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Fiscal News
Direttore Antonio Gigliott i N. 123 Del 18/09/2019
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Tel. 0968.425805 - E-mail: info@fiscal-focus.it - www.fiscal-focus.it -
A cura di Sandra Pennacini
Isa: indicatori di base e anomalie più frequenti Reddito di impresa: comprendere gli esiti
Categoria: ISA Sottocategoria: Dichiarazione
Comprendere appieno il meccanismo in base al quale il motore di calcolo ISA assegna il “voto” spettante a ciascun contribuente è fondamentale. Quanto sopra non solo nell’ottica del primo anno di applicazione, ma ancor più per porre in essere adeguate strategie future. Andiamo nel seguito ad analizzare le principali variabili che determinano l’indice sintetico di affidabilità fiscale nell’ambito del reddito di impresa.
Di cosa si tratta?
Premessa ..................................................................................................................... 2
Gli indicatori di base .................................................................................................... 3
ISA e reddito negativo ................................................................................................. 6
ISA e perdite esercizi precedenti ............................................................................... 8
Incidenza degli oneri finanziari .................................................................................. 8
Costi residuali di gestione ........................................................................................ 10
Durata e decumulo delle scorte ............................................................................... 12
Conclusioni e rinvio ................................................................................................... 15
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Premessa
Il primo anno di applicazione degli Indici Sintetici di Affidabilità fiscale, ovvero il 2018, ben
avrebbe potuto (dovuto) essere un anno sperimentale.
Quanto sopra non solo alla luce delle innumerevoli complicazioni insorte cammin facendo,
imputabili in primis all’Agenzia delle Entrate, che non ha saputo farsi trovare pronta con la
necessaria puntualità nella fornitura dei software indispensabili ad effettuare i conteggi. Infatti,
andando oltre ai problemi contingenti, “sperimentare” lo strumento ISA sarebbe stato
assolutamente opportuno anche per consentire a contribuenti e consulenti di familiarizzare con lo
strumento e conoscerlo a fondo, anche al fine di meglio indirizzare le scelte da operarsi per una
corretta pianificazione tributaria.
Dall’analisi degli esiti di un buon numero di ISA sin qui elaborati, emergono aspetti che comportano importanti penalizzazioni a carico del contribuente, talora a fronte di comportamenti che invece potrebbero essere (anzi, con ogni probabilità, sono) perfettamente legittimi.
Con l’ausilio di una serie di esempi concreti, andremo dunque nel seguito ad analizzare una serie
di fattispecie che meritano attenzione, al fine di comprendere più da vicino come funziona lo
“strumento ISA” e poter quindi porre in essere – se possibile – quei correttivi che potrebbero
risultare utili a migliorare il punteggio assegnato al contribuente.
In questo intervento andremo ad accentrare l’attenzione su molteplici aspetti legati agli ISA -
redditi di impresa, partendo dagli indicatori base per entrare poi nello specifico di una molteplicità
di anomalie.
Il “mondo” ISA, quando ci si raffronta con i redditi di impresa, risulta infatti essere molto più
ampio e variegato di quello del lavoro autonomo.
La molteplicità dei codici ATECO presi in considerazione, cui corrisponde un consistente numero
di indici sintetici di affidabilità fiscale, unito a un nutrito numero di verifiche che in ambito
professionale non sono presenti, necessita forse di un’analisi di tutte le possibili variabili; tuttavia
oggetto della presente disamina è la comprensione dei principali problemi nei quali si può
incorrere, e valutando le possibili soluzioni.
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Gli indicatori di base
Nell’ambito degli ISA applicabili ai redditi di impresa, per comprendere l’esito fornito dagli indici sintetici di affidabilità fiscale è bene puntualizzare una serie di aspetti preliminari:
• Gli indicatori che concorrono alla determinazione del “voto finale” sono molteplici, e vannodall’analisi della semplice redditività di base per arrivare a verifiche specifiche, valevolisolo per talune attività;
• Come con gli Studi di Settore, non è prevista la possibilità di quantificare l’apporto effettivoche il titolare del reddito di impresa ha dato nell’esercizio nella conduzione dell’attività;tuttavia, molti sono gli ISA che prevedono l’indicazione di variabili tese a “registrare”l’effettiva attività svolta (ad esempio, per i ristoranti sono richieste le giornate di apertura);
• Talune anomalie vengono considerate di tale gravità da assegnare un punteggio pari ad 1,non rimediabile in alcun modo, nemmeno con adeguamento spontaneo.
