Le grandi nazioni occidentali
verso l’età contemporanea
(1850 – 1890)
L’Europa al termine dei moti del 1848
La Gran Bretagna, 1850 - 1886
La regina Vittoria
e Benjamin Disraeli
La Gran Bretagna a metà dell’800
La Gran Bretagna era alla metà dell’800 la nazione
europea più progredita
Circa la metà della popolazione attiva era
impiegata nell’industria
produceva i due terzi del carbone e la metà del ferro a
livello mondiale
la rete ferroviaria era la più sviluppata in relazione al
territorio
la flotta mercantile rappresentava la metà di quella
europea nel suo complesso
Il tasso di analfabetismo era basso
Monarchia e Parlamento
Il punto di forza della Gran Bretagna era il sistema politico liberale, imperniato sul Parlamento
Il Parlamento determinava la durata del governo attraverso il voto di fiducia
La monarchia aveva un importante ruolo di carattere simbolico, personificava l’identità nazionale
Per cinquantaquattro anni sovrano del paese fu la regina Vittoria La regina Vittoria nel giorno
del suo matrimonio, 1840
Il sistema parlamentare inglese
Il sistema parlamentare aveva nella
Camera dei Lords, i cui membri
erano di nomina regia, il ramo più
forte in quanto a esso spettavano
molti più poteri rispetto alla
Camera dei Comuni, elettiva, che
però rappresentava solo 1.300.000
persone (15 % dei maschi adulti)
Proprio questi numeri ristretti
determinarono una forte
mobilitazione nell’opinione pubblica
a favore dell’allargamento del
suffragio
Camera
dei Lords
(sopra) e
Camera
dei Comuni
(sin)
L’azione politica di Benjamin Disraeli
Fu un primo ministro conservatore, Benjamin Disraeli, a attuare una riforma elettorale che allargò il suffragio elettorale di oltre un milione di persone (1867)
I nuovi ammessi al voto erano i lavoratori urbani a reddito più elevato
Questa politica di Disraeli fu motivata dalla constatazione che i lavoratori dell’industria erano una parte ormai molto significativa della società inglese, quindi il Primo ministro voleva allargare il bacino elettorale del suo schieramento politico
Benjamin Disraeli
Le riforme di Lord Gladstone
La politica britannica seguiva la prassi dell’alternanza al potere tra liberali e conservatori
Nel 1874, lord Gladstone, leader liberale, salì al potere avviando una politica di riforme: incremento dell’istruzione pubblica, ridimensionamento del ruolo pubblico della Chiesa anglicana nella scuola, concorsi per la pubblica amministrazione, nessuna compravendita dei gradi nell’esercito
Il suo governo eliminò la pratica del voto palese, che nelle campagne condizionava fortemente i contadini nelle loro libere scelte elettorali
Lord Gladstone
L’impero delle Indie e il conservatorismo popolare
Disraeli, tornato al potere nel 1874, avviò una politica estera fortemente orientata al rafforzamento dei domini coloniali, in particolare in India.
Per questo motivo, la regina Vittoria fu proclamata imperatrice dell’India
Il primo ministro attuò anche una politica di “conservatorismo popolare”
Furono approvati provvedimenti per l’assistenza ai lavoratori (salute pubblica e case operaie)
Le Trade Unions ebbero maggiori libertà relativamente al diritto di sciopero
John Tenniel, Disraeli and Queen Victoria
Exchanging Gifts (Punch Magazine, 1876):
in questa stampa satirica antisemita, Disraeli
vestito da furbo mercante ebreo compie un
baratto, dando alla regina Vittoria la corona di
imperatrice dell’India in cambio di quella, ben
più importante, di sovrana britannica
La crisi irlandese
Quando Gladstone giunse di nuovo al governo, dovette affrontare la crisi interna più grave del secondo Ottocento, quella relativa all’Irlanda.
L’isola era in maggioranza abitata da contadini poveri, di religione cattolica, che lavoravano in modi assai arretrati le terre che appartenevano in gran parte a proprietari inglesi protestanti e assenteisti
La crisi agricola che colpì l’Europa negli anni ‘70 ebbe gravissime ricadute sull’Irlanda, scatenando rivolte nate dall’insopportabilità del dominio inglese
Si verificarono attentati terroristici
In Parlamento i rappresentanti irlandesi chiesero con forza di concedere l’autonomia all’isola
Fallimento dell’ Home Rule act
Gladstone , dopo avere tentato senza successo una riforma agraria per l’Irlanda, decise di aprire alle posizioni degli autonomisti
Propose al parlamento un progetto di Home rule, che concedeva all’Irlanda una autonomia ampia
Inaspettatamente, però, l’Home rule act fu avversato, oltre che dai conservatori, anche da una parte dei liberali stessi, soprattutto i deputati più vicini all’elettorato operaio, contrario a concedere autonomia all’isola
Il governo Gladstone cadde nel 1886 “Erin”, dea celtica irlandese
e emblema dell’isola, sventola
Il vessillo dell’Home rule
In una stampa del 1884
La Francia di Napoleone III,
1848 - 1870
La presidenza di Luigi Napoleone
Luigi Napoleone salito al potere come presidente della Repubblica nel 1848 attuò una politica decisamente conservatrice nei due anni successivi, favorì la presenza della chiesa nelle scuole e nelle università; represse i tentativi di manifestazioni operaie; tolse il diritto di voto a tre milioni di persone, in quanto nullatenenti.
