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quaranta anni fa mentre la chiesa èstata inaugurata il 15 gennaio2000. Una comunità viva:abbraccia infatti una popolazionedi seimila abitanti e di questi piùdel 20 per cento partecipaattivamente alla vita parrocchiale.Sono per lo più famiglie giovani enumerose. «Abbiamo anchefamiglie con sette figli – affermadon Luigi –; difficile trovare inquesta comunità il figlio unico enelle mie catechesi sostengosempre che le relazioni nonnascono dagli amici, un bambinonon forma il suo carattere con leamicizie, ma con un fratello». Laparrocchia vanta un oratorio,dove si svolge più attivitàformativa che ricreativa,frequentato assiduamente da 130ragazzi fra i 13 e i 18 anni eanimato da circa 20 coppie digiovani; presente anche ungruppo scout dell’Agescicomposto da un centinaio diragazzi. Ci sono inoltre ottocomunità neocatecumenali,l’ordine della Santissima Trinità, ilgruppo di preghiera di Padre Pio.Undici coppie di sposipreparano le famiglieal battesimo dei lorofigli. Molto attivaanche la Caritas.«Ordinariamente sispendono 1.000 euroal mese, sottratti dalbilancio dellaparrocchia, per laCaritas – spiega donLuigi –. Quest’annosono stati spesi 37milaeuro straordinari perchéabbiamo casi di graveindigenza einterveniamo se bisognapagare una bolletta o seuna famiglia non riescea far fronte alla rata delmutuo. Quando nonriesco a intervenire dasolo non faccio maicollette – ci tiene asottolineare –; c’èsempre qualcunopronto ad offrire il suoaiuto a chi è indifficoltà».

anta Maria a Setteville è anche fucina divocazioni: negli ultimi vent’anni, da

quando è parroco don Luigi Tedoldi, in par-rocchia numerose sono state quelle sacer-dotali, religiose e missionarie.Tre i sacerdoti già ordinati: tra questi donDomenico Romeo, attuale parroco di SantaMargherita Maria Alacoque a Tor Vergata, edon Pompeo Santese, 74 anni, ex professo-re di matematica e attuale cappellano del-l’ospedale e direttore dell’Ufficio per la pa-storale della salute della diocesi di Fermo.La storia di quest’ultimo è molto particola-re: seguito spiritualmente da don Luigi, San-tese è stato ordinato sacerdote il 28 giugno2011 e alla cerimonia erano presenti i 3 fi-gli e i sette nipoti. Don Pompeo, infatti, haintrapreso gli studi in teologia nel 2006 do-po aver perso la moglie a causa di una gra-ve malattia.Frequentavano la parrocchia anche cinque

giovani attualmente iscritti al seminario(quattro studiano al Collegio RedemptorisMater), uno dei quali sarà ordinato sacerdotein primavera. E ancora suor Maria DanielaVacca, 36 anni, badessa del monastero be-nedettino di San Magno di Amelia.Parrocchiani pure una coppia di sposi, far-macista lui e ingegnere fisico lei: da circa seianni sono partiti in missione per Graz, inAustria; un altro giovane laico, un 35ennelaureato in economia, è da due anni in mis-sione in Vietnam; mentre una ragazza, ar-chitetto, si trova a Tolosa nel sud della Fran-cia. Se si chiede a don Luigi qual è il segre-to di queste vocazioni, lui risponde che puòaccadere ovunque. «I parrocchiani devonovedere nei loro sacerdoti la gioia del loroministero – afferma –. L’uomo tende a imi-tare e solo con l’esempio e la testimonian-za è possibile suscitare nuove vocazioni».

Roberta Pumpo

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Setteville, gioia ed emozioneDomenica arriva Francesco

Dalle 16 la visita. Il saluto al viceparroco don Giuseppe, malato di Sla da 2 anni

DI ROBERTA PUMPO

apa Francesco si recherà nellaparrocchia di Santa Maria aSetteville, Guidonia,

domenica 15 gennaio, alle 16. Unavisita straordinaria voluta dalSanto Padre per portare sostegno econforto al viceparroco donGiuseppe Berardino, 47 anni,gravemente malato di sclerosilaterale amiotrofica da due anni.Con l’occasione il Ponteficecelebrerà la Messa con la comunitàparrocchiale. La notizia è stataaccolta «con sorpresa edemozione» dalla comunità. «Nonce lo aspettavamo – afferma donLuigi Tedoldi, parroco a SantaMaria da quasi 21 anni –. Nonosavamo sperare in una sua visitain questo “angolino” di Roma».L’emozione tradisce don Luigi cheincrina la voce parlando di donGiuseppe, da lui considerato«come un figlio»: quando è statadiagnosticata la sclerosi, ha volutoche rimanesse in casa con lui. Èarrivato nella parrocchia diSetteville quasi 14 anni fa quandoera seminarista al RedemptorisMater. Qui ha ricevutol’ordinazione prima di diacono epoi, l’11 maggio 2003, disacerdote. La malattia si èmanifestata poco più di due annifa. «Tutto ha avuto inizio con unacaduta a un campo estivo con iragazzi – spiega don Luigi –. Indue mesi è rimasto completamenteparalizzato, tanto da non poterusufruire neppure del computerper comunicare attraversomovimenti oculari. Al PoliclinicoGemelli mi hanno detto di nonaver mai visto un caso così rapidoe violento». Amatissimo dallacomunità, in modo particolare daigiovani che seguiva, tanto che, neifine settimana, quandol’infermiere è di riposo, unaventina di coppie si alternano alsuo capezzale. «Hanno una grandericonoscenza nei suoi confronti ehanno deciso di essere al suofianco anche nel week end diNatale», racconta commosso ilparroco. Santa Maria a Setteville èuna parrocchia giovane, eretta

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il fatto.Una parrocchia fucina di vocazioni

nomine

Il cardinale Rylkonuovo arcipretedella basilica diS. Maria Maggiore

Santo Stefano

«Oggi la Chiesasperimentadure persecuzionifino al martirio»

i riti natalizi

Nel messaggioper il Natalel’augurio di paceai popoli «feriti»

l cardinale polacco Sta-nislaw Rylko, 70 anni,

presidente emerito delPontificio Consiglio per ilaici, è il nuovo arcipretedella basilica di Santa Ma-ria Maggiore. Succede alcardinale Abril y Castelló.

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«Anche oggi la Chiesa spe-rimenta in diversi luoghidure persecuzioni, fino al-la suprema prova del mar-tirio». Lo ha detto il Papaall’Angelus del 26 dicem-bre, festa di santo Stefano.

Un augurio di pace nelmessaggio natalizio delPapa: ai popoli «feriti dal-la guerra», a chi è stato col-pito dal terrorismo, agli e-sclusi, ai profughi e ai mi-granti, ai bambini.

