Post on 17-Feb-2019
Un uomo è sempre un narratore di storie,
vive circondato dalle proprie storie e da
quelle di altre persone, vede ogni cosa nei
termini di quelle storie e cerca di vivere la sua
storia come se la stesse raccontando.
J. P. Sartre, La nausea, Einaudi, Torino 1990
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La narrazione
Le storie accadono solo a chi sa raccontarle.
(Paul Auster)
Narrare è essenzialmente mettere una storia in
comune; ossia condividere l’immaginario, i simboli
e i miti che lo abitano; significa creare e
consolidare una comunità.
«Ogni racconto è una iniziativa di liberazione»
scrive il neuropsichiatra Boris Cyrulnik in
“Autobiografia di uno spaventapasseri. Strategie
per superare le esperienze traumatiche, Raffaello
Cortina Editore, prima edizione 2009”.
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La narrazione
La narrazione è una pratica diffusa nel tessuto anonimo
della vita di ogni giorno.
Il narratore, scrive ancora Benjamin, è “colui che prende
ciò che narra dall’esperienza – la propria e quella degli
altri- e lo trasforma in esperienza di quelli che ascoltano
la storia” (Cfr. W. Benjanim, “Il Narratore”, 1936).
Non esiste popolo senza racconti.
(Cfr. R. Barthes, “Introduzione all’analisi strutturale dei
racconti”, AA.VV., L’analisi del racconto, Bompiani,
Milano, 1969)
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Il contributo di Lyotard
La fine delle Grandi Narrazioni uno dei fattori decisivi
per il passaggio ad una fase di radicalizzazione della
modernità.
Opposizione ad ogni formula universalizzante del
sapere e ad ogni progetto di razionalità assoluta
Crisi della modernità e una miriade di piccole
narrazioni.
Multiverso
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Attraverso le storie
Interpretiamo le azioni dei nostri simili e diamo significato alle
situazioni in cui ci troviamo;
Cerchiamo di comprendere la natura della nostra esperienza e le
dinamiche relazionali;
Pianifichiamo il nostro agire futuro e proviamo a dare un ordine
dotato di senso alle nostre esperienze vissute.
Come afferma Gadamer: la costruzione narrativa ha il potere di
conferire un incremento d’essere alla nostra visione del mondo
impoverita dall’uso quotidiano.
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La narrazione può essere “reale” o “immaginaria” senza che la
sua forza come racconto abbia a soffrirne.
J. Bruner, La costruzione narrativa della realtà, in M. Ammaniti, D. N.
Stern (a cura di), Rappresentazioni e narrazioni, Laterza, Roma- Bari, 1991.
Ogni racconto è un mondo che si apre all’immaginazione […]
immergersi in un racconto è entrare in una realtà parallela a
quella in cui stiamo vivendo.
P. Jedlowsky, Storie comuni. La narrazione della vita quotidiana, Bruno
Mondadori, Milano, 2000.
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La narrazione
Strumento principale della costruzione della conoscenza e della
trasmissione del sapere.
La narrazione è un modo per legare assieme i protagonisti e le
intenzioni del loro agire e dei loro rapporti, la particolarità della
situazione, le coloriture emotive che si colgono; […] è un tentativo
di elaborare un modello interpretativo di ciò che si vede o legge
per cercare di costruire il significato. (M. Livolsi, Manuale di
sociologia della comunicazione, Laterza, Bari 2000)
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Narrazione e realtà sociale
Le narrazioni che servono ad alimentare l’immaginario collettivo
sono le radici stabili su cui si fonda la cosiddetta conoscenza di
senso comune (P. L. Berger, T. Luckmann, La realtà come
costruzione sociale, Il Mulino, Bologna 1997).
La narrazione risulta essere quella valenza essenziale,
elementare, nel nostro addestramento alla vita sociale e per il
costituirsi della società (G. Simmel, Sociologia, Ed. di Comunità,
Milano 1989).