Bonaparte era però visto con sospetto crescente dal Parlamento, che temeva ulteriori tentativi di allargare il suo potere personale e respinse la proposta di rieleggere il presidente al termine del suo mandato
Luigi Napoleone Bonaparte,
Presidente della Repubblica
francese
Colpo di stato e impero di Napoleone III
Il Presidente della Repubblica concertò allora con l’esercito l’attuazione di un colpo di stato per liberarsi sia dell’opposizione democratica sia della sua maggioranza riottosa
Il 2 dicembre 1851 truppe dell’esercito occuparono la Camera che fu sciolta d’autorità.
Migliaia di oppositori furono esiliati o deportati nelle colonie d’oltremare
Due plebisciti successivi sancirono con maggioranze schiaccianti il potere assoluto di Luigi Napoleone Bonaparte
Il secondo di questi plebisciti approvò la restaurazione dell’impero, di cui Luigi Napoleone assunse la guida con il nome di Napoleone III (2 dicembre 1852)
Il decreto di
scioglimento
dell’Assemblea
nazionale
Luigi Napoleone
in veste di
imperatore
Il “bonapartismo” del Secondo Impero
Il Secondo Impero era un sistema politico anomalo, né regime liberal – parlamentare, né monarchia tradizionale
Esso esprimeva invece un nuovo modello politico, il “bonapartismo,” caratterizzato da:
potere assoluto legittimato dalla sovranità popolare (attraverso i plebisciti)
centralismo autoritario
moderato riformismo sociale
conservatorismo borghese
demagogia
Una dittatura apparentemente morbida
Il modo di governare di Napoleone III era caratterizzato
da un atteggiamento paternalistico e dalla ricerca del
sostegno da parte del popolo: tale sostegno era
espresso attraverso le elezioni della Camera, a
suffragio universale
L’imperatore era fortemente sostenuto dai contadini,
che erano la maggioranza della popolazione francese
Egli, inoltre, ottenne anche il sostegno della borghesia
cittadina, del mondo della finanza e della banca, e
degli industriali
Durante il Secondo Impero, banche, finanza, industria,
ferrovie e opere pubbliche crebbero con grande intensità
La trasformazione di Parigi grazie a Hausmann
Napoleone III incaricò il prefetto di Parigi barone Hausmann di ristrutturare la città, tra gli anni ‘50 e ’60 del
XIX secolo
Hausmann modificò il tessuto urbano sventrando buona parte del centro della città, ancora
medievale e fatto di un intrico di strade piccole e strette.
Vennero aperti larghi viali, i boulevards, con lo scopo di rendere più piacevole e meglio percorribile il
centro cittadino, ma anche per rendere più agevoli gli spostamenti dei drappelli di polizia e impedire
la costruzione di barricate.
Hausmann fece costruire anche quindici nuovi ponti sulla Senna, quattro stazioni ferroviarie, un nuovo sistema
fognario, parchi e altri edifici pubblici
Demolizioni nel cuore di Parigi, zona dell’Opéra Uno dei boulevards creati dalla ristrutturazione di Hausmann
Un impero tecnocratico
Durante gli anni del suo impero, Napoleone III diede molti poteri e responsabilità a tecnici di alto livello: uomini di scienza, ingegneri, esperti di economia e finanze
L’imperatore capì con più lucidità di altri sovrani e uomini politici contemporanei quanto contasse lo sviluppo economico per la forza interna e internazionale di uno Stato moderno
Per affermare il ruolo della Francia a livello internazionale, tuttavia, non bastava il prestigio del progresso, ma ritenne che fosse necessario anche l’uso della forza
Ritratto imperiale di
Napoleone III, di Franz
Xaver Winterhalter
La guerra di Crimea
Occasione per affermare il ruolo internazionale della Francia fu la guerra in Crimea
La Russia voleva espandere il proprio controllo territoriale verso il mar Nero e i Balcani, che appartenevano al debole impero ottomano
Per evitare di modificare gli equilibri geopolitici dell’area, la Gran Bretagna sostenne l’impero ottomano
La Francia si associò ai britannici in funzione antirussa, con l’obiettivo di affermare la sua presenza nel Mediterraneo
Una flotta mista di britannici e inglesi penetrò nel Mar Nero e un esercito di quattrocentomila uomini, in maggioranza francesi, sbarcò nella penisola di Crimea: 1854
La penisola di Crimea
Prestigiosa vittoria in Crimea
La guerra tra anglo – francesi (alleati con il Piemonte dei Savoia), sostenitori degli ottomani, e la Russia si svolse con pochi scontri in campo aperto, molti soldati morirono per le epidemie
Il fatto centrale fu l’assedio della città di Sebastopoli, controllata dai russi, un’azione che durò circa un anno e che fu seguita quasi in tempo reale dall’opinione pubblica europea grazie alle informazioni che arrivarono via telegrafo
Sebastopoli fu presa dagli alleati nel febbraio 1855. Il Mar Nero rimase sotto controllo ottomano e divenne area chiusa alle flotte di tutti i paesi
La Francia non ottenne risultati territoriali, ma si propose come arbitro delle vicende continentali alla conferenza di pace di Parigi
Le operazioni militari
in Crimea
Scelte infelici di politica estera
Le scelte successive di Napoleone III in politica estera si rivelarono poco lungimiranti e indebolirono la Francia
In Italia, egli appoggiò il processo di liberazione della penisola dagli austriaci, sostenendo i Savoia, ma avendo contro buona parte della pubblica opinione francese
In Messico, Napoleone III aiutò l’arciduca Massimiliano d’Asburgo a diventare imperatore del paese: l’obiettivo, fallito, fu quello di creare uno stato satellite della Francia nel centro – America
Lo scontro tra impero Asburgo e Prussia del 1866,vide l’imperatore francese schierato con la Prussia, scelta errata perché rafforzò quest’ultima, che poi diverrà nemica acerrima e vincente della Francia nel conflitto del 1870
Nonostante nel 1864 l'arciduca Massimiliano
d'Asburgo fosse stato proclamato
imperatore del Messico per volere di
Napoleone III, nel 1867 fu da questi lasciato
solo con pochi fedeli a a difendersi dai
messicani a lui contrari, sobillati dagli Stati
Uniti e dai sostenitori del presidente Juarez.
