S E C T I O N N A M E
A P R I L E 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 1
IMPRENDITORI
ARCADIAla storia di un marchio giovane fresco e dinamicoPAGINA 38
PEOPlE
AURA ENTUSIASMO MUSICA ED ENERGIAtra concorsi, concerti e la scuola di musica che hanno fondato PAGINA 26
INSERTO
SPECIALE SPOSIUn intero inserrto dedicato alle tradizioni, i costumi e i consigli per gli sposi PAGINA 44
APRIlE 2013 M A G A Z I N E N E W S S T O R I E I M M A G I N I
Intorno ad un chicco di grano
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VALVIBRATALIFEECCELLENZE CULTURA SOCIETA’ VIAGGI AMBIENTE ARTE DOMANDE E RISPOSTE ECCELLENZE CULTURA SOCIETA’ VIAGGI
AMBIENTE ARTE DOMANDE E RISPOSTE ECCELLENZE CULTURA SOCIETA’ VIAGGI AMBIENTE ARTE DOMANDE E RISPOSTE
Pagina_Valvibrata_STAMPA.pdf 1 24/04/13 12.38
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EDITORIALE
lA PAROlA chIAvE di questo mese è : perplessità. Mi guardo
intorno, e vedo volti perplessi. Smarriti, a volte. Una sensazione
strana e non gradevole, come se ci si aspettasse qualcosa, qual-
cuno, che all’improvviso trasformi tutto e puff!!!! Ma non si sa che
cosa, non si sa chi, non si sa perché, soprattutto. Seguendo quanto
accade al nostro Paese lo smarrimento è il sentimento comune. Seguendo il
territorio vibratiano tocchiamo da vicino grazie a voi le reazioni, i commenti, e
incontriamo anche qualche alzata di spalle, come per dire :”.tanto a noi non
pensano, quindi perché io dovrei pensare a loro, preoccuparmi di quanto fanno,
dimostrandosi così lontani da tutto?”. Negli anni ‘70, da bambina, osservavo
i grandi e mi preoccupavo, vedendo loro preoccupati. Oggi guardo mia figlia
e mi chiedo se riuscirò a proteggerla da un mostro invisibile come quello che
ci sta avvolgendo. la totale incertezza riguardo al futuro. credo sia il pen-
siero di tanti genitori. Una mia amica non italiana, ma che vive e lavora qui
da oltre 25 anni, ha ricevuto giorni fa una telefonata da sua madre, preoc-
cupata che lei non avesse di che vivere.
voleva mandarle del denaro, “perché in
Italia adesso succederà di tutto, torna
qui, porta i bambini”. Noi continuiamo a
vivere in apparenza come sempre, ma
all’estero il ritratto che stavano dipingendo
di noi era non molto dissimile da quello
che noi abbiamo tracciato mesi fa sulla
Grecia, con tutte le distinzioni del caso
su cause ed effetti, va detto. ho sempre
tentato di vedere i punti di vista altrui, di
capirli. Uno stesso oggetto cambia note-
volmente, cambiando la prospettiva da cui
lo si osserva. Ma qui rischiamo di diven-
tare contorsionisti, cercando nuove e
ancora diverse prospettive. Una nave col
timone spezzato può tornare a navigare
seguendo una rotta definita? sì, con fatica
e pazienza. Dovremo ricostruire timone e remi mettendo insieme schegge di
legno, invece che tavole. E armarci di buon senso. Peccato che questo non si
possa trasmettere come un virus. Non ce ne siamo ancora del tutto resi conto,
ma siamo testimoni di un momento storico particolare. Insieme a voi segui-
remo l’operato del rinnovato ( per la prima volta nella nostra Storia) Presidente
della Repubblica, ma soprattutto seguiremo il buon senso. Intanto vi conse-
gniamo questo numero con le rubriche che conoscete e apprezzate, le pagine
dedicate allo svago, quelle per i bimbi, personaggi, eccellenze del territorio e
alcune novità, nuove “firme” e appuntamenti che da oggi ci accompagneranno
alla scoperta di mondi e culture nuovi per i più giovani, attingendo alle nostre
radici. Quelle buone resistono.
DIRETTOREMaria Rita Piersanti
CAPO REDATTOREVirginia Ciminà
COLLABORATORIPaolo Gatti
Laura Grimaldi Federica Bernardini
Federica Pompei Virginia Maloni
Pasquale Rasicci Angelo Bruni
Giordana Galli Francesco Galiffa
Valeria Conocchioli Giovanni Lattanzi
Alessandra Di Giuseppe
EDITOREDiamond Media Group s.r.l.
Via Carlo Levi, 1 Garrufo di Sant’omero (TE)
P.IVA IT01807440670
VALVIBRATALIFEè una testata registrata presso
il Tribunale di Teramo al n.546 del 08/11/2005
STAMPAArti Grafiche Picene s.r.l.
PUBBLICITàwww.diamondmediagroup.it
pagina 22
pagina 26
pagina 12
pagina 28
pagina 50
sommario
6 INTORNO AD UN CHICCO DI GRANOA questo piccolo seme sono accostati molti significati, che rimarcano la sua preziosità.
8 CONFRATERNITA DEL PECORINOIl Pecorino, prodotto nelle tante cantine del territorio vibratiano
9 COSTA BLUla promozione del “Prodotto mare” e dei punti di forza che nel tempo hanno reso la
costa teramana una delle realtà turistiche più importanti d’Abruzzo
10 IL DUBBIOla raccolta differenziata esiste davvero?.
18 MICHELE MALONIIl santegidiese all’assalto del titolo italiano di Arti Marziali Miste
20 MARISA LELIIRitratto di un’artista dalle mille sfumature.
36 IMPRENDITORI SI NASCE O SI DIVENTA?Noi riteniamo che imprenditori non si nasce ma si diventa perchè le competenze
imprenditoriali ed il giusto profilo imprenditoriale si possono acquisire con il tempo,
42 IL BIOTOPO COSTIERO DI MARTINSICURORiprendiamo il nostro racconto sull’importanza delle dune costiere!
56 DENTI BIANCHI E ALITO PERFETTOIl sorriso è il nostro biglietto da visita: denti bianchi e curati attirano sempre attenzione e
alla base di questi c’è sicuramente una buona igiene orale.
Pe r p r e s e r va r e l a m e m o r i a
I N TO R N O A U N C H I C C O D I G R A N OVi siete mai chiesti quanto pesa un chicco di grano?
La curiosità è subito appagata, circa 0,065 grammi.
di Francesco Galiffa
T E R R I TO R I O
6 VA L V I B R ATA L I F E A P R I L E 2 0 1 3
Ep p u r e , a
questo piccolo
seme sono
accostati molti
significati, che
rimarcano la sua preziosità.
Il grano, in passato, era la
più piccola unità di peso,
utilizzata nella pesatura di
precisione di metalli nobili
e di medicinali. Il grano
(plurale grana, raramente
grani) era anche il nome di
una moneta napoletana e
siciliana, che equivaleva
idealmente alla seicente-
sima parte dell’oncia d’oro,
emessa, per la prima volta,
da Ferdinando I d’Aragona
(seconda metà del Xv secolo) era,
inoltre, una moneta dell’Ordine di
Malta, corrispondente a un cente-
simo di tarì. Sapete sicuramente,
infine, che grana sta per quattrini,
denaro. Quanto appena riportato
fa capire quale e quanta fosse, nel
passato, la considerazione di cui
godeva questo piccolissimo pro-
dotto, che l’umanità ha scoperto e
imparato a coltivare oltre 10.000 anni
fa, ricavandone immensi vantaggi.
la coltivazione dei cereali portò a un
arricchimento della dieta, con un calo
evidente dell’obesità, soprattutto tra
le donne. l’aumentata disponibilità
di risorse alimentari, garantita dalla
coltivazione della terra e dall’alleva-
mento degli animali, produsse, poi,
un notevole incremento demografico,
causa prima delle migrazioni verso
le fertili pianure della Mesopotamia,
dell’Egitto e, in seguito, verso le aree
che si affacciavano sul Mediterraneo.
Terminando questa breve premessa,
non si può omettere di ricordare che
il pane, il prodotto per eccellenza del
grano, è stato scelto da Gesù cristo
come simbolo di appartenenza alla
comunità dei cristiani e anche come
simbolo di condivisione di un bene
alimentare di primaria necessità. val
vibrata life vuol proporre un’attenta
riflessione sui mezzi e sulle tecniche
usate per coltivare questo piccolo
seme, e pure sulle fatiche, sulle
attese e sulle gioie, che accompa-
gnavano il contadino nel lungo per-
corso della sua gestazione. l’incarico
di realizzare questo progetto è stato
affidato a me ed io intendo assol-
vere il compito coinvolgendo i pro-
tagonisti del mondo rurale, testimoni
di esperienze straordinarie, da tra-
smettere a chi oggi vede un campo
di grano trebbiato in poche ore. ci
rivolgiamo a loro perché facciano
pervenire, agli indirizzi sotto elen-
cati, ricordi, aneddoti, foto (sa-ranno
sottoposte a scansione e restituite
immediatamente), canti, stornelli,
racconti, ricette a base di prodotti
del grano e tutte le altre informazioni
utili per permettere di tracciare una
storia a puntate (di carattere econo-
mico, antropologico e alimentare),
dedicata a questo minuscolo seme.
verrà fuori un racconto scritto a più
mani, che si avvarrà, oltre che delle
informazioni orali, anche di quelle
ri-cavate da antichi trattati di agricol-
tura e da libri redatti alcuni anni fa,
nell’ambito di progetti scola-stici, dai
miei alunni di controguerra. Un altro
contributo al compimento di questo
progetto può ve-nire anche dalle
scuole, i cui allievi possono svol-
gere la funzione di mediatori attivi
nella raccolta d’informazioni. Tutti
quelli che forniranno un aiuto meri-
tano il nostro ringraziamento e, chia-
ramente, saranno menzionati. Il rac-
conto vuol essere anche un omaggio
al sudore delle lavoratrici e dei lavo-
ratori della terra intende, inoltre, ripor-
tare l’attenzione dei giovani e meno
giovani sulla civiltà contadina, ai cui
valori si sono ispirate intere genera-
zioni, capaci di condurre l’Italia verso
traguardi importanti, che oggi rap-
presentano, purtroppo, un nostal-
gico ricordo. Personalmente, infine,
sento il dovere di dedicare la ricerca
a due persone: a Giuseppe Spitilli,
contadino colto ed elegante, testi-
mone affidabile e preciso delle pra-
tiche rurali, recentemente passato ad
altra vita, e a mio padre, oggi novan-
tatreenne, mezzadro sino al 1960 e
artigiano poi.
T E R R I TO R I O
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LA COMPAGNIA DEL PECORINOAttiguo all’ufficio deputato alla riscossione dei diritti d’autore, il suo titolare, Giuseppe Maretti, ha allestito una biblioteca d’abruzzesistica, che conta un numero considerevole di opere, anche molto rare e nelle edizioni originarie, mostrate con orgoglio ad amici e clienti.
la stanza, però, non è
solo luogo di cultura
spesso ospi ta degl i
aperitivi, che permet-
tono di apprez-zare
una selezione variegata di vini,
tra cui il Pecorino, prodotto nelle
tante cantine del terri-torio vibra-
tiano, e non solo. A fare compa-
gnia a questo prezioso e gene-
roso nettare è, spesso, un altro
pecorino, il formaggio. Ambedue
i prodotti oggi sono patrimoni
della cultura enologica e gastro-
nomica del la val vi-brata. I l
primo, adesso molto di moda,
è un vino che si produce da un
vitigno autoctono delle Marche
e dell’Abruzzo, quasi scomparso
dalla circolazione e recuperato
solo pochi decenni fa. I l suo
nome ha origini incerte. Secondo
qualcuno, sarebbe legato all’al-
levamento ovino e, in partico-
lare, alla transumanza, perché
sembra che, durante i loro spo-
stamenti, le pecore gradissero
molto nutr irsi dei grappol i di
quest’uva, che, per sua natura,
era matura già a settembre, mese
in cui, come recitano i famosi
versi di D’Annunzio, iniziava la
loro migrazione verso la Puglia. Nello studio di Maretti, questo
vino non accompagna solo il for-
maggio di pecora, che pure vanta
una vecchia tradizione locale
si degustano anche altre preli-
batezze, scovate sul territo-rio
dagli amici che fanno parte della
combriccola. Questa, nel giro di
poco tempo, è diventata sempre
più numerosa, tanto da poter
essere considerata una vera
“confraternita”, natural-mente
del “pecorino”, inteso sia come
vino sia come formaggio essa,
secondo il suo goliardico statuto,
pone al primo posto il piacere
della gola, de lu cannucce, come
ama dire un sodale, e, in subor-
dine, anche della mente e dell’a-
nima, che del pr imo sono lo
specchio.l’allegra compagnia si
è riunita il giorno 22 marzo 2013,
presso il ristorante lago verde
di Sant’Omero, per una cena di
“lavoro”, durante la quale si è
proceduto all’approvazione dello
statuto, alla “ratifica” del Priore-
Presidente, Giuseppe Maretti, e
alla consegna delle tessere.
