Estratto da KIF, Hashsish dal Marocco

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    Bob J. Zehmer

    KifHashish dal Marocco

    2010Le rotte, la corruzione, il contrasto, le mafie, le connessioni

    con le droghe pesanti, il riciclaggio del denaro sporco

    un viaggio fra i traffici illeciti e i suoi protagonisti

    Versione italiana a cura di Esme de Alma

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    Bob J. Zehmer

    KifHashish dal Marocco

    Le rotte, la corruzione, il contrasto, le mafie, leconnessioni con le droghe pesanti, il riciclaggio

    del denaro sporcoun viaggio fra i traffici illeciti e i suoi protagonisti

    Una vista delle montagne del Rif nei pressi di Ashawen

    Da Kif, Hashish dal Marocco, di Bob J. Zehmer, versione italiana a cura

    di Esme de Alma. Estratto distribuito gratuitamente su permessodellautore in licenza creative commons, 2011. L'opera originale in

    lingua inglese pubblicata negli Stati Uniti da eBookIT, Dic. 2010

    (Copyright by Bob J. Zehmer, 2010, USA)

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    Kif, Hashish from Morocco

    Copyright 2010 Bob J. Zehmer all rights reserved

    Sienda Productions & PromotionsThis book was published by eBookIT, USA, Dec, 9th, 2010

    The author may be reached at:www.bobjzehmer.com

    no part of this book may be reproduced or transmitted in any form or byany means, graphic, electronic, or mechanical, including photocopying, re-cording, typing, or by any information storage retrieval system, without

    permission in writing from the author

    the photo on the cover and many others in this book appear courtesy ofDr Pierre-Arnaud Chouvyhttp://www.geopium.org

    Geopium.orgwas created and is published byPierre-Arnaud Chouvygeographer and research fellow at theNational Center for Scientific Research (C.N.R.S., Prodigunit).

    Copyright 2010 Bob J. ZehmerTitolo Originale Kif, Hashish from Morocco, 2010, eBookIt, USA

    Edizione italiana a cura di Esme de Alma

    Distribuito gratuitamente con licenza Creative Commons

    Kif, hashish dal Marocco by Bob J. Zehmer is licensed under a Creative CommonsAttribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.

    http://www.geopium.org/indexauteur.htmlhttp://www.cnrs.fr/http://prodig.univ-paris1.fr/http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/http://prodig.univ-paris1.fr/http://www.cnrs.fr/http://www.geopium.org/indexauteur.html
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    Ringraziamenti

    Voglio ringraziare tutte le persone che hanno reso possibilequestopera. Sono tante e non vorrei dimenticarne nessuna.

    Mia moglie e le mie figlie per la pazienza dimostrata a causadelle mie lunghe assenze durante la ricerca.

    Siddik e i suoi parenti per essere stati cordiali e prodighi diinformazioni.

    Terrence per i suoi preziosi suggerimenti sulle questioni fi-nanziarie, senza il suo valido aiuto questo libro non si sarebberealizzato.

    E ancora, tutti gli ufficiali di polizia con i quali ho dialogato,i loro colleghi e tutti gli appartenenti allapparato delle giustiziache fanno del loro meglio per un mondo pi giusto giorno do-po giorno.

    Un ringraziamento speciale a Pierre-Arnaud Chouvy, geo-grafo del Centro Nazionale delle Ricerche di Parigi, che hagentilmente concesso le sue meravigliose foto, nonch offertoimportanti indicazioni di cui ho fatto tesoro.

    Voglio ringraziare anche Jefferson che mi ha incoraggiatoad andare avanti quando mi sentivo demoralizzato e John per ilsuo interesse nel mio lavoro, i suoi spunti sono stati per me di

    immenso valore.Un grazie di cuore a Esme De Alma, per il suo apporto nel-la versione italiana dellopera.

    E ci sono altre persone che non posso non citare: Domini-que, Teresa, Helen, Freddy, Manuel, Burt, Juan, Xavier, Liefer,Ace e Bodes, a voi tutti un sincero grazie.

    Tutte queste persone hanno dato un significativo contributo

    e senza di loro non sarei giunto in fondo al mio lavoro.

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    Per questo libro ho raccolto materiale attraverso intervisteche hanno rivelato aspetti inquietanti e perfino sbalorditivi, an-che a loro esprimo la mia gratitudine.

    Chiedo scusa per eventuali approssimazioni ed errori, di cuimi assumo ogni responsabilit. Ho infatti dovuto tenere contoanche di informazioni circa pratiche, fatti, costumi e attivitpiuttosto lontane dalle mie conoscenze abituali.

    Perci, apprezzer ogni vostro suggerimento e critica chepotete postare su www.bobjzehmer.com

    In nessun caso questo libro pu essere inteso come un invi-to a infrangere la legge e/o fare uso di droghe.

    La legge il patto sociale che abbiamo accettato per convi- vere in armonia, e attraverso il rispetto dei diritti umanipossiamo dirci buoni cittadini ovunque.

    La legge pu essere emendata esclusivamente nei modi e neitermini previsti dalla legge stessa; in altre parole, le leggi posso-

    no essere modificate solo attraverso un processo democraticoprevisto dallordinamento giuridico.

    In conclusione, la mia pi viva riconoscenza a chiunquespender il suo tempo per leggere questo libro, spero di nondeludervi.

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    La causa di tutte le guerre, rivolte e ingiustizie lesistenza della pro-priet privata.

    SantAgostino

    Per il burocrate il mondo un oggetto che solo lui pu manipolare.

    Karl Marx

    Unidea che non sia pericolosa non degna di essere chiamata idea.Oscar Wilde

    Cosa posso conoscere? Cosa devo fare? Cosa posso sperare?

    Immanuel Kant

    Dedicato a:

    Tutta la mia famiglia e i miei amici

    Coloro che hanno sacrificato la vita per combattere le mafie

    Coloro che combattono giorno dopo giorno contro ogni abuso e prepotenza

    Chiunque cerchi e ami la verit

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    Prefazione

    In questo reportage affronteremo lo scottante tema del traf-fico di stupefacenti con particolare riferimento al contrabbandodi hashish proveniente dal Marocco.

    Lopera stata resa possibile grazie ad una ricerca personaledurata parecchi anni, nei quali ho intervistato trafficanti e agentidi diverse forze di polizia di vari paesi europei impegnati nel

    contrasto.Premetto che non mio compito esaminare gli aspetti psi-cotropi e clinici della cannabis, citer alcuni studi ma questo un dibattito aperto e acceso allinterno della comunit scientificae io non sono un medico e nemmeno un farmacologo.

    Ci a cui mi sono interessato riguarda la recrudescenza cheil fenomeno dei traffici di stupefacenti ha nelle nostre societ,

    con particolare riferimento alle organizzazioni criminali, allalotta operata da parte delle forze di polizia, ai drammi umani eai danni economici che anche una sostanza annoverata tra quel-le cosiddette leggere comporta.

