Lalba a mezzanotte
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Lalba a mezzanotte
di Stefano Massini
[email protected] NOVEMBRE 2006
SIAE Tutti i diritti riservati
Einterdetto ogni utilizzo di questo testo
Senza il preventivo assenso dellautore
Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi.
Cesare Pavese, Il mestiere di vivere LAlba a Mezzanotte
di Stefano Massini
*
Personaggi
Il paziente
Il dottor Gustav Olef
Reine Levson, caposala
Lisa Morike, infermiera
Ollie Nyman, infermiera
*
La sera del 7 settembre 1940.
Primo Tempo
La spaziosa camera di un pi che perfetto ospedale nordico. In realt laspetto generale farebbe pensare pi che altro a una clinica per benestanti, dove sia orgogliosamente bandita ogni traccia di incuria da sanatorio o di grigiore proverbiale da corsia. Al contrario, tutto sembra ispirato alla pi nobile purezza e se non fosse per la foggia clinica del letto, sarebbe tranquillamente possibile crederla una accogliente stanza dalbergo.
Lineari rifiniture lignee decorano senza eccesso tutto il perimetro della stanza, slanciando le sagome squadrate di una porta sul fondo e di tre notevoli vetrate che occupano per intero il lato sinistro della camera. Immerse nella luce nitida che si spande dallesterno, si affermano pareti pulitissime di intonaco celeste e bianco, di uno smalto talmente vivo che si direbbero appena imbiancate. La completa superficie delle vetrate scomposta da una finissima scacchiera di legno bianco - tipica delle finestre scandinave - che proietta sul pavimento un pacifico disegno di riflessi ed ombre rettangolari.
Sulle pareti fanno bella mostra numerosi quadri delle pi diverse dimensioni, raffiguranti paesaggi e ritratti fra i pi disparati. In uno di essi pi grande degli altri salta agli occhi un sentiero di campagna fra gli alberi. Due sedie sono disposte intorno al letto, mentre una poltrona da convalescenza si lascia inondare dalla piena luce delle vetrate. Un telefono per comunicazioni interne attaccato alla parete sul fondo.
Oltre una tenda tirata davanti alle finestre - si percepisce la luce colorata di un crepuscolo: le ombre a terra sono lunghissime e tutto lascia credere che il sole stia per tramontare a momenti.
Un paziente di mezza et giace disteso nel letto, sotto un lenzuolo prudentemente rimboccato.
Su un tavolino quelli che erano forse i suoi abiti, accuratamente ripiegati.
La giovane infermiera Nyman gli sta seduta accanto e con dedizione legge a voce alta da un libro.
Infermiera Nyman(leggendo) Non sapeva che cosa lo spingesse. Ma qualsiasi cosa fosse gli sembrava del tutto naturale. Come se l'avesse sempre avuta dentro e da tempo immemorabile. Per questo - nonostante fosse solo un bambino - sent chiaramente che il momento era importante. Raggiunse in punta di piedi la porta socchiusa del salotto. Prese un respiro, chiuse gli occhi per farsi coraggio, afferr con la piccola mano il pomo freddo della maniglia e la spinse quanto gli bastava per scivolare dentro di soppiatto. Riapr gli occhi lentamente: era solo nella grande stanza, in un silenzio insopportabile. E forse perch aveva solo sei anni - o forse per la penombra che riempiva quel salone tappezzato di tende - egli si chiedeva cosa fosse quella montagna di legno scuro che pur non avendo mai visto sentiva di aver sempre conosciuto. Esit un attimo, senza mai togliere gli occhi da quel gigante di mobile scuro che lo fissava da l, nell'ombra, e - con voce che solo lui sentiva - gli chiedeva, gli ordinava, di avvicinarsi. Infine, combattuto com'era fra uno strano senso di paura e di curiosit, lasci che la seconda prendesse all'improvviso il sopravvento: attravers la stanza correndo come faceva il pomeriggio al parco e in un attimo fu l davanti I battiti del cuore li distingueva pi che fossero tamburi. Pens di osservare un grande animale in letargo, che di l a un attimo poteva destarsi e sbranarlo... Eppure non trem. Anzi: vide alzarsi la propria mano - con un coraggio che non aveva - finch un dito si pos sul catafalco nero, alto contro il muro pi che un palazzo. E l, sotto quel dito, sent muoversi un tasto poi un altro poi un altro ancora ed ogni volta un suono inaspettato - sempre nuovo - riecheggiava per la stanza fra i tappeti e il buio, fra il buio e le tende... Ogni suono un tasto, ogni tasto un suono e lui li comandava, come un domatore al circo che addomestica i leoni: ogni tasto un suono, ogni suono un tasto... Fu cos che per la prima volta conobbe il pianoforte....
Entra lInfermiera Morike.
infermiera MorikeIl paziente calmo?
Infermiera NymanCertamente.
Infermiera MorikeLa caposala vuole essere avvertita appena si sveglia.
Infermiera NymanLo far.
Infermiera Morike(vede il libro) Cosa stai facendo?
Infermiera NymanMi hanno dato questo libro: devo leggerlo a voce alta, per il paziente.
Infermiera MorikeChi te lo ha detto?
Infermiera NymanSta scritto sul registro.
Infermiera MorikeNon ho mai sentito che
Entra la Caposala Reine. Pi anziana delle altre, pi autoritaria: una figura che un ruolo.Reine
Hai di nuovo qualcosa da contestare, infermiera Morike? E una scelta del dottor Olef.
Infermiera MorikeOlef? Si occupa lui del paziente?
Reine
E il suo paziente, s. Ogni decisione sulla procedura dipende da lui.
Infermiera MorikeE assurdo leggergli quel libro: non pu sentire.
ReineOgni caso diverso.
Infermiera MorikeLo so.
ReineTu sei nuova qui: perch non vuoi imparare?
Infermiera MorikeNe ho gi visti a decine: so cos giusto
ReineMa non lo chiediamo a te. Sai bene che qui dentro i ruoli sono importanti: rispettarli tutto. Ed ogni paziente viene affidato a qualcuno, rigorosamente. Ti chiaro?
Infermiera MorikeS, caposala.
ReineC un grammofono nella stanza accanto, con dei dischi. Olef vuole che sia portato qui. Dice che la musica far bene al paziente: lo aiuter.
Infermiera MorikeVado a prenderlo.
Esce linfermiera Morike.
Reine
(allinfermiera Nyman) Ti sei occupata di mettere da parte i suoi vestiti?
Infermiera NymanLi ho ripiegati come aveva chiesto, caposala. (mostra gli abiti)
Reine
(guardando gli abiti) Sono molto eleganti. Chiss chi .
Infermiera NymanSembra cos tranquillo.
ReineNon possiamo dirlo: non sappiamo niente di lui. Desidero essere avvertita se vedi un cambiamento, il minimo cambiamento.
Infermiera NymanLa chiamer: immediatamente.
ReineMi trovi nella mia stanza.
La caposala Reine fa per uscire.
Infermiera NymanUn momento, caposala! Avrei una cosa da dirle Se posso.
ReineTi ascolto.
Infermiera NymanHo deciso di insomma
ReineAvanti.
Infermiera NymanIl mese prossimo me ne vado.
Silenzio.
ReineTe ne vai?
Infermiera NymanTorno in Inghilterra: da mia sorella, a Birmingham.
ReineNon la prima volta che lo dici.
Infermiera NymanPer adesso ho deciso. Ho lasciato cos tante cose laggi. Sono molto affezionata a mia sorella.
ReineSo che le scrivi, spesso.
Infermiera NymanNon la stessa cosa. E poi, caposala, sinceramente...
ReineNon ti sei abituata a stare qui, vero?
Infermiera NymanHo voglia di tornare.
ReineLa nostalgia non serve a niente, infermiera Nyman.
Infermiera NymanLo so, ma
ReineOgnuno di noi desidera essere da unaltra parte. Ma pi importante accettare dove si , che sognare di essere altrove.
Infermiera NymanComunque ho deciso.
ReineChe devo dirti? Come vuoi.
Infermiera NymanGrazie.
Rientra lInfermiera Morike con un grammofono, che posiziona su un tavolino.
ReineSono sicura che il paziente si sveglier, fra poco.
Infermiera MorikeCredo anchio.
Infermiera NymanAh! Dimenticavo Guardate: ho trovato questo biglietto nella tasca della sua giacca. Forse importante, non so
Linfermiera Nyman tira fuori un biglietto ripiegato, che mostra alle altre due.
Reine e linfermiera Morike si scambiano uno sguardo molto perplesso.
Infermiera MorikeChe significa?
ReineNon ne ho idea, ma Lo tengo io: non fatene parola.
Reine esce dalla porta.
Infermiera NymanPensi che il paziente nasconda qualcosa?
Infermiera MorikeTutti nascondiamo qualcosa, Ollie. Nessuno arriva qui senza qualcosa da nascondere.
Infermiera NymanPerch dici questo?
Infermiera MorikePerch lo penso.
Infermiera NymanCredi che dovrei leggere ancora?
Infermiera MorikeSe Olef lha detto: il paziente suo, lhai sentito.
Durante le ultime parole il sonno del paziente sembra essersi allimprovviso agitato: egli ora respira con affanno, muove inquieta la testa fra le anse del cuscino, come se fosse preda di un incubo o di una febbre alta.
Il paziente(nel sonno, prima come un mormorio poi pi chiaro) Le fiamme... Le fiamme!...
Infermiera NymanChe ha?
Infermiera MorikeSta per svegliarsi, forse
Infermiera NymanHa una faccia Prima non era cos: suda
Infermiera MorikeAsciugagli la fronte
Nyman gli deterge il sudore dalla fronte con una stoffa.
Ma se il suo scopo la quiete del paziente, il rimedio sembra meno che vano
Il paziente(dimenandosi, nel sonno) Tiratemi fuori! Sono qua sotto!... Brucia tutto!...
Infermiera NymanDovremmo chiamare la caposala
Infermiera MorikeNo, aspetta
InfermierA NymanHa detto
Infermiera MorikeLo so cos ha detto
Il paziente sempre pi agitato...
Il paziente(nel sonno, tormentato) Non respiro!... Tiratemi fuori!... Non respiro!
Linfermiera Nyman si stacca dal letto, corre al telefono, solleva il ricevitore ma lo riattacca dopo un attimo come se non rispondesse nessuno
Il paziente(come sopra) Il fuoco! Le fiamme! Brucia tutto!... Brucia tutto!... Le fiamme! Il fuoco! Sono qui! Sono qui!
Infermiera NymanVado a chiamarla.
Esce di corsa linfermiera Nyman.
Il paziente(quasi gridando, stravolto) Crolla tutto!... Sono qui sotto! Crolla tutto, mi crolla addosso! Crolla! Crolla!
Linfermiera Nyman rientra dal fondo seguita dalla Caposala Reine Levson.
Reine
Da quanto cos?
Infermiera MorikePoco.
Reine
Quanto?
Infermiera MorikeMinuti.
Il paziente
(senza tregua) Salvatemi! Salvatemi!...Reine
Spalanca le tende!
Infermiera MorikeMa da questa parte il sole batte sulle finestre
Reine
Voglio vedere la luce: spalanca le tende.
Linfermiera Nyman apre le tende. Entra la luce fortissima del tramonto.
Il paziente
(dibattendosi, ancora) Brucia tutto! Sto morendo!Infermiera NymanHa iniziato allimprovviso
Reine
Non ha importanza.
Il paziente
(sempre pi forte) Non voglio morire! Non voglio morire!
Infermiera MorikeEra tranquillo, per niente agitato...
Il paziente(contorcendosi come in uno spasmo) Tiratemi fuori! Crolla tutto!... Reine
Ollie, va di l a prendere il registro: corri.
Linfermiera Nyman esce dalla porta.
Reine
(allinfermiera Morike) E tu: cerca Olef.
Linfermiera Morike esce.
