PPRROOGGEETTTTOO CCOOMMUUNNIISSTTAAPeriodico delPartito di Alternativa Comunista sezione dellaLega Internazionale dei Lavoratori (Quarta Internazionale)ALTERNATIVACOMUNISTA.org MMaaggggiioo 99 GGiiuuggnnoo 220011 33 99 NN°°4400 99 22€€ 99 AAnnnnoo VVII II 99 NNuuoovvaa sseerriiee
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Quattro pagine gestite e prodotte dai giovani del PdacIIll PPddaacc aallllee eelleezziioonnii aammmmiinniissttrraattiivvee ddii mmaaggggiioo9Una lotta esemplare contro padroni e caporaliSSppeecciiaallee ssuullllaa lloottttaa ddeeii llaavvoorraattoorrii ddeellllee ccooooppeerraattiivvee67 ll''iinnsseerrttoo ddeeii
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pagineinterne
SPED.A
BB.POST.A
RT.1COMMA2D.L.353/03DEL24/12/2003(CONV.INL.46/04DEL27/02/2004)DCBBARI
Elezioni: uno strumento per la propaganda rivoluzionaria
Adriano Lotito
Loscorso11aprileèstatopubblicatol'ultimobollettino mensile della Banca centrale europea. Le cifre parlano chiaro. «Nel 2012 iltasso di disoccupazione nell'eurozona ha
continuato a crescere raggiungendo livelli senzaprecedenti» che hanno toccato il 12% in febbraio,ben il 4,7% in più del 2008. E le previsioni indicanoun ulteriore peggioramento, in particolare nei Paesipiù colpiti dalla crisi: Portogallo, Irlanda, Grecia,Spagna (i cosiddetti Pigs) ai quali si è unita recentemente Cipro. In Italia la situazione è drammatica:secondo l'Istat negli ultimi 5 anni le persone in cercadi lavoro sono passate da 1 milione e 506 mila nel2007 a 2 milioni 744 mila del 2012, con un aumentodi 1 milione e 238 mila unità. Nel 2012 gli inattividisponibili a lavorare, ovvero coloro che non hannocercato un lavoro nelle ultime quattro settimane masono subito disponibili a lavorare, in gran parte scoraggiati, sono 2 milioni 975 mila, più numerosiquindi dei disoccupati in senso stretto. In tutto isenza lavoro sono dunque 5,7 milioni. E sono cifredestinate ad aumentare. Sempre nel bollettino dellaBce leggiamo che «il dato sul Pil (europeo) in termini reali per il quarto trimestre del 2012 è risultatomodesto; la seconda stima dell'Eurostat indica unacontrazione dello 0,6 per cento sul periodo precedente, ascrivibile in prevalenza a un calo della domanda interna, ma anche a una flessione delleesportazioni». E questa debolezza del sistema economico si protrarrà ancora a lungo (frantumando
tutte le fantasie che invocavano la ripresa per quest'anno).(1)
Il sistema produce i suoi becchini
Davanti a questa situazione, la Bce consiglia di procedere alle riforme strutturali: tradotto nella vulgatagiornalistica odierna, ciò significa continuare edintensificare le politiche di austerity, con un notevole ridimensionamento della spesa pubblica e ulteriori manovre “lacrime e sangue” che vadano aprecarizzare il mercato del lavoro. «Per promuoverel'occupazione, il processo di formazione dei salaridovrebbe divenire più flessibile e meglio allineatoalla produttività. Tali riforme aiuteranno i paesi negli sforzi tesi a recuperare competitività»(1). Una linea che conosciamo bene per mezzo del governoMonti, che più volte si è fatto portavoce della tesi secondo cui per aumentare i posti di lavoro bisognaaumentare la flessibilità sia in entrata che in uscita.Il prodotto conseguente di questa linea di pensieroe di azione è presto detto: un arretramento storicodelle condizioni di vita e di lavoro della classe lavoratrice continentale. Un esempio concreto di questo processo è dato dalla cosiddetta“terzomondizzazione del Nord”, ovvero dalla diffusione nei sistemi economici più sviluppati (comequello europeo) di condizioni di lavoro e di modi diprodurre tipici dei quella che è stata definita economia informale, radicati soprattutto nei Paesi dipendenti o semidipendenti (ai quali ci si riferiscesolitamente come “sud” del mondo). Con l'espressione “economia informale” ci si riferisce a quelle
attività produttive svolte al di fuori di ogni regolamentazione giuridica, in assenza di diritti e protezione sociale, in condizioni fisiche e ambientalipessime e molto spesso senza rappresentanzasindacale. Pensiamo ad esempio a quanto è successo in Fiat con l'applicazione del modelloMarchionne: quella che era una élite della classeoperaia italiana si è ritrovata improvvisamente acondividere le stesse condizioni (pessime) di lavoroe di salario che fino a qualche tempo fa caratterizzavano solamente alcune sacche del proletariato (lepiù sfruttate e sottopagate, come ad esempio quelleimpiegate nel sistema delle cooperative). La stragrande maggioranza della classe lavoratrice italiana, sottoposta ad una selvaggia precarizzazione,vive una situazione che alcuni anni fa sarebbe stataattribuibile solo al proletariato immigrato. Anchenel Paese traino dell'imperialismo europeo, laGermania, il proletariato vive condizioni di precarietà e sfruttamento sempre più diffuse (il cosiddetto minijob che prevede una paga nonsuperiore ai cinquecento euro mensili). Gli esempidiquestotiposonomoltienonvogliamodilungarci.Il punto è questo: le politiche di ristrutturazione delcapitale si stanno risolvendo in un'omogeneizzazione al ribasso delle condizioni della classe operaia. Quelle divisioni che per anni sono statefomentate per controllare meglio i lavoratori, secondo la legge del divide et impera, tra lavoratorinativi e immigrati, garantiti e precari, si stanno assottigliando proprio a causa della mannaia livellatrice dell'austerità. Come si stanno
assottigliando anche le differenze globali tra il proletariato delle economie imperialiste e quello delleeconomie dipendenti o quasi. La diseguaglianzapermane ancora, e in modo evidente, ma è significativo che mentre gli operai cinesi della Foxconn,grazie a imponenti lotte, ottengono miglioramentisalarialierappresentanzasindacale,glioperaiFiomdel Gruppo Fiat qui in Italia si vedono negateentrambe le cose. La ricomposizione della classe lavoratrice,sucuitantiaccademicihannospesofiumidi inchiostro, è un orizzonte che pare sempre più vicino grazie proprio agli attacchi del capitale, cheormai non fanno più alcuna differenza nel colpire.Allora è proprio il caso di dire: il capitalismo, con lesue politiche di austerità, non sta facendo altro cheprodurre i suoi seppellitori, un nuovo proletariatoglobalealcentrodelqualec'èunsoggettolavorativodequalificato, molto spesso istruito, privo di qualsivoglia tutela e rappresentanza. Un soggetto che poco a poco, attacco dopo attacco, è divenuto semprepiù omogeneo e sempre più combattivo e che in Italiahafattogiàsentire lasuavocepermezzodell'efficacissima mobilitazione nel settore della logistica.Ecco il traguardo che si approssima a raggiungere ilcapitale con la sua guerra sociale!
L'impasse politica in Italia
Aunmesedalleelezionipolitiche,mentrescriviamolo scenario politicoistituzionale italiano è ancoratutto da definire. Il Partito democratico non è in gra
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L'impotenzaistituzionaleelerispostedeirivoluzionarinell'attualefase
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2 Maggio Giugno 2013 PROGETTO COMUNISTAPOLITICA
do di governare e, fallite le consultazioni con le altreforze, non può nemmeno presentarsi alle Camereper ottenere la fiducia, dal momento che il rischio ègrosso. Non potendo Napolitano sciogliere le Camere (dato il “semestre bianco”) si dovrà attenderel'elezione del nuovo presidente della Repubblica. Inseguito, molto probabilmente, si andrà nuovamente a votare. I Cinque Stelle hanno rifiutato ogniaccordo con il Pd e mentre scriviamo questo editoriale sono in corso le cosiddette Quirinarie, per selezionare il nome del possibile capo di stato chepresenteranno i grillini in parlamento. Nel mentre ilgoverno Monti, totalmente screditato dalle ultimeelezioni, è ancora in carica. A supporto di questo, ilfamoso “consiglio dei saggi” nominato da Napolitano con il compito di elaborare proposte di legge inattesa che si sblocchi la situazione: non è necessariopassare in rassegna i nomi che ne fanno parte, vistola loro comune posizione sociale (magistrati,banchieri, alti funzionari). Anche le relazioni chehanno consegnato a Napolitano sono colme di pro
poste sentite e risentite: tra le tante, si segnalano unrafforzamento della spending review (non avevamodubbi!) e l'impegno a mantenere l'equilibrio di bilancio. Altra novità è stata l'elezione dei presidentidi Camera e Senato: Boldrini e Grasso, due nominuovi la cui votazione in Parlamento per un momento aveva ridato fiducia al centrosinistra diBersani. In mancanza di vere svolte, l'unica cosa dicui si sono accontentati è stata una modesta operazione di plastica facciale che lascia il tempo che trova. Da notare i ripetuti allarmi che l'Unione europeaha lanciato sullo stallo prodotto in Italia dallamancata formazione del governo. Prima laCommissione europea, il 10 aprile, segnala il pericolo rappresentato dall'alto debito italiano e lavulnerabilità economica, con un rischio di contagioper gli altri Paesi dell'Eurozona. Poi il presidentedell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, tre giornidopo lancia l'allarme sulla situazione politica nelnostro Paese: l'instabilità politica rende ancora piùlontana la possibilità di una ripresa, soprattutto nelquadro di una generale debolezza della zona Euro.
Il compito dei rivoluzionari oggiA conclusione di questo editoriale, è utile ribadire lanostra posizione e i nostri compiti nell'attuale fase.E lo facciamo riprendendo il Manifesto delle sezionieuropee della Lit, la nostra organizzazione internazionale. Davanti allo sgretolamento dell'Unioneeuropea dei capitalisti, il compito dei rivoluzionarisi riassume nella lotta per un programma di obiettivi transitori che possano unificare le varie costellazioni conflittuali nate anche nel nostro Paese. Unprogramma che fondamentalmente potrà essereattuato solo premettendo una rottura radicaledell'ordine esistente e che prevede alcune paroled'ordine che riteniamo non discutibili: tra queste, ilnon pagamento del debito alle banche e ai fondispeculativi, l'uscita immediata dall'Ue, il monopolio statale del commercio estero, la nazionalizzazione senza indennizzo di banche e industrie sotto ilcontrollo dei lavoratori, l'istituzione di una scalamobile dei salari e dell'orario di lavoro per lavoraremeno e lavorare tutti (in modo da riassorbire ladisoccupazione). Tutto questo non potrà esserefatto nella sola Italia, ma potrà realizzarsi solo unifi
cando le lotte dei lavoratori e delle nuove generazioni su tutto il continente, per opporre all'Europadelle banche e del debito, un'altra Europa, un'Europa delle lotte, dei lavoratori, un'Europa socialista.«Questo è l'impegno delle organizzazioni europeedella Lega Internazionale dei Lavoratori – QuartaInternazionale (LITCI), è la lotta che vogliamocondurre insieme, fianco a fianco di tanti militanti eattivisti. In altre parole: facciamo appello ai lavoratori, ai giovani e alle masse popolari, perché lottino per una soluzione operaia alla crisi, che significaporre la questione del potere per la classe operaia. Èin questa lotta che vogliamo costruire le nostreorganizzazioni e ricostruire l'Internazionale rivoluzionaria di cui abbiamo bisogno come l'aria cherespiriamo». Una lotta che, qui e ora in Italia, passaanche per la costruzione di un vero sciopero generale contro le misure di austerity. (13/4/2013)
Note
(1) http://www.bancaditalia.it/eurosistema/comest/pubBCE/mb/2013/aprile/mb201304/Editoriale_04_13.pdf
segue dalla prima
PROGETTO COMUNISTAPeriodico del PARTITO DI ALTERNATIVA COMUNISTAsezione della Lega Internazionale dei Lavoratori 9 Quarta Internazionale
Maggio - Giugno 2013 – n.40 – Anno VII – Nuova serieTestata: Progetto Comunista – Rifondare l'Opposizione dei Lavoratori.Registrazione: n. 10 del 23/3/2006 presso il Tribunale di Salerno.Direttore Responsabile: Riccardo Bocchese.
Direttore Politico: Fabiana Stefanoni.Redazione e Comitato Editoriale:Giovanni“Ivan” Alberotanza, Mauro Buccheri, Patrizia Cammarata,Nicola De Prisco, Adriano Lotito, Claudio Mastrogiulio,Fabiana Stefanoni,Valerio Torre.
Vignette: AlessioSpataro.blogspot.comComics: latuffcartoons.wordpress.com
Grafica e Impaginazione: Giovanni“Ivan” Alberotanza[Scribus+LibreOffice su Debian GNU/Linux]Stampa: Litografica '92 – San Ferdinando di PugliaEditore:Valerio Torre, C.soV.Emanuele, 14 – 84123 Salerno.
Per scrivere alla redazione mandare una e–mail a:[email protected]
Recapito telefonico: 328 17 87 809
La risposta di classe al problema della corruzione
Claudio Mastrogiulio
Le ultime elezioni politiche ci hanno consegnato un quadrocomplessivo molto
chiaro. I partiti dominantihanno subito un crollo senzaprecedenti, con unmalcontento sociale ed unadisillusione generalizzata che siesprime sotto la forma di duedati evidenti: l'affermazione del“grillismo”, e dunque di unatteggiamento di presuntadiscontinuità con l'attuale sistema politico; e l'astensionismo.
L'affermazione delMovimento 5 Stelle
Esponenti politici, politologiborghesi, commentatori di variorientamenti si sono meravigliati della prepotente irruzionedel M5S nello scenario politicoitaliano. In realtà, le avvisaglieerano evidenti, così come nonera difficile da ravvisare la possibilità che la delusione verso ipartiti dominanti potesse sfociare in una rottura del precedente equilibrio politico edistituzionale. Fin da quando ènato, in tutte le nostre analisi (sivedano gli articoli pubblicati sul
sito www.partitodialternativacomunista.org) il M5S è stato danoi considerato come un'ulteriore espressione dell'apparatopolitico democraticoborghese. Cercheremo, in sintesi, dispiegare anche qui il perché.Innanzitutto, nel programmadel M5S non esiste nessun riferimento ad una rottura radicalecon l'attuale sistema economico capitalista; le cui architraviideologiche e le struttureportanti non vengono messeassolutamente in discussione.Rivendicano, anche con azionidimostrative (come l'“occupazione” delle Camere di qualchegiorno fa) la centralità della Costituzione, come se questa fosselapanaceaditutti imaliedituttele ingiustizie che attanagliano levite di milioni di lavoratori,pensionati, precari e disoccupati. Ricordiamo ai “grillini” chela stessa Costituzione che lororivendicano considera legale:che si licenzino indiscriminatamente i lavoratori quando i padroni lo ritengano piùopportuno; che vengano elargiti miliardi di euro a banche, assicurazioni, aziendemultinazionali per poter continuare a macinare profitti; che sitassi finanche la prima casa con
l'introduzione dell'Imu; che ungiovane lavoratore non sia ingrado di progettare il propriofuturo per via della dilaganteprecarietà; che sanità e scuolapubblica vengano massacrate;che popoli inermi di nazionilontane centinaia di migliaia dichilometri vengano oppressi,occupati e bombardati in nomedella spartizione delle risorseeconomiche di cui sono depredati, ecc...
M5S: un ammortizzatoredelle lotte sociali
Questi i motivi per cui si può dire che la tensione antipoliticadella proposta elettorale dei“grillini” non sia altro che unulteriore ammortizzatore politico delle lotte sociali. Sì, perchéi padroni sanno bene che in unquadro economico di questo tipo, con una crisi così devastante, le tensioni sociali primao poi esploderanno. Ed il M5Sha appunto il compito di incanalare queste tensioni in un assetto istituzionale, che nonmetta in discussione gli aspettifondamentali dell'economiacapitalista, ma che si limiti a denunciare soltanto degli orpelli,come possono essere il finanziamento ai partiti (il M5S
non traccia nessuna distinzionetra partiti dei padroni e partitidel movimento operaio,mettendo populisticamentetutti nello stesso calderone),oppure la riduzione del numerodei parlamentari, la fedina penale pulita dei rappresentantiistituzionali, ecc. Tutti aspettimarginali, che continueranno amantenere intatto il dominiototale di un pugno di ultramiliardari sulla stragrandemaggioranza della popolazione. Un'economia, quella capitalistica, in cui le dieci famigliepiù ricche della borghesia italiana, posseggono una
ricchezza pari a quella di ben tremilioni di famiglie operaie. Eccoperché il M5S ha sfondatoelettoralmente nel Nord Est, inVeneto in modo particolare, riuscendo a catalizzare le pulsionireazionarie e razziste dellapiccolamedia borghesia che hascaricato la Lega. Una retoricacome quella del rifiuto dello“iussoli” (l'acquisizione dellacittadinanza in base al luogo dinascita) per i figli di lavoratoriimmigrati nati in Italia, unita aquella di cui sopra che descrivele ruberie degli amministratoriborghesi non come una caratteristica intrinseca del sistemaeconomico attuale, ma comeun elemento accessorio e casuale dovuto ad un mancato ricambio dell'apparato dirigentefa sì che la base elettorale leghista si sia spostata in massa sulM5S.
La corruzione,il malaffaree l'astensionismo
L'altro aspetto che ha condottoall'attuale fase politica è il forteastensionismo che si è registratoalle ultime elezioni politiche.Come è capitato anche in passato, la dinamica elettoralerappresenta uno specchio deformato di ciò che accade nelcampo del conflitto di classe.L'assenza di un partito comunista con radicamento di massa hala duplice conseguenza di averportato all'affermazione di unaforza populista e reazionaria come il M5S e, d'altro canto, ad unimponente astensionismo. Agliocchi di gran parte delle masse ipartiti vengono messi tutti sullostesso piano, indipendentemente dalla proposta di cui sifanno portatori, esprimendo unrifiuto nei confronti della politica. Un rifiuto che si manifestanel 25% di aventi diritto al votoche decidono di non esprimere
alcuna preferenza. Da questodato, per parte nostra, è possibile trarre contemporaneamenteun insegnamento ed una lineadi tendenza per il futuro. L'insegnamento è che l'elettorato, semancaunadirezioneradicaleedalternativa ai partiti dominantitende a deprimersi, a pensareche tutto debba necessariamente restare fermo ed immutabile. La linea di tendenza, percerti versi positiva, che questodato ci consegna è l'aspetto percui un'importante massa criticanelPaeseesiste,èvivae,seèveroche rischia di assuefarsi ad unasorta di apatia politica, d'altrocanto è doveroso pensare checon un lavoro di costruzione diun'alternativa reale e radicalequesto elemento possa tradursiin una crescente acquisizione diuna coscienza di classe chemetta in discussione l'intero assetto politico, economico edistituzionale.
La nostra proposta
Dunque, il Partito di AlternativaComunista, non facendo delleelezioni un feticcio, ma semplicemente uno strumento(marginale) di propaganda,considera che si debba partiredalla crescente disillusione neiconfronti della corruzione e delmalaffare degli apparatiborghesi per poter far crescerenelle pieghe di questecontraddizioni quell'alternativapolitica che ancora oggi non e dicui c'è sempre più bisogno.Un'alternativa che parta da unacritica feroce al capitalismo intutte le sue manifestazioni,anche quelle apparentementepiù presentabili (M5S), per arrivare a squarciare quel velo difalsificazioni di cui tanta partedelle masse popolari è,purtroppo ancora oggi, vittima.(13/04/2013)
Antipoliticaecrollodeipartiti:duefaccedellastessamedaglia
PROGETTO COMUNISTA Maggio Giugno 2013 3POLITICA
Alberto Madoglio
Come abbiamo ampiamente scritto sia sul nostro sito web sia sulnostro giornale (vedi il
numero scorso), le elezioni del2425 febbraio hanno terremotato il quadro politico italiano inuna misura che nessuno avrebbepotuto prevedere. Il crollo verticale nei consensi avuto daimaggiori partiti dello schieramento borghese (Pd, Pdl e Listacivica di Monti) sono stati il segnale, distorto come accade inogni elezione borghese, di quantole classi popolari nel Paese fossero stanche delle politiche lacrimee sangue sostenute negli ultimianni da queste forze. Il vero vincitore della tornata elettorale è
stato il Movimento 5 Stelle, unicaforza che, in qualche modo, èsembrata rappresentare questoscontento popolare di massa perle politiche di austerità impostedal governo e dall'Europa, e cheinoltre non è stata coinvolta neivari casi di corruzione che negliultimi tempi sono balzati aglionori della cronaca (dalloscandalo che ha colpito il centrodestra nella Regione Lazio, al casodel Monte dei Paschi che ha fattodefinitivamente a pezzi la presunta “superiorità morale” delPartito Democratico). L'exploitdel partito di Grillo si spiegaanche col fatto che in Italia, adifferenza che in altri Paesi europei, lo scontro di classe è a un livello molto basso, rispetto allapesantezza degli attacchi che il
mondo del lavoro ha dovutosopportare. Una scarsaconflittualità dovuta al ruolo dicontrollo sociale che in questianni hanno svolto le burocraziesindacali di Cgil e Fiom (a lorovolta uscite sconfitte dalle elezioni, visto che hanno sostenuto lacoalizione guidata da Bersani eVendola) e alla profonda crisi incui versa la socialdemocraziapolitica, Rifondazione in testa,che più che altrove (pensiamo aGrecia e Francia) è apparsasubalterna a sostenere ogniopzione governista, anche senzaottenere nessuna concessione,sia pure di facciata. Questo mix dicircostanze ha dunque favorito ilclamoroso successo del M5S, cheha aperto un dibattito che stacoinvolgendo la maggioranzadelle organizzazioni della sinistra, circa il rapporto che bisognaavere con i grillini e sulla natura e ipossibili sviluppi di questo fenomeno politico.
Un dibattito falsato
L'approccio che queste forzehanno verso gli attivisti del M5S è,pur tra non pochi distinguo, diapertura. Si ritiene che la nuovaformazione politica rappresentiuna sorta di “costola della sinistra”: a sostegno di questa tesi sicita il fatto che rappresenterebbeun argine alle politiche di austerità fin qui seguite, il fatto che perun certo periodo abbia flirtatocon la Fiom nella sua battagliagiudiziaria per essere riammessanelle fabbriche del gruppo Fiat, eche i grillini sostengano lotte di sinistra come la difesa dell'acquapubblica, l'opposizione alla Tav,al Muos (il sistema radar che i Governi di Italia e Usa vorrebberoinstallare in Sicilia) e così via.Ecco quindi apparire sui giornali
di sinistra come Liberazione e ilManifesto articoli a sostegno diquesta tesi, mentre Rifondazioneha organizzato per il 13 aprile unseminario di analisi e approfondimento sul M5S in cui, a vedere le tracce di relazione, per ilpartito di Ferrero le luci supererebbero di gran lunga le ombre.L'organizzazione che nella sinistra di classe ha concessomaggiori aperture di credito alM5S è la Rete 28 Aprile. In un articolo di commento al risultatoelettorale firmato da Cremaschi,e in seguito in un secondo testo,più articolato, firmato da un aderente alla Rete (e, crediamo, senon direttamente ispirato,quanto meno condiviso dallostesso Cremaschi) si sostienequanto segue. Il voto, come detto,ha punito i partiti tradizionali sostenitori del rigore di bilancio. Laprotesta è stata raccolta da Grillo,quindi questo partito rappresenta per l'Italia ciò che Syriza eFront de Gauche rappresentanoper Grecia e Francia, cioè unpartito che oltre a raccogliere ilmalcontento dei giovani, deidisoccupati e dei lavoratori, puòrappresentare un nuovo tipo diorganizzazione che la classe operaia, e più in generale le classisubalterne, si possono dare, tenuto conto del fallimento delleorganizzazioni tradizionali delmovimento operaio. Quelle posizioni più marcatamente reazionarie che il M5S porta avanti – laproposta di abolire i sindacati, ilrivendicare la cogestione delleaziende tra padroni e lavoratori inmodo che possano confrontarsialla“pari” (sic!), una politica versogli immigrati sostanzialmente xenofoba – sarebbero solo “errori”che un giovane movimento si trova a commettere.
Una lettura di classe delfenomeno
Quest'approccio non solo è totalmente sbagliato perché si limita a un'analisi superficiale eincompleta del M5S (come benevidenziato dall'articolo delcompagno Lotito apparso sul nostro sito web), ma estremamentepericoloso. Si rischia che la collerache sta montando tra i lavoratori egli sfruttati in Italia – e che oggi siesprime nel voto alle elezioni, mache un domani non troppo lontano potrebbe portare a un'esplosione sociale generalizzata comequella che abbiamo in Grecia,Spagna, Portogallo e, seppure agliinizi, in Francia – venga egemonizzata da un progetto politicoche, in ultima istanza, ha comescopo quello di mantenere econservare il dominio del sistemacapitalistico, sostenendo che lacrisi in atto da quasi cinque annisia dovuta a una cattiva e pocotrasparente gestione dell'economia. Quanto questi auspici sianovelleitari possiamo vederlo ognigiorno in tutti i Paesi, perché allostato attuale nessun governo,quale che sia, può far altro se non
peggiorare le condizioni dei lavoratori e distruggere le conquisteda loro ottenute attraverso decenni di lotte e mobilitazioni. Epossiamo anche verificare comel'applicazione di queste politichenon è limitata alla fase attuale madeve, secondo i difensori del sistema capitalistico, diventare ilmodo in cui la società dovrà essere governata nei prossimi decenni. A chi – come nei fattiCremaschi – propone al movimentooperaiolasubalternitàallosfruttamento capitalistico (iericon Prodi e Ferrero, poi con laFiom di Landini e oggi, dopo ilfallimento del progetto di Ingroia,col partito di Grillo), bisogna rispondere che la vera risposta “radicale e antisistema” non può chevenire da un partito che si pongacome fine ultimo non la gestionedel sistema politico sociale esistente, ma la sua distruzione nellaconsapevolezza che questa nonpossa riguardare solo un Paese,ma il sistema di sfruttamento a livello mondiale. Solo un partitocomunista dotato di questo programma può porsi quest'obiettivo. (13/4/2013)
GrilloeilM5Svistida“sinistra”Come un'analisi impressionistica può sostenere il capitalismo
Rifondazione:unacrisisenzaviedifugaInvito alla riflessione per tutti i militanti di quel partitoFrancesco Ricci
In un nostro articolo su Rifondazione, alla vigilia delle elezioni politiche(1), scrivevamo che si davanodue casi: laddove la lista Ingroia
avesse superato lo sbarramento, accedendo al parlamento, l'agonia di Rifondazione si sarebbe semplicementeprolungata in un periodo di strazio in cuiil Prc avrebbe dovuto ancora una volta –per la terza volta – sostenere un governodei banchieri (era questo l'obiettivo dichiarato di Ingroia e Ferrero). Laddoveinvece (ecco il secondo caso) la soglia disbarramento non fosse stata superata,Rifondazione sarebbe precipitata ancora più rapidamente verso l'abisso. È la seconda di queste due possibilità quellache si è data.
Non c'è via d'uscita
Impasse, così i francesi chiamano tantola strada chiusa come, metaforicamente,una situazione senza uscite. Lì si trovaRifondazione. Eppure, potrebbe farciosservare qualcuno, ancora oggi, purnella crisi (che è difficile negare), Rifondazione resta la forza relativamentepiù grande a sinistra, ancora capace dimobilitare alcune centinaia di attivisti(anche se un tempo erano migliaia). Èvero. Ciò è dovuto al fatto che finché rimarrà in piedi una società divisa in classi, vi sarà sempre un ruolo per chi sipropone come cuscinetto tra le due classi mortalmente nemiche. Non solo: Rifondazione gode di un patrimoniofinanziario e politico che, per forzad'inerzia, ancora la sospinge e la sospingerà per un po'. È tuttavia evidenteche il ruolo di ammortizzatore sociale,per così dire, che i dirigenti di Rifondazione hanno svolto per anni oggi nontrova più spazio, sia per la crisi storicadella socialdemocrazia (la quale è fioritain epoche di ascesa del capitalismo), siaper la crisi specifica di quel partito che haprodotto negli ultimi dieci anni scissionia ripetizione e rotture in pezzi (come fu
quella con Vendola). La sconfitta rovinosa della lista Ingroia (con Ingroia in cercadi un lavoro purchessia) è l'ultimo colpoa un corpo già martoriato.
