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Page 1: Scoperto un raro mosaico a Gela

BENI CULTURALI. Il ritrovamento all’interno di un impianto termale composto da sei vasche

Scoperto un raro mosaico a Gela«Del tutto eccezionale nel panorama siciliano la scena di una Nereide tra le spire di un mostro»MARIA CONCETTA GOLDINI

GELA. E’ la scoperta più recente e piùrilevante in questo momento in Siciliaed è stata presentata dalla Soprinten-denza di Caltanissetta diretta dal’ar-chitetto Salvatore Gueli al XVIII Con-gresso internazionale di Archeologiaclassica tenutosi il mese scorso a Me-rida in Spagna: si tratta del nuovocomplesso di bagni pubblici scopertoe parzialmente portato alla luce a Ge-la in via Romagnoli in un’area che inetà ellenistica era sede delle ville deicittadini più ricchi.

Il nuovo complesso termale si trovaa Caposoprano nello stesso quartierein cui nel 1957 l’archeologo Pietro Or-landini trovò gli ormai noti bagni gre-ci. La scoperta del nuovo complesso èavvenuta durante un’indagine di ar-cheologia preventiva in un cantiereper la costruzione di villette condottadalla Soprintedenza di Caltanissettacon la direzione della dottoressa Car-la Guzzone e la collaborazione delladottoressa Marina Congiu e del geo-metra Antonio Catalano.

L’impianto termale è composto daalmeno sei vasche a semicupio, partein terracotta e parte in muratura. Que-ste si disponevano attorno a una ro-tonda (purtroppo già danneggiata dainterventi clandestini), pavimentatanella tecnica del mosaico a ciottoli,con una scena di ambientazione mari-na. Una figura femminile ignuda, ada-giata tra le spire di un mostro marinoe interpretata come una Nereide (unaninfa marina), cinge con un braccio ilcollo del mostro e sorregge, con l’altrobraccio sollevato, un oggetto nonidentificabile. Lo spazio circolare del-la rotonda risulta delimitato da unabanda perimetrale col motivo decora-tivo delle onde concatenate in biancoe nero, mentre figure di pesci guizzan-ti riempiono gli spazi di risulta. Altriresti murari e strutture funzionali,probabilmente destinate al riscalda-mento, sono stati rinvenuti all’intornoe formano parte di un complesso piùampio, assegnabile all’età ellenistica

(fine IV – inizi del III sec. a. C.).«Il confronto più immediato dal

punto di vista strutturale e cronologi-co – dice Guzzone – rinvia a i BagniGreci già scavati da Orlandini, cui inuovi sono accomunati anche dallatipologia dei ritrovamenti ceramici,purtroppo molto esigui, e dalla carat-terizzazione delle vasche con sedile ecatino anteriore di raccolta. Si trattaanche in questo caso di un impianto

destinato a pratiche di igiene persona-le, di un tipo largamente diffuso inarea mediterranea e documentato inambito siciliano dagli analoghi com-plessi di Siracusa, Morgantina, Mega-ra Hyblaea».

«Del tutto eccezionale ed al mo-mento isolata nel panorama sicilianodel periodo – continua Guzzone – è in-vece la scena figurata pavimentale. Ilsolo caso attualmente noto di utilizzo

del mosaico a ciottoli nell’isola, è infat-ti documentato da una casa ellenisticadi Mozia in cui, però, i soggetti rappre-sentati sono combattimenti tra coppiedi animali e creature fantastiche. Nel-la stessa Gela, poco distante, un caso dimosaico con motivo a meandro, manella tecnica a tessere, si rinvenne en-tro il complesso residenziale elleni-stico noto come Villa Iacona».

Un complesso termale che apre

nuovi orizzonti di studio all’archeolo-gia siciliana. «La tecnica a ciottoli ado-perata in questi nuovi bagni e l’icono-grafia prescelta – sottolinea Guzzone –ci riportano piuttosto alla Grecia pro-pria e ad altri contesti del Mediterra-neo e occorrerà cercare di spiegare,anche da un punto di vista storico eculturale, le motivazioni di questi con-tatti e collegamenti che sembrano in-serire la Sicilia tutta, e Gela in partico-

lare, in una rete di relazioni allargata acoinvolgere, in età ellenistica, le di-verse sponde del Mediterraneo e lemaggiori potenze del mondo alloraconosciuto. Certo è che la particolareraffinatezza del nostro mosaico ben siinserisce nel contesto del nuovo quar-tiere residenziale sorto a Gela tra IV eIII secolo in prossimità del porto com-merciale, caratterizzato come è giàprovato, da prestigiose dimore di no-tevole pregio architettonico».

Moltissimi restano, però, gli interro-gativi ancora aperti posti da questorecente ritrovamento. Essi spazianodagli aspetti di carattere strutturale,quali le modalità di approvvigiona-mento e adduzione delle risorse idri-che e la funzionalità dei sistemi diproduzione del calore, agli aspetti dicarattere antropologico legati allacompresenza di ben due distinti com-plessi balneari, pressoché contempo-ranei e tra loro vicinissimi, nello stes-so quartiere Caposoprano. Incremen-to demografico, accresciute sensibi-lità ed esigenze della comunità urba-na in età ellenistica verso le pratichedell’igiene personale, destinazione deidue complessi a utenze diversificate?Sono alcune delle possibili spiegazio-ni cui solo una indispensabile ed orga-nica prosecuzione dell’indagine ar-cheologica, allargata ai molti trattimurari già in vista tutt’intorno, po-trebbe fornire adeguate conferme.