Reine si avvicina al letto, bagna la fronte del paziente con la stoffa.
Con compassione lo fissa contorcersi, e come se lui potesse sentirla gli dice a voce non alta:
ReineQualunque cosa sia, sta per passare. Ti sveglierai presto.
Rientra linfermiera Nyman con un registro medico.
Infermiera NymanEcco il registro.
ReineScrivi tutto: come ha cominciato a stare cos, a che ora, in che modo, esattamente dicendo che cosa Devi scrivere tutto: non sappiamo nulla di lui, ogni cosa pu servire a ricostruire.
Linfermiera Nyman scrive sul registro.
Il paziente
(dibattendosi) Brucia tutto!
Infermiera NymanQuanto durer?
Reine
Di solito non molto.
Infermiera NymanLo spero per lui: mi fa pena.
Il paziente
(quasi un grido) Brucia!...
Infermiera NymanNon ho mai visto una cosa del genere. Che gli succede?
Reine
Nessuno lo sa, tranne lui.
Infermiera NymanDice cose tremende.
Reine
Nessuno sa cosha passato. E cosa sta passando ora.
Infermiera NymanMa ora qui! Possiamo
Reine
Cosa?
Infermiera NymanSvegliarlo noi, dirgli che al sicuro
Rientra linfermiera Morike.
Infermiera MorikeOlef non ancora arrivato.
Il paziente
(sempre pi ansimante) Crolla tutto! Tiratemi fuori!
Infermiera MorikeE una sofferenza inutile: svegliamolo.
Reine
In questi casi pericoloso: il passaggio sarebbe troppo forte.
Infermiera NymanLui vorrebbe che lo svegliassimo, di certo.
Reine
Assolutamente no.
Infermiera MorikePerch!
Reine
E nel suo mondo: deve uscirne lui, da solo. Vi dico che si sveglier, fra poco!
Il paziente respira convulsamente, come in una crisi dasma
Linfermiera Morike fa per correre verso il letto.
Reine
(bloccandola) Ferma! Non puoi fare niente.
Il paziente muove tutto il corpo, con tanta forza che il letto si muoveInfermiera NymanSta male!
Il paziente ha degli spasmi al torace
Reine
Si sveglier.
Infermiera MorikeQuando?
Reine
Aspettiamo!
Infermiera Morike Quanto!
Reine
Che ore sono?
Il paziente sembra perfino soffocare.
Infermiera NymanFaccia qualcosa!
Reine
(immobile) Che ore sono?
Infermiera NymanFaccia qualcosa!
Reine
Che ore sono?
Infermiera MorikeFaccia qual
Il paziente lancia un grido tremendo, sul quale si sveglia di soprassalto spalancando gli occhi e drizzando la schiena sul letto.
Silenzio.
Soltanto lansimare del suo respiro.
Le infermiere lo fissano. Accennano un sorriso, che egli non ricambia.
Per alcuni istanti rimangono cos, fuori dal tempo: immobili a guardarsi, a scrutarsi.
Il paziente
(con un filo di voce) Dove mi trovo?
Reine
In un luogo sicuro.
Silenzio.
Luomo si guarda attorno, spaesato.
Il paziente
Era un sogno?
Infermiera MorikeE tutto finito, signore.
ReineSi appena svegliato.
Silenzio.
Il pazienteQuindi sono vivo... Ne sono uscito
Infermiera NymanNon so cosa fosse, ma sembrava tremendo.
Il paziente(ancora suggestionato, preso da un vortice di immagini) Ho provato che vuol dire morire: i miei ultimi istanti, sentirli scorrere senza senza poterli fermare La sensazione di scendere nel buio Una strada che non ha uscita Come se non ci fosse pi niente, come se avessi davvero finito
Infermiera Morike(sorride) E invece tutto ricomincia!Il pazienteEra cos reale
ReineLo credo: quando ci si sveglia non sembra mai possibile che tutto sparisca, cos, in un soffio Eppure adesso i suoi occhi sono aperti, unaltra volta. Ecco, si guardi intorno: di quello che vedeva non c traccia, no? Non c pi niente che la minaccia.
Infermiera NymanPu respirare in pace, ora. Riposarsi.
ReineHa tutto il tempo per riprendere le forze: serenamente.
Silenzio.
Il paziente
Voi chi siete?...
Reine
Siamo qui per aiutarla.
Il paziente
Aiutare me?...
ReineDeve solo stare calmo. (allinfermiera Morike) Scrivi sul registro che il paziente si svegliato. (precisando) Che si svegliato spontaneamente.
Linfermiera Morike esegue.
Il paziente
Cosa mi successo?...
Reine
Sinceramente: non lo sappiamo.
Il paziente
Come sono venuto qui?
Infermiera NymanLei non lo ricorda?
Il pazienteRicordo rumore E buio, molto buio (agitandosi) Ricordo la paura di essere prigioniero Incastrato, chiuso: odio sentirmi chiuso, non poter fuggire, non poter (si getta fuori dal letto) Voglio andarmene!
Il paziente cade a terra per debolezza.
Linfermiera Morike e Reine lo aiutano a sedersi sul letto.
Reine
Lei molto debole. Nelle sue condizioni non possibile uscire.
Il paziente
(frastornato) Le mie condizioni
ReineMi dia retta: se non si agiter, far solo il suo bene. Stare qui necessario, inevitabile. Ma nessuno prigioniero: in fondo questo un posto di passaggio. Ci si resta giusto il tempo per riprendersi ed uscire. Cos sar anche per lei, vedr. Daccordo?
Il pazienteCerto, s
Infermiera MorikeIl nostro compito metterla a suo agio, completamente.
ReineTanto per cominciare: forse al nostro paziente piace la musica.
Infermiera NymanDevo accendere il grammofono?
ReineAbbiamo dischi di valore: Brahms, Chopin, Mozart Quale preferisce?
Il pazienteNon ne ho idea. Non li conosco.
ReineNon conosce Mozart?
Il pazienteS forse Mozart
ReineChi non adora Mozart?
Il pazienteIn questo momento non so Ho una tale confusione
ReineLa musica unottima cura per questo. Rimette a posto i pensieri: ricompone il mosaico La usiamo spesso qui.
Reine cambia il disco sul piatto del grammofono.
Le note mozartiane di Elvira Madigan si spandono per la stanza.
Reine(allinfermiera) Ed ora il paziente vorr qualcosa per riscaldarsi: nella mia stanza c un vassoio con il t, gli far bene. Andate a prenderlo: qui non servite pi.
Le infermiere escono dalla porta.
I due restano soli. In compagnia di Mozart.
Il paziente
Potrei chiederle che giorno oggi?
Reine
Il 7 settembre.
Il paziente
Non mi dice assolutamente niente.
Reine
Sa almeno di che anno?
Il paziente
(riflette, poi) Millenovecento e
Reine
E?
Il paziente
Non lo so.
Reine
Si concentri: provi.
Il paziente
Tanto vale che me lo dica: tirerei a indovinare.
Reine
E il 7 settembre 1940.
Il paziente
Vuoto completo.
Reine
Lo riempir.
Il pazienteHa mai camminato nella nebbia? Ecco: mi sento cos. E anche i miei occhi: sono talmente appannati, vedo le cose come sottacqua.
Reine
Nel taschino del suo abito cera una custodia con degli occhiali.
Il paziente
Quindi porto gli occhiali: una scoperta. Potrei averli?
Reine
Li ho messi da parte.
Reine tira fuori una custodia di pelle e la porge al paziente.
Reine
Eccoli.
Il paziente
La ringrazio. (mette gli occhiali lasciando la custodia sul letto) Decisamente meglio.
Reine
Per il resto come si sente?
Il paziente
Molto stanco. Mi fa fatica respirare.
Reine
Passer.
Il paziente
Mi state curando?
Reine
Le abbiamo dato qualcosa.Il paziente
E poi fa molto freddo.Reine
Effetto del suo stato: anche questo passer.
Il paziente
Quando?
ReinePresto. Glielo prometto, si fidi
Il paziente(sorride) Mi fider.
Luomo si guarda attorno.
Il paziente
E un ospedale questo?
Reine
Lei cosa pensa?
Il pazienteNon so, credo Lei vestita di bianco E la stanza mi sembra Sbaglio?
ReineNo, non sbaglia: io sono Reine Levson, la caposala del reparto, che poi lunico dellospedale Certo ci vuole fantasia a chiamarlo ospedale: due piani in tutto, medici e infermieri li conti quasi sulle dita di una mano Daltra parte questa solo unisola.
Il paziente
Unisola?
Reine
Fjrden, si chiama cos.
Il paziente
Mai sentita.
ReinePer un terzo circondata dal mare, per gli altri due dal ghiaccio. Dove la natura pi nemica, c questisola con tanto di ospedale.
Il paziente
Siamo sul Mare del Nord?
ReineSullArtico. Dieci miglia a settentrione delle Svalbard. Sopra di noi ci sono solo gli iceberg. Ci chiamano isola del non ritorno, ma non si spaventi: solo un modo di dire, da Fjrden si torna sempre indietro. La verit che - qualunque sia il viaggio - qui si ferma, e prosegue in altro modo. Anche da quella finestra si vedono i ghiacci, sa? Quando c il sole accecano (si avvicina alla finestra, guarda) E quelle in fondo sono le case del porto, oltre la scogliera. Non pu sbagliare: sono rosse coi tetti bianchi, tutte intorno al faro Se fa eccezione per le volpi e gli orsi, chi abita a Fjrden sta in quelle case l. Anchio.
Il pazienteNon ha senso Mi chiedo: come ci sono finito?... Come posso esser arrivato quass e non ricordare niente? Deve esserci un motivo per cui mi trovo
Reine
Allisola del non ritorno?
Il paziente
Qui, in cima al mondo.
Reine
Speravamo ce lo dicesse lei.
Il paziente
Non lo so. Davvero: non lo so.
ReineLa sua mente ha chiuso i cassetti. Li chiamano cos: i cassetti della memoria. Accade abbastanza spesso. Appena il corpo si sente in pericolo - appena perde il controllo - mette al sicuro le sue parti preziose: per proteggerle. E i ricordi sono la cosa pi ricca che abbiamo: i ricordi sono tutto Lei deve solo ritrovare la chiave.
Il pazienteE se non la trovassi?
ReineLa trover.
Silenzio.
Il paziente
C una luce cos strana.
Reine
Sempre, qui.
Il paziente
E giorno o notte?
Reine
Il sole appena tramontato. Un attimo fa: mentre lei si svegliava.
Il paziente
Che ore sono?
Reine
Mezzanotte.
Il paziente
E il sole tramontato?
ReineGlielho detto: mentre lei si svegliava, alle ventitr e quarantasei.
Il pazienteLe ventitr e quarantasei
ReineIn punto. Annotiamo tutto su quel registro.
Il pazienteMi sveglio in un ospedale. Su unisola. Fra i ghiacci. E per giunta il sole tramonta alle ventitr e quarantasei.
ReineNon si meravigli: se non fossimo quass sarebbe notte piena. Ma a Fjrden sopra lottantesimo parallelo la luce non vuole regole: le ventitr e quarantasei sono come le undici del mattino.
Il paziente
Che vuol dire?
ReineSiamo nel mese di settembre: il sole non fa tempo a tramontare che gi rinasce. Alle ventitr e quarantasei se ne andato? Fra unora al massimo sorger di nuovo. Di continuo, senza tregua: muore e nasce, rimuore e rinasce Glielho detto: siamo lontani dal mondo qui, lontani dagli uomini, dalle loro leggi. Perfino il sole se ne infischia. Qui comanda la natura: e luomo accetta il gioco, non pu fare altro. Cos vale per tutti noi Ed anche per lei, signor
Silenzio.
Reine
Non ricorda il suo nome?
Il paziente
(concentrandosi) Come mi chiamo
Reine
Non si agiti.
Il paziente
Neanche questo! Non ricordo niente! (gridando) Nulla! Zero!
