Post on 08-Jul-2020
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PREMESSA
Riteniamo che la politica regionale nella prossima legislatura debba contenere indirizzi
e progetti di forte spessore politico. Nelle ultime legislature si è verificato un notevole
deterioramento della qualità e del livello dell’azione di governo; occorre, quindi
riorientarne l’attività a partire da alcuni valori fondamentali e da una riconsiderazione
delle funzioni proprie dell’istituto regionale.
Le basi da cui ripartire
Il governo regionale dovrà:
• Nelle politiche sociali orientare le proprie scelte riscoprendo, in positivo, il ruolo
della famiglia mettendola al centro delle politiche di settore, come naturale
nucleo sociale.
• Nelle politiche sanitarie difendere il principio del diritto alla salute universale,
riorganizzando il Servizio e mettendo l’utente al Centro!
• Negli affidamenti dei servizi o nella selezione dei ruoli dirigenziali introdurre a
tutti i livelli il rispetto del principio della selezione di merito, offrendo a tutti la
possibilità di parteciparvi (limitare le nomine di dirigenti esterni fiduciari).
• Nelle politiche dello sviluppo economico favorire la libera concorrenza e
promuovere l’espansione dello spirito imprenditoriale, riducendo pesi e ritardi
che pongono difficoltà alle attività economiche, semplificando la burocrazia in
tutti i settori.
• Nelle politiche territoriali adottare linee di tutela del territorio che non
contraddicano lo sviluppo delle opportunità e l’espansione delle vocazioni
territoriali:
o Nelle politiche per la casa dare la giusta rilevanza all’accesso alla
proprietà della prima casa per i giovani e le famiglie di prima
formazione, oltre che nell’assegnazione delle case popolari; l’immediata
acquisizione del diritto al riscatto.
o Avviare un grande piano per realizzare alloggi di ERP per risolvere
l’annosa Emergenza Abitativa.
o Nelle politiche scolastiche rispettare la norma costituzionale sulla parità al
fine di favorire il pluralismo dei progetti educativi.
o Nelle politiche fiscali regionali orientare una riforma secondo il principio
del reddito familiare al fine di favorire una politica demografica consona
alla esigenza dell’incremento delle nascite, applicando il principio del
quoziente familiare alle tasse regionali.
o Nelle politiche della solidarietà in favore degli emarginati o delle disabilità
intervenire sulla base del principio della sussidiarietà partendo dal
sostegno al singolo, alle famiglie, alle espressioni della società civile e di
volontariato.
o In tutti gli appalti di fornitura di servizi inserire la clausola sociale che
tuteli i lavoratori
Le alleanze
L’alleanza politica per la prossima legislatura regionale dovrà avere, a fondamento,
una forte condivisione di una concezione dei rapporti politici come patto di governo nel
quale sia compresa l’idea di:
• Una politica che non sia espressione di una cultura aziendalista ed efficientista,
ma rispettosa delle forze politiche come espressioni di identità e strumenti per
la partecipazione alla politica.
• Un’alleanza che comporti pari dignità politica tra tutte le forze che la
compongono.
• Un’alleanza basata sul rispetto e l’attuazione di un programma condiviso.
• Un’alleanza che non preveda un Presidente PADRONE ma che attui una gestione
collegiale.
La governance
Il governo regionale dovrà:
• Riformare le politiche di bilancio con l’ottica di aumentare le entrate proprie
della Regione non attraverso il semplice aumento della pressione fiscale, ma
con la valorizzazione del patrimonio regionale, la riduzione dei costi e altri
strumenti che saranno individuati grazie ad un confronto con esperti del settore
e mondo accademico.
• Garantire certezza nei tempi di pagamento ai fornitori e nel trasferimento delle
risorse alle province e ai comuni.
• Razionalizzare le aziende regionali con la costituzione di una holding regionale
che accorpi tutti le aziende partecipate della Regione.
• Riaffermare le prerogative dell’Ente: legislazione, programmazione e
decentramento delle funzioni amministrative.
• Ricollocare l’attività legislativa nell’ambito del confronto di commissioni e
Consiglio, ponendo fine alla pratica della produzione di nuove leggi attraverso
l’improprio strumento delle leggi di bilancio.
• Qualificare e rendere operativa l’attività di programmazione, ferma nell’attuale
legislatura o prodotta solo negli ultimi mesi, dotandola di strutture e strumenti
idonei all’aggiornamento e alla verifica. Gli strumenti di programmazione
saranno definiti entro i primi due anni di legislatura.
• Accelerare il decentramento delle attività amministrative con i relativi supporti
di risorse e di affiancamento nei percorsi iniziali, a partire dai settori economico
produttivi, del patrimonio, della sicurezza, dell’ambiente sotto il profilo
gestionale, dell’agricoltura, del diritto allo studio.
• Ridifinire il rapporto con le Province e la Città Metropolitana di Roma.
• Riorganizzare la struttura e riqualificarne le funzioni in rapporto ai compiti di
programmazione e destinando risorse umane alle attività decentrate presso gli
enti locali, sfoltendo la pletora degli uffici creati ad hoc nelle ultime legislature.
• Ridurre gli Enti dipendenti dalla Regione.
• Ridurre e riorganizzare le ASL.
• Rivedere la legislazione regionale con l’adozione di testi unici al fine di
razionalizzare le normative per facilitarne la comprensione e l’uso da parte di
cittadini, operatori ed amministrazioni locali ed eliminare la produzione
legislativa obsoleta.
• Avviare concorsi per dirigenza e altre categorie per evitare il continuo accesso
ad esterni.
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Il futuro della famiglia: al centro della società
Politiche sociali, casa, sport, giovani, prevenzione del randagismo e
benessere degli animali
Il futuro della salute: al centro del risanamento
Più efficienza, nuovi servizi e maggiore trasparenza
Il futuro dello sviluppo: al centro del benessere
Imprese, formazione e nuove opportunità per il lavoro
Il futuro del territorio: al centro della qualità della vita
Nuove infrastrutture, sviluppo urbanistico, l’ambiente come risorsa,
turismo e cultura
La Regione Lazio nel futuro: competitività e sussidiarietà
“Il principio di sussidiarietà va mantenuto strettamente connesso con il principio di solidarietà e
viceversa, perché se la sussidiarietà senza la solidarietà scade nel particolarismo sociale, è altrettanto
vero che la solidarietà senza la sussidiarietà scade nell'assistenzialismo che umilia il portatore di
bisogno.”
BENEDETTO XVI
Riteniamo che nella prossima legislatura occorre ripartire da due valori fondamentali
quali: competitività e sussidiarietà, principi guida per attuare una riconsiderazione
delle funzioni proprie dell’istituto regionale per guidare con sicurezza il Lazio verso un
futuro di valore.
I valori di riferimento
La Competitività
Riteniamo che il governo regionale debba puntare ed incentivare due tipi di
competitività, una interna ed una esterna.
Competitività Interna
La Regione dovrà strutturare la propria azione politico-amministrativa attraverso delle
fasi ben precise che daranno organicità e concretezza all’ente oltre che a renderlo
appunto, competitivo. Riteniamo che questo iter debba cominciare con una fase di
Programmazione da sviluppare nel medio - lungo periodo, in cui dare alla Regione le
linee guida di governo. Dopo aver stabilito la fattibilità del programma, lo si rende
concreto attraverso la seconda fase di legislatura, la Regione assolve il suo più
importante compito: tradurre in provvedimenti di legge gli obiettivi di governo.
Successivamente sarebbe opportuno coordinare le leggi per materia in appositi Testi
Unici ed effettuare un’opera di decentramento delle competenze amministrative a
province e comuni; competenze che non devono limitarsi alla mera dicitura
programmatica ma essere supportate dagli strumenti idonei (finanziari, logistici, ecc.)
a renderle concrete da parte degli enti che le ricevono. Attraverso questa
riorganizzazione strutturale dell’azione amministrativa, l’ente risulterà essere più
competitivo nel suo complesso, i benefici che ne trarranno province e comuni,
costituiranno un valore aggiunto.
Il rapporto con Provincie e Città Metropolitana deve essere ridefinito anche per la
sciagurata riforma Del Rio che ha distrutto il ruolo delle Provincie.
Competitività esterna
Intesa soprattutto in merito all’erogazione dei servizi, questo tipo di competitività
deve basarsi su un principio fondamentale: il merito. Tale principio può trovare
attuazione attraverso una riforma delle procedure di nomina del comparto dirigenziale
specie di quei settori importanti come ad esempio la sanità. Attraverso una capillare
disamina delle attitudini professionali e manageriali di coloro che si propongono di
dirigere uno specifico settore, può infatti emergere il principio del merito che a sua
volta darà luogo ad un altro aspetto importante e positivo della competitività esterna
tra settori, ovvero, la concorrenza. Concorrenza - impegno - merito, queste
caratteristiche se riescono ad entrare nell’ottica dei servizi pubblici, ci consentiranno di
avere una Regione nel suo complesso (province e comuni) più che competitiva.
Sussidiarietà orizzontale
Riferita ai “corpi sociali” ovvero alle formazioni sociali presenti sul territorio e che
costituiscono un centro d’interesse economico, culturale e sociale per l’intera
collettività. È compito della Regione dare sussidio ed incentivare le formazioni sociali
come la famiglia, le associazioni, il volontariato e tutte quelle realtà che contribuiscono
alla crescita della comunità regionale. Riteniamo quindi di predisporre un vero e
proprio piano di sussidiarietà orizzontale che preveda oltre agli atti d’indirizzo
anche le risorse opportune per far progredire al meglio le attività poste in essere da
questi soggetti.
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La necessità di una strategia per il Lazio 2018-2028
La regione Lazio è una realtà territoriale ricca di talenti. Da tempo, tuttavia, la
collettività regionale vive una condizione di profondo disagio. Inoltre il tessuto
produttivo presenta da anni i segni dei ritardi nella realizzazione di un sistema
territoriale (opere pubbliche, «qualità» e «quantità» dei servizi pubblici, etc.) in grado
di supportare e promuovere le condizioni per lo sviluppo economico e il benessere
dell’intera comunità.
L’assetto viario, i trasporti e la logistica, la riqualificazione di porzioni rilevanti dei
centri storici e delle periferie urbane e i servizi alle persone non sono capitoli separati.
Al contrario, sono tutti tasselli di un unico mosaico che va composto e riportato ad
unità.
Ogni attività, ogni progetto, anche il più rilevante e necessario, non può essere
pensato e realizzato come disgiunto dal contesto più generale (territoriale, sociale ed
economico) nel quale si va a collocare ed inserire.
Si coglie, e non da oggi, l’assenza di una guida politico-amministrativa dei processi, di
una regia complessiva in grado di promuovere azioni concrete e positive per
risollevare le sorti di un sistema regionale che attraversa una crisi d’identità che, nel
tempo, si è trasformata in un declino di carattere strutturale. Ad un quadro già di per
sé allarmante, si aggiunge oggi la crisi economica globale. Per raggiungere questo
ambizioso ma indifferibile obiettivo la strada da percorrere, tenendo conto della
complessità delle dinamiche del sistema regionale e delle risorse a disposizione, è una
sola:
Adottare a livello regionale il metodo e gli strumenti organizzativi e procedimentali
propri della pianificazione strategica
La pianificazione strategica
L’idea di pianificazione strategica nasce in Europa come tentativo di dare un’innovativa
risposta alla crisi degli strumenti di pianificazione, intervenendo su una pluralità di
risorse, materiali e immateriali, e non solo sull’utilizzo dei suoli.
Nella programmazione strategica, infatti, rivestono un ruolo di assoluta rilevanza:
• Il capitale umano.
• La coesione sociale.
• L’atteggiamento della comunità.
• La partecipazione consapevole e fattiva di tutti gli attori del sistema regionale.
• Il sentimento di fiducia nel futuro della regione sia nei rapporti interpersonali
che nelle relazioni tra cittadini e istituzioni.
La pianificazione strategica in ambito territoriale ha le seguenti caratteristiche, alcune
delle quali strettamente interconnesse:
• Il carattere partecipato del piano, attraverso la costruzione di una ‘visione’ del
futuro condivisa dal maggior numero di attori istituzionali del sistema regionale.
• Il carattere operativo, cioè orientato alla promozione di azioni e progetti.
• Il carattere flessibile, cioè suscettibile di aggiustamenti e revisioni.
• L’approccio integrativo, che non solo supera e ricompone il tradizionale
approccio settoriale della pianificazione, ma mette anche in relazione tutti gli
attori istituzionali.
• La funzione di quadro strategico di lungo periodo entro il quale assicurare
coerenza ai singoli progetti.
• La partnership pubblico-privati nella promozione (e nel finanziamento) degli
interventi seguendo i principi della sussidiarietà orizzontale.
• La dimensione territoriale di area vasta rilancia la necessaria concertazione tra
livelli di governo diversi.
I macro-obiettivi del piano strategico regionale
Di seguito indichiamo i macro-obiettivi del piano strategico regionale che saranno
approfonditi nei capitoli successivi di tale documento programmatico.
Il futuro della famiglia: realizzazione d’investimenti finalizzati alle politiche sociali
capaci di tutelare e valorizzare, in base al principio della sussidiarietà, le famiglie
laziali, vero nucleo della comunità regionale.
Il futuro della salute: riorganizzazione e messa in efficienza del sistema sanitario
regionale per offrire servizi di cura e assistenza al passo con i tempi.
Il futuro dello sviluppo: individuazione di nuovi stimoli e modalità di supporto al
mondo produttivo, proponendo una strategia per il sostegno a chi perde o è in cerca di
lavoro.
Il futuro del territorio: realizzazione di programmi di riqualificazione territoriale,
anche attraverso una corretta valorizzazione delle forme di partenariato pubblico e
privato, al fine di combattere il degrado, ritrovare un equilibrio nelle relazioni
complesse tra centri storici/periferie e comune capoluogo/comuni della Regione.
Obiettivo 2018 - 2023: Roma città metropolitana in una regione a statuto
speciale per un Lazio di valore
La Regione si è sviluppata nel corso degli anni con un accentramento delle funzioni,
degli interessi e dei servizi sulla città di Roma perdendo la capacità di essere il punto
di equilibrio anche per quei cittadini che non vivono a Roma. Occorre individuare
nuove forme di assetto istituzionale che possano recuperare e garantire uno sviluppo
del territorio dell’intera Regione, con il ruolo fondamentale di Roma capitale. Il
prossimo governo regionale deve proporre una riforma istituzionale che preveda la
creazione della città metropolitana di Roma Capitale, comprensiva di Roma e di tutti i
comuni della provincia di Roma, inserita nella regione speciale autonoma del Lazio,
come previsto dall’art. 116 della Costituzione.
Strumenti per la tutela della Libertà educativa – Voucher scuola
Oggi le famiglie che iscrivono i figli nelle scuole paritarie pagano due volte, sotto
forma di tasse e poi di retta.
Non è giusto e soprattutto non è libero un Paese dove una famiglia che iscrive un figlio
ad una scuola paritaria debba pagare per questa sua scelta, infatti, senza parità
economica, la parità giuridica tra scuole statali e scuole private, ex L 62/200, è solo
un’illusione di libertà.
Proponiamo lo strumento del Buono-scuola nella consapevolezza che la prima vera
rivoluzione in tal senso sarebbe l’abolizione dell’ anacronistico valore legale del titolo
di studio che non sembra rientrare tra le priorità di alcuna forza politica attuale.
In relazione alla sostenibilità economica delle famiglie per la scelta dell’istituto in cui
poter far studiare i figli, già la Legge 107/2015 ha introdotto la possibilità di inserire la
retta in detrazione delle imposte sui redditi, ma la cifra massima risulta essere
insufficiente per garantire la libertà di scelta ai cittadini, anche se sul piano simbolico
sposta il confronto dal “se” sostenere finanziariamente tali famiglie a “come”
sostenerle.
Ciò premesso è possibile pensare un’ulteriore possibilità che rientri nella detraibilità
delle spese per giungere, utilizzando l’idea di “imposta negativa” già ipotizzata di
Milton Friedman, al sostegno della libertà educativa dei genitori di scegliere il percorso
per i figli in coerenza con le proprie idee e con le aspirazioni di questi ultimi.
Se l’ISEE familiare non superasse i 40'000 euro, così come previsto anche dalla
Regione Lombardia per l’accesso alla Dote Scuola, sarebbe interessante pensare a una
detraibilità progressiva della retta pagata per la frequenza dei figli pari al:
- 25% per valori ISEE fra 30.001 e 40.000 euro
- 35% per valori ISEE fra 20.001 e 30.000 euro
- 50% per valori ISEE fra 15.001 e 20.000 euro
- 75% per valori ISEE sotto i 15.000 euro
(Voucher che sarà caricato sulla tessera sanitaria: per semplificazione, disponibilità
immediata delle risorse e trasparenza sul modo in cui vengono spese).
Qualora, poi, l’ammontare dell’imposta da versare a consuntivo annuo non fosse
sufficiente a coprire la detrazione ecco che la stessa diventerebbe un sussidio per la
differenza, esattamente come previsto dalla proposta di Friedman in ambito
reddituale.
Solo in questo modo è possibile garantire la vera libertà di educazione e di
insegnamento così come previsto dall’art.33 della Costituzione Repubblicana,
ricordando che il comma III si riferisce ad oneri per l’istituzione di scuole paritarie e
non al sostegno economica della libera scelta delle famiglie.
Lo stato di diritto ha l’obbligo di mettere a disposizione i mezzi perché tutti i cittadini
possano istruirsi, ma non ha il diritto alla gestione monopolistica dell’istruzione
pubblica: la competizione è la più alta forma di collaborazione, come accade nello
sviluppo della scienza, nella vita di una democrazia e nell’economia di mercato.
Sempre per permettere una perfetta attuazione del dettato costituzionale, in particolar
modo del III e del IV comma dell’art. 34, si propone l’istituzione di un premio di
merito, erogabile a tutti gli studenti con media alta che permetta, senza distinzione
reddituale dei genitori, di accedere in maniera completamente gratuita alla scuola
statale o paritaria scelta portando al 100% la detrazione descritta in precedenza.
Quanto proposto scaturisce dalla piena consapevolezza che una Scuola Libera può
darsi solo con un intervento su scala nazionale, agendo direttamente sull'ammontare
totale dell'Irpef, ma in qualche caso, la crescita della libertà può passare per un
sistema assai imperfetto quali sono i voucher: in grado di allargare la competizione e
la libertà di scelta, conducendo entro un sistema scolastico variegato e dinamico.
La Regione Lazio deve introdurre un meccanismo di “restituzione” anticipata
attraverso il voucher che copra parte ed oltre delle spese che deve sostenere la
famiglia, mutuando le già buone esperienze di altri Enti locali.
Sarebbe l’ora, dopo l’inserimento formale delle scuole paritarie nel sistema nazionale
dell’istruzione pubblica, di ammainare la bandiera storica della sinistra “scolastica”,
quella dell’equivoco del “senza oneri per lo Stato”.
L’opzione del voucher è da considerare come un ragionevole compromesso per iniziare
a trasformare in senso liberale l’istruzione: un mezzo per allargare l’autonomia delle
famiglie e per incanalare i fondi delle famiglie verso le scuole migliori e gli insegnanti
più capaci.
Il futuro della famiglia: al centro della società
Essere vicini alla famiglia significa riconoscere il valore fondamentale che questa
ricopre nella nostra società. La Regione e gli enti locali sono diventati sempre più
importanti nel riconoscere servizi e rispondere ai bisogni del nucleo familiare: dalla
casa allo sport, ai giovani; dagli aiuti alle giovani coppie all’assistenza agli anziani. La
famiglia è il metro con il quale pensare e valutare un’azione amministrativa e di
governo.
Le politiche sociali: servizi alle famiglie per rendere più forte e giusta la
comunità del Lazio
Per comprendere appieno quale sfida pongano oggi le politiche sociali che non
vogliano ricadere nei tradizionali modelli, ereditati dal secolo XX, dobbiamo partire
proprio dal Nuovo Statuto della Regione Lazio (anno 2004) che recepisce una
impostazione delle politiche sociali non assimilabile né al modello socialista, né al
modello liberale, né al modello corporativo. Infatti l’art. 7 dello Statuto parla di
“obiettivi prioritari” rispetto allo sviluppo civile e sociale e comincia a riconoscere come
strumenti privilegiati per il raggiungimento dei fini progettati diversi indirizzi di azione,
tra cui spiccano:
• Rilancio e sostegno alla natalità.
• La garanzia del diritto allo studio e della libertà di scelta educativa.
• L’agevolazione e il sostegno alle iniziative di utilità sociale poste in essere da
associazioni e da organizzazioni non lucrative di solidarietà e di volontariato.
In questi principi non vi è nulla che non sia già contenuto nella Costituzione della
Repubblica italiana, ma proprio perché riprende queste linee portanti della nostra
Carta fondamentale, occorre partire da qui per capire se le politiche sociali della
Regione Lazio si siano mosse in questi anni secondo questi criteri attuativi e cioè:
• La famiglia come soggetto sociale (Artt. 2 e 29 della Costituzione).
• La garanzia della libertà di educazione (Art. 33 e 34 della Costituzione).
• Il principio di sussidiarietà come elemento centrale di risposta alla crisi
dell’istituzione politico-giuridica (Art. 118 della Costituzione).
Per questi motivi occorre quindi chiedersi se da una semplice “gestione” dello Statuto
si sia passati a un’attuazione dello Statuto come criterio di scelta delle politiche sociali.