Dopo due mesi di resistenza e uno di
prigionia, fu processato e condannato a
morte da un tribunale militare. Fu fucilato il
19 giugno.
I diversi destini di Austria e Prussia
Elisabetta di Baviera, “Sissi”, imperatrice d’Austria Il cancelliere Otto von Bismarck
nel 1873
L’impero asburgico, un sistema plurinazionale
bloccato
L’impero asburgico cercò di recuperare autorità, dopo il 1848, rafforzando la sua struttura burocratica e amministrativa, sempre più “germanizzata” (l’unica lingua ufficiale dell’impero fu il tedesco)
Inoltre si appoggiò decisamente sulla Chiesa cattolica, e cercò di mantenere il sostegno dei contadini, che erano la maggioranza delle popolazioni che abitava nei diversi territori dell’impero.
Il problema principale era però il grande numero di etnie e culture che convivevano in una struttura plurinazionale, in cui i diversi popoli aspiravano all’autonomia
Per controllarli, l’impero Asburgo sacrificò le esigenze della borghesia produttiva, che dovette pagare i costi fiscali dell’apparato amministrativo, e non fu sostenuto negli sforzi di modernizzazione economica e produttiva
La Prussia dal 1815 al 1848
La Prussia, conservazione e sviluppo
La Prussia si avviava ad essere la zona più evoluta di
lingua e cultura germanica
La regione in cui lo sviluppo industriale e della borghesia
fu più accentuato fu la Renania Westfalia (occidente del
regno)
La classe sociale dominante erano gli Junker, grandi
proprietari terrieri, poco numerosi (25.000),
conservatori per mentalità e idee politiche,
controllavano esercito e burocrazia, e erano la
maggioranza anche nel Landtag, il Parlamento nato
dai fatti del ’48,
Uno stato moderno
Essi, pur autoritari e conservatori, sostennero lo sviluppo prussiano, in quanto la Germania possedeva forti elementi di modernità
un sistema di comunicazioni interne efficiente che favoriva l’interscambio commerciale (strade e canali)
una rete ferroviaria discretamente sviluppata
un’istruzione elementare piuttosto diffusa, che fu una componente fondamentale dell’eccellenza tedesca in campo economico e militare
Elemento immateriale, ma di grande peso, era lo spirito nazionalistico tedesco che le guerre contro Napoleone e le idee romantiche avevano rafforzato
Guglielmo I e Otto von Bismarck
Politicamente fu decisiva la tensione tra il re Guglielmo I e il Landtag, quando il re volle riformare l’esercito, rendendolo più numeroso e stabile, riducendo la cosiddetta “Milizia territoriale” (la parte dell’esercito reclutata su base territoriale con il compito di difendere il paese da invasioni esterne)
Guglielmo I decise di forzare la mano al Parlamento con la nomina di un nuovo cancelliere(primo ministro), il conte Otto von Bismarck, esponente degli Junker, un deciso conservatore (1862)
Bismarck era favorevole al progetto di una unificazione germanica, ma non voleva cedere alle rivendicazioni del Landtag, che considerava il prodotto dei “disvalori” del 1848
Otto von Bismarck al
tempo della sua nomina
a cancelliere
La politica di Bismarck
In un discorso tenuto dopo la nomina, Bismarck affermò di volere risolvere il problema dell’unità nazionale “non con discorsi né con deliberazioni della maggioranza bensì col sangue e col ferro”
La strategia del “cancelliere di ferro” era fatta di uso della forza e abilità diplomatica, soprattutto nella gestione della politica estera
Primo esempio della politica spregiudicata di Bismarck fu il modo con cui portò avanti un’azione di alleanza e poi di guerra con l’impero Asburgo, in particolare con l’Austria.
L’Austria era infatti centro dell’impero, ma anche stato della Confederazione germanica, e con essa era inevitabile lo scontro in vista dell’unificazione germanica.
