Post on 17-Feb-2019
Torino, Città in Gioco
Scuola Elementare G. PestalozziC.6 – Via Banfo , 32
“ ..quando guardo dalla finestra vedo le fabbriche, dovrebbero toglierle e mettere dei parchi con l’erba e con i fiori, oppure soltanto un albero”
Il Laboratorio Città Sostenibile
Le attività sviluppate dal Laboratorio con i Settori competenti della Città sono:
percorsi di conoscenza della città e della sua architettura visti attraverso i valori della sostenibilità
costruzione di piani territoriali partecipati
progettazione di spazi educativi e di aree verdi per il gioco e la socializzazione
progetti per la riqualificazione di spazi pubblici
interventi sul tema della mobilità sostenibile
azioni sociali a favore della sicurezza urbana
Sono obiettivi del Laboratorio:
la promozione della cultura dello sviluppo sostenibile per una migliore qualità della vita nell’ambiente urbano
la formazione di cittadini, a partire dai più giovani, quali soggetti attivi di cambiamento e di sviluppo locale
la diffusione dell’idea di città come “luogo di tutti”
la promozione di politiche partecipative come modalità di intervento nei processi di trasformazione e cura urbana
La Città di Torino ha istituito nel 1999 il Laboratorio Città Sostenibile per sviluppare azioni e percorsi educativi volti a promuovere con il metodo della progettazione partecipata i valori della sostenibilità nella trasformazione e nella cura dello spazio urbano.
Il Laboratorio Città Sostenibile promuove iniziative e progetti orientati ad accrescere, soprattutto nelle giovani generazioni, nuove sensibilità verso una città nella quale siano garantiti requisiti di sostenibilità ambientale e sociale.
“Torino, Città in Gioco”
A partire dal 2003 il Laboratorio Città Sostenibile promuove “Torino, Città in Gioco” un progetto sui temi della città contemporanea rivolto alle scuole Elementari e Medie.
Con “Torino, Città in Gioco” le scuole si trasformano, per un intero anno scolastico, in un vero e proprio “osservatorio urbano”, un luogo privilegiato in cui affrontare i temi della cura e della trasformazione degli spazi nella propria città.
Durante l’intero percorso ogni Scuola viene affiancata da un “tutor” –l’architetto dei bambini e dei ragazzi – un tecnico “facilitatore” che supporta le classi nell’elaborazione di analisi territoriali, nella discussione su criticità e opportunità riscontrate negli spazi urbani adottati e nello sviluppo di proposte progettuali “sostenibili”.
Il progetto parte dall’analisi del proprio edificio scolastico per estendersi alla porzione di territorio adottato: la scuola viene considerata come “parte” di città inserita in una rete di relazioni urbanistiche e sociali.
Lo sviluppo metodologico del progetto si articola in 4 fasi principali:
un percorso di esplorazione e di conoscenza degli ambienti scolastici e del territorio adottato per indagarne caratteristiche e qualità. Le osservazioni emerse convergono in mappe condivise che illustrano quali sono le opportunità e le criticità riscontrate per ogni luogo. Per il territorio vengono anche raccolte informazioni sui “punti di riferimento”: luoghi ritenuti particolarmente significativi dal punto di vista storico-architettonico e sociale.
la fase di confronto per passare, prima all’interno della propria classe e poi con tutte le classi della scuola coinvolte nel progetto, da una visione individuale ad uno “sguardo comune”. Un percorso necessario per elaborare delle proposte di intervento condivise da segnalare alla Città con il relativo ordine di priorità .
un percorso di progettazione partecipata per passare dalle idee ad un vero e proprio progetto di trasformazione o di personalizzazione dei luoghi segnalati nelle proposte di intervento.
la traduzione tecnica dei progetti partecipati, a cura degli architetti del Laboratorio, per facilitare il passaggio dal piano della creatività a quello della fattibilità. Un’attività utile per consentire alla Città di programmare, sulla base di effettive disponibilità economiche, alcune delle opere proposte dai bambini e dai ragazzi.
