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SANTUARIO BEATO LUIGI MARIA MONTI Via A. Legnani, 4 21047 - Saronno (VA) : 02 96 702 105 : 02 96 703 437
e-mail: [email protected] sito web: www.padremonti.org C.F.: 93054190892
Conto corrente bancario intestato a: Santuario Padre Monti
Cod. IBAN: IT27 C 08374 50520 00000 8801111 Cod. Bic.: ICRAITMMAE0
presso: Banca di Credito Cooperativo di Barlassina – Filiale di Saronno
Causale: Offerte pro-Santuario o Sante Messe
Anno II – n. 9 – Gennaio 2013
di Aurelio Mozzetta
BUON NATALE
Molte sono le sollecitazioni della stagione natalizia
che darebbero contenuto a questa pagina, ma nessuna di
esse m’è sembrata adeguata.
Di fronte al mistero di un Dio che accetta di
sottomettersi al dolore umano, non c’è parola che possa
reggere.
Di fronte alle sofferenze degli uomini, che spesso
affannosamente si domandano perché Dio le permetta,
non c’è parola che basti.
Penso a Maria, la vergine immacolata madre, di cui
questa stagione è pienamente intrisa; e al suo sì a Dio,
che non è omaggio accondiscendente a qualcuno
padrone della sua vita, ma affermazione di volontà
personale, di desiderio acceso e non più azzerabile, di
scelta decisa e coerente.
Poi penso a tutte le famiglie in difficoltà, ai no che
sono costrette a dire e ai sì difficili che non riescono più
neppure a pronunciare.
Un pensiero preghiera.
Preghiera quotidiana, continua, intensa, sofferta,
accorata, pressante, fiduciosa, per tutti quelli che
sperimentano la paura di fronte alle costrizioni della
crisi; e per quelle famiglie, la cui difficoltà non è solo
economica, ma coinvolge il futuro proprio e dei propri
figli.
La Madre porti la nostra supplica davanti al trono di
Dio, suo figlio.
Sommario
1. L’editoriale: Buon Natale
2. Preghiera per le vocazioni
- Natale 2012
3. Una preghiera per…
- Parole montiane
4. Luigi Maria e dintorni
5. Con Maria, come Maria
6. Glossolalie: Appunti, ricordi
e saluti dal mondo
7. Vita di Famiglia
8. Il mio grazie a P. Monti
9. Forse non tutti sapevate
che…
10. I vostri messaggi
11. Riconoscere vocazioni
12. La Porta Aperta
13. Nelle mani di un Amore
più grande
14. XIX Mostra Artistica del
Presepe
15. Orari Santuario
* * *
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Natale 2012
Gesù che nasce non è il bambolotto che mettiamo nel presepe. È il bambino di Kabul, che ogni notte non riesce a dormire per la paura dei nemici che continuano a sparare. È il bambino del Sud Sudan, che scappa con la sua mamma ai soldati che gli hanno ucciso il papà. È il bambino della striscia di Gaza che non riesce a capire perché a casa sua debba sentirsi straniero e sfollato. Se mai dovessimo dimenticarci di questi bambini, il bambolotto che mettiamo nel presepe sarebbe solo una beffa, un insulto, una bestemmia contro la vita. Gesù, carne martoriata dalla cattiveria dell’uomo, accetta di tornare, uomo tra di noi, per incontrare l’anima dell’uomo e ridarle lo splendore per cui il Padre l’ha creata.
PREGHIERA PER LE VOCAZIONI
ATTIRA ANCORA A TE
O Gesù, divino pastore delle anime,
che hai chiamato gli apostoli
per farne pescatori degli uomini,
attira ancora a te
anime ardenti e generose di giovani,
per renderli tuoi seguaci e ministri;
rendili partecipi della tua sete universale di
redenzione,
per la quale rinnovi ogni giorno il tuo sacrificio.
Tu, o Signore, sempre vivo a intercedere per noi,
dischiudi gli orizzonti del mondo intero,
ove il muto supplicare di tanti fratelli
chiede luce di verità e calore di amore;
affinché rispondendo alla tua chiamata
prolunghino quaggiù la tua missione,
edifichino il tuo Corpo mistico, che è la Chiesa,
e siano sale del mondo e luce della terra.
(Paolo VI)
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* Preghiamo per Luisella, 62 anni, colpita da aneurisma aortico e operata d’urgenza a inizi dicembre. Padre Monti interceda per la sua salute e le favorisca la guarigione.
* Per Suor Ida, nella sua grave infermità. * Per Fabio, 18 anni, in coma dopo un grave incidente con il motorino. * Per la piccola Michela, 5 anni: P. Monti l’aiuti a superare la malattia e sostenga la sua
mamma in questo difficile momento.
