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ErgonCooperativo LombardoConoscenza, formazione e buone pratiche a sostegno delle reti di imprese
Ergon Cooperativo Lombardoè un progetto di
in collaborazione con
con il sostegno di
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Ergon Cooperativo Lombardo
INDICE
1 ERGON COOPERATIVO LOMBARDO pag. 10 Il progetto Il percorso formativo
2 FARE RETE 14 Cosa vuol dire fare rete? Perché fare rete? Come fare rete?
3 GLI STRUMENTI 16 Le diverse forme di aggregazione cooperativa nella fase dinamica:
dal consorzio cooperativo ai gruppi paritetici - Dott. Luca Purpura
4 FOCUS 26 Il contratto di rete - Dott. Cesare Gattoni
5 IL TOUR 36 “Da rete nasce rete”
6 BUONE PRATICHE COOPERATIVE 37
7 PARTNER E CONTATTI 70
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Ergon Cooperativo Lombardo
L’idea cooperativa è essa stessa un’idea di Rete, per questa semplice ragione
Legacoop Lombardia ha scelto di partecipare con un proprio progetto al
programma di Regione Lombardia di promozione delle Reti di Impresa e dei
contratti di rete.
Il presupposto stesso dell’idea di usare lo strumento cooperativo per la
realizzazione del proprio progetto di impresa nasce sicuramente dalla volontà
di far prevalere alcuni, piuttosto che altri, aspetti fondamentali della attività
economica. Ciò che si valuta con maggior importanza è la cooperazione
invece che la competizione, la condivisione anziché l’isolamento e, mi sia
permesso, la solidarietà al posto dell’egoismo.
Sia nel caso di un gruppo di persone che si mettono insieme per dare vita al
loro progetto d’impresa che nel caso di una rete di imprese già esistenti, si può
sostenere che, laddove non sia sufficiente il solo talento individuale oppure
non si riesca a far leva su ingenti risorse patrimoniali, la strada naturale per
dare operatività al proprio progetto è quella di dar vita e corpo ad una forma
di Rete, in qualunque forma giuridica la si voglia declinare.
In queste semplici ed elementari considerazioni sta la sfida della creazione
delle Reti di Impresa.
D’altra parte, soprattutto ora, con una crisi economica che sta ridisegnando
il tessuto produttivo e sociale dei nostri territori, ciò che non si deve fare
è pensare di far leva soltanto sulle proprie forze, illudendosi così di poter
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Ergon Cooperativo Lombardo
oltrepassare le difficoltà contingenti o le criticità più complesse per tornare a
fare impresa come prima dell’affermarsi di questa pesantissima crisi.
Se lo è stato per il passato, non sarà più così nel futuro. Ciascuna nostra
attività, a maggior ragione quelle economiche e produttive, è sempre di più
interconnessa con quelle di altri soggetti vicini e anche lontani, prossimi a noi
o, in taluni casi, addirittura alternativi a noi.
La Rete dunque, nelle sue varie declinazioni, è una delle risposte possibili
da perseguire con convinzione per chiunque non si arrenda ad un futuro
prossimo più povero e arido.
Questo volume vi aiuterà, anche con alcuni esempi già operativi, a
comprendere meglio quello che ciascuno di noi può fare. Buona lettura.
Luca BernareggiPresidente Legacoop Lombardia
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Ergon Cooperativo Lombardo
Regione Lombardia con l’introduzione del Programma Ergon ha dimostrato
il suo continuo e concreto impegno a favore delle micro, piccole e medie
imprese lombarde che scelgono di aggregarsi, ognuna con le proprie risorse,
per realizzare nuovi prodotti e servizi o per raggiungere nuovi mercati.
Certamente nel contesto economico attuale, la Rete di imprese si rivela lo
strumento capace di consentire agli imprenditori di raggiungere la massa
critica adeguata per competere a livello globale, salvaguardando la propria
individualità e creando così valore per l’azienda stessa, ma anche sviluppo
per il territorio in cui opera.
Sulla base di un programma comune, le imprese possono quindi collaborare
all’interno dei propri ambiti di azione, scambiare know-how o prestazioni
industriali, commerciali, tecnologiche ed esercitare in comune attività di
impresa.
In questo difficile contesto economico, la sfida per le imprese lombarde
è quella di creare reti, valorizzando al meglio le proprie caratteristiche e
l’identità di ogni singolo territorio, confrontarsi sulle ragioni e i bisogni che
hanno portato alla loro costituzione, facendo emergere alcuni tratti salienti
replicabili ed estendibili a più realtà.
Costituire una rete significa creare una squadra in cui ognuno, con le proprie
caratteristiche, competenze e risorse, dà un contributo fondamentale
per il raggiungimento di uno o più obiettivi comuni quali l’innovazione,
l’internazionalizzazione o l’aumento della produttività.
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Importanti passi sono stati compiuti in questa direzione e i risultati conseguiti
tramite attività congiunte hanno dimostrato un cambio di mentalità da
parte di tutti i soggetti coinvolti, in particolare da parte delle micro e piccole
imprese.
A fronte di questa realtà, Regione Lombardia e io in prima persona,
tramite il Programma ERGON, intendiamo offrire un concreto sostegno alla
creazione e allo sviluppo di reti di impresa stabili, mettendo a disposizione
delle aziende strumenti e conoscenze necessarie a consolidare la cultura del
“fare rete”, in quanto credo fortemente nella professionalità, capacità e
determinazione delle imprese lombarde di vincere ogni sfida.
Mario MelazziniAssessore alle Attività produttive,
Ricerca e Innovazione di Regione Lombardia
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Ergon Cooperativo Lombardo
“Fare rete” è un imperativo per individuare non soltanto delle soluzioni
per uscire dalla crisi ma, soprattutto, una via per gestire l’innovazione in
molteplici ambiti: dalla condivisione della conoscenza alla integrazione
sociale, dalla organizzazione economica a quella politico-amministrativa.
In questi anni i Comuni stanno dimostrando come, proprio attraverso
la gestione associata di servizi e funzioni, e quindi dalla creazione di reti
tra amministrazioni e territori, possono nascere sinergie vincenti e capaci
di costituire, pur in un momento di difficoltà generale, un motore per lo
sviluppo locale, per l’erogazione di servizi sostenibili e per l’affermazione
di un processo di razionalizzazione e di efficientamento della Pubblica
Amministrazione.
Creare rete tra imprese, favorire la collaborazione tra quei soggetti economici
che concorrono alla crescita dei territori e dell’economia locale, diventa
quindi un’occasione importante e da salutare con favore.
L’impegno di Legacoop Lombardia con il progetto “Ergon Cooperativo
Lombardo” è espressione di queste intuizioni.
Anci Lombardia ha quindi salutato con piacere l’iniziativa, assicurandole
il suo sostegno, supportato dalla adesione di alcune Amministrazioni che
hanno inteso condividere localmente le esperienze di eccellenza monitorate
dal progetto.
Augurando a “Ergon Cooperativo Lombardo” di poter raggiungere nuovi
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Ergon Cooperativo Lombardo
successi, confidiamo che questa esperienza possa diffondersi su tutto il
territorio lombardo anche attraverso l’avvio di sinergie con le Amministrazioni
locali, al fine di favorire concretamente lo sviluppo dei territori.
Attilio FontanaPresidente ANCI Lombardia
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Ergon Cooperativo Lombardo
1I Ergon Cooperativo Lombardo
Il progetto“Ergon Cooperativo Lombardo. Conoscenza, formazione e buone pratiche
a sostegno delle reti d’imprese” è il progetto ideato da Legacoop Lombardia
insieme con l’Università degli Studi di Milano-Bicocca (Dipartimento dei
sistemi giuridici ed economici e Dipartimento giuridico delle istituzioni
nazionali ed europee, Facoltà di Giurisprudenza) per la promozione e
l’animazione di aggregazioni di imprese.
Nato nel 2012 con l’obiettivo strategico di rilanciare lo sviluppo economico,
agganciare la ripresa ed acquistare dimensione e competitività sul mercato, il
progetto è realizzato grazie al contributo del bando Ergon Azione 2 promosso
da Regione Lombardia (Industria, Artigianato, Edilizia e Cooperazione)
all’interno del programma “ERGON. Eccellenze Regionali a supporto della
Governance e dell’Organizzazione dei Network di imprese”.
Il progetto, che intende mettere a disposizione delle imprese strumenti e
conoscenze necessari a consolidare la cultura del “fare rete”, è articolato in
tre macro aree:
1 I Conoscenza e formazione. 2 I Promozione e comunicazione. 3 I Supporto tecnico e professionale.
Tre anche le parole chiave del progetto: Ergon, che nel suo significato plurale
di azione, lavoro e fine, descrive le tre articolazioni progettuali; Cooperativo
a sottolineare la caratteristica associativa di Legacoop Lombardia e la sua
natura di rete tra cooperative, affermando implicitamente che “aggregarsi
è l’ergon della cooperazione”; Lombardo per valorizzare il legame con il
territorio, con il settimo principio della Dichiarazione di Identità Cooperativa
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Ergon Cooperativo Lombardo
di impegno verso la collettività e con Regione Lombardia, promotrice e
“sperimentatrice” del programma Ergon.
Il know-how di Legacoop Lombardia nell’ambito della cooperazione
imprenditoriale, le specificità delle sue strutture associative di settore e
gli strumenti accademici dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca,
concorrono alla definizione di un progetto di conoscenza, promozione e
supporto tecnico-professionale che trova nella natura cooperativa delle
associazioni promotrici il suo ergon.
Il percorso formativoNei mesi di febbraio e marzo 2013 si è svolto il ciclo seminariale di incontri
avente come oggetto i profili economici, giuridici e societari di aggregazione
tra imprese e come Responsabile scientifico il Prof. Franco Scarpelli, ordinario
di Diritto del lavoro (Università degli Studi di Milano-Bicocca).
Nel corso degli incontri, alle relazioni dei docenti e professionisti dell’Università
degli Studi di Milano-Bicocca si sono alternate le case history di Legacoop
Lombardia in diversi settori (edilizia, grande distribuzione, servizi/sociali,
abitazione, agroalimentare) e ambiti di innovazione (aggregazione,
internazionalizzazione); tra queste il contratto di rete NetCo Lombardia,
presentato dal suo Presidente Francesco Caprini e il progetto di fusione tra
le tre cooperative sociali Lo Sciame, Coopwork e Solaris Lavoro e Ambiente,
illustrato dal coordinatore Giovanni Garancini.
Oltre ai dirigenti cooperativi lombardi (Guido Galardi per Coop Lombardia,
Aldo Tognetti per CMB, Giuliano Di Bernardo per Manutencoop), hanno
preso parte ai seminari esponenti del mondo associativo Legacoop (Paola
Menetti Presidente Legacoop Sociali, Luciano Caffini Presidente Legacoop
Abitanti) e del mondo della finanza (Pierluigi Stefanini, Presidente
Gruppo Unipol).
L’attività formativa è stata indirizzata ai membri della Presidenza Legacoop
e ai dirigenti cooperativi già attivi in processi di aggregazione o interessati a
conoscerne gli strumenti utili.
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Ergon Cooperativo Lombardo
Relazioni Università degli Studi di Milano-Bicocca
• Forme di mercato: prezzi, quantità, benessere Prof. Bruno Bosco
• Cooperative e profili nazionali e comunitari di diritto della concorrenza e antitrust Prof. Giovanni Guglielmetti
• Le aggregazioni di imprese aderenti al contratto di rete e la partecipazione alle procedure di affidamento di appalti pubblici Dott.ssa Elisa Grillo
• Focus sulla grande distribuzione Dott.ssa Sabina Riboldazzi
• Focus sul mercato delle costruzioni Dott. Roberto Romano
• Focus sui servizi alle imprese e alle persone Dott. Massimiliano Lepratti
• Le diverse forme di aggregazione cooperativa nella fase dinamica: dal consorzio cooperativo ai gruppi paritetici Avv. Luca Purpura
• Le diverse forme di aggregazione: il contratto di rete Dott. Cesare Gattoni
• Gli strumenti giuridici e le discipline dei processi di aggregazione delle imprese: profili di diritto del lavoro Prof. Franco Scarpelli, Dott.ssa Marta Giaconi
• Profili fiscali dei contratti di rete Prof.ssa Maria Cecilia Fregni
Gli interventi sono scaricabili all’indirizzo:http://www.ergoncooperativolombardo.it/?page_id=7
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Ergon Cooperativo Lombardo
Case history
• L’esperienza del Consorzio Stabile Eureca Aldo Tognetti, Vice Presidente CMB
• Case history Coop Lombardia Guido Galardi, Presidente Coop Lombardia
• L’evoluzione degli scenari distributivi e il ruolo dell’associazionismo: l’esperienza Conad Camillo De Berardinis, Amministratore Delegato CFI
• Case history del contratto di rete tra cooperative lombarde della filiera costruzioni Francesco Caprini, Presidente NetCo Lombardia
• Case history Manutencoop Giuliano Di Bernardo, Vice Presidente Manutencoop
• Relazione sul percorso di fusione tra le cooperative sociali Lo Sciame, Solaris Lavoro e Ambiente e Coopwork Giovanni Garancini, Presidente cooperativa Lo Sciame
• Le reti tra cooperative di abitanti Luciano Caffini, Presidente Legacoop Abitanti
• Le aggregazioni tra cooperative sociali Paola Menetti, Presidente Legacoop Sociali
• Unipol-Fonsai, la fusione Pierluigi Stefanini, Presidente Gruppo Unipol
• Auprema-Camagni Olmini. La fusione Dott. comm. Cesare Meregalli
• Le reti cooperative Dott. Antonio Zanotti, Ricercatore Cecop
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Fare Rete
2 I FARE RETE
Cosa vuol dire fare rete?Fare rete vuol dire scambiarsi esperienze e competenze, competere sui
nuovi mercati, sviluppare progetti di ricerca, innovare il proprio modo di
fare impresa, creare relazioni e network di business, confrontarsi con nuove
realtà, crescere di dimensioni e fare massa critica.
