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Page 1: I Labirinti nella storia, nell'arte, nei giardini  e nella letteratura

Roberta Lunetta esercitazione DOL a.a 2012/2013

I LABIRINTI NELLA STORIA,

NELL'ARTE, NEI GIARDINI E

NELLA LETTERATURA

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INDICE

Il labirinto Origine del nome

Labirinti nell'antichità

Labirinti medievali

Labyrinths Ancient Labyrinths

Pliny’s “Egyptian labyrinth”

Pliny’s “Italian labyrinth”

Labyrinths of the Middle Ages

Amiens Labyrinth

The 11-ring labyrinth at Chartres Cathedral

Modern Labyrinths

Modern interpretations of the Greek Labyrinth

Cultural Meanings

Creating a Labyrinth

Labyrinths in Different Cultures

Labyrinths and Mandalas

Native American Labyrinths

Rome

Britain

Scandinavia

Switzerland

Germany

Australia-New Zeland

Mazes

I labirinti in Italia

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Il labirinto di Porsenna

I labirinti da giardino in Italia

Villa Pisani e il suo labirinto

Il labirinto della Villa di Valsanzibio

Il giardino labirinto di Villa Barbarigo

Il labirinto di palazzo Giusti a Verona

Il labirinto nella letteratura,nell'arte e nel cinema

Metodi per uscire da un labirinto

Lista di labirinti aperti al pubblico in tutto il mondo

Per chi vuole approfondire …

Il presente e-book è stato realizzato da Roberta Lunetta a scopo didattico come esercitazione per DOL- Diploma on line ; a.a 2012-2013.

Il labirinto

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Il labirinto è una struttura, solitamente di vaste dimensioni, costruita in modo tale che risulti difficile per chi vi entra trovare l’uscita. Anticamente per lo più univiario (o unicursale), ovvero costituito da un unico, involuto percorso che conduceva inesorabilmente al suo centro, il labirinto è oggi sinonimo di tracciato multiviario (o multicursale). In alternativa, un tracciato inestricabile di strade, si può definire come un dedalo (termine chiaramente nato dalla figura del mitico Dedalo, il leggendario costruttore del labirinto di Creta per il re Minosse, il più noto tra quelli dell’antichità).

Origine del nome

Labirinto deriva dal nome greco labyrinthos (λαβύρινθος), usato nella mitologia per indicare il labirinto di Cnosso. La parola è di origine pre-greca, e lo scopritore di Knosso, A. Evans, ipotizzò la sua derivazione dal lidio “labrys”, l’ascia a due lame, simbolo del potere reale a Creta. La parola “labirinto” significherebbe, quindi, “palazzo dell’ascia labrys” (con il suffisso -into a significare “luogo”, su modello del greco “Corinto”), cioè il palazzo del re Minosse a Cnosso, dalla pianta intricata al punto da dare origine alla leggenda. A sostegno dell’ipotesi, sono state ritrovate all’interno del palazzo diverse raffigurazioni dell’ascia bipenne. In realtà, tale ipotesi, è stata accantonata da studi più recenti. Secondo Pugliese Carratelli, infatti, una serie di toponimi caratterizzati dai suffissi -ss- o -tt- e -nd o -nt(h)- (per esempio Parnassòs, Labyrinthos, Kòrinthos, Zakynthòs) indicherebbero la linea di espansione luvia, ricca di fermenti culturali dall’Anatolia a Creta al Ionio, se non anche oltre, lungo quella “rotta dei metalli”, seguita in epoca storica anche da fenici e greci.

Labirinti dell’antichità

Un esempio di mosaico che raffigura un labirinto

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Il termine “labirinto” indicava sempre soltanto un labirinto unicursale, con una sola entrata e un unico vicolo cieco in fondo al percorso, di forma quadrata o più spesso circolare ; questo tipo di labirinto è conosciuto come labirinto classico. Nel dialogo socratico Eutidemo, Platone fa parlare Socrate descrivendo la struttura labirintica del dialogo: in esso Platone parla di un labirinto unicursale, in cui le uniche due possibilità sono di giungere alla meta o di ritrovarsi al punto di partenza, cioè all’entrata.