1. Sicurezza personale e stradale
2. Traffico
3.3. Carenza di aree verdiCarenza di aree verdi
4. Estetica e qualità dell’architettura
La lista delle priorità relative al territorio
“vorremmo andare per le strade tranquilli e calmi sapendo di non vedere bisogni di cani e gatti, sapendo di non vedere mobili di vario tipo per il marciapiede. NON SI RIESCE A PASSARE”
“vorremmo andare al parco tranquilli senza fare lo slalom tra schifezze”le principali criticità emerse:sporcizia diffusa;•barriere architettoniche in corrispondenza degli attraversamenti;•attraversamenti difficoltosi in corrispondenza degli incroci,•frequentazione negativa e fenomeni di bullismo.
1. Sicurezza stradale e personale
2. Traffico“c.so Vercelli e via Lauro Rossi sono le più trafficate e pericolose per l’attraversamento, e molte macchine non si fermano ai semafori”
“ e’ troppo caotica, c’è inquinamento acustico e dell’aria, spesso non si rispettano le norme stradali, manca il controllo dei vigili che si vedono poco. Le auto spesso sono parcheggiate sui marciapiedi e negli spazi riservati ai disabili, la segnaletica spesso non è visibile e i semafori dovrebbero avere tempi uguali per le macchine e i pedoni”Le principali criticità emerse:Attraversamento pedonale mal regolamentato da impianti. semaforici su via Cigna angolo via Valprato.Attraversamento pedonale difficile nell’intersezione tra via lauro Rossi e via Chatillon per la mancanza di adeguate misure di moderazione della velocità.Attraversamenti difficili su c.so Vercelli, c.so G. Cesare, c.so Vigevano in corrispondenza degli incroci privi di impianto semaforico e regolamentati esclusivamente da segnaletica orizzontale (strisce pedonali).
“Non c’è tanto verde ed i giardini non sono adatti perché non sono bellie i giochi sono per i piccoli”.
“…… e poi non è salutare sedersisu una panchina tra il rumore e lo smog del traffico”
Le aree verdi per attività ludiche, nell’ambito prescelto, sono circoscritte ai giardini ubicati tra C.so G. Cesare e via Spuntini che ne rappresentano l’unica opportunità di svago. Tale area, di piccole dimensioni, presenta una zona attrezzata con altalene, scivoli e giochi standard per un utenza infantile ed una zona destrutturata frequentata da adolescenti. L’area caratterizzata da sporcizia diffusa prospetta su un asse stradale ad alto flusso di traffico ed è quindi priva dei requisiti normativi.Inoltre, nella porzione di territorio oggetto d’indagine non sono presenti altre aree verdi in grado di offrire potenzialità se opportunamente progettate. E’ quindi particolarmente sentita dai ragazzini la necessità di altri spazi gioco/verde da frequentare dopo la scuola.
3. Carenza di aree verdi
4. Estetica e qualità dell’architettura
“I palazzi sono troppo alti e troppo vicini”
L’ambito prescelto presenta situazioni di degrado visivo diffuso dovuto alla presenza di edifici in cattivo stato di conservazione e fabbriche dimesse (via Banfo, via Cigna, via Cervino, via Valprato) che necessiterebbero di interventi di manutenzione o riqualificazione e che risulta essere fattore di disturbo per le bambine e i bambini che percorrono quotidianamente tali vie.
Le bambine e i bambini della scuola Pestalozzi, relativamente al tema della carenza di spazi verdi a loro dedicati, hanno richiesto l’individuazione di un’area di dimensioni adeguate per la realizzazione di un’area a carattere ludico-aggregativo con le seguenti caratteristiche:
• ubicata nei pressi dell’edificio scolastico;• attrezzata con giochi non convenzionali;• dotata di adeguati spazi per il gioco libero e spontaneo;• percorsa da sentieri e piste;• arricchita con vegetazione di vario tipo.
Le proposte di intervento sul territorio
1° incontropresentazione ai ragazzi dell’area di progetto mediante l’utilizzo di
strumenti tecnici al fine di informarli sulle
trasformazioni in atto alle quali saranno resi partecipi.
2° incontrovisita in cantiere al fine di familiarizzare con l’area in
oggetto e far emergere suggestioni significative utili
all’avvio del laboratorio. L’utilizzo di planimetrie ha consentito il
confronto tra lo spazio reale e lo spazio in scala.
3° incontro: dalle suggestioni raccolte dai disegni emerge il particolare interesse per un
macchinario che trita e smista le pietre e che stimola l’immaginario
verso forme che richiamano la somiglianza con una navicella
spaziale. La presenza sul territorio di “crateri” fornisce, quindi, lo
spunto per l’invenzione di una storia ambientata nello spazio.
