Regione Lazio
Provincia di Roma
Comune di Roma
27/12/2017
Indagini geologiche e sismiche a corredo del progetto per migliorie
strutturali presso la Scuola Tenuta San Mario sita in
via Boccea, 1395
Committente:
Ing. Lorenzo Migliorini
Dott. Geol. Flavio Cecchini
Dott. Geol. Siro Margottini
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INDICE
INDICE ................................................................................................................................. 2
PREMESSA ......................................................................................................................... 3
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO .................................................................................... 5
INQUADRAMENTO GEOLOGICO DELL’AREA .................................................................. 6
IDROGEOLOGIA ............................................................................................................... 11
SISMICITA’ ........................................................................................................................ 14
MICROZONE OMOGENEE IN PROSPETTIVA SISMICA (M.O.P.S.) ............................... 20
RISCHIO IDROGEOLOGICO ............................................................................................ 21
UBICAZIONE INDAGINI ESEGUITE ................................................................................. 22
ANALISI DELLE ONDE SUPERFICIALI M.A.S.W. ........................................................... 23
SONDAGGIO GEOGNOSTICO S1 ................................................................................... 31
PROVE PENETROMETRICHE DPSH .............................................................................. 36
CONCLUSIONI .................................................................................................................. 37
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PREMESSA
Nell’ambito del progetto per la realizzazione di migliorie strutturali, presso la Scuola
Tenuta San Mario sita in via Boccea n° 1395 nel Comune di Roma, è stato realizzato il
presente studio preliminare finalizzato a fornire un inquadramento relativo alla geologia,
alla geomorfologia ed alle caratteristiche geotecniche e sismiche dell’area sulla quale
insiste la scuola. Tale relazione sarà integrata a breve con le altre indagini utili alla
redazione della RSL (analisi campione, prove dpsh, prova in foro downhole e risposta
sismica locale).
Si riportano le tabelle relative al livello di vulnerabilità e alle indagini e prove minime
previste, tratte dalla Delibera Regionale n. 375 del 05/07/2016.
L’opera in oggetto è caratterizzata da un livello di vulnerabilità medio in quanto è
ubicata in zona sismica 3A e rientra nella classe d’uso III.
Secondo quanto indicato nella Delibera Regionale n. 375, Art 5, Comma 5 per le
indagini da eseguire obbligatoriamente di carattere geologico, geofisico e
geotecnico, si rimanda a quanto previsto dall’allegato C del presente regolamento,
fermo restando che per le opere relative alla classe d’uso III, come individuate dalla
deliberazione della Giunta Regionale 17 ottobre 2012, n. 489, Allegati A e B, e
successive modifiche, è obbligatoria l’analisi di risposta sismica locale.
E’ stato dapprima eseguito un sopralluogo per verificare le condizioni geomorfologiche
generali, quindi un rilevamento geologico finalizzato al riconoscimento e caratterizzazione
delle unità geologiche presenti.
Per valutare le caratteristiche stratigrafiche, geotecniche e sismiche dei terreni sono
state effettuate:
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− n.1 sondaggio a carotaggio continuo spinto fino a 30 m dal p.c., con esecuzione di
SPT in foro con prelievo di campione ed attrezzato con tubo in pvc cementato per la
prova down-hole.
− n. 3 prove penetrometriche dinamiche DPSH.
− n. 2 profili sismici verticali con metodologia M.A.S.W volti a fornire indicazioni
quantitative sui valori delle onde S per il calcolo della VS30;
− n. 1 prova HVSR;
− n. 2 profili sismici a rifrazione;
Il sondaggio è stato effettuato per mezzo di una sonda Fraste ad aste e carotiere.
Per l’effettuazione delle prove penetrometriche è stato utilizzato un penetrometro
superpesante Geo Deep Drill.
Per la realizzazione delle indagini sismiche è stato utilizzato un sismografo multicanale
ES-3000 Geometrics ad alta risoluzione con geofoni Geospace da 4,5 hz per la M.A.S.W e
da 14 hz per la rifrazione. ed un sismografo Geobox SARA da 4,5 hz per la prova HVSR. I
software di elaborazione per le indagini sismiche sono stati i seguenti: Surfseis 1.5 del
Kansas Geological Survey per la MASW e la rifrazione, e Geoexplorer SARA per la prova
HVSR.
La presente relazione è costituita da una sezione generale descrittiva della geologia
dell’area in studio e da una sezione dove vengono evidenziate le caratteristiche
geotecniche e quelle desunte dall’indagine geosismica.
Le certificazioni relative al sondaggio geognostico alle prove penetrometriche, alla
rifrazione ed al calcolo della Vs30 effettuati mediante metodologia M.A.S.W. sono
contenute all’interno della relazione, mentre sono allegate alla relazione le certificazioni
relative alle prove eseguite sul campione e gli elaborati grafici (ubicazione indagini).
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INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
L’area oggetto di studio è ubicata nel Comune di Roma ad una quota di circa 95 m s.l.m.
La zona ricade nella C.T.R. n° 373040 (scala 1:10.000), e nel Foglio geologico 374
"Roma" a scala 1:100000.
Figura 1. Stralcio Carta Tecnica Regionale Foglio 373040, il cerchio rosso individua la zona di studio
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INQUADRAMENTO GEOLOGICO DELL’AREA
L’assetto geologico della città di Roma e delle aree limitrofe vede la sovrapposizione di
diverse fasi di deposizione ed erosione in ambienti genetici differenti, che hanno portato
alla configurazione attualmente osservabile.
La tettonica distensiva caratterizzante la fase post-orogenica appenninica portò allo
sviluppo, su tutto il margine tirrenico, di una sedimentazione terrigena al di sopra di un
substrato meso-cenozoico deformato (Messiniano-Pliocene inf.). Infatti, l’apertura del
Tirreno e il conseguente assottigliamento crostale portarono allo sviluppo di alti e bassi
strutturali e, quindi, di bacini sedimentari orientati principalmente NW-SE. A partire dal
Pliocene, l’area in oggetto fu interessata da una sedimentazione marina caratterizzata da
livelli argillosi grigio-azzurri e sabbiosi con abbondanti microfaune a foraminiferi afferibili
alla Formazione di Monte Vaticano. Tali sedimenti risultano essere i più antichi presenti
nell’area romana. Tale condizione paleogeografica permane dal Pliocene al Pleistocene
inf., periodo nel quale si verificano ripetute oscillazioni del livello marino correlate ai
fenomeni tettonici e al glacialismo. Tali oscillazioni sono responsabili dello sviluppo di
diversi cicli marini trasgressivi con sedimentazione discordante sui terreni pliocenici.
