Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca
Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria
ISTITUTO COMPRENSIVO BOVALINO
Scuola Secondaria di Primo Grado
Anno Scolastico 2017/2018
Classe 2 E
LE NOSTRE TRADIZIONI
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 I
Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca
Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria
ISTITUTO COMPRENSIVO BOVALINO
Scuola Secondaria di Primo Grado
Anno Scolastico 2017/2018
Classe 2 E
LE NOSTRE TRADIZIONI
II I.C. Bovalino
ISTITUTO COMPRENSIVO BOVALINO
Scuola Secondaria di Primo Grado
Anno Scolastico 2017/2018
Classe 2 E
Alvaro Corrado
Calderone Francesco
Crea Angelo
D’Agostino Alessia
D’Agostino Rita Domenica
Fazzari Rosario
Giampaolo Stefano
Iaconis Marco
Lentini Giulia
Longo Giuseppe
Marzano Ilaria Maria Pia
Morabito Giuseppe
Nirta Francesco
Nirta Maria Elisabetta
Parisi Maria Noemi
Pedulla’ Luca
Pelle Francesco
Perre Elisabetta
Perre Santina Rita
Pizzata Domenico
Romeo Chiara
Romeo Giuseppe
Russo Diego
Tallarida Marika
Todarello Giuseppe
Vottari Alessia
Docenti: Bernardetta Casu
Maria Rosa Federico
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 III
Prefazione
Questo lavoro nasce da un percorso di due anni scolastici, durante i
quali il programma disciplinare ha incrociato la storia e le tradizioni
locali. Gli alunni sono stati stimolati ad utilizzare le competenze
acquisite e applicarle nella realtà quotidiana.
Il lavoro si divide in due parti: la prima è una breve raccolta di racconti
e leggende giunti a noi grazie alla memoria dei nonni; la seconda tratta
le tradizioni popolari legate al Natale e alla Pasqua nei paesi di
provenienza degli alunni, sia dal punto di vista religioso che
gastronomico.
Nella sezione dedicata al Natale e alla Pasqua, sono state inserite le
tradizioni della Romania, paese dal quale è originaria un’alunna della
classe; questo perché nel mondo globalizzato in cui viviamo, il
confronto culturale non può che arricchire il bagaglio di ognuno di noi.
Alla fine di questo percorso sono doverosi i ringraziamenti alle
famiglie, per la loro collaborazione, alla prof.ssa Maria Rosa Federico
per i suoi preziosi consigli, e alla prof.ssa Agata Vottari che ci ha
aiutati nella scrittura della litania “Quandu la Matri Santa camminava”.
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 V
Indice Classe 2 E ............................................................................................ II
Prefazione .......................................................................................... III
LEGGENDE E RACCONTI ...................................................................... 1
Vita dei pastori in Aspromonte....................................................... 3
Bovalino e il miracolo di Maria SS. Immacolata ............................. 4
La leggenda della nascita di Santo Stefano .................................... 6
La maga Sibilla ................................................................................ 7
Le pantofole di Martinello .............................................................. 9
Giuseppe ....................................................................................... 11
La fata del campo ......................................................................... 13
L’oro e la bellezza ......................................................................... 14
La pietra del diavolo ..................................................................... 15
IL NATALE .......................................................................................... 17
La Novena ..................................................................................... 18
Significato e storia .................................................................... 18
Novena dell’Immacolata ........................................................... 18
La Novena di Natale .................................................................. 18
Novena dell’Immacolata ........................................................... 19
Novena di Natale ...................................................................... 21
Storia del Natale ........................................................................... 24
Detti del periodo natalizio ............................................................ 26
Canto ............................................................................................ 26
Bambinuzzu meu bellu ............................................................. 26
I DOLCI DI NATALE ........................................................................ 27
Ricetta Susumelle ..................................................................... 29
Ricetta Nacatole ....................................................................... 30
Le tradizioni natalizie in Romania ................................................. 31
VI I.C. Bovalino
LA PASQUA ....................................................................................... 35
La Pasqua e le sue origini .............................................................. 37
Le radici ebraiche ...................................................................... 37
I simboli principali della Pasqua ................................................... 39
La Cenere .................................................................................. 39
Il Fuoco ..................................................................................... 39
Il Cero Pasquale ........................................................................ 40
L’Acqua ..................................................................................... 40
I Simboli della Pasqua nella tradizione culinaria .......................... 41
L’uovo di Pasqua - Storia e significato simbolico ...................... 41
L’Agnello ................................................................................... 42
Le tradizioni pasquali nei nostri paesi .......................................... 43
La Pasqua a Bovalino Superiore ................................................... 43
Canto ........................................................................................ 50
Pasqua a San Luca ......................................................................... 51
QUANDU LA MATRI SANTA CAMMINAVA ................................ 55
La festa a Benestare ..................................................................... 56
Pasqua a Platì................................................................................ 60
Tradizioni pasquali in Romania ......................................................... 62
Dolci di Calabria ................................................................................ 64
Gute .............................................................................................. 64
La classica pastiera ....................................................................... 64
Dolci rumeni ..................................................................................... 65
Pasca ......................................................................................... 65
Curnulete cu bors ..................................................................... 65
Sitografia ........................................................................................... 66
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 3
Vita dei pastori in Aspromonte
Si racconta che i pastori in Aspromonte erano persone poverissime.
Erano vestiti con abiti di lana fatti a mano e non avevano scarpe. Le
calzature degli uomini, chiamate “choci”, erano fatte con pelle di
animali mentre le donne camminavano scalze. Vivevano in capanne
coperte di foglie o in case di pietra. Aravano la terra con l’ausilio dei
buoi e chi non li possedeva arava la terra con la zappa. La loro
ricchezza consisteva nell’allevamento del bestiame, perché produceva
carne, latte e lana. Per questo quando moriva un animale di grossa
taglia come un bue, un asino o un cavallo, per i pastori era un lutto
familiare. I figli maschi, già a sette-otto anni andavano con gli adulti a
lavorare e dormivano fuori con loro. A volte stavano in montagna
lontano dalla famiglia anche per quindici giorni.
4 I.C. Bovalino
Bovalino e il miracolo di Maria SS. Immacolata
La fondazione di Bovalino è da ricondurre all’arrivo dei primi coloni
greci, ma è intorno al IX secolo d.C. che nasce il nucleo abitativo più
importante: Mocta Bubalina, l’odierna Bovalino Superiore.
Secondo la tradizione popolare il 7 ottobre 1571, Bovalino partecipò a
una delle più grandi e importanti battaglie navali svoltasi nel golfo
adiacente la città di Lepanto, in Grecia. Se la presenza dei marinai
bovalinesi non è comprovata, sicura è la partecipazione e l’armamento
di una nave da parte di un nobile del luogo, don Vincenzo Marullo.