Il Papa: «Abbiamo un debito con i giovani»DI ANDREA ACALI

ostare davanti al presepe per farenostra la logica divina che nonammette il privilegio e le

esclusioni. E per guardare i volti giovanidi Maria e Giuseppe, ricordando il“debito” che abbiamo nei confronti deinostri giovani, sulla necessità di offrireloro prospettive basate su un lavorodignitoso. Su queste linee si èsviluppata la riflessione di PapaFrancesco in occasione dellacelebrazione con il Te Deum diringraziamento di fine anno, nelpomeriggio del 31 dicembre. Unrichiamo forte, nel solco di quellacondanna della cultura dello scartotante volte ripetuta. Riferendosi a Mariae Giuseppe, il Santo Padre ha detto che«non si può parlare di futuro senzacontemplare questi volti giovani eassumere la responsabilità cheabbiamo verso i nostri giovani; più che

responsabilità, la parola giusta è debito,il debito che abbiamo con loro». IlPapa ha messo in evidenza lecontraddizioni di «una cultura che, dauna parte, idolatra la giovinezzacercando di renderla eterna» ma chepoi, paradossalmente, condanna «inostri giovani a non avere uno spaziodi reale inserimento, perchélentamente li abbiamo emarginati dallavita pubblica obbligandoli a emigrare oa mendicare occupazioni che nonesistono o che non permettono loro diproiettarsi in un domani. Abbiamoprivilegiato la speculazione invece dilavori dignitosi e genuini chepermettano loro di essere protagonistiattivi nella vita della nostra società. Ciaspettiamo da loro ed esigiamo chesiano fermento di futuro, ma lidiscriminiamo e li “condanniamo” abussare a porte che per lo piùrimangono chiuse. Siamo invitati a nonessere come il locandiere di Betlemme

che davanti alla giovane coppia diceva:qui non c’è posto. Non c’era posto perla vita, per il futuro. Ci è chiesto diprendere ciascuno il proprio impegno,di aiutare i nostri giovani a ritrovare,qui nella loro terra, nella loro patria,orizzonti concreti di un futuro dacostruire». Per questo bisognascommettere «su una vera inclusione:quella che dà il lavoro dignitoso,libero, creativo, partecipativo e solidale.Guardare il presepe – ha continuato ilPontefice – ci sfida ad aiutare i nostrigiovani perché non si lascinodisilludere davanti alle nostreimmaturità, e stimolarli affinché sianocapaci di sognare e di lottare per i lorosogni». Una sosta davanti al presepeperché «davanti all’anno che finisce,come ci fa bene contemplare il Dio–Bambino. È un invito a tornare allefonti e alle radici della nostra fede». «InCristo – ha sottolineato – Dio non si èmascherato da uomo, si è fatto uomo e

ha condiviso in tutto la nostracondizione. Ha voluto essere vicino atutti quelli che si sentono perduti,mortificati, feriti, scoraggiati, sconsolatie intimiditi», che «nella loro carneportano il peso della lontananza e dellasolitudine». E ha ricordato che «ilpresepe ci invita a fare nostra» la logica«dell’incontro, della vicinanza e dellaprossimità. Il presepe ci invita adabbandonare la logica delle eccezioniper gli uni ed esclusioni per gli altri».Infine, l’invito alla speranza: «Il presepeci sfida a non dare nulla e nessuno perperduto. Guardare il presepe significatrovare la forza di prendere il nostroposto nella storia senza lamentarci eamareggiarci, senza chiuderci oevadere, senza cercare scorciatoie che ciprivilegino» ma sapendo «che il tempoche ci attende richiede iniziative pienedi audacia e di speranza, come pure dirinunciare a vani protagonismi o a lotteinterminabili per apparire».

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Nel tradizionale rito di fine anno, l’appello per le nuovegenerazioni. «Aiutarle a ritrovare orizzonti concreti di unfuturo da costruire». «Prendere il nostro posto nella storiasenza cercare scorciatoie». Invito ad «audacia» e «speranza»

Papa Francesco in San Pietro per il Te Deum (foto Gennari)

1° gennaio

La celebrazionededicata a Maria«Madri antidoto achiusure e apatie»

«Le madri sono l’antidotopiù forte contro le nostrechiusure e apatie». Lo hasottolineato il Papa allaMessa celebrata il 1° gen-naio nella solennità di Ma-ria Madre di Dio.

aranno dedicate a “Genesi: il creato, lacoppia, il peccato originale” le Lettu-re teologiche 2017. Da giovedì (dalle

20) tornano gli appuntamenti diocesani diriflessione nell’Aula della Conciliazione delPalazzo Lateranense, che saranno intro-dotti da Cesare Mirabelli, presidente eme-rito della Corte costituzionale, e vedrannole conclusioni del cardinale Agostino Val-lini. “Il creato” è il tema del primo incon-tro, con monsignor Giacomo Morandi, sot-tosegretario della Congregazione per la dot-trina della fede; il fisico Piergiorgio Picoz-za; Francesco Starace, amministratore de-legato di Enel. Giovedì 19 rifletteranno su“La coppia” i coniugi Stefano Maria e Ma-riagrazia Paci, rispettivamente vaticanistaper SkyTg24 e presidente dell’Universitàdegli studi internazionali di Roma; Gaeta-no Castello, docente alla Pontificia FacoltàTeologica di Napoli; il ministro per la Fa-miglia Enrico Costa. Il 26 gennaio, incon-tro su “Il peccato originale” con il vescovoausiliare Lorenzo Leuzzi; il genetista Bru-no Dallapiccola; Michele Vietti, già vice-presidente del Csm. Informazioni per lapartecipazione: tel 06.69886584.

SROMA SETTE

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Anno XLIV – Numero 1 Domenica 8 gennaio 2017

Il cardinale Rylko

Don Luigi Tedoldi, parroco di Santa Maria a Setteville

L’interno della chiesa

«Letture teologiche» sulla Genesi

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tempo, sostenendo il tetto con 12puntelli in acciaio, non avrebbe rettoalle scosse di terremoto dei mesiscorsi». Da maggio 2016 la comunitàpartecipa alla celebrazione dellaMessa in un tendone «simile a quellodelle fiere» allestito nel campo dicalcio della parrocchia. «Per sicurezzala notte non lasciamo il SantissimoSacramento nel tendone ma locustodiamo in canonica», afferma ilparroco. Per sostenere i lavori dirifacimento, che proseguiranno percirca due anni, sono state organizzatevarie iniziative tra le quali il presepevivente, che sarà rappresentatoanche oggi dalle 16.30 alle 19.30.Circa cinquanta i volontari impegnatinella rappresentazione. Venerdì,solennità dell’Epifania, vi si è recatoin visita il cardinale vicario. PapaFrancesco, invitato dal parroco, hainviato una lettera il 14 dicembre

n presepe vivente perraccogliere fondi da impiegare

nella ricostruzione del tetto dellachiesa ceduto a causa di gravi dannistrutturali. È l’iniziativa ideata dapadre Dario Frattini, parroco a SanGiulio, nel quartiere Gianicolense. Laparrocchia, affidata ai CanoniciRegolari dell’Immacolata Concezione,non ha mai visto l’edificazione di unachiesa rimasta ferma alla sola cripta.Particolarità dell’edificio, risalente aiprimi anni ’60, è quella di trovarsidiversi metri sotto il livello stradale.«Il tetto già da qualche annopresentava segnali di cedimento –spiega padre Dario –. Gli ingegneri e itecnici che hanno fatto i rilevamentihanno riscontrato che al posto delcemento armato era stata utilizzatasabbia e hanno affermato che soloun miracolo ha evitato il crollo delsolaio. Se non si fosse intervenuti per

U nella quale incoraggia «tutta lacomunità a proseguire con fiducianel rendere una gioiosatestimonianza cristiana». «Formulol’auspicio – conclude il Santo Padre –che i valori di fraternità e disolidarietà riscoperti in questa tristecircostanza possano portare i fruttidesiderati». Solidarietà e sostegnoche padre Dario sta ricevendo datanti. Il presepe è stato allestitoanche grazie alla collaborazione deiparrocchiani di una chiesa diPiubega, nell’alto Mantovano, dovepadre Dario ha esercitato per 9 anniil suo ministero sacerdotale. La dittache lavora al rifacimento del tetto hamesso a disposizione gli operai peraiutare ad allestire le scenografie, ungiardiniere ha offerto l’addobbofloreale. «I miei ex parrocchiani –racconta il parroco – sono stati moltofelici di aiutarci». (Ro.Pu.)