Per le imprese cooperative, in particolare, fare rete vuol dire valorizzare
il legame con il territorio, consolidare l’impegno verso la collettività ed
esprimere la natura stessa della cooperazione: lo scambio mutualistico.
Perché fare rete?Fare rete consente alle imprese di ampliare la propria capacità produttiva,
realizzare processi di innovazione di prodotto e/o di processo, valorizzare
i sistemi di gestione della qualità, ampliare i mercati e i canali distributivi,
promuovere le proprie attività in maniera congiunta, consolidare marchi e
brand territoriali, migliorare l’accesso al credito, ridurre i costi, ottimizzare i
tempi.
Per le imprese cooperative, in particolare, fare rete è importante per
competere senza rinunciare alla propria identità valoriale.
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Fare Rete
Come fare rete?1 Trovare altre aziende con cui condividere alcune funzioni strategiche
(marketing, servizi, logistica, distribuzione) e con le quali si possa
ipotizzare un’espansione dal punto di vista dei contatti e del mercato di
riferimento;
2 Formulare un programma di rete comune che definisca ambiti, attività,
obiettivi, risultati attesi, strumenti, organizzazione e budget;
3 Contattare un notaio per stipulare un contratto tra le parti.
Se sei socio di una cooperativa interessata ad entrare in rete con altre
imprese, a proporre e condividere un progetto di rete e a individuare i
partner di riferimento sul territorio, invia un’email all’indirizzo
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Gli Strumenti
3 I GLI STRUMENTI
Dott. Luca PurpuraLe diverse forme di aggregazione cooperativa nella fase dinamica:dal consorzio cooperativo ai gruppi paritetici.
1 Premessa.
L’aumento del tasso di concorrenzialità del mercato, guardato nel più gene-
rale contesto della crisi del sistema economico italiano, rende più che mai
attuale, specie per le imprese di piccole e medie dimensioni, tanto la ricerca
delle più opportune forme di sinergia con altri operatori nella fase dinamica
d’impresa, quanto, là dove possibile, l’avvio di più radicali processi di aggre-
gazione, che consentano di conseguire vantaggi competitivi ed economie di
scala. L’obiettivo appena focalizzato, senz’altro trasversale all’intero tessuto
imprenditoriale, si mostra particolarmente da riferire alle realtà economiche
connotate, per l’appunto, da profili dimensionali ridotti, specie là dove ope-
ranti in settori non “ad alto valore aggiunto”.
Il tema assume, quindi, particolare importanza per il mondo della coopera-
zione: i dati statistici disponibili segnalano, infatti, che la grande maggioran-
za delle cooperative operanti in Italia, oltre ad avere compagini sociali rela-
tivamente ristrette, esercita imprese di dimensioni ridotte, in settori (quello
delle costruzioni, immobiliare, dell’agricoltura, dei trasporti) contraddistinti
da una forte pressione concorrenziale e da un rilevante impatto delle “poli-
tiche di costo” [cfr., sul punto, il “Secondo rapporto sulle imprese coopera-
tive” pubblicato da Unioncamere in collaborazione con l’Istituto Guglielmo
Tagliacarne in data 17 maggio 2011, disponibile per la lettura su www.
unioncamere.gov.it].
In questo quadro, assume particolare importanza, anche per le cooperative,
valutare e ponderare le più opportune forme di coordinamento e di inte-
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Gli Strumenti
grazione con altri soggetti, anzitutto cooperativi, che presentino aspetti di
complementarietà sul piano operativo.
Dal punto di vista del giurista, questa linea direttrice impone, per un verso,
di ripercorrere, con la sintesi imposta dai tempi di una relazione, i principali
strumenti di collaborazione stabile tra cooperative contemplati e consolidati
nell’ordinamento italiano: il riferimento corre, in particolare e per la loro
specifica rilevanza, ai consorzi; per l’altro, di soffermare l’attenzione su altri
e più recenti sistemi di interazione introdotti dal legislatore, dei quali risulta
ancora in buona misura da approfondire il potenziale in termini di “utilità”
per lo stesso sistema cooperativo: il tema è quello del “gruppo cooperativo
paritetico”, figura delineata e disciplinata dal legislatore della Riforma del
diritto societario del 2003 all’art. 2545-septies c.c..
2 I consorzi cooperativi: cenni.
È stato efficacemente rilevato che l’impresa mutualistica, per lungo tempo,
è stata identificata con la “società monade”, quasi che tale tratto dovesse
essere un “predicato in certo qual modo coessenziale alla mutualità: la ge-
stione di servizio nei confronti dei soci esigeva, in detta prospettiva, la coin-
cidenza immediata tra il regime di esercizio dell’impresa mutualistica e la
partecipazione sociale alla singola e specifica società cooperativa” [ZOPPI-
NI, I gruppi cooperativi (modelli di integrazione tra imprese mutualistiche e
non nella riforma del diritto societario), in Rivista delle Società, 2005, 761].
In questa ottica, il regime dell’impresa cooperativa è stato contrassegnato
dalla tendenziale inconciliabilità tra le regole cooperative ed il carattere ver-
ticale dei gruppi societari, basato sul controllo esterno, sulla etero-direzione
e, quindi, sulla presenza di un ente dominante, dotato di poteri tali da ga-
rantire il coordinamento della pluralità di imprese operanti nel contesto del
gruppo [cfr., per ulteriori riferimenti, BONFANTE, La nuova società coopera-
tiva, Zanichelli, Bologna, 2010, 360 ss.; SANTAGATA, sub art. 2545-septies,
in Società cooperative, a cura di G. Presti, Giuffré, Milano, 2007, 458].
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Gli Strumenti
Ciò, come pure è stato rilevato, può avere concorso, in certa misura, a de-
potenziare lo sviluppo economico-imprenditoriale della società cooperativa,
ponendo in termini del tutto specifici il problema di valutare le possibili
forme di integrazione delle imprese mutualistiche [v., ancora, ZOPPINI, op.
loc. cit.]
Il principio della collaborazione tra cooperative ha in verità trovato attuazio-
ne, nella legislazione italiana, fin dai primi del secolo scorso, con la discipli-
na sui “consorzi”. E proprio il “consorzio” ha rappresentato, fino a pochi
anni fa, l’unico strumento concretamente a disposizione per addivenire a
forme di stabile aggregazione tra società cooperative [BONFANTE, op. cit.,
349 cui adde, in prospettiva storica, BUONOCORE, Il diritto della coopera-
zione, Il Mulino, Bologna, 1997, p. 321 ss.].Le norme dedicate ai consorzi
cooperativi si leggono agli art. 27, 27 bis e 27 ter della c.d. Legge Basevi
(d.lg.c.p.s. 14 dicembre 1947, n. 1577, come riformato dall’art. 5, l. 17
febbraio 1971, n. 127); esse disciplinano, sotto il medesimo nomen iuris,
fenomeni intrinsecamente diversi e rispettivamente:
a) i consorzi di cooperative, sui quali si fermerà l’attenzione subito
appresso;
b) i consorzi cooperativi ammissibili ai pubblici appalti, cui si applica, per
rinvio, la legge 25 giugno 1909, n. 422 e il titolo V del Regolamento
approvato con regio decreto 12 febbraio 1922, n. 278 (il ricorso a detta
forma di consorzio non è in atto particolarmente frequente, in quanto
è oggi pacifico che tutte le cooperative possano ormai partecipare agli
appalti pubblici);
c) i consorzi di cooperative per il coordinamento della produzione e degli
scambi: fattispecie, questa, che deve ritenersi sostanzialmente assorbita
– a seguito della l. 10 maggio 1976, n. 377 – dall’istituto dei consorzi
tra imprenditori di cui agli artt. 2602 ss. c.c..
I consorzi di cooperative di cui all’art. 27 della legge Basevi rappresentano
cooperative di secondo grado, costituite secondo quanto previsto dalle nor-
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Gli Strumenti
me degli artt. 2511 ss. c.c. Possono essere composti da un minimo di tre co-
operative, con dotazione di capitale minima pari a cinquecentosedici euro e
possono costituirsi in forma di s.p.a. ovvero anche, ricorrendo i presupposti
di cui all’art. 2519 c.c., in forma di s.r.l.. Ad essi si applicano integralmente
le norme – societarie e pubblicistiche – sulle cooperative; soci del consorzio
possono essere esclusivamente soci persone giuridiche cooperative.
Per quanto ne replichino la denominazione, le potenzialità operative dei
consorzi di cooperative vanno oltre quelle di un comune consorzio (anche
ex art. 2602 c.c.): il consorzio di cooperative è, infatti, una società coopera-
tiva (partecipata da cooperative) dotata di autonoma personalità giuridica,
abilitata a concludere operazioni in nome proprio con i terzi e a partecipare
in proprio, tra il resto, a gare d’appalto [per tutti: RACUGNO, La società
cooperativa, Giappichelli, Torino, 2006, 194 ss.].
Se è naturale, dunque, che si faccia ricorso alla formazione di consorzi di co-
operative con finalità consortili di servizio a singole fasi comuni dell’attività
delle consorziate (approvvigionamento di materie prime, promozione distri-
buzione magazzinaggio di prodotti, acquisto e messa a disposizione di mac-
chinari), è ben possibile l’utilizzo del consorzio cooperativo quale strumento
di aggregazione operativa tra cooperative, con la finalità di permettere un
più efficace inserimento nel mercato specie delle cooperative minori, ed al
tempo stesso di consentire un confronto su basi più eque tra le cooperative
e le imprese con le quali le stesse devono intrattenere rapporti commerciali
[v. ancora RACUGNO, op. loc. cit.].
Si tratta, quindi, di uno strumento di integrazione che può – anche se non
necessariamente deve – andare al di là della funzione di servizio ad una fase
dell’attività di impresa delle cooperative “socie” e che può ovviamente con-
cernere cooperative operanti sia in settori omogenei che complementari.
Il consorzio di cooperative consente, in definitiva, di dare corso a forme di
stabile collaborazione imprenditoriale tra cooperative, in termini coerenti
con il perseguimento dello scopo mutualistico e con la regola della “porta
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Gli Strumenti
aperta”, e quindi di dare vita ad esperienze di aggregazione anche su vasta
scala. Esso si caratterizza, tuttavia, per la tendenziale assenza – o, comun-
que, per la difficoltà di fissazione – di strumenti “coercitivi” da parte della
“capogruppo”: come è stato osservato, proprio le caratteristiche dell’espe-
rienza consortile fanno pensare ad una sorta di “gruppo rovesciato”, in cui
la capogruppo rappresenta uno strumento di servizio alle imprese parteci-
panti e subisce le loro, non sempre collimanti e componibili, scelte di coordi-
namento, piuttosto che esserne “l’artefice” [così GENCO, Gruppi coopera-
tivi e gruppo cooperativo paritetico, Atti del Seminario “Gruppi cooperativi,
gruppi di società, consorzi e raggruppamenti di imprese: nuove forme di
coordinamento e collaborazione” organizzato da Scuolacoop, svoltosi il 27
ottobre 2004 a Montelupo Fiorentino].
E tanto può rappresentare un limite di detta forma di aggregazione: difetta
in sostanza, nel consorzio di cooperative, un elemento di sicura “direzione
unitaria”, capace di orientare effettivamente, e su basi vincolanti, l’“aggre-
gato cooperativo” verso obiettivi predefiniti.
3 Il gruppo cooperativo paritetico.
Con la riforma del diritto societario del 2003 ha avuto origine una nuova
figura di gruppo cooperativo, il c.d. “Gruppo cooperativo paritetico”, che
si aggiunge ai gruppi cooperativi “consortili” e a quelli – di natura diversa
– resi possibili dall’art. 18 della legge n. 72/1983, che ha introdotto l’art.
27-quinquies nella legge Basevi (consentendo la partecipazione di società
cooperative a società di capitali). La figura del gruppo cooperativo paritetico
trova la sua disciplina, anzitutto, nell’art. 2545-septies c.c. Esso si presenta
come una organizzazione di carattere orizzontale che rende possibile realiz-
zare una aggregazione delle imprese partecipanti con obiettivi commerciali
mediante l’istituzione di una “funzione” di direzione e di coordinamento
“di gruppo”, assegnata contrattualmente, in linea di principio (ma v. infra)
ad una delle cooperative partecipanti. Il gruppo cooperativo paritetico at-
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Gli Strumenti
tua, per questa via, una forma di gestione unitaria di più società che trova
origine in un contratto, in assenza di un rapporto di subordinazione “parte-
cipativa” tra le varie imprese (come ben noto difficilmente percorribile, nei
rapporti tra cooperative, per via della regola “una testa un voto”).
L’adesione al “gruppo contrattuale” comporta necessariamente la sogge-
zione dei partecipanti ad una forma, più o meno intensa, di etero-controllo,
che deve essere funzionale, in linea di principio, al miglioramento delle fina-
lità mutualistiche delle singole cooperative [RACUGNO, op. cit., 203].