L’8 settembre del 1594 l’integrità del centro fu messa a dura prova:
venne attaccato e incendiato dal capitano turco Sinan Basà, nobile
genovese rapito dai Saraceni e convertito all’Islam. La leggenda narra
che mentre gli uomini cercavano di scacciarli con la forza, le donne si
recarono a pregare in chiesa e la Vergine, della quale in quel giorno si
festeggiava la natività, da un cielo completamente terso fece scoppiare
un acquazzone che spense le fiamme appiccate dai nemici, i quali
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 5
spaventati si diedero alla fuga. In seguito a questo evento venne
fondata l’arciconfraternita “Maria SS. Immacolata”, tutt’oggi
esistente. E’ un’associazione che si occupa dei festeggiamenti della
Vergine Immacolata e di altre attività di ordine religioso, caritativo,
culturale e del mantenimento della tradizione e del patrimonio storico-
artistico.
6 I.C. Bovalino
La leggenda della nascita di Santo Stefano
Si racconta che quando nacque Gesù, tutte le donne sposate andarono
a vedere questo bambino ma non le giovani nubili, perché queste
ultime non potevano vedere le partorienti.
Una di queste giovani fu presa dal desiderio di vedere il figlio di Dio.
Prese un pezzo di legno, lo vestì e lo coprì come se fosse un bambino
così che nessuno le potesse vietare di andare alla grotta dove si trovava
Gesù. La giovane fece un lungo cammino con il pezzo di legno fra le
braccia ma quando arrivò nei pressi della grotta, Gesù fece il miracolo:
il pezzo di legno si trasformò in un bambino a cui venne dato il nome
di Stefano.
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 7
La maga Sibilla
Secondo la tradizione popolare, la Madonna da giovane frequentava la
scuola della maga Sibilla, considerata la donna più sapiente di ogni
tempo e luogo, la quale sperava in virtù della sua scienza, di diventare
un giorno la madre di Gesù.
La leggenda narra, che abitava ai piedi di Montalto, di fronte al
Santuario della Madonna della Montagna di Polsi. Aveva un palazzo
dotato di ogni comfort, infatti aveva un portone che invitava ad entrare,
le sedie invitavano a sedersi, i letti a coricarsi. Difficilmente, anche ai
giorni nostri, si potrebbe sperare in un alloggio migliore. C’era però
un inconveniente, una volta entrati nel palazzo era impossibile uscirne.
Gli anziani raccontano che Sibilla era la sorella del re Salomone e tutte
le ragazze delle famiglie nobili andavano in quel luogo ad imparare il
ricamo e la scrittura. La maga inoltre nascondeva la ricetta del pane,
che a lei riusciva ottimo, cioè con il lievito, mentre alle altre donne del
8 I.C. Bovalino
popolo veniva azimo. La Madonna, un giorno, ripulendo per bene la
madìa della maga, riuscì a nascondere un po’ di impasto. Poi a casa,
con la complicità di sant’Anna, risalì al modo di fare bene il pane. Da
quel momento il lievito smise di essere proprietà esclusiva della maga
Sibilla. Ad un certo punto, la maga, che voleva essere la madre di Dio,
chiese alle allieve di raccontarle i sogni che facevano.
Una mattina Maria le raccontò di aver sognato un raggio di sole che
entrava dall’orecchio destro e usciva dal sinistro e che un angelo
salutandola le aveva recitato l’intera Ave Maria.
Le sue speranze così crollarono tutte e la maga andò su tutte le furie.
Passarono gli anni e la Sibilla diventò cattiva, cosicché le fanciulle non
andarono più da lei.
Da quel giorno si vendicò con tutti quelli che passavano da lì
catturandoli e imprigionandoli e perciò si dice che fosse stata rinchiusa
da Dio in una profonda spelonca a soffrire le pene dell’inferno.
Tra i piccoli ed aspri sentieri di Polsi, il popolo porta in trionfo il
simulacro di Maria, ma nel punto in cui la statua volge verso levante
secondo la direzione del luogo ove un tempo fu il castello della Sibilla,
rapidamente viene girata, in modo che l’immagine mostri il tergo alla
grotta.
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 9
Le pantofole di Martinello
L’asinello di San Francesco di Paola parlava sempre col suo padrone
per tenergli compagnia nei lunghi viaggi, visto che in quei tempi non
c’erano né treni né aerei.
Un giorno, lontano da Paola, il frate si accorse che il suo asinello era
rimasto senza ferri ai piedi e camminava a fatica. Giunto nel più vicino
paese, si rivolse ad un maniscalco e fece ferrare di nuovo il suo asino.
Si accorse però che non aveva soldi per pagare il lavoro e perciò disse:
“Buon uomo, io non ho neppure un soldo. Tutta la mia ricchezza e
avvalorata dalla Divina Provvidenza, la quale supplico affinché vi
conceda un abbondante ricompensa nell’altra vita.”
Il maniscalco non accettò la proposta del Santo e anzi, credendosi
burlato, inveì in malo modo contro di lui.
San Francesco, allora, rivolgendosi all’asinello, gli diede un ordine ben
preciso: “Martinello mio, quest’uomo vuole che noi lo paghiamo, ma
10 I.C. Bovalino
siccome non abbiamo nessun soldo, ti comando di restituirgli i suoi
ferri, di modo che non sia più così arrabbiato.”
Martinello, allora, obbedendo al comando del suo padrone, scosse
prima le zampe davanti e poi quelle di dietro, lasciò cadere i quattro
ferri, sotto gli occhi dell’infuriato maniscalco.
Pagato così il debito, San Francesco e il suo asino si misero in viaggio,
ma Martinello camminava come se avesse le pantofole, tanto leggeri
erano i suoi passi.
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 11
Giuseppe
C’era una volta un padre che aveva tre figli maschi. Il padre, ormai
vecchio e malato, chiamò il primo figlio e gli disse: «Vieni qua figlio
mio, io sto morendo; cosa vorresti della mia eredità, trecento ducati e
la maledizione o la mia benedizione?». Il figlio rispose: «Voglio i
trecento ducati e la maledizione». La stessa cosa accadde per il
secondo figlio che rispose come suo fratello maggiore. Chiamò infine
il terzo figlio e gli chiese: «Giuseppe, figlio mio, io sto morendo, cosa
vuoi della mia eredità?». «Io padre, vorrei solo la tua benedizione»
rispose Giuseppe. Il padre vedendolo buono di cuore gli diede anche i
trecento ducati. I fratelli più grandi si giocarono tutti i soldi dati dal
padre e rimasero senza niente.
Andarono dal fratello per rubargli i soldi, lo uccisero e lo sotterrarono
nella spiaggia. Un giorno un maiale trovò e dissotterrò le ossa del
giovane.
12 I.C. Bovalino
Il guardiano del maiale andò a vedere e fece un flauto con un osso.
D’un tratto le ossa cantarono una canzone che faceva così: «Oh
porcarigliu chi ambrazza mi teni, tenimi caru e volimi beni, ca pa na
pinna d’uccegliu falcuni i me frati mi ‘mmazzaru a l’acqua di li seni».
Uno dei fratelli che si trovava in quel luogo meravigliato disse:
«Madonna, cosa dice l’osso di questo ragazzo!», ma mentre lo teneva
in mano, l’osso cominciò a cantare: «Oh caru frati c’ambrazza mi teni,
tenimi caru e volimi beni, ca pa na pinna d’uccegliu falcuni tu mi
‘mmazzasti a l’acqua di li seni».
