Post on 25-Jan-2021
Rapporto di approfondimento sulle
produzioni agroalimentari di qualità
piemontesi
Valutazione in itinere del Programma di Sviluppo
Rurale 2007-2013 Regione Piemonte
Attività del Ceris–CNR - Anno 2012
Elena Pagliarino e Sara Pavone
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INDICE
INDICE ...................................................................................................... 2
1. INTRODUZIONE ................................................................................ 4
2. OBIETTIVI E METODOLOGIA DELLA RICERCA ................................... 7
3. LE PRODUZIONI AGROALIMENTARI DI QUALITÀ PIEMONTESI ....... 10
3.1 I PRODOTTI LATTIERO-CASEARI DOP ......................................................................... 11
3.1.1 BRA DOP ............................................................................................................................ 12
3.1.2 CASTELMAGNO DOP ............................................................................................................. 13
3.1.3 GORGONZOLA DOP .............................................................................................................. 14
3.1.4 GRANA PADANO DOP ........................................................................................................... 15
3.1.5 MURAZZANO DOP ............................................................................................................... 16
3.1.6 RASCHERA DOP ................................................................................................................... 17
3.1.7 ROBIOLA DI ROCCAVERANO DOP ............................................................................................ 18
3.1.8 TOMA PIEMONTESE DOP ...................................................................................................... 18
3.2 LE PRODUZIONI DI QUALITÀ ORTOFRUTTICOLE E CEREALICOLE ............................................ 19
3.2.1 CASTAGNA CUNEO IGP.......................................................................................................... 20
3.2.2 NOCCIOLA DEL PIEMONTE IGP ................................................................................................ 21
3.2.3 RISO DI BARAGGIA BIELLESE E VERCELLESE DOP ........................................................................ 22
3.3 LA PRODUZIONE VITIVINICOLA DOC E DOCG ............................................................... 22
4. IL SOSTEGNO DEL PSR ALLE PRODUZIONI DI QUALITÀ .................. 28
4.1 LA MISURA 132 “PARTECIPAZIONE DEGLI AGRICOLTORI AI SISTEMI DI QUALITÀ ALIMENTARE” ....... 28
4.2 LA MISURA 133 “ATTIVITÀ DI INFORMAZIONE E PROMOZIONE RIGUARDO AI PRODOTTI CHE RIENTRANO
NEI SISTEMI DI QUALITÀ ALIMENTARE” ............................................................................... 31
4.3 IL SOSTEGNO DELLE MISURE AD INVESTIMENTO ALLE FILIERE AGROALIMENTARI ........................ 33
5. CONCLUSIONI ................................................................................. 36
6. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI ........................................................ 38
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Il presente lavoro è frutto dell’attività di ricerca svolta nell’ambito della Convenzione tra
Regione Piemonte e Ceris-CNR per attività connesse alla valutazione in itinere del
Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013, terzo anno di attività (2012).
La supervisone del lavoro è di Elena Pagliarino, responsabile scientifico della ricerca.
Ringraziamenti
Si ringraziano per la disponibilità dimostrata e le informazioni fornite i Consorzi di tutela.
Si ringrazia la Fondazione Qualivita per l’indispensabile collaborazione nelle persone di
Mauro Rosati e Chiara Fisichella che ha fornito un prezioso aiuto per la raccolta dei dati; il
CSI Piemonte nelle persone di Michela Sigliano e Filomena Nardacchione ed Enrico De
Ruvo di ISMEA.
Si ringraziano, inoltre, i colleghi Roberto Cagliero, Francesca Filippa, Nicoletta Torchio del
Nuval per la collaborazione e gli utili suggerimenti.
Ceris–CNR, Moncalieri, maggio 2013
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1. INTRODUZIONE
Il ruolo socio-economico delle produzioni di qualità è stato ampiamente dibattuto nella
letteratura e appare, ormai, evidente come le produzioni agroalimentari di qualità siano
oggetto di una crescente attenzione da parte di consumatori, operatori del settore,
nonché oggetto di specifiche politiche pubbliche.
Tale fenomeno è confermato da numerosi indicatori di natura economica che
testimoniano l’importanza dei prodotti commercializzati con un marchio di qualità o di
denominazione di origine (DOP, IGT, STG, IGP, DOC, DOCG).
Secondo il rapporto pubblicato da Qualivita – ISMEA nel 2011, le produzioni di qualità
italiane nel 2010 hanno generato un fatturato complessivo di circa 6 miliardi di euro alla
produzione e di circa 10 miliardi al consumo. Il 30% del fatturato complessivo proviene
dall’export. I dati citati finora non comprendono i vini DOP (DOC e DOCG) e IGP (IGT), i
quali considerando solo le esportazioni hanno prodotto nel 2011 un fatturato, in crescita,
pari a 4,3 miliardi di euro (+12% rispetto al 2010).
In questa sede l’obiettivo è fornire un breve inquadramento del fenomeno utilizzando gli
ultimi dati disponibili (ISTAT, ISMEA, Qualivita ecc.), per poi soffermarsi sulla stima del
valore economico delle produzioni di qualità piemontesi. Nella fattispecie, l’oggetto di
analisi saranno le produzioni sostenute dalle misure 132 e 1331 del PSR 2007-2013, che
costituiscano la quasi totalità delle produzioni DOP e IGP del Piemonte.
Tornando allo scenario nazionale, il tema delle produzioni di qualità riveste per il nostro
paese un ruolo di primo piano, l’Italia difatti è il primo paese europeo per numero di
riconoscimenti ottenuti: 239 tra DOP, IGP e STG del settore alimentare, che arrivano a
764 se si considerano i vini. Considerando l’ambito food i dati del 2011 mostrano
un’articolazione produttiva formata da 84mila aziende tra produttori, trasformatori e
operatori.
Le produzioni di qualità negli ultimi anni sono cresciute non solo numericamente, ma
anche in modo considerevole sotto il profilo economico. Infatti, tra il 2004 e il 2011,
questo si è tradotto in un crescente numero di produttori (+46%) e trasformatori
(+19%), superfici coltivate (+34%) e allevamenti (+64%) (ISTAT, 2012). Il tutto a
fronte di un aumento del 64% del numero di denominazioni certificate DOP, IGP e STG.
Se, quindi, questi dati risultano degli indicatori economici positivi della salute del
comparto “di qualità”, ulteriori dati provenienti dal 6° Censimento dell’agricoltura (2010)
suggeriscono ulteriori riflessioni. I dati censuari2, infatti, indicano come le aziende
agricole che producono prodotti di qualità siano caratterizzate da:
dimensioni maggiori (SAU);
conduttori d’azienda mediamente più giovani, più istruiti (titolo di studio
posseduto) e più specializzati (indirizzo degli studi frequentato);
una maggiore multifunzionalità;
1 Misura 132 “Partecipazione degli agricoltori ai sistemi di qualità alimentare” e Misura 133 “Attività
di informazione e promozione riguardo ai prodotti che rientrano nei sistemi di qualità alimentare”. 2 Presentati in occasione del convegno “Agricoltura di qualità: i numeri di un settore in evoluzione”, tenutosi a Roma il 18 settembre 2012.
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un maggior numero di salariati;
una maggiore capacità di adattamento in zone altimetriche dove generalmente la
presenza delle altre aziende è marginale (es. “montagna interna”: 30% vs 15%).
Gli ultimi dati mettono, quindi, in luce le caratteristiche virtuose proprie delle aziende che
si dedicano a questo tipo di produzioni, se paragonate con le aziende “convenzionali”.
Specificità che si sommano agli indicatori economici di crescita, delineando uno scenario
nel quale i prodotti di qualità assumono un ruolo sempre più rilevante in agricoltura.
Allo stesso tempo, senza dimenticare i dati incoraggianti esposti sinora, è necessario
sottolineare come delle 239 denominazioni nell’ambito food, le prime dieci3 per fatturato
producano circa l’83% del fatturato complessivo della produzione nazionale di qualità
(ISMEA, dati 2010). Il dato evidenzia, dunque, l’eterogeneità della produzione ricordando
l’esistenza di tante “piccole” realtà produttive.
Cambiando di settore, invece, e prendendo in considerazione i vini a denominazione di
origine, la produzione italiana vanta 330 DOC e 73 DOCG che rappresentano circa il 28%
(13.062.816 hl) della produzione di vino. Il restante 72% (33.673.739 hl) è formato da
vino da tavola e da 118 vini IGT (Federdoc, 2011). La distribuzione regionale del numero
di DOC, DOCG e IGT, vede al primo posto il Piemonte con 58 denominazioni, seguito da
Toscana (56) e Veneto (50). In termini di produzione il Veneto si colloca al primo posto
con circa 8,5 milioni di ettolitri prodotti nel 2011, la Toscana al secondo con circa 2,5
milioni ed al terzo posto il Piemonte con 2,3 milioni di ettolitri.
Negli ultimi anni, i vini italiani di qualità rappresentano sempre più una voce importante
dell’export. Il 2011 oltre ad essere stato un anno estremamente positivo per le
esportazioni in generale, ha segnato un record, in particolar modo, per i vini di qualità.
Se da un lato il vino italiano ha visto un aumento del 9% del volume esportato e del 13%
del valore, dall’altro lato i sottosegmenti DOC/DOCG e IGT hanno visto aumentare
rispettivamente il volume in termini del 4% e del 9% e il valore dell’8% e del 13%
(ISMEA, 2012); per un totale di circa 3 miliardi di euro di fatturato. Analizzando le
esportazioni di vini DOC/DOCG (solo vini fermi) nel 2010 e nel 2011 Stati Uniti, Germania
e Regno Unito si sono confermati i primi tre importatori, gli Stati Uniti e la Germania,
inoltre, hanno registrato un aumento del 6% e del 5% del valore delle importazioni
(ISMEA, 2012). I dati sui consumi domestici, evidenziano un fatturato di oltre 1 miliardo
di euro, mostrando un trend di crescita nel quinquennio 2007-2011 (+10%), nonostante
la negativa congiuntura economica.
Un recente studio realizzato da ISMEA (2011) indica che, in modo analogo a quanto
accade per il comparto food, nel comparto vino resta forte la concentrazione della
produzione in poche denominazioni. Le prime dieci denominazioni DOC/DOCG4 per
ettolitri prodotti, coprono circa il 50% dell’intera produzione.
Per concludere i dati appena esposti indicano, senza dubbio, la crescente rilevanza
economica delle produzioni di qualità, sia appartenenti al settore food sia al settore
vinicolo. I risultati ottenuti suggeriscono come a livello nazionale e internazionale, i
3 Grana Padano DOP, Parmigiano-Reggiano DOP, Prosciutto di Parma DOP, Prosciutto S. Daniele
DOP, Mozzarella di Bufala Campana DOP, Aceto Balsamico di Modena IGP, Gorgonzola DOP, Bresaola della Valtellina IGP, Pecorino Romano DOP. 4 Prosecco, Montepulciano D’Abruzzo, Chianti, Asti, Trentino, Conegliano Valdobbiadene, Soave,
Valpolicella, Piemonte, Alto Adige.