Il gruppo cooperativo paritetico si distingue, dunque, dai consorzi di coope-
rative, nei quali le singole imprese partecipanti mantengono una effettiva
pariteticità, essendo certamente prevedibile l’inerenza in capo ad una o più
delle stesse di una funzione di coordinamento, ma non di vera e propria di-
rezione [cfr., sul punto e in termini, GENCO, op. cit.]. Un ulteriore elemento
differenziale è dato dalla possibile partecipazione, al gruppo paritetico (ex
art. 2545-septies c.c.), di soggetti – enti pubblici o privati – anche non coo-
perativi. Il contratto con il quale viene costituito il gruppo cooperativo pari-
tetico è soggetto a pubblicità ai sensi dell’art. 2545-septies, terzo comma,
c.c. (obbligo per ciascun aderente di depositare copia del contratto presso
l’Albo delle Società cooperative, che si aggiunge al più generale obbligo
di cui all’art. 2497-bis c.c.: RACUGNO, op. cit., 204; BONFANTE, op cit.,
347); la sua stipula, non essendo prevista sul piano normativo una com-
petenza dell’assemblea, dovrebbe rientrare nei poteri degli amministratori
delle società aderenti (SANTAGATA, op. cit., 465; RACUGNO, op. cit., 204;
GENCO, op. cit.). Detto contratto “costitutivo” del gruppo deve indicare ai
sensi dell’art. 2545-septies c.c.:
1) la durata del gruppo contrattuale, che può essere a tempo determinato
o anche, si reputa, a tempo illimitato, salvo, in tal caso, l’esercizio del diritto
di recesso con preavviso [BONFANTE, op. cit., 373];
22
Gli Strumenti
2) la cooperativa o le cooperative cui è attribuita la direzione del gruppo, in-
dicandone i poteri. Il testo della norma di legge sembra suggerire la neces-
saria designazione di una o più società aderenti alla quale/alle quali risulti
assegnata la direzione e il coordinamento del gruppo; si ammette tuttavia
– ed è anzi ritenuta soluzione preferibile da chi sostiene l’incompatibilità tra
i principi mutualistici e forme di vera e propria “dominazione esterna” su
società cooperative [sul punto, piuttosto controverso, cfr., anche per ulte-
riori e ampi riferimenti: BONFANTE, op. cit., 370 s.; ZOPPINI, op. cit., 773 s.;
SANTAGATA, op. cit., 464 ss.] – che la funzione di direzione sia esercitata
da un apposito comitato eletto in rappresentanza di tutti i partecipanti al
gruppo, abilitato a impartire le “direttive rilevanti”, ovvero da una società
(aderente al gruppo) “partecipata” dalle cooperative aderenti;
3) l’eventuale partecipazione di altri enti pubblici e privati: possono rientrare
tra questi ultimi, secondo l’opinione preferibile, anche società lucrative [BON-
FANTE, op. cit., 371 s.]; vale la pena specificare che si ritiene che non possa co-
munque affidarsi a soggetti diversi dalle cooperative partecipanti la funzione
di “direzione” del gruppo [RACUGNO, op. cit., 203; BONFANTE, op. loc. cit.];
4) i criteri e le condizioni di adesione e di recesso dal contratto: la formu-
lazione utilizzata dalla legge (“i criteri e le condizioni di adesione”) sembra
riecheggiare il principio della “porta aperta” tipico del fenomeno cooperati-
vo, ma si mostra preferibile l’opinione secondo cui il contratto costitutivo di
un gruppo paritetico non è un contratto necessariamente aperto; la formu-
la utilizzata dal legislatore andrebbe quindi interpretata come espressiva della
esigenza di esplicitare nel contratto condizioni, modalità di ammissione, one-
ri, diritti e doveri della partecipazione al gruppo [BONFANTE, op. cit., 372];
5) i criteri di compensazione e l’equilibrio della distribuzione dei vantaggi
derivanti dalla attività comune.
Quest’ultima prescrizione, nel replicare in termini peculiari – nel contesto del
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Gli Strumenti
gruppo cooperativo paritetico – il tema dei “vantaggi compensativi” proprio
della disciplina generale dei gruppi ex art. 2497 c.c., sembra dovere essere
letta ed esaminata in uno con il diritto di recesso accordato dal terzo comma
dell’art. 2545-septies c.c., a ciascuna cooperativa, qualora l’appartenenza al
gruppo determini, in itinere, un pregiudizio alle condizioni di scambio mu-
tualistico tra la stessa cooperativa ed i suoi soci. Emergono infatti, dai pecu-
liari tratti di disciplina appena richiamati (letti congiuntamente), alcune note
distintive del gruppo cooperativo paritetico. Sotto un primo profilo, risulta
fortemente rimarcato che il contratto di gruppo cooperativo deve salvaguar-
dare l’interesse individuale delle società aderenti: la posizione di “soggezio-
ne” della società appartenente al gruppo non può legittimare un pregiudizio
che non trovi un riequilibrio (già ab origine, su un piano programmatico) nei
vantaggi che l’eterodirezione deve comportare [così GENCO, op. cit.]. Anco-
ra, come è stato affermato, il “non pregiudizio” alle condizioni di scambio
mutualistico viene a delinearsi come un intrinseco “limite di legittimità” al
contenuto dei poteri di etero direzione [GENCO, op. cit.]. Ne risulta, al verti-
ce, una differenza sostanziale rispetto al regime generale della responsabilità
nell’ambito dei gruppi di società: sia l’art. 2497 c.c. sia l’art. 2545-septies
c.c. richiamano la “logica” dei vantaggi compensativi, ma in una prospet-
tiva che risulta più rigorosa nel gruppo cooperativo. Nel regime del gruppo
cooperativo si impone, infatti, una valutazione positiva già ex ante di tali
interessi di gruppo, e ciò proprio in virtù della obbligatoria indicazione dei
“criteri di compensazione” e dell’”equilibrio nella distribuzione dei vantaggi”
nel contratto con il quale si costituisce il gruppo [così, ulteriormente, GENCO,
op. cit.]. In ragione dell’“anello di collegamento” normativo rappresentato
dall’art. 2497-septies c.c. (“Coordinamento di società”), si reputa comunque
applicabile, anche nell’ambito del gruppo cooperativo paritetico, la fattispe-
cie di responsabilità della “capogruppo” ex art. 2497 c.c. [SANTAGATA, op.
cit., 472 ss.; BONFANTE, op. cit., 376]: si ricorda che in base a detta dispo-
sizione la società esercente attività di direzione e coordinamento che agisce
24
Gli Strumenti
“in violazione dei principi di corretta gestione societaria e imprenditoriale” è
direttamente responsabile nei confronti dei soci delle società dominate e dei
relativi creditori “per il pregiudizio arrecato alla redditività ed al valore della
partecipazione sociale” e “per la lesione cagionata all’integrità del patrimo-
nio della società”. Nello specifico contesto del gruppo cooperativo paritetico,
detta ipotesi di responsabilità andrà riferita alla cooperativa che eserciti l’at-
tività di direzione o al comitato al quale essa sia concretamente assegnata
[SANTAGATA, op. cit., 472 ss.]. Corrobora siffatto regime di responsabilità il
dovere – stabilito dall’art. 2497-ter e riferibile anche al contesto del gruppo
cooperativo paritetico [GENCO, op. cit.; SANTAGATA, op. cit., 476] – di mo-
tivazione analitica delle decisioni delle società subordinate che siano influen-
zate dall’assoggettamento all’altrui direzione e coordinamento: dovere che,
nell’ambito in esame, va letto e interpretato in stretto coordinamento con la
necessaria predeterminazione programmatica dei “criteri di compensazione”
e dell’“equilibrio nella distribuzione dei vantaggi” in sede di costituzione con-
trattuale del gruppo. Non dovrebbero altresì esservi dubbi sulla applicazione,
anche nel contesto del gruppo cooperativo paritetico, dell’obbligo di riporta-
re nel bilancio delle società concretamente “dirette” il prospetto riepilogativo
sui dati di bilancio relativi alla capogruppo (in nota integrativa), nonché le
ulteriori informazioni concernenti i rapporti infragruppo e i correlativi risultati
(nella relazione sulla gestione), ex art. 2497-bis, commi quarto e quinto, c.c.
[BONFANTE, op. cit., 376; SANTAGATA, op. cit., 477]. Analoga considerazio-
ne vale rispetto alla estensione al gruppo cooperativo paritetico della discipli-
na dei finanziamenti infra-gruppo (art. 2497-quinquies c.c.): i finanziamenti
che siano effettuati da società appartenenti al gruppo per “eludere” esigenze
di capitalizzazione, dovrebbero, quindi, risultare postergati rispetto alle pre-
tese degli altri creditori sociali e dovranno essere restituiti dal “finanziatore
di gruppo” là dove siano stati ad esso rimborsati nell’anno antecedente la
dichiarazione di fallimento della società (anch’essa “di gruppo”) finanziata
[GENCO, op. cit.; BONFANTE, op. cit., 376; SANTAGATA, op. cit.,478].
25
Gli Strumenti
4 Note conclusive.
È stato rilevato che la costituzione di gruppi cooperativi paritetici ha rappre-
sentato non infrequentemente, nell’esperienza sin qui rilevata, la “passerella”
per accedere a forme più radicali di integrazione fra imprese cooperative,
quali le fusioni [BONFANTE, op. cit., 369]. Come ben noto la fusione è uno
strumento di “concentrazione” fra imprese societarie che determina la ri-
duzione ad unità di più patrimoni e di più strutture organizzative: all’esito
dell’operazione, in luogo di più società, si ritrova un unico soggetto, nel quale
confluiscono “patrimoni” e “soci” delle società fuse. Essa si può realizzare
con la costituzione di una nuova società che prende il luogo delle società che
si fondono oppure attraverso l’“assorbimento” in una società preesistente
di una o più società [su alcuni specifici aspetti problematici delle fusioni tra
società cooperative, in specie sul punto della eventuale determinazione del
rapporto di cambio, cfr. lo Studio del Notariato 153-2008/I - Profili problema-
tici delle operazioni di fusione (scissione) delle società cooperative, disponibile
per la lettura in www.notariato.it. In quanto strumento di concentrazione,
la fusione è fisiologicamente colta a favorire l’ampliamento delle dimensioni
economiche di impresa, al fine di migliorarne la competitività e il grado di
penetrazione nel mercato. In una fase di “crisi”, la fusione può essere anche
un mezzo attraverso il quale attuare operazioni di ristrutturazione e di ra-
dicale riorganizzazione aziendale. La costituzione del gruppo paritetico può
costituire, in effetti, un passaggio intermedio che accompagna nel percorso
verso una più intensa unificazione delle imprese cooperative: una “fase di
mezzo” utile per approfondire i reciproci profili di complementarietà e supe-
rare gli ostacoli – spesso anche di carattere identitario – che si frappongono
alla definitiva unificazione di soggetti economicamente affini ma con storie e
strutture differenti.
26
Focus
4 I FOCUS: il contratto di rete
Dott. Cesare GattoniNotaio in MilanoDottore di Ricerca in Diritto Commerciale Professore a contratto di Diritto Bancario presso la Facoltà di Giurisprudenzadell’Università di Milano - Bicocca
Scopo della presente relazione è quello di interpretare, nelle sue pieghe,
la disciplina sul contratto di rete attualmente in vigore, alla luce delle mo-
difiche intervenute – anche recentemente – al suo originario contenuto e
di descrivere quindi le caratteristiche giuridiche delle reti di impresa sotto il
profilo organizzativo, attraverso la verifica del contenuto (anche eventuale)
del contratto costitutivo della rete e delle sue modifiche successive.
Punto di partenza, e fondamento di politica legislativa, dal quale occorre
prendere le mosse per la trattazione del tema del contratto di rete, è quello
secondo il quale la rete – e quindi le reti – di impresa sono un fenomeno
emergente dell’attività economica, in particolare di quella moderna; l’attivi-
tà di impresa richiede infatti, sempre con maggiore frequenza, interazione
ed integrazione tra diverse capacità e competenze, sia in senso orizzontale
sia in senso verticale, ed anche innovazione per competere in un mercato
sempre più globale. Tale tendenza diventa un’inclinazione di politica del
diritto dell’economia, e sotto tale profilo esempio ne sono i premi di con-
centrazione previsti dal Decreto Competitività 35/2005.
Il percorso normativo del contratto di rete, nonostante sia iniziato recente-
mente, ed in particolare con l’art. 3, comma 4 ter (e 4 quater per quanto
attiene al regime di pubblicità co mmerciale) del decreto legge 5/2009, con-
vertito con legge 33/2009, è stato in continua evoluzione: l’originaria di-
sposizione è stata modificata infatti dapprima con la legge 99/2009, quindi
con la legge 122/2010 di conversione del decreto legge 78/2010 ed ancora
27
Focus
successivamente con la legge 134/2012 di conversione del decreto legge
83/2012 ed infine, da ultimo, con la legge 221/2012 di conversione del
decreto legge 179/2012. Va detto che gli interventi successivi hanno proce-
duto, a livello di tecnica normativa, ad emendare l’originario art. 3, comma
4 ter, del decreto legge 5/2009, convertito con legge 33/2009, che oggi, per
effetto di quanto sopra specificato, dispone quanto segue (i singoli punti
rilevanti saranno oggetto di autonomo commento in nota):
“Comma 4-ter. Con il contratto di rete più imprenditori1 perseguono lo
scopo di accrescere, individualmente e collettivamente2, la propria ca-pacità innovativa e la propria competitività sul mercato3 e a tal fine si obbligano4, sulla base di un programma comune di rete5, a collaborare
in forme e in ambiti predeterminati attinenti all’esercizio delle proprie imprese ovvero a scambiarsi informazioni o prestazioni di natura in-
dustriale, commerciale, tecnica o tecnologica ovvero ancora ad esercita-re in comune una o più attività rientranti nell’oggetto della propria impresa6. Il contratto può anche prevedere7 l’istituzione di un fondo patrimoniale comune8 e la nomina di un organo comune incaricato di
1. Il contratto di rete è un contratto a soggetti qualificati, in particolare soltanto gli imprenditori (commerciali o agricoli) possono essere parte del contratto di rete, con gli effetti propri della sua disciplina che si vedranno in seguito nel dettaglio. Alle stesse con-clusioni si arriva, in via sistematica, attraverso un’altra disposizione, ossia il comma 367 dell’art. 1 della legge che prevede i distretti produttivi (legge 266/2005), nella parte in cui statuisce che “l’adesione [ai distretti] da parte di imprese individuali, dei servizi, turisti-che ed agricole e della pesca è libera”. Sono quindi oggi esclusi dagli effetti tipici del contratto di rete i professionisti. Sembra invece ammissibile un contratto di rete al quale prendano parte sia imprenditori agricoli sia imprenditori commerciali, laddove, beninteso, abbia uno scopo compatibile con le attività delle singole imprese aderenti.