ReineHa perso molte forze, normale che stia cos
Il pazienteNo, non normale! Non lo dica! Lei mi tratta come se fosse tutto ovvio! Mi dice di stare tranquillo, mi fa sentire Mozart! Come se la cosa non fosse incredibile, assurda!
ReineNon lo . Deve stare calmo.
Il pazienteNon posso stare calmo! E tolga questa musica!
ReineMa
Il pazienteVoglio che la tolga! Subito! La odio!
Reine stacca il grammofono.
Silenzio.
Il pazienteDaccordo Con ordine Lei era presente quando sono entrato qui?
ReineNo, mi spiace.
Il pazienteNon avevo addosso documenti? Non mi avete trovato accanto che ne so un baule, una cassa, un bagaglio?
ReineA dire il vero s: c una valigia.
Il pazienteEbbene? Che aspetta a darmela?
ReineNon le servirebbe.
Il pazienteVoglio vederla: dov?
ReineE questa... (da sotto il letto tira fuori una valigia scura da viaggio) Se la vuole controllare...
Il paziente apre di corsa la valigia: interamente vuota.
Il pazienteNon c niente (cercando fra le tasche, le fodere) Neanche un biglietto, un indirizzo, un pezzo di stoffa: niente.
Reine
Non abbiamo tolto nulla: era gi cos.
Il pazienteNon vi credo! Qualcuno deve averla svuotata: impossibile! Nessuno viaggia con la valigia vuota!
Il paziente getta la valigia a terra, Reine la raccoglie e la richiude lasciandola in un angolo.
Il pazienteCi dovr pur essere qualcuno che mi cerca!
ReineNessuno finora, mi dispiace.
Il pazienteDiffondete la notizia: che c uno sconosciuto, qui, senza memoria
ReineLabbiamo fatto, ma
Il pazienteCosa?
ReineFjrden quasi isolata: deve esserci stata una tempesta di neve al largo, quando capita i ricevitori non funzionano.
Il pazienteAvrete un corriere, un collegamento! Tutte le isole ce lhanno!
ReineNon c anima viva nel raggio di miglia: lisola pi vicina a cinque ore di distanza e il vento soffia gi a dieci gradi sotto zero. Alla fine siamo sulla terra ma fuori dalla terra.
Il pazienteNon possibile!
ReineParler con il dottor Olef e tutto si chiarir, di certo.
Silenzio.
Il pazienteIl dottor?
ReineOlef.
Il paziente(colpito, come da un presentimento) Uno strano nome
ReineLo conosce?
Il pazienteNo: non credo Per
Il paziente sembra cercarsi dentro, chiss dove fra i pensieri
Il pazienteOlef Gustav Olef Si chiama Gustav Olef?
ReineEsattamente, s: Gustav Olef! Si chiama cos.
Il pazienteSo il suo nome
ReineMolto bene.
Il pazienteGustav Olef ma non so dargli un viso
ReinePer sa che si chiama Gustav: deve avere un significato.
Il pazienteMi creda: non so assolutamente perch.
ReineComunque del suo caso si occupa lui. Anzi, forse gi qui. Ha detto di avvertirlo quando lei si svegliava. Lo chiamo subito.
Reine si avvicina al tavolo, solleva la cornetta di un telefono.
Reine(parlando) Il dottor Olef? S, sono Reine, dalla camera diciotto Volevo dirle che il paziente si svegliato Poco fa, s, alle ventitr e quarantasei E debole, lo vedr E non ricorda niente, neanche il nome Gli ho detto della valigia No, non ha nessuna spiegazione Certo, dottore: rimango qui, non mi muovo La aspetto. (riattacca il ricevitore) Sar qui fra un attimo.
Reine fissa il paziente negli occhi:
ReineSenta: lo so che difficile. Ma andr tutto a posto.
Il pazienteChe posso fare? Mi affido a voi.
ReineNon ci vorr molto, lo sento Ecco:le dico che prima dellalba tutto sar pi chiaro.
Entra linfermiera Morike, con un vassoio da t.
Infermiera MorikeIl suo t pronto.
Reine
Se vuole alzarsi pu berlo in poltrona.
Il paziente
Potrei?
ReineNaturalmente, la aiuto io. Nel frattempo linfermiera Morike rimetter un po a posto il suo letto.
Infermiera MorikeNe ha bisogno.
Il paziente
Ho perfino strappato il lenzuolo: non so cosa mi sia preso
Infermiera MorikeNessun problema: lo cambiamo.
Il paziente
Anche il cuscino fradicio di sudore.
Infermiera MorikeNon si deve preoccupare. Sieda in poltrona e dimentichi tutto.
Reine(prende dallappendiabiti una giacca da camera) Ecco: metta questa sulle spalle. Forse non la sua misura, ma tant La teniamo sempre pronta, lavata e stirata, per i nuovi pazienti.
Il pazientePer quelli come me, con la valigia vuota
Infermiera MorikeNessuno viene a Fjrden con la giacca da camera: il Polo Nord non un posto da vestaglia.
Il paziente indossa la giacca da camera.
Infermiera MorikeLe sta perfetta.
Il paziente si alza e appoggiandosi a Reine arriva alla poltrona.
Linfermiera Morike gli versa una tazza di t.
Il pazienteSento che ho la barba sfatta
Infermiera Morike(iniziando a ricomporre il letto) Qui nessuno ci fa caso.
Reinenon ci formalizziamo.
Il pazienteNon questo: non ci sono abituato, mi d fastidio Se fosse possibile avere uno specchio: me la taglio una volta ogni due giorni, con un rasoio bagnato nellacqua (si ferma perplesso, riflette. Poi) Sono ridicolo, vero? Non ricordo come mi chiamo ma so tutto della mia barba
Infermiera MorikeDa qualche parte dovr iniziare!
ReineAvr rasoio e specchio: ce n uno appeso in fondo al corridoio, lo vado a prendere.
Il paziente
Lei gentile.
Reine
Perch non esserlo?
Reine esce dalla porta.
Il paziente inizia a sorseggiare il t dalla tazza bianca, mentre linfermiera cambia il letto.
Infermiera MorikeBeva il suo t: non lo faccia freddare.Il paziente(guardandosi attorno) Chi ha dipinto questi quadri?
Infermiera MorikeLe piacciono?
IL pazienteNon riesco a non guardarli.
Infermiera MorikeIo li trovo cos tristi.
Il pazienteMa c qualcosa di vero, dentro. Qualcosa di forte, di reale. Ho la sicurezza che non siano inventati (fissando un quadro in particolare) Quel sentiero fra gli alberi, ad esempio: giurerei che esiste veramente, cos come sta sulla tela.
Infermiera MorikeA me non dice niente: non mi fa nessun effetto.
Il pazienteNessuno di noi uguale.
Infermiera MorikeGi. Ma a me non faccia caso.
Il pazientePerch?
Infermiera MorikeDetesto i quadri. Sono roba morta, senza vita: gli manca il tempo, mi spiego? Gli manca che ne so?... la foglia che cade dopo un attimo e il ramo non pi lo stesso. E poi il rumore, le voci, le parole, il chiasso: nei quadri non c traccia. Solo silenzio: fisso, immobile Ed io lo odio, non lo sopporto.
Il pazienteMa anche qui da voi c silenzio: molto.
Infermiera MorikeInfatti. Il silenzio che c sullisola fa uscire di testa: non d scelta. E cos forte che vince, su tutto.
Il pazienteChe vuol dire?
Infermiera MorikeChe il mare sugli scogli farebbe rumore ma qui quasi sempre ghiaccio, lo vedi sempre bianco, fermo, muto: silenzio. Come dipinto: come morto. Perfino la pioggia - anche lei farebbe rumore - qui diventa subito neve, e per quanto sia forte nemmeno la senti. Non ci ho mai fatto labitudine.
Il paziente
Lei non di qui?
Infermiera MorikeNessuno lo . Le sembrer strano ma quass non ci si nasce: ci si arriva e basta Magari per fuggire, come lei
Silenzio.
Il pazienteIo? Fuggire?... Perch dice questo? Sa qualcosa?
Entra Reine, con uno specchio e un rasoio da barba.
ReineLo specchio che ho trovato abbastanza grande, pu appoggiarlo alla spalliera del letto. Per la sua barba andr pi che bene: non crede?
Il paziente scaglia con forza a terra la tazza del t, che va in frantumi.
Silenzio.
Reine(allinfermiera, subito) Che gli hai detto?
Infermiera MorikeNiente. Solo
Reine
Non credo che ci interessino le tue storie.
Il paziente
S invece: voglio che mi racconti.Reine
Stai affaticando il paziente: deve riposare.
Il paziente
Glielo chiedo io.
ReineParlerete pi tardi.
Il pazientePi tardi!
ReineOppure domani. Per il bene del paziente. Ed ora esci.
Infermiera MorikeNon ha senso.
ReineNon ne discuto con te: sei nuova e inesperta.
Infermiera MorikeConosco benissimo il
ReinePer oggi hai finito il tuo turno. Puoi andare.
Il pazienteMa
ReinePuoi andare!
Silenzio.
Le due donne si fissano come una sfida.
Infermiera MorikeQuando glielo direte?
ReineNon spetta a te.
Infermiera MorikeHa diritto di sapere, lo riguarda.
ReineEsci di qui.
LInfermiera Morike fissa Reine, poi il paziente. Quindi esce sbattendo la porta dietro di s.
Silenzio.
Il paziente(a Reine, fissandola) La mia valigia era davvero vuota? Voi di me conoscete qualcosa, io no. Vorrei sapere.
Silenzio.
Il paziente
Cosa mi nascondete?
Silenzio.
Il paziente
Mi risponda!
Reine ne evita lo sguardo.
Il paziente a fatica si alza dalla poltrona e raggiunge la donna dalla parte opposta della stanza.
Il pazienteMi ha mentito, vero?
ReineSi sbaglia.
Il pazienteHo perso la memoria ma non la logica: troppe cose non tornano
ReineSapr tutto, quando ricorder.
Il pazienteSubito! Ora! (stringendole con le mani il viso contro il proprio, per fissarne lo sguardo) Mi guardi, voglio che mi risponda: lei cosa sa di me?
ReineNiente
Il paziente(afferrandola per il colletto) Me lo dica! (gridando, con rabbia) Lei cosa sa di me!Si spalanca la porta.
Fa il suo ingresso Gustav Olef. Et indefinita, di certo non giovane.
Doppiopetto scuro sotto un camice bianco.
Il paziente fissa lo sguardo negli occhi del dottore, in un silenzio che sembra durare da sempre.
Gustav OlefPu uscire, signora Reine. (senza togliere lo sguardo dal paziente) Qui dentro ha gi fatto il suo lavoro.
Silenzio.
Gustav Olef
Rimango io con il paziente.
La caposala Reine si avvia alluscita.
Gustav Olef
Chiuda pure la porta. (pausa) Nessuno ci disturber.
Reine esce e chiude la porta dietro di s.
I due uomini si fissano ancora.
Silenzio.
Gustav Olef
Vuole saperlo? Davvero?
Silenzio.
Gustav OlefVuole che io le dica, adesso, quello che so di lei? Di solito in questo posto ci mettiamo nei vostri panni: evitiamo la fretta che sempre una cattiva maestra. Lei di se stesso non sa niente: neanche il nome. Eppure pretende di sapere cose che mi creda in questo momento non la aiuterebbero Nel suo interesse credo che sia giusto procedere per passi: uno dopo laltro. Ed io sono qui per questo. In fin dei conti la carta migliore quella che si scopre al momento giusto
Il pazienteE adesso.
Gustav OlefPerfetto: come vuole. Ma potrebbe anche non piacerle, la avverto.
Il paziente
Un attimo (fissandolo ancora) Lei Gustav Olef
Gustav Olef
Sono io.
Il paziente
Anche il suo viso non mi nuovo. Sto per impazzire oppure
Gustav Olef
Oppure?
