Orlando ritorna alla ràgione e Rodomonte alla bestialità. Fin quando' i due sono posti sott~ l'ossessione d'amore, gli at­ti di Rodomonte sono distruttivi quanto quelli d'Orla~do. Come Or~ando nel1a sua follia subisce l'ironia deI Poeta attraverso l'uso delle metafore animalesche, bestial!, anche Rodomonte subisce la s~essa sorte.

Si pub diré che la nove11a di. Giocondo ~ la pagina pib triv~a1e deI poema: eppure conserva ancora ne~le sue ottave la solita musica d'incanto. La novella ~ tinta da ton! boccac­ceschi perb è lontanissima, da! racconti osceni deI Boccacc!o. Nei riguardi dell'architettura esterna deI poema, trovandasi prima della morte di Isabella, questa novella, pub mostrare anch~ l' intento di far ri saI tare per contrasto la t'edel tA su­blime della donna gentile dopo l'affermazione dell'ini'edéltà

, genera1e delle donne. Nel1a su~ misura ampia, ma non ecceasiva, è èapace altresl di condensare e di svolgere, senza indugi, una lunga, complessa e tutta cornica vicenda, con q~el~a t'ranea sensualità ariostesca che ancora una volta andr! distinta da agni forma di vera e propria oscenità e lascivia, tan~~ è sana, spregiudicata, istintiva, naturale. E l'atto generoso di Isa­bella, che seguirà di poco la narrazione della novel1a, appa­rir~ allora,sbocoiato da1 pieno della leggerezza e dell'istin­ti vi tà della vi ta. .

~el Canto ~II un- Oavaliere Guascone racconta a Brada-

1 -

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22 Q

mante una storia falsa a proposito cdel suo amatissimo Ruggiero. La fal(:i~rlguarda la storia d'amore tra Ruggiero· e Marf~sa che sub~auce il tormento, la disperazione della guerrie~ 'ra. Bradamante ingenua quando si tratta di questioni d'amore. crede al racconto falso perché conferma il suo sospetto sul ri­tardo di~ggiero a recarsi al suo fianco. Dopo aver udito il racconto ~ convinta deI tradimento e decide di uccidersi. Dun­que questo è l'inizio della grande disperazione, ~del tormento

, della guerriera. Con cib si riesce a capire l'intento per cui ~'Ari~sto inseriace questa novella proprio in quell'episodio.

Bradamante ~ un 'al tra figura ,~semplare in cui si esprime ,'1

il tema dell'amore--fQllia. Essa ~ "la copia femminile degli eroici paladini. ed anche su di essa si posa il tono ironlco deI Poeta che colpisce Il mondo dell'amore e della cavalleria.

1

Come una guerriera sottomessa aIl 'a!'Il~ e alla follia, ella -non pub essere il simbolo della vlrth femminile, perché,per l'Ariosto queste virtà non ài" basano su ideali cavallereschi _.. ~ ,

ma su una concezione di donna di c'orte. educata attrave~so l'arte e le lettere. Essendo la copia fe,mmlnlle d'Orlando t anch'essa subisce la st~s8a follia. Perb Bradamante sembra e8-ser~ completamente cosciente deI fatto che questo amore ~ 801-tanto un desiderio irrazionale. Il suo problema, almeno nelle sue espressioni, è quelle della volontà; e8sa) stessa 10 rico­nosce e non riesce a sopportarlo(XXXII-2l-vv.I-4). Si ~ lascia­ta vincere dai sentimenti, quindi la sua ragione viene comple-'

, tamente offuscata:(XXXII-2l-vv.1-4). Con la perdita della r~-, gione, la sua reazione al tradimento di Ruggiero è simile a quella di Orlando(XXXII-35-vv.6-8). Essa maledice la sua ter­ribile sorte in moIti versi, ma alla fine la fellia la conduce ai limiti deI suicidiolXXXII-46-vv.1-3). Ma prima che la situa­zione diventi tragica l'ironia ariostea ~ mànifestata aperta­mente con questo verso: "ma: si ravv~de poi che tutta è ,arma ta ft.

Dunque la protagonista è una donna' tormentata dall 'amore, dal-1 la rabbia, dalla gelosia, che~ha bisogno~di sfego, non di mo­

rire. L'Ariosto la ri trÇle con affetto, ma s.enza esagerare il '1

significato della sua disperazione. Il dolore della guerriera

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è uno di quelli che si add01ciscono con le parole e mutano 11 lorD corso sinistro al primo richlam~ della realtA. La'morte che Bradamante invocava, era più una fantasia di amante delusa che un/bisogno dell'anima.

Le costanti oscillazioni tra ragione e pazzia nella s1tua­zione amorosa tra Ruggiero e Bradamante continuano attraverso tutto il poema. Differente da Orlando, che subisce soltanto ana conversione per poi diventare l'esempio Ideale, quest1 al­tri personaggi, con la speriment&zione di varie oacillazioni dalla ragione alla pazzia e dalla pazzia alla ragione, sembrano caratterizzare nel modo mig110re l'incompatibilitA dello spiri-

( , to umano innamorato nel mondo reale. Inoltre si deve menzionare che le tre n~velle(quella di

Atigelica e Medoro raccontata ad Orlando, quella dell'oste d'Ar­Il raccontata a Rodomonte e quella deI Cavaliere Gùascone rac­c,o.nta ta a Bradamante) sono chiama te il caso delle tre pa'zzie e pereio d'abitudine vengono collegate per le lare analogie strutturali, tematiche e linguistiehe co~e nota la Weaver. 15

Il rapporto più importante tra queate tre è senz'altr~ la storia d'amore raccontata ai protagonisti per consolarli delle lorD pene d'amore(nel caso di Bradamante è le+ stessa a chiede­re notizie sul suo ama to). In tutti e tre i. casi la storia dà un risultato negativo piuttosto che positivo._

1

L'Ariosto collocando le novelle in questi precisi contesti vuole rafforzare la sua idea sull'infedeltà e sulla mobilità delle donne.

Nei Canti XXXXlr e XXIXIII vi sono due novelle da collega­re insieme, quella dell'Ospite Cispadano e quella di Adonio.

In un primo momento, si deve stabilire che la novella del­l'Ospite non fa altro che affermare, cioè concludere, ~a storia di Adonio. D'altronde, attraverso queste due novelle il Poeta mostra 'che la decisione di Rinaldo, cioè quella di non fare ,la

i prova deI nappo fatato, è piena di grande saggezza.

Le novelle possono essere viste alla luce di due modelli, cioè deI modello a sviluppo ternario e deI modello a s~iluppo

bipolare.16 Iniziamo con il primo'modello, innanzitutto bisogna

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stabilire cos'~ il fatto. Per stabilire questo s1 deve r1torna­re all'episodio della fonte dell'oblio che si trova prima del­l'episodio deI nappo. Rinaldo prima di bere da questa fonte ~

estremamente geloso deI matrimonio della sua amata Angelica con Medaro; poi questa gelosia improvvisarnente si placa appena beve 11 dolce liquore della fonte. Intanto nell'episodio deI nappo c'~ anche l'estrema gelosia deI cavaliere verso la moglie. Questa gelosia 10 porta a tentare la fedeltà della moglie, e alla fine rimane addolorato nel scoprire il tradlmento de11a consorte. Dopo ~el fatto si passa alla riflessione morale, e qui vi sono 1e famose parole sagge di Rinaldo: nNon meravi­gliarti se la tua donna, vinta dall'oro, fu Indotta a romperti la fede; hai errato più tu ~ tentar1a, che lei a cedere: se es­sa avesse fatto altrettanto con te, non so se tu saresti stato più sa1do." Da queste parole pronunciate da Rinaldo e da1 ri­'fiuto di bere dal nappo si nota 'che egli ~ plù saggl0 deI ca­valiere e di Anselmo a proposlto de11a femminilità. Infine la

-- \ '. terza fase di questo modello ~ l'esempio paradigmatico cpe à ,il racconto di Adonio, proposto dal hocchiero a ~inaldo, duran­te la navigazione sul Po verso Ferrar~. Questo ~ un esempio che conferma le riflessioni fatte sul caso dell'infelice quanta in- -cauto Capite Cispadano.

A questo punto. prendiamo il secondo Modello cio~ que110 a sviluppo bipolare. In questo modello vediamo due storie cor­relate attraverso la similarità di base(situazioni) e l'opposi­zione al vertice(esito). Cio~ il Poeta usa le vicende dell'Os­pite Cispadano e le confronta con quelle di Anselmo, marito di Argia, nella novella di Adonl0. Dunque vediamo in primo luogo la similarità: l'Ospite e Anselmo sono entrambi, clttadini di Mantova. Entrambi sposano bellissime donzelle e ne sono gelo.­sissimi. Ad~nio s'innamora di Argia, moglie di Anselmo, e un cavaliere ferrarese s'lnnamora della rnoglie dell'Ospite. Quest 'ul timo vuole. provare la fedel tA della moglie con l'espe- \ rimento deI nappo, Anselmo da parte sua fa 10 ,stesso quando si reca dall'arnico astrologo: 4nselmo preso dalla furia vuole uc­cidere la moglie; 11 cavaliere anche lui infuriato si arrabbia-

" , .

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contra la propr1a consorte. Queste sono a1cune s1mi1arftl di base tra i due raccontl. Perè adesso vediamo come queste simd­laritl portano ad un esito opposto. Cio~ l'Ospite tenta la ~ro­pia mog1ie con gioie1l1, invece Argia viene tentata da Adonio non da Anselmo, 11 marito. Il cavaliere perde la consorte per-

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ché non riesce a comprendere che se la cosa fosse capitata a lui, eg1i avrebbe reagito ne11a "stessa maniera; invece ad An­se1mo capita di essere tentato dall'etiope, quindi si 1aseia andare alltavarizia. Soltanto alla fine ammette ehe 11 suo er­rore ê più grave di quel10 della proprla mog1ie(perché ê contro natura), ci~ che porta alla riconci11azione tra eoniugi.

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PARTE SECONDA

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Nel ~r1mo C1nquecento 11 gusto lett~rario si orientava ver­Ba il genere della novella. L'Ariosto, vivendo in queâto secolo di "novellieri" e essendo anche lui un grande poeta narra tore, adopera il genere della novella nel suo poema. ~ importante a questo punto portare avanti 10 studio delle fonti di que ste no­velle, per individuarne le origini e per ricostruire la tradi-

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zione nella quale Bono !nser!te. Ne! capitoli precedenti si ~ parlato della struttura di alcune novelle ed ~ stato possibile costatare una tradlzione specifies seguita dall'Ariosto. Ci proponiamo in questa Parte Seconda di esaminare proprio questa tradizione e le sue o~igini. ~noltre confronteremo le novelle dell'Ariosto con le fonti 'utilizzate per mettere in rilievo le differenze e le convergenze, e per permetterci di percepire il , procedimento creativo e l'ispirazione dell'Ariosto n~lle sue novelle.

La questione delle fonti dell'Orlando furioso, era gi! stata sollevata subito dopa la sua pubbllcazione. GiA nei seco­li Sedicesimo e Diciasettesimo, i primi investigatori di fonti . deI Furioso, 0 per 10 mena alcuni fra di loro, avevano avuto l'intenzione di degradare il merito deI Poeta. Poi arriva, la pubblicazione nel 1876 de Le fonti dell'Orlando furioso di Pia

" . --Rajna, una~va8ta inchiesta proprio su questa questione delle font!. Analizzando 10 studio deI Rajna, sl conclude che la ma-. teria deI poema arlostesco non ~ altro che la ripetizione di terni narrativi che erano già stati usati; quindi la sola cosa appartenente all'Ariosto ~ il suo stile~

La materia ~ la condizione stessa dell'opera d'arte, una cond!zione essenziale, ma priva di ogni valore artistico. L'ar­te consiste nell'utilizzare e nel oombinare elementi che sono di tutti, e il crea tore ~ colui che fa vivere di una vita indi­viduale, capace d'acquistare nella memoria degli uomini una realtà indistruttibile, la materia ch'egll ha trovato nel campo comune della tradlzione letteraria. Scrisse il Blnni:

Con l'età positivistica ~ famoso il libro deI Rajna che ~ una ricerca minutissima e utilis-

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-sima ma &ssurd&,. nelle sue conclusioni: in­t'eri ori tA deI Pori080 rispetto all'Innamo-,) rato del Boiar 0 (considerato come cûlmlne' deI puro genere cavalleresco) àppunto per una scarsa capacitl di invenzioni di t'atti e di trame esterne mostrata dall'Arlosto. Conclusioni assurde che anche allora tro~ varono precise e sensate obiezioni da par­te del Carducci e deI Cesareo. Toccb al Croce il compito di riprendere le posizioni desanctisiane puntando con magglor declsione sulla indlviduale originalitA del poeta e sulla seriet! e soliditA deI suo mondo poetico.17

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L'Ariosto ~ quindi poeta, yale a dire, creatore, non per­ché Jgli abbia preso molto dalla sua Immaglnazione, ma perché eg1i ha comunicato la vlta eterna dell'arte e delle figure e a delle scene, che altri prima di lui, avevano modellate con una mano esitante. Ed è proprio cib che dice il Binni:

L'Ariosto mostrava di non preoccuparsi at'­fatto di trovare per 11 suo poema una mate­ria che -:fosse originale e nuova da un punto di vista esterno e contenutistico; preferiva

- reallzzare la sua più vera novi tA, la sua \ pro:fonda originalitA umana e poetica aIl 'in­-çerno di una mat,eria già di pa"trimonl0 comu-ne; senza rivoluzionl esterne, dunque, ma pure eon una sieura coscienza della dimen-sione radicalmente nuova che eg1i reallzzava poeticamente. D'altra parte, con questo rl­farsi al Boiardo, egli si raccordava u1te­riormente ad una tradizione specificamente :ferrarese, al gusto di una corte, di un am­biente, di un pubblico. ~ ben noto, infatti, che il gusto per i poemi cavallereschi era una delle componenti fondamentali della cu1-

, tura della corte estense', la cui bi blioteca era rlcchissima di "romanzi" :francesi e ita­liani, in quella Ferra'ra che negli ul timi anni deI Quattrocento si mostrava come un fecondo punto d'incontro tra la tradi§ione ro-manza e la nuova cultura umanistica. .

Grazie alla vasta conoscenza che possediamo qella lettera­tura epica e romanzesca anter!ore all'Ariosta, appare chiara che egli abbia prof'essato, per l'originalità manifestata dentro l'invenzione(un'indignazione in quei 'tempi) che ben pochi poeti hanno spinto fino a questo grado. Que~to si manifesta con in~ telligenza e splendore nel fatto primordiale che al momento di

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mettersi a comporre 'il suo grande poema, egli si è limitato a riprendere, per continuarla, la materia d'un 'opera famosa, in eui gli er~i e le vicende erano in possesso d'una solida popo­larità. L'Innamorato è stato il sua punto di partenza; ma egli ha conosciuto anche il Mambr1ano di Francesco Bello; e moIte altre redazioni italiane di poemi e di romanzi francesi; inol-' tre Dante, Petrarca, Boccaccio, il Poliziano, il Castiglione •••

L'Ariosto acquisl la conoscenza della letteratura francese nelle biblioteche principesche di Ferrara, Mantova ed altre cit­tA italiane che erano ricche di libri di questo genere. Oltre aIle traduzioni italiane di questa letteratura egli aveva potu­to leggere nel testo originale le leggende relative ad Orlando, Rinaldo, Oldorado di Fiandra, Grifone di Borgogna, il romanzo d'Aspromonte; i romanzi della Tavola Rotonda erano tutti parti­colarmente apprezzati, apecialmente i racconti di Tristano, di Lanci1otto, di Guirone, di Palamedès, d'Artù il brittano e di Merlino. Bisogna tener conto anche dei romanzi di Troia, Tebe, d'Alessandria e di Cesare; il romanzo dei Sette Savi, varie opere di Chrétien de Troyes e fine ad arrivare aIle opere spa­gnole. La storia di Grisela e Mirabella, di Juan de Flores, il

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Tirànt 12 Blanco di Martorell, e l'Amadis di Gaule. Nè le M!!-le e una notte nè il Pan cha tantra , nè altre raccolte orientali, ---giunte per vie diverse dalle conoscenze degli italiani, rimase-ro estranee all'Ariosto. • 1

~' L'educazione umanista dell'Ariosto 10 rese familiare con

tutta la letteratura antica, e s'egli pretende di non avere una conoscenza diretta e approfondita delle opere greche, cib non toglie che egli abbia potuto trarre ispirazione d~ Omero 0 da Appollonio. Si deve ammettere perè che con i latini egli si sentiva più a suo agio, e il suo spirito era costantemente os­ses!onato 'da ricordi di Virgilio, d'Ovidio, d'Orazio, ~i Catul-la, d'Apuleio e d'altri. _~-

Dunque da queste let~ure cos1 varie ed estese, dall'imma-ginazione che si di, l'Ariosto ha rioso; che nasce

animava creato da una

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nel suo spirite di tutti questi ricor-il mondo poetico e strutturale deI ~ serie·d'elaborazioni senza dubb~o com-,

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plesse, che ciononostante non ~ impossibile da rappresentare. Certamente egli non lavorava come· un erudito il quale si rife­risce ai testi'per assicurarsi se li cita esattamente. In cert! casi particolari eg11 ha dovuto ricorrer~ ai testi, per esem­pio in quelle che concerne il Bo~ardo: l'Ariosto ha ripreso con una pre ci si one cos1 perfetta vari fili della trama abban­donâta dal Boiardo. D,tal tra parte le reminescenze degli anti-

, chi come Virgilio e Ovidio, sono spesso d'una esattezza cosl scrupolosa, che vi vediamo trapelare, diverse volte, una inten­zione cosl evidente di rivalizzare in italiano con uns espres-

~sione latina; ci~ che ci fa pensare ad un lavoro eseguito sul­l~originale. Per~ con una riserva; l'Ariosto sapeva certamente a memoria lunghi pezzi dei suai poeti preferiti, etaIe cono­s~za M!t!uziosa delle lare opere"non ci obbliga a rappresen­tarcelo piegato sui loro volumi ammucchiati sul tavolo.