2. Il valore d’impresa che si attribuisce al fare rete permette al legislatore di descrivere e declinare una crescita, data dalla partecipa-zione alla rete, anche individuale della capacità imprenditoriale della singola impresa aderente.
3. La genesi, sotto il profilo della politica legislativa, dei vantaggi attribuiti alle reti di imprese, è confermata da quello che si deve qualificare quale lo scopo fine delle reti di impresa, ossia accrescere (i) la capacità innovative e (ii) la competitività sul mercato.
4. Che dalla rete sorga o meno, come vedremo, un soggetto di diritto autonomo, e quindi a prescindere dalla presenza di un fondo comune, anche nelle “reti deboli”, ossia nelle reti contrattuali, nelle quali non vi è alcuna forma embrionale di accordo in senso lato associativo, rimane fermo che il contratto di rete è nondimeno fonte di obbligazioni reciproche in senso tecnico, in quanto tali fonte di risarcimento dei danni in caso di loro inadempimento.
5. Il programma comune di rete è elemento centrale; per il suo contenuto minimo, dal punto di vista normativo v. infra.
6. Questa parte della norma declina le modalità concrete nelle quali può avvenire l’esercizio dell’attività delle imprese aderenti alla rete: si passa dalla collaborazione in ambiti determinati (che evoca la collaborazione alle singole fasi propria dei consorzi), allo scambio di informazioni o prestazioni fino alla forma più accentuata di collaborazione, costituita dall’esercizio in comune di attività caratteristiche delle imprese partecipanti alla rete (che richiama più da vicino l’esercizio in comune di attività di impresa proprio di schemi societari).
7. Contenuto che segue è quindi solo eventuale ed il suo inserimento lasciato alle scelte di autonomia privata degli aderenti.
8. Il fondo patrimoniale comune, che raccoglie le dotazioni dei partecipanti funzionali all’attività che sorge per effetto del contratto di rete, è quindi, a livello di sistema e di scelte normative, una caratteristica non necessaria perché sorga una rete con gli effetti propri
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Focus
gestire, in nome e per conto dei partecipanti, l’esecuzione del contratto
o di singole parti o fasi dello stesso9.
Il contratto di rete che prevede l’organo comune e il fondo patrimoniale
non è dotato di soggettività giuridica, salva la facoltà di acquisto della stessa ai sensi del comma 4-quater ultima parte10.
1) ABROGATO
2) Al fondo patrimoniale comune si applicano, in quanto compatibili, le
disposizioni di cui agli articoli 2614 e 2615, secondo comma, del codice ci-
vile; in ogni caso, per le obbligazioni contratte dall’organo comune in relazione al programma di rete, i terzi possono far valere i loro diritti esclusivamente sul fondo comune11.
del contratto di rete. In caso di assenza del fondo comune, il contratto di rete si caratterizza per essere un contratto di collaborazione in senso lato, che accentua il carattere individuale della partecipazione alla rete.
9. Anche la presenza di un organo comune è meramente eventuale. Va detto peraltro che, nell’esperienza iniziale della prassi appli-cativa dell’istituto, sia il fondo comune sia l’organo comune appaiono presenti nella maggioranza dei casi, e sussiste, come è facil-mente spiegabile, un rapporto biunivoco tra presenza di un fondo comune e presenza di un organo di gestione dell’attività della rete e, per l’effetto, anche di gestione del fondo comune stesso. L’organo comune non ha una articolazione o una struttura predefinite dalla legge. Potrà pertanto essere composto da una solo soggetto oppure da più soggetti, ed in tale ultimo caso potrà prevedersi che taluni poteri vengono esercitati disgiuntamente, mentre altri in via congiunta tra più componenti, oppure ancora potrà prevedersi un organo pluripersonale collegiale, sul modello del consiglio di amministrazione delle società di capitali. Normalmente, la prassi conosce meccanismi pluripersonali (collegiali o meno) nei quali entra a far parte un componente per ciascuna impresa partecipante o per alcune di esse.
10. Questa parte della norma detta un passaggio fondamentale della evoluzione normativa che, nel pur breve periodo di tempo dalla introduzione del contratto di rete, ha caratterizzato la disciplina dell’istituto. Ed infatti, per effetto dell’ultimo provvedimento legislativo in materia – ossia la legge 221/2012 di conversione del decreto legge 179/2012 – il contratto di rete può far nascere un nuovo soggetto, la rete appunto, dotato di soggettività giuridica. Questo passaggio supera alcuni dei punti problematici precedenti, anche di natura tributaria, emergenti in un momento nel quale non era previsto l’acquisto della soggettività giuridica: si riteneva infatti che il contratto di rete non assumesse il rango di tipo contrattuale, ma in esso potessero entrare una serie non definita di contratti di collaborazione interaziendale, che avrebbero dovuto conformarsi al contenuto minimo richiesto al solo fine di godere delle eventuali agevolazioni, in particolare di natura fiscale, previste dalle norme sul contratto di rete. Con la soggettività giuridica viene potenziato l’aspetto potenzialmente associativo del contratto di rete e l’esercizio in comune delle attività di impresa delle singole imprese aderenti. Si va inoltre a rafforzare l’autonomia patrimoniale del soggetto che nasce dalla stipula del contratto di rete, anche se, come vedremo, l’applicazione diretta delle norme di cui agli articoli 2614 e 2615 del codice civile in tema di consorzi, lascia aperta la possibilità di una responsabilità solidale delle imprese aderenti, laddove siano assunte obbligazioni dalla rete in nome della singola impresa partecipante.
11. L’articolo 2614 del codice civile dispone che “I contributi dei consorziati e i beni acquistati con questi contributi costituiscono il fondo consortile. Per la durata del consorzio i consorziati non possono chiedere la divisione del fondo, e i creditori particolari dei cosorziati non possono far valere i loro diritti sul fondo medesimo. “ L’articolo 2615, secondo comma, del codice civile, invece, stabilisce che “Per le obbligazioni assunte dagli organi del consorzio per conto dei singoli consorziati rispondono questi ultimi solidalmente col fondo consortile. In caso d’insolvenza nei rapporti tra i consorziati il debito dell’insolvente si ripartisce tra tutti in proporzione delle quote.” Rimane di problematica interpretazione la disposizione secondo la quale “in ogni caso, per le obbligazioni contratte dall’organo comune in relazione al programma di rete, i terzi possono far valere i loro diritti esclusivamente sul fondo comune”. E infatti, viene citato dalla norma in commento solo il secondo comma dell’art. 2615 del codice civile, ossia la norma in materia di re-sponsabilità solidale del partecipante (ad un consorzio), laddove l’obbligazione sia stata assunta dall’organo comune per suo conto; l’aver aggiunto la specificazione circa il fatto che per (tutte) le obbligazioni contratte dall’organo comune in relazione al programma di rete i terzi possano far valere esclusivamente sul fondo comune le loro pretese creditorie, potrebbe far ritenere che il contratto di
29
Focus
3) Entro due mesi dalla chiusura dell’esercizio annuale l’organo comune
redige una situazione patrimoniale, osservando, in quanto compatibili, le di-
sposizioni relative al bilancio di esercizio della società per azioni, e la deposi-
ta presso l’ufficio del registro delle imprese del luogo ove ha sede; si applica,
in quanto compatibile, l’articolo 2615-bis, terzo comma, del codice civile.
Ai fini degli adempimenti pubblicitari di cui al comma 4-quater, il
contratto deve essere redatto per atto pubblico o per scrittura priva-ta autenticata, ovvero per atto firmato digitalmente a norma degli articoli 24 o 25 del codice di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e successive modificazioni, da ciascun imprenditore o legale rap-
presentante delle imprese aderenti, trasmesso ai competenti uffici del registro delle imprese attraverso il modello standard tipizzato con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell’e-conomia e delle finanze e con il Ministro dello sviluppo economico12,
e deve indicare:
a) il nome, la ditta, la ragione o la denominazione sociale di ogni parteci-
pante per originaria sottoscrizione del contratto o per adesione succes-siva, nonchè l’istituzione di un fondo patrimoniale comune ai sensi della
lettera c)13;
rete (e, si badi bene, a prescindere dalla soggettività della rete) generi una autonomia patrimoniale maggiore a quella del consorzio. Ed infatti, laddove la disposizione fosse applicabile anche alle reti che acquistano la soggettività giuridica, la disposizione potrebbe significare che per le obbligazioni assunte anche per conto di singoli partecipanti risponda sempre e soltanto il fondo comune, a condizione che tali obbligazioni siano contratte in relazione al programma di rete. Se questa fosse la interpretazione da adottare, si aprirebbero evidentemente una serie di problemi applicativi in materia (i) per i terzi che si trovassero a contrarre con l’organo comune nonché (ii) per la tutela del fondo comune e della sua integrità nel corso della durata del contratto di rete. Sembra, peraltro, che tale disposizione sia frutto di un difetto di coordinamento tra l’originaria formulazione (non modificata) ed il possibile acquisto della soggettività giuridica in seguito inserito nello schema normativo. In altre parole, sembra che la disposizione si applichi alle reti dotate di fondo comune ma prive di soggettività giuridica. In tale caso tutte le obbligazioni sono assunte in nome e per conto dei singoli aderenti (non essendo, appunto, la rete dotata di soggettività giuridica), e la norma, per favorire le aggregazioni di impresa, chiarisce comunque che per le obbligazioni assunte (in nome e per conto delle singole imprese) per la concreta attuazione del programma di rete risponda soltanto il fondo comune, per la funzione propria che il fondo assume in tali casi.
12. Questa parte della norma descrive gli adempimenti pubblicitari previsti in caso di rete di imprese che non ottiene la soggettività giuridica. In tale caso, come specificato dal comma 4 quater, il contratto viene iscritto nella sezione ordinaria del Registro delle Imprese presso cui è iscritto ciascun partecipante (in realtà viene iscritto quale forma di pubblicità propria della singola impresa) .
13. La necessaria indicazione dei dati degli imprese partecipanti alla rete (anche) per adesione successiva ed i conseguenti adem-pimenti pubblicitari presso il Registro delle Imprese sono gli argomenti per i quali, a livello normativo, l’ingresso di ulteriori di un fondo patrimoniale comune elemento necessario del contratto di rete diviene anche la indicazione della denominazione e della sede della rete.
30
Focus
b) l’indicazione degli obiettivi strategici di innovazione e di innalzamento
della capacità competitiva dei partecipanti e le modalità concordate con gli
stessi per misurare l’avanzamento verso tali obiettivi14;
c) la definizione di un programma di rete15, che contenga l’enunciazione
dei diritti e degli obblighi assunti da ciascun partecipante; le modalità di
realizzazione dello scopo misura e i criteri di valutazione dei conferimenti
iniziali e degli eventuali contributi successivi che ciascun partecipante si ob-
bliga a versare al fondo, nonché le regole di gestione del fondo medesimo;
se consentito dal programma, l’esecuzione del conferimento puo’ avveni-
re anche mediante apporto di un patrimonio destinato, costituito ai sensi
dell’articolo 2447-bis, primo comma, lettera a), del codice civile;
d) la durata del contratto, le modalità di adesione di altri imprendi-tori e, se pattuite, le cause facoltative di recesso anticipato e le condizioni
per l’esercizio del relativo diritto, ferma restando in ogni caso l’applicazione
delle regole generali di legge in materia di scioglimento totale o parziale dei
contratti plurilaterali con comunione di scopo;
e) se il contratto ne prevede l’istituzione, il nome, la ditta, la ragione
o la denominazione sociale del soggetto prescelto per svolgere l’ufficio di
organo comune per l’esecuzione del contratto o di una o più parti o fasi
di esso, i poteri di gestione e di rappresentanza conferiti a tale sog-getto, nonché le regole relative alla sua eventuale sostituzione durante la
vigenza del contratto. L’organo comune agisce in rappresentanza della rete, quando essa acquista soggettività giuridica e, in assenza del-la soggettività, degli imprenditori, anche individuali, partecipanti al contratto salvo che sia diversamente disposto nello stesso, nelle procedure
di programmazione negoziata con le pubbliche amministrazioni, nelle pro-
cedure inerenti ad interventi di garanzia per l’accesso al credito e in quelle
inerenti allo sviluppo del sistema imprenditoriale nei processi di internazio-
14. Gli obiettivi strategici rappresentano lo scopo-fine della rete di imprese, ossia ciò che porta alla crescita, individuale e collettiva, delle imprese aderenti e della loro attività caratteristica.
15. Il programma di rete, centrale nel tessuto contrattuale, rappresenta invece lo scopo-mezzo, attraverso il quale vengono raggiun-ti, nell’intento dei contraenti, gli obiettivi strategici individuali e collettivi.