Il primo ciclo, risalente al Pleistocene inferiore (Santerniano-Emiliano), ha originato
l’Unità di Monte Mario, comprendente limi argillosi, sabbie grigie ad Artica islandica della
Farnesina, sabbie gialle marine con livelli di panchina ed argille verdi lagunari. Fa seguito
l’Unità di Monte Ciocci, comprendente due orizzonti di sabbie quarzose separati da ghiaie
etero metriche. Essa costituisce un deposito di costa che evolve da termini fluvio-deltizi ad
un deposito continentale di retro spiaggia, identificando un ciclo regressivo, associato ad
una oscillazione eustatica datata attorno a 1.2 Ma.
La successiva Formazione di Monte delle Piche (Emiliano) è rappresentata da una serie
argillosa di ambiente infra-circalitorale, che indica un nuovo ciclo trasgressivo
Successivamente tali formazioni furono interessate da notevoli dislocazioni tettoniche, ad
andamento appenninico e antiappenninico, che ribassarono il substrato, verso il Tirreno,
secondo uno schema a gradinata. Altri sistemi di faglie a direzione nord-sud ribassano il
settore corrispondente all'attuale centro storico romano. Il lento e progressivo
sollevamento crostale portò, a partire da 0,88 Ma fa, allo sviluppo di successioni
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epicontinentali, dapprima, e ad una successione di cicli deposizionali di ambiente fluvio-
palustre e marino-marginale (Milli, 1997).
Si riconoscono due cicli principali legati a due posizioni diverse dell’alveo e del delta del
fiume, i cui depositi costituiscono rispettivamente le sequenze deposizionali di Ponte
Galeria (Milli, 1997) o Paleotevere 1 (Marra & Rosa, 1995) e l’Unità del Paleotevere 2
(Marra & Rosa, 1995), localizzata, quest’ultima nell’area del centro storico. Il Ciclo del
Paleotevere 1, i cui depositi si ritrovano nell’area sud-occidentale e costituiscono la
Formazione di Ponte Galeria (Siciliano, tra 1.2 e 0.8 Ma), è rappresentato da una
successione di argille, sabbie con ghiaie, limi e sabbie di ambiente deltizio-lacustre. Il
Ciclo del Paleotevere 2, segnalato nell’area urbana di Roma, comprende ghiaie che
passano verso l’alto a sabbie e argille grigie lacustri (Paleotevere 2a) e limi e sabbie
contenenti livelletti di ghiaia e caratterizzati dalla presenza di abbondanti concrezioni
travertinose (Paleotevere 2b).
Solo nelle zone costiere più meridionali della città di Roma a circa 50 m s.l.m., si ritrova
un altro ciclo del Paleotevere, noto come Formazione di Santa Cecilia, e comprendente
argille lagunari.
In concomitanza dell’inizio dell’attività dei vulcani laziali (Karner & Marra, 1998), circa
600 ka, dopo la deposizione della Formazione di Santa Cecilia la sedimentazione marina
litorale divenne continentale.
Il delta del Tevere si spostò verso SW, e nell’area corrispondente alla precedente piana
costiera (zona di Ponte Galeria), e le precedenti incisioni fluviali di Tevere e dei suoi
affluenti furono colmate.
Si svilupparono diverse sequenze aggradazionali costituita da sabbie e travertini di
origine fitoclastica (Formazione di Valle Giulia), da un’epivulcanite derivante dal
rimaneggiamento delle vulcaniti albane e sabatine (Formazione di S.Paolo o
“Conglomerato Giallo Auct., o “Formazione di S.Cosimato” Conato et al., 1981), da
depositi fluvio-lacustri costituiti da argille, limi sabbiosi e diatomiti, con vulcaniti
rimaneggiate ( Formazione Aurelia). Altre sequenze sono state ritrovate localmente come
la Formazione di Vitinia, riconosciuta nell’area di Ponte Galeria e purtroppo assente
nell’area romana, e altre relative a depositi tirreniani presenti frequentemente in terrazzi
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marini lungo la costa tirrenica, ad eccezione di una segnalazione relativa ad una cava di
ghiaia lungo l’Aniene (Saccopastore, Blanc 1939; De Angelis D’Ossat, 1930).
Ai prodotti dei suddetti cicli deposizionali, si interdigitano localmente depositi piroclastici
di età compresa tra 600 e 36 ka, dovuti all’attività vulcanica sabatina, a Nord-Ovest, ed
albana, a Sud-Est. Essi sono rappresentati da tufi lapidei, lave leucititiche, piroclastici
massive pozzolanacee, piroclastiti di ricaduta e costituiscono la gran parte dei terreni
attualmente affioranti nell’area romana (Complesso delle Vulcaniti antiche dei Distretti
Vulcanici Sabatino e Albano). A sud e ad est di Roma si hanno prevalentemente i prodotti
vulcanici legati all’attività dei Colli Albani,mentre a nord e a ovest quelli dei numerosi centri
eruttivi dei Sabatini (Baccano, Bracciano, Sacrofano,Trevignano e molti altri centri minori).
La messa in posto dei prodotti vulcanici provoca profonde modifiche alla topografia e
all’idrografia dell’area romana: il corso principale del Paleotevere modifica il suo tracciato,
che si colloca tra le pendici della dorsale plio-pleistocenica di Monte Mario-Gianicolo e il
plateau ignimbritico albano.
L’ultimo forte sconvolgimento dell’assetto idrografico ebbe luogo in seguito all’ultima
regressione quaternaria würmiana (18.000 anni fa) in cui il livello del mare scese oltre 120
m rispetto all’attuale. Ciò determinò un notevole aumento dell’attività erosiva dei corsi
d’acqua, che arrivarono ad incidere il substrato pliocenico portando a nudo l’alveo del
Tevere e dei suoi affluenti.