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prodotti agroalimentari di qualità italiani incontrino il gusto dei consumatori, i quali
nonostante una situazione economica particolarmente critica hanno fatto crescere la
redditività di questo settore.
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2. OBIETTIVI E METODOLOGIA DELLA RICERCA
La ricerca ha l’obiettivo di stimare il valore economico delle produzioni di qualità
piemontesi, in particolar modo le produzioni di qualità oggetto degli interventi previsti
dalle Misure 132 e 133 del PSR 2007-2013 della Regione Piemonte.
La prima fase dell’attività ha comportato un ampio lavoro di ricognizione delle fonti
informative e dei dati disponibili, contattando i soggetti responsabili della tutela e della
valorizzazione dei prodotti, i Consorzi, e verificando quali fossero i dati esistenti.
Grazie alle informazioni fornite da alcuni Consorzi e dopo aver raccolto i primi dati,
abbiamo richiesto la collaborazione della Fondazione Qualivita la quale da anni pubblica
un rapporto annuale sulle produzioni di qualità realizzato con i dati forniti dai Consorzi. In
questo modo è stato possibile adoperare i dati più aggiornati, attendibili e avere le stesse
informazioni per quasi tutte le produzioni oggetto di approfondimento.
Il nostro lavoro è, quindi, basato sui dati forniti direttamente da Qualivita, integrati
talvolta con le informazioni presenti nei rapporti pubblicati dalla stessa fondazione.
Qualivita, infatti, raccoglie le informazioni fornite liberamente dai Consorzi di tutela, i
quali ogni anno hanno la possibilità di aggiornare i dati degli anni precedenti. Per questa
ragione se si consultano i rapporti annuali, si potrà notare come in alcuni casi i dati delle
serie storiche differiscano tra le diverse pubblicazioni. Anche per questo motivo la
collaborazione con la Fondazione è stata preziosa, perché ha garantito l’accesso alle
informazioni più recenti.
Occorre, inoltre, precisare altri due aspetti. In primo luogo, i dati forniti al Ceris – CNR
sono i dati che i Consorzi hanno inviato alla Fondazione, ma che talvolta sono stati
oggetto di ulteriori stime apportate proprio da Qualivita. In secondo luogo, i dati relativi
agli anni 2010 e 2011, a differenza degli anni precedenti (2006-2009), hanno come fonte
anche i dati ISTAT. Pertanto, le informazioni relative alla struttura produttiva (aziende
certificate, confezionatori, caseifici, produttori agricoli ecc.), includono sia i soci dei
Consorzi di tutela, sia le aziende e i produttori coinvolti nella produzione certificata ma
non aderenti al rispettivo Consorzio. Si spiegano così eventuali discrepanze o forti
cambiamenti a partire dal 2010.
Per il settore vitivinicolo l’approccio è stato differente. I vini che possono accedere ai
finanziamenti delle misure 132 e 133 del PSR sono 52 vini DOC/DOCG e rappresentano la
quasi totalità dei vini di qualità piemontesi. Si è deciso pertanto di considerare la totalità
della produzione vitivinicola di qualità nel suo complesso, senza distinzioni per singoli
vini.
La stima complessiva del valore delle produzioni di qualità e, quindi, la descrizione dei
principali dati sulla produzione sono state realizzate utilizzando differenti fonti informative
che variano a seconda della filiera di riferimento e, talvolta, del singolo prodotto. Nella
tabella 1, vediamo sintetizzate queste informazioni, nel tentativo di fornire al lettore una
breve ed immediata panoramica dei dati che hanno costituito la base di questo lavoro.
Successivamente, questo aspetto sarà illustrato in modo dettagliato per ciascuna filiera.
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Tabella 1 – Fonti informative e dati utilizzati.
Filiera Fonte Dati disponibili
Lattiero–casearia
Consorzi di tutela Produzione e prezzi
ISTAT Operatori della filiera
Qualivita Produzione
ISMEA Prezzi
Ortofrutticola/Risicola
ISTAT Operatori della filiera
Qualivita Produzione
ISMEA Prezzi
Vitivinicola e vitivinicola
ISTAT Aziende, superfici, produzione
INEA Esportazioni
Ufficio Statistica Direzione Agricoltura - Regione Piemonte
Valore della produzione agricola (PPB)
Le produzioni di qualità sono raggruppate in tre gruppi: la filiera lattiero-casearia DOP, la
filiera ortofrutticola e risicola IGP, ed infine, la filiera vitivinicola DOC/DOCG. Si precisa
che il termine filiera, in questa sede, non si riferisce all’insieme dei soggetti coinvolti in
tutte le fasi produttive ma è utilizzato come sinonimo della categoria di prodotto e del
settore agroalimentare oggetto dei finanziamenti.
La prima filiera analizzata è quella lattiero-casearia, le stime sul valore della
produzione dei formaggi piemontesi DOP sono basate, per quanto concerne i formaggi
prodotti esclusivamente in Piemonte, sui dati forniti da Qualivita e ISMEA; per le due
produzioni interregionali, ossia il Gorgonzola DOP e il Grana Padano DOP, sono stati
richiesti ai rispettivi Consorzi i dati riguardanti soltanto la produzione piemontese. Le
informazioni raccolte, pertanto, differiscono da quelle disponibili per gli altri formaggi:
conosciamo il numero di aziende certificate coinvolte nella produzione, ma non abbiamo il
dettaglio circa il numero di confezionatori/stagionatori/porzionatori, allevatori, produttori
di latte e il numero di caseifici.
I recenti dati ISTAT sono stati utilizzati , invece, per fornire un breve quadro descrittivo a
livello regionale sul numero di produttori, il numero di allevamenti e il numero di imprese
di trasformazione.
In modo analogo, sono state analizzate le produzioni ortofrutticole e risicole: tutti i
dati sono stati forniti da Qualivita e ISMEA, con delle integrazioni basate sui rapporti
pubblicati dalla fondazione. Le informazioni descrittive sul numero di produttori, superfici
coltivate, imprese ed impianti di trasformazione, presenti in Piemonte provengono invece
dall’elaborazione dei dati ISTAT (2012).
Sia i dati riguardanti le produzioni casearie, sia le produzioni ortofrutticole e risicole,
saranno dapprima presentati in forma aggregata per quantificare il valore economico
delle singole filiere, ed in un secondo momento presentati in modo disaggregato prodotto
per prodotto.
Infine, come è stato anticipato all’inizio del paragrafo, per il focus sui vini DOC/DOCG
piemontesi è stato adottato un differente approccio, avvalendosi di tre fonti informative.
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Un inquadramento generale è stato possibile elaborando i dati ISTAT provenienti dal 6°
Censimento dell’agricoltura (2010), il quale è stato utile per estrarre il numero di aziende
e le superfici investite, confrontando i dati con quelli provenienti dal 5° Censimento
dell’agricoltura (2000). Oltre a ciò, dal data warehouse dell’ISTAT sono stati estratti i dati
sulla produzione piemontese di vino DOC/DOCG per il periodo 2000-2011. L’ufficio
statistico della Regione Piemonte ha, invece, fornito i dati circa il valore della produzione
agricola (PPB). Per quanto concerne il commercio estero, invece, sono stati utilizzati i dati
INEA riferiti al biennio 2009-2010.
Il rapporto si conclude con un’analisi dei contributi erogati attraverso il PSR a sostegno
delle produzioni di qualità, adottando una lettura trasversale per filiera agroalimentare. I
dati del monitoraggio statistico forniti dal CSI Piemonte, difatti, hanno permesso di
verificare i contributi ricevuti dalle singole filiere. Oltre alle misure 132 e 133, si è deciso
di estendere tale verifica ad altre misure ad investimento, ossia quelle definite5 nella
valutazione intermedia “misure pivot”, per la particolare importanza che rivestono nel
PSR della Regione Piemonte. Le altre misure prese in considerazione sono: la misura 123
“Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali” e la misura 121
“Ammodernamento delle aziende agricole”. A titolo informativo, si ricorda che le altre
misure pivot dell’asse I sono la misura 111 “Azioni nel campo della formazione
professionale e dell’informazione” e la misura 112 “Insediamento di giovani agricoltori”.
5 Per ulteriori informazioni, si può consultare il Rapporto di Valutazione Intermedia del PSR 2007-
2013 Piemonte 2007-2013, del Nuval – Piemonte, disponibile al seguente link http://www.regione.piemonte.it/agri/psr2007_13/dwd/referenti/consultazioni_scritte/2010/03-21dic/Rapporto%20Valutazione%20Intermedia%20PSR%202007-13.pdf
http://www.regione.piemonte.it/agri/psr2007_13/dwd/referenti/consultazioni_scritte/2010/03-21dic/Rapporto%20Valutazione%20Intermedia%20PSR%202007-13.pdfhttp://www.regione.piemonte.it/agri/psr2007_13/dwd/referenti/consultazioni_scritte/2010/03-21dic/Rapporto%20Valutazione%20Intermedia%20PSR%202007-13.pdf
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3. LE PRODUZIONI AGROALIMENTARI DI QUALITÀ PIEMONTESI
La Regione Piemonte possiede un variegato patrimonio di produzioni agroalimentari,
infatti, sebbene sia una regione famosa per i suoi vini rossi, può vantare anche
produzioni casearie (9 formaggi DOP) e ortofrutticole (4 prodotti ortofrutticoli IGP) di alta
qualità.
Ricordando che trattandosi di una ricerca realizzata nell’ambito del PSR 2007-2013, il
focus dell’analisi saranno le produzioni di qualità sostenute dalle misure 132 e 133,
vediamo, quindi, quali sono le produzioni agricole e alimentari ammissibili al
finanziamento:
Indicazioni geografiche e denominazioni d’origine dei prodotti agricoli ed
alimentari:
a) Interamente ottenuti in zone svantaggiate:
- Castelmagno DOP;
- Murazzano DOP;
- Robiola di Roccaverano DOP;
- Nocciola Piemonte IGP;
- Castagna Cuneo IGP;
- Riso di Baraggia DOP;
b) Ottenuti in altre zone:
- Bra DOP;
- Gorgonzola DOP;
- Grana Padano DOP;
- Mortadella di Bologna IGP;
- Raschera DOP;
- Salamini italiani alla cacciatora DOP;
- Taleggio DOP;
- Toma Piemontese DOP;
Produzioni vinicole, elencate in ordine di priorità in funzione delle difficoltà
di mercato delle relative tipologie:
- Dolcetto d’Acqui DOC, Dolcetto d’Alba DOC, Dolcetto d’Asti DOC, Dolcetto di
Diano d’Alba DOC, Dolcetto di Dogliani DOC, Dolcetto Langhe monregalesi
DOC, Dolcetto d’Ovada DOC, Barbera del Monferrato DOC, Cortese dell’Alto
Monferrato DOC;
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- Altri vini rossi DOC: Albugnano DOC, Alta Langa DOC, Barbera d’Alba DOC,
Barbera d’Asti DOC, Boca DOC, Bramaterra DOC, Canavese DOC, Carema
DOC, Cisterna d’Asti DOC, Collina torinese DOC, Colli tortonesi DOC, Colline
novaresi DOC, Colline saluzzesi DOC, Coste della Sesia DOC, Erbaluce di
Caluso DOC, Fara DOC, Freisa d’Asti DOC, Freisa di Chieri DOC, Gabiano DOC,
Grignolino d’Asti DOC, Grignolino monferrato casalese DOC, Langhe DOC,
Lessona DOC, Loazzolo DOC, Malvasia di Casorzo d’Asti DOC, Malvasia di
Castelnuovo Don Bosco DOC, Monferrato DOC, Nebbiolo d’Alba DOC, Piemonte
DOC, Pinerolese DOC, Rubino di Cantavenna DOC, Ruché di Castagnole
Monferrato DOC, Sizzano DOC, Strevi DOC, Valsusa DOC, Verduno o Verduno
Pelaverga DOC;
- - Vini DOCG: Asti o Asti spumante Moscato d’Asti DOCG, Barbaresco DOCG,
Barolo DOCG, Brachetto d’Acqui DOCG, Gattinara DOCG, Gavi DOCG, Roero e
Roero Arneis DOCG.