Quanto all'uso che il Poeta ha fatto delle sue fonti, ~

necessario stabilire una importantissima ~istinzione fra "fonti çlassiche" e "fonti romanzesche". Le prime hanno contribuito a costruir,e la forma e 10 stile deI poema; assumono quind~ una funzione più decorativa 0 più letterale. Le seconde, soprat­tutto i romanzi della Tavola Rotonda, hanno contribuito invece la materia per il suo edificio. Dunque questa distinzione non deve essere interpretata con ristretezza. t chiaro, per esem­pio, che il Furioso contiene episodi ovidiani, come l'abban­dono di Olimpia, o,ancora episodi danteschi come la spedizione di Astolfo all'Inferno in cui incontra Lidia. Possiamo anche dire che nella concezione dell'azione epica, il ricordo di Vir­gilio e di Omero si è imposto più di una volta nello spirito dell'Ariosto. perb anche qui è una questione d'influenza d'un carattere soprattutto formale; gli episodi di Medoro, Angeliea e Olimpia sono degli ornamenti ingeniosamente incastrati nella struttura deI poem~. Quanto aIl 'influenza dell'epopea classica su alcuni personaggi dell'azione guerriera, possiamo dire' ch'essa si riconosce soprattuto in certi elementi di ordine, di equilibrio e di proporzione, che ci riport~rto ancora ad una questione superiore di forma.

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La mat~,ria ep1ca e romanzesca importa ta dalla Prancia ~ stata trattata sotto un aspetto nuovo dagli autori italiani. Quindi non ~ sorprendente che un Boiardo e un Ariosto, ~ormati alla scuola degli umanisti, 'vi abbiano introdotto una forte pro­porz~one d'elementi classici. Ma questo non impedisce che la ma­teria dei lare poeml sla da considerarsi essenzialmente medievale.

Questa "materia della Francia", cio~ i racconti epici fran­cesl deI cielo carolingio, e questa "materia brettone", clo~ la

'Tavola Rotonda, avevano cos1 bene conquistato Il cuore deI pub­blico italiano, che tutte queste leggende gl! dal Tredicesimo secolo, a~evano afferrato l'immaginazione popolare, e avevano creato anche una specie di carattere nazlonale. Non è stato Car­lo Magno colui che aveva ristabllito l'impero dell'Occidente? Intorno'all'imperatore, a Orlando, a Rinaldo, ai cavalieri le­ali di Chiaromonte e ,ai tradi tori di Maganza, intorno agli e-

" roi della Tavola Rotonda lera fiorita una letteratura -abbondan-te di riassunti e di sviluppi, di co~tinuazionl e di nuove in­venzioni, che costituivano nel Qulndicesimo secolo, una "tra­dizione popolare" vivissima e complessa. Quindi l'Ariosto si trovava difronte a questa tradizione pià 0 mena come si pub supporre che Omero si trovasse di~ronte ad una lunga serie di rapsodie.

Dunque credere che l'Ariosto abbia scelto cap~icci09amen­te la materia deI suo poema, per mancanza di meglio, oppure per indifferenza oppure come dice il De Sanctis "per indiffe­renza al contenuto", questo significa la forza con la quale egli sentiva questa materia, cos1 come i suoi co~temporanei. Sl, egli avrebbe potuto cercare un soggetto nuovo, combinare sul model-10 d'un ronanzo cavalleresco oppure di un'epopea\ classica, le avventure di personaggi sconosciuti fino ad allora. Puo darsi ch'egli ci abbia anche pensato; pero non ha voluto farla. Egli indubbiamente aveva capito che ni ente conveniva meglio al gus-

,-to deI suo pubblico che quei racconti tradizionali. GiA il Bo­iardo,aveva condotto questi racconti, per quanto riguarda la materia, ad un,alto grado di perfezione; e l'Ariosto a sua vol-

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Dunque una volta presa questa decisione, l'Ariosto accetta tutta la materia che trova. Egli ha potuto arricchirla, miglio-'rarla, chiarirla, aggiungervi il prestigio di una fantasia scintillante; pero egli non voleva nè amputarla, nè trasformar­la, dunque la p'rendeva interamente, cioè come un insieme, per­chè la amava cos1 come era.

Allora se si prende questo punto di vista si a~riva a ca­pire quelle che c'è di arti~iciale e di vano nelle ~ormule ri­strette attraverso le quali moIti critici hanno·cercato di de­~inire il carattere essenziale deI genio dell'Ariosto. Egli è (a~fermano gli uni) l'innamorato della bellezza, il poeta del­l'armonia, che si rinchiude nel suo sogno per evadere le viltà de11a realtà; l'Ariosto(dichiarano gli,altri) è un moralista, egli è la forza movente dell'ideale cavalleresco, ed anche il poeta della nuova umanità, c'è anche un altro lato; l'Ariosto che non vuole fare altro che divertire, l'Ariosto che ironizza

\ tutto, l'Ariosto umorista puro. Egli è il primo a ridere dietro le quin'te dell'edificio che costruisce. Pue darsi che tutto è fallia agli occhi dell'Ayiosto, l'arte stessa è un sogno che si fa ad occhi aperti.

, Nonostante che questi giudizl siano contradditori, ognuno di essi racchiude pna parte di verità. L'errore consiste nel volere trovare il segreto di questa diversità in un aspetto u­nico della natura intima dell 'Ariosto;Vsi dovrebbe invece cer­carlo prima di tutto nella materia ch'egli ha trattato. Non è lui che l'ha ~atta cos1, ma egli ha saputo cos1 bene adattarvi­si con una ~eravigliosa sottigliezza e una ricchezza inesauri­bili di doni poetici. Come, i suoi predecessori, l'Ariosto ama la cavalleria, egli ha il gusto per le storie di passioni e di galanterie, che moIte volte deviano i cavalieri dai lare doveri. Inoltre l'Ariosto ammette il frequente intervento di 'forze so­prannaturali, egli ha il sense deI ridicolo al quale danno luo­go tante prodezze esagerate. L'Ariosto sa ,che una nota gradevo­le, 0 piuttosto buffonesca è utile per far riposare di tanto

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in tanto l'attenzione dei let~ri. Inoltre egli accetta la tra­dizione delle azioni antiche, che si incrociano, e dei racdonti interotti continuamente, e poi ripresi; egli conserva l'abitu­dine di intervenire personalmente ne1la sua opera per dire la sua parola; inoltre egli entra anche il più possibi1e nel suo

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personaggio di narra tore t che t con le sue belle nove11e vuo1e", \ ra1legrare i suoi contemporanei.

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l La questione delle "fonti" deI Furioso

~ fonti della novella S1 Ginevra. , ')

Per la novella di G-!nevra, il Rajna menziona came fonti '. principal~, il romanzo spagn~lo Tirant 12 blanco il -Tristan, l'~ls, il Palamedès ed al~i romanz1' di questo genere. stu-

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diando il lavoro deI Rajna, si viene a conc1udere che le origi-ni di questa novella ariostea sono difficili da interpre~are perché:"vi abbia~ parecc~i e1ementi combina~i insieme con mol. to ingegno in modo ,da rlcavarne una creazione nuova. ,,19 Il ro­~anzo spagnolo Tirant 10 blanco fu menzionato dal Dunlop, uno --- ., dei primi ad accennare ad una ~~nte per questa novella. L'âuto-re del romanzo, un cefto Johanot Martorell, nella seconda MetA deI Quattrocento tradu~e questo ro~a~zo\ dall'originale inglese. Ne1 1490 il romanzo fu impresso per la prima volta in val~n-ziano; nel 1497 c'è stata una seconda lmpressione e poi ~el

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1511 venne pubblicata una versione in castigliano. In Italia perb(e di cib ne abbiamo le prove) queato li~ro era glà noto~ quindi non sl è aspettato per questa versione in castigliano:

~.J fina dal 1500, sopra un esemplare avuto a prestito, 10 1eggeva Isabella d'Este, la Marchesa dl Mantova; e un anno appresso, cer­

,to a sua istanza, si metteva a tradurlo Nic­'colb .da Correggio. Lelio Manfredi lavorb dal 1514 al 1519 ad una veste italiana di questo romanzo--il ~fran2e' che vide l? luce per le stampè nel 1538.

'Tra il Tirant e la novella ar1ostea, ci sono delle varia­zionl impor.tanti che ~anno cambiare totalmente l'andamento deI:

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racconto. L'Ariosto introduce degli s",!i~uppi notevo1i_ Ec.cone 'i~·mag~iO~e; nella nbvella ar10stea la p~rte.del m~lvagio ~ ·rappresen'tat'a da un uomo, Polinesso, in,Y~?~ nel Tirant questa

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parte viene affidata ad una donna--Reposada. Altro sviluppo molto sottile, che soltanto il lettore attento pub individuare,

'è indubbiamente le ragioni che dl Polinesso a Dalinda per in­durla a vestirsi e acconciarsi come la sua regina Ginevra.

o Queste ragioni non hanno valore di sorta(X-24-25), perb Dalin-da si lascia persuadere, e l'Ariosto s,"accorge deI tallo. 1n­fatti à ammissibile che Dalinda sia dt'sposta a cedere il pro­prio amante perché esso vada a nozze con Ginevra, perché ac­cade spesso che uno si sposa don qualcuno che non ama, anche se

·è innamorato di qualche altro. Ma in questa situazione ciô che Polinesso chiede a Dalinda è impercettibile perché non puô es­sere consentito dall'amor proprio di nessuna donna. L'Ariosto accor'endosi deI fallo cerca di velarlo :t'acendo dire a Dalinda: 21

"Che que~to in che pregando egli pe~serva, / era 'una fraude pur troppo evidente; (V-26).. Dunque essa ammettejdi non eS,sersi ac­co~a dell'inganno prima che ne f~sse de~~ata la dannosa con­setuenza. Dunque il confronto/col Tirant' spiega il difetto, l'Ariosto dovette sostituire qualcosa di p~n onesto aIle inde­cenze deI suo originale. , Sarebbe assurdo non ~ttere che l'Ariosto,abbia utiliz­zato come fonte deI suo racbonlo i nostri poemi cavallereschi, pero basta guardare alcune mutazioni, alcune aggiunte per ren­dersi conto che vi sono nelle sue ottave echi della vita reale. 1niziamo eo~l'"aspra legge" (IV-59): questa legge eondanna qualsiasi donna, non impor~ il suo,rango, ~é abbia avuto relazioni sessuali con un uomo che non sia sua marito. Dunque ~questa Iegge non l'ha inventata l'Ariosto per fini romanzeschi, le sue radiei~provengono ~ antiehi eostumi barbariei. Rajna, sostiene che il Tristan èi dà l'origine storiea déll'ftaspra legge" :

Il re Apollo, signore di quel reame di Leo­noys, che sarA un lomo posseduto dal pa­dre di Tristano so petta grandemente della moglie, per l'ese pio d'una sorella di lei, che ha solenneme e macchiato la tede eon­iugale. Egli ha orto, la donna è un model. 10 di castità. tant'è tisso nella sua

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~ idea, Apollo vorebbe trovar.modo di sbar­razzarsene "Un jour qe cil de l'ostel le roi pristrent une dame avec un chevalier, et amenerent adonc la dame devant le roi, et distrent: Sire, nous avons prise ceste damoisele avec un chevalier. Qe vos plest il qe l'en face?-Et qe est devenuz li che­valiers? fet li rois-Sire, il se deffendi, et par tele maniere eschapa. Sa dame si re­maint; si la vos avons amenee. La roine es­toit devant le roi, quant ceste parole fu esmeüe. Et li rois li demande: Dame qe vos est il avis qe l'en doie de ceste dame fe-

~e qe l'en a prise en avoutire? La roine pensse un petit; pu~s 'respont: Sire, je ju­geroie q'ele doit estre arse. Et +i rois di t qe cest jugem~nt est bons": Je l} tendrai en ma terre tot mon aage. Lois comande ~e de la dame soit fet ce-qe la roine avoit dit. Et il le firent maintenant. Et sachiez qe l~ premiere dame qi fist cilz jugemens, qe feme esposee reprise en avoutire devoit estre arse,lI. se fu cele roine,. Si dura puis cilz jugement par toute Gaule, et par tote Bretaigne, et par mainte autre terre grant tens, jusques au temps et pres de l'aage au rois~2 Artus. ' (1-f;19) , , \

In questo passo à facile notare una venatura di antiche costumanze cr~deli, nella vita di corte.

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Â1rro romanzo che seconde R~jna l'Ariosto avrebbe do~o

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tenere presente, à il Merlin. Egli indubbiamente era al corren­te di quelle che era stato detto in questo l)"omanzo:

a proposito di una sorella di colei che era destinaxa a dare alla luce il futuro profeta, e che da questa legge severa verrà poi ad es­sere colpita ancor ess~: "Et en icel tans es­toit costume que feme qui estoit reprinse en aultere, s'ele ne s"abandounoit a tous2~ommes plainierement c"on en feroi t justice".

Intanto esiste un legame più stretto con un passo che si ritrova nel primo capitolo dell'Amadls dove dice:

1 En aquella sazon era por "ley" ~stablecido que "cualquiera mujer", por de estado gran­de ~ se~orio que fuese~ si en adulterio se hallaba, nno se pod~ en ninguna guisa "excusar la muerte"; y esta tan ~cruel"

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costumbre e ttpésima~\ dura h!~ta la venida del MUy virtuoso rey Artur.

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In questo romanzo sJJB:gnolo la povera che deve subire la "legge aspra" ~ Elisena una fanciulla come 1~ Ginevra dell'Ari­osto, invece nel Tristan abbiamo soltanto donne _spos~te che su­biscono la legge. Un'altra considerazione che si deve fare ~ che l'Ariosto co110ca la novella in Scozia, e nel romanzo spa­gnolo ~ proprio nella Scozia che cresce Amadigi, il :t'rutto de­gli amori di Elisena.

Secondo Rajna, la ragione pib diretta della collocazione della novella in Scozia, ce 10 dà un altro libro spagnolo che è ~ Historia de Grisel Z Mirabella di Juan de Flores. Qui vi è la narrazione di due infelicissimi a~anti. In Italia questo 1i-

,bro venne divulgatq, con nomi di personaggi cambiati attraver­so una versione di M. Lelio A1etiphilo, in cui Rajna pensa di riconoscere Lelio Manfredi ~l traduttore deI Tirante\e deI Ca~­cel ~ ~ di Diego de San Pedro. La versione italiana' s'inti­tola l'Hietoria Si Aurelio ~ IS!b~lla:\que~ta versione è stata

"rifatta, secondo Rajna, anche in spagnolo per servire nelle e-~ , '

dizioni poliglotte destinate al servizio di studiosi delle due principalJ lingue dell'Europa Meridionale e inoltre deI fran-

, cese e dell'inglese. Rajna ritiene strano, che il,Gayangos deI Catalogo razonado ~ ~ Libros ~ Caballer!as sapendo che l'autore era 16 stesso, non si sia accorto dell'identità del-

" ~ l'Aurelio e deI Grisel. Nel 1527 l'Aurelio fu stampato in fran-cese(Harrisse, Excerptà Colombiana. Parigi. 1887, p.119), come traduzione fresca dallo spagnolo. ~ possibile, ma non probabile dice Rajna, che questa vers~~~ l'Historia ~ Aurelio ~ Isa­bella circolasse i? Italia quando scriveva l'Ariosto, anche se non si conoscono edizioni anteriori al 1521. Quello che impor­ta a noi in questo studio è l'originale spagnolo, di cui esis­teuna stampa senza data che s'attribuisce al quindicesimo se­cqlo. In questo originale spagnolo, cio~ 1â Historia de Grisel Z Mirabella, vi è una legge siml1e a quelle che abbiamo elenca­te finora per le co~pe amorose: nE las leyes de su reyno man­da'ban que qualquier que en tal yerro cayese, el que mas causa

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fuesse al otro de aVèr amado, que padesciese muerte, y el otro . 25

destierro por toda su vida. Il Dunque è chiara dal paragone che in questo punto i dirltti dell'Amadl.s restano irremoviblli; Pero Mirabella soltanto ha il privilegio di avere in comune con Ginevra quelle di ~ssere figlia deI re di Scozia, ed è pro­pio in questo paese ch~ i fatti si svolgono come @ evidente già dalle prime parole: "En el reyno de Escocia ovo un excelente rey ••• ". Inoltre pare che l'Ariosto abbia derivato la sciagura di Ginevra proprio dalla sciagura di Mirabella, cioè queste due sciagure provengono dagli amori di una cameriera. La cameriera di t~rabella è l'amante di "un maestresala deI rey"; quest'ul­tima gli seopre i segreti amori della PÇldroncina, e questi "do­liéndose mucho de la honra de su se:nor, 0 por ventura de embi­dia movido", li avela al re, il quale viene messo nel~a stessa condizione deI suo equivalente ariostesco. Ed è proprio qui che .~i è la differenza tra il raccpnto spagnolo e quelle ariosteo, cioè la condanna a morte. La condanna a'morte in quelle spa-, inolo non viene data soltanto a Mirabella, ei~è'alla donna; si deve anche vedere chi tra i due amanti sia più colpevole. In­vece nel Furioso l'accusa ricade soltant~ sulla d~nna, Ginevra; essa viene accusata a norma deI codiee feudale, che è anche quello dei romanzi eavallereschi, l'accuaato puo dentro un tem­po determinato difendersi con le arroi, sia combattendo egli ., stesso, sia mettendo in campo un ca~pione. Dio ha il compito di fare trionfare il giusto. 26 Nella novella ariostea il re promette al liberatore la mana della figlia ~ vasti domini{IV-60); questo, secondo Rajna, si ritrova nella letteratura popo-

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lare ogni quaI volta che person~ di famigliè reali, di precisa principesse,si trovano in pericolo.