I due fratelli andarono dal padre e gli riferirono l’accaduto. Il padre si
recò dal cadavere e sentita la filastrocca, in preda alla disperazione,
accese il forno e mise i due fratelli lì dentro che morirono bruciati.
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 13
La fata del campo
Una notte di tanti tanti anni fa, una nonna che abitava a Bovalino portò
con sé la sua nipotina, volevano rubare degli ortaggi in un campo
perché erano molto povere e non avevano niente da mangiare.
Stavano per raccogliere degli ortaggi quando udirono una bellissima
voce. Spaventate si nascosero dietro un cespuglio cercando di capire
da dove provenisse quella voce. Ad un certo punto videro una bella
fanciulla che cantava e danzava sull’erba, era una fata che nel mese di
maggio si recava in quei luoghi a danzare e cantare. La bambina,
talmente impaurita, iniziò a piangere. La fatina così si accorse di loro
che le raccontarono la loro storia di povertà. La fatina regalò alla nonna
e alla bambina uno scrigno contenente dei tesori che consentì alle due
di vivere serenamente.
14 I.C. Bovalino
L’oro e la bellezza
Una volta una mamma aveva due figlie: una bella e una brutta.
Quest’ultima chiese alla madre di acquistare una mucca e della lana
per sua sorella; la madre decise di soddisfare le esigenze della figlia.
La sorella bella non sapendo lavorare la lana scoppiò a piangere ma,
in quel momento, la mucca le venne in soccorso dicendole che avrebbe
lavorato la lana al posto suo.
Ben presto la sorella brutta si accorse di questa situazione e convinse
la madre ad uccidere la mucca.
Il giorno seguente, la bella fanciulla non mangiò la carne della sua
mucca e decise di gettare i resti in una vasca d’acqua.
Quando la madre si recò ad irrigare gli alberi da frutta con l’acqua della
vasca, si accorse che quest’ultima non usciva. Si recò quindi dal
padrone e gli spiegò quale fosse il problema e quest’ultimo le consigliò
di vuotare la vasca. Appena la vasca venne svuotata tutti i presenti
rimasero sbalorditi perché all’interno vi erano un paio di scarpe d’oro.
A quel punto il Re avanzò una proposta: suo figlio avrebbe sposato la
fanciulla che avesse calzato quelle scarpe.
La prima a provarle fu la ragazza brutta ma le
stavano troppo grandi, a seguire le provò la sorella
bella che le calzò a pennello.
Questa favola vuole esprimere con la sua morale, che
la cattiveria non ripaga e che la pietà ha
ricompensato la fanciulla.
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 15
La pietra del diavolo
Sul monte che sovrasta la cittadina di Palmi, un uomo dal volto nero,
con un gran sacco sulla spalla, si presentò al santo Elia, che se ne stava
solo in meditazione. L’uomo, che in realtà era il diavolo, aprì il sacco
e mostrò al Santo una grande quantità di monete. Raccontò che aveva
trovato questa grande fortuna in una casa abbandonata e pensava di
poterla dividere col Santo, il quale prese invece le monete e le lanciò
lungo il pendio del monte. Mentre rotolavano, le monete si
trasformavano in pietre nere, quelle che ancora oggi si possono trovare
sul monte.
Irritato, il diavolo si alzò in piedi ma, all’improvviso, alle sue spalle si
aprirono due grandi ali da pipistrello, con le quali si alzò in volo, planò
sul mare e vi si tuffò sprofondando.
16 I.C. Bovalino
Le acque cominciarono a ribollire e a fare molta schiuma, si formarono
delle nuvole e, quando queste si furono dileguate, ecco che sul mare si
presentò un’isola a forma di cono, dalla cui sommità incava uscivano
lingue di fuoco e fumo: era lo Stromboli col demonio imprigionato che
soffiava fiamme e tuoni. Sul monte sant’Elia si trova ancora oggi un
macigno con le impronte di unghie lasciate dal diavolo prima di
spiccare il volo e inabissarsi nel mare.
18 I.C. Bovalino
La Novena
Significato e storia
La novena è un’attività cristiana che consiste principalmente nel
recitare preghiere ripetute per nove giorni consecutivi. E’ destinata alla
preparazione di una ricorrenza solenne come il Natale o la festa
dell’Immacolata, per chiedere una grazia particolare. L’attività della
novena è di origine medievale ed è ispirata al periodo di nove giorni
passati in preghiera nel Cenacolo dalla Madonna e dagli Apostoli,
dopo l’Ascensione, in attesa dello Spirito Santo.
Novena dell’Immacolata
Il primo grande pensatore cristiano che affrontò l’argomento fu
Sant’Agostino, il quale riconosceva in Maria, un privilegio speciale
nei confronti del peccato originale. Nel 1854 Papa Pio IX concluse con
la bolla “Ineffabilis Deus”, il Dogma dell’Immacolata Concezione, che
riafferma la grazia riservata da Dio a Maria preservandola dal peccato
originale.
La novena dell’Immacolata si svolge dalla mattina presto del 29
novembre al 7 dicembre.
Il giorno 8 dicembre si svolge il rito solenne.
La Novena di Natale
La Novena del Santo Natale fu eseguita per la prima volta in una casa
di missionari vincenziani di Torino nel Natale del 1720, nella chiesa
dell’Immacolata che si trovava a fianco del Convitto Ecclesiastico che
i missionari gestivano per la formazione del clero.
Mossi da una particolare pietà verso l’umanità di Gesù, i missionari ne
propagavano la devozione invitando i fedeli a contemplare e ad
adorare il mistero dell’Incarnazione e della Natività di Cristo.
Le profezie della nascita di Gesù furono tratte da brani dell’Antico
Testamento ed in particolare dal profeta Isaia.
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 19
Varie sono le metafore che alimentano la gioia dell’attesa nella
Novena: Gesù verrà come luce, come pace, come rugiada, come
dolcezza, come novità, come Re potente, come dominatore universale,
come bambino, come Signore giusto.
La Novena vuole suscitare un atteggiamento nel credente: fermarsi ad
adorare il Figlio di Dio.
Dal 16 al 24 dicembre si svolge la novena di Natale.
Novena dell’Immacolata
“Li donni chi fujìanu,
‘nta chjesa ‘i vìttiru chi pregàvanu,
e la Vergini ‘ndi vitti:
l’òmini senza cchjù barritti,
li fìmmini ciangéndu,
pregandu lu Patri Eternu.”
Giuseppe Longo 08/12/2017
Statua della Madonna Immacolata
(Bovalino Superiore)
20 I.C. Bovalino
A Bovalino Superiore, dopo il rito effettuato con i canti in latino, le
persone si riuniscono a casa della signora Antonia per mangiare il
tradizionale stocco.
Piatto tradizionale della signora Antonia a base di stocco.
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 21
Novena di Natale
A Platì durante il periodo
della novena di Natale, la
mattina alle quattro, si
accende il fuoco nel
piazzale della chiesa.
Questo è un rito molto
antico che deriva
probabilmente da usanze
pagane in particolare nel
solstizio.
La notte della vigilia durante la santa messa ci sarà la benedizione del
Bambinello.