31
Focus
nalizzazione e di innovazione previsti dall’ordinamento, nonché all’utilizza-
zione di strumenti di promozione e tutela dei prodotti e marchi di qualità o
di cui sia adeguatamente garantita la genuinità della provenienza;
f) le regole per l’assunzione delle decisioni dei partecipanti su ogni materia
o aspetto di interesse comune che non rientri, quando è stato istituito un
organo comune, nei poteri di gestione conferiti a tale organo, nonché, se il contratto prevede la modificabilità a maggioranza del programma di rete, le regole relative alle modalità di assunzione delle decisioni di modifica del programma medesimo16.
Comma 4-quater. Il contratto di rete è soggetto a iscrizione nella sezione
del registro delle imprese presso cui è iscritto ciascun partecipante e l’effi-cacia del contratto inizia a decorrere da quando è stata eseguita l’ultima
delle iscrizioni prescritte a carico di tutti coloro che ne sono stati sottoscrit-
tori originari17. Le modifiche al contratto di rete, sono redatte e depositate
per l’iscrizione, a cura dell’impresa indicata nell’atto modificativo, presso la
sezione del registro delle imprese presso cui è iscritta la stessa impresa18.
L’ufficio del registro delle imprese provvede alla comunicazione della avve-
nuta iscrizione delle modifiche al contratto di rete, a tutti gli altri uffici del
registro delle imprese presso cui sono iscritte le altre partecipanti, che prov-
vederanno alle relative annotazioni d’ufficio della modifica; se è prevista la costituzione del fondo comune, la rete può iscriversi nella sezione ordinaria del registro delle imprese nella cui circoscrizione è stabilita la sua sede; con l’iscrizione nella sezione ordinaria del registro delle
16. La disposizione sulla modifica del contratto mostra l’ennesima scelta per il possibile contenuto variabile del contratto di rete: se nulla viene disposto, per i principi generali, il contratto dovrà essere modificato con il consenso di tutte le imprese aderenti, ma è possibile inserire pattuizioni sulla modifica a maggioranza, stabilendosi pure le modalità di assunzione delle decisioni. In base all’ul-timo inciso, deve ritenersi legittima, ad esempio, una pattuizione che, per celerità decisionale, disponga la modificabilità a maggio-ranza dell’organo comune eventualmente creato, a far parte del quale vi sia un membro per ogni impresa facente parte della rete.
17. La prima parte della norma regola la pubblicità della rete che non intende ottenere la soggettività giuridica. La pubblicità commerciale avviene mediante iscrizione nel registro delle imprese presso il quale è iscritto ciascun partecipante e l’efficacia del contratto decorre dalla ultima delle iscrizioni. Va precisato che all’ultima delle iscrizioni nel non sembra doversi ricollegare l’effetto del contratto tra le parti (inteso come coacervo di diritti ed obbligazioni che sorgono per effetto della rete, che, in forza di quanto stabilito dall’art. 1372 c.c., nasce con la stipula del contratto) , quanto il riconoscimento della rilevanza del contratto di rete quale atto costitutivo di una rete di imprese per gli effetti che la legge collega a tale figura giuridica tipica.
18. La necessaria pubblicità commerciale delle modifiche impone che esse siano adottate mediante atto pubblico oppure scrittura privata autenticata o firmata digitalmente a norma dell’art. 25 del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82.
32
Focus
imprese nella cui circoscrizione è stabilita la sua sede la rete acquista soggettività giuridica19. Per acquistare la soggettività giuridica il contratto
deve essere stipulato per atto pubblico o per scrittura privata autenticata,
ovvero per atto firmato digitalmente a norma dell’articolo 25 del decreto
legislativo 7 marzo 2005, n. 82.
Dopo la trattazione della disciplina vigente relativa al contratto di rete, sem-
bra opportuno accennare alle differenze con le figure (già) previste dal no-
stro ordinamento giuridico per le possibili aggregazioni (che non passino
attraverso la costituzione di una nuova società) tra imprese.
La figura che forse sembra maggiormente avvicinarsi per tipologia al con-
tratto di rete è quella del consorzio, che come la rete può essere declinato in
una versione collaborativa (consorzio con attività interna) o in una versione
rivolta all’esterno e verso i terzi (consorzio con attività esterna).
Specialmente il consorzio con attività esterna, alla luce del recente ricono-
scimento della possibile soggettività giuridica della rete, ha diversi punti di
contatto con il contratto di rete (esercizio in comune di talune attività delle
imprese, fondo comune, organo di gestione, responsabilità patrimoniale,
la cui disciplina è addirittura richiamata nella norma sul contratto di rete).
La principale differenza sembra potersi riferire al perimetro dell’attività della
rete, sicuramente più ampio (può arrivare pure come detto all’esercizio in
comune di una o più attività rientranti nell’oggetto della propria impresa,
oltre alla collaborazione ed allo scambio di informazioni in genere).
Il consorzio invece può essere costituito per la disciplina o per lo svolgimen-
to di determinate fasi delle imprese aderenti: l’attività delle imprese viene in
altre parole frazionata e la collaborazione non riguarda quindi la complessi-
va attività dei soggetti che prendono parte alla iniziativa. Bisogna poi ricor-
dare che nel contratto di rete, differentemente dal consorzio, la presenza di
un fondo comune, come detto, è soltanto eventuale.
19. Come per l’efficacia del contratto di rete sopra trattata, sembra di poter ritenere che anche quando la rete acquisti la sogget-tività giuridica il contratto ha effetto tra le parti al momento della sua conclusione ed è qualificabile come rete, agli effetti ad essa connessi dall’ordinamento, compresa la soggettività giuridica in tale caso, al momento della iscrizione presso il competente registro delle imprese.
33
Focus
Anche le associazioni temporanee di imprese sembrano avere punti di con-
tatto con il contratto di rete. Le differenze sono peraltro più marcate sia dal
punto di vista dello scopo fine (quello della rete è la crescita imprenditoriale
individuale e collettiva, quello dell’associazione temporanea di impresa è la
suddivisione in fasi di un’attività complessa).
Occorre poi precisare che l’associazione temporanea di imprese non ac-
quista soggettività giuridica e non è dotata, nemmeno eventualmente, di
un fondo comune. Più affinità, dal punto di vista strutturale, potrebbero
rivelarsi se la rete non fosse dotata di un fondo comune ma di un organo
comune che agisce in rappresentanza (in forza di mandato collettivo conte-
nuto nel contratto di rete) delle singole imprese aderenti.
In caso di esercizio della attività di impresa in forma societaria, infine, una
forma di integrazione è costituita dai gruppi di società. Il gruppo si presenta
peraltro, normalmente e differentemente dalla rete, come una forma di in-
tegrazione piramidale. Nel settore delle cooperative è peraltro presente una
diversa forma di integrazione, non verticale, rappresentata dal gruppo coo-
perativo paritetico. Le differenze con le reti di imprese sono da individuarsi
dalla possibilità delle imprese partecipanti alla rete di esercitare in comune
una o più attività di impresa e di vedere persone fisiche aderenti alla rete
(il gruppo è invece formato soltanto da società).
Il contratto di rete, inoltre, differentemente da quanto previsto dalla discipli-
na propria del gruppo cooperativo paritetico, consente di istituire un fondo
comune separato dal patrimonio delle imprese aderenti e di nominare un
organo comune per la governance dell’iniziativa comune.
34
Da retenasce retecooperativa impresa comune
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Il Tour
5 I IL TOURDA RETE NASCE RETE.Legacoop Lombardia in tour a sostegno delle reti di imprese.
Nell’area comunicazione del progetto Ergon Cooperativo Lombardo rientra
l’iniziativa “Da rete nasce rete”, un tour di promozione della cultura del
“fare rete” sul territorio.
Il tour si svolgerà con un’attenzione particolare alle esigenze concrete dei
comuni lombardi selezionati, con la collaborazione e la disponibilità di ANCI
Lombardia, e con l’obiettivo di raccontare e diffondere le buone pratiche
cooperative. Ciò avverrà anche attraverso la presentazione e conoscenza di
“eccellenze” imprenditoriali che svolgeranno un ruolo tutor per le imprese
o iniziative di impresa presenti sul territorio.
Il concetto chiave del tour, come sottolinea il nome “Da rete nasce rete”, è
che la cooperativa stessa rappresenti una rete, così come l’associazione Le-
gacoop Lombardia e le sue strutture di sistema. Il modello cooperativo dun-
que servirà da strumento per sensibilizzare alla cultura del fare rete, attivare
formule di collaborazione e networking e veicolare gli strumenti formativi e
conoscitivi necessari alla creazione di reti di imprese.
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6 I Buone pratiche cooperative
All’interno dell’iniziativa “Da rete nasce rete” del progetto “Ergon Cooperativo Lombardo. Conoscenza, formazione e buone pratiche a sostegno delle reti d’imprese”, Legacoop Lombardia ha selezionato
un elenco di cooperative e reti di cooperative lombarde che costituiscono alcuni
esempi di eccellenza in diversi settori quali servizi, casa, commercio, costruzioni,
turismo e industria.
Le eccellenze selezionate rappresentano modelli di buone pratiche imprendi-
toriali e cooperative, replicabili in territori e contesti diversi come dimostra la
presenza di due realtà extra-territoriali, entrambe cooperative di comunità.
Con l’obiettivo di raccontare e diffondere buone prassi cooperative, Legacoop
Lombardia intende presentare le sue eccellenze ai comuni lombardi che aderi-
scono all’iniziativa in un’ottica di scambio e confronto reciproco.
Il modello cooperativo rappresenta uno strumento per sensibilizzare alla cultura
del fare rete, attivare formule di collaborazione e networking e veicolare gli
strumenti formativi e conoscitivi necessari alla creazione di reti di imprese.
Buone pratiche cooperative
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NOME: Made in Botticino
SETTORE: lapideo (estrattivo e lavorazione)
ANNO DI FONDAZIONE: 2012
SEDE: via Molini 41 – Botticino (BS)
PRESIDENTE: Mario Rossi
NUMERO DI DIPENDENTI: 130
ATTIVITÀ: valorizzazione e potenziamento del processo di lavorazione in loco
del Marmo Botticino Classico; creazione e promozione di un marchio commer-
ciale internazionale; istituzione di un Osservatorio Centro Studi in collabora-
zione con l’Università degli Studi di Brescia che svolge ricerche volte ad accre-
scere l’efficienza e a diminuire l’impatto ambientale delle operazioni connesse
alla lavorazione.
STORIA: il contratto di rete Made in Botticino riunisce tre aziende del comparto
estrattivo e di lavorazione lapidea lombardo: la Cooperativa Operai Cavatori
del Botticino, la Cooperativa Valverde e Marmi Ghirardi srl.
Le due cooperative controllano complessivamente il 50% del bacino marmi-
fero del Botticino e sono altamente specializzate nella lavorazione del Marmo
Botticino Classico.
Marmi Ghirardi srl invece offre una più ampia gamma di marmi e graniti e
competenza tecnica nello sviluppo di progetti, dalla scelta del materiale al
prodotto finito.
In totale l’aggregazione conta 130 addetti e l’80% della produzione è compo-
sto da prodotto lavorato e finito. Complessivamente le tre aziende hanno alle
spalle 200 anni di storia e di esperienza nel settore.
Benché la rete MIB formalmente sia nata solo nel marzo del 2012, al fine di
accrescere la propria competitività, il network imprenditoriale formato dalle tre
aziende è attivo fin dagli anni 90. Le tre imprese infatti intrattengono ormai da
tempo rapporti di tipo commerciale, condividendo analoghi percorsi di costi-
Buone pratiche cooperative
CONTRATTO DI RETE
39
tuzione e di crescita.
Il progetto Made in Botticino si è classificato primo su 377 nella graduatoria del
Bando Ergon Azione 1 pubblicato e promosso da Regione Lombardia a favore
della “Creazione di aggregazioni di imprese”.
BUONE PRASSI: mantenimento a livello locale di tutte le fasi della lavorazione
del Marmo Botticino Classico al fine di acquisire un vantaggio competitivo
sui mercati internazionali e far ricadere sul territorio bresciano tutti i vantaggi
economici, sociali ed occupazionali che un settore ed un prodotto così unici
possono offrire; assistenza tecnica ai clienti (dalla scelta del prodotto alla
progettazione e alle modalità di manutenzione del prodotto); attenzione parti-
colare nel perseguimento di un sistema di coltivazione di cava e di lavorazione
responsabile; finanziamento di ricerche universitarie volte a trovare nuove
forme di utilizzo eco-sostenibili di residui della lavorazione del marmo come
i fanghi di segagione; creazione di un marchio di rete e sviluppo di un piano
di marketing promozionale con il supporto di consulenti esterni specializzati;
aggregazione/coordinamento/integrazione fra imprese cooperative e non.
f Tel. 030 2190108 (Operai Cavatori del Botticino)
Buone pratiche cooperative
40
Buone pratiche cooperative
CONTRATTO DI RETE
NOME: NetCo Lombardia
SETTORE: filiera delle costruzioni
ANNO DI FONDAZIONE: 2012
SEDE: via Pergolesi 8 – Milano
PRESIDENTE: Francesco Caprini
NUMERO DI DIPENDENTI: 446
ATTIVITÀ: progettazione; costruzione; rigenerazione degli edifici; manuten-
zione del verde.
STORIA: NetCo Lombardia è il contratto di rete tra sei cooperative aderenti a
Legacoop Lombardia attive nella filiera delle costruzioni. Cinque cooperative
aderiscono all’Associazione Lombarda Cooperative di Produzione e Lavoro
(ALCoPL) – tre (La Leale, La Solidarietà e Arte Edile Abbiategrasso) nel settore
edile e due (Prassicoop e Coprat) nel settore servizi (ricerca, progettazione,
urbanistica). La cooperativa I Sommozzatori della Terra, aderente a Legacoop
Servizi, è invece una cooperativa sociale di tipo B che svolge attività di recupero
e inserimento al lavoro di persone svantaggiate e opera nel settore del verde.