Si tratta quindi di utilizzare lo strumento statutario per risposte finalmente diverse alle
problematiche oggetto delle politiche sociali, non più viste come politiche di tipo
assistenziale che da un lato cercano di porre rimedio alle diseguaglianze tra gli
individui e dall’altro, non riuscendo a garantire questo obiettivo, chiedono poi
l’intervento dei corpi sociali intermedi e soprattutto della famiglia per supplire, con un
principio di sussidiarietà rovesciato, alle carenze dell’intervento pubblico, senza però
riconoscere soggettività sociale a quei corpi.
Occorre quindi un vero salto di qualità ripartendo dallo statuto e individuando i temi
prioritari delle politiche sociali in:
• Società a misura della famiglia.
• Scelta educativa e funzione pubblica della scuola.
• Sussidiarietà orizzontale.
Il nostro obiettivo, quindi, è porre la famiglia al centro degli interventi nel
perseguimento del nuovo welfare e dunque nella realizzazione del bene comune,
riconoscendone la priorità all’interno del sistema di servizi alla persona. Innanzitutto,
ridefinendo l’intitolazione dell’assessorato con la dicitura: “Assessorato alla Famiglia e
alle Politiche Sociali”. Bisogna prevedere la trasversalità di competenze tra gli
assessorati, affinché - ad esempio - in materia di minori e relative problematiche
nell’ambito della scuola, questa fattispecie non sia, soprattutto dal punto di vista
finanziario, a carico solo ed esclusivamente dell’assessorato alla famiglia e politiche
sociali, ma preveda il coinvolgimento anche dell’assessorato alla scuola e della
formazione. Delle politiche sociali realmente concrete ed efficaci al sostegno della
famiglia devono intervenire e regolare i seguenti servizi e aree d’intervento:
• Interventi di sostegno alle famiglie.
• Sostegno ai poveri.
• Asili nido.
• Consultori.
• Anziani.
• Minori.
• Disabili.
Solo tenendo conto di tale aspetti possiamo offrire ai cittadini della nostra regione un
aiuto concreto che ridia all’Ente regione il suo ruolo di guida e indirizzo che gli spetta.
Le nostre proposte per le famiglie
Interventi di sostegno alle famiglie
• Introdurre un voucher universale detraibile erogato alle famiglie che possono
utilizzarlo presso strutture accreditate o per sopperire a esigenze di cura alle
persone.
• Individuare il Fabbisogno assistenziale attraverso l’analisi ed il censimento
operato da un Osservatorio Statistico Regionale, in grado di raccogliere i dati in
entrata ricevuti dall’Agenzia di Sanità Pubblica e di confrontarli con standard
nazionali ed europei.
• Recepimento nella Regione Lazio della Legge 328/2000 (Legge quadro per la
realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali): in tale
previsione, la persona viene considerata nella sua globalità e gli interventi sono
mirati a risolvere gli specifici problemi ma con una conoscenza globale del
cittadino e dei suoi bisogni.
• Potenziare l’Assistenza Domiciliare Integrata verso anziani, disabili e minori, in
cui vengono assicurati, in un unico Piano Assistenziale Individuale, interventi di
tipo sanitario (medico, riabilitativo, infermieristico), ma anche di tipo tutelare e
di aiuto alla vita ordinaria.
• Sciogliere le IPAB e creare l’Azienda dei Servizi alla Persona. Questa sarà una
società pubblica formata da ASL e Comuni, braccio operativo per la promozione
di un programma, non più sperimentale ma attuativo, di tutti i servizi socio-
sanitari integrati non ospedalieri, nel quale il cittadino verrà preso in carico
nella globalità dei suoi bisogni e verranno assicurate prestazioni di tipo sanitario
e di sociale.
• Ridefinire il reddito minimo garantito, applicandolo alle famiglie in cui almeno
uno dei coniugi abbia perso il lavoro, stia per perderlo, e/o che comunque sia in
condizione di grave difficoltà nel sostenere i carichi familiari.
• Consolidare gli Sportelli Famiglia laddove esistano e istituire tali sportelli nei
comuni capofila dei distretti socio sanitari con il compito di supportare le
famiglie in ogni necessità, facendosi carico delle problematiche e fornendo le
informazioni necessarie per consentire l’accesso ai servizi.
• Promuovere un accordo con aziende ed enti regionali per facilitare l’inserimento
e il reinserimento delle donne, dopo la nascita di un figlio, nel mercato del
lavoro attraverso forme di flessibilità lavorativa (part-time, telelavoro) che
tengano conto dei carichi familiari con servizi e orari di lavoro commisurati ai
tempi della famiglia.
• Applicare una no tax area di 10.000 euro per ogni figlio per il calcolo
dell’addizionale regionale IRPEF.
Asili nido
• Portare la copertura territoriale degli asili nido dall’attuale 7% al 33%, come da
obiettivo fissato nel 2000 dal Consiglio europeo, anche attraverso forme di
project financing.
• Stabilire criteri certi di assegnazione dei fondi ai Comuni per la costruzione di
nuovi asili nido.
• Promuovere iniziative verso il governo per arrivare alla gratuità degli Asili Nido.
Sussidiarietà orizzontale e scelte educative
• Promuovere e sostenere servizi di assistenza all’infanzia, anche gestiti
direttamente da associazioni di famiglie e/o associazioni no profit, attraverso
forme di accreditamento del servizio con l’obiettivo di offrire ascolto, tutoraggio
e accompagnamento, facendosi carico delle situazioni di difficoltà manifestate
dagli adolescenti e dai giovani.
• Avviare progetti pilota di sviluppo di comunità di famiglie per la progettazione di
servizi innovativi di sostegno ai minori, anziani e persone a rischio di esclusione
sociale.
Anziani
• Finanziare o stipulare convenzioni per iniziative di assistenza temporanea, o
realizzazione di « servizi di sollievo », volti a non sradicare l’anziano dalla
famiglia ma offrire ai familiari che se ne prendono cura, momenti di riposo e
periodi di "alleggerimento".
Disabili
• Prevedere forme di sostegno economico per chi rinuncia ad intraprendere
un’attività retribuita per provvedere al sostegno dei propri familiari bisognosi di
assistenza continuativa.
• Sostenere progetti per l’acquisto di strumenti tecnologicamente avanzati con
l’obiettivo di sviluppare le potenzialità del disabile, contribuire a rendere la
persona il più possibile autonoma e cercando di compensare le limitazioni
funzionali di cui soffre.
• Sostenere l’inclusione socio-lavorativa del disabile attraverso l’adesione alla
Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e l’adeguamento della
normativa regionale in particolare riguardo: l’accessibilità, la vita indipendente
ed inclusione nella società, mobilità personale, lavoro e occupazione,
partecipazione alla vita culturale e ricreativa, agli svaghi ed allo sport.
• Integrare la Fondazione regionale “Dopo di noi”, con le altre associazioni
familiari che si occupano del “Dopo di Noi”, che si prenderà cura dei disabili
gravi nel momento in cui verranno a mancare i genitori. Esempio di finanza
creativa concreta capace di produrre benefici economici, fiscali e materiali,
potendo ricevere lasciti, donazioni e finanziamenti diversi da Stato, Regione,
Comune e UE.
• È fondamentale incrementare l’assistenza domiciliare attraverso i medici di base
con la collaborazione d’infermieri professionali, anche nei casi in cui l’infermità è
determinata da disturbi senili o di patologie croniche per cui si ritiene
indispensabile la verifica periodica dello stato clinico del paziente.
• Migliorare il servizio di trasporto con pulmini dedicati per l’accompagnamento al
lavoro, a scuola o per sottoporsi a terapie mediche.
• È necessario migliorare il nomenclatore tariffario delle protesi per disabili
attraverso:
o Riconoscimento di una maggiore autonomia nella scelta degli specifici ausili,
presenti nel nomenclatore, per i disabili di “vecchia data”.
o Identificazione di criteri chiari per l’applicazione degli elenchi del
nomenclatore che riducano al minimo le possibilità di differenti
interpretazioni per gli elenchi degli ausili disponibili.
o Maggior frequenza degli aggiornamenti degli elenchi, in modo tale che essi
siano al passo con i progressi tecnologici.
o Ricorso a persone disabili che potrebbero intervenire in qualità di consulenti,
nella scelta degli ausili da incorporare negli elenchi del nomenclatore.
Sono queste le nostre proposte per la famiglia, per i suoi componenti e i servizi che
riteniamo fondamentali da offrire. Rimettere al centro dell’azione regionale le famiglie
è la prima condizione per sviluppare un giusto welfare, che difende la comunità nelle
fondamenta e permette alla Regione di farsi percepire come ente capace di proteggere
e guidare i propri cittadini, offrendo prospettive più serene e di crescita a tutti i
cittadini e, in primis, alle famiglie.
PREVENZIONE DEL RANDAGISMO E BENESSERE DEGLI ANIMALI
1. Utilizzo delle Guardie Zoofile regionali al fine delle prevenzione del randagismo e
del maltrattamento degli animali. Creazione di un gruppo di guardie zoofile
volontarie con servizi di vigilanza gestiti direttamente dalla Regione Lazio;
2. Miglioramento delle condizioni di vita dei cani ricoverati nei canili con incentivi alle
adozioni (un cane ricoverato in canile costa al Comune € 1.500,00 annue)
3. Vigilanza e controllo degli allevamenti di animali (da carne, da latte e da pelliccia)
Progettare un futuro di Pari Opportunità ed Integrazione
Le pari opportunità
È necessario affermare un forte impegno a favore dell'integrazione della dimensione di
genere in tutte le politiche in collaborazione con le parti sociali e la società civile.
Un impegno rivolto in modo prioritario a valorizzare il patrimonio di cultura, di
esperienza, di competenze femminili presenti sul territorio, nella consapevolezza che
investire sulle donne è fondamentale per lo sviluppo della competitività del sistema
regionale nel suo complesso.
Proponiamo l’avvio di un percorso di lavoro partecipato per l’approvazione di un Piano
integrato delle azioni regionali in materia di pari opportunità, adottando il principio di
mainstreaming di genere nella programmazione delle attività sviluppate dalle diverse
Direzioni generali, in conformità agli orientamenti europei e nazionali per:
• Favorire l’equilibrio tra vita e lavoro, per consentire un maggiore, più stabile e
qualificato accesso delle donne al mercato del lavoro e alle opportunità
formative, e l’inclusione sociale attraverso la riduzione del rischio di povertà.
• Assicurare pari accesso all’educazione e alla cultura, all’istruzione e alla
formazione lungo tutto l’arco della vita, valorizzando le differenze di genere.
Occorre aumentare la presenza femminile nei percorsi formativi e professionali
in particolare nei percorsi tecnico-scientifici; favorire la crescita e la
valorizzazione delle donne nella ricerca e nell’innovazione; contrastare la minor
partecipazione femminile alla formazione continua e permanente; favorire
l’accessibilità e la fruizione dei servizi pubblici (culturali, sportivi, turistici, ecc.).
• Sviluppare la dimensione di genere nel settore sanitario. Si tratta di coniugare
le politiche della salute rispetto alle specifiche necessità della popolazione
femminile.
• Realizzare una pari autonomia economica per donne e uomini. In tal senso si
propone di favorire la crescita e la valorizzazione delle donne nella ricerca ed
innovazione, e la presenza di donne nello spin-off di imprese innovative;
contrastare i rischi di presenza marginale e residuale nel mercato del lavoro.
• Contrastare i fenomeni di povertà e marginalità sociale di genere, favorendo
l’inclusione attraverso un potenziamento delle reti sociali che già esistono e che
di fatto costituiscono modalità efficaci per rispondere alle situazioni di disagio.
• Garantire la sicurezza, contrastando ogni forma di abuso e violenza attraverso
la promozione ed implementazione di iniziative di informazione e di
sensibilizzazione su queste tematiche; l’attivazione e il consolidamento di
strumenti di monitoraggio per una rilevazione periodica dell’andamento del
fenomeno della violenza sulle donne, in collaborazione con gli Enti locali
territoriali, e le realtà istituzionali della comunità regionale; lo sviluppo di
interventi di prevenzione sociale e culturale rispetto alle violenze e in
particolare a quelle domestiche.
• Promuovere la parità tra i generi nella partecipazione alla vita politico-sociale ed
ai livelli decisionali. Per realizzare l’impegno statutario della “piena parità tra
donne e uomini” si devono incoraggiare con maggior forza la cittadinanza attiva
e la partecipazione delle donne alla vita politica.
Rispondere ai bisogni primari dei cittadini: la necessità di nuove politiche
abitative
Il permanere dell’emergenza casa nel Lazio, e in particolare nell’area romana, è
certamente conseguente alla forte contrazione dei flussi finanziari statali dopo la
cessazione negli anni ’90 dei contributi Gescal, ma anche ad una inadeguata azione, a
livello regionale e locale, sia di programmazione urbanistico - edilizia sia di
progettualità e capacità gestionale.
Il disagio abitativo si manifesta oggi in varie forme e proviene da fasce sociali diverse.
Alle consuete tipologie di fabbisogno abitativo si sono a mano a mano affiancati nuovi
bisogni che, anche per le sopravvenute difficoltà del bilancio pubblico, possono trovare
soddisfacimento solo se si opera, con un ventaglio di interventi differenziati, per
intensità e modalità di finanziamento, sorretti da strumenti nuovi, operativi e
gestionali, oltre che di programmazione e di coordinamento.
L’edilizia sovvenzionata soffre ormai da anni di notevoli limiti, di efficienza oltre che
finanziari: la struttura tecnico-economica delle nuove A.T.E.R. non ha consentito di
recuperare le insufficienze operative gestionali che erano proprie degli IACP, a cui
sono subentrate, anzi alcuni, vedi Roma, sono a rischio di fallimento. Le graduatorie
per le assegnazioni delle case popolari presentano forti rigidità impedendo una
gestione dinamica e flessibile, capace di rispondere al manifestarsi via via delle
necessità, specie quelle più urgenti, come gli sfratti.
L’edilizia agevolata – convenzionata, è in crisi: basata sul tradizionale criterio del
“costruire e vendere”, non è stata capace di rinnovarsi a fronte dell’emergere e
consolidarsi di una domanda in locazione che, per tipologia e gestione, necessita
invece di una diversa struttura operativa e soprattutto di un diverso modo di porsi sul
mercato delle abitazioni, soprattutto nell’area romana e nei grossi Comuni.
Si aggiunga che i piani di zona per l’edilizia economica e popolare della legge 167 del
1962 hanno ormai esaurito la loro funzione, essendo stato, da una parte parificato il
valore di esproprio a quello del libero mercato delle aree edificatorie e non essendo
stati, dall’altra, azionati da Regione e Comuni i dispositivi di controllo sui prezzi di
vendita e sui requisiti degli acquirenti.
Tutta la materia richiede pertanto una complessiva rivisitazione in funzione della
introduzione di una nuova disciplina dell’intervento pubblico.
Di fronte ai nuovi e diversi tipi di disagio abitativo la risposta pubblica deve essere
articolata e differenziata, mirata sulla specifica tipologia, inserita in un quadro di
interventi, modulato su un ampio arco temporale, da programmare all’inizio della
legislatura in modo da attivare subito le necessarie progettualità e metterne a punto
gli strumenti di attuazione.
Nel Lazio sarebbe necessario avere circa 30.000 alloggi Tra ERP e forme diverse di
Edilizia Sociale e Agevolata.
Le nostre proposte per una nuova politica abitativa
Garantire una casa alla famiglie più deboli
• Vi è innanzitutto la domanda delle persone e delle famiglie socialmente ed
economicamente deboli che non dispongono della possibilità di vivere in uno
spazio dignitoso e sicuro e alle quali deve essere data massima protezione
sociale. A tali persone deve essere offerta subito una sistemazione abitativa,
che può inizialmente essere anche provvisoria ma che deve poi portare ad una
più dignitosa e, permanendo le condizioni di bisogno, stabile abitazione. A tal
fine, utilizzando subito gli stanziamenti oggi disponibili per l’emergenza
abitativa, occorre costituire un apposito fondo regionale per contributi ai
Comuni, che consenta di disporre progressivamente di un “parco-alloggi”, in
attesa che vengano realizzate nuove abitazioni.
Un programma regionale per la costruzione di nuove case
• Occorre predisporre un programma regionale pluriennale di interventi per la
costruzione di abitazioni da parte delle A.T.E.R., da assegnare alle famiglie che
hanno presentato domanda ai Comuni e che sono collocate da tempo nelle
graduatorie specificatamente stilate, iniziando, previa verifica, da quelle che
versano nelle situazioni di maggiore criticità. La copertura finanziaria deve
essere trovata chiedendo al governo di coprire i 220 ML di Euro che dovevano
essere trasferiti alla Regione dalla Cassa DD. e PP.
Per una politica degli affitti
• Rispondere al disagio abitativo di persone che non sono in grado si misurarsi
con l’odierno mercato dell’abitare. Si tratta di una platea estremamente
differenziata in termini di bisogni. Tra queste persone, la maggioranza è
rappresentata da affittuari. Un forte contributo regionale deve essere quindi
dato al mercato delle locazioni private, predisponendo forme diversificate di
incentivi nei riguardi sia degli inquilini, per sostenerli nel pagamento dei canoni,
sia dei proprietari delle seconde case – attualmente inoccupate (e sono molte a
Roma ed in altri grossi centri urbani) – sotto forma di garanzia e/o di sgravi
fiscali che i Comuni potranno disporre a fronte di un reintegro da parte della
Regione. Per quanto riguarda gli incentivi per favorire nuove locazioni, occorre
predisporre specifici accordi con i Comuni, le Associazioni della proprietà edilizia
e le Organizzazioni dell’inquilinato per definire criteri, modalità, tempi ed entità
degli sgravi (e quindi dei relativi reintegri regionali) nell’obiettivo di offrire alla
proprietà convenienze economiche all’affitto, prevedendo nel contempo un
sistema di garanzie sussidiarie (regionali/comunali) circa l’adempimento da
parte dell’inquilino degli obblighi contrattuali.
Migliorare e rendere operativa la normativa regionale sull’alloggio sociale
• Rivedere la normativa regionale dell’alloggio sociale – operata con la L.R. n. 21
dell’agosto 2009 – che richiede di essere completata e meglio indirizzata,
poiché un’indistinta definizione – che abbia a comprendere situazioni sociali ed
economiche molto diversificate ed anche lontane fra loro – non favorisce una
corretta programmazione, a livello regionale e comunale, e non consente di
finalizzare al meglio le poche risorse disponibili. Innanzitutto, il recepimento
dello standard per l’edilizia residenziale sociale non può essere demandato a
futuri piani regolatori o varianti generali, dai tempi lunghi e dalle procedure
complesse, né essere reso possibile soltanto nell’ambito dei vigenti piani
urbanistici attuativi. Accanto a questa previsione generale occorre consentire ai
Comuni, sulla base di un censimento dei fabbisogni abitativi provenienti dalle
famiglie oggetto di protezione sociale, di individuare in tempi ristretti ambiti
territoriali di trasformazione urbanistica. Di questi ambiti bisognerà ottenere in
tempi celeri la cessione gratuita delle aree, attraverso strumenti di
compensazione urbanistica, previo accordo di programma e sulla base delle
procedure delle opere di pubblica utilità ritenute indifferibili, anche di variante,
impostando quel piano pluriennale di costruzione di abitazioni da destinare alle
famiglie inserite nelle graduatorie comunali. Inoltre è necessaria l’articolazione
delle tipologie di intervento che possono ricadere nell’ambito dell’edilizia
residenziale sociale e che possono essere rivolte sia alla locazione che alla
proprietà degli alloggi. Occorre quindi una normativa regionale a riguardo, che
deve altresì regolamentare i rapporti giuridici ed economici che sorgono a
seguito delle intese che vi saranno tra pubblica Amministrazione e privati.
Utilizzare la strategia del social housing
• Puntare sul “social housing”, che rappresenta una fra le diverse strategie di
intervento da mettere in campo. Si tratta di un’area di politica abitativa che non
è ricompresa nella tradizionale Edilizia Residenziale Pubblica e che da questa si
differenzia per la flessibilità, per il target (non i più poveri ma un’ampia fascia di
persone in difficoltà) e per i soggetti coinvolti (non solo pubblici ma anche
privati e non profit). Uno degli aspetti più interessanti è quello del partenariato
tra il pubblico e privato per l’investimento di risorse in favore non solo della
realizzazione di singoli interventi edilizi (di costruzione e di recupero) ma anche
di riqualificazione urbana ed ambientale, puntando sul risparmio energetico e
sulla bioarchitettura. La Regione deve promuovere e incentivare la definizione
di questi programmi che poi possono trovare formalizzazione utilizzando
strumenti già presenti nella vigente normativa (programmi integrati; piani di
recupero urbano; project financing; etc.). la Regione interviene con quote di
contributi finanziari, attingendo ai fondi annualmente accreditati dalla Cassa
DD.PP. mentre i Comuni possono attivare strumenti ed agevolazioni di tipo
urbanistico, fiscale, di garanzia. Nell’ambito di tali programmi, oltre ad
abitazioni da cedere in proprietà a persone che dispongono di propri risparmi e
di un reddito tale da pagare le rate di ammortamento dei mutui ( agevolati e/o
ordinari) per un prezzo di cessione controllato e determinato
convenzionalmente da Regione e Comuni, vanno ricomprese altresì abitazioni
da cedere in locazione a canone agevolato o calmierato, convenzionalmente
stabilito, consentendo prelazioni di acquisto con possibilità di riscatto da parte
degli inquilini.