    Che i fitocannabinoidi, perci i principi chimici presenti nel-la pianta della Cannabis sativa, siano classificati come sostanzeleggere, lo si ricava dalla contrapposizione con altre sostanze

    come la cocaina, leroina, il crack, lecstasy e cos via.Dopotutto, la distinzione che d luogo alle varie tabelle I e

    II o A, B e C, a seconda del legislazione particolare di un paese,proviene pi da scelte politiche che non da vere e proprie inda-gini scientifiche.

    Altres, gli studi scientifici accertano che lhashish e la mari-juana possono essere ricavati sia dalla pianta della Cannabis sativa

    sia da quella della Cannabis indica, cos come da variet ibride.

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    In Gran Bretagna, ad esempio, la cannabis fu declassata dacategoria B a C, poi, nel 2009, fu nuovamente riammessa alla B,e questo perch ci fu grande allarme per la diffusione della co-siddetta skunk, una variet di cannabis ibrida ricavata negli anni80 incrociando la sativa con la indica. Tuttavia, il professor I-versen, farmacologo della Oxford University, sostiene che non affatto vero che la skunk contenga alte percentuali di principioattivo THC secondo i suoi studi, infatti, questa si aggira in-torno al 10 12%. Ulteriori indagini scientifiche dimostranoche la tesi di Leslie Iversen del tutto fondata.

    Vi sono paesi, come ad esempio lItalia, che dal 2006 non fapi alcuna distinzione tra le droghe leggere e quelle pesanti, ap-plicando dunque le medesime pene.

    Associare la marijuana alle droghe pesanti una tendenzache ha cominciato ad affacciarsi a cavallo tra gli anni 80 e 90con la teoria del 16%, secondo la quale il contenuto di THC nel

    tempo si quadruplicato rispetto alloriginario 4%.C da chiedersi se veramente la politica di repressione altraffico di stupefacenti sia la strada giusta da percorrere.

    Il filosofo francese Jacques Derrida, nel suo saggio Rhtori-que de la drogue, pubblicato alla fine degli anni 80, metteva inluce come il concetto di sostanza stupefacente sia imposto nellenostre societ solo su basi politiche e morali e senza nessun

    fondamento scientifico.Non ve lo far leggere tra le righe, io concordo con questadefinizione, sono un antiproibizionista convinto e credo fer-mamente che il fenomeno del traffico di droga sia un falsoproblema! Con questo non voglio assolutamente dire che sonodalla parte delle organizzazioni criminali, al contrario, penso chele organizzazioni criminali subirebbero un duro colpo finanzia-

    rio se finisse lera del proibizionismo!

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    Non vi assolutamente dubbio sul fatto che il contrasto allenarcomafie in s una cosa buona, un mondo senza criminali quello che ogni persona onesta vorrebbe! Ma le narcomafie esi-sterebbero se trafficare droga non rappresentasse pi una fontedi guadagno?

    Ora qualcuno potrebbe dire, depenalizziamo lomicidio, co-s avremo meno delinquenti, se un assassino non piconsiderato un criminale allora non dovremmo nemmeno piperseguirlo.

    Ebbene, mi sembra unesagerazione e nel corso del librovedremo meglio queste posizioni. Tuttavia, in questa premessa,dico che la differenza sostanziale, poich se io uccido una per-sona compio un male immenso privandolo del suo diritto allavita ma se acquisto droga in una farmacia, ad esempio, e la inge-risco, quello che sto facendo semplicemente esercitare unamia libert.

    Ora, sempre quel qualcuno, dir, Drogarsi non libert, schiavit, perch comporta assuefazione e morte!S, rispondo io, non credo che sarei pi libero se potessi in-

    gerire cocaina ogni giorno, ma siamo sicuri che tutti lofarebbero?

    Se le persone fossero educate al rispetto della vita, propria edegli altri, se lambiente rappresentasse per la nostra civilt una

    risorsa invece che un serbatoio di immondezza, credete vera-mente che sei miliardi di persone nel mondo ogni mattina sisveglierebbero con lassillo di drogarsi?

    Si stima che i consumatori di stupefacenti siano intorno ai250 milioni in tutto il nostro pianeta, la maggior parte dei qualifa uso di cannabis fra i 143 e i 190 milioni ma io restodellidea che se le droghe fossero legalizzate, non vi sarebbero

    affatto pi utilizzatori.

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    Dopotutto il tabacco legale, lalcol legale, eppure la mag-gioranza delle persone non fumano e non abusano di alcol.

    Un tema che ricorrente tra i proibizionisti che il consu-mo di droga scatena violenza in chi la assume con laconseguenza che aumenta il numero dei reati, soprattutto disangue. A parte che non sicuramente la cannabis la droga daprendere se si vuole trovare lefferatezza di uccidere qualcuno,ma qui, ancora una volta, il problema mi sembra mal posto.

    Un individuo vuole fare una rapina o commettere un omi-cidio, e quindi assume cocaina perch cos crede di trovare ladeterminazione.

    Beh, a parte il fatto che piuttosto facile acquistare cocainaal mercato nero, vista la diffusione dei traffici, ma veramente sipu pensare di collegare lincremento dei reati di sangue con lalegalizzazione delle droghe?

    Senzaltro, ci sono individui che assumono stupefacenti pur

    non avendo intenzione di offendere e poi magari compionocose orribili perch in preda ai fumi delle sostanze psicotrope,ma ancora una volta la risposta non il proibizionismo.

    Le nostre societ sono cos deboli da non saper trasmetterevalori e quindi di questo che abbiamo paura?

    Personalmente non ammetto una societ che insegni a dro-garsi, che trasmetta il concetto di libert come una liberazione

    dai divieti della convivenza civile per cui ogni malvagit lecita,non affatto di questo che stiamo parlando. Stiamo affrontan-do il dilemma se valga ancora la pena di perseguire in unapolitica proibizionista che arricchisce sempre di pi le mafie esprofonda miliardi di persone nel terrore, e che obbliga gli Statia dotarsi di mezzi e di uomini per il contrasto al narcotraffico,con aggravio di costi sociali e umani. Il contrabbando di stupe-

    facenti provoca guerre, al pari del terrorismo, ma sono entrambi

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    strumenti efficacissimi per coartare i governi a imporre limita-zioni sulla libert dei cittadini e far crescere la paura, e la paura un ottimo strumento di controllo sociale. O forse sarebbe picorretto dire che un ottimo strumento per poter modellare apiacimento il mezzo per eccellenza di controllo sociale: la legge.

    Per cui, il narcotraffico un fenomeno planetario che scatu-risce esclusivamente dal proibizionismo e quello che si chiedenon la sua depenalizzazione, bens la legalizzazione delle so-stanze stupefacenti sotto il rigido controllo dello Stato che, coscome avviene per il tabacco e per lalcol, sia associata ad unacampagna di informazione sui rischi per la salute e che fintroppo lapalissiano! chiunque commetta delitti sotto leffettodi una sostanza psicotropa, quando stata ingerita conlintenzione di offendere, sia severamente punito senza se esenza ma!

    chiaro che nessuno, di buon senso, potrebbe proporre exabrupto

    la legalizzazione di tutti gli stupefacenti, la questione non va presa sottogamba e richiede tuttaltro che una risoluzionesuperficiale, tuttavia si potrebbe cominciare proprio conlabolizione del proibizionismo della cannabis.

