8/6/2019 Politici e Banchieri - Ida Magli
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EDITORIALE
Politici e banchieri
di Ida MagliItalianiLiberi| 14.07.2011
Il sabato 9 luglio 2011 una data che gli Italiani non debbonodimenticare. E il giorno, infatti, in cui il Ministro Tremonti, senza dare
nessuna giustificazione del fatto che non paga laffitto della casa doveabita, ha risposto ai giornalisti che gli domandavano se avesse intenzione
di dimettersi, con una frase lapidaria: Non mi dimetto perch sono io
che garantisco lItalia davanti allEuropa: se cado io, cade lItalia e secade lItalia cade leuro. E una catena. In nessun periodo della storia
dOccidente un uomo politico, quale che fosse la sua importanza, ha mai
potuto fare una simile affermazione. N un conquistatore come
Napoleone, n uno Zar come Pietro il Grande n un Re come Luigi XIV,
n un Imperatore come Filippo di Spagna, perch essi rappresentavanolimmagine politica, non la dimensione concreta degli Stati, la forza dei
popoli che vi vivono. Quelle di Tremonti, invece, per quanto terribili, nonsono parole vane. La situazione proprio quella che lui ha riassunto
nellaffermazione: se cado io cade lItalia e cade leuro. In altri termini,lEuropa va in rovina perch il potere nelle mani di una decina di
banchieri, e sono essi a quantificarne la forza, giocandola in Borsa.
Giocatori che soltanto la penna di Dostojewski sarebbe in grado didescrivere, questi banchieri hanno messo sul tavolo da gioco le Nazioni e
non si alzeranno fino a quando non le avranno giocate tutte, essendo
loro ad avere in mano il banco.
Il dramma, dunque, tutto qui. Firmando il trattato di Maastricht i
politici hanno trasferito il proprio potere nelle mani dei banchieri. Oggidebbono riprenderselo, non possono fare altro che riprenderselo. Il che
significa avere il coraggio di creare, senza indugio e senza discussioni,una nuova banca nazionale e stampare in proprio la moneta necessaria
al bilancio dello Stato. I titoli dello Stato li compreranno esclusivamente isuoi cittadini (come avviene in Cina, in Russia e ovunque ci siano governi
degni di questo nome) e non saranno collocati nella borsa mondiale alla
merc di chiunque voglia impadronirsene. Sono gi pronti molti studi emolti progetti, elaborati da economisti italiani e stranieri di grande
competenza, per la rinascita della moneta nazionale, e sono anche molti
i politici, presenti in diversi Partiti, dal Pdl alla Lega, a Io amo lItalia
allItalia dei Valori (con uninterpellanza parlamentare dellon. Di Pietro
sulla questione della sovranit monetaria) che sarebbero favorevoli a
questa decisione e aspettano soltanto che qualcuno prenda la parola perprimo. Si tratta di una decisione che comporter moltissimi sacrifici, maalla quale non c scelta perch uno Stato che intraprende la strada dei
prestiti a interesse con la Banca centrale europea, non sar mai in grado
di restituirli e alla fine croller. Abbiamo la Grecia sotto gli occhi: dopo
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un orribile tira e molla, indegno di un qualsiasi concetto di civilt, per
concederle dei prestiti ad altissimo interesse, oggi la Bce dichiara che ilfallimento della Grecia inevitabile. Non forse stato imposto pochi
giorni fa allItalia, di cui a sua volta si dice che stia per fallire, dicontribuire per il 17% al totale dei miliardi prestati alla Grecia? Debitori
sullorlo della rovina costretti a prestare denaro a chi sta per fallire? Cin Italia qualche politico che abbia conservato il minimo di buon senso
necessario per rendersi conto della follia (se follia e non rapina
preordinata) di simili comportamenti?
E indispensabile abbandonare ladri e folli al loro destino. Nessuno si
illuda che esistano alternative alla decisione di produrre in proprio la
moneta. Il meccanismo che sta portando alla rovina gli Stati europei non
dovuto a un qualche imprevedibile incidente ma intrinseco alla
creazione delleuro, cosa che stata detta e ripetuta innumerevoli volteda economisti e monetaristi di ogni tendenza politica. Non pu sussistere
una moneta che non fa capo a uno Stato e che non risponde allenecessit di questo Stato, in quanto la moneta di per s stata inventata
proprio per essere uno strumento e non un fine. In Europa, invece,gli Stati sono stati costretti a mettersi al servizio delleuro, piegandosi a
poco a poco a costruire un mercato adatto alleuro, limitando lepossibilit di scambio delle merci, coltivando carote su misura, uccidendomucche, distruggendo arance Per gli storici di domani lEuropa
dellUnione costituir lesempio pi evidente di una societ che delira.
Siamo per ancora in tempo a cercare di non morirne.
Ida Magli
Roma, 12 Luglio 2011
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