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Dipartimento di Culture, politica e società
L'EUROPA NEL DISCORSO PUBBLICO LOCALE Un’analisi della stampa periodica piemontese
Responsabile scientifico: Franca Roncarolo
Relazione Finale
Progetti Fondazione CRT 2010
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Hanno partecipato alle diverse fasi della ricerca: Marinella Belluati (ricercatrice TI) che ha curato il rapporto, Giuliano Bobba (assegnista), Sara Minucci (PhD) e Daniela Vismara (contratto di ricerca) che hanno raccolto e analizzato i dati.
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INDICE EUROPA, COMUNICAZIONE LOCALE E SFERA PUBBLICA. LE PREMESSE DELLA RICERCA
p. 5
Le testate osservate p. 7 La metodologia di ricerca p. 9 L’ANALISI QUANTITATIVA p. 11
La visibilità delle istituzioni europee p. 13 Chi ci mette la faccia! La visibilità dei commissari e dei parlamentari europei nella stampa locale in Piemonte
p. 19
I FOCUS TEMATICI DELL’ANALISI QUALITATIVA p. 25 Agricoltura p. 26 Immigrazione p. 28 Ambiente p. 30 Crisi economica p. 31 CONCLUSIONI p. 33 BIBLIOGRAFIA p. 35
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EUROPA, COMUNICAZIONE LOCALE E SFERA PUBBLICA. LE PREMESSE DELLA RICERCA Nonostante i numerosi ostacoli che ne hanno rallentato il cammino, non ultimi quelli posti dalla crisi economica e finanziaria che ha investito il mondo occidentale, il delicato processo di costruzione dell’Europa sta comunque procedendo. A testimoniarlo, una volta di più, sono sia le recenti decisioni prese dalla BCE in materia di politica economica e monetaria, sia la ratifica del trattato di Lisbona che ha imposto un nuovo assetto all’Europa. Molte sono però le questioni che restano aperte. In particolare, se dal punto di vista delle pratiche economiche i dispositivi di integrazione continuano il loro corso, imponendo agli stati nazionali di adeguarsi sempre di più a standard europei in diversi campi d’azione, più complesso è il quadro politico. Su questo versante, il processo d’integrazione tra gli stati membri è sempre più spesso minato da forme di nazionalismo antieuropeista che rallentano la costruzione di una vera e propria cittadinanza europea. Il problema è in primo piano nell’agenda della UE e diverse sono state le strategie adottate per incoraggiare la crescita di una sfera pubblica capace di integrare maggiormente i paesi membri. Sul piano culturale, negli ultimi anni vi è stato un grosso investimento volto a sostenere le politiche di comunicazione dell’Europa nella convinzione che esse rappresentino un passaggio fondamentale per ridurre il deficit democratico e informativo perché, come è stato segnalato, “la democrazia può prosperare solo se i cittadini sanno cosa sta succedendo e possono parteciparvi attivamente”1. Tra i passaggi più significativi di questo processo alcuni meritano in particolar modo di essere ricordati. Nel 2005 la Commissione europea ha elaborato un piano d’azione (Piano D) per migliorare la comunicazione istituzionale e il rapporto con i cittadini, piano poi sviluppato nel Libro Bianco del 2006 in cui sono state dettate le principali linee di una politica di comunicazione europea focalizzata a recuperare consenso e legittimazione tra i cittadini. Nel 2007, con il documento Communicating Europe, la Commissione europea ha cercato di definire ancora meglio gli obiettivi e gli strumenti della comunicazione istituzionale dell’EU, obiettivi recepiti anche dal Parlamento europeo che ha elaborato una propria strategia comunicativa (Cornia, 2010) vista all’opera durante le elezioni europee del 2009 (Belluati, 2010). Tra le varie linee guida delineate dai piani di comunicazione dell’Unione, un punto centrale è stato quello di promuovere il coinvolgimento diretto della dimensione locale nei processi di costruzione della sfera pubblica europea. Gli obiettivi sono duplici: il primo è quello di aumentare la consapevolezza dei cittadini europei agendo direttamente sulla costruzione di un’identità condivisa, il secondo è quello di by-‐passare le resistenze nazionali parlando direttamente ai cittadini. Negli intenti di Bruxelles è abbastanza chiara la necessità di lavorare alla costruzione di una sfera pubblica europea come passaggio essenziale per migliorare la comprensione e la condivisione delle decisioni tra i cittadini dell'UE. Inoltre il rapporto con il locale viene inteso dalle istituzioni comunitarie anche come uno spazio di ascolto in cui tutti i pezzi che compongono il puzzle Europa possono manifestare le proprie differenze e confrontarsi tra di loro. L’istituzione del “Commitee of the Regions”, presieduto nell’ultimo mandato dall’ex presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, ha come mission proprio l’agevolazione dei processi di integrazione politica e culturale delle diverse
1 Cit. introduzione “Libro Bianco su una politica europea di comunicazione” 2006.
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realtà e lo stimolo al partenariato europeo. Va da sé che il processo di costruzione della sfera pubblica europea non può essere inteso come mera questione di “comunicazione”, ma è altrettanto evidente che questa rappresenta un passaggio ad un tempo virtuoso e ineludibile. Una considerazione che si sente spesso fare a proposito del coverge dell’Europa è che l’Unione è difficile da comunicare! Vera o presunta, questa valutazione rimanda ad un insieme più complesso di criticità. Che vi sia un problema di contenuti è fuori di dubbio: l’Europa non è sempre appealing per i circuiti informativi e per i cittadini, anzi è spesso una presenza scomoda che impone limitazioni pesanti e avanza critiche che infastidiscono i governi nazionali. Al di là dei contenuti, però, vi sono ostacoli, per così dire, strutturali: la comunicazione dell’Europa è anche un problema di fonti e di apparati, come dimostrano le difficoltà di rapporto tra le macchine politico-‐burocratiche di Bruxelles, degli stati nazionali e del settore giornalistico-‐informativo. Del resto, il fatto che la comunicazione dell’Europa sia sempre più multilevel è un’affermazione difficile da smentire. In un quadro dove contano ancora moltissimo le relazioni comunicative tra gli stati, i flussi di comunicazione da, e verso, l’Europa rappresentano un punto delicato. Sul piano nazionale l’attenzione verso le issues europee, pur con tutte le difficoltà note da tempo (Schlesinger, 1999; de Vreese, 2001; Shatham, 2006; Pfetsch et al., 2008), è ormai un fatto concreto. Ed anche il flusso delle notizie europee a sfondo locale sta diventando una questione sempre più rilevante. Sostengono i responsabili delle politiche di comunicazione dell’UE che il fine è quello di arrivare ad un numero sempre maggiore di persone, per questo si è ritenuto necessario agire soprattutto sulle reti locali nella convinzione che possano concorrere ad influenzare e modificare i processi di opinione. Una delle linee guida della Politica di Comunicazione Europea è stata proprio quella di aumentare il coinvolgimento delle realtà locali, delle loro istituzioni, della società civile e degli stakeholders, utilizzando i canali di comunicazione per pubblicizzare le istituzioni e avvicinarle ai cittadini. L'approccio “go local”2, per l’UE, rappresenta una strategia di comunicazione pianificata per raggiungere il cittadino e influire sull'opinione pubblica. Al punto che, per vari anni, l’Ufficio Stampa della Rappresentanza della Commissione Europea di Milano ha sostenuto un progetto di networking dei media locali proprio con l’obiettivo di avvicinare l’informazione sul territorio alla dimensione europea3. Coerentemente con gli elementi sin qui richiamati, da diversi anni il gruppo di ricerca che ha dato vita all’Osservatorio dell’Università di Torino sulla Comunicazione Politica ha avviato una rete di rapporti di collaborazione e ricerca volta ad approfondire i flussi di comunicazione locale a vario titolo riguardanti l’Europa. In particolare, dal 2006 si sono attivati numerosi contatti con gli uffici della Rappresentanza Europea di Milano e con l’agenzia Europ Direct della Provincia di Torino. Il progetto di ricerca di cui qui si presentano i dati conclusivi ha avuto inizio nel 2007, nel momento di massima attenzione al tema della sfera pubblica europea, ed è continuato – anche grazie al contributo della Fondazione CRT – sino al 2011. Ciò ha
2 Il termine ‘go local’ utilizzato dalla pianificazione europea, riprende quello che nella letteratura sulla post modernità Robert Robertson (1992) definisce come tendenza glocal” sostenendo che di fronte alle sfide globali la dimensione territoriale acquista nuova forza e nuovo valore nel definire le relazioni. 3 A tal proposito, è giusto ricordare che il merito di tale iniziativa va in larga parte al dirigente preposto all’Ufficio Stampa della Rappresentanza della Commissione Europea di Milano negli anni passati, Matteo Fornara. Dopo l’approvazione del trattato di Lisbona, la DG Comm ha ritenuto conclusa l’esperienza e ha deciso di non sostenerla più economicamente. Nonostante l’interruzione, il progetto ha comunque prodotto una sorta di capitale sociale all’interno dei piccoli media locali che anche in assenza di stimoli istituzionali pare vivere di vita propria.
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permesso di verificare il processo di sedimentazione della issue Europa nell’agenda dei media locali che operano in Piemonte, una delle regioni più industrializzate del nord Italia, che può vantare una radicata tradizione di giornalismo locale4. La ricerca sulle rappresentazioni dell’Europa nei periodici piemontesi ha considerato la presenza di temi e soggetti europei nel coverage della stampa locale piemontese misurandola in termini di volume di notizie e approcci giornalistici. Il progetto si è posto come principale obiettivo quello di monitorare la funzione d’agenda che la stampa locale ha rivestito nei confronti delle tematiche europee, nell’ipotesi di verificare le aspettative attese dal piano d’azione del 2005. Il Rapporto sull’offerta informativa locale, oltre a fornire il trend della notiziabilità, ha cercato di registrare i cambiamenti giornalistici significativi nel modo di rappresentare l’Unione Europea e le sue istituzioni. Come criterio di selezione si è scelto di osservare sistematicamente il primo semestre di ogni anno (1° gennaio -‐ 30 giugno)5 compiendo due tipi di indagine a) un’indagine quantitativa sulle pagine contenenti riferimenti all’Europa e alle sue istituzioni più importanti6; b) un’analisi più qualitativa concernente la visibilità di alcune issues scelte tra quelle di maggior interesse per il territorio piemontese. Per questa ragione, si è deciso di mettere a confronto nel tempo alcune questioni significative che, seppur con valenze differenti, definiscono meglio il quadro di relazioni tra il sistema Piemonte e l’Unione europea. Primo fra tutti, si è scelto il tema dell’agricoltura, questione a forte impatto locale, data la vocazione agricola della regione, che rimanda ad uno dei settori strategici più importanti, organizzato da forti lobby di interesse territoriale e le cui politiche regolative sono dettate quasi esclusivamente dalla UE. Un altro ambito di approfondimento ha riguardato la questione dell’immigrazione, un tema di portata globale, che riguarda con particolare intensità la comunità locale dove la presenza straniera è piuttosto elevata7, ma su cui manca un intervento europeo incisivo. Altre due dimensioni che in questi anni hanno fortemente strutturato il rapporto tra territorio e UE sono state l’ambiente e la crisi economica. La prima è una questione di forte impatto locale dal punto di vista normativo e culturale; la seconda è presente nell’agenda pubblica dalla fine del 2008, quando si è configurata come l’urgenza del momento.