Sir, Vincenzo Corrado è il nuovo direttore

incenzo Corrado, pugliese, 40 anni, è ilnuovo direttore dell’agenzia Sir. Succede aDomenico Delle Foglie. Corrado si è

formato in Puglia, dove ha conseguito ilbaccellierato in Teologia; quindi ha ottenuto lalicenza in Teologia Pastorale, conspecializzazione in comunicazioni sociali, alPontificio Istituto Pastorale RedemptorHominis dell’Università Lateranense. È statoprima caposerviziio e, dal 2013, caporedattoredel Sir, curando, negli ultimi 15 anni, i rapporticon i settimanali diocesani della Fisc. «Stiamovivendo anni di grandi trasformazioni socio–culturali, che stanno a poco a pocotrasformando l’intero sistema mediatico. Iltempo che ci sta davanti – sottolinea Corrado –sarà una grande sfida da affrontare tuttiinsieme. Il Sir c’è e ci sarà. A servizio dellaChiesa italiana, dei territori, dell’Europa, delmondo, e a servizio della persona umana». Alnuovo direttore del Sir il più cordiale auguriodella redazione di Roma Sette e Romasette.it.

VSan Giulio, la solidarietà per la chiesa inagibile

accoglienza e l’integrazionepassano anche attraverso laradio. Ne sono convinti a Casa

Scalabrini 634, struttura di secondaaccoglienza per rifugiati – apertanell’ottobre 2015 in via Casilina eamministrata dalla Fondazione per leattività scalabriniane –, che proponeun corso per autori, tecnici econduttori radiofonici, al via il 21gennaio ogni sabato dalle 10.30. «Ilprogetto – spiega Manolo Macrì,responsabile tecnico – intendecoinvolgere, comunicare in modopositivo, terapeutico per far interagirele persone accolte in manieradivertente e costruttiva». Nella primaedizione coinvolte 15 persone:«Giornalisti, giovani interessati,ragazzi latinoamericani, romani:esperimento e crescita anche per

noi». Il laboratorio, proposto grazieal supporto dei professionisti diAmisnet, agenzia radiofonicaindipendente, si divide in due parti:una editoriale con costruzione diformat e una dedicata a montaggio eaudio. «Una sorta di “scioglighiaccio”– commenta –, perché dietro almicrofono e con l’aiuto della musicala persona si apre, scopre un mondoche non conosce ed esce dallo studioridendo. In molti ripensano alproprio Paese, alla loro storia etramite la radio si rimettono in retecon gli altri. La musica è sempre connoi, non ci abbandona mai. Ogniragazzo giunto a Casa Scalabrini, nelsuo lungo viaggio, la porta con sé».Nello studio di registrazione inquesti giorni c’è Simon, congolese di33 anni. Sta registrando una delle

puntate di “I remember”, cheprevede quattro canzoni a cui sonoassociati ricordi particolari. «Mioccupavo dell’ accoglienza dellepersone perseguitate nel mio Paesetramite una ong – racconta –. Ma hoavuto problemi con le autorità esono dovuto scappare. Una piroga daBrazzaville e poi con un passaportol’arrivo in Belgio nel 2014. Sonoandato all’ambasciata italiana.Hanno preso le mie impronte e sonoarrivato a Roma dopo sei mesi. Hopassato due giorni in aeroporto,scortato dalla polizia. Poi due centridi accoglienza. Nessuno volevacapire il mio problema. Poi sonoarrivato qui». A fare la differenzainnanzitutto un abbraccio: «Quellodi Emanuele, il responsabile dellacasa. Mi sono sentito chiedere per la

prima volta: “Come stai?”. Ora stofrequentando il tirocinio in una casaeditrice e l’università americana aRoma». Laureato in economia,Simon pensa sempre alla figlia, 8anni, ancora in Congo. «Nel futuro?Tornare a casa, in un Paeserappacificato». Il corso è parte del piùampio progetto “Web radio on themove”. «L’obiettivo – spiegano iresponsabili Paola Buonomini edEnrico Selleri – è dar vita a una radioin rete con le altre emittentiscalabriniane nel mondo, per fornireuna informazione più autentica sultema delle migrazioni e formando ifruitori, a partire dai rappresentantidelle comunità di migranti presenti aRoma» ([email protected],06.2411405).

Laura Galimberti

’LAnche la radio è un veicolo per l’integrazione

Casa Scalabrini 634 propone uncorso per autori, tecnici, conduttoriObiettivo: coinvolgere i migrantiin maniera divertente e costruttiva

Al via domani al Maggioreil nuovo itinerario diocesanodi pastorale familiarecon uno stile originale

Monsignor Manto: l’obiettivodegli otto incontri è creareuna équipe di famiglieal servizio delle prefetture

Un corso-laboratoriosulla «Amoris laetitia»DI GIULIA ROCCHI

ogliamo creare unaéquipe di famiglie chepossa affiancare i vescovi

di settore, trovare coppie che,insieme ai parroci e ai movimenti,sappiano far nascere e portareavanti la pastorale familiare perprefettura. Perché la fede sirafforza donandola econdividendola». MonsignorAndrea Manto, incaricato delCentro diocesano per la pastoralefamiliare, tratteggia cosìl’obiettivo dell’itinerario diformazione “Fare pastoralefamiliare”, promosso dalVicariato. «Una novità assoluta, ilprimo in Italia di questo genere,con lo stile del laboratorio»,sottolinea. Unprogettoimportante perla diocesi diRoma, tantoche lapresentazionedell’iniziativa èfirmata dalcardinalevicarioAgostinoVallini.«Desideriamo – spiega ilporporato – far convergere ipercorsi pastorali che in questianni sono stati proposti(centralità dell’Eucaristia,testimonianza della carità,pastorale post–battesimale,iniziazione cristiana)armonizzandoli in una visionepiù ampia che guardi allefamiglie, particolarmente a quellein cui i genitori hanno tra i 30 e i50 anni, cercando di promuoverlecome soggetti di pastorale e nonsolo come destinatari di serviziecclesiali». Da qui l’esigenza dioperatori ad hoc: «È necessariaun’adeguata formazione dioperatori pastorali specificamentededicati alla famiglia, che nonsiano impegnati soltanto nellapreparazione al matrimonio, maad accompagnare le famiglie,come auspicato dal Convegno