Il fosso di Bruegel
Finoaprimadelleelezioni,Ferreroeil resto del gruppo dirigente speravano ditornare in parlamento e, per questa via,di rientrare nei giochi di palazzo, seppure con un ruolo secondario. Per fare questo hanno “ingoiato” di tutto: la lista diRivoluzione Civile voluta da Ingroia(rientrato improvvisamente dal Guatemala), l'essere presentati come ospitiimbarazzanti in una lista di cui pure costituivano il motore militante, l'accettare tutti i capricci e i personalismi di unmagistrato borghese, uomo degli apparati repressivi, borioso e arrogante, ridicolmente convinto di risolvere unproblema storico (la crisi insuperabiledella socialdemocrazia) grazie ai suoisermoni sulla “giustizia” e contro “ipartiti”. Oggi, dopo la sconfitta, di proporzioni epiche, lo stesso gruppo dirigente appare privo di un qualsivogliaobiettivo e vive alla giornata. Si legganogli atti dell'ultimo Comitato Politico Nazionale di Rifondazione: con l'ala dellamaggioranza diretta da Grassi che scarica le colpe del flop elettorale su Ferrero;con Ferrero che si consola con vuoti giochi di parole su una “costituente della sinistra antiliberista”, da realizzare non sisa con chi. Per tacere della sinistrainterna, Falcemartello, che prima ha sostenuto per un periodo la maggioranzadi Ferrero (persino pubblicando sulgiornalino dell'area buffe interviste aFerrero sul tema della Rivoluzione...),poi ha svolto una innocua “opposizione”interna, quindi ha fatto appello al votoper Ingroia («Non ci sottraiamo dalcondividere anche questa battaglia»),infine, dopo il flop, precisa, per penna diBellotti, che non intende assumersi«neppure un grammo di responsabilitàperquantofattofinquidaquestogruppodirigente». Tutti insieme questi strateghi
della sconfitta sembrano come i ciechiche camminano in fila in quel quadro diBruegel, ispirato al Vangelo di Matteo:«se un cieco guida un altro cieco,entrambi cadono in qualche fosso». Così, dopo aver votato insieme, grassiani eferreriani, un testo politico che non dicenulla, nel Cpn si sono divisi sui tempi delcongresso che i grassiani avrebbero voluto anticipare per presentare il primapossibile il conto della disfatta al segretario e magari riguadagnare qualchepiccola posizione interna. Per andaredove, non si sa. Grassi, da sempre tra i piùopportunisti dirigenti di Rifondazione(se una graduatoria ha senso inquell'ambiente), pare già con un piedesulla scialuppa di salvataggio, novellocapitan Schettino, pronto a fare l'inchino, forse, a Sel diVendola?
Un patrimonio da liberare
La realtà è che così come non c'è viad'uscita riformista dal capitalismo, cosìnon c'è via d'uscita per i riformisti dallacrisi storica che stanno vivendo. L'unicapossibilità, per i militanti di Rifondazione, è quella di fare un bilancio storico delriformismo in generale e di quello di Rifondazione in particolare. Dopo di che,abbandonati al loro destino i Ferrero e iGrassi, si tratta di costruire quel partitorivoluzionario che ancora non c'è e serveurgentemente. Questo è il punto. Perparte nostra, senza ergerci a maestri dinessuno, senza pretese di primogenitura, con questi compagni vogliamoconfrontarci lealmente. Consapevoliche il partito che manca per sviluppare lelotte operaie e studentesche non si puòcostruire senza il contributo prezioso diquei militanti che per anni hanno creduto di costruire, con Rifondazione, unpartito realmente comunista: partitoche viceversa non era nei progetti dei dirigenti in cerca solo di poltrone più comode (guadagnate frenando le lotte deilavoratori). Non si tratta di inventarsiuna differenza tra il vertice e la base delpartito ma di constatare che gli interessi
oggettivi e lo spirito di sacrificio di tantimilitanti del Prc non ha nulla in comunecon le vocazioni burocratiche delgruppo dirigente. È una divergenza diinteressi quella che separa militanti e dirigenti di Rifondazione e viceversa potenzialmente unisce quei militanti a chi,come noi, si batte per una reale prospettiva comunista. Il partito comunista, rivoluzionario, internazionalistaperché internazionale, strumento dilotta e non di compromesso con laborghesia e i suoi governi, potrà nasceresolo nelle lotte, nel loro sviluppo neiprossimi mesi, nella costruzione di
un'alternativa dei lavoratori basata sullapiena indipendenza di classe. D'altraparte, a vent'anni e passa dalla nascita diRifondazione, a poco dalla sua probabilefutura scomparsa, non è arrivato forse ilmomento di indirizzare ogni sana forzamilitante verso un autentico progettocomunista e rivoluzionario?
Nota
(1) Rivoluzione civile o rivoluzione socialista? L'impressionante deriva dellasinistra riformistaL'articolo è pubblicato sul nostro sitowww.alternativacomunista.org
4 Maggio Giugno 2013 PROGETTO COMUNISTAPOLITICA
Laura Sguazzabia
Il 22 maggio 1978, in Italia,diventa legale l'aborto. Dopo una lunga battagliacondotta dal movimento
femminista, e appoggiata da unagrossa parte della società civile, èapprovata la legge 194/78(“Norme per la tutela socialedella maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza”),considerata ancora oggi dai legislatori borghesi una delle leggi,sul tema, più avanzate a livelloeuropeo. Eppure, dopo 35 anni,l'autodeterminazione delledonne sull'interruzione di gravidanza è seriamente a rischio poiché la 194 è quasicompletamente svuotata nellasua valenza, in particolare per ilcompromesso cui si scese colclericalismo di quegli anni: il diritto per il personale medico, esanitario in generale, di avvalersidell'obiezione di coscienza. I datiufficiali parlano chiaro: dalla“Relazione sull'attuazione dellalegge 194/78”, rilasciatanell'ottobre 2012 dal Ministerodella Salute, emerge che in Italiala scelta d'obiezione è in continuo aumento e che la maggior
parte dei medici ginecologi nonpratica interruzioni di gravidanza; più del 70% dei medici sidichiara obiettore di coscienzacon punte del 85,5% in alcune regioni del centrosud. Simile situazione tra gli anestesisti epersonale non medico. Le ragioni di questa scelta spesso nonhanno nulla a che vedere con leopinioni personali o di fede delsingolo medico: l'obiettore ottiene, infatti, notevoli vantaggi siacome soddisfazione personalesia di carriera. Fare aborti non ègratificante e l'obiezione di coscienza è un'ottima scappatoiaofferta dalla legge per sottrarsi aduna parte sgradevole del propriolavoro. Le stime affermano che,poiché l'argomento non è sentitofra i giovani laureati che non ricevono adeguata formazione inquesto senso, tra cinque annicirca, a causa del ricambio generazionale, non ci saranno piùmedici abortisti. Questa situazione contribuisce ad alimentareil mercato degli interventi illegali. Molte donne scelgono diandare all'estero o di rivolgersi aicosiddetti “cucchiai d'oro”, ginecologi che privatamenteeffettuano I.v.g. (interruzioni vo
lontarie di gravidanza): secondogli ultimi dati disponibilidell'Istituto superiore della Sanità sono stati circa 15.000 gliaborti clandestini. Ma questa cifra potrebbe essere sottostimataperché non tiene conto degliaborti delle donne immigrateche non si avvicinano alla sanitàpubblica, soprattutto se clandestine. Le donne che abortisconoclandestinamente assumonofarmaci impropri, compratisottobanco o via internet, dalleconseguenze a volte mortali, o siaffidano alle cure delle nuove“mammane”, pericolose tantoquanto i farmaci impropri.
Tutta colpadell'obiezione?
Già qualche giorno dopol'approvazione della 194, diversevoci avevano paventato il rischioche un numero elevato di richieste di obiettori si sarebbe potutotrasformare in un «vero e proprioboicottaggio della legge», intravedendone le ragioni nell'assoluta mancanza di conseguenzeper l'obiettore. Assodato, quindi,che il solo problema della 194 rimane l'obiezione di coscienza, lesoluzioni proposte sono varie:creazione di un elenco dei medici obiettori, regolamentazionedell'obiezione di coscienza,imposizione ai medici obiettoriquantomeno di svolgere tuttequelle operazioni di cura precedenti o successive alla I.v.g. Unadiscussione che non appassionaanche perché un'analisi piùapprofondita svela che altre, eben più ideologiche, sono le cause del “disservizio”. Preso attodella scelta del singolo medico, lastruttura sanitaria è in ogni casoobbligata a garantire il servizio
d'interruzione di gravidanza.L'obbligo di assicurare uncorretto funzionamento dellestrutture ospedaliere è in capoalla regione e di conseguenza aglischieramenti politici che, divolta in volta, si trovano al governo regionale. Tra gli esempipiù clamorosi di “sorveglianza”ci sono il Lazio, dove solo unostruttura ospedaliera su treeffettua I.v.g. e la Lombardia dove numerosi presidi stanno comunicando la chiusura delservizio. Ai consultori pubblici sirivolge circa il 39% delle donneche decidono di abortire, il restopreferisce il medico di base acausa della tempistica burocratica che rende i consultoriluoghi non sicuri. L'adozione inalmeno una struttura per regione della RU486, per l'abortofarmacologico meno invasivo diquello chirurgico, è boicottatanei fatti dalla circolare che impone un ricovero più lungo (tregiorni) di quello previsto perl'intervento, con pazienti sottoposte a vere e proprie vessazionipsicologiche e fisiche, umilianti
e dolorose (i forum in rete sonopieni di racconti ad esempio dipersonale obiettore che rifiutapersino la somministrazione dianalgesici per lenire i doloriabortivi).
Un attacco alle donne!
Le responsabilità vanno ascrittead entrambi gli schieramentidell'alternanza borghese (durante le esperienze di governo, ilcentrosinistra con l'appoggiodelle forze socialdemocratiche,Rifondazione comunista in testa, nulla ha fatto per tutelare omigliorare l'applicazione della194, ma si è preoccupato piuttosto di mantenere saldi i rapporticon l'ala cattolica interna) edinserite in un quadro più generale d'attacco del capitalismoall'universo femminile che si èmanifestato nella riduzione/scomparsa dei servizi sociali,nella precarietà lavorativa,nell'allungamento dell'etàpensionabile. Il Partito diAlternativa Comunista e la LegaInternazionale dei Lavoratori,pur riconoscendo i limiti della
194, si battono per garantirnel'applicazione in tutti gli ospedali attraverso l'abolizionedell'obiezione di coscienza el'introduzione delle miglioritecniche per la difesa della salutedelle donne (pillola abortiva),per l'estensione alle minorennidel ricorso all'I.v.g. senza autorizzazione dei genitori o dei tribunali borghesi, per l'accessogratuito, e senza prescrizionemedica, alla “pillola del giornodopo” (senza l'obiezione di coscienza dei farmacisti), perl'esclusione del Movimento perla vita e delle altre associazioni“antiabortiste” dai consultori edai reparti di ginecologia, per ilpotenziamento dei servizipubblici a supporto delle donne,abolendo ogni finanziamento aiservizi privati e del privato sociale, per la sostituzione a scuoladell'ora di religione con un'orad'educazione alla sessualità, allacontraccezione e alla salute, peril controllo delle lavoratrici, dellegiovani e delle immigratesull'erogazione e la gestione ditali servizi. (14/4/2013)
Fabio Rolandi
Sembra esservi unasingolare analogia tra lasituazione politica italiana, verificatasi
all'indomani delle elezioni delfebbraio scorso e quella,improvvisa e inaspettataquantomeno nei tempi, scatenatasi in Vaticano, all'indomani delle dimissioni di papaRatzinger. Un'analogia di situazioni che nulla ha chiaramentea che vedere con le differentimodalità realizzative, ma chetrova invece un punto d'unionenella causa che le ha originate:la rottura di malsani equilibri dipotere e l'inevitabile crisi dei sistemi che ne giovavano. Nondimeno, diverse appaiono lesoluzioni (o quanto meno itentativi di soluzioni) che le richiamate istituzioni hannotentato (o stanno tentando) diapprontare. Da un lato, il sistema capitalistico e la classeborghese che lo foraggia si dibattono in una crisi strutturalea livello mondiale, ben rappresentata in Italia, laddove unaclasse politica gelosaconservatrice dei privilegi dibanchieri ed industriali nonriesce nemmeno ad autogovernarsi, nonostantel'appoggio di una burocraziasindacale che mira a svenderela classe operaia al miglior offerente. Dall'altro, ben diversaappare la reazione vaticana allaterribile crisi che ha vistoattentare alle fondamenta stesse della Chiesa cattolica e che,come si diceva, ha toccato il suopunto più critico con le dimis
sioni di Benedetto XVI, ormai“vescovo emerito” di Roma. Suquest'ultimo tema saranno rivolte le nostre brevi considerazioni.
Gli “intrighi vaticani”
Fu proprio il cardinaleRatzinger, futuro papa Benedetto XVI, nel corso della viacrucis celebrata nel 2005 al Colosseo, ad affermare solennemente tra lo stupore generale:«Quanta sporcizia c'è nellaChiesa, e proprio anche (…) nelsacerdozio. (…) Quanta superbia, quanta autosufficienza!». Possiamo affermareche il pontificato di Ratzingernon solo non ha mondato leistituzioni vaticane dallasporcizia di cui erano lordate,ma ha addirittura evidenziatodissidi e lotte intestine di inaudita virulenza, ben note agliaddetti ai lavori, ma sinoraaccuratamente celate agli occhidell'opinione pubblica. Èsintomatica in tal senso la lottatra poteri forti nell'ambito delsistema capitalistico, di cui hafatto – almeno in apparenza – lespese l'Istituto per le opere direligione, meglio noto come Ior.Il 6 dicembre 2012 la Bancad'Italia nega l'autorizzazionealla Deutsche Bank Italia dioperare nella Città del Vaticanocon il Pos, ovverosia con il sistema che consente di utilizzare afini transattivi le carte di creditoe le tessere bancomat (acquistodi farmaci presso la farmaciavaticana, di biglietti presso imusei vaticani, ecc.). Il provvedimento è l'ultimo di una seriedi restrizioni imposte alla
banca vaticana, che ormai costituisce un serio pericolo perl'equilibrio finanziario del sistema capitalistico se è vero,com'è vero, che gli stessi StatiUniti l'hanno inserita tra i potenziali riciclatori di danarosporco. L'allontanamentodell'allora presidente EttoreGotti Tedeschi e la sua sostituzione con l'avvocato belgaErnst von Freyberg, nonché ilcambio di vertice operatonell'ambito della Commissione Cardinalizia di Vigilanzadello Ior – approvate “stranamente” da Ratzinger all'indomani delle sue dimissioni, ma aquanto pare ispirate dal potente Segretario di Stato Tarcisio Bertone – confermano ildelicato momento che vivonole gerarchie vaticane, in cerca dinuove alchimie che peròconfermino vecchi poteri. Daultimo la vicenda Vatileaks,scoppiata nei primi mesi del2012 dopo la fuga di riservatissimi documenti vaticani sulleferoci lotte di potere all'internodella gerarchia, sulle modalitàdi disapplicazione delle richiamate normative antiriciclaggio, e su complotti aventiad oggetto la stessa persona delPontefice. A questo devonoaggiungersi le vicende di pedofilia che hanno coinvolto altissimi prelati soprattuttostatunitensi, comportandoesborsi per risarcimento dannisuperiori ai 600 milioni didollari, e i riflessi economiciche queste vicende hanno avuto nel nostro Paese, con unadrastica diminuzione degliintroiti derivanti dall'8 per
mille delle imposte statali.
L'elezione di Bergoglioal soglio petrino
Dopo aver toccato uno deipunti più bassi della sua storia,occorreva una rapida sterzata,che riportasse le istituzionivaticane su più “giusti” binari.Ecco, quindi, l'elezionedell'argentino Bergoglio, il “papa povero”, che sembra inapparenza sconvolgere leaspettative gerarchiche, dasempre attente a far sì che tuttocambi affinché nulla cambi. Trasorrisi compiacenti e autoreferenziali dei suoi “fratelli cardinali”, Bergoglio sa di nonesprimere nulla di nuovo. È be
ne ricordare che, all'epoca delladittatura militare di Videla (7683), lui era Superiore Provinciale della Compagnia del Gesù:un ruolo non certo marginalevista l'influenza che esercitavaquesta compagnia sulle comunità ecclesiali di base. Su tutta lagerarchia ecclesiale dell'epocapesa come un macigno il suoassordante silenzio mentre decine di migliaia di persone venivano sequestrate, torturate, eammazzate. E anche Bergoglionon è esente da colpe: le provedel suo coinvolgimento sonoraccolte nel libro L'isola del silenzio.Il ruolo della Chiesa nelladittatura argentina di HoracioVerbitsky. Nel libro si parla della
vicenda di Orlando Yorio eFrancisco Jalics, due gesuiti cheoperavano nelle baraccopoli diBuenos Aires, che, per il loro rifiuto di abbandonare quellapovera gente a se stessa, vennero rinchiusi e seviziati per seimesi nella famigerata Scuola dimeccanica della marina(Esma), dopo che Bergoglio lisegnalò alle autorità comesovversivi. E, per concludere,riportiamo la risposta datadall'attuale “Santo padre”, allemadri di Plaza de Mayo, che glichiedevano di aiutarle a fare luce sula scomparsa dei loro figli:«Non vivo nel passato, non honiente da dire a riguardo».(13/4/2013)
Brevi riflessioni sugli intrighi inVaticano
L'elezionediBergoglio,il“papapovero”
Dirittodiaborto:undirittonegato
PROGETTO COMUNISTA Maggio Giugno 2013 5LAVORO E SINDACATO
FR*
Si è svolto con grandesuccesso, nel fine settimana del 2224 marzo,a Parigi, l'incontro
internazionale del sindacalismo combattivo, promosso dalsindacato brasiliano CspConlutas (il più grande sindacato di base dell'America Latina, in cui svolge un ruolo diprimo piano il Pstu, sezionebrasiliana della Lega Internazionale dei Lavoratori, di cui ilPdAC è sezione italiana(1), daSolidaires di Francia e dalla Cgtspagnola.
Delegazioni da tutto ilmondo
All'incontro hanno partecipato le organizzazionisindacali di una quarantinadi Paesi, con la presenza dioltre 250 delegati provenienti da tutti i continenti.La presenza è stata superiore persino alle più roseeaspettative. L'obiettivo deipromotori era quello di proseguire un'esperienzaavviata oltre un anno fa conun primo incontro in Brasile(promosso da Conlutas),estendendo la partecipazione a decine di sindacati(alcuni con un ruoloimportante nelle lotte dei rispettivi Paesi) per arrivare acostruire una forma dicoordinamento tra il sindacalismo combattivo di variPaesi del mondo, dall'Africaall'Europa all'America Latina.Ciò nella convinzione che nonvi è lotta realmente vincentedei lavoratori sul solo pianonazionale, data la necessità dicontrastare il capitalismo e gliattacchi analoghi nei diversiPaesi che i governi imperialistie borghesi sferrano contro i lavoratori e le masse popolari perfar loro pagare la crisi del sistema. Per quanto riguarda l'Europa, dalla Spagna eranopresenti, oltre alla Cgt, anche iCo.bas di Madrid, Intersindicale varie altre forze che, perquanto minoritarie, hannodato vita a una manifestazionedi oltre 60 mila a Madrid inoccasione dell'ultimo scioperogenerale. Dall'Inghilterrahanno partecipato dirigentidel Rmt (sindacato dei trasporti) e della Tuc che insiemestanno facendo appello allacostruzione di uno scioperogenerale in quel Paese. Ma, come detto, la presenza andavaoltre l'Europa: vi erano rappresentanti di sindacatidell'Egitto, della Tunisia, delMarocco; e, dall'America Latina, oltre che dal Brasile ancheda Paraguay, Perù, Cile, Bolivia,Argentina.
Scelte importanti
Nella tre giorni di Parigi si sonoconfrontati non solo lingue diverse ma anche approcci eculture differenti, senza la pretesa di trovare una sintesi, macon l'obiettivo piuttosto di verificare la possibilità di costruire, nella pluralità di esperienze,delle battaglie comuni e, inquesto modo, proseguireanche nella discussione e nelconfronto più generale. Nellagiornata conclusiva sono statedefinite alcune scelteimportanti. In primo luogo si èassunta una dichiarazione cheesprime i principi generali incui si riconoscono le organizzazioni presenti: la concezione di un sindacalismo dilotta, democratico, indi
pendentedai governi padronali, internazionalista. In secondo luogo siè dato vita a una “Rete Sindacale Internazionale di Solidarietàe di Lotta”, demandando ai tresindacati promotori il compitodi mantenere un coordinamento operativo per organizzare le prossime scadenze.In terzo luogo è stato varato unManifesto comune dadiffondere in tutti i Paesi allemanifestazioni del prossimoPrimo Maggio: un manifestoche rimetta in primo piano ilcarattere di classe e di lotta delPrimo Maggio, contro la“interpretazione” all'insegnadella collaborazione di classeche ne danno i sindacaticoncertativi. Questo Manifesto sarà diffuso nei prossimigiorni, essendo stato lasciatoun lasso di tempo (fino a metàaprile) affinché le organizzazioni sindacali e i coordinamenti di lotta che, dopo questoconfronto di Parigi, decidonodi aderire stabilmente alla Rete, possano formalizzare la loroscelta. Il senso del Manifesto
sta in questo brano che riportiamo: «La difesa di un salario dignitoso, di lavoro, salute,educazione pubblica, esigonoche le molteplici lotte parziali,per impresa e settore, cheattraversano il Vecchio continente, si unifichino intorno auna rivendicazione urgente:Cacciamo i governi e le politiche di austerità!». In quartoluogo, per scendere più nelconcreto, si è avviato (ancheattraverso alcune riunioni disettore) un primo coordinamento per categorie professionali (trasporti, educazione,metalmeccanici, ecc.). Lo scopo è quello di avviare campagne comuni a livellointernazionale, fino alla pro
spettiva di organizzare unosciopero generale congiunto.
La nutrita presenzadall'Italia
Dall'Italia la presenza è stataampia e significativa.Importante è stato, in questo, ilruolo svolto dal coordinamento No Austerity che, findalla sua assemblea fondativadel dicembre scorso a Cassinade' Pecchi, dove era presente ilcompagno Didi Travesso, diConlutas, aveva deciso la propria partecipazione a Parigi e siè adoperato per far conoscerel'iniziativa ed estendere l'invito ad altre realtà. È grazie a questo lavoro che erano presentitante realtà: dagli operai dellaFiat Irisbus di Avellino, ai lavoratori delle cooperative inlotta: molto apprezzata la presenza di Arafat, leader dellalotta all'Ikea, che, intervenendo due volte, ha spiegato laradicalità messa in campo dailavoratori in questa lotta cheha già strappato importanti risultati; dal Si.Cobas (che hainviato un proprio dirigente),
alla Cub Scuola Università e Ricerca (presente con il coordinatore nazionale CosimoScarinzi), alla Cub Immigrazione (come sempre trascinanti gli interventi diMoustapha Wagne). Eranopresenti inoltre delegatidell'Usi (che hanno aderito alcoordinamento) e un paio dirappresentanti del No Debitocremaschiano (che non hannoad oggi formalizzato un'adesione). Fabiana Stefanoni,intervenendo a nome di NoAusterity, ha rimarcatol'importanza che in tutti i Paesisi riescano a superare gli ostacoli frapposti da burocraziesindacali grandi e piccole, unificando le lotte e sviluppandole in senso classista eanticapitalista. Nel suointervento, ascoltato congrande attenzione da tutta laplatea, Fabiana Stefanoni hacosì raccontato di quella ancora embrionale maimportantissima esperienzache si è avviata appunto colcoordinamento di lotta di NoAusterity.(2)
Un primoimportantissimo passo
avanti
Per affrontare la guerra socialeche i governi padronali stannoscatenando contro i lavoratori,per recuperare il tasso di profitto e scaricare la crisi suglioperai, è necessario unificare
le lotte e svilupparle,infrangendo le mille barriereerte dalle burocrazie sindacali.Gli obiettivi indicati dal Manifesto di Parigi sono molto chiari: «nazionalizzazione senzaindennizzo del sistema finanziario e delle principaliaziende» nel quadro di un programma «dei lavoratori e dellamaggioranza sociale». Un programma da far vivere nelle lotteconcrete: non a caso i compagni metalmeccanici della CspConlutas hanno concluso la loro permanenza a Parigi organizzando lunedì mattino unincontro con gli operai dellaPeugeot di Parigi in lotta controi licenziamenti: all'incontro,sfociato in un corteo internoalla fabbrica, hanno partecipato anche i compagni dellaFiat Irisbus di Avellino chehanno portato il loro saluto. Gliobiettivi indicati dall'assemblea di Parigi non sonoastratti: si tratta, ribadiamolo,di una prospettiva da costruirenel vivo delle lotte che giàstanno arroventando tantiPaesi del mondo (convinto èstato il sostegno espressodall'Assemblea alle rivoluzionidel Nord Africa e MedioOriente) e dell'Europa in particolare (dagli scioperi di massain Grecia, alle piazze colme inSpagna e Portogallo, alla lottaradicale degli operai della Renault in Francia, ecc.). Unaprospettiva che possiamo edobbiamo costruire anche qui
in Italia nei prossimi mesi e incui, per parte nostra, continueremo a impegnarci.
*articolo pubblicato suwww.alternativacomuni
sta.org
Note
(1) Per conoscere il percorso dicostruzione di Conlutas, cheoggi raggruppa più di tre milioni di attivisti, consigliamo dileggere l'articolo di Ze' mariapubblicato sull'ultimo numero di Trotskismo oggi.(2) In questo quadro molto positivo non poteva mancarequalche tentativo di innescarevuote polemiche da parte dichi pensa solo al proprio orticello. Ci ha provato FrancoGrisolia (del Pcl ma intervenuto, a suo dire, “a nome della Rete 28 Aprile” e richiamandosianchealComitatoNoDebitodiCremaschi). Grisolia, dopoaver informato che non portava alcuna adesione alla Reteinternazionale, ha ritenutotuttavia logico presentareemendamenti al Manifesto delPrimo Maggio. La cosa è risultata strana, nel metodo, atutta la platea ma ancora di piùalle delegazioni italiane chesanno come in Italia il Pcl aderisca entusiasticamente allapiattaforma neokeynesianadel No Debito, mille volte piùarretrata del Manifesto classista approvato nell'incontro diParigi.
Parigi:ènatalaReteSindacaleInternazionaleIl sindacalismo combattivo e di lotta comincia acoordinarsi su scala internazionale
In più di sessanta organizzazioni, di diversi Paesi di quattro continenti, abbiamo partecipato a Parigiall'Incontro Internazionale del sindacalismo alternativo, dal 22 al 24 marzo 2013.Noi che ci siamo riuniti a Parigi puntiamo su un sindacalismo di lotta, opposto al sindacalismo concertativo;sosteniamo che la lotta è l'unica via per la trasformazione sociale; crediamo nella democrazia diretta, nelsindacalismo assembleare, opposto al sindacalismo dei vertici burocratici, crediamonell'internazionalismo, nella lotta internazionale della classe operaia e degli oppressi e delle oppresse. Inoccasione delle celebrazioni per il Primo Maggio, giorno internazionale della lotta della classe lavoratrice,sosteniamo che:1) L'attuale crisi economica, fraudolenta, politica e sociale del sistema capitalistico, spinge verso la miseriai lavoratori e le masse popolari ed è ormai in molti Paesi una autentica catastrofe sociale.2) I governi e le istituzioni internazionali applicano piani di guerra sociale, producendo una miseria cherisalta ancora di più a fronte degli scandalosi aiuti plurimilionari che questi governi e istituzioni danno allebanche e a fronte dei vergognosi casi di corruzione che vedono coinvolti i vertici di questo sistema.3) Non si può continuare così. I governi, lungi dal cambiare linea di fronte al rifiuto espresso dalle massepopolari, annunciano nuove misure di tagli lavorativi, salariali e sociali, nuove privatizzazioni e saccheggiodi interi Paesi.La difesa dei lavoratori e delle lavoratrici e delle masse popolari esige una lotta decisa contro questosistema che conduce l'umanità alla barbarie e provoca la distruzione del pianeta. È necessarioabbandonare ogni falsa illusione nelle politiche di concertazione sociale con i governi che dirigono questipiani di guerra sociale. Non è possibile fare passi indietro in questo processo di lotta.4) La classe operaia del mondo–e in particolare quella europea che oggi sviluppa battaglie decisive controi governi della troika–deve opporre a questi piani di guerra sociale proprie misure e soluzioni che indichinouna via d'uscita sociale e popolare a questa crisi.Per questo diciamo:• Abbasso i piani di austerità! Cancellazione immediata dei tagli e delle controriforme del
lavoro!•Ladifesadiunsalariodignitoso,diun lavoro,di sanitàeeducazionepubblica,richiedeche lemolteplici lotteparziali, di impresaedi settore, cheattraversanoil Vecchio continente si unifichino attorno a un obiettivo urgente: Via i governidell'austerità! Che vadano via! Non c'è altra strada.• Sosteniamo che ci sono le risorse, che c'è una via d'uscita alla crisi
difendendo gli interessi degli operai e delle masse popolari. Ma questa viad'uscita esige l'applicazione di misure risolutamente anticapitalistiche. Perquesto sosteniamo la sospensione immediata del pagamento del debito, undebito illegittimo che i lavoratori e le masse non hanno mai contratto.• La lotta per il lavoro, per la ripartizione del lavoro e della ricchezza esige lasottrazione dalle mani degli speculatori e dei banchieri delle risorsefinanziarie. Nazionalizzare senza indennizzo le banche e le grandi aziende;attuare riforme fiscali per imporre che paghino di più coloro che hanno di più,per porre queste risorse al servizio dell'unico piano che sta mancando: unpiano di salvataggio dei lavoratori e delle lavoratrici e della maggioranzadella popolazione (siamo il 99%).5) La classe lavoratrice, insieme ai movimenti sociali, è protagonista dellelotte degli oppressi e delle oppresse del mondo. Dobbiamo dunque alzare labandiera della lotta contro il maschilismo e contro tutte le forme dioppressione delle donne; la bandiera della lotta contro la xenofobia e controqualsiasi forma di oppressione dei lavoratori immigrati; e la bandiera dellalotta per il diritto di autodeterminazione dei popoli, per la difesa del diritto ditutte le nazionalità oppresse a esercitare la propria sovranità. Senza unalotta conseguente contro tutte queste forme di oppressione non sarà
possibile l'unità della classe operaia per la trasformazione sociale e la giustizia sociale.6) In un giorno di lotta internazionale come è il Primo Maggio non può mancare la solidarietà più convintacon tutte le lavoratrici e i lavoratori e le masse popolari del mondo che si scontrano con l'imperialismo e ledittature. In particolare esprimiamo la nostra solidarietà alle masse popolari arabe, del Medio Oriente edelle comunità indigene e a tutte le lotte popolari.7) Noi, organizzazioni del sindacalismo alternativo internazionale, ci impegniamo a preparare un PrimoMaggio internazionalista e di lotta, facendo appello a tutte le organizzazioni del sindacalismo alternativo eai movimenti sociali affinché si realizzino grandi manifestazioni, alternative a quelle del sindacalismoistituzionale e burocratizzato, che possano essere un chiaro punto di riferimento di classe e combattivo.8) La situazione particolare che viviamo nel continente europeo e l'esperienza dello scorso 14 novembreci spinge a condurre una attività di propaganda, coordinamento e iniziativa battendoci per un nuovosciopero generale europeo che prosegua fino alla sconfitta delle politiche della troika, e fino a che ilavoratori e le lavoratrici del mondo intero diventino protagonisti di una nuova società basata sullademocrazia delle masse, sulla libertà e sulla giustizia sociale.
foto di gruppo a conclusione dell'incontro di Parigi
Plenaria con più di 200 delegati
6 Maggio Giugno 2013 PROGETTO COMUNISTALA LOTTA DEI LAVORATORI DELLE COOPERATIVE
Claudio Mastrogiulio
Negli ultimi mesi, nonostante il quadro ditendenziale stasidelle lotte sociali in
Italia, una mobilitazione èbalzata in primo piano sullo scenario politico nazionale. Ifacchini della logistica e del trasporto merci, in prevalenzaimmigrati ricattabili e sottopagati, sono quelli che ogni giornomantengono in piedi l'interomeccanismo di spedizioni e trasporto delle merci per le piùimportanti società operanti inItalia.