Nel paese di San Luca subito dopo la messa il Bambinello viene
portato in processione e al ritorno viene deposto nella capanna
addobbata. A seguire ci sarà il rientro in chiesa dei fedeli con il
sacerdote per la benedizione finale.
22 I.C. Bovalino
A Bovalino Superiore il Bambinello della Madonna del Rosario dopo
la benedizione verrà portato nelle case dei malati terminali.
Bovalino Superiore bambinello esposto nella chiesa Matrice
Durante il periodo natalizio entrambi i paesi preparano il presepe
vivente che rimarrà allestito sino alla festa dell’Epifania, quando i re
magi faranno visita a Gesù.
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 23
Bovalino Superiore presepe vivente
Bovalino Superiore presepe elettro-meccanizzato
24 I.C. Bovalino
Storia del Natale
Celebrato il 25 dicembre, il Natale rappresenta la festa popolare più
sentita, tanto carica di tradizioni e fascino da aver assunto negli anni
anche un significato laico, legato allo scambio di regali, alla famiglia
e a figure del folclore come Babbo Natale. Sono inoltre strettamente
legate al Natale la tradizione del presepe, di origine medioevale, e
l’addobbo dell’albero, diffusasi successivamente a partire dal Nord
Europa.
Nella tradizione cristiana, il Natale celebra la nascita di Gesù a
Betlemme da Maria: il racconto ci è pervenuto attraverso i vangeli
secondo Luca e Matteo, che narrano l’annuncio dell’angelo Gabriele,
la deposizione nella mangiatoia, l’adorazione dei pastori e la visita dei
magi.
Nel Natale si mescolano però simboli e usanze di incerta origine, le cui
radici si perdono nei secoli passati. La scelta dell’abete, ad esempio,
non è casuale, nell’antico Egitto esso simboleggiava infatti la natività,
mentre nell’antica Grecia l’abete bianco era sacro alla dea Artemide,
dea della luna, della caccia e delle nascite ed ancora, nel calendario
celtico, l’abete era destinato al culto del giorno della nascita del
Fanciullo Divino. L’usanza di scambiarsi regali sembra derivare
invece da un rito pagano romano, che prevedeva lo scambio di cibo,
monete e pietre preziose come portafortuna per il nuovo anno.
Il personaggio che è poi divenuto famoso in tutto il mondo per
consegnare i regali a Natale è Santa Claus, in Italia Babbo Natale, che
deriva da San Nicola. Narra la leggenda, che San Nicola, vescovo di
Myra del IV secolo d.C., avendo ereditato molti beni e denari dai suoi
genitori, per liberarsene cominciò a fare regali a chi ne avesse più
bisogno, trovando gioia nel semplice donare ai bisognosi. La festività
del Natale non è documentata con certezza prima del IV secolo. La
data del 25 è, in realtà, puramente simbolica: non si conosce la data
esatta della nascita di Gesù, i vangeli non ne fanno menzione. Con tutta
probabilità la data venne fissata al 25 dicembre per sostituire la festa
del Natalis Solis Invicti con la celebrazione della nascita di Cristo.
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 25
La data coincide infatti con le antiche celebrazioni per il solstizio
d’inverno e alle feste dei saturnali romani (dal 17 al 23 dicembre). La
festa pagana del solstizio d’inverno era una ricorrenza importante per
molti popoli, tra cui certamente gli antichi romani, che in quel giorno
celebravano la festa del dio Sole. Durante queste feste che andavano
dal 17 al 21 di dicembre (“I Saturnali”) e la festa vera e propria del Sol
Invictus del 25, si usavano i simboli dell’eterna giovinezza di Dioniso:
mirto, lauro, edera… Viste le numerose coincidenze, appare
verosimile che la Chiesa Cristiana abbia scelto la data del 25 dicembre
come giorno di nascita del Cristo semplicemente per cristianizzare una
festa pagana molto sentita dalle masse popolari. L’imperatore
Costantino (280-337) avrebbe così riunito il culto del sole (di cui egli
era il figlio protetto) e il culto del dio Mithra con il cristianesimo, ed è
proprio sotto il suo regno che appare la festa del Natale. Da Roma il
Natale si diffonde in Africa, in Spagna e nel Nord Italia, ma è solo
sotto l’imperatore Giustiniano (527- 565 d.C.) che il Natale viene
riconosciuto come festa legale per l’Occidente.
26 I.C. Bovalino
Detti del periodo natalizio
«Sant’Andria porta la nova ca lu sei è di Nicola, l’otto è di Maria, lu
tridici di Lucia e lu venticincu du Mbiatu Messia».
«Prima Natali no friddu e ne fami, dopu Natali cu friddu e ca fami».
«Di la ‘Mmaculata a Santa Lucia quantu nu passu di cucciuvia. Di
Santa Lucia a Natali quantu nu passu di cani. Di Natali all`annu novu
quantu nu passu d`omu».
«Veni Natali, non tegnu dinari, mi pijiu la pipa e mi mentu a fumari».
Canto Bambinuzzu meu bellu
Bambinuzzu meu bellu
e vita dill’arma mia
mandamillu nu sonnicegliu
pe d’amuri di Maria
E si no mi lu mandi
eu non ti tegnu ‘nzinu
e comu nu picculinu
quandu cu tia jocamu
E jocamu a chi jocamu
e jocamu o meu dilettu
e la gioia du meu pettu
quandu cu tia jocai.
Eu non sugnu di fortuna
ca non jocai mai
beneditta chiglia ura
quandu cu tia jocai.
E cu voli ‘ndari in cielu
di na longa via si passa
amaru cu la dassa
e lu cori di Gesù.
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I DOLCI DI NATALE
Una bella leggenda calabrese narra che Maria, Giuseppe e il piccolo
Gesù un brutto giorno dovettero fuggire verso l’Egitto, per scampare
alla strage degli innocenti ordinata da Erode. Presto però scese il buio
e, non essendoci nessun altro riparo, i tre decisero di trascorrere la
notte sotto un fico che, appena vide la Sacra Famiglia, allungò i rami
e allargò le foglie fino a nasconderla completamente agli occhi dei
soldati del malvagio re. Quando fece giorno la Madonna uscì dal verde
nascondiglio e rivolgendosi all’albero di fico disse: «Che tu sia
benedetto, o fico. Per due volte all’anno darai i frutti più dolci della
terra». Da allora, all’inizio e alla fine dell’estate il fico dona i suoi frutti
dolcissimi e i calabresi, in ricordo di questa leggenda, li fanno seccare
al sole e li consumano a Natale, per celebrare la nascita del Bambino
Gesù, sotto forma di crocette.
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 29
Susumelle
Ricetta Susumelle
380 gr di farina 00
145 gr di zucchero semolato
125 gr di miele
100 gr di acqua
1 cucchiaino di ammoniaca
1 bustina di cannella
Cedro candito (facoltativo)
Per la copertura
200 gr di cioccolato fondente
25 gr di burro
30 I.C. Bovalino
Nacatole
Ricetta Nacatole
1 Kg di farina
5 uova
1 cubetto di lievito di birra
½ bicchiere di olio
1 bicchiere scarso di anice o sambuca
Buccia d’arancia, di limone e mandarino
Olio per friggere
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 31
Le tradizioni natalizie in Romania
Il Natale in Romania inizia con la festa di San Nicola il giorno sei
dicembre. I bambini si devono pulire per bene le scarpe e metterle sotto
l’albero. Se saranno stati bravi riceveranno giochi e dolci mentre se
saranno stati cattivi riceveranno un bastone.