Il paziente
Oppure chi lei?
Gustav Olef
Potrei farle la stessa domanda: chi lei, signor Wi.Ar.?...
Silenzio.
Il paziente
Wi.Ar.?
Gustav Olef
Ha capito bene.
Il paziente
Sono le mie iniziali?
Gustav OlefStanno scritte a mano, come una firma, in fondo a questo foglio (mostra un foglio di carta ripiegato) Labbiamo trovato nella sua giacca: ci sono scritte poche righe: sembrano versi. Interessanti Dicono molto di chi li ha scritti, di questo Wi.Ar. E non mi dica che non lei, perch la sigla sta dappertutto: nella fodera della sua giacca, sul colletto della camicia E perfino stampata sulla penna che aveva in tasca e sulla custodia di quegli occhiali. (prende la custodia dal letto, indica un punto) Ecco: la vede? Quattro lettere: Wi.Ar.
Olef passa il foglio al paziente.
Gustav OlefVorrei che lo leggesse, a voce alta.
Silenzio.
Il paziente(leggendo) Io fuggo. Ancora, sempre. Mi sottraggo. Non accetto di avere un ruolo, e mentre tutto mi chiede presenza, scelgo lassenza. Mi nascondo dove nessuno mi potr cercare, dove nessuno mi verr mai a reclamare. Evado, non lascio traccia, escludo di tornare: salgo a distanze talmente lontane che - per chiunque - sar impossibile da ritrovare
Silenzio.
Il paziente colpito, lascia cadere il foglio a terra.
Si allontana di qualche passo, toglie gli occhiali.
Il pazienteHo scritto io quei versi, s: ho memoria di questo.Silenzio.
Gustav Olef
Allora? Da cosa fugge, signor Wi.Ar.?
Silenzio.
Gustav OlefForse lei a nasconderci qualcosa, non crede?
Il paziente Se anche fosse, giuro: non ricordo cosa.
Gustav OlefQuei versi mi fanno pensare che ho davanti chi? Un fuggiasco?
Il pazienteNon lo so
Gustav OlefUn evaso?
Il pazienteNon lo so!
Gustav OlefUn ricercato?
Il pazienteNon lo so! Non lo so!
Silenzio.
Gustav Olef(lo fissa, poi) Mi scusi. Non era mia intenzione aggredirla.
Silenzio.
Il pazienteVorrei risponderle. Preferirei essere il peggiore degli uomini, ma almeno sapere di esserlo.
Gustav OlefIo non la giudico, non il mio ruolo: devo aiutarla, per, a ricordare
Il pazienteCome posso ricordare se non so nemmeno da cosa fuggo? Forse perfino da lei: potrebbe essere il mio peggiore nemico, eppure sto qui ad ascoltarla.
Olef raccoglie da terra i frantumi della tazza bianca.
Gustav OlefVede questi pezzi? Prima di cadere a terra stavano tutti insieme. Ed io o lei - ci prendevamo un t caldo. Ci pensi, qui ci sono tutti i pezzi di quella tazza: non ne manca nemmeno uno. Ma siccome non stanno pi insieme, io e lei diciamo che questi pezzi sono allimprovviso inutili, da buttare.
Il pazienteE non vero?
Gustav OlefE vero per questi pezzi, forse Ma non vero per noi stessi, signor Wi.Ar: dentro di noi nessun frammento inutile, nessun ricordo da buttare. Non c la tazza che serve finch intatta: la memoria conserva ogni cosa, non getta niente. Alla fine viviamo per questo: per ricostruire. Di continuo: ricostruire. E guardi che dimenticare non mai perdere: solo perdere di vista... Per poi - un giorno - ritrovare.
Il pazientePu aiutarmi?
Gustav OlefSolo se lei vuole. Scopriremo cos stata la sua vita prima di Fjrden. E perch ci finito.
Il pazientePoter essere chiunque: questo dubbio allucinante.
Gustav OlefLei non chiunque. Ha unidentit, precisa: ce lha anche adesso, non lha perduta.
Il pazienteMa non so quale!
Gustav OlefAbbia il coraggio di chiederselo.
Il pazienteLo sto facendo.
Gustav OlefFa parte dellanimo umano, sa? Cerchiamo la risposta senza farci la domanda. E ci danniamo se la risposta non si trova, se sfugge. A volte farsi una domanda gi darsi una risposta. Lei dice di non poter ricordare, io le chiedo: sicuro di voler ricordare?
Il pazientePensa che io stia recitando? Che sia tutta una scenata, che
Gustav OlefMe lo dimostri.
Olef afferra lo specchio portato poco prima da Reine.
Gustav OlefEcco: tanto facile guardarsi in uno specchio (si guarda) Sapere che io sono questo riflesso. E fidarsi delleffetto, che lunico modo per vederci dallesterno Ma se mi guardasse oltre al di l del viso: dentro allora cosa rifletterebbe lo specchio?
Si avvicina al paziente e gli mette lo specchio davanti al viso.
Gustav OlefQuesto lei, questo Wi.Ar.... La sua faccia, i suoi occhi, il suo sguardo... Si sar visto mille volte: non le smuove niente? Questo il viso che parla per lei, quello che chiama io, me, il sottoscritto Si scavi dentro! Non si arrenda! Fissi questa faccia, non le dia piace! La inchiodi, la perseguiti finch non le dice chi c dietro quelle iniziali! Lei di questo viso conosce ogni ruga: lha visto cambiare, giorno dopo giorno, da uno specchio allaltro, da un pensiero allaltro: ininterrottamente. Non abbia paura di sfidarsi: questa faccia non un estraneo, la vita che c dietro tutta scritta, basta leggerla Le ripeto: guardi quel viso. Guardi le labbra. Guardi ogni ruga, ogni piega: non sono mute, parlano Quello che la sta fissando l nel vetro - un uomo che ha deciso di scappare Ma da cosa? Da chi? Glielo chieda Dalle bombe? Dalle armi? Glielo chieda E il 1940: lEuropa brucia, da anni, anche se qui a Fjrden non ne arriva neanche il rumore Fugge da questo, lei? Dalla guerra? Dai nazisti? E un disertore? Un prigioniero politico? Che razza di vita c dietro quegli occhi?... Glielo chieda!...
Il paziente fissa il proprio viso nello specchio.
Silenzio.
Il pazienteVengo dal nulla, dottore. E vuole saperlo? Ho il terrore di scoprire chi questo viso (pausa, continuando a fissarsi come rapito. Poi quasi ridendo) Mi rendo conto adesso che la faccia di un uomo come come la copertina di un libro: infinitamente inutile rispetto a quello che contiene (assente, come arreso) Ed io ho fatto come i libri vecchi, li ha mai visti? Quando un giorno apparentemente senza ragione perdono allimprovviso la rilegatura: tutte le pagine centinaia volano via senza pi ordine, n numero Niente e nessuno le metter pi insieme perch ci che le legava si perso, e solo ci che lega d un senso Per me cos: il mio libro non ha pi niente. (ritrovando il viso nello specchio) C rimasta la copertina, stupida: sta qui, guardi: nel suo specchio
Gustav OlefNon vero.
Il pazienteNon ho neanche il titolo: soltanto le iniziali.
Gustav Olef
Del suo libro sappiamo altre cose, per rimettere in ordine le pagine.
Il pazienteS? Allora avanti: me lo dica: cosa sappiamo? Che mi sono svegliato da un incubo tremendo, certo! In un ospedale del Polo Nord! So anche lora se vuole, sta scritta: le ventitr e quarantasei!
Gustav OlefLa smetta.
Il pazienteSo che possiedo una valigia, certo. Ma vuota!
Gustav OlefFare cos non servir a niente.
Il pazienteSo che il mio nome comincia per Wi, il mio cognome per Ar: allora? Ci saranno centinaia di persone al mondo!
GUstav OlefMa sappiamo anche altro!
IL pazienteNiente.
Gustav OlefPiccole cose.
Il pazienteInutili.
Gustav OlefImportanti: almeno per partire. Sappiamo ad esempio che lei non povero: infatti porta le iniziali ricamate sui vestiti
Il pazienteNon mi aiuta.
Gustav OlefE sappiamo che in grado di scrivere versi: forse un artista.
Il pazienteE ridicolo.
Gustav OlefO semplicemente un uomo di cultura: forse un insegnante? Magari uno scrittore.
Il pazientePerch non un pazzo? Uno che copia i versi altrui e fugge fra i ghiacci con la valigia vuota, alla ricerca di chiss cosa Wi.Ar.: iniziali di uno scemo che va a caccia di memoria
Silenzio.
Gustav Olef
Un metodo c.
Il paziente
Per cosa.
Gustav Olef
Per andare a caccia di memoria. Stringerla nellangolo. Sorprenderla.
Il paziente
Che significa.
Gustav OlefLe dir alcune parole: per ognuna lei ne risponder unaltra, la prima che le viene in mente.
Il pazientePu servire?
Gustav OlefE un tentativo.
Il pazienteNon porter nulla.
Gustav OlefSe non prova non lo sapr.
Silenzio.
Il paziente
Daccordo.
Silenzio.
Gustav OlefCominciamo con qualcosa di semplice Non ci pensi: mi risponda e basta. (pausa, lo fissa) Rosso.
Il paziente
Fuoco.
Gustav Olef
Bianco.
Il paziente
Latte.
Gustav Olef
Giallo.
Il paziente
Fieno.
Gustav Olef
Bene cos: andiamo avanti. (pausa) Pane.
Il paziente
Fame.
Gustav Olef
Forno.
Il paziente
Fumo.
Gustav Olef
Legno.
Il paziente
Porta.
Gustav Olef
Casa.
Il paziente
(subito) Londra.
Gustav Olef
Ha detto Londra? Eimportante, ha collegato casa a Londra Lei viene da Londra?
Silenzio.
Il paziente(riflettendo) No (come intuendo la sagoma di qualcosa nellombra) Non proprio Londra Ma E vero E vicino a Londra: appena fuori, in campagna Sono nato l, mi ricordo! Vedo la casa C un grande camino La scala che sale in soffitta La cucina con due finestre: davanti lo steccato, poi il cancello, la strada Questo lo ricordo! Mi ricordo!
Gustav Olef
E un buon segno.
Il paziente
Voglio continuare la prova: potrei scoprire altro.
Gustav Olef
Va bene: riprendiamo Come prima: a domanda risposta. (pausa) Verde.
Il paziente
Foglia.
Gustav Olef
Nero.
Il paziente
Cane.
Gustav Olef
Guerra.
Il paziente
Fuga.
Gustav Olef
Bombe.
Il paziente
Morte.
Gustav Olef
Strada.
Il paziente
Fiume.
Gustav Olef
Pioggia.
Il paziente
Lampo.
Gustav Olef
Tuono.
Il paziente
Scoppio.
Gustav Olef
Fulmine.Il paziente
Albero!
Gustav Olef
Incendio!Il paziente
Morte... (turbandosi) Fermiamoci
Gustav Olef
Continuiamo Viaggio.
Il paziente
Ritorno.
Gustav Olef
Giorno.
Il paziente
Notte.
Gustav Olef
Buio.
Il paziente
Morte (sempre pi scosso) Vorrei smettere.
Gustav Olef
No! Sole.
Il paziente
Luce.
Gustav Olef
Caldo.
Il paziente
Freddo.
Gustav Olef
Ghiaccio.
Il paziente
Morte Per favore: la prego!
Gustav Olef
Ho detto avanti! Luna.
Il paziente
Cielo.
Gustav Olef
Terra.
Il paziente
Morte Mi sento male!
Gustav Olef
Mare.
Il paziente
Acqua.
Gustav Olef
Fuoco.
Il paziente
Morte Non respiro!
Gustav Olef
Sogno!
Il paziente
Morte! Morte!
Gustav Olef
Fiamme!
Il paziente
Morte! Morte! Morte!