Una politica abitativa che crei integrazione e armonia sociale
• Costituire condizioni favorevoli affinché nell’ambito del social housing siano
promossi dal terzo settore, in partenariato con gli Enti locali, progetti abitativi
finalizzati all’inclusione sociale, nonché a residenze anche con servizi di tipo
comunitario (per studenti lavoratori; per soggetti con frattura del nucleo di
provenienza per separazione, divorzio, vedovanza; per persone e nuclei
familiari soggetti a sfratto esecutivo).
Riattivare il Piano Casa (2011/2012)
• Attraverso una legge che rilanci quanto era previsto all’Art. 3 ter della Legge
21/2009. In particolare attraverso la leva urbanistica consentire di avere
alloggi in affitto sociale di proprietà privata a 4/5 Euro a Mq. A costo zero
per la Pubblica Amministrazione e con un rapporto corretto e trasparente tra
Pubblico e Privato e senza consumo di suolo, ma lavorando solo su edifici già
esistenti.
Recuperare patrimonio pubblico:
• Attraverso la riattivazione del Piano Casa legge 21/2009 art. 3, art. 4, art. 3
ter, attuare un programma di recupero di spazi non residenziali di proprietà
ATER e Comuni da destinare a nuovi alloggi. (un progetto elaborato insieme
all’Ordine degli Architetti di Roma prevedeva di tirare fuori 3.000 alloggi di
ERP)
Un testo unico per le politiche abitative
• Approvare in tempi stretti un Testo Unico che assicuri un puntuale
coordinamento con le leggi statali poiché nel corso di oltre trent’anni la Regione
ha emanato leggi di carattere speciale o derogatorie e leggi che disciplinano
solo in parte aspetti e settori rinviando per il resto a leggi statali, sicché, ad
oggi, diventa difficile individuare la normativa da applicare.
Rivedere i criteri per le graduatorie d’assegnazione delle case popolari
• Riformare i termini dei canoni di locazione e dei criteri per la formazione delle
graduatorie delle domande per l’assegnazione delle case popolari vanno
interamente riformati: dovranno essere rivisti i criteri di valutazione del
“requisito reddito” (l’attuale, di tipo convenzionale, crea effetti distorsivi) e delle
situazioni di disagio e bisogno abitativo introducendo il diritto al riscatto
automatico per gli assegnatari regolari.
Una gestione più efficiente e trasparente dell’ A.T.E.R.
• Riformare gli A.T.E.R. che sono caratterizzati sempre di più da numerose
disfunzioni, con giuste lamentele degli inquilini. Si deve pertanto avviare una
riforma del settore capace di incidere sulle carenze e le insufficienze gestionali.
Inoltre la Regione deve garantire un rapporto più trasparente e più ravvicinato
con gli assegnatari, anche nel quadro delle nuove forme di housing sociale, i cui
interventi a locazione richiedono una gestione moderna da parte di soggetti
qualificati, dotati di strumenti e di efficienti strutture.
• Rivedere la proprietà degli alloggi ATER, ERP che deve diventare regionale per
no pagare più l’Imu delle seconde case.
Queste le nostre proposte per la casa fondate su nuovi obiettivi e su innovative
metodologie di approccio e risoluzione del problema. Questo ventaglio di azioni
politiche rappresenta un punto centrale per chi, come noi, vuole garantire una vita
dignitosa a tutti coloro che sono privati, nei fatti, del diritto fondamentale della casa.
Se vogliamo, infatti, che i cittadini del Lazio vedano nella Regione un’istituzione
autorevole e capace di migliorare la vita della comunità, dobbiamo garantire che le
famiglie, soprattutto quelle in difficoltà e a rischio di esclusione sociale, abbiano un
luogo dove ritrovarsi, crescere e prosperare. Ovvero una casa.
Un nuovo patto con i giovani: ridare energia al futuro della Lazio.
I giovani costituiscono un gruppo in divenire, caratterizzato da: un ritardo nell’accesso
all’occupazione e nella fondazione di una famiglia, frequenti avvicendamenti tra lavoro
e studi, ma soprattutto percorsi individuali molto più variegati che in passato. Ma,
soprattutto, si assiste «ad un accavallamento delle sequenze della vita: si può essere
contemporaneamente studente, avere responsabilità familiari, essere lavoratore o alla
ricerca di un lavoro, vivere presso i genitori e il passaggio dentro e fuori da tali
condizioni è sempre più frequente»1.
Per riattivare le giovani energie del Lazio, c’è bisogno di una nuova strategia formata
da proposte concrete per le politiche giovanili: non più politiche per i giovani, né
politiche dei giovani ma politiche d’investimento sociale, dell’autonomia e della fiducia.
Diritto allo Studio
Negli ultimi anni il delicato tema del diritto allo studio ha spostato i propri obiettivi
e il proprio ambito d’azione, passando dal tradizionale ruolo di semplice erogatore di
servizi essenziali (posto letto e mensa) a collettore di diverse e particolari esigenze di
un mondo come quello universitario in continua evoluzione (studenti meno abbienti,
studenti con disabilità, studenti stranieri e altro).
Il rafforzamento dell’offerta pubblica e del sostegno alla realizzazione privata di alloggi
per studenti, insieme al potenziamento della qualità dell’offerta formativa, costituisce
l’indispensabile premessa per l’accrescimento dell’attrattività, a livello nazionale ed
internazionale, dell’offerta universitaria laziale.
Considerata l’unicità, a livello nazionale, del sistema universitario laziale per
concentrazione e qualità di istituzioni universitarie, proponiamo:
1 Libro Bianco della Commissione Europea. Un nuovo impulso per la Gioventù Europea” (2001)
• Una nuova politica abitativa universitaria che, con il coinvolgimento dei privati e
il ricorso al social housing, incrementi gli esistenti 2000 posti a fronte di una
stimata domanda di oltre 90000 posti letto per studenti fuori sede.
• La sperimentazione di nuove forme di recupero urbano di veri e propri quartieri,
inserendo la popolazione universitaria fuorisede in aree periferiche. Si
aumenterebbe così la redditività del patrimonio abitativo, attraverso
l’inserimento di tipologie di affitto convenzionato, e si promuoverebbe il
contatto e la solidarietà tra generazioni, ringiovanendo le stesse aree.
• Snellimento delle procedure di bando per l’assegnazione di posti alloggio e
borse di studio, al fine di consentire un allineamento tra didattica ed erogazioni
delle borse e degli alloggi.
• Promozione delle convenzioni per la mobilità internazionale tra le università
della regione e le altre università straniere per lo scambio di studenti.
La scuola rispettando il diritto allo studio è, per tutti, educazione al rispetto dei diritti
umani; per gli immigrati, e in particolare per quelli di seconda generazione (cioè nati
in Italia o immigrati nel nostro paese in età scolare con almeno un genitore nato
all'estero), rappresenta l'occasione e il principale strumento d'integrazione.
Nel sostegno alla integrazione sociale, proponiamo:
• Il finanziamento di progetti specifici dove venga prevista ed utilizzata in modo
sistematico la figura professionale rappresentata dai “mediatori culturali”.
• La creazione nelle scuole di laboratori di lingua italiana per stranieri.
• Il potenziamento dell'anagrafe scolastica regionale.
• Un intervento ad integrazione delle scuole statali favorendo il potenziamento
dei centri territoriali per l'istruzione degli adulti stranieri.
Le nostre proposte per le politiche giovanili
Un “Patto con i giovani” per dare cittadinanza al futuro.
• Stipulare, a livello regionale, un “Patto con i giovani” per dar vita ad un nuovo
rapporto tra l’amministrazione regionale e le giovani generazioni del Lazio che
avrebbero la loro rappresentanza nel Forum Regionale dei Giovani. Si
tratterebbe di una reciproca scommessa, in cui la partecipazione dei giovani alle
decisioni e alle azioni che li riguardano diventa essenziale per la costruzione di
un Lazio capace di rispondere alle esigenze e alle aspettative dei nostri ragazzi
e delle loro famiglie. Al centro del “Patto con i giovani” ci sarà la categoria della
cittadinanza, dei diritti e dei doveri e del loro effettivo esercizio. Non si tratta
solo di “diritti al futuro” per la vita di domani, ma anche di diritti coniugati al
presente.
Una ricerca di qualità e una rete regionale per l’innovazione
• Sostenere, d’intesa con le università del Lazio, l'attività dei giovani ricercatori,
sponsorizzare la loro permanenza all'estero per periodi di studio e formazione e
promuovere progetti con le imprese per tradurre le idee innovative sviluppate
negli atenei in realizzazioni. Sviluppare anche una rete regionale per
l’innovazione e la valorizzazione del capitale intellettuale che persegua
l’accrescimento dei saperi professionali e la messa a disposizione del sistema
produttivo di progetti imprenditoriali innovativi.
Accesso al lavoro
• Consentire ai giovani disoccupati e inoccupati di accedere a indennità di
partecipazione, servizi di orientamento e reinserimento lavorativo e brevi
percorsi formativi di riqualificazione professionale. Inoltre è necessario favorire
la diffusione della cultura e dell’orientamento imprenditoriale, nella scuola di
ogni ordine e grado, come fattore strategico di sviluppo.
Favorire l’imprenditorialità dei più giovani
• Sostenere, anche attraverso forme di microcredito, lo spirito di iniziativa e di
imprenditorialità dei giovani, promuovendo l’autoimpiego e
l’autoimprenditorialità, con particolare attenzione alle imprese sociali e alle
imprese femminili e supportando le iniziative imprenditoriali in settori specifici
(servizi turistici, beni culturali, settore agricolo, settori avanzati della ricerca e
della tecnologia). Sostenere lo sviluppo delle cooperative, delle cooperative
sociali e dei consorzi di cooperative attraverso finanziamenti regionali e risorse
rese disponibili dagli istituti di credito.
Accesso al credito agevolato per i giovani
• Favorire l’accesso al credito dei giovani fino a trentacinque anni, ed in
particolare dei lavoratori atipici, mediante la costituzione di idonee forme di
garanzia o sotto forma di integrazione al pagamento del mutuo o dei canoni di
locazione. Inoltre dobbiamo agevolare l’erogazione di un “credito sulla fiducia”
consistente in un capitale (concesso con una parte a fondo perduto e l’altra a
prestito agevolato a tasso zero) per offrire la possibilità d’autonomia economica
per i più giovani.
Aver fiducia nel futuro e nella creatività
• Offrire spazi (laboratori della creatività) in cui i giovani abbiano la possibilità di
rivestire un ruolo attivo e creativo nella produzione culturale regionale, in
particolare negli ambiti della musica, della produzione audiovisiva e
multimediale, della danza, del teatro, delle arti visive, del recupero di antichi
mestieri.
Queste le nostre proposte per i giovani. Coinvolgerli nei processi decisionali, offrire
loro mezzi per essere autonomi dal punto di vista economico, valorizzare i talenti e la
competitività di ciascuno, significa finalmente liberare le nuove energie del Lazio. Una
politica indispensabile se vogliamo un futuro di benessere e sviluppo per la nostra
Regione, se vogliamo impegnarci a rinnovare quella promessa che ogni generazione
deve a quella che la segue: il futuro sarà migliore del presente.
Lo sport: un servizio di qualità per tutta la società Lo Sport è un fattore di socializzazione straordinario. Per aver modo di sprigionare
tutta la sua potenzialità, le attività sportive devono poter mettere le radici in ogni
territorio ed essere messe al centro delle politiche non solo per i giovani, ma anche
urbanistiche, della salute e di integrazione.
Infatti, lo sport tiene lontani i più giovani da devianze sociali, trasmette e fa
condividere i valori di una competizione vera ma con regole precise. Insomma, lo
Sport, nell’accezione più nobile della parola, è un servizio per tutti i cittadini della
regione, momento di formazione e crescita per i giovani, fattore di integrazione e
socializzazione per l’intera popolazione.
Per questo vogliamo formulare alcune proposte che tendono a realizzare quanto sinora
è stato appena vagheggiato ma mai concretizzato dalle precedenti amministrazioni.
Le nostre proposte per lo sport
Sostenere prioritariamente le ASD ed Associazioni che svolgono attività sportiva
integrata e unificata. Normodotati e disabilità fisica ed intellettiva hanno diritto ad
avere la possibilità di fare sport.
Più soldi allo sport e a chi ne assicura lo sviluppo
• L’Assessorato allo Sport, per i compiti che gli sono propri, deve sostenere e
sviluppare le organizzazioni che già operano in favore dello sport, senza dover
creare delle costose e fumose alternative.
Impianti sportivi: una casa per ogni Associazione Sportiva
• Promuovere, nei nuovi piani urbanistici, gli impianti sportivi a opere di
Urbanizzazione Primaria. Tali impianti saranno considerati come le scuole, le
chiese e le caserme di polizia. Si favorirà così la diffusione di un “progetto
standard” a basso costo di costruzione e di gestione, utilizzo di energia
alternativa e gradevolezza architettonica.
Una gestione condivisa per crescere tutti
• Favorire la creazione di nuovi impianti, basati nuovi modelli di gestione, che
favoriscano la crescita omogenea di tutti gli operatori del settore. Per questo si
dovrà evitare l’assegnazione a singole associazioni, che in genere nel passato è
avvenuta con criteri clientelari: gli impianti sportivi pubblici vengano affidati a
nuovi Consorzi delle Associazioni Sportive, realmente presenti e operanti sul
territorio, previa valutazione della storia, della consistenza e delle capacità delle
stesse. La Regione favorisce, tramite Lazio Innova, la creazione di un fondo di
garanzia per l’attivazione di mutui da parte dei Consorzi e delle Associazioni,
per l’acquisto di Aree e la costruzione di impianti sportivi.
Sostenere lo sport è sostenere la salute
• Dotare ogni impianto sportivo di un defibrillatore cardiaco. Si assicurerà una
maggiore diffusione di competenze e sensibilità sulla sicurezza sportiva
favorendo la formazione e preparazione del personale dirigenziale e tecnico su
tale importante tema.
L’unico vero baluardo per la nascita di quella nuova frontiera della Medicina
della prevenzione e del mantenimento dello stato di salute. Dal momento di
ingresso del Giovane nello Sport, l’individuazione di qualsiasi problematica
sanitaria, quanto la sua correzione, avviene attraverso questo nuovo ed attento
protocollo patrizio che estende a tutti i Giovani sportivi, la stessa tutela
Sanitaria oggi riservata esclusivamente allo sport professionistico. Tale
evoluzione della Medicina dello Sport in chiave preventiva, è stata resa possibile
grazie alla nascita di un innovativo fascicolo telematico individuale, contenente
tutti le indagini diagnostiche del Giovane nella sua vita non solamente sportiva,
sancendo così la nascita del “Passaporto Biologico dell’Atleta”. Ciò consente la
nascita di una quella “Nuova Generazione” cresciuta sana grazie allo Sport ed
alla sua tutela sanitaria, con il risparmio di spesa sanitaria futura facilmente
immaginabile.
Più economie per lo sport vero
• Rivedere i criteri di assegnazione di contributi per eventi ed iniziative sportive,
come pure quelli per l’impiantistica, poiché gli attuali criteri hanno determinato
forte sdegno e disillusione nel mondo sportivo per come sono stati gestiti negli
ultimi quattro anni. Occorre cambiarli radicalmente, prevedendo la presenza di
rappresentanti dell’Associazionismo sportivo nelle Commissioni per i
Regolamenti e Bandi. La funzione sociale dello Sport, prevista appositamente
nello Statuto della Regione, deve essere valorizzata prevedendo contributi
adeguati, in luogo di quelli attualmente esistenti, decisamente inadeguati
Sede unica ai comitati regionali di enti e federazioni
• L’enorme potenzialità a livello di Volontariato del movimento sportivo può
essere sviluppata e messa al servizio delle Istituzioni in modo continuativo ed
organico. Destinare strutture pubbliche in disarmo quali caserme vuote o scuole
inutilizzate per compattare le sedi regionali e provinciali dei Comitati degli Enti
di Promozione e Federazioni Sportive potrà determinare oltre ad un sensibile
risparmio di risorse economiche, anche una maggiore coesione e interrelazione
tra le forze sportive del territorio. Gli enti locali e le istituzioni potranno inoltre
contare su di un nucleo immediatamente e continuamente attivabile per
iniziative socialmente utili.
Lo Sport ha valore, dai valore allo Sport
• Sostenere le iniziative che metteranno in evidenza i veri Valori insiti nello Sport.
Riconoscimenti a Società Sportive, Dirigenti, Tecnici, Volontari ed Atleti
costituiranno un appuntamento annuale. Saranno valorizzate iniziative che
enfatizzeranno la tradizione sportiva, con borse di studio per Studenti che
effettueranno ricerche sulla Storia e sulle tradizioni sportive del territorio.
Lo Sport promuove Cultura e Turismo
• Potenziare lo sviluppo turistico attraverso manifestazioni sportive. Il Lazio ha un
tesoro ineguagliabile di bellezze architettoniche, artistiche, archeologiche e
naturali. L’abbinamento Sport e Turismo risulterebbe quasi naturale, tenendo
conto che qualunque organizzatore di eventi di carattere nazionale sarebbe lieto
di portare iniziative sul nostro territorio. Occorre favorire tale linea di tendenza,
con la costruzione di strutture, connettendola alla ricettività alberghiera.
Scuola di Sport, Scuola di Vita
• Occorre favorire l’introduzione dell’attività motorie e ludico - sportiva nelle
Scuole dell’Infanzia e Primarie. Sarà opportuno dare maggiore risalto all’attività
sportiva scolastica nella Scuola Secondaria di primo e secondo grado,
valorizzando l’attività interna agli Istituti e le fasi provinciali e regionali dei
Giochi Sportivi Studenteschi.
Valorizzare il volontariato sportivo
• Valorizzare il volontariato sportivo nel Lazio. La Regione potrà favorire l’impiego
di tali energie per l’affidamento di spazi verde e parchi, che diverranno le
“nuove piazze” della nostra società. Si garantirebbe un miglior controllo del
territorio ed un suo uso a scopi sociali.
Il Rispetto delle regole nello sport come nella vita
• L’offuscamento dell’etica quanto della morale comune richiede un
“Rinascimento”. Lo Sport rappresenta oggi una delle ultime password ancora
aperte con il mondo dei Giovani, grazie a quell’isola felice in cui ancora
resistono le “Regole Antiche”. Lealtà, Rispetto reciproco e “Regole”, quelle
stesse che apprese per gioco, possono divenire quelle della vita. Nasce così
quella “Pergamena Etica”, contenente quel codice di regole redatto per la prima
volta dai Giovani, da coloro ai quali si chiede in ogni istante il rispetto delle
regole, solo a parole e mai nell’insegnamento. Per questo proponiamo la
creazione di una consulta che colleghi il mondo giovanile dello Sport e quello
della Scuola affinché sia riportata in vita quell’etica che i nostri Padri ci hanno
lasciato.
Queste le nostre proposte per lo sport. Non centrate su una visione riduttiva delle
attività sportive e della loro funzione sociale. Anzi, la novità costituita dalle nostre
proposte è proprio il ruolo strategico dello sport che, interagendo con altri settori della
politica regionale, salute, enti locale, diviene finalmente motore di aggregazione
sociale e strumento educativo. Con lo sport ci si allena alla vita e al suo rispetto. È
questo il primo valore che dobbiamo fare in modo la regione trasmetta soprattutto ai
cittadini più giovani.
La Regione Lazio così come deciso dal Consiglio dei Ministri uscirà dal
Commissariamento della Sanità il 31 dicembre 2018.
I cittadini del Lazio hanno sofferto tasse altissime e servizi sempre più difficoltosi in
questi 12 anni di commissariamento.
TURN OVER bloccato, i nostri servizi sanitari sono con pochi infermieri, pochi medici,
pochi specialisti, molto precariato.
LISTE D’ATTESA lunghissime.
Si sono chiusi 30 ospedali e 7000 posti letto.
Si sono chiusi di fato grandi strutture ospedaliere (vedi il CTO).
Pur avendo negli ultimi 5 anni avuto 1 MLD circa di trasferimenti dal F.S.N. i tagli ai
servizi sono continuati e il SISTEMA E’ AL COLLASSO.
Il sistema territorio – Ospedale non funziona e i P.S. scoppiano.
Il futuro della salute: al centro del risanamento
La correlazione sempre più stretta tra vincoli economici e obiettivi sanitari impone alla
Regione Lazio di ripensare l’organizzazione sanitaria esistente e di riprogettare un
Sistema Sanitario Regionale che, ottimizzando i costi del volume del potenziale
assistenziale, lo renda compatibile con le reali esigenze di salute della popolazione
nell’erogazione delle prestazioni in accordo con i “livelli essenziali di assistenza” (LEA).
Fino ad oggi la mancata utilizzazione d’indicatori ben precisi, l’assenza di una
fotografia dettagliata degli obiettivi di salute individuati nel “documento di
programmazione annuale” ed effettivamente raggiunti, la scarsa chiarezza rispetto
all’appropriatezza delle prescrizioni e delle prestazioni, la difficoltà a esplicitare
quantitativamente gli obiettivi sociali e sanitari. I nostri cittadini pagano il massimo
dell’IRPEF regionale previsto per legge e un ticket sanitario sulle prestazioni e sui
farmaci.
