Post on 18-Feb-2019
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BOLLETTINO SETTIMANALE
DOMENICA 21 GENNAIO 2018
TRE DOMENICHE DI PREPARAZIONE
ALLA GRANDE QUARESIMA
DOMENICA DEI SACERDOTI DEFUNTI
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ORARIO SANTE MESSE IN PARROCCHIA
Feriali: Ore 13.30
Festivi: Ore 11.00
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LETTURE DELLA DOMENICA
TRE DOMENICHE DI PREPARAZIONE ALLA GRANDE QUARESIMA
DOMENICA DEI SACERDOTI DEFUNTI
*2 Lettera a Timoteo 4:6-16
* Santo Vangelo di Luca 12:42-48
"Il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta
e in un'ora che non sa,
e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli"
***
TORNEO DI GIOCHI ORGANIZZATO
DAL GRUPPO GIOVANI DELLA PARROCCHIA
Sabato 13 gennaio scorso, nella Sala Parrocchiale di San Marun, si è svolto il Primo
Torneo Parrocchiale di Carte "400" e di Biliardino. Numerosi i partecipanti,adulti e
giovani, i quali destreggiandosi nei giochi hanno passato una bellissima serata in
compagnia, all'insegna del divertimento e dell'amicizia. Durante i giochi è stato servito
un rinfresco di dolci preparato dalle nostre instancabili parrocchiane che ringraziamo.
Il grazie più grande va agli organizzatori del torneo, ossia il Gruppo Giovani della
Parrocchia, in particolar modo a Chiara Hayek ed Elias Turk, che coordinano con
l'aiuto di Don Roger Sarkis le attività del Gruppo.
* * *
IN OCCASIONE DELLA FESTA DI SAN MARUN
PATRONO DELLA CHIESA MARONITA
siete tutti invitati
VENERDÌ 9 FEBBRAIO 2018
ALLE ORE 19,00
alla Solenne Celebrazione Eucaristica
presieduta da:
S. E. Rev.ma Mons. François Eid
Procuratore Patriarcale Maronita a Roma
PRESSO LA NOSTRA CHIESA DI SAN MARUN in Via Aurora 6
SEGUIRÀ UN MOMENTO CONVIVIALE
PARTECIPIAMO NUMEROSI !!!
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SABATO 10 FEBBRAIO 2018 ALLE ORE 20:00
Alla presenza di
SUA EMINENZA REVERENDISSIMA IL SIGNOR CARDINALE
PIETRO PAROLIN
SEGRETARIO DI STATO DI SUA SANTITÀ PAPA FRANCESCO
SI TERRÀ
LA NONA CENA ANNUALE DI BENEFICENZA
presso il GRAND HOTEL PARCO DEI PRINCIPI
Villa Borghese Via G. Frescobaldi, 5 - 00197 Roma.
SARANNO SERVITI CIBI TIPICI DELLA CUCINA LIBANESE
Nel corso della serata è previsto un programma di musica dal vivo
I biglietti possono essere prenotati presso:
Parrocchia Maronita di Roma:
tel. 06 42039060 - 06 42039020
Comitato Parrocchiale:
Sig. Cesare Traad cell: cell: 347.58.59.566
Sig. Tony Abboud cell: 333.78.51.175
NON È POSSIBILE ACQUISTARE I BIGLIETTI ALL'INGRESSO
I nostri graditi ospiti sono pregati di ritirare i biglietti
ENTRO GIOVEDÌ 8 FEBBRAIO 2018
presso la Parrocchia Maronita di Roma Roma in via di Porta Pinciana, 18
I TAVOLI SARANNO ASSEGNATI SECONDO LE DATE DI ACQUISTO DEI BIGLIETTI
- La quota di partecipazione è di € 60,00 per persona
- La quota di servizio di Baby-Sitting è di € 20,00 euro per bimbo
inclusa cena e animazione.