4 Il circuito dei giornali locali in Piemonte vanta una solida tradizione giornalistica, assai radicata sul territorio (Marletti, 1987). La diffusione delle testate locali in Piemonte raggiunge infatti complessivamente circa 600 mila copie a settimana, motivo per il quale la stampa regionale piemontese può essere definita un “grande giornale diffuso sul territorio” con un bacino “ipotetico” di lettori superiore ai 2,5 milioni, su un totale di circa 4 milioni e 400 mila abitanti. Poiché, infatti, i giornali locali sono in maggioranza settimanali o bisettimanali, le copie rimangono più giorni nelle case e possono quindi essere lette da più di una persona. Proprio questo aspetto mette in evidenza una delle caratteristiche più importanti della stampa, cioè quella di essere principalmente uno strumento di approfondimento, in contrasto rispetto al flusso costante delle informazioni che provengono dalla televisione, dalla radio e da internet. Per un panorama della stampa locale si veda www.regione.piemonte.it/mentelocale. 5 Ad eccezione del 2007 in cui si sono invece indagati soltanto i primi 4 mesi. 6 Nel computo dei dati sono state conteggiate il numero di pagine contenenti articoli in cui venivano citati i generici termini Europa, europeo ed “europea o i nomi dei commissari e delle principali istituzioni europee. 7 In base ai dati ISTAT, il 1 gennaio 2010 risiedevano in Piemonte 377.241 stranieri. Il Dossier statistico Caritas stima che fossero presenti 411.500 stranieri regolari, compresi coloro che non sono ancora registrati in anagrafe (Caritas/Migrantes, 2010, p. 338). (Fonte Osservatorio Ires Piemonte, 2010)
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Le testate osservate L’analisi è stata condotta attraverso l’interrogazione della banca dati della Regione Piemonte “MenteLocale”8, piattaforma di archiviazione e consultazione dell’informazione stampata piemontese messa a punto dall’Ufficio Stampa della Regione in collaborazione con il CSI. MenteLocale è un progetto di archiviazione e digitalizzazione dei prodotti della stampa locale (quotidiani e periodici) a cui attualmente hanno aderito 64 testate locali (rispetto alle 67 censite), praticamente l’intero universo della stampa locale piemontese9. L’elenco completo delle testate consultate, suddiviso per provincia, restituisce la fotografia di un sistema giornalistico locale molto radicato e che mantiene una forte vocazione di rappresentanza delle comunità locali di riferimento. § Provincia di Torino: Canavese, Corriere Chieri, Corriere Moncalieri, Cronaca Qui Torino,
Eco Chisone, Eco Mese, Gazzetta Canavese, Luna Nuova, Mercoledì, Notizie Comune, Nuova Periferia Chivasso, Nuova Periferia Settimo, Nuova Voce Settimo, Risveglio Canavese, Risveglio Popolare, Sentinella Canavese, Valsusa, Voce Canavese, Voce del Popolo.
§ Provincia di Alessandria: Ancora, Monferrato, Nostro Giornale, Novese, Panorama Novi, Panorama Tortona, Piccolo, Il Popolo, Vita Casalese, Voce Alessandrina.
§ Provincia di Asti: Gazzetta di Asti, Nuova Provincia Asti.
§ Provincia di Biella: Biellese, Eco Biella, Nuova Provincia Biella.
§ Provincia di Cuneo: Bisalta, Bra Oggi, Corriere Saluzzo, Corriere Savigliano, Cuneo Sette, Guida, Gazzetta d’Alba, Nuova Gazzetta Saluzzo, Nuovo Braidese, Piazza Grande Fossano, Provincia Granda, Saluzzo Oggi, Saviglianese, Unione Monregalese.
§ Provincia di Novara: Azione, Corriere Novara, Novara Oggi, Tribuna Novarese.
§ Provincia di Verbania: Eco Risveglio Ossola, Eco Risveglio Verbano, Prealpina.
§ Provincia di Vercelli: Corriere Eusebiano, Corriere Valsesiano, Gazzetta, Notizia Oggi Borgosesia, Notizia Oggi Vercelli, La Sesia.
8 Mentelocale nasce dopo nel 2006, quando la Direzione comunicazione della Giunta regionale del Piemonte, allora guidata da Mercedes Bresso, affida al Csi Piemonte la realizzazione di una piattaforma tecnologica per poter consultare le fonti giornalistiche del territorio in modalità digitale e in un’unica interfaccia. Il fine è quello di favorire il lavoro dell’ufficio stampa nella realizzazione delle rassegne stampa digitali. “Ogni giorno nella Piattaforma dell’informazione giornalistica regionale entrano oltre 1.000 documenti pdf (corrispondenti ad altrettante pagine di giornale), circa 50 comunicati stampa e molte immagini fotografiche. Dal 2006, i documenti pdf archiviati sono già oltre 1 milione e 200mila, i comunicati stampa oltre 11mila. Un motore consente la rapida ricerca per parole chiave su tutti i documenti presenti in archivio”. La sperimentazione è stata resa possibile da una collaborazione con tutti gli editori locali, e in particolare con la loro associazione (FIPEG), rappresenta una innovazione che ha portato all’interno dell’amministrazione pubblica regionale tecnologie già in uso nelle grandi imprese editoriali. (informazioni dal sito www.regione.piemonte.it/mentelocale) 9 A partire dal 2006, questo archivio digitale raccoglie in modo puntuale e continuativo le pagine dei giornali locali piemontesi e delle edizioni piemontesi dei giornali nazionali. L’edizione di ciascuna copia, in formato pdf, viene caricata in un archivio consultabile elettronicamente, messo a disposizione delle testate giornalistiche e dei soggetti istituzionali che ne fanno richiesta. Il database consente di effettuare ricerche sulle pagine selezionando da una a tre unità testuali, che possono essere ricercate combinando tre operatori booleani: “and”, “near” o “not”.
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Grafico 1 La stampa periodica nelle province in Piemonte (nr. testate)
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43 3
23
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0
2
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6
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12
14
16
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20
Torino Cuneo Alessandria Vercelli Novara VerbanoCusioOssola
Biella Asti edizionilocali quot.nazionali
Un elemento significativo, che conferma il radicamento di queste testate, è dato dalla loro periodicità10; la cadenza di uscita più frequente è quella settimanale e bisettimanale, rispettivamente 43 e 13 testate, ma non va nemmeno trascurato il fatto che esistono diversi quotidiani locali e importanti testate nazionali, come La Stampa, la Repubblica, e Il Giornale del Piemonte (allegato a il Giornale), che hanno una sezione locale giornaliera molto seguita11. La metodologia di ricerca Le ricerche compiute sono state diverse, da quella più generica realizzata utilizzando il termine Europa e le sue derivazioni semantiche, ad una più specifica che ha invece estratto gli articoli in cui comparivano riferimenti precisi alle principali istituzioni europee e ai suoi rappresentanti (commissari ed europarlamentari eletti nel Nord Ovest). La selezione per il focus qualitativo è stata invece compiuta associando al termine Europa alcune parole chiave qualificanti l’argomento indagato. Lo scopo non è stato tanto quello di ottenere dati puntuali, quanto piuttosto di estrarre un corpus di articoli da cui derivare i principali approcci giornalistici locali sull’Europa. È bene dunque precisare che i dati quantitativi che verranno qui riportati si riferiscono al numero di pagine in cui compaiono le parole chiave da noi inserite e non al numero di articoli che le contengono. Dal punto di vista della ricerca, questo rappresenta un limite dello strumento utilizzato che ha costretto ad un supplemento di
10 Il campione di ricerca è così costituito: 6 quotidiani (Gazzetta di Vercelli, Il Giornale del Piemonte, La Prealpina, Cronaca Qui Torino e le edizioni locali de La Stampa e de La Repubblica); 12 bisettimanali (Il Biellese, Corriere di Chieri, Eco di Biella, Eco Risveglio Ossola, Luna Nuova, Monferrato, Notizia Oggi Borgosesia, Nuova Provincia Asti, Nuova Provincia Biella, Sentinella del Canavese, Sesia, Tribuna Novarese); 2 trisettimanali (Corriere di Novara e Piccolo); un mensile (Eco Mese); 43 settimanali (i restanti nell’elenco). 11 Il dato Ads aggiornato al settembre 2011, parlava di una tiratura media giornaliera di 1.130.221 copie complessivamente vendute dai tre quotidiani in Piemonte, pari al 15% del volume nazionale (www.adsnotizie.it).
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indagine per poter valutare il grado di affidabilità di un’analisi di questo tipo. La verifica a campione ha stimato una probabilità molto bassa che in una stessa pagina vi fosse più di un articolo dedicato all’Europa (stima intorno al 6%); per cui il dato sul pdf può considerarsi attendibile e sovrapponibile all’articolo. La limitatezza dei campi di ricerca, va ricordato, non consente di raffinare più di tanto l’interrogazione, tuttavia, il metodo di indagine ha offerto la possibilità di impostare ricerche quantitative di flusso la cui reiterazione nei quattro anni ha reso possibile ricostruire un quadro significativo.
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L’ANALISI QUANTITATIVA
La ricerca quantitativa sul coverage è stata principalmente indirizzata a rilevare la frequenza con cui, nei primi sei mesi degli anni considerati, sono comparse pagine in cui era presente un riferimento all’Europa. Prima di iniziare l’analisi dei dati è opportuno precisare che le informazioni estratte dall’archivio sono ancora piuttosto “sporche” per via delle limitate possibilità di filtro consentite dalla maschera di interrogazione. La stringa di ricerca utilizzata ha compreso i seguenti lemmi: Europa, Europeo/a/e/i e UE. Da una verifica sul contenuto degli articoli fatta a campione, l’uso dei lemmi è risultato a volte improprio, nel senso che venivano selezionati anche articoli che utilizzavano il termine Europa in modo non adeguato alle finalità della ricerca. Molto spesso, infatti, il termine “Europa” e le sue declinazioni possono comparire in indirizzi (viale Europa), in nomi di istituti scolastici (istituto europeo) e in insegne di esercizi commerciali (tintoria Europa, ristorante Bella Europa). Questi riferimenti si possono escludere solo manualmente12. Se per la ricerca ciò ha rappresentato una tendenziale distorsione, da un punto di vista più complessivamente interpretativo ha invece costituito una scoperta interessante. Mentre, infatti, il discorso pubblico non tematizza a sufficienza l’Europa, il linguaggio corrente ne utilizza i termini in modo molto più disinvolto per impreziosire sigle o aggettivare sostantivi di uso corrente. Ed è indubbiamente significativo che – nonostante il ritardo della politica e del giornalismo – l’Europa, le sue parole e la sua bandiera rappresentino un claim dotato di grande appeal per la comunicazione diffusa. Per tentare di “ripulire” i dati e ridurre quanto più possibile il margine di distorsione, si è comunque deciso di usare alcuni accorgimenti, come quello di escludere dalla rilevazione le pagine di sport che alteravano notevolmente i dati ottenuti, senza per altro accrescere la significatività dell’indagine13. I risultati di questo primo livello di ricerca sono i seguenti: Tabella 1 Riferimenti all’Europa nella pagine dei periodici locali piemontesi
2007 * 2008 2009 2010 2011 Gennaio 1.060 3.002 2.306 2.732 2.094 Febbraio 1.051 2.946 2.353 2.884 2.450 Marzo 1.545 2.832 2.781 3.311 3.058 Aprile 1.356 3.302 2.616 2.913 3.020 Maggio 3.427 3.118 3.228 3.077 Giugno 4.769 3.024 3.107 3.304 Totale riferimenti 5.012 20.278 16.198 18.175 17.003 Media Mensile 1.253 3.380 2.700 3.029 2.834 * il dato del 2007 è stato rilevato solo fino ad aprile;
12 I limiti della ricerca sull’archivio digitale rendono più difficile stimare lo scarto, se non passando attraverso il controllo sul testo cartaceo. 13 Dal momento che il programma non dà la possibilità di isolare le varie sezioni del giornale, si è ritenuto ragionevole escludere - ricorrendo alla funzione del “not” – le pagine dedicate allo sport impostando la ricerca in modo da escludere le pagine in cui erano presenti le parole “Europa”, “europeo” ed “europea” “calcio” e “sport”. Un controllo a campione ha confermato un miglioramento del risultato finale.