Labirinti antichi fuori dall’Europa

Nella cultura dei nativi americani, un mito del popolo dei Tohono O’odham parla di un dio creatore, conosciuto con il nome di I’itoi, che risiede in un labirinto sotterraneo. Il labirinto sarebbe stato scavato dal dio sotto la montagna di Baboquivari, in Arizona, per confondere i propri nemici e impedire loro di seguirlo, e si crede che gli antenati dei primi Tohono O’odham siano stati portati sulla superficie dal labirinto sotterraneo di I’itoi, dove anticamente risiedevano. Della leggenda rimane un motivo decorativo che ritrae un uomo stilizzato all’ingresso di un labirinto, molto frequente nelle incisioni rupestri e nei cesti prodotti dai nativi.

Labirinti medievali

Labirinto hopi in giunco

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Durante il dodicesimo e il tredicesimo secolo, un tracciato a forma di labirinto (sempre unicursale) iniziò a essere raffigurato nella pavimentazione interna delle cattedrali gotiche, come nel caso del duomo di Siena e delle cattedrali di Chartres, Reims e Amiens in Francia. Questi labirinti rappresentano il cammino simbolico dell’uomo verso Dio, e spesso il centro del labirinto rappresentava la “città di Dio”. La funzione del labirinto è quella di essere un simbolo del pellegrinaggio, o del cammino di espiazione: spesso veniva percorso durante la preghiera, e aveva la validità di un pellegrinaggio per chi non poteva intraprendere un vero viaggio. Con il passare del tempo, questa originale funzione andò perduta, e il labirinto sulla pavimentazione iniziò a essere visto sempre più spesso come “un gioco senza senso, una perdita di tempo”, e molti di essi vennero distrutti. Sulla quarta di copertina dell’edizione Bompiani del romanzo “Il nome della rosa”, Umberto Eco riporta una nota riferita all’immagine sulla copertina, che recita: “In copertina lo schema del labirinto che appariva sul pavimento della cattedrale di Reims. A pianta ottagonale, recava ai quattro ottagoni laterali l’immagine dei maestri muratori, coi loro simboli, e al centro - si dice - la figura dell’arcivescovo Aubri de Humbert che pose la prima pietra della costruzione. il labirinto fu distrutto nel XVIII secolo dal canonico Jacquemart perché gli dava fastidio l’uso giocoso che ne facevano i bambini i quali, durante le funzioni sacre, cercavano di seguirne gli intrichi, per fini evidentemente perversi.” Nello stesso periodo furono costruiti più di 500 labirinti in Scandinavia, con differenti scopi. Questi labirinti, costruiti per lo più in riva al mare, erano costituiti da pietre allineate a formare un percorso intricato, nel quale si credeva potessero essere intrappolati gli spiriti maligni o i venti sfavorevoli alla spedizione di pesca. Il pescatore entrava nel labirinto e, raggiuntone il centro, incitava gli spiriti a seguirlo, per poi fuggire fuori. Questi labirinti sono conosciuti con diversi nomi, tutti traducibili con le parole “Città di Troia” (Troy Town in inglese): il nome deriva dalla leggenda secondo la quale le mura della città di Troia erano costruite in modo così complesso da impedire l’uscita ai nemici che vi fossero entrati.

Labirinti moderni

Recentemente, si è ripreso il simbolo del labirinto con nuovo interesse, e sono state riprese le tecniche costruttive che caratterizzano il labirinto. Alcuni

Labirinto pavimentale nella chiesa abbaziale di Notre dame di St. Remy, in Francia

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esempi sono il Willen Park di Milton Keynes e il Tapton Park di Chesterfield in Inghilterra, la Grace Cathedral di San Francisco, la Old Swedes Church di Wilmington (Delaware) negli Stati Uniti, il labirinto nella zona del vecchio porto di Montreal e la Trinity Square a Toronto, in Canada.chiesa