Le produzioni di qualità piemontesi escluse dal finanziamento delle Misure 132 e 133
sono solo le seguenti:
- Crudo di Cuneo DOP;
- Fagiolo di Cuneo IGP;
- Marrone della Valle di Susa IGP;
- Tinca Gobba Dorata del Pianalto di Poirino DOP;
- Barbera del Monferrato Superiore DOCG;
- Calosso DOC;
- Terre Alfieri DOC;
- Valli Ossolane DOC.
3.1 I prodotti lattiero-caseari DOP
Iniziamo la panoramica sulle filiere agroalimentari partendo dalla filiera lattiero-casearia
DOP.
La tabella 2 contiene i dati (ISTAT, 2012) relativi agli operatori coinvolti nella produzione
di formaggi DOP in Piemonte, riportando i dati di riferimento a livello nazionale e per area
geografica.
Distinguendo la filiera produttiva tra la fase di produzione e la fase di trasformazione, sul
territorio piemontese la filiera di qualità delle produzioni casearie conta: 1.299 produttori,
1.384 allevamenti, 107 imprese impegnate nell’attività di trasformazione e 199 impianti.
Complessivamente gli operatori sono quasi 1.400, che rappresentano il 4% degli
operatori nazionali, mentre le imprese coinvolte nella trasformazione sono, in rapporto al
dato italiano, il 6%.
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Tabella 2 – Operatori della filiera lattiero-casearia di qualità anno 2011, aree diverse.
Area
Produzione Trasformazione Operatori*(1)
Produttori
(1) (2) Allevamenti
Totale (1) (3)
Caseificatori Stagionatori Totale Di cui
produttori e
trasformatori Imprese Impianti
Piemonte 1.299 1.384 107 199 79 101 1.373 33
Nord Italia 16.102 19.476 1.277 2.116 1.053 754 17.161 218
Italia 31.116 34.721 1.663 2.794 1.416 1.051 32.554 225
*Gli operatori includono sia i produttori sia i trasformatori.
(1): Un produttore e/o trasformatore e/o operatore se presente in più settori viene conteggiato in ciascun settore.
(2): Un produttore può condurre uno o più allevamenti.
(3): Un trasformatore può svolgere una o più attività di trasformazione e gestire uno o più impianti.
Fonte: ISTAT, 2012
Come abbiamo visto in precedenza, in questo settore il Piemonte conta nove formaggi
DOP, di queste nove produzioni sei sono prodotte esclusivamente in Piemonte mentre
tre, ossia Gorgonzola, Grana Padano e Taleggio, su un territorio che ricade
nell’amministrazione di più regioni.
Ai fini di questo lavoro, ci soffermeremo sulla descrizione delle sei DOP prodotte in modo
esclusivo all’interno dei confini regionali e di due delle tre produzioni interregionali ossia il
Gorgonzola e il Grana Padano. La scelta di includerle deriva dal peso economico che
ricoprono nella filiera regionale. Il Taleggio, invece, non è stato considerato dato il scarso
peso economico per la regione Piemonte.
Tabella 3 – Aziende certificate, quantità e fatturato della filiera lattiero-casearia DOP Piemontese, anni diversi.
Filiera lattiero-casearia DOP 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Aziende certificate (n.) 154 173 164 136 121 104
Quantità prodotte (t) 37.241 37.522 36.511 36.705 36.930 37.403
Fatturato alla produzione (milioni €) 413,96 423,27 427,18 347,42 313,07 318,42
Fonte: elaborazioni Ceris – CNR su dati Qualivita, ISMEA e Consorzi di Tutela.
Dalle nostre elaborazioni, la filiera lattiero-casearia DOP risulta coinvolgere 104 aziende,
con una produzione di oltre 37.000 tonnellate di formaggio e un fatturato alla produzione
di oltre 318 milioni di euro (2011). È importante sottolineare come, ci sia stata una
diminuzione delle aziende certificate, dal 2006 al 2011 si è passati da 154 aziende a 104,
a cui è corrisposta una riduzione del fatturato complessivo che nel quinquennio è
diminuito di circa 100 milioni di euro.
3.1.1 Bra DOP
Il formaggio Bra DOP, secondo quanto sancito dal disciplinare di produzione, può essere
prodotto nel territorio della provincia di Cuneo ed eventualmente stagionato nel Comune
di Villafranca Piemonte in provincia di Torino.
Prodotto con latte vaccino, al quale può essere aggiunto latte ovino e/o caprino, si
presenta nelle tipologie “tenero” e “duro” e può riportare, a seconda del luogo in cui
viene prodotto e stagionato, le ulteriori menzioni “Prodotto di Montagna” o “di Alpeggio”.
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Le principali caratteristiche con cui si presenta sono: una forma cilindrica dalle facce
piane, un diametro compreso tra 30-40 centimetri e un peso che può variare dai 5 ai 9
Kg, lo scalzo, infine, è leggermente convesso con un’altezza di 5-10 cm.
Le aziende certificate sono 21, dal 2007 ad oggi questo dato è rimasto pressoché
invariato, come il numero di confezionatori/stagionatori/porzionatori. L’anomalia che
compare nella tabella 4, in relazione al numero di allevatori e produttori di latte per gli
anni 2010 e 2011, dipende dal fatto che come è stato anticipato nel paragrafo 2 dal 2010
sono stati utilizzati come riferimento i dati ISTAT.
La serie storica mostra una leggera diminuzione nel corso degli anni della produzione
certificata, che nell’ultimo anno è stata di 628 tonnellate. A questa riduzione è corrisposta
una lieve inflessione del fatturato che, tuttavia, rimane di circa 4 milioni di euro. La
dinamica dei prezzi non mostra variazioni rilevanti. Il Bra DOP è un prodotto esportato
all’estero, dal 2006 al 2009 in una percentuale pari al 10%, nel 2010 al 5%.
Tabella 4 - Dati relativi alla produzione di Bra DOP, anni diversi.
Bra DOP 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Struttura produttiva*
Aziende certificate (n.)* n.d. 20 21 21 21 21
Confezionatori e Stagionatori e/o Porzionatori (n.)
n.d. 5 5 5 5 5
Allevatori produttori di latte (n.) n.d. 0 0 0 303 303
Caseifici (n.) n.d. n.d. 16 16 16 16
Quantità prodotte (t) 783 741 762 731 733 628
Prezzo medio alla produzione (€/kg) 6,65 7,70 7 n.d. n.d. 6,56
Fatturato alla produzione (milioni €) dati Qualivita 4,27 4,08 4,09 3,92 3,85 3,79
Fatturato alla produzione (milioni €) 5,21 5,71 5,33 n.d. n.d. 4,12
Mercato estero (%) 10 10 10 10 5 n.d.
*Nessun socio del Consorzio è presente in più categorie.
Fonte: elaborazione Ceris-CNR su dati Qualivita e ISMEA.
3.1.2 Castelmagno DOP
Il formaggio Castelmagno DOP è un formaggio di antica tradizione, prodotto in tre
comuni in provincia di Cuneo: Castelmagno, Pradleves e Monterosso Grana. Come il Bra
DOP, anche il Castelmagno DOP, è prodotto con latte vaccino crudo al quale può essere
aggiunta una porzione di latte ovino e/o caprino compresa tra il 5% e il 20%.
Essendo prodotto sopra ai 600 metri, l’etichetta contiene la dicitura aggiuntiva “di
montagna” ed è prevista l’ulteriore menzione “d’Alpeggio” qualora venga prodotto e
stagionato oltre i 1.000 metri d’altitudine, utilizzando latte proveniente da animali
alimentati con almeno il 90% di flora locale, nel periodo compreso tra il mese maggio e il
mese di ottobre.
Le principali caratteristiche con cui si presenta in commercio sono: una forma cilindrica
con facce piane, diametro variabile tra i 15 e i 25 cm, peso della forma compreso tra i 2 e
i 7 kg e lo scalzo con un’altezza variabile tra 12-20 cm.
14
I dati sulle imprese coinvolte nella produzione di Castelmagno sono un po’ lacunose:
secondo i dati più recenti, ad ogni modo, le aziende certificate sono 14. La produzione si
attesta all’incirca sulle 200 tonnellate, il fatturato alla produzione è di circa 2 milioni di
euro. Le esportazioni sembrano mostrare un trend di crescita: nel 2006 si esportava il
5% della produzione, nel 2008 si è raggiunto il 15%, quota rimasta invariata fino al
2010. I dati relativi all’anno 2011 non sono purtroppo disponibili.
Tabella 5 – Dati relativi alla produzione di Castelmagno DOP, anni diversi.
Castelmagno DOP 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Struttura produttiva*
Aziende certificate (n.)*
15 19 19 14 14 n.d.
Confezionatori e Stagionatori e/o Porzionatori (n.)
n.d. n.d. n.d. 3 n.d. n.d.
Allevatori produttori di latte(n.)
n.d. n.d. n.d. 11 14 n.d.
Caseifici (n.) n.d. n.d. n.d. 11 n.d. n.d.
Quantità prodotte (t) 179 201 197 215 227 223
Prezzo medio alla produzione (€/Kg) 17 17 17 15,50 9,95 9,99
Fatturato alla produzione (milioni €) dati Qualivita
1,75 1,97 1,82 1,93 2,04 2,00
Fatturato alla produzione (milioni €) 3,04 3,42 3,35 3,33 2,26 2,23
Mercato estero (%) 5 7 15 15 15 n.d.
*Alcuni soci del Consorzio sono presenti in più categorie.
Fonte: elaborazione Ceris-CNR su dati Qualivita e ISMEA.
3.1.3 Gorgonzola DOP
Il Gorgonzola DOP può essere prodotto sia in Piemonte sia in Lombardia. La produzione
piemontese rappresenta circa il 66% della produzione complessiva. Le zone di produzione
e stagionatura in Piemonte sono: le province di Biella, Cuneo, Vercelli, Novara, Verbano
Cusio-Ossola e 31 comuni6 della provincia di Alessandria.