T E R R I TO R I O
8 VA L V I B R ATA L I F E A P R I L E 2 0 1 3
COSTA BLUUn marchio per rilanciare il litorale teramano
di Pasquale Rasiccix
UN PAIO DI ann i
f a , i n o c c a s i o n e
d e l l a F i e r a
Internazionale del
Turismo di Milano,
presenti,tra gli altri, l’assessore
al turismo della Provincia di
Teramo Ezio vannucci, i l pre-
sidente del la Provincia,valter
catarra, i l presidente del la
Regione Abruzzo, l ’assessore
al turismo del comune di Alba
Adriatica, Marziale e tante altre
autorità, fu presentato un nuovo
marchio turistico per rilanciare
e valorizzare la costa teramana.
Il lancio del marchio costituì
soltanto il primo tassello di una
vera e propria strategia di mar-
keting terri toriale, incentrata
sulla promozione del “Prodotto
mare” e dei punti di forza che
nel tempo hanno reso la costa
teramana una delle realtà turi-
stiche più importanti d’Abruzzo.
Sono 45 chi lometr i di costa
che si snodano tra ampie e
basse spiagge sabbiose. Sono
sette centri costieri ,col legati
per un lungo tratto da una pista
ciclo-pedonale e tutte insignite
dal prestigioso riconoscimento
della Bandiera Blu. la costa
può vantare cinquecento strut-
ture t ra alberghi , residence,
camping e villaggi turistici. Sono
trascorsi circa due anni, ma
della “cOSTA BlU”
poco si è parlato
nemmeno una car-
tolina Il lustrata è
s ta ta rea l i zza ta .
N e l l a p r e s e n t a -
zione l ’assessore
vannucci aveva sot to l ine-
ato che l ’obiet t ivo doveva
essere quello di r i lanciare i
temi stor ic i del le sette loca-
lità costiere e del Gran Sasso.
Molto soddisfatto fu Giammarco
Giovannelli, presidente provin-
ciale Federalberghi. Disse che
si trattava di un passo storico –
politico provinciale per l’identifi-
cazione turistica nazionale della
nostra costa. (Martinsicuro-Alba
Adriatica -Tortoreto-Giulianova-
Roseto degli Abruzzi-Pineto-Silvi
Marina).
T E R R I TO R I O
A P R I L E 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 9
SE NON SARà tra
qualche mese, sarà
entro fine anno, ma
la TARES, la nuova
t a s s a c o m u n a l e
sui rif iuti, arriverà, e sarà una
mazzata. Si parla già del 30%
in più, e quando il governo fa
trapelare una anticipazione del
genere vuole dire sta prepa-
rando l’opinione pubblica a ben
peggio. Si inizia a far girare la
voce del 30% in più – “ma non
è sicuro” – quindi la gente si
urta, impreca, ma poi finisce per
attendere, dato che non è per il
momento, e finisce per dimenti-
care. Però ha acquisito il fatto
che si pagherà di più. Quando
paga, paga. Poi, dopo qualche
mese, uno dei tanti TG ci dirà
che a conti fatti non era il 30%,
ma il 40% o forse i l 50%, chi
sa mai quanto era? comunque
abbiamo pagato. E tutti, dopo
aver imprecato ancora, tace-
ranno e dimenticheranno, fino
a l nuovo pagamento. Ma la
domanda che nessuno si pone è:
perché dobbiamo pagare di più
per l’immondizia? Ufficialmente
nessuno lo spiega, e dato che
nessuno lo chiede, nessuno
spiega. I l sospetto fondato è
che la TARES, come l ’ IMU,
serva solo a far arrivare soldi
nella case dei comuni: dargli un
nome e uno scopo apparente
serve solo a rendere meno offen-
sivo i l prel ievo. Part iamo dal
fatto che la tassa sull’immondi-
zia non si paga per quello che
si produce realmente (come in
altri paesi), ma in base a stime
relative a superficie abitativa e
numero di residenti secondo loro
tre persone in un monolocale
producono meno spazzatura di
tre persone in una villa. Quindi
è palese che il sistema serve a
permettere ai comuni di calcolare
in anticipo quanto riceveranno
dalla tassa, e non a far pagare i
cittadini in maniera onesta. Ma il
vero punto della questione è: se
prima pagavamo x per lo smalti-
mento indifferenziato della spaz-
zatura - e lo smaltimento si paga
a Kg - perché adesso che dap-
pertutto è in vigore la “raccolta
differenziata” paghiamo addirit-
tura di più? Per la differenziata
ci impongono – pena multe ter-
ribili, con vigili che aprono i sac-
chetti e verificano il contenuto
cercando poi le prove per inca-
strarci – la fatica e il disagio di
avere tanti secchi diversi in casa
e separare pezzo pezzo i rifiuti,
tenendo al la mano la tabel la
che distingue il verde dal blu, e
uscendo ogni sera con un sac-
chetto diverso. Ma se la diffe-
renziata serve davvero a ciò
che viene ci detto, ossia recupe-
rare (riciclandoli e rivendendoli)
L A R A C C O LTA D I F F E R E N Z I ATA ?d i G i ova n n i L a t t a n z i
metallo, vetro, plastica e carta
dai rifiuti, e ridurre allo stesso
tempo notevolmente la frazione
che va in discarica (quella che
costa), la tassa smalt imento
rifiuti dovrebbe crollare. Invece
aumenta. Perché? ve lo siete mai
chiesti? Forse perché la diffe-
renziata non serve a quel che ci
dicono? Non è che quella spaz-
zatura che dividiamo con tanta
fatica viene poi gettata ugual-
mente tutta assieme in discarica,
perché la lobby dei proprietari di
discariche non vuole guadagnare
di meno e il sistema del porta a
porta serve solo a creare centi-
naia di “posti di lavoro” a spese
nostre? Un amico mi disse: “Non
so se poi riciclano davvero, però
vuoi mettere quante gente fai
lavorare col porta a porta”. Ma se
la parte riciclata viene davvero
separata e venduta, quei soldi a
chi vanno? Perché non riducono
il costo al cittadino? Qualcuno
gioca sporco? Il dubbio è forte
e la gente dovrebbe preten-
dere spiegazioni dalle ammini-
strazioni su questo tema. vorrei
vedere pubblicati i bilanci della
gestione della spazzatura, voce
per voce, conto per conto. vorrei
poter visitare gli impianti, vedere
con i miei occhi i materiali sepa-
rat i , sapere quanto rendono,
quanti dipendenti ci sono, chi li
ha assunti, come.
I L D U B B I O
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L A R A C C O LTA D I F F E R E N Z I ATA ?d i G i ova n n i L a t t a n z i
S E C T I O N N A M E
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I L S A N T U A R I O D I M A R I A S A N T I S S I M A D E L L O S P L E N D O R Edi Francesco Mosca
Il SANTUARIO DI Maria
Santissima dello Splendore
(o “della Madonna dello
Splendore”) si trova a Giulianova
Paese. la tradizione vuole
che il 22 aprile 1557 la Madonna
sia apparsa luminosissima su di un
ulivo a Bertolino, umile contadino di
cologna intento a raccogliere legna
in quei pressi. Gli storici, fanno
risalire l’evento ai primi anni del 1500
per via di un riferimento all’evento
nel testamento di Giosia Acquaviva
datato 1523, in conseguenza di
quell’apparizione lì fu fatta costruire
una chiesetta, affidata poi ai Padri
celestini. Accanto alla chiesa questi
costruirono un monastero che abi-
tarono per lungo tempo. la struttura,
retta dal 1847 dai Padri cappuccini,
è il frutto di numerose modifiche ed
ampliamenti:, nel 1857 fu innalzata
la torre campanaria con la cuspide
ad otto vele diritte il 28 agosto 1927
fu posta la prima pietra dell’attuale
convento negli anni dal 1937 al 1959
venne ulteriormente ampliata la
chiesa e nel 1946 essa, quale dono
votivo dei fedeli per il termine della
Seconda Guerra Mondiale, venne
dotata di un nuovo Altare maggiore.
Tra il 1990 ed il 2000 sono stati res-
taurati i piani superiori del convento
T E R R I TO R I O
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per ospitare un Museo d’arte ed
ampi locali a pianterreno per ospitare
una ricca biblioteca. lungo la via
Bertolino, un tempo solo un sentiero
di campagna, nel 1998 è stata collo-
cata un’artistica via crucis con scul-
ture in bronzo realizzate dall’artista
Ubaldo Ferretti di Grottammare.
l’interno della chiesa è a croce latina
ed è decorato con grandi pitture murali
eseguite nel 1954 dall’artista giuliese
Alfonso Tentarelli (1906-1992) su
progetto di Padre Giovanni lerario
(1913-1973) vi è custodita una statua
lignea della Madonna con il Bambino
benedicente, di autore ignoto e risa-
lente al Xv secolo. Il 15 agosto 1914
con una solenne cerimonia sul capo
della Madonna fu posta una corona
in argento laminato d’oro e “tempe-
stata di gemme” cesellata dalla fami-
glia Migliori di Giulianova. Intorno al
1950 la statua è stata inserita in una
raggiera, simbolo della luce divina,
posta sopra un tronco di albero per
rievocare l’ulivo su cui apparve la
prima volta. vicino al tronco, dalle cui
radici sgorga l’acqua benedetta, vi è
la statua di Bertolino in adorazione.
Notevole, nell’adiacente sacre-
stia, è la pala cinquecentesca raffi-
gurante la vergine con il Bambino
in gloria e i santi Pietro, Paolo,
Dorotea e Francesco, opera attribu-
ita al veronese (1528-1588). Pure
nella sacrestia è il bel tabernacolo
ligneo con inserti d’ebano realiz-
zato tra il 1720 ed il 1723 e attribu-
ito ai maestri “marangoni”, cioè gli
ebanisti cappuccini, fra’ Serafino
da Nembro, fra’ Michele della
Petrella e fra’ Stefano da chieti.
Del pittore Giacomo Farelli (1629-
1706) sono i quadri ad olio su tela
presenti nel coro e rappresentanti
l’Immacolata concezione, l’Annun-
ciazione dell’Angelo a Maria, la
Natività di Gesù e l’Assunzione di
Maria al cielo. Gli interventi di recu-
pero e valorizzazione avviati a partire
dal 1986, oltre ad aver interes-
sato la facciata della chiesa hanno
condotto alla realizzazione di un
nuovo portico adornato di mosaici.
l’acqua della polla sorgiva creatasi
a seguito dell’apparizione miraco-
losa e situata sotto l’altare maggiore
della chiesa, è stata opportunamente
canalizzata e raccolta in apposite
vasche nei giardini del convento,
dove è stato realizzato un tempietto
impreziosito da mosaici artistici e bas-
sorilievi in marmo raffiguranti scene
del vecchio e del Nuovo Testamento
il piccolo belvedere è adornato delle
statue bronzee di San Michele
Arcangelo, nostro difensore dal Male,
che schiaccia la testa di Satana, e di
San Francesco, nostro richiamo alla
natura, rappresentato con le braccia
alzate per glorificare il Signore.
l’ampliato piazzale di accoglienza
è dominato da una grande statua,
anch’essa in bronzo, del cristo, sotto
cui campeggia la scritta “Ego sum via
veritas et vita”.
fotografie di
Giovanni Lattanzi
T E R R I TO R I O
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S AT I R A D I P E R I L L I
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M I C H E L E M A L O N Ii l s a n t e g i d i e s e a l l ’ a s s a l t o d e l t i t o l o i t a l i a n o d i A r t i M a r z i a l i
M i s t e
d i V i r g i n i a C i m i n à
Michele Maloni, il
primo da sinistra.