Il paziente cade a terra, ansimante.
Il dottore lo soccorre e lo aiuta a sedersi sulla poltrona.
Silenzio.
Gustav Olef
Cosha a che fare il fuoco con la paura di morire? E i fulmini? Perch ne ha terrore?
Silenzio.
Il pazienteNon lo chieda a me... Io sono come questa giacca da camera: la porto addosso anche se non mi appartiene Allora non mi chieda dei miei pensieri perch non mi appartengono: io li contengo e basta.
Silenzio.
Gustav Olef(guardando fuori dalla finestra) Vengo spesso a questa finestra, lo sa? E lunica da cui si vedono bene i ghiacci, l, in fondo: mi piace guardarli E ho imparato un po a conoscerli, col tempo: sono molto simili a noi, mi creda. Il ghiaccio allapparenza duro, solido, compatto: sembra che esista da sempre e che debba esistere per sempre, senza mai crollare. Non cos: il ghiaccio si muove, dentro. Sembra immobile, ma non sta mai fermo. Anche in questo momento, mentre io li guardo, so che oltre quel muro bianco c qualcosa che sta cambiando, che si modifica ora -, che prende forma E anche se tutto mi sembra identico a ieri, in realt non lo Finch ad un tratto, senza che me lo aspetti, tutto questo lavoro - che io non vedo giunge al suo effetto: grandi pezzi di ghiaccio si staccano via, allimprovviso, precipitano gi nel mare, giganteschi, sollevano onde Solo a quel punto mi rendo conto che qualcosa, l sotto, si muoveva da tempo. (pausa) I ricordi dentro di noi fanno cos in fondo: lavorano in silenzio, smuovono blocchi, scorrono, cercano strade, si sommano e si sottraggono finch
Il pazienteFinch?
Gustav OlefFinch il ghiaccio non resiste e crolla in mare: anche i pensieri crollano
Il pazientee si chiama paura.
Gustav OlefSi chiama paura.
Il pazienteDevessere cos, s.
Gustav OlefLo per tutti. Siamo tutti parenti del ghiaccio: tutti.
Il pazienteI fulmini, le bombe, il fuoco: le mie paure
Gustav OlefIl suo ghiaccio che si muove.
Il pazienteSe fuggissi da questo?
Gustav OlefPrima di svegliarsi, cosa cera nel suo incubo?
IL pazienteNon ricordo i dettagli Ma cera una grande cupola di vetro, che crollava dallalto Cera un suono che cambiava: da dolcissimo ad assordante E cerano colori: grigio, nero, il rosso delle fiamme
Gustav OlefDovrebbe dipingerlo.
Silenzio.
Il pazienteDipingerlo?
Gustav OlefCome faccio io, da anni. Dipingere ricordi, sensazioni, sogni: quello che ho dentro, quello che vedo di me stesso. Al di l dello specchio.
Il paziente si gira a guardare i quadri appesi.
Il pazienteHa dipinto lei tutto questo?
Gustav Olef
Sono i miei ricordi, s.
Il paziente(fissando i quadri, molto attratto da ci che rappresentano) Materia viva: reale Fino da quando li ho visti sapevo che erano vissuti Non idee, non fantasie, no: carne. (guarda Olef) Non so dirle perch, ma sono bellissimi.
Gustav OlefLarte aiuta a conoscersi. Lo lessi una volta su un libro e per me cos.
Il pazienteNon solo per lei. Questi quadri, non so, mi riguardano. Li sento miei, non solo di chi li ha fatti. Se li fisso ho come limpressione di di poter ricordare.
Gustav OlefNe scelga uno.
Il pazientePrego?
Gustav OlefNe scelga uno, le dir cos, perch lho dipinto.
Il paziente si guarda attorno, il suo sguardo si ferma sul quadro che riporta un sentiero fra gli alberi.
Il paziente
(tendendo il dito) Quello. Sicuramente: quello.
Olef stacca il quadro.
Gustav OlefPerch ha scelto questo?
Il pazienteMi familiare. Quel sentiero di sassi quel ponte sul fiume quegli alberi E come se anchio lavessi visto.
Gustav OlefPrima ha detto di essere nato fuori Londra, in campagna Questa una strada nel bosco, fra i campi.
Il pazienteIn Inghilterra?
Gustav OlefNo, in Danimarca. Sono nato l.
Il pazienteMa io conosco una strada come questa Ce lho dentro, potrei dipingerla anchio: leggermente diversa ma si assomigliano, molto Mi parli di questa strada!
Gustav OlefE lei della sua! Pu essere importante!
Il pazienteSe chiudo gli occhi mi sembra di vederla
Gustav OlefE la strada lunica - che porta dal paese verso casa nostra: passa in mezzo ai campi
Il pazienteAl massimo mezzora a piedi, col mio passo; se ho fretta e corro posso metterci anche meno
Gustav OlefConosco questa strada in ogni sasso: potrei dire a memoria la mappa di ogni steccato, di ogni muro...
Il pazienteNessuna curva, nessun dosso mi coglie di sorpresa: noterei lassenza di un filo derba, la comparsa improvvisa di un nido
Gustav OlefRiconosco labbaiare di ogni cane, e in lontananza la sagoma di tutte le case
Il pazienteIo so come cambiano - a terra - le ombre dei rami, ad ogni ora di ogni giorno di ogni stagione! So che in autunno le foglie a terra fanno un tappeto giallo, ma basta un giorno a cambiargli colore, e diventa talmente scuro che quasi lo confondo con la forma delle scarpe
Il paziente si lascia trascinare dal ricordo come un fiume in piena.
Olef si trae un passo indietro e lo osserva come fosse uno spettacolo sacro
Il pazienteSo che in estate il sole asciuga la strada. E in certi giorni, con il caldo, la secca fino in fondo, cos che non sembra pi terra ma sabbia! Come la sabbia si alza somiglia al fumo! - fa una polvere che mi entra dentro, negli occhi, e brucia! Brucia!...
Gustav OlefIn primavera?
Il pazienteIn primavera la strada splendida: il fiume che scorre accanto diventa quasi verde col riflesso degli alberi che come un arco lo coprono di foglie. Mi fermo sulla riva, tutti i giorni: se respiro laria a pieni polmoni sento un brivido di fresco che mi scorre per la gola, ed buono! Buono come mettere la mano, infilarla lo faccio spesso dinverno dentro lerba bassa, di mattina, quando ancora umida per la notte, quasi gelata allombra di un recinto: gelida, come i cristalli di ghiaccio che il ponte fa a gennaio - appesi al muschio - e con un colpo secco se vuoi li puoi staccare, giocarci in aria come fossero pugnali, poi guardarli sciogliere nel caldo dei guanti
Gustav Olef
E quando piove? Che succede su quella strada, quando piove?
Il pazienteRumori. Piccoli rumori, uno sullaltro. Forse le gocce, forse il fango, forse lacqua che gronda dai muri Come la gente ai funerali, che parla senza farsi sentire: e nel silenzio generale li senti tutti senza distinguere nessuno E cos: quando piove, la strada parla. Solo quando piove sento che ha una voce, ed io in quella voce ci cammino in mezzo Ci cammino, s Ci cammino Ecco
Lo sguardo del paziente si offusca, come se percepisse unombra. Ma continua a farsi guidare dal ricordo:
Il pazienteSo che ho dieci anni. E una sera di ottobre, fa buio presto Io sono solo, chiss perch, sotto la pioggia: torno verso casa da non so dove anzi, vengo dallemporio dove mia madre mi manda a comprare filo di lana e toppe di stoffa: lo so, finiranno sui miei pantaloni Col mantello mi copro la testa, che comunque fradicia Un passo dopo laltro, scansando le pozze che come laghi Lo so che tardi, che sta facendo buio, che mia madre aspetta: accelero il passo, adesso quasi corro, salto fra i sassi mentre la pioggia aumenta, aumenta, e con la pioggia tuoni e fulmini che fanno tremare i muri... corro pi che posso: non manca molto a casa dalla testa mi scivola il mantello, sento lacqua in viso ma non mi fermo, no: corro, corro, corro, finch ad un tratto, allimprovviso, poco distante da me Un boato Assordante, gigantesco Una scossa, uno scoppio, come uno squarcio dal cielo: non so cosa sia Vedo solo una lama, gigantesca, di luce, una saetta che dallalto si scatena su una quercia, la incendia, la brucia, la apre in due col fuoco, la spezza, enorme, cos, nel mezzo, come faccio io giocando con i rami allo stagno!... Sono terrorizzato, non capisco pi niente, non comando pi le gambe e scivolo a terra, nel fango, con la faccia fra le pozze fra le pozze fra le pozze (lunga pausa, il suo sguardo si sofferma sullo specchio lasciato sul letto. Lo avvicina, fissandosi) E il mio viso?... E il mio viso che mi vedo davanti, riflesso - come in questo specchio - dentro lacqua di una pozza Un viso di dieci anni, impaurito, pallido, che sta l - sospeso - e mi fissa tremando Non so quanto tempo rimasi l - sotto la pioggia - a guardarmi: forse un secolo, dottore. Tutto quello che so che mentre fissavo quegli occhi e loro fissavano me, ricordo di aver pensato: Siamo io e te, soli. E cos sar sempre, fino in fondo: qualsiasi cosa accada ci troveremo io e te, soli, William William Armstrong
Silenzio.
Le ultime parole riecheggiano nellaria.
Il paziente
(ripetendo, a fil di labbra) William Armstrong
Silenzio.
Il paziente ripete il suo nome, come un bambino che ha scoperto una parola nuova
Il paziente
Questo il mio nome William Armstrong Mi chiamo cos.
Silenzio.
Gustav Olef
Ora il libro ha un titolo. Sarai contento, William.
Il paziente
Lo devo a lei, al suo quadro.
Gustav Olef
A questo punto un po di tutti e due, non trovi?
Il pazienteTutti e due abbiamo avuto da bambini una strada in campagna, tutti e due ce la ricordiamo esattamente. E sorprendente.
Gustav Olef
Forse solo un caso. O forse
Il paziente
Forse?
Gustav OlefForse gli uomini alla fine si assomigliano molto pi di quanto sembri. Nascere, crescere, conoscere, invecchiare: il quadro sempre lo stesso, cambiano solo i colori. I dettagli. O il tratto del pennello. Tutto qui.
Il pazienteAdesso che avete un nome sar pi facile capire chi sono.
Gustav OLefC ancora molto da sapere, non credi William? Le pagine del libro sono ancora disordinate.
IL pazienteMa un nome significa molto: un nome vuol dire una casa, un mestiere, una data di nascita! Senza contare che in qualche modo sar arrivato a Fjrden: un aereo, una nave Baster chiedere se hanno notizia di uno William Armstrong, e questa storia finir.
Gustav OlefCi proveremo, certo.
Il pazientePerch non subito?
Gustav OlefVuoi che chiami il porto?
Il pazienteNon lo farebbe?
Gustav OlefE mezzanotte William
Il pazienteCerto, vero: questo il paese del sole impazzito.
Gustav OlefLo faremo domattina.
Silenzio.
Il paziente
Vorrei farmi la barba, le dispiace? Detesto averla lunga.
Gustav Olef
Anchio non lo sopporto.
Il paziente
Ci assomigliamo anche in questo.
Gustav Olef
Evidentemente.
Il paziente
(disponendo lo specchio) Credo che alla fine riuscir a ricordare tutto, non pensa?
Gustav Olef
Ne sono certo, William.
Il paziente
Con il suo aiuto potrei metterci solo qualche giorno.
Gustav Olef
Faremo del nostro meglio.
Il paziente
E nel frattempo qualcuno dalla terraferma si sar chiesto che fine ho fatto
Gustav Olef
E probabile.
Il paziente si prepara a radersi: toglie la giacca da camera, sbottona la camicia.
Olef intanto tira fuori una tabacchiera.
Gustav Olef
Tu fumi?