    Ma in questo nostro mondo avanzato dove tutto marketingorientated, tutto visto in ottica di business e di quanto ogni vitaumana si pu spremere per ricavarne il maggior lucro, vi sar

    mai la possibilit di aprire nelle nostre societ un dibattito serioe propositivo che sia veramente a misura duomo?Sapete, luomo compie tante azioni insensate e talvolta c

    da domandarsi se sia stupido o se dietro ci sia un disegno preci-so di qualcuno, io credo entrambe le cose.

    A che serve dare ad un bambino una pistola e poi pestarloperch vi ha sparato in una gamba?

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    Durante la nostra ricerca, come evidenziato fin dal titolo,analizzeremo due delle regioni pi interessate da questi traffici,il Marocco e la Costa del Sol, quella che va da capo di Gata finoa Tarifa, nella comunit autonoma dellAndalusia nel sud dellaSpagna.

    Bench ai nostri giorni il fenomeno riguardi un po tutta lacosta spagnola che si affaccia sul mar Mediterraneo, nella Co-sta del Sol che, quasi quattro decenni fa, tutto ebbe inizio.

    Fin dagli anni cinquanta la Spagna era un crocevia per i traf-fici di stupefacenti, personaggi di spicco della criminalitorganizzata italiana e americana vi facevano scalo, ma fino aglianni settanta la cannabis non compariva tra le sostanze con-trabbandate.

    tuttavia negli anni 80 del secolo scorso che la zona co-mincia a diventare un centro di interesse per la malavitainternazionale. Da l partono spedizioni sempre pi ingenti di

    hashish che trovano mercati ricettivi e ricchissimi nellEuropaoccidentale e in nord America.

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    Antefatti

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    Le rivolte giovanili degli anni 60

    Una sommossa considerata la madre di tutte le rivoltestudentesche, avviene il 18 Ottobre 1967 nel campus della Ma-dison University nel Wisconsin. Centinaia di studenti sioppongono alla richiesta di nuove assunzioni da parte della in-dustria chimica Dow, impedendo laccesso al palazzo delcommercio delluniversit.

    Siamo in piena guerra del Vietnam, il famigerato 28 fante-

    ria del 2 battaglione, i Black Lions, si trova a Ong Thanh il 17Ottobre 1967, quando cade vittima di unimboscata da parte delfronte di liberazione nazionale del Vietnam del sud, NLF ifamigerati Viet Cong in numero di ben dieci volte superiore. una carneficina, gli statunitensi vengono annientati.

    Gli americani si rendono conto di non essere invincibili e inpatria cominciano a diffondersi le notizie della disfatta.

    Quei ragazzi, che non volevano andare in guerra e non vo-levano morire, sono immolati in nome di una libert che sempre pi difficile da comprendere. Non hanno voluto sacrifi-care la loro vita, la guerra che ha preso le loro vite.

    La gente negli Stati Uniti comincia a capire che il Vietnam sista trasformando in un pantano, dal quale se ne uscir con gravilutti e conseguenze incalcolabili. I ragazzi rientrano a casa den-

    tro sacchi di plastica, quel che rimane di loro, pezzi assemblaticome giocattoli smontati nella follia bellica di chi la guerra nonla combatte ma la esige in nome degli affari per assicurarsi lautiintroiti.

    La propaganda americana non pu pi arginare la rivolta equando la Dow che produce il napalm che lesercito impiegadurante gli scontri in Vietnam e che mieter molte vittime an-

    che tra gli stessi soldati americani indice una selezione per

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    nuove assunzioni, gli studenti delluniversit del Wisconsin in-sorgono.

    La disfatta dei Black Lions e la sommossa della MadisonUniversity sono pressoch contemporanee, i giovani non vo-gliono pi sentirsi complici di tali massacri e girano con cartellidove scritto, Il Vietnam ai vietnamiti, ritorniamo a casa!

    Le autorit non possono sopportare oltre e la polizia carica,i manganelli volteggiano come impazziti, sono le propagginirepressive del demone capitalista, e il suono delle teste rotte de-gli universitari suona sinistro; i manifestanti riferiranno chepareva di sentire il rumore di cocomeri spaccarsi.

    I giovani rivoltosi vengono apostrofati come unti maiali ca-pelloni, comunisti, rossi.

    Durante gli scontri si ritrovano, nelle opposte fazioni, duevecchi compagni di liceo, il poliziotto dice allo studente, Cosafai qui?, e lo studente risponde, Cosa fai tu? Noi stiamo so-

    lamente facendo valere un diritto, sancito dalla nostracostituzione!Ci sono momenti in cui la libert di parola, bench fissata

    nelle leggi di uno Stato democratico, non pu essere esercitata;non a discapito degli interessi economici che quello stesso Pae-se ritiene precipui rispetto la libert dei propri cittadini. unagiostra paradossale, come se la libert fosse garantita dal libero

    mercato il quale, assicurando libera iniziativa, emancipa i citta-dini.Alcuni mesi dopo, nel gennaio 1968, i carri armati russi en-

    treranno a Praga per soffocare la ribellione cecoslovacca eriaffermare il totalitarismo comunista.

    lordine speculare in cui il mondo si organizzato, da unaparte lassolutismo della dittatura del proletariato, dallaltra la

    libert del mercato che fa la libert della gente, ma quando il

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    mercato in pregiudizio, la sola libert che pu essere difesa la sua, nessunaltra assume pari dignit.

    questo che gli studenti americani capiscono ed per que-sto che combattono, perch non vogliono arrendersi a unmondo che contiene negli schemi del capitalismo, cos come inun sistema autoritario, i diritti e le vite degli esseri umani.

    Lo stesso rettore delluniversit, William Sewell, che avevachiesto lintervento della polizia, anni dopo si pent, affermandoche la reazione fu largamente sproporzionata alla minaccia rap-presentata. Sewell ammise che si era trattato di una pacificaopposizione e che quei ragazzi avevano tutto il diritto di indi-rizzare la loro protesta contro qualcosa che era profondamenteingiusto.

    Pi di 70 studenti finirono allospedale, colpiti alla testa, conlesioni alla schiena e ferite alle gambe, e decine di loro dovetteroricorrere ai sanitari perch intossicati dai gas lacrimogeni.

    Gli studenti erano sbigottiti, pensavano di essere dei veripatrioti che facevano valere i diritti del popolo americano e dialtri popoli allautodeterminazione, quei diritti umani consacratinella loro stessa legislazione; non riuscivano a capire perch lapolizia di un paese che si ergeva a emblema della libert si com-portava come il braccio armato di un regime totalitario.

    Era un massacro, gli studenti urlavano, Fascisti!, Sieg

    Hail!, contro i poliziotti, i quali, non riuscendo a opporre paro-le alle ragioni dei dimostranti, scatenarono la violenza dei lorobastoni e delle loro bombe lacrimogene. E quando qualcuno deigiovani cercava di sfuggire allaccerchiamento, la polizia reagivaspaccandogli le ginocchia, in modo che non potesse rientrareallinterno del palazzo del commercio.

    il gioco triste e macabro dei proletari che difendono il re-

    gime borghese e dei borghesi in erba che lo contestano. I primi,

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    impossibilitati di acculturarsi per ragioni economiche, si tra-sformano nella migliore milizia per la difesa dei privilegiborghesi; i secondi, acculturati e ribelli, ne minano le fondamen-ta, ma alcuni di loro, vinti dal trascorrere del tempo nei lorogiovanili impeti, rientrano nei ranghi piazzandosi ai piani altidella scala sociale.