Ricordiamo i defunti:
- ricordiamo KI, morta il 27 novembre scorso. Il Signore l’ha accolta nelle sue braccia; noi l’abbiamo accompagnata con la nostra preghiera.
- per Suor Annalisa Casati, delle Suore Apostoline, nata nel 1950 e morta il 30 novembre scorso: “mentre la Liturgia faceva riascoltare, nella festa dell’Apostolo Andrea, il Vangelo della chiamata di Gesù sulle rive del lago, Gesù Maestro ha fatto risuonare la sua voce per lei, nel definitivo invito “Vieni dietro di me”.
Fai pervenire la tua intenzione di preghiera all’indirizzo mail: [email protected] e la comunità dei Frati di
Casa Madre ti ricorderà nella preghiera del Rosario. Non dimenticare di scrivere il tuo nome e il paese da dove ci scrivi.
Niuna madre sinceramente affezionata ai propri figli impiegherà così verso i medesimi le sue materne cure, come il Fratello Ospitaliere dovrà impiegare l’assistenza e servitù agl’infermi poverelli di Gesù Cristo.
Quale Angelo consolatore mandato da Dio e dall’Immacolata sua Madre si appresserà al letto del loro dolore incessantemente, per sollevarli, per alleviare con amore le pene ed aiutarli in tutti i loro corporali bisogni, di giorno e di notte.
(Costituzioni CFIC del 1881, capo V, Dell’Ospitalità ossia del servizio ai
poveri infermi, 1)
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di Marco Perfetti
LA MONTINA
Salire alla Montina oggi, partendo da Bovisio
Masciago, è un’esperienza di una manciata di minuti. Si raggiunge con una comoda carrareccia sulla quale transitano, senza difficoltà, le comuni automobili.
Sulla cima, la vecchia e cadente cascina dei signori Galli è stata abbattuta per fare posto una nuova costruzione: un ristorante. Giorgio – il titolare – intelligentemente, ha utilizzato per ricostruire l’immobile, i canoni costruttivi settecenteschi tipici di questa zona. Il risultato finale è un complesso di edifici in cui, su tutto, risalta la sobria eleganza del manufatto in sasso e laterizio. Ha così conservato, con sapienza, il sapore del rifugio sicuro. Un luogo di ricovero per uomini fuggenti le chiassosità, luci, traffico delle nostre invivibili città.
A dispetto dei cambiamenti, Luigi Monti non faticherebbe a riconoscere questa “cima” tanto amata.
Gli alberi si sono naturalmente rinnovati, ma il sentiero che attraversa questi boschi è lo stesso: ti porta, con placido passo, ai laghetti, dall’altra parte della collinetta.
Il senso di pace è immutato: lo avverti fin sotto la pelle. La Montina è un luogo privilegiato da Luigi e i suoi giovani amici. Qui trovavano sfogo alle ristrettezze degli ambienti in cui vivevamo. In quel tempo, in pochi locali,
convivevano fratelli, genitori, nonni; a volte, i locali, erano anche invasi dai bachi da seta, tradizionale ed unica forma di reddito. Una composita e forse piacevole umanità, ma sicuramente riduceva allo zero lo spazio personale.
Qui, alla Montina, si può respirare aria buona e muoversi liberamente, fare una corsa, giocare. Luigi sapeva poi ricomporre i ragazzi e immergersi con loro nella meditazione e preghiera. Una giornata nei boschi dove semplicità, gioiosità, preghiera, si mischiano con la natura, permette di
trovare, senza fatica, la presenza benevola di Dio. È la ricetta di Luigi, buona ancora oggi per noi. Arrivo e partenza alla Montina erano sempre accompagnati da canti e allegria. Quei ragazzi, una
volta, erano saliti in processione, partendo da Bovisio, tutti in fila dietro una lignea croce. La ritroviamo ancora sopra il pozzo, all’interno del ristorante. È l’unico manufatto giunto a noi direttamente dalle mani del Beato.
Quando lascio la Montina per ritornare a casa, sorrido per il nome altisonante dato a questa collinetta, ma capisco che per quei giovani era come scalare una vetta altissima.
La Montina è la collina più alta di tutte nei dintorni: per loro, quella più vicina al cielo di Dio. Non temere.
Non temere
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LETTERA A MARIA, la sera di NATALE
Cara Maria,
questa sera desidero parlare a te e di te, nostra
madre beata, che dal cielo ci accompagni con amore
affettuoso, tenero, forte.
Se ne fossi capace, raccoglierei i sentimenti più cari
di tutti noi, di Luigi Monti per primo, per offrirli a te
come segno d'amore filiale, ma soprattutto a noi stessi
per ravvivare e fortificare quell'amore.