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IL PATRIARCA RAÏ HA PARTECIPATO AL SUMMIT INTER-RELIGIOSO
ORGANIZZATO DALL'UNIVERSITÀ AL-AZHAR
Una conferenza internazionale islamico-cristiana di due giorni si è aperta mercoledì scorso al
Cairo, per iniziativa del grande imam della grande istituzione sunnita di al-Azhar, Ahmad el-
Tayyeb, sul tema: "L'identità araba di la Città Santa (al-Quds, Gerusalemme) e il suo
messaggio ", alla presenza del Papa Tawadros III, della Chiesa Copta Ortodosso. Un numero
significativo di personalità libanesi laiche e religiose vi hanno partecipato. Così la sessione di
apertura di mercoledì scorso è stata presieduta dall'ex primo ministro Fouad Sinior, dal
nostro Patriarca Maronita Cardinal Bechara Rai e il sig. Tarek Mitri, ex ministro della Cultura,
ed intervenuto al summit. Tra le personalità libanesi da includere vi è anche l'ex capo di Amin
Gemayel, il ministro degli Interni Nouhad Machnouk, il Mufti della Repubblica Libanese
Abdellatif Deriane,l’ ex MP Fares Souhaid, il segretario generale del comitato nazionale per
la dialogo islamo-cristiano Mohammad Sammak, il metropolita Greco Ortodosso di Beirut
Elias Audi, l'Arcivescovo Maronita di Beirut Mons. Boulos Matar ed il Catholicos Aram I.
"Cosa fare dopo il riconoscimento di Gerusalemme da parte degli Stati Uniti come capitale di
Israele? Potrebbe essere il titolo dell'intervento inaugurale di Fouad Siniora, come di tutti gli
altri, poiché è su questo dilemma tra una passività complicata e discorsi fragorosi ma
inefficaci che gli stati arabi si interrogano. Va sottolineato, inoltre, che la conferenza su
Gerusalemme al Cairo è quasi parallela, per non dire in concorrenza con, alla conferenza dei
parlamenti islamici a Teheran, che ha anche reso Gerusalemme la "causa delle cause "del
mondo musulmano, e che l'OLP è invitato a" sospendere il suo riconoscimento di Israele ".
IL PATRIARCA RAÏ HA DENUNCIATO LA MANCANZA
DI UN DIALOGO "FRANCO" TRA I POLITICI
Il nostro Patriarca Maronita, il Cardinale Bechara Rai, ha lanciato un appello domenica
scorsa per la ripresa del dialogo "libero" tra i leader politici, ritenendo che l'interruzione della
comunicazione aggrava le relazioni e aggrava i problemi, in un riferimento in particolare alla
lite tra il Il Presidente della Repubblica, Michel Aoun, e il capo del Parlamento, Nabih Berry. "Il
dialogo è la porta per una vita felice e costruttiva all'interno della famiglia, della società, della
Chiesa e della nazione. C'è un bisogno di vita "che permette di" costruire ponti tra le persone
", ha detto il Cardinale Raï nella sua omelia domenicale, pronunciata nella Chiesa della
Resurrezione di Bkerke."Noi sappiamo quali saranno i frutti di un dialogo sincero e franco (...)
Per questo, non dovrebbe essere chiuso", ha insistito il Patriarca. "Purtroppo, questo sta
accadendo al livello della nostra classe politica, si è lamentato il Cardinale Maronita. I politici
non osano sedersi insieme e parlare apertamente e con sicurezza. Quindi,anche il problema
minore cresce e prende dimensioni esorbitanti ", ha detto. "L'uso dei social network attraverso
il quale diciamo tutto ciò che vogliamo dire serve solo ad avvelenare il clima", ha continuato il
Patriarca, riferendosi ai tweet al vetriolo indirizzati dai politici. "Di conseguenza, le decisioni
sono bloccate", ha detto, e che ciò "ulteriormente paralizza l'economia".