Il complesso termale dopo la sco-perta e l’azione dei tombaroli è statoricoperto in attesa dei fondi per poterproseguiire l’indagine.

Il Soprintendente Gueli ha parlatodella scoperta gelese all’assessore aiBeni culturali Mariarita Sgarlata du-rante la visita a Gela. L’assessore da ar-cheologa ha capito subito l’importan-za di quello scavo ed ha annunciatouna visita a questo ed altri siti archeo-logici gelesi e una ricognizione sullerecenti scoperte di archeologia subac-que. «Auspichiamo che le reiterate ri-chieste di finanziamento inoltrate al-l’Assessorato – ha detto Gueli – possa-no trovare riscontro posito. E’ necessa-rio proseguire gli scavi per poi impo-stare progetti di valorizzazione e frui-zione, per un rilancio del patrimonioarcheologico di Gela, che non cessa diriservare grandi sorprese».

Senza fondi per completare la ri-cerca e per restituirla alla pubblicafruizione anche questo gioiello, comealtri in Sicilia, rischia di essere sepol-to nel mare dell’oblio.Un’occasioneperduta.

L’impianto termaleè composto da

almeno sei vaschea semicupio, parte

in terracotta eparte in muratura.

Queste sidisponevano

attorno a unarotonda,

pavimentata nellatecnica del

mosaico a ciottoli,con una scena di

ambientazionemarina. Una figurafemminile ignuda,

adagiata tra lespire di un mostro

marino einterpretata comeuna Nereide, cinge

con un braccio ilcollo del mostro e

sorregge, conl’altro braccio

sollevato, unoggetto non

identificabile. Lospazio circolaredella rotonda è

delimitato da unabanda perimetrale

col motivodecorativo delle

onde concatenatein bianco e nero,mentre figure di

pesci guizzantiriempiono gli spazi

di risulta

IL CASO. In 97 vinsero il concorso regionale nel 2005

I restauratori non assuntioggi protestano... lavorando

CATANIA. Com’è bello vincereun concorso. L’incorona-mento dopo tanti sacrifici.Ma quando si aspettanomolti anni per godere di ciòche spetta di diritto, il gustoamabile della vittoria si tra-muta drasticamente in rab-bia. Verso le istituzioni. Con-tro nessuno.

I vincitori del concorso a97 posti da restauratore,bandito nel 2000, aspetta-

no ancora di lavorare. Non sono basta-ti tre ricorsi per smuovere lo stallo del-le assunzioni. E così i restauratori con-tinuano a lottare ogni giorno per ri-vendicare il proprio diritto, quello al la-voro. Oggi ne daranno dimostrazionepubblica in 5 città diverse: è previstoun workshop di restauro allo spazio “IlFunduk” di Agrigento, alla PalazzinaCinese di Palermo, al museo archeolo-gico regionale di Camarina e al museoarcheologico nazionale di Atene.

Ma facciamo un passo indietro,quando nel 2005 esce la graduatoriaprovvisoria dei vincitori del concorso enel 2011 diventa definitiva. Poi qualco-sa non va come previsto: una legge del2008 vieta l’assunzione nei ranghi del-l’amministrazione a chi non è inseritoin una graduatoria definitiva entro il2008. Così sarà fino al 2015.

Andrea Patti, portavoce del comitatoper la tutela dei beni culturali in Sicilia,racconta i retroscena della privazionedi un diritto: «Oggi i restauratori si de-dicano alla professione privata, a colla-borazioni, concorrono in gare d’appal-to. Insomma, si danno da fare. Ma vivo-no una situazione drammatica. Conti-nuiamo a non spiegarci questo lungoritardo nelle assunzioni. In genere do-po un concorso la burocrazia impiega 2

anni per chiudere la pratica. Ma 8 annisono eccessivi. Ad alimentare la rabbiaè la presenza in Sicilia di un patrimoniobellissimo contrapposto a istituzioniche non riescono a garantire lavoro».

La giornata odierna non è il primopasso che i restauratori compiono nelsociale. Già il 16 giugno, insieme a Si-ciliAntica di Siracusa, hanno dato di-mostrazioni di restauro al museo Pao-lo Orsi e alla “Quadreria di Girolamini”di Napoli. Questo perché aspettano ri-sposte, chiedono conferme, voglionogiustizia.

«Attraverso la dimostrazione prati-ca della loro arte – prosegue il porta-

voce Patti – i restauratori cercano disensibilizzare l’opinione pubblica. Laloro è una provocazione: lavorano main maniera gratuita… anche se nei fat-ti non c’è lavoro. Tutti devono capireche di arte si può vivere perché la pas-sione viene prima di tutto. Non è pos-sibile lottare per ottenere qualcosa co-me un diritto. Credevamo che le ingiu-stizie civili appartenessero solo ad al-tre civiltà».

Intanto dalle istituzioni tutto tace.«C’è rabbia – conclude Patti -. Fare il re-stauratore è sempre più problematico.Bisogna rendere merito ai ragazzi chehanno vinto il concorso sia perché so-no bravi professionisti sia perché dopoanni di attesa per un lavoro preferi-scono restare nella loro terra piuttostoche emigrare al nord».

PIERANGELA CANNONE

I laboratori pubblici aperti lo scorso 16giugno a Siracusa, Agrigento,Camarina e Napoli

La dimostrazione aCamarina, Agrigento,Palermo e ad Atene

LA SICILIA

i FFATTIDOMENIC A 23 GIUGNO 2013

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