Il paziente
Solo tabacco inglese.
Gustav Olef
Anche io: rigorosamente solo inglese. Vuoi una sigaretta?
Il paziente
Magari pi tardi.
Gustav Olef
Io adoro la musica, ti dispiace se accendo il grammofono?
Il paziente
Come vuole.
Gustav Olef(posiziona il disco) Credo che la musica sia la migliore delle arti, la pi potente. Ci ho anche scritto un racconto, sai?
Il pazienteVeramente?
Gustav OlefSi intitola Diario di un pianista. Confesso: avrei voluto suonare in unorchestra
Il paziente(controllando il rasoio) Vorrei leggerlo.
Gustav OlefLinfermiera te ne ha gi letto alcune pagine, prima che ti svegliassi Ho pensato che poteva rilassare: ascoltare qualcuno che racconta sempre rilassante, d la sicurezza che c un altro che si occupa di te. (posiziona ora la puntina del grammofono) Ho sempre avuto una grande ammirazione per i musicisti, tu no William?
Il pazienteCome? Mi scusi, ero distratto
Gustav OlefNon fa niente.
IL pazienteStavo pensando che dovrei avere un po dacqua calda: giusto un bicchiere
Gustav OlefLo facciamo portare (solleva la cornetta del telefono, attende un attimo ma poi riattacca) Linfermiera non risponde Te lo porto io: far in un attimo.
Olef esce lasciando la porta aperta.
Il paziente rimane seduto sul letto nel centro della stanza.
Dal grammofono cominciano intanto a diffondersi le note splendide di Schubert.
Ora il paziente si alza, raggiunge la finestra.
Poi lentamente si gira verso il grammofono: il suo sguardo turbato, come se avvertisse allimprovviso qualcosa.
Sembra percepire tutte le note di Schubert, una per una. E ne ha una sensazione mista di gioia e di terrore.
Avanza di alcuni passi: disorientato, sconvolto
Rientra Olef dal fondo, con un bicchiere.
Il paziente
Che musica questa?
Gustav Olef
Lhai gi sentita, William? Prima dora?
Il paziente
Mi dica che musica !
Gustav Olef
Franz Schubert. E lIncompiuta di Schubert.
Il pazienteDottore, io conosco questa sinfonia! La conosco! So come continua, so come finisce So tutte le note a memoria: le so! Vedo gli spartiti!
Gustav Olef
Che vuoi dire?
Il paziente
Io credo
Gustav Olef
Cosa?
Il paziente
Io
Gustav Olef
Tu?
Il paziente
Non
Gustav Olef
Dillo, William!
Il paziente
Io ho suonato lIncompiuta! Lho suonata in pubblico! Dieci! Cento volte!
Gustav Olef
Sei un musicista? William Armstrong un musicista inglese? Suona?
Il paziente sembra neanche ascoltare: rapito dalle note di Schubert
Il pazienteWilliam Armstrong vive di musica! Da sempre! Da quando nato! Da quando per ore ascoltava Bach suonato per caso da un violinista per strada! Da quando a ventanni impazziva per Wagner!
Il paziente si muove come se inseguisse le note rimbalzare per la stanza
Il pazienteWilliam Armstrong la musica! Perch la musica altrove: lontana dallo schifo degli uomini!
Il paziente come ubriacato dalla bellezza della musica
Il paziente(ridendo, quasi gridando, ma felice) William Armstrong ha scelto la musica, s! Ha scelto il violino, ha scelto la fuga! Nella musica io fuggo! Ancora, sempre! Mi sottraggo! William Armstrong non accetta ruoli: sceglie Schubert, sceglie Bach, Mozart! Mentre tutto gli chiede presenza, sceglie lassenza: si nasconde fra i suoi violini: dove nessuno lo potr cercare, dove nessuno lo verr mai a reclamare! William Armstrong evade fra le note! S: non lascia traccia, esclude di tornare: con Schubert! Con Schubert sale a distanze talmente lontane che - per chiunque - sar impossibile da ritrovare!...
Il paziente si ferma, smette di ridere, intuisce qualcosa
Il paziente
Stava nel mio sogno Questa musica stava nel mio sogno
Gustav Olef
Nel tuo incubo?
Il pazienteStavo suonando. Io, da solo Cera stato un concerto, ma era finito Ora il teatro era vuoto: spento, deserto Non cera nessuno: io solo sul palco Io da solo con le note di Schubert Un miracolo Sto suonando un miracolo Non ci sono che io, qui: in mezzo a un miracolo
Le note scorrono, il paziente sembra rivivere il sogno
Il pazienteLandante dellIncompiuta: Sinfonia Otto in Si Minore Quattro incisi che si intrecciano, imprevedibili, e ti stupiscono di continuo una rincorsa che ne apre unaltra una discesa che poi si rialza Schubert: un miracolo!... Ed io lo suono!... Una perfezione di tale bellezza che nientaltro al mondo in questo momento vale N vita n morte Perch per un miracolo vale la pena di vivere e vale la pena di morire per un miracolo vale la pena di morire
Le note continuano irrefrenabili verso il finale
Il pazientePer un miracolo vale la pena di morire Continuo a ripeterlo, ininterrottamente, mentre sento che le bombe cadono a grappoli su tutta Londra Ma come se niente esistesse l fuori: East End brucia ma le mie dita impazziscono sulle corde del violino, inseguendo Schubert... E nonostante i boati dei siluri, nonostante le esplosioni enormi che lo so, lo sento stavano devastando Londra, io distinguo una per una tutte le note della sinfonia, finch, sulla scia magnifica di un Mi Bemolle
La musica finisce.
Silenzio.
Il pazientecominci da lontano ad avvertire ed un attimo la nota stonata di un fischio metallico, prolungato, che - sempre pi vicino stravolge il miracolo di quella melodia
Silenzio.
Il pazienteallora alzo il viso verso lalto, quanto basta per vedere - in un secondo - lintera cupola di vetro del teatro che si schianta, gigantesca, in una pioggia di ferro, e vetro, e legno e piombo
Silenzio.
Il paziente
fu solo quel boato a interrompere il miracolo.
Silenzio.
Il paziente
Poi su di me solo fuoco Polvere... Fumo.
Silenzio.
Gustav Olef
E a quel punto ti sei svegliato?
Il paziente
S, credo
Gustav Olef
Alle ventitr e quarantasei.
Il paziente
(stordito) Io ho vissuto tutto questo: non lho solo sognato.
Silenzio.
Gustav Olef
Per un miracolo vale la pena di morire, William?
Il paziente
Per Schubert s.
Gustav Olef
Lo credo anchio.
Silenzio.
Il paziente
Che significa?
Gustav OlefChe sotto le bombe di Londra, il 7 settembre 1940 alle ore 23:46
Silenzio.
Gustav Oleftu sei morto, William.
Buio.
Fine del primo tempo.
SECONDO TEMPO
Il paziente e Olef immobili come alla fine del primo tempo.
Silenzio.
Il paziente
Non posso essere morto.
Silenzio.
Gustav Olef
Devi accettarlo, William.
Silenzio.
Il paziente
Non possibile.
Gustav Olef
Devi accettarlo.
Il paziente
Non posso accettarlo! Non ha senso!
Gustav Olef
Ne ha, invece. Ne ha moltissimo: quello che stai vivendo ha pi senso che ogni altra cosa.
Il paziente
Lei mi sta prendendo in giro.
Gustav Olef
Che motivo avrei?
Il paziente
Ma mi guardi: io non sono ferito, non ho bruciature, non sento dolore
Gustav Olef
William
Il pazienteSono vivo! Mi stringa il braccio: di carne ed ossa! Dov il rasoio? (prende la lametta, la sfiora sul dorso della mano) Lo vede? Mi scorre addosso il sangue, ancora: ce lho nelle vene! (afferra lo specchio) Il mio viso non pallido, non bianco: la faccia di un cadavere questa? Io non sono morto! Non sono
Gustav OlefPrenderla cos non ti servir.
Il pazienteNon so che razza di posto questo ma voglio uscirne, il prima possibile.
Gustav OlefSei libero di tentare: buona fortuna.
Il pazientePrenda quel telefono: dica di venirmi a prendere!
Gustav OlefNessuno verr.
Il paziente si scaglia contro il telefono, afferra la cornetta.
Gustav OlefStai perdendo tempo.
Il pazientePronto?... Infermiera?... (ascolta) S: sono un paziente (ascolta) Un paziente, s, ha capito!...
Gustav OlefE inutile
Il paziente(continuando a parlare) Mi chiamo William Armstrong (ascolta) Vengo da Londra: lo scriva (ascolta) William Armstrong, s: inglese
Gustav OlefNon puoi uscirne cos.
Il paziente(ancora) Vorrei parlare con la guardia costiera: mi passi (ascolta) Ho detto la guardia costiera, certo: non siamo su unisola?... (ascolta) Va bene, va bene: allora mi passi qualcun altro, non so chi! Mi aiuti!...
Gustav OlefLo vedi?
Il pazienteInfermiera? (ascolta) Pronto?... Pronto?... Devo tornare! Devo tornare! Pronto!...
Silenzio.
Gustav OlefTornare dove William?
Il paziente si arrende: lascia scivolare il ricevitore.
Gustav OlefQuestisola sulle mappe non segnata. Puoi cercarla: non la troverai. Chi ha provato ad allontanarsi dice che il mare a cinque miglia diventa una barriera di ghiaccio, impenetrabile. Hanno tentato di scalfirla: invano. E c un muro di nebbia, William: altissimo, ci separa dal resto del mondo, dalla terraferma, da insomma, hai capito.
Il pazienteNon le credo
Gustav OlefSiamo come in quelle piccole sfere di vetro che rigiri e scende la neve Indipendenti da tutto quello che ci accade intorno. Non ti rendi conto? C in corso una guerra, tremenda, lo sai: citt che bruciano, trincee, flotte di navi, bombardieri in cielo. Ma qui continua a cadere la neve, tranquillamente, dentro la sfera
Il pazienteNon le credo
Gustav OlefNessuno di noi e siamo migliaia ricorda di essere mai sbarcato qui: nessuno ricorda un viaggio, William. Nessuno ricorda di aver deciso di venire a Fjrden perch nessuno ne ha mai sentito parlare: questisola e con lei chiss quante altre - esiste senza esistere, senza essere.
Il pazienteNon le credo!
Gustav OlefCi siamo svegliati tutti, come te: allimprovviso. Nessuna baleniera, nessuna rompighiaccio attraccher mai qui per caso. Siamo fuori da ogni rotta, William. E da ogni pensiero.
Il pazienteLa smetta! Non voglio ascoltarla! La smetta!
Silenzio.
Il pazienteE non mi guardi in quel modo!
Gustav OlefVuoi che me ne vada?
Il pazienteNon abbiamo niente da dire.
Gustav OlefCome vuoi: ti lascio solo, per un po. E credimi: se vuoi davvero ricordare tutto, se vuoi riprendere per intero la tua memoria Allora lunico modo accettare quello che ti ho detto. Tutto quello che ti ho detto.
Silenzio.
Gustav OlefSe hai bisogno di me sono nella stanza accanto.
Esce il dottor Olef.
Il paziente rimane solo. Raggiunge la finestra, la spalanca, respira laria a pieni polmoni.
Guarda fuori la luminosa notte polare..
Intanto si sente bussare alla porta.
Si affaccia linfermiera Nyman.
Infermiera NymanMi scusi E lei che ha fatto quella chiamata, poco fa? Ero di sotto, mi hanno detto di controllare, sembrava molto agitato.
Il pazienteEro io, s.
Infermiera NymanPosso fare qualcosa signore? Le occorre aiuto?
Il pazienteNo non credo.
Infermiera NymanAllora riferisco che va tutto bene?
Il pazientePi o meno.
Silenzio.
Infermiera NymanPosso chiederle Ha detto di chiamarsi Armstrong, vero?
Il pazienteWilliam Armstrong.