Casi di dame e dO,nzelle (~ccusa te è, ,di~ese s' incontrano ~

molto spesso nei romanzi deI ciclo brettone.'Nel Pala~edes{!. 259) tro~iamo " la dame de Norholt" aeeusata come avvelenatrl­ce. Due dei suoi eugini avidi di aver~ le sue terre Bono gli

accusatori:

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La dama, fiera della sua innocenza SI~ im­pegna ta poco prudentemente\ a fornirne la prova mercé un solo campi one che dovrà com­battere contro ambedue gli avversari. Quel che s'è promesso bisogna mantenere: perb una damigella ~ mandata in cerca deI prode Leodagan, e infatti 10 trova. Ed egli si assume la difesa e si mette in camminoj ma ai due traditori riesce di farlo prendere per via. Arriva al luogo deI giudizio Ario­han, 0 Ariolan, de Sassoigne, un cavaliere cne s'era trovato con Leodagan quando la ~onzella 10 aveva richiesto dell'impresa. Il termine fissato scade l'indomani: e l'indomani giung,e, e Leodagan non si vede. Allora Ariohan, che intanto ha avuto certez-za della falsità dell'accusa, va alla dimora della dama, e vi trova gran pianto, poiché da tutti già si teneva per morta l 'amatis­sima s'ignora. Egli si profferisce di soste- \ nere la giusta sua causa(f: 382): "Et sa­chez, dame, tout certaineme'nt, se je ne sceüsse la veritè de ceste chose, je ne me meisse mie a ceste fois en ceste querelle, telle comme elle est, ne pour vous, ne pour autre." Egli vince l'un dopo l'altro i due traditori, che muoiono poco stante, e cos1 libe2' la dama e 41 supplizio e dall 'i,nfa­mia •.

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Dunque quest'episodio, abbastanza remoto da quello'di Ginevra,

39

C manifesta caratteristiche interessanti ad esempio la somig1ian-za deI nome Ariohan 0 Ariolan con Ariodante, uno dei principali personaggi della novella ariostea che combatte come campi one di Ginevra.

Nel Tristan(II,f; 173), un'altra donzella è vittima di una perfida calunnia:

Il padre ~ morto di veleno, e la sua stessa sore1la, per appropriarsi intera l'eredità, l'accusa quale autrice deI misfatto. La po­veretta dovrà morire, se non trova per unI certo giorno un campione. Essa medesima ne va in traccia, ed ha la bella sorte d'imbat­tersi in Tristano. che di buon grado, senza darsi a conoscere, met~e al suc servigio il proprio braccio. Nel cammino ~ accertato an­co lui, da una dama presse la quale alberga, che l'infelice è innocente. In corte deI re

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c gran poter~f. 193). t Palamidesse. La bat-taglia riespe lunga e terr!bile. Quale sa­rebbe l'esito, non si pu~ dire, poiché Ga­lehodin, indottovi dalle grida degli ~pet­tatori, che vedrebbero troppo mal vol en­Itieri la morte di quaI unque tra i due pro­di, la fa rimanerei-Non si conduce altri­menti i12ëe d~ Seo zia per incitamento di Rinaldo.

40

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,Il Rajn~ non è sicuro se quest\'episodio, puo considerarsi come fonte per il racconto arioBteo, pero ormai è una cosa nota, e' ne abbiamo le prove, che il Tristan era un libre molto cono­sciuto dall'Ariosto.

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Nel mondo della Ietteratura esiste un'altra Ginevra ancora ,più famosa della principessa di Scozia, ed è la regina di Lo­gres, la dama di Lancilotto che corre più d:-'una vol ta il peri-colo di essere bruciata. Come\la donzella deI Tristan, e quel­la deI Palamedes, anche questa viene accusata come avvelenatri-ce:

Un cavaliere è morto per un frutto portogli da lei. Il fratello della vittima, Mador de la Porte, credendola davvero colpevole, l'ac-

"CUBa ~d il re Artù non pu~ rifiutarsi a far glust~zia. Si assegna a Ginevra un termine di quaranta giorni per trovarsi un campione. Svftntura~amente Lancilotto è lontano, per colpa della stessa Ginevra e d'una sua in­giusta gelosia. Ora, siccome nessun altro ca­valiere osa prendere sopra di sé la difesa, la morte della regina par certa, e tutta la città ne è in duolo. Ma Lancilotto è potuto essere avvertito, e l'accusata sa ch'egli en­trerà in campo per lei. Infatti, aIl 'ultimo spirare deI termine, ecco ch'egli si preBenta

{ sconosciuto, si profferisce di provare l'inno->-, cenza, combatte, vince, e costringe Mador à "., ,sJ:;bnfessare l'accusa e a chieder perdono alla , regina. Lancilotto è condotto al palagio e di~29

sarma to; e che festa quand.o scopre tl viso! Anche qui esistono degli sviluppi, delle somiglianze, con la novella deI Furioso. L'accusatore, Mador de la Porte, è un ca­valiere leale e coraggioBo: egli è ~osso da amore fraterno ed opera in buona fede, cos1 co~e 'Lurcanio nel racconto ariosteo. La città è tut ta addolorata; il salvatore è ad un tempo l'aman-

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te. Eg~i giunge in città indossando armi nere e combatte in in­cognito.' Anche la causa per cui Lancilotto nel romanzo france-

• ~ Je. se, Ariodante nel Furioso, sono lontan! al momento deI pericolo, non manca di affinità. Nel romanzo franceae, la dama si crede tradita, e nel Furioso il cavaliere si crede tradito. Ariodante viene ingannato con uno scambio di vesti; Ginevra s'ingelosisee perché Lancilotto porta ad un torneo un'insegna datagli da un'altra. Bisogna riconoscere che questo dettagl~o proviene dal Tirante.

Altro incidente della nostra nov lIa che si riferisce ad altre fonti è il tradimento fatto a linda dall'amante Poli-nesso, e 10 scampo di questa per ope di Rinaldo. Come sostie-ne Rajna, Dalinda è una metamorfosi di Brangain, la fedelissima cameriera di Isotta nel Tristan:

Quanto le sia obbliga a la regina che essa, col sacrifieio della sua verginitA ha sal­vato, prend end one il posto nel letto di re Marco la prima notte del matrimonio, è noto a tutti quanti. Èppure Isotta poco tempo dopo, temendo che Brangain non l'abbia a tradire, più ingrata aneor~ di POlinesso, poiché mag-

,giore fu il beneficio, determina di far mo­rire l'affezionata damigella, come il Duca ~'Albania la devota Dalinda. Con un pretes­to la manda dunque anch 'essa in un- .bosco, in compagnia di due suoi fedeli, ai quall ha segretamente commesso di ucciderla. Ques~ ti due non sono erudeli quanta i mascalzoni di Polinesso; si sono indotti ad obbedire perché lare si è fatta credere colpevole Brangain; ma poi, venuti al luogo e al mo­mento di dar esecuzione al eomando, si la­sciano inten~rire, e si contentano di ab- "

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bandonarla legata ad un albero. Le grida che vien facendo l'infelice, sola e senza aiuto in un luogo spaventevole, e precisa­mente in una valle come Dalinda, giungono all'orecchio di Palamidesse, che passa per caso in quelle'vicinanze ••• e tanto cer­ca, che trova la'donzella. Egli la discio-

'glie, la riconosce e le offre di accompa-' gnarla dovunque le piaccia. Brangain desi­dera di essere condotta ad un certo monas­tero, con intenzione di rimanervi tutta la vitae Palamidesse·ve la scorta; ma ben tos-

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ta essa ne uscirà, poiché Isotta, appena commesso il fallo, si ravvede, e non avreb­be più pace, se non venisse a sapere36he il suo barbare comando non fu eseguito.

le somiglianze tra quest'episodio citato ~al Rajna

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e la novella dell'Arios~o sono notevoli: Brangain come Dalinda "Mo­naca s'an,do a render fin in Dazia," (VI-16), solamente che Bran-

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gain presto dovette uscire dal monastero, cio che non succede a Dalinda.

~ fonti della nov el la ~ Olimpia. La storia di Olimpia{IX-x-xi) è stata aggiunta nell'edi­

zione deI '32. Questa è composta di due sequenze 0 parti, indi­rizzate alla glorificazione' deI sesso femminile. Nella prima abb~amo la donna amante, devota, disposta a dar~ se stessa per

. / la sa~vezza deI suo uomo. Nella seconda, vediamo questa stes~a donna ric~mbiata con ingratitudine, abbandonata per un'altpa in mezzo al mare dal suo uomo. Queste due parti si rappo~tano e si mettono in rilievo fra di loro. 31

/

La prima fonte menzionata dal ~ajria, viene da un/modello antico, quelle di Arianna e Teseo ••• questa do~a abbandona pa~ dre e patria, salva la vita al suo amato, e poi si ritrova so-la e abbandonata in un'isola dell'Egeo. ~

Il nucleo dell'azione consiste nel fatto che una donna, sposa un uomo con il proposito che le nozze le diano modo di . compiere su di lui la vendetta di atroci offese. Qui occorre aver presente l'Epitalamio di Teti e Peleo, e inoltre la de-

32 . ' cima delle Eraidi; seconda Rajna, queste sono le fonti prln~ cipali de~l'Ariosto. Bisogna pero guardare anche altrove: sic­come nè in Catullo, nè in Ovidio vi trovlamo una rivale della povera Arianna--l1 sua Teseo l'abbandona, pero non la Iascia' , . morire abband"ona ta in mezzo al mare. Nell' Ariosto un nuovo a­moire viene a prendere il posto deI vecchio; Olimpia ama Bireno con una passione non mena arden che scellera ta. Dunque nean­che questo è invenzione dell'A iosto dice Rajna, perché: tfgià in un verso di Esiodo, poi so presso, a quanto dicevano da Pi-

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sistrato doveva parlare di q esto seconda amo~e, deI quale sa-

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/~ebbe stata oggetto Egle, r1gliuola di pa~opeo.n33 Per l'e1e-mento' dell'isola "inculta e diserta" il Rajna sostiene che an­che in un altro scritto si ha quest'abbandono di un personaggio

," su un' i sola te incul ta e de serta" : G •• ] non sarà neppur caso, se il modo come l'isola su cui ha effetto l'abbandono ,è designata dall'Ariosto, che la chiama "inculta e deserta"(X-16), convie­ne con quel che è detto per~la sventurata figliuola di Minos­se. "In su una isola diserta" la fa abbandonare il prologo pre-messo alla l~ttera decima da Filippo Ceffi.,,34 .

Si puo comparare Bireno al Teèeo ovidiano, che s'innamora , ,

di Filo:nela'. In tutti e due i racconti l' empla passione nasce' d'improvviso, in entrambi le prime manifestazioni prendono as­pet~o di uffici pietosi, entrambi i personaggi navigano verso la patria. Rajna sostiene che i rapporti non si verificano so­lo nel contorno; l'Ariosto deve ad Ovidio una similitudine, un '~sclamazion,e, ed al tre piccole particolari tà. c

'L'Epitalamio di Catullo, non contribul direttamente, ma in maniera indiretta. Bisogna notare che l'Ariosto ha preso in parte di là il proemio deI canto in cui l'azione si svglge. 35

Sec.ondo Rajna, per un analisi minuta bisogna guardare an­che l'Arianna dell'Arte d'amore. E nel rappresentare 10 stato d'animo di Olimpia, bisogna guardare ,anche Scilla(~.VIII,104). Per quanto riguarda l'episodio della liberazione di Olimpia, questo è una variante della iiberazione di Angelica, e quindi non c'è molto da dire su questo punto.

Per cio che riguarda la conclusione della storia 4i Olim­pia, con il sopraggiungere di Oberto, e il suo innamoramento

, per Olimpia,--essa si rifà alla venuta di Bacco aIl 'isola Dia~ e di sentimenti risvegliati in lui da Arianna.

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~ fonti della novella Si Norandino.

Innanzitutto è bene menzionare che fu il Boiardo a dare mate'ria aIl 'avventura di Lucina nel Furioso. Qui abbiamo una storia narrata da un ospite cortese, il quale invita ad alber­gare Qon lui Grifone e la compagnia, seconqo il bel costume re-

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golarmente osservato nei romanzi della Ta~ola Rotonda. Parte 'di quelle che si narra 0 si accenna qui(ottave 62-63), si ve­

de. accadere nell'Innamorato. Pero, co~e sostien€ anche il Rajna, nella narrazione boiardesca c'è una lacuna considerevole. Rajna si chiede:

Come mai Lucina ai trova legata allo sco­glio t do~de la liberano Gradasso e Mandri­cardo? Noi la lasciamo al torneo di Cipro, tra feate e giochi(II-20); ed ora eccocela dinanzi sola, in luogo remoto t in potere di un Orco(III-iii-24). E chi alla fine vinse il torneo? Poté riuscir superiore Norandino, anche dopo mancatogli il brac­cio d'Orlan~g per le frodi deI suo rivale (II,xx-37)?

Come.si vede, il Boiardo non poteva rimettere le mani in questa •

materia; dunque 10 fece l'A~iosto. Adesso vedremo gli sviluppl apportati dal nostro Poeta al raoconto. Nella composizione del Boiardo era entrato come elemento Polifemo, l'Orco cieco(III-3-28), che lancia dietro alla nave fuggitiva uno smisurato maci­gno. Dunque l'Ariosto segue con questa traceia, e compie la storia di Norandino servendosi dell'episodio deI Ciclope nel­l'Eneide(III-569) e deI suo prototipo nell'Odissea(IX-166). L'elemento della caccia è della tempesta(XVII-26-28) fanno su-

d bito pensare al primo libro dell'Eneide. E che non sia coinci-,

denza causale, sembra indicarlo' il verso, nE l'areo gli port~r dietro duo servi", che è bene confrontare col "fidus quae tela gerebat Achatea n deI poeta latino(V-188). Ma la cosa originale è ehe la caccia dell'eroe troiano(V-184-93) è chiaramente usci­ta da un luogo dell 'Odissea(IX-I'52-60), che precede immediata­mente l'episodio dell'isola dei Ciclopi. Infatti l'astuzia che -procura la liberazione a tutti. gli infelici rinchiusi nella ca­verna dell'Orco(ottave-53-55) è quella insegnata da Uliase. Rajna sostiene che il modo in cui l'Ariosto rimpasto ogni cosa è veramente ammirabile, ed è meritevole di Iode la parte dedi­cata all'amore di Lucina e Norandino che trova la sua fonte in certe pietosisaime ottave dell'I~amorato(32-34).37

Oltre.a queato sviluppo artlstico d'un germe boiardesco,

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" è Interessante osservare la presenza di un elemen1o·insolito nel Furioso, ed è quelle che l'Orco non vive solitario, come nell'Innamorato 0 come il Polifemo dell'antichità. L'Orco ari­ostesèo abita infatti con una'nmatrona", buona e pietosa, che

- --- ------------ . a malincuore gli è moglie. Seconèo Rajna,~a figura di questa donna vien~ dai racconti popolari. Le parole di questa matrona che incitano Norandino a fuggire dalla caverna prima del'ritor­no dell'Orco e l'aiuto che essa dà a Norandino per salvare Lu­cina dall'Orcotottava-44); 10 vediamo attestato nelle fiabe di moIti paesi. Certo, dice Rajna, le fiabe popolari non sono co­sl importanti per il Furioso quanto per l'Innamorato, perb in' questo casa l'episodi9 di Norandino, più precisamente l'elemen-" to dell'Orco, viene usato come fonte principale dal nostro Po­eta. 38

~ fonti della novella delle "donne omicide"--Guidone.