In basso a destra,
rappresentanze
E C C E L L E N Z E
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Tuta e scarpe da gin-
n a s t i c a . M i c h e l e
Maloni non ricopre
so lo la f igu ra d i
A s s e s s o r e a l l a
cultura presso i l comune di
Sant’Egidio alla vibrata, ma è
anche uno sportivo e un atleta.
Una tenacia che lo spinge a difen-
dere i colori azzurri su un terreno
che non è poi cosi conosciuto
fra i non addetti ai lavori: il ring
delle Arti Marziali Miste (MMA).
Uno sport di nicchia, poco cono-
sciuto o se conosciuto, pieno di
pregiudizi sbagliati e conside-
rato violento, dove la politica non
partecipa, non aiuta ma ostenta
e premia ancora sport come il
calcio condito da gesti isterici
di giocatori e pubblico e farcito
da cori razzisti. Eppure, tanto
di cappello, Michele ha parte-
cipato al campionato europeo
senior MMA, svoltosi in Ungheria
dal 28 al 31 marzo, rappresen-
tando l’Italia. Una convocazione
avvenuta dopo essersi aggiu-
dicato a dicembre la coppa
Ital ia di Mixed Mart ial Arts a
Roma nella categoria Senior.
Un ragazzo sveglio, motivato,
agonista e solidale che ci rac-
conta come la passione per
questo spor t abbia preso i l
sopravvento già alla tenera età di
16 anni grazie al suo primo alle-
natore “Sha” che gli ha trasmesso
l ’amore per questo spor t . “
Si è uno sport d i combatt i -
mento – confessa Miche le-
un mix tra paura e tensione,
dove però l’avversario non è il
nemico da battere ma il co-at-
tore al quale si dà e si riceve
mass imo r ispet to e lea l tà .
Anche qui c’è i l terzo tempo.
Si lotta ancora con il pregiu-
dizio che lo vede come uno
sport v io lento ma tut to sta
nel vederlo in maniera giusta
porta al benessere psicofisico,
t i forma, t i insegna la disci-
plina, l’educazione e il rispetto”.
Abbiamo conosciuto il Michele
assessore, atleta e infine cono-
sciamolo sotto la veste di inse-
gnante tecnico a Sant’Egidio
al la vibrata. Sono principal-
mente due i tipi di ragazzi che
si avvicinano a questo sport:
il timido e introverso che deve
autoaffermarsi e deve acquisire
maggiore sicurezza poi c’è chi
vuole fare il duro ma ben presto
s i t rova davant i una real tà
del tutto diversa. Fra i suoi
allievi spiccano 5 campioni ita-
liani, due argenti e un bronzo.
Risultati che, oltre a grandi sod-
disfazioni per lo stesso Michele,
sono valsi ai ragazzi la con-
vocazione per due campio-
nati europei di specialità. Non
resta che augurare a Michele un
grande in bocca al lupo per il
campionato Italiano MMA della
classe veterans di Roma. Tutta
la val vibrata incrocia le dita
per te!
E C C E L L E N Z E
MARISA LELIIritratto di un’artista dalle mille sfumature
di Virginia Ciminà
ANNI ’70 ESPONE già
le sue opere in collet-
tiva. Siamo di fronte
a Marisa lelii, l’arti-
sta che fin da piccola
voleva fare la pittrice. Nata e cresciuta
a Nereto, arriva a Urbino, Firenze,
venezia e Matera per inseguire il
fascino della calcografia e inizia a frequentare corsi estivi internazionali per
l’incisione artistica. Si Diploma all’Istituto d’Arte di Urbino, e nel 1972 è già
docente di Discipline Pittoriche ed Anatomia Artistica presso il liceo Artistico
Statale di Teramo. E da questo periodo di vita intensa e ricerca artistica che
interrompe la produzione personale per impegni politici, sociali e familiari,
riprendendo poi nel 2002 l’attività artistica e espositiva nel salotto di Teramo
con un tema tutto al femminile: “Fiore di donna” in occasione della Festa
della Donna, dove torna a rifugiarsi nel vecchio amore della pittura, stimo-
lata dalle battaglie e dal
problema sociale delle
donne. È da qui che
prende il via l’avventura
di Marisa. Acquarellista
in primis si cimenta
poi in ritratti a matita a
modelli viventi che rea-
lizza anche in calcogra-
fia. Una scoperta avve-
nuta, come lei stessa
ci racconta per caso
mentre prestava servizio
di volontariato presso la
casa di riposo di Nereto.
Occasione importante
che la portò a cono-
scere un pittore di Pavia,
ospite lì, che le chiese
gentilmente di fargli un
ritratto. Impacciata e
impaurita e con la mano
tremante, riuscì a spri-
gionare tutta la sua cre-
atività e in pochi minuti la
matita sembrava andare
per conto suo. ci guarda
con gli occhi pieni di
gioia e positività mentre
E C C E L L E N Z E
2 0 VA L V I B R ATA L I F E A P R I L E 2 0 1 3
racconta la sua grande soddisfa-
zione. Ritratti di uomini, di donne,
di anziani e non, del marito, dei figli,
di sua madre, sfilano l’uno a fianco
all’altro intervallati dalle immagine
delle sue opere. Tutti vogliono posare
per Marisa, la pittrice acquarelli-
sta amante dei ritratti che verranno
presto esposti in una mostra in val
vibrata. la sua opera artistica non
è però limitata ai ritratti, va oltre, svi-
luppando, con tecniche varie e spe-
rimentali, tematiche e concetti legati
all’attualità, sui temi dell’esisten-
ziale, della violenza, dell’ambiente
ecc. e realizzando illustrazioni di
poesie di poeti contemporanei quali
Ranalli e De Signoribus. Spazio
anche per le sperimentazioni più
mature con un tuffo nelle sue espo-
sizioni e riconoscimenti: ne citiamo
alcuni come dalla collettiva “Fiore di
donna” alle diverse collettive di inci-
sioni a Teramo, al Premio Nazionale
Arti visive “città di Pisa” , dove è arri-
vata finalista, alla rassegna internazi-
onale “No Wall No War concept , alle
personali gallerie “Il Bisonte”, Museo
delle genti d’Abruzzo, la Rinascita,
“comunale Torre bruciata”, al premio
internazionale “Gianni di venanzio”
a Teramo , premio Artemisia 2010,
primo concorso internazionale D’Arte
“la Grisaglia” 2012 e Artcard Sharjah
Art Museum Emirati Arabi . Per
finire con le pubblicazioni nel cata-
logo “Acquaviva nei fumetti 2002”, al
mensile “Notizie Donna” , al volume
“Altri Orizzonti”, alla rivista “Archivio”
e all’enciclopedia d’Arte Italiana. Non
ci resta che salutare Marisa e ringra-
ziarla per le emozioni che ci ha rega-
lato con le sue creazioni.
nella pagina sinistra:
“MlA MADRE” -matita
su carta 25 x 31 cm -
2003
in questa pagina:
‘’ ROSSO II”- acquerello
su carta - 40 x 50 cm -
2006
E C C E L L E N Z E
A P R I L E 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 2 1
I n u s c i t a i l s i n g o l o “ G e t o n To p ” d i V E R O N I C A VA L à
P U B B L I R E DA Z I O N A L E
2 2 VA L V I B R ATA L I F E A P R I L E 2 0 1 3
vERONIcA, cANTAUTRIcE DI 21 anni,
vive ad Alba Adriatica e studia pianoforte
al conservatorio di Teramo. Tra pochi giorni
uscirà il suo primo disco dal titolo “Get
on Top”, prodotto da claudio Marastoni,
musiche e testi di Pier Bernardi e luca Anceschi e regis-
trato presso “Zoo Studio”. Finalista nazionale al concorso
Miss Grand Prix nel 2012, finalista a veline nel 2012, è
stata ora scelta per l’immagine del concorso abbinato al
settimanale di gossip “Miss vip 2013” ha appena terminato
il set per la pubblicità del noto push up Selene. veronica
è vestita da un brand casual “Fragile” il quale realizzerà
anche il suo video.
I n u s c i t a i l s i n g o l o “ G e t o n To p ” d i V E R O N I C A VA L à
P U B B L I R E DA Z I O N A L E
A P R I L E 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 2 3
P E O P L E
L’ “A U R A” D E L S U C C E S S Odi Alessandra Di Giuseppe
P E O P L E
l’AURA, cOME NOTO, è
l’energia che ciascuno di
noi trasmette e credo sin-
ceramente che i protago-
nisti di questa avventura
nella musica, ne possiedano molta
anzi moltissima! ho incontrato gli
Aura, una band composta da ragazzi
della val vibrata e provincia, di ritorno
dal concerto tenuto a Singapore
presso il centro “Arts Goodman
center”, all’Auditorium “concert
hall”, un progetto di collaborazione
con le aziende enogastronomiche
locali che fungono da supporto un
interscambio per far conoscere all’e-
stero i prodotti del territorio abruz-
zese attraverso la musica. I loro volti
raggianti, pieni di entusiasmo misto
alla semplicità che li contraddistin-
gue. Si, perché è proprio questa la
sensazione che trasmettono i loro
sorrisi, consci del fatto che la misura
del talento non è ciò che vuoi ma
ciò che puoi! la loro avventura ha
inizio nel 1994, anno in cui nasce il
primo nucleo del gruppo formato da
Igor Piccioni, Gianmarco Renzi ed
Emanuele Perilli. Il loro progetto?
Una vita per la musica!! Il gruppo,
attualmente è composto da Igor
Piccioni (batteria), Gianmarco Renzi
(tastiera e chitarra), Elio D’Arcangelo
(chitarra) Matteo De virgilliis (basso)
Francesca lago e Marco Di Blasio
(solisti). Da quel lontano 1994 di
strada ne hanno percorsa tra con-
corsi, concerti e la scuola di musica
che hanno fondato, la “Modern Music
lab” di Alba Adriatica, punto di riferi-
mento per bambini, ragazzi ed adulti
del centro vibratiano. Il gruppo ha
all’attivo diversi brani
inediti in italiano ed
in inglese: “Wake
up security cannel”
datato 1995 e tre cD:
l’omonimo “AURA”
(1998) , “Promo
2001” e l’ultimo nato
“Electricafè”, uscito
nell’estate del 2009.
Mi hanno donato
una copia del loro
ultimo cd, l’ho ascol-
tato e posso confer-
mare che ne è valsa
la pena mi ha colpito
una frase del brano
“vorrei” vorrei che
i sogni volassero
per veder la luna e
il mare di notte che
si amano, vorrei che
i tetti sparissero.
la caratteristica prin-
cipale che contrad-
distingue il profilo di
ciascun componente
degli Aura è l’umiltà e
l’amore per la musica
nessun progetto
rivolto al successo:
“Mille volte una car-
riera così che due
anni di effimero suc-
cesso per poi cadere
nel dimenticatoio”.
V I B R ATA L I F E 2 7
P E O P L E
2 8 VA L V I B R ATA L I F E A P R I L E 2 0 1 3
A N G E L O C A R E S T I Adi Maria Rita Piersanti
SI TRASFORMA AD
una velocità impres-
sionante. Mimica elas-
tica che cattura ogni
sfumatura del per-
sonaggio e del momento empatico
col pubblico. Festeggia quest’anno
i suoi primi 33 anni di carriera.