Le tipologie prodotte sono due: “dolce” e “piccante”. Entrambe realizzate con latte di
vacca intero, si presentano con caratteristiche variabili a seconda della tipologia: la forma
può essere grande 10-13 Kg (dolce), media 9-12 Kg (piccante) o piccola 6-8 Kg
(piccante). Le forme sono cilindriche, con facce piane con uno scalzo caratterizzato da
un’altezza minima di 13 cm.
Le aziende piemontesi che producono Gorgonzola DOP sono 18, un numero rimasto
invariato dal 2006 ad oggi. La quantità certificata è stata stimata perché il Consorzio non
è in possesso di dati puntuali. Partendo, dunque, dalla percentuale di produzione
piemontese di Gorgonzola DOP è stato possibile stimare le tonnellate prodotte in
Piemonte. I prezzi medi alla produzione, invece, sono stai forniti direttamente dal
Consorzio e riguardano in modo esclusivo la produzione piemontese.
6 Casale Monferrato, Villanova Monferrato, Balzola, Morano Po, Coniolo, Pontestura, Serralunga di
Crea, Cereseto, Treville, Ozzano Monferrato, San Giorgio Monferrato, Sala Monferrato, Cellamonte,
Rosignano Monferrato, Terruggia, Ottiglio, Frassinello Monferrato, Olivola, Vignale, Camagna, Conzano, Occimiano, Mirabello Monferrato, Giarole, Valenza, Pomaro Monferrato, Bozzole, Valmacca, Ticineto, Borgo San Martino e Frassineto Po.
15
Anche i dati sul fatturato alla produzione e sull’export sono stati stimati elaborando i dati
forniti dal Consorzio. Il fatturato, secondo le stime, nel 2011 è stato di 169 milioni di
euro, mostra dal 2006 al 2011 un trend di crescita, con un aumento di circa 40 milioni di
euro.
Tabella 6 - Dati relativi alla produzione piemontese di Gorgonzola DOP, anni diversi.
Gorgonzola DOP 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Aziende certificate (n.) 18 18 18 18 18 18
Quantità prodotte certificate (t)
31.769 32.247 32.156 31.445 32.092 33.220
Prezzo medio alla produzione (€/Kg)
3,94 4,08 4,56 4,39 4,45 4,18
Fatturato alla produzione *(milioni €)
125 131 147 138 143 169
Mercato estero (%)* 19 20 18 16 18 25
*Stima effettuata rapportando la percentuale di produzione piemontese con i dati della produzione complessiva
forniti da Qualivita
Fonte: elaborazione Ceris-CNR da dati del Consorzio per la tutela del formaggio Gorgonzola e CLAL (Società di
Consulenza che opera ed eroga servizi nel settore agroalimentare, segnalata dal Consorzio di Tutela).
3.1.4 Grana Padano DOP
Il Grana Padano DOP può essere prodotto in tutto il Piemonte e sebbene negli anni la
produzione piemontese si sia ridotta, rimane una produzione con un certa rilevanza
economica per il territorio.
È un formaggio duro, prodotto con latte crudo di vacca, caratterizzato da una pasta cotta
ed un processo di stagionatura e maturazione lento. A seconda della stagionatura si
possono distinguere quattro tipologie di Grana Padano: stagionatura minima di 9 mesi;
stagionatura superiore ai 16 mesi; “Riserva” con una stagionatura non inferiore ai 20
mesi. Infine, è prevista la tipologia “Trentingrana”, prodotta nella Provincia Autonoma di
Trento.
Le forme hanno un peso variabile tra 20 e 40 Kg e devono presentare le seguenti
caratteristiche: forma cilindrica, facce piane leggermente orlate e scalzo di un’altezza
compresa tra 18 e 25 cm, diritto o lievemente convesso.
La produzione piemontese di Grana Padano DOP si è progressivamente ridotta negli anni.
Dal 2006 al 2011 le imprese produttrici localizzate in Piemonte si sono più che dimezzate,
arrivando a costituire circa il 2% delle aziende certificate in Italia. Anche la produzione ha
subito una riduzione passando da quasi 2.500 tonnellate a circa 1.600. I prezzi mostrano,
invece, un trend di crescita pressoché costante, soprattutto nel biennio 2010-2011 ed il
valore della produzione, nel 2011 è stato di circa 13 milioni di euro. Si denota, dunque,
un lieve calo del fatturato ma poiché alla riduzione delle quantità prodotte è corrisposto
un aumento dei prezzi, la diminuzione dei volumi ha inciso in misura marginale sul
fatturato complessivo.
Per quanto concerne il mercato estero, il Consorzio non dispone dati riguardanti la
produzione piemontese, ciò nonostante abbiamo provato ad effettuare una stima
partendo dalla percentuale di esportazioni complessive della produzione di Grana Padano,
che risulta pari al 27% (2011). Ovviamente è un valore da considerare con cautela
16
perché deriva da una estrema semplificazione delle ipotesi sulla base delle quali sono
state realizzate le stime.
Tabella 7 - Dati relativi alla produzione piemontese di Grana Padano DOP, anni diversi.
Grana Padano DOP 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Aziende certificate (n.) 7 7 7 5 5 3
Quantità prodotte certificate (t)
2.469 2.421 2.509 2.409 1.944 1.570
Prezzo medio alla produzione (€/Kg)
5,52 6,04 6,17 5,78 6,66 8,20
Fatturato alla produzione (milioni €)
15 16 15 15 14 13
Mercato estero (%) 25 26 25 28 28 27
Fonte: elaborazione Ceris-CNR su dati forniti dal Consorzio di tutela del formaggio Grana Padano.
3.1.5 Murazzano DOP
Il formaggio Murazzano DOP è prodotto con latte ovino al quale può essere aggiunto latte
vaccino. La zona di produzione e stagionatura, definita dal disciplinare, comprende 50
Comuni7 dell’Alta Langa Cuneese.
Tabella 8 - Dati relativi alla produzione di Murazzano DOP, anni diversi.
Murazzano DOP 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Struttura produttiva*
Aziende certificate (n.)
12 12 n.d. 5 4 5
Confezionatori e Stagionatori e/o Porzionatori (n.)
2 2 n.d. 3 1 1
Allevatori produttori di latte (n.)
10 10 n.d. 2 3 1
Caseifici (n.) 10 10 n.d. n.d. 3 0
Quantità prodotte certificate (t) 23 23 22 16 16 13
Prezzo medio alla produzione (€/kg) 11 11 11 11 8,72 8,96
Fatturato alla produzione (migliaia €) dati Qualivita
210 210 190 140 140 110
Fatturato alla produzione (migliaia €) 253 253 242 176 140 117
* Nel 2006, 2007, 2009 e 2010 alcuni soci del Consorzio erano presenti in più categorie.
Fonte: elaborazione Ceris-CNR su dati Qualivita.
Le forme di Murazzano hanno un peso di 300-400 g, una forma cilindrica con facce piane
e una lieve orlatura ed un diametro compreso tra 10 e 15 cm.
7 Arguello, Belvedere Langhe, Bergolo, Bonvicino, Borgomale, Bosia, Bosolasco, Camerana,
Castelletto, Uzzone, Castellino Tanaro, Castino, Ceretto Langhe, Cissone, Cortemilia, Cravanzana,
Feisoglio, Gorzegno, Gottasecca, Igliano, Lequio Berria, Levice, Marsaglia, Monbarcaro, Monesiglio,
Murazzano, Niella Belbo, Paroldo, Perletto, Pezzolo Valle Uzzone, Prunetto, Roascio, Sale Langhe,
Saliceto, San Benedetto Belbo, Serravalle Langhe, Somano, Torre Bormida, Torresina, Cigliè,
Albaretto Torre, Rocchetta Belbo, Benevello, Montezemolo, Sale San Giovanni, Clavesana, Bastia
Mondovì, Ceva Priero, Castelnuovo di Ceva.
17
Anche per questo formaggio si verifica una costante riduzione delle aziende certificate,
che risultano, come per la produzione di Grana Padano DOP, più che dimezzate nel
periodo analizzato: nel 2012 si contavano 12 aziende certificate, nel 2011 ne sono
rimaste soltanto 5. Vi è, inoltre, una contrazione del numero dei soggetti coinvolti nella
produzione: confezionatori/stagionatori/porzionatori, allevatori produttori di latte e
caseifici. Ciò si è tradotto anche in un calo progressivo della quantità prodotta certificata,
che secondo i dati più recenti si attesta intorno alle 13 tonnellate. Per ora il Murazzano
DOP è un prodotto caseario venduto esclusivamente entro i confini nazionali.
3.1.6 Raschera DOP
Il Raschera DOP è un formaggio prodotto con latte vaccino ma il disciplinare di
produzione prevede anche l’aggiunta di latte caprino o ovino. L’area di produzione e
stagionatura comprende l’intera provincia di Cuneo. Il Raschera si presenta in forme
cilindriche o quadrangolari con un peso variabile rispettivamente tra 5 e 8 Kg o tra 6 e 9
Kg, in entrambi i casi le forme hanno facce piane. Lo scalzo, per quanto riguarda le forme
cilindriche appare leggermente convesso, mentre è irregolare nel caso delle forme
quadrangolari.
Tabella 9 - Dati relativi alla produzione di Raschera DOP, anni diversi.
Raschera DOP 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Struttura produttiva*
Aziende certificate (n.) 34 34 36 30 n.d. n.d.
Confezionatori e
Stagionatori e/o Porzionatori (n.)
7 7 9 22 24 28
Allevatori produttori di latte (n.)
15 15 15 12 12 12
Caseifici (n.) 27 27 27 24 25 26
Quantità prodotte certificate (t) 821 777 780 734 836 707
Prezzo medio alla produzione (€/Kg) 8,10 8,50 8,50 8,61 5,67 6,47
Fatturato alla produzione (milioni €) dati Qualivita
4,16 4,09 4,18 4,00 4,60 4,44
Fatturato alla produzione (milioni €) 6,65 6,60 6,63 6,32 4,74 4,57
Mercato estero (%) 2,5 2,5 2,5 2,5 3 n.d.
*Dal 2005 al 2009 alcuni soci del Consorzio erano presenti in più categorie. Nel 2010 e nel 2011 questa
informazione non è disponibile.
Fonte: elaborazione Ceris-CNR su dati forniti da Qualivita.
Tra il 2006 e il 2011 il numero di aziende certificate ha subito diverse variazioni, gli ultimi
dati disponibili indicano 30 imprese, 28 tra confezionatori/stagionatori/porzionatori, 26
caseifici e 12 allevatori produttori di latte. La produzione negli ultimi sei anni è oscillata
tra le 700 e le 800 tonnellate.
L’andamento dei prezzi mostra una diminuzione negli ultimi due anni, ma ricordiamo che
questo può essere dovuto ad una differente metodologia di raccolta dati. Il fatturato alla
produzione è rimasto costante negli anni ed è di circa 4 milioni di euro. Si tratta, infine,
di una produzione lattiero-casearia che riesce a presenziare, seppur in piccole quantità,
sui mercati esteri: viene esportato, infatti, il 3% della produzione complessiva (2010).
