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VENEZIA Palazzo Grimani ospita fino al 26 gennaio la famosa opera del Tiziano appena restaurata
La Bella misteriosa ritrova il suo fascino
�Quando ne vide il volto appena abbozzato nellostudio del celebre pittore cadorino, dal quale si erarecato per commissionargli il ritratto suo e della
moglie Eleonora Gonzaga, Francesco Maria I della Ro-vere rimase subito incantato. La giovane dama lo fissa-va seria, dritto negli occhi. In viso un incarnato roseoincorniciato dalla fulva chioma sapientemente intrec-ciata sopra la testa e appena sbiondita, secondo la modadel rinascimento veneziano, nella treccia che si appog-giava alla spalla destra fermata da un nastro di seta del-lo stesso colore dei capelli; orecchini pregiati in ororosso, corniole e perle, incorniciavano l’ovale perfetto;il collo e il decolleté di pelle bianchissima, messi in ri-salto dalla profonda scollatura del sontuoso abito eadornati da una lunga catena di oro rosso. L’abito delladama era un capolavoro; il bustino in damasco azzurroriccamente decorato con motivi florealinel colore dell’oro vecchio, impreziositoda ricche maniche a sbuffo in morbidovelluto di seta marrone “trinciate” secon-do l’uso del tempo, dai cui tagli usciva ilcandore della camicia in mussola leggera,indossata sotto l’abito. La manica destraguarnita da un polsino di visone scuro.
Francesco Maria della Rovere, conti-nuando a fissare la giovane donna nei suoiprofondi occhi grigi, decise che quel qua-dro con quella bella dama in abito azzurro sarebbe sta-to suo. Così, il 2 maggio 1536, scrive una lettera al suoambasciatore a Venezia, il nobile pesarese Gian Giaco-mo Leonardi: «Direte al Titiano che attenda a quel’al-tre cose, et che quel’ retrato di quella Donna che ha la
veste azurra, desideriamo la finisca». E quando, nel-l’aprile del 1538, i ritratti dei duchi giunsero a Pesaro èprobabile che con essi fosse anche La Bella. Fu cosìche questo quadro entrò a far parte della collezione del-la Rovere andando a Francesco Maria II e, alla suamorte, nel 1631, passò a Firenze con tutta l’eredità del-la figlia Vittoria. Dal 1694 La Bella andò al cardinaleFrancesco Maria e dopo al granduca Cosimo III, rima-nendo poi a palazzo Pitti, ad eccezione di una brevepermanenza a Parigi nel 1804 dove fu sottoposta a unpesante intervento di restauro che fortunatamente nonha compromesso il dipinto.
Eccezionalmente prestata a palazzo Grimani diSanta Maria Formosa, La Bella di Tiziano, anche notaappunto come Quella Donna che ha la veste azurra,resterà a Venezia sino al 26 gennaio per farsi ammirare
e ammaliare chi la guarda, esposta nellasuggestiva sala detta della Tribuna, anchenota come antiquarium o studio d’antica-glia, la wunderkammer che custodiva lecollezioni archeologiche di famiglia, forsel’ambiente più suggestivo del percorsomuseale di questo palazzo che a buon di-ritto la ospita, dato che i rimaneggiamentiche lo trasformarono da casa di stazio aelegante dimora rinascimentale risalgonoagli stessi anni nei quali Tiziano dipingeva
questa enigmatica dama. I marmi della sala, illuminatadalla luce zenitale, danno il massimo risalto alle qualitàpittoriche e coloristiche che il recente restauro ha resti-tuito a questo dipinto.
Ma chi era La Bella? Per molto tempo gli studiosi
hanno pensato a Eleonora Gonzaga, ma ora appare piùprobabile che questo quadro sia l’incarnazione – ed èproprio il caso di dirlo, data la pastosità e la morbidez-za del colorismo tizianesco che dava spessore alle sueiconiche bellezze – dell’ideale femminile del maestrocadorino. Magnetica e misteriosa dunque La Bella diTiziano, riportata all’originario splendore di colore epurezza di linee dopo un accurato restauro eseguitodall’Opificio delle pietre dure di Firenze, aspetterà an-cora qualche giorno chi vorrà andare ad ammirarla nel-l’intatto fulgore di una bellezza che, dopo oltre cinque-cento anni, non è ancora sfiorita. Poi se ne tornerà a Fi-renze, portando con sé il suo fascino e i suoi segreti.