Modelli ispiratori: Totò in primis ma
anche Enrico Montesano, Walter
chiari, Gino Bramieri, campanini,
Ric e Gian, Franco e ciccio, tutta
quella meravigliosa generazione di
artisti degli anni ‘50-’60 che hanno
fatto la storia della comicità. Bella
la sua partecipazione su canale 5
a “Momenti di Gloria” nel 1999 con
Mike Bongiorno, poi altre esperienze
televisive importanti. Angelo carestia
in realtà ha iniziato già dal 1991 con
il campionato degli imitatori “Stasera
mi butto”, alcune esperienze su radio Rai “che mi hanno fatto capire molti
meccanismi dello spettacolo”, poi una trasmissione in orario pre-serale
con il maestro Mazza, “caramelle”, abbinata alle lotterie nazionali, ancora
Rai2 con Massimo Boldi e Anna Falchi, con luisa corna su Rai1, e una
intensa partecipazione a programmi radio e Tv di tutta l’Italia centrale, in
netto anticipo su quello che poi sarebbe stato il mood dello show business.
cOMIcO/cABARETTISTA PER vOcAZIONE O PER ScElTA?
Per vocazione e per passione. Alle scuole elementari il maestro alla fine
della lezione mi chiamava in piedi davanti a tutti a fare imitazioni, racco-
ntare barzellette, io ci prendevo gusto e facevo le imitazioni dei cartoni
animati e dei comici di allora...succedeva sistematicamente, e la cosa poi
è andata avanti alle scuole medie, lì inconsapevolmente iniziava già una
sorta di cabaret, prendevo di mira tutti i tic e le caratteristiche dei miei pro-
fessori, rendendoli un po’ macchietta. A dir la verità non a tutti faceva sempre
piacere, così io battevo il record di note sul registro. Un bel giorno successe
quello che accade nelle belle favole: fui chiamato ad esibirmi ad una mani-
festazione parrocchiale...non l’avessi mai fatto!!!!! la gente mi fermava per
strada, tutti parlavano di me in paese, al Bar mi chiedevano “fa questo! fai
quello!”.A furor di popolo fui portato alla corte del Grandissimo Nino Dale
P E O P L E
A P R I L E 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 2 9
che mi prese con la sua orchestra
facendomi scoprire l’immenso amore
che provavo e provo tuttora per lo
spettacolo.
ERA l’ EPOcA IN cUI Il MESTIERE
SI IMPARAvA SUI PAlchI, cON
MAESTRI DI vITA E DI ScENA.
chI RIcORDI cON MAGGIOR
PIAcERE?
Nino Dale rimane colui che mi ha
insegnato a stare sul palco, ad affron-
tare il pubblico, poi tanti altri, per
esempio uno sconosciuto e giovanis-
simo Gigi Sabani. Bravissimo sia
dentro che fuori dalla scena, grande
persona.
cOSA TI hA cONQUISTATO DEl
TUO lAvORO?
l’emozione! assolutamente, e
l’adrenalina che tra l’altro provo
ancora oggi prima di andare in
scena, e poi l’abbraccio e il calore
del pubblico, impagabile.
lA cOSA PIU’ DIFFIcIlE?
Senza dubbio il rinnovarsi, la con-
tinua ricerca di idee nuove,riuscire
a trovare sempre la stessa forza e
lo stesso entusiasmo...quando non
superi un provino a cui sei convinto
di essere andato bene, o qualcuno
che secondo te non merita prende il
tuo posto. Quando a una tua serata
c’è pochissimo pubblico. la lista
sarebbe ancora lunghissima. la
cosa difficile tra le altre è avere la
determinazione di crederci sempre,
e con umiltà andare avanti, anche
quando non va come vorresti.
UNA cOSA chE vORRESTI FARE E
chE ANcORA NON SEI RIUScITO
A METTERE IN cAMPO?
Mi manca un programma televisivo
tutto mio, ma vi dico in anteprima che
ho preparato un format sull’umorismo
completamente diverso dai soliti. Di
più non voglio dire... capirete.
cURI ANchE UNA TUA RASSEGNA,
PROPRIO DOvE SEI NATO. UN
GESTO DI AMORE PER lA TUA
TERRA?
Sì, organizzo da 10 anni, con
la fondamentale partecipazione
dell’Amministrazione comunale,
una rassegna di comici a Sant’Egidio
alla vibrata che si chiama “comici
si nasce?”. lo faccio soprattutto per
dare al pubblico del mio paese la pos-
sibilità di vedere una forma d’arte, “la
comicità” a cui credo e devo molto.
TI chIEDONO MOlTI cONSIGlI
SU cOME DIvENTARE FAMOSO,
O BRAvO?
Bè famoso no, e bravo non tanto.
Invece mi fa molto piacere vedere i
ragazzi che incominciano e mi chie-
dono di visionare i loro pezzi per
avere un parere. Ne sono così felice
che mi faccio in 4 per accontentarli.
I TEMPI cAMBIANO, Il PUBBlIcO
ANchE?
Bella domanda! un segno dei tempi
che cambiano è il tipo di umorismo,
oggi con tantissimi comici e tante
trasmissioni dedicate il modo di
ridere è molto cambiato. Una volta
bastava fare delle allusioni, dei doppi
sensi per scatenare la risata, oggi si
scade soventemente nella battutac-
cia greve, spesso volgare, per avere
l’effetto istantaneo sul pubblico.
cOSA TI PIAcE DI TE STESSO?
Non mi piaccio mai, c’è sempre qual-
cosa di cui non sono soddisfatto,
per fortuna è il pubblico che mi dice
sempre quello che piace e quello che
non piace.
chI E’ Il vERO ANGElO cARESTIA,
QUAlE DEllE SUE MIllE vOcI?
Quando si fa un’imitazione non si è
più se stessi, ed è anche il segreto di
una buona imitazione: dimenticarsi di
se’ ed entrare nel personaggio che si
sta imitando in tutto e per tutto.
A P R I L E 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 3 1
Filastrocca di PrimaveraILLUSTRAZIONI DI GIORDANA GALLI, FILASTROCCHE DI MAURA MARZIALI
VALVIBRATALIFEBABY!
Sarebbe belloricoprir di fioriun giorno molto bellodentro e fuoricon petali di rosee le violetterallegrarele nuvole grigettecon la ginestraed il tulipanoricamare nel cieloche è un po’ stranoe con le primulee i non ti scordar di mela pioggia e il ventovanno via da sè....
3 2 VA L V I B R ATA L I F E A P R I L E 2 0 1 3
Si sente nell’aria che è mite e garbataavanza a passettied è profumatale foglie comincianoappena a spuntarele reti son stesesulla riva del marevia presto i cappottila coltre è pesantesi lavan le tendeti senti più aitante.Il grano è nei campiè verde e già altola rana nel fossogli spiccaun bel saltoil pruno è fioritoti mette allegriavoi dite la vostraho detto la mia!
A P R I L E 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 3 3
3 4 VA L V I B R ATA L I F E A P R I L E 2 0 1 3
Colora la tua fiaba
UN PERFETTO MIX
tra ristorante e pub
con pareti condite da
foto e scritte a carat-
teri tr idimension-
ali, con un design ricercato ed ele-
gante. Dejavu Drink &Food nel cuore
di Sant’Egidio alla vibrata rappre-
senta il punto di incontro per ogni
tipo di clientela, con sfiziosi e veloci
pranzi di lavoro, piacevoli serate in
compagnia, cene, o spuntini veloci.
Un ambiente perfetto per tutte le
occasioni dagli aperitivi alle feste di
compleanno ma anche lauree e feste
animate con deejay set. Da anni
Dejavu Drink & Food è tra i locali
più vivaci e attivi di tutta la Provincia
di Teramo, raccoglie tutta la movida
e propone appuntamenti fissi come
la musica dal vivo che caratter-
izza i venerdì sera con le band più
famose del panorama nazionale.
Un palco calcato da artisti di spes-
sore quali Marina Rei, la Fame
di camilla, Di Martino, The Niro,
Daniele Groff, Riccardo Senigallia
e Marco cocci. Una location di
circa 200 metri quadri, composta da
diverse sale, tra le quali una veranda
per i fumatori, per un totale di oltre 50
posti a sedere per le caratteristiche
serate musicali e culinarie. Aperti
tutti i giorni dalle 11:30 sino a tarda
notte tranne il martedì e la domenica
a pranzo.
il posto giusto per il tuo divertimento
P U B B L I R E DA Z I O N A L E
f a r e i m p r e s a
Noi riteniamo che imprenditori non si
nasce ma si diventa perchè le com-
petenze imprenditoriali ed il giusto
profi lo imprenditoriale si possono
acquisire con il tempo, giorno dopo
giorno, con la buona volontà, con l’impegno, con
l’esperienza e con la formazione. Non dimenti-
cando anche la tenacia. Ammettiamo però, e quindi
IMPRENDITORE SI NASCE O SI DIVENTA? Ogni imprenditore può realizzare con successo la sua idea solo se è disposto ad impegnarsi
lo riconosciamo, che alcune situazioni imprendi-
toriali si possono acquisire per nascita: respirare
aria di imprenditorialità fin da piccoli, concorre a
formare il c.d. “imprinting” di un potenziale impren-
ditore di successo. Ma ciò non toglie il fatto che il
profilo dell’imprenditore lo si conquista! la voglia
di imprenditorialità in Italia è davanti ai nostri
occhi: questo perchè realizzare e creare un’im-
presa dà all’imprenditore una serie di
soddisfazioni umane, professionali ed
economiche che sono alla base delle
sue aspettative. Diventare impren-
ditore è un obiettivo di vita di molte
persone, giovani e meno giovani, che
vogliono creare un’attività propria,
per la quale decidono di investire ed
impegnare risorse umane e finanzia-
rie. Ogni idea imprenditoriale nasce
dalla creatività e dall ’ intuizione di
qualcuno che è disposto a rischiare
in proprio e a diventare il protagonista
della propria vita professionale. Ogni
imprenditore può realizzare con suc-
cesso la sua idea solo se è disposto
ad impegnarsi, sacrificarsi, mettersi in
gioco il rischio che corre è alto, ma se
ha le giuste caratteristche, il rischio lo
può ridurre. Ti chiedi come? Pensa ad
I M P R E N D I TO R I A
3 6 VA L V I B R ATA L I F E A P R I L E 2 0 1 3
Ecco cosa fa un imprenditore: trasforma le idee e le risorse di cui dispone, in sviluppo,lavoro, ricchezza, insomma: in cose reali.
Sergey Brinn erano solo due stu-
denti universitari quando hanno
inventato l’algoritmo che ha otti-
mizzato le ricerche di qualsiasi
parola chiave su internet! Oggi
sono i titolari di una delle aziende
più potenti a livello globale. Ecco
cosa fa un imprenditore: tra-
sforma le idee e le risorse di cui
dispone, in sviluppo,lavoro, ric-
chezza, insomma: in cose reali.
l’imprenditore è la sua impresa:
in essa riversa tutto sè stesso, le
sue capacità, le sue energie, le
sue risorse, la sua volontà e le
sue aspettative. Diventare e fare
l ’ imprenditore signif ica
innanzitutto ccettare
una sf ida con se
stessi, e credere
nel proprio pro-
getto imprendito-
riale, volerlo rea-
lizzare anche met-
tendolo in disus-
sione lì dove è nece-
sario per renderlo
o t t i m a l e e
r i s p o n -
d e n t e
a l l e
e s i -
un imprenditore che sa ben pre-
disporre la sua idea di business,
che conosce bene il suo mercato
di riferimento, che ha capacità
decisionali ed organizzative, che
è in grado di affrontare difficoltà
e problemi, che sa coinvolgere
le risorse umane nel suo pro-
getto, e che è anche un buon
comunicatore. Dunque diventare
imprenditore vuol dire avere una
idea di business e realizzarla
con un progetto di impresa.
Di esempi di idee di business,
che oggi sono dei veri e propri
imperi, ce ne sono veramente
tanti, per fortuna Imperi che
sono nati dall’idea di un sem-
plice commesso di un negozio.
oppure dall’intuizione impren-
ditoriale di un cliente. Basta
pensare all ’ idea “dei pacchi
piatt i” del l ’ IKEA che, oggi,
sono divenuti leggendari per la
società. Questa idea è nata da
un’illuminazione di G. lundgren
che mentre tentava di caricare
nella sua automobile un tavolo
di legno ad un certo punto
ha avuto l’idea di togliere
le gambe del tavolo e di
disporle sotto i l piano,
così da poterlo traspor-
tare con p iù fac i l i tà .