Per le fonti dell'isola delle "donne omicide,ft" Rajna si rif! a un episodio deI Tristan(II,r:9), che è una variante deI

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Chastel de Plor: / ,

Tristano, cavalcando con una donzella, capi­ta al Chastel Cruel: tale è il soprannome che gli danno nel paese vicino. La sera sl vede grande~ente onorato e festeggiato; ma la mattina successiva si accorge di trovar­si in una forte prigione. Vi dovrA rimanere in perpetuo, se non passa in uria certa iso­latta, alla quale si giunge attraversando un ponticello, che non ha mezzo pieqe di largo. Colà gli ·converrà combattere contro un cavaliere. Chi di loro due rimanga per­dente, dovrà spiccare il capo all'altro. Tristano non'potrebbe certo star dubbioso. Pertanto' eccolo bentosto nell'isola, aIle prese coll'avversario. La meraviglia recl­proca deI valore li induce a richiedersi scambievolmente deI nome., Il cavaliere del­l'isola è Lamorat de Galles, trattenuto qui suo malgrado. Soltanto se per un anno inte­ro vince ed uccide quanti vengono a co~bat­tere con lui, potrA partirsene libero.'Se soçcombe, il vincltore prenderà 11 suo pos­to colla stessa legge, sarà mantenuto colle

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vivande più delicate, e'avrà in sua vece il godimento di una donzel1a be1lissima, ri­guardata qua1 signora di tutto il paese cir­costante. Fuggire di là è impossibile. Il ponte è fatto per tale incanto, che non 10 vede chi sta dalla parte dell'isola.

A questo impedimento, Tristano, che vuol sottrarre al servaggio e sé e Lamorat, ha pronto un rimedio infallibile, in un certo anello datogli da Isotta, che rende vana ogni malia. Frattanto, finché il buio per­metta di dare effetto al disegno, è neces­sario ingannare la gente deI castello, che contempla la battag1ia dall'a1tra riva. l due campioni, fingono dunque di ritornare alla manie Dopo un gran menare di co1pi, Tristano si 1ascia cadere a terra, e La­mora t" balza togli sul corpo, fa mostra di spiccargli il capo, e ne gitta lontano l'elmo. l riguardanti fanno gran gioia. Dra si dispongono a decidere con un co~ fronto, se la donzella venuta in compagn~_ di Tristano superi di bellezza la lare ~ signora. Quando cio sia, ne prenderà il$--' 1uogo. Disgraziatamente il giudizio riesce a lei contrario, e l'infelice è decapitata. Giungono le tenebre: Tristano e Lamorat s'accostan~ alla ~iva, e passato felicemen-

'te il ponte, grazie all'anello, trovano i loro scudi;9i, ed escono da quell'infausto soggiorno.

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Dunque l'accordo tra Marfisa e Guidone e la fuga da Alessandria sono state influenzate da quest'episodio deI Tristan. Inoltre in tutte e due le narrazioni c'è l'uso di uno strumento magico. Nel Tristan l'anello magico che Isotta dà a Tristano, e ne1 Furioso il corno magico che ha Astolfo.

Nel Furioso, Marfisa con la sua compagnia si ritrovano a sull'isola per ripararsi da una tempesta. Ci sono anche altri

sviluppi apporta~i dall'Ariosto, cioè il fatto che nella sua storia si deve combattere con dieci cavalieri, gli uomini non possono partire prima di ,un anno dall'fsola e inoltre devono

~ rimanervi finché saranno costretti a poco a poco cedere il lo-G

ro posto a pretendenti più giovani ••• Il personaggio di Aleria ha una parte notevole nell'agevo­

lare la fuga(XX-74-89); essa fa pensare ad Arianna oppure a Me­dea. Tra di lorD è comun~ l'amore per uno straniero, l'aiuto

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concessogli e la fuga in sua compagnia. L'aiuto è estorto colle medesime lusinghe sia ad Aleria che a Medea. Si deve osservare come parla Gu~done della donna(XX-75). Il SUD linguaggio non è quelle di ~ innamorato; in ques~o modo avrebbe potuto parlare Giasone della figliuola di Eeta.

Le fonti della novella di Gabrina. /

La storia di Gabrina. per due terzi medieva~e. per un ter­zo antica, offre la possibilità all'Ariosto di prendere l'ispi­razione dal monda classico e dal mondo romanzesco. Secondo

. Rajna, quando l'Ariosto ricava la sua materia dalla Tavola Ro­tonda, egr'i muta senza riserva cioè agisce più liberamente. Questo succede perché egli sente il bisogno di ravvicinare al­la ~ealtà certi tratti dell'originale; soprattutto sostituisce un'esposizione semplice e concisa alla verbosità incomprensibi­le dei romanzieri francesi. Invece un esemplare latino, appar­tenente alla decadenza inoltrata, risponde a pennello secondo

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Rajna "aIle tendenze deI suo spirito, che egli 10 puo riprodur-.1

re tal quale." Dunque i nostri scrittori deI Cinquecento riten-~

gono come loro progenitori i Romani ed i Greci, anziché i loro immediati predecessori deI rnedioevo. Il pensiero italiano è

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classico e pagano I per eccellenza; mutano le forme ma la sostan-za rimane la stessa. 41

Adesso vedrerno corne il nostro Poeta utilizza fonti deI

mondo Medievale e ~onti deI mondo antico. Iniziamo col vedere le fonti deI mondo medievale; Rajna risale a una delle avventu­re di Morhault d'Irlanda nel Palamedes, secondo ~a quale un giorno gli viene raccontata la stessa storia che l'Ariosto met­te in bocca ad Ermonide. In questo caso la donna si chiama He­lide, e come Gabrina essa era l'amante deI fratello di colui che racconta la storia al cavaliere d'Irlanda. Helide come Ga­brina aveva fatto uccidere il proprio marito per amore d'un altro. Dunque l'affinità principale tra le due riposa sul fatto che le due donne dopo l'uccisione dei rispettivi ~ariti, vo­gliono la stessa fine per i rispettivi arnanti. 42

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Oltre a Jquesto, esiste un altro esemplare che potrëbbe costituire un'altra fonte per questo racconto. Si ritrova nel Palamedes e ,la sua composizione rassomiglia minutamente a quel-

, l~ dell 'episod~o di Morhaul t; infatti n,el romanzo la. precede e f'orse sarà anche stata scritta prima; si pu~ quinaf concludere che s'ia l'originale:

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Girone incontra un cavaliere ed una dama, che, scalzi e seminudi, sono trascinati da uno scudiere con una fune. Dinanzi cavalca un cavaliere armato di tutto punto, il qua­le interrogato da Girone1 gli dice che la donzella fu un anno e più in sua compagnia; l'altro, ricambib con un'onta delle maggio­ri una grandissima cortesia ricevuta da lui. Cos1 legati li conduce a Danayn, perché ne faccia giudizio. Desiderando Girone di sa­perne di più, Helyados de la Roche 10 com­piace; narrero, dice, "au plus br.~.tment \ que je pourray".--Ah1 scrittore mie caro, perché non attenerti più spesso a codesto savio partito?-Il cavaliere ora condotto a quel modo--chiamiamolo Helayn, pôiché questo ~ . il suo nome, quant~que Helyados ce 10 trac­cia,--aveva "une dame por moilliern(Fur.,XXI, 14) bellissima fra le belle. Helyados-!'a­ma va segretamente, ~ per cagione di lei fre­quentava il paese. Helayn, sentendo parlare della sua cayalleria, e avendone egli med&­simo fatto prova, 10 prega di riceverlo per compagno. Helyados non vorrebbe t,. e si s.cusa;' ma alla fine eede aIle ~reghiere, e da quel giorno soffoea l'amore perqa donna. L'ami­cizia d~ marito ~ causa che gli si trovi ora di frequente con lei. Essa concepisce per lui una ~ssione ar~entissima. Accorto-

o sene Helyados,' dirada le sue visi ~e. Questo non fa che ratttzzare il fuocO; sicehé un giorno la dama, trovandosi sola con Helyados, sfacciatamente 10 richiede: "Et je luy dis

~crue pour sa voulenté acomplir ne m'ac,corde­roye en nulle maniere du monde; car je ne 0

feroye, pour 'vie ne pour mort, si grànt vil­lonnie vers mon compaignon. Quant elle oyt celle responee, elle me dist tout en plou­rant: Se m'ayst Dieux, mal deistes celle pa­rolle(;! La sera 10 fa prendere nel letto e

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imprigionare. Toma dopo qualche giorno il marito, che era assente, e la svergognata s'affretta a dirgli che ha messo in prigione

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Helyados, perché l'aveva voluta s~orzare. Helayn 10 fa condurre in sua presènza. Allo­ra Helyados 10 induce ad as~ol t rIo da solo a solo, e gl! fa conoscere la er1tà. Metta la mogli,e aIle strette, e d rà confessare. "Si le fit ~n telle maniere, et elle recon­~ut adont veri té. "--Questa la cortes'ia di Helyados. Orbene: egli aveva poi preso con sé la donzella Il presenta, e andava caval­cando col compagno. ~ende un padlglione, col proposlto di dimorarvi tre' giorni 0 quattro. Si fa udire un grldo. Helayn dor­miva; Helyados, senza destarlo, corre a quel­la parte, e trova tanto da tare,'che r1mane assente ben tre giorni. Al rltorno, essendo di gran mattino, sl'accosta pian piano, per non disturbare, e trova Heest chevalier et

.ceste d~oiselle, qui dormoient bras a bras, et ~stolent ambedeux tous nus." Il pri~o pen­siero ~ di ucciderli entrambi cos1 addormen­tatl. Poi muta proposlto. Destatill, rinfac­cia il tradirnento ad Helayn, che non osa op­porre sellsa. Qulndi ha fatto prendere lui e la donna, e alla ml~iera che s'~ detto, li trascina a Danayn.

49

La maggior diversità deI racconto francese con quelle nos­trot risiede sul fatto che il cavaliere che ha.ueciso l'arnico a~ colei che 10 trasse con astuzla a commettere l'opera tragi-

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ca. Invece l'Ariosto sostltulsce a clb sentimenti opposti cioè invincibile' accompagnato da tristezza e da rimorsi dhe finlsco­no per rldurre ammalato il cisero Filandro.

Rajna menziona anche il decimo libro delle Metamorfosi ,~ .. ~ , (XXIII-XXVIII), perché anche qui c'~ un sl~lle stato d'animo

in una storia raccontata da Apuleio. L'ultlma parte delle infa­mie di Gabrina si devono a questo racconto:

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t la storia della femmina condannata aIle 'belv~t colla.quale l'asino protagonista do: vri dare ai Cori~tr pubblico spettacolo del­le sU!L.prodezze erotiche. Costei aveva fatto morirè di morte crudelissima una fanciulla, credendola amante deI marito,~mentre invece gli era sorella. Il rnarito non sa darsi pa­ce; e il dolore profondo ~inisce per cagio-

, nargli febbri ar~entissime. che rendono ne­cessar! gli aiutl dell'arte medica. La per­fida(moglie trova un medico, gi! illustre per ~lte prove della stesso genere, e ~li

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promette cinquantam~1a sesterzi, quaI prezzo di un veleno che la 1iberi deI marito. Con­chiuso l'accordo, e pre pa ra ta la pozlone, 11 medico trad1tore già sta porgendola al malato, in presenza della famiglia, e d'al­tri amiel e parenti,. Ma la donna, per lir berarsl del complice e ln pari tempo non sborsare la somma promessa,' gl! ferma la ma­no. Non dari la pozione al ~rlto suo carls­simo, se prima non ne ha bevuto una parte egli stesso. Il medico, sbalordito, eostret­to a prendere un partito senza aver agiO di riflettere, ~ sollecito a bere, prima che la titubanza possa destare sospetto. L'in­fermo, 'fatto sicuro dall'esempio, trcacanna il resto. Dopo di ci~ il medico vuol tornar­sene a casa tutto frettoloso, affine di-sal­varsi con un contravveleno. Sennonché la -donna gli vieta 11 partire, se prima la be­vanda non ha dimostrato alla prova 1 suoi effetti. Alla fine, dopo lunghe preghiere e scongiuri, 10 lascia pur andare; ma egli ha appena il tempo di narrare ogni cosa alla moglie prima di ,esalare l'anima. Intanto, tra finte lagrime della moglie scellerata, muore' anche l'i~ermo. Scors! alcuni giorni, la vedova deI medico viene,a chiedere il prezzo pattuito. E la perfida glielo promet­te, solo ch~ le dia un altro poco deI veleno. Avutolo, fa morire una sua figlioletta, per cupidigia dell'er~dità. Insieme ne propina pure alla moglie deI medico, la quale, accor­tasi troppo tardi, corre se non altro alla casa deI m~gistrato. e avanti di cader Morta, svela ogni cosa. Il magistrato sottopone prontamente alla tortura le ancelle delliav­velenatriee; e cavata da lare la confessione della llrità, condanna la scellerata aIle fiere. .

~~

Dunque è' evidente che se non fosse per la fine, la storia sa-

50

rebbe identica. L'Ariosto semplifica la fine; sopprime la mo­glie dél medico, la figlioletta erede, e per conseguenza fa ri-velare il misfatto dal medico stesso.

~ fonti della novella di Angeliea ~ Medoro.

, L'episodio dell'innamoramento d'Angeliea e Medoro è di 0-'

,rigine'idillica sostiene Rajna. Inoltre gli intrecciamenti di nomi inci~i su ogni albero, pietra e grotta, sono di una tra-

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dizione antichissima. Negli Amori si racconta deI leggendario innamoramento di Guido per la Venere di Prassitele:(cap.16) [..~ liE già rin.focandosi la passione, agni parete era incisa, ed agni corteccia di tenero albero proclamava bella Venere. n45

Anche nel Boiardo c'~ un accanno di scrittl in~si su alberi: "Tu che hai de la mia mana il bel Jignale, Arbor felice, e ne " la verde scorza inscritta hai la memoria del mio male,--Strengi 10 umor tuo, tanto che si~smo~za. Quel dolce verso che la cliia~ ma mia. chè, ognor ch'io il lego, a lacrimar me forza."

/

Secondo Rajna, l'amore tra Angelica e Medoro ha le sue 0-

rigini nella mitologia grèca. Dunque qui, egli si rlferisce al­l'amore tra dee e uomlni mortali come quelle tra Venere e A­done. C'~ anche un pizzicç di realtà in questo racconto: cio~

chi di noi nel mondo reale non conosce tipi come Angeli ~,a:"? Dun­

que è certo, secondo Rajna, che ne conoscesse anche il nostro Poeta.

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Rajna parla dell'origlne dell'impazzlmento deI Conte, e t ~ •

nota che questo tema è comunissimo nei rbmanzi deI cielo bret-tone, cioè nei romanzi della 7avola Rotonda. 46 Per precisare cio, egli si ri.fà alla pazzia di Mathan Il Brun, che si trova , nel Tristan(1,~.189). Questo disgraziato si rode fino al punta di ammalarsi e di perdere ':il s,enno, per la perdi ta della sua donzella che le fu tolta da Gahereit. Rajna aggiunge l'esempla­re che da vi cino pu~ considerarsl come fonte imr.ledïa ta della

, pazzia: esso appartiene al romanzo e ai fatti di Tristano nel

c Tristan(1,r.122). Inoltre, al Conte Orlando già nel MorRante .

. (I-16-18) era accaduto di perdere il senno momentaneamente, anche se era per tutt'altra ragione; e questo casa 10 rammenta 10 Zumbini nel sua studio ~ follia d'Orlando. 47 • ~

. ~ fonti della novella ~ Ricciardetto !. Fiardispiria.

1

In questa novella, già dalle prime o~tave(26-30), il let-tpre si accorge che le paro1e che vengono tuori dalla bocca deI

, ---protagonista turono gil scr:1 tte dal. Boiardo. Intattl, 10 dice anche Rajna che le ottave menziona te qui sopra non sono al tro

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52

che un riassunto dell'Innamorato(III,VlrI-63-66-IX-3-25)~ Rie-\,

ciardetto, racconta egli stesso a Ruggiero la vicenda per la quale si trova pr~so e condannato al fuoco(XXV-26-79). Q~es~o à

un racconto dilettevole in cui l'Ariosto riprende e compi~'av-, ventura che si interrompeva nell 'Innamorato. In qùest'o racconto ~radamante cessa per quaI che tempo di essere la donna guerrie­ra, e si trasforma in un altro tipo analogo: la femmina traves­tita da uomo. Con questo nota Rajna, si entra in un tipo, un cielo speciale di narrazioni; perb egli non vuole entrare in questo discôrso. 48 Quanto al Boiardo ~gli prese le sue fonti dalla Camilla Bella(IV-39).49 Uno sVifuppo significante che ap­porta l'Ariosto si ritrova quando Bradamante si rivela agli oc-

1

. chi di Fiordispina come donna, cib accade prop~io nel momento in cui Fiordispina bacia il "giovanetto". La povera Fiordispl­na, anche sapendo che Bradamante ~ donna, ln lel--"non sI smor­za una sci~tilla / deI fuoco de la donna inamorata."(XXV-32) Dunque come si pub vedere da queste parole, abbiamo una donna perdutamente innamorata di una donna; qu~sta ~ la stessa situa­zione deII'!fi mitologica. Infatti Rajna sostiene che i lament!