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Il grafico 2 visualizza più chiaramente l’andamento delle citazioni nel corso del periodo preso in esame. Grafico 2 -‐ Riferimenti generici all’Europa nei giornali locali in Piemonte (confronto 2007-‐2011)
0
1.000
2.000
3.000
4.000
5.000
Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno
2007 2008 2009 2010 2011
Grafico 3 Deviazione standard dalla media del periodo
-‐1.500
-‐1.000
-‐500
0
500
1.000
2007 2008 2009 2010 2011
Come si può notare, l’andamento dei riferimenti generici evidenzia una tendenziale crescita di articoli in cui è presente un riferimento all’Europa, crescita che appare più sensibile a partire dall’aprile 2008. Va segnalato che nel 2007 le testate consultabili erano 46 e non 64 come negli anni successivi, dato che in parte ridimensiona, ma certo non smentisce, il trend. Negli ultimi tre anni l’andamento complessivo può considerarsi stabile con un picco nel 2010 da
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collegarsi sostanzialmente all’aumento di riferimenti alla crisi economica e al ruolo regolativo dell’Europa.
Un elemento che ci pare importante sottolineare è l’incremento della notiziabilità locale dell’Europa dato da alcune “abitudini” giornalistiche che si stanno affermando. Ci sono, ad esempio, alcune testate locali che ospitano rubriche quasi fisse sull’Europa14 come l’Eco di Biella, il Corriere di Novara (NO), La Voce del Popolo (TO) ed Il Piccolo (AL). Riteniamo che questo sia indicativo di una direzione informativa che dovrebbe essere seguita con maggior attenzione: in molti casi si tratta di prodotti editoriali curati direttamente dai Members of European Parliament (da qui in avanti MEPs) quando vogliono stabile un rapporto comunicativo con il proprio bacino elettorale. Il che va a rafforzare la visibilità del singolo, ma stabilisce un legame importante tra territorio e dimensione europea. La visibilità delle istituzioni europee Dopo la prima rilevazione generale, l’interesse dei giornali locali piemontesi nei confronti dell’Europa, delle sue istituzioni e dei suoi soggetti è diventato oggetto di approfondimento quantitativo. Le regole del newsmaking ci insegnano che uno dei criteri di selezione delle notizie si basa proprio sull’importanza del ruolo del soggetto coinvolto e sulla prossimità territoriale della notizia (Wolf, 1985); nel caso della presenza dell’Europa sui giornali locali si è notato che essa è diventata oggetto di discorso soprattutto quando le sue azioni hanno prodotto ricadute sul territorio. Dal punto di vista lessicale, la ricerca è stata più semplice e la dispersione minima in quanto la presenza dell’Europa nella sua dimensione ufficiale è stata rilevata utilizzando direttamente i nomi delle sue istituzioni “Unione europea”, “Commissione europea”, “Parlamento europeo”, “Consiglio europeo” e “Banca centrale europea”, facili da selezionare perché semanticamente non ambigui. L’approccio quantitativo non permette di dire molto sul grado di approfondimento giornalistico dedicato, ma la serie storica che si è ottenuta rappresenta un indicatore della visibilità all’interno del circuito locale della notizia. Il primo dato che emerge è che dal 2007 al 2011 vi è stato un andamento discontinuo dei riferimenti alle istituzioni europee nella stampa piemontese, che in controtendenza con l’andamento della visibilità generale risulta essere in parziale flessione. Unica eccezione è il 2009 in cui si registra un incremento spiegabile con le consultazioni per eleggere il VII Parlamento Europeo che – come documentato più approfonditamente altrove (Roncarolo 2010) – hanno generato un leggero aumento dell’interesse giornalistico. Nel 2010 e nel 2011 il numero di riferimenti diminuisce di molto, anche se non scende al di sotto dei livelli del 2008. Tenuto conto che, come si è detto, dal 2010 il progetto avviato dalla Rappresentanza di Milano nei confronti della stampa locale ha quasi cessato di essere operativo, il dato mette in evidenza una sorta di normalizzazione del volume d’attenzione.
14 Va citata la rubrica “Diario europeo”, tenuto dall’on. Gianluca Susta, eurodeputato del Partito Democratico, il lunedì su “L’Eco di Biella”, come esempio di imprenditore politico del discorso sull’Europa. Si tratta di un esempio di investimento diretto e personale degli eurodeputati sul territorio nei fatti poco perseguito dai candidati eletti al Parlamento Europeo come si vedrà più avanti.
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Tabella 2 -‐ Le istituzioni europee nella stampa locale piemontese
Unione Europea Parlamento Europeo
Commissione Europea
Consiglio d'Europa
Banca Centrale Europea
2008 1.531 280 433 55 236 2009 1.493 953 322 62 165 2010 1.812 412 380 42 85 2011 1.655 339 374 81 114 6.491 1.984 1.509 240 600
Analizzando i riferimenti alle singole istituzioni, la prima osservazione che balza agli occhi è che il termine “Unione europea” ottiene il maggior numero di citazioni in tutti gli anni presi in esame. A seguire vi sono il “Parlamento europeo” e la “Commissione europea”; mentre – salvo momenti eccezionali come l’esplodere della crisi finanziaria nel 2008 – i riferimenti alla “Banca Centrale Europea”15 e al “Consiglio europeo” restano nell’insieme assai limitati. Questo dato conferma quanto già messo in luce dalla ricerca del 2007. Il numero di riferimenti all’etichetta “Unione europea” è sempre maggiore poiché si tratta di un termine usato dal linguaggio giornalistico in modo spesso generico, al contrario di quanto avviene per le altre istituzioni che, quando sono presenti negli articoli, lo sono in maniera più pertinente. Un’altra ragione strettamente collegata alla genericità del riferimento è individuabile nel deficit di conoscenza che il giornalismo italiano dimostra di avere per quanto concerne le funzioni istituzionali europee: in assenza di una richiesta netta da parte dell’opinione pubblica, quando scrivono di questioni europee – per evitare errori – i giornalisti preferiscono usare una terminologia quanto più possibile generica. Da un’analisi più approfondita sembrerebbe però che negli ultimi anni la competenza giornalistica in materia di Europa stia migliorando: una lettura a campione degli articoli ha mostrato un maggior grado di pertinenza nel modo di parlare dei soggetti europei. La ricerca ha registrato nel tempo un incremento nell’interesse del giornalismo locale verso il funzionamento dell’Europa, che può anche essere l’esito del successo della strategia comunicativa messa in atto dall’Unione. Naturalmente, resta comunque da verificare se la maggior competenza informativa di chi scrive si sia in qualche modo riverberata anche sulle competenze del pubblico. Così come non si può fare a meno di notare, con sguardo critico, che gli sforzi di tematizzazione dell’Europa sul territorio operati dalle istituzioni comunitarie hanno sopperito ad un vuoto di comunicazione imputabile agli attori locali che per mission dovrebbero difendere gli interessi europei sul territorio16. Grafico 4 La visibilità delle istituzioni europee nella stampa locale piemontese (nr di riferimenti)
15 In questo caso si è effettuata la ricerca inserendo come unità d’analisi sia “Banca Centrale Europea”, sia “BCE”, dal momento che si tratta di un acronimo molto utilizzato nel linguaggio giornalistico e ben identificabile nel database. Al contrario, per “Unione europea” non si è potuto ricercare anche l’acronimo “UE” poiché la Piattaforma dell’informazione locale avrebbe rilevato tutte le volte in cui compaiono le due vocali appaiate in qualsiasi parola. 16 Per un’argomentazione più approfondita si rimanda a Marletti, “Unione europea, media e clima d’opinione tra due campagne elettorali (1999-2004)”, (Marletti, Mouchon, 2005, pp 15-55).
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280
433
55
236
953
322
62165
1.812
412 380
42 85
1.655
81 114
1.531 1.493
374339
0
200
400
600
800
1.000
1.200
1.400
1.600
1.800
2.000
Unione Europea CommissioneEuropea
Parlamento Europeo Consiglio d'Europa Banca CentraleEuropea
2008 2009 2010 2011
Un ulteriore dato che conferma la maggior competenza giornalistica dei media locali nei confronti dell’Europa è il progressivo aumento di articoli più approfonditi e pertinenti: la selezione “grezza” è stata oggetto di scrematura e classificazione che hanno documentato una significativa crescita dei riferimenti centrati in modo specifico sui temi europei. È inutile dire che l’incremento del 2009 è dovuto in larga misura all’effetto prodotto dalle elezioni che hanno focalizzato maggiormente i riferimenti all’Europa ed aumentato in misura sensibile la pertinenza delle citazioni.
Tabella 3 I riferimenti complessivi alle istituzioni europee
Riferimenti generici
Riferimenti specifici
Riferimenti complessivi Incidenza %
2008 2.190 345 2.535 14% 2009 1.522 1.473 2.995 49% 2010 1.748 983 2.731 36% 2011 1.676 887 2.563 35% Questo fattore, unito ad una maggior familiarità del giornalismo locale con l’Europa per le ragioni già espresse in precedenza, parrebbe aver innescato un ciclo virtuoso che meriterebbe di essere monitorato con attenzione nel tempo. Grafico 5 Incidenza riferimenti specifici alle istituzioni europee (dato complessivo)
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2008 2009 2010 2011
Riferimenti generici riferimenti specifici
L’analisi compiuta in modo più approfondito sugli articoli in cui vi è stato un alto grado di pertinenza del discorso giornalistico dedicato all’Europa ha poi permesso di verificare la correlazione fra visibilità e issues al centro degli articoli. Come era ovvio attendersi, nella quasi totalità dei casi è stata la territorialità nella notizia a determinarne la selezione e a incrementare la qualità del discorso. Ciò a dire che quando l’attività europea determina e coinvolge direttamente le realtà locali anche la precisione giornalistica migliora. L’interpretazione a cui questi dati inducono è che più il peso delle decisioni europee è reso concreto e tangibile, più il discorso pubblico locale (ma non solo) tende a metterlo meglio a fuoco, innescando effetti potenzialmente virtuosi nell’opinione pubblica. L’analisi degli articoli di approfondimento sull’Europa nelle sue diverse dimensioni conferma che nella scelta delle notizie la localizzazione gioca sempre un ruolo centrale: tanto più i fatti incidono sul territorio, tanto maggiore è lo spazio ad essi dedicato. Inevitabilmente le politiche europee che hanno effetti diretti sulle realtà locali mettono in moto azioni di lobby territoriali che trovano più facilmente spazio sui media. I riferimenti espliciti all’Unione Europea in questi anni hanno riguardato diverse questioni locali facili da prevedere: dalla vicenda della Linea ad alta velocità Torino-‐Lione – la contestatissima TAV – alle norme per ridurre le emissioni delle polveri sottili, dalle sanzioni europee per le quote latte ai fondi di finanziamento per il settore agricolo e al riconoscimento dei marchi di qualità per i prodotti agroalimentari piemontesi. In anni recenti hanno tuttavia trovato spazio temi più nuovi. articoli sulle conseguenze locali delle misure europee anche in altri ambiti quali, ad esempio, la questione dell’accoglienza dei profughi dopo la Primavera araba del 2011 e i respingimenti alla frontiera, che hanno procurato non pochi rimproveri alla gestione europea, legittimandone tuttavia nel contempo il ruolo istituzionale. Nell’analisi di questi quattro anni è stata invece piuttosto sotto traccia l’agire comunicativo dei MEPs eletti nella Circoscrizione 1 (Piemonte, Liguria e Lombardia), ossia di coloro che potenzialmente potrebbero influenzare in misura maggiore il coverage locale sui temi europei. Sono tutto sommato pochi gli articoli generati dalle loro iniziative. Con l’eccezione dell’on. Borghezio, che ha più volte occupato le cronache locali con le sue provocazioni, la maggior parte degli eurodeputati sono stati silenti in questi anni.