Non è facile parlare di te, Vergine benedetta.
Si rischia sempre di caricare d’eccessivi toni le
parole, quasi che tu fossi una dea irraggiungibile ed
onnipotente, o di enunciare astratte teorie, inutile
perdita di tempo, alle quali quasi mai la vita
corrisponde; oppure si rischia la mitizzazione, l'apologia
acritica, il miracolismo, la superficialità sentimentale…
Nessun figlio parlerebbe così di sua madre. Magari,
sì, affermerebbe che è la migliore delle madri, ne
idealizzerebbe la bellezza e la carica affettiva, ma certo
non ne farebbe una statua fredda e cristallizzata.
Quando penso a mia madre, morta da trent'anni, ne
ricordo i gesti, le parole, gli atteggiamenti del viso… ne
ricordo perfino l'odore! Buonissimo odore di madre.
Che sapeva di intimità (quando l'abbracciavo o quando,
da piccolo, mi rifugiavo sul suo seno), di cose di casa,
di lavoro e sudore, di pane, di farina, di legna da ardere,
dell'acqua dei piatti da lavare… Una garanzia di
concretezza.
Un amore fatto di terra e di carne, ma fatto anche dei lunghi, monotoni e tanto dolci rosari sgranati le
sere d'inverno davanti al fuoco, mentre lei preparava la cena e noi bambini pencolavamo con le nostre
teste assonnate ad ogni "Ave Maria". E allora, lei lasciava le pentole, si avvicinava, raddrizzava la testa di
uno o prendeva la più piccola in braccio e se la portava con sé, di nuovo tra pentole e fornelli, la testolina
addormentata sulla sua spalla… cantilenando ancora avemaria, santamaria…
Sto parlando di un mondo che non c'è più, cara madre mia, di una famiglia che non c'è più, di
un'atmosfera che non era affatto magica; al contrario era dura, era molto faticosa, e faceva tanto freddo.
Però era quella dell'infanzia, di tanti come me. Dolce nel ricordo e definitivamente morta.
Anche il tuo mondo, Maria, non c'è più. E se noi volessimo farlo rivivere saremmo soltanto dei poveri
stolti.
Tu - come ogni madre "che non c'è più" - parli oggi ad un mondo e ad un figlio non più bambini, ma
cresciuti, avviati su strade completamente diverse da quelle della tua giovinezza e della tua stessa giovane
maternità.
In questo mondo diverso, su queste strade nuove, ti ritroviamo madre, non con un sospiro di nostalgia
né di vecchi odori ammuffiti né di rimpianto, ma con un sussulto vivo della vita che tu ci dai!
Ti abbraccio forte. Abbracciami anche tu.
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Mentre aspetto pazientemente il mio turno nel
negozio affollato del fornaio, recito mentalmente,
sillabando: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”
La commessa annuncia: “Servo il n° 25: che cosa
desidera, bella signora?”
Chiedo sette etti di bocconcini, un po’ croccanti, in
parte morbidi: la fornitura necessaria e sufficiente per
la settimana e per una dieta equilibrata.
E mentre pago il contenuto, ancora caldo e
profumato del sacchetto biodegradabile che stringo tra
le braccia, può succedere che una grande pace mi
invade.
Companatico misterioso, impensato e miracoloso: non mi viene direttamente dal Cielo, ma dal
sorriso della cassiera che mi dà il resto, dal breve dialogo con una vicina, dal ricordo d’una carezza
trovata sul computer all’alba, dal grazie fin tropo umile sussurato dal primo mendicante col quale
condivido un panino sulla strada.
Continua spontaneamente la preghiera: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.
E la striscia di Gaza presente anche nel mio cammino, si fa sentiero fiorito e ponte da valicare per andare
incontro all’altro o per lasciarmi raggiungere, finalmente!
Fuggono fantasmi, paure, conflitti: forse cercheranno di persuadere altre vittime a cedere al male… ma
non fanno i conti con Colui che è appena uscito, dopo quaranta giorni, dal deserto: vittorioso, dopo avere
vinto le tre tentazioni che portano alla guerra e alla morte.
A Lui chiedo, convinta , implorando: “Non permettere che io tradisca la tua fiducia. Fammi ritrovare la
Tua pace, e rinnova in me, ogni giorno la forza e il desiderio di condividere pane e companatico con ogni
persona che incontro e che non voglio più chiamare nemico”! Amen. SILOM
"PER STARE IN PIEDI dobbiamo stare prima in ginocchio".
Credo che in questa linea sia nascosta la chiave della santità, non solo
per noi religiosi, ma anche per tutti credenti. È la magna carta per tutti
quelli che cercano il vero senso della vita.
This idea has always been vague in my mind, but I have never
found words to coin it as you have done.