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Una delle caratteristiche delle società industriali avanzate è che
l’esperienza del drama costituisce ormai una componente
intrinseca della vita quotidiana, a un livello quantitativo che è così
infinitamente maggiore rispetto al passato da determinare un
fondamentale cambiamento qualitativo. Quali che siano le ragioni
sociali e culturali, è evidente che assistere a simulazioni
drammatiche di una vasta gamma di esperienze è ora una parte
essenziale dei nostri moderni modelli culturali.
R . Williams, Televisione. Tecnologia e forma culturale,
Editori Riuniti, Roma, 2000.
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Perché la fiction
• Costruisce un luogo di invenzione di forme
di esperienza
• Straordinario racconto reale
• Sistema narrativo centrale del tempo
presente
• Dilatatore della vasta gamma di situazioni
sociali a cui abbiamo accesso senza esservi
fisicamente presenti.
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Perché la fiction
Attraverso la fiction, la televisione racconta e, in
tal modo, rielabora e amplia un antica tradizione
di narrazione popolare.
Televisione come bardo della nostra cultura,
individuando una serie di similarità tra le funzioni
del narratore tradizionale e quelle del
contemporaneo televisivo.
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Il termine fiction
Nella lingua inglese si definiscono tutte le opere di immaginazione
e di fantasia e che esso deriva dal verbo latino fingere, che può
rivestire il triplice significato di modellare, immaginare e simulare.
La fiction lavora sul registro dell’immaginario, punto di coincidenza
di immagine e immaginazione (Morin)
Almeno da un punto di vista etimologico il termine sembra
inequivocabilmente contrapporsi al concetto di realtà.
Fiction e non fiction
La fiction, in tal senso, rappresenta un’importante e centrale
macrogenere della programmazione televisiva, che coinvolge tutti
quei testi basati sull’invenzione narrativa, sulla costruzione di un
universo verosimile rappresentato da ambienti, personaggi, azioni,
dinamizzati in un racconto.
Essa si pone come forma di narrativizzazione della società e
rappresenta uno dei mondi possibili in cui raccontarsi e su cui
raccontare.
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La fiction e il racconto della società
“La funzione narrativa della fiction è rappresentare il vissuto, la
società e la cultura di una comunità cui essa si rivolge e dalla
quale tanto più avrà una risposta convinta di partecipazione e di
consenso quanto più sarà in grado di dare voce al caleidoscopio
delle correnti di pensiero, degli stili di vita, dei costumi
e dei valori che la caratterizzano ”. (Monteleone)
Giovanni Prattichizzo Pagina 15
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Il termine fiction
Dispositivo narrativo in quanto offre storie e personaggi, luoghi e
ambienti, all’interno di una scansione diacronica di una serie di eventi.
Leonzi S., La fiction, Ellissi, Napoli, 2004.
Il concetto di fiction
Creazione, invenzione di cose immaginarie e irreali. (Larousse, 1996)
Opere di immaginazione e fantasia. (Milly Buonanno, 2002)
Lo spettatore tende ad attuare “quella sospensione dell’incredulità, e
accetta per gioco di prendere per vero e come detto sul serio ciò che
risaputamente è invece effetto di costruzione fantastica”. (Eco, 1991)
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La fiction tra finzione e realtà
Incontro di due dimensioni: quella simulatoria e quella narrativa.
Forma di narrativizzazione della società e rappresenta uno dei
mondi possibili in cui raccontarsi e su cui raccontare.
Un individuo che […] vede una soap opera non sta
semplicemente consumando un prodotto della fantasia, sta
esplorando possibilità, immaginando alternative […]
Thompson J. B., Mezzi di comunicazione e modernità, Il Mulino, Bologna, 1998.
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Le funzioni della fiction
• Affabulatoria
• Bardica
• Mantenimento della comunità
La forza dirompente dell’immaginazione narrativa consiste nella
forza di poter trascendere il reale fornendo quelle risorse che
permettono agli individui di costruire la propria identità.
Ricoeur P., Il tempo raccontato, Jaca Book, Milano, 1999.
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Alla ricerca di una lingua per la
fiction
• La televisione come agenzia formativa
nel secondo dopoguerra (1954)
• L’unificazione linguistica promossa dalla
televisione va vista, perciò, più che come
italianizzazione organica, come un
assorbimento sistematico e continuo di
vari tipi di lingua in tutte le possibili
situazioni.