V«diocesano nei laboratori delleprefetture del giugno scorso».Pertanto «è opportuno – auspica ilcardinale Vallini – che in ognicomunità siano identificate nuovecoppie di sposi di quella fascia dietà, e vengano aiutate a formarsiper diventare i primi punti diriferimento di una rete dipastorale familiare nella nostradiocesi». Saranno proprio questecoppie a frequentare, per prime,l’itinerario formativo, pensatocome un laboratorio e inprogramma dal 9 gennaio al 21maggio, con otto incontri acadenza quindicinale alSeminario Maggiore (ore 18.45) eun ritiro conclusivo. «Lapeculiarità di questo corso –evidenzia monsignor Manto – è di

essere fondatosui contenuti elo stilepastorale diAmoris letitia,riferimentocostante di tuttigli incontri».Alle coppiepartecipanti«sarà chiesto diinteragire traloro – aggiunge

il sacerdote – partendo dalproprio vissuto, dalla propriaesperienza di matrimonio,rileggendola alla lucedell’esortazione post–sinodale erendendosi punti di riferimentoper altre coppie». Il via domani,con un “Quadro storico–culturaledel nostro tempo con particolareriferimento alle coppie–famiglie”,tracciato da Elisa Manna,responsabile del Centro studidella Caritas di Roma, emonsignor Manto. A guidare isuccessivi incontri sarannosempre personalità diverse, aseconda del tema affrontato: dallopsichiatra Tonino Cantelmi alteologo Robert Cheaib, dallabiblista Rosanna Virgili allascrittrice e antropologa MartaBrancatisano. Alcune coppieporteranno la propriatestimonianza ai partecipanti,

come Claudio e Laura Gentili, chesulla pastorale familiare hannoscritto diversi libri, e Silvestro eAntonella Paluzzi, direttori dellaScuola di formazione, ricerca ecounselling psicologico OutdoorSetting. Non mancherà ilcontributo di sacerdoti come donJosè Maria La Porte, docenteall’Università della Santa Croce, ilgesuita padre Jean PaulHernandez, o il vescovo AngeloDe Donatis. Nessuno, però,vestirà i panni del professore;ciascuno non sarà che una sorta diguida di ogni appuntamento,

lasciando spazio di espressionealle famiglie, proponendo lavisione di spezzoni di film ogiochi di ruolo, favorendo loscambio e il dialogo tra le coppie.Il corso si concluderà con un ritiroper «ricapitolare nella preghiera enella meditazione i temi affrontatie vivere insieme uno spazio diamicizia e fraternità».Informazioni: Centro per lapastorale familiare, Vicariato diRoma – piazza San Giovanni inLaterano 6/a; 06.69886211;[email protected];[email protected].

Al centro del camminoi contenuti dell’esortazioneapostolica post-sinodaleLe coppie partecipanti,spiega il cardinale Vallini,saranno «i primi puntidi riferimento di una rete»

poche ore dall’attentatonella discoteca Reina diIstanbul, a Roma

dodicimila persone sono scesein piazza per dire “no” allaviolenza e alla guerra. Erano ipartecipanti alla marcia “Pacein tutte le terre” promossa dallaComunità di Sant’Egidio, nonsolo nella Capitale ma incentinaia di città europee,africane, asiatiche e americane.Tutti in cammino per sostenereil messaggio del Papa sulla“nonviolenza”, in occasionedella 50esima Giornatamondiale della pace. Ed èproprio in piazza San Pietroche si è conclusa l’iniziativa,con le parole di Francescoall’Angelus. «Cari fratelli esorelle, buon anno!», haesordito il Santo Padre. «El’anno sarà buono – haproseguito – nella misura in cuiognuno di noi, con l’aiuto diDio, cercherà di fare il benegiorno per giorno. Così sicostruisce la pace, dicendo“no”, con i fatti, all’odio e allaviolenza e “sì” alla fraternità ealla riconciliazione. Cinquantaanni or sono, il beato PapaPaolo VI iniziò a celebrare inquesta data la Giornatamondiale della pace, perrafforzare l’impegno comune dicostruire un mondo pacifico efraterno. Nel Messaggio diquest’anno ho proposto diassumere la nonviolenza comestile per una politica di pace».Quindi il saluto ai partecipantialla marcia della Comunità diSant’Egidio: «Grazie per lavostra presenza e la vostratestimonianza». Al corteo diRoma – che ha visto l’adesionedi numerose associazioni eorganizzazioni – hannopartecipato persone di ogni età,

italiani insieme a immigrati erifugiati, originari di diversiPaesi. Lungo tutta via dellaConciliazione, fino a piazzaSan Pietro, hanno portatocartelli con i nomi del Paesi delmondo ancora in guerra. Primadi mettersi in cammino,davanti a Castel Sant’Angelo,tutti hanno potuto ascoltarealcune testimonianze, comequella del presidente del CentroAstalli, Camillo Ripamonti, cheha sottolineato «l’importanzadi costruire una rete capace disostenere un sempre più vastomovimento di pace». O quelladi Nour, rifugiata siriana giuntain aereo con Papa Francesco daLesbo, che ha ricordato come ilsuo Paese, prima della guerra,fosse un simbolo di convivenzainterreligiosa, e come,tragicamente, «nessuno», nellacomunità internazionale,«abbia avuto la voglia di direbasta alla follia di un conflittoche ha già fatto 600 milamorti». Sul palco allestito perl’occasione anche la piccolaAdriana Ciancio, 11 anni, delmovimento “Giovani per laPace”, a rappresentareidealmente i tantissimibambini presenti al corteo.Dopo di lei ha preso la parola ilpresidente della Comunità diSant’Egidio, MarcoImpagliazzo: «Oggi, di fronte aciò che è successo a Istanbul,questa marcia ha un significatoancora più grande. Il mondo siè ammalato e occorre guarirlodai troppi conflitti che losoffocano: la guerra è il passato,fa rumore, scoppia lasciandorovine dietro di sé, la paceinvece fiorisce e rappresenta ilfuturo perché cresce giornodopo giorno».

Giulia Rocchi

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«Pace in tutte le terre», marciacontro le guerre e il terrorismo

Un momento della marcia verso piazza San Pietro

2 Domenica8 gennaio 2017

I puntelli per sostenere il tetto della chiesa

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DI ROBERTA PUMPO

ono trascorsi più di quattro mesidalla prima forte scossa di terremotonell’Italia Centrale, la terra continua a

tremare ma continua anche incessantel’impegno delle Caritas del Lazio. «È unostile di accompagnamento che saràportato avanti anche nei prossimi anni –spiega don Cesare Chialastri, delegatodella Caritas per la regione Lazio –. Ilsisma del 24 agosto è stato caratterizzatodall’alto numero di vittime ad Amatrice eAccumoli. In seguito alla scossa del 30ottobre, invece, sono aumentati gli

sfollati. Da allora nel Centro Italia sonoimpegnate tutte le Caritas regionali». Pergarantire una presenza continuativa sulterritorio sono stati attivati i gemellaggi ditutte le Caritas, da Nord a Sud, con ladiocesi di Rieti, le sei diocesi delle Marchecolpite dal sisma, la diocesi di Spoleto–Norcia, quelle dell’Aquila e di Teramo–Atri. Nello specifico, con la Caritas delladiocesi di Rieti sono state gemellatequelle di Lazio, Basilicata, Toscana ePuglia che offrono un sostegno morale emateriale nella fase di accompagnamentoe ricostruzione. Scopo di questigemellaggi è quello «di essere incomunione con il fratello che soffre»,realizzare progetti e portare avanti unlavoro a lungo termine. Ad Amatrice, peresempio, è quotidianamente garantito ilsupporto di frati e suore francescaneinsieme a due o tre operatori di ogniCaritas regionale gemellata. «La nostrapresenza è caratterizzata dal lungo