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Se l’aumento di interesse specifico è un dato rilevante che emerge da questa analisi, va però anche tenuto in considerazione il fatto che una maggior consapevolezza può portare all’erosione di quello che Bréchon (et al. 1985) definisce il consenso permissivo, ovvero di quel sentimento pregiudizialmente favorevole verso l’Europa, a lungo concesso dai suoi cittadini, che inizia a declinare di fronte a decisioni più hard, come è stata l’introduzione dell’euro, ma anche le politiche che limitano l’azione del territorio. Grafico 6 Incidenza riferimenti specifici alle singole istituzioni europee
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2008 2009 2010 2011
Unione Europea Commissione Europea Parlamento EuropeoConsiglio europeo Banca Centrale Europea Totale
L’analisi degli articoli che hanno parlato in maniera approfondita delle altre istituzioni europee nelle testate locali piemontesi ha rilevato, invece, come esse siano state spesso inserite nel discorso per corredare notizie nazionali anche quando non hanno avuto conseguenze dirette per il territorio. Nel periodo esaminato, ad esempio, la maggior parte dei riferimenti alla Commissione europea e al Consiglio europeo sono stati fatti in articoli che hanno riguardato il problema dei rifiuti, la liberalizzazione dei distributori di benzina, le misure anti crisi oppure il “Libro bianco sullo sport”, tutte issues che riguardavano, in prima battuta, le decisioni governative e di riflesso il contesto locale. Su alcune questioni, inutile dirlo, il discorso pubblico locale si rivela poco autonomo da quello nazionale. Grafico 7 I riferimenti all’Unione Europea (dati per provincia)
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2011 43 36 58 115 74 162 24 35
2010 74 47 61 123 85 156 37 41
2009 87 30 53 176 92 184 113 48
2008 239 98 98 239 158 444 219 181
AL AT BI CN NO TO VB VC
Grafico 8 I riferimenti al Parlamento Europeo (dati per provincia)
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2011 6 2 17 14 15 15 0 4
2010 10 1 29 14 9 16 1 7
2009 37 25 44 70 35 63 38 14
2008 42 7 37 43 23 78 35 15
AL AT BI CN NO TO VB VC
Grafico 9 I riferimenti alla Commissione Europea ((dati per provincia)
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2011 16 5 18 27 30 34 3 4
2010 23 4 16 27 29 37 7 21
2009 24 6 15 28 32 33 39 9
2008 62 26 31 29 73 85 75 34
AL AT BI CN NO TO VB VC
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Grafico 10 I riferimenti al Consiglio d’Europa (dati per provincia)
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20
30
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2011 2 0 3 18 0 15 0 0
2010 1 1 6 7 2 8 1 1
2009 2 1 4 10 0 13 5 1
2008 9 2 3 9 3 14 11 4
AL AT BI CN NO TO VB VC
Grafico 11 I riferimenti alla Banca Centrale Europea (dati per provincia) (riferimenti significativi per provincia)
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75
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2011 5 2 5 36 2 41 1 0
2010 8 1 15 35 1 18 1 2
2009 14 4 20 19 6 15 29 4
2008 20 0 36 22 12 35 87 14
AL AT BI CN NO TO VB VC
A dimostrazione che il grado di attenzione giornalistica dipende molto dalla localizzazione della notizia (Gans, 1979), una prospettiva interessante è data dalla distribuzione dei riferimenti per provincia che conferma quanto i criteri di selezione del giornalismo locale siano determinati dal rapporto con il territorio. Nei riferimenti espliciti all’Unione europea, presenti in modo abbastanza diffuso in tutte le province, si è riscontrata una maggior correlazione tra il grado di approfondimento giornalistico sulle istituzioni europee e la cultura giornalistica locale. Nelle province dove vi sono tradizioni editoriali più consolidate, come Torino, Cuneo, Alessandria e Novara, la qualità del discorso europeo è risultata in genere migliore. Per quanto riguarda le altre istituzioni europee di cui hanno parlato gli articoli, l’interesse del giornalismo si può definire discontinuo e fortemente legato alla casualità dei fatti. Si è parlato di Parlamento Europeo in prossimità delle elezioni e quando qualche europarlamentare ha generato (scarse) occasioni di notizia, mentre i riferimenti alla BCE sono aumentati a partire dalla crisi.
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Chi ci mette la faccia! La visibilità dei commissari e dei parlamentari europei nella stampa locale in Piemonte Un ulteriore argomento di approfondimento del discorso locale sull’Europa ha riguardato le sue principali istituzioni e i soggetti che le rappresentano: la Commissione europea e il Parlamento europeo. Il diritto dei cittadini ad essere informati sull’Unione e sui suoi progetti è un principio ormai largamente accettato. L’elevato tasso di astensionismo delle ultime elezioni europee, però, ha rivelato come gli sforzi compiuti siano ancora lontani dall’obiettivo minimo prefissato, confermando la necessita di perseverare nello sforzo di superare la distanza tra l’Unione europea e i suoi cittadini. D’altro canto, i sondaggi dell’Eurobarometro17 dimostrano che – per quanto i cittadini continuino a risultare poco informati sulle politiche comunitarie – esprimono la volontà di esserlo maggiormente. Il problema non è però rappresentato tanto dalla mancanza di notizie e informazioni sull’UE e le sue istituzioni – informazioni che in realtà, nell’era dei nuovi media, rischiano di essere persino eccessive – quanto piuttosto dalla mancanza di una loro organizzazione cognitiva. Entrando nello specifico delle tendenze registrate, due sono stati i risultati emersi in questi anni di ricerca. Facendo esplicito riferimento all’interesse giornalistico verso l’agire dell’istituzione, gli studi sui flussi di comunicazione europei mettono in luce due tendenze. In genere, la cronaca da Bruxelles preferisce documentare le attività della Commissione piuttosto di quelle del Parlamento, ritenute troppo frammentate e di scarso interesse cronachistico. La seconda tendenza riguarda il grado di personalizzazione delle news18 come risposta al fatto che il lavoro delle istituzioni europee è spesso troppo complesso ed eccessivamente tecnico per adattarsi ai criteri di selezione delle notizie (Cornia, 2010). Rispetto a questo schema ricorrente del newsmaking sull’Europa i dati di quest’indagine rilevano delle differenze. I riferimenti alle istituzioni in generale, mostra il grafico 12, ad eccezione dell’anno delle elezioni, si equivalgono abbastanza. Per la stampa locale vi è una sostanziale uguaglianza nel prestare (dis)attenzione verso questi organismi che svolgono però funzioni molto diverse. Con ogni probabilità, ciò dipende da una scarsa conoscenza del loro campo d’azione che conferma la necessità di potenziare gli strumenti di visibilità e di costruire strategie di comunicazione volte ad offrire maggior appeal ai soggetti europei. Se invece si analizzano i dati sulle cariche individuali, non solo il dato è in crescita, ma la visibilità degli europarlamentari è decisamente superiore di quella dei commissari per ragioni che risiedono prima di tutto nella natura stessa del rapporto elettivo per i primi e di nomina per i secondi. La seconda spiegazione è data dal nuovo ruolo assegnato al Parlamento europeo dal Trattato di Lisbona che gli conferisce maggiori poteri nell’ambito del processo decisionale dell’UE, rendendo ancora più importante, per i cittadini, la conoscenza del lavoro
17 Tra le rilevazioni i più recenti si confronti Eurobarometer 77.2 (2012) 18 La personalizzazione della notizia rappresenta nel linguaggio giornalistico uno dei criteri di semplificazione del modo di raccontare i fatti (Sorrentino, 2008).
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svolto dai loro rappresentanti eletti19. Tutto ciò non fa che contribuire al rafforzamento del legame con il territorio che però, come si vedrà, non tutti i MEPs interpretano nello stesso modo. Il grafico di confronto tra la visibilità del Parlamento europeo e dei 23 singoli parlamentari eletti, mostra un dato esattamente opposto a quello della Commissione. I riferimenti specifici ai MEPs, sommati tra loro, sono maggiori rispetto a quelli relativi al Parlamento Europeo. Il Parlamento Europeo, come istituzione complessiva, si è detto, non dispone di un apparato di comunicazione unitario proprio perché delega ai singoli euro deputati la funzione di divulgazione. Dal punto di vista dei criteri di selezione della notizia europea, e data l’assenza di un apparato di comunicazione centralizzato, l’effetto di visibilità è esattamente rovesciato e più vicino alla routine informativa che struttura i rapporti istituzionali. Per le redazioni l’occasione di parlare di Parlamento Europeo dipende dal contatto con il singolo e con il suo apparato di relazioni pubbliche; è lo stesso europarlamentare che spesso offre le notizie ai giornali e non viceversa. Grafico 12 La Commissione e del Parlamento europeo nei periodici piemontesi
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2008 2009 2010 2011
Commissione Europea CommissariParlamento Europeo Parlamentari
Entrando nello specifico della ricerca si è messa a confronto la presenza dei singoli commissari e degli europarlamentari all’interno discorso giornalistico locale, per confermare il quadro interpretativo noto, ma anche per trovare specificità territoriali. Tabella 4 Gli attori europei nelle pagine dei giornali del Piemonte (prime 5 presenze)
Euro Commissari Euro parlamentari 19 Una risoluzione del luglio 2010 del Parlamento Europeo ha affermato quanto segue “l’accesso all’informazione per i cittadini e la comunicazione tra responsabili politici ed elettori sono elementi centrali delle nostre società a democrazia rappresentativa e rappresentano il prerequisito fondamentale per l'esercizio del diritto alla piena e consapevole partecipazione democratica dei cittadini alla vita pubblica nazionale e dell'UE” (Cfr. http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=REPORT&reference=A7-2010-0223&language=IT#top).