Infermiera NymanEd inglese.
Il pazienteCos sembra.
Infermiera NymanMi chiamo Ollie Nyman: anch io sono inglese.
Il pazienteVuol dire era.
Infermiera NymanPerch?
Il pazienteDal momento che sta qui.
Infermiera Nyman(sorride) Addirittura? Niente definitivo.
Il pazienteLo crede davvero?
Infermiera NymanMi dica dellInghilterra! Le dispiace? La mia famiglia aveva una fabbrica nei sobborghi di Liverpool. Ci sono cresciuta: costruivano giocattoli, sa? Bambole, pupazzi... Mi invidiavano tutti.
Il paziente non risponde.
Infermiera NymanIncredibile come quass ci finisca gente di ogni parte dEuropa. E anche di inglesi ne ho conosciuti molti. Soprattutto da Birmingham, dove non sono mai stata. Adesso ci abita mia sorella.
Il paziente non risponde.
Infermiera NymanNon la vedo da quando venni via.
Il pazienteDa quanto tempo qui?
Infermiera NymanDa un po. Non poco e non molto.
Il pazienteCapisco.
Infermiere Nyman(ride) Quando lasciai la Gran Bretagna non avrei mai creduto di finire quass.
Il pazienteNeanche io: giuro.
Infermiera NymanCerto lInghilterra mi manca.
Il pazienteMancher anche a me.
Infermiera NymanQuelli che ho lasciato.
Il pazienteE lo sopporta?
Infermiera NymanNon cos duro: pu sempre scrivergli.
Silenzio.
Il pazienteCome dice?
Infermiera NymanScrivere lettere: al porto c un ufficio postale, sta dentro lemporio. Le danno carta, francobolli Se vuole gliele posso portare anche io in Inghilterra: il mese prossimo torner a trovare mia sorella, a Birmingham: lho deciso proprio ieri. Domattina comprer il biglietto: ho gi da parte i soldi.
Il paziente non risponde: allibito.
Infermiera NymanLa lascio in pace. Non c altro, signore: buonanotte. (fa per uscire)
Il pazienteUn momento: cosa ha detto?
Infermiera NymanPrego?
Il pazienteHa parlato di tornare? Da sua sorella? In Inghilterra?
Infermiera NymanCerto, s. Ha capito bene. Partir prima che arrivi linverno, prima che ghiacci il mare.
Il paziente C una nave? Per la terraferma?
Infermiera NymanNon dovrebbe esserci?
Silenzio.
Infermiera NymanNe parte una ogni luned, per sei mesi da aprile a settembre. Costeggia le Svalbard, fino a Capo Nord.
Il pazienteCome possibile? Fjrden non isolata?
Infermiera NymanSinceramente, signore: non la seguo. Se fosse isolata non ci sbarcherebbe nessuno. Non saremmo qui: n io n lei. Sarebbe il regno delle volpi polari.
Il pazienteVuole dirmi che lei arrivata qui con un viaggio? Si imbarcata per venire qui?
Infermiera NymanEro al seguito di una spedizione: un grande veliero con scienziati russi, svedesi... Facevano studi scientifici: flora e fauna della Norvegia.
Il pazienteQuindi non Non vero! Sono vivo!
Infermiera NymanNe dubitava?
Il pazienteSono vivo!
Infermiera NymanCome me, certo.
Il pazienteLe sar grato in eterno! Il medico Olef mi ha detto che il mio incubo era vero che ho perso la memoria perch qui insomma che tutto era finito! Che ero morto! Capisce? Mi ha detto questo!
Infermiera NymanCredo sia una cura: quando un paziente perde la memoria, lunico modo di fargliela ritrovare dargli un trauma Sconvolgerlo di nuovo, il pi possibile: la mente cos si difende, corre ai ripari e riattiva i ricordi. A volte funziona: si guarisce. Olef le ha mentito, ma lo ha fatto per lei.
Il pazientePensa che potrei ripartire per lInghilterra insieme a lei, fra un mese?
Infermiera NymanNaturalmente. La mia intenzione di arrivare in tempo per Natale.
Il pazienteAndr benissimo.
Infermiera NymanFaremo il viaggio insieme.
Il pazienteNe sar lieto.
Infermiera NymanMia sorella ha una grande famiglia: cinque figli
Il pazienteMi piacciono le famiglie grandi.
Infermiera NymanPeter, Edward, Mary, Sarah e Leonard.
Il pazienteSono bei nomi.
Infermiera NymanMa di questi cinque ne conosco solo quattro: lultimo Vediamo: nato poco prima che partissi, nel 1898.
Silenzio.
Il paziente1898?
Infermiera NymanCertamente.
Il pazienteOggi non il 7 settembre?
Infermiera NymanEsatto.
Il pazienteDel 1940.
Infermiera NymanDel 1898.
Rientra il dottor Olef.
Gustav Olef(al paziente) Scommetto che linfermiera Nyman ti avr detto del suo prossimo viaggio.
Infermiera NymanGlielho detto, s.
Gustav OlefMi dica: questa volta partir davvero, infermiera? Oppure la sera prima lo rimander, come tutte le altre volte?
Infermiera NymanHo deciso: andr senzaltro.
Gustav OlefNon lo metto in dubbio.
Infermiera NymanCon permesso: di sotto mi staranno gi cercando.
Linfermiera esce.
Silenzio.
Gustav OlefHai avuto un esempio di cosa accade a chi si ostina, William. A chi assolutamente non vuole accettare lidea. Il tempo qui a Fjrden non esiste: per ognuno di noi un anno diverso, perch tutto inizia dal momento in cui ci si sveglia. Per te il 1940. Per linfermiera Nyman fermo al 1898, quando in una notte di bufera la sua nave and a fondo... senza superstiti. Ma questo di certo non te lo avr detto: preferisce restare nellillusione. E progetta di continuo di tornare in Inghilterra, da sua sorella. A Birmingham, mi pare Fra la gente che sta qui accade anche questo. Certo pagano un prezzo: ed la loro memoria, che non ritrovano. La loro vita non esiste, perch non hanno ricordi: li inventano e basta. Niente di vero, niente di sicuro.
Silenzio.
Il pazienteEd io? Che cosa ho di sicuro? Me lo dica! Un biglietto con scritti dieci versi e le mie iniziali? O questa maledetta valigia!
Il paziente tira un calcio alla valigia.
Gustav OlefAprila.
Silenzio.
Il pazienteAprire cosa?
Gustav OlefLa tua valigia, William.
Silenzio.
Il pazienteE vuota.
Gustav OlefAprila.
Il pazienteMi prende in giro?
Gustav OlefAprila.
Il pazienteLho guardata in ogni tasca, ho aperto ogni bottone: era vuota.
Gustav OlefEcco, appunto: hai detto che era vuota, ti credo. Mi chiedo se lo ancora
Il paziente fissa la valigia, poi Olef.
Gustav OlefQuando ti sei svegliato la tua memoria era vuota: adesso non lo pi. Che ne dici William? Pu darsi che anche la tua valigia, nel frattempo
Silenzio.
Il paziente esita un attimo: lo sguardo fisso sulla valigia chiusa a terra.
Poi allimprovviso scatta, corre verso la valigia, la afferra, la alza, apre le cinghie e tenendone i manici la spalanca verso il basso: una colossale, straordinaria pioggia di fogli precipita a terra ammassandosi come una montagna.
Sono fogli fitti di righe dinchiostro, ma spiccano anche disegni, schizzi, immagini
Il pazienteChi ha messo questi
Gustav OlefNessuno, William. Lo sai bene: non ti sei mai allontanato da questa stanza, lavresti visto.
Il pazienteChe roba ? Che c scritto?
Gustav OlefE la tua memoria. Giorno per giorno, data per data, concerto per concerto. Sta iniziando a riaffiorare.
Il paziente si avvicina ai fogli. Siede in ginocchio a terra, ne raccoglie alcuni a caso
Il pazienteNon hanno un filo logico: sono incomprensibili
Olef si inchina a sua volta a sfogliare la massa di fogli:
Gustav OlefSono ricordi In fondo la parte pi folle dellanimo umano. Spesso incomprensibili. Dimentichiamo quello che pensiamo di ricordare e ricordiamo ci che siamo certi di scordare. La memoria non ci obbedisce: sceglie lei cosa tenere. Particolari, dettagli, piccolezze Pensaci: di un colloquio non ricordiamo le parole ma il fastidio di una mosca che volava Di una strada cancelliamo le case, ma risentiamo - fortissimi - gli odori Di chi ci stato accanto ci si sfugge il viso, ma ricordiamo esattamente il modo strano con cui storpiava una parola La memoria non conosce la buona educazione, William: ruba e basta, saccheggia la realt, la deruba pur di fermarla
Il paziente(leggendo) 15 marzo 1929 sera, Londra, pioggia, fumo, un bancone di legno, bevo whisky, una donna sorride, non riesco a non guardarla, labbra fini, un piccolo neo vicino al naso e un orecchino staccato che sta per cadere prego che cada: correr a raccoglierlo (alza gli occhi dal foglio) And cos, infatti: le cadde e lo raccolsi Era un orecchino dargento, tondo, con una perla dentro una stella
Gustav OlefCome si chiamava la ragazza?
Il pazienteNon lo ricordo.
Il paziente raccoglie un altro foglio
Il paziente(leggendo) 20 novembre 1932 mio primo concerto velluti, violino, un lampadario doro, ombrelli bagnati, brusio in sala, candelieri accesi, sipario, terrore: se allo spartito manca una pagina? (alza gli occhi) Era questa la mia paura: contai le pagine dieci volte!...
Olef mostra un foglio:
Gustav Olef(leggendo) mese di gennaio 1906 camera, lampada, letto, coperta, finestra, notte, tempesta, vento, fulmini, fuga, fuoco, fulmini, fuga, fuoco (guarda il paziente) Hai sempre avuto terrore dei fulmini?
Il pazienteSempre. Ma non so perch.
Il paziente si sofferma su un foglio
Il paziente(lo legge lentamente, molto colpito, quasi rassegnato) 7 settembre 1940 Suonare Franz Schubert in un teatro vuoto Bombe, boati, siluri, cupola, vetro: scoppiare buio silenzio buio buio buio buio (alza gli occhi) E interrotto.
Silenzio.
Gustav OlefHai avuto la tua prova, William. Adesso mi credi?
Silenzio.
Il paziente si allontana di alcuni passi: il suo sguardo perso, trema Sembra cercare appigli che non trova.
Si ferma dalla parte opposta della stanza, e lancia un grido: lungo, rabbioso, disperato.
Gustav OlefAnche io feci cos: la tua stessa reazione. Non lo credevo possibile. Pensai che fosse unallucinazione, che stessi impazzendo E che questo fosse il manicomio: una congrega di matti scaraventata quass sullArtico, per non recare danno. Eppure lo sapevo che qualcosa dentro non tornava: sentivo che in fondo il mio incubo perch anchio ne ho avuto uno: esattamente come te era troppo reale per essere un sogno. Sentivo che la mia memoria scomparsa cos, allimprovviso non era sparita, ma ero io ad avere il terrore di ricordare. Perfino intorno a me sentivo che latmosfera laria era cambiata, come se tutto fosse uguale e al tempo stesso diverso Ma non cedevo: era lorgoglio di volermi credere ancora, per sempre vivo Qui a Fjrden facciamo tutti i conti con questo, con lillusione di essere immortali. Capisci? Non sei il solo: nessun uomo accetta lidea. Nessuno. Perch in fondo - per tutta la vita ci sentiamo destinati a restare: proseguire come se il tempo fosse infinito, come se niente e nulla ci potessero fermare (pausa) Quindi ti capisco, William: ti capisco.
Silenzio.
Il paziente(senza guardarlo) E dopo? Dopo cosa avvenne?
Silenzio.