    LAmerica era gi scossa, da oltre dieci anni, dalle battaglie edalla tenacia del dottor Martin Luther King Jr. che si opponevaalla segregazione razziale e che nel 1964, a soli trentacinque an-ni, ricevette il premio Nobel per la pace, per il suo impegnonella conquista dei diritti civili esercitato attraverso la non vio-lenza. Fino a quando James Earl Ray, un delinquente abitualeche era evaso dal carcere nascondendosi in un furgone per iltrasporto del pane nel 1967 mentre scontava una condanna a20 anni inflittagli nel 1959 il 4 aprile del 1968, a Memphis,pose fine alla sua vita sparandogli un colpo in testa.

    Era questo lhumus di unAmerica a due facce dove monta- vano le rivolte, e fu proprio durante la reazione alle protestecome quella della University of Wisconsin Madison che la gentecominci a domandarsi, Quali crudelt commetteranno i sol-dati americani durante le campagne militari allestero, se lapolizia cos brutale nei confronti dei loro stessi compatrioti incasa?

    Nuove ondate di coscrizioni furono ordinate dal governo,che necessitava di pi combattenti nel cruento fronte vietnami-ta; cos altri ragazzi partivano e quei fortunati che rientravanonon trovavano parate e festeggiamenti ad attenderli. La guerradel Vietnam era una guerra persa e non ci sono celebrazioni peri perdenti. Non furono accolti come i loro padri al rientro dallasecondo guerra mondiale, per loro ci fu lo scherno, il dileggio,

    loblio e labbandono, e una buona parte fin per delinquere e

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    commettere atrocit scatenate da una mente che per un tempolungo ed intenso aveva assorbito troppi orrori. E lorrore si in-filtra e colonizza anche gli spiriti pi pronti e forti.

    Ma i sediziosi dellUniversit del Wisconsin non videro leloro ragioni perdersi nel nulla; nel 1973, Paul Soglin, ispiratoredella rivolta, divenne sindaco di Madison. Con coerenza e co-raggio si batt per i diritti delle minoranze e delle donne, costruState Street Mall, quello che oggi chiameremmo un centrocommerciale naturale, ovvero una via urbana chiusa al traffico econ attivit commerciali, asili per linfanzia, centri di cultura e diarte e inaugur una stagione dove cittadini e istituzioni localipotevano dibattere i temi della collettivit in un clima di demo-crazia pi partecipata. Soglin si era laureato in legge nel 1972 inquella stessa universit.

    Nel 2005, il tenente Clark Welch, dei Black Lions, scampatoallagguato del 1967, e il giornalista premio Pulitzer David Ma-raniss, che nel 2003 pubblic per i tipi di Simon & Shuster, TheyMarched into Sunlight, un resoconto della battaglia di Ong Thanhe della protesta alla Wisconsin Madison University, incontraro-no in Vietnam lex colonnello Vo Minh Triet, alloracomandante del 271 reggimento NLF, il quale, in un clima di

    serena e totale riconciliazione ammise che, Nessuno vinse inquel giorno!

    Ora, questa contrapposizione, tra chi detiene i filidelleconomia e quindi della politica, e i giovani che si ribellano,determina nella societ costumi e conseguenze che, nel corsodegli anni, possono ben divergere dalle intenzioni iniziali e, in

    certi casi, degradare verso schemi di assoluta decadenza. Quan-

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    do il grande potere economico intende imporre un ordine cheottenga la necessaria passivit per potersi esprimere come me-glio desidera, non solo incontra delle sacche di resistenza, mafinisce per causare reazioni incontrollabili.

    La riproposizione di questi avvenimenti, che sembra tantoslegata dal contesto dellopera, data allo scopo di ricordare ilclima in cui sono sorte le contestazioni giovanili da cui si sonopoi originate quelle istanze di libert che, purtroppo, non sem-pre sono giunte a compimento con beneficio della collettivit.Spesso sono risultate in un progetto incompiuto che, a mio av-viso, ha dato luogo in parte ad una deriva delle premesse inizialie in parte a un riassorbimento dentro quegli schemi conservato-ri che si erano proposte di cambiare.

    Va precisato che non ovviamente questa la sede per unapprofondimento di tali dinamiche sociali e che le ricostruzionistoriche sono sempre molto complesse e mai definitive.

    Non compito della storia quello di accertare i fatti nella lo-ro assoluta autenticit, e ci perch una volta trascorso il tempo impossibile ricreare le stesse identiche situazioni. Non vi rie-sce un processo giudiziario, seppur nellimmediatezza,figuriamoci la storia. Il suo compito quello di offrire una ver-sione verosimile, quantunque viziata dalle posizioni parziali deisuoi osservatori.

    Se la fenomenologia riguarda le discipline scientifiche, lastoria, che scienza non , ne intrisa.Quello che per mi sembra di poter dire, che in quegli an-

    ni la protesta si rivolge al rifiuto di quellordine mondiale che hatenuto lumanit sotto lo scacco della guerra fredda per quasimezzo secolo e che, in seguito, si riassorbe nel costume domi-nante e nella pretesa di un equilibrio mai pienamente compreso.

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    Se vero che il capitalismo ha mietuto molte vittime, altret-tanto ha fatto suo fratello comunista nellest e la domanda chein molti si sono posti , stata una conseguenza di decisioninon sempre ponderate o cera qualcosa di preordinato?

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    Breve storia del narcotraffico e delle organizzazionicriminali

    Se negli anni 60 e 70 del secolo scorso, luso di marijuanatrovava una ragione seppur non condivisibile nel rifiutodellideologia capitalista e nel trionfo del rock and roll comefilosofia della liberazione, gi dagli anni 80 stava gravandosi diun significato sempre pi connesso al narcotraffico eallaccumulo di capitali da parte della malavita organizzata.

    Il contrabbando di droghe cominci anni addietro. Gi neiprimi anni del secondo dopoguerra, il boss Lucky Luciano ave-va ideato la sua rete commerciale per il traffico di eroina e inseguito anche Joe Bananas Bonanno concorse ad allacciare rap-porti con i cugini siciliani di cosa nostra, contribuendo alla nascitadi una delle pi fiorenti industrie del crimine, venuta a galla gra-zie alla famosa indagine dellFBI Pizza Connection, che giunse ad

    una svolta il 12 luglio del 1979, giorno dellassassinio di Carmi-ne Galante, altro boss Newyorchese di origine italiana eimportante signore della droga.