• Lo sceneggiato radicava la letteratura
(lingua) nazionale.
Giovanni Prattichizzo Pagina 21
Fiction nell’era della crescita (nascita televisioni
commerciali)
Flusso delle importazioni dall’estero (Usa, America Latina, Giappone)
Crisi della produzione di fiction italiana
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Anni Ottanta
Il caso Dallas
Il caso La Piovra
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Storie di tutti i giorni
“Non voglio escludere nessuno dalla
mia vita, soprattutto tu”.
Giovanni Prattichizzo Pagina 25
Anni Novanta
Logica del flusso
Nuovo quadro normativo
Caduta dei pregiudizi-antiseriali e prima soap opera italiana:
Un posto al sole
Il domestico come indigenizzazione dello straniero
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Un parlato oralizzato e rimodellante
Il parlato trasmesso della fiction si distingue tanto dal parlato
programmato su scaletta dell’intrattenimento o dal parlato
trascurato di talk show e reality, quanto dal parlato scritto per
essere letto dell’informazione e della divulgazione (Diadori 1994,
Alfieri Bonomi 2008).
Parlato “oralizzato” (Alfieri 1997).
Rispecchiamento “rimodellante”.
Giovanni Prattichizzo Pagina 27
Un italiano “mimetico”
• “Lo so, ma penso a mia famiglia. Tu ha
perduto qualcuno, vero?” (Incantesimo).
• “Io sono assolutamente disponibile”
(Vivere)
• “Non posso dire di essere felice, no,
però quantomeno sono pronta ad
esserlo di nuovo” (Vivere)
Giovanni Prattichizzo Pagina 28
Code switching
• Continua alternanza e mescolanza
tra italiano e dialetto.
Giovanni Prattichizzo Pagina 29
“Vi immaginate le facce dei miei
amici se gli dico che mio padre si è
fidanzato?” (Ciccio)
“E pensare che io un anellino
all’ombelico me lo sarei messo
volentieri”. (Alice)
“Eh, voglio arrivare al punto che,
ove mio consuocero si sposasse
con lei, quei poveri ragazzi non
avrebbero più referenti”. (Nonna
Enrica)
“Questo è l’unico caso che sono
contento che non sei mio padre”. (Alberto)
Giovanni Prattichizzo Pagina 30
L’italiano nella fiction
La medietà espressiva anima il lessico, denso di genericismi
(roba, fare, cosa, coso) e di colloquialismi (cavarsela, farcela),
diminutivi, vezzeggiativi, elativi come l’imperversante un sacco di.
Familiarizzazione con la storia narrata.
Stile artefatto: “Se vuole trovare un capro espiatorio su cui
buttare il suo dolore e attenuare la sua sofferenza faccia pure,
ma non finga di non conoscere la verità” (Incantesimo).
Giovanni Prattichizzo Pagina 31
Il dialetto nella fiction
• Lingua e dialetto si opponevano diametralmente nel passato
televisivo.
• Le varietà locali compaiono in misura pari alle varietà sociali.
• Fattore di rispecchiamento sociolinguistico (Raffaelli 1983).
“Vui pazziate! ma vi pare che se c’entravo qualcosa i’ me ne
turnava a casa accussì! ve l’ho detto! pe’ fammi beccare
accussì….” (La squadra).
Giovanni Prattichizzo Pagina 32
“Parlano come noi!”: l’italiano della fiction in
costume
• L’ambientazione linguistica è
approssimativa o addirittura
anacronistica.
• “E comme no! ’na vagliona,
perdonatemi, ’na signorina bella
come voi fa sempre piacere averla
’n capo, e poi voi siete
simpaticissima, date retta a me”
(Sasà).
Giovanni Prattichizzo Pagina 33
“Parlano come noi!”: l’italiano della fiction in
costume
• “Perché te ti stai mettendo in un brutto
pasticcio”.
• “Il signor conte… c’ha un certo/ interesse
per te”.
• “Ve ne venite fuori che ripartite”.
Giovanni Prattichizzo Pagina 34