Dalla mattina del sei dicembre fino al giorno di Natale si va in chiesa
e la sera si va a “colindare”, cioè si va a cantare. I bambini con abiti
tradizionali vanno in visita nelle case e in cambio ricevono dolci e
soldi. Tra i canti più popolari troviamo “Mos Craciun Ajunul” (La
vigilia di Babbo Natale) e “La Steaua” (La Stella).
Le cerimonie più conosciute sono:
La cerimonia del “Piccolo
aratro”, consiste nel portare di
fattoria in fattoria un aratro
addobbato di nastrini recitando
una preghiera della fertilità in
cui viene ricordato anche
l’imperatore Traiano che aveva
colonizzato la Romania nel I
secolo d.C. Oggi la cerimonia è
stata sostituita da un corteo di
giovani mascherati con fruste.
Una banda composta da 50/60 uomini, dal
il giorno della vigilia di
Natale eseguono
canzoni tradizionali
con tamburi, violini e
sassofoni.
32 I.C. Bovalino
La mattina di Natale si va in chiesa e a mezzogiorno si mangiano i
piatti tipici come il “sarmale”, involtini con riso e carne, e il
“cozonac”, dolce tipico con frutta candita e noci. La sera si
eseguono ancora dei canti tipici, i fuochi d’artificio e si allestiscono
dei giochi per i bambini.
Sarmale
Cozonac
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 33
Il giorno di Capodanno si
celebra il Plugul: è un
antico canto dai temi rurali
che intonano a primavera i
ragazzi per festeggiare
l’inizio del nuovo anno. Il
Plugul accompagna un
simbolico aratro del
giardino di casa in segno di buon augurio.
Nel giorno dell’Epifania si celebra il Boboteaza, il battesimo di
Gesù nel Giordano. Durante le celebrazioni si benedicono le acque
gelide dei fiumi e dei laghi: il prete getta un crocifisso e gli uomini
nuotano per recuperarlo. La credenza vuole che chi lo recupera non
avrà malattie per tutto l’anno.
Il 7 gennaio si festeggia San Giovanni, ultimo giorno di festa.
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 37
La Pasqua e le sue origini
Le radici ebraiche
La Pasqua ebraica, chiamata Pesach (pasa’, in aramaico), celebra la
liberazione degli Ebrei dall’Egitto grazie a Mosè e riunisce due riti:
l’immolazione dell’agnello e il pane azzimo.
La parola ebraica pesach significa “passare oltre”, “tralasciare”, e
deriva dal racconto della Decima Piaga, nella quale il Signore vide il
sangue dell’agnello sulle porte delle case di Israele e “passò oltre”,
colpendo solo i primogeniti maschi degli egiziani, compreso il figlio
del faraone (Esodo, 12, 21-34). La Pesach indica quindi la liberazione
di Israele dalla schiavitù sotto gli egiziani e l’inizio di una nuova
libertà con Dio verso la terra promessa.
La Pasqua con il Cristianesimo ha acquisito un nuovo significato,
indicando il passaggio da morte a vita per Gesù Cristo e il passaggio a
vita nuova per i cristiani, liberati dal peccato con il sacrificio sulla
croce e chiamati a risorgere con Gesù. La Pasqua cristiana è quindi la
chiave interpretativa della nuova alleanza, concentrando in sé il
significato del mistero messianico di Gesù e collegandolo alla Pesach
dell’Esodo.
Perciò, la Pasqua cristiana è detta Pasqua di risurrezione, mentre quella
ebraica è Pasqua di liberazione dalla schiavitù d’Egitto.
Quindi anche per noi cristiani la Pasqua è un passaggio, un passaggio
dalla morte causata dal peccato alla nuova vita da risorti insieme con
Cristo, una nuova simbologia ad immagine del passaggio dalla
schiavitù alla libertà del popolo ebraico: loro attraverso le acque del
mar Rosso, noi attraverso le acque del battesimo; loro vedendo morti i
loro nemici alla chiusura delle acque, noi vedendo distrutti i nostri
peccati sul legno della Croce di Cristo simboleggiato anche dalle acque
del battesimo dove siamo stati immersi insieme con Lui.
La nostra Pasqua è quindi strettamente connessa alla Pasqua Ebraica.
Poiché la notte in cui gli ebrei fuggirono dall’Egitto era una notte di
luna piena, anche la data della Pasqua viene stabilita con un calcolo
che deve tenere conto della luna piena del mese di marzo.
38 I.C. Bovalino
La Pasqua cristiana viene celebrata la domenica seguente il primo
plenilunio dopo l’equinozio di primavera, giorno che coincide con
l’inizio dei festeggiamenti della Pasqua ebraica che dura per 8 giorni.
Quindi, se il 21 marzo è luna piena e cade di sabato, la Pasqua sarà
celebrata il giorno seguente, ovvero il 22 di marzo. Se invece il primo
plenilunio è di domenica la Pasqua sarà festeggiata la domenica
successiva.
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 39
I simboli principali della Pasqua
Nelle celebrazioni liturgiche di Pasqua, tre elementi sono il simbolo di
questa festività: il fuoco, il cero e l’acqua. Un ulteriore elemento
caratteristico che viene utilizzato è la cenere, che nel primo giorno di
Quaresima viene cosparso sulla testa dei fedeli.
La Cenere
La cenere è l’elemento che
contraddistingue il primo giorno
di Quaresima, periodo di
penitenza, digiuno e carità, in
preparazione della Pasqua. La
cenere che viene sparsa sul capo
dei fedeli nelle celebrazioni del
mercoledì dopo martedì grasso, vuole ricordare la transitorietà della
vita terrena.
Secondo la tradizione, la cenere usata nelle celebrazioni del primo
mercoledì di Quaresima, è ricavata dalla combustione dei rami di ulivo
benedetti nella Domenica delle Palme dell’anno precedente.
Il Fuoco
Simbolo fondamentale nella
liturgia cristiana, il fuoco è la
somma espressione del trionfo
della luce sulle tenebre, del
calore sul freddo e della vita sulla
morte. Durante la ricorrenza
pasquale, questo simbolo raggiunge la massima celebrazione
attraverso il rito del fuoco nuovo e dell’accensione del cero. Nella
notte di Pasqua, un fuoco viene acceso fuori dalla chiesa, intorno ad
esso si raccolgono i fedeli e proprio da questo fuoco viene acceso il
cero pasquale.
40 I.C. Bovalino
Il Cero Pasquale
Il cero pasquale è il simbolo di Cristo,
vera luce che illumina ogni uomo.
La sua accensione rappresenta la
resurrezione di Cristo, la nuova vita che
ogni fedele riceve da Cristo e che,
strappandolo alle tenebre, lo porta nel
regno della luce assieme agli angeli.
Dopo l’accensione del cero con il fuoco
nuovo, una processione lo accompagna
all’interno della Chiesa.