    Lindagine americana, a cui partecip anche la magistraturaitaliana, mise in luce lenorme giro di affari del traffico tra Siciliae nord America. La periferia di Palermo si era trasformata inuna centrale di ricezione e lavorazione della morfina provenien-

    te dalloriente, vere e proprie raffinerie, con attrezzature etecnici specializzati. Leroina prendeva cos la via di New York ei capitali, frutto della combine, venivano depositati presso ban-che Svizzere in valuta statunitense.

    Tuttavia, gli arresti che seguirono allinchiesta non misero inginocchio la mafia, n siciliana n americana. La prima avevaavuto in eredit non solo capitali ma anche un sufficiente know-

    how per poter continuare limpresa e, cos, gli affari con i cugini

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    doltreoceano continuarono e si espansero anche nel restodItalia e in Europa.

    Quando negli anni 80 i corleonesi di Tot Riina presero ilsopravvento sulla mafia palermitana, non solo ne acquisirono ilcontrollo del territorio ma anche le attivit e i contatti. Eranoanni in cui la tossicodipendenza dilagava nel mondo occidentalee cosa nostra cominci a diventare sempre pi temibile e ricca,conquistando un immenso patrimonio.

    Fino alla fine dei settanta, lhashish non rappresentava unpunto di interesse per la criminalit organizzata. Era una drogadi poco conto, i ricavi non erano assimilabili a quelli delleroina,richiedeva trasporti complessi e voluminosi e non pareva cosappetita.

    Ma frattanto, proprio durante la met degli anni settanta,esplose un altro conflitto interno ad unaltra organizzazione ma-fiosa italiana, quella napoletana.

    Gi nel 1970 Raffaele Cutolo, criminale italiano condannatoallergastolo, in carcere definitivamente dal 1979, form la NCO(Nuova camorra Organizzata) che prese le distanze dai vecchisistemi criminali della camorra tradizionale quella che nacquea Napoli nel XIX secolo con il nome di Bella Societ Riformata e inser nel catalogo di scelleratezze anche il traffico interna-zionale di droga.

    Napoli uno dei pi importanti porti del Mediterraneo e laquantit di merci legali e di contrabbando che da l sonosempre passate, ha spesso rappresentato fonte di guadagno perla criminalit organizzata locale.

    Con Cutolo la camorra diventa unorganizzazione verticisti-ca, molto simile alla mafia siciliana, che conoscer fasti e gloriama che i successivi avvicendamenti e guerre interne, dopo il de-

    finitivo tramonto del grande boss, porteranno via via ad una

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    frammentazione in tanti piccoli Sistemi come sono chiamatiin Campania originando una serie di sodalizi criminali in pe-renne lite per la spartizione dei territori e dei traffici.

    Questo non significa affatto che la loro potenza criminalevenga meno e che la violenza esercitata sia meno temibile. Que-sti gruppi contribuiscono a far passare per Napoli tonnellate distupefacenti, oltre che dedicarsi allestorsione, alle rapine, agliomicidi, allo sfruttamento della prostituzione, infiltrarsi nelleistituzioni e via dicendo.

    Pi o meno nello stesso periodo, intorno alla met degli an-ni settanta, il fermento bellico interess ancora unaltraorganizzazione mafiosa, la ndranghetacalabrese.

    Fino a quellepoca la ndrangheta aveva avuto rapporti con lamassoneria allo scopo di avere un referente per comunicare conle istituzioni. Tuttavia, vecchi e temuti boss come Mommo Pi-

    romalli e Paolo De Stefano, decisero di diventare massoni essistessi per potersi garantire questi contatti in modo diretto e ac-crescere gli affari senza servirsi di intermediari. Gli esponenticontrari vennero contrastati e si apr una cruenta contesa chevide i primi riportare una sonora vittoria.

    I boss soccombenti come i Macr e i Tripodo DomenicoTripodo venne fatto uccidere in cella nel 1976 a Poggioreale su

    ordine di De Stefano erano ancorati ai vecchi codici mafiosi eritenevano di non doversi alleare con altre organizzazioni, e so-prattutto non prendere parte al narcotraffico e ai sequestri dipersona che erano le due attivit criminali emergenti in quel pe-riodo in Calabria.

    cos che, dal racket delle estorsioni e dal contrabbando ditabacco, la ndrangheta fece il suo salto di qualit inserendosi nel

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    traffico internazione di stupefacenti finanziato dai sequestri dipersona.

    Fu unascesa che non conobbe rivali e che nel 1997 si con-solid con lalleanza con la AUC, Autodefensas Unidas deColombia (Unit di autodifesa della Colombia).

    La AUC si costitu come formazione paramilitare di estremadestra per la difesa di alcuni territori colombiani dagli insortiche rapivano, uccidevano e saccheggiavano per linefficienza delgoverno di garantire la sicurezza. In realt la AUC proteggevagli interessi dei grandi proprietari e dei benestanti soggiogando emassacrando tanta povera gente per requisirne le propriet.

    Formatasi dalla riunione di vari gruppi paramilitari, arriv acontare un esercito di circa 20 mila uomini e, come vedremo,avrebbe dovuto sciogliersi gi nel 2006 ma alcune fazioni ri-mangono tuttora attive.

    Uno dei suoi capi, Carlos Castao Gil, fu vittima di un at-

    tentato nellaprile del 2004, presumibilmente ad opera delle suestesse guardie del corpo e sul cui esito si rincorrono varie voci,alcune di queste sostengono che sia stato ucciso e altre che siascampato e si sia dato alla macchia. Poco dopo, alla fine dimaggio, il suo braccio destro, Carlos Mauricio Garcia alias DobleCero, fu rinvenuto cadavere: si era strenuamente oppostoallalleanza con i narcos.

    Il referente della ndrangheta nella AUC era Salvatore Man-cuso Gomez, detto anche Triple Cero, nato a Montera,Colombia, nel 1964 da padre italiano e madre colombiana.

    Mancuso studi prima ingegneria civile alla Pontificia Uni- versidad Javeriana poi economia agraria alla Escuela deFormacin Tcnica Agricola di Bogot e ancora Inglese a Pit-tsburgh e in Pennsylvania. Dal 2008, in seguito ad estradizione,

    si trova in carcere negli Stati Uniti per traffico di stupefacenti e

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    ha ammesso le sue relazioni con la ndrangheta, confessando diavere fatto pervenire almeno 8 tonnellate di cocaina al porto diGioia Tauro.

    Lo stesso Mancuso, che si era impegnato con le autorit co-lombiane in un processo di pace, durante la sua detenzione inAmerica ha testimoniato a favore della resa e scioglimento dellaAUC, dichiarando inoltre che la polizia e lesercito colombianohanno partecipato, insieme allorganizzazione da lui comandata,a massacri compiuti contro ribelli della EPL (Ejrcito Popularde Liberacin), delle FARC (Fuerzas Armadas Revolucionariade Colombia), della ELN (Ejercito de Liberacion Nacional) edella popolazione civile inerme.

    La AUC che considerata unorganizzazione terroristica daUSA e UE, avrebbe dovuto definitivamente cessare entro il2006 ma, anche dopo larresto di Mancuso nello stesso anno, ela legge di Pace e Giustizia, Ley de Justicia y Paz, che prevede

    unamnistia per gli ex appartenenti, alcuni gruppi sono ancoraattivi e dichiarano di non volersi consegnare perch tale normapermette lestradizione per i delitti legati al narcotraffico.