Le modalità disfruttamento
Nonostante un contratto nazionale al ribasso, firmato edapprovato dai sindacati confederali (Cgil, Cisl e Uil),all'interno delle cooperative delsettore neppure quelle decisionicontrattuali, già di per loro opinabili, non vengono rispettate. Ilavoratori, infatti, pur essendoeffettivamente dei dipendentirispetto alla propria azienda,
vengono fatti risultare“soci cooperatori”, con la conseguenzache i reali padroni della cooperativa millantano di presuntecrisi al fine di sottrarre fette dellostipendio agli operai. Il meccanismo è, nella sua bestialità,molto semplice: la cooperativacreata ad hoc ha una duratamolto limitata nel tempo,all'incirca un paio di anni, edoccupa solitamente dei lavoratori più anziani, cosicchéquando questi non saranno piùin grado di mantenere il ritmomassacrante imposto dai capi,la cooperativa sparisce per poiessere ricostituita con un altroprestanome più giovane e probabilmente anche più ricattabile. Nelle cooperative dellalogistica, come ad esempio allaTnt di Piacenza, accadeva, prima della imponente mobilitazione dei lavoratori organizzatinel sindacato Si.Cobas, che i lavoratori venissero sostanzialmente pagati in nero,facendo risultare sulle buste paga mensili decine di ore diaspettativa. Tant'è che, così facendo, non venivano ricono
sciuti ai facchini contributi,tutele e diritti che dovrebberorappresentare un elemento basilare per ogni lavoratore, speciein un campo particolarmenteusurante come quello della logistica e del trasporto merci. Dopola lotta dei lavoratori, alla Tnt diPiacenza qualcosa è cambiato.Gli operai vengono retribuiticon una busta paga reale da cuieffettivamente possonoevincersi le ore lavorate daognuno. Ma ciò non vuol direche i padroni si siano improvvisamente redenti e, presi, dal rimorso, abbiano deciso di porrerimedio ad alcune profondeingiustizie. Tutt'altro! I padronisono stati costretti ad accettarealcune delle rivendicazionimesse in campo dai lavoratori,soltanto dopo aver osservato laradicalità e l'unità opposta daifacchini. Come ci riferiscono icompagni che hanno guidato lemobilitazioni degli scorsi mesi ein modo particolare quella del22 marzo (di cui diremo), la situazione non è del tuttocambiata.
Ritmi di lavoromassacranti
Prima della lotta vittoriosa deilavoratori, con la conseguenteapplicazione del Ccnl, il regimeall'interno della cooperativa eraa dir poco intimidatorio ed oltreil limite dello sfruttamento. Gliorari di entrata ed uscita erano atotale discrezione dei capi, chedecidevano arbitrariamentequali dovessero essere le duratedelle giornate lavorative e, soprattutto, quando i turni dovessero iniziare. Si creavanosituazioni assurde, con gli operai costretti a lavorare fino atarda ora, per poi essere nuova
mente richiamati il mattino seguente, con uno stacco dipochissime ore tra i due turni.Tant'è che molti di questi operai,tra i quali tantissimi stranieri,erano costretti a passare la nottein stazione o in macchina perevitare di arrivare in ritardo almattino successivo. Tutto questo è stato possibile attraverso ilmeccanismo di esternalizzazione su cui si imbastisce la dinamica delle cooperative. Leaziende committenti, moltospesso di caratura nazionale, siappoggiano alle cooperative invirtù dei bassissimi costi con cuiespletano la loro attività difacchinaggio. Ovviamente, iprezzi così bassi di questeesternalizzazioni derivano dalfatto che i lavoratori sono costretti a turni massacranti adogni ora del giorno, e che il lorosalario è totalmente inadeguatoalla mole di lavoro svolta.
Lo sciopero del 22 marzoLa mobilitazione del 22 marzo hasegnato un importantissimopunto di partenza, perché ha dimostrato come l'unità e la radicalità sono gli unici elementi ingrado di mettere in discussione irapporti di forza con le aziendecommittenti e, soprattutto, con icapi delle cooperative. È statouno sciopero molto importanteperché ha interessato la granpartedellecittàdelNordincuisièdiffuso il fenomeno delle cooperative della logistica: Bologna,Piacenza,Verona, Padova e Treviso. Le aziende coinvolte sonostate Tnt, Gls, Bartolini, Ups, Sda,Mtn, Antonio Ferrari, e l'area delpolo logistico di Piacenza, dove cisono i magazzini dell'Ikea cheservono la totalità dei puntivendita italiani. Una mobilitazione che ha fatto capire ai padroniche aria tirasse, dato che è continuata, sotto altre forme, durante
tutta la settimana successiva, conil cosiddetto “sciopero bianco”.Allo scoccare delle otto ore, cioè, ifacchini hanno smesso di lavorare, chiarendo in maniera inequivocabile la loro intenzione dicontinuare la lotta e mostrando,al contempo, l'assoluta imprescindibilità della loro attività. Salutiamo con grande favore lacrescita e lo sviluppo di questeazioni, che evidenziano comel'elemento soggettivo della radicalità della classe lavoratrice cisia. Il Partito di Alternativa Comunista ha partecipato attivamente allo sciopero del 22 marzo,con la consapevolezza che solocon un ulteriore rilancio edaffermazionediquestavolontàdilotta si possano migliorare lecondizioni di vita e di lavoro deifacchini; ponendo fine al vergognoso ed inaccettabile sfruttamento a cui sono sottoposti.(14/4/2013)
Iricattipadronalisirespingonoconlalottaecolrifiutodeicompromessi!
LalottaesemplareallaTNTdiPiacenza
Stefano Bonomi*
Fin dalla prima assemblea di No Austerity, c'è stato un “feeling”particolare con le mo
bilitazioni dei lavoratori dellecooperative della logistica. Lacollaborazione è natanell'hinterland milanese, tantoche i lavoratori di Pioltello e Basiano sono stati tra i promotoridella nascita del coordinamento. Nei periodi immediatamente successivi, con il crescerequalitativo e numerico dellerealtà aderenti al coordinamento, si è pensato fosse doveroso manifestare la nostrasolidarietà proletaria concretaovunque ce ne fosse stata necessità. Un momento importante,che ha permesso di rafforzare lerelazioni tra lavoratori della logistica e le altre realtà di lottaaderenti a No Austerity, è statal'assemblea del 2 febbraio a Ma
ranello (il “No Padroni Day”), acui hanno partecipato i rappresentanti della lotta all'Ikea diPiacenza. Venerdì 22 marzoun'importante mobilitazione(lo sciopero nazionale del settore) ha avuto come protagonistidiretti i lavoratori della logistica,organizzati nel Si.Cobas, per lariconquista della dignità e deidiritti nei posti di lavoro. La manifestazionehaavutoilsostegnodi molte organizzazioni sociali epolitiche, tra cui il coordinamento delle lotte No Austerity.Una giornata caratterizzata dadecine di blocchi e da numeroseastensioni dal lavoro, che haprovocato un ingente dannoeconomico alle committenze ealle cooperative responsabili dipraticare una nuova forma dischiavismo, di ricatti in stile mafioso da parte di “caporali”, diconnivenze con istituzioni conla complicità dei sindacaticonfederali. Il successo della
mobilitazione del 22 è risultatoevidente ovunque sono statipicchetti: nel milanese (dove ilavoratori sono stati ripetutamente caricati dalle Forzedell'ordine, sempre a difesa degli interessi dei padroni), aipicchetti e al corteo del pomeriggio a Piacenza, ai presidi nelbolognese. I compagni di NoAusterity erano presenti, alfianco dei lavoratori. Alcontempo, come i lavoratoristessi hanno affermato, questamobilitazione non deve essereconsiderata un punto d'arrivo.Gli attivisti del coordinamentoNo Austerity sono stati al fiancodei lavoratori delle cooperativeanche a Piacenza, il 6 aprile, allamanifestazione contro la repressione, manifestazioneorganizzata per chiederel'immediata revoca del foglio divia ad Aldo Milani e agli altricompagni colpiti dalla repressione. Anche in questo caso
l'avanzata coscienza dei protagonisti di questa lotta ci ha incoraggiato a rendere ancora piùefficace il nostro supportoconcreto.
Un sostegno concretoper le lotte future
Le realtà combattive aderenti aNo Austerity garantiscono ilproprio sostegno militanteanche alle prossime iniziativegià in programma: mentre stiamo scrivendo, è prevista unanuova giornata di mobilitazioneper la fine di aprile. Siamoconsapevoli che urge unallargamento del fronte di lottaper tutti coloro che subiscono lesorti della crisi del capitalismo,che non è certo stata causata daiproletari, ai quali i padroni vogliono farla pagare. Dobbiamocoinvolgere i tanti lavoratori chevivono in un contesto diframmentazione che impedisceloro di lottare o di ottenere risultati significativi, soprattuttoper il ruolo opprimente deisindacati confederali e di coloroche invitano ad una ragionevolecompatibilità con il sistemaattuale. Occorre che la battagliadiventi la più ampia possibile,con una visione generale in grado di mettere in discussionel'insieme di questo sistema basato sul profitto di pochi e losfruttamento di molti. “No Austerity” mette a disposizione leenergie dei propri militanti per ilrafforzamento del coordinamento nazionale ed internazionale delle lotte dei lavoratori,degli studenti e dei disoccupati.Basta sfruttamento: uniti e inlotta si vince! (13/4/2013)*del coordinamento nazionale
di No Austerity
Un sostegno concreto nella prospettiva di unificare le lotte operaie
NoAusterityelalottadeilavoratoridellalogistica
Mohamed Arafat del Si.Cobas, dirigente della lotta in Tnt
PROGETTO COMUNISTA Maggio Giugno 2013 7LA LOTTA DEI LAVORATORI DELLE COOPERATIVE
Intervista a Luis Seclen,protagonista di una delle lotte più importanti del settorea cura del PdAC Milano
Che i lavoratori del settoredella logistica sianoquelli che stannomettendo in atto le mo
bilitazioni e le lotte più radicali èun fatto ormai incontestabile.Cerchiamo di capire a qualicondizioni di sfruttamento sonosottoposti questi operai parlandocon uno dei dirigenti delle lorolotte, Luis Seclen, leader dellalotta dell'Esselunga di Pioltello,delegato del Si.Cobas e militantedi Alternativa comunista.
La situazione dei lavoratori dellecooperative della logistica è unadelle più gravi nel nostro Paese.Ci puoi dire a quali soprusivanno incontro i lavoratori (inmassima parte immigrati) chelavorano nei magazzini dellegrandi catene di distribuzione?I casi più frequenti che capitanoall'interno dei magazzini riguardano il rapporto lavoratoricapi e i responsabili dell'appalto,di tipo personale e controllo dellescelte sugli orari e i turni di lavoro;ogni giorno si sentono frasi come:«Sei indietro, devi recuperare;corri, corri porca puttana». E seprovi a rispondere ti dicono: «haiprotestato, vai in ufficio: sei sospeso, domani non lavori». Se titrovi in corsia e qualcuno dei tuoicolleghi che non hai visto all'inizio del turno ti saluta, il capo tiurla dietro anche da più di centometri: «Qui non si chiacchiera, silavora, cazzo». Se per caso ti troviin una situazione in cui c'è unerrore in fattura o in assegnazionedi scarico e fai la cosa più logica,ma il capo la pensa in modo diverso, ti risponde: «Tu devi farequello che dico io, qui tu nonpensi, lavora e basta». Cioè siamo
considerati degli animali o al limite persone di seconda classe, noinon siamo intelligenti, non siamoall'altezza di questi lavori pur essendo in molti casi laureati,«perché siamo in Italia, mentrevoi venite dal terzo mondo». Queste situazioni le viviamo tutti igiorni, durante tutte le ore dellagiornata, subiamo a tal punto checi sono dei lavoratori che hannocosì tanta paura addosso chequando vedono passare il capofanno cadere ciò che tengono inmano, diventano nervosi, tremano, balbettano. Ma se hai un carattere forte ed un equilibriomentale sufficiente per dimostrargli che non sei uguale ai tuoicolleghi che subiscono queste situazioni senza reagire, allora diventi il loro nemico e rientri nelgruppo dei lavoratori che sonodelle mele marce, per cui te ne devi andare, lavori 18 o 20 ore insettimana, poi ti chiamano unasera e ti dicono «domani non c'èniente riposati, anche dopodomani, qui non ti vogliamo». E sealzi la testa e tenti di organizzare ilavoratori per protestare, per faresciopero allora sei un comunista,un “terrorista”, un nemico dei padroni... Ebbene lo siamo, ma contanto orgoglio, perché siamo diversi, abbiamo una coscienza sociale molto forte, nonindividualista o egoista, noipensiamo ai lavoratori, ai bisognosi, a quelli che soffrono per lecrisi economiche che sono statesempre create dalla classe dominante con lo scopo di accumularedi più, per arricchirsi fregandosene dei lavoratori, anche se muoiono di fame.
Parlando con te e con altri lavoratori e sindacalisti del Si.Cobas,mi dicevate che, al di là del già
misero stipendio che i lavoratoridelle cooperative sono costrettiad accettare,avete scoperto che ipadroni non danno ai lavoratoriquello che gli spetta. Un vero eproprio furto in busta paga. Cene puoi parlare?Infatti, il Si.Cobas ha creato ungruppo di lavoro composto dacompagni che si occupano delcontrollo delle buste paga dei lavoratori. In questi ultimi mesil'ufficio conteggi del Si.Cobas hascoperto furti che vanno dai 4000ai 6000 euro l'anno. Come avviene questo furto? Il Ccnl per ilsettore della logistica prevede inizialmente il 5° livello per chi comincia a lavorare comeprelevatore e il 4° livello percarrellisti o mulettisti, lo stipendio orario parte da 7,49 euroma le cooperative pagano tra i4,50 e i 6 euro. Il Ccnl indica unminimo di 168 ore mensili di lavoro, invece le coop in tanti casi tifanno lavorare solo 100 ore oppure ti fanno lavorare più di 200 ore eti pagano solo 120 o 130 e non pagano le altre, dicendo che sei socio e che il tuo contributo serveper salvare la cooperativa dellacrisi; cosicché se non accetti minacciano di licenziarti, col rischiodi perdere il tuo permesso disoggiorno. Su tredicesima,quattordicesima e ferie trovi delledifferenze di centesimi, che peròsul totale delle ore lavorative arrivano a più di 2000 euro l'anno, loscatto d'anzianità, previsto ogni 2anni, non viene mai assegnato osaltano 1 o 2 anni nel conteggio. Intanti casi le cooperative cambiano l'iscrizione societaria ogni dueanni, ti pagano 500 euro di liquidazione per questi 2 anni e inoltrenon ti riconoscono lo scattod'anzianità, e lo stesso succedecon il Tfr. Il Si.Cobas ha fatto un
calcolo approssimativo di questifurti a livello nazionale, notandocome arrivano ai 2 miliardi emezzo l'anno. Se le cooperativecontinueranno a non riconoscerequesti debiti allora siamo pronti abloccare i vari cancelli come primo passo di una nuova lotta.
Lo scorso 22 marzo il Si.Cobas el'Adl Cobas hanno promossouno sciopero generale dei lavoratori della logistica con varieiniziative (picchetti, presidi,cortei) in varie città d'Italia. InLombardia i lavoratori hannobloccato diversi magazzini. Puoidirci perché avete deciso perquesto tipo di sciopero invece diorganizzare una manifestazioneunica? Puoi farci un bilanciodella mobilitazione?Stiamo cercando di crescere come sindacato classista, partendodal principio di confrontarci colcapitale, con modalità diverse inbase ai rapporti di forza nelle diverse realtà. Uno sciopero devecolpire il tuo diretto avversario,cheinquestocasosonoleaziendecommittenti, che fanno uso dellecooperative per sfruttare insiemei lavoratori. Un tradizionalecorteo, più che una protesta o unblocco del lavoro, rischia di esseresolo una riunione dei lavoratoriche gridano al cielo le loro frustrazioni e la loro rabbia, ma i padroninon accusano il colpo, né tantomeno ascoltano la voce dei lavoratori; ma se si toccanodirettamente le sue tasche, i suoilibri contabili, allora vedrete chesalterà sulla sua poltroncina riscaldata, gli girerà la testa, siarrabbierà. Uno sciopero devetoccare l'interesse dei padroni:un corteo grosso, grandissimopotrebbe far crollare un governo,sarebbe una manifestazione
politica, ma ad oggi, che non siamo ancora in grado di lanciareuna mobilitazione del genere, ipadroni non accuserebbero ilcolpo direttamente. Stiamogattonando per imparare acamminare in fretta, la classe lavoratrice ha bisogno di un sindacato forte, unito, “solido” econseguente, soprattutto realista: la situazione attuale ci fa capire che la lotta operaia è in crescita.Una sola manifestazione, un solocorteo non sarebbe stato cosìimportante come i risultati diquesto sciopero del 22 marzo:abbiamo ottenuto il riconoscimento dei nostri delegati Si.Cobas, il diritto di assemblea
sindacale all'interno dei magazzini, intavolare trattative conle cooperative oltre al blocco assoluto di tutti i magazzini doveeravamo presenti come sindacato. Nel milanese si sonobloccate: Dhl di Settala e di Liscate, Tnt di Peschiera Borromeo,Sda di Carpiano, la Steff a Cerro alLambro, altri magazzini a Tavazano e tanti altri minori, ma la cosa più importante è che dopo losciopero tanti lavoratori che sisentono oppressi e sfruttati cihanno chiamato per chiedere ilnostro intervento, visto che noisupportiamo la loro lotta e la loroprotesta. (14/4/2013)
Losfruttamentonelmondodellecooperativedellalogistica
PPaaddoovvaaIl magazzino che gestisce losmistamento delle merci di tuttala provincia di Padova totalmentesvuotato: all'ingresso, un cartellodi scuse rivolto a quanti, utenti, sirecavano alla sede di Limena diTnt Global Express,nell'hinterland padovano, perritirare il pacco in arrivo. Nessunoha comunicato ai 100 lavoratori illicenziamento per il passaggio diappalto, deciso tra FastCoopGesconet e Tny Global Express,
il tutto in una logicadi sfruttamento e diprepotenzapadronale. Loscenario è quelloche fa capo almondo dellecooperative, quelledel settoretrasporti,facchinaggio,logistica,smistamentomerci, in cui lafigura del sociolavoratore si èaffermata comemetodo di vero epropriooccultamento dirapporti incentratisullo sfruttamento.Sono quasi 50000gli addetti nel solo
Veneto, quasi tutti immigrati, conscarsa sindacalizzazione, pochegaranzie sulla difesa dei lorodiritti. Socilavoratori nel settoredella logistica e dei trasporti che,a fronte della centralità assuntadalla circolazione delle merci neinuovi assetti della produzionecontemporanea, imponecondizioni di sfruttamento intornoa questa particolare figuragiuridica compiacente. Così il
Veneto, che non perde un colpo alivello delle amministrazioni localiper giocare sulla pelle degliimmigranti la partita dellasicurezza, riscopre in questavicenda tutta la crudeltà dellosfruttamento. Però, grazie ancheall'esempio delle vertenze nelsettore della logistica soprattuttodell'Emilia, cresce anche la lottadei lavoratori della logistica delVeneto.
CCaasstteellffiioorreennttiinnoo((FFii))Alla Shelbox di Castelfiorentinol'ennesimo gruppo di lavoratoriche rischiano di perdere il salarioper la crisi del settore. Stiamoparlando di 157 diretti e altri 300posti di lavoro dell'indotto, piùaltri 150 circa negli stabilimenticroato e francese, anch'essi conrelativo indotto. I lavoratoriShelbox hanno messo su unpresidio permanente fuoridalla fabbrica, in quanto “sisentono proprietari” dell'azienda.Proseguono nella vertenza conl'idea di non disgregare la loroforza ed essere ancor piùcompatti contro il padronato.
MMaallppeennssaaI lavoratori di Sea e Sea Handlingdi Malpensa e Linate hannoscioperato contro la decisionedell'Unione europea, per ilmantenimento di Sea Handlingnel perimetro aziendale di Sea.Infatti, sono state avviate leprocedure di licenziamento per60 persone che operano inappalto concesso da Sea da oltre10 anni, prestando la loro opera aMalpensa per la gestione deipasseggeri diversamente abili.Infatti la procedura dilicenziamento collettivo aperta
dal Consorzio Lepanto (gruppoCity service) scade il 4 giugno2013 e 60 lavoratori che operanosullo scalo di Malpensa sarannolicenziati brutalmente. Lavertenza prosegue.
BBrruugghheerriiooProsegue la lotta dei lavoratoridella Candy. 400 operai e 400impiegati per un totale di 800lavoratori sul lastrico ma checontinuano a dare battagliacontro la decisione padronale.L'obiettivo è quello della chiusurain Brianza e la delocalizzazione inCina dove il costo del lavoro èovviamente più basso. La lottaalla Candy di Brugherioprosegue.
CCoosseennzzaaIl successo della grandeassemblea territoriale delloscorso venerdì (5 aprile 2013),con il coinvolgimento di circaduecento lsulpu, condelegazioni da Longobucco(compreso il Sindaco Stasi),Crosia, Trebisacce, San GiorgioAlbanese e la quasi totalità deiprecari rossanesi, è la confermavincente della strategia che solola lotta può pagare. Infatti, lacontroriforma sulle autonomielocali fatta dall'ex ministroleghista Calderoli ha portato allaprivatizzazione della quasitotalità dei servizi essenziali diComuni e Province, e quindiservizi sempre più a caricoeconomico delle famiglie,producendo un ennesimo edrammatico massacro sociale. Èin quest'ottica che prosegue lalotta dei lavoratori precari per unastabilizzazione che cancelli laprecarietà a vita a cui sono staticondannati questi lavoratori.
LLoottttee ee MMoobbiilliittaazziioonniiRubrica a cura di MMiicchheellee RRiizzzzii
FSIl Partito di alternativa comunistaha definito la lotta in Tnt una lottaesemplare per molte ragioni: èl'unica vertenza che, in uncontesto di smantellamento deidiritti, riesce, con la mobilitazionead oltranza, a strappare risultati.È una lotta che vede protagonistimolti lavoratori immigrati chefanno appello all'unità di classecon i lavoratori nativi. Mavogliamo evidenziare un altroimportante aspetto, forse menonoto, ma che rende, a nostroavviso, la lotta alla Tntd'esempio perchiunque abbia acuore le sorti delproletariato, nativo oimmigrato.I lavoratori della Tnt diPiacenza, organizzatinel Si.Cobas, hannorifiutato e sono riuscitia respingere il ricorsoalla cassaintegrazione. Il PdACsu questo tema si èsempre mossocontrocorrente. Mentrei dirigenti sindacali (nonsolo quelli confederali,ma spesso anche quellidei sindacaticonflittuali)accettavano esottoscrivevano accordiche prevedevanol'utilizzo della cassa integrazione,il PdAC metteva in guardia ilavoratori rispetto all'utilizzo degliammortizzatori sociali, inclusa laCig. Dicevamo: la cassaintegrazione, anche quellaordinaria, è un mezzo che ilpadronato utilizza per truffare ilavoratori. Prendendo a pretestoun “calo delle vendite” (in alcunicasi reale, in molti casi inventato),
i padroni, grazie alla complicitàdei sindacati, lasciano a casa glioperai e lo Stato (tramite le tassedegli stessi lavoratori!) paga alposto loro una sorta di sussidio.I risultati dell'impiego massicciodella cassa integrazione sonosotto gli occhi di tutti ormai, anchedi chi si ostina a non voler vedere:i lavoratori sono costretti acampare con poche centinaia dieuro al mese; i lavoratori vengonolasciati a casa, isolati gli uni daglialtri, ostacolando in questo modole azioni di sciopero e di lotta
nei luoghi dilavoro; dopo l'impiego della Cig,spesso i padroni passanoall'impiego della cassaintegrazione straordinaria, deicontratti di solidarietà e così viafino licenziamento! È una truffache abbiamo visto troppe volteben orchestrata dai burocratisindacali nelle fabbriche: ilrisultato è che ci sono milioni dilavoratori che oggi sono senza
lavoro e che sono stati convinti adismettere la lotta dai lorodirigenti sindacali in cambio degliammortizzatori sociali: cioè incambio di poche briciole che sisono rivelate bocconi avvelenati!I lavoratori della Tnt ci hannodimostrato come ci si comporta difronte al padrone che, con tanto digrafici e tabelle, propone aisindacati e ai lavoratori accordiche prevedono la cassaintegrazione: si risponde con unnetto “no grazie”. Di fronte alla
proposta del padrone hannorisposto organizzando losciopero e la lotta: il risultato èstato che ben presto quei grafici equelle tabelle sono scomparsi,improvvisamente la crisi dellevendite è rientrata, la cassaintegrazione è sparita persinodalle bocche dei padroni... Unesempio per le tante lotte che,speriamo, sorgeranno dalla crisinei prossimi mesi. (14/4/2013)
L'agonia degli ammortizzatori sociali si cancella con la lotta!
8 Maggio Giugno 2013 PROGETTO COMUNISTAIL PARTITO
Ferrari:chiedidemocrazia,tidannorepressioneSolidarietà ai delegati Fiom colpiti da provvedimenti disciplinari pretestuosia cura del PdAC di Modena
Gli effetti del nuovocontratto Fiat, applicato anche in Ferrari dagennaio 2012, si fanno
sentire sugli operai di tutto ilgruppo. A Modena sono più di5000 gli operai del gruppo Fiat:Ferrari, Maserati, FiatCnh. Il futuro dello stabilimento Maserati,dopo lo spostamento della produzione a Grugliasco, è appeso aun filo: non esiste alcun pianoindustriale concreto, decine dioperai della Maserati sono statispostati in Ferrari, la cassa integrazione straordinaria “per ristrutturazione della produzione”è l'unica cosa sicura che hannoannunciato manager e sindacaticomplici. In Cnh gli operai hanno
recentemente scioperato per dueore (sciopero proclamato dalSi.Cobas) contro la decurtazionedel salario per malattia (una delleclausole del nuovo contrattoFiat). In Ferrari lo scenario èapparentemente diverso daquello di altri stabilimenti Fiat: illavoro non manca, gli utilidell'azienda sono i più alti dellastoria, il padrone elargisce unpremio di produzione pari a tremensilità. Ma il modelloMarchionne assume un altrovolto: quello dell'aumento deiritmidi lavoroedellarepressione.
L'assenza di democraziasindacale
InFerrari laFiomèilprimosindacato in termini di iscritti. Un
gruppo di lavoratori che, unavolta sfruttando anche la rsu difabbrica, porta avanti una battaglia classista, spesso incontrapposizione frontale con laburocrazia della stessa Fiom. Dalgennaio 2012, con l'applicazionedel nuovo contratto Fiat, la democrazia sindacale in Ferrari èstata completamente cancellata.Solo i sindacati firmatari del nuovo contratto hanno diritto allarappresentanza sindacale e sonoriconosciuti dall'azienda. LaFiom, il sindacato con più iscritti,ha perso tutti i diritti sindacali:non può partecipare alle trattative, non può convocare assemblee, non può, in pocheparole, godere dei diritti democratici minimi. Questo fa sì che gliunici sindacati con agibilità
sindacale in azienda siano Uilm,Fim e Fismic, cioè tre sindacatiche si limitano a ratificare le decisioni del padrone. E, in Ferrari,questo significa anzitutto ritmi dilavoro sempre più pesanti. In primo luogo, sono aumentate le oredi straordinario comandato, cioèle ore di straordinario imposteagli operai: concretamente, questo significa che, dopo una settimana di lavoro su turnipesantissimi (in Ferrari il turnomattutino comincia allecinque!), gli operai sono obbligatiad andare a lavorare anche il sabato in cambio di qualche briciola di aumento salariale. Dalgennaio 2012 gli operai scioperanoconlaCubinoccasionediognistraordinario comandato: si è,infatti, costituito in fabbrica unnucleo di operai della Cub, chesta portando avanti una battagliacontro l'applicazione del nuovocontratto Fiat. In questo modo, sicompensano anche le mancanzedella burocrazia della Fiom diModena che, incurante del parere dei suoi delegati in Ferrari (favorevoli allo sciopero dei sabaticomandati), rinuncia a rilanciarela lotta.