L’Acqua
È l’elemento che purifica ed
il mezzo attraverso il quale
si compie il Battesimo.
La notte di Pasqua è la notte
battesimale per eccellenza,
il momento in cui il fedele
viene incorporato alla
Pasqua di Cristo, che
rappresenta il passaggio
dalla morte alla vita. Nelle
altre domeniche in cui si compie questo sacramento, è come se si
prolungasse e rinnovasse settimanalmente la Festa di Pasqua.
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 41
I Simboli della Pasqua nella tradizione culinaria
Vediamo ora di comprendere meglio i simboli pasquali presenti nella
nostra tradizione culinaria.
L’uovo di Pasqua - Storia e significato simbolico
In tutto il mondo, l’uovo è il simbolo della Pasqua. Dipinto o intagliato,
di cioccolato o di zucchero, di terracotta
o di cartapesta, l’uovo è parte integrante
della ricorrenza pasquale e nessuno vi
rinuncerebbe. Ma quanti di noi conoscono il
significato autentico di questo simbolo?
Se quelle di cioccolato o di cartapesta hanno
un’origine recente, le uova vere colorate e
decorate hanno una storia antichissima, che
affonda le sue radici nella tradizione
pagana. Simbolo della vita che nasce,
l’uovo cosmico è all’origine del
mondo: al suo interno avrebbe
contenuto il germe degli esseri.
Presso i greci, i cinesi e i
persiani, l’uovo era anche il dono
che veniva scambiato in
occasione delle feste primaverili,
quale simbolo della fertilità e
dell’eterno ritorno della vita. Gli antichi romani usavano seppellire un
uovo dipinto di rosso nei loro campi, per propiziarsi un buon raccolto.
Con l’avvento del Cristianesimo, molti riti pagani vengono recepiti
dalla nuova religione. La stessa festività pasquale risente di lontani
influssi: cade, infatti, tra il 25 marzo e il 25 aprile, ovvero nella prima
domenica successiva al plenilunio che segue l’equinozio di primavera.
La Pasqua si festeggia nel giorno in cui si compie il passaggio dalla
stagione del riposo dei campi a quella della nuova semina e quindi
della nuova vita per la natura.
42 I.C. Bovalino
Anche in occasione della Pasqua cristiana è presente l’uovo, quale
dono augurale, che ancora una volta è simbolo di rinascita, ma questa
volta non della natura bensì dell’uomo stesso, della resurrezione di
Cristo.
L’Agnello
Nella tradizione cristiana
a Pasqua si mangia
l’agnello, perché nella
sua simbologia ci ricorda
il sacrificio di Gesù in
croce, la sua passione.
Noi tutti sappiamo che
l’agnello è un animale
mansueto e la sua
immagine ci ricorda
l’innocenza e rappresenta la pazienza, la mansuetudine e l’innocenza
di Cristo che viene “ucciso” e immolato per noi sul legno della Croce.
La simbologia affonda le sue radici nella tradizione Ebraica perché ci
ricorda, nell’antico testamento, il sacrificio di Isacco da parte di
Abramo, che però non fu consumato grazie alla sua fede (al suo posto
venne ucciso un ariete); inoltre ci ricorda anche l’esodo, perché
nell’ultima piaga il Signore diede ordine a Mosè di spargere il sangue
di un agnello sugli stipiti delle porte della case degli ebrei per salvarli
dall’angelo della morte.
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 43
Le tradizioni pasquali nei nostri paesi
La Pasqua è da sempre sinonimo di vita e di rinascita ed è un
appuntamento ricco di grande tradizione nei nostri comuni. La
passione di Cristo, la sua Morte e Resurrezione sono oggetto di
rappresentazioni che uniscono la fede alla tradizione e al folklore e si
differenziano per alcuni particolari. Una delle rappresentazioni più
diffuse per la Pasqua nei nostri centri è quella della Cunfrunta,
Cumprunta o Affruntata. Il termine richiama il concetto di “incontro”,
che avviene fra la Madonna Addolorata e suo figlio Cristo Risorto il
giorno della Pasqua, a conclusione di un’intensa settimana santa.
Qui di seguito sono riportati i più significativi avvenimenti della
settimana santa nei paesi di San Luca e Bovalino Superiore, ma sono
presenti anche foto dei paesi di Benestare e di Platì dove le tradizioni
sono molto simili.
La Pasqua a Bovalino Superiore
Le tradizioni pasquali a Bovalino e in tutta la Calabria le portarono gli
spagnoli durante la dominazione nel regno di Napoli con i Borboni.
Mercoledì delle Ceneri: il mercoledì delle Ceneri è il giorno
successivo alla fine del carnevale e da questo momento inizia la
quaresima, periodo nel quale non si mangia carne. Questo è detto “di
Cinniri”, a messa che di solito si fa di sera, vengono benedette dal
sacerdote le ceneri, ricavate dai ramoscelli di ulivo della domenica
delle Palme e poi vengono poste sulla testa di ogni fedele per ricordare
la caducità della vita terrena e per invitarli all’impegno penitenziale.
Venerdì di quaresima: ogni venerdì di quaresima in chiesa si svolge
la Via Crucis, che rievoca la salita di Cristo con la croce al Calvario.
La via Crucis si divide in quattordici stazioni: la prima è Gesù
condannato a morte, la seconda Gesù è caricato della croce, la terza
44 I.C. Bovalino
cade per la prima volta, la
quarta Gesù incontra sua
madre, la quinta è aiutato
da Simone di Cirene, la
sesta la Veronica asciuga
il volto di Gesù, la
settima Gesù cade per la
seconda volta, l’ottava
Gesù incontra le pie
donne, la nona Gesù cade
per la terza volta, la
decima è spogliato dalle
vesti, l’undicesima Gesù
è inchiodato sulla croce,
la dodicesima è morto
sulla croce, la tredicesima Gesù è deposto dalla croce e la
quattordicesima il corpo di Gesù viene deposto nel sepolcro.
Quinto Venerdì di Quaresima: l’ultimo venerdì di quaresima viene
detto “Venneri da ‘Ddolorata”. Alla Madonna vengono tolte dal capo
le corone in segno di lutto. Nel pomeriggio si espone l’immagine della
Madonna Addolorata sull’altare maggiore e si fa la messa in suo onore
e a seguire la Via Crucis per le strade del paese. Questa messa si fa in
onore della Madonna perché questi sono gli ultimi momenti gioiosi
prima della settimana santa.
Domenica delle Palme: dalla domenica delle Palme inizia la settimana
Santa e si rievoca l’arrivo di Gesù a Gerusalemme. La mattina, per
rievocare l’ingresso di Cristo a Gerusalemme, l’Arciconfraternita
dell’Immacolata scende alla chiesa di Santa Caterina che si trova
all’inizio del paese, dove la gente porta ramoscelli d’ulivo e palme per
osannare l’arrivo del Messia. Appena finita a benedizione, si sale nella
chiesa Matrice dove si dice la messa e si recita La Passione di Cristo.
La via tra la chiesa di Santa Caterina e la chiesa Matrice viene
addobbata da palme e ramoscelli d’ulivo.