Verso una Sanità al servizio del cittadino
Il sistema – inteso nella duplice logica di servizi ospedalieri ed extraospedalieri – non
funziona anche a causa di un retaggio culturale della politica che ha sempre inteso la
sanità come servizio ospedaliero. In questo modo i servizi extraospedalieri si sono
configurati come un insieme frammentato e burocratizzato di prestazioni dal difficile
accesso.
Altra criticità odierna è la duplicazione dei servizi tra ambito ospedaliero ed
extraospedaliero, con la paradossale conseguenza di costi diversi per uguali servizi.
Riorganizzazione del sistema sanitario
Ridurre le attese
• Le liste di attesa sono uno dei punti critici del sistema sanitario del Lazio.
Premesso che in ogni sistema pubblico esistono liste di attesa, il problema che
si ha è quello di governare la lista, in particolare evitando attese per chi non
può permetterselo. Occorre cioè stabilire dei criteri di priorità d’accesso alle
prestazioni sulla base di chiare indicazioni cliniche.
Il servizio RECUP è il sistema regionale di prenotazione e visite specialistiche. È
il più importante servizio di prenotazione italiano, con 4.000.000 di prenotazioni
nell’ultimo anno. È indicato dal ministero come uno dei più efficienti ed
importanti. Va confermato e potenziato.
Il problema delle liste d’attesa potrebbe esser risolto senza grandi investimenti,
ma semplicemente inserendo nell’elenco delle strutture quelle private e quelle
religiose accreditate. Solo questo in molti casi farebbe dimezzare i tempi di
attesa. Inoltre potrebbe concorrere al controllo della appropriatezza delle
prestazioni. Occorre:
• Incrementare il rapporto fra RECUP e medici di famiglia.
• Far pagare un ticket ai cittadini che non si presentano agli appuntamenti fissati.
• Inserire nel RECUP gli screening oncologici che per il 50% sono gestiti dalle
ASL.
Criteri per il Piano sanitario Regionale
Il Piano sanitario Regionale deve essere varato entro i primi 12 mesi dall’insediamento
della nuova Giunta Regionale. I criteri base che lo guidano devono essere:
Ridefinizione del concetto di fabbisogno, dove si deve tenere conto di
elementi quali:
• Evoluzione dell’età anagrafica della popolazione e delle patologie ad essa
correlate, ivi comprese le cronico-degenerative.
• Flusso di pazienti provenienti dalle altre regioni, pari a circa il 20% dei casi
trattati.
Le proposte per il Piano sanitario Regionale
Per quel che riguarda il merito del piano, le nostre proposte riguardano:
Riduzione numero ASL, una per provincia:
• Costituzione di unica ASL territoriale a ROMA comune, abolizione delle ASL
RM/A; RM/B; RM/C; RM/D; RM/E.
• Costituzione di unica ASL Territoriale ROMA provincia, abolizione delle ASL
RM/F;RM/G; RM/H.
• Conferma delle ASL Vierbo, Latina, Rieti e Frosinone.
Conferma delle attuali aziende ospedaliere:
• Azienda S.Camillo-Forlanini
• Azienda S.Giovanni Addolorata
• Azienda S.Filippo Neri1
Si propone l’istituzione: AZIENDA S.EUGENIO – C.T.O. ( Nuova proposta) DEA 2°
livello. Il C.T.O. viene indicato come Trauma Center di riferimento Regionale.
Policlinici universitari:
• Policlinico Universitario”La Sapienza- S.Andrea”
• Policlinico Universitario “Fondazione Policlinico Tor Vergata”
• Azienda ospedaliera universitaria S. Andrea.
IRCCS pubblici:
• 2 I.R.C.C.S. Pubblici (Spallanzani, IFO, Regina Elena San Gallicano.)
A queste si aggiungono gli ospedali gestiti dalle ASL, i policlinici a carattere religiosi,
Gemelli, Il Camups Bio-Medico, Ospedali classificati, strutture private accreditate e
IRCCS privati.
Proponiamo la riorganizzazione degli ospedali attraverso il collegamento in rete,
organizzato attraverso il sistema HUB/SPOKE. Si partirà dallo studio delle mission
delle singole strutture ospedaliere creando un sistema della governance che risponda
all’esigenza di flessibilità ed efficienza della rete ospedaliera del Lazio. L’attuale rete
ospedaliera del Lazio, concentrata a Roma, dovrà prevedere uno studio per verificare
la possibilità di individuare almeno una struttura d’eccellenza in ogni provincia. Si
dovranno riconvertire le strutture ospedaliere non più idonee a svolgere servizio
ospedaliero dell’eccellenza. Riconvertire, e non chiudere, attraverso le proposte sulle
catene della cronicità di cui parleremo più avanti.
Organizzazione delle reti di alta specialità
• Le reti di specialità vanno ridisegnate secondo il modello Hub e Spoke ovvero
centri d’eccellenza e centri sotto ordinati. Questo modello esprime un’idea
dell’assistenza collegata ai gradi di complessità della situazione del paziente. Il
modello disegna l’organizzazione dei servizi afferenti della medesima filiera,
concentrando gli interventi ad alta complessità nei centri di eccellenza (HUB) e
distribuendo i terminali di accesso nei centri sotto ordinati (SPOKE), cui compete
principalmente la selezione e l’invio dei pazienti.
Esempi
• RETE TRAUMA GRAVE
Gli ospedali che fanno parte del SIAT (sistema integrato per l’assistenza al trauma)
potranno essere classificati in 3 categorie:
o CTS (centro traumi di alta specializzazione). Nell’attuale ordinamento è
collocabile presso DEA II° con tutte le specialità.
o CTZ (centro traumi di Zona). Si può identificare in DEA I secondo gli
attuali requisiti.
o PST (Presidio di pronto soccorso per traumi). È identificabile con un PS
ospedaliero, non sede di DEA.
• RETE DELL’EMERGENZA DEA 2° LIVELLO
• AREA UTIC – EMODINAMICA saranno definiti i centri HUB e SPOKE
• RETE DI CARDIOCHIRURGIA
o Bacino di riferimento del DEA 2° livello
• RETE ICTUS CEREBRALE ACUTO
o CENTRO HUB: UNITÀ DI TRATTAMENTO NEUROVASCOLARE DI 2°
LIVELLO (UTN II)
o CENTRO SPOKE: UNITÀ DI TRATTAMENTO VASCOLARE DI 1°LIVELLO (
UTN I)
o TEAM NEURO VASCOLARE (TNV)
Creazione del polo oncologico
• Nella regione Lazio le patologie tumorali costituiscono la seconda causa di morte
dopo le malattie cardiovascolari e rappresentano uno dei principali motivi di
ricorso al ricovero ospedaliero.
È necessario organizzare il sistema dell’offerta di servizi in ambito oncologico in
modo tale da garantire il raggiungimento dei seguenti obiettivi:
o Equità nell’accesso ai servizi e ai trattamenti e superamento delle
disomogeneità territoriali.
o Costante miglioramento della qualità, dell’appropriatezza e dell’efficacia delle
cure.
o Percorsi diagnostico-terapeutici adeguati e tempestivi e riduzione delle liste
d’attesa.
o Integrazione fra i diversi livelli: promozione della salute, prevenzione,
diagnosi e cura ospedaliera e territoriale,riabilitazione.
o Continuità assistenziale fra strutture di alta specialità, ospedali del territorio,
altre strutture di assistenza territoriale.
o Adeguato aggiornamento degli operatori.
o Comunicazione efficace verso i cittadini.
o Sviluppo del sistema informativo oncologico ospedaliero e territoriale e
sperimentazione della cartella oncologica informatizzata.
Al fine di garantire l’effettivo funzionamento della rete e l’integrazione a livello
operativo dei servizi operanti nel territorio, sempre secondo la logica degli HUB e degli
SPOKE, si individua quale soluzione organizzativa la costituzione di un dipartimenti
oncologico per ASL e di un livello regionale di coordinamento della rete. All’interno dei
singoli dipartimenti oncologici verranno sviluppate funzioni di Spoke e Hub, I.F.O. ecc.
nella rete HUB. Queste strutture debbono essere corredate delle alte tecnologie
previste (RMN.TAC. PET. RADIO, SPECT).
Lotta al dolore inutile: progetto ospedale /territorio “senza dolore”
• Realizzare a livello regionale un modello organizzativo integrato nel territorio
nel quale il livello assistenziale viene scomposto in 3 nodi complementari:
o HUB: centri di riferimento di terapia del dolore.
o SPOKE: ambulatori di terapia del dolore.
o AFT: aggregazione funzionale territoriale dei medici di medicina generale.
Per rispondere alle particolari necessità del paziente pediatrico, si prevede
un’ulteriore declassazione del modello basata sull’organizzazione di centri di
riferimento di terapia del dolore pediatrico (HUB) per problemi specialistici su
macroarea, e l’abilitazione di pediatri ospedalieri, universitari, e di libera scelta (in
rete con il centro di riferimento) alla gestione della gran parte delle situazioni di
dolore di più facile trattamento.
Presentare ed approvare, altresì, una legge regionale sulla terapia del dolore e cure
palliative.
Cure palliative
• Si chiede l’adozione del modello organizzativo di cui sopra. Per monitorare e
valutare l’efficienza e l’efficacia delle reti si deve prevedere a livello Regionale
l’istituzione di un “Osservatorio sulle cure palliative e sulla terapia del dolore”
per raccogliere e analizzare specifiche informazioni sulle strutture esistenti,
sulla loro organizzazione, sulle prestazioni erogate e sulla loro qualità.
• Nel Lazio si rivela l’assoluta insufficienza degli SPDC e il collasso dei centri di
salute mentale. Le case di cura neuropsichiatriche private accreditate, spesso,
offrivano l’opportunità di avviare percorsi terapeutici coerenti e studiati sulla
singolarità e specificità del singolo paziente. Vista l’impossibilità pubblica di
sopperire a tali esigenze, si ridefinirà un piano di accreditamento di strutture
neuropsichiatriche.
Progetto catena della cronicità
• Il progetto prevede la creazione di:
o HOSPICE (esempio 10-15 pl).
o OSPEDALIZZAZIONE DOMICILIARE (esempio 30 pl collegati).
o Dotarsi di un sistema di classificazione delle strutture ospedaliere per
pazienti post acuti (riabilitazione e lungodegenza).
o Riabilitazione ad alta intensità.
o Costituzione di centri di odontoiatria geriatrica in sedazione.
o Riforma della legge sulle RSA aumentandone i posti disponibili, attualmente
insufficienti, e rivedere le tariffe in base al reddito ISEE.
o Potenziare i posti residenziali per i malati di alzheimer e aumentare i servizi
domiciliari specializzati in modo da alleggerire il carico delle famiglie.
Razionalizzazione per la riduzione dei costi
• La centralizzazione degli acquisti costituisce una misura strutturale per il
contenimento della spesa nelle pubbliche amministrazioni.
• Centralizzazione della piattaforma informatica.
• Centralizzazione dei magazzini.
• Unificazione dei sistemi informatici sanitari regionali.
Ogni centralizzazione deve rispettare l’economia del territorio per evitare che solo le
grandi multinazionali possono spartirsi le commesse, rispettare piccole e medie
imprese.
Controlli e nomine nella sanità
• Attuare in pieno e subito nuova normativa nazionale su nomina D.G. e
Primari.
Integrazione tra ospedalità pubblica ed ospedalità privata accreditata
• Concluso il percorso di accreditamento tutte le strutture private che ne fanno
richiesta possono entrare a far parte del sistema sanitario. Occorre pertanto
migliorare l’informazione ai cittadini affinché possano scegliere liberamente tra
servizi offerti da strutture pubbliche e private.
Sistema di accreditamento
• Definire, attraverso lo snellimento e la semplificazione delle procedure
burocratiche, definendo così le strutture che hanno titolo per entrare nel
sistema di accreditamento regionale. Tutte le strutture accreditate possono
entrare a far parte del sistema sanitario regionale. Si definirà un tetto di spesa
per ogni Asl che potrà comprare prestazioni da soggetti pubblici e privati.
Assistenza sul territorio: medici di base e presidi territoriali di prossimità
Nella nostra regione la Medicina Generale e la Pediatria di libera scelta sono già
organizzate ed in grado di dare, con le Unità di Cura Primarie (UCP), medici di famiglia
e pediatri associati, una continuità assistenziale diurna dalle 9:00 alle 19:30. Si
auspica l’apertura di 800 studi medici aperti 9 ore al giorno compreso il sabato
mattina.
• Medici di famiglia in team, integrati con gli altri servizi del territorio e con
l’ospedale: progetti regionali organici che riformano l’organizzazione della sanità
territoriale, incentivando il lavoro di squadra dei medici, le reti e la nascita di
gruppi strutturati aperti anche a pediatri, infermieri e specialisti con l’obiettivo
di assicurare l’assistenza ai cittadini 12 o 24 ore (Unità o Gruppi o Nuclei di cure
primarie, Utap, Case della salute).
• Medicina d’iniziativa “non aspettare il paziente ma andarlo a cercare, assisterlo
nel tempo”: progetti e percorsi assistenziali specifici per la gestione delle
patologie croniche (diabete, cardiopatie, terapia anticoagulante
orale,scompenso, SLA) negli studi dei medici di famiglia; progetti di
prevenzione e misurazione del rischio (cardiovascolare,di sindrome metabolica).
• A livello ospedaliero: ambulatorio per la gestione dei codici di minore gravità
(bianchi).
• A livello territoriale: presidi ambulatoriali distrettuali H24.
• Assistenza territoriale integrata: ambulatorio territoriale integrato.
• Cure primarie: rappresentano l’organizzazione che garantisce e rafforza il
raccordo non solo con e tra i Medici di Medicina Generale (MMG) e i Medici di
Continuità Assistenziale (MCA), con i Pediatri di Libera Scelta (PLS) ma anche
con gli Specialisti ambulatoriali, convenzionati e ospedalieri , gli Infermieri e i
Tecnici della Riabilitazione, gli Assistenti Sociali e gli Addetti all’Assistenza, allo
scopo di garantire,riqualificare e razionalizzare la continuità assistenziale.
• Attivare punti di Primo Soccorso sul territorio regionale collegati con DEA di 1°
livello.
Presidi Territoriali di Prossimità
• Bisogna poi dar vita ai Presidi Territoriali di Prossimità: strutture a vocazione
multifunzionale e a gestione multi professionale destinate a trattare persone
affette da patologie cronico-degenerative non in fase acuta e con esigenze
diversificate che in passato afferivano alla degenza ospedaliera.
Il PTP garantisce attraverso Le Unità Operative di Degenza Infermieristica
(UODI) l’assistenza in regime residenziale di natura medico-infermieristica di
quei soggetti che, spesso appartenenti alle fasce più deboli della popolazione,
sono affetti da riacutizzazione di patologie croniche che non necessitano di
terapie intensive e che non possono, per motivi sia di natura clinica che sociale
essere adeguatamente trattati a domicilio. Il PTP favorisce l’integrazione dei
servizi sanitari e sociali e valorizza il Medico di Medicina Generale e degli altri
professionisti che operano nell’area delle cure primarie e intermedie.
L’assistenza erogata dalle UODI possiede caratteristiche intermedie tra il
ricovero ospedaliero e le altre risposte assistenziali domiciliari (ADI) e
residenziali (RSA), alle quali non si pone in alternativa, ma in un rapporto di
forte integrazione e collaborazione, rappresentando uno snodo fondamentale
della rete di assistenza territoriale.
Gli obiettivi da raggiungere con il PTP sono:
o Ridurre i ricoveri ospedalieri inappropriati fornendo alternativa di cura e
assistenza per pazienti post acuti o per soggetti con patologie cronico-
degenerative.
o Ridurre giornate di degenza ospedaliera inappropriate, attraverso il
monitoraggio dello stato clinico generale dei pazienti con patologie cronico-
degenerative consolidando i risultati terapeutici ottenuti nel reparto
ospedaliero per acuti,favorendo il recupero dell’autonomia.
o Favorire l’integrazione tra strutture ospedaliere e territorio e la condivisione
di risorse umane e tecnologiche.
o Riconoscere il servizio dei Centri di Eccellenza regionale come la Fondazione
Santa Lucia (Centro di Eccellenza per la Riabilitazione) e per la Ricerca.
Il futuro dello sviluppo: al centro del benessere
Difendere e valorizzare le nostre imprese, dare un nuovo slancio alla formazione
professionale creando così nuove opportunità per i giovani. È questa la nostra idea, il
nostro modo di mettere al centro i lavoratori e quelli che un primo o un nuovo lavoro
lo stanno cercando. È questo quello che deve fare la nostra regione nei prossimi anni,
per garantire un futuro di prosperità, sviluppo, benessere.
Ripartire dalla crisi: nuove opportunità lavorative nel Lazio
Gli ultimi anni dell’attuale consiliatura hanno visto deteriorarsi una situazione generale
che partiva da valori occupazionali ed economici positivi, anche a causa della crisi che
ha investito l’economia mondiale. Il Lazio vive una fase di recessione economica con
conseguenze serie in termini occupazionali che quindi richiedono interventi
straordinari soprattutto per le categorie più deboli e per il precariato, c’è una
accentuata flessione occupazionale per le donne.
Il mercato del lavoro si distingue per la segmentazione dell’attività occupazionale e
per l’aumento dei precari soprattutto nei settori delle comunicazioni, della ricerca,
dell’informatica, dell’istruzione. I tempi medi di modifica dei contratti precari in
contratto stabili sono ormai dilatati.
È aumentata la richiesta di cassa integrazione, sia ordinaria che straordinaria (per
quest’ultima l’aumento è di circa il 150%).Se si opera una distinzione tra le Province,
utilizzando come parametro la maggiore richiesta di CIG o CIGS, troviamo al primo
posto Frosinone, seguita nell’ordine da Latina, Rieti, Roma e Viterbo.
Il sistema produttivo conta una diversificazione tra il settore manifatturiero, la
specializzazione nei comparti chimico-farmaceutico, energetico, le attività immobiliari,
informatiche, del commercio, turismo, edilizia e cultura. Il tasso di crescita è però ora
il più basso dell’ultimo quinquennio. Il sistema economico si caratterizza per una
concentrazione alta d’imprese piccole e medie (sono il 10% del sistema produttivo
nazionale) con una dimensione media di 2,6 addetti ed un’elevata presenza di ditte
individuali.
Le crisi maggiori si registrano nei complessi manifatturieri, nelle telecomunicazioni,
nell’informatica e nel chimico. Una forte recessione si avverte nel settore edile, oltre le
ben note difficoltà del sistema Fiumicino.
Le nostre proposte per le politiche del lavoro
La complessità delle problematiche che fanno riferimento al lavoro, all’occupazione,
all’inserimento dei giovani, richiede una rivisitazione dell’attuale assetto degli
assessorati e delle materie di loro pertinenza.
Si propone di riportare in un unico contenitore almeno: lavoro, formazione e politiche
per i giovani.
Un nuovo assetto amministrativo
• Istituire un assessorato che metta in campo degli strumenti per realizzare una
forte integrazione con altri assessorati contigui quali: lo sviluppo economico, i
servizi sociali e la sanità. Un assessorato così concepito, nato dall’unione di più
attività con linee programmatiche relative a temi di rilevante valore politico-
sociale così strettamente connessi tra di loro, potrà gestire con più incisività la
programmazione e la promozione degli interventi progettuali di politica attiva
del lavoro, l’analisi delle peculiarità del mercato del lavoro e la promozione di
strategie di animazione territoriale e marketing con un intervento per lo
sviluppo occupazionale. Dovrà inoltre prevedere un’integrazione e
concentrazione dei fondi attualmente disponibili per lo sviluppo economico.
Sostegno e sicurezza per i lavoratori
• Sostenere le politiche per la sicurezza sui posti di lavoro, combattendo il
fenomeno delle morti bianche e degli infortuni e proteggere le fasce sociali più
deboli (donne, anziani, giovani inoccupati, lavoratori disoccupati, persone
diversamente abili, migranti, ecc.) seguendo una politica pubblica che annulli le
condizioni di svantaggio. Alla luce delle difficoltà economiche attuali e delle
ripercussioni in termini occupazionali che queste hanno provocato, occorre
intervenire con determinazione sugli ammortizzatori per i lavoratori in cassa
integrazione in deroga e approntare interventi di politica attiva per i precari o le
persone in ingresso o reinserimento nel mercato del lavoro.
POR FESR
La programmazione dei fondi europei 2014/2020 prevede quasi un miliardo di
finanziamenti per sostenere lo sviluppo, la crescita e l’innovazione della Regione Lazio.
Si tratta di un’importante opportunità che deve essere meglio colta dalla nostra
regione per poter diventare un progetto di lungo periodo ed una visione strategica
volta a sostenere al meglio le imprese del nostro territorio.
È opportuno creare una cabina di regia dotata di figure altamente qualificate, per
mettere le imprese nelle migliori condizioni di poter accedere rapidamente
all’utilizzazione dei fondi strutturali.
Occorre recuperare il terreno perso in questi anni, portando la nostra regione ai primi
posti nell’utilizzo strategico e produttivo delle risorse stanziate dall’Unione Europea per
favorire un riposizionamento competitivo della imprenditorialità laziale.
Con il POR FESR 2014/2020 la Regione Lazio descrive la strategia e definisce gli
strumenti per contribuire alla realizzazione della Strategia Europa 2020 per una
crescita intelligente, sostenibile e inclusiva e per il conseguimento della coesione
economica, sociale e territoriale.