I almost broke down when you explained the implications of our
crisis. I could not follow you further to the commentary on the readings.
I believe the Lord will see us through and unveil his message embeded
in our crisis. I can guess your sufferings. They are not unnoticed. I stand
by you.
Elvis
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Fratel Gianluca Ferrara, in “arte” Fragian, si è
consacrato a Dio per tutta la vita, durante una toccante
cerimonia celebrata nel nostro Santuario il giorno
dell’Immacolata, 8 dicembre. Insieme al P. Generale
Fratel Ruggero, che ha accolto i voti, erano presenti
Fratelli di varie Comunità, insieme ai familiari e tanti
amici, tra cui il Coro di Brembilla (BG) che ha animato
l’Eucaristia con preziosi canti, e lo staff di Radio Mater
(il carissimo don Mario in primis), che ha trasmesso in
diretta la cerimonia. Si è trattato di un momento intenso e
spirituale. L’Immacolata e il Beato Monti accompagnino
Gianluca nel suo cammino di donazione.
Si è tenuto presso l’Istituto Padre Monti, domenica 25 novembre,
l’incontro internazionale di donne per parlare di pace intorno a una buona
tazza di tè.
Momento di eccezionale tensione estetica e spirituale (“sogno di
leggere la pace insieme a te, su un tessuto di seta e di poesia, in tutte le
lingue del mondo, con gli occhi delle donne e l’odio viscerale d’ogni
madre contro la guerra”), durante il quale donne di diverse nazionalità
hanno interpretato poesie sulla pace scritte nella propria lingua (italiano,
spagnolo, francese, inglese, tedesco, giapponese, russo), con
accompagnamento musicale e canto finale del coro di bambini.
Un inno alla pace, all’accoglienza dei migranti, alla convivenza
pacifica, alla collaborazione. Un’esperienza da ripetere.
Fratel Gianluca con il Superiore Generale CFIC,
Fr. Ruggero Valentini
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È partito durante i giorni della Novena dell’Immacolata, verso la
sua nuova missione a Foz do Iguaçu, Stato del Paranà, Brasile, Fr.
Gioacchino Santoro, giovane in ogni sua fibra (“non mi arrendo mai”),
anche se si porta appresso i suoi buoni 63 anni.
Su L’Albero di Luz, num. 23, del 4 dicembre scorso, ha scritto un
articolo di saluto dove, tra l’altro, diceva: è molto difficile capire i
piani di Dio, ma se il Vangelo conta qualcosa, anche io posso dire:
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome… Dio
si sta servendo per realizzare i suoi piani di una persona povera, non
importante, vecchia e piena di acciacchi. So che sto lasciando tante
sicurezze, tanti amici, tante cose buone ed il cuore è un po’ a pezzi. Ma
ho capito una cosa: mi devo fidare di Lui.
Gioas, noi ci fidiamo di te! E ti ringraziamo della tua disponibilità.
Con la nostra preghiera in accompagnamento.
Fratel Gioacchino
Santoro
riportiamo così come la scrive, in un bellissimo miscuglio linguistico mitteleuropeo, la lettera di Stefan
Cari fratelli in Cristo,
Dio è per noi rifugio e forza, aiuto sempre vicino nelle difficoltà. (Salmo 46,2)
Il mio nome è Stefan S. e io sono uno studente di teologia cattolica, seminario
prete Germania.
I Santi sono per me modello di fiducia e la fede in Dio.
Attraverso la mia guida spirituale, ho imparato a conoscere Beato Luigi Maria
Monti e la grande forza della lui intercessione.
In una grave crisi di fede, ho pregato a Beato Luigi Maria Monti. Lui mi ha
aiutato!
Come il Santo Papa ha proclamato l'Anno della Fede, vedo questo come un
segno speciale di grazia e di benedizione.
Così mi sento molto collegato a Beato Luigi Maria Monti e lo scelse per essere il mio Santo Patrono.
Quindi vi chiedo cortese e umile per una reliquia del Beato Luigi Maria Monti.
Una reliquia sarebbe una grande benedizione è destinato anche al culto pubblico nel nostro seminario
sacerdote.
Vorrei diffondere la devozione del Beato Luigi Maria Monti nel mio seminario prete.
Sarei molto grato per i biglietti di preghiera, brochure e altre informazioni per dare ai miei amici e
colleghi. Se una donazione è richiesta, per favore fatemelo sapere. Vi ringrazio per il vostro sforzo in anticipo.
Uniti nella preghiera santa. Il Signore ci benedica. Stefan S.