***
GIORNATA DEL MIGRANTE, IL PAPA:
«AMIAMO LO STRANIERO COME NOI STESSI»
Superare i preconcetti e le paure reciproche di migranti e rifugiati e delle comunità che li
ospitano, paure legittime ma che non devono condizionare le scelte, minare il rispetto della
dignità umana o fomentare l’odio, dobbiamo imparare tutti «ad amare l’altro, lo straniero,
come amiamo noi stessi». È l’invito di Papa Francesco durante la Messa presieduta ieri,
domenica 14 gennaio, in occasione della 104ma Giornata mondiale del migrante e del
rifugiato e celebrata per la prima volta nella Basilica di San Pietro. Oltre 460 i concelebranti
tra cardinali, vescovi e sacerdoti tra i quali monsignor Angelo De Donatis, vicario del Papa
per la Diocesi di Roma e monsignor Guerino di Tora, presidente della Commissione
episcopale per le migrazioni e della Fondazione Migranti e dodici sacerdoti della nostra
Comunità Maronita di Roma. Novemila i fedeli che hanno partecipato alla liturgia in
rappresentanza di 49 nazionalità. Tra i migranti e i rifugiati i più numerosi erano i filippini con
oltre 2mila fedeli presenti. In basilica anche 200 indiani di rito latino e 450 di rito siro
malabarese, 50 libanesi maroniti, circa 800 romeni di rito latino e alcuni di rito greco
cattolico, una trentina di malgasci, 60 siro antiocheni, più di 1.200 ucraini di rito greco cattolico
e 35 di rito latino, 150 srilankesi, 200 capoverdiani, 10 melchiti e 25 cinesi. Nella basilica
Vaticana anche una settantina di rappresentanti diplomatici accreditati presso la Santa Sede
e l’Italia. L’offertorio è stato affidato a 12 rappresentanti della Comunità Latinoamericana della
parrocchia di Santa Lucia di Roma, la quale ha celebrato il suo 25° anniversario di
fondazione. Durante l’omelia Francesco ha più volte rimarcato la necessità di «accogliere,
conoscere e riconoscere l’altro. Per i nuovi arrivati, accogliere, conoscere e riconoscere
significa conoscere e rispettare le leggi, la cultura e le tradizioni dei Paesi in cui sono accolti –
ha affermato Bergoglio – Significa pure comprendere le loro paure e apprensioni per il futuro.
Per le comunità locali, accogliere, conoscere e riconoscere significa aprirsi alla ricchezza
della diversità senza preconcetti, comprendere le potenzialità e le speranze dei nuovi arrivati,
così come la loro vulnerabilità e i loro timori». Riprendendo il tema della Giornata,
“Accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati”, il Santo Padre ha
evidenziato che la sola accoglienza non è sufficiente per farsi prossimi e avere un vero
incontro con l’altro. È fondamentale anche proteggere, promuovere e integrare e
«nell’incontro vero con il prossimo, saremo capaci di riconoscere Gesù Cristo che chiede di
essere accolto, protetto, promosso e integrato?» ha domandato il Papa osservando che
«questo incontro vero con il Cristo è fonte di salvezza». Pur considerando che è
difficile identificarsi con chi ha una cultura diversa e comprendere i pensieri e le esperienze
dell’altro, da Francesco l’auspicio che questo non porti all’innalzamento di barriere. «Le
comunità locali, a volte, hanno paura che i nuovi arrivati disturbino l’ordine costituito – ha
detto – “rubino” qualcosa di quanto si è faticosamente costruito. Anche i nuovi arrivati hanno
delle paure: temono il confronto, il giudizio, la discriminazione, il fallimento». Costituirebbe
quindi un «peccato rinunciare all’incontro con l’altro, con il diverso, con il prossimo, che di
fatto è un’occasione privilegiata di incontro con il Signore». Dalla Messa di ieri è scaturita
«una preghiera reciproca – ha concluso Bergoglio – migranti e rifugiati pregano per le
comunità locali, e le comunità locali pregano per i nuovi arrivati e per i migranti di più lunga
permanenza» affinché prevalga l’amore e il rispetto reciproco. Durante la preghiera
dell’Angelus il Papa ha annunciato che d’ora in poi «per motivi pastorali, la Giornata Mondiale
del Migrante e del Rifugiato sarà celebrata la seconda domenica di settembre. La prossima,
cioè la 105ma, sarà domenica 8 settembre 2019». Le bandiere dei Paesi di
provenienza dei migranti, gli abiti tipici, hanno mostrato «una basilica colorata nella quale
c’era gran parte del mondo unito nella fede e nell’amicizia» ha aggiunto monsignor Pierpaolo
Felicolo, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale delle migrazioni (Migrantes) e
incaricato della Commissione per le migrazioni della Conferenza episcopale del Lazio. «Una
partecipazione di popolo grande che ha colto l’attenzione che la Chiesa ha verso i migranti –
ha concluso -. Vogliono bene al Papa e c’era desiderio di incontrarlo e si percepiva.
Dobbiamo fare nostro l’invito di Francesco a superare le paure oltre le quali c’è la possibilità
di diventare amici».