    Accade cos che, dagli anni 80 in poi, la ndrangheta diventala pi potente organizzazione criminale nella gestione dei traffi-ci di cocaina, assicurandosi una quantit smisurata di denaro che

    reinveste nelleconomia legale e in altre attivit illecite, tra que-ste il traffico di hashish che trova, in Gioia Tauro e Napoli, dueapprodi di fondamentale importanza per il mantenimento delleposizioni di mercato.

    Larresto di Mancuso e la disgregazione della AUC non hasicuramente guastato i piani del sodalizio criminale calabrese,che stato capace di inviare in Colombia uomini propri e orga-

    nizzarsi ai massimi livelli.

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    In questa disquisizione dei fatti preliminari che ci introdu-cono al nostro discorso, non si voluto fare riferimento alleorganizzazioni a delinquere di stampo mafioso italiane perch si vuole concentrare in esse tutta lattenzione a discapito di altrilegami criminali, non questa una dichiarazione di posizionianti-italiane.

    Mi sembra perfino superfluo e stupido citare che, tra milionidi persone che popolano le regioni del meridione dItalia, soloalcune migliaia sono appartenenti a cosa nostra, ndrangheta,camorra e sacra corona unita, ma se non lo facessi correrei ilrischio che il mio lavoro venga frainteso.

    Quello che si vuole sottolineare che, grazie (sic! ) a questeorganizzazioni, oggi il traffico internazionale di droga come loconosciamo, un fenomeno di portata planetaria che investe inmaniera opprimente le nostre vite e le nostre economie e che siconfigura come un mostro quasi invulnerabile, poich gli tagli

    una testa e gliene spuntano altre due, gli mozzi una mano ma luireagisce con le altre mille.Ho detto quasi, perch sono daccordo con il grande e mai

    abbastanza compianto giudice Giovanni Falcone, vittima insie-me alla moglie e tre uomini della scorta, di una strage di mafiaalle porte di Palermo nel 1992, il quale diceva che la criminalitorganizzata, come tutti i fenomeni umani, prima o poi finir!

    Il fatto che le mafie italiane hanno fatto scuola, si sono in-serite nei luoghi del potere temporale e criminale, hanno invasole nostre societ e messo le mani in molti paesi nel mondo, que-sto significa che perfino quei delinquenti che non ne sonoassociati, finiscono per fare affari con loro.

    sicuro che non esiste solo una mafia italiana, ne esistonoin Cina, in Giappone, in Russia, in Irlanda, in quasi ogni stato,

    per il punto il modo in cui quelle italiane si sono sapute im-

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    porre, trovando intese al di l di fronteggiarsi in guerre interne con le loro corrispondenti straniere, di sapersi proporre ancheautonomamente a livello internazionale, di dimostrare grandeefficienza nel riciclaggio dei capitali e nellinfiltrarsinelleconomia legale e nelle istituzioni. Tutto questo ha deter-minato una diffusione del crimine allarmante, oltre che una sciadi sangue interminabile.

    Come sentiremo dalle testimonianze di alcuni trafficanti e diesponenti delle forze dellordine impegnate nel contrasto al nar-cotraffico, il fenomeno del contrabbando di hashish nonavrebbe assunto dimensioni cos preoccupanti se le associazionicriminali italiane non avessero dato il loro contributo.

    Se vero, come alcuni dei protagonisti stessi sostengono,che questa attivit si pu fare anche da soli, senza nessuna or-ganizzazione alle spalle, pur sempre sicuro che senza i loro

    soldi questi commerci non sarebbero cos fiorenti. E che sianofiorenti significa che si muovono grandi quantit di stupefacentiche richiedono preparazione logistica, relazioni commerciali,capacit di negoziare anche con le istituzioni governative e fi-nanziarie al momento di re-impiegare i capitali.

    Sono gli stessi trafficanti che operano come indipendentiche ci dicono che quasi sempre la loro carriera finisce senza un

    soldo, a riprova di quanto asseriva Thomas Tusser poeta in-glese del XVI secolo che nella sua saggezza contadinaprofetizz che uno sciocco e il suo denaro si separano molto infretta.

    E tuttavia, se il trafficante non allineato vive nella dissolutezzae nel vizio, e finisce in galera e povero, altrettanto non si pudire della criminalit organizzata. certo che il numero di boss

    arrestati sempre in aumento, cos come le confische dei loro

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    beni, per, nel suo complesso, le organizzazioni mantengonoposizioni forti, continuano a trafficare, assicurano un certo be-nessere ai loro affiliati detenuti e alle loro famiglie, governanopatrimoni importanti e intessono relazioni sempre pi inquie-tanti anche con le autorit. Per non dire che fanno scuola,ovvero, che altre compagini, non dello stesso spessore, cercanodi ricalcarne la struttura e le dinamiche.

    Non si pu tralasciare che il traffico di droga, come qualsia-si commercio internazionale, unattivit complessa cherichiede una serie di attori che formano una lunga filiera.

    In conclusione, la mafia italiana stata instradata sulla viadella droga dai suoi cugini espatriati negli Stati Uniti, ma statacapace di non soggiacere al ruolo di spalla; fiutato laffare ne hasubito capito i meccanismi e perfino reinventato i metodi.

    Qualcuno dir che proprio in Spagna stato accertato, da

    indagini e conseguenti arresti, che la mafia russa si era infiltratain alcune istituzioni locali, corrompendo pubblici amministrato-ri per ottenere concessioni edilizie, commerciali e altro ancora.Ebbene, queste sono attivit che le mafie italiane portano avantida quando sono comparse quasi due secoli or sono!

    Nellolimpo criminale le organizzazioni italiane non si pos-sono considerare un dio minore.

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    Origini della parola Hashish

    Le origini della parola hashish sono invero piuttosto con-troverse.

    C chi le fa risalire erroneamente! alla setta degli ha-n, da cui deriverebbe la parola assassino. Essi costituivano unaconsorteria di Nizariti detta appunto degli Assassini, di origineismailita, nata nellVIII secolo e attiva fino al XIV in Persia, inSiria e in tutta larea mediorientale.

    Inizialmente la setta non era altro che una rappresentanza difedeli ismailiti, ossia di seguaci sciiti, in un luogo, la Persia, cheallora era ancora fedele alla sunnah.

    Intorno alla fine dellXI secolo, sotto il comando di Hasan-I-Sabbh, cominciarono a seminare allarme tra i nemici politicicon azioni che oggi potremmo definire di vero e proprio terro-rismo suicida.

    La loro vittima era solitamente una persona importante che veniva uccisa in pubblico, in una moschea o in una piazza, elassoluta freddezza con cui poi subivano la ritorsione delleguardie del corpo dellucciso, le quali reagivano massacrandoliletteralmente, diede luogo alla diceria che il torpore e la tran-quillit che mostravano durante il loro linciaggio erano causatidagli effetti dellhashish assunto prima di ogni missione.