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Caro Lorenzo
Non puoi immaginare il piacere provato nel
rivederti, ormai uomo, raccontare dall’ambone
del Santuario di Padre Monti a Saronno la tua
storia di volontario in Perù. La commozione che
di solito si prova la prima volta che devi parlare
di te a tanta gente, ti ha fatto inciampare nelle
parole. Tuttavia hai saputo, ed è quello che
conta, trasmetterci l’emozione del tuo dare la
mano a quei bambini bisognosi, e con la forza
della tua giovinezza ci hai sottoposto la necessità
di una scuola con la richiesta di aiuto per
realizzarla.
La commozione è girata a noi. A me in
particolare.
Voglio così raccontarti un episodio che certo
non ricorderai, eri molto piccolo. In un giorno
d’estate intorno al 1995, siamo andati con i tuoi
genitori e altri, sulla cima del monte Legnoncino.
È una bella montagna che corona il lago di
Como, ti fa godere, con una semplice salita, una
stupenda vista sul lago. Con noi i religiosi Fratel
Ruggero e Padre Franco. Ci siamo fermati a
mangiare al sacco. Poi tu, i tuoi fratelli, i bambini
della compagnia, e il sottoscritto, abbiamo
giocato, immaginando di essere una tribù di
cacciatori primitivi. Ci mancava tutto e
dovevamo inventarci utensili e armi per la
caccia. Un gioco bellissimo che ci ha impegnato
per ore. Ognuno doveva fare qualcosa per
sfamare il gruppo. Tu, il più piccolo, a un tratto
mi hai chiesto il ruolo che coprivo all’interno dei
cacciatori. Ovvio, ero il grande vecchio. Da solo
e in silenzio hai interpretato: “Questo è il
Presidente”. Alla fine del gioco siamo ritornati
alla Baita di Don Miro dove avevamo lasciato le
automobili.
Lì abbiamo deciso di chiudere la bella
giornata con una sosta a Cermenate in una
Pizzeria, al Settimo Cielo – il nome della
pizzeria.
Tu, con i tuoi, sei arrivato prima di noi. Avete
fatto predisporre i tavoli per il numeroso gruppo
che seguiva.
Quando mi sono presentato nella sala con
Padre Franco, mi hai guardato stupito e hai detto
“Anche voi, Presidente, siete qui con noi. Che
bello!” Il buon prete ha raccolto immediatamente
questa tua affermazione. Per lui e altri sono stato
il “Presidente” per molti anni a seguire.
Ora dopo averti rivisto e sentito, vorrei tanto
che riprendessi tu il titolo di ”Presidente”. Lo hai
meritato e volentieri lo cedo indietro al suo
autore, nella speranza che tu cresca ancora sano,
generoso e bravo come sei ora. Grazie per la tua
testimonianza.
MP
… a spulciar gli archivi e rimescolar le carte della storia, per sapere…
… presidente. lettera a lorenzo
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Un augurio, caldo come i fogli del giornale che ho stampato (stampare è come togliere pane dal forno caldo!), perchè ho il tempo per leggere e far leggere “Qui ho posto il cuore” con più calma. Un abbraccio.
Auguri e preghiere assicurate. La rivista è molto bella e ricca.
Congratulazioni per il giornalino QPC che hai mandato. Molto interessante... L'ho letto tutto e adesso ti scrivo per ringraziarti. Ti ricordo nella messa. Dal Perù, padre Italo.
Con la vicinanza di sempre vivo la novena con te e con voi e l'augurio per la solennità è carico di fraternità e partecipazi one. sr. Goretta
L’Immacolata ci mantenga nella fedeltà gioiosa! Lucio
Gracias. Comenzamos a prepararnos para nuestra fiesta, la fiesta de la familia montiana. Agradezco el envio siempre puntual de "Qui ho posto il cuore". Un abrazo fraterno y saludos a la comunidad, siempre unidos en oracion. Hno Cesar
Grazie per le tue preghiere, da tutto noi. Il Notiziario diventa sempre più ricco.
Ringrazio di cuore per il bollettino e porgo i più
sentiti e affettuosi auguri per la vostra Festa,
anche a nome della Madre Generale che si trova
in India. Assicuro una preghiera particolare
secondo le intenzioni: la Vergina Immacolata
conceda ciò che più vi sta a cuore. Sr. Paola.
Grazie per il giornale. Auguri per la Festa della Congregazione e ricordi nella preghiera, sr. Ana Marija
La rivista è molto bella
e ricca
26 GENNAIO 2013
ORE 21,00
AUDITORIUM
ISTITUTO PADRE
MONTI
SARONNO
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Clausura e oranti. Chi sono gli oranti, perché esistono, che fanno?
hi sono gli Oranti, perché esistono, che
fanno? La tradizione cristiana e le mie
letture rispondono: sono i custodi del
desiderio di Dio, che sintetizzano nella propria
condizione gli elementi del mondo a lode del
Creatore… Sono sacerdoti dell’universo, che
cercano Dio, là dove Egli aspetta; non si lasciano
illudere dall’immaginario, ma credono in Chi ha
costituito l’essere umano con un’anima immortale.