Il successivo innalzamento del livello marino determinò, però, il colmamento di parte dei
solchi precedentemente incisi, con depositi alluvionali (Alluvioni Oloceniche) a carattere
prevalentemente pelitico, derivanti dall’erosione delle serie vulcaniche e sedimentarie
locali. La velocità con cui tali sedimenti si sono depositati negli ultimi 17 ka è da mettere in
relazione con le variazioni della velocità con cui il livello marino si è sollevato dopo l’ultimo
low stand. In particolare, tra 7 e 5 ka il livello del mare ultimò la sua risalita postglaciale e
la linea di costa raggiunse il suo massimo spostamento verso terra, posizionandosi in
corrispondenza del suo corso attuale. Da ca. 5 ka, la foce del Tevere progradò all’interno
della sua laguna e, colmatala rapidamente, diede inizio allo sviluppo dell’attuale delta
marino (Bellotti et al., 2007). In un primo momento si formò un delta lobato;
successivamente, in epoca postromana, si sviluppò meglio un delta arcuato e le paludi
costiere tesero a colmarsi. I depositi alluvionali si trovano confinate nell’area urbana di
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Roma, e spesso sono direttamente a contatto col substrato Pliocenico. Ad eccezione delle
ghiaie basali deposte ancora nell’età wurmiana, la parte principale di tali depositi è di età
olocenica e di natura argilloso-sabbiosa, con una componente vulcanica. Lo spessore
aumenta da N verso S e comunque procedendo dai bordi al centro dell’asse mediano, ed
il profilo della valle passa da una morfologia con fianchi ripidi e fondo piatto, alla
caratteristica incisione da V nella parte centrale che evidentemente ha subito una
maggiore erosione (Feroci et al.1990). Al di sopra dei deposti alluvionali olocenici si
ritrovano i depositi alluvionali recenti (Alluvioni Storiche) depostisi negli ultimi tremila anni
e rappresentati da un corpo sedimentario contenente infatti frammenti di ceramica, marmo
e costruzioni.
La successione stratigrafica dell’area urbana è chiusa dai Riporti Antropici, costituiti da
materiali eterogenei ed eterometrici, inglobati in una matrice più fine costituita da materiali
vulcanici, alluvionali e colluviali.
Figura 2. Stralcio Carta Geologica del Comune di Roma, scala 1:50000
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Inquadramento geologico di dettaglio
Nello specifico, nell’area di intervento il sottosuolo è costituito dalla litologia relativa alla
Formazione dei Tufi stratificati varicolori di La Storta. Tale litologia è costituita da
alternanze di piroclastici primarie cineritico-lapillose di scorie grigie e pomici da ricaduta e
livelli vulcano clastici rimaneggiati, con orizzonti pedogenizzati. Lo spessore totale
dell’unità arriva fino a 10 metri.
Figura 3. Carta Geologica di dettaglio
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IDROGEOLOGIA
L'assetto idrogeologico nell'ambito urbano e periurbano della città di Roma è
condizionato dalla presenza di distinti ambiti geologici che determinano l’esistenza di più
unità idrogeologiche.
Le diverse unità idrogeologiche sono limitate inferiormente dall’acquiclude
rappresentato dalle Argille Vaticane, il cui tetto risulta fortemente articolato a causa delle
condizioni morfostrutturali, dal processo di modellamento del paesaggio prevulcanico e
delle variazioni del livello marino.
Si possono distinguere quindi:
- Complessi idrogeologici delle vulcaniti e delle piroclastici sabatine e albane;
- Complesso idrogeologico dei depositi pleistocenici di ambiente continentale;
- Complesso idrogeologico delle alluvioni;
- Complesso idrogeologico dei Riporti.
I Complessi idrogeologici delle vulcaniti e delle piroclastici sabatine ed albane sono
caratterizzati da una permeabilità tale da consentire la presenza di corpi acquiferi,
generalmente a falda libera, alimentati dalle precipitazioni zenitali. Il complesso
idrogeologico vulcanitico-piroclastico è sede di una circolazione di base che alimenta, di
frequente, molti dei corsi d'acqua presenti nell'area romana. La forte eterogeneità dei
litotipi di genesi vulcanica e le frequenti eteropie laterali e verticali nella successione
vulcanoclastica determinano, localmente, condizioni strutturali favorevoli all'instaurarsi di
acquiferi imprigionati.
Questi complessi sono in sostanziale continuità idraulica con il sottostante Complesso
idrogeologico dei depositi pleistocenici di ambiente continentale, ed essendo costituito da
sedimenti diversi (ghiaie, sabbie, limi, localmente anche da argille) seppur riferibili ad un
contesto sedimentario sostanzialmente omogeneo, si presenta come un multi falda,
suddiviso verticalmente ad acquiferi sovrapposti, fra i quali quelli maggiormente produttivi
trovano sede nei depositi ghiaiosi di base (F. di Ponte Galeria).
Nel Complesso idrogeologico delle alluvioni sono stati compresi, oltre a quelli della
Piana del Tevere e di Fiumicino anche gli accumuli alluvionali dei corsi d’acqua minori,
subordinati rispetto ai primi (Fosso di Malafede, del Torrino e del Rio di Galeria). Le
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caratteristiche di questo complesso, nella piana alluvionale del Tevere corrispondono ai
caratteri tipici delle piane di colmamento recente, nelle quali si succedono unità
sedimentarie discontinue, eteropiche, che individuano corpi idrici i quali, laddove siano
dotati di maggior granulometria (sabbie, sabbie limose) e, conseguentemente, di più
elevata permeabilità, acquisiscono localmente caratteri di orizzonti acquiferi. Ad essi sono
intercalati gli orizzonti a bassa permeabilità (argilloso-limosi) che assumono, quindi,
funzione di acquitardi o acquiclude. La successione verticale di queste unità è pertanto
tale da ricondurre il modello idrogeologico di riferimento ad uno schema multifalda, nel
quale la mancanza di continuità laterale dei diversi corpi sedimentari ed i rapporti,
frequentemente eteropici, fra i diversi termini fanno sì che, in analogia a quanto avviene
solitamente in contesti idrogeologici simili,non si possa registrare una vera e propria
compartimentazione dell’acquifero. La circolazione generale, pertanto, può essere
ricondotta a quella di un’unica roccia-serbatoio all’interno della quale le condizioni di
saturazione dei materiali si registrano fino a deboli profondità dal piano campagna. La
posizione della superficie piezometrica si può considerare in equilibrio con il livello idrico
del Fiume Tevere.