La guerra tra Impero Asburgo e Prussia
Il pretesto della guerra tra Austria e Prussia fu la rivalità
dei due Paesi per la spartizione dei ducati di Schleswig,
Holstein e Lauenburg (di lingua e cultura tedesca),
che le due nazioni alleate avevano sottratto alla
Danimarca nel 1864 con una guerra rapida
La Prussia controllava lo Schleswig, l’Austria
l’Holstein, ma Bismarck puntava a prendere entrambi
Il cancelliere prussiano lavorò diplomaticamente per
ottenere la neutralità della Francia e l’appoggio
dell’Italia, a cui promise che avrebbe ottenuto il
Veneto in caso di vittoria, quindi creò il casus belli
invadendo l’Holstein
La guerra cominciò il 16 giugno 1866. La Prussia, al
comando di Moltke, vinse gli Austriaci a Sadowa
(Rep. Ceca) il 3 luglio, giungendo quasi fino a Vienna.
Vi fu quindi la Pace di Praga (23 agosto 1866) per
cui l’Austria cedette i suoi diritti su Schlewig ed
Holstein e la Prussia si annetté diversi Stati con
cui formò la Confederazione della Germania
settentrionale e ne escluse l’Austria. Essa perdeva
inoltre il Veneto a favore dell’Italia
Battaglia di Sadowa
Domini Prussiani 1866-1871
L’Austria dovette accettare lo scioglimento della Confederazione germanica e perse ogni
influenza sull’Europa centro-settentrionale.
La Confederazione della Germania settentrionale era uno Stato federale presieduto dal
re di Prussia.
In questo modo la Prussia controllava i due terzi dei territori tedeschi e integrava
socialmente le due classi dominanti, nobiltà e borghesia. La nobiltà deteneva il controllo
politico , ma la borghesia vedeva garantiti i propri traffici e interessi economici
Il “nuovo” impero austro - ungarico
L’impero asburgico fu costretto a concentrare la sua politica nell’area danubiano – balcanica
Nel 1867, l’impero fu diviso in due Stati, austriaco e ungherese, che formarono
l’impero austro – ungarico: ognuno aveva un Parlamento e un governo proprio, e erano uniti dal
sovrano, mentre gli unici ministeri comuni erano Esteri, Guerra e Finanze
Gli Asburgo si accordavano così con il gruppo nazionale ungherese, il più forte e compatto
Erano però scontenti in tal modo gli slavi, che diventarono la spina nel fianco dell’impero
Prussia, il “ritiro” del Parlamento e della
borghesia
In Prussia un fatto decisivo avvenne il 3 settembre 1866
Il gruppo dei liberali del Landtag subì una scissione, quando una
parte di essi formò un nuovo gruppo nazional – liberale
Il Parlamento decise di approvare le spese che il governo
aveva effettuato fino allora senza il consenso dei
deputati
Questo voto aveva un significato preciso:
la borghesia liberale prussiana si astenne dalla guida del
processo di unificazione nazionale tedesca e decise di
porsi in una “posizione subalterna nei confronti della
monarchia e dell’aristocrazia terriera” (Sabbatucci –
Vidotto)
In Prussia accadde il contrario di quanto avvenuto in Gran
Bretagna e Francia : la corona ebbe la meglio sul Parlamento
Il progetto del Reich e l’opposizione francese
La Prussia puntava a rendere la Confederazione germanica uno
stato tedesco unitario, un regno→Reich guidato dagli
Hohenzollern
Per realizzare il progetto, la monarchia prussiana doveva
temere l’opposizione della Francia, che confinava a sud est
con la Confederazione
Napoleone III cominciò a pentirsi dell’errore commesso
garantendo a Bismarck la neutralità nel conflitto tra Prussia e
Asburgo
I francesi temevano che si risvegliasse il pericolo, che
in conseguenza della Guerra dei trent’anni (1648)
sembrava scongiurato: una Germania unita ai confini
di casa, forte economicamente e soprattutto
militarmente
La questione spagnola
Il casus belli cercato dai prussiani nacque dalla
successione al regno di Spagna,vacante
dal 1868 per un colpo di stato dell’esercito
Il governo provvisorio spagnolo offrì la
corona a un parente del re di Prussia,
Leopoldo
L’opinione pubblica e il governo
francese reagirono con grande ostilità a
questa offerta, temendo un accerchiamento
prussiano
Leopoldo decise di rinunciare, in
accordo con il re prussiano, dopo che
quest’ultimo ricevette una specie di
ultimatum da parte del governo francese
Leopoldo di
Hohenzollern
Il “telegramma di Ems” e la dichiarazione di guerra
Bismarck decise di creare il casus belli,approfittando
dell’incontro tra l’ambasciatore francese e il re
prussiano, Guglielmo I, a Ems.
Dopo un primo colloquio, il re non volle
incontrare di nuovo con l’ambasciatore
francese,affermando di non avere più niente da dirgli. A
quanto sembra, però, il re non intendeva far precipitare
la situazione fino alla guerra
Il cancelliere comunicò alla stampa che il re gli
aveva mandato un telegramma con il quale gli
annunciava (fatto non vero) di aver rifiutato
sdegnosamente di incontrare l’emissario di
Napoleone III [telegramma di Ems]
La Francia si ritenne offesa dal trattamento
subito dal suo ambasciatore, e la reazione
dell’opinione pubblica spinse Napoleone III, fino allora
esitante, alla dichiarazione di guerra contro la
Prussia: 19 luglio 1870
Il re prussiano
Guglielmo I
Da Sedan all’armistizio
I francesi affrontarono la guerra con un esercito
e una preparazione inadeguati a reggere l’urto
della potenza prussiana
Il momento decisivo della guerra fu l’1
settembre 1870, quando metà esercito
francese fu bloccato nella fortezza di Metz, e
l’altra metà fu accerchiata a Sedan e si arrese
Come umiliazione ulteriore anche
Napoleone III fu fatto prigioniero dai
tedeschi
A Parigi , assediata dai prussiani, si formò un
governo provvisorio composto soprattutto da
repubblicani
Dopo una resistenza disperata, il governo fu
costretto a lasciare Parigi e firmare
l’armistizio: 28 gennaio 1871
Battaglia di Sedan
Firma dell’armistizio,
28 gennaio 1871
Il 18 gennaio 1871 Guglielmo I fu incoronato Deutscher Kaiser
(imperatore tedesco), a Versailles, luogo simbolico della potenza
della monarchia francese.