Gli Oranti sanno stare sulle ali dell’aurora e negli
abissi della terra… sono in mezzo, tra una riva e
l’altra della vita, anzi dentro la vita del mondo pur
sfiorando quella del cielo, gaudium et spes
condividendo con tutti, nel mistero di una chiamata
davanti alla quale ammutolire, come Giobbe… nel
silenzio che si fa canto e grido e musica e lamento
e danza.
Gli Oranti pregano senza stancarsi, secondo il
comando del Vangelo, perché custodiscono il
desiderio di Dio, come fiamma accesa. “Se non
vuoi interrompere la preghiera, non interrompere
il desiderio. Il tuo incessante desiderio è la tua
incessante voce di preghiera. Taci quando smetti di
amare… Il raffreddarsi dell’amore è l’ammutolirsi
del cuore. Il fuoco dell’amore è il grido del cuore”
(Agostino).
È la preghiera che produce gli Oranti, custodi della
nostalgia di Dio. Sono poeti e profeti, operai e
sentinelle, martiri sulle mura della Gerusalemme
invisibile, poveri, esposti alla fragilità delle
creature e alle intemperie della malvagità, feriti e
guariti dalla luce sfolgorante di Pasqua; mangiano
e bevono, faticano e si stancano, piangono e
ridono, dormono e si svegliano, si ammalano e
guariscono, cadono e si rialzano, fiduciosi e
supplicanti, desiderosi e sponsali, camminano pur
stando fermi… vegliano nella notte, nell’attesa
certa dell’alba.
Nella mia preghiera cerco di sintonizzarmi agli
Oranti del Salterio, perché mi fido di loro.
Desidero partecipare alla loro sinfonia. Essi mi
affascinano perché inneggiano a Dio non solo
quando le cose vanno bene, ma spesso proprio
perché le cose vanno male o sono terribilmente
neutre; e non hanno paura di chiamare bene e male
per nome, perché hanno da perdere solo sé stessi,
per una giusta causa: la ricerca del volto di Dio
Padre.
Vorrei imitarli sempre: essi sanno sperare, anche
sull’orlo dell’abisso, e osano pensare con
indiscutibile fiducia in Dio che le cose evolveranno
in meglio grazie alla preghiera! Essi credono che la
crisi si supera gettando l’anima al di là
dell’ostacolo… Gli Oranti del Salterio hanno
l’ardire di pretendere la gioia da Dio, addirittura la
anticipano, la reclamano, come le sentinelle che si
levano prima dell’aurora, e sperano che il loro
canto, il loro cuore, le arpe e le cetre diano la
sveglia al sole.
Essi mi insegnano che la felicità è una virtù
operaia; se non si presenta all’ora convenuta,
bisogna inseguirla, precederla, correre a destarla,
laddove essa sonnecchia e dorme… Quando questa
vita si rivela triste, l’unico modo per cambiarla è
imparare a guardarla in una maniera diversa, dal
punto di vista degli Oranti, i quali credono che ciò
che si prega presto o tardi arriverà: con la preghiera
essi gettano i sentimenti al di là dell’ostacolo,
aspettando che il corpo possa presto raggiungerli.
L’Orante non è uomo in dissolvenza, che ha già
imparato a sublimare e nobilitare ciò che è
selvatico; al contrario egli è uomo di carne e
d’ossa, che conosce collera, violenza e sdegno,
aggressività e furore, depressione, pace, tenerezza e
amore, tradimento, silenzio e danza, morte e vita,
dolore, gioia e risurrezione! Egli impara a guardare
in faccia la realtà senza mascherarla, e non si
stanca di chiedere che venga trasfigurata in Dio;
un’antologia di minuscole cose concrete, spesse
come la creta, eppure così ansiose di assumere la
foggia dell’infinito e trasformarsi in supplica, in
lode, in ringraziamento.
Dove c’è un cuore con la fiamma accesa della
nostalgia d’infinito, lì c’è un orante. Egli è un povero.
Dove c’è un cuore povero che prega Gesù, lì c’è
Gerusalemme. Dove c’è Gerusalemme, c’è la
profezia, luogo di Speranza. La Speranza anima la
preghiera. Sulle tue mura Gerusalemme ho posto
sentinelle, non taceranno. Voi che rammentate le
promesse, non prendete riposo finché non abbia
ristabilito Gerusalemme e non l’abbia resa il vanto
della terra. Prima che mi invochino io risponderò;
mentre ancora parlano io già li avrò ascoltati (Isaia).