Labyrinths

A labyrinth is an ancient symbol that relates to wholeness. It combines the imagery of the circle and the spiral into a meandering but purposeful path. It represents a journey to our own center and back again out into the world. Labyrinths have long been used as meditation and prayer tools. A labyrinth is an archetype with which we can have a direct experience. Walking the labyrinth can be considered an initiation in which one awakens the knowledge encoded within

A labyrinth in Grace Cathedral, San Francisco

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their DNA. A labyrinth contains non-verbal, implicate geometric and numerological prompts that create a multi-dimensional holographic field. These unseen patterns are referred to as sacred geometry. They allegedly reveal the presence of a cosmic order as they interface the world of material form and the subtler realms of higher consciousness. The contemporary resurgence of labyrinths in the west is stemming from our deeply rooted urge to honor again the Sacredness of All Life. A labyrinth can be experienced as the birthing womb of the Great Goddess. Thus, the labyrinth experience is a potent practice of Self-Integration as it encapsulates the spiraling journey in and out of incarnation. On the journey in, towards the center, one cleanses the dirt from the road. On the journey out, one is born anew to consciously dwell in a human body, made holy by having got a taste of the Infinite Center. Labyrinth is a word of pre-Greek (“Pelasgian”) origin absorbed by classical Greek, and is apparently related to labrys, a word for the archaic iconic “double axe”, with inthos connoting “place” (as in “Corinth”). The complex palace of Knossos in Crete is usually implicated, though the actual dancing-ground, depicted in frescoed patterns at Knossos, has not been found. Something was being shown to visitors as a labyrinth at Knossos in the 1st century AD. Greek mythology did not recall, however, that in Crete there was a Lady who presided over the Labyrinth. A tablet inscribed in Linear B found at Knossos records a gift “to all the gods honey; to the mistress of the labyrinth honey.” All the gods together receive as much honey as the Mistress of the Labyrinth alone. “She must have been a Creational Goddess.”

According to Greek mythology, King Minos of Crete had the craftsman Daedalus construct the Labyrinth in order to conceal the Minotaur, the half-bull, half-human offspring of Minos’ wife Pasiphae and a bull. For some unknown reason, Daedalus and his son Icarus were confined in the Labyrinth. Constructing wings of feathers and wax, the two were able to escape by flying above the walls of the Labyrinth. Young Icarus, however, impetuously flew too near the sun. His waxy wings melted and he drowned in the Icarian Sea.

Another couple associated with the Labyrinth was Theseus and Ariadne. Theseus was the son of Aegeus, King of Athens. At the time Athens had to a pay tribute of seven boys and seven girls to Crete - as food for the Minotaur - every nine years. Theseus decided to put a stop to this and joined a tribute group going to Crete. There, Ariadne, one of Minos’ daughters, fell in love with him. She gave Theseus a ball of string, which helped him find his way out of the Labyrinth after he had killed the Minotaur.That the Cretan labyrinth had been a dancing-ground and was made for Ariadne rather than for Minos was remembered by Homer in the Iliad where, in the pattern that Hephaestus inscribed on Achilles’ shield, one incident pictured was a dancing-ground like the one that Daedalus designed in the spacious town of Knossos for Ariadne of the lovely locks. Even the labyrinth dance was depicted on the shield, where youths and marriageable maidens were dancing on it with their hands on one another’s wrists - circling as smoothly on their accomplished feet as the wheel of a potter and there they ran in lines to meet each other. The labyrinth is the referent in the familiar Greek patterns of the endlessly

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running meander, to give the “Greek Key” its common modern name.

In the 3rd century BC coins from Knossos are still struck with the labyrinth symbol. The predominant labyrinth form during this period is the simple 7-circuit style known as the classical labyrinth. As a unicursal (one way in, one way out) path, a labyrinth is showing and teaching centeredness. This differentiates a labyrinth from a maze which has many paths & dead-ends leading to confusion. Like life & destiny, a labyrinth may be a long journey but it has a specific beginning and a definite end. Like mandalas, a labyrinth offers a holistic route (meandering radius) from the periphery to the center. A labyrinth imprints a ‘royal groove’, a ceremonial pathway designed according to principles such as Harmonic Proportion and Alternance of Energy. For instance, the clockwise (sunwise) and counter-clockwise (moonwise) spins of the meanders map out a balance between the left and right hemispheres of the brain.