termine – prosegue don Cesare –. LaProtezione Civile ha svolto un lavoroeccellente ma interviene sull’emergenza.Noi operiamo nel quotidiano econtinueremo a farlo in futuro».L’emergenza attuale consiste nelrispondere alle esigenze di tutti, ed essereparticolarmente vicini alle fasce piùdeboli: anziani, minori e poveri. AdAmatrice ed Accumoli ogni famiglia hasubito un lutto. «Tra la gente si avvertetanto scoraggiamento – aggiunge –; èstato particolarmente doloroso perché trale vittime ci sono stati tanti bambini chetrascorrevano le vacanze estive con inonni. Per questo motivo è fondamentalel’accompagnamento spirituale, essereaccanto a queste persone nel dolore,aiutarle a non perdere le speranze perchéil Signore non ci ha abbandonato». Contanta commozione don Cesare raccontadi una donna che nel sisma ha perso ilmarito, i due figli e l’anziano padre. «È

rimasta sola con la sorella. Per loro e pertutti quelli che hanno subito lutti ilterremoto inizia ora. Credo che il sismaabbia cambiato le relazioni spirituali,personali, sociali ed economiche per leprossime due o tre generazioni». Fino aquesto momento i volontari hannogarantito accompagnamento pastorale,risposte ai bisogni primari, contributi alreddito, fornitura di beni e strumenti perfavorire la ripresa delle attivitàeconomiche. Particolare attenzione è statarivolta agli abitanti delle frazioni isolate(72 solo ad Amatrice) che non voglionoassolutamente lasciare quel che resta delleloro case, per i quali sono stati messi adisposizione i moduli abitativi provvisori.Ad Amatrice è stata completata la sala dicomunità Sant’Agostino e sono in via direalizzazione altri 3 centri polifunzionali,due nel comune di Amatrice e uno adAccumoli, per favorire relazioni e rapporticomunitari.

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«Amatrice,non è statoun Natalerassegnato»

Intervista al vescovo di Rieti, Pompili. Tantii segni di vitalità: il Meeting dei giovani, laCasa del futuro, un libro in uscita, il Battesimodi Francesco ai bimbi nati dopo il terremoto

Il centro di Amatrice devastasto dal terremoto

essun «sermone» ma un commento abraccio delle testimonianze ascoltate

dalla famiglia Festa di Amatrice e dalparroco dell’abbazia di Sant’Eutizio a Preci,nella diocesi di Spoleto–Norcia, donLuciano Avenati. Parole che hanno toccatoil cuore del Papa che, giovedì mattina, haincontrato, nell’Aula Paolo VI, i terremotatidelle zone del Centro Italia. La primaparola che ha colpito Francesco è stata«ricostruire», pronunciata come «unritornello». «Ci sostenga con la preghieraaffinché ricostruiamo i cuori ancor primadelle case», hanno auspicato Raffaele e IoleFesta, famiglia terremotata di Cascello,frazione di Amatrice. «Preghi per noiperché siamo forti e determinati nelricostruire le nostre casee le nostre chiese», haaffermato don Luciano.«Ricostruire il tessutosociale e umano, lacomunità ecclesiale», haaggiunto Francesco.Ricostruire le ferite delcuore «non è ottimismo– ha evidenziato –. Nonc’è posto per l’ottimismoche è un atteggiamentopasseggero ma contaricostruire nellasperanza, ricominciaresenza perdere lacapacità di sognare,avere il coraggio di

N sognare una volta in più». Altre parole chehanno colpito Francesco: le mani, le ferite,la vicinanza. «Siamo cresciuti nellerelazioni umane e fraterne – ha affermatodon Luciano –, sono avvenute alcunericonciliazioni; abbiamo perso le case masiamo diventati una grande famiglia».«Avvengono dei miracoli nel momento deldolore», ha aggiunto il Papa manifestandoil suo «orgoglio» per i parroci che nonhanno lasciato le zone devastate dalsisma. «È bello avere pastori che quandovedono il lupo non fuggono». Presentiall’udienza i vescovi e i sindaci delle zoneterremotate, i rappresentanti dei Vigili delFuoco, Vasco Errani, commissariostraordinario del governo per la

ricostruzione neiterritori colpiti dalterremoto, e FabrizioCurcio, capo deldipartimento dellaProtezione Civile.Prima dell’udienza,nell’Aula Paolo VI èstata portata a spallada alcuni giovanicolpiti dal sisma laCroce della Gmg, chepoi sarà pellegrinanelle diocesiterremotate a partiredal Mercoledì delleCeneri.

Roberta Pumpo

Un volontario impegnato a Pescara del Tronto

Il delegato regionale don CesareChialastri racconta il quotidianosostegno ai terremotati. «Esserevicini alle persone nel dolore»

Caritas Lazio, gemellaggi per l’accompagnamento

DI VANESSA RICCIARDI

e donne vittime di violenza hanno unposto in più per trovare rifugio. Pocoprima di Natale, con una Messa

presieduta dal segretario di Stato vaticanoPietro Parolin e concelebrata dal vescovoausiliare per il settore sud, Paolo Lojudice,è stata inaugurata al Ceis (Centro italianodi solidarietà) Mario Picchi la casa diaccoglienza intitolata a Sara DiPietrantronio, la 22enne romana uccisadall’ex fidanzato il 29 maggio scorso. Una

Messa a cui hanno partecipato i genitori diSara e i ragazzi delle comunità del Centro,con i loro familiari e gli operatori.All’evento sono stati presenti, inoltre,Paolo Mazzotto, presidente dellaFondazione Bnl, e Luisa Todini, presidentedella Fondazione Poste Insieme onlus –che hanno contribuito alla realizzazionedella struttura – e il sindaco di RomaVirginia Raggi. La Chiesa, ha detto Parolindurante l’omelia, «sarà sempre contro ognitipo di droga e dipendenza. Ma il Papa cichiede uno sforzo in più». Ha quindicitato l’invito rivolto da Francesco a crearein occasione del Giubileo un’operastrutturale di misericordia in ogni diocesi.«Voi avete raccolto questo invitorealizzando la “Casa di Sara” per accoglieredonne vittime di violenza, senza alcunabarriera discriminatoria, come è nello stiledi don Mario Picchi». Il cardinale ha

portato ai genitori di Sara il saluto delPapa: «Carissimi mamma Concetta e papàAlberto – ha detto –, vi porto l’abbraccio ela preghiera di Papa Francesco. Non cisono parole per esprimere il dolore di noitutti davanti a un omicidio così efferato,che purtroppo fa parte di una catena chesembra senza fine. Le cronache ciraccontano di un femminicidio ogni tregiorni. È una strage di innocenti». Il doloredi perdere un figlio, ha aggiunto, è quelloche la Madonna visse con Gesù: «Voigenitori di Sara sperimentate il doloreimmenso che ha vissuto la Madonnaquando ha visto il Figlio crocifisso. Siatecerti che non siete soli e che non vimancherà mai il nostro sostegno e lanostra preghiera». Il nastro lo ha tagliatoproprio la mamma di Sara. «Aggiungendoquesta casa, con il Centro italiano disolidarietà siamo arrivati a circa 50 posti

per donne con bambini – ha raccontato lavice presidente del Ceis, Patrizia Saraceno–. La normativa europea prevede 5700posti in rapporto alla popolazione; in tuttoil territorio nazionale ne abbiamo solo500». Nei suoi 50 anni il Ceis ha giàoperato in molti ambiti, dall’assistenzaagli anziani all’accoglienza per itossicodipendenti. Ora l’attenzione per ledonne: «La casa è stata realizzata in duemesi con l’aiuto di tutti i ragazzi e di tuttele donne. Ancora non abbiamo finito diarredarla. Cercheremo di farlo al piùpresto». «Bisogna riuscire a dare unarisposta a chi è vittima di queste violenze –ha commentato Raggi – e far vedere chesiamo presenti anche a tutte quelle donneche non hanno la forza di denunciare, checontinuano a soffrire in silenzio». Ilsindaco ha assicurato l’impegno delComune.