In assenza di indicatori di anomalia, l’esito “tipo” di un ISA relativo ad una attività di impresa,
condotta sotto forma di ditta individuale, in assenza di personale dipendente, si presenta come da
videata esemplificativa a seguire:
Il contribuente in oggetto ottiene un punteggio complessivo di 6,06: non drammatico, posto che
supera (per un soffio) il 6, e dunque non sarà automaticamente inserito nelle liste dei soggetti
passibili di verifica, ma non sufficiente ad accedere ad alcun beneficio premiale.
Il risultato finale è influenzato dalla media di soli tre indicatori elementari di affidabilità fiscale:
− Ricavi per addetto;
− Valore aggiunto per addetto;
− Reddito per addetto.
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OSSERVA - Infatti, laddove l’attività di impresa sia condotta da un solo soggetto, queste due variabili vanno di fatto a fotografare la medesima situazione, ovvero i ricavi minimi che si presume che ogni addetto – o per meglio dire “l’addetto”, visto che è uno solo – dovrebbe produrre. Ne consegue che la medesima base dati va a “pesare” su ben due indici, sui tre complessivi che determinano il voto finale.
NOTA BENE - Si noti, tuttavia, che il “voto” assegnato non è il medesimo, e ciò deriva dal fatto che il “valore aggiunto per addetto”, a differenza del “reddito per addetto”, è anche influenzato dalla variabile storica delle redditività conseguite negli esercizi precedenti, dato che viene prelevato dai precompilati ISA disponibili nel cassetto fiscale.
Entrando nel dettaglio, infatti, si rileva che, per quanto riguarda il “reddito per addetto”:
Il reddito dichiarato è pari a 16.846,00 contro un reddito stimato di 19.048. Per portare il voto
assegnabile alla variabile a 10 sarebbe dunque necessario adeguare per la differenza, pari a
2.202,00.
NOTA BENE - In assenza di adeguamento il punteggio di affidabilità è pari a 7.
Tale importo vale a migliorare tutti e tre gli indicatori, essendo il massimo possibile, ma ciò che è interessante notare – così come accade per i professionisti - è che il valore proposto per il miglioramento delle variabili “valore aggiunto per addetto” e “reddito per addetto” è lo stesso.
Entrando nel dettaglio, si nota che l’adeguamento massimo sarebbe, in questo caso, pari ad euro 2.770,00.
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Il “valore aggiunto per addetto”, invece, fermo restando il medesimo reddito stimato di euro
19.048, e la medesima richiesta in termini di eventuale adeguamento, assegna un punteggio
minore, ovvero 5,91, come da videata a seguire:
Ciò dipende dal fatto che, seppure il valore aggiunto stimato sia lo stesso, e quindi sia identico
l’eventuale valore di adeguamento, il contribuente risulta essere meno affidabile (e da qui un
punteggio inferiore) poiché, storicamente, questo contribuente risultava essere mediamente più
produttivo (leggasi dichiarare più della media delle aziende dello stesso tipo).
Il valore del dettaglio storico, infatti, calcolato dall’Agenzia sulla base dei dati dichiarati
dall’impresa negli anni dal 2010 al 2017, ha fatto emergere un “effetto individuale positivo che
evidenzia una produttività superiore del 24,41% in termini di valore aggiunto”.
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ISA e reddito negativo
Se, come abbiamo visto, risultati “storici” positivi possono creare aspettative che può essere
difficile soddisfare - ma mitigati nell’impatto dal fatto che si tratta di risultati di media, che
guardano ad un arco di tempo consistente - occorre invece rilevare che un risultato ordinario
negativo, conseguito nell’anno oggetto di dichiarazione, fa scattare immediatamente una pesante
penalizzazione, assegnando un punteggio pari ad 1.
L’aspetto reddituale viene letto secondo due successivi passaggi: il reddito operativo ed il
risultato ordinario.
Nel caso analizzato, come da videata sovra esposta, i due valori coincidono, posto che
sull’azienda in esame non gravano oneri finanziari, e più in generale la gestione finanziaria non ha
generato componenti positive o negative di reddito, né sussistono incrementi di immobilizzazioni
per lavori interni.
Dinnanzi a questa situazione, l’impresa viene penalizzata ben due volte, conseguendo il voto di “1”
sia per il reddito operativo che per il risultato ordinario, entrambi negativi:
È altresì evidente che ogni anno particolarmente produttivo porterà – sulla base di questo meccanismo – a conseguenze potenzialmente negative, ingenerando nel meccanismo ISA quelle aspettative di cui si diceva, come se fosse assodato che l’andamento dell’impresa possa essere sostanzialmente costante nel tempo.