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2018 ‒ SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITÀ DEI CRISTIANI
POTENTE È LA TUA MANO, SIGNORE
(cf. Esodo 15, 6)
È un’iniziativa ecumenica di preghiera nel quale tutte le confessioni cristiane pregano insieme
per il raggiungimento della piena unità che è il volere di Cristo stesso. Tradizionalmente, si
svolge dal 18 al 25 gennaio, perché compresa tra la festa della cattedra di san Pietro e quella
della conversione di san Paolo. Fu avviata ufficialmente dal reverendo episcopaliano Paul
Wattson a Graymoor (New York) nel 1908 come Ottavario per l’unità della Chiesa,
auspicando che diventasse pratica comune. La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani
è un’iniziativa ecumenica di preghiera nel quale tutte le confessioni cristiane pregano insieme
per il raggiungimento della piena unità che è il volere di Cristo stesso. Questa iniziativa è nata
in ambito protestante nel 1908 e nel 2008 ha festeggiato il centenario. Dal 1968 il tema e i
testi per la preghiera sono elaborati congiuntamente dalla commissione Fede e Costituzione
del Consiglio Ecumenico delle Chiese, per protestanti e ortodossi, e dal Pontificio Consiglio
per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, per i cattolici. PERCHÉ SI CELEBRA DAL 18 AL
25 GENNAIO? La data tradizionale nell’emisfero nord, va dal 18 al 25 gennaio, data
proposta nel 1908 da padre Paul Wattson, perché compresa tra la festa della cattedra di san
Pietro e quella della conversione di san Paolo; assume quindi un significato simbolico.
Nell’emisfero sud, in cui gennaio è periodo di vacanza, le chiese celebrano la Settimana di
preghiera in altre date, per esempio nel tempo di Pentecoste (come suggerito dal movimento
Fede e Costituzione nel 1926), periodo altrettanto simbolico per l’unità della Chiesa.
QUANDO NASCE? In realtà, la prima ipotesi di una preghiera per l’unità delle Chiese,
antenata dell’odierna Settimana di preghiera, nasce in ambito protestante alla fine del XVIII
secolo; e nella seconda metà dell’Ottocento comincia a diffondersi un’Unione di preghiera per
l’unità sostenuta sia dalla prima Assemblea dei vescovi anglicani a Lambeth (1867) sia da
papa Leone XIII (1894), che invita a inserirla nel contesto della festa di Pentecoste. Agli inizi
del Novecento, poi, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Joachim III scrive l’enciclica
patriarcale e sinodale Lettera irenica (1902), in cui invita a pregare per l’unione dei credenti in
Cristo. Sarà infine il reverendo Paul Wattson a proporre definitivamente la celebrazione
dell’Ottavario che lo celebra per la prima volta a Graymoor (New York), dal 18 al 25 gennaio,
auspicando che divenga pratica comune. Nel 1926 Il movimento Fede e Costituzione dà avvio
alla pubblicazione dei Suggerimenti per l’Ottavario di preghiera per l’unità dei
cristiani (Suggestions for an Octave of Prayer for Christian Unity), mentre nel 1935 l’abate
Paul Couturier, in Francia, promuove la Settimana universale di preghiera per l’unità dei
cristiani, basata sulla preghiera per «l’unità voluta da Cristo, con i mezzi voluti da lui». Nel
1958 Il Centre Oecuménique Unité Chrétienne di Lione (Francia) inizia la preparazione del
materiale per la Settimana di preghiera in collaborazione con la commissione Fede e
Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Nel 2008 viene celebrato solennemente,
in tutto il mondo, con vari eventi, il primo centenario della Settimana di preghiera, il cui tema
«Pregate continuamente!» (1Ts 5,17) manifestava la gioia per i cento anni di comune
preghiera e per i risultati raggiunti. COME SI CELEBRA E CHI SCEGLIE I TESTI?
Attualmente la Settimana si celebra con un tema generale, e a partire da un passo biblico
appositamente scelto e da un sussidio elaborato congiuntamente, a partire dal 1968, dalla
commissione Fede e costituzione del CEC (protestanti e ortodossi) e dal Pontificio consiglio
per la promozione dell’unità dei cristiani (cattolici), “antenato” del Segretariato per l'unione dei
cristiani voluto da Giovanni XXIII.