La permeabilità dei terreni antropici può essere valutata come media-elevata, ma varia
considerevolmente lateralmente e verticalmente in relazione alla porosità dei sedimenti,
cioè alla loro natura e grado di compattazione. Essi sono costititi da terreni di origine
piroclastica-pozzolanacea, più o meno argillificati, con inclusi elementi lapidei vulcanici e di
origine antropica, eterometreci, in assetto caotico o stratificato. Talvolta i terreni di riporto
possono contenere una circolazione idrica diffusa o localizzata, che sembra essere
sostenuta dallo strato basale del complesso, più antico ed addensato e meno permeabile.
Tali falde sono più cospicue in corrispondenza della pianura del Tevere e delle valli
secondarie oggi parzialmente colmate dai rifiuti.
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Figura 4. Stralcio della Carta Idrogeologia di Roma, scala 1:50000. Il cerchio rosso individua la zona in studio
Idrogeologia di dettaglio
L’area in studio ricade in un settore dominato dal Complesso Vulcanico Sabatino,
costituito dall’insieme delle vulcaniti derivate dall’attività del Distretto Vulcanico Sabatino.
Le vulcaniti comprendono colate piroclastiche di facies distale, spesso alterate, e depositi
di ricaduta indifferenziati assimilabili a sabbie fini con abbondante matrice limosa e livelli
pedogenizzati. Il complesso si presenta in spessori fino a oltre 100 metri verso le aree
periferiche nord-occidentali di Roma. Il complesso presenta un grado di permeabilità
relativa basso, ed è caratterizzato da eteropie laterali e verticali che producono variazioni
locali del coefficiente idraulico. La falda, durante la fase di indagine, non è stata riscontrata,
da bibliografia la falda è posta circa alla quota di circa 50 m s.l.m.
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SISMICITA’
La nuova classificazione sismica adottata dalla Regione Lazio con la Delibera della
Giunta Regionale n. 387 del 22 maggio 2009 inserisce il Comune di Roma in
zona 2B/3A/3B.
La Regione Lazio, infatti, ha riclassificato il territorio regionale in zone a pericolosità
descrescente (zona 1, 2 e 3), a partire dalla carta di pericolosità sismica allegata alla
OPCM 3519/06 e ha introdotto delle sottozone (A, B), per adattare meglio le norme alle
caratteristiche di sismicità locali.
Come previsto dagli indirizzi e criteri generali di classificazione del territorio nazionale,
a ciascuna zona sismica corrisponde un intervallo di accelerazione orizzontale massima al
suolo (ag), che ha una probabilità del 10% di essere superata nei prossimi 50 anni. Le
sottozone A e B suddividono ulteriormente le zone 2 e 3 individuando intervalli più ristretti
di ag e quindi più vicini alla reale pericolosità sismica del territorio. Nella Regione Lazio la
classificazione sismica prevede quindi cinque zone: 1, 2A, 2B, 3A e 3B.
Il territorio di Roma non è stato considerato come un'unica zona sismica, ma è stato
suddiviso in Unità Amministrative Sismiche - Uas, che corrispondono ai Municipi.
L’area dell’intervento ricade nel XIII Municipio (ex XVIII), classificato come zona sismica
3 A.
Zona sismica 3A
Accelerazione orizzontale massima con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni
0.10 ≤ ag ≤ 0.15
La sismicità dell’area del comune di Roma è legata ai risentimenti dei terremoti delle
aree sismogenetiche vicine, quali quelle dell’Appennino Centrale e del Distretto Vulcanico
dei Colli Albani.
La prima area, caratterizzata da terremoti di elevata magnitudo (anche fino a M=7) e
con distanze comprese tra 60 e 130 km da Roma, è quella che ha determinato risentimenti
più elevati e fino ad alla Intensità Macrosismica di VII grado MCS.
L’area dei Colli Albani è sede di una sismicità con terremoti molto frequenti e con
magnitudo intorno a M=5. I risentimenti sono molto frequenti, ma con intensità
macrosismica da bassa a molto bassa.
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L’attività sismica locale della città, entro un cerchio di raggio di circa 15 km, è
caratterizzata da una sismicità a ricorrenza non elevata, ma con intensità massima
corrispondente al VI-VII grado MCS (M=4).
Per delineare i principali caratteri di sismicità storica dell’area di studio, si è proceduto alla
consultazione delle banche dati di terremoti redatte dall’ Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia (INGV) relative al comune di Micigliano si riportano di seguito, in Fig.4 , le
tabelle ed i grafici della storia sismica di Micigliano reperiti dalla banca dati “DBMI15” che
rappresenta il database delle osservazioni macrosismiche di terremoti italiani utilizzate per
la compilazione del catalogo parametrico dei terremoti italiani 2015-CPTI15 (Rovida A.,
Locati M., Camassi R., Lolli B., Gasperini P. (eds), 2016. CPTI15, the 2015 version of the
Parametric Catalogue of Italian Earthquakes. Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia.doi:http://doi.org/10.6092/INGV.IT-CPTI15 http://emidius.mi.ingv.it/CPTI15-
DBMI15).