Il premio:una buona notizia?
Recentemente, la Ferrari è salitaall'onore delle cronache perché ilpresidente Montezemolo haelargito un premio di produzioneagli operai stessi, pari a tre mensilità. Va precisato che queste tremensilità non compensanonemmeno lontanamente le rivendicazioni salariali degli annipassati: invece che aumenti salariali mensili e certi per tutti, il padrone ha voluto elargire unpremio una tantum. Soprattutto,questo premio non è frutto di una
contrattazione sindacale: il presidente ha ignorato persino l'esistenza dei suoi stessi sindacatiamici! Fim, Uilm e Fismic non sono stati nemmeno consultati...Esiste, in questo senso, una similitudine con il regime di sfruttamento selvaggio dellecooperative: i padroni, di frontealla crisi economica, diventanoschiavisti, decidono delle vite deidipendenti, riducendo al minimo persino la contrattazioneaziendale. Ecco allora che quelloche è stato definito da Uilm, Fim eFismic un “atto generoso” daparte di “un buon padre” (recitava proprio così il comunicato diUilmeFismic!)èinrealtàungestoche sancisce la fine del sindacatoin fabbrica. Il significato di quelpremio è lampante: il padronespiega agli operai che il sindacatonon serve, che, anzi, è un ostacolo.
L'aumento dell'orario...e la repressione
L'elargizione del premio da partedel “buon padre” è statoaccompagnato da una pastigliaamara: l'aumento dell'orario dilavoro sui turni su alcune postazioni (otto ore anche nel turno dinotte!). Una decisione assuntadall'azienda con il consenso deisindacati complici, ma senza unadiscussione con i lavoratori in assemblea. Per questo, gli operaihanno raccolto centinaia di firmeper chiedere la convocazione diun'assemblea per ridiscuterequesta scelta. La risposta a questarichiesta di democrazia è consistita in atti di intimidazione e repressione da parte dell'azienda.Agli operai che avevano firmatola petizione è stato chiesto direndere conto di questo “graveatto”. Soprattutto, sono fioccati
provvedimenti disciplinari pretestuosi ai danni dei delegatiFiom. I provvedimenti disciplinari non solo aprono la strada apossibili licenziamenti, ma creano anche un danno immediato aicompagni che li hanno ricevuti:sospensioni dal lavoro (conconseguente riduzione dello stipendio), condizione di ricatto infabbrica (mobbing), stresspsicologico. Non bastasse tuttoquesto, i sindacati amici del padrone, anziché prendere posizione contro questiprovvedimenti, hanno rincaratoladose,emettendocomunicati inbacheca (e anche comunicatistampa!) con attacchi ingiuriosiai danni dei delegati Fiom cheavevano ricevuto i provvedimenti.Persino, inuncomunicatostampa, definivano il padrone“troppo generoso” perché elargisce il premio anche ai “bambinicapricciosi”! Contemporaneamente, la stampa locale – sempresolertenelloschierarsidallapartedei capitalisti – pubblicava unalettera di un operaio anonimoche ringraziava il presidenteMontezemolo e attaccava queisindacalisti che si lamentanocontinuamente senza motivo... Èla dimostrazione che una delleprincipali armi nelle mani deipadroni è quella di poter disporredi burocrati sindacali proni al loro volere: occorre denunciaresenza pietà questi servi! Il Partitodi alternativa comunista esprimela massima solidarietà militanteai delegati Fiom colpiti dalla repressione in Ferrari. Ci attiveremo per sostenere e promuovereiniziative di lotta e solidarietàconcreta per questi lavoratori.Solo la lotta paga! (14/4/2013)
AcciaieriaArvedi:“l'Ilva”diCremonaDevastazione ambientale e manodopera a basso costoMirko Seniga*
Il Gruppo Arvedi ècomposto da quattro stabilimenti dislocati nelNord Italia con un orga
nico di 2.400 lavoratori; di recente è divenuta operativaanche Arvedi Nord, sempre aCremona, con nuovi impiantidi decapaggio, laminazione ezincatura. Capacità produttiva annua di tre milioni ditonnellate di acciaio chefanno di Cremona il secondopolo siderurgico italiano. Latecnologia del Gruppo Arvediè protetta da 460 brevetti e, come disse il “Cavaliere del lavoro” Giovanni Arvedi, titolaredella multinazionale: «Il nostro autentico valore aggiuntonon risiede solo negli spessoriultrasottili, ma nel fatto cheotteniamo questi risultati in
meno tempo, meno spazio econ costi e consumi minori,mentre ai nostri competitoriservono molti passaggiaggiuntivi.» (Sole 24 ore, 3 giugno 2011).
Una multinazionalecon profitti in aumentoLa verità è ben diversa. Con inuovi impianti a regime Arvedi triplica la produzione diacciaio e incrementa il fatturato del 140% rispetto al 2009.Anche in questi anni di crisi,dove la siderurgia europea halavorato mediamente al40/50% del proprio potenziale, il gruppo ha marciato al100% trovando anche nuoviclienti. Il Medio Oriente assorbe un terzo della produzione di prodotti sottili e siconcentrano grandi investimenti dove è esportata la
tecnologia Esp (Endless StripProduction). Sia per il 2012 siaper l'anno in corso, le prospettive di crescita più significative sono legate all'Asia, aipaesi Bric e del Nord Africa,ma anche l'Europa continuerà ad essere un mercato moltoimportante, soprattutto Italia,Germania, Francia, Spagna edalcuni Paesi del Nord. Ilgruppo Arvedi oggi operaprincipalmente per la meccanica, l'automotive, i tubisti e iprofilatori. Il cuore dellamultinazionale è l'acciaieriadi Cremona, un impianto diultima generazione dove sonoformati i lavoratori che, insieme agli impianti, sonoesportati nel mondo per ilfunzionamento degli stessi.L'ottobre scorso è stata “accesa” l'acciaieria brasiliana, chefornisce il comparto automo
tive a clienti “locali” di pesocome Fiat, John Deer, Volkswagen, Marelli. In Europa,oggi, c'è una sovrapproduzione del 30/40 milioni ditonnellate di acciaio: questosuccede anche in Italia doveaziende, come la Marcegaglia,lavorano al 60/70% della propria capacità; la selezione deimercati è inevitabile e già incorso. Il Gruppo Arvedi, cometutte le multinazionali, operanel mondo facendo profittisfruttando i lavoratori. Questoè il vero volto del padronato:arricchirsi sfruttando manodopera a basso costo e inquinando l'ambiente.
Le complicità delleistituzioni e dei
sindacati
Da diversi anni Arvedi, perprodurre ricavi aggiuntivi, haintrapreso la strada del recupero delle proprie scorie di lavorazione producendo unamateria prima inerte daimpiegare nel settore delle costruzioni. Queste scorie neredi acciaieria si trasformanocosì in Inertex, che da due anniè inserito nel bollettino ufficiale della Camera diCommercio di Cremona deiprodotti impiegati in edilizia,nei lavori stradali e operepubbliche. I rifiuti di acciaieria creano così un duplice guadagno; ne è esempio la stessatangenzialina, costruitaesclusivamente per servirel'acciaieria, utilizzandol'Inertex come sottofondostradale. La stessa amministrazione provinciale di Cremona, con un'autorizzazioneambientale in deroga, ha
permesso al magnatedell'acciaio di stoccare, nelladiscarica all'internodell'azienda, il triplo dellescorie fino ad ora conferitepassando da 50 a 150tonnellate. L'ampliamentodell'acciaieria ha suscitato laprotesta dei cittadini dei paesidi Spinadesco e Cavatigozziche si trovano a ridossodell'impianto. Furonoabbattute case per dar spazioal Gruppo Arvedi, il qualeringrazia creando diossina efrastuono notturno. L'aziendacontinuò imperterrita in quest'opera di inquinamentoambientale e acusticoappoggiata dalle istituzioni; laRegione Lombardia,compatta con sindaci e Provincia, esentò Arvedi dallapresentazione della V.I.A. (Valutazione Impatto Ambientale). Gli stessi sindacati, dallaCgilFiom, subordinata e silente, alla Cisl e alla Uil, si preoccupano di salvaguardarel'immagine dell'azienda ascapito della salute degli operai e dei cittadini e lo fanno utilizzando il ruolo, che suscitatimore reverenziale, del padrone di Cremona. GiovanniArvedi, oltre ad avere interessinella stampa locale, è finanziatore di opere come ilMuseo del Violino e sponsor dimolte iniziative. Questo potere si concretizza con il ricattooccupazionale, utile strumento con il quale il “Cavaliere” impone i propri interessi.È, inoltre, l'acciaieria stessache fornisce alle istituzioni idati sui monitoraggi delladiossina. Le giunte comunali eprovinciali del Pd hannosempre autorizzato Arvedi ad
emettere emissioni di velenisuperiori ai valori prescrittidalla stessa normativa europea; a Cremona, infatti, nonesiste un registro dei tumori.Inoltre la Fiom ha firmato ilcontratto che prevede la riduzione del premio di produzione in base ai giorni di malattia;un vero e proprio ricatto sullasalute dei lavoratori.
La necessità della lottae dell'unità di classe
I lavoratori hanno bisogno diun sindacato di lotta capace diorganizzare gli operai control'arroganza padronale. Il ricatto del posto di lavorosbandierato ogni volta da Cgil,Cisl e Uil frena ogni protesta ealimenta la delusione neiconfronti di tutte le organizzazioni sindacali. La crisidel sistema capitalisticoincrementa l'attacco padronale nei confronti della classelavoratrice, un attaccoavallato dalle burocraziesindacali e da chi accetta divendere i propri compagni dilavoro per qualche privilegio.La sezione di Cremona delPartito di alternativa comunista esprime solidarietà e vicinanza ai lavoratori del GruppoArvedi e fa appello agli operaiad unirsi fra loro contro il padrone. La stessa lotta dei lavoratori della logistica hadimostrato che uniti si vince;la costruzione di momenti dilotta e di coordinamento fra levarie vertenze del Paese è il vero strumento con cui i lavoratori possono rigettare losfruttamento e ottenere i propri diritti.
*Direttivo provinciale PdACCremonaAcciaieria Arvedi di Cremona: lo sversamento delle scorie nell'ambiente
GGIIOOVVAANNII ddii AALLTTEERRNNAATTIIVVAA CCOOMMUUNNIISSTTAAFoglio dei giovani del Partito di Alternativa Comunista sezione italiana della Lit-Quarta Internazionale
I due simboli del capitalismo in putrefazione: serve una risposta di lottaSimone Tornese
In Italia, come in gran parted'Europa, la situazioneoccupazionale a livellogiovanile è ormai sempre
più drammatica. Nel mese difebbraio il tasso di disoccupazione giovanile (1524 anni) haraggiunto il 37,8%, in aumentodi 3,9 punti percentuali rispettoa febbraio 2012. Percentuali simili (se non ancora peggiori)descrivono il dramma del precariato. Tra i giovani under 35 econ contratto a termine, il tassodi precarietà è passato negliultimi anni dal 20% del 2004 al39% del 2011; oggi è ampiamente sopra il 40%. A questidati bisognerebbe poiaggiungere: lo scoppio della cosiddetta “bolla formativa”, testimoniato da tassi didisoccupazione più alti tra ilaureati che tra i diplomati; glistorici squilibri tra nord e suddel Paese in relazione all'occupazione giovanile; l'elevato numero di neet, cioè di ragazzi chenon studiano né cercano lavoro(circa 2 milioni).
Precariato e tipologiecontrattuali
Soltanto una minima parte deineolaureati vengono assunticon un contratto a tempo indeterminato. Le formecontrattuali maggiormente utilizzate per i giovani sono, insieme a stage e tirocini,l'assunzione a tempo determinato e il contratto d'inserimento. Seguono i contratti aprogetto, l'apprendistato e lacosiddetta “somministrazionedi lavoro” (contratto exinterinale). Con il contratto d'inserimento le aziende possonorisparmiare sui livelli di retribuzione da attribuire al lavoratore, che può essere assunto a 2livelli retributivi più bassi rispetto a quello che spetterebbeper le mansioni assegnate. Sipuò stipulare con soggetti di etàcompresa tra i 18 e i 29 anni e ladurata può raggiungere unmassimo di 18 mesi, dopo i quali non c'è nessun obbligo perl'azienda di assumere a tempoindeterminato il lavoratore. Ilcontratto a progetto prevedeche la prestazione lavorativadebba essere finalizzata allarealizzazione di una specificaopera ed esaurirsi con essa.Anche in questo caso ilcontratto non può mai essereconvertito a tempo indeterminato. Per quanto riguardal'apprendistato, sono previstetre tipologie di contratti: quellodiretto al “compimento del dirittodovere di istruzione eformazione”; quello professionalizzante per il “conseguimento di una qualificazioneattraverso una formazione sullavoro ed un approfondimentotecnicoprofessionale”; quello“per l'acquisizione di un diploma e per percorsi di alta formazione”. Per tutti e tre la durataminima è di due anni e quellamassima di sei. Il compenso, inquesto caso, può essere di 2 livelli inferiore rispetto a quelloprevisto dal contratto aziendale per i lavoratori che svolgonola stessa mansione. Non solo. Ildatore di lavoro può decideretranquillamente di chiudere ilrapporto di lavoro e non assu
mere al termine del periodo diapprendistato. La somministrazione (staff leasing), infine,rientra nell'ambito delleesternalizzazioni delle attivitàdi impresa, e fornisce alleaziende l'ennesimo strumentoper procacciarsi forzalavorosenza l'obbligo di assumere atempo indeterminato. Il“somministratore”, per di più,può concludere più contratti atermine con il lavoratore senzarispettare alcun intervallo ditempo. Altre tipologiecontrattuali, meno diffuse manon meno precarizzanti, sono iljob sharing, il job on call e ilparttime. Il job sharing è sostanzialmente paragonabile alparttime, che è in vigore in Italia ormai da diversi anni. Il jobon call, definito anche “lavorointermittente”, prevede inveceche il lavoratore si metta adisposizione dell'imprenditoreaspettandone la chiamata: il lavoro è quindi discontinuo e frazionato oltre che precario.Molti di questi tipi di contrattosono stati introdotti dalla Legge30 del 2003, voluta dall'alloraministro Maroni e comunemente chiamata “Legge Biagi”,una delle più letali di sempreper il mondo del lavoro.
La Legge Biagi e le sueconseguenze
La Legge Biagi, varata dal governo Berlusconi e confermatadal successivo governo dicentrosinistra, doveva nelleintenzioni «realizzare un sistema efficace e coerente di strumenti intesi a garantiretrasparenza ed efficienza almercato del lavoro e a migliorare le capacità di inserimentoprofessionale dei disoccupati edi quanti sono in cerca di unaprima occupazione, con particolare riguardo alle donne e ai
giovani». I risultati della leggesono stati ben altri: mai come inquesti anni si è acuito il numerodi lavoratori precari, legati alleaziende da svariate e fantasiosetipologie contrattuali. Quelleche sulla carta si presentanocome semplici “collaborazioni”, in realtà celano veri e proprilavori sottopagati e subordinati(cioè con orari, postazioni emonitoraggio continuo dei superiori). Questa legge, il cuiunico obiettivo era quello di aumentare a dismisura la flessibilità nel mondo del lavoro perfavorire lo sfruttamento dellaforzalavoro da parte delleaziende, si andava adaggiungere al precedentePacchetto Treu del 1997, il famoso co.co.co. che prevedevala possibilità per il datore di lavoro di assumere personale conun contratto a tempo determinato. Il risultato è stato pienamente raggiunto; comeabbiamo visto, la precarietà,insieme alla disoccupazione,ha toccato in questi ultimi annipercentuali altissime, soprattutto tra i giovani e ancoradi più in seguito allo scoppiodella crisi nel 2008. Uno dei casipiù emblematici a riguardo (mase ne potrebbero citare abizzeffe) è quello della societàAtesia, il call center più granded'Italia, che da anni paga i suoioperatori solo per il “contattoutile”, cioè per la durata e l'esitodella telefonata ricevuta o fatta.Gli oltre 4000 lavoratori atipicidell'azienda (molti dei qualigiovani e laureati) non hannomai avuto diritto a malattie,maternità, ferie pagate e liquidazione, vivendo solo di ciò chefatturano e sempre concontratti e rinnovi di pochi mesi. Si tratta a tutti gli effetti diuna nuova tipologia di lavoro “acottimo”, cui si faceva ricorso di
frequente nelle fabbricheinglesi della seconda metàdell'Ottocento per sfruttarequanto più possibile gli operai,massimizzando così la produttività e quindi i profitti.
La Riforma Forneroaggrava la situazione
Lo scorso anno una nuova “riforma del lavoro” – la LeggeFornero varata dal governoMonti – ha colpito giovani e lavoratori. Abbiamo più volteparlato del pesantissimoattacco che questa legge hasferrato nei confronti dei lavoratori, la cui protesta (che comunque non ha tardato a farsisentire) è stata frenata ancorauna volta dalle burocraziesindacali, Cgil in primis. Vediamo cosa dice (e promette) riguardo al lavoro giovanile. Lenovità della riforma che hannointeressato in particolar modo igiovani precari prevedono, per icontratti a tempo determinato,un “contributo aggiuntivodell'1,4 per cento per finanziarei nuovi ammortizzatori sociali”.L'apprendistato, invece, aumenterebbe la sua durata minima consentita e non potrebbepiù essere inferiore ai 6 mesi,con l'obbligo per i datori di lavoro ad assumere almeno lametà degli apprendisti avutinegli ultimi 36 mesi, condizione necessaria per assumerne dinuovi. I contratti co.co.pro,inoltre, vedrebbero aumentarei contributi previdenziali e richiederebbero la definizioneprecisa del progetto e del risultato finale. Ma come sempresono i fatti a parlar chiaro.L'irrigidimento dei contratti dilavoro che “peccavano” dieccessiva flessibilità,permettendo l'inserimento deigiovani sul mercato del lavoroin condizioni di forte precarie
tà, ha portatoall'interruzione di numerosissimi rapporti di lavoro, lamaggior parte delle assunzioniè stata formalizzata concontratti a termine e solo inpercentuale esigua concontratti a tempo indeterminato. È netto il crollo delle collaborazioni ed è praticamentenullo l'uso della forma diapprendistato, su cui la riformapuntava in misura maggiore rispetto alle altre tipologie dicontratto. Ecco i numeri. Neiprimi nove mesi del 2012 risultano 640mila rapporti di lavoro (individuali o collettivi)interrotti con un licenziamento, un aumento dell'11%rispetto al 2011. Le assunzioni,invece, si sono divise tra i varicontratti disponibili nel terzotrimestre 2012, cioè con la ri
forma Fornero in vigore: oltre il67% delle assunzioni è statoformalizzato con contratti atermine (1,65 milioni), solo il17,5% a tempo indeterminato(430.912) e il 6,4% con contrattidi collaborazione (156.845).L'apprendistato ha riguardatoappena il 2,5% delle assunzioni.Rispetto ai mesi precedenti siregistra un crollo per le collaborazioni (22,5%) e per gli altricontratti flessibili (24,3%). Aumento vertiginoso delladisoccupazione e dei contratti atempo determinato “tradizionali”: questi sono gli unici e devastanti effetti della RiformaFornero sul mercato del lavorogiovanile.
Un'unica via d'uscita!
Le proteste degli studenti e deigiovani precari e disoccupatinon sono mancate negli ultimimesi; anche se, a livello di mobilitazione studentesca, non sipuò ignorare il riflusso dellalotta in primavera, dopo i picchidei mesi autunnali. È necessaria una mobilitazione permanente di studenti, precari edisoccupati che rivendichi ilriassorbimento della disoccupazione e la stabilizzazione ditutti i contratti precari, attraverso l'istituzione di una scalamobile dei salari e delle ore dilavoro, per lavorare meno e lavorare tutti. Nella consapevolezza che questo sistemaeconomico e sociale, il capitalismo, non può essere riformato. Deve essereabbattuto. Per fare ciò urge lacostruzione di un partito rivoluzionario che unifichi e dirigale lotte attualmente in corso equelle che nasceranno nelprossimo periodo, nella prospettiva della creazione di unanuova società che sorga sullefondamenta di un'economiapianificata e gestita direttamente dai lavoratori, il cui primo passo è l'instaurazione diun governo operaio che espropri le principali industrie ebanche del Paese e centralizzi ilsistema bancario. È il compitoche si pongono il PdAC el'internazionale di cui è sezioneitaliana, la Lega Internazionaledei Lavoratori – QuartaInternazionale. (14/4/2013)
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II GIOVANI di ALTERNATIVA COMUNISTA
Riccardo D'Ercole*
Nell'ultimo periodo(da febbraio ad aprile) nell'area di Bologna, si sono
registrati diversi scioperi. Il piùclamoroso è sicuramentequello delle cooperative dellalogistica, di cui si continua aparlare (e per cui si continua alottare) ampiamente in questigiorni. Ma lo sciopero dei lavoratori del trasporto pubblico,che hanno intrapreso la viadella lotta nell'ultimo periodo,è ugualmente degno di nota epotrebbe riservare in futurodelle inaspettate sorprese.
La malagestionepadronale
Il primo febbraio del 2012 la AtcSpa passa la gestione della divisione trasporto pubblicoall'azienda Tper o TrasportoPasseggeri EmiliaRomagna.La Tper gestisce il trasporto sugomma sull'area di Bologna eFerrara e una sezione del trasporto ferroviario regionale.Tper fattura bene, tanto da posizionarsi al sesto posto nellagraduatoria delle aziende chegestiscono i trasporti in Italia.Non tralasciando il fatto che,sempre nell'ambito del trasporto pubblico, impiega il numero massimo di persone e dimezzi rispetto alle altreaziende dell'EmiliaRomagna.Ciononostante l'azienda hacomunicato la chiusura deisettori bus che coprono l'areadell'Alto Reno e di Imola.L'azienda decide da sé, senza ilconsenso dei lavoratori. E i lavoratori scioperano,bloccando la mobilità per rivendicare il loro diritto al lavo
ro e alle decisioni sull'attivitàdell'azienda. Sicuramente apesare è anche la chimera delbuco economico aziendale perun ammontare di 9,4 milioni dieuro e della possibilità, che diviene sempre più una certezza,di tagli alla manutenzione e dialcune linee. Tutto ciò, ancorauna volta, e ovviamente, senzail consenso dei lavoratori.
Lo sciopero “selvaggio”del 14 marzo
Davanti a questa situazione,nella notte tra il 13 e il 14 marzo,400 lavoratori si sonoincontrati in un'assembleapresso la sede della Tper, in viaSaliceto. E hanno deciso di rispondere in modo deciso e inequivocabile. Senza nessunpreavviso, in modo totalmentespontaneo, la mattina seguente c'è stato un blocco totale degli autobus, uno scioperodefinito “selvaggio” dallabenpensante stampa dicentrosinistra (vedi Repubblica) ma che evidentemente ha
colpito nel segno e ha portatoalla ribalta la condizione dei lavoratori Tper agli occhidell'intera opinione pubblica.Subito la macchina della repressione si è messa in moto: laProcura ha minacciato di aprire un fascicolo per interruzionedi pubblico servizio e violenzaprivata (per via delpicchettaggio messo in atto dailavoratori per impedire l'uscitadei mezzi dai depositi). Diconcerto con le “autorità”, arriva l'attacco dei sindacaticonfederali che prendono (nonavevamo dubbi) le distanzedalla lotta dei lavoratori eattaccano i metodi “sbagliati”(come dichiarato dal rappresentante Cisl) con i quali è statomesso in atto lo sciopero. Eh sì,perché sono questi gli scioperiche fanno male, come dimostrato anche dalla lotta dei lavoratori della logistica:sciopero combattivo, senzapreavviso, blocco totale delcircuito trasporti sul territorio.Lo sciopero successivo guarda
caso, indetto il 22 marzo e diretto dalle tre sorelle del sindacalismo padronale, si è risoltoin un nulla di fatto quanto amobilitazione. Zero partecipazione, mera astensione. Tra ipochi a solidarizzare con ilblocco del 14 “senza se e senzama” sono stati gli attivisti delCoordinamento No Austerity,che, in una nota pubblicata ilgiorno successivo, hannoespresso piena solidarietà militante alla lotta dei lavoratoriTper, sottolineandone la radicalità e la capacità di smarcarsidai freni delle direzioni sindacali che, di fatto, si schierano alfianco delle istituzioni e del padronato. Purtroppo ad oggidobbiamo prendere atto che ilblocco del 14 è rimasto un
evento isolato, a cui è seguitocome detto sopra, un ritornoalla forma rituale dello “sciopero inutile” prediletto dalla triade sindacale.
La solidarietà delCollettivo studenti e
lavoratorianticapitalisti
In occasione del secondo sciopero del 22 marzo, è da evidenziare il nostro interventocome Collettivo studenti e lavoratori anticapitalisti, uncollettivo che riunisce, sullabase di un programma di classe, alcuni attivisti (studentimedi e universitari e giovani lavoratori) delle organizzazioni asinistra di Rifondazione, tra cui
noi dei Giovani di AlternativaComunista. Abbiamo diffusovolantini ai lavoratori in sciopero e ai cittadini davanti allasede Tper di via San Felice prima, in zona universitaria poi,avanzando la parola d'ordinedella riorganizzazione del sistema dei trasporti sotto ilcontrollo di lavoratori e utenti el'unità di lavoratori e studentiin lotta. Se i padroni vanno inbancarotta per la loro cattivagestione, allora se ne vadano: leaziende le gestiscano i lavoratori stessi! Un appello chedev'essere seguito se si vogliono respingere i costi della crisiscaricati sempre e solo sullenostre spalle. (14/4/2013)
*Giovani di AlternativaComunista Bologna
Lavoratori dei trasporti e studenti: uniti nella lotta!Lo sciopero dei lavoratori del trasporto pubblico di Bologna
Davide Primucci
Le compagne e i compagni che ci leggono sannobene le motivazioni checi spingono a supporta
re la lotta dei valsusini, perciòsalto i convenevoli e arrivo diretto al punto. Una nota tuttaviaè doverosa: lo scorso 23 marzo,per l'ennesima volta, il popoloNo Tav è sceso in piazza attraversando otto chilometri divalle. Se ce n'era bisogno, la ValSusa lo ha dimostrato ancorauna volta: uomini, donne ebambini della Valle, supportatida molti No Tav provenienti datutta Italia, non vogliono questadevastante ed inutile linea ferroviaria. Tra gli oppositori troviamo semplici cittadini ma ancheesponenti di sindacati, partiti,centri sociali e movimenti. Cisoffermiamo proprio su questiultimi, anzi su uno in particolare: il Movimento 5 Stelle.
Numeri e ragioni delsuccesso di Grillo inValleSe ne son dette di tutti i colori sulconnubio tra i“grillini” e i NoTav,ma non tutti sanno che la Valleha conosciuto i 5 Stelle non per ilprogramma che portano avantiovunque – un programma basato su una demagogia giustizialista – ma, al contrario, li haconosciuti per la partecipazionea momenti di lotta e percorsi chepoco hanno a che fare con quellospirito giustizialista che li caratterizza sempre. Può sembrareanomalo ma in Valle i “grillini”sono stati a supporto del movimento anche nelle lotte più radicali, superando il concetto dilegalità o illegalità. Ed è forse daqui che si possono comprenderei risultati dell'ultima tornata
elettorale di febbraio: a Susa ilMovimento 5 stelle prende il42,7, superando centrodestra ecentrosinistra messi insieme. AChiomonte il 37,5%, superandodi 10 punti percentuali la destra,secondo partito. Stesso discorsoper Condove, dove centrodestrae centrosinistra sommati arrivano ai numeri di Grillo, dato che siregistra in moltissimi altri comuni. Giaglione, altro comunecoinvolto dal cantiere, si presenta con un 43,5%. Bussoleno al44%. In Val Sangone sono quasila totalità dei comuni a premiareil M5S come primo partito.Qualche voto l'hanno presoanche il candidato al Senato perRivoluzione civile Nilo Durbiano, sindaco di Venaus, e l'exsindaco di Avigliana, CarlaMattioli (Sel), che si aggiungonoal consenso generalizzato perchi porta avanti le istanze NoTav,a dimostrare che la Valle nonvuolel'opera.Lamancanzadiunriferimento di classe organizzato e di una prospettiva anti
capitalista ha determinato leillusioni elettorali. Se si vuolemuovere qualche critica al movimento No Tav, non si può certotacciarli di aver svenduto la lottaal miglior offerente in Parlamento. Più volte è stato ribaditoche: «per il Movimento No Tavnon esistono governi amici(l'esperienza insegna)». Incompenso il Movimento No Tavha buona memoria e non dimentica e non perdona: «1) chiha firmato il dodecalogo (quelloper sostenere il governo Prodi,firmato anche da Idv, Verdi, Prc,Pdci, Sinistra critica)2) chi ha rifinanziato le missionidi guerra3) chi per primo ha promesso dimandare le truppe di occupazione in Val di Susa (Di Pietro)»(1). E infatti all'indomani delrisultato elettorale il movimentoNo Tav si esprimeva così: «e ora?LaVal Susa ha delegato a Grillo lasua lotta? Ci spiace anche per chiarriverà a banali considerazioni,laVal Susa non delega a nessuno,
laVal Susa si costruisce un futuroe sul suo cammino trova chimarcerà insieme a noi perfermare il Tav»(2).