Questa idea è diventata
uno dei principali punti di
forza del marchio: i mobili
dell’IKEA sono infatti pro-
gettat i e real izzat i
per essere smon-
ta t i e imba l -
l a t i . E c h e
vogl iamo dire
de i fondator i
d i GOOGlE,
a t t u a l m e n t e
i l motore di
r icerca N°1
a l m o n d o ?
larry Page e
genze imposte dal mercato.
Attenzione però:per diventare
imprenditore non basta avere
un’idea. Bisogna essere inna-
morati della propria idea, perchè
su questa idea l’ imprenditore
concentra la maggior parte del
suo tempo e della propria vita.
MA QUESTO AMORE, NON
DEvE ANDARE Al DI là DEllA
RAGIONEvOlEZZA: ecco a cosa
serve il business plan! l’abbiamo
scritto più volte che se un’idea
di business è economicamente
poco conveniente, o finanziaria-
mente non fattibile, occorre scar-
tarla. Anche a dispetto dell ’a-
more e se il business plan viene
fatto a regola d’arte, fornisce
tutte le risposte che un impren-
ditore (o un potenziale imprendi-
tore) sta cercando dalla sua idea
di business. Diventare impren-
ditore di successo non è impos-
sibile per chi, alla base dell’ i-
dea imprenditoriale, mette un
impegno costante, motivazione,
pianificazione, analisi, ricerche,
dati assemblati e buone capa-
cità organizzative. E se proprio
non s i possiedono alcune o
nessuna di queste caratteristi-
che, si possono sempre pagare
le persone che invece le pos-
siedono. Molte di loro saranno
contente di mettere le proprie
competenze al servizio di chi è
disposto a dare loro fiducia.
I M P R E N D I TO R I A
A P R I L E 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 3 7
ARCADIA, IL MADE IN ITALy
DAL CUORE DELLA VAL
VIBRATAdi Virginia Ciminà
I M P R E N D I TO R I D E L L A VA L V I B R ATA
3 8 VA L V I B R ATA L I F E A P R I L E 2 0 1 3
QUESTO MESE vI raccontiamo la storia di
un marchio giovane, fresco e dinamico
e lo facciamo attraverso la figura che
rappresenta il cuore di Arcadia, brand di
borse e accessori moda dal tipico stile
Made in Italy.
Pasquale Tondi, che abbiamo avuto il piacere di con-
oscere, è uno dei titolari. l’amore per i dettagli, per il
fashion, per la ricerca costante della qualità e l’accurata
selezione dei materiali, contraddistinguono la person-
alità poliedrica di questa azienda: le loro borse col-
piscono molto per lo stile davvero impeccabile che le
contraddistinguono.
Parlaci un po’ del marchio di cui sei fondatore.
l’azienda è stata fondata nel 1975 da me e mio padre
Tonino Tondi. Tre anni dopo è subentrato in azienda
anche mio fratello Sergio. Inizialmente era un labora-
torio artigianale “Tondi Pelletteria”, lavoravamo inizial-
mente come fasonisti e successivamente distribuendo
i nostri prodotti tramite grossisti nel territorio italiano e
in alcuni paesi europei. Nel 1990, in occasione della
costruzione del nuovo stabilimento nella zona indus-
triale di corropoli, abbiamo deciso di fare un brand tutto
nostro con il preciso intendo di ampliare la nostra rete
commerciale.
Come avete raggiunto la ribalta nazionale?
Abbiamo partecipato al Mipel di Milano, fiera
internazionale della pelletteria, allargando così il nostro
mercato. Da lì abbiamo iniziato a prendere contatti con
diverse aziende. All’inizio ci affidavamo ai distributori poi
man mano abbiamo intensificato la rete vendita, pren-
dendo direttamente contatti con i negozi. Oggi possi-
amo vantare un parco clienti fidelizzato.
Come è nata la decisione di creare un marchio tutto vostro?
Fin dall’inizio l’idea era quella di non lavorare solo per i
grandi produttori. volevamo creare il nostro prodotto cer-
cando una clientela alternativa. la nostra vocazione è di
avere un mercato tutto nostro che rappresenti la forza
dell’azienda, con un’ identità facilmente riconoscibile.
È stata una scelta vincente oppure un limite?
Questa soluzione è stata vitale nonostante la crisi.
Avendo mercato, la nostra politica è di avere clienti fidel-
izzati che si rivolgano a noi nel corso degli anni.
Inoltre partecipiamo a molte fiere: due volte l’anno
al Mipel, poi in Giappone, tre fiere a Mosca, due in
Svizzera, due in Germania e una a Pechino. Giriamo
molto, così da poter avere una visione globale che ci
permette un’evoluzione continua.
I grandi marchi dettano ancora legge sul mercato della moda?
Dobbiamo monitorare i grandi marchi. È si importante
I M P R E N D I TO R I D E L L A VA L V I B R ATA
A P R I L E 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 3 9
vedere come si muovono e quali
novità propongono però bisogna
creare una propria identità rimanendo
fedeli a ciò che vuole il mercato. ci
posizioniamo su una fascia medio
alta.
Siete presenti già in Europa, pensate di espandere ulterior-mente la rete di vendita?
Nel 2012 abbiamo lavorato con
oltre 40 paesi nel mondo, questo fa
meglio capire la nostra propensione
al mercato. Il brand Arcadia si può
trovare in punti vendita multi brand
al dettaglio o in store monomarca.
la rete commerciale è sviluppata a
livello nazionale ed internazionale.
Nel 2009 abbiamo deciso di inve-
stire sul mercato cinese per lo svi-
luppo del brand nei mercati asiatici,
costituendo una nostra società:
Arcadia Shanghai Trading co. ltd
con ufficio e showroom a Shanghai.
Produciamo tutto qui in Italia e stiamo
aggredendo il mercato cinese con il
Made in Italy. le creazioni Arcadia
sono presenti con boutique mono-
marca in punti nevralgici del commer-
cio di lusso: a Shanghai, chengdu e
a Shenyang dove sono stati aperti
tre punti vendita. Prossime aper-
ture anche a Dalian, Shenzhen e
hangzhou.
Molti fason si sono lamentati del fatto che i laboratori cinesi in Italia
hanno strappato il lavoro alle aziende italiane, è tutto vero o ci sono dietro problematiche a noi sconosciute?
Anche noi ci avvaliamo di alcuni labo-
ratori cinesi qui in zona. Non gli affid-
iamo completamente tutto il lavoro
ma parte del processo produttivo,
cosi da poter controllare il risultato
prima del confezionamento. Questo
perché, in Italia, nessuno vuole fare
più questo lavoro e gli specializ-
zati in questo settore scarseggiano
ogni anno di più. Inoltre è venuto a
mancare negli anni, il cambio gener-
azionale che ha praticamente fatto
sparire i tanti laboratori presenti sul
nostro territorio.
Collezione P/E 2013. Qual è il mood su cui avete lavorato?
la nuova collezione primavera/
estate è caratterizzata da borse
grandi a mano e con tracolla,
stampe rettili, colori forti e motivi
floreali, rigorosamente in pelle e
rigorosamente Made in Italy. Stile
per tutti i gusti, sportivo e chic per
una donna moderna e sensibile
alla moda.
Terminiamo con una tua idea sulla Val Vibrata, come la vedi dal punto di vista produttivo?
la val vibrata, nel nostro settore,
contava oltre 300 aziende a livello
produttivo. Potevamo consider-
arla tra le più forte d’Italia, però
con un unico handicap: molti
imprenditori non hanno inves-
tito sulla propria azienda per
creare mercato e a malincuore
devo ammettere che la cultura
dell’imprenditoria è andata via via
scemando.
I M P R E N D I TO R I D E L L A VA L V I B R ATA
RIPRENDIAMO Il
NOSTRO racco -
nto sull’importanza
delle dune costiere
che, come i l lus -
trato nell ’ult imo art icolo, rap-
presentano un patrimonio ambi-
entale sempre più raro e quindi
prezioso per i nostr i l i toral i .
come rare e preziose sono le
“piante psammofile” sul cui sig-
nificato ci eravamo salutati lo
scorso mese. Unione dei termini
greci psammos e filos, il termine
ci suggerisce che queste piante
sono vere e proprie “amiche
della sabbia” si tratta infatti di
specie vegetali che nascono e
si sviluppano spontaneamente
solo in ambienti costieri e sab-
biosi . Proprio in relazione a
questa loro alta specializzazi-
one ambientale, queste specie
presentano una serie peculiare
di caratterist iche che ne tes-
t imoniano la loro capacità di
resistere a condizioni estrema-
mente difficoltose. Stabilito che
I L B I OTO P O C O S T I E R O D I M A RT I N S I C U R OSeconda parte: le piante psammofile
A cura di Angelo Bruni – C.E.A. Scuola Blu - Martinsicuro
a proteggerci dall’azione talvolta
distruttiva delle onde del mare vi
saranno le dune, proviamo ora ad
immaginare di essere noi stessi
una povera piant ina in bal ia
delle altre intemperie di questo
ambiente. Innanzitutto ci trover-
emmo ad affrontare, soprattutto
in estate, picchi di temperatura
elevati, in un ambiente che sap-
piamo già essere arido e quindi
povero di acqua dolce. Inoltre il
vento costiero, oltre a bombar-
darci di granuli di sabbia a tale
velocità e in tale quantità da ren-
derli abrasivi, ha le potenzialità
per spazzarci via dalla nostra
postazione. Insomma vita dif-
ficile quella delle piante psam-
mofile. Eppure sono capaci di
affrontare queste diff icoltà in
modi differenti: c’è chi assume
forme basse, quasi schiacciate,
per non dover aff rontare la
minaccia del vento, e c’è chi si
ancora bene sul terreno con un
apparato radicale profondo, che
permette inoltre di recuperare
l’acqua piovana assorbita in pro-
fondità dalla sabbia c’è poi chi
sviluppa fusti e foglie carnosi,
ricchi di acqua al loro interno, o
chi l’acqua della propria traspi-
razione la trattiene per mezzo
della peluria delle loro stesse
fogl ie. le piante psammofi le
non sono delle “sprovvedute”
e sanno bene come difendersi
dalle avversità. ricordiamo nuo-
vamente che hanno inoltre la
man forte delle dune, strutture
che esse stesse hanno contri-
buito a formare, costituendo uno
di quegl i ostacol i fondamen-
tali per la possibil i tà di accu-
mulo del la sabbia. Seppell i ta
da una prima iniziale quantità di
sabbia, la vegetazione risponde
con una velocità di crescita tale
da rimanere emersa e conse-
guentemente aumentare ulte-
riormente l’altezza di accumulo
in questo modo si instaura una
sorta di gara tra duna e vegeta-
zione, che si concluderà quando
la duna sarà matura e si accor-
perà ad altre dune sviluppatesi
nelle vicinanze fino a formare
lunghi e continui cordoni sab-
biosi. curiosi di sapere quali
specie popolano i l biotopo di
Martinsicuro? Rimanete sinto-
nizzati su queste frequenze.