,di Fiordispina non sono altro che la paraf~si delle lamentele / ché Ifi fa nel poema di Ovidio. Altri sviluppi apportati dal­

l'Ariosto nella sua novella sono i seguenti;--l'ospitalit! of­fert~ a Bradamante(39), la venu ta nel ca~tello(40), e la 'notte trascorsa nello stesso letto(42-43). Soltanto le preghiere dl Flordlspina a Maometto(44--) possono essere paragonate con quel·,.' le di Ifi ad ISide(~.IX.773).50

Do~o la partenza di Bradamante l'importanza dell'avventura risiede sull'elemento della somlglianza t~ 1 due fratell!. Rajna menzlona che quest'!dentica somigllanza ~ pura Invenz!one

"

del Poeta, che fa nascere 1 due fratelll dallo stess~ parto. Grazie a questa somiglianza'il giovane viene accolto n~lla cor-. \ ,

te di ~rdispina e nel suo letto c~e gi! aveva fatto con Bra-d~te. Ed ~ proprio in questa situazione che si ha un primo contatto coll'avventura di Tristano e Isotta. Questi due cava­l!~ri. \cioè Tristano e Ricciardetto, riescono ad introdursi e

1

.ri~ere pressa la donna amata, facendosl passare per donne. 1

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ct~ da,notare per~ che il travestimento che ~r# il centro della " vicenda ne1 caso di Tristano, diventa un Inciq~nte secondario

in quello di Ricciardetto. Ecco l'episodio dej travest1mento • 0 i

nel Tr1stan(1.f~77):

• Essendo Tristan in rin di vita ~r l'affanno de1 non poter vedere il suo bene, custodito ge10sissimamente dallo, zio, reoita immagina di farlo venire a sé in vest1 fëmmini11, dando a credere che sia una messaggera ve­nuta d'Irlanda. Basta la sola ~roposta pér­ché il moribonde ba1zi dal letto guarito. E 10 strattagemma riesce a meraviglia: il ca­valiere ~ condotto nella torre, dove sta rinserrata Isotta, e passa non ravvisato sotto gli occhi deI re/e di moIti della corte. Cosl i due amanti si ~odono tre gior­ni di beatitudine, e ne godrebbero Dio sa quanti, se Basille, druda deI fellone Au­dret, non venisse a scoprire la verit! e non corresse a svelaria al suo amante. Ecco dun­que Isotta e Tristano sorpresi nel letto, e l'indomani condannati entrambl da re Marco al supplizio deI fuoco. Ai baroni di Corno­vaglia duole la morte della regina; perb consigliano di abbandonar1a ai lebbrosi{mes­iaux): pietà veramente crudele! La commuta­zione della pena ~ di tal sorta, che anche il marito offeso pub consentirvi. Si pre­para dunque un gran fuoco pel solo Tristano. Saputolo, quattro-' ridi compagni s'appostano per tare un colpo di mano~ Non occorre: Tristano, nel oammino, riesoe a fuggire, e scampa gettandosi in mare da un alto scoglio. Da sé non potrebbe invece liberarsi Isotta; ma uno degli imboscati, accorso alla casa \ dei le~~rosi, trae fuori lei pur~ a. salva­mento.

Rajna cita quest'episodio soltanto come fonte deI to, perché egIi sostiene che nel Palamedes(f:633) contri pib vicini alla novella ariostea:

travestlmen­ci sono ris~

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M.Lac ed Yvain aux Blanches Mains trovano legato ad un albero un cavaliere, nudo e 00-gli occhi bendati. Egli narra a'suoi sa1va­tori, come essendo con una dama da lui molto amata, 10 cog1iesse il marito. Veramente dove­va essere affog~to in un 1ago; ma l'acqua era ge1ata, e percib gli sgherri 10 avevano

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abbandonato a quel modo, lasciando al fred­do la cura di ucciderlo. --Tutti e tre i cavalieri, il liberato e i liberatori, ca­valcano poi al castello dov' era, accaduto il fatto, e vi trovano gran pianto.--Quivi M. Lac e Yvain risanno anche cio che il prota­gonista deI dramma aveva lare taciuto. La dama sorpres~ dal marito ~ la regina di Nor­galles, amatissima da tutti,quanti; il se-

~ dpttore ~ il re Marco di Cornovaglia, che , s'era introdotto presso di lei facendosi

,J credere un povero cavaliere. Ai terrazzani cuoce soprattutto il dover essi eseguire la condanna della regina, ed arderla viva. Questo do~e, fortuna tamen te, .. è lorD ria­parmiato. Ch~ i tre cavalieri, aconfitti la gente che traàcinava a~2fuoco la poveretta, la conducono via seco.

54

In quest'episodio il protagonista doveva morire annegato e la regina era stata cond~ata al rogo;. 1nvece 10 sviluppo che ap­porta l'Ariosto sta nel fatto che soltanto Ricciardetto viene incolpato.

Per ci~ che riguarda le fonti della salvazione 0 libera­zliOne, Rajna ci fa notare ehe le liberazioni si ritr.ovano gi! nel cielo carolingio. Il medeaimo Ricciardetto che viene saI va­to da Ruggiero nella nostra novella era già stato aoccorso nel-

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10 stesso modo nei Quatre fils Aimon, pero in quest'ultima il liberatore è Rinaldo e il giovane viene salvato dalla forca non

.~ dal fuoco come nel Furioso. Inoltre R~jna dice che esempi di liberazioni sono fecondissimi nei romanzi della vecchia souola, pero egli non dà un elenoo di questi casi perché" ritiene che sarebbe uno sforzo inutile e·senza vantaggio per il lettore. Invece "egli ritiene importante 11 caso della liberazione nel­l'Innamorato, qui abbiamo la liberazione di Brunello(II-xxl-40), e 11 liberatore'anche qui ~ Rugglero.

L'ultimo punto che discute Rajna ~ il problema delle fonti . "

dèlla fiaba(ottave-58-65) che Ricciardetto 'narra alla sua amata! , \

/in'oui finge la trasformazione di sesso. Queste trasformazioni, nota Rajna, si hanno nella Camilla Bella(VIII,17), nella Reina d'Oriente(III-33), e soprattutto ~ importante quella che si rl­trova in una delle novelle deI gruppo orientale deI Libro ~. Bette Savi, nella novella èioè deI ~--N4meh. In questa no-

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vella c' ~ \,uri cambiamen to di sesso ad 1i hi tum, ottenùto per mez-zo di un t~lismano, 'che si mett n bocca come l'anello di An-gelica. Pe~Jl beneficio quale Ricciardetto pretende ~s-sersi guadagn~~la r~noscenza della Ninfa(ottave-60-61) se­condo Rajn~, semb~Pirato dall 'episodio di 'una certa fa che Uggeri, nelle v~rs!oni toscane delle sue storie, a dal-

~ -, le persecuzioni di un fo~to. Rajna cita l'epis 0 nella B2-mania(IrI-333);~cco l'ePiso~.o secondo la azione ;n, prosa:

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E9'essendosi dilungato' Berlingieri da una gittata dimano, udl Uggieri una bocie grida­;re per aria: 0 cavaliere aiutami., Disse Ug­(gieri: 0 come ti posso aiutare, ch'i'non ti veggio? Disse la bocie: Cava Ifuori la spada e fa un cierchio in terra colla punta. E

,Uggieri cos1 fece prestamente. E un'altra bocie grid~: 0 cavalieri, perché m'ài tu tolta la mia cacciagione? Disse Uggieri: E chi sei tu? Disse la bocie dassenzo: Rompi il cierchio che tu ài fatto, e io te'lo di-~. Allora gridb l'altra bocie: Non fare, cavaliere ch'egli ~ un folletto, che mi vuole uccidere. Disse Uggieri: E tu chi se'? Bd ella disse: 10 sono una gientile fa ta , che ancora ti render~ buon merito di quelle che tu m'èi fatto. E Uggieri lasci~ stare il cierchio, e'l folletto sen'andô gridando. Intanto poi Uggieri ottiene il servizio del­la fata quando deve combattere pontr~3Bra­vieri, sotto Parigi(Romania,IIT,44). .

Le offérte generose ,della Ninfa e la domanda di Ricciardf/t­to (ottave-6l-63), 'sono tra tte dal caso di Nettuno e di Cenide, che si, legge in Ovidio(~.Xrr,198-203). Dunque ~ proprio in questo modo che Ricciardetto lascia credere alla sua amatissima della sua trasformazione dal sesso deb~le al sesso potente, 'co­me inoltre fanno If~, Cenide, Leucippo,) Camilla e la figliuola

~ , della Reina d'Oriente.

~ fonti della novella ~ Giocondo.

Per le fonti di questa novel,la ci acci!lgiamo aIl 'anali.si dettagliata di due fonti importantissime date dal Rajna,. cioê . '

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56

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la comice delle Mille ~ ~ notte e la novella De in~enio mY-'0 -

lieris adultere che sL trova al 84 posto delle Hovelle inedite di Giovanni Sercambi tratte ~ codice Xrivulziano CXelII; To­rino,-Loeschér 1889, dalltedizione deI Renier; ed ~ la novella CXVIIII delle Novelle Qi Giovanni Sercambi a cura di Giovanni Sinicrop1 Bari: G.Laterza 1972; ed ~ l'exemplo CXVtII de 11 novellier~ftl Giovanni Sercambi a cura di Luciano Rossi Roma: Salerno 1974.

G+1 nel Lais du Mantel Mautaillé:

L'en en porreit que treis trover Esprovees de leiauté.

... ,

Li siecles est si atorné Que chascuns en cuide une avoir. (V.656)54

e nell'lnnamorato, come sostiene anche Rajna, si vede che non .. esiste la moglie ~edele; cio~ esiste una sola moglie fedele, che ognuno crede essere la sua. Questo l'illustra anche l'oste d'Arll (XXVII-136) nella novella ariostea •

. Come già ~ stato accennato, esiste un'analogia notevole deI racconto ariosteo con la comice delle Mille ~ una notte. Bisogna notare perb che questi rapporti ovviamente non sono solidi in agni parte come dice Rajna: "ara si !anno più stret-

. ' \ ti, ora si allentano; ma, salvo un certo preludio, che s'ha nell'Ariosto e non nella novella araba, abbracciano il raccon­to da un èapo all taltro. n55 Tra quest~ novelle esistono rappo~­ti di divergenze e di convergenze e per individuare queste af­finit! e questi sviluppi che·introduce l'Ariosto bisogna tare un'analisi di questi racconti. Inizlamo col dare i nomi dei due protagonisti della novella araba; essi sono Sciahrijar e Sciah­zemàn, mentre in quella ariostea sono Giocond-o e Astolfo; nel-. ./

la prima i due sono fra~elli e nella seconda sono soltanto a-mici. Sciahrijar e Sciahzemàn sono entrambi re: il primo ~ si­gnore dell'lndia e della Cina, l'altro ~ re della Tartaria. In­vece nella novel1a ariostea Giocondo ~ un semp1ice cittadino privato. Per~ se si osserva un pb da vicino la novells araba, si vede che anche Sciahzemàn (il para11elo di Giocondo) non possiede il regno da sé, invece 10 riceve dal !ratello primo-

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genito. E cos1 egli rimane sempre un vassallo, un interiore. 56

Eccoci arrivati allo sviluppo di maggior importanza che apporta l'Ariosto, ed ~ ltelementol della bellezza, che ttranca nelle ~ille ~ ~ ;n.o.t.t.e. Nella novella orientale Sciahzemàn viene" Inte'rpellato per presentarsl dal re S~iahrijar sol tanto perché q~esttultimo v~Qle rivedere sua fratello per questioni di famiglla. Invece Giocondo nella novella arlostea, vlene convocato alla corte deI re Astolfo, per essere g1udlcato ~a quest tu1tlmo sulla sua bellezza. 57 Un a~tro\ svl1uppo notevole si constata nell' Arl osto, cioè egll non ta che il suo perso- '.

1

naggio, Glocondo, si 1asci vincere dall'tira:

Da 10 sdegno assallto, ebbe talento di trar la spada e uccidergll ambedul: ma da l'amor che porta al suo dispetto, all'ingrata moglier, gli fu interdetto. (XXVIII-22)

Inyece Sciahzemàn obbedisce all'impeto dell'lra. Dunque qui ab-~ . biamo uno che uccide i due colpevoli e un altro che si allon-tana quietamente, senz'aver causato danni. 58 L~ accogli~nze che e~trambi ricevono alla corte sono festose, perb i due pre­feriscono rinchludersi nella pro pria solitudine. Inflne entra in scena l'improvvlso rlsanamento per entrambl; prodotto dalla vista di un'umiliazione altrui Maggiore della propria: Dunque Sciahzemln e Giocondo si rasserenano, tornano florldl, e con

,questa trasfo~azione subitanea provocano grande merayiglla nella corte. I.due, pregati, svelano l'enlgma cloè la raglone della lare trasformazione e Incl tre f'anno assl·stere 11 re al suo dlsonore. La sorpresa in entrambi i raccbnti è uguale, ed ~ identica la decisione di abbandonare il regno. Solo, come sostiene anche Rajna, si diversificano un poco le condlzioni deI ritorno. Questo ritorn~ ha luogO dopo un lungo errare che

\

è appena accennato nelle Mille ~ ~ notte e sul quale neanche l'Ariosto spande molto Inchiostro(XXVIII-48-49). Si deve men-

• 1 zionare per~ che la sostanza è la stessa, la raglone che li in-duce a tomare indietro si ve~ifica in questa chiosa; " ana prova manifesta dell'inutllità di ogni cautela per guardare una donna, solo che essa voglia rompere fede. n59 Dunque le due cop-

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-

58

pie tornano a casa con le lare anime consolate, perb con in­tendimenti oppostij perché mentre Sciahrijar e SciahzemAn de~ cidono d_i non ri'prendere più moglie (inol tre Sciahrijar' mette­rà a morte con tutto l'harem, quella che 10 ha offeso), Oio­condc e Astol:fo decidono di gOdersi le lorD Mogli poiché: ._

possiamo creder chê pi~ 'felle non sien le nostre, Q men de l'altr~ caste: e se son come tutte l'altre sono; che torniamo a godercile fia buono. (XXVIII-73)

Eccocl arrivati all'altra fonte data dal Rajna per questa novella, ed ~ quella di un racconto di Giovanni Sercambi~ Il Rajna sostiene che questa narrazione viene a costituire una terza possibilità narrativa ~?canto a quella delle Mille ~ ~ notte, ed· all'ariostea. E se si fa un 'paragone, essa sembra le­'gata da vincoli suoi propri con quella.ariostea e con quella araba. Dunque, ecco un riassunto di questo racconto serçambia-. ,

no necessario per potere individuare gli sviluppi appartati dall'Ariosto nella suà novella:

Siamo a Napoli, e al tempo di re Manfredi, alla corte&del quale si trova un cavaliere di nome "Astulfo". marito di una donna bel­lissima, che col suo amore'gli ha dato, ri­cevendone il ricambio, un "secondo paradi­son. Serlnonché a costei accade d'invaghirsi di uno scudiero, che essa conduce a soddis~ fare il suo desiderio. Un giorno Astulfo capita Improvvisàmente dalla corte a casa e trova la moglie corica ta col drudo. Costui . fugge; alla donna 11 marito, "come savio". si contenta di dichiarare che mai non la riammetterà in grazia finché non senta di lei cosa "che sia bastevole al fallo fatt6". E toma quindi alla corte, col proposltç di non venirsene più alla moglie. Re Manfred!, vedendolo tutto mallncontco, 10 interroga replicatamente, senza po er cavare da lui a1tro che pretesti. Alcuni mési dopo, du­rando sempre la ma1inconia, accade che, mentre Astulfo se ne sta un giorno colla

. testa in subbuglio in un 10ggiato della sua camera, s 'offra a 'suoi sguardi un miserabi­le sciancato. costretto ~otrascinarsi colle natiche, "innel catino". che s'accosta

j" -,.".,+~Y~.,..- .......... "".""'~r"~"' __ ~ .. __ ~.., "wM ~ . J

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aIl 'usci,a deI palazza della regina Fiammet­ta maglie di Manfredi, e prende a bussar~ cal~a gruccia. Dopa ,molto picchiare, eccb la regina veni~e ad aprirg~i. E ca~ui, ir­ritato per l'indugio, le scaglia la gruc­cia, cogliendola nel petto. Ella si scusa; tira dentro 10 sciancato, gli toglie il "catino", e Il nello spazzo gli si concede. Quindi, raccanciatogli il catina.e ristora­tolo con ghiottornie, 10 rimette fuori.

A quello spettacolo Astulfo, fatto il confronto col caso proprio, si riconforta, trqvandosi mena sfortunato; e venuto nella deliberazione di darsi buon tempo, va tra i cortigiani a baIl are e cantare. Meravi­gliata deI subitaneo mutamenta, il re tanto 10 stringe, che 10 induce a svelargli ogni cosa. E Astulfo non solo gli narra, ma, po-. nendosi aIle vedette, rende poi spettatore lui stesso della sua onta, che si rinnova colle circostanze medesime, compresi i mal­trattamenti alla regina. Manfredi allora forma e manifesta il proposito di andarsene con lui per il mondo, sconosciuti e sen­z'altra compagnia, "fine ch~ qualche avven­tura non ci viene aIle ma~i che ciDfaccia certi deI nostro ritorno." Ast111fo è ben contento: partono dunque di nascosto con molto danaro, e arrivano in Toscana. Un giorno che, essendo in via da San Miniato a Lucca, si riposana aIl 'ombra in un luoga ameno presso un'acqua, vedopo venire di verso Lucca un cotale, carico di una cassa ,grande e assai pesa. Quando è vicino, vanno a nascondersi in un boschetto. Il viandante si ferma dove s'eran prima fermati loro, posa la cassa e l'apre con una chiave. Ne esce una bellissima giovane, che il porta­tore sI fa sedere accanto, e che con lui mangia e beve. Mangiato che hanno, egli le posa il capo in grembo e s'addormen,ta. Sen­tendolo russare, Manfredi e Astulfo s'ac­costano alquanto, e con cenni invitan la donna, che, sostltuito pian piano un fiasco a sé medesima sotto il capo deI dormiente, va a sollazzarsi con loro. Narra poi come sia senese, maglie a quell'uomo, che per gelosia la porta attarno nella cassa ogni qualvalta deva andarsene da Siena. E a Sie­na la tiene rinchiusa in una specie di pri­gione senz'uscio, alla quale si scende per una bodola che risuande nella camera dove il marito attende il giorno aIle co se sue,

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1 / ..

ve~endo poi a lei la notte. Ma essa ha sca­v~to una buca, nascosta dal letto, per la quale fa entrare chi le piace, .e per la quale a volte esce anche fuori lei stessa.