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 45
Giovedì Santo: la sera del giovedì i confratelli si riuniscono e tra loro
si scelgono i dodici che faranno la lavanda dei piedi. Alle diciannove
viene celebrata la messa in Coena Domini che rievoca l’ultima cena di
Gesù e i suoi apostoli. In questa messa la poltrona del sacerdote viene
posizionata di lato lasciando il tabernacolo dell’altare libero perché in
quel momento non è il sacerdote che dice la messa ma Gesù.
L’altare viene addobbato
con i gigli per simboleggiare
la purezza, e lì vicino viene
posizionato un tavolo sul
quale sono sistemati tredici
pani, detti Cuijiuregli, a
forma di cerchio con al
centro un’arancia e il vino.
46 I.C. Bovalino
In questa messa si compie il rito
della lavanda dei piedi a coloro i
quali sono seduti nei primi banchi.
Tra la lettura del vangelo e la
consacrazione, il sacerdote lava i
piedi ai confratelli.
Alla fine della messa Gesù
sacramentato viene portato dal
sacerdote e dai confratelli nell’altare
della reposizione dove si farà una
veglia tutta la notte e questo per
ricordare Gesù nell’orto dei
Getsemani.
Dal canto del Gloria nella messa non
si suonano più le campane ma degli
strumenti chiamati tocche o cararaci.
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 47
Venerdì Santo: “U Santu Venneri” comunemente detto. Dalla mattina
viene esposto il pezzo più importante della storia religiosa bovalinese
ovvero un reliquiario dove ci sono 126 reliquie tra cui una croce di
spine di Gesù Cristo. Una leggenda vuole che ogni Venerdì Santo che
cade il 25 marzo, giorno dell’annunciazione, quella spina sanguini e
dalla mattina vengano cantate litanie ai santi. Vengono tolti tutti i
paramenti sacri e vengono coperti con un velo tutti i santi tranne il
Cristo morto e l’Addolorata che vengono lasciati alla pubblica
venerazione. Alle quindici viene celebrata la messa detta “A missa
Storta” perché non si riceve la comunione. Questa messa rievoca la
morte di Gesù e viene recitata la Passione di Gesù Cristo. La sera viene
fatto un rito importantissimo che è la chiamata della Madonna ed è la
rievocazione di quando Cristo viene donato alla madre dopo essere
stato tolto dalla croce. La chiamata della Madonna avviene in sei atti
o piedi intervallati da canti.
Il primo piede è dedicato alla croce, il secondo alla preghiera nel
Getsemani, il terzo alla flagellazione, il quarto all’Ecce Homo, il
quinto alla crocifissione e il sesto alla chiamata dove il predicatore fa
portare dai confratelli la statua del Cristo ai suoi piedi e dopo aver fatto
48 I.C. Bovalino
una riflessione chiama la madre, lo dona a lei che lo porta all’altare
della reposizione che ora diventa il sepolcro.
Sabato Santo: il sabato santo alle otto del mattino viene fatta la
processione con il Cristo e l’Addolorata per far capire alla gente che
quel giorno è un giorno di silenzio e di lutto. A mezzanotte viene fatta
la Santa Messa con la benedizione dell’acqua e del fuoco.
Pasqua: il giorno di Pasqua è il giorno della resurrezione di Gesù. Alle
undici si celebra la Santa Messa dove Cristo Risorto viene esposto
nella navata centrale della chiesa. Alla fine della funzione si svolge
una della tradizioni più belle, ovvero l’Affruntata, l’incontro di Gesù
e sua madre vestita a lutto con un manto nero. Questo incontro avviene
attraverso l’intercessione di San Giovanni che compie tre viaggi.
All’inizio San Giovanni portato dai confratelli dell’Immacolata sbuca
da un vicolo e va da Maria dove fa tre inchini e si reca a trovare a Gesù.
Arrivato alla chiesa vede Gesù Risorto e facendogli tre inchini si reca
correndo da Maria che è incredula alla notizia. Allora San Giovanni si
reca da Gesù per dirgli di andare da sua madre. Al ritorno da Maria lei
è ancora incredula e san Giovanni va nuovamente da Gesù. La
Madonna quindi si mette a cercare Gesù. Mentre ritorna San Giovanni,
Maria vede Gesù e inizia a correre con lo stesso San Giovanni. Arrivata
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 49
davanti a suo figlio, le cade il manto nero segno di lutto e si vede quello
azzurro segno di rinascita, e facendogli tre inchini insieme vanno in
processione con la banda che suona a festa.
50 I.C. Bovalino
Canto E chi bella sta jornata
chi camina Gesù Cristu
e camina pe li strati
cu la sua Vergini matri
E chi bella sta jornata
chi Maria fu scunzulata,
scunzulata in tutti l’uri
Risuscitau nostru Signuri.
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 51
Pasqua a San Luca
Le tradizioni pasquali in questo comune iniziano la domenica delle
Palme, quando i fedeli e il parroco si ritrovano accanto alla chiesa di
San Sebastiano da dove parte la processione verso la chiesa principale.
Durante la messa viene recitata la “Passio”, ovvero la Passione di
Cristo, cantato dal celebrante e dai fedeli. Alla fine della funzione
avviene la benedizione delle palme.
Settimana Santa: nei primi tre
giorni della settimana Santa si
celebra la messa al mattino con la
recitazione delle odi.
Giovedì Santo: la sera del giovedì
santo, durante la messa, viene
effettuata la lavanda dei piedi.
Dodici persone si siedono intorno
all’altare, sei da una parte e sei
dall’altra e durante la celebrazione
viene effettuata la lavanda del piede
destro.
La sera la statua della Madonna
Addolorata viene portata presso
l’abitazione di una signora molto
devota, che si occuperà della
vestizione. La vestizione consiste
nella sostituzione degli abiti celesti
con quelli del lutto per la morte di
Cristo; la Madonna viene ammantata
di nero e tra le sue braccia è posto un
lenzuolo bianco che simboleggia il
sudario nel quale Maria ha avvolto suo
figlio. La statua rimane presso la casa
della signora per tutta la giornata del
52 I.C. Bovalino
venerdì durante la quale i fedeli recitano il rosario e cantano canzoni
popolari in dialetto.
Venerdì Santo: alle tre del pomeriggio si celebra la messa della
Divina Misericordia per la morte di Cristo e infine c’è il bacio a Gesù
morto.
Alle ventidue si celebra la
messa dove avviene la
cosiddetta “chiamata della
Madonna”. Dal pulpito
della chiesa il sacerdote
ricorda nell’omelia le
ultime ore della vita di
Gesù e i suoi tre incontri
con la madre durante la
passione.
In corrispondenza della
rievocazione di questi
momenti, il parroco
pronuncia il nome di Maria
che fa il suo ingresso in
chiesa per tre volte. Dopo
la terza chiamata, l’omelia
continua, finché il parroco
non pronuncia il nome di
Giovanni. In quel momento la statua di San Giovanni viene fatta
entrare in chiesa.
Nella piazzetta antistante la chiesa i giovani accendono il fuoco, che
simboleggia la luce e la vita e che servirà per accendere le fiaccole per
illuminare la via della Madonna.