Di seguito si riporta la storia sismica del comune di Roma:
Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani 2015 – Database Macrosismico Italiano 2015
Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
Seismic history of Roma
PlaceID IT_54180
Coordinates (lat, lon) 41.899, 12.477
Municipality (ISTAT 2015) Roma
Province Roma
Region Lazio
No. of reported earthquakes 158
Intensity Year Mo Da Ho Mi Se Epicentral area NMDP Io
M
w
7 1091 01 27 Roma 1 7 5.1
F 1231 06 01 11 Cassinese 3 7 5.1
4 1279 04 30 18 Appennino umbro-marchigiano 17 9 6.2
F 1298 12 01 Monti Reatini 5 9-10 6.26
NC 1315 12 03 Aquilano 4 8 5.56
4 1328 12 01 Valnerina 13 10 6.49
7-8 1349 09 09 Appennino laziale-abruzzese 17 9 6.27
5 1456 12 05 Appennino centro-meridionale 199 11 7.19
5 1484 01 19 Sabina 6 6-7 5.02
F 1599 11 06 01 25 Valnerina 20 9 6.07
4 1619 07 07 22 Aquilano 5 7-8 5.33
NF 1639 10 07 Monti della Laga 39 9-10 6.21
F 1654 07 24 00 25 Sorano 44 9-10 6.33
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F 1672 06 08 17 30 Monti della Laga 10 7-8 5.33
F 1688 06 05 15 30 Sannio 215 11 7.06
3-4 1695 06 11 02 30 Lazio settentrionale 50 8-9 5.8
4 1702 10 18 Valnerina 5 5 4.16
7 1703 01 14 18 Valnerina 197 11 6.92
5 1703 01 16 13 30 Appennino laziale-abruzzese 22
7 1703 02 02 11 05 Aquilano 69 10 6.67
5 1703 05 25 Sabina 3
F 1705 11 29 Abruzzo-Lazio 4
5 1706 11 03 13 Maiella 99 10-11 6.84
4 1719 06 27 06 30 Valnerina 16 8 5.59
2-3 1727 12 14 19 45 Valle del Metauro 32 7 5.24
6 1730 05 12 05 Valnerina 115 9 6.04
4-5 1731 03 20 03 Tavoliere delle Puglie 49 9 6.33
4 1732 11 29 07 40 Irpinia 183 10-11 6.75
3 1741 04 24 09 20 Fabrianese 135 9 6.17
3 1743 02 20 Ionio settentrionale 84 9 6.68
3 1747 04 17 Appennino umbro-marchigiano 63 9 6.05
5 1748 09 10 23 40 Colli Albani 3 5-6 4.4
5 1750 02 08 Colli Albani 6 5 4.5
F 1751 07 27 01 Appennino umbro-marchigiano 66 10 6.38
3-4 1754 06 08 05 05 Colli Albani 8 5 4.47
3 1756 10 22 14 Napoletano 5 6-7 3.5
3 1762 10 06 Aquilano 13 8 5.54
4-5 1767 06 05 01 30 Valle Umbra 10 7-8 5.45
2-3 1768 10 19 23 Appennino forlivese 45 9 5.99
3 1777 06 06 16 15 Tirreno meridionale 9
F 1782 09 24 Colli Albani 3 6 4.63
4-5 1785 10 03 00 30 Monti Tiburtini 6 5-6 4.5
F 1785 10 09 03 15 Monti Reatini 33 8-9 5.76
F 1786 07 31 Aquilano 7 6 4.89
3 1791 10 11 13 05 Appennino umbro-marchigiano 54 8 5.57
3 1799 07 28 22 05 Appennino marchigiano 70 9 6.18
3 1800 12 29 10 15 Colli Albani 7 6 4.74
4 1805 07 26 21 Molise 220 10 6.68
F 1806 07 21 09 Cassinese 5 5-6 4.4
5-6 1806 08 26 07 35 Colli Albani 35 8 5.61
3 1810 07 13 13 Colli Albani 3 5-6 4.4
5-6 1811 02 18 02 15 Colli Albani 3 4-5 3.93
6-7 1812 03 22 02 20 Campagna romana 1 6-7 4.86
F 1815 09 03 23 Valnerina 24 8 5.58
3 1829 06 01 09 Colli Albani 25 7 4.87
F 1832 01 13 13 Valle Umbra 101 10 6.43
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NF 1846 08 14 12 Colline Pisane 121 9 6.04
F 1854 01 17 09 Narni 6 5-6 4.71
F 1855 06 29 03 03 Colli Albani 5 4 4.27
NF 1857 12 16 21 15 Basilicata 340 11 7.12
3-4 1859 08 22 Valnerina 20 8-9 5.73
4 1861 12 12 06 10 Colli Albani 4 5 4.16
4-5 1873 03 12 20 04 Appennino marchigiano 196 8 5.85
NF 1873 06 29 03 58 Alpago Cansiglio 197 9-10 6.29
4 1873 07 12 06 06 Val Comino 61 7-8 5.38
4 1874 02 24 06 52 Aquilano 26 6-7 5.12
4 1874 12 06 15 50 Val Comino 43 7-8 5.48
2 1875 03 17 23 51 Costa romagnola 144 8 5.74
2-3 1875 12 06 Gargano 97 8 5.86
5-6 1876 10 26 14 18 Monti Prenestini 29 7 5.06
4 1877 08 24 02 45 Lazio meridionale 54 7 5.21
2 1878 02 13 19 30 Cascia 8 4-5 4.22
3-4 1878 09 15 07 20 Valle Umbra 34 8 5.46
5 1879 02 23 18 30 Valnerina 15 8 5.59
2 1879 04 27 04 06 Appennino tosco-emiliano 20 7 5.03
2 1881 09 10 07 Chietino 43 7-8 5.41
2 1882 06 06 05 40 Isernino 50 7 5.2
2 1883 07 28 20 25 Isola d'Ischia 27 9-10 4.26
5 1883 09 02 07 03 Colli Albani 27 5-6 4.67
3 1884 08 07 02 15 Colli Albani 19 5 4.38
2 1885 02 26 20 48 Pianura Padana 78 6 5.01
4-5 1885 04 10 01 44 Appennino laziale-abruzzese 44 5 4.57
F 1887 03 11 14 45 Liguria occidentale 20
NF 1889 12 08 Gargano 122 7 5.47
NF 1891 05 09 00 16 Val Roveto 41 5 4.42
2 1891 06 07 01 06 14.00 Valle d'Illasi 403 8-9 5.87
5 1892 01 22 Colli Albani 81 7 5.14
NF 1895 06 30 03 48 50.00 Poggio Picenze 10 4-5 3.93
3 1895 08 09 17 38 20.00 Adriatico centrale 103 6 5.11
5-6 1895 11 01 Campagna romana 94 6-7 4.83
6-7 1899 07 19 13 18 54.00 Colli Albani 122 7 5.1
4 1901 04 24 14 20 Sabina 44 8 5.25
3-4 1901 07 31 10 38 30.00 Sorano 76 7 5.16
NF 1902 09 21 20 12 06.00 Ciociaria 23 4-5 4.02
4-5 1902 10 23 08 51 Reatino 77 6 4.74
F 1904 02 24 15 53 26.00 Marsica 56 8-9 5.68
2 1904 02 25 00 29 13.00 Marsica 34 5-6 4.56