Il titolo di “Imperatore di Germania” fu evitato per non suscitare
malumori dei vecchi stati e principati tedeschi [quadro di A.von Werner]
Il significato dell’unificazione
tedesca
“Un’unità calata dall’alto, attuata, in seguito a una guerra
combattuta fuori dai confini nazionali, soprattutto per
l’iniziativa di uno statista geniale e dispotico, mai
ratificata da un plebiscito o da una qualsiasi forma di
consultazione popolare” (Sabbatucci – Vidotto)
Il quadro di von Werner ha un significato simbolico
fondamentale: “l’impianto cerimoniale sostituisce la
convocazione di un plebiscito di unificazione:ciò perché non è
tanto la dichiarazione di volontà espressa dal popolo in
un rituale elettorale a legittimare la fondazione
dell’impero tedesco, quanto la sua diretta
partecipazione alla «guerra di fondazione» nella sua
qualità di «popolo in armi» “(A.M.Banti)
Il trattato di Francoforte: Alsazia e Lorena
La Francia dovette anche firmare il trattato di
Francoforte (10 maggio 1871): prevedeva
che pagasse una pesante indennità di
guerra, e mantenesse truppe tedesche sul
suo territorio fino al completo assolvimento
del debito
Inoltre le due regioni dell’Alsazia e della
Lorena furono cedute al neonato
reich,che se le annesse.
Tale decisione fu motivata dai tedeschi con il
fatto che queste due regioni erano abitate da
popolazioni di lingua e cultura tedesca
Questa annessione, non sancita da
un’approvazione popolare (plebiscito), apparve
ai francesi un atto di forza umiliante
Alsazia e Lorena
Il processo di unificazione tedesco
Crisi politica e istituzionale in Francia
Il processo di unificazione tedesco fu la causa di una
durissima crisi politica e istituzionale in Francia
L’impero di Napoleone III era finito, a causa della
sconfitta militare, ma anche perché, in conseguenza di
essa, il popolo di Parigi insorse e costituì una Guardia
Nazionale, per resistere ai prussiani
Mentre però a Parigi le idee repubblicane più radicali
erano largamente diffuse, le tendenze conservatrici e
la volontà di finire il conflitto con i prussiani al più
presto erano idee e sentimenti assai presenti nelle
campagne e nelle città più piccole
La Comune di Parigi
Elezioni e governo di Thiers
Le elezioni tenutesi l’8 febbraio 1871 videro
l’ampia vittoria di moderati e
conservatori
Il nuovo primo ministro fu l’ultramoderato
Thiers, che era stato ministro anche con Luigi
Filippo d’Orleans più di vent’anni prima
Thiers volle concludere al più presto la
pace con i tedeschi e ripristinare l’ordine
nella situazione politica di Parigi
Il tentativo del nuovo governo di
riprendere il controllo di Parigi con
l’azione dell’esercito fu un fallimento
la città rimase sotto il controllo degli insorti e
della Guardia Nazionale
Il primo ministro
Thiers
La Commune a Parigi (28 marzo 1871)
il 28 marzo 1871, i parigini elessero il
Consiglio per il Comune della città, la
Commune, che diventò l’organo con cui
Parigi si autogovernò in alternativa e
contro il governo di Thiers
I moderati e i conservatori presenti anche
all’interno della capitale francese avevano già
abbandonato la città o astennero e la
Commune fu controllata da repubblicani,
democratico-giacobini, socialisti,
comunisti, anarchici
I leader politici della Commune erano in
perenne conflitto interno, ma comunque
riuscirono per due mesi a realizzare
l’esperimento più radicale di democrazia
diretta fino allora tentato in Europa
Un esperimento socialista ?
La Commune abolì la distinzione tra potere esecutivo e
legislativo
Tutti i funzionari erano elettivi e continuamente revocabili
Milizie popolari armate sostituirono l’esercito
L’esperimento politico di Parigi spaventò moderati e
conservatori e suscitò gli entusiasmi dei leader
socialista Marx e anarchico Bakunin, che videro in
esso un modello per la società socialista
In realtà, la Commune non fu socialista: vennero
parificati gli stipendi di operai e impiegati, cooperative di
operai gestirono alcune aziende, ma non si andò oltre
Epilogo della Commune
La Commune avrebbe avuto bisogno del
sostegno del resto della Francia per
sopravvivere all’attacco portato dal governo
che intendeva ristabilire l’ordine
I comunardi chiesero aiuto agli altri comuni
francesi, ma senza ottenere alcun appoggio
Thiers, in due mesi, raccolse l’esercito
necessario per entrare a Parigi e prendere la
città, con il sostegno “passivo” degli occupanti
tedeschi
Tra 21 e 28 maggio 1871, i governativi
penetrarono in città, che fu difesa
strenuamente dai comunardi
Ci furono massacri da entrambe le parti
(20.000 comunardi uccisi durante la presa della
città). Alla fine il governo riprese Parigi.