18
3.1.7 Robiola di Roccaverano DOP
La Robiola di Roccaverano è l'unico formaggio DOP italiano che può essere prodotto
utilizzando o soltanto latte caprino oppure 50% di latte di capra, il restante 50% di latte
di pecora o di vacca.
Tabella 10 – Dati relativi alla produzione Robiola di Roccaverano DOP, anni diversi.
Robiola di Roccaverano DOP 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Struttura produttiva*
Aziende certificate (n.) 20 20 20 n.d. 20 19
Confezionatori e Stagionatori e/o Porzionatori (n.)
1 1 1 n.d. 20 19
Allevatori produttori di latte (n.)
18 18 19 n.d. 1 17
Caseifici (n.) 19 19 18 n.d. 1 18
Quantità prodotte certificate (t) 96 78 84 88 109 104
Prezzo medio alla produzione (€ al pezzo) 3,50 3,50 3,50 11
(€/Kg) 12
(€/Kg) 12
(€/Kg)
Fatturato alla produzione (milioni €) dati Qualivita
0,71 0,89 1,05 1,07 1,40 1,13
Fatturato alla produzione (milioni €) n.d. n.d. n.d. 0,97 1,30 1,25
Mercato estero (%) 5 10 15 10 10 n.d.
Fonte: elaborazione Ceris-CNR su dati Qualivita.
*Dal 2005 al 2008 e dal 2010 al 2011 alcuni soci del Consorzio erano presenti in più categorie. Nel 2009, come
si evince dalla tabella non si hanno informazioni sulla struttura produttiva.
L’area di produzione è circoscritta a dieci comuni della provincia di Asti8 e nove della
provincia Alessandria9. La Robiola di Roccaverano DOP può essere venduta fresca o
affinata. Ha una forma cilindrica, dal peso variabile tra i 250 g e i 500 g, caratterizzata da
facce piane leggermente orlate.
Le aziende certificate sono 19, numero rimasto quasi invariato dal 2006 al 2011, inoltre,
vi è lo stesso numero anche di confezionatori/stagionatori/porzionatori, allevatori e
caseifici. Si nota un leggero aumento della quantità prodotta, che nel 2011 ha superato le
100 tonnellate. Anche il fatturato alla produzione mostra un aumento negli anni,
superando nel 2011 il milione di euro. Per quanto concerne l’export, secondo gli ultimi
dati disponibili la percentuale di esportazioni è del 10%.
3.1.8 Toma Piemontese DOP
Concludiamo questa parte dedicata alle produzioni casearie DOP piemontesi con la Toma
Piemontese DOP, un formaggio vaccino, che può presentarsi in due tipologie: “grassa”,
ossia a pasta morbida, prodotta con latte intero e “semi-grassa”, a pasta semidura e
prodotta con latte parzialmente scremato. Si tratta di un formaggio dalle origini
antichissime riconducibili all’epoca romana, simbolo della tradizione casearia regionale.
8 Bubbio, Cessole, Loazzolo, Mombaldone, Monastero Bormida, Olmo Gentile, Roccaverano, San
Giorgio Scarampi, Serole e Vesime.
9 Castelletto d'Erro, Denice, Malvicino, Merana, Montechiaro d'Acqui, Pareto, Ponti, Spigno Monferrato ed il territorio del comune di Cartosio ubicato sulla sponda sinistra del torrente Erro.
19
L’area di produzione, infatti, è particolarmente estesa e interessa le province di Novara,
Verbania, Vercelli, Biella, Torino e Cuneo, cinque comuni in provincia di Alessandria10 e
cinque in provincia di Asti11.
La forma con cui si presenta è cilindrica con facce piane, con lo scalzo lievemente
convesso, il peso è compreso tra 1,8 e 8 Kg.
Ancora una volta, si riscontra una riduzione delle imprese certificate nell’arco degli ultimi
sei anni. Se nel 2006 le aziende produttrici erano 48, nel 2001 ne sono state censite 38.
Per quanto concerne gli altri dati, la differente metodologia con la quale sono state
raccolte le informazioni ha causato le grandi variazioni per quanto riguarda il numero di
allevatori. Secondo i dati più recenti, ad ogni modo, per la produzione della Toma
Piemontese DOP sono coinvolti quasi 500 allevatori, 28 caseifici e 10 tra
confezionatori/stagionatori/porzionatori. La produzione supera di poco le 900 tonnellate
ed è in continuo calo, mentre il fatturato è rimasto costante negli ultimi anni e supera i 7
milioni di euro. Sotto il profilo dell’export, dal 2006 al 2009 è stato esportato il 10% della
produzione complessiva, mentre nel 2010 la quota dell’export si è dimezzata.
Tabella 11 - Dati relativi alla produzione di Toma Piemontese DOP, anni diversi.
Toma Piemontese DOP 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Struttura produttiva*
Aziende certificate (n.) 48 43 43 43 39 38
Confezionatori e Stagionatori e/o Porzionatori (n.)
27 22 22 22 10 10
Allevatori produttori di latte (n.)
140 140 3 140 484 484
Caseifici (n.) 21 21 21 21 29 28
Quantità prodotte certificate (t) 1.101 1.034 1.077 1.067 973 938
Prezzo medio alla produzione (€/Kg) 5,50 5,50 5,50 5,50 8,4120 8,40
Fatturato alla produzione (milioni €) dati Qualivita
6,14 7,54 7,87 7,80 7,77 7,25
Fatturato alla produzione (milioni €) 6,06 7,54 7,87 7,80 7,77 7,25
Mercato estero (%) 10 10 10 10 5 n.d.
*Dal 2006 al 2011 alcuni soci del Consorzio erano presenti in più categorie.
Fonte: elaborazione Ceris-CNR su dati Qualivita.
3.2 Le produzioni di qualità ortofrutticole e cerealicole
La tabella 12 contiene i principali dati sulla filiera ortofrutticola di qualità, in Piemonte, in
Italia e nel Nord Italia. I produttori sono 754 per una superficie coltivata pari a 3.709
ettari. Se si prendono in considerazione i dati relativi alla fase di trasformazione, la filiera
di qualità conta 64 imprese, con altrettanti impianti. Gli operatori complessivamente sono
802. Confrontando i numeri del Piemonte con quelli nazionali si può notare come il
Piemonte concentri sul suo territorio il 5% sia dei produttori nazionali sia degli operatori,
il 7% delle superfici coltivate e il 6% degli impianti di trasformazione.
10
Acqui Terme, Terzo, Bistagno, Ponti, Denice. 11
Monastero Bormida, Roccaverano, Mombaldone, Olmo Gentile e Serole.
20
Tabella 12 – Operatori della filiera ortofrutticola e risicola di qualità (2011).
*Gli operatori includono sia i produttori sia i trasformatori.
(1): Un produttore e/o trasformatore e/o operatore se presente in più settori viene conteggiato in ciascun settore.
(2): Un trasformatore può gestire uno o più impianti.
Fonte: ISTAT, 2012
Le produzioni ortofrutticole IGP piemontesi sono: la Castagna Cuneo IGP, il Fagiolo
Cuneo IGP, il Marrone della Val di Susa IGP, la Nocciola del Piemonte IGP. Inoltre, è in
corso di ottenimento la certificazione della Ciliegia di Garbagna. Delle produzioni
ortofrutticole finanziabili dalle Misure 132 e 133 del PSR quelle sui ci soffermeremo per
stimare il valore economico della produzione sono: la Castagna Cuneo e la Nocciola
Piemonte.
L’unica produzione risicola piemontese con marchio di qualità è il Riso di Baraggia
Biellese e Vercellese.
Tabella 13 – Aziende certificate, quantità e fatturato della filiera ortofrutticola e risicola di qualità, anni diversi.
Filiera ortofrutticola e risicola 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Aziende certificate (n.) 848 873 944 1.068 1.069 44*
Quantità prodotte (t) 4.253 6.960 5.797 7.181 6.313 4.467
Fatturato alla produzione (milioni €) 17,01 32,72 7,84 13,96 18,57 13,8
*Il dato è riferito solo alle aziende certificate del Riso di Baraggia Biellese e Vercellese, poiché i Consorzi non
hanno fornito i dati degli altri due prodotti.
Fonte: elaborazione Ceris-CNR su dati Qualivita, ISMEA e Consorzi di Tutela.
Dalle nostra analisi, la filiera ortofrutticola e risicola di qualità DOP risulta coinvolgere più
di mille aziende (2010) e generare un fatturato di quasi 14 milioni di euro. Purtroppo per
questa filiera le stime risentono della mancanza di numerosi dati e di una forte
discrepanza tra i dati di Qualivita e le nostre stime. Per il dettaglio si possono consultare
le tabelle 14, 15 e 16.
3.2.1 Castagna Cuneo IGP
La Castagna Cuneo è tutelata dal marchio IGP dal 2007 e riguarda un’area territoriale
costituita da 110 Comuni in provincia di Cuneo. Il frutto vanta un’antica tradizione nel
territorio cuneese, tant’è che nel 1500 la città di Cuneo era il mercato principale a livello
europeo. La Castagna Cuneo è coltivata a un’altitudine compresa tra i 200 e i 1000 metri.
Le aziende certificate dal 2007 al 2010 sono aumentate passando da 25 a 45, a queste si
sommano 4 imprese che si occupano del confezionamento e 41 produttori agricoli.
Area
Produzione Trasformazione Operatori*(1)
Produttori (1)
Superficie (ettari)
Imprese (1) (2)
Impianti Totale
Di cui
produttori e
trasformatori
Piemonte 754 3.709 64 64 802 16
Nord Italia 13.347 34.039 473 497 13,563 257
ITALIA 16.621 49.816 1.092 1.120 17.178 535
21
In merito al fatturato, come si può notare nella tabella 14, vi è una forte discrepanza tra i
dati forniti da Qualivita e le nostre stime basate sul prezzo medio alla produzione e la
quantità prodotta. Se, infatti, i dati Qualivita mostrano un fatturato alla produzione di
10mila euro (2010), secondo le nostre stime nel 2010 il fatturato è stato di circa 14
milioni di euro e nel 2011 di 8,45 milioni. In tal caso, quindi, nel quinquennio considerato
si è assistito a una diminuzione progressiva sia delle quantità prodotte sia del fatturato
complessivo alla produzione.
Tabella 14 – Dati relativi alla produzione di Castana Cuneo IGP, anni diversi.
Castagna Cuneo IGP 2007 2008 2009 2010 2011
Struttura produttiva*
Aziende certificate (n.)
25 45 45 45 n.d.
Confezionatori (n.) 4 4 4 4 n.d.
Produttori agricoli (n.)
21 41 41 41 n.d.
Quantità prodotte certificate (t) 4.253 2.707 2.976 3.975 2.119
Prezzo medio alla produzione (€/Kg) 3,65 n.d. 1,35 3,50 3,99
Fatturato alla produzione (milioni €) dati Qualivita 0,01 0 0,02 0,01 n.d.
Fatturato alla produzione (milioni €) 15,52 n.d. 4,02 13,91 8,45
*Nel 2007 alcuni soci del Consorzio erano presenti in più categorie, dal 2008 al 2010 no, nel 2011 non sono
stati forniti dati sulla struttura produttiva.