La demagogia deiCinque Stelle al bivio
Questo dovrebbe bastare a rasserenare gli animi di molte/icompagne/i che temono unaderiva parlamentare o comunque istituzionale della protesta. In ogni caso vogliamomettere il movimento in guardiadalla demagogia grillina. Se è vero che i militanti del M5S piemontesi sono attivisti nella lottaNo Tav, molto diversa è la posizione dei militanti – o comunque sostenitori – dei 5 Stellein altri parti d'Italia: sostengonoe condividono allo stesso modoquella lotta radicale che sicuramente non ha niente a che farecon i metodi di lotta delle auleparlamentari? Noi crediamo dino, e la spiegazione è sempliceda trovare poiché basta vederequalche sondaggio per capire
che in molti prima di votareGrillo segnavano la croce sullaLega Nord. Tornando sullagiornata del 23 marzo, è bene ricordare che quella mattina iparlamentari del M5S e alcuni diSel hanno effettuato un'ispezione al cantiere (cosa permessa loro in quanto parlamentari), inseguito Marco Scibona, portavoce dei 5 Stelle al Senato, ha dichiarato: «L'avevamo giàannunciato tempo fa. Parlavamo di istituire un'effettivacommissione d'inchiesta parlamentare per valutare i reali costidell'opera Tav. Portare la nostratrasparenza nei conti pubblici.Come al solito quello che diciamo lo facciamo, infatti già solo ilfatto di dirlo ha creato delloscompiglio»(3). Noi chiediamo:cos'ha creato scompiglio?L'annuncio della commissioned'inchiesta o il corteo di 80 milapersone? Va bene la trasparenzanei conti pubblici, ma crediamodavvero di fermare il Tav a colpidi commissioni parlamentari?Non stiamo nemmeno a discuterne. I No Tav sinceri sanno bene quale sia la risposta. E noiaggiungiamo qualcosa: non sipuò imputare il Tav alle malefiche lobby o ad una semplice mala gestione del denaro e delterritorio (secondo la visionetecnocomplottista del grillismo). La colpa è del sistema eco
nomico!Nonesiste,népotràmaiesistere domani, un capitalismo“buono” distinto da quello“cattivo” di oggi che distruggel'ambiente. Da marxisti non siamo contro il progresso, ma deveessere chiaro che il Tav non è unprogresso per la società, ma solouna maggiore fonte di profittoper gli sfruttatori. La crisi e la relativa fase di ristrutturazione delcapitalismo stanno trascinandol'umanità nella catastrofe sociale, economica e ambientale,l'unica via d'uscita è l'abbattimento di questo sistema economico e sociale e la costruzione diun'economia diversa, basatasulla proprietà collettiva deimezzi di produzione e sulla gestione operaia. Solo il socialismopotrà garantire tuteladell'ambiente, lavoro e dignità.No al Tav, né in Valsusa né altrove. Fermarlo è sempre più possibile e fermarlo tocca sempre anoi! (14/4/2013)
Note
(1) www.notav.info/post/giulemanidallavalsusagiulemanidalmovimentonotav(2) www.notav.info/post/eunvotonotav(3) www.beppegrillo.it/2013/03/commissione_dinchiesta_parlamentare_sul_tav.html
Chifermeràl'AltaVelocità?La piazza o la commissione parlamentare dei grillini?
GIOVANI di ALTERNATIVA COMUNISTA III
Vicenza:rilanciarelamobilitazionecontroilDalMolin!Un bilancio critico di una grande mobilitazione e l'occasione per un rilancio del conflittoRiccardo Vallesella*
Era il 2006 l'anno in cui ènato il comitato No dalMolin, sorto in seguitoalla squallida trattativa –
iniziata nel 2004 dal governoBerlusconi e continuata dalsuccessivo governo Prodi – cheha dato il via libera al progetto percostruire la base militare statunitense all'interno dell'aeroportomilitare Dal Molin (in via di dismissione dall'Aeronautica militare). Da allora abbiamo lottatoper evitare la creazione di quellache di fatto è la terza base Usapresente nella città di Vicenza.Una lotta che si è conclusa in unnulla di fatto dato che l'ammini
strazione comunale ha primailluso, poi tradito le aspettative dicittadini che hanno pagato anchea colpi di manganello la loro giusta protesta. Il Partito diAlternativa Comunista ha partecipato attivamente alla protesta,ha appoggiato l'iniziativa pertutto il suo corso e ha partecipatocercando di ottenere risultaticoncreti laddove altri gruppi sisono limitati a una sterile contestazione simbolica, lasciandoche le iniziative atte a impedire lacreazione di tale base venisserogestite proprio da quelle direzionicheavevanointeresseavederlacreata, di fatto tradendo tutti queidimostranti che hanno riposto in
loro fiducia.Mentre altrigruppi vendevano la protestainsieme allesperanze eall'impegno diquanti eranocontrari allacreazionedella base, noidi Alternativacomunistaabbiamosempre avutol'onestà e ladeterminazione di nonscendere maia compromessi, di nonsvendere maila lotta, dinon tradiremai la fiducia delle migliaia emigliaia diattivisti chehannopartecipato
alla lotta contro il Dal Molin.
Un bilancio del nostrointervento
Il PdAC non ha mai permesso chela propria posizione in questalotta potesse servire ad altri scopise non a quello di fermare la costruzione della base. Se siamostati sconfitti è a causa soprattutto del legame eccessivodelle direzioni del movimentocon le organizzazioni del centrosinistra governativo e dell'eccessiva fiducia riposta inquest'ultima. Per questo motivo,e non per altri, è stata sconfittauna mobilitazione di massacontro una base di guerra da dovepartiranno soldati che produrranno devastazione esaccheggio, uccideranno con leloro bombe innumerevoli civiliche hanno l'unica colpa di esseresacrificabili per il meccanismocapitalista dell'economia diguerra. Abbiamo lottato affinchéle lotte rinascessero anche dopoun punto di stallo dovutoall'azione di amministrazionecomunale, sinistra governista eburocrazie sindacali. La lotta nonè certo stata rilanciata daiDisobbedienti dei centri Socialidel nordest, i quali non hannofatto altro che accontentarsi delParco della Pace, ossia una vastissima area verde affianco alla baseche gli americani non hanno utilizzato per la loro costruzione.Col supporto di pochi altricompagni abbiamo appoggiato idisertori: gli americani veramente contrari alla guerra chehanno provato più volte ed in piùmodi a dissuadere i loro excommilitoni dal servire unamacchina che li vede solo comepedine sacrificabili in nome delprofitto e che li tiene sotto il suo
controllo con menzogne e con gliscarti della “tavola dei padroni”quando sono anche loro individui che avrebbero il diritto di protestare per una situazioneindegna.
Le ragioni della sconfitta:un bilancio complessivo
Come mai allora le lotte si sonospente? Semplice, l'amministrazione comunale del Partito democratico, suffragata in modopiù o meno velato dal Presidiopermanente – sede del movimento di lotta contro la base, conla forte presenza dei Disobbedienti – è riuscita a calmare lemasse e il disinteresse in molti hainfine preso il sopravvento, ed èproprio questo che in futuro noidobbiamo evitare. Il sindaco Variati è l'esempio di tutto quelloche il partito non è stato e dovràsempre evitare di essere: hasempre “appoggiato” la protestae “rispettato” le idee del movimento No dal Molin, mentre nonsi impegnava minimamente perimpedire la creazione della base enel tipico modus operandi delleburocrazie che appoggiano il sistema, ha calmato la protesta convari mezzi, non da ultimo il referendumbufala indetto per il 5ottobre 2008 che è servito solo adare un contentino a quanti erano scontenti per l'andamento
delle cose e a facilitare cosi lacreazione della base. Il PdAC si ècomportato coerentemente aipropri principi condannando lafarsa elettorale, che era inquell'occasione un modo permantenere calma la popolazionementre venivano portati avantiprovvedimenti che potranno solo lederla. E difatti, dopo il referendum, si è avuto un riflussodella lotta. L'indifferenza e ildisinteresse sono malattie cheostacolano l'attuazione di unavera rivoluzione che porti alla fine di un sistema che ha sacrificato fin troppe vite umane perritardare il suo crollo, per proteggere gli enormi benefici diun'infima parte della popolazionemondialeadiscapitodituttiglialtri, di quelli che lavorano e faticano davvero e che nonostantequesto percepiscono un guadagno che corrisponde a una parteinfinitesimale del loro realeimpegno lavorativo. Per questodobbiamo vigilare semprecontro i calmieri delle folle,contro i demoralizzatori che scoraggiano le mobilitazioni e seminano disinteresse finendo perdisperdere le lotte. Sono questiveri e propri agenti del capitalismo nelle file del movimentooperaio, i principali colpevolidella riproduzione del sistema edel fallimento di ogni mobilita
zione popolare di massa.
Rilanciare lamobilitazione!
La lotta contro la base è persa mala lotta contro l'imperialismo deve andare avanti. La città è ormaiuna servitù militare dell'imperobellico nordamericano, una retedi controllo globale che costituisce l'impalcatura logistica delmattatoio capitalista. Eccoperché bisogna rilanciare la mobilitazione contro il Dal Molin(adesso ribattezzato “Dal Din”) apartire dal 4 maggio, giorno in cuila base (ormai quasi portata acompimento) sarà “aperta” ai vicentini, che potranno visitarlascortati dai marines americani.Questa data deve rappresentarel'occasione per rilanciare ilconflitto, per far vedere ai “colonizzatori” che la lotta antimperialista anche a Vicenza nonaccetta la sconfitta e continua amarciare. I Giovani di Alternativacomunista fanno appello a tuttele forze e a tutti gli attivisti sinceramente antimperialisti a organizzare una giornata di lotta per il4 maggio contro l'apertura dellabase americana. Noi non abbiamodimenticato,noinoncisiamofermati. Al benvenuto dei marines vogliamo rispondere con unbentornata mobilitazione dellemasse!
*Giovani di AlternativaComunista Vicenza
Il vento che accarezza l'erba: il cinema militante di Ken LoachAlla scoperta di uno dei capolavori del regista che continua a parlare di lotta di classeGiovanni Bitetto
Quando negli anni Sessanta ilvento delle agitazioni si rifletteva anche sulla settimaarte e nelle varie singolarità
nazionali cresceva una generazione diregisti “ribelli”, l'ossatura della Nouvelle Vague in Francia e del Nuovo Cinema Tedesco in Germania, la correntedel Free Cinema britannico era sicuramente quella più attenta alle tematiche sociali. In seno a questo climaculturale è cresciuto Ken Loach, figliodella classe operaia che non ha maifatto mistero della volontà di impostare il suo lavoro sull'eterna lotta fraoppressori e oppressi. A lui si devel'invenzione del docudrama: trattareeventi di finzione attraverso la formadocumentaristica per trasmettere unmessaggio chiaro e deciso e creareconsapevolezza politica nel ceto medio e operaio. La linearità didascalica ela facilità di fruizione sono i trattidistintivi del suo cinema che sotto questi segni non perde di forza rappresentativa, anzi acquista di impatto
emotivo. Nel carniere della sua corposa produzione Loach ha toccato le piùdisparate tematiche sociali: dalle problematiche della classe operaia inglese, costretta a una vita di stenti nelleperiferie, all'accurata ricostruzionediacronica di episodi storici controversi, rivisitati in chiave marxista (il suocapolavoro Terra e Libertà tratta dellaguerra civile spagnola e riserva una dura critica al ruolo controrivoluzionariogiocato dallo stalinismo anche inquella storica occasione di emancipazione). A questa seconda categoriaappartiene Il Vento Che AccarezzaL'Erba, che nel 2006 gli è valso la Palmad'Oro a Cannes.
La questione irlandese: unaferita mai ricucita
Siamo in Irlanda nel 1919, gli inglesidominano un popolo in fermento: Damien O'Donovan è un giovane medicoin procinto di lasciare il suo paese,mentre attende il treno per partireverso Londra assiste ad un sopruso daparte degli inglesi che lo convincerà arestare e a combattere per l'indi
pendenza e si unisce ai rivoltosi e all'Ira(Irish Republican Army) nella brigatacomandata dal fratello. La rivolta degliirlandesi s'infiamma attraverso azioniarmate che portano a un violentoscontro con gli occupanti inglesi, finquando non giunge la notizia di un cessate il fuoco fra miliziani e soldati.Quando vengono resi noti i termini deltrattato angloirlandese, l'Ira si dividesull'opportunità o meno di accettare lecondizioni del trattato, che concederebbe all'Irlanda solo un'indipendenza parziale e molto debole.Anche all'interno della brigata di Damien si presentano due fronti interni: ilprimo, capeggiato dal fratello, sostieneche accettare il trattato porterà alla pace, garantendo la possibilità di ulteriorimiglioramenti in seguito (una rivoluzione… a tappe!); l'altro fronte, guidato da Damien propone invece diproseguire la lotta per l'indipendenzasostanziale, opponendosi al trattatoche non va ad intaccare né il reale dominio imperialista britannico sul neonato stato irlandese, consegnandolo difatto in mano a un governo fantoccio,né i rapporti di forza fra classe borghese e contadina. Inoltre è a favore dellacollettivizzazione dell'industria edell'agricoltura in una prospettiva direttamente socialista. Prevale co
munque la linea favorevole al trattato.Perciò si forma il nuovo Stato Liberod'Irlanda e l'esercito repubblicano inuniforme sostituisce quello inglese. Lafazione di Damien si sente defraudatae continua la battaglia, scoppia laguerra civile. Fra i caduti c'è anche Damien, che fatto prigioniero e rifiutatosidi indicare il nascondiglio delle armiverrà a malincuore giustiziato propriodal fratello.
Questione nazionale erivoluzione permanente
La lotta fratricida incarnata nelle duefigure di Damien e Teddy è il temaportante della narrazione, Loach siinterroga su come le classi dominantiutilizzino la tecnica del divide et impera per tenere sotto scacco le realtà inlotta. Altro tema centrale è il riformismo, non può costruirsi una paritariasocietà socialista accettando icompromessi con gli oppressori; bisogna lottare e portare avanti le proprierivendicazioni di classe anche quandovengono offerte soluzioni a prima vistavantaggiose, ma che non vanno adintaccare il reale ordine esistente.Tutto questo riporta al centro la teoriadella rivoluzione permanente e la questione dell'indipendenza nazionale:non ci può essere una reale e sostanziale indipendenza per i Paesi dipendenti(come il caso dell'Irlanda) se non mediante la rivoluzione socialista. Leborghesie nazionali non possono farealtro che obbedire al capitale imperialista e trovare soluzioni di compromesso che mascherano il permanere di unaforma di colonizzazione politica edeconomica da parte del Paese dominante (la Gran Bretagna). Gli obiettividemocratici, tra cui in primo luogo laquestione nazionale, potranno avererisoluzione nei Paesi dipendenti se esolo se convergeranno in una prospettiva di rivoluzione socialista, l'unico modo per tranciare i mille fili chelegano le borghesie nazionali all'impe
rialismo e che impediscono anche lapur minima soddisfazione delle piùelementari rivendicazioni democratiche. Non è un caso che Loach si siaoccupato di questa pagina di storiaproprio nel periodo in cui il conflittosembrava attenuatosi, il suo intento èriaprire una ferita mai suturata perrendere palese le contraddizioni insitein determinate politiche. Egli non ci risparmia immagini di impatto e crudezza visiva, come le varie tortureperpetrate dagli occupanti inglesi e poidai militari irlandesi, ma anche l'uccisione di un compagno traditore, cherappresenta il battesimo di fuoco per ilprotagonista, a dimostrazione di comele idee debbano scontrarsi con la realtàtangibile. Un grande film che intrecciavicende storiche, umane e morali e cirestituisce un messaggio di lotta,sintetizzato nelle ultime parole di Damien: «È facile sapere contro cosa sicombatte, più difficile è sapere in cosasi crede». C'è solo da imparare e mettere in pratica.
Cinema e rivoluzione
IV GIOVANI di ALTERNATIVA COMUNISTA
Puglia:dirittoallostudiosottoattacco!La demagogia vendoliana alla prova dei fattiNicola Porfido*
In un sistema economicocapitalista, nel quale l'evidente tendenza è quella diriversare il debito privato di
banche e imprese su lavoratori estudenti, la socializzazione delleperdite è ormai la politicaall'ordine del giorno. Unatendenza europea, sotto i dettami della Troika, ed italiana dove il“governo tecnico” di Monti,appoggiato bipartisan, haportato avanti delle spietate politiche che sono andate a colpireanche il mondo dell'istruzione.Certamente va ricordato l'impegno con il quale i governi politiciche l'hanno preceduto hannomarciato nella stessa direzione.La riforma Gelmini è stata solo laprosecuzione della riforma Fioroni, una politica comune acentrodestra e centrosinistra,due facce della stessa medaglia.L'attacco al mondo dell'istruzioneèincorsoancheladdovemenoce lo si aspetta: nella “gloriosa”Puglia di NichiVendola.
Scuola e università
In particolare in Puglia, il mondodell'istruzione viveva sotto idettami di una legge regionalevecchia di quasi 30 anni, quandole mobilitazioni studenteschehanno spinto il governo Vendolaalla formulazione di una nuovalegge regionale sul diritto allostudio, nel 2009. Il lavorocompiuto con la nuova legge agisce sul riordinamento dei finanziamenti delle borse di studioe sulla distribuzione delle formedi cultura extrascolastica, oltreche (solo su carta) in merito al comodato d'uso dei libri di testo ealtre agevolazioni sui trasporti.Ma di certo in questi ultimi tre
anni le lotte studentesche non sisono arrestate, a fronte di unamancata entrata in vigore effettiva della legge, rimandata di annoin anno. Dopo un'incessantemobilitazione studentesca(condotta sempre però sulla basedella ricerca di nuovi tavoliconcertativi con la Regione)escono finalmente i regolamentiattuativi. Manca però l'essenziale, ovvero il finanziamento perl'attuazione della legge. In praticala legge esiste, ma non sonodisponibili fondi per la sua applicazione (mentre la stessa giuntaVendola finanzia la scuola privatacon oltre un milione l'anno e conil consenso bipartisan). Anchesul fronte universitario la giuntaVendola è abile nei giochi di prestigio: i nuovi fondi erogati per leborse di studio copriranno il 92%degli idonei, a fronte però di unaparticolare coincidenza: da quest'anno scolastico la tassa regionale è praticamenteraddoppiata, una brutta batostaper gli studenti già colpiti dall'aumento vertiginoso delle rette diiscrizione ai corsi. Difficile saràquindi ottenere una inversione ditendenza nel numero di iscrizioni che in questo anno accademico ancora una volta hanno vistoun notevole e costante calo.
Il dramma degli alloggiuniversitari
Un'altra pesante problematicaaffligge il mondo degli studenti,in particolare i fuorisede: è laquestione alloggi. La regione Puglia in generale è già famosa per laspeculazione sugli alloggi: inquasi tutti i grossi centri cittadinidella regione si continuano a costruire palazzi e centri residenziali, lasciati peròsistematicamente vuoti e sfitti. La
più diretta conseguenza di questo è il pesante aumento deiprezzi degli immobili. Anche ilcapoluogo pugliese ha visto ilsorgere di student centers unodietro l'altro, in una politica deglialloggi universitari piuttostoambigua. Lo student center neipressi della facoltà di economia èstato il primo ad essere costruito,inutilizzato, e poi venduto a suondi milioni, ad un prezzo superiore a quello d'acquisto da partedell'Ateneo. Motivo della venditaè l'incapacità di trovare, anchedopo due bandi, una società cheavrebbe dovuto gestire la struttura. Altro student center che stentaa decollare è il Campus X di viaAmendola: 400 posti letti deiquali non è dato sapere quantisono realmente occupati. A 300metri di distanza dal suddettocampus, il Politecnico ha individuato uno student center daacquistare con i fondi Cipe. Questi fondi sono stati erogati dal governo Berlusconi nel 2011 (previaformulazione di un “Piano per ilSud” da parte dei ministri Fitto eGelmini nel dicembre 2010). Abeneficiare dell'acquisto èl'ingegnere Nicola De Bartolomeo, a capo del gruppo De Barche è tra le maggiori imprese dicostruzione della Puglia, nonchécandidato per il centrodestra alleelezioni regionali del 2010 conRocco Palese. A mediare latrattativa è l'architetto Marchitelli, delegato dal Rettore per ilDiritto allo Studio, che ha un passato importante come presidente di Città Plurale,un'associazione di chiaroorientamento di sinistra. Sorgedunque spontanea la domanda:perché il Politecnico, dato che sitratta di 35 milioni di soldipubblici, non fa il regolare bando
per l'acquisto della struttura? Masoprattutto ci si chiede perchécontinuare a progettare e acomprare student center, se quelligià esistenti vengono abbandonati ancora prima di essere inaugurati. In tutto questo, gli unici aguadagnarci sono i proprietari dicasa che affittano, quasi sempreal nero, un posto letto anche per350 euro al mese. Spese escluse,ovviamente.
La battaglia dei Giovanidi Alternativa ComunistaAlternativa comunista crede chesia chiaro che qualunque programma di qualunque governo,non può avere che un'unica direzione: quella di continuare l'austerity. Rimanere negli stessischemi politici di gestione dellascuola significa solamente continuare a tagliare la spesa sociale,continuare nell'aumentare latassazione e continuare a negare
diritti e rappresentanza per lavoratori e studenti. Il tutto mentre lefamiglie sono costrette a spendere sempre più per sostenere l'attività didattica erosa edequalificata dai continui tagli.Le tasse universitarie aumentanodi anno in anno mentre i marginiper ottenere le borse di studios'assottigliano sempre di più.L'ultimo attacco del governoMonti ad esempio parla chiaro:riduzione del 92% del fondo integrativo nazionale per le borse distudio. Per questo oggi èimportante continuare a lottare,approfittando dell'impasseparlamentare per conquistareterreno rispetto agli attacchisubiti dal mondo della scuola edel lavoro. Fermarsi proprioadesso sarebbe una sconfitta. IGiovani di Alternativa comunistalavorano per costruire un frontecomune operaistudenti perfronteggiare la crisi e la guerra so
ciale della Troika e avanzano unprogramma a difesa dell'istruzione pubblica e per la liberazione dei saperi dalle logichemercantilistiche. In particolare alcentro della nostra battaglia, c'èla rivendicazione di un redditostudentesco, come primo passoin direzione dell'emancipazionedellostudentedaunacondizionedi sfruttamento e impotenza: unreddito indiretto che possa garantire il comodato d'uso dei libridi testo e l'accesso libero egratuito a trasporti, mense,alloggi per fuorisede e luoghi dicultura. Un reddito studentescoche dovrà essere finanziato mediante la cancellazione di tutti ifinanziamenti a scuole private,missioni di guerra e grandi opereinutili come il Tav in Valsusa o ilMuos in Sicilia. (14/4/2013)
*Giovani di AlternativaComunista Bari
««LLaa QQuuaarrttaa IInntteerrnnaazziioonnaalleepprreessttaa ppaarrttiiccoollaarree aatttteennzziioonneeaall llaa ggiioovvaannee ggeenneerraazziioonnee ddeellpprroolleettaarriiaattoo..TTuuttttaa llaa ssuuaa ppoolliittiiccaa ssii ssffoorrzzaaddii iinnffoonnddeerree nneellllaa ggiioovveennttùù llaaffiidduucciiaa nneellllee pprroopprriiee ffoorrzzee eenneell ffuuttuurroo..SSoolloo ii ll ffrreessccoo eennttuussiiaassmmoo ee lloossppiirriittoo bbeellll iiccoossoo ddeellllaaggiioovveennttùù ppoossssoonnoo ggaarraannttiirree iipprriimmii ssuucccceessssii nneell llaa lloottttaa;;ssoolloo qquueessttii ssuucccceessssii ppoossssoonnoorriippoorrttaarree ssuull llaa ssttrraaddaa ddeellllaarriivvoolluuzziioonnee ii mmiiggll iioorrii eelleemmeennttiiddeell llaa vveecccchhiiaa ggeenneerraazziioonnee..CCoossìì èè ssttaattoo ee ccoossìì ssaarràà..»»
Lev TrotskyProgramma di transizione
LLaa RRiivvoolluuzziioonnee ssii ppuuòò ffaarree!!
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PROGETTO COMUNISTA Maggio Giugno 2013 9
Alternativa Comunista alle elezioni comunali diVicenzaIntervista a Raffaello Giampiccolo,candidato sindaco per il PdAC
Il PdAC si presenta alleelezioni amministrativeaVicenza,puoi spiegare ilsignificato di questa
scelta?Vogliamo portare, anche nelloscontro elettorale, una proposta a favore dei lavoratori e dellemaggioranza sociale della città,vogliamo soprattutto propagandare il programma del partito. Vogliamo parlare dellanecessità di una risposta di classe dei lavoratori contro le guerremilitari e sociali dei padroni edella necessità di costruireun'alternativa socialista e rivoluzionaria, un governo dei lavoratori. La città di Vicenza èinserita nel cuore del famosoNord Est ed è stata per decennitra le aree maggiormente industrializzate, ma ogni giorno dipiù risulta evidente che la crisicapitalistica sta colpendoanche questa città con licenziamenti, precarietà, disoccupazione giovanile e un costanteattacco ai diritti dei lavoratoripubblici e privati. La borghesiavicentina tenta di fare pagare lacrisi proprio ai lavoratori, aglistudenti e ai pensionati poveridella città, per i quali nulla dibuono è venuto e verrà dalsindaco Achille Variati, esponente del Pd (Partito democratico). Ma il Pd non è l'unicopartito di riferimento dellaborghesia vicentina, che,infatti, si esprime anche nel Pdle nella Lega. Anche il Movimento 5 Stelle non fornisce unarisposta reale, per i lavoratori,alla crisi, essendo un movimento che, nei fatti, non mettein discussione il sistema esistente, mescolando in modoconfuso varie istanze anchecontrapposte, e soprattuttoaccettando il capitalismo, cioè il
sistema economico che è causadi crisi, miseria, precarietà,disoccupazione, inquinamento, disastri ambientali,guerre. La nostra è l'unica lista ilcui programma è incompatibilee alternativo al capitalismo.
Il sindaco Variati diceva di nonvoler essere chiamato sindacosceriffo, ma nei fatti lui e il suoassessore alla sicurezza DallaPozza, si sono distinti proprioper ordinanze repressive. Puoiesplicitare la posizione delPdAC rispetto a quest'argomento?Con varie ordinanze e le relativemulte, con la continua installazione di telecamere e con ilcontinuo pattugliamento dellestrade da parte della polizia locale si è svelata la vera indole diquest'amministrazione, che è afavore dei ricchi mentre chi èpovero o è scappato da altri Paesi a causa di guerra e fame èconsiderato un ospite sgradito,da emarginare e possibilmenteallontanare. È con le telecameree con la caccia a mendicanti chel'amministrazione Variati vuolenascondere il reale problema didisagio sociale che esiste a Vicenza. L'assessore Dalla Pozzavuole fare «diventare Vicenzauna delle città guida dal puntodi vista della video sorveglianzae della sicurezza». Noi affermiamochenonèquestalasicurezzadi cui c'è bisogno. La vera sicurezza si ottiene con la giustiziasociale.
Per il 4 maggio è programmataa Vicenza una manifestazionecontro l'apertura della nuovabase militare “Dal Molin DelDin”...Il Partito di alternativa comunista ha da sempre sostenuto le
iniziative del movimento vicentino contro le basi di guerrae ha sempre contestato lacomplicità di quelli che hannopreso parte, più o meno attivamente, alla svendita della lottacontro la costruzione della nuova base Dal Molin e che si sonoaccontentati di aver strappato,dopo anni di battaglie, unsemplice pezzo di terra adiacente alla base che qualcuno haavuto il coraggio di chiamareParco della Pace, opera dicompensazione che è stata voluta fortemente dal sindacoAchilleVariati. È necessario nonscendere a patti con le istituzioni, è sbagliato concertare,accettare compromessi ecompensazioni. Il 4 maggio saremo alla manifestazione perribadire che la battaglia controle basi di guerra deve avere il coraggio di indicare il grande responsabile dell'esistenza didisoccupazione, fame e guerre,e cioè il capitalismo.
AVicenza ci sono in campo duealtre grandi questioni che travalicano il carattere locale ehanno una valenza nazionale,il Tav e la privatizzazione diAim, la società municipalizzata che amministra trasporti, rifiuti, distribuzionegas ed energia elettrica.Comune, Provincia, Confindustria, Confartigianato e Confcommercio hanno promosso epresentato lo scorso anno unostudio di fattibilità per la costruzione della nuova linea ferroviaria ad alta velocità nella cittàdiVicenza. Il Partito di alternativa comunista respinge questoprogetto: aVicenza è necessariocollegarsi con la battaglia dellaVal di Susa, unendo le varieistanze contro la base militare e
contro le privatizzazione deiservizi in un'unica battaglia. Perquanto riguarda la privatizzazione di Aim, il sindaco Variati el'amministratore unico di Aim,Paolo Colla, hanno affermatoche «Aim può navigare nel libero mercato portando beneficioe ricchezza alla città». Significa,in realtà, creare le condizioniper mettere in discussione la gestione pubblica diretta dienergia, igiene ambientale, trasporti. In questa vicenda grandeè la responsabilità dei sindacati,soprattutto della Cgil, che haacconsentito, con Cisl e Uil,all'ingresso nel “liberomercato”, incassando il plausodell'azienda.