/ Parendole tempo ,di lasciarli, li prega di un contentino; e avuto per di più in donc dal re un ricchissimo anello, ripiglia il suo posta, e desta il marito, che rinchlu­sola di nuovo nella cassa, con quel la in colla si rlmette in via.

Al re pare vano andarsene più oltre "tapinando per 10 monda", avendo imparato "che La femmina guardare-non si pu~ che non fallisca ft • "E pertanto ti dico", egli sog­giunge, "che a Napoli ritorniamo, e con 0-nesto modo le donne nostre castighiamo né mai malinconia di tal fatto prendiamo". --

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E cos1 disposti, a Napoli tornarono dove 61 ~ ciascuno con bel modo la moglie castigoe.

Adesso vediamo\ alcune convergenze di questo racconto con quelle delle Mille ~ B!!S notte. Innanz,i tutto ve.diamo la parte in cui Astulfo scopre il disonore fattogli dalla moglie. Nello stesso modo deI racconto arabo, la scena' sl svolge aIl 'aperto, e Astulfo come anche il re arabe prendono parte alla spettaco-10 da un loggiâto deI gran palazzo. Invece nel Furioso, si

, prende parte alla spettacolo da' una t'essura "che penetra nella stanza segreta della regina(XXVIII-33). Come è stato già ac- ' cennato, ci sono agganciamenti speciali tra il racconto deI , Sercambi e quelle dell 'Ariosto .• Innanzi tutto vediamo che Man­fredi ed Astulfo non hanno legami di parentela, come non hanno neanche i protagonisti della novella ariostea~ Inoltre Gi~­condo e Astolfo sono semplici privati. t più importante la dis~' parità fisica t tra il drudo di questa prima donna ~ quelle del­la regina; di fronte alla pari tà della nov,ella rraba, dispari­tà, dice Rajna, "suggeritrice di un paragone cpnsolante per il cavaliere napoletano 0 romano; voglio dire, l'essere l'uno un

\

uomo di condizione più a mena inferiore, ma di corpo non de-forme, e l'altro invece un mostriciattolo.,,62 Inoltre nel fu­

rioso e nel racconto deI Sercambi prendono parte alla scena disonesta soltanto gli interessati,<non tutta la corte. Non deve sfuggirci un altro rapporto, anche se le condizioni sono inverse; è il rapporta tra i maltratt~menti che la sciancato

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infligge alla moglie di Manfred'! perché tarda ad 'aprirgll ed i continui e vani "appelli della moglie d'Astolfo, re longobardo, al suo~nano il giorno ch'egli sta giocando(XXVIII-38). Dunque le due regine si trovano nella stessa posizione di fronte al-l'oggetto deI lorD amore. 63 ~

Detto tutto ciè su le varie diverge~ze e convepgenze, Rajna sostiehe che non si deve concludere che i+/S~rcambi sia stato un mediatore tra l'oriente e l'Ariosto. Nella prima' par­te la novella dell'Ariosto s'accorda di più con il racconto arabo, anziché con quello sercamblano e adesso vedremo il per­ché. Nella novella ariostea, come in quella araba, i due p~o­tagonisti principali abitano città diverse e lontane. L'assen­za di questo motivo pro duce nel Sercambi un deplorevole stor­piamento di tutto il principio. Abbiamo in tutte e due le re­dazioni(ariostea e araba) benché per ragloni diverse~ 11 de­siderio qui deI re Astolfo, là dell'indo--cinese, di avere per sè Giocondo e Sciahzemàn; quindi abbiamo la partenza di Giocon­do e Sciahzemàn ~er un lungo viaggio. E l'occasione per la do­lorosa scoperta è la stessa: un ritorno soli~ario ed improv­viso, motivato qui come là dalla diment~canza di un prezioso gioiello. Identici gli effetti che la scoperta produce sul­l'infelice marito; 10 sfiguramento fisico che sp~irà-dopo . '

aver visto 10 scorno altrui. Invece il Sercambi parla soltanto di una semplice malinconia che pro duce questo disonore.

Esiste poi un'altra questione: quaI è la fonte deI motivo -, che costituisce il punto di partenza della novella dell'Arios-to, la rappresentazione cioè di un re che pensa di superare ] tutti in bellezza, e che è confronta to dall' esi'stenza di ·una

.persona più bella di lui. Secondo Rajna, le origini di questo motivo devono essere ricercate al Nord: in certi riscontri co­me la Chanson du Pèlerinage de Charlemagne:

Un giorno che Carlo Magno era a S.Dionigi in gran pompa, dice alla moglie, se essa abbia mai veduto re, al quale stesse tanto bene la spada, e in capo la corona. La re­gina risponde di conoscerne uno, cui la co­rona,sta megl~o. Carlo s'adira, vuol che si

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venga a· un paragonere domanda chi sia. La donna, dopo essersi schermita, dice che·è l'imperatore Ugone di Costantinopoli; e 64 Carlo si mette in viaggio per andare a lui.

62

, Inoltre esistè un ~ais brettone ciôà più propriamente quel-10 di Graelent in cui ai narra quest'episodio:

Tra

• come a Pentecoste, dopo il pranzo, re Artù avesse per costume di far salire la regina sopra un banco elevato, chiedendo poi alla baronia: "Segnur barun, que vus en sanble? A sous ciel plus bele roine, Pucele, dame, ne mescine?"--Ognuno, naturalmentë, ris­pondeva'che no, e poneva Ginevra sopra tut-" te le belle. Ma una volta un cavaliere di nome Graelent, al quale era toccata la rara fortuna di acquistarsi per amica una fa ta , tace e sorride. Denunziato ad Artù da Gi­nevra, 'che 10 ha scorto, dichiara di co­noscere una do~a incomparabilmente più bella; il che Id induce nella necessità di provare il suo asserto, 0 di subire un giu­dizio, che65erminerà certo con una aentenza . terri bile. . .

la Fiamm'ett'a dell,'Ariosto che accoglie nel letto il Grec?, e la moglie ~el cittadino senese deI racconto serc~bia­no èhe nulla puô impedirle d~ fare cib"che le è prolbito c~~ Manfred! ,ed Astulf'o, ci sono stretti l'egami con 'il racconto di S~hiahrijar e Sciahzemàn ~ostiene Rajna •

. ~. fonti della novella .9.ù Cavaliere 'Guasconè.

Per 10 'studio delle fonti deI racconto deI Guascone, il c •

Rajna aostiene che l'episodio ariosteo ~ senz'altro il risulta-,

.to di due ,modelli stre"ttamente affini. L' Ariosto prende i pun ...

t~ salient,i di entrambi e ne compone un tuttb. Questi due mo­delli sono entrambi deI Boccaccio; il Filostrato e la Fiammet-, ta. -

Sembrer~ superflua l'indagine di fonti per quest'episodio: -...!-.. .. ,

"po~ché aIl' Ariosto la conosce.nza deI cuore umano non si pub '66 " 0 negare ~i certo." Per~' esiste un f'atto come diee anche Rajna,

che quando uno scrittore ~ abituato all'imitaz10n~. non pub, il ,

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non vuole, anche quando ~ in pracesso di studiare la natura, trattenersi da1 rivolgere l'occhio ai suoi moqel1i abituali.

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Gil nel Tristan(I-84v..) abbiamo Isotta, regina di Cornova-glia, che si crede tradi ta anch 'easa come la' nostra Bradamante,

- e 'con ma6ior motivo della guerriera di Mon tal ban 0 , perch~ ha ricevuto notizie sicurissime delle nozze di Tristano con Isot-

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ta dalle Bianche Mani:

. La royne Yseult. qi cestes nouvelles ot oies. En a si grant duel, qu.peti~ en fout q'ele n'ist du sens. Cestes nouveles li ~nt donee la mort e du tout reno~velee sa do1or. Or n'est il nus ne nule'qe la puisse recon­forter; ainz dit q'ele s'ocirra. Lors apel-

. le Brangain et li dist: Ha, Brangain, avez ~ vos 01. de Tristan. qe j'amoie plus qe tot 1le monde, ;qi en ~e1 maniere m'a trayé? Et ;puis dit: Ha, Trlstans, ou pre1etes vos le 'cuer de cele traïaon, qe. plus vos amoie qe nule riens qi vive? Ha, amours tricherres­ses, ~auces et desloiax et plaines de mau­veses convenances, mauvesement savez Meriter et guerredonner a celz qi vos s~rvant. Mau-

[ vesement m'avez a cest point guerdonn~. Et ~ puis q'il est ainasi qe je voi apertement qe

tuit ont joie de lors ~ors et guerredon, et j'en sui lass~ eS7chetive, qe je n'en ai fors qe doulor,.... .

Come gll abbiamo accennato poch'anzi, nel Filo,trato del Bo'ccaccio, esiston~ riscontri molto più vieini aIl 'episod10 ariosteo~ Nelle parti quinta, settLma ed ottava vediamo le SO~­ferenze di Troilo:

, •• J Griseida ha promesso a Troila di tor­nare fra diee! giomi; il corso deI tempo sembra a lui insolit&mente rallentato; giunge il termine; Troilo esce dalla cittl, e crede Griseida chiunque scorge in lonta· nanza; si troya deluso e toma indietro; passano al tri giorni;. un sogno p@rsuade 1 '-innamora to giovane che la donna '10 tra­disce(IX-1-3); egli si vuo1e uec1dere; l'a­mico Pandaro 10 l8ttiene e 10 riduce a m1-glior consiglio.

Detto questo, non bisogna ~rdare a1trove; l'Ariosto deriva veramente dal lilostrato. .'

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01 trei a questo c'~ .anche la Fiammetta deI Boccacciof Fiarn­metta pretide le forme di Troilo, dunque ~ un'amplificazione di una parte'del Filostrato. Questi due lavori deI Boccaccio rice-

, ' 'vono doppto cre di to dal Rajna nel suo studio. Nel-1i'ilostrato, la durata'del te~ne stabilito al ritorno, e il tentativo di suicidio p ssono considerarsi identici a quel~i a'cui ricorre' Bradarnante. Inoltre Pandaro nel Filostrato, distoglie l'arnico dal dispe to proposito deI suicidio con le stesse ragioni che a Brada~~nte s?no addotte dal suo "miglior spirto", cio~ dal­l'angelô custode; mentre i lunghi ragionamenti della vecchia balia nel romanzo in prosa suonano diversi. DaI romanzo ~ ri­cavato uno sviluppo particolare deI racconto dell'Ariosto-­l'aspettazlone di un messaggero, che annunzi l'arriva dell'ama­to; cieè il cavalier Guascone, che raggruppa in sé il "merca­tante" fiorentino e il ."carissirno servidore" della Fiammetta. Queste non sono le s~e analogie fra la Fiammetta e Il Furioso; esse ~~tendono ad al tri pa~ticolari che perè il Rajna; nel suo ~iO non prende in considerazione. 69

~ fpnt! della novella della Rocca ~ Tristano.

Le origini della rocca si trovano nel Tristan e nel Pala­medesj dunque tutta la storia deI castello di Tristano ~·una contaminazione di due varianti deI medesimo tipo.70 Si deve notare ~er~, che la fonte principale della novella di Clodione si trova nel Palamedes quatldo Guiron narra la storia della costumanza deI castello:

Puis qU'ainsi est advenu que vous nous avez rementu la coustume de cest hostel, et fait nous avez entendant que pour acholson du Roy Uterpendragon fut establie premierement

-la coustume de cest hostel, se Dieu vous doint joye de chose que vous plus aymés ou monde, comptés nous premierement comment et pour quelle achoison fut establie la cous­tume de ceans, et ainsi maintenue comme nous veons.--En nom Dieu,' fait le cheva­lier, vous m'avez tant conjuré, que je vous diray orendroit le commencement. Qr éscou-

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tés. Cominc1a ~al lodare di ~~de prodezza il re Uterpendragon .dicendo di non credere aia ora al mondo cavaliere di tanta bontA: "Comme il estoit a celui temus eue il re­gna. Tout droictement en celîe saison que il fut nouveaulx chevalier, advint que il ,ar­riva en ce Pays une dame qui moult estoit belle. Je oy puis par maintes fois parler de la 9on~é et de la beaul té de' 'celle dame •••• Pou~ ce que il aimoi t la dame de moult grant amour, repparoit il voulentiers en ceste contree", studiandosi che la cosa rimanesse segreta quanto foss~ possibile. Una ~olta fra_l'altre prende alloggio in questo mede­sima ricetto, a quel tempo assai pià picco­lo, non avendo seco.né valletto né scudiero, sl .che nessuno 10 rfconosce. Faceva anche • allora un tempo indiavolato. "A tant evous ung autre chevalier qui vintJla hors", di piccolissima statura: "Et pour' tout le mal temps qu'il faisait, adont ne remano~t q~e il ne menast avecques luy une sienne damoi­selle.ft'Egli chiama, e domanda albergo. Gli è risposto esserci già venuto un altro cava­liere, e la picco1ezzaldella casa non permet­tere di alloggiare convenevolmente due cava­lieri ad un tempo~ Lo straniero, che in nes­sun modo vuol restar fuori, pensa un pochino, e'poi arditamente afferma~che la persona da loro accolta non è altrimenti un cavaliere: "Je le cognois, et sçay de vray qU'il n'est pas chevalier. Et pour ce que il n'est dbe-

~ valier et chevalier se fait, vous ne le de­vriés recepvoir en vostre hostel, mais le chassrér dehors." Il portinaio riferisce la cosa al Signore deI luogo, padre deI narra­tore •. Quegli, sdegnatp, ne parla con Uterpen­dragon, e gl'impone di armarsi e di ,uscire: "Et se vous encontre cel1uy qui dit que n'estes mie chevalier povés monstrer que vous este~ chevalier, vous pourrés ceans re~ manoir: nous vous ferons adont l'onneur aus­si grant comme l'en doit faire a chevalier errant, mais se vous chevalier qui est la dehors vieigne ceans. Nous voulons mieulx ceans honnorer ceulx qui chevaliers sont, que ceulx qui ne le sont mie." Uterpendragon esce corrucciato: a lui il piccolo cavaliere non nega che l' afferma'zi one sua è sta ta ~'astuzia per cavarli§uori di là e.provar­si con lui. Non già p é abbia la fregola di combattere, ma per é era convenevole che nIe meilleur chevalier de:nous deux eüst l'aise de cest hostel cestui soir et fust

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~ 1 leans en pa~ et en repos; et l'autre, qui . sl bon chev lier n'est, demourast dehors a telle ais~ comme il pourroit avo~r." 5ioco­me ~ tardi e la battaglia di spade andrebbe per le lunghe, il piccolo cavaliere _fa una proposta-: "Or soit la 'bataille quittee, et jostons ensemble entre nous deux, par tel convenant, que si ~ vous puis abatre, ~e vous me telgnés pour meilleur chevalier/de vous et que li hdstel me remai~e; se vous ne povés mettre a terre, je diray adont ' tout plainement que vous estes meilleur chevalier que ~e ne suis, et vous quitteray adont l'ostel.- Il re accetta di buon grado. "Et maintenant s'appareillent de la jouste. Puis laissent courre ensemble. Et advint en telle Maniere adont, que le roy Uterpendra~-' gon fut abbatu de celle jouste. Et adont entre le petit chevalier dedan~~'ostel, entre lui ,et sa damoiselle; et fut ceans toute celle 'nuyt; et le roy Uterpendragon demoura dehors, et passa celle nuyt a grant troit et a grant mesaise. A l'endemain se partit aucques mati le petit chevalier de ceans et s'en ala son chemin. Le roy Ut~r­pendragon fit adont cognoistre .qui il eS,toi t; et dist que de hault cueur estoit venu au petit chevalier et de grant sens, qui telle coustume avoit trouvee en cest hostel. Et pour ce qU'il en avoit esté premierernent osté, et par force de chevalerie, vouloit il que doresenavant durast ceste coustume, en telle m~ere, que nul n'y venist, tant fust preudoms, que il ne luy en convenist issir pour quoy meilleur chevalier de luy y venist. Et maintenant fit jurer a mon pere que il maintiendroit ceste coustume, et que +i de tout son povoir la feroit maintenir."