Fonte: elaborazione Ceris-CNR su dati Qualivita e ISMEA.
3.2.2 Nocciola del Piemonte IGP
La Nocciola del Piemonte IGP è una varietà della Nocciola Tonda Gentile Trilobata,
prodotta in numerosi comuni situati nelle province di Alessandria, Asti, Cuneo, Torino,
Novara, Biella e Vercelli. Il riconoscimento IGP è avvenuto nel 2007.
La Nocciola del Piemonte è un prodotto d’eccellenza, che conta quasi 1.000 aziende
certificate, altrettanti produttori agricoli e 10 imprese coinvolte nel confezionamento. Se
ne producono oltre 2 mila tonnellate all’anno generando un fatturato all’origine superiore
a 5 milioni di euro, in calo negli ultimi cinque anni.
Tabella 15 - Dati produzione relativi alla produzione di Nocciola del Piemonte IGP, anni diversi.
Nocciola del Piemonte IGP 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Struttura produttiva*
Aziende certificate (n.) 848 848 860 980 980 n.d.
Confezionatori (n.) n.d. n.d. 10 10 10 n.d.
Produttori agricoli (n.) n.d. n.d. 850 970 970 n.d.
Quantità prodotte certificate (t) 4.253 2.707 2.976 3.975 2.119 2.156
Prezzo medio alla produzione (€/Kg) 4 4 2,50 2,50 2,20 2,48
Fatturato alla produzione (milioni €) dati Qualivita
13,36 5,76 6,37 9,74 4,66 5,34
Fatturato alla produzione (milioni €) 17,01 10,83 7,44 9,94 4,66 5,35
Fonte: elaborazione Ceris-CNR su dati Qualivita e ISMEA.
22
3.2.3 Riso di Baraggia Biellese e Vercellese DOP
Il Riso di Baraggia Biellese e Vercellese ha ricevuto il riconoscimento comunitario IGP nel
2008 e tutela differenti varietà di riso. Le varietà riconosciute sono: Arborio, Baldo,
Balilla, Carnaroli, S. Andrea, Loto, Gladio.
Le caratteristiche di questo riso, se paragonato alle stesse varietà prodotte in altre aree
produttive, sono la limitata collosità e la superiore consistenza.
Il Riso di Baraggia è prodotto da 44 aziende certificate, aumentate nel corso degli anni.
Sono rimaste costanti, invece, negli anni le imprese che si occupano del confezionamento
e della lavorazione (rispettivamente 7 e 6). La quantità prodotta è di quasi 200
tonnellate. Non sono disponibili purtroppo dati sul fatturato, per questa ragione abbiamo
provato a stimarlo. Ciò è stato possibile solo per il 2008 e il 2009, perché per il 2010 e il
2011 non si hanno informazioni circa il prezzo medio. Dalle stime risulta un fatturato nel
2009 di 230 mila euro, raddoppiato rispetto l’anno precedente.
Tabella 16 – Dati relativi alla produzione di Riso di Baraggia Biellese e Vercellese DOP, anni diversi.
Riso di Baraggia Biellese e Vercellese DOP 2008 2009 2010 2011
Struttura produttiva*
Aziende certificate (n.) 39 43 44 44
Confezionatori (n.) 7 7 7 7
Produttori agricoli (n.) 36 40 41 41
Imprese di lavorazione (n.) 6 6 6 6
Quantità prodotte certificate (t) 114 230 219 192
Prezzo medio alla produzione (€/Kg) 1,75 1,75 n.d. n.d.
Fatturato alla produzione (migliaia €) dati Qualivita
n.d. n.d. n.d. n.d.
Fatturato alla produzione (migliaia €) 199 402 n.d. n.d.
*Dal 2006 al 2011 alcuni soci del Consorzio erano presenti in più categorie.
Fonte: elaborazione Ceris-CNR su dati Qualivita.
3.3 La produzione vitivinicola DOC e DOCG
Il comparto vitivinicolo piemontese si caratterizza per un’elevata produzione di qualità
che la pone tra le regioni leader in Italia nel settore.
Il numero elevato di DOC/DOCG, le innumerevoli menzioni aggiuntive e l’ampia rete di
soggetti coinvolti nella tutela e nella valorizzazione delle produzioni di qualità confermano
questa posizione rilavante nel panorama nazionale.
Il settore vitivinicolo è senza dubbio l’attività agricola che più di tutte realizza e permette
un’integrazione tra le diverse risorse presenti sul territorio, capace di attivare un’ampia
catena del valore che integra gli asset materiali e immateriali del territorio. La marcata
tipicità dei vini piemontesi, i più prestigiosi ricordiamo provengono da vitigni autocnoni,
rappresenta un elemento strategico che rende questi vini altamente competitivi in termini
di export.
Analizzando la superficie a vite, in Piemonte i vitigni si concentrano nelle province
meridionali di Asti, Alessandria e Cuneo in una percentuale pari al 95% dell’intera
superficie vitata (Cagliero e Trione, 2009; ISTAT, 2010). La superficie ha subito una
23
rilevante diminuzione tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta. Durante il trentennio
citato, la superficie vitata si è ridotta arrivando a un terzo della superficie vitata dei primi
anni Sessanta. Il confronto tra i dati dei Censimenti dell’agricoltura, dal 1961 al 2010,
infatti, denota una riduzione del 65%: nel 1961 la superficie vitata era di circa 132 mila
ettari, nel 2010 di circa 46 mila. Questa riduzione è stata ancora più evidente nelle tre
province meridionali. Dal termine di questo periodo di contrazione della superficie vitata il
Piemonte detiene il 6,5% della superficie a vite nazionale e produce circa il 6-7% della
produzione vinicola italiana.
Questa contrazione della superficie a vite si è verificata con modalità e tempistiche
differenti da provincia a provincia. Fino al 1982 (3° Censimento), la provincia con la
maggiore estensione di superficie vitata era Alessandria, nel quarto e nel quinto
censimento (1990 e 2000) la provincia di Asti, nel 2010, infine, l’estensione maggiore è
stata registrata da Cuneo. La provincia di Cuneo è anche la provincia che negli anni ha
avuto la minor riduzione della superficie a vite.
Osservando solo i dati degli ultimi due censimenti (2000 e 2010), si legge una riduzione
del numero di aziende vitivinicole, quasi dimezzate mentre la superficie investita è
diminuita del 12%.
Tabella 17 – Aziende vitivinicole piemontesi e superficie investita, censimenti dell’agricoltura 2000 e 2010*.
Aziende Variazione assoluta
Variazione %
Superficie investita Variazioni assolute
Variazioni %
2000 2010 2000 2010
40.610 20.659 -19.951 -49 52.906 46.540 -6.366 -12
*Totalità delle aziende vitivinicole senza distinzione, incluse quelle che non producono vino DOC/DOCG
Fonte: elaborazione Ceris-CNR su dati ISTAT.
Un’altra tendenza da segnalare per quanto riguarda l’andamento del settore è la
progressiva concentrazione della produzione in aziende dalla dimensione media e grande,
con la diminuzione per contro di quelle piccole e molto piccole (Aimone, 1996). A
contribuire alla crescita della dimensione aziendale vi è stata anche l’estensione delle
denominazioni DOC e DOCG la quale ha causato un ulteriore rafforzamento delle aziende
più grandi e competitive (Cagliero e Trione, 2009; ISTAT, 2010). I dati censuari
confermano questo trend: confrontando i dati 2000 e 2010, si evidenzia come, sebbene
rimanga forte l’importanza delle aziende piccole e medie, vi sia un rafforzamento delle
grandi aziende. Se si considerano le aziende con almeno 5 ettari di superficie vitata
queste rappresentano, secondo gli ultimi dati, il 12% delle aziende vitivinicole e sono più
che raddoppiate in dieci anni. Nel 2000, infatti, non superavano il 5%. Questa
percentuale minoritaria di aziende, però, possiede il 57% della superficie complessiva a
vite, quota aumentata di 17 punti percentuali in dieci anni. Ad aumentare sono state
anche le imprese con una superficie compresa tra 1 e 5 ettari, passate dal 25% al 33%.
Mentre sono diminuite del 15% le imprese con meno di un ettaro a vite, dal 54% al 39%.
In merito all’adozione delle denominazioni, la Regione Piemonte è stata tra le prime a
prediligere una produzione di qualità adottando una legislazione regionale basata su un
sistema piramidale. Si ricorda, a tal proposito, come il Piemonte abbia scelto, per seguire
questa direzione, di rinunciare alla IGT a favore di un modello piramidale delle
24
denominazioni. Tale sistema complesso serve ad affiancare alle denominazioni DOC e
DOCG ulteriori specificazioni alla cui base si trova la DOC Piemonte, salendo le DOC “di
ricaduta” relative a territori più ristretti come ad esempio Langhe e Monferrato, e poi
ancora vitigni DOC e DOCG.
L’adeguamento alla nuova OCM vino, tuttavia, ha avviato un processo di riforma del
settore vitivinicolo, il sistema delle denominazioni ne risulta modificato prevedendo a
livello europeo una tutela basata su DOP e IGP. La modifica da parte della Commissione
Europea al sistema delle denominazioni si è ripercosso nel 2009 in un elevato numero di
richieste (32) di nuove denominazioni e di richieste per il passaggio dalla DOC alla DOCG,
per questa ragione il panorama delle denominazioni è in una fase di transizione.
Ciò che è importante evidenziare con questa breve descrizione del sistema piramidale
delle denominazioni adottato in Piemonte è la strategia orientata alle produzioni di qualità
e alla loro valorizzazione.
È stato più volte sottolineato come settore vitivinicolo per il Piemonte rappresenti un
settore importante per la Regione, la quale può vantare un ruolo di eccellenza anche a
livello nazionale. Nella figura sottostante è possibile vedere graficamente il
posizionamento del Piemonte in rapporto alla vitivinicoltura nazionale.
Figura 1– Posizionamento del Piemonte.
Fonte: ISMEA, I vini DOC e DOCG. Una mappatura della vitivinicoltura regionale a denominazione di origine ,
2007
Un altro studio realizzato da ISMEA (2008) basato su dati ISTAT (Fig. 2), conferma la
posizione di eccellenza del Piemonte e ancora una volta l’importanza del settore
nell’economia regionale e nello scenario nazionale.
25
Figura 2 – La mappatura della viticultura italiana a livello regionale (2008).
Fonte: ISMEA, Aspetti strutturali e di mercato nel comparto dei vini DOC-DOCG, 2008
Il quadro di riferimento complessivo, quindi, è il seguente: vi è un forte orientamento alla
qualità riconosciuto e consolidato, all’interno di questo quadro si può individuare da un
lato un ampio numero di vini con un’elevata diffusione, dall’altro vini dalla rinomata
qualità e più di nicchia, caratterizzati da un’inferiore diffusione ma che completano
l’offerta regionale.