La repressione dei comunardi
Barricate distrutte dalla repressione
governativa
La Russia tra arretratezza e novità
La Russia a metà 800
La potenza europea più arretrata
La Russia era la più arretrata tra le grandi potenze europee
il 90% della sua popolazione lavorava nell’agricoltura
Venti milioni erano i servi della gleba: vincolati alla terra
che lavoravano e ai proprietari, ai quali dovevano pagare canoni
in denaro o prestare corvèes sulle terre padronali
La base dell’economia agricola era la mir, comunità di villaggio
che regolava lavoro e imposte
La classe sociale dominante era l’aristocrazia terriera,
padrona di fondi vastissimi e per lo più assenteista
La Russia era l’unico stato europeo senza istituzioni
rappresentative
Occidentalisti e slavofili
Paradossalmente, questa società arretrata
aveva una delle culture più avanzate e
vivaci: scrittori come Gogol, Dostoěvskij,
Tolstoj erano noti in tutta Europa
La nobiltà russa, ricca e colta, viaggiava
per l’Europa e usavano il francese come
propria lingua
Gli intellettuali russi dibattevano di grandi
temi come liberalismo, democrazia,
socialismo, nonostante la presenza di una
pesante censura
Tra di loro si divisero tra occidentalisti e
slavofili: i primi avrebbero voluto che il paese
adottasse i modelli di società e sviluppo
occidentale; i secondi erano propensi a
mantenere la “Grande Madre Russia” fedele
alle proprie tradizioni, alla propria cultura e
alla propria religione
N. Gogol
F. Dostoěvskij
L. Tolstoj
Le riforme di Alessandro II
Lo zar Alessandro II, salito al trono nel
1855, sembrò realizzare le speranze degli
occidentalisti, introducendo riforme
modernizzatrici
nell’amministrazione, nella giustizia,
nella scuola
Ebbe un valore epocale soprattutto
l’abolizione della servitù della gleba
I servi ebbero la libertà personale;
l’eguaglianza giuridica con gli altri
cittadini; potevano riscattare, se in
possesso del denaro necessario, le
terre che lavoravano e trasformarsi in
piccoli proprietari terrieri
Il fallimento delle riforme agrarie
In realtà le riforme non furono in grado di modificare
profondamente la società russa
Gli ex servi poterono acquistare solo lotti di terra più
piccoli rispetto all’estensione di quelli che coltivavano, e
dovettero spendere cifre superiori al vero valore dei
fondi
In tal modo coloro che rinunciarono all’acquisto divennero
proletariato rurale
I nuovi piccoli proprietari, invece, per fronteggiare le spese
dovute al nuovo onere, dovettero ridurre i loro consumi, e
contribuirono a deprimere il mercato
Dopo gli entusiasmi iniziali, le campagne diventarono
turbolente, e spesso l’esercito represse le ribellioni nel
sangue
Nichilismo e populismo
Alessandro II irrigidì la sua azione politica, la censura e
l’uso della polizia divennero sempre più pesanti
In questo modo il rapporto tra lo zar e la borghesia
colta, vero pensatoio del paese, si fece sempre più freddo
I giovani, dal canto loro, si diedero a atteggiamenti di rifiuto
sempre più accentuato dell’ordine costituito
Questo rifiuto prese due forme diverse: l’individualismo
anarchico e pessimista dei cosiddetti “nichilisti”
Oppure l’attenzione verso le condizioni delle classi subalterne,
secondo la parola d’ordine “andare verso il popolo”, che
determinò il nome di narodnicki (“populisti”)
I populisti, dall’azione alla
cospirazione
Il movimento populista fu un fenomeno complesso, nel
quale si mescolavano elementi ideologici diversi
Anarchia, sulla base dell’ideologo Michail Bakunin;
democratismo occidentale; socialismo, sul modello di
Marx
Il populismo aveva un nucleo ideale costituito dall’
utopia di costruire un socialismo agrario, che
doveva essere realizzato dai contadini, come
evoluzione della tradizione comunitaria tipica
dell’universo agrario russo
I populisti furono però sempre più isolati sia dalla
repressione poliziesca dall’ incomprensione dei
contadini
Per questo passarono all’ azione cospirativa, che a
sua volta subì forti repressioni poliziesche
M. Bakunin
Gli Stati (molto poco) Uniti, 1800-1866
Gli USA nel 1850: stati abolizionisti, stati
schiavisti,territori da assegnare
Gli Stati Uniti a metà ‘800
Gli Stati Uniti alla metà del 1800 erano un paese in
espansione tumultuosa
Una forte immigrazione proveniente dall’Europa
contribuiva alla crescita degli abitanti (30 milioni nel 1860)
Le strade e le vie ferrate contribuivano agli
spostamenti di centinaia di migliaia di persone dalla costa
orientale verso Ovest
L’agricoltura era in fortissima crescita, grazie alla
messa a coltura di grandi aree e all’organizzazione
capitalistica del settore agrario nel Midwest (Vicino
Ovest)
Il Nord Est era invece la zona industriale della nazione
Gli Stati del Nord
Il paese era però diviso
sostanzialmente in tre zone,
geograficamente, economicamente
e socialmente ben definite
Il Nord Est era la zona più
moderna,ricca e progredita,
dove sorgevano le industrie e le
città più grandi (New York,
Boston, Philadelphia).