La scelta degli obiettivi tematici e delle priorità di investimento per il FESR nel periodo
2014-2020 è articolata come segue:
• Asse 1 - Ricerca e innovazione (180.000.000 euro)
• Asse 2 - Lazio Digitale (154.270.000 euro)
• Asse 3 - Competitività (276.400.000 euro)
• Asse 4 - Sostenibilità energetica e mobilità (176.000.000 euro)
• Asse 5 - Prevenzione del rischio idrogeologico (90.000.000 euro)
• Assistenza Tecnica (36.395.194 euro)
La dotazione finanziaria totale del POR FESR Lazio 2014-2020 ammonta a
913.065.194 euro.
Le azioni principali che vedono e vedranno coinvolti le Imprese e gli organismi di
ricerca sono:
1.5.1 Sostegno alle infrastrutture della ricerca considerate critiche/cruciali per i
sistemi regionali
1.1.3 Sostegno alla valorizzazione economica dell’innovazione attraverso la
sperimentazione e l’adozione di soluzioni innovative nei processi, nei prodotti e nelle
formule organizzative, nonché attraverso il finanziamento dell’industrializzazione dei
risultati della ricerca
1.1.4 Sostegno alle attività collaborative di R&S per lo sviluppo di nuove tecnologie
sostenibili, di nuovi prodotti e servizi
1.2.1 Azioni di sistema per il sostegno alla partecipazione degli attori dei territori a
piattaforme di concertazione e reti nazionali di specializzazione tecnologica, come i
Cluster Tecnologici Nazionali, e a progetti finanziati con altri programmi europei per la
ricerca e l’innovazione
1.4.1 Sostegno alla creazione e al consolidamento di start-up innovative ad alta
intensità di applicazione di conoscenza e alle iniziative di spin-off della ricerca
3.5.1 Interventi di supporto alla nascita di nuove imprese sia attraverso incentivi
diretti, sia attraverso l’offerta di servizi, sia attraverso interventi di micro-finanza
3.5.2 Supporto a soluzioni ICT nei processi produttivi delle PMI, coerentemente con la
strategia di smartspecialization, con particolare riferimento a: commercio elettronico,
cloudcomputing, manifattura digitale e sicurezza informatica
3.3.1 Sostegno al riposizionamento competitivo, alla capacità di adattamento al
mercato, all’attrattività per potenziali investitori, dei sistemi imprenditoriali vitali
delimitati territorialmente.
3.4.1 Progetti di promozione dell’export destinati a imprese e loro forme aggregate
individuate su base territoriale o settoriale
3.1.2 Aiuti agli investimenti per la riduzione degli impatti ambientali dei sistemi
produttivi
3.1.3 Attrazione di investimenti mediante sostegno finanziario, in grado di assicurare
una ricaduta sulle PMI a livello territoriale
3.6.1 Potenziamento del sistema delle garanzie pubbliche per l’espansione del credito
in sinergia tra sistema nazionale e sistemi regionali di garanzia, favorendo forme di
razionalizzazione che valorizzino anche il ruolo dei confidi più efficienti ed efficaci.
3.6.3 Promozione e accompagnamento per l’utilizzo della finanza obbligazionaria
innovativa per le PMI
4.2.1 Incentivi finalizzati alla riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di gas
climalteranti delle imprese e delle aree produttive compresa l'installazione di impianti
di produzione di energia da fonte rinnovabile per l'autoconsumo, dando priorità alle
tecnologie ad alta efficienza
Sviluppo economico locale
Lo sviluppo economico locale e le politiche del lavoro e della formazione, sono temi
centrali delle politiche regionali, che richiamano la necessità di valorizzare il ruolo
dell’Ente Regione che si sostanzia nella duplice attività di funzione legislativa,
esclusiva e concorrente a quella dello Stato, e nella funzione di organizzazione del
sistema delle autonomie locali per lo sviluppo economico, sociale e civile.
Centrale per lo sviluppo economico è il rilancio e la riorganizzazione della politica dei
distretti economici locali. I distretti sono oggetto di norme e politiche regionali, gestite
per competenza tra diversi assessorati e LAZIO INNOVA. Inoltre, se si considerano le
specializzazioni dei distretti, aumentano le competenze e le strutture assessorili:
agroalimentare e agroindustria, tessile, cartario, chimico-farmaceutico, logistica,
audiovisivo, ICT, innovazione, tecnologia aerospaziale, ambiente, energia, nautica.
Sono di forte rilevanza i distretti rurali, i distretti industriali disciplinati con legge
regionale 36/2001, i distretti tecnologici e di eccellenza, i distretti socio assistenziali.
Dal punto di vista della formazione professionale sono attivi i Poli formativi, quali
canali di percorsi formativi tematici, collocati in aree definite.
I distretti industriali, disciplinati da legge regionale (LR 36/2001), riguardano meno di
5.000 imprese, e 87.000 occupati:
Nautica (Provincia di Viterbo, Roma e Latina), Audiovisivo (Comune di Roma), Cartario
(Provincia di Frosinone), Chimico-farmaceutico (Roma, Latina e Frosinone), Elettronica
e ICT (Roma), Lapideo e pietre ornamentali (Tivoli, Guidonia, Frosinone), Innovazione
(Rieti, Cittàducale), Agroalimentare (Latina), Tessile (Frosinone, Valle del Liri),
Ceramica (Viterbese) e Tecnologia Aerospaziale.
I Poli formativi del Lazio (Corsi di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore):
Turismo integrato, enogastronomico (Roma), Agroindustria e Agroalimentare (Roma,
Pomezia, Latina), Ambiente ed Energia (Roma), Aerospaziale e settori innovativi
dell’energia (Ferentino, Cassino), Nautica (Civitavecchia, Roma, Gaeta),
ICT, Cinema e audiovisivo (Roma), Beni e attività culturali (Roma, Pomezia), Grafica
editoriale (Roma), Tecnologia della produzione e manutenzione – automazione
industriale (Albano, Latina), Logistica integrata, mobilità sostenibile (Roma, Frosinone,
Rieti), Industriale di Civita Castellana (Civita Castellana), Chimico farmaceutico
(Roma, Pomezia).
Inoltre si richiamano le esperienze dei distretti tecnologici relativi all’aerospazio, alle
bioscienze, ai beni culturali, di competenza di Sviluppo Lazio; il Parco scientifico e
tecnologico del Lazio meridionale (PALMER), che comprende il laboratorio di prove
meccaniche e taratura di Ferentino, il laboratorio chimico e agroalimentare di Latina, il
polo informatico di Cassino. Dal solo elenco si evidenzia la necessità di una
riorganizzazione complessiva della materia.
Le nostre proposte per lo sviluppo dell’economia locale
Riorganizzazione dei distretti economici locali
• Sostenere l’organizzazione e l’attivazione del sistema delle autonomie locali con
un lavoro d’integrazione tra tipologie di distretto, che metta al centro l’elemento
della territorialità e della competenza dell’autonomia locale, come il raccordo tra
politiche, strumenti di programmazione economica, ricerca, innovazione, e
strumenti di ricerca per favorire l’occupazione.
Sostegno all’imprenditorialità e alle PMI
Nel Lazio il tessuto industriale è caratterizzato da un limitato numero di grandi
imprese o gruppi, da un popolo di medie e piccole imprese, e da migliaia di capitalismi
personali e molecolari. In generale le PMI stanno affrontando un periodo di grande
sfida e dovranno emergere dalle attuali difficoltà con una struttura dei costi più
leggera e un’organizzazione più efficiente dei processi di produzione.
Guardando alle imprese, i dati attuali tracciano uno scenario che vede:
• Aumento del costo delle materie prime.
• Difficoltà finanziarie per piccole e medie imprese.
• Contrazione di ordini sul mercato interno con conseguente diminuzione del
fatturato.
• Difficoltà di accesso al credito.
• Riduzione di manodopera ed ore lavorate.
• Incremento dei ricorsi alla cassa integrazione: ordinaria, straordinaria, in
deroga.
Un tema al centro dell’attenzione è il credito alle imprese nella nostra Regione. Di
certo vi è l’esigenza di una strutturazione del sistema del credito ai bisogni, che deve
acquisire una maggiore efficienza, funzionalità e deve meglio adeguarsi alle
caratteristiche del sistema economico e produttivo. Peraltro va registrata la necessità
di offrire una maggiore conoscenza e formazione alle Imprese in materia di credito per
creare una nuova cultura in merito.
Alcuni studi recenti del Consiglio Regionale dell’Economia e del Lavoro del Lazio,
hanno prodotto l’idea di una “Scuola di formazione regionale sul credito”, che abbia
come obiettivo la realizzazione di un progresso sociale attraverso il contributo di tanti
e diversi attori: Pubblica Amministrazione, Consorzi di garanzia collettiva dei fidi,
sistema bancario e Università per avviare iniziative di studio e corsi di formazione
nelle materie economiche.
Le nostre proposte per il sostegno alle imprese
Tavolo per l’emergenza Credito
• La costituzione di un Tavolo per l’emergenza Credito, che miri a creare sinergie
tra Enti Locali, Camere di commercio, Confidi, Istituti bancari, per rafforzare i
fondi di garanzia, cercare di accelerare i tempi di pagamento della Pubblica
Amministrazione e poter aprire gli Sportelli provinciali di “emergenza credito” a
sostegno delle piccole e medie imprese.
Sfruttare le risorse comunitarie
• Un piano pluriennale di sostegno alle PMI da attuarsi attraverso l’impiego
convergente e non dispersivo delle risorse comunitarie, nazionali e regionali e
secondo le seguenti priorità:
o produzioni innovative e/o a vocazione internazionale;
o imprenditoria giovanile e femminile.
Riorganizzare Confidi
• Occorre pensare ad un Regolamento di aggregazione dei Confidi, per rispondere
ai due tipi di richieste che arrivano dalle Imprese medio-grandi.
Politiche e servizi per il lavoro, formazione professionale
Le criticità del sistema dei servizi per l’impiego sono strettamente legate alla
incompiuta riforma del sistema, il cui elemento centrale è l’ingresso degli operatori
privati accreditati, e degli operatori pubblici soggetti ad autorizzazione, al fianco dei
“centri per l’impiego” trasformati e rinnovati nelle funzioni e nei compiti.
Il sistema invece è polarizzato tra i “centri per l’impiego” da un lato, e dall’altro le
Agenzie per il Lavoro. La polarizzazione è tra un sistema pubblico, territoriale, che
eroga servizi in presenza, ma che non riesce a trasformarsi compiutamente, ed un
sistema fortemente speculare alle richieste che provengono da aziende di medie e
grandi dimensioni.
Inoltre, il sistema è complesso se visto dal punto di vista dei vari livelli di
accreditamento: esiste un accreditamento nazionale per i soggetti privati, un regime
di autorizzazioni per quegli enti pubblici che possono operare nel sistema dei servizi al
lavoro (Comuni, Università, Scuole, Enti bilaterali, ecc); sistemi di accreditamento
regionali per l’orientamento e la formazione; nella Regione Lazio è possibile
accreditarsi anche solo per i servizi di orientamento, formazione dell’obbligo,
formazione superiore, formazione continua; Il sistema, rigido e complesso, rischia di
alimentare un sistema di servizi a compartimenti, lontani da un servizio integrato
all’utente di orientamento – formazione – lavoro.
Il sistema dei servizi è complesso ed irrazionale se letto dal punto di vista dell’utente
che deve rivolgersi al “Centro per l’Impiego” della propria Provincia per la ricerca del
lavoro e per gli adempimenti amministrativi, al proprio Comune o Municipio per un
colloquio di orientamento (ma ne esistono pochissimi e non resistono nel tempo per
mancanza di finanziamenti), e infine deve rivolgersi alla Regione o direttamente agli
enti accreditati per conoscere le opportunità di formazione professionale esistenti.
Le nostre proposte per la formazione professionale
Il percorso ideale per l’utente cui si deve tendere si centra su di un sistema integrato
di servizi d’informazione – orientamento – formazione/lavoro, caratterizzato da due
elementi: la “presa in carico” e il supporto tecnico nella progettazione di un “percorso
mirato” d’inserimento lavorativo. I soggetti che operano nel sistema dei servizi
dovrebbero garantire un tipo d’intervento qualificato e capace di indirizzare la persona
con interventi sistematici e continuativi di informazione, orientamento al lavoro e alla
formazione, integrati al supporto nel percorso formazione – lavoro.
Queste le fondamenta per la costruzione di un sistema di apprendimento permanente.
Un servizio capace di seguire la persona nel tempo svolgendo una vera e propria
funzione di tutorship finalizzata a supportare, sviluppare, monitorare, un progetto
individuale di formazione continua, crescita professionale, inserimento lavorativo e
sviluppo della carriera.
Si propongono le seguenti priorità d’intervento:
Attuare e Completare le riforme di sistema
• Accorpamento assessorati e competenze per lavoro e formazione.
• Piena attuazione alla riforma dei Centri Per l’Impiego e dei Servizi Per l’Impiego.
• Semplificazione della riforma dell’accreditamento per orientamento, formazione,
servizi per il lavoro.
• Sostenere modelli di apprendimento permanente e di integrazione dei servizi
orientamento – formazione – lavoro.
• Perseguire la programmazione e certezza dell’offerta di servizi (formazione,
finanziamenti, fondi).
Rafforzare il sistema delle autonomie locali
• Sostenere la sperimentazione e lo sviluppo dei Comitati locali per l’educazione
degli adulti.
• Sostenere il decentramento alle Province della gestione delle attività formative
in sinergia alle competenze provinciale in materia di gestione dei CENTRI PER
L’IMPIEGO.
• Concentrare ed indirizzare l’utilizzo delle risorse FSE avvio del POR.
• Modificare il sistema di gestione della “mobilità in deroga”.
Si propongono, infine:
• Un “Piano straordinario per la formazione e il lavoro” da condividere con enti
locali, operatori, cittadini, in una Conferenza programmatica.
• Un “Piano straordinario per le pari opportunità nel mercato del lavoro” con
particolare attenzione al tema della disabilità (attuazione della legge 68) e
dell’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati e forte rischio di esclusione
sociale.
Sostegno al commercio
Lo sviluppo di una Regione e delle sue città è tale se avviene nel rispetto dei valori di
tutte le persone e delle strutture commerciali che qualificano il Lazio e Roma come la
città del commercio di qualità e di classe. E’ molto importante sostenere il commercio
in tutti i modi possibili da parte dell’amministrazione Regionale per portare la Regione
Lazio ed i suoi capoluoghi a diventare la capitale mondiale dello shopping attraverso
un servizio al cittadino di straordinaria importanza con la tutela delle botteghe storiche
e tradizionali e la riqualificazione della rete dei mercati storici rionali.
Un “piano regolatore” del commercio nella Regione
• Programmare una forte e decisa azione contro l’abusivismo commerciale
supportato da una costante collaborazione con forze dell’ordine specializzate in
sinergia fra di loro al fine anche di riqualificare le vie commerciali della città
attraverso i suoi “centri commerciali naturali” costituiti dai negozi all’interno
delle vie storiche. Per permettere una migliore razionalizzazione del commercio
nella Regione va, comunque, indirizzato e regolamentato lo sviluppo della
grande distribuzione e della distribuzione sul territorio dei centri commerciali
attraverso un “piano regolatore” che razionalizzi le aree di mercato senza
“soffocare” la piccola impresa che preveda anche un allungamento della
stagionalità con apposite iniziative agevolanti la commercializzazione delle
merci giacenti.
Sostegno amministrativo al commercio regionale
• Interventi sul territorio aprendo “sportelli anti usura”, riducendo la troppa
inutile burocrazia sulle licenze, sulle concessioni e sulle insegne mediante uno
sportello unico con responsabile unico del procedimento,
• Regolamentando il commercio ambulante regolare attraverso una rivisitazione
del sistema delle rotazioni e delle assegnazioni dei posti con incentivi per i
commercianti che investono in nuove attività nelle periferie
• Agevolando le imposte comunali per i piccoli esercizi artigianali e commerciali
attraverso un “patto con il cittadino” che, in contropartita agli “aiuti”
praticheranno sui beni di consumo primari prezzi concorrenziali.
Le nostre proposte per il funzionamento della PA
Un ente regione più efficiente, meritocratico e trasparente
• Un ripensamento dell’impianto organizzativo della Regione in termini di
razionalizzazione delle strutture di gestione e di controllo e di semplificazione
delle procedure amministrative, in modo che siano ristabilite condizioni di
efficienza ed economicità dell’azione amministrativa.
• Limitare agli effettivi bisogni l’eventuale ricorso a consulenze esterne.
• Valorizzare secondo il merito le risorse interne, offrendo al personale regionale
– che certamente non rappresenta una classe di fannulloni - nuove motivazioni,
rinnovato orgoglio e senso di appartenenza all’istituzione regionale.
Riteniamo, in conclusione, che le misure organizzative qui appena accennate,
unitamente alle scelte di carattere politico ed amministrativo prima delineate,
costituiscano i presupposti essenziali affinché le forze politiche, gli Enti Locali,
l’imprenditoria, le forze sociali, le Istituzioni pubbliche e private, le Associazioni, i
singoli cittadini possano tornare a guardare alla Regione Lazio con fiducia e rispetto.
Un’agricoltura forte in una regione forte
Il sistema agricolo nel suo complesso, e quindi anche quello della Regione Lazio, è
sempre più condizionato dai mutamenti che caratterizzano lo scenario socio-politico-
economico nazionale e internazionale:
• Il sempre maggior grado di globalizzazione e internazionalizzazione delle imprese,
che richiede una forza commerciale e una capacità concorrenziale che non si adatta
alle imprese agroalimentari del nostro territorio.
• L’emergere di nuovi modelli di consumo, sia di beni alimentari che di servizi, che
evidenziano il ruolo del localismo in alternativa alla globalizzazione, che
rappresentano un’opportunità per molte imprese integrate con il territorio.
• Le scelte della nuova politica agricola comunitaria, che favoriscono una agricoltura
che produce servizi collettivi ed esternalità positive, piuttosto che un’agricoltura
che si limita alla funzione produttiva.
• L’obiettivo di un ambiente più compatibile con la vita per consolidare gli equilibri
futuri tra agricoltura e ambiente, ma anche salute umana e animale, nell’ampia
dimensione internazionale della protezione del suolo e delle possibilità che le nuove
tecnologie agricole offrono, con l’introduzione di pratiche agronomiche e sistemi di
produzione sostenibili.
Per le imprese agricole i cambiamenti del contesto socio-politico-economico
comportano la necessità di una rivisitazione delle strategia aziendali.
Semplificando l’approccio, si può affermare che tale scenario spinge verso una duplice
direzione strategica:
• L’impresa agricola dovrà essere sempre più competitiva, ovvero capace di
rapportarsi con il mercato, introducendo innovazioni di processo e di prodotto; è la
diretta conseguenza della riduzione della protezione fornita dalla Pac, della logica
del disaccoppiamento degli aiuti comunitari, dell’internazionalizzazione dei mercati
e della maggiore concorrenzialità nelle filiere agro-alimentari a livello mondiale.
• Parallelamente, l’impresa agricola dovrà fare sempre più attenzione ai nuovi
obiettivi di politica agricola, che tendono a premiare i comportamenti
(condizionalità ecologica, qualità, ambiente, benessere degli animali, ecc.) nella
logica della multifunzionalità dell’agricoltura e delle nuove opportunità offerte dal
localismo e dai nuovi modelli di consumo orientati alla richiesta di sicurezza
alimentare, qualità e legame con il territorio.
L’agricoltura laziale ha forti elementi di competitività.
Possiede alcuni punti di forza da spendere:
• Settori di eccellenza e fortemente innovativi, in cui operano imprese fortemente
orientate al mercato e che creano innovazioni di processo, di prodotto ed
organizzative: florovivaismo, orticoltura, frutticoltura, zootecnia (in alcune zone).
• Un’immagine territoriale consolidata in alcune zone (Castelli Romani, Viterbese,
aree a Parco, Sabina).
• Tipicità che non riguarda solo i prodotti, ma si allarga a tutto il territorio.
Parallelamente, registra anche una serie di criticità:
• Presenza di alcuni settori tradizionali (cerealicoltura, tabacco, zootecnia ovina,
olivicoltura) in cui i cambiamenti della Pac e la maggiore competitività nei mercati
hanno messo in crisi il sistema di produzione tradizionale.
• Frammentazione fondiaria, che rende difficoltosa la competitività basata sui costi di
produzione, ma che, contestualmente, rappresenta un punto di forza legato ad uno
sviluppo diffuso e ad una adeguata distribuzione della popolazione sul territorio.
• Alcuni territori deboli (Maremma laziale, Reatino, Collatina e montagna frusinate),
che richiedono riconversioni e nuove strategie.
A tutto ciò si deve aggiungere l’attuale criticità dei mercati, che coinvolge anche le
fluttuazioni delle materie prime agricole, che costringerà giocoforza l’agricoltura
romana e laziale in futuro ad essere maggiormente competitiva, unica soluzione per
riuscire a rappresentare un modello economico vincente di sviluppo, in grado di
soddisfare le esigenze della futura area metropolitana romana.
L’obiettivo di queste pagine è lo sviluppo di un modello di agricoltura laziale che
sappia essere competitiva e multifunzionale. Per esserlo, però, occorrerà una forte
riconversione rispetto alla situazione attuale, allo scopo di creare opportunità sia per
le imprese innovative e orientate al mercato sia per le imprese integrate con il
territorio.
Multifunzionalità e competitività non esprimono due percorsi alternativi, ma sono due
direzioni congiunte per centrare l’obiettivo di una maggiore vitalità delle imprese.