Il contratto di rete è stato sottoscritto nel febbraio 2012 con il nome “NetCo
Lombardia”, a sottolineare la natura di rete in prospettiva internazionale (Net),
il settore di riferimento (Costruzioni) e il territorio di appartenenza (Lombardia).
Obiettivo della rete è sviluppare, in collaborazione con ICIE – Istituto Coope-
rativo per l’Innovazione, un progetto di ricerca, innovazione e formazione sul
tema della RigenerAzione degli edifici, della città e del territorio in un’ottica di
sostenibilità ambientale ed economica.
Le attività di diagnosi, dai sopralluoghi ai rilievi, fino all’elaborazione dei risultati,
sono in corso di applicazione agli edifici campione, siti in via Comasina a Milano,
di proprietà della cooperativa di abitanti Abitare con cui NetCo Lombardia condi-
vide il suo progetto di riqualificazione edile.
Le azioni del progetto RigenerAzione sono finalizzate sia a consolidare le strut-
41
Buone pratiche cooperative
ture delle singole imprese aderenti che ad intensificarne i processi imprendi-
toriali, attraverso la definizione di una struttura agile e flessibile, in grado di
confrontarsi con i mercati di riferimento (territoriale, nazionale, estero) con
maggiore dimensione e consapevolezza.
BUONE PRASSI: aggregazione/coordinamento/integrazione fra le imprese della
filiera costruzioni; sviluppo dell’attività commerciale della rete; investimento
in ricerca, innovazione e formazione; attività di comunicazione e promozione
comune; riqualificazione del patrimonio edile.
f Tel. 02 70005491 (Prassicoop)
42
Buone pratiche cooperative
NOME: fusione tra le cooperative Lo Sciame Onlus, Solaris Lavoro Ambiente e Coopwork
SETTORE: cooperazione sociale di tipo B
ANNO DI FONDAZIONE: inizio percorso di fusione: 2012
SEDE: Milano e Monza-Brianza
PRESIDENTE: Giovanni Garancini
NUMERO DI DIPENDENTI: 275
ATTIVITÀ: Lo Sciame: mobilità e parcheggi, verde e manutenzioni, pulizie,
servizi e arredo urbano; Solaris Lavoro Ambiente: progettazione e manuten-
zione aree verdi e servizi informatici; Coopwork: pulizie, manutenzione del
verde e progettazione e realizzazione di impianti fotovoltaici.
STORIA: il percorso di fusione tra le tre cooperative sociali, iniziato nel 2012
dopo una fase preliminare di studio che ha coinvolto i tre presidenti, ha interes-
sato finora i livelli più alti delle organizzazioni e cioè i cda e le strutture ammi-
nistrative, dei tecnici e delle aree sociali, coadiuvati dalla consulenza esterna di
un ”facilitatore”. Le tre assemblee dei soci, pur se ancora non deliberanti, sono
state informate (con punti specifici nelle convocazioni) dell’evolversi delle varie
fasi, nella prospettiva di una condivisione più ampia del processo di fusione.
Sarà un fusione di tipo “orizzontale”. Essa avverrà, nel 2014, per
incorporazione nella struttura più grande ma salvaguardando, nel
primo triennio di gestione, una governance paritetica, indipendente-
mente dal peso economico o sociale di ogni singola organizzazione.
Cambierà ragione sociale fin dal primo anno di vita e favorirà l’integrazione
tra i soggetti coinvolti valorizzando l’identità originaria di appartenenza.
Lungo tutto il 2013, proseguirà il delicato lavoro di confronto, verifica e parziale
integrazione delle tre diverse strutture, predisponendo tutto il necessario,
anche con l’aiuto di Legacoop, sia sul piano giuridico che fiscale e progettuale.
Le tre Cooperative sociali fanno parte dello stesso Consorzio territoriale
FUSIONE
43
Buone pratiche cooperative
(C.S.L. di Cavenago Brianza), condividono la mission sociale (l’inserimento
lavorativo di soggetti svantaggiati che conta un totale di 100 persone) e
lavorano in aree contigue dello stesso territorio, sperimentando, nel corso
degli ultimi anni, proficue attività di collaborazione.
BUONE PRASSI: consolidamento imprenditoriale per fare meglio e insieme
sviluppo, ricerca e innovazione.
f Tel. 039 6014024 (Lo Sciame)
4444
Buone pratiche cooperative
COOPERATIVA SOCIALE DI TIPO B
NOME: Alboran
SETTORE: servizi alle imprese e agli enti pubblici
ANNO DI FONDAZIONE: 1994
SEDE: via Toti 6 – Peschiera Borromeo (MI)
PRESIDENTE: Edgardo Galletta
NUMERO DI DIPENDENTI: 31
ATTIVITÀ: servizi alle imprese (logistica e spedizioni, assemblaggi, lavorazioni
cartotecniche ed elettromeccaniche, pulizie, traslochi); servizi agli enti pubblici
(servizi bibliotecari, progetti di valorizzazione ambientale e culturale, pulizie,
custodia).
STORIA: la cooperativa sociale Alboran nasce a Cassano d’Adda nel novembre
1994. Inizialmente di tipo A e attiva nel settore socio-assistenziale-educativo,
nei primi due anni di vita concentra la propria azione nell’ambito della cultura
e del tempo libero con progetti finalizzati a promuovere la “cultura dell’am-
biente”, in collaborazione con amministrazioni comunali locali. A partire dal
1996, Alboran ha aperto una nuova sede a Peschiera Borromeo, intrapren-
dendo un’attività di servizi alle imprese, sempre finalizzata al sociale, con
connotazione di tipo B (inserimento lavorativo di persone svantaggiate). Il
settore dei servizi alle imprese costituisce il motore trainante della coopera-
tiva in termini di fatturato e numero di inserimenti lavorativi. Nella sede di
Peschiera Borromeo, un capannone industriale di oltre 1300 mq, vengono
effettuati assemblaggi manuali, lavorazioni cartotecniche ed elettro-mecca-
niche oltre ad attività di magazzinaggio, logistica e spedizioni.
A Cassano d’Adda, in una cascina ristrutturata sul fiume Adda denominata
Isola Borromeo, Alboran promuove, realizza e coordina progetti volti alla valo-
rizzazione e alla tutela dell’ambiente, allo sviluppo culturale e a un turismo
consapevole.
Le attività offerte da Alboran spaziano dai servizi bibliotecari (revisione del patrimonio
4545
Buone pratiche cooperative
librario e promozione di attività culturali per una decina di comuni della provincia
milanese appartenenti al Sistema Bibliotecario Milano Est) ai servizi di pulizia e custo-
dia in centri sportivi, palestre e auditorium.
A partire dal 2005 Alboran è stata una tra le poche cooperative sociali di tipo
B ad aver applicato l’accordo provinciale sperimentale finalizzato all’integra-
zione delle persone disabili ai sensi dell’Art. 14 del D.Lgs. 276/2003 (Legge
Biagi). Questo tipo di convenzione ha offerto la possibilità ad aziende private
di conferire commesse di lavoro a cooperative sociali di inserimento lavorativo
a parziale copertura dell’obbligo di assunzione di disabili previsto dalla Legge
68/99. In parallelo ha dato l’opportunità a disabili deboli di inserirsi nel mondo
del lavoro attraverso l’assunzione effettuata dalla cooperativa.
BUONE PRASSI: inserimento lavorativo; educazione ambientale; attività
culturali.
f Tel. 02 55303104
f www.alboran-coop.it
46
Buone pratiche cooperative
NOME: Agri-Coop Alto Garda Verde
SETTORE: agricoltura
ANNO DI FONDAZIONE: 1978
SEDE: via Libertà 76 – Gargnano (BS)
PRESIDENTE: Francesco Capuccini
NUMERO DI DIPENDENTI: 43
ATTIVITÀ: manutenzione verde pubblico e privato; servizi agroforestali;
produzione florovivaistica.
STORIA: la battuta d’avvio alla costituzione della cooperativa arriva alla fine
dell’estate 1977 quando Giuseppe Gandossi, protagonista nell’ambito della
cooperazione abitativa a Gargnano con Alberto Taboni, stimolò i giovani
Gargnanesi a riflettere sulla possibilità che lo strumento della cooperazione
avesse di valorizzare le potenzialità occupazionali presenti nel settore agricolo.
In quegli anni in Italia si respirava un’ondata di entusiasmo tra i giovani per il
ritorno alla terra con il recupero delle terre incolte o mal coltivate. Fautrice di
tale slancio fu la legge 285 del 1 giugno 1977 detta anche dell’occupazione
giovanile.
La cooperativa neo costituita incanalò questo entusiasmo in un ambito agricolo
nuovo: la cura ambientale, in collaborazione con gli enti pubblici locali (Comu-
nità Montana e comuni di questo ambito).
Non venne dimenticata l’agricoltura tradizionale che, in una ridotta dimen-
sione sperimentale, vide attivare colture orto floricole con la vendita diretta
per sfociare con l’attuale vivaismo imperniato sulla valorizzazione delle varietà
tipiche gardesane di olivo.
Il rapporto stretto con gli enti pubblici fece affrontare ai soci la sfida dell’abbi-
namento dell’attività imprenditoriale e quella sociale, consistente nell’attività
di inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati.
COOPERATIVA SOCIALE DI TIPO B
47
Buone pratiche cooperative
BUONE PRASSI: valorizzazione del settore agricolo; inserimento lavorativo di
soggetti svantaggiati.
f Tel. 0365 71710
f www.agri-coop.it
48
Buone pratiche cooperative
COOPERATIVA SOCIALE DI TIPO B
NOME: Le Botteghe del Gusto
SETTORE: commercio di generi alimentari
ANNO DI FONDAZIONE: 2010
SEDE: via Fabio Filzi 27 – Milano
PRESIDENTE: Letizia Barreca
NUMERO DI DIPENDENTI: 6
ATTIVITÀ: rilevamento e gestione di esercizi commerciali (settore gastronomico)
con inserimento lavorativo di detenuti.
STORIA: nel 2013 viene fondata la cooperativa Le Botteghe del Gusto che
si occupa della gestione di tre botteghe (panetteria, salumeria, macelleria)
con il nome di “Rinascimento Gastronomico”; le tre botteghe si trovano
all’interno del mercato comunale di via San Paolino 18 a Milano.
La cooperativa Le Botteghe del Gusto rappresenta il primo modello di
acquisizione di un esercizio commerciale in difficoltà con affidamento
della gestione a detenuti provenienti dalle carceri di Milano e Pavia. La
cooperativa “madre”Antico Pastificio Italiano infatti lavora da sempre con
il mondo della detenzione e con l’associazione A & I (Società Coopera-
tiva Accoglienza e Integrazione ONLUS) di Milano. Un’altra collaborazione
importante è quella con Le terre di Mastro Mariano, cooperativa calabra
“sperimentale” che mette insieme piccoli allevatori e produttori e che forni-
sce i suoi prodotti a Le Botteghe del Gusto.
L’assunzione dei detenuti, per i primi sei mesi, è in Borsa Lavoro, segue
un percorso di formazione al lavoratore finalizzato al suo inserimento in
cooperativa come socio lavoratore (la quota di iscrizione è a carico della
cooperativa).
Al neo socio lavoratore viene affiancato un altro lavoratore in Borsa Lavoro
perché possa compiere lo stesso percorso di acquisizione di esperienza e
competenza, oltre che di consapevolezza del lavoro in cooperativa.
49
Buone pratiche cooperative
Una seconda esperienza di rilevamento e gestione di esercizi commerciali è
iniziata a Cernusco, sempre nel settore gastronomico, e una terza è attual-
mente al vaglio.
BUONE PRASSI: modello innovativo di rete tra dettaglianti; passaggio interge-
nerazionale di know how; conservazione del lavoro e dei mestieri; inserimento
lavorativo di soggetti svantaggiati in strutture imprenditoriali.
f Tel. 393 6093807
50
Buone pratiche cooperative
NOME: Coop. Circolo Fratellanza e Pace Srl (“Il Circolone”)
SETTORE: cultura, ricreazione e ristorazione
ANNO DI FONDAZIONE: 1904
SEDE SOCIALE: via San Bernardino 12 – Legnano (MI)
PRESIDENTE: Vittoriano Ferioli
NUMERO DI DIPENDENTI: 11
ATTIVITÀ: gestione di servizi socio-educativi, etici, culturali e ricreativi.
STORIA: il Circolo Cooperativo Fratellanza e Pace si costituisce il 31 agosto
1904 con lo scopo di migliorare le condizioni economiche e culturali dei
soci. Nel maggio 1947 il Circolo diventa società cooperativa di consumo,
con lo scopo di acquistare merci da rivendere ai soci e a terzi a prezzi più
miti e di promuovere il benessere intellettuale, morale ed economico dei
soci. Nel 1975 i soci più attivi decidono di riattivare le licenze bar e trattoria
e il circolo comincia ad essere frequentato dai giovani. Negli anni ottanta
c’è un deciso rinnovamento del cda con l’ingresso di giovani cooperatori.