Esse erano anche i mercati più
grandi, sui quali si indirizzavano
l’import – export con l’Europa e
l’emigrazione
Manhattan a metà 800
New York alla fine
dell’800
Gli Stati del Sud
Gli Stati del Sud erano profondamente
agricoli, come vocazione produttiva, e
tradizionalisti, come mentalità
Qui la risorsa principale erano le
coltivazioni di cotone, di cui gli Usa
coprivano il 75% della produzione
mondiale
I campi di cotone erano coltivati da
manodopera di colore, costituita da schiavi,
discendenti da quelli arrivati in Nord America
dal ‘700 (gli schiavi erano 4 milioni circa)
I bianchi erano in maggioranza piccoli e
medi coltivatori, ma la minoranza
dominante era costituita dall’alta
borghesia dei grandi proprietari, che era
l’equivalente sociale dell’aristocrazia europea
Schiavi nelle piantagioni di cotone (anni
‘50 dell’800)
Gli Stati del Sud
I grandi proprietari vivevano in ville,
avevano il culto della tradizione,
del buon gusto, delle buone
maniere, e una mentalità
fortemente paternalistica
Secondo le loro concezioni, la
schiavitù aveva un significato
positivo: lo schiavo che viveva nella
piantagione in essa aveva
un’abitazione sicura, cibo,
istruzione religiosa, a differenza
della miseria e della brutalità che
regnavano dentro il sistema del
capitalismo industriale
Immagini tratte dal film
“Via col vento”, di K. Vidor (1939)
Gli Stati dell’Ovest
Gli Stati dell’Ovest erano abitati soprattutto da liberi
coltivatori e allevatori di bestiame
Progressivamente, lo spostamento della frontiera a
Ovest determinò cambiamenti profondi in questi
territori: dal pioniere isolato si passò agli allevamenti
stabili e alle aziende agricole strutturate; dal baratto
e dall’autoconsumo si andò verso l’agricoltura di
mercato; che produceva cereali per il ricco Nord Est
La società dell’Ovest era legata agli ideali della conquista
e della frontiera: individualismo, indipendenza, eguaglianza
delle opportunità
La questione dello schiavismo
Il contrasto fondamentale tra queste “tre Americhe”
stava nel modo di considerare lo schiavismo
L’idea della schiavitù era decisamente rifiutata
dalla mentalità democratica del Nord,
industrializzato, in cui esisteva dai primi anni dell’800 un
movimento abolizionista
Lo schiavismo era però incompatibile soprattutto
con la volontà diffusa sia nel Nord, sia nell’Ovest,
di costruire un capitalismo moderno
Un’organizzazione socio-economica capitalistica aveva
bisogno di una manodopera mobile e di un
mercato interno sempre più ampio, fattori per i
quali la schiavitù era un ostacolo importante
Nuovi equilibri tra Nord, Sud e Ovest
Gli equilibri tra il Nord industriale e il
Sud agricolo cambiarono a partire
dagli anni ‘40 e ‘50, quando l’industria
americana si sviluppò nei settori “nuovi”,
come il meccanico
Contemporaneamente, il peso della
produzione di cotone e della sua
lavorazione industriale nell’economia
statunitense si ridusse, quindi i rapporti
di reciproca interdipendenza tra le due parti
del paese si allentarono
Il Nord approfondì invece le relazioni
economiche con l’Ovest: la produzione
cerealicola dell’Ovest aveva il suo
mercato di sbocco nel Nord, che
piazzava le sue macchine agricole nei
mercati del West
Uno dei primi trattori a
vapore, anni ‘40
Lo scontro sulla schiavitù
A metà ‘800 si acutizzò lo scontro culturale e politico
sulla schiavitù
Il perno della discussione fu relativo sull’opportunità di
introdurla nei territori non ancora sfruttati, che il
governo federale doveva assegnare
I grandi proprietari terrieri del Sud volevano allargare
la coltura del cotone alle nuove terre, prevedendo
rese agricole più ampie
l’opinione pubblica del Nord e dell’Ovest era
contraria
In particolare i coloni dell’Ovest volevano che le terre
fossero cedute dal governo a canoni bassi o
gratuitamente per coltivarle a cereali
Nuovi schieramenti politici
Si crearono anche nuovi schieramenti politici
Il Partito Democratico legato agli interessi agricoli,
liberista e autonomista, era rappresentativo dei
piccoli e medi proprietari agricoli, degli immigrati
del Nord-Est e dei grandi proprietari del Sud
Il Partito Whig era invece lo schieramento dei grandi
interessi industriali del Nord e voleva un
rafforzamento del potere centrale diminuendo le
autonomie federali
A metà del1800, il Partito democratico divenne
decisamente schiavista e perse consensi a Nord e Ovest
Il successo del repubblicano Lincoln
Il Partito whig cambiò pelle e si divise
in due schieramenti,
conservatore,che sparì rapidamente, e
progressista
Il nuovo schieramento progressista diede
vita nel 1854 al Partito Repubblicano,
antischiavista, favorevole alle
richieste degli industriali (dazi
doganali più elevati) e dei farmers
dell’Ovest (lo Stato avrebbe distribuito i