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PAPA FRANCESCO IN CILE AI GIOVANI:
«ESSERE PROTAGONISTI È FARE CIÒ CHE HA FATTO GESÙ»
Condividere l’annuncio della pace e confermare nella speranza: sarà questo il senso del
viaggio che il Papa sta compiendo in Cile e in Perù dal 15 al 22 gennaio. A sottolinearlo è lo
stesso papa Francesco in un video messaggio inviato alle popolazioni dei due Paesi. La
prima tappa è il Cile: il Papa - si legge sul programma ufficiale della trasferta pubblicato in
serata dalla Sala Stampa vaticana – è partito lunedì 15 gennaio alle 8 del mattino
dall’aeroporto di Roma-Fiumicino in direzione Santiago, dove è arrivato intorno alle 20.10
nell’aeroporto internazionale. Dopo una settimana di viaggio, il rientro a Roma è previsto per
le 14.15 (ora italiana) di lunedì 22 gennaio. Mercoledì scorso ha incontrato i giovani cileni.
“Essere protagonisti del Cile che i vostri cuori sognano”. È cominciato con questa consegna
l’incontro del Papa con i giovani cileni, nel santuario di Maipú a Santiago, alle ore 17.30 locali
(21.30 ora di Roma). “So che il cuore dei giovani cileni sogna e sogna in grande – ha
proseguito il Papa dopo aver ascoltato la testimonianza di Ariel, uno dei giovani presenti –
perché da queste terre sono nate esperienze che si sono allargate e moltiplicate attraverso
diversi Paesi del nostro continente. Chi le ha promosse? Giovani come voi che hanno saputo
vivere l’avventura della fede. Perché la fede provoca nei giovani sentimenti di avventura, che
invita a viaggiare attraverso paesaggi incredibili, per niente facili, per niente tranquilli… ma a
voi piacciono le avventure e le sfide. Anzi, vi annoiate quando non avete delle sfide che vi
stimolano. Questo si vede chiaramente, ad esempio, ogni volta che succede una catastrofe
naturale: avete un’enorme capacità di mobilitarvi, che parla della generosità dei vostri cuori”.
Prima di pronunciare il discorso, è stato portato al Papa il Simbolo dei giovani per il Sinodo.
Poi i giovani hanno portato la Croce del Cile e hanno offerto al Papa un nastro, segno del
sangue versato di Cristo, che Francesco ha collocato sulla Croce prima di iniziare a parlare.
Quando si rimane senza la "connessione" con la fede, "che dà vita ai nostri sogni, il cuore
inizia a perdere forza, a restare anch'esso senza carica": "senza connessione, senza la
connessione con Gesù, finiamo per annegare le nostre idee, i nostri sogni, la nostra fede e ci
riempiamo di malumore". E a proposito di 'password' ha ricordato la figura di Sant'Alberto
Hurtado, il santo gesuita impegnato nelle attività sociali a favore degli emarginati, di cui ieri ha
visitato il santuario nella capitale cilena. "La password di Hurtado era molto semplice - se
volete mi piacerebbe che la appuntaste sui vostri cellulari. Lui si domanda: 'Cosa farebbe
Cristo al mio posto?'", ha spiegato. "A scuola, all'università, per strada, a casa, cogli amici, al
lavoro; davanti a quelli che fanno i bulli: 'Cosa farebbe Cristo al mio posto?'. Quando andate a
ballare, quando fate sport o andate allo stadio: 'Cosa farebbe Cristo al mio posto?'", ha detto il
Papa. "È la password, la carica per accendere il nostro cuore, accendere la fede e la scintilla
nei nostri occhi", ha sottolineato. "Essere protagonisti è fare ciò che ha fatto Gesù - ha
aggiunto -. Lì dove sei, con chiunque ti trovi e a qualsiasi ora: 'Cosa farebbe Gesù al mio
posto?'. L'unico modo per non dimenticare una password è usarla. Tutti i giorni. Verrà il
momento in cui la saprete a memoria; e verrà il giorno in cui, senza che ve ne rendiate conto,
il vostro cuore batterà come quello di Gesù".
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COMMENTO AL VANGELO DELLA DOMENICA:
AMMINISTRAZIONE FEDELE AL VANGELO
E il Signore disse:«Qual è dunque l'amministratore fedele, prudente, che il signore
costituirà sopra la sua servitù, per dare [la] razione di frumento a tempo
(opportuno)?La risposta viene direttamente dal Cristo risorto presente nella Chiesa.
La parabola utilizza lo stesso titolo di Kyrios per parlare del padrone che affida il
compito al servo e verrà per chiederne conto. Dietro questa figura l'evangelista scorge
in realtà l'agire del Signore, capo della Chiesa, che verrà al momento della Parusia.