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Dunque per diventare la storia di Clodione, co~e dice Raj­na, questa narrazione ha subito una metamorfosi che tocca ben altro c~e i nomi: uterpendragon ~ diventato il figliuolo di Fieramonte(Pharamont, personaggio storico-leggendario che si , trova n~i romanzi della Tavola Rotonda) e il cavaliere minusco-10 ~ diventato Tristano. Perb queste co\se non hanno ~mport3.nza. La vera novit!, cio~ 10 sviluppo importante che apporta l'Ari­osto, consiste nel motiva della gelosia, assept~ell'ori&ina­le. La èonna ~~ta da Uterpendnigon, non si, t~ova~ul posto in cui si svolge la scena tra l'occupatore e il nuovo venuto. La

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questlone della gelosia pero si ha nell'episodio della rinoma­ta terre deI Passage Perilleux. La narrazione ~ lunga, e sol~

tante l'ul tima part~ ~ 'rilevante' al nostro caso:

G.J Galeoth li Brun arna ardentemente la moglie deI prode Dyodenas. Il marito, pieno

"'l'di gelosia, 10 il!1prigiena; e la donna, fino ~ allora in~~essibile, comincia a ricambiare ~1tî'affetto. Nen pero commette colpa: bensl

~ ra Galeoth. Dyodenas, furente, rinchiu-, de ei in 1uogo suo, fermo di non la li be­

rar , se non gli rende il prigioniero. Te­mendo poi.non poco mette a7~ardia della terre ben venti cavalieri.

Si nota a questo punto la sotti1e somiglianza col racconto ari­osteo:

Che Galeoth, saputo 'deil'imprigionamento, manda a sfidare, con un sacco d'improperr, e Dypdenas e tutta la sua brigata: a lui dà il cuore di metterli da solo tutti ~uanti» in iscon!itta. E condurrà anche seco una

-dama, che afferma di amare sopra ogni cosa mortale, e che dice molto più bel1a della mog1ie di Dyodenas. Esca egli dunque con lei: se il vante della bel1ezza si ricono­scer! conforme al vero, gli basta che Dyo­denas ne faccia la confessione; se invece

,la dama foresti~ra sarà dichiarata inferio­J re, gliene farà libero dono. Il patto ~ ac­cettato, e Galeoth viene infatti con una dama, bellissima veramente, ma avuta a prestito per l'occasione. EgIl abbatte fe-­rito Dyodenas, poi roope gli altri tutti, e conduce via con sé l'amata donna. Il ma­ri,to tra per il dolore della moglie, trâ per la ferita, non t&rda molto a morire. E Galeoth ritorna poi, e perché la dama sia meg1io guardata in avvenire, stabilisee che mai forestiero la possa vedere,. se non pri­gione, 0 se non abbia fatto altrettanto d'arme quanto lui: cio~, sconfitt"venti cavalieri il signore della torre. "Y

Rajna, l'u1tima parte di questo :Dunque come sostiene anche ---racconto, viene usata come fonte Cledione nel Furioso.

principale per la storia;'d1 < -~

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~ fonti della novella S1 ~L_i_d_i_a. "

L'accesso ai regni infernali ~ ricavato dall'antichltA greca, dove .ogni caverna col~egata con fenomeni.vulcanici dl~

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ventava subito una via per le sedi di Plutone. Il fumo, la pe-. ce, 10 zolfo sono tutti ingredienti, comunissimi alle idee po-polar! e aIle leggende medievali, qualificanti' il luogo di pe-­na. Una scena simile a quella di Lidia si trova nel terzo cer­chio deI Purgatorio dantesco(Purg.XVI). E d~11a Divina comme­dia viene l'idea dell'interrogaz~one degli spiriti. Rajna sos-_. . tiene, "che anche la qualit~ dei peccatori qui puniti riceve ' la sua spiegazione dal P?ema di Dante_." 74 Come Dante colloca nel primo girone infernale que11! che si abbandonarono a11'a­more, cos1 anche l'Ariosto col10ca nel1a parte suprema le don-·

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ne ingrate ag1i amanti, cio~ quelle che non avverarono in sé la sentenza che amore "a nulta amato amar perdona." Pero l'in­terna delle ingrate esisteva già nella Pineta di Ravenna e ce

---. 10 pub testimonlare Nastagio. degli Onesti, il,qua!e "vide co' suoi occhi, senti colle sue orecchie. n

Ritorniamo alla nostra anima perduta, che per desiderio .. di essere nominata al mondo, si manifesta e racconta la sua storia(XXXIV-11-43). Nel Palamedes, Erehus nella caverna dei Bruns ascolta casi molto affini al nostro raccontatogli dal fi~lio del protagonista:

/ .

/ /

/ Febus era figlio deI re di Gallia. Fu cava­liere di tal prodezza, che,~i non trovb pari in sua vitae Per desiderio di ardue !mprese, passa nella Gran Brettagna, tutta­vià pagana per la maggior parte. e Eg1i non ha seco che quaranta dei suoi; eppure con una brigata cos1 minima sconfigge le osti riunite di tre potenti fratelli: i re di Norgalles, Galles e Norhombellande. l primi due sono da lui ucclsi; il terze seam~ colla fuga. L'indomani la figliuola deI re di Norgalles, venuta da un vieino castello per dar sepoltura al padre ed allo zio, è presa e condotta a Febus. Questi ne ammlra la bellezza. Allora un cavaliere del paese si fa a vantargli come incomparabilmente

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·più beIIa una cugina, figlia deI re di Nor­hombellande. Di fama~ costei era ben nota a Febus; anzi, senza averla mai vista, egli l'amava ardentemente di,già, ed appunto a­veva fatto le prove mirabili deI giorno an­tecedente, perché a lei dovesse giungerne la fama, sperando di guadagnarsene cos1 il cuore. Adunque egli si rallegra al sentirla tanto celebrare; e proseguendo l'impresa, invade il regno di Norhombellande e assedia il re in un suo forte castello. Chiuso ogni accesso, udendo come col padre sl trovi là dentro anche la belllssima damigella, con grandi .minacce manda ad intlmare la res~, dando termine due soli giomi. Il re, sbi'­gottito, si consiglla cO'suoi, e trovandoli anch'essi pieni di paura, pensa, per il mi­nor male, di rendere la rocca. Tuttavla, essendogli noto l'amore di Febus per la fi­glia, immaglna di mandar lei ambasciatrice, a impetrare mlsericordia. Poiché il padre assolutamente 10 vuole, la fanciulla obbe­disce, e discesa al piàno, fa annunziare la sua venuta. A Febus parrebbe scortesia 11 permettere che s'avanzasse di pib; perb sl fa ad incontrarla. La donzella si lascia . cadere in glnocehio: egli prontamente la " solleva, e diee che qualunque cosa da lei s'imponga, tosta sarl fatta. Essa gli da­manda che 1asei liberi e lei, e il padre, e il castello, e il paese, e pi~ non faecia loro aleun danna. Febus consente a tutto; ma in ricambio la richiede di amore. Dap­prima essa rifiuta: come potrebbe amare l'uccisore de'suoi zii, l'uomo che le ha fa tto cos1 gran male? Il cavaliere ,chiede perdono e tanto fa che, a parole, la don­zella finlsce per concedergli il suo afiet­to, a condizione ch'egli non aggiunga altre oifese contro de'suol. Ritornata al castel­lo, rallegra sommamente il padre con queste nuove, ed è da lui 1ndotta a mandare qual­che donc a Febus, per infiammarlo viepib. S'i~gini se a lui pare di aver toccato il cielo'col dito! Ma la donna in suo cuore 10 odia e va pensand~ al modo di condurlo a \ morte. Lo manda dunque ad Imprese perlco~,O­s1ssime. r~ostra desiderio ardente di essere vendicata dal re d'Orca~le, il quale le uc­cise un fratello. E Feb~s va, rapisce il re di mez~o a m1gl1a1a di persone, e regge da solo contro tutta la moltitudine, che gli si rovesc1a addosso. E s'avverta che il ca-

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valiere aveva avuto l'audacia e la.lealtA di mandar avviso di ci~ ch'egli'intendeva di ~are. La damigella ~'lieta di aver pri­gioniero il suo nemico, ma in pari tempo dolentissima che Febus sia scampato, senza' il plù piccolo male.

Qui si frammettono al tre avventure', inu­tili per 10 scopo nostro: provano la forza e il valore incomparabile di Febus, gi! at­testato a su:Cficienza dalle cose dette. A noi bastano pertanto gli ultimi casi. La donzella, oon parole ·accorte, tien sempre in speranza il ca~liere, e sempre va cer­cando la maniera di perderlo. Sentendo par­lare della ~orza smisurata di quattro gi­ganti, abitatori di quella medesima caverna dove si raccontanb que ste cose manda a dire a Febus che li vada a combattere; e quando resti vittorioso, glielo facoia sapere, e ltaspetti nella spelonca, dov'essa 10 verrA a raggiungere. Il cieco amante accoglie con allegrezzaLil comando, e condotta a buon fine l'imPFesa, ne manda avviso' alla dama. Essa~ se ~e finge lieta, e rinnov~ la pro­messa di venire a lui, appena possa. Febus aspetta; ma inutilmente; e dal desiderio smodato si ammala e si riduce in fin di vi­ta. Come cib ~ riferito all'ingrata, prima non crede; poi, avutane certezza, si ravve­de: troppo tardi per camparlo, ancora in tempo per confortare i suoi ultimi istanti e vederselo moriré tra le braècia. In quel­la medes1~ spelonoa si dA splendida sepol­tura a Febus •• é pib si riesce a trarre tuori di Il la donzella'75he vi muore essa pure,' ,e vi ~ seppelli ta. \

Dunque il Rajna 'soatiene, che in Lidia, si vedono tracce della ~iglia deI re di Norhombellande e dell'Anasaarete ~i 0-vidlo(M!!.XIV-b9.H-75B). Perb blsogna aottoli~eare che la ~i-

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70

glia deI re di Norhombellande aveva una buona ragione, di odia-re l'uc~isore dei, suoi parenti e il devastatore deI suo regno. ' Invèce l'Ariosto toIse alla sua Li,cUa le giustificazioni, quindi la fece pib simile all,a Anassarete. Lidia, nepp'ure 'alla fine, ~ostra un pb di compassione per 10 sventurato Alceste e facendo cib, viene a fare rivive~e la crudele Anassarete. 76

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~ fonti della novella ~ Marganorre.

M~rganorre, i~ fellone della novella ario~tea, ha ureso il' posto deI Sans Pitié dei francesi, cio~ di Brehus. Anche le ragioni per cui i due tiranni si sono dati a perseguitare le donne non mancano di analogi,e_ Nell'Ariosto, la ragione per la persecuzione fu amore di padre, e nel romanzo francese fu af­tetto di figlio e di arnico. Il fellone ariosteo ha perso due

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amatissimi figli{Cilandro e Tanacro) per causa di due donne, e il f~llqne francese ha perso il ~dre e un suo grande arnico

" . cioè Morhaul t{!!!_ 90-93). Dunque, dopo di que'sti avvenimen"ti . tragici i due diventarono empi e spietati persecutori deI ses-'

. 77 -so femminile. ,

Rajna nota i fatti 'che resero Marganorre cosl crudele; uno di questi fa tti ap,partiene integralmente al mondo Jl~lla

. cavalleri'a, mentre gli al tri sono di origine mista. Iniziamo J

con la storia di Cilandrc: questa ~ unà variante d 1un t'ema ,

...

mol to noto ài romanzi deI 'cielo brettone, In entrambi ·il J>ala-medes e il Tristan si racconta di Toran l'Orguilleux. Nel Tri-

o

stan{II,f.91), perè si ha un rtscontro ottimo: -~!~!~Op~e~~~~~;:::~ ~~~e~!or!~m~~l torre, della Auale ~ signore un ~ecéhio ca­valiere, stato assai prode ai tempi suoi, e padre di dué giovani Erranti. l nostrl a­manti riceiono quivi ospitalltà assai cor­tese. Men~e si è a tavola, ecco soprag- , giungere due figli, in compa~ia di un estraneo. ~ Palamidesse, che al riconoscere Isotta, smarisce, e non ha più potere di mangiare. La notte sono in tre a non pren­der sonna: Tristano, Palamidesse, e Guida­ban, uno dei due figliuoli dell'ospite, ac­cesosi di Isotta e deliberato di acquistar­la ad ogni patto. Si leva dunque di bu on ma ttino per andarsi ad appos'tare sul pas­saggio. Il fratello, che egli vuol bene as­sai, saputo di che si tratta va con lui per aiutarlo~ Ecco sopravvenire Palami.desse, anch'egli con uguali intenzioni. Siccome 1 giovani non celano nulla deI lare disegno, s'appicca un accanito co~battimento, in cui

~ ....... .L_~_._~,.... 4'" 4&tJ

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Palamidesse tien testa da solo ai due avver­sari'. Mentre si combatte, passano di là "1-sotta e Tristano. r ... ) Si giostra: al primo colpo eccolo aDbatuto insieme col ca­vallo, ferito aspramente. Tristano potrebbe uccidere; inv,se, senz!altro tare, si parte colla regi~a. " -

72

Ques~i casi seconda Rajna, servono an~he per ~llustrare la se-l ~

co~da par~e, perché la storia di Cl1andro costituisce' anche il prologo della storia di TanaCro(XXXV1I-5l-55). Inoltre esiste

1 un altro riscontro:

"

Il re Apollo di Leonoys, poco dope l'isti­tuzione di quella legge contra le adultere ch~ cl dette occasione di parlare di lui, è 1nvitato in Gallia all'incoronazione di re Clodoveo; e ci va colla moglie. Di lei in­vaghisce pazzamente un figliuolo di Clodo­veo, cavaliere nove~lo, "moult bel et ~oult prenz des armes et de son cors moult har­diz." Non puô trattenersi dal manifestare il suo amore alla donna; ed essa, che g1! antecedentemente ci è stata dèscritta come onestissima, "l'en tint a fol", e gli ·dice che guai a lui se più facesse parola di ei~. Il giovane aspetta, tanto che gli os­piti se ne vanno. Saputa la via che avrebbe tenuto re Apollo, 'nil prist eompaignie~on il bien se fioit, chevaliers et sarjanz bien armés; et se mistrent en une fore st'. " Al passare di là tutta la gente di Apollo è uccisa· e il ré stesso, che era senz'arma­tura, à ferito gravissimamente e preso sen­za difficoltà, ed è chiuso in prigione. La donna.è condotta in una torre, dove a lei viene l'innamorato, credendosi averne il suo desiderio. Essa, appena la vede, gli dice: "Vassal, por qoi m'avez sI honie, qi mon seignor m'avez navrez a mort, ~i ça es­tait venuz par vostre honour? Vous m'avez' avilee et abesslee a toz les jars de ma vie;, et encore me euldoiez vos pl us honir! Ce ne puet estre: jamès greigneure houte n~ me fereiz qe fet m'avez. Lors s'adresce vers unes fenestres de la tour, qi estaient hautez de terre merveilleusement, si se lance maintenant jus; et au cheoir q'elle fet, maintenant li part l'ame du cors." Il giovane rimane sbalordito, e rimprovera a­maramente sé stesso. "Il fist prendre le

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çors", e gli dà .celatamente sepo1tura; quindi. "fist regard.er les plaies le roi, por savoir se il peüst garir." Ma esse sono riconosciute morta1i; ed Apollo muore di­fatti. In che modo Clodoveo venga a scopri­re il dl1etto deI figliuolo, non ~ cosa di cui noi s'abbia da occuparci; solo non à da tacere, come, padre~in:flessibil,§nte gius­to, faccia ardere il co1pevole.

Tutto questo per la parte introduttiva; quanto,al vero dramma bisogna vedere le origini nel trattato Intorno âll! virt~ ,delle Donne di Plutarco e ~el Cortegiano,I,III deI Cas­tig1~/bne, e infine nel ~ I!. uxoria deI Barbaro. 80

73

" Gli sviluppi introdotti dall 'Ariosto nella materia che gli/era portata. dai suoi modelli, non cambiano la sostanza deI

, 0

ra/conto: egli ha soltanto ingrandito"le proporzioni deI qua-

ZOe 0 "

/-f!.. fonti della novella ~'Ospite Cispadano.

Per le fonti deI nappo fatato, il Rajna si rif~ al como deI Tristan; bisogna notare pero che la p~ocedura deI Tristan ~ diversa da quella~del~'Ariosto. Nel romanzo francese la fe­deltà femminile si sperimenta direttamente sulla d~na, invece nel Furidso è l'uomo che deve subire l'esperimento. Quindi si

r prova chi sono i "cornuti" e non le adultere. Nel racconto deI Tristan, Lamo~t de Galles e il fratello Drian ritornandosene da~la Cornovaglia trovano ad una font~ un cavaliere e una don­zella che porta~a al collo un corno d'avoric. l due fratelli __ in cerca di avventure domandano a questa compagnia se sanna dove possono incontrarne qualcuna. Il cavaliere risponde ai due dicendo lare dt recarsi alla corte d'Art~ fra otto giami

- per vedere una meravigliosa avventura; il cavaliere e la don­zella infa tti"_ erano sta ti manda ti dalla lo~o dama alla corte di Artb. per portare un corno fa'ta to. Il camo ha il potere di rivelare la :fedeltà e l'infedeltà delle donne. Servendosi di tale corna il re conoscerà chi sono le donne fedeli e quelle infedeli'della corte. Uno dei fratelli chiede al cavaliere,chi era la dama che li mandava per quella ambasceria. Il cavaliere

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non volendo.rivelare il nome deve sottomettersi ad un duello, è alla fine costretto a rivelare che la sua dama era Morgana 'sorella d'Artù. Appena Lamorat ode questo sI rende co~to che è un trucco di Morgana per mettere in perieolo la relazidne tra Artù e Ginevra. Cosl Lamorat impone al cavaliere d'andarsene da quel luogo, gli sottrae il corna e deeide di portar.lo inve­ce al re di Cornovaglia. Appena giunge alla corte, re Marco ode delle meraviglie deI corno, e ord~p~ a tutte le dame com­preso sua moglle Isotta di bere dal corno. Naturalmente la re­gina non riesce a bere, perché Il vina si sparge tutto sul petto, e la stessa cosa,succede a quasi tutte le altre donne della corte. Infine il marito con gli altri mariti assolvono le lare donne. 81

Oltre a quest'aneddoto, Rajna sostiene che i~ tema deI corno si rifà al Perceval ed anche al Lai deI Corn di Robert --== Biket, un poema di seicento versi che rac~onta la medesima storia deI Perceval.