Questo è un concetto che deve essere posto alla base della strategia delle imprese
agricole e per la stessa azione politica regionale. Da questo concetto si deve, quindi,
partire per discutere sulle strategie a disposizione delle imprese agricole per sostenere
la loro vitalità, per promuovere lo sviluppo dei territori rurali e per delineare una
politica agricola regionale di supporto allo sviluppo.
L’impresa agricola deve essere capace di affrontare i nuovi contesti di riferimento
(contesto politico e di mercato). Cultura e creatività imprenditoriale devono diventare i
nuovi pilastri dello sviluppo. Nell’economia moderna contano più le idee, la
comunicazione e la capacità di creare reti di imprese, che i capitali; oggi è così anche
in agricoltura.
Si devono creare le condizioni per l’affermazione di un "modello agro-alimentare-
territoriale laziale", che sappia essere efficiente al suo interno, riconosciuto all’esterno,
capace ancora di rafforzarsi e di generare opportunità per le imprese del territorio.
La politica agricola, in questo contesto, sarà un supporto essenziale per lo sviluppo di
un modello competitivo e multifunzionale, che parte delle imprese e dalle realtà
territoriali e che dovrà essere supportato dalla politica agraria regionale.
Le nostre proposte per l’agricoltura
Le linee strategiche di questa politica agricola regionale dovranno essere:
• Competitività dell’impresa agricola attraverso l’innovazione, la qualità delle
produzioni e l’orientamento al mercato.
• Integrazione e valorizzazione del territorio per accrescere il valore aggiunto
delle produzioni e per la creazione di nuove opportunità nella vendita di servizi,
nella logica della multifunzionalità.
• Produttività certificata, di qualità e sostenibile dal punto di vista ambientale.
• Integrazione fra soggetti pubblici e privati, per creare reti attive e una
concertazione virtuosa finalizzata allo sviluppo.
• Competitività istituzionale, realizzata tramite un decentramento, funzionale al
territorio e alle imprese, e una forte sussidiarietà orizzontale.
• Competitività territoriale, per creare uno sviluppo che parta dal basso, duraturo
e sostenibile.
• Snellimento burocratico dell’iter amministrativo degli adempimenti delle
imprese.
• Aggregazione dell’offerta commerciale dei prodotti agricoli.
• Rafforzamento del ruolo dell’ARSIAL e diversificazione delle sue competenze
specifiche.
Sosteniamo i seguenti progetti:
Qualità nell’agro-alimentare ed internazionalizzazione.
• È opportuno valorizzare la misura, già prevista nel PSR della Regione Lazio, in
materia di “commercializzazione dei prodotti agricoli di qualità”.
In tale ambito, sono da ampliare gli interventi previsti per la realizzazione di
azioni di informazione dei consumatori e di diffusione della conoscenza dei
prodotti tipici riconosciuti a livello comunitario, attraverso alcuni passi:
1. Investimenti materiali per la costituzione di reti informatiche e archivi per le
attività di commercializzazione dei prodotti di qualità svolte da soggetti
associati.
2. Investimenti per la strutturazione dei servizi telematici.
3. Realizzazione di servizi volti all’introduzione di sistemi di autocontrollo e alla
implementazione di sistemi di qualità dei prodotti agricoli ed agroalimentari.
Progetti integrati di filiera
• Nell’ambito delle strategie atte a promuovere la vitalità delle imprese
agroalimentari laziali vi è sicuramente il sostegno alla competitività basato
sull’integrazione di filiera.
• Favorire lo sviluppo della filiera corta. Sono già stati emanati strumenti
normativi nazionali innovativi come la legge di orientamento che ha introdotto il
concetto di multifunzionalità ed ha allargato l’operatività delle imprese agricole
dalla produzione alla trasformazione e alla vendita. Devono essere previste
azioni in grado di favorire lo sviluppo nella regione di una rete di spazi dedicati
ai farmer market, spazi destinati esclusivamente ai produttori, favorendo
attraverso opportune campagne pubblicitarie la visibilità di questi punti vendita.
È opportuno evidenziare come i farmer market svolgono un’importante funzione
calmieratrice dei prezzi a vantaggio sia dei consumatori che delle imprese
agricole.
Diversificazione dell’impresa agricola
• Queste ultime devono sfruttare e saper cogliere le nuove opportunità che
derivano dal mercato, dai consumatori, dai cittadini, dai turisti.
Diversificazione che si amplifica nel momento in cui si considerano le differenti
vie che le imprese possono seguire nelle fasi della trasformazione
(trasformazione tradizionale, nuovi prodotti trasformati) e della
commercializzazione dei prodotti stessi (circuiti brevi, circuiti lunghi). La
diversificazione in agricoltura investe sempre più i servizi che le imprese
agricole sono in grado di produrre:
o Il turismo rurale, l’agriturismo, l’ippoturismo.
o Le aziende didattico-ambientali.
o Le agro energie.
La riconversione dei fabbricati rurali non più utilizzati a scopi agricoli per
destinazioni di pubblica utilità:
o Infanzia.
o Residenza sanitaria assistenziale.
o Edilizia sociale.
o Altre attività connesse. Sono servizi di fondamentale importanza, perché
rispondono ad una nuova domanda della società e forniscono un
contributo insostituibile per la stabilizzazione dell‘occupazione ed
essenziale per la formazione del reddito.
Nel Lazio la direzione strategica della diversificazione è favorita dalla presenza
di un importante luogo di consumo (la città di Roma) con oltre 4 milioni di
abitanti e dalla grande affluenza turistica.
Favorire il consumo dei prodotti a chilometri zero.
• Devono essere attivati incentivi in grado di favorire il consumo di prodotti
provenienti dai territori limitrofi di cui si conosce l’origine. In particolare occorre
prevedere azioni indirizzate alla ristorazione pubblica, sopratutto nelle scuole,
per favorire il consumo dei prodotti locali.
Riduzione della burocrazia
• Per quanto riguarda il rafforzamento delle imprese agricole nella loro capacità
produttiva l’azione più significativa è quella di ridurre il carico burocratico sulle
imprese. Potenziando anche gli strumenti esistenti che regolano già il rapporto
impresa-pubblica amministrazione in applicazione del principio della
sussidiarietà orizzontale.
Modello strategico produttivo per una nuova agricoltura
• Un modello progettuale così articolato prevede una grande sinergia tra
Istituzioni ed imprese agricole, per realizzare precise scelte:
o Un marchio di qualità, per offrire al consumatore tutte quelle garanzie
richieste in termine di sicurezza, genuinità e provenienza locale.
o La riduzione della CO2, che si ottiene dall’adozione di pratiche agronomiche
corrette, che consentirà alle amministrazioni coinvolte l’ottenimento di crediti
carbonio, favorendo evidenti vantaggi economici e sociali.
o Un “disciplinare di produzione” che consenta agli agricoltori di garantire
produzioni certificate di qualità, ma soprattutto sostenibili dal punto di vista
ambientale.
o La diffusione delle conoscenze di queste tecniche colturali di coltivazione.
o Una migliore organizzazione della concentrazione dell’offerta dei prodotti
agricoli tramite strutture territoriali.
o La valorizzazione del modello verso i cittadini romani e anche verso il gran
numero dei turisti attraverso iniziative di divulgazione e promozione.
o L’organizzazione di canali di commercializzazione sul territorio.
Il futuro del territorio: al centro della qualità della vita
Le politiche del territorio incidono in maniera diretta sulla qualità della vita dei
cittadini. Noi abbiamo sempre mirato a creare le condizioni affinché ai territori sia
riconosciuta una centralità all’interno delle politiche nazionali e regionali. Ambiente,
turismo, urbanistica, mobilità sono argomenti in una stretta relazione e puntare al
miglioramento del territorio significa interessarsi ad ognuno di questi ambiti.
Urbanistica e tutela ambientale: un nuovo modello di sviluppo
Lo sviluppo economico e sociale che ha caratterizzato la seconda metà del Novecento
ha condotto a una crescita disordinata della città e del territorio,impegnando con
nuove costruzioni una quantità di suolo maggiore di quella utilizzata in tutti i secoli
precedenti.
Gli oggetti principali di tale aggressione edilizia sono stati soprattutto i litorali, le
pianure produttive e i centri antichi.
Un enorme impegno di quantità e un modestissimo impegno di qualità, tanto è vero
che le nostre periferie urbane sono sciatte, brutte e dequalificate formalmente, non
solo quelle “abusive” o “spontanee”, ma spesso anche quelle pianificate, come Tor
Bella Monaca, Corviale a Roma e Laurentino38, ma anche per alcuni dei nostri centri
storici, abbandonati e degradati.
Occorre pensare un modello di sviluppo basato in larga misura sul restauro e sulla
riqualificazione di tanta parte della Regione. Di seguito sono illustrati i criteri con cui
tutto questo deve essere fatto sono.
Le nostre proposte per i criteri di un nuovo sviluppo
Sostenibilità
• Lo sviluppo del territorio si deve basare sul principio della sostenibilità. La
centralità di questo principio determina l’emergere del sistema ambientale
come supporto fondamentale degli altri sistemi territoriali. Vale a dire che i
valori ambientali costituiscono le invarianti rispetto al sistema delle
infrastrutture e a quello insediativi. Parlando di urbanistica, sviluppo sostenibile
vuol dire riconoscere la necessità di associare in modo strutturale tutela,
valorizzazione e riqualificazione, affinché l’ambiente si trasformi in una risorsa
economica con la convinzione che sviluppo economico e la salvaguardia
ambientale siano due facce della stessa medaglia.
La valorizzazione e la riqualificazione
• La valorizzazione si riferisce soprattutto alle parti urbane e territoriali
caratterizzate da notevoli valenze e potenzialità storiche e architettoniche, nelle
quali i segni delle trasformazioni incontrollate hanno determinato uno stato di
degrado.
I campi d’azione privilegiati per la valorizzazione sono:
o Tra le aree urbane, i centri storici e la città consolidata.
o Nel territorio, le parti di elevata sensibilità ambientale, prime tra tutte
le aree protette regionali.
In particolare per i centri storici, se le cause principali sono da imputare
all’abbandono da parte della residenza e alle conseguenze nel campo delle
attività commerciali, occorre permettere trasformazioni delle destinazioni d’uso
degli immobili compatibili con la loro morfotipologia. Questo al fine di
permettere non solo la modifica quantitativa delle superfici delle unità
immobiliari e la loro ristrutturazione per usi compatibili, come ad esempio le
abitazioni per giovani coppie, ma anche usi temporanei da parte degli studenti
e del turismo culturale, corrispondente a una quota non marginale del turismo
complessivo che, come avviene in molte città d’arte, ama trascorrere periodi di
vacanza nei centri storici più qualificati. Le politiche urbane non possono
limitarsi alla tutela poiché ci sono parti di città che hanno l’esigenza di essere
riqualificate per venir reinserite nell’organizzazione urbana, riguadagnando la
qualità cancellata da processi d’urbanizzazione disordinata e da fenomeni di
degrado e di abbandono.
La riqualificazione deve essere rivolta verso gli insediamenti cresciuti senza
un’adeguata struttura, con scarsi servizi ed elevate quote di abusivismo, con
particolare riferimento alle aree periferiche, ai tessuti edilizi incompiuti e ai
vuoti urbani non definiti, predisponendo programmi finalizzati alla
localizzazione di funzioni pregiate che caratterizzano un sistema urbano.
I campi d’azione privilegiati per la riqualificazione sono pertanto:
o Nelle aree urbane, le periferie e i tessuti edilizi degradati.
o Nel territorio le aree sensibili compromesse, prima fra tutte l’intera
fascia costiera regionale da Formia a Montalto.
Le nostre proposte per gli strumenti con cui sostenere uno sviluppo
sostenibile
Per rendere operative le politiche urbanistiche secondo le logiche dello sviluppo
sostenibile occorre dotare la Regione di un quadro normativo che innovi alcuni
procedimenti e introduca o modifichi strumenti operativi.
Testo unico delle norme in materia urbanistica
• È lo strumento normativo indispensabile per dotare la Regione Lazio di quel
quadro normativo che definisca il suo ruolo di programmazione ovvero
d’indirizzo, valorizzazione, tutela del territorio, non solo come sistema di
vincolo ma come sistema di prevenzione dei dissesti ambientali.
Nel Testo unico dovranno trovare definizione molti dei capitoli già affrontati ma
anche quelli riferibili alla cosiddetta urbanistica contrattata, poiché non è equo
in termini di opportunità, per i comuni e per i singoli cittadini, che essa venga
lasciata, come attualmente accade, ad una mera regolamentazione
amministrativa che assume caratteri discrezionali.
Con tali interventi normativi, in particolare, si dovranno definire i seguenti
temi:
o La perequazione urbanistica, che di principio disciplina l’equa ripartizione
delle previsioni edificatorie tra aree e soggetti, si dovrà basare non solo su
elementi di carattere finanziario che, comunque, vanno resi meno onerosi
per le finalità d’interesse pubblico, ma anche su contenuti di carattere
incentivante per il soggetto proponente.
o La compensazione, che di principio disciplina la cessione compensativa in
luogo dell’espropriazione pubblica, si dovrà basare anche su contenuti di
carattere incentivante per il proponente, da attuarsi nelle aree oggetto di
cessione o anche compensando perequamente il valore delle aree cedute in
altre località, anche all’interno delle aree metropolitane previo assenso delle
amministrazioni interessate e verificata la compatibilità urbanistica e
ambientale.
o Piani di Recupero nei centri storici. Tali Piani sono attuativi al pari dei Piani
di particolareggiati di iniziativa privata (lottizzazioni) o di iniziativa pubblica
(167, PRU, Print, ecc) ma per essi sarà necessario un diverso modo di
reperire gli standard urbanistici, magari utilizzando il principio della
monetizzazione e facendo rientrare in limiti più ragionevoli il principio del
contributo straordinario commisurato alla valorizzazione. Il tema dei Piani di
Recupero dei centri storici va inteso come valorizzazione di un patrimonio
comune e non come una mera speculazione privata.
o Piani di Recupero Urbani, di principio riguardano le zone a forte carenza
infrastrutturale e dove è prioritario il principio del restauro urbano ed
ambientale esteso all’intera area metropolitana e dove prevalga il concetto
della demolizione e ricostruzione secondo la disciplina della perequazione e
della compensazione commisurando a livelli non disincentivanti il contributo
straordinario.
o Programmi Integrati. Nella pianificazione possono essere individuati i
Programmi Integrati di cui all’art. 16 della Legge 179/92, opportunamente
inseriti attraverso una normativa che preveda la costruzione, da parte delle
amministrazioni, di “schemi strutturali” di riqualificazione a corredo di
programmi idonei al raggiungimento di obiettivi specifici contenuti negli
stessi “schemi strutturali”, concedendo sia ai proprietari dei lotti edificabili
che partecipano ai suddetti programmi incentivi di superficie edificabile
definiti entro limiti ammissibili per ogni area di intervento, sia ai proprietari
di immobili degradati disposti a demolire e ricostruire premi di cubatura tali
da rendere giustificabile l’operazione. Si tratta, in sostanza, di rendere
ordinari, strumenti incentivanti di tipo straordinario.
o Demolizione e ricostruzione. La riqualificazione del territorio e del tessuto
edilizio urbano e rurale costituisce non solo una esigenza di miglioramento
ambientale, ma anche una prospettiva di sviluppo produttivo e di positiva
ricaduta economica. Un mezzo di grande rilievo è costituito dalla possibilità
che offrono gli interventi di demolizione e di ricostruzione, la cui normativa
va adeguatamente ampliata e incentivata, soprattutto nelle zone C, D, E, F,
di cui al D.M. 2 aprile 1968, favorendone il cambio di destinazione d’uso, nei
limiti della compatibilità urbanistica e paesaggistica e nel rispetto della
normativa riguardante gli standard.
Con il Testo Unico la Pianificazione Paesistica si riallaccia alla Pianificazione
Generale formando un Piano di settore stabilendo un rapporto tra la tutela e la
salvaguardia del territorio in relazione al suo sviluppo.
Il piano territoriale regionale generale
• Il frequente uso dell’istituto procedurale dell’Accordo di Programma, che
doveva essere utilizzato solo per interventi straordinari dove l’interesse
pubblico prevaleva su quello privato, sottolinea la difficoltà del controllo della
dinamicità delle scelte urbanistiche.
Per coordinare e organizzare tali scelte all’interno di un quadro conoscitivo
organizzato si deve lavorare verso il modello del Piano Generale Territoriale che
assume un valore strutturale e strategico, che definisce gli elementi di natura
prescrittiva con riferimento agli strumenti territoriali che esercitano tale
efficacia (Piano Territoriale Regionale Generale, Piano dei Parchi, Piani di
Assetto Idrogeologico ) e che soprattutto delinei gli scenari dei futuri obiettivi e
tale da renderlo cogente e sovraordinato alla pianificazione comunale.
I grandi temi che il PTRG dovrà affrontare riguardano sia il telaio delle
infrastrutture, che comprenda e valorizzi anche i grandi elementi storici
culturali ambientali, sia gli elementi di indirizzo programmatico, per un corretto
sviluppo del sistema dei trasporti della mobilità.
Il Piano dovrà avere anche una valenza paesistica con la costruzione in
prospettiva di un unico strumento creando un rapporto tra pianificazione
territoriale e pianificazione paesistica, al fine, anche, di dare un indirizzo di
sviluppo alle vocazioni territoriali e superare un dualismo di strumenti, con un
primato della tutela, a volte contraria ad uno sviluppo eco-compatibile.
Il PTRG sarà chiamato a definire gli obiettivi generali da perseguire nell’uso e
nell’assetto del territorio contenendo disposizioni strutturali e programmatiche:
in esso saranno inseriti i diversi piani di settore (Mobilità, Rifiuti, Energia, ecc.).
In sostanza sarà un vero strumento strategico della pianificazione del territorio,
della valutazione della pianificazione territoriale provinciale, della distribuzione
territoriale degli insediamenti produttivi e commerciali, di rilevanza regionale,
della valutazione degli indirizzi e dei criteri per il dimensionamento degli
strumenti di pianificazione territoriale, della definizione delle reti
infrastrutturali. Insomma deve assumere efficacia di piano urbanistico
territoriale con specifica considerazione dei valori paesistici e ambientali.
Occorrerà creare una struttura articolata a livello dipartimentale, con un
osservatorio territoriale sostenuto da un sistema informativo, al fine di dare
alla costruzione, revisione, attuazione e verifica del Piano una capacità
operativa nuova all’altezza delle relative competenze.
Il piano territoriale paesaggistico
• I piani paesistici possono essere l’altro importante strumento di riqualificazione,
affiancando alla tutela passiva, quella attiva o propositiva. Non dovrebbero cioè
limitarsi a dire quello che non si può fare, ma indicare anche quello che si deve
fare, divenendo lo strumento da un lato di una trasformazione ambientale
ordinata, e dall’altro di una riqualificazione urbanistica ed edilizia delle città e
del territorio. La legge regionale 24/98 già individuava alcune categorie
d’intervento in “positivo”. Queste dovrebbero essere ulteriormente sviluppate,
prevedendo differenti modalità di intervento, dal semplice restauro o
ristrutturazione nei centri storici fino alla demolizione e ricostruzione sia di
singoli edifici che di porzioni di tessuto urbano prive di valore storico –
urbanistico - ambientale. Il PTPR assumerebbe così il valore non solo di tutela,
ma anche di recupero, riqualificazione o valorizzazione delle aree e del
patrimonio edilizio degradato.
Il PTPR adottato e mai approvato si è dimostrato fortemente inadeguato e non
rispondente alla necessità di congiungere TUTELA e SVILUPPO.
VANNO RIVISTE LE NORME TECNICHE DEL PTPR E VANNO ESCLUSI GLI
AMBITI CHE NON HANNO VINCOLI COGENTI.
Ridefinire con i Comuni le osservazioni presentate ed esaminatein maniera non
condivisa.
PIANO CASA
A Maggio del 2017 la giunta regionale uscente non ha prorogato le norme dei
primi 6 articoli della Legge 21/2009 (Piano Casa). OCCORRE RIAVVIARLO CON
LA NUOVA LEGGE che ne recuperi le norme importanti e necessarie ad
affrontare l’emergenza e la crisi edilizia. A portare avanti prograi di
riqualificazione degli edifici esistenti con norme chiare e liberali.
Il PIANO CASA non è in contrasto con le norme della legge sulla rigenerazione
urbana (Legge 18 Luglio 2017 n.7) anzi sarebbe il giusto accompagnamento
alla completa attuazione della norma strutturale. Per mpedire il consumo di
terreno libero e riqualificare IL PATRIMONIO EDILIZIO ESITENTE, dando
opportunità di LAVORO ai professionisti e alle imprese edili occorre semplificare
i canali di destinazione d’uso e la demolizione e ricostruzione.
APPROVARE UNA LEGGE CHE PREVEDA LA UNICA CONFORMITA’ URBANISTICA
superando la vetusta e supertata logica della DOPPIA CONFORMITA’.
Se il terreno dove è realizzato un manufatto senza licenza, consente
urbanisticamente, di realizzarlo, quindi conforme alle norme urbanistiche
vigenti, si può sistemare presentando una semplice domanda al Comune e
pagando un contributo allo stesso.
Rientrano tra gli strumenti di attuazione del PTPR:
o i programmi di intervento per il paesaggio.
o I programmi di intervento per la tutela e la valorizzazione delle
architetture rurali.
o I parchi culturali e archeologici.
o I piani attuativi comunali con valenza paesistica.
o Le varianti speciali per il recupero dei nuclei abusivi in ambito
paesistico.