Per approfondire questo aspetto è sufficiente sottolineare come i primi tre vini Asti
DOCG, Piemonte DOC e Barbera d’Asti DOC coprano circa il 50% del totale della
produzione; considerando gli altri cinque – Barbera del Monferrato DOC, Barbera d’Alba
DOC, Langhe DOC, Barolo DOCG, Dolcetto d’Alba DOC - si raggiungono i tre quarti
dell’intera produzione.
Altri due aspetti della filiera vitivinicola piemontese meritano di essere illustrati. Il primo
è l’integrazione tra l’attività produttiva e le altre attività economiche del territorio in
particolar modo turismo ed enogastronomia. Il secondo, seppur correlato al primo
riguarda la rete di soggetti coinvolti e attivi nella valorizzazione delle produzioni
vitivinicole. I principali soggetti regionali sono:
18 Consorzi di tutela;
2 Associazioni di produttori;
14 Enoteche Regionali;
24 Botteghe del Vino;
9 Cantine comunali;
6 Strade del Vino;
11 Musei etnografici-enologici;
26
2 Distretti del vino (istituiti con la L.R. 20/99).
In termini di prezzo, si deve ricordare che il vino è uno dei mercati maggiormente
segmentati ed è quindi difficile indicare tendenze univoche. L’andamento dei mercati ha
indotto una certa sofferenza sulla base produttiva, anche se si possono distinguere
prodotti “robusti”, come alcune DOCG.
Le tabelle 18 e 19 contengono i dati relativi alla produzione vitivinicola piemontese. La
prima tabella riporta i dati forniti dall’ufficio Statistica della Regione Piemonte sul valore
della produzione agricola e forestale (PPB). Il PPB indica il valore della produzione
vitivinicola nel suo complesso, includendo dunque sia il vino certificato (DOC/DOCG), sia
il vino da tavola. Il valore nel 2010 era di circa 315mila migliaia di euro, ma il dato
appare sottostimare il valore reale della produzione. Ciò dipende dal fatto che il PPB è
stato calcolato sulla base dei dati ISTAT e sulla base della loro rilevazione di prezzi. Se è
vero che il dato è sottostimato, è altrettanto vero che utilizzare i dati ISTAT permette di
usare le stesse fonti informative, creando di conseguenza delle serie storiche affidabili.
Tabella 18 – Produzione vinicola piemontese: valore anni 2006-2010.
Valore PPB Vino 2006 2007 2008 2009 2010
Valore PPB* (migliaia di euro) 334.241 253.242 304.950 299.017 314.965
*Valore di tutta la produzione vinicola, incluso vino non certificato
Fonte: elaborazione Ceris-CNR su dati Regione Piemonte – Ufficio Statistica
Nella tabella successiva, si possono leggere i dati riguardanti le quantità prodotte
certificate (espresse in ettolitri), la quantità di vino da tavola prodotto e la percentuale di
produzione DOC/DOCG in rapporto al totale della produzione vitivinicola dal 2006 al
2011. Appare evidente come, ancora una volta, i dati confermino la forte propensione
della regione Piemonte verso la produzione di qualità, che negli ultimi cinque anni ha
rappresentato in media l’84% della produzione complessiva. La produzione di vino da
tavola riveste un ruolo marginale nel settore non superando il 16% della produzione
totale di vino.
Tabella 19 - Produzione piemontese di vino per marchio di qualità (ettolitri) anni 2006-2011.
Produzione vino piemontese
2006 2007 2008 2009 2010 2011
DOC/DOCG 2.709.668 2.276.353 2.122.340 2.374.663 2.479.326 2.262.418
Da tavola 519.293 447.593 357.293 48.3491 516.264 420.283
Totale 3.228.961 2.723.946 2.479.633 2.858.154 2.995.590 2.682.701
% DOC/DOCG sul Totale 84 84 86 83 83 84
Fonte: elaborazione Ceris-CNR su dati ISTAT
L’export risulta un elemento strategico soprattutto per alcune produzioni vitivinicole.
Basti pensare che i vini più prestigiosi della regione, ossia il Barolo DOCG ed il
Barbaresco DOCG vengono esportati per circa il 60-70%, così come l’80% circa della
produzione di Asti Spumante DOCG. Queste produzioni rappresentano in modo assoluto
l’eccellenza della produzione piemontese in Italia e all’estero, ma come si può vedere
27
nella tabella 20, è l’intero comparto vitivinicolo a ricoprire una voce importate per le
esportazioni regionali.
I dati sul commercio estero (INEA, 2010) mostrano un valore dell’export agroalimentare
pari 3.338 milioni di euro, corrispondente al 15% delle esportazioni italiane; di questa
percentuale il 70% viene esportato in Europa. Le esportazioni di vino rappresentano il
27% delle esportazioni dell’intero settore alimentare piemontese e il 22,4% delle
esportazioni italiane. Quasi il 64% del vino piemontese è esportato in Europa. In termini
di valore, il biennio ha registrato una crescita positiva dell’8,6% e del 517% dei prezzi,
mentre la quantità è calata drasticamente.
Tabella 20 – Commercio estero vini piemontesi, 2010.
Tipologia
Valore
2010*
Variazione % 2010/2009 Export Piemonte/Export
Italia (%)
Export Piemonte
in EU (%)
Valore Quantità Prezzo
Spumanti 201 4 -90 971 45 56
Vini Confezionati 535 13 -79 446 17 67
Vini sfusi 40 -19 -78 271 12 69
Mosti 9 24 138 -48 27 20
Vini aromatizzati confezionati 127 10 -78 397 86 63
Vini aromatizzati sfusi 1 -35 -43 14 24 98
Totale vino 914 9 -82 517 22 64
Industria alimentare e bevande 3.338 10 -64 202 15 70
*Valore espresso in milioni di euro.
Fonte: INEA 2011
Si può concludere, dunque, evidenziando nuovamente l’importanza della filiera
vitivinicola per l’economia regionale. L’andamento delle esportazioni sono di particolare
importanza anche perché collegate al settore turistico. Le sinergie tra il mondo enologico
e turistico sono sempre più forti e alimentano un circolo virtuoso che valorizza al
contempo i prodotti e il territorio. Esportare i vini piemontesi, accrescere la reputazione
dei vini e dei vitigni autoctoni vuol dire valorizzare il territorio e attrarre un crescente
numero di turisti, turisti che sono in primo luogo consumatori.
28
4. IL SOSTEGNO DEL PSR ALLE PRODUZIONI DI QUALITÀ
4.1 La misura 132 “Partecipazione degli agricoltori ai sistemi di qualità
alimentare”
Il regolamento CE n. 1698/2005 ha introdotto una serie di misure sia volte ad
incoraggiare gli agricoltori affinché rispettino i requisiti sanciti dalla normativa
comunitaria e partecipino ai sistemi di qualità alimentare, e sia a supportare le
associazioni di produttori nell’ambito della promozione e della valorizzazione delle
produzioni.
Tra gli obiettivi principali della programmazione 2007-2013, ritroviamo il perseguimento
di uno sviluppo sostenibile sempre più incentrato sulla promozione dei prodotti di qualità,
al fine di rafforzare il settore agroalimentare italiano ed europeo.
In particolar modo, la misura 132 ha tra le sue finalità la valorizzazione delle produzioni
di qualità, la tutela dei consumatori e l’incremento del valore aggiunto di tali prodotti. La
misura presenta, quindi, sinergie con la misura 133 “Sostegno alle associazioni di
produttori nelle loro attività di informazione e promozione”, con la 121
“Ammodernamento delle aziende agricole”, con la 123 “Accrescimento del valore
aggiunto dei prodotti agroforestali” e con la misura 214 “Pagamenti agro ambientali”.
Considerando gli obiettivi specifici dell’Asse I, la misura 132 può incidere positivamente
sull’incremento delle produzioni di qualità e sulla loro valorizzazione e sul miglioramento
delle prestazioni ambientali, dell’efficienza produttiva e del livello di sicurezza alimentare.
La misura 132 ha un costo totale di circa 22 milioni di euro (totalmente a carico pubblico)
corrispondente all’1,6% del costo totale previsto dal PSR per la programmazione 2007-
2013 e a circa il 3% del costo totale previsto per l’asse I “Miglioramento della
competitività del settore agricolo e forestale”.
La misura è indirizzata alle aziende agricole aderenti ai sistemi di qualità, che siano
produttrici di uno o più prodotti considerati strategici per lo sviluppo dell’agricoltura
piemontese. Le aziende per usufruire degli aiuti devono essere iscritte ad organismi di
controllo, sulla base dell’ammontare di prodotto certificato nell’anno precedente. Tale
condizione è necessaria anche nel caso in cui esse rappresentino solo una parte della
filiera.
Per le aziende beneficiarie l’aiuto previsto può coprire fino al 100% delle spese
rendicontate, a condizione che non superino il limite complessivo annuale di 3.000€ per
azienda e per un periodo massimo di 5 anni.
29
Tabella 21- Costo della misura della Misura 123.
Misura Costo Totale Spesa
Pubblica Costo FEASR
Incidenza su Asse I
Incidenza sul PSR
Totale Misura 132 21.977.273 21.977.273 9.670.000 2,9% 1,6%
Fonte: PSR 2007-13- Testo adottato con DGR n. 2-9977 del 5 novembre 2008 e integrato con modifiche Health
Check al 10 dicembre 2009 e approvato con decisione CE 1161 del 7.3.2010
Dal punto di vista valutativo i dati del monitoraggio statistico sono preziosi per verificare
il sistema di qualità e la relativa categoria di prodotto oggetto degli interventi finanziati.
La figura 3 mostra come la maggior parte degli interventi riguardi produzioni DOC/DOCG,
si tratta di una percentuale decisamente elevata, pari al 71%. Le imprese della filiera
vitivinicola sono, dunque, nel 71% dei casi le imprese beneficiarie degli interventi. Il
restante 29% di interventi si suddivide nel seguente modo: 20% produzioni biologiche,
9% prodotti DOP/IGP.
Figura 3 – Interventi della misura 132 distinti per sistema di qualità.
*Dati al 29.11.2012 riferiti agli interventi a “fine lavori”, ossia quando la pratica viene chiusa e mandata in
liquidazione.
Fonte: elaborazione Ceris-CNR dai dati del monitoraggio forniti dal CSI Piemonte.
Vediamo ora, mantenendo la distinzione per sistema di qualità, la distribuzione dei
finanziamenti per categoria di prodotto.
Iniziando dal sistema di qualità biologico, il 47% dei progetti riguarda produzioni
ortofrutticole o cerealicole, mentre il 36% si riferisce alla categoria classificata come “altri
prodotti alimentari”. Poiché in questa categoria rientrano ben 963 progetti su 2.660,
sarebbe stato auspicabile avere nei dati di monitoraggio una classificazione composta da
categorie più specifiche.
Il vino biologico è stato il prodotto oggetto di intervento nell’8% dei casi.
Nel 71% dei casi, come è stato esposto pocanzi, i progetti finanziati appartengono al
settore vitivinicolo a questa percentuale corrispondono 9.140 progetti; si tratta quindi
della certificazione DOC/DOCG.