2 1906 02 21 20 49 Colli Albani 42 5 4.08
NF 1909 01 13 00 45 Emilia Romagna orientale 867 6-7 5.36
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5 1909 08 31 13 41 Roma 44 5 4.15
4-5 1911 04 10 09 43 Colli Albani 79 6 4.74
6-7 1915 01 13 06 52 43.00 Marsica 1041 11 7.08
F 1915 01 13 16 44 Marsica 2
4.79
F 1915 01 13 20 19 Marsica 4
4.74
3-4 1915 01 14 01 50 Marsica 9
4.64
3 1915 01 14 07 17 Marsica 12 5-6 4.88
F 1915 01 14 16 55 22.00 Marsica 5 4 4.6
2-3 1915 01 18 20 08 Marsica 2
4.98
3 1915 01 18 23 31 Marsica 2
5.02
3-4 1915 01 21 12 29 28.00 Marsica 4 4 4.83
3-4 1915 04 05 06 18 58.00 Valle dell'Aniene 21 6 4.8
3 1915 09 23 18 07 Marsica 18 6 5.07
3 1916 01 26 12 22 Sorano 34 6 4.72
3 1916 11 16 06 35 Alto Reatino 40 8 5.5
2 1917 01 03 01 35 Marsica 57
2 1917 05 12 15 34 36.00 Ternano 34 7-8 5.03
4-5 1917 07 08 02 Appennino laziale-abruzzese 44 5-6 4.68
F 1919 06 29 15 06 13.00 Mugello 565 10 6.38
4 1919 10 22 06 10 Anzio 142 6-7 5.22
3-4 1922 12 29 12 22 06.00 Val Roveto 119 6-7 5.24
3 1923 05 13 14 30 59.00 Valle del Salto 21 5 4.33
2 1925 09 24 13 33 46.00 Molise occidentale 50 7 5.26
3-4 1927 10 11 14 45 08.00 Marsica 81 7 5.2
6 1927 12 26 15 06 14.00 Colli Albani 38 7 4.89
NF 1929 04 10 05 44 Bolognese 87 6 5.05
3 1930 07 23 00 08 Irpinia 547 10 6.67
3 1930 10 30 07 13 Senigallia 268 8 5.83
2-3 1931 10 21 07 35 Ciociaria 23 5 4.23
3 1933 09 26 03 33 29.00 Maiella 325 9 5.9
3 1938 08 12 02 28 33.00 Appennino laziale-abruzzese 55 5-6 4.56
3 1943 10 03 08 28 29.00 Ascolano 170 8 5.67
2-3 1948 12 17 21 18 02.00 Monti Reatini 3 5-6 4.4
3 1948 12 31 03 32 Monti Reatini 95 8 5.42
4 1950 09 05 04 08 Gran Sasso 386 8 5.69
4 1951 08 08 19 56 Gran Sasso 94 7 5.25
3 1957 04 11 16 19 Valle del Salto 46 6 4.94
3 1958 06 24 06 07 Aquilano 222 7 5.04
3-4 1961 10 31 13 37 Reatino 84 8 5.09
2-3 1967 12 03 21 29 59.00 Aquilano 32 5 4.37
NF 1967 12 09 03 09 56.00 Adriatico centrale 22
4.36
2-3 1971 02 06 18 09 Tuscania 89 7-8 4.83
3 1976 05 06 20 Friuli 770 9-10 6.45
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3 1978 07 30 05 19 23.00 Ternano 25 7 4.32
5 1979 09 19 21 35 37.00 Valnerina 694 8-9 5.83
3 1980 02 28 21 04 40.00 Valnerina 146 6 4.97
3-4 1980 06 14 20 56 50.00 Marsica 69 5-6 4.96
2 1980 10 01 00 57 38.00 Frusinate 41 5 4.26
4 1980 11 23 18 34 52.00 Irpinia-Basilicata 1394 10 6.81
NF 1984 04 29 05 02 59.00 Umbria settentrionale 709 7 5.62
4 1984 05 07 17 50 Monti della Meta 912 8 5.86
3 1984 05 11 10 41 49.27 Monti della Meta 342 7 5.47
2-3 1989 10 23 21 19 17.62 Colli Albani 65 6 4.32
4-5 1995 06 12 18 27 43.38 Campagna romana 125 5-6 3.79
4-5 1997 09 26 00 33 12.88 Appennino umbro-marchigiano 760 7-8 5.66
3 1997 09 26 09 40 26.60 Appennino umbro-marchigiano 869 8-9 5.97
3 2000 03 11 10 35 27.49 Valle dell'Aniene 214 6 4.25
4-5 2005 08 22 12 02 07.40 Costa laziale 57 5-6 4.78
4-5 2009 04 06 01 32 40.40 Aquilano 316 9-10 6.29
Figura 5. Storia sismica del Comune di Roma
L’area esaminata ricade nella categoria T1 delle categorie topografiche, in quanto è
caratterizzata da rilievi con larghezza in cresta molto minore che alla base e inclinazione
media i <15°.
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MICROZONE OMOGENEE IN PROSPETTIVA SISMICA (M.O.P.S.)
Per il Municipio XIII è stato pubblicato lo studio di Microzonazione Sismica di Livello 1, il
sito di studio ricade nella M.O.P.S. 2002 caratterizzata da tufi stratificati a matrice
cineritica da massivi ad incoerenti, in spessore da 10 a 20 metri, sovrastanti a sedimenti di
ambiente da transizionale a continentale con litofacies argilloso-sabbiosa, conglomeratica,
sabbiosa, argille.
Figura 6. Stralcio Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica. il cerchio rosso indica l’area di studio.
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RISCHIO IDROGEOLOGICO
Dal Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (PAI) redatto dall’Autorità di Bacino del
Fiume Tevere risulta che l’area di intervento non presenta nessun indizio relativo a
dissesto franoso (rischio geomorfologico), né tantomeno ricade in zone caratterizzate da
Rischio Idraulico.
Figura 7. Stralcio tavola 42 del Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico, il cerchio rosso indica l’area di studio.
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UBICAZIONE INDAGINI ESEGUITE
Nell’immagine seguente e ad una scala adeguata nell’Allegato 1, sono raffigurate le
indagini eseguite per la caratterizzazione litotecnica e sismica del sito in studio su mappa
fornita dalla Committenza; la posizione delle indagini è stata restituita mediante rilievo
speditivo eseguito nella zona in studio.