La parabola si apre con una domanda retorica, che invita l'ascoltatore a identificarsi
con il soggetto: un servitore riceve autorità dal suo padrone sui domestici. Nella linea
evangelica, tale autorità è orientata al sevizio degli altri; il che viene espresso con
l'immagine: dare in tempo opportuno la razione (di grano, di viveri). Al posto di servo,
Luca utilizza il termine amministratore, nome con il quale venivano designati i
responsabili nelle comunità paoline; egli inoltre mette il verbo al futuro; Gesù sembra
riferirsi alle funzioni che sorgeranno nella futura Chiesa. L'amministratore viene
presentato con le qualità ideali richieste per un responsabile: la fedeltà e la prudenza.
La lode è espressa con una beatitudine, ed è rafforzata nel v. 44 con una promessa
che non sembra aggiungere molto all'autorità che già il servo aveva ricevuto in
precedenza. La formulazione «beato!» e «veramente vi dico» fa tuttavia pensare alla
ricompensa celeste; è un tratto allegorico già utilizato per concludere la prima
parabola sulla vigilanza. Cambiamento di comportamento di questo medesimo servo
motivato dall'assenza prolungata del padrone di casa: «Il mio signore tarda a venire»,
pensa l'amministratore. Ne approfitta per darsi alla bella vita e maltrattare i suoi
subalterni; egli insomma agisce come se Dio fosse lontano, non vedesse e non
intervenisse; vive senza contare che il Signore può tornare ad ogni momento. Il ritorno
del padrone è espresso con una formulazione che richiama alla mente del lettore la
venuta di Cristo al momento della Parusia: il verbo «venire», messo all'inizio della
frase, e che accentua la certezza di tale venuta; la formula stereotipa: «il giorno...
l'ora». La punizione supera le possibilità di un padrone di casa e rimanda al
vocabolario religioso della punizione eterna, anche se la formulazione è oscura: - «lo
taglierà in due» o lo toglierà dalla comunità; - «metterà la sua parte tra gli infedeli».
L'espressione nel suo insieme è forse da capire come formula di scomunica e di
condanna. uesta parabola approfondisce la precedente, rivolgendosi
specificatamente alle guide delle comunità cristiane. L'attesa del Signore può durare
molto, ma è certa. Luca aggiunge alla parabola dell'amministratore fedele/infedele un
complemento a lui proprio. Sono due sentenze di costruzione tipicamente semitica.
La prima sentenza (47-48a) prende spunto da «quel servo» a cui il padrone ha
affidato un compito, ma non sviluppa il tema della fedeltà/infedeltà, bensì quello della
conoscenza o ignoranza della volontà del signore. La parabola parla di due diversi
comportamenti di un servo che conosce bene la volontà del padrone: l'applicazione
prende in considerazione il cattivo comportamento di due servi che saranno puniti in
proporzione alla loro conoscenza o meno del volere del padrone. Il v. 48b è una
sentenza sapienziale che funge da conclusione generale al commento precedente ma
anche alla parabola dell'amministratore fedele/infedele e all'intera sezione sul tema
della vigilanza. Ci si allontana dalla prospettiva terrena della punizione per guardare
alla retribuzione nel giudizio divino: Dio chiederà molto a colui cui ha dato molto.
Carismi e funzioni all'interno della comunità sono quindi da sfruttare per il bene
dell'intera Chiesa, sono doni da amministrare a favore degli altri. Luca ha ritenuto di
perenne attualità le esortazioni alla vigilanza dinanzi all'Evento imminente, che Gesù
rivolgeva già ai suoi contemporanei e discepoli. La Chiesa apostolica aspetta come
imminente la Parusia, il ritorno glorioso del Signore. Anche il prolungarsi del tempo
storico non ha distrutto l'attesa: siate pronti perché la sua venuta è improvvisa, anche
se può tardare. La vigilanza che orienta il credente verso il futuro viene approfondita
nella sua funzione presente: fa evitare il rilassamento nella vita morale ed ecclesiale.
La vigilanza porta ad essere attenti, sensibili, disponibili alla volontà di Dio nel
momento presente. Non è tuttavia casuale la disposizione della sezione dedicata alla
vigilanza che abbiamo visto in questo lungo brano. Si parte dal tema della vigilanza
per poi parlare in tale prospettiva della fedeltà al servizio della comunità, della
responsabilità nello volgere il compito affidato. L'appello alla vigilanza sfocia poi in un
insegnamento parenetico, diventa regola della disciplina comunitaria. Il motivo della
vigilanza è posto a servizio della vita presente nella Chiesa. Luca, in modo esplicito,
pone i capi della comunità dinanzi alle loro responsabilità, forse di fronte al pericolo di
eresie che minacciano la Chiesa del suo tempo.