LA MACCHINA CHE SMISTA LE PIETRE A CHE COSA ASSOMIGLIA?
A
Un carroarmato capovolto, dove le pietre sono i cingoliUn volante girato un cappello rovesciato
Una barca di carta , un wc a tazzaUna macchina che frantuma le pietre
Una macchina che crea un vorticeUn piatto che smista gli alimenti
Un tronco di cono rovesciatoUn satellite,una navicella
Una piramide Una trottolaUn vulcanoUn imbuto
La navicella si alza dalla Terra, va nello spazio e vede il pianeta sempre più piccolo.E’ andata via in un viaggio di esplorazione, e, per atterrare, ruota come una trottola.Atterra sul pianeta Marte dove vivono personaggi strani che hanno elmetti sulla testa, la faccia verde, una tuta per l’ossigeno ed un mantello.Sul pianeta ci sono tanti tubi trasparenti in cui passa l’acqua.I terrestri erano andati su Marte a cercare l’ossigeno, perché sulla Terra erano successi dei disastri che avevano fatto morire moltissimi terrestri. e lo chiesero agli alieni che, da principio, non lo volevano dare, ma poi decisero di fare un accordo:se i terrestri avessero lavorato per loro per un anno, poi loro avrebbero dato tutto l’ossigeno necessario.Improvvisamente dal terreno escono delle specie di mani di terra che fanno uscire ossigeno e lo regalano ai terrestri perché non muoiano.Gli alieni si arrabbiano e li scacciano tutti: combattono anche, ma in questa battaglia subiscono delle grosse perdite e scompaiono quasi del tutto.Questa strana melma va sulla Terra con i terrestri e lì fa resuscitare tutti i terrestri morti.Fanno amicizia anche se sono diversi e insieme fanno rivivere il pianeta Terra.Dopo alcuni anni gli alieni si rincontrano con i terrestri e ridiscutono sulla guerra che avevano fatto. Decidono di vivere insieme in pace e di costruire una navicella più grande per andare ad esplorare in amicizia gli altri pianeti e vivere in pace.In uno dei viaggi incontrano la specie dei mutanti (esseri che possono prendere la forma di quello che vedono). Questi esseri sono incolore, piccolissimi, ma possono diventare grandissimi, possono cambiare colore, dimensione, ecc.I mutanti, i ”TRASFORM”, arrivano sulla Terra, si trovano molto bene, conoscono anche gli alieni e decidono di vivere bene tutti insieme.I terrestri dicono loro: ”Di aspetto siamo così diversi, ma di carattere siamo tutti uguali.Se noi siamo tutti uguali, magari anche nelle altre galassie ci sono tante altre creature come noi.Per questo si dice che non esistono gli alieni, perché siamo tutti uguali!”In una delle esplorazioni trovano un verme di ferro con un occhio allungabile che può andare ovunque per guardare. Cammina con due mani e si fa capire con i gesti.Viene isolato da tutti perché è diverso.Lui va dai terrestri esploratori che, subito, si spaventano, ma lui dice loro che non devono avere paura perché pensa proprio come loro e non è cattivo. Allora fanno tutti amicizia anche con lui che li aiuterà nelle esplorazioni.E VISSERO FELICI E CONTENTI
Le suggestioni e la nostra storia
4° incontrola rilettura della storia integrata da disegni che ne rappresentano i vari
passaggi e da personaggi significativi permette la collocazione degli stessi
sulla planimetria dell’area. La morfologia del territorio diventa quindi adatta ad accogliere i suggerimenti dei bambini
che, attraverso l’utilizzo della mappa si misurano con le potenzialità dello spazio.
La nostra storia nell’area di progetto
I transform
Il verme di ferroLe mani ossigenanti
La navicella spaziale
I crateri
La base spaziale
5° incontroi personaggi, precedentemente
progettati, prendono forma mediante la creazione di modellini in grado di fornire indicazioni di massima su forme e materiali.