Inizia così una nuova fase: nel 1984 viene proposta la prima rassegna di
cabaret a Legnano e la proposta culturale si allarga poi a concerti, laboratori,
feste per bambini, interventi di piccolo teatro. Dieci anni dopo, nel 1994,
viene avviata un’altra importante attività per la divulgazione di una cultura
di attenzione alla natura e agli alimenti, in particolare ai prodotti biologici
e ai piccoli produttori agricoli: prende forma il primo mercato di prodotti
biologici, denominato TuttoNatura. Nel 1997 il Circolo avvia un progetto per
la divulgazione della musica e dall’inizio degli anni 2000 realizza progetti
rivolti ai bambini (laboratori e campi estivi). Negli stessi anni inizia un’attività
di agenzia culturale sino ad ottenere nel 2004, anno del suo centenario, il
riconoscimento di “Benemerenza Civica” da parte della Città di Legnano.
L’agenzia, nei suoi primi anni di attività, è in rapporto con oltre un centinaio
di amministrazioni comunali. Dal 2004 inizia la direzione artistica di un Polo
CIRCOLO COOPERATIVO
51
Buone pratiche cooperative
Culturale della Provincia di Milano e dal 2006 la gestione dell’Audirorium
Paccagnini del Comune di Castano Primo.
BUONE PRASSI: promozione e organizzazione di iniziative socio-culturali,
ludico-educative, di rispetto ambientale e di consumo critico e consapevole;
tutela del risparmio dei soci; sostegno del mondo cooperativo attraverso il
rafforzamento dei principi di mutualità e solidarietà cooperativa; sviluppo eco-
compatibile mediante l’utilizzo di energia pulita e alternativa; diversificazione
rispetto al modello tradizionale di circolo cooperativo.
f Tel. 0331 548766
f www.circolone.it
52
Buone pratiche cooperative
NOME: Cooperativa Medici di Medicina Generale
SETTORE: medico/sanitario
ANNO DI FONDAZIONE: 1995
SEDE: via Aldo Moro 32 – Soresina (CR)
PRESIDENTE: Antonio Di Malta
NUMERO DI DIPENDENTI: 8
ATTIVITÀ: gestione centro medico polifunzionale (continuità assistenziale,
formazione/convegni, medicina generale, area infermieristico-territoriale, area
specialistica generale, front end, psichiatria/psicologia); servizi di segreteria e
logistici per il Co.S Nazionale; gestione periferizzata dell’attività di monitorag-
gio della terapia Anticoagulante orale (TAO); gestione punto prelievi.
STORIA: la Cooperativa Medici di Medicina Generale (C.M.M.G.) si costituisce
nel 1995 a Cremona, per iniziativa di un gruppo di 12 medici di medicina
generale, con lo scopo di qualificare e migliorare la professionalità dei soci e di
valorizzare il ruolo sussidiario della cooperazione.
Alle attività di gestione del centro medico polifunzionale di via Aldo Moro
32, C.M.M.G. affianca lo sviluppo di diversi progetti. Tra questi: My Search,
per digitalizzare con semplicità i dati anonimizzati e ottenere grafici e tabelle
relative; il Progetto Impact, per avviare e gestire un processo di formazione
al trattamento del dolore (oncologico e non); il progetto sperimentale Casa
della Salute, della durata di 18 mesi, sviluppato in collaborazione con l’ASL
di Cremona, con assistenza al cittadino 24 ore al giorno per tutto l’anno.
Quest’ultima è una sperimentazione per lo sviluppo di modalità organizzative
che consentano la riduzione degli accessi impropri nelle strutture di emer-
genza e il miglioramento della rete assistenziale territoriale, garantendo l’as-
sistenza sanitaria nelle 24 ore.
Nel corso del 2013 la cooperativa ha aperto un punto prelievi Fast Lab e ha
aderito al laboratorio di Co.S (Consorzio di Consorzi regionali di Cooperative
COOPERATIVA TRA PROFESSIONISTI
53
Buone pratiche cooperative
di medici di famiglia) “Prove Tecniche di AFT e UCCP” che consiste nell’av-
viare e gestire una sorta di “fabbrica” virtuale, che diventi un osservatorio
dinamico dei percorsi reali di AFT/UCCP in attesa degli obblighi previsti dalla
Legge Balduzzi.
BUONE PRASSI: cooperazione tra professionisti; welfare sostenibile; promo-
zione di processi di riorganizzazione dei servizi del sistema sanitario nazionale
sul territorio; valorizzazione del ruolo sussidiario della cooperazione.
f Tel. 0374 343999
f http://coslombardia.cos.it/CMMG
54
Buone pratiche cooperative
NOME: C.OMEC.OR
SETTORE: metalmeccanico
ANNO DI FONDAZIONE: 1985
SEDE: via F.lli Rosselli 86 – Vergiate (VA)
PRESIDENTE: Alberto Vanoli
NUMERO DI DIPENDENTI: 15
ATTIVITÀ: lavorazioni meccaniche c.n.c. e carpenteria.
STORIA: la società cooperativa C.OMEC.OR è un’officina meccanica, struttu-
rata su una superficie di oltre 2500 metri, che sviluppa le sue attività in diversi
reparti produttivi, dalle lavorazioni meccaniche a quelle di carpenteria e ai
montaggi di macchinari. Dal 1985, anno di fondazione a Vergiate in provincia
di Varese, ad oggi, la società nata dalla disciolta Tematex del gruppo Eni, ha
fatto della cooperazione la sua forza sul mercato. Acquisendo la Omec di
Landoni ha esteso i propri servizi anche nel campo della carpenteria metal-
lica. Così, esperienze tecniche e umane differenti si sono unite nella sigla
C.OMEC.OR a vantaggio di produzione e lavoro.
Efficaci tecnologie di produzione, un’appropriata utensileria, l’esperienza
nelle lavorazioni a controllo numerico, nei montaggi, nelle revisioni di impianti
completi, nelle lavorazioni e saldature delle moderne leghe leggere e degli
acciai inossidabili, anche con l’utilizzo di specifici macchinari computeriz-
zati, sono le caratteristiche principali dell’attività della società cooperativa.
C.OMEC.OR spazia in molteplici settori industriali: siderurgico, ceramico, aere-
onautico e delle macchine per la plastica. La cooperativa lombarda è presente
anche nel settore ferroviario con lavorazione di porte, cassoni di ventilazione,
pannelli in acciaio serigrafato e traverse per montanti e, più in generale, nel
comparto trasporti in cui vanta referenti come l’ATM di Milano, Faiveley Tran-
sport Italia S.p.A. e Bombardier Transportation Italy.
Da ottobre 2012 C.OMEC.OR fa parte del network di pmi cooperative del
COOPERATIVA DI PRODUZIONE E LAVORO
55
Buone pratiche cooperative
settore metalmeccanico promosso da Ancpl e ALCoPL con l’obiettivo che le
imprese facciano “rete”, individuando percorsi comuni, sinergie ed eventuali
canali condivisi per affrontare le criticità del mercato.
BUONE PRASSI: subentro dei lavoratori in forma cooperativa; adesione ad un
network di imprese metalmeccaniche.
f Tel. 0331 946428
f Fax 0331 948498
f www.comecorcoop.com
56
Buone pratiche cooperative
COOPERATIVA D’ABITAZIONE
NOME: DAR=CASA
SETTORE: abitazione (casa, gestione integrata)
ANNO DI FONDAZIONE: 1991
SEDE: via Barrili 21 – Milano
PRESIDENTE: Sergio D’Agostini
NUMERO DI DIPENDENTI: 9
ATTIVITÀ: ristrutturazione e riqualificazione di alloggi ottenuti in affitto o in
comodato da enti pubblici (ALER, comuni) da riaffittare a canone sostenibile a
singoli e famiglie in disagio economico.
STORIA: DAR=CASA nasce all’inizio degli anni Novanta per offrire una risposta
al bisogno abitativo della popolazione immigrata. DAR in arabo significa casa
ma è anche acronimo di “diritto a restare”. Ben presto, visto il peggioramento
generalizzato della condizione abitativa, la cooperativa estende la sua azione
anche ai cittadini italiani, alla ricerca di soluzioni per far fronte a un bisogno
abitativo sempre più diffuso. Intendendo superare una logica assistenziale e
offrire risposte stabili e durature, DAR=CASA si costituisce come una cooperativa
edificatrice e quindi come impresa sociale, un soggetto che non distribuisce utili
ma che è capace di confrontarsi con il mercato. L’obiettivo è quello di offrire case
a canone sostenibile e nello stesso tempo di favorire la riqualificazione urbana e
sociale dei territori in cui opera. Attualmente gestisce 226 alloggi nel territorio
di Milano e provincia.
Tra il 2000 e il 2005 DAR=CASA ha partecipato con ALER e la cooperativa La
Famiglia, oggi NOICoop, al progetto di rigenerazione urbana che ha permesso
il recupero del complesso immobiliare “Le Quattro Corti” nel quartiere Stadera.
Grazie a questo intervento circa 200 alloggi sono stati recuperati e assegnati
in affitto a canoni concordati. Nel corso del 2012 si è concluso “Quindi…
ci alloggiate”, progetto di inserimento sociale e accompagnamento all’abi-
tare che ha coinvolto i soci di DAR=CASA che abitano nel quartiere di San
57
Buone pratiche cooperative
Siro, dove la cooperativa ha ristrutturato e assegnato 15 nuovi monolocali,
arrivando a gestire nel quartiere 39 alloggi. Nel 2013 si prospetta una nuova
sfida per DAR=CASA: gestire alloggi a canone sociale, moderato e in patto
di futura vendita per conto di un fondo immobiliare. In via Cenni a Milano
infatti è in corso una nuova funzione nel progetto di housing sociale “Cenni
di Cambiamento”: intermediazione tra proprietà e abitanti. DAR=CASA non
avrà titolarità dei contratti di locazione stipulati con gli inquilini, sarà bensì
Gestore Sociale dell’intervento: curerà le condizioni per lo sviluppo di un conte-
sto abitativo accogliente e coeso, ponendo particolare attenzione alle variabili
relazionali legate alla casa.
BUONE PRASSI: rigenerazione urbana; promozione e animazione di socialità
tra abitanti (progetto ConTEstadera); inserimento sociale e accompagnamento
all’abitare (progetto “Quindi… ci alloggiate”); assistenza alle famiglie in difficoltà
nel pagamento dell’affitto (Fondo PrestAzioni).
f Tel. 02 8473331
f www.darcasa.org
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Buone pratiche cooperative
COOPERATIVA DI TIPO A E B
NOME: Eureka!
SETTORE: servizi per le famiglie
ANNO DI FONDAZIONE: 1993
SEDE: via Di Vittorio 113 – San Donato Milanese (MI)
PRESIDENTE: Eleonora Bortolotti
NUMERO DI DIPENDENTI: 255
ATTIVITÀ: gestione di asili nido, scuole dell’infanzia, ludoteche intergenerazio-
nali, spazi di aggregazione, centri di informazione, centri di ricerca e documen-
tazione, sportelli per le badanti; orientamento e supporto in situazioni critiche.
STORIA: la cooperativa sociale Eureka! nasce a San Donato Milanese nel 1993
con l’obiettivo di proporre ai comuni e alle aziende un kit di servizi e benefit
family friendly, per prevenire il disagio, favorire il benessere e conciliare tempi e
necessità della vita familiare e lavorativa. Fondata da tre imprenditrici in attesa
del primo figlio, consapevoli delle pressioni a cui è sottoposta la famiglia di
oggi, Eureka! ha ampliato sempre più la gamma dei servizi offerti alla colletti-
vità. Vincitrice nel 2004 del Germoglio d’oro, premio assegnato annualmente
dalla Fondazione Bellisario a una giovane impresa di successo, Eureka! è entrata
nella rosa delle 30 migliori imprese italiane guidate da donne, selezionate da
Assefor Camere (Agenzia nazionale Sistema Camerale per la Promozione, l’Im-
prenditorialità e la Formazione) per il concorso Donne al Timone ed è stata la
prima impresa sociale lombarda ad ottenere la certificazione di qualità per la
progettazione e la realizzazione di servizi socio-educativi.
Nel 2010 Eureka! ha dato vita ad ARTEA Libreria Caffè, progetto che coniuga
i servizi di ristorazione e di libreria con attività di educazione, promozione
culturale e prevenzione dei disagi giovanili. Nel 2011 ha acquisito la Cascina
Cappuccina per realizzare il progetto L’Eldorado, nato per offrire servizi inno-
vativi e di alta qualità alla popolazione disabile e alle loro famiglie. Dal 2011
Eureka! ha adeguato la sua struttura operativa gestendo un allevamento di
59
Buone pratiche cooperative
lumache e promuovendo servizi nel settore del verde. Dal 2013 si occupa della
gestione, soprattutto per il Comune di Milano, di campus per minori sia estivi
che invernali e ha lanciato il nuovo servizio VacanzAbili, dedicato al turismo
accessibile.
Si stima che la popolazione che abbia goduto di un supporto o di un servizio
offerto da Eureka! ad oggi abbia superato la soglia delle 20 mila persone.
BUONE PRASSI: gestione creativa delle risorse umane; benefit sociali; strumenti
di conciliazione vita-lavoro; diversificazione dei servizi; progettazione flessibile,
orientata ai bisogni reali delle persone a cui si rivolge.
f Tel. 02 55607420
f www.coopeureka.it
60
Buone pratiche cooperative
COOPERATIVA SOCIALE DI COMUNITÀ
NOME: L’INNESTO onlus
SETTORE: turismo di comunità e attività produttive
ANNO DI FONDAZIONE: 1999
SEDE SOCIALE: via Piave 21 – Gaverina Terme (BG)
PRESIDENTE: Lodovico Patelli
NUMERO DI DIPENDENTI: 61
ATTIVITÀ: agricole, edili, industriali, ecologiche, culturali, commerciali o di
servizi, finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate: manu-
tenzioni del verde; progettazione e realizzazione di opere di ingegneria natu-
ralistica e civile; ristrutturazione; costruzione e manutenzione di edifici; presidio
di centri di raccolta rifiuti; servizi di pulizia e multiservices; attività nel campo
turistico, ecologico e della ristorazione; progettazione, sviluppo e gestione della
didattica naturalistica e ambientale; organizzazione di eventi e manifestazioni;
servizi di ricerca, bibliotecari e biblioteconomici.