Al termine dell’omelia la statua della Madonna viene portata in
processione fino al Calvario e poi portata di nuovo in chiesa.
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 53
Sabato Santo: la mattina la Madonna viene portata nuovamente in
processione con la statua di San Giovanni. Questa processione viene
chiamata “A storta”.
La sera del sabato viene celebrata la messa, nella piazzetta avviene la
benedizione del fuoco mentre a mezzanotte sulle note del “Resuscito”,
in alto dietro l’altare, appare la statua di Gesù.
54 I.C. Bovalino
Domenica di Pasqua: la
mattina di Pasqua, verso le
nove, la Madonna vestita a
lutto scende al Calvario. Alle
10:30 la statua di San
Giovanni esce dalla chiesa e
comincia il suo viaggio fra la
Madonna e Gesù. Tre volte
San Giovanni si recherà dalla
Madonna e tre volte da Gesù,
finché le due statue non si
incontreranno nella piazza
centrale del paese. Quando
San Giovanni lascia Maria per
l’ultima volta e le due statue
entrano nella piazza il velo
nero viene deposto per fare
spazio agli abiti azzurri. La
Madonna viene svelata e la
Cunfrunta è compiuta.
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 55
QUANDU LA MATRI SANTA CAMMINAVA
Quandu la Matri Santa camminava
l’amatu figghiu soi cercandu jia
lu Santu Sangu la strata mostrava
chi, di li carni soi, spregiuta jia,
chi, di li carni soi, spregiuta jia.
‘Ntisi d’arrassu na trumba sonari
Maria pressu la trumba s’indi jia
s’imbatti una donna per la strata
chiglia era la Veronica chiamata,
chiglia era la Veronica chiamata.
Aviti vistu a me figghiu passari,
cu na candida vesta rocamata
nessunu megghiu lu po’ssimigghiari
Non aiu vistu n’omu pe la strata,
unu piegatu lu vitti passari
guarda lu velu chi portu a la testa,
guarda se chistu è lu toi figghiu amatu.
Maria quandu lu velu ha risguardatu,
considerati vui, chi gran cumfortu.
Figghiu ‘ndavivi su visu delicatu
ora ti viju scoloritu e mortu
non aiu, non jiu lena amara mia,
figghiu me Gesù Cristo, anima mia.
Chiamati la Veronica ch’eu moru,
stu velu mi lu teni conservatu,
stuiasti li sudura di me figghiu.
Si bella donna di grazii fari
o criaturi veniti a sentiri
lu piantu di Maria chi vinni a fari,
supra a la Cruci lu vitti stendiri
l’amatu figghiu soi di tanti affanni.
Figghiu na goccia d’acqua dimandasti
pe dari citu e feli furu lesti,
l’occhi chiudisti e la vucca serrasti.
Chista è la lingua cunzumata m’esti.
62 I.C. Bovalino
Tradizioni pasquali in Romania
Con la Quaresima per i rumeni inizia un periodo di digiuno che serve
a purificare oltre che il corpo anche lo spirito. La settimana Santa si
apre con la domenica delle Palme chiamata Floriile, che significa dei
fiori, perché oltre a rievocare l’ingresso di Cristo a Gerusalemme, si
ricorda anche la fioritura e il risveglio della natura. In questo giorno si
portano in chiesa dei rami di salice che poi verranno incrociati a
formare una corona che verrà appesa sulla porta di casa per proteggere
la famiglia.
Il Giovedì Santo vengono letti i dodici vangeli degli Apostoli, uno per
ogni ora del giorno.
Il Venerdì Santo si celebra la messa di requiem Prohodul, durante la
quale i fedeli circondano la chiesa con le candele ripercorrendo
simbolicamente le quattordici stazioni della via Crucis.
La messa di Risurrezione inizia
il sabato notte quando nelle
chiese vengono spente le luci, il
prete scende dall’altare
portando la candela accesa e
invita i fedeli ad attingere alla
luce con le loro candele.
Durante la settimana Santa le
case vengono risistemate e
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 63
abbellite, mentre già a metà settimana iniziano i preparativi del pranzo
pasquale.
Il giorno di Pasqua ci si reca a messa con abiti nuovi, come simbolo di
purificazione, e poi ci si dedica al pranzo di Pasqua.
Ogni bambino riceve un uovo
colorato di rosso che verrà
messo in un catino con una
monetina. Con l’acqua del
catino ci si laverà il viso come
augurio per essere sani e
ricchi tutto l’anno.
Durante il pranzo pasquale
inizia la gara delle uova:
ognuno impugna in mano il
proprio uovo sodo, lasciando scoperta la parte appuntita dell’uovo
verso l’alto. A questo punto si colpisce l’uovo del vicino e viceversa.
Il grido di battaglia è “Hristos a înviat”, che significa “Cristo è
risorto”, e l’altro deve rispondere “Adeverãt a înviat”, che significa
“E’ veramente risorto”. Dal primo uovo che si rompe devono mangiare
tutti perché si dice che la famiglia resterà sempre unita. Vince
naturalmente l’uovo più resistente.
64 I.C. Bovalino
Dolci di Calabria
Gute
1 Kg di farina
3 uova intere
1 bicchiere di olio di semi
1 bicchiere di zucchero
1 cubetto di lievito di birra
o 100 gr di lievito madre
La classica pastiera
Per la pasta:
500 gr di farina
200 gr di burro
200 gr di zucchero
Un pizzico di sale
3 uova intere
1 bustina di lievito
Per il ripieno:
1 barattolo di grano cotto
1 cucchiaio di burro
300 gr di latte
500 gr di ricotta
1 vanillina
3 uova intere
3 tuorli
1 fialetta di aroma fiori d’arancio
Classe 2a E – a.s. 2017/2018 65
Dolci rumeni
Pasca
Per la pasta:
500 gr di farina
1 cubetto di lievito di birra
150 gr di zucchero
2 tuorli d’uovo
200 ml di latte freddo
Un pizzico di sale
Qualche goccia di essenza di rum
125 gr di margarina
Per il ripieno
500 gr di ricotta
3 – 4 uova
100 gr di uva passa
buccia di limone
Curnulete cu bors
250 ml di brodo
500 ml di olio di semi
900 gr di farina
1 cubetto di lievito di birra
1 cucchiaio di zucchero
Noci
Zucchero al velo
Confettura di prugne
66 I.C. Bovalino
Sitografia
Per la storia della Novena e del Natale sono stati presi alcuni spunti dai
seguenti siti:
www.famigliacristiana.it
http://news.leonardo.it/origini-del-natale-dalla-pagana-festa-del-sol-
invictus-al-divino-bambino-portatore-di-luce/
Per le origini della Pasqua alcune notizie sono state prese da:
www.famigliacristiana.it
www.parrocchiasanvitale.it
Per le foto della Pasqua a Platì si è fatto riferimento al sito:
https://www.facebook.com/people/Giuseppe-
Romeo/100011055191478
Per alcune foto della Pasqua a Bovalino Superiore si è fatto riferimento
al sito: https://www.facebook.com/la.clem.3
Per le Tradizioni pasquali in Romania, le foto sono state tratte da vari
siti internet.
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