Info: 041-5200345; www.palazzogrimani.org�Cristina Sartori
�Nel centro Altinate San Gae-tano è allestita fino al 16 febbraio la
personale di Tobia Ravà “Codici tra-scendentali” organizzata dall’assessora-to alla cultura di Padova nell’ambito delformat “Ricerche artistiche metropolita-ne”. La mostra, curata da Maria LuisaTrevisan e Sirio Luginbuhl, presenta
opere pittoriche e sculture recenti del-l’artista che, a partire dagli anni Settan-ta in cui ha iniziato a dipingere, haesposto in Italia, Europa, America Lati-na, Stati Uniti, Cina, Giappone, Israele e,dopo aver affrontato percorsi creativiinerenti al rapporto tra arte e scienza,dal 1988 si è dedicato a una ricerca le-gata alle correnti mistiche dell’ebrai-smo, dalla kabbalah al chassidismo.
Proponendo un nuovo approcciosimbolico attraverso le infinite possibili-tà combinatorie dei numeri, Tobia Ravànell’attuale mostra, incentrata sul mi-stero della creazione e l’essenza dellecose, conduce alla scoperta dei signifi-cati nascosti della realtà, celata e altempo stessa svelata dai numeri. Le im-magini dipinte o scolpite sono intera-mente ricoperte da sequenze di cifre
che esprimono concetti fondamentalidella cultura ebraica, concernenti l’eti-ca, il rapporto tra Dio e uomo, la crea-zione, il rispetto e la riqualificazione del-l’ambiente, mediante la permutazionedelle parole nel loro valore numerico se-condo la “ghematrià”, il calcolo trascen-dentale.
Nei suoi lavori, che per la comples-sità semantico-simbolica richiedono dif-ferenti piani di lettura e interpretazione,l’artista usa materiali e tecniche diffe-renti. Le opere realizzate con resine etempere acriliche su tela o su tavola, ilight box e le colorate figurazioni su al-luminio specchiante che, riflettendol’immagine dell’osservatore, ne inseri-sce virtualmente la presenza all’internodell’opera per un maggior coinvolgi-mento, si alternano alle terracotte raffi-
guranti piante, o animali, agli “assem-blaggi” tra cui spicca Il lento ricuciredella storia e alle sculture in bronzo, al-cune delle quali fuse a cera persa comeil Cabalon turchese, ispirato nella strut-tura anatomica e nella posa a uno deiquattro cavalli della basilica di San Mar-co a Venezia.
Affascinanti e al tempo stesso mi-steriose, le immagini dei dipinti coinvol-gono emotivamente per le molteplicisensazioni suscitate dalla varietà e dallaforza dei colori, per le profonde sugge-stioni evocate dai contrasti di luce eombra nei vasti ambienti coperti da vol-te, per le eteree emozioni suggerite dal-le azzurre facciate che si specchianonei canali veneziani in un’atmosferasenza tempo.
Di particolare interesse Speculazioni
celesti in cui l’artista ha voluto, median-te la raffigurazione de La Specola, ren-dere omaggio a Padova, città ricca distoria e di cultura perché sede di unaprestigiosa università e per la sua voca-zione scientifica, emblematicamenteespressa dalla trasformazione settecen-tesca dell’antica torre carrarese in os-servatorio astronomico per lo studio de-gli astri e del cielo. Il valore numerico diPadova nella trasposizione ghematricariportata già in antichi testi della culturaebraica è 98 come quello della parola“stella”, e risulta chiaramente leggibilenel tracciato di numeri sulla destra dellazona inferiore del dipinto, ribadendo laconnessione e i rimandi concettuali trale immagini e le sequenze numericheche ricoprono la superficie.
�Laura Sesler
PADOVA Il centro Altinate San Gaetano espone le opere di Tobia Ravà
I numeri svelano il mistero della creazione e l’essenza delle cose
�cu
ltura
� mostre LA DIFESA DEL POPOLO12 GENNAIO 2014
Il restauro eseguitodall’Opificio delle pietre
dure di Firenze ha riportato alla purezza
i colori e le linee della dama ammaliante
Francesco Maria I della Rovere rimase ammaliato dal ritratto che vide abbozzato nello studio del pittore cadorino, al punto di chiedere all’autore di lasciar perdere le altre opere e di finirgli quella. I critici si sono a lungo lambiccati su chi
poteva essere il soggetto del quadro, ma probabilmente si tratta dell’incarnazione della bellezza femminile ideale
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