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2008 2008 Franco Frattini 65 Gianluca Susta (PD) 254 José Manuel Barroso 50 Vito Bonsignore (PdL) 127 Joaquin Almunia 33 Mario Borghezio (Lega Nord 78 Jacques Barrot 31 Vittorio Agnoletto (Rifondazione Comunista) 42 Mariann Fischer Boel 22 Marco Rizzo (Rifondazione Comunista) 41 2009 2009 José Manuel Barroso 55 Gianluca Susta (PD) 384 AntonioTajani 28 Vito Bonsignore (PdL) 200 Mariann Fischer Boel 23 Mario Borghezio (Lega Nord) 151 Joaquin Almunia 19 Mario Mauro (PdL 117 Jacques Barrot 16 Iva Zanicchi (PdL) 96 2010 2010 José Manuel Barroso 47 Gianluca Susta (PD) 157 Catherine Ashton 21 Mario Borghezio (Lega Nord) 111 AntonioTajani 21 Gianni Vattimo (Italia dei Valori) 81 John Dalli 15 Oreste Rossi (PdL) 80 Viviane Reding 13 Vito Bonsignore (PdL) 56 2011 2011 José Manuel Barroso 38 Gianluca Susta (PD) 103 Catherine Ashton 36 Vito Bonsignore (PdL) 75 Siim Kallas 18 Oreste Rossi (PdL) 67 AntonioTajani 16 Gianni Vattimo (Italia dei Valori) 67 John Dalli 14 Mario Borghezio (Lega Nord) 60 Cecilia Malmström 12 La ricerca ha confermato il criterio sostantivo del newsmaking (Wolf, 1985) per cui il singolo personaggio ha più chance di essere al centro della notizia rispetto ad un soggetto collettivo. Il grafico 12 conferma proprio questo. Andando invece a verificare la presenza nell’informazione locale di questi quattro anni dei 28 commissari nominati e degli europarlamentari (sono stati scelti i primi 5 basandosi sui dati della loro visibilità sui giornali locali) i dati ci confermano soprattutto che la visibilità dei soggetti dipende da ciò che fanno sul territorio. Partendo dai Commissari europei, negli anni esaminati il numero di presenze è stato molto ridotto; come risorsa di visibilità personale spiccano ovviamente i nomi dei commissari italiani, Franco Frattini prima e Antonio Tajani, a seguire il presidente della Commissione Manuel Barroso, al secondo mandato. In tutti gli altri casi il fatto che l’articolo abbia parlato di un commissario è dipeso dal legame tra la sua azione (spesso una visita o una dichiarazione) e la ricaduta sul territorio. È questo il caso di Joaquin Almunia commissario per gli Affari economici e monetari dal 2005 al 2010 che ha sostenuto per primo le misure europee di contrasto alla crisi economica; del commissario per i Trasporti Siim Kallas il cui nome si è legato alle vicende del TAV; di Jacques Barrot prima e Viviane Reding poi commissari per la Giustizia; di Cecilia Malmström (Affari Interni) e Catherine Ashton (Affari Esteri) entrambe chiamate in causa per le decisioni europee sulla gestione dei profughi in Libia. E ancora il Commissario dell’Agricoltura e dello sviluppo rurale Fischer Boel e recentemente John Dalli (Salute e politica dei consumatori) referenti europei per la vicenda delle quote latte20. 20 Commissari 2006- 2010: José Manuel Barroso (Presidente), Margot Wallstrom (Vicepresidente e Commissario Relazioni istituzionali e strategia di comunicazione), Gunter Verheugen (Vicepresidente e Commissario Imprese e industria), Jacques Barrot (Vicepresidente e Commissario Giustizia, libertà e sicurezza), Siim Kallas (Vicepresidente e
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Dal confronto tra la visibilità della Commissione Europea e quella dei suoi commissari la ricerca non ha confermato la vocazione del giornalismo a personalizzare la notizia. Il grafico 12 mostra con chiarezza che i giornali locali piemontesi hanno teso a parlare più dell’istituzione che dei suoi rappresentanti. Il dato di per sé non stupisce se si considera la difficoltà spesso incontrata dai giornali di semplificare la complessità dell’Europa e di accedere direttamente alle informazioni. Negli ultimi tempi qualcosa è cambiato anche grazie ad iniziative specifiche, ma si è ancora lontani da una situazione accettabile. Di diversa natura è invece il rapporto tra Parlamento Europeo e media locali. Ogni cinque anni nelle varie circoscrizioni elettorali gli europei sono chiamati a scegliere chi li rappresenterà a Bruxelles. Queste consultazioni vengono considerate elezioni di second’ordine (Reif e Schmitt, 1980; Belluati e Bobba, 2010) all’interno del ciclo politico-‐elettorale, ciononostante l’azione dei rappresentanti sul territorio, potenzialmente, può produrre effetti di visibilità molto rilevanti sull’azione dell’Europa. L’approfondimento circa la visibilità sui media locali dei 23 MEPs eletti in Piemonte21 oltre a fornire un quadro di sintesi, ha stimolato alcune considerazioni. Commissario Affari amministrativi, audit e lotta antifrode), Antonio Tajani (subentrato il 9 maggio 2008 a Franco Frattini, Vicepresidente e Commissario Trasporti), Viviane Reding (Commissario Società dell’informazione e mezzi di comunicazione), Stravos Dimas (Commissario Ambiente), Joaquin Almunia (Commissario Affari economici e monetari), Danuta Hübner (Commissario Politica regionale), Joe Borg (Commissario Affari marittimi e pesca), Dalia Grybauskaité (Commissario Programmazione finanziaria e bilancio), Janez Potocnik (Commissario Scienza e ricerca), Ján Figel (Commissario Istruzione, formazione, cultura e gioventù), Olli Rehn (Commissario Allargamento), Luis Michel (Commissario Sviluppo e aiuti umanitari), László Kovács (Commissario Fiscalità e unione doganale), Neelie Kroes (Commissario Concorrenza), Mariann Fischer Boel (Commissario Agricoltura e sviluppo rurale), Benita Ferrero Waldner (Commissario Relazioni esterne e politica europea di vicinato), Charlie McCreevy (Commissario Mercato interno e servizi), Vladimir Spidla (Commissario Occupazione, affari sociali e pari opportunità), Peter Mandelson (sostituito da Catherine Ashton dal 6 ottobre 2008, Commissario Commercio), Andris Piebalgs (Commissario Energia), Melena Kuneva (Commissario Tutela dei consumatori), Leonard Orban (Commissario Multilinguismo) e Androulla Vassiliou (subentrata a Markos Kyprianou dal 10 aprile 2008, Commissario Sanità). Commissari 2010-2014: José Manuel Barroso (Portogallo) Presidente; Catherine Ashton (Regno Unito) Vicepresidente -Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza; Viviane Reding (Lussemburgo) Vicepresidente - Giustizia, diritti fondamentali e cittadinanza; Joaquín Almunia (Spagna) Vicepresidente – Concorrenza; Siim Kallas (Estonia) Vicepresidente – Trasporti; Neelie Kroes (Paesi Bassi) Vicepresidente - Agenda digitale; Antonio Tajani (Italia) Vicepresidente - Industria e imprenditoria; Maroš Šef�ovi� (Slovacchia) Vicepresidente - Relazioni interistituzionali e amministrazione; Olli Rehn (Finlandia) Vicepresidente - Affari economici e monetari ed euro; Janez Poto�nik (Slovenia) Ambiente; Andris Piebalgs (Lettonia) Sviluppo; Michel Barnier (Francia) Mercato interno e servizi; Androulla Vassiliou (Cipro) Istruzione, cultura, multilinguismo e gioventù; Algirdas Šemeta (Lituania) Fiscalità e unione doganale, audit e lotta antifrode; Karel De Gucht (Belgio) Commercio; John Dalli (Malta) Salute e politica dei consumatori; Máire Geoghegan-Quinn (Irlanda) Ricerca, innovazione e scienza; Janusz Lewandowski (Polonia) Programmazione finanziaria e bilancio; Maria Damanaki (Grecia) Affari marittimi e pesca; Kristalina Georgieva (Bulgaria) Cooperazione internazionale, aiuti umanitari e risposta alle crisi; Günther Oettinger (Germania) Energia; Johannes Hahn (Austria) Politica regionale; Connie Hedegaard (Danimarca) Azione per il clima; Štefan Füle (Repubblica ceca) Allargamento e politica di vicinato; László Andor (Ungheria) Occupazione, affari sociali e integrazione; Cecilia Malmström (Svezia) Affari interni; Dacian Ciolo� (Romania) Agricoltura e sviluppo rurale Trasparenza. 21 Eurodeputati eletti nella circoscrizione 1 (Piemonte Liguria e Lombardia) VI Legislatura Vittorio Agnoletto (Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica), Gabriele Albertini (Gruppo del Partito popolare europeo, Democratici-cristiani e dei Democratici europei), Vito Bonsignore (Gruppo del Partito popolare europeo, Democratici-cristiani e dei Democratici europei), Mario Borghezio (Gruppo "Unione per l'Europa delle nazioni"), Giulietto Chiesa (Gruppo socialista al Parlamento europeo), Carlo Fatuzzo (Gruppo del Partito popolare europeo, Democratici-cristiani e dei Democratici europei), Francesco Ferrari (Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa), Monica Frassoni (Gruppo Verde/Alleanza libera europea), Jas Gawronski (Gruppo del Partito popolare europeo, Democratici-cristiani e dei Democratici europei), Pia Elda Locatelli (Gruppo socialista al Parlamento europeo), Mario Mauro (Gruppo del Partito popolare europeo, Democratici-cristiani e dei Democratici europei), Cristiana Muscardini (Gruppo "Unione per l'Europa delle nazioni"), Antonio Mussa (Gruppo "Unione per l'Europa delle nazioni"), Marco Pannella (Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa), Pier
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L’informazione regionale si è rivelata più attenta alle azioni degli europarlamentari rispetto a quelle dei commissari e questo è un dato assolutamente ovvio perché i politici eletti hanno tra le loro mission istituzionali quella di mantenere i rapporti con il proprio bacino elettorale; inoltre – se svolgono bene il loro compito – possono indirettamente aumentare la visibilità anche del Parlamento. Lo scarso professionismo politico e la mancanza di impegno istituzionale è però, purtroppo, una caratteristica di molti euroeletti (in Italia come altrove) che non aiuta a colmare il deficit informativo. Le ragioni di questa inefficienza sono innanzitutto da attribuire alle strategie di reclutamento nazionali, che tendono a scegliere candidati inesperti e di facciata sottovalutando l’importanza di questa funzione politica; ma va denunciata anche una sorta di “pigrizia” comunicativa da parte degli stessi eletti. Il risultato è che coloro i quali dovrebbero trainare la conoscenza pubblica delle attività europee risultano spesso invisibili al proprio elettorato. Con l’ovvia conseguenza che dell’Europa, all’opinione pubblica, arriva ancor meno. Ovviamente ci sono eccezioni che, almeno analizzando il caso del Piemonte, meritano di essere valorizzate. Come mostrano gli articoli raccolti, i MEPs piemontesi appaiono sulla scena locale con stili e finalità differenti, che si possono ricondurre a tre strategie comunicative: la prima merita di essere riconosciuta come sforzo di radicamento nel proprio bacino elettorale; la seconda si gioca sulla personalità del MEPs, la terza si caratterizza come posizionamento su specifiche issue territoriali. Fa parte della prima categoria Gianluca Susta (PD) tra i pochi che nelle ultime legislature ha maturato competenza nell’arena politica europea prodigandosi molto anche nel rapporto con il proprio territorio di riferimento. La sua presenza è, infatti, molto assidua sui giornali locali del biellese dove tiene “Diario europeo”, una rubrica settimanale su L’Eco di Biella in cui approfondisce alcune delle questioni europee. Un neo MEP che segue una strategia di posizionamento territoriale analoga è Oreste Rossi (Lega Nord), eletto con i voti dell’alessandrino dove è molto attivo, soprattutto sul versante dei media territoriali. Un’altra figura molto presente sui media è infine quella dell’europarlamentare Vito Bonsignore (PdL), politico di lungo corso con un solido bacino elettorale, che dal 2004 ha preferito la politica europea a quella nazionale continuando ad esercitare la sua influenza sul piano locale.