Figura 8. Ubicazione delle indagini eseguite per la caratterizzazione geologico-tecnica e sismica dei terreni
costituenti il sito. S1 (sondaggio a carotaggio continuo), M.A.S.W. (analisi delle onde superficiali per il
calcolo della Vs30);DPSH prova penetrometrica, HVSR misura di frequenza fondamentale del terreno.
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ANALISI DELLE ONDE SUPERFICIALI M.A.S.W.
La M.A.S.W. è una metodologia sismica utilizzata per la caratterizzazione delle unità
subsuperficiali (fino ed oltre 30 m di profondità) presenti nel sottosuolo mediante la
generazione di profili unidimensionali e tomografie bidimensionali del campo di velocità
delle onde S (Vs). Come è ben noto le onde S sono direttamente correlabili ai parametri
geomeccanici delle rocce che attraversano. Questa metodologia utilizza le onde
superficiali di Raleygh normalmente chiamate ground roll.
La registrazione avviene attraverso un sismografo multicanale connesso a più geofoni.
La modalità di propagazione delle onde di superficie viene analizzata attraverso tecniche
di processamento particolari che permettono di associare un profilo verticale delle Vs alle
onde di superficie registrate.
La notevole energia delle onde di superficie (tipo Raleygh) permette di lavorare e di
effettuare prospezioni anche in aree dove normalmente non è possibile con le classiche
indagini sismiche a riflessione o a rifrazione data la bassa energia delle onde riflesse o
rifratte che facilmente possono essere disturbate da onde di altro tipo legate alla normale
noise ambientale.
il processo di acquisizione e di elaborazione può essere brevemente schematizzato come
segue:
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Figura 9. Illustrazione schematica delle modalità di acquisizione ed analisi delle onde di superficie
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M.A.S.W. M1
Nella figura seguente è mostrato il sismogramma d’acquisizione della M.A.S.W.,
la curva di dispersione estratta mediante analisi “overtone”
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Ed infine il profilo verticale delle onde S calcolato fino a 17.5 m di profondità a partire
dal p.c. utilizzando frequenze comprese tra 10 e 24 hz.
Figura 10. Profilo verticale delle onde S calcolato fino a 17.5 m a partire dal p.c.
Sulla base dei dati di velocità delle onde S osservabili nel profilo verticale è possibile
fornire una valutazione della VS30 seguendo la relazione:
Pertanto:
Sondaggio sismico verticale M1 → Vs30 = 341 m/s +/- 34 m/s
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Si allega la tabella di calcolo per la Vs30 del sondaggio sismico verticale:
Vs30 M1
profondità (m) spessore strato (m)
velocità onde S (m/s)
rapporto hi/vi
1 1 225 0.0044
2 1 207 0.0048
3 1 186 0.0054
4 1 202 0.0050
5 1 202 0.0050
6 1 290 0.0034
7 1 290 0.0034
8 1 342 0.0029
9 1 342 0.0029
10 1 348 0.0029
11 1 348 0.0029
12 1 348 0.0029
13 1 301 0.0033
14 1 301 0.0033
15 1 301 0.0033
16 1 301 0.0033
17 1 488 0.0020
18 1 488 0.0020 interpolato
19 1 488 0.0020 interpolato
20 1 488 0.0020 interpolato
21 1 488 0.0020 interpolato
22 1 488 0.0020 interpolato
23 1 488 0.0020 interpolato
24 1 488 0.0020 interpolato
25 1 488 0.0020 interpolato
26 1 488 0.0020 interpolato
27 1 488 0.0020 interpolato
28 1 488 0.0020 interpolato
29 1 488 0.0020 interpolato
30 1 488 0.0020 interpolato
0.0879 Vs30
341 m/s
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M.A.S.W. M2
Nella figura seguente è mostrato il sismogramma d’acquisizione della M.A.S.W.,
la curva di dispersione estratta mediante analisi “overtone”
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Ed infine il profilo verticale delle onde S calcolato fino ad oltre 39 m di profondità a
partire dal p.c. utilizzando frequenze comprese tra 9 e 35 hz.
Figura 11. Profilo verticale delle onde S calcolato fino ad oltre 39 m a partire dal p.c.
Sulla base dei dati di velocità delle onde S osservabili nel profilo verticale è possibile
fornire una valutazione della VS30 seguendo la relazione:
Pertanto:
Sondaggio sismico verticale M1 → Vs30 = 338 m/s +/- 33.8 m/s
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Si allega la tabella di calcolo per la Vs30 del sondaggio sismico verticale:
Vs30 M2
profondità (m) spessore strato (m)
velocità onde S (m/s)
rapporto hi/vi
1 1 234 0.0043
2 1 223 0.0045
3 1 197 0.0051
4 1 186 0.0054
5 1 186 0.0054
6 1 258 0.0039
7 1 258 0.0039
8 1 258 0.0039
9 1 336 0.0030
10 1 336 0.0030
11 1 336 0.0030
12 1 376 0.0027
13 1 376 0.0027
14 1 376 0.0027
15 1 376 0.0027
16 1 378 0.0026
17 1 378 0.0026
18 1 378 0.0026
19 1 477 0.0021
20 1 477 0.0021 interpolato
21 1 477 0.0021 interpolato
22 1 477 0.0021 interpolato
23 1 477 0.0021 interpolato
24 1 477 0.0021 interpolato
25 1 477 0.0021 interpolato
26 1 477 0.0021 interpolato
27 1 477 0.0021 interpolato
28 1 477 0.0021 interpolato
29 1 477 0.0021 interpolato
30 1 477 0.0021 interpolato
0.0889 Vs30
338 m/s
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SONDAGGIO GEOGNOSTICO S1
Nel sito in studio è stato realizzato un sondaggio geognostico denominato S1,
finalizzato alla valutazione della stratigrafia locale nei primi 30 m a partire dal p.c. Il foro di
sondaggio è stato attrezzato per la realizzazione di una prova Down-Hole. Il sondaggio S1
è stato eseguito mediante una sonda Fraste standard ad aste e carotieri. Il sondaggio è
stato eseguito a carotaggio continuo e sono stati realizzati n. 4 SPT in foro oltre al prelievo
di n. 1 campione; nella foto seguente è mostrata la sonda in posizione.