Tra questi, rivestono una particolare importanza, i piani attuativi con valenza
paesistica, che verificano le perimetrazioni conseguenti alla diversa scala di
rappresentazione grafica dei PTP o del PTPR, precisano i perimetri entro i quali
si attuano le trasformazioni e possono disciplinare, in particolare, la
valorizzazione e il recupero degli insediamenti urbani periferici; la
riqualificazione delle aree di particolare degrado; il recupero del patrimonio
edilizio esistente; la riqualificazione del centro storico e delle relative aree di
rispetto. Tali piani costituiscono integrazione o specificazione del PTPR e
riferimento per il rilascio delle autorizzazioni paesistiche.
Sarebbe altresì opportuno che nel PTPR fossero distinti con maggiore puntualità
i centri e i nuclei storici dai tessuti consolidati esterni e dalle fasce più
periferiche, e che fossero altrimenti definite le fasce di rispetto dei centri
storici, tenendo conto del reale stato dei luoghi invece del generico rispetto di
150 metri, troppo o troppo poco, e comunque inadeguato a permettere effettivi
interventi di riqualificazione nelle fasce urbanizzate ai margini del tessuto
antico o consolidato.
I centri storici
• La riqualificazione dei centri storici costituisce una priorità importante al fine di
valorizzare un patrimonio storico ed architettonico di grande rilievo. A tal fine
occorre rendere stabile il sistema degli incentivi e offrire modelli validi e
sperimentati di intervento elaborati dalla Regione.
Restaurare, valorizzare, riqualificare un intero territorio regionale è un
programma ambizioso, che necessita di opportune e preliminari
sperimentazioni mediante progetti pilota nei diversi settori d’intervento. A
questo riguardo la Regione Lazio ha già realizzato un’importante iniziativa di
restauro, finanziando e portando a completamento il progetto pilota per il
recupero e il risanamento di nove centri storici nell’alta valle dell’Aniene. In
questo contesto la Regione ha svolto il ruolo di promozione, finanziamento e
coordinamento, coniugando l’azione concreta con la cultura urbanistica e del
restauro.
Il progetto ha introdotto un cambiamento di metodo: non più finanziamenti per
il singolo edificio, ma restauri per valorizzare rilevanti porzioni del centro
storico, restauri che nei loro risvolti sociali ed economici possono contribuire a
sostenere e rilanciare intere comunità.
Occorre rilanciare il progetto di recupero dei centri storici che fu avviato nel
2004 per dare una continuità a questo progetto per il recupero e il risanamento
delle abitazioni dei centri storici minori del Lazio introducendo interventi di
riduzione del rischio sismico.
Riqualificazione della fascia costiera
• Il litorale laziale presenta in alcune zone della costa una edificazione di scarsa
qualità, che costituisce un continuum tale da condizionare l’uso delle stesse
spiagge e presenta una barriera di cemento tale da dequalificare zone di pregio
che altrimenti avrebbero un valore ambientale ed economico importante.
Escludendo qualsiasi intervento di carattere obbligante, trattandosi di zone
edificate legalmente o sanate, appare utile offrire ampi incentivi finalizzati alla
demolizione e ricostruzione con notevole premio di cubatura, in zone
dell’entroterra, individuate dai Comuni.
La tutela dell’ambiente come risorsa per il territorio
Nella vita quotidiana cresce in tutti noi la voglia di qualità e ambiente. Le tematiche
ambientali rivestono sempre più importanza e suscitano crescente interesse. Tutte le
realtà sociali sono chiamate ad intraprendere quei cambiamenti sostanziali che,
attraverso la programmazione di interventi a medio e lungo termine e con
investimenti sulla formazione e sulle nuove tecnologie, permetteranno di gestire in
maniera oculata le risorse ambientali e per creare sviluppo, occupazione e – al
contempo – coniugare la tutela dell’ambiente garantendone la fruizione per le future
generazioni.
E’ essenziale a tale scopo creare e ampliare i rapporti tra il mondo dei decisori politici
e il territorio, al fine di realizzare quell’indispensabile connubio tra mondo politico,
della ricerca, delle associazioni imprenditoriali e di tutte le rappresentanze dei
cittadini.
La Regione ha un ruolo fondamentale nella definizione delle strategie da intraprendere
in campo ambientale, sia direttamente attraverso le proprie strutture operative, sia
indirettamente gestendo fondi strutturali dell’UE. Troppo spesso gli interventi
emergenziali risultano essere il comportamento ordinario. Bisogna, invece, ragionare
in una logica di pianificazione e programmazione strutturale degli interventi.
Le nostre proposte per la tutela dell’ambiente
La gestione del ciclo dei rifiuti
• La situazione delle gestioni dei rifiuti a livello regionale è preoccupante ed in
particolare nella città di Roma e nella sua area metropolitana.
Si è assistito in questi ultimi anni ad uno scontro istituzionale che non ha risolto
i punti controversi. In particolare non è stato redatto un piano regionale di
programmazione che desse un quadro chiaro sui siti e il numero di impianti di
trattamento.
In assenza di indirizzi chiari e credibili si rischia di continuare a rimandare le
decisioni importanti alimentando il timore di una emergenza che potrebbe
sfociare in una crisi simile a quella della Campania.
Un problema così complesso non può essere risolto adottando una sola filosofia,
né può essere ridotto a una semplice questione di “impianto sì, impianto no”,
ma deve essere affrontato in maniera articolata con diverse iniziative tra loro
complementari.
• Occorre realizzare due gassificatori o termovalorizzatori che possano evitare di
continuare ad inviare i rifiuti all’estero oppure nelle altre regioni italiane.
• Occorre creare una serie di industrie nel Lazio che possano sviluppare le attività
di recupero dei rifiuti evitando di inviare la plastica la carta ed il vetro fuori dal
Lazio e creando nuovi posti di lavoro.
• Occorre insomma davvero completare il ciclo dei rifiuti producendo da questi
energia, metano e posti di lavoro.
La normativa vigente prevede per lo smaltimento dei rifiuti le seguenti
modalità:
o Riutilizzo e riciclo
o Recupero energetico
o Smaltimento in discarica dei residui trattati
Un approccio efficiente deve far convivere in maniera equilibrata tutte queste
soluzioni. Per fronteggiare correttamente la situazione descritta, occorre:
o Individuare nell’ambito della programmazione regionale in essere, Piano
Regionale dei Rifiuti, il numero degli impianti di trattamento dei rifiuti
necessari distinguendoli tra quelli attualmente in essere e eventualmente
da potenziare e quelli di nuova realizzazione.
o Definire la localizzazione territoriale degli impianti ipotizzando
ammortizzatori sociali per le comunità che vivono nelle aree circostanti
(tariffe agevolate, sgravi fiscali, investimenti locali, politiche di
assunzione che privilegiano la aree interessate ecc.).
o Individuare gli ambiti territoriali ottimali (A.T.O.) in funzione degli
abitanti, del territorio, della quantità e qualità dei rifiuti prodotti e in
relazione a questi indicatori, definire il numero, i siti e la tipologia degli
impianti.
o Ipotizzare per queste aree territoriali strutture di impresa a carattere
misto pubblico-privato in grado di poter gestire i processi nel rispetto
della normativa vigente (Servizi Pubblici Locali).
o Dare potere a queste strutture per gestire effettivamente i processi per
mezzo della riscossione diretta della tariffa e la possibilità di gestire
direttamente le eventuali gare per l’affidamento dei servizi.
o Potenziare il sistema della raccolta differenziata con iniziative concrete
che permettano la chiusura effettiva del ciclo, favorendo la possibilità,
per le piccole-medie imprese che operano nel settore, di inserire
concretamente nei loro cicli produttivi i materiali provenienti dalla
raccolta differenziata al fine di favorire un reale mercato del rifiuto.
o Questa opportunità prevede il potenziamento di isole ecologiche, aree
attrezzate per il ricevimento delle varie frazioni merceologiche che poi
vengono accorpate e trasportate agli impianti di trattamento.
o Favorire i piccoli/medi impianti di produzione di energia da fonti
rinnovabili che hanno il doppio vantaggio di sottrarre al circuito dei rifiuti
discrete quantità di sostanze e nel contempo producono energia
sottoforma elettrica, biodiesel ecc.
o Favorire la formazione di personale specializzato che intervenga con
tecnologie innovative, nei vari cicli di produzione, per limitare al massimo
la produzione di rifiuti a monte.
Sostenere le imprese che rispettano l’ambiente
• Il programma degli obiettivi 2009-2013 dell’agenzia europea dell’ambiente,
prevede, tra gli altri, la valorizzazione dei servizi o prodotti realizzati da imprese
che rispettano l’ambiente attraverso l’attuazione di opportune procedure
gestionale e tecnologie innovative.
Al fine di minimizzare gli impatti ambientali delle varie realtà produttive si deve
avviare un processo finalizzato all’incremento delle aziende che rispetto alle loro
attività intraprendono e mantengono la certificazione ambientale.
L’obiettivo di aumentare le aziende certificate passa attraverso:
o La predisposizione di sgravi fiscali per i soggetti che mantengono nel
tempo la certificazione.
o La predisposizione di un elenco di fornitori accreditato presso la pubblica
amministrazione di soggetti che lavorano secondo un sistema ambientale.
o Realizzazione di un accordo tra Regione e istituto di credito al fine
dell’erogazione agevolato di credito per le imprese accreditate presso la
Regione.
o Predisposizione di bandi o premi rivolti ad iniziative di innovazione
tecnologica destinata alla messa a punto di nuove pratiche di eco-
efficienza.
o Realizzazione di campagne informative a larga diffusione, destinate alla
popolazione/consumatori (tipo pubblicità progresso) riguardanti i marchi
di qualità ambientale (UNI EN ISO 14001, EMAS, Ecolabel) e i benefici
collegati.
Risolvere il problema energia: fonti rinnovabili ed energy manager
• L’adesione dell’Italia al protocollo di Kyoto, che impone agli stati firmatari la
riduzione delle emissioni per ridurre l’effetto serra, ha dato un impulso decisivo
all’incremento di produzione di energia da fonti energetiche rinnovabili. Queste
fonti energetiche sono inesauribili e non producono né gas serra né scorie
inquinanti da smaltire.
Sta diventando indispensabile adottare una politica che consenta di operare
efficacemente ed efficientemente all’interno del complesso “sistema energia”
facendo ricorso essenzialmente a due tipologie di interventi:
o Azioni volte alla massima diffusione possibile di sistemi di energia
alimentati da fonti rinnovabili.
o Azioni volte al conseguimento del massimo risparmio energetico
possibile.
Compito di una Regione in una logica di “Federalismo Ambientale” è quello di
stimolare il mercato e la ricerca nell’ambito della produzione di energia attraverso
le fonti rinnovabili, grazie ad una serie di iniziative tra loro complementari:
o Semplificare, la procedura di autorizzazione e allaccio alla rete.
o Adottare provvedimenti autonomi di detassazione o di incentivazione per
le aziende produttrici tecnologia e servizi legati all’uso delle energie
rinnovabili.
o Adottare provvedimenti autonomi di detassazione o di incentivazione per
ampliare o rinnovare in “Conto Energia” per quelle aziende che
investiranno nel territorio regionale.
o Installare negli edifici regionali di impianti di produzione di energia da
fonti rinnovabili.
o Recuperare siti come discariche, cave, impianti da bonificare, per la
realizzazione d’impianti di produzione di energia rinnovabile.
o Semplificare le procedure amministrative per la realizzazione di edifici di
nuova costruzione che abbiano integrato un impianto di produzione di
energia da fonti rinnovabile.
Prescindendo dalla fonte di produzione dell’energia elettrica è altrettanto
importante massimizzare il rendimento dell’energia utilizzata attraverso la
riduzione dei consumi e dell’impatto ambientale correlato.
Compito della Regione sarà quello definire percorsi di formazione professionale,
qualificazione ed accreditamento di operatori del settore quali gli “Energy
Manager”, figure professionali che la normativa impone ad ogni comune al fine
di attuare un efficace politica energetica.
L’istituzione di un albo regionale degli Energy Manager rappresenterà un valido
supporto per tutti gli enti locali e per la loro efficienza energetica. Di tale albo,
infatti, tutti gli enti locali dovranno servirsi per nominare il proprio Manager e,
attraverso tali professionisti, la Regione potrà svolgere un ruolo di coordinamento
per l’attuazione delle politiche energetiche regionali.
Aree e parchi da proteggere
Approvare subito i piani di assesto dei parchi
• Le numerose aree verdi abbandonate o mal gestite rappresentano una risorsa
preziosa se gestita in maniera accorta, senza alcun intervento economico da parte
della Regione. Associazioni riconosciute a livello nazionale o locale, con una
attività a carattere ambientale dimostrata da almeno 10 anni su bando regionale,
possono presentare un progetto di gestione di una singola area verde con un arco
di attuazione di 10 anni. Tale progetto deve essere sottoposto ad un controllo
annuale dalla Regione. All’interno del progetto la Regione può realizzare un
impianto di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. La proposta, così
attuata, presenterebbe molteplici vantaggi:
o Innalzamento dei livelli occupazionali.
o Incremento della fruibilità da parte dei cittadini delle aree verdi.
o Diminuzione delle aree degradate a rischio criminalità.
o Diminuzione della probabilità di incendi.
o Aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili.
Rilanciare il turismo con il brand “Lazio”
La crisi internazionale ha colpito diversi settori produttivi, in particolare “quello
turistico organizzato” che, già influenzato dal “fai-da-te” di internet, ne ha risentito
notevolmente. In particolare il nostro turismo sconta anche una scarsa “Brand
Reputation”: l’impoverimento del profilo della “qualità percepita” delle offerte
provenienti dalle varie località della regione Lazio, ha indotto i turisti, in un mercato
già difficile, a non spendere più verso queste destinazioni preferendone altre che sono
riuscite ad affermare un’immagine più appetibile ed affidabile. Questo si riscontra
particolarmente nel turismo incoming, poiché l’Italia e le sue zone di punta come il
Lazio, hanno progressivamente perso appeal per il turista straniero.
Il Lazio può e deve realizzare una struttura strategica di marketing capace di attrarre
mercati e mettere a sistema le risorse per lo sviluppo del:
• Turismo archeologico
• Turismo culturale
• Turismo religioso
• Turismo ambientale
• Turismo fieristico
• Turismo congressuale
• Turismo enogastronomico
• Turismo dello shopping
A livello regionale, l’iniziativa di creare il marchio “Mare del Lazio” per rilanciare la
personalità turistica di tutte le mete laziali balneari è un esempio positivo in questa
direzione, ma a tutt’oggi manca un brand unico per promuovere ed esportare
l’immagine variegata e innovativa della Regione (e non solo di Roma quale polo
attrattivo turistico per eccellenza). Mancano azioni sinergiche fra gli operatori, in
grado di offrire un’immagine forte, coesa, per promuovere la varietà di offerta in
maniera incisiva sui mercati esteri, con un effetto traino sull’attività dei singoli.
Investire in turismo oggi, significa investire nello sviluppo economico di tutto il
territorio.
Le nostre proposte per il turismo
La campagna EducTour
• Gli EducTour costituiscono una importante occasione per presentare l’offerta
turistica della Regione Lazio, così da rispondere alle esigenze di un prodotto non
più mono-caratterizzato (orientato quindi principalmente all’offerta capitolina) e
non più stagionalizzato (aumentando e spalmando i flussi in entrata). Gli
EducTour sono un’occasione importante per restituire impulso alle imprese
territoriali, dando la possibilità di aumentare la propria competitività rispetto ai
competitor nazionali ed internazionali. La possibilità di vivere un’esperienza in
loco guidati su tutte le tradizioni avrà un effetto a cascata per l’affermazione della
nuova identità turistica della Regione Lazio. Ne consegue una promozione e
divulgazione “cosciente” al consumatore finale sapendo quanto sia importante il
rapporto one-to-one nella vendita.
Rilanciare il Turismo con una giusta sinergia tra pubblico e privato
• Un’agenzia di coordinamento tra i tanti operatori di settori contigui: turismo,
cultura, trasporti, ambiente, formazione e tra soggetti diversi come Comune,
Provincia, Regione, Imprese, Diocesi di Roma. Certamente tutti debbono
sviluppare iniziative autonome, ma occorre un punto di raccordo, informazione,
dialogo e sintesi per ricercare una strategia comune e coordinata che miri
all’accoglienza, alla promozione, alla fidelizzazione del cliente. Una cultura
dell’ospitalità, dell’efficienza dei servizi da contrapporre ad una tendenza che vede
troppo spesso il turista considerato solo per il proprio potenziale economico e
talvolta, purtroppo, anche truffato. Si deve operare per colmare la distanza tra le
nostre offerte e quelle di altri paesi europei, che offrono servizi di qualità,
personale dei servizi pubblici multilingue e maggiore facilità nella fruizione dei
servizi.
Investire nella formazione sul Turismo
• Per superare l’attuale crisi abbiamo bisogno d’investire in formazione in questo
campo. Oggi l’offerta formativa è frammentata, disomogenea e non adeguata. Le
scuole superiori spesso non sono idonee ad introdurre nel mondo del lavoro figure
preparate e in grado di contribuire allo sviluppo del settore.
Favorire lo sviluppo del turismo agrituristico
• L’agricoltura in generale e, nello specifico occupazionale, l’Agriturismo come
possibilità di un turismo diverso, da affiancare ai percorsi tradizionali, che
rivalutando parti importanti di nostri territori ad una economia attiva, coadiuva la
tutela dell’ambiente e si erge ad ostacolo degli scempi di un non corretto uso dei
territori rurali (discariche, inquinamento, insediamenti abusivi, ecc).
L’applicazione della Legge sul Turismo rurale, che supera molti dei vincoli previsti
invece dalla normativa sugli Agriturismo, costituisce una occasione di occupazione
e recupera tessuti rurali altrimenti lasciati all’abbandono.
Turismo e ambiente
• L’andamento del turismo laziale evidenzia una marcata stagionalità dove i valori
più elevati di presenze si riscontrano nella stagione estiva, con picchi di
concentrazione nel mese di Agosto. Migliorare la qualità delle acque marittime
che bagnano le coste equivale ad aumentare la possibilità di incrementare il
flusso turistico. Per raggiungere tale obiettivo è fondamentale coinvolgere
attivamente le amministrazioni locali e gli organi di gestione e sorveglianza
regionale ARPA e ARDIS. Per incentivare i comuni a migliorare le proprie
performance ambientali la Regione deve istituire un riconoscimento di qualità, che
tenga conto degli sforzi e degli obiettivi raggiunti in campo ambientale dalle
singole amministrazioni locali. Tale riconoscimento sarà titolo di merito per
l’erogazione da parte della Regione di finanziamenti comunitari e nazionali. Tale
riconoscimento sarà legato al livello di qualità di diverse componenti ambientali:
o Qualità delle acque di balneazione su dati ufficiali (ARPA) non legati a
strumentalizzazioni politiche.
o Qualità del territorio: denuncie di abusivismo edilizio, variazione su base
annua della variazione delle percentuali di aree edificate.
o Incremento annuo della percentuale di energia rinnovabile prodotta nel
comune.
o Incremento annuo della percentuale raccolta differenziata.
o Incremento annuo della percentuale di acqua riciclata e riutilizzata.
o Iniziative a carattere informativo e sensibilizzazione a valenza ambientale
realizzate dal Comune (formazione nelle scuole).
o Incremento annuo della percentuale di abitazioni e alberghi che
incorporano soluzioni di architettura bioclimatica.
o Presenza di strutture turistiche ed industriali che possiedono certificazioni
ambientali.
o Presenza di aziende di agroalimentari inseriti in circuiti che prevedono
marchi di qualità (DOP, DOC, biologici) coltivati o prodotti nell’area del
comune.
o Presenza e diffusione di piste ciclabili presenti nel comune.
Le nuove infrastrutture per i cittadini
I trasporti e le relative infrastrutture di mobilità su ferro, gomma e mare non sono un
settore qualsiasi dell’economia, ma integrati in una logica di intermodalità complessiva
stabiliscono “relazioni”, fanno “rete”: cioè le infrastrutture sono in grado di parlare
all’intero territorio regionale e anche oltre.
Pertanto dalla riprogettazione e soprattutto dagli investimenti, che si sapranno far
confluire in questo settore, dipenderà finalmente il dispiegamento di una più
equilibrata politica del territorio e dell’ambiente che interrompa il recente sviluppo
romano centrico delle giunte di sinistra e di destra, andando a ridefinire la “nuova
mappa delle opportunità dei territori”.
Il nuovo sistema di trasporti ferroviario AV Firenze-Roma-Napoli apre l’opportunità
finalmente di poter utilizzare i binari “normali” per strutturare un efficiente trasporto
regionale su ferro, facendoli diventare delle vere e proprie metropolitane.
Quanto al trasporto urbano su gomma nell’area metropolitana della capitale con oltre
3˙300 Km di linee di autobus registra livelli superiori a quelli delle altre città italiane e
si attesta sugli standard delle metropoli europee.
Al contrario è poco sviluppato il trasporto su ferro, con soli 236,6 Km di rete, parì a
0.09 Km ogni mille abitanti, contro i 0.21 di Torino e gli 0.14 di Milano. Mentre tra le
città europee spicca la dotazione di rete ferroviaria urbana di Praga, Berlino, Vienna o
Zurigo con indici superiori allo 0.50.