Antonio Panzeri (Gruppo socialista al Parlamento europeo), Guido Podestà (Gruppo del Partito popolare europeo, Democratici-cristiani e dei Democratici europei), Giovanni Rivera (Non iscritti), Marco Rizzo (Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica), Giovanni Robusti (Gruppo "Unione per l'Europa delle nazioni"), Francesco Speroni (Gruppo "Unione per l'Europa delle nazioni"), Gianluca Susta (Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa), Patrizia Toia (Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa), Iva Zanicchi (Gruppo del Partito popolare europeo, Democratici-cristiani e dei Democratici europei). Eletti VII legislatura Albertini Gabriele (PdL) Gruppo del Partito popolare Europeo; Alfano Sonia (IDV) Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e Liberali per l'Europa; Allam Magdi Cristiano (Unione di Centro) Gruppo del Partito popolare Europeo; Balzani Francesca (PD) Gruppo dell'Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al PE; Bonsignore Vito (PdL) Gruppo del Partito popolare Europeo; Borghezio Mario (Lega Nord) Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia; Cofferati Sergio (PD) Gruppo dell'Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al PE; Comi Lara (PdL) Gruppo del Partito popolare Europeo; Fidanza Carlo (PdL) Gruppo del Partito popolare Europeo; Mauro Mario (PdL) Gruppo del Partito popolare Europeo; Muscardini Cristiana (PdL) Gruppo del Partito popolare Europeo; Panzeri Pier Antonio (PD )Gruppo dell'Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al PE; Provera Fiorello (Lega Nord) Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia; Ronzulli Licia (PdL) Gruppo del Partito popolare Europeo; Rossi Oreste (Lega Nord) Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia; Salvini Matteo (Lega Nord) Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia; Speroni Francesco (Lega Nord) Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia; Susta Gianluca (PD ) Gruppo dell'Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al PE; Toia Patrizia (PD) Gruppo dell'Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al PE; Vattimo Gianni (IDV) Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e Liberali per l'Europa; Zanicchi Iva (PdL) Gruppo del Partito popolare Europeo.
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Esponente del gruppo di MEPs che mettono invece al centro tratti personali è ad esempio il filosofo Gianni Vattimo, europarlamentare dal 1999 (prima con i voti del PdS, poi con quelli di Rifondazione Comunista e attualmente dell’IdV), molto presente sui media locali, ma più per la sua fama di intellettuale che per la sua attività di europarlamentare. A sfruttare risorse proprie di popolarità sono stati anche altri personaggi di fama pregressa come la cantante Iva Zanicchi (PdL) e il calciatore Gianni Rivera (Patto Segni). Un altro caso emblematico è quello di Mario Borghezio (Lega Nord), personaggio noto alla cronaca locale per le incursioni altamente provocatorie, che ha ottenuto l’attenzione dei giornali locali per le sue boutades antieuropeiste soprattutto in materia di immigrazione. Sulla stessa scia euro critica lo sta seguendo anche il neo europarlamentare Magdi Cristiano Allam (Unione di Centro), presente sulle cronache locali con invettive contro la perdita dei valori cristiani, a suo dire, per colpa dell’Europa. Casi significativi di presenza mediatica issue oriented sono state invece quelle di Vittorio Agnoletto (Rifondazione Comunista non rieletto) che nello scorso mandato ha legato il suo nome alla questione fortemente locale del TAV e di Gabriele Albertini (PdL) ex sindaco di Milano che si è battuto molto per evitare il declassamento dell’aeroporto di Malpensa e per difendere la compagnia di bandiera Alitalia. Nella legislatura attuale, scorrendo la cronaca locale, nessun nome di euro parlamentare si è ancora distinto nella difesa di una causa territoriale di rilevanza europea.
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L’ANALISI QUALITATIVA Dopo aver osservato un andamento più generale, l’indagine ha approfondito in maniera qualitativa alcuni temi più specifici del coverage giornalistico legato ai temi europei e alla loro declinazione all’interno della cronaca locale piemontese. La scelta è ricaduta su alcune questioni locali per cui il rapporto con l’Europa appare più rilevante e verso cui l’opinione pubblica piemontese si è dimostrata più sensibile. La finalità di questo approfondimento è stata indagare, all’interno del flusso della cronaca locale, come e se le questioni più cruciali per il territorio piemontese siano state calate all’interno di un frame europeo. Dando continuità alle indagini precedenti, la ricerca ha selezionato gli articoli dedicati a issues già esplorate in precedenza, come l’agricoltura, l’ambiente e l’immigrazione. Si è poi imposta nel tempo una questione che è diventata globalmente e localmente di grande attualità: la crisi economica. A partire dalla selezione più ampia di articoli si sono dunque scelti quelli che hanno trattato in modo approfondito queste questioni. Il quadro complessivo emerso evidenzia una sensibilità giornalistica locale verso le decisioni UE che ha ricadute dirette sulle specifiche tematiche di interesse del territorio. Sulle diverse questioni locali si misurano spinte pro e contro l’Europa non sempre lineari e coerenti Soprattutto i temi dell’ambiente e dell’agricoltura sui giornali locali hanno subito un vero e proprio processo di re-‐framing; nel corso dei quattro anni osservati, anche perché su di essi l’Unione Europea sembra aver aumentato il proprio potere regolativo rispetto alle decisioni amministrative. Unica eccezione è sul tema dell’immigrazione: nonostante la rilevanza pubblica locale e nazionale, la capacità di intervento dell’Unione Europea in questa materia è ancora piuttosto debole. Infine, rispetto al tema della crisi, quasi per paradosso, la presenza dell’Europa sui giornali ha assunto una valenza positiva delineando la rappresentazione di un’istituzione di salvaguardia nel cui operato vengono riposte numerose aspettative. Tab. 5 La rilevanza delle issue agricoltura, ambiente, immigrazione e crisi economica nella stampa locale (dato annuale) Agricoltura Immigrazione Ambiente Crisi Economica 2008 514 130 499 2009 327 146 284 500 2010 268 67 271 367 2011 234 115 253 428 Media mensile articoli dedicati alla issue 336 115 327 432
Il grafico 13 mostra con chiarezza che la issue della crisi economica associata all’Europa dal 2009 in poi è decisamente l’argomento intorno a cui i giornali locali hanno maggiormente focalizzato il discorso sull’Europa.
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Grafico 13 La rilevanza dei focus tematici nei periodici piemontesi
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Agricoltura In questi quattro anni di rilevazione, i giornali locali piemontesi hanno affrontato questioni collegate all’agricoltura in relazione all’Europa in 1.343 articoli (in media 336 articoli l’anno). Complessivamente non è un buon risultato se si considera il numero di testate e il fatto che il Piemonte è una regione a vocazione agricola. Il dato è spiegabile con i limiti dell’interrogazione dell’archivio che, nel nostro caso, ha utilizzato la parola chiave di selezione “agricoltura” con alcuni correttivi non sufficienti a coprire il complesso campo semantico dell’argomento. Ciò nonostante, una verifica fatta su alcuni segmenti dell’informazione locale, selezionati in modo casuale, ha sostanzialmente confermato alcune linee interpretative. Il primo dato è quello della differenziazione produttiva e dei diversi ordini di problemi connessi. La mappa delle attività agricole del Piemonte è molto differenziata, si va dalla produzione vinicola a quella del riso e dei cereali, per poi passare alle colture di nicchia come quelle del peperone, delle nocciole. Inoltre nelle politiche agricole rientrano anche decisioni che si estendono al campo ittico e dell’allevamento che nell’insieme sono risultate sotto-‐rappresentate quantitativamente, ma non qualitativamente. Nonostante queste avvertenze, la ricerca ha permesso di fare emergere i principali frame del discorso giornalistico locale in materia di agricoltura. Essendo le politiche agricole ormai quasi interamente dipendenti da decisioni europee, ci è sembrato un dato interessante registrare il fatto che a livello di discorso giornalistico locale questa associazione è molto presente e rivela una consapevolezza diffusa sulla funzione regolativa dell’Europa in questo settore. Non mancano tuttavia le ambivalenze, in quanto la forza dei principali frame narrativi del legame tra UE e politiche agricole è stata spesso contrapposta. Da un lato, vi è stato un riconoscimento esplicito dell’importanza dell’intervento europeo, come nel caso dei fondi per lo sviluppo o della difesa dei prodotti
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locali; dall’altro però, all’opposto, le retoriche giornalistiche sono state piuttosto critiche quando hanno puntato il dito contro le restrizioni imposte dalla politica agricola europea, giudicata spesso troppo regolamentativa e penalizzante per un contesto agricolo poco abituato a relazionarsi con un sistema normativo complesso. Nel periodo analizzato, i principali macro frame giornalistici con cui si è associato l’intervento dell’Europa in tema di politiche agricole sono rimasti sostanzialmente due: il primo ha teso a vedere gli interventi dell’Unione Europea sulle politiche agricole come vincolo allo sviluppo locale, soprattutto quando sono state imposte regolamentazioni che hanno penalizzato la dimensione agricolo-‐produttiva della Regione. È questo il caso delle quote latte, ma anche dei vari contenziosi sui criteri di salvaguardia delle produzioni di origine protetta DOP o IGT. Di fronte ad un’economia agricola che al tempo stesso si fa sempre più globalizzata e che deve fronteggiare la sfida concorrenziale dei paesi emergenti, l’Unione europea viene anche vista come risorsa per lo sviluppo integrato e il sostegno delle produzioni locali. Lo dimostrano i numerosi articoli sui fondi all’agricoltura di cui usufruiscono molte zone piemontesi, ma anche i discorsi giornalistici sulle bioculture e sull’agricoltura sostenibile fortemente sponsorizzate dall’Europa. Questa schizofrenia interpretativa viene messa bene in luce dalla polemica sulle quote latte, al cui interno si sono susseguiti articoli di strenua difesa di forme varie di protezionismo, accanto a versioni, minoritarie, che tentavano di problematizzare la questione riportando i canoni della vicenda all’interno dell’esigenza di concertare una politica comunitaria più integrata. Grafico 13 Unione europea e immigrazione nelle testate piemontesi (confronto per provincia)
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Un dato interpretativo è emerso con chiarezza: l’informazione sul territorio in tema di agricoltura tende ad un micro specialismo locale: le singole testate si sono mostrate più attente a porre in evidenza le questioni legate alle produzioni radicate sul territorio valorizzandole spesso come patrimonio produttivo e culturale (la stampa locale del cuneese, dell’astigiano e dell’alessandrino sono molto attente alla viticultura, mentre quelle del vercellese e del novarese si occupano di più della coltivazione del riso) riconoscendo l’importanza degli interventi UE nel settore.