A M B I E N T E
4 2 VA L V I B R ATA L I F E A P R I L E 2 0 1 3
P O L L I C E V E R D E A D A P R I L E
di Laura Grimaldi
Possono essere impian-
tate in questo periodo
moltissime piante da
appartamento con fio-
ritura in primavera
inoltrata. Parliamo dell’iris o delle
primule queste ultime, spesso
spontanee in molti luoghi d’Italia,
non necessitano di particolari cure
e possono sopravvivere con facilità
a qualsiasi tipo di vaso. lo stesso
vale per le gerbere per le quali si
richiede l’accortezza di tenerle in
una stanza molto luminosa vanno
annaffiate poco e poste in un terric-
cio che deve essere ben drenato,
leggero e sabbioso. Se si esagera
con l’acqua possono essere attac-
cate dagli acari e dal marciume alla
base dei fusti. Nell’orto e nel frut-
teto è tempo del susino i cui frutti
vengono utilizzati sia freschi che
cotti nella preparazione delle mar-
mellate. Deve essere collocato
in una zona luminosa, facendo in
modo che non possa ricevere molto
sole diretto per diverse ore nel
corso della giornata. le irrigazioni
si rendono necessarie in presenza
di esemplari giovani in quanto
generalmente il susino si accon-
tenta dell’acqua piovana.Tra i lavori
di aprile da effettuare vi sono la
manutenzione e la cura delle piante
di agrumi, specialmente se colti-
vati in vaso. Prima di tutto bisogna
pensare ad un eventuale rinvaso,
spesso hanno bisogno di un cambio
di terriccio in modo da dare alle
radici tutto lo spazio necessario
per crescere. Solo in questo modo
sarà possibile ottenere una crescita
rigogliosa della pianta ed un’ab-
bondante fruttificazione. In questo
periodo è possibile, poi, effettuare
la semina della zucca nelle zone
a clima mite. Dopo aver preparato
un buon letto di semina con lavo-
razioni a media profon-
dità e sminuzzato il
terreno in super-
ficie, bisogna
d i s p o r r e
circa 5
s e m i
i n
piccole buche, profonde 2-3 cm
e distanti tra loro poco più di 1
metro. In tempo di luna crescente
possono essere messe a dimora
all’aperto lattuga, indivia, cavolo,
fave e porri. In fase di luna calante
vengono rincalzate le patate, messi
i tutori a pomodori, piselli e fagio-
lini rampicanti concimate le fragole,
i carciofi e le carote che stanno
crescendo. E’ utile, poi, utilizzare
i teli di “tessuto non tessuto” per
proteggere le piantine germinate
dagli abbassamenti di temperatura
notturni.
A M B I E N T E
MATRIMONIO E UN PO’ DI STORIAL’unione tra l’uomo e la donna è indispensabile per la formazione di un nucleo famigliare, quindi si presume che il matrimonio esista fin dall’antichità in diverse forme.
di Maria Rita Piersanti
lA PAROlA “MATRIMONIO” deriva dal latino
matrimonium e ha per radice “ mater-tris “
che significa appunto madre. Questo tipo di
contratto univa l’uomo e la donna nella vita
spirituale e pratica in cui la donna era con
pochissime eccezioni la parte più debole. In passato
serviva solo al marito per prendere possesso della
moglie, quasi a schiavizzarla, per sottometterla. Solo
con il diritto Romano diventò un accordo libero fra due
persone, anche se la parità fra uomini e donne dopo il
matrimonio apparteneva solo alla cultura egiziana. In
passato per unirsi in matrimonio contava solo, l’apparte-
nenza a una stessa religione, a una stessa razza, a una
stessa classe sociale e naturalmente la posizione eco-
nomica, non c’ era spazio per l’amore e i sentimenti.
D’amore si parlerà solo con il cristianesimo, quando
il matrimonio assunse il valore di sacramento, e
come tale era sacro e indissolubile, con l’unico fine
della procreazione. Secondo i giuristi romani il matri-
monio era un’istituzione fondata sul diritto naturale,
definita come unione sessuale dell’uomo e della
donna. Il Medioevo: fu un periodo molto cupo, la
chiesa accettò le regole del diritto germanico in
materia matrimoniale, regole che non riconosce-
vano alcuna autonomia alla volontà degli sposi il
matrimonio si scisse dall’amore, ed ebbe solo un
puro legame di interesse. Il matrimonio germanico
avveniva in due tappe: la prima, costituita da un con-
tratto stipulato dalle famiglie degli sposi nel quale il
potere sulla donna era trasferito dal padre al futuro
marito, che in cambio pagava una dote al padre
S P E C I A L E S P O S I
4 4 VA L V I B R ATA L I F E A P R I L E 2 0 1 3
della sposa, in un secondo momento
seguivano l’accompagnamento
della sposa nella camera nuziale.
Il Rinascimento: anche durante
questo periodo, i matrimoni veni-
vano contratti allo scopo di unire e
rafforzare le famiglie e i patrimoni,
è sempre l’uomo ad essere pre-
dominante, le donne non hanno
nessun ruolo se non quello di
apportare ricchezza al marito. Nel
‘600: c’è il trionfo dell’assolutismo
monarchico, monarchi e re soste-
nevano l’inutilità dell’’amore e della
fedeltà alla moglie, concetti molto
astratti, e preferivano trovare con-
forto tra le braccia di giovani amanti.
Nel ‘700 finalmente il matrimo-
nio comincia ad avere un signi-
ficato diverso. con l’arrivo del
pensiero liberale, si cerca di porre
fine all’arroganza dell’aristocra-
zia, si comincia a cambiare il senso
comune del matrimonio, da sem-
plice contratto economico si tra-
sforma in promessa d’amore.
Nel ‘800 con il romanticismo, si
esaltano i sentimenti e l’amore.
Il matrimonio cambia volto, da
adesso ci si sposa solo per amore.
E’ dall’800 infatti che hanno origine
gran parte delle tradizioni ancora
oggi in uso quali l’abito lungo bianco,
i guanti, la torta nuziale il ricevi-
mento. I concordati tra Stato e Santa
Sede conosciuti Patti lateranensi
o concordato lateranense, hanno
sancito le regole di interazione tra
l’aspetto civile e quello religioso del
matrimonio. Oggi in Italia: esistono
ancora molte usanze, come nell’800,
e ci si sposa di solito per amore,
anche se alcuni fattori come le con-
dizioni socio-economiche, le diffe-
renze sociali, religiose o politiche,
influenzano ancora le scelte delle
persone. Si preferisce sposarsi più
maturi spesso dopo un periodo di
convivenza, si fanno meno figli, sia
per un fattore economico che per
una mancanza di tempo, le donne
sono più indipendenti , lavorano
fuori casa, ed hanno meno tempo
da dedicare ai figli. Tali compiti
adesso sono divisi con il marito.
Nonostante molte coppie decidano di
non sposarsi e di convivere, il matri-
monio rimane per la maggior parte
delle persone il giorno più bello della
propria vita. E per voi?
S P E C I A L E S P O S I
B O N TO N E T R A D I Z I O N Idi Maria Rita Piersanti
Secondo il galateo lo sposo dovrebbe acquistare e
consegnare il bouquet alla sposa la mattina stessa
delle nozze ( ci sono poi da considerare le
varie tradizioni che cambiano da paese
e paese). Il bouquet è secondo la
tradizione, l’ultimo omaggio dello
sposo per la sposa e chiude
il ciclo del fidanzamento.
l’usanza vuole che
lo sposo lo faccia
recapitare al mattino
a casa della sposa anche
se in realtà è la sposa stessa a
sceglierlo in quanto deve armonizzare
con il suo abito. In alcuni paesi è
addirittura la suocera a regalarlo. Alla
fine del ricevimento sarà lanciato a caso
tra tutte le ragazze nubili: chi riuscirà ad
afferrarlo dovrebbe sposarsi entro l’anno.
IL BOUQUET
L e f e d i .
l’USANZA DI PORTARE
la fede all’anulare sini-
stro risale addirittura all’e-
poca degli antichi Egizi.
Essi credevano infatti di
aver individuato una vena che, par-
tendo dall’anulare sinistro, arrivasse
fino al cuore: lungo questa vena pen-
savano che corressero i sentimenti.
“legare” l’anulare significava quindi
garantirsi la fedeltà. Per incoronare
e sigillare l ‘unione tra gli sposi già gli
antichi Romani si scambiavano anelli
di ferro, per l’antica legge ebraica le
fedi avevano ancor più importanza,
infatti ritenevano che solo lo scambio
di questi anelli fosse sufficiente a
rendere legale il matrimonio. Nel
Medioevo, quando non aveva ancora
preso totalmente piede lo scambio
degli anelli, la “fede” era di grande
fattura e di pari preziosità, spesso
lo sposo inanellava la sposa con
tre anelli. In alcune regioni d’Italia è
anche chiamata “vera”, termine vene-
to-slavo, che significa fedeltà, all’in-
terno si è soliti incidere la data del
matrimonio ed il nome della Sposa in
quella di lui ed il nome dello Sposo in
quella di lei.la tradizione vuole che
sia lo Sposo a pagarle ed a conser-
varle fino al momento dello scambio,
ma spesso sono i testimoni a rega-
larle. Saranno poi i paggetti a por-
tarle sull’altare per la benedizione.
le fedi più indossate sono la “fran-
cesina”, la classica oppure la piatta.
chi preferisce qualcosa meno tradi-
zionale può optare per un modello
incrociato a più cerchi, oppure può
scegliere la vera con un piccolo dia-
mante, o addirittura con una serie di
diamanti
La dote.Secondo la tradizione lo
sposo, per tutto il primo
anno di matrimonio non
doveva sostenere spese per
l‘abbigliamento della moglie e
quindi la famiglia di lei forniva gli
abiti, biancheria e accessori.
S P E C I A L E S P O S I
4 6 VA L V I B R ATA L I F E A P R I L E 2 0 1 3
lA TRADIZIONE vUOlE
che gli sposi non si
vedano e si parlino prima
della cerimonia nuziale. Ai
tempi delle corti secondo
la tradizione l’uomo rapiva la sua
preferita e scappava in groppa al
suo cavallo cingendola con braccio
sinistro, mentre con il destro guidava
lA cERIMONIA
Secondo il galateo parenti e amici aspetteranno l’arrivo della sposa in chiesa. la
sposa e i suoi parenti devono disporsi a sinistra della chiesa guardando l’altare.
Mentre lo sposo e i suoi parenti si disporranno a destra.
il suo destriero lontano dal villaggio
, in più per difendere la sua amata,
usava, il destro per impugnare le
armi. In alcuni paesi per tradizione,
la sera precedente al matrimonio
lo sposo organizza una serenata
sotto la finestra della futura sposa.
lo accompagnano parenti e amici
e naturalmente un musicista con il
violino, la chitarra o la fisarmonica.
A fine serenata un ricco buffet per
tutti in segno di ringraziamento
viene offerto dai genitori della sposa.
Ogni cultura ha le sue tradizioni e
superstizioni, anche riguardo le
nozze. Pare che nella cultura greca
si infili una zolletta di zucchero nei
guanti, addolcirà l’unione. Un po’
meno divertente è trovare un ragnetto
nell’abito da sposa, però secondo
gli inglesi porta fortuna.Per gli indù
sposarsi in un giorno di pioggia
porta fortuna e si dipingono le mani
e piedi con disegni fatti con l’henné
per tenere lontano il malocchio. In
Olanda piantano un pino nel giardino
davanti casa dei neo sposi perché si
pensi porti fertilità e fortuna.
Il velo nuziale
Ai tempi dei romani i matri-
moni erano spesso concordati
tra famiglie per motivi politici
o di interesse, senza che i
due sposi si incontrassero
mai prima del giorno del
matrimonio.
La sposa si copriva quindi
il volto fino alla fine della
cerimonia per evitare che lo
sposo, scorgendo il suo reale
aspetto, interrompesse il rito
nuziale.
E’ tradizione in alcune regioni,
tramandare di generazione
in generazione il velo per il
giorno delle nozze
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I L M AT R I M O N I O E L A
S C A R A M A N Z I Adi Maria Rita Piersanti
SONO TANTE lE
usanze legate alla
superstizione riguar-
danti il matrimonio.
vediamo insieme
come arrivare all’altare senza che
il fato ci sia avverso. Queste le
cose che portano bene. la tradi-
zione vuole che la sposa porti con
se il giorno del matrimonio 5 cose:
- una cosa prestata: ad indicare
l ‘affetto delle persone care che
rimangono vicine in questo pas-
saggio dal vecchio al nuovo.
- una cosa regalata: a ricordare il
b e n e
d e l l e
p e r s o n e c a r e .
- una cosa blu: anticamente il
colore blu era il colore che sim-
boleggiava la purezza ed era
il colore dell’ abito della sposa.
- una cosa vecchia: che simbo-
leggia la vita che si lascia alle
spalle e l’importanza del passato
che non deve essere dimenticato
nella transizione verso la nuova.