La tua storia personale è unastoria che ha conosciuto sofferenza ed emarginazione, a chiti rivolgi nella tua campagnaelettorale?Mi rivolgo innanzi tutto ai lavoratori, fra i quali sono semprevissuto, nativi ed immigrati, evoglio rivolgermi anche, in generale, a tutti gli oppressi. La crisi del capitalismo, accanto adun aumento dell'arricchimentodi una stretta minoranza di famiglie di capitalisti, staportando la maggioranzadell'umanità alla disperazione:sono aumentati i drammi sociali come le violenze in famiglia esulle donne, l'abuso di psicofarmaci, di droghe pesanti ed'alcool. Io provengo da unpercorso di comunità terapeutica. Iscrivermi al partito ha significato anche decidere che ènecessario fare lo sforzo ditentare la strada della lucidità edella consapevolezza rivoluzionaria. In un mondo nel qualemolto è profitto e falsità, abbiamo il compito di rimanere svegli
e lucidi, di cercare la consapevolezza a tutti i costi. Sotto larossa bandiera della rivoluzionesocialista, accanto alla classeoperaia, che ha il ruolo centralenel processo di trasformazionedella società e che sarà il motoredella rivoluzione, ci sarannotutti gli oppressi. Il programmadel PdAC, che è sezione italiana
dellaLitCi,Legainternazionaledei lavoratori Quarta Internazionale,uniscetutteleistanzediliberazione e di riscatto: è questo il programma, quindi ilpartito, che voglio rappresentare, insiemeaglialtricompagni,aVicenza, nella tribuna dellacampagna elettorale.(11/4/2013)
ElezioniaBarletta:unarispostadiclasseallacrisiIntervista a Michele Rizzi,candidato di Alternativa comunistaa cura diPasquale Gorgoglione
Il 26 e 27 maggio si votaanche a Barletta per l'elezione del sindaco e per ilrinnovo del Consiglio co
munale. Alternativa Comunista schiera Michele Rizzi, giàpresente alle scorse elezionidel 2011, animatore in questianni delle principali lotte operaie, unica voce della sinistrarivoluzionaria in città.
Michele,il Partito di alternativa comunista a Barletta rivendica il ruolo di una forzapolitica all'opposizione. Come mai? Eppure il sindacouscente Maffei è stato sfiduciato...Non bisogna confondere i giochi di potere tra diversi settoridellaborghesiadaunlatoeunavera opposizione di classedall'altro, basata su un'idea disistema totalmente alternativa. A Barletta il centrosinistragoverna da tempi immemori el'opposizione di centrodestra èstata sempre complice di unavera e propria rapina che si èconsumata ai danni della classe lavoratrice e del territorio. Lastessa sinistra riformista,rappresentata in consiglio daRifondazione comunista, haincarnato l'emblema del servilismo e della subalternità aquelle politiche borghesi cheper anni hanno fatto della cittàl'“El Dorado” di sfruttatori epalazzinari senza scrupoli.Nella scorsa legislatura non hamai battuto ciglio. Non lo hafatto quando le fabbriche chiudevano e delocalizzavano,quando il Comune finanziaval'insediamento dell'universitàprivata Lum, quando distese
interminabili di cementodistruggevano il territoriosenza garantire una casa ai lavoratori, nemmeno quandosono emerse chiare le responsabilità politiche dellagiunta e del sindaco nella strage del lavoro che ha tolto la vitaa quattro operaie. Alternativacomunista invece è stato l'unico partito ad opporsi e a prospettare soluzioni nelle quali ilavoratori, i giovani, i disoccupati, gli immigrati e tutti glisfruttati possano assumere susé stessi il ruolo non dispettatori, ma di attori.
Una nuova stagione di protagonismo di classe, potremmodire. Non rischia diconfondersi con il protagonismo dei cittadini teorizzatodal M5S?IlbluffreazionariodiGrillononpuò reggere a lungo, così cometutte le illusioni interclassistedella storia non hanno mai risolto il conflitto tra capitale elavoro a favore dei lavoratori.InognicasoaBarletta,ancheseè probabile che si presentinoalle elezioni, i grillini si vedonomolto poco. La loro è unaforma di cretinismo informatico ancor prima che parlamentare. Non si vedono nellelotte che determinano il futuroprossimo dei lavoratori e dellacittà e pensano che si possanofare rivoluzioni con un“mi piace” su facebook o alzando lamano in Consiglio comunale.Messi alla prova si sciolgonocome neve al sole, non hannosostanza. Senza l'alternativa dipotere e di classe al dominioborghese non si fa cherafforzarlo, allontanando ilmomento della sua caduta.
Allora qual è il senso dellapartecipazione del PdAC alleelezioni borghesi? Non èanche quella la legittimazione di un sistema?Lo sarebbe se partecipassimoalle elezioni nel bel mezzo diuna rivoluzione, con il popoloche contende nelle piazze (enon su facebook) il potere allaborghesia. In Italia, sebbene ilmalessere popolare diventiogni giorno più concreto, gliargini predisposti dal vecchiopotere stanno attutendo ilcolpo. Mi riferisco agli arginipolitici, sociali ed economici.Per spezzare la camicia di forzache imbriglia la classe lavoratrice e le impedisce diprendere il potere c'è bisognodi un partito rivoluzionarioche smascheri le illusioni politiche di riforma del sistema,che si contrapponga allapolverizzazione sindacalespesso condizione necessariasolo per la sopravvivenza dipiccole burocrazie, che denunci l'interesse del padronato, sostenuto dai governi, adanestetizzare i lavoratori durante la fase del licenziamentoattraverso l'erogazione degliammortizzatori sociali, cassaintegrazione in primis. L'operato del PdAC, in questi anni dipartecipazione alle elezioni,sta a dimostrare proprio questo: Alternativa Comunistareinveste ogni progresso, ottenuto attraverso l'attenzionemediatica in fase elettorale,nella crescita delle lotte, nellariorganizzazione della classelavoratrice, nel rafforzamentodel partito rivoluzionario.
Dunque una concezione leninista delle elezioni?Certo. Utilizziamo le elezioni
come tribuna attraverso cuipropagandare il programmarivoluzionario, non certo persegnalare, come fanno solitamente i movimenti civici, questa o quella buca nel mantostradale.
Non si rischia di perdere ilcontatto con la realtà locale eparlare solo di massimi sistemi?Al contrario, gli esempi localicostituiscono l'esperienzatangibile delle masse dellecontraddizioni del capitalismo, dell'impotenza dellapolitica borghese a offrire soluzioni ad esigenze talvoltaanche modeste, addiritturabanali se viste in relazione aiprodigi della scienza, ma co
munque vitali per la maggiorparte della popolazione.
E Barletta che spaccato offre?Barletta è la città tristementenota per la strage del crollo diun opificio che ha risucchiatola vita di cinque persone, di cuiquattro giovani operaie adottobre 2011. Una vicendaterribile e mostruosa e dai trattiassurdi: delle ruspe che, contutte leautorizzazioniedinullaosta delle autorità competenti,abbattono pezzi di borgo ottocentesco per lasciare spazio anuova edilizia speculativa,spazzano via la palazzina cheospita un opificio fantasma,ammazzando quattro lavoratrici in nero. Una tragediache ha voltato definitivamente
la pagina di storia nella qualeBarletta era la ricca città industriale del Sud Italia e l'ha catapultata in un presente fatto diemigrazione di massa dei giovani alla ricerca di un futuro, diprecarietà, di lotta per la sopravvivenza, di inquinamentodell'ambienteedistruzionedelterritorio, di disperazione dianziani e disoccupati. Parlaredi cultura, di educazione, diarte, di bellezza e di vita in unsimile contesto è atterrare daMarte. Solo una alternativa radicale e di sistema può offriresoluzioni ai disastri del capitalismo e restituire dignità aglisfruttati. (14/4/2013)
ELEZIONI AMMINISTRATIVE
10 Maggio Giugno 2013 PROGETTO COMUNISTALOTTE E MOBILITAZIONI
a cura diPatrizia Cammarata
In questi giorni si staparlando di un'imminente manifestazionedei lavoratori immigrati
che a maggio scenderanno inpiazza organizzati dal sindacato Cub (Confederazioneunitaria di base). Qual è lapiattaforma di questa manifestazione?Abbiamo intenzione di non faredormire il Parlamento fino aquando non sarà annullata lalegge BossiFini. La protesta èfissata per fine maggio, la dataprobabile è sabato 18 maggio.Organizzeremo, con ogni probabilità, due manifestazioni,una a Milano e una a Roma, e faremo appelli per l'organizzazione di presidi in tutte le città.In Italia le leggi che riguardanol'immigrazione sono continuamente peggiorate, i lavoratoriimmigrati e le loro famiglie sono sempre nel mirino del potere. Sono numerosi i partiti che,con il sostegno d'alcuni sindacati e spesso con il sostegno
della Chiesa, affermano di volerdifendere i lavoratori immigratima, ormai, gli immigrati noncredono più a queste false promesse. Una cosa sono le parole,un'altra la realtà: alla fine nessuno di quei partiti, nei fatti, si èopposto alle proposte diConfindustria. Gli immigrati sisono accorti che i sindacaticoncertativi e i partiti che sonostati al governo, o che hannoappoggiato i governi che si sonosucceduti, sono al servizio degliinteressi di Confindustria. Gliimmigrati sapevano da subitoche era necessario difendersidalla Lega Nord, ma ora hannocapito che devono difendersianche dai partiti di centrosinistra e dai sindacati concertativi.
A chi rivolgete l'appello a costruire questa manifestazione? E qual è il vostro obiettivo?Con la manifestazione dimaggio vogliamo chiamaretutti i sindacati di base e di lotta,tutti i movimenti che condividono la nostra battaglia a sottoscrivere una piattaforma il cuiobiettivo è quello di buttare via
la legge BossiFini. È questa lamaggiore urgenza per gli immigrati. A causa della crisi economica del capitalismo e lemigliaia di licenziamenti, la vita dei lavoratori italiani è difficile e gli italiani stannoprecipitando nel baratro dellapovertà e della disperazione;ma gli immigrati sono disperatigià da molto tempo. Quando unimmigrato perde il posto di lavoro non ha solo il dramma dellicenziamento: c'è gente nascosta che non può muoversida casa perché il permesso disoggiorno è legato al contrattodi lavoro. Il nostro obiettivo èbuttare via la legge BossiFiniche lega il permesso disoggiorno al contratto di lavoro. Nel momento in cui Napolitano e Turco hanno iniziato ilricatto (la legge TurcoNapolitano, varata da un governo dicentrosinistra col voto a favoredel Prc, ndr), anche i contrattidei lavoratori italiani sonopeggiorati, perché quando c'èun attacco non respinto a unaparte della classe lavoratrice, siottiene il risultato che il peggioramento delle condizioni dialcuni trascina verso il bassoanche gli altri. A mano a manoche gli immigrati erano colpiti esenza difesa, c'è stato unabbassamento generale dei diritti. Senza difendere i lavoratori immigrati quest'attacco si èrivolto anche ai lavoratori italiani. La natura del rapporto dilavoro è cambiato, soprattuttoattraverso le cooperative.
C'è un attacco pesante chetutti i lavoratori stanno vivendo, penso ad esempio alblocco dei contratti per i lavoratori del settore del Pubblico
Impiego, ai tagli della Sanità edella Scuola Pubblica, ai licenziamenti nelle fabbriche,al costo della vita in continuoaumento a fronte di un impoverimento generale. Pensi chela Cub riuscirà, nella protestadi maggio, a coinvolgere anchei lavoratori italiani?Nelle loro piattaforme i sindacati concertativi mettono tuttele cose insieme ma, se la lottanon è ad oltranza, è spesso unmodo per non affrontare il problema. La cosa fondamentaleper noi ora è riuscire ad affossare la legge BossiFini. Per questo abbiamo chiesto alla Cub disvolgere un ruolo percoinvolgere tutti i lavoratori.Noi vogliamo un blocco dibattaglia insieme ai lavoratoriitaliani ma bisogna essereconsapevoli che nel caso dei lavoratori immigrati c'è unadoppia sofferenza. Al momentola parola d'ordine sulla quale ciconcentriamo è: abrogazioneimmediata della legge BossiFini.
Secondo te il sindacalismo hala responsabilità di organizzare la resistenza su scala
internazionale per costruire,attraverso le lotte, le necessarie trasformazioni sociali?Devono farlo altrimenti i sindacati moriranno. È necessariaun'avanguardia sindacale a livello internazionale, le fabbriche chiudono perché mancauna difesa. Ho partecipato, come Cub Immigrazione, a Parigi,in marzo, all'incontro internazionale del sindacalismocombattivo, promosso dalsindacato brasiliano CspConlutas, da Solidaires diFrancia e dalla Cgt spagnola.All'incontro hanno partecipatole organizzazioni sindacali diuna quarantina di Paesi e c'erala presenza di oltre 250 delegatiprovenienti da tutti i continenti. È nata, in quell'occasione, una “Rete SindacaleInternazionale di Solidarietà edi Lotta”. È stato, a mio avviso,un passo indispensabile emolto importante.
Pensi che la dirigenza dellaCub, non solo della Cub immigrazione, ma anche degli altrisettori (scuola, sanità, pubblico impiego, ecc.) si stia muovendo in tal senso?
La Cub ha questa vocazioneinternazionale e comunquenessuno può vincere la sfidaodierna a livello locale. Come sipuò pensare di vincere le battaglie contro i provvedimentidettati dal Fondo monetariointernazionale e dalla Bancacentrale europea rimanendo alivello locale? Da sola un'organizzazione non può farcela, civuole un coordinamentointernazionale, con comunipunti rivendicativi. Siamo difronte ad un cancro che non sipuò curare con un semplicemedicinale. La Cub immigrazione vuole agire a livello localema anche a livello nazionale,europeo e internazionale. Allostesso tempo ci deve essere unavisione complessiva,all'interno della Cub, in tutti isettori, per non dividere i lavoratori. Per la manifestazione dimaggio facciamo appello apartecipare a tutti i settori dellaCub, ma anche un appello atutti i sindacati di basecombattivi. Scendiamo inpiazza insieme contro la leggeBossiFini! (2/4/2013)
GliimmigratiscendonoinpiazzacontrolaleggeBossiFiniIntervista a MoustaphaWagne,responsabile nazionale Cub immigrazione
Intervista a cura diNicola De Prisco
Purtroppo parlare di Eavbus oggi significa parlaredi una storianient'affatto straordina
ria nel contesto italiano; uno deisettori maggiormente colpitidalla crisi è proprio quello dei trasporti. E dati i 500 milioni di debiti verso l'insieme delle aziende aesso addette, nella regioneCampania il problema è particolarmente grave. In questi mesisiamo stati in un paio di depositi,per tastare il polso della situazione e per sentire quelle voci chetroppo spesso in queste situazioni, purtroppo molto diffuse,vengono immerse in un colpevole silenzio mediatico. Purtropponeanche questo silenzio èstraordinario. Con questo articolo cerchiamo di far emergerequalcuna di quelle voci. Abbiamointervistato Vincenzo e Patrizio,dipendenti dell'Eavbus.
Buonasera Vincenzo, vorremmo
spiegare ai nostri lettori qual è lavostra situazione.Vincenzo: «Tutto parte dal taglioalla spesa pubblica a livello nazionale. Il governo centrale tagliai fondi alle regioni, le regioni tagliano i fondi alle aziende: chiaramente non arrivano fondi perl'acquisto di autobus nuovi,quelli che ci sono invecchiano, siusurano e diventano inutilizzabili. Io sono un conducente, eproprio in questo momento sonorientrato perché il pullman davasegni di malfunzionamento.Questo non riguarda solo l'Eav,ma un po' tutte le aziende dei trasporti in Campania: c'è La Sitache è in cattive acque, l'Acms, laCstp. Insomma, un po' tutti.Sempre per la mancanza di fondi.Il materiale che c'è si usuragiorno per giorno».
Aspetta un attimo. Partiamoprima dello stato dell'azienda. Èfallita,giusto?V: «Sì. La sentenza del Tribunale èarrivata nella notte tra il 16 ed il 17Novembre scorso, per 600 mila
euro di debiti non onorati. C'è dadire che già da mesi ci si arrangiava, non ricevevamo lo stipendio(la cui indicizzazione era fermadal 2007) da alcuni mesi. L'Eavbus è stata data in comodatod'uso gratuito all'Eav Holding(1) esono stati messi sulla graticola1300 lavoratori con le loro famiglie».
Patrizio come avete accolto lanotizia?Patrizio: «Ti lascio immaginare.È difficile raccontare a parolequei momenti. Ti posso dire soloche abbiamo avuto la sensazionedi non avere tempo per disperarci. Dovevamo reagire. Quelgiorno stesso, a via Nuova Agnano sono stati occupati i binaridella Cumana. Lo stesso hannofatto i colleghi di Sorrentoqualche giorno più tardi. I mesitra novembre e dicembre sonostati caratterizzati da diversegiornate di lotta genuine e radicali. Spesso anche fruttodell'improvvisazione: in una diqueste abbiamo occupato i binari della stazione di Napoli Centrale, un'altra volta abbiamobloccato l'uscita dell'A3 NapoliSalerno. Alcuni di noi hanno ricevuto anche delle denunce».
La repressione non ha tardato afarsi sentire insomma...P:«Decisamente no. Ci sono statedelle cariche, e qualcuno di noi èstato portato in caserma».
Vincenzo,e i sindacati?V: «Tolto qualche collega, che sidà da fare in maniera genuina edisinteressata, in generale buonaparte del tempo l'hanno passatoin silenzio assoluto. Non pervenuti. Infatti quelle azioni di cuiparlava prima Patrizio sono state
assunte dai lavoratori scavalcando le varie burocrazie, chehanno anche stigmatizzatoquelle iniziative di lotta dicendosi“ contrari a ogni forma di protesta rivolta contro icittadiniutenti”. Ma io mi chiedo, chi è veramente contro gliutenti? i lavoratori che lottanoper difendere i trasporti pubblicio i sindacati venduti che paralizzano la lotta, contribuendoallo smantellamento dei servizipubblici?»
Patrizio sei d'accordo?P:« Decisamente sì. Pensa che Cisl, Uil e Ugl si sono schierati per il“Sì” al referendum...»
Cosa si chiedeva con questo referendum?P: «Prima di rispondere a questadomanda è necessario fare unpasso indietro. Diciamo innanzitutto che il comodato d'uso sarebbe scaduto a gennaio e ilgiudice si sarebbe dovuto pronunciare in merito al ricorso presentato dall'azienda contro ilfallimento della stessa. La regione nel frattempo ha avanzato laproposta del nuovo Piano Tecnico Gestionale, che prevedeva trale altre cose, il ricorso ai contrattidi solidarietà e l'abolizione deicontratti di secondo livello, oltrea tagli sulle spese per l'assicurazione su 27 pullman, e per il gasolio, complessivamente stimatisul milione di euro. A questo vaaggiunto anche il taglio di 730 mila Km all'anno che l'aziendaavrebbe dovuto coprire. Tradottoin soldoni significa un taglio minimo del 10% sui nostri salari,esuberi in vista, e un servizioancora peggiore per gli utenti. Epoi saremmo noi quelli che...»V: «Col Sì al referendum si
accettavano queste condizioni ela controparte si sarebbe impegnata a non far fallire l'azienda e afarla rimanere pubblica. EffettivamentehavintoilSì,solochenelfrattempo la curatela fallimentare ha disposto che chiunque paghi 400 mila euro il primo anno e600 mila il secondo, avrebbe ottenuto il comodato d'uso dell'Eavbus, aprendo di fatto allaprivatizzazione! Alla faccia del referendum. Intanto i contratti disolidarietà sono partiti e lasentenza di rinvio in rinvio èslittata al 19 aprile…
Il presidente della RegioneCampania, Caldoro, e l'assessore ai trasporti, Vetrella (Pdl),hanno parlato di “gesto di responsabilità” da parte dei lavoratori che hanno votato a largamaggioranza per il “Sì”. Comecommentate queste parole?V: «I signori dimenticano di direuna cosa importante: che il referendum è stato indetto circa 12ore prima della sua realizzazione,e che quindi moltissimi colleghinon sapevano nemmeno dellasua esistenza; infatti la partecipazione è stata bassissima. Lamaggioranza di quelli che hanno
votato, poi, è stata avvertita giusto 34 ore prima: neanche iltempo di leggere l'accordo... Èstata una cosa vergognosa!P: «Io voglio dire a Caldoro e allasua giunta che se avesserocercato gli sprechi dove effettivamente sono, e se avesse tagliatogli stipendi dei dirigenti, i vari Pepe, Ossorio, Pomicino, Casizzone, Polese, che si aggirano tuttiintorno ai 180 mila euro, forse noinon saremmo in queste condizioni. Ma non si tratta solo diCaldoro, sono decenni che le varie amministrazioni regionali, dicentrodestra e centrosinistra,mangiano alle nostre spalle. Ecome al solito, quando scoppia ilcaso, nisciun sap nient. Sonodelle lote (ndr, trad: escrementi) esi dovrebbero vergognare!
Nota
(1) L'Ente Autonomo Volturno(Eav) è dal 2001 una holding checontrolla gran parte delle societàdel trasporto pubblico localecampano, tra le quali, Circumvesuviana, SEPSA, MetroCampaniaNordEstedEavbus.Letreaziendeferroviariesonostateincorporateper fusione nel dicembre 2012.
Regione Campania: l'Eavbus è fallitaLa parola ai lavoratori dei trasporti, tra i più colpiti dalla crisi
PROGETTO COMUNISTA Maggio Giugno 2013 11DAL TERRITORIO
Gianmarco Catalano*
Lo scioglimento perinfiltrazione mafiosa dialcuni comuni sicilianioffre lo spunto per
un'analisi di classe della vicendaal fine di evidenziare e ricondurrea sistema, accanto al ruolo svoltoin questo contesto dallo Stato, iperversi intrecci economici chelegano insieme poteri mafiosi,imprenditoria e amministrazionicomunali borghesi. Dei tre comuni commissariati per mafia,Mascali (al secondo scioglimentoin vent'anni), Polizza Generosa eAugusta, scegliamo di focalizzarel'attenzione su quanto emerso inquest'ultima cittadina del siracusano, rappresentando a nostroavviso un caso esemplare, seppurin piccolo, delle perverse degenerazioni del sistema capitalistache a tutti i livelli – specie in unafase di crisi – mostra il suo carattere predatorio e accentua lasua deriva criminale.
Il retroscena: gli accordielettorali con le cosche
mafiose
La decisione del Consiglio deiministri di sciogliere il consigliocomunale megarese arriva altermine di una lunga indagineamministrativa condotta da unacommissione prefettizia che permesi ha rovistato negli archivi comunali, esaminando gli ultimi 30anni di attività amministrativa.Ad affiancarla, sul terreno penale,l'inchiesta della direzionedistrettuale antimafia cataneseche, lo scorso dicembre, haemesso 14 avvisi di conclusionedelle indagini preliminari, pervoto di scambio aggravato econcorso esterno nell'associa
zione mafiosa Nardo di Lentini, acarico di notabili politicanti siracusani, tra cui proprio l'ex sindaco di Augusta MassimoCarrubba, in quota Partito democratico, insieme all'allora suo assessore Luigi Giunta con delegaagli affari cimiteriali e ad unconsigliere comunale militantenelle file del Movimento per l'autonomia. L'accusa formulata daigiudici è di essere scesi a patti conla cellula mafiosa megarese legata al clan Nardo di Lentini – chenel 2003, tra l'altro, era riuscita afar eleggere un suo componentedi spicco risultato il più eletto inconsiglio – per ottenere unappoggio elettorale in occasionedel ballottaggio alle elezioni comunali del 2008. Come contropartita, sindaco e assessoreavrebbero fornito agli esponentidella cosca mafiosa locale uncollegamento extra istituzionaleper garantirgli l'accesso ainformazioni relative a programmi e appalti da manovrare.
Politica istituzionale,mafia,imprenditoria:
affari in“comune”
La fitta rete di rapporti economici, clientele e amicizie del comitato d'affari e delle famiglieborghesi che governano de factola città si è sviluppata, a partirealmeno dalla fine degli anni '80,senza soluzione di continuità e inperfetta sintonia con l'alternanzadi schieramenti di centrodestra ecentrosinistra. Nulla sfuggiva allapiovra: dagli appalti, passandoper la gestione dei rifiuti, alla speculazione edilizia favorita da unpiano regolatore non aggiornatoe dalla remissività di consigli comunali che si limitavano a ratificare i piani di lottizzazione già
decisi all'esterno nell'interessedei palazzinari locali impegnati arealizzare profitti attraverso lacementificazione selvaggia e laconseguente distruzione dellebellezze territoriali. Un sistemafamelico che non risparmiavanemmeno il cimitero, attraversoil controllo della realizzazione dicappelle e loculi privati, con l'assessore Giunta nel ruolo di manager. Il risultato è che ottodefunti rimangono oggi in attesadi sepoltura, perché gli affari degli “speculatori delle tombe” nonhanno lasciato spazi pubblici achi non dispone di risorse finanziare tali da potersipermettere il tempietto di famiglia.
L'ipocrisia dello Statoborghese e lo storico
alleato mafioso
Vale la pena aggiungere che, nellastessa provincia, a circa un annofa risale lo scandalo che hacoinvolto la procura di Siracusa,in cui alcuni magistrati intrattenevano affari e coltivavano amicizie interessate conavvocatiimprenditori e alcontempo referenti della grandeindustria petrolchimica. Gli stessi magistrati che avevano guidatoimportanti processi ai criminicommessi dalle multinazionalidel petrolio nel Siracusano, sfociati in un nulla di fatto, o meglionella garanzia della totale impunità per i padroni industriali responsabili dell'inquinamento,dello scempio ambientale e deimorti di cancro nel triangoloindustriale AugustaPrioloMelilli.Tutto ciò dimostra, in terminimarxisti, che è la base materiale,caratterizzata dall'egemonia deipotentati economici borghesi, a
determinare la sovrastrutturapoliticoistituzionale, in manieraben più immediata e tangibilenelle realtà dei piccoli comuni. Inquesto scenario, la mafia non faaltro che svolgere il suo ruolo disempre: scendere a patti, allearsie intrattenere affari con la classedominante. Un rapporto di reciproco scambio funzionale alconsolidamento del potereborghese e dei suoi agenti politici. Per questo, il commissariamento per mafia del comune diAugusta, deciso dal dimissionario governo tecnico impostodalla Troika, rappresenta solo iltipico intervento di pulizia delloStato nelle sue periferie istituzionali, mascherato dalla ipocritaparola d'ordine del ripristinodella legalità, che avviene tutte levolte in cui la corruzione, leconnivenze e le ovvie contiguitàdell'apparato istituzionale colpotere economicomafioso,
emergono in superficie, provocando pubblico scandalo e minando la credibilità della vulgataborghese sulla bontà di un ordinesociale in realtà basato sul dominio di classe. Tutto ciò dimostrache a nulla serve sciogliere un comune per infiltrazioni mafiose sepoi si lascia intatta la base economicaeil tessutosocialedicuiessoè inevitabilmente espressione.14/4/2013
Un'unica via d'uscita:l'unità di classe contro
mafie e borghesia
Per non cadere allora nell'antimafia della retorica interclassista, occorre piuttosto andare allaradice del fenomeno mafioso,individuando la sua genesinell'ingiustizia di una società divisa in classi. Perché se la mafiarappresenta storicamente per laborghesia un alleato funzionale
al mantenimento del suo dominio, la lotta alla criminalità organizzata non può prescinderedalla lotta di classe. A riprova chel'unica via per sconfiggere definitivamente i poteri mafiosi èdistruggere questo sistema capitalista che li tiene subdolamentein vita. Alla luce di quest'analisi,riteniamo sterili e demagogici gliappelli all'unità di una genericasocietà civile. Il nostro richiamo èinvece ancora una volta indirizzato all'unità di classe: dei lavoratori che non si arrendonoall'oppressione mafiosa dei rispettivi padroni, dei precari e deidisoccupati in lotta, dei giovani edegli studenti che hanno in séquell'animo rivoluzionario necessario per conquistare unmondo libero dallo sfruttamentoe da tutte le mafie.
*PdAC Sicilia
Per l'unità di classe contro mafia e capitalePolitica,imprenditoria e malaffare in Sicilia
Nello Marcone
Avolte sembra quasi chesia passata solo perchéi giornali non ne parlano oppure perché, pas
seggiando per le strade delleprincipali città, non si intravedono cumuli di immondizia. Eppure l'emergenza rifiuti inCampania resta assai diffusa, soprattutto in questa fase di profonda crisi economica.
Le cause del fenomeno
Possiamo dividere le cause in duemacrocategorie: quellecontingenti e quelle strutturali.Le prime possono essere in parteindividuate nei ritardi nella preparazione di discariche idonee,avvenute solamente dal 2003;nell'inadeguato trattamento deirifiuti urbani negli impianti diproduzione di combustibile derivato dai rifiuti (cdr), originariamente costruiti e gestiti dasocietà del Gruppo Impregilo; neiritardi nella costruzione diimpianti di compostaggio dellafrazione organica dei rifiuti proveniente dalla raccolta differenziata e, infine, nei bassi livelli
medi della stessa. Le secondeappartengono al modo di produzione capitalistico stesso: si produce troppo e male, permassimizzare i profitti di pochi enon per le esigenze della collettività, della sua salute edell'ambiente. Come si puòpensare, ad esempio, di ridurre ilconsumo della plastica quando lemultinazionali del petroliocontrollano una fetta enormedell'economia mondiale?