L

Ceis, la «Casa di Sara» per le vittime di violenza

DI ANDREA ACALI

on la festa del Battesimo di Gesùfinisce il tempo di Natale. UnNatale particolare per i terremotati

del Centro Italia, che portano ancora leferite di una catastrofe che in un attimoha sconvolto le loro vite. Come lo hannovissuto? Roma Sette lo ha chiesto alvescovo di Rieti, Domenico Pompili, chegiovedì ha partecipato in Aula Paolo VIall’udienza concessa dal Papa aiterremotati. «È stato un Natale agrodolceperché per un verso è l’occasione perritrovarsi con la famiglia ma, come midiceva il papà di un ragazzo di 13 anni,che tra l’altro avevo cresimato il 5 giugno,morto ad Amatrice, le feste acuiscono ilsenso della perdita. Tanti, purtroppo,hanno vissuto il Natale con questo sensolacerante del distacco, non dobbiamodimenticare il cumulo di perdite di viteumane, solo ad Amatrice sono state 244.Sono stati coinvolti un po’ tutti: chi haperso un parente, chi un amico, chi un

conoscente e questo dimostra chebisogna accompagnare ancora a lungoquesta comunità. Occorre pazienza,prima di tutto con se stessi. Non è statoperò un Natale rassegnato. È statal’occasione per ritrovarci: come il Nataleirrompe nella notte, le celebrazioni dellaNotte Santa, ma anche quelle successive,sono state molto partecipate. Hannorappresentato un’opportunità perché lacomunità riattingesse alle sorgenti dellasperanza. Il simbolo di tutto questo èstato il presepe allestito proprio di frontealla zona rossa».Un altro momento significativo è statoil Meeting dei giovani che si concludeoggi.È stato un segnale di vitalità. Tre giorni diriflessioni sull’amore, a partiredall’esortazione “Amoris laetitia”, fatti ditestimonianza, confronto, festa,preghiera, condivisione. E al Meeting èlegata l’idea della Casa del futuro.Di che progetto si tratta?Ad Amatrice c’è l’istituto Don Minozzi.

Sono 12 padiglioni,realizzati dall’architettoFoschini, su iniziativa diun sacerdote del posto,don Giovanni Minozzi,che dopo l’esperienza dicappellano durante laPrima Guerra Mondialededicò la sua opera agliorfani di guerra e allasocietà sottosviluppatadel Meridione. Alcunisono stati devastati dalsisma, altri sono inpiedi: in questi vogliamoallestire degli spazieducativi per gli “orfani”

di oggi, nel senso di quella orfanezza dicui ha parlato il Papa il 1° gennaio,giovani privi di riferimenti educativi.Avete anche annunciato l’uscita di unlibro che sarà presentato il 24 gennaio.Si intitola “Gocce di memoria” ed è unmodo per non dimenticare tantepersone, molte anche di Roma, percontinuare ad averle presenti. Laricostruzione materiale, pure cosìnecessaria, non può far passare insecondo piano una “ricostruzionespirituale” per tante persone private dilegami fondamentali.Un appuntamento importante sarà il 14gennaio, con il Battesimo conferito dalSanto Padre ai nati dopo il sisma.È un’idea nata dalla richiesta di unamamma in occasione della visita delPontefice il 4 ottobre ad Amatrice. Avevain braccio il suo bambino di pochigiorni e ha detto al Santo Padre sepoteva battezzarlo lui. Il Papa rispose“Perché no?”, poi ne sono nati altri e lastessa mamma ha chiesto di allargare atutti e otto la cerimonia. Il Papa ci hafatto sapere che ci farà questo dono aSanta Marta. Per una realtà come quelladi Amatrice che ha avuto tante vittime èun modo molto bello di ripartire.Qual è l’augurio del vescovo di Rieti peril nuovo anno?Abbiamo vissuto un Natale irripetibile,almeno ce lo auguriamo. Ma, nostromalgrado, siamo stati costretti adallontanarci da tante cose cheappesantiscono per tornareall’essenziale. L’auspicio è che questascossa fisica sia anche psicologica espirituale, che ci faccia smuoveredall’atmosfera ovattata e annoiata chespesso ci avvolge.

CL’invito del Papa ai terremotati:«Ricostruire nella speranza»

Il vescovo Domenico Pompili

Parolin ha inaugurato la strutturaintitolata alla ragazza uccisadal fidanzato: «Un femminicidioogni 3 giorni, strage di innocenti»

3Domenica8 gennaio 2017

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Page 4: Setteville, gioia ed emozione Domenica arriva Francesco · L’emozione tradisce don Luigi che incrina la voce parlando di don Giuseppe, ... il Santo Padre ha detto che «non si può

4 Domenica8 gennaio 2017

mre Kertész, il grandescrittore ungherese,nato nel 1929 a

Budapest, deportato adAuschwitz da ragazzino,premio Nobel per laLetteratura nel 2002,scomparve lo scorsoanno dopo una lungavita prima di stenti, poidi gloria. Leggere i suoilibri di memoriaautobiografica, da Esseresenza destino a Diario dallagalera e Il secolo infelice,

per citare qualche titolo, non significa soltantoripercorrere la storia tragica del Novecento. Vuol direanche gettare uno sguardo non effimero sul generediaristico di stampo antico: un luogo della mente e delcuore che oggi, perfino nella stessa distinzione stilistica,sembra caduto in disuso. Eppure si tratta di un croceviadecisivo della cultura occidentale: da una parte i sistemiuniversali, protettivi ma molto rischiosi perché sempre

pronti a degenerare; dall’altra il tentativo diemancipazione dell’individuo che esce allo scopertocon le sue libere scelte. Da Marco Aurelio asant’Agostino, da Pascal a Rousseau, il tema resta quellodell’uomo che, privo della maschera romanzesca, fa iconti con se stesso e, specie nella fase estremadell’esistenza, prova a tirare le proprie conclusioni. Inquesta chiave dovremmo avvicinare L’ultimo rifugio.Romanzo di un diario (Bompiani, pp. 279, 20 euro),testamento spirituale di Imre Kertész. Un’opera diinnegabile forza riflessiva, quasi anacronistica nella suaradice filosofica. Quale è la condizione della vecchiaia?Avere a che fare con desideri irrealizzabili. A pensarcibene però tale evidenza riguarda tutti, a partire dai piùgiovani. Ed ecco quindi lo scrittore alle prese con lasemplice, implacabile, irrefutabile questione del tempoche ti ruba l’energia vitale, incenerisce i tuoi sogni, timette con le spalle al muro. Proprio lui, ebreoperseguitato dai nazisti, costretto all’esilio daicomunisti, si trova a vivere a Berlino, scansando imostri del passato, alla ricerca di un estremo sussultoespressivo. La cadenza del riscontro quotidiano lospinge a un confronto serrato con se stesso. Un dialogo