The seven circuits of the classical Cretan Labyrinth pathway have also associated with the seven primary chakras of the body. Chakra is a Hindu word meaning ‘wheels of light.’ They are spiraling vortexes of energy that make up the energy field of our bodies. Yoga works with the chakra system as do various complimentary healing modalities. Notice that you don’t walk these paths in order from one to eight. The sequence of the paths is 3-2-1-4 and 7-6-5-8. This is a pattern that repeats itself twice: 3-2-1-4 and then 7-6-5-8.

Ancient Labyrinths

Classical representantion of a labyrinth

A coin from Knossos showing the design of a labyrinth

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Pliny’s Natural History mentions four ancient labyrinths: the Cretan labyrinth, an “Egyptian labyrinth”, a “Lemnian labyrinth” and an “Italian labyrinth”.

Pliny’s “Egyptian labyrinth”

Even more generally, “labyrinth” might be applied to any extremely complicated maze-like structure. Herodotus, in Book II of his Histories, describes as a “labyrinth” a building complex in Egypt, “near the place called the City of Crocodiles,” that he considered to surpass the pyramids in its astonishing ambition: It has twelve covered courts - six in a row facing north, six south - the gates of the one range exactly fronting the gates of the other. Inside, the building is of two stories and contains three thousand rooms, of which half are underground, and the other half directly above them. I was taken through the rooms in the upper story, so what I shall say of them is from my own observation, but the underground ones I can speak of only from report, because the Egyptians in charge refused to let me see them, as they contain the tombs of the kings who built the labyrinth, and also the tombs of the sacred crocodiles. The upper rooms, on the contrary, I did actually see, and it is hard to believe that they are the work of men; the baffling and intricate passages from room to room and from court to court were an endless wonder to me, as we passed from a courtyard into rooms, from rooms into galleries, from galleries into more rooms and thence into yet more courtyards. The roof of every chamber, courtyard, and gallery is, like the walls, of stone. The walls are covered with carved figures, and each court is exquisitely built of white marble and surrounded by a colonnade.

Pliny’s “Lemnian labyrinth

“Pliny’s Natural History (36.90) lists the legendary Smilis, reputed to be a contemporary of Daedalus, together with the historical mid sixth-century BCE architects and sculptors Rhoikos and Theodoros as one of the makers of the “Lemnian labyrinth”, which Andrew Stewart (One Hundred Greek Sculptors: Their Careers and Extant Works, “Smilis”) regards as “evidently a misunderstanding of the Samian temple’s location en limnais, ‘in the marsh".

Pliny’s “Italian labyrinth”

According to Pliny, the tomb of the great Etruscan general Lars Porsena contained an underground maze. Pliny’s description of the exposed portion of the tomb is intractable; Pliny, it seems clear, had not observed this structure himself, but is quoting the historian and Roman antiquarian Varro.

Pliny, Naturalis Historia, xxxvi.19.91-93

"Namque et Italicum dici convenit, quem fecit sibi Porsina, rex Etruriae, sepulchri causa, simul ut externorum regum vanitas quoque Italis superetur. Sed cum excedat omnia fabulositas, utemur ipsius M. Varronis in expositione ea verbis: Sepultus sub urbe Clusio, in quo loco monimentum reliquit lapide quadrato

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quadratum, singula latera pedum tricenum, alta quinquagenum. in qua basi quadrata intus labyrinthum inextricabile, quo si quis introierit sine glomere lini, exitum invenire nequeat."