La situazione degliimpianti
Gli impianti di tritovagliaturacampani sarebbero da soli in grado di gestire anche più delquantitativo di rifiuti indifferenziati prodotti ogni giorno inregione: in altri termini laCampania è assolutamente autonoma dal punto di vistaimpiantistico, solo che questiimpianti non sono mai stati fattifunzionare come avrebbero dovuto. Nell'impianto di Giugliano,ad esempio, 8 mila tonnellate dirifiuti sono ancora stoccati neicapannoni dove la parte umidadovrebbe essere lavorata pertrarne materia prima da utilizza
re per la ricomposizioneambientale. Un processo, questo, che di fatto permetterebbe diridurre drasticamente i trasferimenti fuori regione dellaspazzatura (pagati a caroprezzo), ma che resta ancora sospeso in attesa dello svuotamento e della ristrutturazionedei capannoni, ormai vecchi edanneggiati. Non va meglio perquel che riguarda gli impianti dicompostaggio, che permetterebbero di trasformare l'umidoprodotto dalla raccolta differenziata in composti da utilizzareper l'agricoltura: la struttura diSan Tammaro, in provincia di Caserta, potrebbe trattare 30 milatonnellate di umido all'anno.Oggi è vuota, in attesa che vengano completati i lavori di ristrutturazione che ne permetterebberol'utilizzo.
I motivi economici delleemergenze
Al di là delle carenze tecnicoamministrative va sottolineatocome lo stato di emergenzarappresenti di per sé una situazione economicamentevantaggiosa per il padronato e isuoi affari, tanto quelli legali come quelli illegali. Un anno fa leinchieste sviluppate grazie al delitto di «attività organizzate per iltraffico illecito dei rifiuti» erano191 e le ordinanze di custodiacautelare 1199; le aziendecoinvolte nelle indagini sonostate ben 666 e in un solo anno, il2010, sono state sequestrate oltre2 milioni di tonnellate di rifiutispeciali e pericolosi gestiti illegalmente. I numeri diventanoancora più impressionanti se siestende la rilevazione agli ultimidieci anni: in 89 indagini su 191sono state sequestrate più di 13
milioni e 100 mila tonnellate di rifiuti. Il giro di affari stimatoammonta a 3,3 miliardi di euronel solo 2010 e a ben 43 miliardinegli ultimi dieci anni.
Il costo umano
La Protezione Civile nel 2004 hacommissionato uno studioscientifico sulle conseguenze sanitarie della mancata gestionedei rifiuti in Campania. L'analisidei dati epidemiologici raccoltitra il 1995 e il 2002 ha consentitodi mettere in correlazione direttai problemi osservati sulla salutepubblica con la presenza didiscariche, dove sono stati versatienormi quantitativi di rifiutiindustriali, provenienti prevalentemente dall'Italia settentrionale e talvolta dall'estero. Inparticolare, è stato misurato unaumento del 9% della mortalitàmaschile e del 12% di quellafemminile, nonché l'84% in piùdei tumori dei polmoni e dellostomaco, linfomi e sarcomi, malformazioni congenite. Nono
stante questo, pochi mesi fa ilministro della salute RenatoBalduzzi ha ribadito, nell'aulaconsiliare del comune di Aversanel corso di una conferenzastampa, che «non risulta ad oggiun nesso causale accertato traesposizione ai siti di smaltimentorifiuti e specifiche patologie»; acausare le malattie secondo la tesi del ministero sarebbero il fumo, errate abitudini alimentari ela sedentarietà (!).
I lavoratori dei consorzi ela loro condizione
precaria
L'attuale crisi economica fasentire i suoi effetti anche sulleaziende addette allo smaltimento dei rifiuti, che ovviamentescaricano i costi di questa crisisulle spalle dei lavoratori, nonpagando loro lo stipendio. Questiultimi, poi, sono costretti a scioperare per far valere le proprie ragioni. La conseguenzaimmediata è che si producono
nuove emergenze rifiuti sui territori. È quello che è accaduto inmolti comuni della provincia diSalerno in questi mesi. I lavoratori del Consorzio di BacinoSa2, dopo lunghi mesi senza ricevere lo stipendio, stannodandovitaaimportantimomentidilotta,perreagireallaloromessain liquidazione, prevista per giugno. Nel Comune di Nocera Inferiore i lavoratori ex Seta hannoinvece ottenuto una piccola dimostrazione dell'efficacia dellalotta: dopo alcuni giorni con lebraccia incrociate si sono vistiretribuiti gli stipendi arretrati.Però le maestranze dello stabilimento di Cava De' Tirreni (comune attiguo a Nocera), facenticapo alla stessa società, nonhanno ancora ricevuto quantospetta loro di diritto: si trattadell'ennesimo tentativo da partedelle istituzioni borghesi diinnescare le note guerre tra poveri, per dividere la classe lavoratrice e le sue lotte. (14/4/2013)
Campaniarifiuti:l'emergenzacontinuaAlcuneconsiderazionisuunaquestioneannosaedrammatica
12 Maggio Giugno 2013 PROGETTO COMUNISTATEORIA E PRASSI
Matteo Bavassano
Diceva giustamente Lenin: «Senza teoria rivoluzionaria non vi puòessere movimento rivoluzionario». E crediamo di poter diretranquillamente,senzafalsamodestia,chefraleorganizzazionidellasinistra il PdAC è quella più attenta alla formazione dei suoi quadri emilitanti. Trotskismo oggi è l'esempio più evidente dell'importanzache attribuiamo alla teoria, vista non come fine a se stessa quantonell'ottica della traduzione immediata nelle lotte – sindacali, politiche,operaieosociali–dapartedimilitantimeglioorientatieformati.Trotskismo oggi è la rivista teorica del PdAC che, trattando di storia,politica e cultura da un punto di vista marxista rivoluzionario, haperciò l'ambizione di coniugare teoria e prassi, naturalmente rivoluzionaria. Ambizione che crediamo di aver finora realizzato, visto ilsuccesso della rivista, che nel suo terzo numero presenta una ricca einteressante scaletta, di cui ci accingiamo brevemente a parlare.
La battaglia nei sindacati
La rivista si compone di quattro tipologie di saggi: articoli di analisimarxista sulla contingenza politicosociale, saggi con ricostruzionidi importanti esperienze storiche del movimento operaio, schede diletturaperpresentareopereclassichedelmarxismosenzalefalsificazioni con cui vengono solitamente presentate dalla tradizione stalinista, saggi dedicati alla ricerca teorica su aspetti fondamentali delmarxismorivoluzionario.Gliautorinoncenevorrannosesovvertiremo l'indice della rivista partendo da un articolo che non apre questonumero: un importante testo di Trotsky sui sindacati, finora ineditoin italiano. Questo importante testo del 1929, intitolato “I comunistie i sindacati”, tratta degli aspetti che sono fondamentali per i rivoluzionari e, soprattutto, sempre attuali: tanto più oggi, in una situazione sindacale italiana francamente desolante, tra sindacaticonfederali che ormai quasi fatichiamo a poter definire sindacati esindacati di base viziati da burocratismo e autoreferenzialità. Questiaspetti fondamentali sono: la falsità della pretesa indipendenza deisindacati dalla politica, la necessità dell'intervento dei comunisti neisindacati, la necessità della democrazia operaia nelle organizzazionisindacali e del loro radicamento di massa. Preceduto da una introduzione di Fabiana Stefanoni, il testo di Trotsky fa parte di un dossiersulla battaglia dei comunisti nei sindacati, completato da un saggiodi Zé Maria, dirigente del Pstu, sezione brasiliana della Lega internazionale dei lavoratori, e della CspConlutas, la confederazione sindacale di base più grande dell'America latina, con oltre tre milioni diiscritti. Il testo di Zé Maria, intitolato “Sindacati e lotta alla burocratizzazione” parla appunto della necessità di combattere letendenze burocratiche che nascono nei sindacati in base alle situazioni oggettive della lotta e che i rivoluzionari devono contrastareintervenendo soggettivamente per mutare la situazione. La cosainteressante di questo saggio di Zé Maria è che, lungi dall'essere untesto puramente teorico, unisce la teoria all'esperienza storica epratica legata alla nascita e allo sviluppo di Conlutas, che è nata dallarotturaconlaCut,maggioreconfederazionesindacaledelBrasilecheè legata al Pt di Lula e Dilma Roussef.
La crisi e il partito
Riprendendo l'ordine della scaletta, la rivista si apre con un interessante articolo di Alberto Madoglio, che analizza la situazione dell'Europa come epicentro attuale della crisi del capitalismo, riportandodiversi dati sulla crisi economica e ribadendo ancora una volta che lasoluzionenonpuòesseretrovatainunfantomaticoneokeynesismo,ma solo nel superamento del capitalismo costruendo un'economiasocialista. Dopo il dossier sul sindacato, di cui abbiamo già trattato,troviamounesaurientesaggiodiFrancescoRiccisuquellocheèstatoilprimopartitocomunistadellastoria,natogiàprimadiMarx(chetral'altro distinguerà questa esperienza da quella dei socialisti utopistinel Manifesto del partito comunista) e organizzato da Babeuf e Filippo Buonarroti poco dopo la caduta di Robespierre. Il testo di Ricciperò prende le mosse da un'interessantissima analisi di ciò che fu larivoluzione francese e delle sue vicende storiche ed ha quindi undoppio interesse: sia quello di vedere come i partiti rivoluzionari nonfossero una invenzione del leninismo, ma che il primo di questi non ènato a tavolino, bensì nel vivo della rivoluzione stessa.
I minatori delle Asturie ieri e oggi
Un secondo saggio storico presente su questo terzo numero di Trotskismo oggi è quello diValerio Torre su di un avvenimento meno notodella storia del movimento operaio, pur facendo parte di un processorivoluzionario tra i più interessanti del '900, cioè la rivoluzione spagnola. Molto spesso si tende a limitare la rivoluzione spagnola allaguerra civile del '36'39 ma, per quanto questa guerra sia stataimportante per tutta la storia mondiale successiva, così facendo ci sidimentica che tutto il decennio degli anniTrenta è stato teatro di mobilitazioni radicali di massa in Spagna: dalla rivoluzione del 1931 cheinstaura la repubblica, fino alla sconfitta nella guerra civile controFranco nel 1939. Tra l'altro, l'episodio approfondito da Torre si ricollega in qualche modo all'attualità, in quanto tratta della Comunedelle Asturie del '34: quella stessa regione dove si è sviluppata la piùradicale lotta operaia della Spagna dei giorni nostri, scossa dalla crisie colpita dai tagli chiesti dai governi borghesi e dalla Troika. Un articolo molto interessante, anche e soprattutto per chi ha approfonditole vicende della guerra civile spagnola, dal momento che, per arrivare alle vicende della Comune del '34, esaurientemente ricostruite,Torre deve ripercorrere le vicende della rivoluzione del '31, preludiodi quel che accadrà nel '36 e su cui lo stesso Trotsky ha scritto moltiimportanti testi.
Stato e dirittodal punto di vista marxista
Dopo i testi sulla storia del movimento operaio troviamo un testoprettamente teorico, di riscoperta del pensiero marxista sullo Stato(classici e testi meno noti). Intitolato “Rivoluzione e teoria marxistadello Stato e del diritto nelle opere di Stu ka” questo saggio trattadelle teorie di uno dei maggiori giuristi e teorici del diritto sovietico,nonchéimportantedirigentebolscevicolettone,cercandodiporrelebasi per una rielaborazione teorica del corretto approccio dei marxisti rivoluzionari allo Stato e al diritto. Per sottolineare l'interesse el'importanza di questa serie di studi, che proseguirà già sul prossimonumero della rivista, riprendiamo l'editoriale di Francesco Ricci: «Ilsaggio, accessibile anche a chi non abbia mai masticato questi temi,apre a nuove vie ancora tutte da esplorare che rivelano come il marxi
smo (quello vero) non sia mai stato (e non sia oggi) un dogma ossificato ma piuttosto al contempo un sistema e un metodo al serviziodella rivoluzione».
I classici: schede di lettura
Concludono questo ultimo numero di Trotskismo oggi le schede dilettura dei classici che già avevamo incontrato nel numero precedente: in questo caso vengono analizzate due grandi opere classichedi Lenin. Adriano Lotito ci presenta “L'imperialismo, fase supremadel capitalismo”, celeberrima opera di Lenin scritta nel 1916 in pienaguerra mondiale, in cui il grande rivoluzionario approfondisce icambiamenti strutturali intervenuti nel capitalismo dopo la suaimposizione come sistema globale, quando le forze produttive cominciano a stare strette all'interno dei confini degli Stati nazionali: inaltre parole, le caratteristiche del capitalismo giunto nella sua faseimperialista. Mutamenti che sono stati la causa della carneficina cheil mondo stava vivendo proprio mentre Lenin scriveva il suo famoso“saggio popolare”. Banche, multinazionali, saturazione dei mercati,capitale finanziario, parassitismo e decadenza del capitalismo: sonotutti elementi che Lenin tratta e che rendono quest'opera attualissimaaquasiunsecolodidistanza,carattere–quest'ultimo–bensottolineato dalla presentazione di Lotito. Altra celeberrima opera,“L'estremismo, malattia infantile del comunismo”, ci viene presentata da Patrizia Cammarata. Scritta nel 1920 in polemica conalcune posizioni settarie e dell'ultrasinistra presenti nella TerzaInternazionale – ad esempio quelle di Bordiga, ma anche di Pannekoek e Gorter (che dopo l'azione del marzo 1921 in Germania formeranno il Kapd, scindendosi dal Kpd) – è purtroppo molto spessostrumentalizzata dagli opportunisti, da Togliatti fino agli odierni “rivoluzionari civili”, per giustificare la loro collaborazione con i nemicidi classe del proletariato: strumentalizzazione che è stata “immorta
lata” anche in ambito letterario, nel libro di Calvino Il sentiero dei nididi ragno, in cui un giovane e “disciplinato” militante del Pci ironizzasulle opinioni “estremiste” di un vecchio militante operaio ecombattente partigiano, che, durante la guerra civile di liberazione,vorrebbe continuare la lotta antifascista espropriando i padroni edistruggendo il capitalismo. E lo fa citando come si citerebbe unversetto delVangelo proprio il titolo dell'opera di Lenin. Come rilevagiustamente la compagna Cammarata nella sua presentazione,queste letture strumentali non hanno nulla a che vedere in realtà conla sostanza dell'opera di Lenin, che invece distingue tra compromessi a cui si è costretti per salvaguardare gli interessi del proletariato ecompromessi che vengono fatti contro il proletariato. Dovere dei rivoluzionari è quello di superare la malattia infantile, dovuta alla giovinezza dei partiti comunisti nati dalle scissioni con gli opportunistie con i socialsciovinsti della Seconda Internazionale. L'insegnamento da trarre oggi è quello della lotta contro ogni settarismo econtro i rivoluzionari a parole, che nei fatti frenano la presa di coscienza e la mobilitazione delle masse verso il socialismo.
Una rivista per la prassi
Insomma, anche questo numero diTrotskismo oggi è ricco di nozioniteoriche e storiche importantissime per aiutare i militanti a costruireadesso il partito che serve per compiere il dovere di ogni rivoluzionario: fare la rivoluzione, sovvertire il sistema dello sfruttamentodell'uomo sull'uomo, distruggere il capitalismo e costruire la societànuova, il socialismo.
Per ricevere una copia di Trotskismo oggi scrivere [email protected]
Invito alla lettura del terzo numero di Trotskismo oggiL'importanza della formazione per il rafforzamento del partito
PROGETTO COMUNISTA Maggio Giugno 2013 13INTERNAZIONALE
Migrazione,mercificazioneeintegrazioneIl cinema del nuovo millennio e gli immigratiWilliam Hope
Nel contesto specificodell'Italia, sia nella vita reale che all'internodi testi cinematografi
ci, la nozione di migrazione e gliimmigranti costituiscono unesempio di ciò che Fredric Jameson chiama un ideologema, untermine che descrive i punti diconflitto in cui forze reazionariesi scontrano con impulsi più progressisti e rivoluzionari(1). Diconseguenza, una visione delmondo opportunistica che cercail capro espiatorio e lo sfruttamento degli immigrati incontrerà l'inesorabile opposizione delleforze che riconoscono i beneficidella migrazione e dello scambiointerculturale all'interno dellasocietà. Il cinema ha potenzialmente una grande funzione di costruttiva divulgazioneall'interno di queste forze polarizzate: non solo per il suo ruolonel sensibilizzare gli spettatori,rivelando loro le reti di soggiogamento che intrappolano gliimmigrati e i rifugiati, ma ancheper il suo ruolo nel contrastarel'astratto con il particolare,creando attraverso le sue storieun senso di individualità umanaconcreta, opposta al persistenteallarmismo delle notizie di cronaca e al cinismo politico checircondano la questione dellamigrazione. Nei film esaminati inquesto articolo, si getta luce sullediverse fasi dell'esperienza delmigrante.
Sopravvivenza economicae sfruttamento
Il cinema italiano del nuovomillennio ha dedicato una copertura considerevole alla vulnerabilità economica degliimmigrati, una condizione esacerbata da normative quali lalegge BossiFini del 2002. Filmquali Cover Boy – l'ultima rivoluzione (2006) di Carmine Amoroso
ritraggono il modo in cui l'esistenza precaria di individui comeil rumeno Ioan sia destinata allosfruttamento, nonostante l'integrità morale dell'immigrato. Dopo aver cercato senza successouna stabilità economica lavorando come meccanico e lavavetri, a Ioan viene offerto un lavoroda modello per una fotografa,Laura, con la quale ha una storia.Ma successivamente Ioan è disgustato nello scoprire chel'immagine del suo corpo nudo èstata mercificata per pubblicizzare una casa di moda su unposter che reca il logo Exile – wearthe revolution. Ioan ha vissuto larivoluzione rumena controCeau escu e patito l'uccisionedel padre, per cui le sue esperienze di vita, insieme alla lotta diun'intera nazione per l'autodeterminazione, sono da lui vistecompletamente depoliticizzateed estetizzate dall'Occidente, ridotte a un'immagine su un poster per vendere vestiti. Altri filmhanno raffigurato l'efficienzacon la quale organizzazioni criminali straniere operano sulterritorio italiano, sfruttando ipropri connazionali. Fra tutti,quelli di Daniele VicariL'orizzonte degli eventi (2005) e di
Francesco Munzi Saimir (2004);quest'ultimo è uno dei molti filmche hanno evidenziato la mercificazione delle donne dell'Est europeo, i cui destini vannodall'essere spose ordinate percorrispondenza – una posizionerappresentata dal personaggio diGalja nel film di Carlo Mazzacurati La giusta distanza (2007) –all'inevitabile discesa di moltenel girone della prostituzione.Nel contesto dei problemi socioeconomici che affliggono l'Italia,la dura vita degli immigratirappresentata sullo schermo ètalvolta ridotta al livello di unincontro fugace che avvienequando questi incrociano le vitedi personaggi italiani economicamente più forti, illuminandobrevemente – nello stile neorealistico dei film del dopoguerra – ilfunzionamento della società ed isuoi cambiamenti. In Luce deimiei occhi (2001) di GiuseppePiccioni, oltre al suo lavoro di autista per un usuraio locale, Antonio (Luigi Lo Cascio) si ritrovainaspettatamente con il compitodi andare a riscuotere gli affitti dailavoratori asiatici che vivono incondizioni sovraffollate e di trasportarli nei luoghi di lavoro in giroperlacittà.Undrammaumanoallarmante, ma che tuttaviarappresenta solo un aspettodell'immersione negli affari criminali dell'usuraio, che Antonioaffronta nella speranza di attenuare i debiti contratti con lui daMaria, la donna con la qualeAntonio spera di mettere su famiglia.
Alleanze multiculturali
Quando, nei film del nuovomillennio sugli immigrati, ilcentro narrativo si sposta daglistenti alle loro esistenti (e potenziali) relazioni sociali con inativi italiani, emergono alcuneinteressanti prospettive. Mentrec'è del vero nell'affermare che laclasse lavoratrice non è riuscita a
«rinnovarsi attraverso l'allargamento ai nuovi gruppi di lavoratori immigrati, trasmettendoloro le proprie tradizioni»(3), acausa di gruppi come la LegaNord che, attraverso le sue politiche, è riuscita ad erigere unabarriera tra le classi lavoratricibianche e le comunità di immigrati, è pur vero che ci sono statiesempi di collaborazione di classe tra questi gruppi sia nella realtàche sullo schermo. Nonsorprende che siano stati i gruppipolitici con la concezione di classe più chiara e marxista, come ilPdAC, ad aver organizzato questeiniziative, quali la campagnaelettorale per le elezioni a sindaco di Verona che ha visto Ibrahima Barry ottenere quasi millevoti.(4) Questa solidarietà è statarispecchiata anche sulloschermo per la crescente consapevolezza da parte di alcuni registi del modo in cui lavoratori,disoccupati, immigrati e lecomponenti più fragili della società, si trovano a collaboraresempre di più contro l'indifferenza o l'oppressione delle istituzioni. Nel film A cavallo della tigre(2002) di Carlo Mazzacurati losviluppo dell'amicizia tra Guido eFathi, un turco imprigionato per
un crimine di passione, si rivelaessere il rapporto più autenticonella vita dell'italiano; una similealleanza emerge tra Otello, unbenzinaio, e le persone a carico diBianca, una prostituta rumena,in A casa nostra (2006) di Francesca Comencini – in cui la formazione di una famiglia nonconvenzionale rispecchia le economie del nuovo millennio cherendono problematiche le nozioni tradizionali di matrimonio,mutui e genitorialità. Anche ildocumentario di AgostinoFerrente L'orchestra di PiazzaVittorio (2006) è un pezzo di cinema progressista, che esplora lasimbiosi creativa tra italiani eimmigrati nella formazione diun'orchestra multietnica. Però,molti fattori continuano a ostacolare l'interazione tra immigratie nativi italiani, e alcuni dei filmdel nuovo millennio hanno denunciato, tra questi, la mentalitàprevalente nei luoghi, come leprovince italiane, nei quali gliimmigrati raggiungono unasufficiente stabilità economica.Benché questa posizionepermetta loro di contemplare lapossibilità di relazioniinterpersonali più arricchenti, lagrettezza mentale dei locali fa sìche essa rimanga un'aspirazioneappagata raramente. Questa situazione emerge in modostraordinario ne La giustadistanza di Mazzacurati; in Io sono Li (2011) di Andrea Segre edanche in Il vento fa il suo giro(2005) di Giorgio Diritti. Quest'ultimo presenta Philippe, unex insegnante, mentre cercainvano di stabilirsi in un remotovillaggio delle alpi italiane, nonostante porti quel tipo di vitalità espirito di iniziativa essenziale perla sopravvivenza di quelle stessecomunità.
Identità,Comunità e Storiain contesti postmigrazioneUna critica che può essere rivoltaa tutte le forme di cinema checercano di indagare il fenomenodella migrazione in Italia, riguarda il loro essere immersenell'immediatezza emozionaledegli eventi che colpiscono ipersonaggi, senza inquadrare lestorie in contesti storicogeografici più ampi ed indurre così neglispettatori un grado di riflessioneintellettuale sulle questioni postmigrazione. Tali approcci possono prendere la forma di meccanismi narrativi che spostanotemporaneamente l'attenzionedello spettatore dall'immediatezza della storia verso unapiù distaccata, duplice percezione, vissuta dall'immigrato in merito ai contrastanti stili di vita delprimo e terzo mondo. Questoeffetto si verifica in Quando seinato non puoi più nasconderti diMarco Tullio Giordana (2005), inuna sequenza girata nella fabbrica del padre del giovane protagonista Sandro, nel momento in cuila domanda retorica del padre, secioè il suo successo economiconon significhi che egli meriti unanuova Porsche, incontra l'annuire educato e imbarazzato dei lavoratori extracomunitari chestanno mangiando in mensa. Lostesso avviene ne La giusta
distanza di Mazzacurati, quandoalla giustificazione dell'insegnante Mara per la sua partenzaverso il Sud America di volersvolgere un lavoro umanitario –un esercizio borghese pereccellenza per sentirsi con la coscienza a posto – fa riscontro la risentita osservazione delmeccanico Hassan su come egliabbia dovuto lasciare il suo paesea undici anni per potere garantireun reddito alla sua famiglia. Storie intere, come quella de L'assedio (1998) di BernardoBertolucci, sono basate sulla duplice consapevolezza dell'immigrato circa gli aspetti trivialidell'esistenza occidentale rispetto agli scenari di vita o dimorte in essere nei loro luoghi diorigine. Altri film hanno invecegenerato una consapevolezzastorica dell'Italia come terra diconfine tra Europa e Africa, unterritorio attraversato dai migranti per secoli. Un contributonotevole a questo particolareaspetto è arrivato da registi nonitaliani, nello specifico Isaac Julien con il suo lavoro sperimentale e multimediale WesternUnion – Small Boats (2007) e Mohammed Soudani con WaaloFendo (1997).Tra i registi italiani èda citare Roberta Torre con il suoSud Side Stori (2000): il film, basato su una rielaborazione insalsa multietnica della storia diRomeo e Giulietta, crea in modointelligente fusioni di culture avari livelli, fino al desiderio delprotagonista, Toni, di cantare come Elvis Presley – emblematicaincarnazione di confluenze musicali bianche e nere. Il registrogiocoso del film non impediscetuttavia di attirare continuamente l'attenzione del pubblicosu un senso di storia collettiva,una storia caratterizzata dallamai interrotta interazione tra gliitaliani e le altre nazionalità edetnicità. Mentre gli altri film esaminati in questo articolo offronopenetrazioni rivelatorie negliaspetti dell'esperienzacontemporanea della migrazione, non si può non notarel'importanza di opere cinematografiche che – contro i desideridelle élites italiane sia politicheche economiche – offrono unprezioso contesto storicosocialeche mette in evidenza le tradizioni della migrazione e dell'integrazione all'interno del territorioitaliano.
*Università di Salford,GB
Note
(1) Jameson, F. (1989) The Political Unconscious, Londra: Routledge, 8587.(2) Fantoni Minnella, M. (2004)Non riconciliati: politica e societànel cinema italiano dal neorealismo a oggi, Torino: UTET libreria,324.(3) O'Shaughnessy, M. (2007) TheNew Face of Political Cinema:Commitment in French FilmSince 1995, New York, Oxford:Berghahn, 7778.(4) Ricci, F. (2012) “Elezioniamministrative. Primo bilancio”,Progetto Comunista online, 8maggio 2012.http://www.alternativacomunista.it/content/view/1637/51/
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l'oscena pubblicità di cui è vittima il protagonista diCover Boy – l'ultima rivoluzione
14 Maggio Giugno 2013 PROGETTO COMUNISTATEORIA E PRASSI
LacostruzionedelladigadiBeloMonteLa lotta dei popoli dell'Amazzonia e degli operaiEmerson Durante Monte*
Si dice che la produzioneenergetica di un paesesia la molla propulsivadel suo sviluppo, ma ci si
domanda: che tipo di sviluppo econ che fine?
Un po' di storia
Dalla meta degli anni Settanta siiniziò la costruzione degliimpianti idroelettrici di Tucuruì(situata nello Stato di Pará, nelNord del Brasile) e Itaipu. La costruzione dei due impianti siconcluse agli inizi degli anniOttanta. Oggi, la capacità degliimpianti è di 8.370 MW (Tucurui) e di 14.000 MW (Itaipu).Parallelamente alla costruzionedi questi due enormi opere,nello stesso periodo, si progettòanche la realizzazione dellacentrale idroelettrica di BeloMonte. Sotto la responsabilitàdella statale Eletronorte, gli studi sulla fattibilità tecnicadell'impianto sono iniziati nel1975. La diga di Belo Monte èstata programmata per esserecostruita intorno al grande fiume Xingu, vicino alla città diAltamira, nello Stato di Pará. Levariazioni, necessarie per ilserbatoio dell'impianto, delcorso del fiume Xingu, avrebbero riguardato diverse popolazioni indigene e autoctone che
vivono di pesca e agricoltura.Attività che vengono scanditedai periodi di inondazioni esiccità del fiume. Il Piano 2010,predisposto dal governo federale nel 1986, stabiliva la realizzazione di 165 impiantiidroelettrici, tra i quali quello diBelo Monte, nel periodo tra il1987 e il 2010. Così, durante il1988, vari gruppi indigeni chesarebbero stati colpiti dalla costruzione della centrale, cominciarono adautoorganizzarsi e a divulgaregli impatti che sarebbero staticausati dalla costruzione diquesta centrale.
Il primo incontro deiPopoli Indigeni del
Xingu
Tenutosi nel 1989, ad Altamira,si incentrò sulla discussionedella costruzione di quest'operae della necessità di consultare lecomunità indigene prima direalizzare questo progetto, come previsto dalla Costituzionedel Brasile del 1988. Questoevento è stato una pietra miliareper lotta contro la realizzazionedella centrale di Belo Monte.Infatti durante l'intervento deldirettore di Eletronorte, AntonioMuniz Lopes, l'india Tuira, dietnia Kayapó, tirò fuori un machete, esibendolo davanti allafaccia del direttore, esprimendocosì il secco rifiuto, da parte
delle popolazioni indigene delfiumi dell'Amazzonia. Infine silevò in aria il grido di guerra Kayapó:“Kararaô!”
La ripresa del progetto ele responsabilità del
governo Lula
Nel 1994, fu presentato un nuovo disegno dell'impianto delladiga che riduceva il serbatoio da1.225 a 400 km². Dal 2000 il progetto è stato ripreso, con grandeforza, dal governo FernandoHenrique Cardoso. Poi nel 2003c'è stata l'approvazione del piano pluriennale del primo governo Lula, che, a dispetto dellesue promesse elettorali, haportato avanti il progetto. Il testoprevedeva, per la costruzionedella centrale idroelettrica, uncosto totale di 12,5 miliardi didollari. Venivano riproposte lediverse contraddizioni già esistenti, e se ne introducevanodelle altre. La più assurda riguardava l'efficienza energeticache avrebbe potuto garantirel'impianto. Nonostante unacapacità stimata di 11.000 MW,che lo avrebbe reso il secondopiù grande del Brasile, e adispetto dell'impatto sulla comunità indigena della regioneche sarebbe stato enorme, la diga non avrebbe funzionato, perpiù di sette mesi, riducendo la
sua produzione effettiva al 40%della sua capacità installata.