La preghiera è parola da poveri, solo chi è ricco
pensa di farne a meno. Amen, Alleluja! Marana-
tha! una monaca
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Sono una persona serena, consapevole di aver ricevuto molti doni: genitori
che hanno svolto la loro opera secondo le leggi dell’amore intelligente e della
coerenza; una sorella che è proprio “sorella” e molto di più; amici sui quali
posso contare; un lavoro che amo; colleghi competenti e cordiali; un capo che è
un vero punto di riferimento.
Proprio su quest’ultima persona vorrei soffermarmi. È una dirigente
scolastica che sa muoversi con alta professionalità nell’intricato garbuglio della
scuola, che sa osservare, coordinare e ringraziare.
All’inizio dell’anno accoglie gli insegnanti con un discorso che mette a fuoco un tema su cui lavorare.
Un anno ci accolse donandoci idealmente una conchiglia ed espose considerazioni di autori sudamericani,
aneddoti su Piaget, riferimenti a Nietzsche.
Dal suo racconto seppi che Piaget, prima di dedicarsi agli studi di psicologia dell’apprendimento, faceva ricerche
sui molluschi di lago. S’interessava di esseri dotati d’un corpo molle e indifeso, potenziali bocconcini per i voraci che
abitano i fondali. I molluschi sarebbero scomparsi, se non avessero avuto la capacità di costruirsi conchiglie dure e
bellissime: la loro protezione dai predatori.
Non si sa cosa abbia indotto Piaget ad abbandonare i molluschi per la psicologia dell’apprendimento umano, ma è
bello immaginare che abbia scelto secondo il principio della continuità.
Inserito in una natura di predatori, l’essere umano è dotato di un corpo indifeso. Abbandonato alla natura col suo
solo corpo, egli avrebbe avuto vita breve. Dalla debolezza è sorta la sua forza: il pensiero!, la conchiglia che l’uomo
costruisce per poter sopravvivere. Il pensiero si evolve per rispondere a sfide vitali; si sviluppa nell’uomo come
strumento per costruire la conchiglia, che la natura non gli ha dato.
Proseguendo sulla scia con Zarathustra di Nietzsche, emerge che accanto ad una componente utilitaristica,
denominata Ferramenta e volta a risolvere i problemi d’ogni giorno, esiste una componente inutile, ludica, chiamata
Giocattolo, fonte del gusto e della gioia di vivere.
L’uomo non solo parla, ma anche canta; non solo cammina, danza; non solo mangia, banchetta.
Per sopravvivere coltiviamo ortaggi e sviluppiamo la scienza per migliorare la coltivazione, ma spendiamo tempo
e forza nella produzione di cose inutili, come le rose, che non servono alla sopravvivenza, ma orientano i nostri sforzi
all’appagamento della bellezza che ci abita.
Le conchiglie sono funzionali alla sopravvivenza, ma sono anche oggetti stupendi: i molluschi sono geometri
competenti nella costruzione di case, ma anche artisti che le rendono belle.
La conchiglia può essere un simbolo dell’azione educativa.
Lo scopo dell’educazione è quello di insegnare alle giovani generazioni a costruire case. È necessario che le case
siano solide, per garantire la sopravvivenza ed ecco che la scuola insegna la scienza; ma bisogna anche che siano
belle: la vita vuole gioia. Ed ecco che la scuola insegna le arti, educa i sensi.
Le due domande su cui fummo chiamati a confrontarci, nella scelta delle attività da progettare e da realizzare con i
ragazzi, furono:
1 Ciò che sto insegnando è uno strumento buono? Potrà l’alunno utilizzarlo per costruire la conchiglia, la sua casa?
2 Ciò che sto insegnando, contribuisce a far sì che il mio alunno diventi più sensibile alla bellezza? Aumenta la
sua possibilità di armonia, di gioia, di stupore?
Ferramenta e giocattolo, utilità e bellezza.
Ferramenta e giocattolo, il riassunto dell’educazione.
Anna Maria B.
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Nelle mani di un Amore più grande ANNO DELLA FEDE (11 ottobre 2012 – 24 novembre 2013)
IL DESIDERIO DI DIO (Benedetto XVI, Udienza generale 7 novembre 2012 - brani scelti)
L’uomo porta in sé un misterioso desiderio di Dio: «Il
desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell'uomo, perché l'uomo
è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé
l'uomo e soltanto in Dio l'uomo troverà la verità e la felicità
che cerca senza posa» (Catechismo Chiesa Cattolica, 27).