Labyrinths of the Middle Ages

Amiens Labyrinth

The full flowering of the medieval labyrinth design came about during the twelfth and thirteenth centuries with the grand pavement labyrinths of the gothic cathedrals, most notably Chartres and Amiens in France. The 11-ring labyrinth at Chartres Cathedral

The best known example of labyrinth is embedded in the stone pavement of Chartres Cathedral near Paris. The Middle Ages was a time of pilgrimages. Since most people could not make the grand pilgrimage to Jerusalem, considered by Christians to be the center of the world, and symbolizing the Kingdom of Heaven,

Corridors of the so called Porsenna's labyrinth under the Cathedral of Chiusi, Italy

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they would make pilgrimages to important cathedrals such as Canterbury, Santiago de Compostella and Chartres. Once there, they would end their pilgrimage by walking the labyrinth to the center, and then slowly retracing their steps to regain the ‘outside world’ and return to their homes. The Chartres was labyrinth sometimes walked in place of the actual pilgrimage to Jerusalem and considered a holy experience. People believed that if you walked the labyrinth with the full dedication of a pilgrim, you would be transformed, the old you will be grounded at the threshold stone a purified you emerging, ready to tackle new directions in your life’s journey. The new Cathedral labyrinth patterns were all laid out according to the same basic pattern twelve rings that enclose a meandering path which slowly leads to a center rosette. The path makes 28 loops, seven on left side toward the center, then seven on the right side toward the center, followed by seven on the left side toward the outside, and finally seven on the right side toward the outside terminating in a short strait path to the rosette. Like all cathedral labyrinths, it draws upon the ancient northern Celtic, middle eastern, and Classical Greek and Roman origins of the Christian faith. The Medieval builders were careful to incorporate their understanding of sacred architecture into the design and location of the labyrinths, which were usually placed near the entrance at the west end of the nave, beside the baptismal font at the foot of the Church. This location symbolizes our first steps on the spiritual journey. The labyrinth of Chartres has been referred to by four different names: Le dedale - or Daedalus: the legendary architect who built a labyrinth for King Minos of Crete. Just as Theseus struggled against the Minotaur, so man struggles against evil, and is guided back out through the maze by Ariadne or divine grace. The labyrinth of Chartres, however, is not a complex maze but a single path with no hidden corners or dead-ends. La lieue - league: which is a distance of about three miles. Although the length of the path is only 260 meters, in the Middle Ages some pilgrims would walk the labyrinth on their knees. This exercise would take about an hour, or the time needed to walk three miles. Le chemin de Jerusalem - The Road to Jerusalem: By walking the labyrinth, the faithful could make a substitute pilgrimage to the Holy Land, and be united in spirit with the Crusaders. To make a pilgrimage to a sacred place such as the Holy City is part of an ancient and ongoing tradition of spiritual commitment. When long distance traveling became too dangerous during the upheavals of the Middle Ages, the cathedral labyrinths were installed and established as alternative destinations for pilgrimage. Pilgrimage is both a communal event and a private act of transformation. Walking the labyrinth with others reminds us that we are all on the path together, each in our own unique way. Le chemin du paradis - Road to Paradise - the heavenly Jerusalem: By walking the labyrinth, the faithful trace the path of our long and laborious life on earth, beginning with birth, at the entrance, and ending with death, at the center. The way out symbolizes purgatory and resurrection. Over the same period some 500 or more non-ecclesiastical labyrinths were constructed in Scandinavia. These labyrinths, generally in coastal areas, are marked out with stones most often in the simple classical form. They often have names which translate as “Troy Town”. They are thought to have been constructed by early fishing communities, to trap malevolent trolls/winds in the

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labyrinth’s coils in order to ensure a safe fishing expedition. There are also stone labyrinths on the Isles of Scilly, although none of them is known to date back as far as the Scandinavian ones. There are remarkable examples of the labyrinth shape from a whole range of ancient and disparate cultures. The symbol has appeared in all its forms and media (petroglyphs, classic-form, medieval-form, pavement, turf and basketry) at some time, throughout most parts of the world, from Java, Native North and South America, Australia, India and Nepal.

Modern Labyrinths

In recent years, there has been a resurgence of interest in the labyrinth symbol, which has inspired a revival in labyrinth building, notably at Willen Park, Milton Keynes; Grace Cathedral, San Francisco; Tapton Park, Chesterfield; and the Labyrinthe de Harbor 16 in Montreal. Countless computer games depict mazes and labyrinths, e.g. the Lara Croft series. On bobsled, luge, and skeleton tracks, a labyrinth is where there are three to four curves in succession without a straight line in between any of the turns.