terreni gratuitamente)
Esso riuscì a portare il suo candidato
Abraham Lincoln alla vittoria nelle
elezioni presidenziali del 1860
Abraham Lincoln,
presidente dal 1860
La Guerra civile,
1861 - 1865
Schieramenti nella guerra civile
Gli Stati del Sud si dividono dal Nord
Lincoln non era un abolizionista
radicale, ma gli Stati del Sud videro la
sua vittoria come l’inizio di un
percorso che avrebbe portato gli
Usa a privilegiare lo sviluppo
industriale; a diventare uno stato
centralizzato; a deprimere gli
stati schiavistici del Sud
Undici Stati del Sud decisero quindi di
staccarsi dall’Unione e costituirono
una “Confederazione”
indipendente, la cui capitale era a
Richmond in Virginia
Jefferson Davis, presidente dei Confederati
il palazzo del governo a Richmond
Inizio della guerra civile
“L’Unione si fondava in teoria su un libero
contratto fra Stati sovrani, ma il rifiuto di
una parte del paese di accettare il responso
della maggioranza avrebbe distrutto le basi
stesse dello Stato” (Sabbatucci – Vidotto)
La Guerra civile fu dunque inevitabile e si aprì
nel 1861, quando l’esercito dei confederati
attaccò la piazzaforte unionista di Fort Sumter,
nella Carolina del Sud
I Confederati avevano forze armate migliori e
speravano che la Gran Bretagna li
supportasse, in quanto principale acquirente del
cotone americano e contraria al protezionismo
dei repubblicani
Rovine di Fort Sumter
dopo l’attacco confederato
Il governo dei “Confederati” in riunione a Richmond: al centro il presidente
Davis(sn) e il generale Lee (dx), comandante delle truppe degli stati sudisti
Iniziale prevalenza dei Confederati
Per due anni i Confederati ebbero la
prevalenza, grazie alle qualità del loro
esercito e alle doti del generale Robert
Lee, comandante in capo delle truppe
sudiste
Quando però la guerra si prolungò e i
Confederati non ebbero alcun aiuto da
parte della Gran Bretagna, le sorti del
conflitto si rovesciarono
Gli “Unionisti” (Stati del Nord) contavano
su una popolazione numericamente
superiore tra cui reclutare i soldati e su un
potenziale economico, e tecnologico,
maggiore
Eserciti
Confederati
1,064,000
Unionisti
2.200.00
La ripresa degli Unionisti
Gli Unionisti cominciarono a
recuperare terreno a partire dal
1863, sotto il comando del generale
Grant
Avanzarono lentamente, ma decisamente
lungo il corso del fiume Mississippi
Nel luglio di quell’anno, ebbe un valore
strategico e simbolico centrale la
battaglia di Gettysburg, dove il
tentativo dei Confederati di penetrare in
Pennsylvania fu bloccato dagli Unionisti
in una sanguinosa battaglia durata tre
giorni
I morti della battaglia di Gettysburg
furono 50.000 in tre giorni
Prigionieri sudisti a Gettysburg
La fine della guerra civile, 1865
A partire dall’estate del 1864, i
nordisti penetrarono nel territorio
dei nemici dal Mississippi verso
l’Atlantico
La lunga marcia degli Unionisti fu
devastante e lasciò dietro di sé, specie in
Tennessee e Georgia, morti e distruzioni.
Si concluse con successo nel dicembre
del 1864
I Confederati ormai stremati e inferiori,
quando buona parte del Sud era occupata
dall’esercito Unionista, si arresero il 9
aprile 1865
Lincoln, presidente e simbolo della
vittoria Unionista, fu ucciso qualche
giorno dopo in un teatro da un sudista
fanatico
Unionisti Confederati
110.000 morti
in battaglia
360.000 totali
275.200 feriti
93.000 morti
in battaglia
258.000 totali
137.000 feriti
La prima guerra totale dell’età contemporanea
La “Guerra di secessione” durò quattro anni,
coinvolse tre milioni di soldati e provocò 600.000
morti
Fu la prima guerra totale del mondo
contemporaneo: coinvolse lungamente la
popolazione civile di un paese intero, utilizzò i mezzi
prodotti dallo sviluppo tecnologico e industriale, tra cui
telegrafo e ferrovia, per non parlare delle armi
Gli Unionisti dovettero ricorrere a tutti i mezzi anche
politici possibili per vincere: in particolare, una legge
assegnò gratuitamente lotti di demanio statale
a ogni cittadino che li chiedesse (1862)
Nel 1863 il governo di Lincoln decise la
liberazione di tutti gli schiavi negli Stati del Sud
(anche per arruolarli)
Tale liberazione non ebbe però effetti significativi per la
condizione degli ex schiavi: le diseguaglianze sociali
e i pregiudizi razziali rimasero forti
Armi di lunga gittata usate
durante la Guerra di
Secessione
Bibliografia
Alberto Mario Banti, Il senso del tempo. Manuale di storia.
1650 – 1870, Roma – Bari, Laterza, 2008
G.Galasso,Storia d’Europa,Roma – Bari, Laterza, 1996
Reid Mitchell, La guerra civile americana, Bologna, il Mulino,
2003
G.Sabbatucci – V.Vidotto, Storia contemporanea,
“L’Ottocento”, Roma – Bari, Laterza, 2002
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