Figura 12. Sonda posizionata sul punto di sondaggio S1 fasi di carotaggio, realizzazione SPT ed
inserimento del rivestimento in pvc per la preparazione del foro alla prova down-hole.
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La sequenza stratigrafica del sondaggio S1 è rappresentata nella immagine seguente:
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Di seguito sono mostrate le fotografie delle carote estratte nel foro di sondaggio:
Cassetta C1 - da 0 a -5 m dal p.c.
Cassetta C2 - da -5 a -10 m dal p.c.
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Cassetta C3 - da -10 a -15 m dal p.c.
Cassetta C4 - da -15 a -20 m dal p.c.
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Cassetta C5 - da -20 a -25 m dal p.c.
Cassetta C6 - da -25 a -30 m dal p.c.
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PROVE PENETROMETRICHE DPSH
Al fine di caratterizzare i terreni costituenti il sito sono state realizzate n. 3 prove
penetrometriche mediante penetrometro superpesante Geo Deep Drill i ciui risultati sono
ancora in fase di elaborazione.
Nel foro di sondaggio S1 sono state realizzate n. 4 prove penetrometriche in foro le
quali hanno contribuito alla caratterizzazione e modellazione geotecnica del sito.
Di seguito vengono mostrate le elaborazioni delle prove penetrometriche con DPSH e
delle prove penetrometriche standard in foro.
Figura 13. Penetrometro superpesante in posizione sui punti di prova
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CONCLUSIONI
Caratteristiche generali
Nella presente relazione geologica preliminare sono descritte le indagini geognostiche e
sismiche e le loro elaborazioni eseguite nell’ambito del progetto per il miglioramento
strutturale pertinente all’edificio scolastico sito in via Boccea, 1395 (Comune di Roma).
Tali indagini, alcune delle quali ancora di fase di elaborazione e/o esecuzione, sono
state eseguite in ottemperanza a quanto previsto per le classi d’uso III dalle NTC 2008,
alla delibera 10 del 2012 della Regione Lazio e successive modificazioni (luglio 2016). E’
stata pertanto realizzata una perforazione a carotaggio continuo spinta fino alla profondità
di 30 m dal p.c. con preparazione del foro per prova downhole, prove penetrometriche in
foro e prelievo di campione disturbato, prove penetrometriche DPSH, stendimenti sismici
m.a.s.w., misura di frequenza con metodologia HVSR.
Lo studio geologico effettuato e le indagini eseguite hanno permesso di definire la
natura, la stratigrafia, gli spessori e le caratteristiche geotecniche e sismiche dei terreni
che costituiscono dell’area in studio.
Il sito in oggetto è compreso ricade nel Comune di Roma si trova ad una quota di circa
95 m s.l.m. è inquadrato nella sezione n° 373040 della C.T.R.
L’area sulla quale sarà realizzato l’intervento si imposta su unità costituite dalle litologie
relative alla Formazione dei Tufi stratificati varicolori di La Storta, costituita da alternanze
di piroclastici primarie cineritico-lapillose di scorie grigie e pomici da ricaduta e livelli
vulcano clastici rimaneggiati, con orizzonti pedogenizzati. Lo spessore totale dell’unità
arriva fino a 10 metri..
La falda freatica, non riscontrata in fase di indagine, da bibliografia la falda è circa alla
quota di circa 50 m s.l.m..
Per i dettagli delle caratteristiche geologiche ed idrogeologiche del sito in studio si
rimanda ai paragrafi di pertinenza.
Caratteristiche geotecniche, geometria e spessori
Le indagini eseguite (vedi ubicazione delle indagini a pag. 22) hanno permesso
di descrivere la stratigrafia, la geometria, gli spessori e valutare le caratteristiche
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geotecniche dei terreni presenti nel sottosuolo del sito in studio fino ad una profondità di
30 m partire dal p.c. (vedi stratigrafia del sondaggio a pag. 32)
Sismicità
Per quanto riguarda la sismicità dell’area del comune di Roma, questa è legata ai
risentimenti dei terremoti delle aree sismogenetiche vicine, quali quelle dell’Appennino
Centrale e del Distretto vulcanico dei Colli Albani.
La prima area, caratterizzata da terremoti di elevata magnitudo (anche fino a M=7) e
con distanze comprese tra 60 e 130 km da Roma, è quella che ha determinato risentimenti
più elevati e fino ad alla Intensità Macrosismica di VII grado MCS.
L’area dei Colli Albani è sede di una sismicità con terremoti molto frequenti e con
magnitudo intorno a M=5. I risentimenti sono molto frequenti, ma con intensità
macrosismica da bassa a molto bassa.
L’attività sismica locale della città, entro un cerchio di raggio di circa 15 km, è
caratterizzata da una sismicità a ricorrenza non elevata, ma con intensità massima
corrispondente al VI-VII grado MCS (M=4).
Classificazione sismica e rischio geologico
L’area in studio ricade nel Comune di Roma (Rm) Municipio XIII il quale è incluso,
secondo la classificazione sismica della Regione Lazio, in Zona 3 sottozona A.
Considerando che la struttura interessata è un edificio scolastico, ricadente in classe
d’uso III, in riferimento alla Normativa vigente, l’area ricade in una classe a rischio
geologico medio. Dall’analisi dei dati bibliografici (PAI, IFFI) e dal rilevamento geologico
effettuato si può affermare nel settore in studio ed in prossimità di esso, non sono
presenti: zone esondabili e aree di espansione; aree soggette a ristagno d’acqua; frane,
dissesti attuali o antichi; nell’area in studio, nelle zone di esecuzione delle indagini, non è
stata riscontrata la presenza di cavità.
Vs30
Per quanto concerne la Vs30, grazie all’analisi multiple delle onde di superficie
(M.A.S.W.) eseguite, è stato possibile ottenere un valore della Vs30 (in riferimento alla
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normativa e classificazione del sottosuolo vigente) pari a 342 m/s+/-34 m/s per la MASW
M1 e 338 m/s+/-33.8 m/s per la MASW M2 .
Per quanto riguarda la classificazione mediante Vs30, non sono presenti terreni con
velocità delle onde S ≥800 m/s nei primi 30 m a partire dal p.c. tantomeno inversioni di
velocità rilevanti, pertanto è possibile collocare I terreni che costituiscono il sito in studio
nella classe C.
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