Modern interpretations of the Greek Labyrinth

In modern imagery, the labyrinth is often confused with the maze, in which one may become lost. The myth of the labyrinth has in recent times transformed into a stage play by Ilinka Crvenkovska which explores notions of a man’s ability to control his own fate. Theseus in an act of suicide is killed by the Minotaur, who is himself killed by the horrified townspeople. The Argentinian writer Jorge Luis

The labyrinth on the floor of the Cathedral of Chartres near Paris

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Borges was entranced with the idea of the labyrinth, and used it extensively throughout his short stories. His modern literary use of the labyrinth has inspired a great many other authors in their own works (e.g. Umberto Eco’s The Name of the Rose, Mark Z. Danielewski’s House of Leaves).

Cultural Meanings

Umberto Eco, author of " il nome della rosa"

Mark Z. Danielewski’s House of Leaves

Labyrinth carved on a stone

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Prehistoric labyrinths are believed to have served either as traps for malevolent spirits or as defined paths for ritual dances. During Medieval times the labyrinth symbolized a hard path to the God with a clearly defined center (God) and one entrance (birth). Labyrinths can be thought of as symbolic forms of pilgrimage; people can walk the path, ascending towards salvation or enlightenment. Many people could not afford to simply travel to holy sites and lands, so the use of labyrinths and prayer substituted that need. Later, the religious significance of labyrinths faded and they were used primarily for entertainment, although recently their spiritual aspect has seen a resurgence. Many newly-made labyrinths exist today, in churches and parks, to provide people with a meditative way to relieve stresses and regrets (the Labyrinth Society is a modern locator to labyrinths in North America). Finally, in a symbolic sense, labyrinths have moved into higher layers of reality, the internet with its hypertext feature being a good example (the symbol of “labyrinth” merges with the symbol of “book”).

Creating a Labyrinth

Labyrinths come in several sizes and vary while keeping the basic geometric design. Some are the size of a board game which you move through using your index finger.Others are large enough to walk. Garden Labyrinths can be aligned with earth energies, key lines and grid points.Dowsing rods can be used. Each time you walk the labyrinth may be for a different reason. You may be seeking:balance or centering healing connection to your higher self opening awareness experiencing the energiesOnce you reach the center of the labyrinth you can:- relax meditate- seek answers to questions

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Labyrinths in Different Cultures

Native American Labyrinths

The Symbol of the Emergence - The whole myth and meaning of the Emergence is expressed by one symbol known to the Hopis as the Mother Earth symbol. There are two forms, the square [yellow above] and the circular [red above]. Examples of these Labyrinth are carved on a rock south of Oraibi, and south of Shipaulovi. A combination of the two forms is also carved on a wooden stick which is planted in front of the One Horn altar in the Kwani kiva at Walpi during the Wœwuchim ceremony. The symbol is commonly known as Tapu’at [Mother and Child]. This type represents spiritual rebirth from one world to the succeeding one, as symbolized by the Emergence itself.

At one level, the labyrinth symbolizes the female womb, only penetrable if one is pure and perfect. The male figure outside, representing the human seed, can penetrate the womb, fertilize the ovum, produce new life, which then emerges as a new birth or a reincarnated existence. Entry into the labyrinth gives new life to litoi, thus achieving reincarnation and eternal life.

Rome

Labyrinth of stone

Labyrinth of tall grass

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While the classical labyrinth was known throughout the Roman Empire, the

popular use of the labyrinth as a design element in mosaic flooring resulted in a number of interesting developments, all conveniently classifiable as “Roman” varieties. While rarely encountered amongst the examples created during the current revival, these labyrinths are of considerable interest, as they represent the first real attempts to create different forms of the genre and the first major changes to a symbol that had already been in circulation for nearly two thousand years. Several researchers have attempted further classification of Roman designs, based on mathematical or geometrical properties, which allow the majority of the sixty or so Roman mosaic labyrinths to be designated as meander, serpentine, or spiral types.