6° incontroI modelli realizzati diventano spunto per
una discussione finalizzata all’individuazione di superfici, materiali,
colori, forme dimensioni in grado di rappresentare il loro modo di giocare:
•Rincorrersi•Salire
•Arrampicarsi•Scivolare per poi riagganciarsi
•Riposarsi•Giocare con la mente
I transform“ bambini possono giocare a nascondersi nella scodella o andare a cavalluccio sul bruco seduti
sulla base marrone” “è duro e liscio, con una molla per allungarlo e mi aiuta a giocare a basket. Si può trasformare in
tutto e fare tanti movimenti e giochi.”
“Nel parco li metterei nell’area bambini, in piedi, alcuni alti come un bimbo della materna ed altri come gli adulti. “
“Li immagino di gomma, ci si può salire sopra senza che si rompano, ma si piegano quando sali.”
Come ci piacerebbe giocare con i nostri personaggi …
“Nel bruco ci si può andare a quattro gambe dentro perché è un tunnel. Ogni tanto ci sono delle piccole finestrelle trasparenti per permettere a chi è dentro di vedere. Lo penso lungo 11
metri. “
“ E’ un verme in cui ci si può nascondere; con gli occhi si attacca al muro. Sul dorso di questo verme ci si può sedere o sdraiarsi. E’ liscio e bianco “
“Il verme lo vorrei in parte di ferro ( la parte davanti), la parte dietro di un materiale che si allunga come un lombrico da usare come un trenino …….”
“Il verme ha l’occhio che si allunga; entra nella terra lasciando dei segni nel terreno. Non è liscio, sul dorso ha delle scaglie molto appuntite ( dei “chiodini”). E’ fatto di ferro.”
Il verme di ferro
“la immaginiamo dentro il cratere grande. La pensiamo alta almeno tre metri, lunga sei, larga quattro; fatta come se fosse reale: in parte di pietra (gli appoggi e le colonne), in parte di
legno (la parte alta come se fosse un coperchio che si apre e si può entrare). Per salire c’è una scala mobile o una scaletta. Dentro ci sono disegnate le parti di una sala comando
(computer, pulsanti, un bello schermo con il disegno dello spazio…..”
“E’ un’astronave che ruota e si alza. Dentro ci sono degli scivoli dentro a dei tunnel, trasparenti non, infrangibili e alla fine vanno in piscina.”
“La navicella è verde con tanti pulsanti di colore diversi. Questi pulsanti si possono schiacciare e fanno cose diverse od escono delle cose diverse “
“Questa navicella, però, vola solo a mezzanotte e quando vola fa un po’ di pasticci e vola storta così il giorno dopo è in una posizione un po’ diversa.”
L’astronave
“il mio alieno è azzurro, morbido, con cui giocare a frezbee e a nascondino.”
“ l mio alieno sa giocare a palla, a nascondino, ai mimi e a canestro”
“L’alieno verde acqua è piccolino, è molto intelligente perché studia e gioca ed ha molti giochi intelligenti da offrire. “
“Lo penso un po’ più basso di un bambino, in mezzo ai cespugli. Si può giocare a prendere usandolo come riparo. “
L’alieno
“Le mani che escono dal terreno le immaginerei ruvide e morbide, con cinque dita e vorrei giocare con loro a nascondino perché loro possono sciogliersi nel terreno e
così è difficile per me e gli altri bambini trovarle.”
“è bravo, è una “melma molto morbida che prende diverse forme, con degli occhi che possono vedere tutto. Con la melma si può giocare a rincorrersi e a nascondersi.
E’ molto ruvido e di colore viola.Mangia foglie di alberi e trasforma tutto in ossigeno; quando si mette sotto terra
rimane marrone come una macchia.Alcuni di questi personaggi sono grandi ed altri sono piccoli.
Quando giochi con lui a nascondino lui fa una specie di passaggio e lascia delle cose che indicano il passaggio per far risalire in superficie i bambini.
Per entrare nel terreno duro si scioglie, si decompone e si mescola al terreno duro ammorbidendolo.”
Le mani ossigenanti
SCUOLA ELEMENTARE “G.E.PESTALOZZI”Alunni rappresentanti delle classi 2^A – 2^B – 3^A – 3^B – 3^C – 4^B – 5^AGli insegnanti Miranda Bocca, Aldo Amante
CIRCOLO DIDATTICO “A.G.C.I.”
Architetti Tutor del Laboratorio Città SostenibileArianna BordaCristina Viani
Si ringraziano per la preziosa collaborazione Ferruccio Capitani e Clara De Andres