- una cosa nuova: che simboleggia la
nuova vita che sta per iniziare, indica
tutti i nuovi traguardi e le novità che
porterà con sé. c’è sicuramente un
diktat che è più o meno valido in tutto
il mondo: lo sposo non deve
vedere mai la sposa con indosso
l’abito nuziale soprattutto a partire
dalla mezzanotte del giorno prece-
dente. Una volta che si è vestita la
sposa
n o n
p u ò
p i ù
g u a r -
d a r s i
a l l o
spec -
chio, a
m e n o
c h e
non si
S P E C I A L E S P O S I
4 8 VA L V I B R ATA L I F E A P R I L E 2 0 1 3
tolga un pezzo dell’abito. Il velo
indossato dalla sposa è considerato
più fortunato se donato da una sposa
felice. Se avete minuziosamente
osservato queste regole, ricordatevi
che durante la cerimonia il paggetto
non dovrà far cadere le fedi e se
dovesse capitare l’unica soluzione
per non incorrere nella jella è che a
raccoglierle sia l’officiante del matri-
monio. Se volete augurarvi un’u-
nione solida e duratura quel giorno
indossate un diamante, mentre se è
la fedeltà che vi sta a cuore indos-
sata un’acquamarina. Fuori dalla
chiesa si è soliti essere “bersagliati”
dal lancio del riso, che è simbolo di
ricchezza e felicità. Un’immagine
allegorica molto simile è quella dello
sposo che regala alla sua sposa una
spiga di grano, in segno di prosperità
e fortuna. Ed è ancora più curiosa
quella di regalare alla suocera un
rametto d’ulivo. Dopo l’uscita dalla
chiesa, gli sposi sono accompa-
gnati dagli amici, parenti e invitati
con il corteo nuziale. Qui è usanza
suonare il clacson ripetutamente.
Quello che potrebbe sembrare l’in-
tenzione di fare baccano e di atti-
rare l’attenzione dei passanti è in
realtà il riflesso di un’antica usanza
di fare rumore per scacciare gli spiriti
maligni. Uno dei riti scaramantici di
importazione anglosassone è quello
di conservare una fetta di torta che
verrà mangiata il giorno del primo
anniversario di matrimonio. Questo
garantirebbe alla moglie la fedeltà
del marito. Secondo molti esperti fu
proprio questa usanza a spingere i
pasticceri inglesi a inventare il fon-
dente di zucchero, che si conserva a
lungo. Oggi la si congela, e via! Una
volta a casa, lo sposo deve varcare
la soglia di casa con la sposa in
braccio. Il suo significato è evidente:
il marito promette di prendersi cura
della moglie e di non abbandonare
il tetto coniugale. la tradizione di
sollevare tra le braccia la sposa e
solcare la soglia della nuova casa
risale all’antica Roma: facevano
così per evitare che inciampasse,
presagio infausto, perché signifi-
cava che le divinità non la volevano
accogliere. E poi ci sono le supersti-
zioni legate al matrimonio che richia-
mano la scaramanzia in generale: di
venere e di Marte non si sposa e non
si parte. Ma in Norvegia il maggior
numero di matrimoni si celebra
proprio il venerdì, giorno romantico
per eccellenza perché sotto la pro-
tezione di venere, dea dell’amore e
dell’ armonia, quindi, come vedete, è
tutto relativo. Mai sposarsi di venerdì
13! Forse è per questo motivo che
molti sposi hanno deciso di convo-
lare a nozze l’11 novembre 2011
(11/11/11) soprattutto in cina come
abbandono della vita da single. Date
a parte, i giorni fortunati per il matri-
monio sarebbero il mercoledì e il
lunedì. Il giovedì potrebbe portare
dispiaceri alla sposa, il sabato non
è considerato un giorno fortunato e
di domenica non ci si sposa perché
è il giorno dedicato al Signore. In
realtà ognuno sceglie la data in
base a tante e diverse esigenze. Si
dice spesso “Sposa bagnata sposa
fortunata”. certo può sembrare un
modo gentile per consolare gli sposi
per non aver scelto una giornata di
sole, ma anche in questo caso c’è
una spiegazione. la pioggia simbo-
leggia la fortuna e l ‘abbondanza che
cade generosa sugli sposi. Pare che
il detto sia nato in Gran Bretagna,
dove le giornate di sole non sono
così abbondanti come in altri luoghi
del mondo.Infine il classico lancio del
bouquet a fine cerimonia. la sposa
con le spalle rivolte verso un gruppo
di amiche presenti alla cerimonia
lancia il suo bouquet. Per la ragazza
che riesce ad afferrarlo, rappresenta
l’augurio che possa ricevere presto
una richiesta di matrimonio. Infatti in
antichità i fiori usati erano fiori d’a-
rancio che oltre a significare abbon-
danza, felicità e prosperità, signifi-
cavano anche una richiesta di matri-
monio. Ma perché i fiori d’arancio
vengono associati al matrimonio?
Ecco la risposta. Secondo una leg-
genda, un giorno un re spagnolo
ricevette in dono da una bellissima
fanciulla un albero d’arancio che fece
piantare nel giardino del castello.
Durante una visita, un ambasciatore
chiese al re se potesse regalargli un
ramoscello ma il sovrano rispose che
non voleva dare a nessuno la sua
preziosissima pianta. Di fronte a quel
rifiuto, l’ambasciatore chiese al giar-
diniere del palazzo di spezzare un
ramo dall’albero e darglielo: l’uomo
esaudì la richiesta dell’ambasciatore
e fu ricompensato con 50 monete
d’oro, con le quali poté, finalmente,
dare una dote alla propria figlia per-
mettendole, così, di essere corteg-
giata e data in sposa. la ragazza
trovò finalmente marito e il fatidico
giorno decise di adornarsi i capelli
con un ramoscello di fiori d’arancio
così da rendere omaggio alla pianta
che le aveva dato la possibilità di
sposarsi ed essere felice. Da quel
momento in poi il profumatissimo
fiore di zagara fu associato al matri-
monio.Scaramanzia a parte, tanta
felicità a tutti voi!!!
A P R I L E 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 4 9
I L C I C L O N E S A I N T L A U R E N Tdi Federica Bernardini
Yv E S S A I N T
lAURENT: non solo
uno stilista ma un
innovatore costante,
un modernizzatore
dell’immagine femminile, colui che ci
ha regalato alcuni degli stili più rap-
presentativi della moda tra cui l’abito
Mondriant, lo Smoking, la Sahariana.
Sono passati quasi 5 anni dalla sua
morte, eppure Monsieur Yves riesce
ancora a far parlare di sé, tanto da
suscitare interesse anche nel mondo
cinematografico. Infatti verranno
dedicate ben due pellicole alla vita
del grande stilista: la prima, dal titolo
Yves Saint laurent, curata dal regista
Jalil lespert, si incentra sul rapporto
con il socio e compagno dell’artista
Pierre Berger ( quest’ultimo entu-
siasta del progetto). Il secondo film
Saint laurent sarà invece diretto
da Bertrand Bonello e si concen-
trerà sul decennio 1965 – 1976
della vita dello stilista. Ambedue
le produzioni sono iniziate, quindi
ci resta solo aspettare. Ma nell’at-
tesa la Maison francese ci stupisce
con la nuova campagna pubblicita-
ria “progetto musica” che vede pro-
tagonisti icone del pop e del rock.
Per la linea femminile è stata scelta
courtney love, per quella maschile,
invece, colui che negli anni 90 è
diventato famoso più per le trasgres-
sioni e gli scandali che per la sua
musica: Marilyn Manson, un volto
sicuramente non comune e difficile
da dimenticare, una scelta corag-
giosa che si allontana dagli stereo-
tipi delle pubblicità di moda, dai soliti
modelli perfettamente costruiti.
L’abito Mondrian del 1965,
al centro una foto di Yves
Saint Laurent, a destra
uno scatto della campagna
pubblicitaria con Marilyn
Manson
M O DA
5 0 VA L V I B R ATA L I F E A P R I L E 2 0 1 3
Il vERDE È il colore dell’equilibrio,
dell’armonia, infonde senso di giustizia
e grandezza d’animo Nasce dall’unione
di due colori: il blu, che rappresenta la
calma e il giallo, espressione di energia
pura.. Sarà anche per questi motivi che
Pantone nella presentazione del consueto
Fashion color Report per la primavera 2013
ha proclamato il verde il colore di tendenza
della stagione. Gucci, Kenzo, lanvin, Miu Miu,
Trussardi hanno sfoderato la loro creatività con
capi raffinati ed insoliti in tutte le sue tonalità
passando dallo smeraldo alla nuance botti-
glia, da quella pastello a quella mela. la mania
total green non ha colpito solo la moda ma
ha investito anche l’inventiva di molti designer
di oggetti d’arredo... insomma ci attende una
stagione a contatto con la natura e con le sue
mille espressioni. Sta a noi solo scegliere la
tonalità che più ci piace. la mia? Sarà per la
pietra preziosa che rappresenta ma senza
ombra di dubbio quella smeraldo, e la vostra?
T OTA L G R E E N E V E R G R E E N
M O DA
A P R I L E 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 5 1
L’ I M P O RTA N Z A D E I S O G N I P E R I L B E N E S S E R E P S I C O L O G I C Ol
’UOMO È SEMPRE stato
affascinato dai sogni e dal
loro significato: la sen-
sazione è che, essendo
così misteriosi e appa-
rentemente fuori dal controllo della
nostra mente, celino qualcosa di
importante e significativo. Il sogno
è un immancabile accompagna-
tore delle nostre notti. Alcuni ricor-
dano i propri sogni ogni mattina,
con facilità altri, invece, solo rara-
mente trattengono le immagini
dell’attività onirica oltre il risveglio.
c’è anche chi afferma di non
ricordarli mai: più un sogno è carico
emotivamente, più viene censurato.
Ognuno d i no i , t u t tav ia ,
sogna ogni notte, più volte:
non è possibile non sognare.
Secondo i più recenti studi a riguardo
si sogna affinché il cervello possa
svegliarsi da quella sorta di coma
cui va incontro tutte le notti e per
farlo, ha bisogno di impegnarsi in
una minima attività che è appunto
rappresentata dal sogno l’attività
onirica permette, in questo modo, di
tenere attiva la mente. Ma vi sarebbe
anche un altro motivo che spieghe-
rebbe la necessità di
sognare. la motiva-
zione è di natura psico-
logica e deriva da tutte
quelle informazioni che
bersagliano il cervello
e che solo col sogno
riusciamo ad elabo-
rare, con il risultato di
assistere al consolidamento della
memoria a breve e lungo termine.
Si sogna, infatti, tutte le volte in cui
c’è un grosso carico emotivo o un
momento di introversione dunque il
sogno deve essere visto come un
mezzo per scaricare le tensioni psi-
chiche della giornata. c’è anche un’i-
potesi suggestiva: attraverso i sogni
si dà vita a desideri che da svegli
sarebbero difficili o impossibili da
realizzare. Il sogno rappresenta, in
quest’ottica, la compensazione di
fantasie e desideri rimasti incompiuti.
I sogni rappresentano metafore che
parlano dell’attualità psicologica di
ciascuno e la comprensione del loro
linguaggio è la via di accesso al loro
significato. Inoltre, attraverso l’utiliz-
zazione dei propri sogni è possibile
creare un momento di ascolto e di
riflessione su se stessi in grado di
mettere l’individuo in contatto con
quelle parti di sé meno coscienti.
Rubrica a cura della
Dott.ssa Simona
Annunzi
D I A L O G O
A P R I L E 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 5 5
E’ impor tan te fa re
visite periodiche dal
dentista e lavarsi
i denti minimo due
volte al giorno per
due minuti, in modo da salva-
guardare la salute di tutto il cavo
orale. Inoltre, è essenziale usare
il filo interdentale tutti i giorni per
rimuovere ogni residuo di cibo
che si infila tra dente e dente.