STORIA: la cooperativa L’innesto, il cui nome vuole significare l’atto di innestare
forze nuove su di un portainnesto ben radicato nel territorio di appartenenza,
è stata fondata nel 1999 da 20 soci con l’intento di creare nel proprio territorio
opportunità di lavoro, prestando particolare attenzione alle persone con maggiori
difficoltà, considerate svantaggiate secondo la legge 381/91. Nasce da un gruppo
di persone eterogenee per formazione culturale, tecnica e professionale, con in
comune l’amore verso il proprio territorio, le proprie radici e tutte già impegnate
in attività di volontariato con ampie e proficue esperienze in diverse organizza-
zioni. La riflessione che fece scattare al gruppo di amici l’idea della cooperativa
fu, da un lato, l’evidente processo di abbandono delle attività tradizionali con
il conseguente abbandono del territorio e, dall’altro, la forte crisi delle attività
industriali e manifatturiere nelle quali alcuni di loro erano occupati.
Di fronte all’accelerato abbandono della campagna e delle attività agri-
cole, che avveniva nella seconda metà degli anni Novanta nell’area della
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Buone pratiche cooperative
Val Cavallina, questi amici pensarono di mettersi in gioco, anche attraverso
un’attività imprenditoriale collettiva che potesse contribuire a fermare il
processo in atto, ponendosi come base per le attività da intraprendere: la
cura e salvaguardia del territorio, la ricerca, il recupero e la divulgazione della
cultura, della storia e delle tradizioni locali, l’integrazione nei processi lavorativi
di persone in situazione di svantaggio sociale.
BUONE PRASSI: modello di cooperazione di comunità; cura e salvaguardia
del territorio; ricerca, recupero e divulgazione della cultura, della storia e delle
tradizioni locali; integrazione nei processi lavorativi di persone svantaggiate,
attraverso la fornitura di beni e servizi nei diversi settori di attività.
f Tel. 035 812742
f www.innesto.org
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Buone pratiche cooperative
SOCIETÀ DI MUTUO SOCCORSO
NOME: Insieme Salute
SETTORE: mutua sanitaria
ANNO DI FONDAZIONE: 1994
SEDE: via Giovanni da Procida 24 – Milano
PRESIDENTE: Angelo Gerli
NUMERO DI DIPENDENTI: 10
ATTIVITÀ: la mutua sanitaria Insieme Salute garantisce ai propri soci: rimborsi
delle spese sanitarie sostenute; sussidi (in caso di malattia, infortunio, ricovero,
gravidanza e parto, non autosufficienza, malattia che impedisca il normale
svolgimento dell’attività lavorativa); servizi socio-assistenziali.
STORIA: costituita nel 1994 da alcune cooperative lombarde ed operativa dal
1997, Insieme Salute ha iniziato la propria attività con poche decine di soci e
nel corso degli anni è cresciuta notevolmente sia attraverso le adesioni indivi-
duali dei cittadini, sia grazie alle convenzioni che negli anni sono state stipulate
con aziende, associazioni ed enti.
Oggi, con 12.000 soci, è la mutua più grande della Lombardia.
BUONE PRASSI: Insieme Salute ha portato nel mondo delle mutue diverse
innovazioni, volte a cogliere le esigenze espresse da una società in continuo
mutamento. Ad esempio, in collaborazione con le diverse sigle sindacali, è stata
data assistenza, per la prima volta in Italia, ai lavoratori precari (temporanei,
co.co.pro., partite IVA, etc.), mentre in collaborazione con Coop Lombardia è
stata concepita una forma di assistenza dai costi contenuti rivolta ai soci Coop.
L’attività di Insieme Salute non ha fini di lucro, gli eventuali avanzi di gestione
vengono accantonati e rimangono a disposizione dei soci, di anno in anno e
di generazione in generazione. Una gestione efficiente e una rete di strutture
sanitarie e odontoiatriche convenzionate permette un deciso contenimento
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Buone pratiche cooperative
dei costi per gli associati. Nell’approntare la propria strategia d’azione, Insieme
Salute ha costantemente lavorato per formare una rete con enti, organizza-
zioni, associazioni e sindacati, al fine di rispondere alle necessità del territorio
o di categorie particolari (valga come esempio l’assistenza indirizzata ai malati
di Parkinson).
In quest’ottica, la stesura dei progetti avviene tramite un approfondito
confronto con gli interessati (aziende, enti, etc.) e prevede specifici momenti
di verifica dei relativi sviluppi.
f Tel. 02 37052067
f www.insiemesalute.org
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Buone pratiche cooperative
COOPERATIVA SOCIALE DI TIPO A
NOME: Soggiorni CER
SETTORE: cooperazione sociale nel turismo e attività ricreative
ANNO DI FONDAZIONE: 1973
SEDE: via della Maggia 3 – Brescia
PRESIDENTE: Cesira Pedrini
NUMERO DI DIPENDENTI: 3 (circa 30 stagione estiva)
ATTIVITÀ: progettazione e realizzazione di percorsi di vacanza per bambini e
adolescenti, per anziani, per minori e adulti diversamente abili.
STORIA: la cooperativa sociale Soggiorni CER opera, a partire dagli anni
Settanta, nel settore della progettazione e realizzazione di percorsi di vacanza
per bambini e adolescenti, volgendo particolare attenzione ai bisogni di svago,
socializzazione e formazione di tutte le diverse fasce di età e di tutte le diverse
abilità. Per queste differenti esigenze sono stati strutturati periodi di vacanza
specificatamente organizzati nelle strutture denominate “case per ferie” e
“case di vacanze” in diverse località marittime, da Cesenatico sull’Adriatico a
Marina di Bibbona sul Tirreno fino a Ceriale, per la terza età, sul Mar Ligure. A
Brescia e provincia vengono gestiti centri ricreativi estivi promossi dalle diverse
amministrazioni comunali, spazi e momenti di aggregazione estiva di bambini
e ragazzi in cui il tempo del gioco e dello svago è connotato da esperienze
significative di socializzazione e di apprendimento attraverso il fare e le rela-
zioni interpersonali.
La presenza di Soggiorni CER, sul territorio di Brescia e di altre località in
varie regioni, ha una storia ultratrentennale, che inizia dalla gestione delle
“colonie”, un termine tradizionale che da subito è stato vissuto, affrontato
e programmato come un vivace progetto educativo per il tempo libero di
bambini e adolescenti.
L’attività della cooperativa si realizza principalmente in collaborazione con
enti pubblici (comuni, ASL, consorzi di comuni), istituti scolastici, dalla scuola
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Buone pratiche cooperative
dell’infanzia alla scuola media superiore, grandi aziende pubbliche e private.
Dal mese di dicembre 2005 la cooperativa ha dato vita anche a una nuova
realtà, denominata società cooperativa TURISMO CER, finalizzata alla gestione
di Cascina Maggia (ostello, bar, ristorante) a Brescia.
BUONE PRASSI: aggregazione estiva di bambini, adolescenti, anziani e disabili;
realizzazione di progetti educativi e ricreativi; inserimento in percorsi di vacanza
di minori diversamente abili.
f Tel. 030 3530735
f www.coop-cer.it/soggiornicer
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Buone pratiche cooperative
NOME: Comunità Cooperativa Melpignano
SETTORE: sostenibilità economica, ambientale e sociale
ANNO DI FONDAZIONE: 2011
SEDE: via della Libertà 113 – Melpignano (LE)
PRESIDENTE: Maria Cristina Schirinzi
ATTIVITÀ: realizzazione e promozione di impianti fotovoltaici diffusi sui tetti.
STORIA: la Comunità Cooperativa Melpignano si è costituita il 18 luglio 2011
grazie alla collaborazione tra Legacoop e l’Associazione Borghi Autentici d’Ita-
lia. La cooperativa di comunità, tra le prime in Italia, è nata con lo scopo di
promuovere, sviluppare e realizzare una rete diffusa di impianti fotovoltaici
sugli edifici pubblici e privati del territorio comunale, con la partecipazione dei
cittadini che, in qualità di soci utenti, sono diventati proprietari collettivi degli
impianti fotovoltaici realizzati.
Basandosi su uno studio di fattibilità redatto dal Comune di Melpignano, e in
collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione dell’Università
del Salento e con la cooperativa sociale Officine Creative di Lecce, la cooperativa
ha individuato e censito 180 edifici per l’installazione degli impianti, riuscendo,
ad oggi, a realizzare, con manodopera locale, 33 impianti fotovoltaici sui tetti dei
cittadini soci, per un totale di 1.179,67 Kw.
L’utile ricavato dalla produzione dell’energia residua viene utilizzato a favore
della comunità sia per migliorare la qualità della vita (sistemazione di strade e
parchi, illuminazione urbana) che per creare altre opportunità di lavoro nella
comunità stessa (gestione di mense, impianti sportivi, verde pubblico, pulizie).
I cittadini diventano così operatori attivi dello sviluppo del borgo, contribuendo
alla crescita economica, culturale e sociale della comunità con il benessere
individuale e collettivo come obietivo
Ad aprile 2013 la cooperativa ha inoltre installato nella sua sede una “Casa
dell’acqua”, un erogatore automatico di acqua naturale e frizzante, con l’obiet-
COOPERATIVA DI COMUNITÀ
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Buone pratiche cooperative
tivo di incentivare il consumo di acqua pubblica e limitare gli sprechi di plastica.
Aderiscono all’iniziativa anche l’amministrazione comunale di Melpignano,
promotrice della creazione della cooperativa, e Coopfond, il fondo per la
promozione cooperativa di Legacoop.
L’esperienza di Melpignano rappresenta il primo esempio di cooperativa di
comunità per lo sviluppo di energie rinnovabili e costituisce un modello repli-
cabile in altre regioni sensibili ai temi ambientali, dalla lotta all’inquinamento
al risparmio energetico.
BUONE PRASSI: stimolo all’auto-organizzazione dei cittadini nella gestione
diretta di alcuni servizi a vantaggio della comunità; creazione di opportunità
di lavoro; rivitalizzazione di un borgo; diffusione e promozione di una cultura
della sostenibilità ambientale.
f Tel. 320 2337882
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Buone pratiche cooperative
COOPERATIVA SOCIALE (TIPO B) DI COMUNITÀ
NOME: Valle dei Cavalieri
SETTORE: turismo di comunità; cooperazione sociale di tipo B
ANNO DI FONDAZIONE: 1991
SEDE: Via Caduti XXV Novembre 46 – Località Succiso
Comune di Ramiseto (RE)
PRESIDENTE: Dario Torri
NUMERO DI DIPENDENTI: 7 fissi + 5 stagionali
ATTIVITÀ: gestione di attività commerciali (bar, agriturismo, negozio di generi
alimentari, centro benessere), turistiche e agro-forestali (centro visita del parco
nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, scuola di montagna); produzione di
latticini; allevamento di ovini e suini; manutenzione e presidio del territorio.
STORIA: la cooperativa di comunità Valle dei Cavalieri si è costituita nel gennaio
1991 per salvare il piccolo borgo di Succiso, in provincia di Reggio Emilia,
dallo spopolamento e dall’abbandono, attraverso la rivitalizzazione turistica e
la creazione di nuovi posti di lavoro.
Partendo dal servizio di trasporto scolastico, la cooperativa fondata da Dario
Torri oggi gestisce un bar, un agriturismo, un negozio di generi alimentari, un
centro benessere, una sala convegni ed è attiva nel turismo, nell’allevamento
di ovini e suini, nel ricovero di cavalli, nella manutenzione del territorio, nella
gestione del centro visita del parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano,
nella produzione di pecorino e ricotta dell’Appennino reggiano (circa 60
quintali l’anno) e nella gestione di una “scuola di montagna” che organizza
camminate e trasmette ai giovani la passione per la montagna e principi di
educazione ambientale.
Attualmente il fatturato della Valle dei Cavalieri si aggira intorno ai 700 mila
euro; in 20 anni sono stati investiti circa 1,5 milioni di euro. Questo modello di
“cooperativa paese”, termine coniato in un convegno tenuto da Legacoop, a
cui Valle dei Cavalieri aderisce, è replicabile anche in contesti diversi da quello
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Buone pratiche cooperative
italiano, come ha dimostrato la visita a Succiso da parte di Naonori Tsuda,
docente di economia all’Università St. Andrew’s di Osaka in Giappone e ricer-
catore nel settore no-profit, interessato al modello reggiano di cooperazione
di comunità.
BUONE PRASSI: turismo di comunità (rete turistico-ricreativa ideata, organiz-
zata e gestita in modo partecipato, sinergico e responsabile dai membri della
comunità locale); turismo responsabile e sostenibile; creazione di occupazione
all’interno della comunità; gestione comune di servizi; educazione ambientale;
recupero, rivitalizzazione e presidio del territorio.
f Tel. 0522 892346
f www.valledeicavalieri.it
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Contatti
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Ergon Cooperativo Lombardo è un progetto di:
Legacoop LombardiaLega Regionale Cooperative e Mutue della Lombardia
viale Jenner 17, 20159 Milano
f Tel. 02 28456101
f Fax 02 28456276
f www.ergoncooperativolombardo.it
7 I Contatti
RealizzazioneStampato nel mese di ottobre 2013da Mediaprint srl, Milano
www.ergoncooperativolombardo.it
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