Gustav OlefDopo scoprii il resto. Tutto il resto, William. Tutto quello che sta intorno a ci che l, sulla terraferma, chiamano morte. Pensaci un attimo: lunica cosa di cui tutti parlano senza che nessuno sappia cos. E come se io e te parlassimo per ore di una casa in cui non siamo mai entrati. E su quella casa facessimo teorie, discorsi, scrivessimo volumi Quello che c da dire sta su questisola. Dove ci si sveglia. Come te: alle ventitr e quarantasei. Qui lo chiamano il passaggio: mentre il tuo cuore dava lultimo battito sotto la cupola di quel teatro, i tuoi occhi si spalancavano l, su quel letto. Con molte cose da scoprire.
Il pazienteAdesso so tutto?
Gustav OlefQuasi tutto.
Il pazienteNel senso?
Gustav OlefManca qualcosa: qualcosa di importante. Ma quando sar il momento, capirai.
Si sente bussare.
Entra la caposala Reine con un grande vaso di fiori.
Reine
E permesso?
Gustav Olef
Prego, signora Reine.
Reine
Non disturbo?
Gustav Olef
Assolutamente.
Reine
Ho pensato che questi fiori starebbero bene qui. Hanno un colore cos bello.
Gustav Olef
Infatti. (al paziente) Tu non trovi?
Il paziente
(ancora frastornato) Molto.
Reine(disponendo i fiori) Li ho colti oggi pomeriggio sopra la scogliera, vicino al vecchio faro; pieno di gabbiani lass
Gustav OlefTi ci porter: quando il mare in tempesta uno spettacolo.
Il pazienteS.
Reine(guarda i fiori) Ecco fatto: daranno luce a tutta la stanza.Gustav Olef
Le presento William Armstrong, musicista di Londra.
La caposala perplessa, fissa Olef con sguardo interrogativo:
Reine
Glielo ha gi detto?
Gustav Olef
Ha ricordato tutto, s. Un attimo fa.
Reine
Compreso il fatto?
Gustav Olef
Compreso il fatto.
Reine(al paziente) Quand cos, benvenuto signor Armstrong Ora capir: non potevo dirle niente. Sapevo di quei versi nella sua tasca, certo: li ho trovati io. Ma la procedura vuole che siate voi a ricordare.
Il pazienteNon potevo immaginare
Reine(al paziente) Il suo passaggio stato cos violento: ci eravamo preoccupati signor Armstrong. Spesso avviene con pi calma: i pazienti si svegliano senza che nemmeno ce ne accorgiamo.
Il paziente
Mi scusi per prima, se lho trattata in quel modo: pensavo ancora che
Reine
Non deve spiegarmi niente. Ci sono passata anchio: so come si sentito.
Il paziente
Da quanto tempo qui?
Reine
Dieci anni.
Gustav Olef
Caro William, un pregio di Fjrden la buona cucina, lo sai?
ReineSono venuta per questo: molto tardi ma ho pensato che forse voleva cenare. Ho preparato per me: ancora caldo.
Gustav Olef
Giustamente. Mi sembra unottima idea.
Il paziente
Cenare? Nel mio stato?
Gustav Olef
Perch? Non hai fame, William?
Il paziente
Io Penso che Insomma
Gustav Olef
Spiegati.
Il paziente
Quando si
Gustav OlefQuando si morti non si cena?
Il pazienteNon cos?
Gustav OlefChe sciocchezza. Te lho detto: fa parte delle sorprese di Fjrden e della tua nuova condizione! Pu apparecchiare su quel tavolo, signora Reine: la ringrazio.
Reine
Molto bene.
Reine esce dalla porta.
Gustav Olef
E la tua barba? Non vuoi pi tagliarla?
Il paziente
Lavevo completamente dimenticata.
Gustav Olef
Se vuoi faccio cercare del sapone.
Il paziente
Forse, non ora.
Gustav Olef
Sei sicuro?
Il paziente
Magari domattina.
Gustav Olef(fissandolo, con tenerezza) Puoi perfino sorridere, sai? Fra i morti non vogliamo facce da funerale.
Entra Reine con un carrello da vivande.
Reine(disponendo alcune zuppiere fumanti) La cena tipica di Fjrden: semplice ma squisita Ecco a lei: minestra di pesce, una crema di patate E da bere succo di lampone. Li raccogliamo destate, ne nascono talmente tanti: il rosso dei lamponi contro il blu del mare!
Gustav Olef
Prego: siediti. E la tua prima cena in questa parte di mondo
Il paziente siede al tavolo.
Gustav Olef
Buon appetito, William.
Il paziente prende il cucchiaio e inizia a sorseggiare la minestra
Il paziente
E buona.
Gustav Olef
Che ti avevo detto?
Il paziente
Molto buona.
Gustav Olef
Anche Fjrden ha la sue prelibatezze.
Entra lInfermiera Morike
Infermiera MorikeE arrivato il resto del bagaglio.
Gustav Olef
Di gi?
Infermiera MorikeLo stanno scaricando allingresso. Gli ho detto di lasciarlo per le scale.
ReinePenseremo noi a portarlo qui.
Escono Reine e linfermiera Morike.
Il paziente
Di quale bagaglio parla?
Gustav OlefLa memoria di un uomo ingombrante, William. Non pretenderai di chiuderla in una sola valigia? Tutto quello che hai messo da parte ti segue: non si perde niente.
Entra Reine con due grandi valigie chiuse che lascia in un angolo.
Dietro di lei linfermiera Morike entra con altre due valigie, che vengono messe accanto.
Ma nel frattempo Reine riuscita e rientrata con altre due, a cui si sommano le altre due che porta dentro anche linfermiera Morike. E ancora due, poi ancora, poi ancora e ancora in un andirivieni continuo che Olef dirige come un maestro dorchestra mentre la camera va riempiendosi di valigie sovrapposte come torri..
Il paziente osserva esterrefatto.
Reine
(entrando con le ennesime due valigie) E tutto: non ce ne sono altre. (le posa)
Entra linfermiera Morike con un astuccio da violino.
Infermiera MorikeE avanzato questo: era in fondo a tutto.
Il paziente si alza dal tavolo
Silenzio.
Il paziente
E il mio violino
Il paziente apre la custodia, tira fuori lo strumento e larchetto
Il pazienteUna volta entrai in un mercato: cera chiasso, voci, grida Ma l in fondo, seduto sul bordo di pietra di una fontana, un mendicante ungherese suonava Bach con un violino Ed era pi forte del chiasso, pi potente delle voci: si alzava pi in alto delle grida Mentre lo ascoltavo suonare, pensai che in quella musica cera ben pi che le note, per quanto perfette: se esisteva qualcosa al di l della vita, di sicuro doveva esserne quello il suono Perch al di l degli uomini e del tempo, c solo Bach
Il paziente appoggia il violino sulla spalla e inizia a suonare il Preludio della Sonata 3 (in E magg. BWV 1006)...
Gustav Olef si siede ad ascoltarlo. La stessa cosa fanno Reine e lInfermiera Morike, sparse a sedere fra colonne di valigie. Ed come se il tempo si fermasse.
Scorrono minuti di assoluta armonia, finch il paziente suona lultima nota.
Gustav Olef
Solo per un miracolo vale la pena di vivere. E di morire, William.
Reine
Lei suona benissimo signor Armstrong.
Infermiera MorikeHa un grande talento: il suo successore fortunato.
Il paziente
Il mio successore?
Gustav Olef
E quello che ti manca di sapere.
Reine
Non glielo ha ancora detto?
Gustav Olef
Stavo per farlo.
Reine
Fra poco sar tardi, non crede?
Il paziente
Tardi per cosa?
Gustav Olef
Per il tuo secondo passaggio.
Reine
Il pi importante, signor Armstrong.
Infermiera MorikeFjrden serve a questo: a scoprire che
Il paziente
Che cosa?
Infermiera MorikeNon compito mio dirglielo.
Il paziente
Che significa?
Infermiera MorikeC solo una persona che le pu svelare il segreto.
Gustav Olef
Quella persona sono io, William.
Il paziente
Perch?
Reine
Non gli ha detto neanche questo?
Infermiera MorikeVi lasciamo soli.
Reine
Avete visto? Il cielo gi pi chiaro: siamo quasi allalba.
Infermiera MorikeCredo sia davvero venuto il momento, dottor Olef.
Gustav Olef
Lo penso anchio.
Reine e linfermiera Morike escono.
Silenzio.
Il paziente
Chi lei? Adesso che ci penso, non glielho mai chiesto.
Gustav Olef
E normale, neanche io lo domandai quando tocc a me.
Il paziente
Non mi ha detto niente di s: so soltanto che dipinge ricordi.
Gustav OlefE li vedi tutti qui: appesi. Non hai detto che li trovavi veri?
Il pazienteIncredibilmente.
Gustav OlefTi sei chiesto perch?
Il pazienteNon so forse per caso
Gustav OlefNiente per caso. Il caso ci che non capiamo E un caso che conoscessi il mio nome? Perfino il mio viso non ti era nuovo
Il pazienteLho detto, s.
Gustav OlefNiente per caso, William: niente per caso (girando fra i quadri) Ecco, guarda C la mia strada di campagna fra gli alberi, che ti ricordava cos da vicino la tua
Il pazientePotrei sovrapporle
Gustav OlefC un cavallo che muore per strada C il viso di questuomo
Il pazienteLo conosco
Gustav OlefE mio padre Niente per caso E poi c questo tramonto sullOceano Atlantico (stacca il quadro) Avevo tredici anni. Una sera di giugno, con un sole rosso da sembrare finto: guardai le barche dei pescatori che stavano l arenate
Il paziente(quasi rivedesse la scena anche lui) arenate fra le reti ad asciugare
Gustav Olefe pensai che stessero dormendo dopo aver passato tutto il giorno in mare
Il pazienteallora per un attimo io sentii chiaramente che anche la vita la mia, di ognuno doveva avere chiss dove - una spiaggia dove un giorno tirare su i remi e nel sole, dolcemente - lasciarsi arenare
Gustav Olef...ma non feci nemmeno in tempo a fermare il pensiero, che era gi scomparso: come se fosse troppo grande da ricordare
Il pazientee mi sentii come chi guarda per caso dentro una stanza in cui non si pu entrare
Gustav OlefEcco, mi dissi, fra milioni di cose che potr scordare
Il pazientedi questo momento io so che mi dovr ricordare.
Silenzio.
Gustav OlefConosci i miei ricordi, William. Perch?
Il pazienteNon c ragione Vorrei saperlo
Gustav OlefIo adoro il tabacco inglese
Il paziente
Come me.
Gustav Olef
Io detesto la barba sfatta.
Il paziente
Come me.
Gustav Olef
Io ho una passione per la musica
Il paziente
Come me!
Gustav OlefLa mia casa era isolata: lungo il canale non cera che quella Era una sera indemoniata: pioveva come mai avevo visto Chiusi la porta, non dovevo riuscire E in piena notte un fulmine, allimprovviso: bruci tutto, ogni cosa Di me non trovarono niente Cos sono morto, capisci? Per un fulmine
Il pazienteIo
Gustav OlefNiente per caso, William.
Il paziente
Non capisco
Gustav Olef
Niente per caso, William.
Il paziente
Vuol dirmi che
Gustav OlefChe quella notte un fulmine ha ucciso Gustav Olef esattamente unora prima che nascesse William Armstrong
Il pazienteCosa
Gustav Olef
Dove io ho finito, tu hai cominciato.
Il paziente
Siamo la stessa persona?
Gustav Olef
Io ero te prima di te. E tu sei me dopo di me, William.
Silenzio.
Gustav OlefQui a Fjrden, quella notte, la vita conclusa di Gustav Olef pass in quella nuova di William Armstrong: quando sei nato avevi gi addosso frammenti di vita, William: la mia. Senza saperlo portavi dentro immagini, ricordi, sensazioni, paure, cos come io portavo i segni di chi mi aveva preceduto: il filo non si spezza, mai. Niente si
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