    In realt, in arabo, mangiatori di hashish si dice ha

    n, manon tutti gli arabisti condividono questa tesi, Amin Maalouf,studioso e autore libanese, contesta vivacemente tale derivazio-ne, sostenendo che la parola ass, che significa fondamenti,sia la giusta etimologia da cui proviene il nome della setta.

    In ogni caso, molte delle cose comunemente divulgate sullasetta dei Nizariti sono leggenda o puramente informazione di

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    http://it.wikipedia.org/wiki/%E1%B8%A4asan-i_%E1%B9%A2abb%C4%81%E1%B8%A5http://it.wikipedia.org/wiki/%E1%B8%A4asan-i_%E1%B9%A2abb%C4%81%E1%B8%A5http://it.wikipedia.org/wiki/%E1%B8%A4asan-i_%E1%B9%A2abb%C4%81%E1%B8%A5
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    basso profilo senza nesso e senza fondamento proveniente dasedicenti esperti.

    Altre versioni, pi accettate tra gli studiosi, vogliono inveceche la parola hashish derivi dallarabo ha, ovvero erba.

    Ancora, c chi fa risalire la parola agli ascetici sufi che face-vano uso di tale sostanza.

    Questi erano una setta di mistici, le cui origini forse risalgo-no a Hasan al-Basri, vissuto tra il VII e lVIII secolo. Il sufismo anche indicato come la dottrina religiosa che fonde la misticadel Cristianesimo con il Neoplatonismo, dando luogo ad unaforma di profonda spiritualit e di ricerca di Dio nellIslam.

    Tale dottrina sposa diversi caratteri di interiorit come quellitipici del mondo greco, persiano e perfino ind. Nellambientemusulmano i sufi hanno sofferto di un certo ostracismo proprioa causa delluso di hashish, da loro impiegato per scopi trascen-dentali.

    Non a caso alcuni marocchini indicano la migliore qualit dihashish da loro prodotta con lespressione bismillah, che non altro che la formula Bi-smi 'llhi al-Rahmni al-Rahmicon la qualesi aprono tutte le sure del corano, ad eccezione della nona, eche significa In nome di Allah, il Compassionevole, il Miseri-cordioso. Per la verit, durante la mia ricerca, ho appurato cheparecchi in Marocco e nel Rif non usano e non sanno di questo

    modo di dire.

    Nel mondo antico pare che anche i Celti e altre popolazionigermaniche, facessero ricorso allhashish come strumento dicomunicazione ascetica mentre, negli anni trenta del secoloscorso, l'antropologa polacca Sula Benet ha rilevato la probabili-t che gli antichi ebrei facessero uso sacro della marijuana,

    attribuendo alle parole kaneh bosm, pi volte citate nella bibbia

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    tra cui cfr. Gen. 1:29-30; Es. 30:8-10 e 30:22-33; CdC 4: 8-14;Is. 43:22-24; Ger. 6:20; Ez. 27:19 il significato di cannabis,teoria che fu poi confermata dalla Hebrew University of Jerusa-lem nel 1980. Tuttavia nelle versioni in circolazione tale termine stato interpretato dai traduttori come una specie erbacea deltipo Calamo ovvero Acorus, una pianta aromatica della famigliadelle Acoraceae.

    Altres, i primi cristiani usavano lolio di cannabis, almenoper scopi terapeutici e come unguento per il sacramento delbattesimo, a significare il passaggio dal peccato al Regno deiCieli.

    Ma la ritroviamo anche nei culti Hindu e in quelli Buddisti,dove si racconta che Siddhartha, prima di divenire il Buddha,mangi per sei anni semi di cannabis, tuttavia luso ai fedeli ne assolutamente sconsigliato.

    Ai giorni nostri il culto religioso pi noto a fare uso dellacannabis quello Rastafari, nato negli anni trenta del 1900 dalsincretismo di diverse culture cristiane in Giamaica.

    Il movimento Rastafari di matrice monoteista e adora Hai-le Selassie I nome vero Tafari Makonnen sovrano di Etiopiache regn dal 1930 al 1974, riconoscendolo come la Parusia diCristo, ovvero il secondo avvento di Ges sulla terra. Come

    parecchi degli stessi aderenti al culto Rasta ammettono, pi chedi una religione, si tratta di una filosofia di vita.Il movimento Ethiopian Zion Coptic Church che non ha

    niente a che fare con la Chiesa Copta dEtiopia e che si ori-ginato dalla tradizione Rastafari negli anni 70, incontrandointorno al 1975 forte consenso in Florida, considera la cannabiscome leucaristia, facendo risalire tale credenza a una incerta

    tradizione orale Etiope presente fin dai tempi di Cristo.

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    La Cannabis.

    La Canapa, Cannabis Sativa L.1753, una pianta appartenen-te alla famiglia delle Cannabaceae dellordine delle Urticales.Tra gli studiosi esiste unaccesa disputa sulle sue origini ed

    evoluzione, dibattuto se le variet coltivate possano essereriassunte in ununica specie, Cannabis Sativa, o se possano con-siderarsi diverse, come quella detta indica o quella chiamataruderalis.

    Due scienziati, Stanley J. Watson e Robert C. Clarke, pro-pendono per includere tutte le variet nella specie sativa, adeccezione di quelle coltivate in Afghanistan e in Pakistan per laproduzione di hashish, che meglio troverebbero riscontro nelgruppo della Cannabis indica.

    Sicuramente la cannabis nativa dellAsia centrale ed statain seguito portata in Europa e in America.

    Scavi archeologici in Cina fanno risalire a 2500 anni fa unaquantit di semi di canapa ritrovati in una borsa di pelle.La vetust di tale specie vegetale tuttavia certa, visto che il

    termine compare anche nellantica lingua sanscrita con il lemmaGanja.

    Ritornando su alcuni aspetti botanici, la germinazione dellapianta avviene in primavera e la fioritura in estate inoltrata,

    mentre limpollinazione si produce per trasporto del vento. Inautunno fanno la comparsa gli acheni, ognuno dei quali rac-chiude un seme. Il suo sviluppo consente unaltezza fino a 5metri ma solitamente si assesta tra 1,5 e 2 metri.

    Le sostanze stupefacenti quali lhashish e la marijuana sipossono ricavare sia dalla specie indicache da quella sativa, coscome da variet ibride.

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    La marijuana, erba, si ricava dalle infiorescenze femminili aseguito di processo di essiccazione; mentre lhashish la resinache si ottiene dalle infiorescenze attraverso la battitura delle ci-me secche.

    Durante gli anni trenta del diciannovesimo secolo nacquerouna serie di iniziative sulluso industriale della canapa, tra cui lapi famosa fu la cosiddetta Hemp Carcostruita da Henry Ford,la Ford T, interamente realizzata in canapa e che utilizzava uncarburante a base di canapa. Altre applicazioni prevedevano lacreazione di materie plastiche e carta.

    Tuttavia, il petrolio cominciava in quegli anni ad imporsisullo scenario mondiale anche se era molto meno innocuo dellacanapa per lambiente.