Una tale affermazione, che anche oggi in molti contesti
culturali appare del tutto condivisibile, quasi ovvia, potrebbe
invece sembrare una provocazione nell’ambito della cultura
occidentale secolarizzata. Molti nostri contemporanei
potrebbero infatti obiettare di non avvertire per nulla un tale
desiderio di Dio. Per larghi settori della società Egli non è più
l’atteso, il desiderato, quanto piuttosto una realtà che lascia
indifferenti, davanti alla quale non si deve nemmeno fare lo
sforzo di pronunciarsi...
Ogni desiderio che si affaccia al cuore umano si fa eco di un desiderio fondamentale che non è mai
pienamente saziato. Indubbiamente da tale desiderio profondo, che nasconde qualcosa di enigmatico, non
si può arrivare direttamente alla fede. L’uomo, in definitiva, conosce bene ciò che non lo sazia, ma non
può immaginare o definire ciò che gli farebbe sperimentare quella felicità di cui porta nel cuore la
nostalgia. Non si può conoscere Dio a partire soltanto dal desiderio dell’uomo. Da questo punto di vista
rimane il mistero: l’uomo è cercatore dell’Assoluto, un cercatore a passi piccoli e incerti. E tuttavia, già
l’esperienza del desiderio, del «cuore inquieto» come lo chiamava sant’Agostino, è assai significativa.
Essa ci attesta che l’uomo è, nel profondo, un essere religioso, un «mendicante di Dio»...
Dobbiamo pertanto ritenere che sia possibile anche nella nostra epoca, apparentemente tanto refrattaria
alla dimensione trascendente, aprire un cammino verso l’autentico senso religioso della vita, che mostra
come il dono della fede non sia assurdo, non sia irrazionale. Sarebbe di grande utilità, a tal fine,
promuovere una sorta di pedagogia del desiderio, sia per il cammino di chi ancora non crede, sia per chi
ha già ricevuto il dono della fede.
(Dobbiamo) imparare o re-imparare il gusto delle gioie autentiche della vita... Educare sin dalla tenera
età ad assaporare le gioie vere, in tutti gli ambiti dell’esistenza – la famiglia, l’amicizia, la solidarietà con
chi soffre, la rinuncia al proprio io per servire l’altro, l’amore per la conoscenza, per l’arte, per le bellezze
della natura –, tutto ciò significa esercitare il gusto interiore e produrre anticorpi efficaci contro la
banalizzazione e l’appiattimento oggi diffusi. Anche gli adulti hanno bisogno di riscoprire queste gioie, di
desiderare realtà autentiche, purificandosi dalla mediocrità nella quale possono trovarsi invischiati.
Diventerà allora più facile lasciar cadere o respingere tutto ciò che, pur apparentemente attrattivo, si rivela
invece insipido, fonte di assuefazione e non di libertà. E ciò farà emergere quel desiderio di Dio di cui
stiamo parlando…
Il dinamismo del desiderio è sempre aperto alla redenzione. Anche quando esso si inoltra su cammini
sviati, quando insegue paradisi artificiali e sembra perdere la capacità di anelare al vero bene. Anche
nell’abisso del peccato non si spegne nell’uomo quella scintilla che gli permette di riconoscere il vero
bene, di assaporarlo, e di avviare così un percorso di risalita, al quale Dio, con il dono della sua grazia,
non fa mancare mai il suo aiuto. Tutti, del resto, abbiamo bisogno di percorrere un cammino di
purificazione e di guarigione del desiderio. Siamo pellegrini verso la patria celeste, verso quel bene pieno,
eterno, che nulla ci potrà più strappare.
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QUI HO POSTO IL CUORE
Direttore: Saverio Clementi. Redazione: Aurelio Mozzetta, Raffaele Mugione
Hanno collaborato per questo numero:
P. Aurelio Mozzetta, Marco Perfetti, Silom, Stefan S., P. Elvis Lukong, MP, una monaca
Anna Maria B., Raffaele Mugione.
Direzione: Via San Giacomo, 5 - 21047 – Saronno (VA)
: 02 96 702 105 : 02 96 703 437 e-mail: [email protected] sito web: www.padremonti.org
(Nessun collaboratore percepisce compenso. Questo Notiziario è realizzato da volontari)
ORARIO
DELLE CELEBRAZIONI DEL SANTUARIO
GIORNI FERIALI
6.30 Lodi del Mattino (lunedì in cripta)
7.00 Santa Messa (lunedì in cripta)
9.00 Santa Messa
18.50 Rosario e Vespro
TUTTI I GIOVEDÌ
18.30 Adorazione Eucaristica per le Vocazioni
DOMENICA E FESTIVI
8.30 Lodi del Mattino
9.00 Santa Messa
19.00 Santa Messa
Sacerdoti a disposizione in Santuario
P. Aurelio Mozzetta, rettore P. Pierino Sosio P. Roy Puthuvala P. Elvis Lukong
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