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L’attenzione giornalistica focalizzata rispetto al tema dell’agricoltura, misurata solo sull’anno 2011, in quanto ritenuto più completo, ha confermato questi aspetti. Le province in cui sono stati più numerosi i riferimenti in positivo, rispetto al rapporto tra produzioni agricole ed interventi europei, sono state quelle di Cuneo, Torino e più a distanza Vercelli, dove si registra il maggior numero di aziende agricole associate alla Coldiretti Piemonte22 e in cui la notizia sull’agricoltura è stata spesso associata con l’erogazione dei fondi strutturali. In altre parole, laddove si sono ottenuti aiuti per lo sviluppo locale anche l’attenzione giornalistica si è rivelata più disponibile a riconoscerlo. Per l’opinione pubblica locale questo rappresenta un importante fattore di avvicinamento all’Europa, che dovrebbe essere accompagnato da uno sforzo d’informazione più preciso e corretto (non sempre la provenienza dei fondi europei viene chiaramente specificata). La relazione è di tipo strumentale, da lì la fragilità del discorso, e può cambiare repentinamente quando le cose non vanno nella direzione attesa. Lo esemplifica bene il caso del vercellese, dove i fondi per l’agricoltura sono sempre stati una risorsa importante, ma ultimamente si è ottenuta minor attenzione a queste produzioni da parte dell’Unione europea. Di fronte alla riduzione dei finanziamenti la stampa locale ha iniziato a manifestare una sorta di “risentimento” verso la comunità europea, cui non hanno però corrisposto azioni “positive” come la capacità di registrare l’azione di lobbying istituzionale avviata dalle amministrazioni locali per valorizzare la risicultura, una tra le produzioni importanti per l’Europa di cui si è trovata poca traccia sui giornali. Nel complesso si può comunque osservare che, quando i flussi di comunicazione funzionano in maniera corretta, ovvero ci sono redazioni in grado di recepire la portata delle decisioni politiche, la tendenza è quella di riconoscere il ruolo dell’Europa nelle politiche del settore. Immigrazione Il secondo focus qualitativo di questa indagine è stato dedicato a esplorare come l’informazione locale declini il discorso sull’immigrazione. Si tratta di un tema piuttosto delicato scelto perché da diversi anni la questione ha una forte rilevanza nelle dinamiche amministrative e politiche delle comunità locali. L’Italia ha conosciuto il fenomeno immigrazione con un certo ritardo rispetto ad altri paesi occidentali, ma ciò non ne ha evitato l’impatto sul livello nazionale e locale dove la convivenza con cittadini stranieri obbliga a scelte urgenti. L’incidenza della popolazione straniera su quella residente in Piemonte è del 9,9% rispetto ad una media nazionale del 7,9%23 con percentuali più significative nelle province di Torino, Cuneo, Asti e Alessandria dove le ricadute sul terreno socio-‐economico sono anche più evidenti. Il grafico 15 riproduce con sufficiente evidenza, il rapporto tra presenza migratoria e visibilità sui giornali.
22 I dati diffusi da Coldiretti Piemonte, l’organizzazione professionale agricola riconosciuta maggioritaria per grado di rappresentatività e consistenza nella regione, dicono che nel 2006 il Piemonte contava 22.280 aziende associate in provincia di Cuneo e 10.216 in provincia di Torino. Seguono Alessandria (6.593), Asti (5.482), Vercelli e Biella (2.226), Novara e Verbania (1.715) (fonte: http://www.piemonte.coldiretti.it/) 23 Fonte Istat “Stranieri in Italia 2011”
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Su questo tema, da anni, le politiche comunitarie stanno cercando un terreno di convergenza: gli accordi di Schengen, le normative sui rifugiati e i dibattiti sulle questioni etiche e normative hanno spesso visto confrontarsi attori locali, nazionali ed europei. Va detto, tuttavia, che non esiste ancora una politica comunitaria e che gran parte delle decisioni sono lasciate ai singoli stati e alle singole amministrazioni. Non ha stupito che in materia di immigrazione si siano imposti soprattutto macro frame critici e negativi; di fronte a una issue controversa i media locali sono andati in larga misura a traino delle grandi rappresentazioni che hanno ormai “abituato” ad un discorso pubblico fortemente schiacciato sulla cronaca (Binotto, Martino, 2004). Esaminando meglio l’offerta giornalistica piemontese, accanto alle logiche di allineamento si colgono comunque anche elementi di discontinuità. Contrariamente alle tendenze giornalistiche mainstream, il frame che prevale non è tanto quello che presenta l’immigrazione come minaccia per territorio, quando se ne è trovata traccia è stato quasi sempre a traino di decisioni nazionali, come è avvenuto in occasione dell’approvazione di leggi o decreti, oppure a ridosso di emergenze umanitarie. In questi quattro anni, cercando all’interno dei testi contenenti la parola immigrazione associata alla presenza dell’Europa, il primo dato che balza agli occhi è il numero limitato di articoli significativi analizzati: in media circa 80 pezzi l’anno (circa 1 per testata ogni sei mesi). Rispetto al discorso normativo, le questioni politiche o regolative sono state tendenzialmente affrontate dal giornalismo locale come rinforzo al piano nazionale, e quando l’Europa è entrata nel dibattito, lo ha fatto per esprimere posizioni in contrasto con le decisioni prese dai governi in materia di espulsioni e di accoglienza, nel periodo analizzato sempre di centro-‐destra. Questo fattore è stato declinato dai giornali locali in modo opposto: quelli schierati politicamente a favore del Governo hanno presentato l’argomento sottolineando la necessità di difendere l’autonomia nazionale. In Piemonte, ad esempio, dove per molto tempo la Lega Nord ha avuto una forte attrazione in termini di voti, i temi dell’etnocentrismo e della sovranità locale sono stati spesso utilizzati in chiave antieuropea. Sul fronte opposto, quello dei giornali non allineati con la politica del Governo, è stata invece più presente una posizione giornalistica a favore dell’applicazione di una normativa comunitaria vista spesso come garanzia contro gli effetti negativi della globalizzazione e del rispetto dei diritti civili. Non va dimenticato che esiste in Piemonte una
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tradizione editoriale politicamente orientata a sinistra e un’altra di matrice cattolica e che entrambe su queste posizioni spesso convergono. L’approfondimento qualitativo del discorso giornalistico in materia di immigrazione sulle testate locali piemontesi ha però documentato anche elementi di forte positività Tra le argomentazioni più ricorrenti vi è quella che fa leva sul fatto che l’immigrazione può rappresentare una risorsa per le comunità locali, comunità che in alcuni casi debbono agli stranieri il fatto di non essere cancellate. Si tratta di un giornalismo capace di cogliere gli aspetti positivi del cambiamento, e di immaginare un governo più attento delle contraddizioni in esso implicite, come dimostra il frequente auspicio di un maggior coinvolgimento dell’Unione Europea per scongiurare derive populiste e scioviniste. Le routine giornalistiche locali collocano spesso questi articoli a inizio d’anno, in concomitanza con la pubblicazione dei dati statistici relativi all’evoluzione delle comunità locali. Si tratta per lo più di notizie di anagrafe asettiche (come quelle sul numero di residenti e sui nuovi nati), spesso non approfondite, ma che ribadiscono la presenza degli stranieri sul territorio. Mentre a livello dei grandi mezzi d’informazione non di rado emergono tensioni nei confronti dei fenomeni migratori, a livello locale sembrerebbe dunque delinearsi un quedro più complesso in cui tende a non prevalere una visione fortemente etnocentrica (Belluati, Cepernich, 2011). Piuttosto – come si è segnalato – si è riscontrato un atteggiamento disposto a considerare la presenza straniera come un’autentica opportunità di sviluppo per la comunità locale. In modo più pragmatico rispetto ad altri flussi informativi, il sistema della stampa locale risulta quindi tanto pronta a mobilitarsi in difesa del territorio, quanto a riconoscerne gli elementi di positività impliciti alcune sfide. Resta, tuttavia, sullo sfondo, un problema di sostanziale sottodimensionamento del tema. Pur nel quadro interpretativo sopra tratteggiato, non si può infatti ignorare la complessiva scarsità di riferimenti al tema immigrazione, soprattutto in relazione ad altri focus. A questa scarsa notiziabilità ha sicuramente contribuito il vuoto di eventi significativi, tanto sul piano locale che su quello nazionale, ma la spiegazione più convincente va ricercata nel fatto che a tutt’oggi manca all’Europa una reale ownership del tema. Ambiente Le questioni del clima e dell’ambiente rappresentano un altro focus tematico particolarmente attuale, tanto a livello planetario quanto sul piano territoriale, perché impattano fortemente sulla qualità della vita e sulle decisioni amministrative locali. Si tratta di un tema che i teorici della modernità definiscono “glocal” (Robertson, 1992) che pur avendo una dimensione globale acquista salienza soprattutto negli ambiti di prossimità entro cui declina i suoi effetti immediati. È un chiaro esempio di riduzione della complessità sociale le cui tracce risultano evidenti nell’informazione locale. Le politiche del territorio tendono sempre di più a fare della sostenibilità ambientale uno scudo per promuovere e difendere le loro attività produttive, ma anche una forma di tutela della salute dei cittadini. Su questioni delicate come l’inquinamento dell’aria e la difesa del patrimonio naturale le amministrazioni locali esercitano una funzione di controllo che però le espone anche a critiche nel momento in cui non si rivelano efficaci, oppure implicano un onere per la collettività.