Dopo avere scelto uno spazzo-
lino a setole medie (da sosti-
tuire al massimo ogni 3 mesi)
e c o l m a n i c o
rigido, per lavare
i denti effettuate
un mov imen to
in verticale par-
t e n d o d a l l a
gengiva verso il
den te . Ques to
vale sia per l’ar-
ca ta super iore
che per quel la
i n f e r i o r e , p e r
l ’ e s t e r n a , m a
anche per quella
i n t e r n a . Pe r
rendere i dent i
più bianchi si può ricorrere allo
sbiancamento dentale, effettuato
dai dentisti o comprando i kit
in farmacia. Ma ci sono anche
opzioni più “soft” come com-
prare un dentifricio sbiancante
o mettere un po’ di bicarbonato
sullo spazzolino. Quest’ult imo
metodo va utilizzato al massimo
una volta a settimana in quanto
i l b icarbonato , leggermente
abrasivo, potrebbe rovinare lo
smalto dei denti. Tenete sempre
conto che ciò che fa ingiallire i
denti e dare alito cattivo sono
sostanze acide come succhi di
frutta, il vino, il caffè.Preferite,
infine, un collutorio fatto in casa.
I l più veloce da fare è quello
con acqua e bicarbonato: basta
prendere un bicchiere d’acqua
e aggiungere un cucchiaio di
bicarbonato.
DENTI BIANCHI E ALITO
PERFETTOIl sorriso è il nostro biglietto da visita: denti bianchi e curati attirano sempre
attenzione e alla base di questi c’è sicuramente una buona igiene orale.
di Laura Grimaldi
B E L L E Z Z A
Il CecchinoUscirà il 1 maggio 2013 il film italo-fran-
cese diretto da Michele Placido con
protagonisti Daniel Auteuil e Mathieu
Kassovitzaffiancati da luca Argentero,
violante Placido e Olivier Gourmet.
Prima esperienza italo-francese per
Michele Placido che, dopo la regia di
vallanzasca - Gli angeli del male e in
concomitanza con diverse regie teat-
rali, viene adottato dai cugini francesi
per dirigere il poliziesco Il cecchino, un
film di genere con venature noir che si
rifà alla lunga e gloriosa tradizione dei
polar. Sulla scia del successo ottenuto
in tutto il mondo dal ‘suo’ Romanzo
criminale, il regista pugliese accetta
di dirigere una storia scritta da due
giovani esordienti che compensa
tutta l’inesperienza degli sceneggia-
tori con un cast al di sopra di ogni più
rosea aspettativa che comprende tre
stelle del cinema francese quali Daniel
Auteuil, Mathieu Kassovitz e Olivier
Gourmet accompagnati in ruoli decisa-
mente minori dai nostri luca Argentero
e violante Placido.
La grande bellezzall nuovo film di Paolo Sorrentino, inter-
pretato da un cast di grandi attori ital-
iani: Toni Servillo, carlo verdone,
Sabrina Ferilli, Serena Grandi, vernon
Dobtcheff, Isabella Ferrari, luca
Marinelli, Giorgio Pasotti, Giulia Di
Quilio, Massimo Popolizio, Giorgia
Ferrero, Roberto herlitzka, carlo
Buccirosso, Pamela villoresi, Ivan
Franek, Stefano Fregni. Uscirà nelle
sale cinematografiche il prossimo 21
maggio 2013.
Ambientato e interamente girato a
Roma, la grande bellezza è una copro-
duzione Italia-Francia: Indigo Film e
Medusa Film per l’Italia, Babe Films e
Pathe’, che cura anche le vendite inter-
nazionali, per la Francia.Il film si avvale
del sostegno del Fondo regionale per
il cinema e l’audiovisivo della Regione
lazio. Soggetto di Paolo Sorrentino,
sceneggiatura firmata dallo stesso
Sorrentino con Umberto contarello. Il
film avrà luca Bigazzi alla fotografia,
Stefania cella e Daniela ciancio per
scene e costumi, cristiano Travaglioli
al montaggio.
Fast and Furios 6Fast & Furious 6 è un film del 2013
diretto da Justin lin. Il film uscirà nelle
sale cinematografiche il 22 maggio
2013. vin Diesel, Paul Walker e
Dwayne Johnson i protagonisti, affi-
ancati da Jordana Brewster, Michelle
Rodriguez, Tyrese Gibson, Sung
Kang, Gal Gadot, chris “ludacris”
Bridges, Elsa Pataky, luke Evans e
Gina carano.
Da quando Dom (vin Diesel) e Brian (
Paul Walker) hanno portato a termine
la rapina di Rio sgominando l’impero
di un boss e lasciando la loro squadra
con 100 milioni di dollari, i nostri eroi
si sono disseminati in tutto il globo.
Ma l’impossibilità di tornare a casa e
una vita perennemente in fuga, lasci-
ano incomplete le loro esistenze. Nel
frattempo, hobbs (Dwayne Johnson)
è all’inseguimento di una letale orga-
nizzazione di esperti piloti merce-
nari attraverso 12 paesi, la cui mente
(luke Evans) è aiutata da uno spietato
luogotenente che si rivelerà essere
l’amore che Dom credeva morto: letty
(Michelle Rodriguez).
A M A G G I OC I N E M A
A P R I L E 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 5 7
Se da un lato piace-
vole è per chi v ive
sul la costa condivi-
dere profumi e colori
di una giornata di sole
passeggiando o facendo jogging
su l lungomare con i l p ropr io
cane, d’altro canto, meno pia-
cevole potrebbe essere trovarsi
a discutere con un vigile urbano
se dovesse malauguratamente
coglierci impreparati al le prese
con le deiezioni del nostro amico a
quatto zampe! Ahimè si sa la legge
non ammette ignoranza!!Informia-
moci su cosa il nostro comune ci
consente o meno di fare...e soprat-
tutto facciamo sempre riferimento
sul sacrosanto buon senso!!!!
RUBRICA A CURA
della Dott.ssa
Federica Pompei,
Medico Veterinario
ATTENTI AL CANE Passeggiare con il proprio cane in luoghi pubblici....attenti ai
regolamenti comunali!!
C u o r i c i n i a l l e m e l e e m i e l e
Ingredienti per una teglia da forno: 1-2 mele; 250 g di farina di grano integrale; 1 cucchiaio di miele; 2 cuc-chiai di olio d’oliva; 1 uovo; farina per il piano di lavoro.
Si incomincia preriscaldando il forno a 180°C (forno ventilato 160°C). Si grattugiano le mele eliminandone il torsolo, si prosegue poi mesco-landole con gli altri ingredienti lavorando con la frusta a gancio fino ad ottenere un impasto ela-stico che stenderemo successivamente sul pia-no di lavoro infarinato fino a raggiungere, con la lavorazione dell’impasto, uno spessore di cir-ca 5mm. Potremo a questo punto ritagliare con apposite formine i biscotti facendo loro assume-re una forma a cuore. Dopodiché disponiamo i biscottini in una teglia rivestita con carta da for-no e cuoceremo il tutto per circa 30-40 minuti.Consigli: le mele contengono importanti vi-tamine che nel cane svolgono una funzio-ne “basica” pertanto indicate per i quattro zampe che soffrono di acidità di stomaco.
R i c e t t a
P E T
5 8 VA L V I B R ATA L I F E A P R I L E 2 0 1 3
R I C E T T E
A P R I L E 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 5 9
INGREDIENTI
Insalata (indivia), coratella (cuore, fegato e
polmoni) e budella di agnello, cipolla e aglio
freschi, maggiorana, prezzemolo, vino bianco.
di Valeria Conocchioli
PROcEDIMENTO:
Aprire le budella nel senso della lun-ghezza e lavarle accuratamente con acqua, aceto, sale e vino. Tagliare a listelli la coratella, lavarla, salarla e siste-mare 2-3 listelli su una foglia di insalata con cipolla, aglio, prezzemolo e mag-giorana. chiudere il mazzetto e legarlo con le budella. Far bollire le mazzarelle, scolarle e cuocerle a fuoco lento con acqua, sale e vino per due ore abbon-danti, finché non sono ben ritirate e dorate.
L E M A Z Z A R E L L E
A CURA DI PAOLO GATTI IN COLLABORAZIONE CON FLORINDO FANì
T E M P O L I B E R O
6 0 VA L V I B R ATA L I F E A P R I L E 2 0 1 3
Orizzontali
1- A l b u m dei Nomadi 6- Tavolazzi, bassista italiano 10- T’anzegn a la scol 11- Radice inglese 12- Internet service provider italiano legato ai videogame 14- carta britannica 15- Diciottesima l e t t e r a d e l l ’ a l f a b e t o italiano 16- Athens Stock E x h a n g e 18- Paperon I n t e l l i g e n c e Agency 19- comune vibratiano dal nome “ pacifico “ 26- Periodico brasiliano 27- Il Sindaco di civitella del Tronto 30- Strumento idiofono africano 31- Provincia abruzzese 32- Scuro al ritroso 33- Altro nome di Gaia 34- Fiume svizzero 35- Santo patrono di colonnella 37- Torretta incompleta 40- Insegue in Portogallo 41- costituisce l’atmosfera terrestre 42- Orient Express 43- App per il cambio valuta 44- Abbreviazione di geonomenclature 46- Outlook express 48- In mezzo al boom 49- E’ lungo 652 Km 50- Formato per scambio di feed 52- Figlio di Adamo ed Eva 55- Durante di Alighiero degli Alighieri 58- I canali uno, due e tre della tv 59- A tajacoccia prende tutto 60- le frazioni di corropoli 61- Diminutivo di Isabella 62- Zona Industriale 63- Persona incapace di relazionarsi
CRUCIVIBRATASoluzioni Orizzontali: Contro 6- Ares Prof Root Ngi 14- Paper 15- Ti 16- Ase 18- Pia 19- Controguerra 26- Oparana 27- Ronchi 30- Cabasa 31- Pescara 32- Orucs 33- Gea 34- Aar 35- Michele 37- Torrett 40- Encegue 41- Aria 42- Oe 43- Oanda 44- Geonom 46- Oe 48- Oo 49- Po 50- Opml 52- Set 55- Dante 58- Rai 59- Asso 60- Undici 61- Isa 62- Zi 63- Disadattato Soluzioni Verticali: 1- Contrassegno 2- Npi 3- Tr 4- Rosse 5- Of 6- Ara 7- Ropp 8- Eoei 9- Straziante 13- Giona 16- Au 17- Erre 19- Cocomero 20- Oparin 21- Nabucco 22- Trachea 23- Ga 24- Rosario 25- Ancarano 28- Care 29- Hr 31- Patagonia 33- Geea 36- Ludo 38- Ore 39- Tommaso 45- Oprit 47- Essi 49- Padd 51- Lia 53- Es 54- Tod 55- Dna 56- Tct 57- Eit 59- Az 60- Us
Verticali
1- M o d a l i t à di pagamento 2- Test per l ’ a l z h e i m e r 3- Tir ai poli 4- le rose di una famosa c a n z o n e 5- Osservatorio F i n a n z i a r i o 6- vedi Foto 7- Marca di pipe 8- P a r i nei fenomeni 9- A t r o c e , penoso 13- Profeta Ebreo 16- Astronomical Unit 17- lettera presente in
undici dei dodici comuni vibratiani 19- lu cetrò in italiano 20- Biochimico russo 21- la terza opera di verdi 22- Forma con laringe e bronchi le vie aeree inferiori 23- Dominio del Gabon 24- lo si recita prima della messa 25- comune sia della val vibrata che della Slovenia 28- costose 29- human Resource 31- Regione geografica tra Argentina e cile 33- Group for Energy Efficient Appliances 36- Gioco latino 38- Portinaie dell’Olimpo 39- Nome di Buscetta 45- Giro ad Amsterdam 47- Pronome personale terza persona plurale 49- Personal Access to Displey Device 51- la levi de “lo strano presepe “ 53- Esempio 54- Il Williams regista di Paranormal Activity 2 55- Polimero organico composto da nucleotidi 56- le dispari di Tacito 57- Engineer in training 59- Dominio dell’ Azerbaijan 60- Noi a londra
vignette a cura di Rossano Piccioni
C U R I O S I TA’
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S E C T I O N N A M E
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S E C T I O N N A M E
A P R I L E 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 6 3
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