***
QUAL È LA DIFFERENZA TRA UN APOSTOLO E UN DISCEPOLO?
Se di primo acchito i termini si possono confondere facilmente, dopo averne imparato la
definizione la distinzione è chiara. Nel cristianesimo i termini “apostolo” e “discepolo” sono
spesso interscambiabili, ma si riferiscono a realtà diverse. La parola “apostolo” deriva dal
greco “apostello”, “invio, mando”. Nell’Antico Testamento è usata di rado, mentre nel Nuovo si
ritrova almeno 80 volte. Secondo la Catholic Encyclopedia, Gesù potrebbe aver usato
originariamente la parola aramaica “seliah”, che descrive “coloro che venivano inviati dai
governatori dalla città madre in missione altrove, soprattutto se incaricati di raccogliere il
tributo per il servizio del tempio”. Un apostolo è colui che è “inviato” da Dio a predicare il
Vangelo alle Nazioni. Per molti secoli il termine è stato usato quasi esclusivamente per
indicare i 12 apostoli inviati nel mondo da Gesù. In modo simile, San Paolo viene spesso
nominato “apostolo” per via del mandato divino ricevuto da Cristo. Da allora, il termine è stato
usato a volte per grandi santi che erano “apostoli”, inviati da Dio per una missione specifica.
Ad esempio, San Bonifacio è noto come “Apostolo dei Germani” per la sua opera missionaria
tra le genti germaniche. Anche se non gli era stato ordinato direttamente da Gesù, ha seguito
l’ispirazione divina per diffondere il cristianesimo. La parola “discepolo”, invece, deriva dal
latino “discipulus”, ovvero “studente, allievo”. Come il termine “apostolo”, è usato quasi
esclusivamente nel Nuovo Testamento, e denota i tanti “studenti” che circondavano Gesù e
imparavano dai suoi insegnamenti. In questo contesto, un discepolo di Gesù non è
necessariamente qualcuno che è “inviato” a predicare il Vangelo al mondo, ma una persona
che impara costantemente cosa significhi essere cristiano. Se di primo acchito i termini si
possono confondere facilmente, dopo averne imparato la definizione la distinzione è quindi
chiara.
***
CALENDARIO LITURGICO
E
RICORRENZE SETTIMANALI
24 GENNAIO
S. FRANCESCO DI SALES
Vescovo di Ginevra, fu uno dei grandi maestri di spiritualità degli ultimi secoli. Scrisse
l’Introduzione alla vita devota (Filotea) e altre opere ascetico-mistiche, dove propone una via
di santità accessibile a tutte le condizioni sociali, fondata interamente sull’amore di Dio,
compendio di ogni perfezione (Teotimo). Fondò con santa Giovanna Fremyot de Chantal
l’Ordine della Visitazione. Con la sua saggezza pastorale e la sua dolcezza seppe attirare
all’unità della Chiesa molti calvinisti. Martirologio Romano: Memoria di san Francesco di
Sales, vescovo di Ginevra e dottore della Chiesa: vero pastore di anime, ricondusse alla
comunione cattolica moltissimi fratelli da essa separati, insegnò ai cristiani con i suoi scritti la
devozione e l’amore di Dio e istituì, insieme a santa Giovanna di Chantal, l’Ordine della
Visitazione; vivendo poi a Lione in umiltà, rese l’anima a Dio il 28 dicembre e fu sepolto in
questo giorno ad Annecy. (28 dicembre: A Lione in Francia, anniversario della morte di san
Francesco di Sales, vescovo di Ginevra, la cui memoria si celebra il 24 gennaio nel giorno
della sua deposizione ad Annecy).