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Nei primi anni della rilevazione, quando la crisi economica non aveva ancora prodotto i suoi effetti, il tema dell’ambiente veniva presentato nei giornali piemontesi prevalentemente in relazione ai problemi dell’inquinamento e alle misure adottate per contenerlo, dunque sostanzialmente all’interno di frame negativi. Le decisioni locali sono state spesso anche drastiche perché hanno dovuto adeguarsi proprio alle misure imposte dall’Europa che su questi temi esercita un potere regolativo vincolante. Basti ricordare i mugugni sollevati dalla scelta di bloccare il traffico durante alcune domeniche, dalla decisone sulle targhe alterne e dalle limitazioni di circolazione di alcune vetture nel centro storico; e ognuna di queste non è stata altro che la risposta obbligata ai vincoli posti dall’UE all’emissione di CO2 a cui i contesti locali non hanno potuto fare altro che adeguarsi. Nuovamente la disponibilità giornalistica ad occuparsi di questi temi è dipesa dalla prossimità delle polemiche. Il grafico l6 mostra che le province in cui si è parlato di più di questioni ambientali, nel modo appena descritto, sono state quelle caratterizzate da un fitto tessuto industriale e da una concentrazione urbana dove le emissioni inquinanti sono diventate un problema urgente. Nel periodo osservato i giornali locali piemontesi si sono occupati molto di questo tema in relazione all’Unione Europea, anche se va notata una contrazione di interesse negli ultimi anni. Sicuramente ha inciso il cambio di rotta delle strategie locali a seguito degli interventi di vigilanza della UE, ma ciò che è avvenuto è stato lo spostamento di attenzione verso altri temi più urgenti, come la crisi ed un processo di re-‐framing in parte collegato. I problemi non sono stati risolti, ma il tema dell’ambiente ha subito una sorta di slittamento semantico del discorso pubblico. Negli ultimi anni della rilevazione, l’interesse giornalistico si è concentrato su altri discorsi: quello della green economy, del KM0 e dell’economia sostenibile. La ragione è piuttosto semplice, si tratta di argomenti di forte innovazione nei confronti dei quali si sta producendo una grande aspettativa. Seppure all’inizio si sia trattato di una posizione di nicchia o di un fenomeno costume, il richiamo all’economia sostenibile sta diventando un settore di investimento per il sistema economico-‐produttiva piemontese. Grafico 16 Unione europea e ambiente nelle testate piemontesi (confronto per provincia 2011)
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A differenza di quanto successo per il tema immigrazione, quello dell’ambiente si è caratterizzato per essere una issue fortemente europeizzata proprio per l’aspetto maggiormente vincolante delle direttive di Bruxelles. Diversamente però da altre questioni che impattano prima di tutto sul sistema di interessi, di cui è più difficile parlare, il tema ambientale costituisce un orizzonte culturale e valoriale verso cui la cittadinanza è più disponibile a comportamenti virtuosi e verso cui l’informazione locale mostra interesse. Da questo punto di vista, la politica europea ed i limiti imposti sono stati spesso visti dalla stampa locale come un’opportunità di innovazione e una garanzia per la salute pubblica. Va detto che all’interno dell’informazione locale la tendenza giornalistica a giudicare eccessivamente vincolanti le decisioni imposte dall’Europa in materia di ambiente è risultata essere decisamente marginale. Il paradosso è però sempre lo stesso: se da un lato quasi unanimemente si difendono le politiche ambientali quando si fanno carico della salute dei cittadini, al tempo stesso, l’opinione pubblica ed il discorso giornalistico si rivelano critici verso la loro applicazione concreta Crisi Un ultimo focus che si è reso necessario a partire dal 2009 ha riguardato l’interpolazione tra il discorso giornalistico locale, l’emergere degli effetti della crisi economica sul territorio e il ruolo dell’UE. A livello quantitativo il numero di riferimenti ha superato di molto il numero di articoli dedicati ai diversi focus (nel 2011 è stato di quasi 500 articoli, quasi quanti la somma di quelli su ambiente e agricoltura). Grafico 17 Unione europea e crisi economica nelle testate piemontesi (confronto per provincia 2011)
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Inutile dire che i giornali piemontesi, come tutti, si sono occupati molto di crisi parlando diffusamente degli effetti che essa sta producendo sul tessuto economico e produttivo, sull’occupazione e sulla qualità della vita. Il tono del discorso è stato prevalentemente pessimistico e allarmistico ed i contenuti delle news hanno spesso richiamato situazioni reali di difficoltà. In questo frame interpretativo, la relazione discorsiva che si è venuta ad
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instaurare tra Europa e crisi è però stata di tipo virtuoso, perché man mano che andava aumentando la percezione sul peggioramento della situazione generale, ed emergeva la difficoltà delle istituzioni nazionali nell’affrontarla, le istituzioni comunitarie sono state viste come un cordone di protezione per arginarne gli effetti negativi. In vari articoli locali si è parlato di misure straordinarie da adottare, per il lavoro, per la sostenibilità economica e via dicendo, giustificandole come “fortemente richieste dal territorio e dalle indicazioni dell’Unione Europea in risposta alle necessità del mondo imprenditoriale, economico e sociale piemontese” (cfr “La Gazzetta d’Asti” del 25 febbraio 2011 Il Piano straordinario per l’occupazione”). Inoltre, di fronte al rischio di default di alcune economie nazionali, l’intervento dell’UE è stato spesso salutato come misura fondamentale per evitare il dissesto finanziario. Il soggetto europeo più chiamato in causa nel processo regolatore degli effetti degenerativi della crisi dalla stampa locale è stata la BCE vista come l’organizzazione che più di altre può essere capace di trovare soluzioni calmieranti. Lo strumento invece maggiormente invocato come risposta immediata alla crisi è stata quella dei fondi di aiuto, sintomo, però, di una mentalità ancora un po’ troppo assistenzialista che considera l’Europa in modo prevalentemente strumentale. Un frame, seppur minoritario e localizzato in alcuni giornali locali più “europeisti”, che si è rintracciato negli articoli è stato quello che ha sottolineato la necessità di trovare risposte unitarie piuttosto che tentare fughe individuali “È necessario che vengano adottate misure straordinarie comuni per affrontare una crisi la quale si prospetta senza precedenti per tutti i Paesi europei” (cfr. Gazzetta d’Alba del 14 giugno 2011, “Pinzimonio contro la crisi orticola”. Sul fronte opposto, anch’esso minoritario, altre testate locali vicini a posizioni antieuropee, hanno messo in discussione il futuro dell’UE e il senso di continuare l’avventura comunitaria. Il tono di alcuni pezzi ha attribuito all’Europa il peso di una zavorra per l’uscita dalla crisi. Frasi come “Anche se i rapporti con l’Unione Europea assorbono oltre il 70% del nostro export, è sui paesi extra Ue che si devono concentrare gli sforzi»”, oppure “di fronte alla crisi viene da chiedersi se ha ancora senso restare in Europa” sono alcuni passaggi che però ben inquadrano il sentimento antieuropeista che in situazioni di crisi è diventato ancora più esplicito. A livello provinciale ogni partizione del territorio piemontese ha posto l’accento sugli effetti delle proprie economie locali, così la stampa biellese ha dato molto spazio alla crisi del settore tessile, le zone vinicole del cuneese e dell’alessandrino alla contrazione del mercato.
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CONCLUSIONI Dopo quattro anni di osservazione sulle modalità con cui il giornalismo locale piemontese ha parlato di Europa è possibile abbozzare alcune linee interpretative che permettono di iniziare a riflettere sui flussi di comunicazione europei da e verso i territori. Il processo di integrazione europea, seppur con molte difficoltà e in maniera lenta, è comunque avviato e il ruolo dell’informazione locale si configura come uno snodo importante per il rapporto tra istituzioni europee e cittadinanza. Tra Europa e territori si stanno intensificando flussi di comunicazione locale sempre più autonomi rispetto a quelli centrali. È questo lo spirito da cui nascono e con cui si muovono gli Europe Direct, i centri di informazione locale della Commissione Europea che cercano di valorizzare le diverse culture territoriali e di incanalarle in percorsi di cittadinanza attiva, e che ispira le politiche del Commitee of the Regions. Indubbiamente negli ultimi anni, a livello europeo, vi è stato uno sforzo comunicativo diretto al territorio che ha selezionato, per genere e forma, quelle informazioni utili per la vita quotidiana dei cittadini. Da questo punto di vista le istituzioni europee hanno aumentato molto la loro funzione di gatekeeping mettendo a disposizione diretta strumenti ed accessi al discorso pubblico sull’Europa (come il sostegno a creare servizi di agenzia stampa europei che preselezionano e confezionano notizie di interesse locale e formano competenze giornalistiche specifiche). In altra direzione, stanno diventando significativi anche i flussi in uscita, ovvero situazioni in cui sono gli stessi soggetti del territorio a porre interrogativi alle fonti europee. Dallo sfoglio della cronaca locale si è trovata traccia di questo, a testimonianza del buon avvio della strategia informativa. Rispetto ai frame narrativi, la tendenza prevalente è un approccio neutrale che non prende posizioni, sintomo di una percepita distanza e di una scarsa competenza informativa. Non vanno però sottovalutati anche altri approcci narrativi, minoritari, ma comunque in linea con le percezioni diffuse. L’Europa sui giornali locali piemontesi viene presentata come vincolo, quando limita e sanziona, I casi delle multe per lo sforamento delle quote latte o per il mancato rispetto della normativa in merito all’inquinamento atmosferico delle città rappresentano un chiaro esempio. Ma l’Europa, in molti casi, è anche stata vista come una risorsa, quando concede aiuti, stimola settori produttivi locali e regola materie complicate, come la crisi economica internazionale L’Europa quando diventa un tema d’opinione rappresenta un elemento di tensione attiva che genera sentimenti contrastanti. Una tendenza giornalistica locale che si è avvertita in questi anni di osservazione è stata quella della disponibilità crescente a dar voce alle istituzioni europee; in termini di coverage l’informazione da Bruxelles è aumentata soprattutto quando viene adattata ai mercati delle news locali. Per diversi anni le istituzioni europee sul territorio, attraverso il progetto “Go-‐local”, si sono sforzate di migliorare i flussi di comunicazione dell’Europa verso il territorio. Va detto però che non essendo più un investimento costante, ed essendo le redazioni locali ancora poco recettive e non attrezzate a maneggiare notizie dall’Europa, questo stimolo si sta un po’ disperdendo. Per il momento gli esempi migliori di informazione locale a matrice europea rappresentano più che altro buone pratiche piuttosto che un dato sistemico. Il vero problema e che queste occasioni sono in larga misura “accidentali” e in materia di Europa continua a persistere una scarsa autonomia redazionale nell’impostare il discorso europeo e una certa difficoltà ad andare oltre la routine e la notizia preconfezionata. Le ragioni sono
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prima di tutto strutturali, legate alla possibilità di poter disporre di risorse, ma in molti casi vi è anche una resistenza culturale ad investire in questo ambito della notizia. Un’altra resistenza, che si è spesso percepita all’interno delle redazioni, è legata alla legittimazione delle fonti europee, spesso messe in competizione rispetto alle altre più tradizionali (istituzioni e autorità locali, politici di riferimento, stakeholders) e ritenute maggiormente attendibili anche quando parlano di Europa. Il problema però è stato colto: da un lato l’esigenza delle redazioni e del territorio di avere informazioni sull’Europa puntuali facilmente accessibili è data, dall’altro la necessità delle istituzioni europee di comunicare direttamente con la propria cittadinanza è nota. Rispetto al formato giornalistico della notizia sul rapporto tra dimensione locale e UE, gli articoli selezionato hanno proposto, sostanzialmente, tre stili di notizia. Un primo modo è stato quello di parlare di Europa a partire da dati ed informazioni puntuali; si tratta di quelle che in gergo vengono definite comunicazioni “di servizio” in cui vengono forniti ai lettori notizie utili (ad esempio la scadenza di bandi, l’entrata in vigore di una normativa, l’informazione sulle visite dei commissari o su convegni). Una seconda modalità con cui si è affrontato localmente il rapporto con Bruxelles è stata di farlo da un punto di vista “istituzionale” riportando dichiarazioni e commenti espressi da attori pubblici locali in tema di Europa. Infine, una modalità giornalistica ricorrente è quella di parlare di Europa dando voce alle lobby territoriali. Essendo i bacini di pubblico dei giornali locali molto piccoli può succedere che l’informazione individui con maggior chiarezza gli stakeholders europei e dia loro la possibilità di rivolgersi alla propria comunità di interesse (es. il rappresentante della Coldiretti che negozia sulle quote latte, i rappresentante di associazioni che chiedono tutele per i prodotti locali). Non tutti gli sforzi però vanno a buon fine. Complice un tipo di giornalismo micro referenziato che stenta a riconoscere l’importanza dei flussi di comunicazione europei, ma anche di un approccio istituzionale spesso ancora troppo poco efficace, l’Europa per i media locali e per la cittadinanza rappresenta ancora un vuoto cognitivo dato dalla sua scarsa visibilità nel dibattito pubblico. Il processo è però avviato e va monitorato perché i tempi dell’Europa non sempre coincidono con quelli del territorio spesso più lenti e difficili da modificare; per questo occorre tempo e disponibilità per farlo procedere.
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