    Il potente editore William Randolph Hearst, proprietario diun impero mediatico, produceva la carta per i suoi giornali conil legno e con limpiego di enormi quantit di solventi chimici

    che acquistava dalle industrie Du Pont. I due colossi si allearo-no e, grazie ai giornali di Hearst, scatenarono una campagnacontro la canapa alla quale addossarono i delitti pi violenti ri-portati dalla cronaca.

    La canapa venne chiamata con il nome messicano di Mari-juana, profittando del fatto che gli Stati Uniti avevanorecentemente combattuto una guerra contro il Messico per una

    discordia sui confini, e sentimenti di rancore contro la nazionecentroamericana erano ancora diffusi in tutto il Paese.In quel periodo nessuno in America conosceva quella paro-

    la e lespediente ebbe un impatto devastante; lopinionepubblica conosceva la canapa per gli usi industriali e come uncalmante dalleffetto blando che non induceva affatto violenzama semmai ilarit. Al tempo veniva infatti impiegata anche ad

    uso clinico.

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    Altro fattore che gioc a favore di Hearst e delle industrieDu Pont, fu la profonda crisi economica dellepoca, per cui, nel1937, il Congresso approv una legge Marijuana Tax Act che proibiva perentoriamente la coltivazione della canapa, siaquella ricca di resina, sia quella che ne era sprovvista.

    Di come siano andate le cose per lambiente, e anche per gliequilibri geopolitici, grazie alluso del petrolio e alla deforesta-zione per la fabbricazione della carta sappiamo bene. Inoltre,proprio un certo proibizionismo, unito a fenomeni ancora unavolta repressivi e istiganti unindiscussa mentalit bieca e tipicadel mondo capitalista, hanno favorito il consumo di cannabiscome stupefacente e il fiorire dei traffici illeciti legati a questasostanza che, a partire dalluso medico fino alle applicazioni in-dustriali, ha parecchi pregi.

    In quanto al principio attivo della cannabis, il THC tetrai-

    drocannabinolo o delta-9-tetraidrocannabinolo C21H30O2 che la sostanza con effetto psicotropo, come abbiamo gi accen-nato, oggetto di accese dispute nella comunit scientifica.

    C che asserisce che lassunzione di THC comporta assue-fazione, anche se dopo un lungo periodo, cos comelinsorgenza di una serie di patologie a carico dellapparato re-spiratorio e danni per la salute mentale; inoltre, sempre secondo

    tali studiosi, soprattutto se ingerito insieme ad alcol, pu causa-re nel soggetto un comportamento violento.Il dottor Jos Javier Fernndez, professore negli atenei di

    Barcellona e Madrid e gi presidente dell'International Cannabi-noid Research Society (ICRS), totalmente contrario agli usiterapeutici della cannabis ma accetta limpiego dei cannabinoididi sintesi.

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    Al contrario, altri studiosi, sostengono la bont del THCnella cura di diverse patologie, per combattere lastinenza daoppiacei e da alcol, e nelle terapie del dolore in genere.

    La reazione psicoattiva della cannabis assicurata dai fiorifemminili della pianta (la c.d. marijuana) e dalla sua resina (ha-shish) che, a seguito delle elevate temperature dovute allalavorazione o alla stessa combustione quando si fumano, altera-no la molecola componente il principio attivo THC favorendone lassimilazione da parte dellorganismo.

    Gli effetti che si possono osservare nei soggetti che ne fan-no uso sono una spiccata ilarit, sensazione di benessere, uncerto grado di coinvolgimento in attivit ricreative di gruppo eassenza di istinti violenti, al contrario che nei consumatori abi-tuali di alcool. Tuttavia, la sensazione di benessere pu essere,soprattutto in soggetti poco abituati, di brevissima durata e so-stituita da capogiri, nausea e vomiti, e non nemmeno raro che

    allo stato di spensieratezza si sostituiscano pensieri paranoici eangosciosi.Uno studio pubblicato dalluniversit di Oxford1, sostiene

    che luso prolungato di cannabis non comporta disturbi di tipocognitivo. La rivista The Lancet2, ha pubblicato nel 2008 unaricerca nella quale si evidenzia che luso di cannabis meno no-civo della nicotina, dellalcool e delle benzodiazepine (sostanze

    1Constantine G. Lyketsos, Elizabeth Garrett, Kung-Yee Liang and James C.Anthony Cannabis Use and Cognitive Decline in Persons under 65 Years ofAge - American Journal of Epidemiology Vol. 149, No. 9: 794-800. 19992 The Lancet, rivista medica inglese fondata nel 1823 da Sir Thomas Wakley.Chen AL, Chen TJ, Braverman ER, Acuri V, Kemer M, Varshavskiy M,Braverman D, Downs WB, Blum SH, Cassel K, Blum K Hypothesizing thatmarijuana smokers are at a significantly lower risk of carcinogenicity relative

    to tobacco-non-marijuana smokers: evidenced based on statistical reevalu-ation of current literature. J Psychoactive Drugs 2008; 40(3):263-72.

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    con effetti ansiolitici, ipnotici, sedativi e anestetici). Il professorDavid Nutt, della Bristol University, consigliere del governobritannico per la lotta alle droghe, conferma la minore pericolo-sit della cannabis rispetto allalcool e alla nicotina.

    rilevabile come in natura esistano varie piante arbusti ealberi velenosi per luomo, eppure a nessuno verrebbe inmente di abbatterli e di scatenare una guerra contro certe specie vegetali. Che la cannabis sia un rimedio per alcune patologieumane lasciamolo decidere alla scienza medica, sicuramentelimpiego terapeutico non ha niente a che vedere con il trafficoillecito e con il consumo ad esso correlato.

    Gli usi invece pratici della cannabis, ai fini industriali, an-drebbero decisamente riveduti, alla luce delle nuoveconoscenze, tecnologie e capacit di controllo; perch le colti- vazioni non scadano in fabbriche di stupefacenti a beneficio

    della criminalit. Se uno sviluppo sostenibile duopo per salva-re il nostro ambiente e la nostra economia, sarebbe alquantostupido rinunciarvi.

    Infiorescenza della pianta di Cannabis

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    Semi di cannabis

    Kif pronto da fumare

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    Due quesiti

    In chiusura, due quesiti.

    Oltre alla criminalit, a chi farebbe paura la legalizzazionedegli stupefacenti?

    A chi oggi ricicla i soldi, a chi pu darli in prestito cos daavere per le mani la vita di molte persone che, se quei capitalinon fossero frutto di traffici illeciti, magari potrebbero conse-

    guirli senza indebitarsi attraverso le maggiori possibilit che tuttiavremmo? Chi altri?

    Se le droghe fossero liberalizzate e i consumatori calassero,chi comincerebbe a preoccuparsi?

    Provate a rispondere voi.

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    Difficilmente troverete un resoconto cos dettagliato e brillante sullhashish, itraffici di droga e il riciclaggio del denaro sporco in un unico volume.

    Un reportage eccezionale e coraggioso.B.S. Botnick

    Note sullautore:

    Bob J. Zehmer studioso di scienze sociali un economistaindipendente e lavora come consulente economico per diverse

    aziende in Europa e America.Appassionato di letteratura e rock, ha pubblicato il romanzoBlue Opera Rock nel 2009 e il poema Gist & Zest nel 2008