Certo è da tempo che grazie alla rete autostradale, il Lazio è più collegato al suo
interno: le autostrade in provincia di Roma raggiungono l’estensione di 388 Km, con
una densità per Km2 di superficie pari a 61.3 m, che in termini assoluti è il valore più
alto a livello nazionale.
E ancora, l’estensione della rete ferroviaria nel Lazio raggiunge i 1˙100 Km, con
elevati indici di qualità: il “doppio binario” è parì al 61% (contro il 37.5% della
Lombardia) e la quota di linee elettrificate si attesta ad oltre l’89%.
Questi dati collocano la capitale fra le prime in Italia, ma fra le ultime metropoli nel
confronto con l’Europa.
Emblematico è l’aeroporto di Fiumicino, che con 285˙000 m2 di superficie, 265 banchi
per il check-in e 95 piazzali per gli aerei, rappresenta il principale scalo del paese in
termini di passeggeri. Ma, con tutto ciò, l’aeroporto romano trasporta 1/4 dei
passeggeri di Londra, poco più di 1/3 di quelli di Parigi e la metà di Francoforte.
Dal “Piano Regionale della Mobilità e dei Trasporti” si evidenzia che gli spostamenti
giornalieri della regione ammontano a 2.4 milioni, di cui il 75 % nel Comune di Roma,
il 15% nella Città Metropolitana di Roma, il 4% nella provincia di Latina, il 3% nella
provincia di Frosinone, il 2% nella provincia di Viterbo e 1% in quella di Rieti.
La mobilità dominante è quella intercomunale, mentre gli spostamenti extra-
provinciali dominanti riguardano le province di Latina e Frosinone.
Dallo studio sulla mobilità emerge una Regione con traffico congestionato, alto tasso
d’incidentalità stradale e basso utilizzo del trasporto pubblico. Il numero degli
spostamenti sistematici nel Lazio sono superiori alla media nazionale, ma solo il 10%
di questi avviene con il TPL.
Pertanto si impone un riequlibrio del territorio del Lazio attraverso interventi mirati e
relative infrastrutture sul territorio, affinché le aree a bassa demografia sopravvivano
alle forti attrazioni della città metropolitana di Roma, anche in una prospettiva
sovraregionale.
Infine è necessario intervenire anche per ridurre costi e rendere molto più efficiente il
sistema tecnico-amministrativo dalla Regione preposto agli interventi sul sistema
infrastrutturale laziale.
Come nel caso dell’ASTRAL Spa. L’Azienda Strade Lazio nasce con legge regionale
nell’anno 2002. Diventa operativa nell’anno 2003. A portare alla nascita dell’azienda è
il mutato quadro normativo per cui la cosiddetta “devolution” ha condotto alla
riconsegna da parte di ANAS delle tratte stradali che gestiva per conto delle regioni ai
rispettivi enti proprietari. Questo in applicazione del generale principio di sussidiarietà
volto ad avvicinare l’amministrazione ai cittadini e a rendere gli enti proprietari ed
erogatori di servizi direttamente responsabili del proprio operato. L’Astral è un
esempio di come vada ripensata la modalità di gestione delle risorse e quali strumenti
operativi devono essere impiegate per l’ammodernamento del sistema viario e, in
generale, della mobilità laziale.
Le nostre proposte per la politica dei trasporti
Tra le priorità del futuro immediato, va segnalata l’urgenza del potenziamento del
patrimonio viario regionale in vista di una strategia unitaria e integrata alle altre
politiche per la mobilità intra-regionale per fornire una risposta coerente e strategica
alla domanda di mobilità che viene dai processi di riorganizzazione delle funzioni sul
territorio.
L’intermodalità necessaria nei trasporti della regione
• Individuare le stazioni utili per l’interscambio ferro-gomma-mare sia pubblico che
privato (nodi di interscambio).
• Ridisegnare la rete delle autolinee, in relazione ai nodi di interscambio,
eliminando le “ridondanze di rete”, dovute all’integrazione tra trasporto
extraurbano ed urbano, che spesso si traduce in sovrapposizioni di percorsi
Co.Tra.L. con i TPL locali comunali. In sostanza la nuova rete dei servizi
extraurbani Co.Tra.L. dovrà risultare più veloce, più semplice e razionale.
Pertanto si impone il superamento dell’attuale assetto di rete portante
fortemente radiale, in accesso nei vari capoluoghi, a favore di quei collegamenti
tangenziali fra i maggiori centri delle varie province ed in adduzione al sistema di
RMR, nei vari nodi di interscambio. Tale ridisegno andrà a liberare risorse da
poter meglio reinvestire, laddove necessario, per incrementare servizi di
trasporto locale, sottoforma di servizi aggiuntivi, anche mediante l’introduzione
di nuovi nodi di interscambio gomma- gomma. In proposito esistono studi,
anche recenti, che hanno consentito di individuare le aree a domanda debole la
cui offerta di trasporto pubblico potrebbe affidarsi alle linee dei servizi aggiuntivi,
di cui sopra. Nella sola provincia di Roma detti servizi ammontano ad al meno il
23% delle vetture-Km dell’intera rete, in aree ben localizzate, che possono
prestarsi alla introduzione di sistemi di trasporto alternativi, di base per la
realizzazione dei servizi aggiuntivi.
• Far partire i lavori del progetto del corridoio tirrenico meridionale che vada
dall’autostrada Roma Fiumicino a Formia risolvendo i problemi di tracciato che
collega Spinaceto-Tor de cenci fino all’innesto con l’autostrada per Civitavecchia.
• Corridoio tirrenico settentrionale Roma-Grosseto.
• Completamento Orte–Civitavecchia.
• Realizzazione Cisterna–Valmontone.
• Completamento Cassia-bis
• Raddoppio della Salaria
Trasporto pubblico
• Concentrazione del programma quinquennale su un numero limitato di
interventi fattibili per raggiungere l’obiettivo di passare in 7 anni da 293.000
passeggeri/gg a 440.000 passeggeri/gg.
• Individuazione di risorse certe e congrue per la realizzazione del Piano di
sviluppo Rete Ferroviaria con investimenti in Infrastruttura.
• Realizzare una rete metropolitana regionale (RMR) che si integri con l’attuale
servizio ferroviario regionale (SFR), in termini di servizi di rete e di nuovo parco
rotabile, tale da garantire un aumento della frequenza dei passaggi dei
convogli, orari cadenzati ed elevata confortabilità nel viaggio.
• Realizzare una rete metropolitana del mare (RMM), resa ancora più fattibile a
seguito del recentissimo passaggio di competenze, risorse e titolarietà dallo
Stato alle Regioni dei collegamenti marittimi in ambito regionale. Non avendo
la Regione Lazio competenze pregresse, sarà gioco-forza il ricorso a gare per
l’espletamento dei tradizionali servizi marittimi e quelli metropolitani di nuova
concezione, attraverso vettori pubblico-privati di maggiore flessibilità in termini
di gestione e economia di esercizio, tali da recuperare risorse in grado di
garantire la sostenibilità dei nuovi collegamenti;
• Rivedere l’accordo regione-ferrovie dello stato per il pieno utilizzo delle reti
ferroviarie regionali.
• Riqualificazione, pulizia e messa in sicurezza e vigilanza di tutte le stazioni
ferroviarie regionali.
La costruzione e l’avvio della nuova linea AV Roma-Napoli ha consentito di superare le
limitazioni di carattere infrastrutturale, quale la necessità di raddoppio dei binari,
nonché la bassa capacità residua tesa a soddisfare la domanda potenziale da parte
della preesistente rete ferroviaria.
Pertanto interventi di riqualificazione degli attuali impianti di segnalamento ferroviario
e più disponibilità di adeguato materiale rotabile del tipo TAF (Treni ad Alta
Frequentazione) potrebbero in tempi brevi costituire la premessa per la realizzazione
di una Rete Metropolitana Regionale .
Di seguito si indicano gli interventi prioritari in ambito regionale: Direttrice Rieti – Poggio Mirteto – Roma.
• La realizzazione della linea metropolitana Rieti – Poggio Mirteto – Roma
risolverebbe l’anomalia di Rieti, l’unico capoluogo di provincia mancante di un
collegamento ferroviario diretto e rapido con la Capitale.
Direttrice Rieti – Viterbo
• La realizzazione della suddetta linea metropolitana, secondo un ideale asse
trasversale Tirreno – Adriatico, assegnerebbe alle aree interne della provincia di
Rieti e Viterbo non un ruolo di frontiera, con le regioni Toscana, Umbria, Marche
ed Abruzzo, ma di attraversamento e di collegamento, fornendo loro una
centralità (o almeno un’importanza strategica) mai rivestita in passato. In
particolare la suddetta linea risponderebbe all’odierna quasi totale assenza di
spostamenti interprovinciali, rispetto a quelli più marcatamente presenti tre le
province di Latina e Frosinone (grazie anche alla SS156), in maniera da costituire
un’asse per il necessario riequilibrio territoriale ed ambientale della regione Lazio.
Direttrice Rieti - L’Aquila – Avezzano – Roma
• La suddetta linea metropolitana andrebbe ad innestarsi su tracciati preesistenti,
previo raddoppio del binario e riqualificazione del segnalamento, a mezzo
impiego di materiale rotabile del tipo TAF.
Direttrice Roma – Castelli
• Il sub bacino Castelli, costituito da 16 comuni (fra cui Albano, Ciampino, Frascati,
Marino e Velletri) con oltre 300.000 abitanti, largamente urbanizzato è quello più
abitato della provincia di Roma ed è attualmente servito dalla linea ferroviaria
metropolitana FM4, costituita da tre diramazioni a singolo binario,
rispettivamente per Frascati, Albano e Velletri che convergono al nodo di
Ciampino, secondo un classico imbuto. Mentre per la parte gomma, esiste una
rete di autolinee, che convergono in massima parte al terminal di Anagnina,
capolinea della linea A della metropolitana MET.RO. I principali problemi della
linea FM4 sono bassa potenzialità, bassa velocità di esercizio, scarsa accessibilità
di alcune stazioni.
Direttrice Roma – Litorale Sud
• Il sub bacino Litorale Sud comprende 4 comuni (Nettuno, Anzio, Ardea e
Pomezia) ed ha registrato negli ultimi anni un rilevante incremento della
popolazione residente. Il principale polo di gravitazione è Pomezia, centro
industriale di notevole importanza, ma comunque numerosi servizi di trasporto
sono assicurati anche negli altri centri urbani e statali Pontina, Nettunense e la
Litoranea insieme alla ferrovia FM7 Roma – Nettuno, che costituiscono l’ossatura
fondamentale dei sistemi di trasporto. Il collegamento ferroviario FM7 a binario
unico, ancorché di tipo metropolitano, con fermate ravvicinate in ambito urbano,
si trova in condizioni di saturazione e con velocità di esercizio estremamente
bassa, tale da rendere competitivo il quasi parallelo trasporto su gomma offerto
dalla CO.TRA.L. per quel che riguarda i tempi di percorrenza: circa 1 h e 30 min
contro le 2 h della ferrovia nelle ore di punta.
Direttrice Fiumicino - Roma - Latina – Formia
• La realizzazione della linea metropolitana Fiumicino – Formia, con servizi
frequenti e veloci ed accesso attraverso nodi di interscambio strutturati, è ancor
più fattibile in conseguenza della realizzazione e avvio della AV sulla linea Roma
– Napoli, che ha liberato convogli e quindi aumentato la potenzialità sul
tradizionale tracciato ferroviario. Tale priorità è ancor più necessaria a causa del
mancato completamento del Corridoio Tirrenico Meridionale (autostrada
Fiumicino - Formia), che pure aveva registrato consensi unanimi da parte
dell’assemblea dei Sindaci dei comuni della provincia di Latina interessati al
tracciato.
• Urgente completamento anello ferroviario di Roma
• Fare un bando di project financing per la Roma Lido per farla diventare metropolitana, rifare le stazioni e potenziare la frequenza con diramazioni da Acilia Sud verso Fiumicino collegando cosi la Fiera di Roma.
Traffico aereo
• Il piano regionale si dovrebbe focalizzare sull’efficienza delle strutture esistenti,
rivedendo il piano di investimenti privati (entro il 2020 5 mld di euro a salire
fino a 14 mld di euro entro il 2040) ed indirizzandolo verso l’integrazione con le
altre forme di trasporto (treno a.v. e collegamenti con porti, etc.).
• Interventi in infrastruttura soprattutto volti a diminuire i tempi di stazionamento
in aeroporto (sistema Bagagli, navetta veloce tra Roma e aeroporto
Fiumicino/Ciampino, collegamento con nodo A.V. di Tiburtina), i tempi (dei
processi) viaggiatori in partenza.
Traffico merci
• Individuazione delle sinergie tra le Piattaforme Multimodali Regionali Nord e Sud
(Orte e Frosinone/Santa Palomba Colleferro).
• Connessione della Rete Merci su Ferro con l’aeroporto Leonardo da Vinci per
traffico Cargo.
• Potenziamento Nodo Logistico Marittimo Civitavecchia (connessione
Civitavecchia-Civita Castellana-Orte-Ancona e Civitavecchia-Roma,
Civitavecchia-aeroporto Fiumicino).
• Partnership pubbico-privato e project financing per realizzazione di
infrastrutture.
Sicurezza stradale
• “Piani provinciali della sicurezza stradale” ai sensi del “P.N.S.S.” art. 32 legge
n°144/99 che prevedono:
o l’eliminazione delle cause di incidente stradale sulla viabilità di
competenza provinciale (il rischio mortale su vettore individuale risulta
21 volte superiore a quello su vettore collettivo, 15 volte superiore per i
feriti);
o sviluppo di numerosi servizi di assistenza alla mobilità in generale ed in
particolare alla viabilità stradale a seguito della diffusione di sistemi di
Information and Communication Technology;
o accordi mirati al miglioramento della sicurezza stradale nei Piani del TPL,
anche attraverso l’adozione sistematica per i vettori del TPL di sistemi di
monitoraggio offerti dalla I.C.T.: AVM (Automatic Vehicle Monitoring) e
RDM (Remote Devices Management) nonchè corsi di guida sicura.
• Tra i principali sistemi a disposizione per un migliore utilizzo della rete
stradale andranno sviluppati :
o Sistemi di informazione via Segnali a Messaggio Varabile (VMS), con
informazioni in tempo reale dove oltre a segnalazioni di emergenza sono
disponibili tempi di viaggio, ritardi, cause della congestione e, se
presente, lunghezza della coda ed eventuali raccomandazioni sugli
itinerari;
o sistemi di controllo degli accessi alle rampe (Ramp Metering), per evitare
il verificarsi di perturbazioni ed incrementi di portata proprio in condizioni
critiche, quando cioè maggiori dovrebbero essere le prestazioni, possono
essere installati dei sistemi di accesso sulle rampe (a semafori)che
permettono l’ingresso sulla arteria principale (monitorata) solo se viene
garantita l’efficienza del deflusso sulla strada principale, attribuendo code
e ritardi ad un minor numero di veicoli sulla rete secondaria.
La cultura nel Lazio: trasparenza e coordinamento per un settore culturale
più aperto ed efficace.
La cultura è un diritto civile. Da qui deriva la necessità che eventi, spettacoli e i diversi
prodotti culturali siano resi fruibili alla più larga platea possibile, impegnandosi anche
nella valorizzazione delle piccole realtà locali come centri di produzione culturale. La
Regione, quindi, deve svolgere un ruolo primario di responsabilità promuovendo,
potenziando e coordinando le realtà operanti sul territorio regionale. Inoltre nei
processi di finanziamento, produzione e promozione si deve garantire la maggiore
trasparenza possibile affinché tutti i soggetti operanti nel settore possano godere, una
volta rispettati gli standard di qualità e gestione delle attività in questione, di un reale
supporto da parte dell’Ente regionale e della filiera istituzionale.
Le nostre proposte per la cultura nel Lazio
Potenziare l’ATCL (Associazione Teatrale fra i Comun del Lazo)
La Regione deve potenziare questa Associazione che possa sempre di più veicolare il
“prodotto” culturale. Spesso le risorse sono troppo scarse per consentire agli operatori
di comunicare in modo adeguato quanto fanno sul territorio. L’ente regionale
dovrebbe sostenere tutti, attraverso una politica di Comunicazione e promozione che
agevoli la fruizione del prodotto culturale, portando a conoscenza del cittadino quanto
il territorio offre sotto il profilo della cultura. Questa agenzia dovrebbe avere la
funzione di coordinare gli interventi, di sostenere economicamente la promozione degli
spettacoli, di mettere in relazione gli spazi con le scuole per consentire a quanto più
pubblico in età scolare di accedere agli spettacoli, di fare da volano con le diverse
iniziative presenti sul territorio.
Un progetto per lo spettacolo nel Lazio
• È indispensabile creare un sistema progettuale permanente nell’ambito delle
province, capace di assicurare agli artisti luoghi creativi pensati per il teatro, il
cinema, la musica, la danza, con una tempistica non dettata dalle regole del
mercato ma dalle esigenze artistiche, con momenti di formazione permanente,
di laboratorio, di scrittura e sceneggiatura, di allestimento e messa in scena, di
confronto fra diverse esperienze e culture, di contaminazione di idee e progetti.
Ciò potrà consentire una visibilità permanente del patrimonio quale parte
integrante di un vissuto collettivo, l’attivazione di sinergie con il sistema
produttivo economico del territorio, l’affermarsi di processi di innovazione
tecnologica della filiera culturale, il mutare dei luoghi in set di ripresa di film o
di ambientazione di spettacoli, l’ampliamento e l’inserimento di tali esperienze
all’interno del circuito artistico internazionale, attivare collaborazioni con il
mondo scolastico ed universitario, attrarre quel mecenatismo culturale sensibile
ad una diversa concezione dell’ideare e del fare spettacolo. Inoltre sarà
doveroso rivolgere una particolare attenzione alle giovani generazioni, cui
affidare spazi di creatività,aggregazione, formazione e conoscenza delle
tradizioni, sollecitando l’espressione artistica del territorio collegata alle nuove
tendenze, alla multimedialità, all’uso delle tecnologie applicate alle arti visive, al
confronto con analoghe esperienze straniere.
• Rivedere l’utilizzo della Film Comission del Lazio con la deiizione di criteri piu
ogettivi per decidere quali produzioni finanziare, partendo dall’obbligo di girare
il film almeno per il 60% delle riprese nel Lazio.
I piccoli centri come motore di una nuova offerta culturale
• Per aumentare l’offerta culturale e ricreativa bisogna valorizzare la vocazione
dei piccoli teatri mettendo in gioco le poetiche delle formazioni giovani, tenendo
conto della pluralità dei linguaggi dello spettacolo dal vivo e delle specificità
linguistiche degli artisti, attraverso un progetto coerente, teso a coinvolgere
non solo il pubblico locale, ma anche quello dei bacini contigui verso spazi poco
conosciuti. Nel Lazio questi teatri sono numerosissimi, e potrebbero assumere
una ritrovata centralità, consentendo di riqualificare i contesti socio culturali dei
piccoli comuni dove spesso sono allocati, consentendo così sia l’ampliamento
delle potenzialità del mercato teatrale con nuovi spazi e nuovi pubblici che si
affacciano sulla scena, sia la realizzazione di una rete che contribuisca alla
promozione turistica della conoscenza dei luoghi, attraverso itinerari e percorsi
di riscoperta del territorio, delle sue bellezze e della sua storia.
Nuovi parchi culturali
• Infine è possibile individuare la possibilità di creare Parchi culturali allo scopo di
promuovere alcuni territori della regione attraverso le opere che luoghi di
particolare bellezza hanno ispirato ai grandi della letteratura, del teatro, della
musica e della danza. Si potrebbe così promuovere una nuova domanda anche
turistica e l’organizzazione di attività innovative che favoriscano la creazione di
nuova imprenditorialità giovanile nel settore dei servizi al turismo ed il
consolidamento delle realtà imprenditoriali già esistenti, con una strategia di
marketing territoriale turistico di stampo culturale nei settori dell’artigianato,
prodotti agro-alimentari, servizi al turista, azioni formative e informative, visite
animate guidate, rievocazioni, percorsi culturali interdisciplinari, animazione
teatrale, festival artistici.
Integrazione dei siti archeologici
• Un ulteriore aspetto che richiederebbe una più attenta progettazione culturale è
certamente quello dei siti archeologici, in special modo dei teatri antichi (Ostia,
il Tuscolo ecc) che dovrebbero essere programmati secondo una linea precisa e
non casuale come fino ad oggi è accaduto. Non è comprensibile il motivo che
spinge le Amministrazioni a programmare all’interno di questi spazi generi
teatrali che non hanno nulla da condividere con gli spazi stessi (comici di
minore o maggiore successo e qualità). Andrebbe creata una rete che, partendo
dai grandi teatri antichi (Es. Siracusa) valorizzi al massimo i siti archeologici
attraverso il recupero della grande tradizione classica, la sola capace di
convogliare grandi flussi turistici all’interno di questi spazi, e di porci in una
dimensione autenticamente europea.
La regione può costituire l’avanguardia istituzionale di una nuova concezione dello
spettacolo e della cultura di cui riconoscere, esulando dall’assistenzialismo degli
interventi a pioggia, l’eccellenza di un’espressione artistica frutto di un lavoro di
analisi, studio e proposta meditata, strumento indispensabile per la coesione, lo
sviluppo sociale ed economico di un territorio ed il miglioramento della qualità della
vita