È tuttavia evidente che non sempre il dato storico è utile a fotografare correttamente l’anno oggetto di dichiarazione, proprio in quanto basato su situazioni verificatesi in anni precedenti, che non è affatto detto si siano riproposte nell’anno in corso di elaborazione, portando dunque a stime discorsive.
Più in generale, chi in passato ha dichiarato più della media ha generato delle “aspettative” per l’esercizio 2018, aspettative che se vengono disattese portano alla diminuzione del punteggio.
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Semplificando, si potrebbe dire che alle imprese non è consentito di addivenire ad un reddito
operativo negativo (che difficilmente si traduce in un risultato ordinario positivo), pena l’essere
considerati inaffidabili, a causa del peso di ben due indici a valore 1 che concorrono alla
determinazione della media complessiva:
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ISA e perdite esercizi precedenti
Per concludere la disamina legata ai redditi negativi, occorre segnalare che a pesare non sono
solo i risultati negativi di esercizio, ma anche la presenza di più esercizi negativi pregressi, come
da informazioni che vengono prelevate dal precompilato. Si veda a tal proposito l’esempio a
seguire:
La presenza di perdite pregresse determina quindi una penalizzazione, tanto più elevata quanto
più sono gli esercizi in perdita risultanti dallo storico aziendale.
Incidenza degli oneri finanziari
Ad essere sindacato, con la previsione di uno specifico indicatore di anomalia, è anche il peso
degli oneri finanziari.
Prendiamo il caso di un’altra azienda, un piccolo negozio, soffocato da una mole di oneri
finanziari a causa di un forte indebitamento dovuto alle spese sostenute per l’impianto
dell’attività, che stenta a decollare.
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Tale azienda presenta i seguenti valori contabili riclassificati:
Ebbene, a fronte di questa situazione certamente molto grave da un punto di vista economico -
aziendale, si aggiunge anche la penalizzazione di un voto “1”, dovuto all’eccessivo peso degli
oneri finanziari sul conto economico:
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In questa situazione, se si volesse considerare gli ISA come uno strumento di analisi aziendale,
oggettivamente questa verifica evidenzia un dato di fatto, ovvero un sovra indebitamento
difficilmente sostenibile. Da qui, però, a considerarlo indice di inaffidabilità da un punto di vista
fiscale, a parere di chi scrive, sarebbe da rivalutare, posto che se vi è una voce di costo che è
assolutamente documentata e dimostrabile è proprio quella del carico degli interessi (bancari, da
finanziamento, da mutuo, ecc.). L’essere soffocati dagli oneri finanziari, in buona sostanza, non
necessariamente dimostra l’inaffidabilità fiscale, ed anzi pare un infierire su una situazione già
grave di per sé.
Costi residuali di gestione
Un’altra variabile che può far scattare un’anomalia è quella dell’eccessiva incidenza dei “costi
residuali di gestione”.
Si prenda il caso dell’azienda a seguire:
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Effettuata questa verifica, per comprendere la motivazione di un giudizio così pesante, si entra nel
dettaglio dell’anomalia:
Analizzando i conteggi emerge ben più di una perplessità dinnanzi ad una penalizzazione così
importante, che pare spropositata rispetto ai valori in gioco. Infatti, i costi residuali di gestione
ammontano a soli 1.793,00.
Gli indicatori elementari di affidabilità restituiscono in questo caso il quadro di un’impresa fiscalmente affidabile, posto che tutti gli indicatori di base si assestano a partire dall’8 a salire.
Tuttavia, i benefici premiali, che come sappiamo scattano a partire da un voto complessivo pari a 8, sfuggono a causa del giudizio penalizzante, pari ad 1, dovuto all’incidenza dei costi residuali di gestione.
È pertanto opportuno andare a verificare innanzi tutto la riclassificazione effettuata del conto economico, per essere certi che ogni voce sia stata correttamente allocata ai fini ISA.
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Questa somma, tutto sommato modesta, va a generare un’incidenza dell’8,22 contro una soglia
massima di riferimento fissata dall’Agenzia in un range molto ristretto (minimo 4, massimo 5).
Il risultato di questo “gioco statistico” è che per poche centinaia di euro di eccesso di costi
residuali di gestione rispetto a quelli attesi, il contribuente perde il beneficio premiale.
Ne consegue che, in questo specifico caso, i benefici diventano accessibili se si “gioca” con la
media, adeguando spontaneamente agli indicatori di base, in modo tale da alzare i singoli
punteggi e, di conseguenza, il totale di media complessivo.