interiore che può fare a meno del plauso pubblico:questo consente a Kertész di avanzare nel vuoto direttoverso la morte, senza reti di protezione. Il consensoletterario infatti, invece di esaltarlo, lo deprime, quasifosse il segno dell’inautenticità: un semplice prezzo dapagare al mercato. Il trionfo tecnologico lo rendeansioso, alla maniera di un progresso incontrollato chenon si può verificare nella pienezza dell’esperienza.Certe recrudescenze antisemite non lo fanno dormire:tuttavia la potenza di questo diario sta anche nella suasobria eleganza, per come evita ogni involuzione senile.Chissà cosa direbbe oggi Kertész dell’Ungheria di ViktorOrbán, pronta a rialzare i vecchi muri per sbarrare lastrada ai nuovi senza patria. Forse si starà rivoltandonella tomba, ma un libro come questo, cosìprofondamente libertario, dimostra che già da vivo loscrittore temeva l’emergere dei nazionalismi. Un uomocosì, scottato da Hitler e Stalin, avrebbe considerato lenuove bandiere sventolate a Budapest come stridulifalsetti di un mondo che in tanti avevano sperato diaver sconfitto per sempre. Invece ogni generazione devericominciare da capo.

Eraldo Affinati

I«L’ultimo rifugio», testamento spirituale di Imre Kertészlibri

DOMANI Alle ore 10 presiede la riunione delConsiglio dei prefetti.

SABATO 14Alle ore 17 incontra gli operatoripastorali e celebra la Messa nellaparrocchia di Santa Emerenziana.

DOMENICA 15Alle ore 16 accoglie il Santo Padre invisita nella parrocchia di Santa Mariaa Setteville.

DI LORENA LEONARDI

on esistono solo quelli chemuoiono sulle rive del mare,facendoci commuovere. Ci

sono anche i bambini soldato e quellisfruttati nel lavoro e nella sessualità,solo che non li vediamo su tutti igiornali, e mentre le loro vite languonosotto il giogo della criminalità, le vocidiventano silenzio». A prestare lorofiato e parole è Papa Francesco, chededica il suo Messaggio per la Giornatamondiale del migrante e del rifugiato –in programma domenica 15 gennaio –proprio ai migranti minorenni,«vulnerabili e senza voce». MonsignorGuerino Di Tora, vescovo ausiliare delladiocesi e presidente della FondazioneMigrantes, ricorda che «nei primi seimesi del 2016, 5.222 minori stranierinon accompagnati sono stati dichiaratiscomparsi. Ed è un problema cheriguarda tutti, dal momento che ognicristiano è chiamato a celebrare la suafede nel contesto che gli è dato di viveree non può ignorare la concretezza dellarealtà. D’altra parte il fenomenomigratorio si ripete continuamentenella storia: Agostino scrive il “Decivitate Dei” con i barbari alle porte,dall’emigrazione degli europei è natauna grande America, e il dopoguerraitaliano, con lo spostamento dal Sud alNord, ha creato una società nuova». Lastoria umana, prosegue il vescovo, «nonè solo dannazione ma anche esoprattutto salvezza» e «in questodisegno, misterioso certamente, PapaFrancesco inserisce il fenomeno

migratorio, che un mondo moltoglobalizzato a livello di merci ma nondi umanità non sa bene interpretare».Mentre i cittadini si chiudono in sestessi e nella paura, Francesco parla diprotezione e integrazione: «Al di làdelle proteste nei Centri diidentificazione e accoglienza, per ilPapa i migranti, specie se minori, fannosempre notizia», fa eco monsignorPierpaolo Felicolo, direttore dell’Ufficiodiocesano per la pastorale dellemigrazioni, «e non è un caso, perché ladinamica dell’accoglienza traccia unpasso verso Dio. Non ci stancheremomai di ripeterlo: immigrazione non èterrorismo. La realtà dell’immigrazioneè complessa e non deve tradursi inmancanza di sicurezza, ma non è cheper colpa di alcune persone pericolosesi possono negare diritti fondamentalia tutti. É chiaro che ci vuole unapolitica di attenzione e tutela ma senzatogliere a chi è disperato la possibilitàdi un futuro migliore in un altroluogo». Questo discorso «prima checristiano è umano perché tutti hannodiritto alla vita», prosegue monsignorDi Tora, e «superare le paure fa partedella vita, che è sempre una novità.Certo, poi esiste una politica populistache specula sulle paure, ma questo dicristiano non ha nulla». L’invito, allaluce del messaggio di Francesco cheinsiste sulla cooperazione alla ricerca disoluzioni durature, è «a nondimenticare. Penso alla Rivoluzioneungherese del ‘56, quando l’Europaoccidentale ha saputo accogliere chifuggiva, o a quello che ha rappresentato

l’Argentina per i nostri nonni. Chi nonha memoria non può avere futuro, e lafede si esprime nella concretezza.Quella manifestata dalle parrocchieromane che hanno accolto famiglie, edalla grande trasformazione che partedalle nuove generazioni: i bambiniintegrati che conducono per mano igenitori sullo stesso sentiero».Monsignor Felicolo testimonia tra lecomunità straniere presenti in diocesiun grande desiderio di integrazione:«Lavoriamo molto sulle secondegenerazioni, i giovani hanno unenorme desiderio di relazioni con gliitaliani». A Roma gravitano 36comunità con oltre 90 centri pastoralidistaccati. Tra le più antiche, quellacapoverdiana ed eritrea; la piùnumerosa è filippina, mentre quellasiriana antiochena si sta arricchendo diqualche rifugiato: «Sosteniamo questocammino in ogni aspetto, dalconsolidamento delle competenzelinguistiche all’ottenimento della

cittadinanza, ma non dimentichiamo lacustodia della cultura e delle tradizionidei Paesi di origine». In vista dellaGiornata del migrante, aggiungeFelicolo, «ogni parrocchia pregherà peri minori, e domenica prossima saremotutti in piazza San Pietro per l’Angeluscon i rappresentanti delle comunitàetniche, ciascuna sventolando lapropria bandiera. Il mondodell’immigrazione ama Papa Francescoe conosce bene il senso di gratitudine.Non potrò mai dimenticare – ricorda –una donna ucraina che vidi piangere.Pensavo fosse per le difficoltà cheincontrava, per la solitudine che pativa.Le chiesi cosa avesse. Mi rispose che eracommossa perché aveva trovato a Romauna comunità dove pregare, doveincontrare altre persone, in un contestoche le aveva dato la forza di imparare lalingua e lavorare. Così facendo, la figliasi era appena laureata in medicina. E leipiangeva, sì, ma di gioia ericonoscenza».

Migrantiin piazzadal Papa

la Giornata.Comunità etniche domenica all’Angelus

Beethoven, tre seratecol pianista Radu Lupu

iovedì, venerdì e sa-bato, all’Auditorium

Parco della Musica, tre se-rate dedicate al Concertoper pianoforte n. 4 diBeethoven. Protagonista ilpianista romeno Radu Lu-pu, rinomato per le ese-cuzioni di autori austro-tedeschi. Sul podio Anto-nio Pappano, che nella se-conda parte del concertodirigerà l’Orchestra del-l’Accademia di Santa Ceci-lia nella Sinfonia n. 7 diAnton Bruckner. Info: te-lefono 06.8082058.