30
Per quanto concerne la certificazione DOP/IGP, si riscontra l’anomalia posta in evidenza
per la certificazione del biologico: nel 44% dei casi la categoria di prodotto oggetto
dell’intervento è “altri prodotti alimentari”. Non si ha pertanto la possibilità di condurre
un’analisi più approfondita. Osservando le altre categorie, il 43% dei progetti era rivolto a
produzioni ortofrutticole e cerealicole e il 12% ai formaggi DOP.
Tabella 22 – Interventi per sistema di qualità e categoria di prodotto, Misura 132.
Sistema di qualità Categoria di prodotto N. di
progetti* %
BIOLOGICO
Altri prodotti alimentari 963 36
Altri prodotti di origine animale 189 7
Bevande a base di estratti di piante 4 0
Carni Fresche 14 1
Formaggi 25 1
Ortofrutticoli e cereali 1.243 47
Prodotti a base di carne 6 0
Vino 216 8
BIOLOGICO Totale 2.660 100
DOC/DOCG Vino 9.140 100
DOC/DOCG Totale 9.140 100
DOP/IGP
Altri prodotti alimentari 495 44
Altri prodotti di origine animale 7 1
Carni Fresche 3 0
Formaggi 137 12
Oli e grassi 1 0
Ortofrutticoli e cereali 476 43
Prodotti a base di carne 1 0
DOP/IGP Totale 1.120 100
Totale complessivo 12.920 100
*Dati al 29.11.2012 riferiti agli interventi a “fine lavori”, ossia quando la pratica viene chiusa e mandata in
liquidazione.
Fonte: elaborazione Ceris-CNR dai dati del monitoraggio forniti dal CSI Piemonte.
Adottando una lettura incentrata esclusivamente sulle categorie di prodotto alimentare
ed eliminando la distinzione per sistema di qualità e ritroviamo il primato del comparto
vinicolo (72%), seguito dalle produzioni ortofrutticole e cerealicole (13%) e dalla
categoria “altri prodotti di origine animale” (11%).
31
Tabella 23 – Interventi per categoria di prodotto, Misura 132.
Categoria di prodotto N° di
progetti* %
Vino 9.356 72,41
Ortofrutticoli e cereali 1.719 13,30
Altri prodotti alimentari 1.458 11,28
Altri prodotti di origine animale 196 1,52
Formaggi 162 1,25
Carni Fresche 17 0,13
Prodotti a base di carne 7 0,05
Bevande a base di estratti di piante 4 0,03
Oli e grassi 1 0,01
Totale 12.920 100
*Dati al 29.11.2012 riferiti agli interventi a “fine lavori”, ossia quando la pratica viene chiusa e mandata in
liquidazione.
Fonte: elaborazione Ceris-CNR dai dati del monitoraggio forniti dal CSI Piemonte.
4.2 Misura 133 “Attività di informazione e promozione riguardo ai
prodotti che rientrano nei sistemi di qualità alimentare”
La misura 133 è finalizzata alla sensibilizzazione dei consumatori sulle caratteristiche dei
prodotti inseriti nei sistemi di qualità, al supporto delle associazioni di produttori affinché
informino i consumatori e promuovano i prodotti inseriti nei sistemi di qualità
sovvenzionati attraverso i programmi degli altri Stati membri ed, infine, all’individuazione
di nuovi sbocchi di mercato per le suddette produzioni.
I beneficiari della misura sono le associazioni di produttori, intese come organizzazioni in
qualsivoglia forma giuridica che uniscano diversi operatori aventi il fine comune di
partecipare ad un sistema di qualità inserito nei programmi di sviluppo rurale. Non
possono accedere ai finanziamenti, secondo questo criterio, le organizzazioni
professionali e/o interprofessionali che rappresentino uno o più settori.
La misura prevede tre azioni:
Informare il consumatore sulle caratteristiche qualitative dei prodotti e dei cicli
produttivi;
Informare il mondo della ristorazione commerciale e collettiva sulle caratteristiche
qualitative dei prodotti e dei cicli produttivi;
Promuovere i prodotti di qualità all’interno della Comunità Europea nei punti
vendita, nella grande distribuzione, nei confronti di buyers, giornalisti e ristoratori.
La misura 133 ha un costo complessivo di circa 15,5 milioni di euro con un’incidenza
dell’1,1% del costo totale previsto per il PSR 2007-2013 e del 2,1% per quanto riguarda
l’incidenza sull’Asse I.
Tabella 24– Costo della Misura 133.
32
Misura Costo Totale Spesa
Pubblica Costo FEASR
Incidenza su Asse I
Incidenza sul PSR
Totale Misura 132 15.681.818 10.977.273 4.830.000 2,1% 1,1%
Fonte: PSR 2007-13- Testo adottato con DGR n. 2-9977 del 5 novembre 2008 e integrato con modifiche Health
Check al 10 dicembre 2009 e approvato con decisione CE 1161 del 7.3.2010
La misura 133, in modo analogo alla misura 132, trova la logica del suo intervento in
seguito all’introduzione del regolamento CE n. 1698/2005. Considerando gli obiettivi
specifici dell’Asse I la misura 133 può incrementare l’incidenza delle produzioni di qualità,
il miglioramento delle prestazioni ambientali, dell’efficienza produttiva e del livello di
sicurezza alimentare e della ricerca di nuovi sbocchi di mercato.
Tale misura, date le sue caratteristiche, trova collegamenti con la 132 “Partecipazione
degli agricoltori ai sistemi di qualità alimentare” e con la 123 “Accrescimento del valore
aggiunto dei prodotti agroforestali”.
L’analisi sul numero di progetti finanziati per certificazione alimentare e per categoria di
prodotto non può essere replicata, perché in questo caso i soggetti beneficiari sono
soggetti collettivi e, dunque, non possiedono un codice identificativo dell’orientamento
produttivo o della loro attività (Ote e Ateco). Oltretutto, i dati del monitoraggio statistico
non contengono informazioni dettagliate sul progetto presentato o per meglio dire, sono
disponibili per un numero così marginale di progetti da rendere infattibile una
generalizzazione dei risultati. L’unico aspetto sul quale si hanno dei dati è quello
riguardante la tipologia di attività finanziata: attività di informazione e promozione o
attività pubblicitaria.
Tabella 25 – Numero di progetti ammessi a finanziamento per attività e anno, Misura 133.
Anno Attività N° di
progetti* %
Progetto 2009 Attività di informazione e promozione 12 75
Attività pubblicitarie 4 25
Progetto 2009 Totale 16 100
Progetto 2010 Attività di informazione e promozione 51 77
Attività pubblicitarie 15 23
Progetto 2010 Totale 66 100
Progetto 2011 Attività di informazione e promozione 127 93
Attività pubblicitarie 10 7
Progetto 2011 Totale 137 100
Totale complessivo 226 100
*Dati al 29.11.2012 riferiti agli interventi in ammissione.
Fonte: elaborazione Ceris-CNR dai dati del monitoraggio forniti dal CSI Piemonte.
Dalla tabella 25, si evince come dal 2009 al 2011 siano sempre prevalsi progetti per
l’attività di informazione e promozione. Nel 2009 e nel 2010 costituivano oltre il 75% dei
casi e nel 2011, sono arrivati a coprire la quasi totalità dei progetti ammessi al
finanziamento.
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A tal proposito, si precisa che per la misura 133 non sono stati presi in esame gli
interventi a fine lavori, come per la misura 132, bensì quelli in ammissione. Se si fossero
analizzati gli interventi a fine lavori, infatti, si sarebbe perso un numero significativo di
osservazioni tale da inficiare l’analisi.
4.3 Il sostegno delle misure ad investimento alle filiere agroalimentari
Questa parte dedicata al sostegno del PSR alle produzioni di qualità, vuole concludersi
con una riflessione di più ampio respiro. Se, difatti, abbiamo visto come le imprese
vitivinicole siano in oltre il 70% dei casi i beneficiari degli interventi previsti dalla misura
132, vogliamo verificare, in quest’ultimo paragrafo, la distribuzione degli interventi
(numero di progetti e importo) per filiera agroalimentare/categoria di prodotto. Tale
controllo è stato realizzato per altre due misure ad investimento dell’attuale PSR, di
particolare rilievo nella programmazione piemontese e che per questo motivo, come
abbiamo già spiegato in precedenza, sono state definite delle misure “pivot”.
Le misure scelte sono la misura 123 “Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti
agricoli e forestali” e la misura 121 “Ammodernamento delle aziende agricole”.
I dati per realizzare questo focus, sono stati forniti dal CSI Piemonte, aggiornati al 29
novembre 2011. Nel caso della misura 121 l’orientamento produttivo dell’azienda e l’OTE
(Orientamento Tecnico Economico) hanno permesso di attuare una riclassificazione e di
distinguere le imprese beneficiarie per categoria di prodotto.
Nel caso della misura 123, invece, le informazioni inserite nelle domande di
finanziamento contenevano il settore di riferimento dell’intervento.
Tabella 26 - Domande presentate, ammesse e pagate per categoria di prodotto, Misura 121.
Categoria di prodotto N. di domande* %
Vino 23 0,3
Ortofrutta 2.621 33,6
Latte e derivati 82 1,0
Carni fresche e prodotti a base di carne 2.043 26,2
COP 1.237 15,8
Azienda mista (coltivazione + allevamento) 927 11,9
Azienda mista (coltivazione) 514 6,6
Altro 77 1,0
N.D. 287 3,7
Totale 7.811 100
*Dati al 29.11.2012 riferiti alle domande presentate, ammesse e pagate.
Fonte: elaborazione Ceris-CNR dai dati del monitoraggio forniti dal CSI Piemonte.
La tabella 26 riporta il numero di domande per la misura 121 e la relativa percentuale
per categoria di prodotto. In questo caso le domande si concentrano soprattutto in due
categorie: produzioni ortofrutticole (33,6%) e carni fresche/prodotti a base di carne
(15,8%). A queste si possono sommare altre due categorie, in parte sovrapponibili a
quest’ultime: aziende miste coltivazione e allevamento 11,9% e aziende con più
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coltivazioni 6,6%. Si segnalano anche le produzioni cerealicole e oleoprotaginose (COP),
le quali coprono il 15,8% delle domande.
Il numero di progetti finanziati per ogni misura non è un indicatore sufficiente per
comprendere la rilevanza dell’aiuto del PSR per ciascuna filiera agroalimentare. Per
questa ragione, nella seguente tabella sono riportati: la spesa ammessa, l’importo
ammesso e l’importo del pagamento.
Dal punto di vista dell’ammontare degli importi ammessi e pagati, non si riscontra una
differenza rispetto ai dati presentati nella tabella precedente. La filiera a ricevere il
maggior contributo è quella ortofrutticola (35% del totale), seguita dalla filiera della
carne (28%) e COP. A queste, vanno sommate le percentuali relative alle aziende miste.
Tabella 27 –Spesa ammessa, importo ammesso e importo pagamento per categoria di prodotto, Misura 121.
Categoria di prodotto Spesa ammessa
Importo ammesso
Importo pagamento
Importo % Importo % Importo %
Ortofrutta 138.883.526 35 55.613.483 35 31.573.229 35