Le ragioni giuridiche e leragioni del profitto
Aldilà dei problemi tecnici, sonoquelli ambientali e sociali a preoccupare maggiormente. Nel2001 ebbe inizio una battaglialegale. Felicio Pontes Junior dalpubblico ministero di Paráattraverso del Ministero Pubblico Federale (Mpf) presentòun'azione civile per sospenderegli studi e lo sviluppo del progetto Belo Monte. Da allora, sono state pari a 54 le causeintentate contro la costruzionedi Belo Monte (15 del Mpf, 21della “Difensoria Pubblica” e 18della società civile). Anchenell'ambito legale, il governoLula (20032010) e il governo diDilma (20112013) hanno ignorato la disposizione costituzionale, di cui all'articolo 231 èprevista la competenzadell'Unione (AmministrazionePubblica) in materia di tutelaambientale, e il rispetto di tutti ibeni delle popolazioni indigenedel Brasile. Nel secondo commasi afferma infatti: «Le terre tradizionalmente occupate dagliindigeni sono destinate al loropossesso permanente e questihanno il godimento esclusivodelle ricchezze dei fiumi, delsuolo e dei laghi esistenti in esso». (...)
Xingu vivo per sempreÈ il nome di un incontro tenutosi nel 2008, dove si riunirono deirappresentanti di indigeni, dimovimenti sociali, organizzazioni della società civile, ricercatori ed esperti, perdiscutere l'impatto dei progettiidroelettrici sul bacino del fiume Xingu, con la centralità il dibattito di Belo Monte. Durantel'incontro, i popoli indigeni siscontrarono fisicamente con ilresponsabile per gli studiambientali della diga di BeloMonte e, nella colluttazione, ilcoordinatore ufficiale di Eletrobras e dello studiodell'impianto, Paulo FernandoRezende, rimase ferito, con untaglio sul braccio. Anche in questo caso, le popolazioni indigene espressero la loro posizionein merito alla costruzione delladiga. Posizione questa, che dovrebbe costituzionalmente essere considerata nel processo disviluppo dell'impianto, ma cheè stata ignorata dal governo federale. Dopo l'evento, vennepubblicato un comunicatofirmato Xingu Vivo per sempre.Documento finale che valutavale minacce al fiume Xingu allasocietà brasiliana. Fu presentato un progetto di sviluppoper la regione e chiese la suaattuazione da parte delle autorità pubbliche. In questo modo, i
popoli indigeni si univanointorno a queste rivendicazionie consegnarono un loro manifesto da loro firmato.
L'inizio dell'opera
Nel 2009, si tennero delle audizioni pubbliche per discutere lacostruzione di Belo Monte. Inizialmente, ci furono quattroudienze nelle città brasiliane diBrasile Nuovo, Vitória do Xingu,Altamira e Belém (capitale delPará). Furono esplicitate, nellevarie audizioni, diverse inconsistenze del progetto e lo screditodella società civile presente:movimenti sociali, indigeni, pescatori, ricercatori, ambientalisti e partiti di sinistra. Il Rapportdi Studio di Impatto Ambientale(Eia), presentato per la discussione in sede di audizione, ebbea dimostrare l'inconsistenza delprogetto. Gli studi hanno indicato che sarebbero colpiti 66 comuni e 11 comunità indigene. Inesso vengono enumerati 38fattori della costruzione delladiga, dannosi per le popolazioniindigene. È importante sottolineare cge lo stesso è stato esaminato da un gruppo di esperti chehanno condannato la costruzione dell'impianto. Alla fine del2009, l'Istituto Brasilianodell'Ambiente e delle RisorseNaturali Rinnovabili (Ibama)pubblicò una consulenza tecnica per la richiesta di autorizzazione ambientale per lo
proseguo dei lavori. Qui si denunciò la pressione politicamessa in atto dalla presidenzadella Repubblica (del GovernoLula) per il rilascio della licenzaambientale e furono evidenziate le carenze riguardocambiamenti ambientali,culturali e sociali che l'operapuò causare. Anche con tuttequeste contraddizioni, con numerose proteste contro il progetto di Belo Monte, il governoLula indisse un appalto, nel mese di aprile 2010, che fu vinto dalconsorzio Norte Energia(composto da imprese statali,da fondi a capitale misto,pensioni e imprese private delsettore energetico, minerario ededilizio). L'opera è stata iniziatanel 2011 con il rilascio di fondida parte della Banca statale disviluppo brasiliana (Bndes), per1,1 miliardi di Reais (monetabrasiliana), e nel febbraio 2012,di 1,8 miliardi al consorzio NorteEnergia. Nel mese di novembre2012, il Bndes ha approvato il rilascio di 22,5 miliardi a BeloMonte, più che raddoppiato rispetto a quanto era statoannunciato nel 2003. Vale la pena notare che il termine per ilpagamento del finanziamentoconcesso da Bndes è di 30 anni,con tasso di interesse annuo del0,5% circa all'anno.
Le condizioni deilavoratori
In questa prospettiva, JefersonChoma, attivista politico delPartito Socialista dei LavoratoriUnificato – Pstu (sezione brasiliana della Lega Internazionale deiLavoratori – Quarta Internazionale / LITCI di cui il PdAC è sezione italiana), ha denunciato ilgrado di devastazione che la costruzione della diga genererà.Circa 50 ettari di foresta pluvialeamazzonica spariranno, oltre aivillaggi indigeni. La costruzione
di Belo Monte provocherà lamorte di molti esemplariacquatici, che costituiscono labase alimentare delle comunitàautoctone ed indigene. Unimpatto sociale è già osservabilesull'esplosione demograficanella città di Altamira, che ospita ilavoratori di altri Stati del Paese.La città non ha un sistema di depurazione e solo il 20% della popolazione ha accesso all'acquapotabile. Si è notato un aumentodei livelli di violenza urbana, oltreche nella domanda di strutturesanitarie e alloggi, che però ancora scarseggiano nella città. La costruzione della diga è un pessimoesempio per quanto riguarda laremunerazione salariale dei lavoratori. Come riportato daFrancinildo Teixeira (dipendentelicenziato dalla costruzione) laretribuzione mensile fissata inbusta paga è di 1,020.00 (equivalente a 510 o 380 dollari). Lagiornata di lavoro è estenuante enon sono pagati buon uscita,buono pasto ed ore di lavorostraordinario ai dipendenti. Il 25novembre 2012 i lavoratori sonoscesi in sciopero a causa di cattivecondizioni di lavoro e di retribuzione. La costruzione del BeloMonte è un chiaro esempio delladecadenza del capitale, che antepone i profitti agli esseri umani ealla natura. Quest'opera si riferisce ad un'altra invenzione nelcuore dell'Amazzonia previstadal vecchio progetto di Sviluppo.Ma ci sono vari movimenti che sioppongono alla costruzione diBelo Monte, e che hanno tenutonumerose manifestazionipubbliche in Brasile, per mostrare il danno incalcolabile che questoimpiantoporteràalBrasileealmondo. La Resistenza prosegueancora, e la lotta avrà successosolo con l'arresto dei lavori e, diconseguenza, con investimentiinaltreformedienergia,chesonogià ben sviluppate.
La resistenza e larepressione
Il 5 marzo di quest'anno più di 8mila operai della costruzione diBelo Monte hanno realizzato unsciopero rivendicando tra le altrecose: il 40% in più di stipendiodovuto ad un lavoro pericoloso;equiparazione salariale; dirittoalla refezione senza la violenzadella Forza Nazionale di Sicurezza (quest'ultima, cacciava glioperai del refettorio prima di finire il pranzo nell'intenzione didare continuità al lavoro neicantieri). Ma la situazione è diventata molto critica quandonell'ultimo 10 aprile sonoscomparsi tre operai ed altri tresono stati arrestati dalla ForzaNazionale di Sicurezza. Questioperai scomparsi e arrestati erano in prima fila nella lotta. Ripudiamoquestaazionedelgovernobrasiliano che prova a legalizzarelarepressionemilitarizzata(DLn7.957/13 recante modifiche aldecreto n 5289 del 29 novembre2004), un vero e proprio ritornoalla dittatura militare degli anniSessanta. I lavoratori in scioperochiedono anche la destituzionedel loro sindacato (Sintrapav –Sindacato dei lavoratori delleindustrie pesante dello Stato diPara) come loro rappresentanza.Questo infatti si oppone semprealla mobilitazione dei lavoratorie ormai è già delegittimato davanti agli operai di Belo Monte.Attualmente sono il Sinticma(Sindacato dei lavoratori delleindustrie del legno e dell'ediliziadi Altamira) e la Centrale Sindacale e Popolare – Conlutas adappoggiare con tutta la forza lalotta degli operai di Belo Monte.Viva la lotta dei popolidell'amazzonia e tutta la solidarietà agli operai scomparsi earrestati della diga di Belo Monteo meglio,di Belo“Mostro”!*Juventude do Pstu(Brasile) LITCI
PROGETTO COMUNISTA Maggio Giugno 2013 15TEORIA E PRASSI
MargarethThatchernonlasceràrimpiantiL'ex primo ministro britannico è stata combattuta da femministe e lavoratori, mostrando che non basta essere donneLuciana Candido*
Lunedì, 8 aprile, è mortaMargareth Thatcher, exprimo ministro inglese.La “Lady di Ferro”,
com'era conosciuta, è statacolpita da ictus a 87 anni. LaThatcher è nota per essere statala prima donna – e l'unica finora– ad essere eletta primo ministro del Regno Unito, governando per undici anni (dal1979 al 1990). Tuttavia, i lavoratori si ricordano di lei per altrimotivi. La Lady di Ferro inaugurò, già negli anni Settanta,l'introduzione del neoliberalismo nel Regno Unito, che reseflessibili le leggi a tutela delrapporto di lavoro, attaccandodirettamente i diritti della classeoperaia. Il diritto di scioperosubì un violento colpo con unalegislazione reazionaria in vigore ancora oggi. Nel 1985, un duro sciopero dei minatori vennesconfitto grazie a una forte repressione. Le privatizzazioni ela legge sullo“Stato minimo” sono state un altro tratto significativo di questa tragica politica.I provvedimenti assunti tripli
carono la disoccupazione,colpendo circa tre milioni dipersone e, conseguentemente,provocarono il peggioramentodelle condizioni di vita dei lavoratori. Il tassodipovertànelPaese raddoppiò e ladiseguaglianza sociale, frutto diuna ristrutturazione finanziariaestremamente ingiusta, crebbedi un terzo. La svendita delloStato cominciò a partire dalsettore siderurgico, fino ad arrivare ai settori delle telecomunicazioni, del petrolio, del gas, deiporti e all'industria aeronauticae automobilistica. Il neoliberalismo diventò la politica egemone degli anni Ottanta e Novanta.Il thatcherismo influenzò i governi latinoamericani, cominciando da AugustoPinochet, all'epoca dittatore delCile. La Thatcher fece proselitiin Brasile, con Fernando Henrique Cardoso, responsabile dellasvendita di imprese statalistrategiche al settore privato edei conseguenti licenziamentidi massa. Nel 1982, diressel'invasione britannica nelle isole Malvine. A metà degli anniOttanta, il ripudio popolare alla
Thatcher divenne diffuso ed assunse forme di proteste. Nellestrade inglesi si udiva lo slogan“Maggie, vai via!”. La goccia chefece traboccare il vaso fu l'applicazione di un'imposta regressiva, in virtù della quale i piùpoveri pagavano proporzionalmente più dei ricchi, la cosiddetta “Poll tax”. Questa tassaaveva un solo obiettivo: finanziare gli attacchi al MedioOriente, concentrati nellaguerra del Golfo (1990). Nel Regno Unito, gli arabi furonoperseguitati e arrestati conl'accusa di attentare alla sicurezza nazionale. Molti furonotrasferiti in campi di concentramento nel sud dell'Inghilterra.Nonostante una feroce campagna dei mezzi di comunicazione allineati al governo avesseguadagnato l'appoggio dellamaggioranza della popolazionealla guerra, le manifestazionicontro l'intervento militare noncessavano, scatenando lacensura anche per le canzoni diJohn Lennon. Nel 1990, giàabbastanza screditata, laThatcher venne sfiduciata dalsuo stesso partito (il partito
conservatore), terrorizzatodall'idea di perdere le elezionisuccessive. L'ondata di mobilitazioni contro l'imposizionedella “Poll tax” finì per rovesciare la Lady di Ferro. Un'altra lezione che la Thatcher ci lascia èche non basta essere donna. Ilsuo percorso politico è la dimostrazione che il mondo si dividein classi. Contro tutte le teorieche lo dividono in generi, la Lady di Ferro scatenò una guerrasociale contro donne e uominilavoratori. Lo dimostra un episodio significativo che si verificò durante lo sciopero deiminatori del 1984. Le mogli deilavoratori attesero la Thatcherall'ingresso di una sala dove sisarebbe dovuta tenere un'iniziativa del partito conservatoree la presero a uova marce e pomodori. Questa piccolo eventosegnò l'importanza dell'unionefra uomini e donne lavoratori
per lottare contro la classe dominante. La Lady di Ferro se n'èandata. Curiosamente, il suo funerale sarà celebrato con glionori di Stato. La classe lavoratrice non ha alcun motivo perpiangerla. Il ruolo che essa hasvolto nella storia dovrà essere
ricordato come una dellepeggiori facce del capitalismocontro la classe lavoratrice.
*Redazione diOpinião Socialista,periodico del Pstu,
sezione brasiliana della LITCI
Parigi:solidarietàinternazionaleaglioperaiinscioperoGli operai della CspConlutas e della FiatIrisbus incontrano gli operai della PeugeotIntervista a cura della redazione
Il 25 marzo, dopol'incontro sindacaleinternazionale di Parigi,una delegazione della
CspConlutas, insieme aglioperai della Irisbus di Avellino,ha incontrato gli operai dellaPeugeot dello stabilimento diAulnay, vicino a Parigi. Neparliamo con Herbert Claros,dirigente del sindacato dei metalmeccanici della CspConlutas, tra gli organizzatoridell'incontro.
Herbert, puoi raccontarci come si è svolta quella giornata?Il 25 marzo una delegazione dimetalmeccanici del Brasile edell'Italia (operai della Irisbus,ndr) ha portato la propria solidarietà agli operai della Peugeot in sciopero. Lo stessogiorno abbiamo partecipato a
un'assemblea all'interno dellafabbrica. Si tratta di uno sciopero con occupazione dellafabbrica, per questo la riunionesi stava svolgendo proprio lì.Durante l'assemblea siamointervenuti sia noi sia gli operaiitaliani, rimarcandol'importanza della solidarietàinternazionali tra gli operai.Abbiamo constatato che gliattacchi che subiscono gli operai della General motors e dellaFiat sono gli stessi. Subito dopo,abbiamo partecipato a unamanifestazione all'internodella fabbrica, un corteointerno. La nostra presenza èstata ben accolta dagli operai insciopero, che stanno conducendo una dura lotta contro lachiusura dello stabilimento.
Come è la situazione deglioperai della Peugeot inFrancia?Gli operai della PsaPeugeot
sono in sciopero dal 16 digennaio contro la chiusuradella fabbrica, prevista a partire dal 2014. Gli operai sono insciopero all'interno della
fabbrica. Si danno i turni perpresidiare la fabbrica, per evitare che vengano portati via imacchinari e le macchine giàprodotte. Stanno organizzando una campagna di solidarietà e una cassa diresistenza per sostenere lalotta. Credo sia moltoimportante far conoscere questo sciopero, per dare aiuto aquesti compagni che subiscono lo stesso attacco che subiscono altri operai del settoreautomobilistico. La loro vittoria sicuramente darà forzaanche alla nostra lotta.
Quali novità per quanto riguarda gli operai della General Motors in Brasile? E perquanto riguarda la situazionealla General Motors in Spagna?Qui in Brasile, la General Motors cerca di ridimensionare idiritti e di ridurre i salari. Sta ricattando gli operai dicendo che
verranno prodotti nuovi modelli di auto solo se i lavoratoriaccetteranno le condizioniimposte. La compagnia in tresettimane ha licenziato 500operai. Stiamo organizzandouna grande campagna contro ilicenziamento e, soprattutto,denunciamo la connivenza delgoverno brasiliano – il governodel Pt di Lula – con questiattacchi.Anche in Spagna, a Saragozza,la GM ha iniziato a ricattare i lavoratori, imponendo la perditadei diritti in cambio della produzione di nuovi modelli di automobile. Come ci hainformato un compagno delsindacato spagnolo Cgt, isindacati complici hannoaccettato questi attacchi e allafine hanno firmato un accordoche cancella i diritti.
Pensi che la nascita della Retesindacale internazionale possa favorire la costruzione di
lotte comuni su scala internazionale anche nel settoredell'automobile?Uno dei più importanti risultatidella riunione internazionaledi Parigi è stata proprio la costruzione della Rete sindacaleinternazionale. Abbiamo cominciato a coordinare su scalainternazionale la lotta dei lavoratori del settore automobilistico e andiamo avanti. Negliultimi dieci gironi ci sono stativari scambi mail tra operai delsettore automobilistico di variefabbriche del mondo: Brasile,Stati Uniti, Germania, Italia eSpagna. Si sta creando unoscambio di informazioni moltoimportante. Si è deciso di organizzare iniziative di lotta e manifestazioni in tutti i Paesi,portando avanti una battagliacomune contro le multinazionali dell'automobile. Lo slogancomune è: una sola classe, unasola lotta! (15/4/2013)
Due defunti liberisti, il genocida Pinochet e la Thatcher La Thatcher con un altro liberista di cui il proletariatomondiale non sente la mancanza, Ronald Reagan
Gli operai della CspConlutas e della FiatIrisbus in corteo internocon gli operai francesi nello stabilimento Peugeot
Operai della CspConlutas incontrano gli operai della Peugeot. Nella foto a sinistra al centro Hebert Claros
16 Maggio Giugno 2013 PROGETTO COMUNISTAINTERNAZIONALE
Convocato dalla storicaCentrale Operaia Boliviana (Cob), il 7 e 8marzo scorsi si è svolto
il I Congresso nazionale politicosindacale dei lavoratori della Bolivia, da cui è nato un nuovopartito operaio, il Partito dei Lavoratori (Pt), concepito comeuno strumento politico propriodei lavoratori. Siamo di fronte aun fatto storico e fortementeprogressivo, dal momento che lafondazione del Pt, con tutti i limiti che ha, è il risultato dell'esperienza dell'avanguardia operaiacon il governo di conciliazione diclasse di Evo Morales, da setteanni al potere. È l'apice di tuttoun processo di riorganizzazionepolitica dalla base che, in prospettiva storica, si sviluppa nelfatto storico più importante dopo la fondazione della Federazione sindacale dei lavoratoriminerari di Bolivia (Fstmb) nel1944 e della Cob nel 1952.
Antecedenti storici
La rivendicazione di uno strumento politico proprio dei lavoratori (Ipt) risale a molto tempofa, ma si è rafforzata nel 2003quando la rivoluzione, rovesciato il governo neoliberale diGonzalo Sánchez de Lozada, pose la possibilità che i lavoratori sifacessero carico del potere attraverso la Cob. Occorre ricordareche in Bolivia questa possibilitàsi è posta più volte: nella rivoluzione del 1952, poi nel 1971, nel1985 e ancora nel 2003. Ma, acausa delle direzioni traditriciche hanno sempre preferito soluzioni sul versante della conciliazione di classe, gli operai nonhanno mai preso il potere. L'arrivo al governo di Evo Morales e delMas nel 2006 risvegliò enormiaspettative nella classe operaia,fra i contadini e le popolazioniindigene e native, facendo scivolare in secondo piano la rivendicazione di formare un Ipt.Benché nei primi anni il governosi imbellettasse con unlinguaggio nazionalistico facendo alcune concessioni ai lavoratori, dopo il patto per
approvare la nuova Costituzione,concluso nel 2008 con i rappresentanti della borghesia dellac.d. “mezza luna”, le cose sonocominciate a cambiare. I lavoratori e i settori delle popolazioniindigene si sono presto resi contoche l'accordo del governo con laborghesia era finalizzato adapprovare una Costituzione chegarantisse la proprietà privatadei mezzi di produzione nellemani della stessa borghesia, ibuoni affari per le multinazionalie la preservazione del latifondo.A partire dal 2010, sono venuti gliattacchi ai lavoratori: prima, coltentativo di imporre una riformalavorativa che facilitasse i licenziamenti restringendo il diritto di sciopero. La risposta èstata il primo sciopero operaiocontro il governo, che riuscì a frenare la riforma. Nel dicembredello stesso anno, Evo lanciò il“gasolinazo”, cioè l'aumento deiprezzi dei combustibili, favorendo i profitti delle multinazionali e ponendo fine allesovvenzioni infavoredellemassepopolari. Il provvedimentoscatenò una settimana di lottaintensa nelle strade della città diLa Paz – che sembrava un campodi battaglia – e alla fine il governodovette fare marcia indietro. Gliattacchi del governo si esteseronel 2011 ai popoli indigeni colprogetto di costruzione di unastrada all'interno del TerritorioIndigeno e Parco Nazionale Isiboro Sécure (Tipnis), opera chefavoriva gli interessi delle multinazionali petrolifere e l'impresacostruttrice brasiliana Oas. Labrutale repressione, ordinata dalgoverno, contro la marcia indigena di resistenza scatenòun'ondata nazionale diappoggio alle ragioni dei popolinativi: lavoratori, studenti e lapopolazione in genere, sceseroin piazza per ricevere i partecipanti alla marcia esprimendo illoro ripudio al provvedimentogovernativo. Finora, il governonon è riuscito ad imporre l'esecuzione dell'opera. A fronte diquesti fatti, la Federazione deiMinatori e la Cob ripresero la ri
soluzione secondo cui i lavoratori dovevano costruire ilproprio Ipt rispetto al governo diEvo Morales. Tuttavia, a causadel ruolo delle loro direzioni, talerisoluzione non veniva messa inpratica. Ma la classe operaia, inparticolare con la lotta dei lavoratori della sanità e quella per lanazionalizzazione della minieraColquiri, ha dato l'impulso decisivo per realizzare la costruzionedell'Ipt. Alla fine, la pressionesulle direzioni della Fstmb e dellaCob per rendere effettiva la risoluzione di costruire un Ipt hacondotto alla convocazione delCongresso di fondazione dell'Iptnel distretto minerario di Huanuni.
Il Congresso di Huanuni:un grande passo avanti
del proletariatoboliviano
Il governo, per bocca del suo ministro del lavoro, aveva previsto ilfallimento dell'evento perché, asuo modo di vedere, non c'eranoragioni perché la Cob organizzasse un suo partito politico.Ma la risposta dei lavoratori allaprovocazione governativa è stataschiacciante. Il 7 marzo, ilCongresso è iniziato con unamarcia massiccia che haaccompagnato i circa 1.300 delegati giunti dai nove dipartimentidella Bolivia in rappresentanzadi 40 dei 63 settori affiliati allaCob. Solo i sindacati di governo equelli influenzati dal PartitoOperaio Rivoluzionario (Por)non hanno partecipato perché ilPor sostiene la non necessità difondare un partito improntatoall'indipendenza di classeaffermando in maniera autoproclamatoria di essere esso stesso ilpartito della classe operaia. Lamarcia ha attraversato tutto ildistretto minerario di Huanuniricevendo l'appoggio popolare.Le lezioni sono state sospese durante i giorni del congresso perfar alloggiare nelle scuole i delegati. L'inaugurazione delCongresso ha potuto contare, tragli altri, sull'intervento di
rappresentanti della Federazione dei minatori, dei lavoratoridell'industria, della sanità edell'università, oltre al salutodella CspConlutas del Brasile,unica organizzazione sindacalead essere presente per salutare lastorica decisione dei lavoratoriboliviani. Durante i due giornidel Congresso, i più di 1.300 delegati hanno discusso in duecommissioni le proposte di manifesto, programma e statuto.Benché molti argomenti sianorimasti ancora da precisare, èstata decisa la nascita dello strumento di cui i lavoratori bolivianihanno bisogno: il Partito dei Lavoratori (Pt). Il programmaapprovato è senza dubbi moltoavanzato, giacché prevede che ilPt è un partito antimperialista,anticapitalista e che ha comeobiettivo il governo del Paese el'esercizio del potere politico daparte dei lavoratori per mezzo diuna rivoluzione sociale. Prevedeanche la necessità del socialismoe dell'azione sia nella lotta direttache sul terreno parlamentare. Inquesto senso, è un programmabasato sulle tradizioni delle Tesidi Pulacayo, che ebbero un ruoloimportante nella rivoluzione del1952, e dichiara che il partito èindipendente dai padroni e dalgoverno di Evo Morales, per poter portare a termine i compitiposti dalla rivoluzione dell'ottobre 2003 ma abbandonati e traditi da Morales e dal suo partito.Proprio il dibattito su quest'ultimo punto è stato uno dei piùimportanti e vivaci. Il documento presentato dallaCommissione politica della Cobera debole, nella misura in cuinon proclamava la necessità didetta indipendenza, ed è statoemendato sulla base del documento presentato dai minatoridi Huanuni, che coincideva su
quest'aspetto con la piattaformapolitica presentata dal GruppoLotta Socialista (Gls), sezionedella LitCi in Bolivia, e che reclamava per il Pt l'indipendenza dalgoverno e dal padronato.L'approvazione di questa rivendicazione è una grandeconquista, poiché punta al superamento dei limiti che portaronoalla sconfitta di esperienze rivoluzionarie come quella del '52,che infatti venne sconfittaperché, pur avendo la classe lavoratrice (raggruppata nellaCob) assunto un programma rivoluzionario fondato sulleTesi diPulacayo e avendo già il poterenelle proprie mani, i suoi dirigenti (Lechín) convinsero glioperai a devolverlo a partiti politici filopadronali come il Mnr diPaz Estenssoro, che assunsero ilpotere per deviare e battere la rivoluzione. È stata eletta una direzione provvisoria inrappresentanza dei principalisettori che compongono la Cob.Lo statuto prevede che in tutti gliorganismi del Pt gli incarichi dovranno essere suddivisi paritariamente fra uomini e donne,mentre, quanto alla loro composizione, stabilisce che in maggioranza dovranno essere compostida minatori, lavoratoridell'industria, della sanità, insegnanti, ecc. Sarà inoltreconsentita la formazione ditendenze, ma non di correntipolitiche. Questo è stato un temafortemente polemico, per la postura di settori burocratici delledirezioni di costruire un struttura di partito senza ampia democrazia interna. La posizione delGls è stata nel senso di un partitocon la più ampia democrazia epotere decisionale della baseattraverso l'organizzazione dicellule che permettanol'incorporazione di migliaia di
lavoratori, giovani, contadini eindigeni, per il rafforzamento delPt.
Il ruolo delle donne
Fondamentali sono stati lapartecipazione e il ruolo svoltodalle donne – giovani, operaie,casalinghe, lavoratrici delle miniere – in tutto il percorsocongressuale. Molte sono state ledelegate e con una rilevantepartecipazione. Ciò haconsentito ad esempio laconquista di una direzione paritaria fra uomini e donne.L'importante coincidenza fra losvolgimento del Congresso e laGiornata internazionale dell'8Marzo ha permesso lo svolgimento di un'emozionante assemblea in cui le lavoratrici, leoperaie e le casalinghe chepartecipavano come delegatehanno rivendicato i diritti delledonne.
L'affermazione del PTè la grande sfida
IlCongressoelafondazionedelPtsono avvenimenti che hannorappresentato un enorme progresso nello sviluppo della coscienza politica e l'indipendenzadi classe in Bolivia. Salutiamo,dunque, la costruzione di unpartito che si presenta comeopposizione di sinistra al governodi fronte popolare di Evo Morales.La sua importanza sta nella necessità di raggruppare il megliodell'attivismo sindacale e popolare e tutti i settori in lotta inun'organizzazione politicaimprontata all'indipendenza diclasseeallademocraziainterna.IlPtèprodottodellapressionedellabase verso le direzioni. Esprimeuna riorganizzazione sindacale epolitica dal basso. Il sentimentopredominante emerso dalCongresso è stato di costruireun'alternativa di sinistra al Mas,di dotare i lavoratori del propriostrumento politico per potenziare e rafforzare le lotte contro gliattacchi del governo. D'altro lato,nel Congresso si è riaffermata lavigenza e l'attualità del dibattitostorico sul fatto che i lavoratoridebbonogovernarequestoPaese,raggruppati intorno alla Cob.Tuttavia, il congresso fondativo èstatosolounpasso.Restaancorailgrande compito di consolidarequesta conquista e affermare il Ptcome un partito politico dellaclasse operaia e di tutti i settoripopolari per l'intervento attivonelle lotte del popolo boliviano,che si costruisca come autenticaalternativa politica sia al governodi Evo Morales che della destra. Aquesto scopo, sarà importantevalorizzare i principi dell'indipendenza politica, dell'autonomia finanziaria, e dell'ampiademocrazia operaia. È necessarioportare l'esperienza del Pt a tutti isindacati, consolidarlo nelle miniere e nei luoghi di lavoro e studio, guadagnando la grandemassa che ancora oggi nutre illusioni nel governo di Evo Morales.Il Gruppo Lotta Socialista, sezione della LitCi in Bolivia, dopoaver diffuso ampiamente laconvocazione del Congresso, faappello ai lavoratori, ai giovani ealle donne lavoratrici, affinchépartecipino attivamente nellacostruzione del Pt, lottandoperché sia indipendente, democratico e di lotta e perché si costruisca affondando le sue radicinella classe lavoratrice.
Bolivia:nasceilPartitodeilavoratori
Supplemento alCorreo Internacional marzo 2013
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