Parente di questo corna e~il Man~el mautaillè; si tratta di un rnantello che indossato d~ una dama infedele si accorcia. Il mantello si accorcia assecondo il genere e il grade ~el­l'infedeltà~ Questo mantello a sua volta genera un guanto che si trova nella Crane di Heinrich von dem TÜrlin. ~ajna sostie­ne, che cor~o e mantello fannq parte di una famiglia molto nu­merosa, perché esistono vari strumentl per verificare la fe­delt! della donna. Questi strumenti sono; la ghirlanda e la spada dell'Amadls(I,II), e la rosa deI Perceforest. Anche nel~ l'antichità esistono esempi di provare la fedeltà- e la castità di donzelle. Con Achille Tazio la castità si prova in una grotta di Diana. Qua~do una v~rgine entra in questa grotta sI espande una dolcissima musica. Simili esperiment~ con il fuoco ~

o con altre sostanze sono utilizzati anche dai romanzieri gre-i 82 c •

~ fonti della novella Si Adonio.

Una parte considerevole della storia di Adonio e della

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... ~.

. moglie deI g~udice, ha origine nella ~aptasia' dell'Ariosto;~ ancorché l'idea fondamentale e vari i~cident1 provengano da que sta 0 d'~ qu~lla fonte. 1

Rajna sostiene che questo racconto è una trasformazione d~lle avventure di Cefalo e Procri ~ Il Poeta si- dà a Mutare e

75

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ad ar~icchire i casi di questi due personaggi, e Rajna sostie-ne che "la metamorfosi è'~iuscita çosl pien',che ne~pure si

.riconoscerebbe il'punto di partenza se non per le somiglianze della seconda parte. n83 L'E~iope nel racconto ariosteo viene introdotto per aggravare sempre più la colpa deI, mari to e per fare un beneficio al sesso femmi,nile. Per quello "che rlguarda la p~ima parte, deI racconto originario r'imane sol tanto la se­duzione èella moglie per forza di doni. Secon'do Rajna la novi­tà consiste nell'aver distinto il tentatore dal marito. Ma si badi, dice Rajna: "già nella storia de Il 'ospi te s' era intro-. dotto un amante poco fo~tunato, èi cui il malaccorto sposo as-sumeva le f,?,::rme. Qui costui si conserva; solo, si procede an­cora d'un passo: ci~ che prima era appare~,za diventa realtà, ~

, 84 chi si presenta al~a donna è l'amante in persona." Dunque da que&ta di~ferenza nasce la necessità che il marito risappia da altri ciô che è avvenuto quando egli era assente; i servi ser­vono da spie. Dato il fatto che il peccato fu verame~te com­piuto è naturale che il mari,to cerchi vendetta. D'altra parte nOn esiste n~~'donna vergogna e sdegno che l'induca ad ab-

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bandonare il ~arito. Dunque Rajn~ a~ette che nei PQ~ti prin-cipali la prima parte della storia di Anselmo sembra nascere da Un processo ai evoluzione e da considerazioni deduttive. l ~asi deI cavaliere porsi tra Cefalo e ve a,collegare gli

cispadano vengono in un certo modo a frap­Adonio, cioè sono un termine media che ser-

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estremi. Prendiamo la fata Manto nel rac-conto di Adonio, essa ~on accompagnava il marito geloso nel-

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l'andata dalla moglie, invece nel racconto deI cavaliere cis-padano la fa ta Meli ssa accompagnava il 'mari,to trasforma ta in

fante che porta tesori immaginabili. Anche_Manto arriva con il suo protetto(Adonio) perè Ariosto la trasfcirma'~n cane. Manto si è mutata in cane e non porta con sé cose preziose, bensl

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76

. vengono fuor1 dal SUD corpo. Questo processo secondo Rajna è

é. tratto da ~~a fonte inesauribile che &i ritrova nei racconti popol~ri. ,Per esempio si ',pensa alla pianta 0 ~l 'uccello, 0

all'ani"le domesiico(generalmente l'asino) che per virtù mi- , racolose 0 iriganno emette ge~me da dove per solito manda fu~ri ben altro. 85 Rajna dà alcuni esempi concreti, egli si rifà al Basile, il cui ~sino " cacaure ", emett~ realmente oro e gemme; nel numero 52 ftella G9zenbach, 'cilianische Marchen,I,335; aIle Novelline, ~ Santo Stefano( 1); al De la Lorraine, Contes 'populaires.

Questo racconto deI Furioso si ricollega ad un antico racconto tedesco che s'intitol~ Il cinto(Der Borte) ,di Die­trich von ~lezze, che ira l'altro è ~che questo una deriva­zione delle vicende di Cefalo. Nel rQ~anzo tedesco come nel ~ racconto ariosteo il seduttore non è affatto il ~arito. Eccone un riassunto,:

Questi, con licenza della moglie, se 'n'è andato ad un tor,neo, frattanto la donna ~ vista da un bel cavaliere, che s,ubi te, si .',' innamora. Per piegare la donna, egli le of­fre, tra l'altre cose, due ~~gnifici cani da caccia. Non sono essi tuttavia che pro­ducono la vittoria; alla bilancia il tra­collo- è, da to' anche qui da qualcosa di so­prannaturale: un cinto tempestato di gemme, che preserva'il portatore dall'essere ucci­so e 10 rende sempre vi ttorioso. Insieme. col cinto la donna riceve tuttavla e i c~ni, e un astore, e un cavallo. L'infedeltà è subito 8velata da un ser~o, che corre in­contro al suo s'ignore. Quegli allora, senza nemmenb vedere la8~oglie, volta il cavallo j

e va in Brabante. , 0

Secondo Raj~~ è inutile discorrere della seconda parte. Si deve notare perà che le spiegare l' o.rigine di. ogni ~ riduce Aèonio per amore

t

Alberighi, pérsonaggio deI

vicende di Cefalo non bastano per cosa. Per esempi~ la povertà in cui

1

di Argia ci ricorda Federigo degli Decamero~(G.v.nov.9a) [ •• ~ Ed ac-

cià che egli l'amor d'i lei acquistar potesse, giostrava, ar-, meggiava, faceva reste e donav~, €Al suo senz,a alcuno ri tegno

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77

spendeva... Spendendo adunque. Federigo 01 tre ad ogni sua po­tere molto, ••• le ricchezze mancarano, ed esse rimane pavero.". Il ritorno di Adonio per desiderie di rivede~e l'a~ta ricorda un altro innamorato del Decameron cio~ Tebaldo degll Elise! (G.III,nov.7a ) &.~ "Ancera che spesso della sua crudele donna si ricordasse, e fieramente fosse da amor trafitto, e molto desiderasse di rivederIa, fu di tanta costanza, che sette annl vinse quella battaglla ••• ln tanto deslderl0 di rlvederla s'ac­cesse, che, più non potendo sOfferire, si dispose a tornare a

J Firenze. n

L'eplsodiolln.cui Adonio salva una serpe da un villano che voleva ucciderIa(XLIII-7ï-80), e pol'viene rlcompensato, cl riporta~nel campo deI mito. In questo campo fate e donzelle

~ -si nascondono spesso sotta spoglle di rettili presào tutti i papoli indo-europei. Rajna menziona la figliuola d'Ippocrate, presso il Mandavil~a(IV) e nel Tirante(VII-53-56), la Beatrice. deI carduino(II-54-55,6l-64).87

Inoltre ~ molto probabile cbe l'Ariosto conoscesse la storia di MeIuslna, un'altra fata anch'essa condannata a di­v~ntare serpe ogni sabato. Si deve dire inoltre che la Febà­

&~lla deI BOiard~e ben presente al nostro Poeta. Come Manto è debi trice ad Ado ~ per averla saI va ta dalla persecuzione

. deI villano, cos1 nche ·Febosilla deve a Brandimarte il rl-

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, acquisto della s vera natura. Qualunque sia l'origine della serpe dobbiamo notare che la nuova motivazione della pietà che Adonio sente per quest'ultlma(74-79), ~ purs lnvenzione arlos­tea.r88

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1 Carlo Delcorno, BLa tradizione dell'exemplum nell'Qt­~ furiofo,- y1o~ale _storico de11a letteratura ita1iana, cnrx, 465 1972, 5 0-64-. -

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3 Leonzio Pamploni, "Per un analisi narrativa deI lurio­. !.2., ft Belfagor, XXVI (1971), 14g-50.

4 Nino Cappellani, ~ fi~tasSi narrat!va dell'Ariosto (Firenze: La Nuova Italia,9 2), p. 9'.

5 Attilio Nomigliano, ~ggio.sull'oriando furioso, 4a ediz. (Bari: Laterza,'1952), p. 2 •

6 Momigliano, Sagglo !Bll'Orlando,fufioso, p. 226.

7 Momigliano, Sàggio eull'Orlando furioso, pp. 238-239.

8 Pamploni, "Per '148-50.

un analisi

un~liSi narrativa deI Furioso," pp.

9 Pamploni, "Per 148-50.

narrativa deI furioso," pp.

lOLMomigliano, Saggio ~'Orlando ,furioso, p. 99.

'Il '\ ' -'" Momigllano, Saggio §l!l1. • Orlando furioso, p. 100.

, 12 Pamploni, "Per un analisi narrativa deI furioso," pp. 148-50. ~ \

1)' Pamploni, "Per un ana\lsi narra ti va deI Furioso." p • 148. '

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14 Elissa B. Weaver, -Lettura de11'intrecc10 de11'Orlap­~ furioso: Il caso delle tre pazzle,· Strymentl crit1cl, XXIV, :r(1977), 385.

15 Weaver, "Lettura de11'intrecc10.~ p. 385. --16 51 veda l'articolo già citato deI Pamploni in cui egli

dlce che i1 modello a svi1uppo ternario consiste ne11'uso arlostesco di svolgere un fl10 narrat1vo in tre fas1: dal rat­to, alla rif1ess1one morale a11'esempi~ paradlgmatlco. 11 mo­della a sviluppo bipolare consiste nel correlare due_storie attraverso la similarità di base(situazioni) e l'opposizione di ~ertice (es.i to).

17 Walter Binni, Ludovico Ariosto (Torino:ERI, 1968), p. -211.

18 Binni, Ludovico Ariosto, p. 229.

;19 .Pio Rajna, ldt font! del1' O~rlando fur-ioso, 2& ediz. (1900; ristampa Firenze: Sanson!, 1975), p. 149.

--20 Rajna, ~ fonti, p. 150.

21 Rajna, ~ fonti, p. 153.

22 Rajna,' ~ fonti. p. 154. Questo ~ un rlassunto deI Rajna in cui mostra l'origine storica dell'·aspra'1egge- nel !l'istan·

23' Rajna, ~ font1, p. 155.

24 Rajna, L'e font!, p • 155.

25 Rajna , ~ fonti, p. 157.

,26 Rajna, ~ fonti, p. 157.

. '27 Rajna, l!!t foriti, Raj-na di un episodio che

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28 Rajna, ~ fonti, Rajna di un episodio che

p. 158. Questo ~(un riassunto d~1 si trova ne1 Pa1amedes. , p. 159. Questo è un riassunto deI si trova nel Tristan.

29 Rajna, Le fonti, p. 160. Questo ~ un riassunto deI Rajna.

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30 Rajna, ~ fonti, p. 162. Questo ~ un riassunto deI Rajna di un episo,dio deI Tristan.

31 Rajna, l!,!'t'onti, p. 209.

32 Rajna, Le fonti , p. 209.

33 Rajna, ~ fonti, p. 212.

34 Rajna, ~ tonti, p. 213.

35 Rajna, ~ fonti, p. 214.

36 Rajna, Le - t'onti, p. 282.

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Rajna, l!!t t'ont!, pp. 282-283.

39 Rajna, Le fonti, \ 283. p.

39 Rajna, ~ font!, pp. 309-310. ~uesto ~ un ep!eodl0. del ~i!itan che Rajna riassume.

\ 40 Rajna, ~ t'ont!, p.

41 Rajna, Le t'ont~, p.

t 2 \ Rajna, ~ fopti, p.

43 Rajna, ~ font!, pp. del Rajna di un episodio nel

44 Raj~a, ~ font1, pp. del Rajna di un episodio ~he Metamorfos:i.

45 Rajna, l!.! font1, p.

46 Rajna, ~J'ont!, p. - 4,7 Rajna,' ~ font!, pp.

48 Rajna, ~ font!, p.

311.

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340-341. Questo ~ un riaesunto Palameg~li!.

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Questo à un r1assunto in un racconto delle

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49 Rajna. ~'fonti, p.368. ~

50 Rajna, Ir!. fonti", p. 369. \

51 Rajna, 14 fonti, pp. 367·-368. Questo ~ un riassunto di Rajna dell'episodio deI 'travestimento che si trova nel Tristan.

81

52'Rajna, ~ ~onti, pp. 366-367. Questo testo ~ di Rajna, egli 10 menziona come fonte dèl travestimento che si trova nel Palamedes.

53 Quest'eplsodio ~ tratto dal Rajna, ~ fonti, p. 370. riassunto di R~ na dell'episoèio nella Romapia{III, 333).

\54 Ra jna, , l!!. fonti, p. .36.

·55 Rajna, ~ fonti, p. ~

56 Rajna, l!! fonti, p. .37.

57 Rajna, l!! fonti, p .. 4:37.

58 Rajna, 'Ü .font!,' p. 4·38.

59 Rajna. ~ t'onti, p. 438.

60 Un "cul-de-jatte", direbbero i '.fran~esi. "cattino" ~ qui chiamato un arnese concavo di legno, che fa ufficio di scarpa con una parte deI corpo" che di scarpe non ha per 801i­to bisogno. La voce non par viva a Firenze; e non ho potuto trovare cosa le corriaponda ara nell'uso.

61 Rajna, ~ fonti, PP.' 443-445. Questo è un 'riassunto che Rajna .fa di un racconto sercambiano.

62 Rajna, M! fonti, p. 447.

63 Rajna, ~ fonti, p.447. {' \

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64 Rajna, ~ fonti, scena che si trova nella

\ p. 450. Rajna fa il riassunto di una Chanson ~ P~lerinage.~ Charlemagqe.

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65 Rajna, ~ ~onti, p. 450. Rajna fa un rlassunto di un episodio che si trova nel Graelent.

66 Rajna, lI!t :tonti, p. 473.

67 Rajna, ~ .fonti, pp. 473-474 •

68 Rajna, 1L! fonti, pp. 474-475.

69 Rajna, ~ .fonti, pp. 476-477 •

70 Rajna, ~ fonti, p. 487.

71 ~jna. ~ font!, pp. 495-4\7. Questo è un r!assunt~ che Rajna .fa di un episodio deI Palamedes per mostrare la cos­tumanza deI castello.

72 ~ Rajna, ~ fonti, p. 498.

73 Rajna, ~ .fonti, p. 499.

\ 74 Rajna, ~ fonti, p. 537. Questo ~ un riassunto del

'Rajna di un' eplsodio che si trova nel Palamedes.

15 Rajna, ~ fonti'dpp. 538-540.

76 Rajna, ~ fonti, p. 541.

77 Rajna,-~ fonti, p. '\ . 519.

78 Rajna, Le fO~!' Rajna di un epiëOdio he

pp. 521-522. Questo ~ un riassunto ,deI si trova nel Tristan.

1

19 Rajna, ~ fonti, deI Rajna di un episodlo

1 . pp. 522-523. Queeto ~ un ria~sunto che si trova nel Tristan. \

80 Rajna, ~ fonti, pp. :523-524. , .

81 Rajna, ~ fonti, pp. 573-575.

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82 Rajna, 1& ~ont1, 83.Rajna, Le onti, r j

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. pp. 575-579.

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Rajna, h tonti, p • 582.

1 Rajna, M.l ~oD:lii, pp. 582-583.

Rajna, MI. tont!, pp. 584-585.

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P.ARTE PRIU: SmU~TtlRA ••••••••.•.•••••••• ~ •••.•••••••••••••• l

Introduzlone •....•....... .... . -6 ••••••••••• ~ ................... 2

~capitolo 1- Definizione di novella nel Furioso; e dlffe­renza tra novella e settuenza narra ti va ••••••••• 6 ,

Capitolo 11- Analisi dell'inserzione delle novelle nel­l'intreccio: il loro valore nel contesto della trama ....•.•...•............•...•.... ele .10

PARTE SECONDA: TRAD1ZIONE •••••••••••••••••••••••••••••••••• 26

Introduzione ••••••••••••••••••••••• • • • • • • • • • • • • • • • • • •....• • 27

Capi tolc 1- La questione delle ",fonti" deI Furioso ••••••••• 34

NOTE •••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• ~ •• ~ ••• • 78

BIBLtOGRAFIA •••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• • 84

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