ATTENZIONE! - Tuttavia, la presenza di anomalie non rimediabili nemmeno tramite adeguamento spontaneo possono anche portare a situazioni paradossali che vedono il contribuente non superare il famigerato 6, nemmeno adeguando al valore massimo possibile, come andremo meglio ad approfondire in un successivo intervento.
Durata e decumulo delle scorte
La “questione magazzino” continua ad essere al centro di una serie di verifiche con gli ISA, così
come già accadeva con gli studi di settore.
Un primo controllo che viene effettuato dal motore di calcolo è che il valore delle rimanenze
iniziali sia identico a quello delle rimanenze finali dichiarato nell’esercizio precedente.
Questa verifica è possibile grazie alle risultanze del precompilato ISA, tramite il quale viene introdotto il valore finale del magazzino dell’esercizio precedente, che ovviamente deve coincidere con quello iniziale, pena l’attribuzione di un “1”. Questa anomalia ha in sé una logica perfetta, e pertanto quando scatta deve imporre la verifica dei dati imputati poiché, con ogni probabilità, è stato compiuto un errore.
Tuttavia, potrebbe anche essere causa di problemi laddove sia stata presentata una dichiarazione
integrativa relativa all’anno precedente, che abbia modificato il valore del magazzino, quando tale
integrativa sia stata trasmessa all’AdE dopo che l’Agenzia ha estratto i dati ai fini del
il punteggio assegnato è 1, e tale resta.
Peraltro, è bene sottolineare che quest’anomalia non è rimediabile tramite adeguamento spontaneo:
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precompilato. Ci si potrebbe dunque trovare con un dato già corretto di fatto, ma non aggiornato
nel file XML messo a disposizione nel cassetto fiscale.
Fatta questa doverosa premessa, andiamo a concentrarci sulla variabile della durata delle scorte.
L’indicatore di anomalia sostanzialmente va a penalizzare i magazzini gonfiati, o presunti tali.
Si veda il caso a seguire:
Il voto assegnato da questa variabile è il risultato di due conteggi separati:
Innanzi tutto viene verificata la durata delle scorte, in quanto tale. Ad essere confrontata è la
velocità di rotazione del magazzino rispetto a quella media del settore. Nel caso di specie, il
magazzino “gira troppo poco” e quindi il punteggio non è dei migliori: 6,47
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L’indicatore della durata delle scorte, evidenzia infatti un valore pari a 331,25, mentre la soglia di
riferimento minima di settore è 85. Solo se l’indicatore si pone sotto la soglia minima viene
attribuito il punteggio di 10, mentre il punteggio scende man mano che si avvicina alla soglia
massima (in questo caso 712).
Come si è detto, il punteggio attribuito alla durata delle scorte è di 6,47, e tuttavia, nel computo del
voto finale dell’ISA, questo migliora, raggiungendo il valore 7.
OSSERVA - Quanto sopra perché il contribuente, con scarsa movimentazione del magazzino, si è dimostrato “virtuoso”, riducendo il valore del magazzino stesso rispetto all’anno precedente.
Il “premio” assegnato alla riduzione in senso assoluto delle scorte è valutato dall’altro sotto indice
che entra in gioco, quello legato al decumulo delle scorte.
OSSERVA - Tutti questi complessi conteggi, infine, possono meglio spiegarsi richiamando quanto emerso in occasione dell’incontro che l’Agenzia delle Entrate ha avuto con il CNDCEC il 17 luglio scorso: posto che un valore alto di rimanenze finali migliorava l’esito dello studio di settore, e che nei primi anni la rotazione del magazzino non era soggetta a controlli, secondo le rilevazioni dell’Agenzia negli anni si è assistito ad una vera e propria “esplosione” dei magazzini, con un incremento su base nazionale pari a 100 milioni di euro nell’arco di dieci anni (!).
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Ecco perché una bassa rotazione viene penalizzata, ma in misura minore se comunque le
rimanenze vanno calando: l’intenzione è quella di riportare i valori delle rimanenze a importi
ritenuti credibili da parte dell’Agenzia, premiando i contribuenti che procedono progressivamente
a “sgonfiare” i magazzini.
Conclusioni e rinvio
Terminata la disamina degli elementi di base delle risultanze degli ISA relativi ai redditi di impresa,
e degli indicatori con i quali più spesso ci si trova a confrontarsi, restano da analizzare i casi in cui
le anomalie non sono rimediabili, e il difficile rapporto tra spese di lavoro dipendente e valore
aggiunto, nonché le nuove verifiche che gli ISA pongono in essere sulle percentuali di lavoro
apportato dai soci lavoratori. Questi argomenti saranno oggetto del prossimo intervento, l’ultimo
di questa serie dedicata agli ISA.