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musicaQUATTRO NUOVE CONSACRATE NELL’ORDOVIDUARUM. Angela Maria Trigiani, Anna RitaMarra, Armida Sebastiani e Piera Magrellisono le 4 nuove consacrate dell’OrdoViduarum (vedove) della diocesi. Il rito èstato presieduto ieri mattina dal vescovoGuerino Di Tora nella basilica di SantaCecilia. Domani servizio suwww.romasette.it.

CORSO PER FOTOGRAFI PROFESSIONISTI.L’Ufficio liturgico organizza un corso perl’approfondimento del contesto fotograficocelebrativo. La frequenza integrale comportala possibilità di essere inseriti in un elenconominativo di fotografi, consultabile sul sitodell’Ufficio. Il corso si terrà il 28 gennaio alPontificio ateneo Sant’Anselmo (piazza deiCavalieri di Malta, 5) dalle 9.30 alle 17.30.Per info e iscrizioni: 06.69886214/233.

IN TRENTINO I FUNERALI DI PADRE FAUSTINOOSSANNA. Si sono svolti il 31 dicembre aSfrutz, sua città natale, in Trentino, i funeralidi padre Faustino Ossanna, ex docente delSeraphicum, morto lo scorso 29 dicembre.Nel 1964 avviò il Cineforum che diventeràdel Seraphicum. Tra i primi ospiti Pasolini eRossellini.

LECTIO DIVINA A SANTA MARIA INTRASPONTINA. Il 13 gennaio alle 18.30, nellachiesa di Santa Maria in Traspontina (viadella Conciliazione 14/c), padre BrunoSecondin, teologo carmelitano e docentedella Pontificia Università Gregoriana, terràla lectio su «Il Signore è fedele a te. Isaia 49,1–10».

«FRANCISCUS LITURGICUS», LAPRESENTAZIONE ALLA SAPIENZA. Verràpresentato al dipartimento di Storia,culture e religioni dell’Università LaSapienza (Aula A di Storia medievale) illibro «Franciscus Liturgicus. Testi,immagini e musiche» a cura di FilippoSedda con la collaborazione di JacquesDalarun. Alla presentazione (13 gennaioalle 17) interverranno i curatori dell’operainsieme allo storico e francescanistaAlfonso Marini che parlerà de «Il Francescodella Liturgia», e la docente di Storiadell’Arte medievale Francesca Manzari cheparlerà di «Immagini e testi nei codiciminiati francescani».

A SANT’IPPOLITO UNA RIFLESSIONE SULLA NONVIOLENZA. Sabato 14 gennaio, alle ore 17, nellaparrocchia di Sant’Ippolito (via di Sant’Ippolito,56), la Caritas di Roma propone una riflessionesul messaggio di Papa Francesco in occasionedella 50ma Giornata Mondiale della Pace.L’incontro sarà guidato da don Renato Sacco,coordinatore nazionale di Pax Christi.

CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PASTORALEDELLA SALUTE. Al via le iscrizioni per il corsodi formazione «Pastorale della cura e dellasalute» organizzato dalla Lateranense edall’Istituto di Teologia pastorale sanitariadel Camillianum. Il corso inizierà il 3febbraio e durerà fino all’11 novembre perun totale di 24 weekend di lezione. Iscrizionientro il 26 gennaio. Per info:[email protected], 06.3297495.

AI SERMONI DELL’ORATORIO SI PARLA DICARAVAGGIO. Il 12 gennaio alle 18.30, nellachiesa di Santa Maria in Vallicella (piazzadella Chiesa Nuova), Sandrina Bandera,presidente della Fondazione Casa MuseoMAGA di Gallarate e già direttrice dellaPinacoteca di Brera, terrà una conferenza daltitolo «Caravaggio tra San Carlo Borromeo eSan Filippo Neri».

Il notiziario

L’appuntamento mondiale dedicato ai minorenni«vulnerabili». Il vescovo Di Tora: il populismoche specula sulle paure non ha nulla di cristianoMonsignor Felicolo: immigrazione non è terrorismo

Cefalea, che fare?Non solo pillole

l mal di testa (cefalea) è un problema per molte persone,peggiora la qualità della vita e toglie tempo prezioso allafamiglia, al lavoro, allo svago. La cefalea può accompa-

gnare altri disturbi (per esempio un picco febbrile o iperten-sivo) o essere un sintomo di altre malattie, più o meno gravi.Insomma, il mal di testa non deve essere sottovalutato: è do-veroso identificarne la causa perché se è sintomo di altre ma-lattie, queste devono essere affrontate; se è una forma pri-maria, deve essere curata per ridurre l’intensità e la frequen-za del dolore.È bene che il percorso diagnostico delle cefalee venga guida-to da un neurologo esperto che chiede al paziente di compi-lare dei diari per capire bene le caratteristiche e la frequenzadegli episodi e indaga le cause attraverso le indagini stru-mentali opportune (il neuroimaging cerebrale, TC e RM, e-lettroencefalogramma), oltre a chiedere valutazioni clinichee strumentali di diverse condizioni internistiche.È importante rivolgersi a un “Centro Cefalee” – un ambulato-rio è attivo anche al Policlinico Gemelli – dove vi siano spe-cialisti che conoscano bene la patologia, che sappiano dareconsigli utili a chi soffre di cefalea e in grado di suggerire laterapia più mirata per il paziente.L’emicrania è il tipo di cefalea più diffuso, colpisce il 15% del-la popolazione italiana, soprattutto le donne, che ne soffro-no con una frequenza 2–3 volte superiore agli uomini. Si de-finisce cronica una emicrania che si manifesta per almeno 15giorni al mese da più di 3 mesi. I farmaci antidolorifici, anchequelli mirati alla terapia dell’emicrania, e le terapie profilat-tiche (mirate a prevenire le crisi dolorose) spesso non giova-no a questi pazienti, o perdono efficacia nel tempo. Sul dolore dell’emicrania è efficace la tossina botulinica. Unasostanza potenzialmente letale che, in natura, viene prodot-ta dal chlostridium botulinum, un batterio che contamina ali-menti conservati e sopravvive in forma di spora, estrema-mente resistente a condizioni ambientali avverse. Come spes-so succede, in dosi piccole e nelle opportune modalità di som-ministrazione, è un veleno che cura. Ormai da 30 anni, vieneutilizzata per il trattamento di malattie neurologiche e nonsolo, che hanno in comune una contrazione eccessiva o i-nappropriata dei muscoli: la spasticità, la distonia, lo strabi-smo e molte altre. La tossina non è efficace solo sui muscoli,ma riduce anche la secrezione di ghiandole (salivari, sudori-pare) e modula il dolore. Numerosi studi ne hanno confermatol’efficacia nel trattamento dell’emicrania e oggi questa indi-cazione rientra fra gli usi approvati della Onabotulinum A perl’emicrania cronica. Le controindicazioni al trattamento sonopoche, gli effetti collaterali sono rari e transitori.

Anna Rita Bentivoglio Responsabile Unità dei disturbi del movimento

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Imre Kertész

Radu Lupu

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