25 GENNAIO
CONVERSIONE DI S. PAOLO
La conversione di Paolo che siamo chiamati a celebrare e a vivere, esprime la potenza della
grazia che sovrabbonda dove abbonda il peccato. La svolta decisiva della sua vita si compie
sulla via di Damasco, dive egli scopre il mistero della passione di Cristo che si rinnova nelle
sue membra. Egli stesso perseguitato per Cristo dirà: ‘Completo nella mia carne quello che
manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa’. Questa celebrazione,
già presente in Italia nel sec. VIII, entrò nel calendario Romano sul finire del sec. X. Conclude
in modo significativo la settimana dell’unità dei cristiani, ricordando che non c’è vero
ecumenismo senza conversione (cfr Conc. Vat. II, Decreto sull’ecumenismo ‘Unitatis
redintegratio’, 7). (Mess. Rom.) Martirologio Romano: Festa della Conversione di san Paolo
Apostolo, al quale, mentre percorreva la via di Damasco spirando ancora minacce e stragi
contro i discepoli del Signore, Gesù in persona si manifestò glorioso lungo la strada affinché,
colmo di Spirito Santo, annunciasse il Vangelo della salvezza alle genti, patendo molto per il
nome di Cristo.
26 GENNAIO
SANTI TIMOTEO E TITO VESCOVI
I due santi di oggi sono i collaboratori più strettii dell’apostolo Paolo. Timoteo era nato a Listra
da madre giudea e padre pagano. Si era avvicinato alla comunità cristiana e, poiché aveva
una buona conoscenza delle Scritture, godeva di grande stima presso i fratelli. Quando, verso
l’anno 50, passò da Listra, Paolo lo fece circoncidere per rispetto verso i giudei e lo scelse
come compagno di viaggio. Con Paolo, Timoteo attraversò l’Asia Minore e raggiunse la
Macedonia. Accompagnò poi l’apostolo ad Atene e di lì venne inviato a Tessalonica. Quindi
proseguì a sua volta per Corinto e collaborò all’evangelizzazione della città sull’istmo. Tito era
di famiglia greca, ancora pagana, e venne convertito dall’apostolo in uno dei suoi viaggi. Egli
viene inviato in particolare alla comunità di Corinto con lo scopo di riconciliare i cristiani di
quella città con l’apostolo. Quando si reca a Gerusalemme per l’incontro con gli apostoli,
Paolo porta con sé Timoteo il circonciso insieme con Tito l’incirconciso. Nei suoi due
collaboratori egli riunisce simbolicamente gli uomini della legge e gli uomini dalle genti.
Secondo la tradizione Paolo scrisse due lettere a Timoteo e una a Tito quando erano
rispettivamente vescovi di Efeso e di Creta. Sono le uniche due lettere del Nuovo Testamento
indirizzate non a comunità, ma a persone. L’apostolo, ormai anziano, si lascia finalmente
andare ad annotazioni ricche di affetto verso i suoi due discepoli nella fiducia di aver messo
nelle giuste mani l’annuncio del Vangelo del Signore. Secondo Benedetto XVI,Timoteo e Tito
«ci insegnano a servire il Vangelo con generosità e a essere i primi nelle opere buone».
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SACRAMENTI
BATTESIMO
I modi e tempi sono da concordare con la Segreteria Parrocchiale, per la preparazione
dei genitori, per la scelta adeguata dei padrini e delle madrine, per la presentazione dei
documenti richiesti; per il battesimo degli adulti sarà richiesto un percorso
individualizzato
CONFESSIONI
Le confessioni sono disponibili in Parrocchia DAL LUNEDÌ AL VENERDÌ prima e dopo
la Santa Messa delle 13.30 e OGNI DOMENICA dalle ore 10.00 alle ore 13.00.
CRESIMA
Al termine del cammino di preparazione (iniziazione cristiana), si potrà accedere al
sacramento della Confermazione in data e modalità da concordare col Parroco.
COMUNIONE AI MALATI
Per le persone trattenute in casa da una lunga o invalidante malattia si prega
di contattare la Segreteria Parrocchiale per la visita del sacerdote a portare
l’Eucaristia nelle case.
UNZIONE DEGLI INFERMI
l’Unzione è chiesta in caso di malattia di lunga durata o in pericolo di vita, in questi
casi si prega di contattare il Parroco h24 .
CELEBRAZIONE DELLE ESEQUIE (FUNERALI)
La data e l'ora della celebrazione delle esequie sono fissate d'intesa coi familiari,
previo contatto con la Segreteria .
MATRIMONIO
per ricevere informazioni circa le pratiche civili e Parrocchiali, richieste dalla disciplina
del sacramento è necessario rivolgersi alla Segreteria Parrocchiale, almeno 6 MESI
prima della data prevista per la celebrazione del matrimonio. La Parrocchia ogni
anno predispone dei corsi per fidanzati.
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