Britain

England contains many unicursal turf mazes, some possibly dating back to the Dark Ages, when they were created by the nordic settlers. One distinctive aspect of British mazes is their diversity, with possibly the widest range of forms of maze of any country in the world. Hedges mazes are particularly distinctive to Britain, whilst mazes using turf, brick, stone, wood and water are also widespread. Indoors, there are mazes made of mosiac, marble and stained-glass, as well as mirror mazes.

Scandinavia

In Scandinavia hundreds of stone labyrinths line the shores of the Baltic Sea, with over half of them in Sweden. Many are said to have been built by fishermen, who walked through them in the hope of a good catch and a safe return. Their varied names - Julianis Bower, Maiden’s Bower, Trojaborg - give further insight to their purpose, as an expression of the pursuit of maidens, courtship, the act of fertility, penetration of the womb, the creation of the embryo with its umbilical cord, and the birth of new life.

Switzerland

More than in other countries, Switzerland seems to embrace the appropriateness of labyrinths in public places, of which more than 50 have been established in recent years, in addition to dozens of other on private property. The impetus for public labyrinths began when artist Agnes Barmettler and art teacher Rosmarie Schmid won first place among 140 entrants in a 1989 design competition for public spaces, sponsored in Zurich for the 700th anniversary of the founding of the Swiss Federation. The project was constructed on the site of a former military academy (Zeughausareal), just a ten minute walk from the central train station. Some 30 meters (98 feet) in diameter, the labyrinth is of contemporary design including landscaping that is maintained by a corps of women volunteers.

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Besides the Chartres and Cretan patterns, another commonly used design is the Scandinavian or Baltic Wheel, which allows a choice between a longer path or a shorter one, an especially useful feature in very large labyrinths. The women creators of Switzerland’s labyrinths have emphasized harmony with the natural surroundings, including trees, rocks and brooks in the designs. Case in point, the labyrinth at the Academy of Boldern, Mannedorf (on Lake Zurich), placed in front of a Japanese pavilion, has the feel of a Zen garden. This is the largest labyrinth in Switzerland and follows the pattern of the Baltic Wheel pattern in Hanover, Germany.

Germany

In Germany, unicursal turf mazes were used for ritual procession by apprentices as they reached adulthood. Most German labyrinths are the result of women’s groups, inspired and assisted by the labyrinth community from Switzerland. Schmid and Barmettler have made more than 50 presentations to Volkshochschulen (institutions for permanent education) , Frauenzentren (women’s centers), and other groups in Germany. As in Switzerland, there is a strong bent toward geomantic considerations in the design and placement of the labyrinths. Australia - New Zealand

The spread of European colonization to these region from the late 18th century onwards brought the labyrinth, in one or other of its forms. Many of the original labyrinths were later destroyed. The first labyrinth in Australia appears to be the Ballarat hedge maze, in the Botanical Gardens, originally planted in 1862, cleared in 1881, replanted in the late 1880’s and eventually destroyed in 1954. Most are direct copies of hedge mazes in Britain. The first maze in New Zealand was in 1911 at the Dunedin Botanic Garden, a hedge maze, but was removed. In recent years the concept of the labyrinth has once again become popular in Australia and New Zealand.

Labyrinths and Mandalas

Labyrinths are linked to Mandalas - sanskrit for ‘circle that contain the

Essence’. Like mandalas, labyrinths are archetypal collective symbols that transcend all cultures because they are grounded in consciousness itself.

On the left & right of the center, some meanders have been expanded to fill the entire mandala: they show the stories and adventures one encounters by meandering through life. Shown as a bottom-top axis containing the progression of the chakra symbols, there is a column Light that should actually be seen in 3D as going through the center. A mandala looks like a 2-D cross-section but is in fact a 3-D sphere. On the periphery, many apprentice pilgrims are forming a queue. Eventually, when they reach the north position portal, they will be able to descend (incarnate) into their life’s journeys. The name ‘labrys’ comes from the shape of the openings, in the north and south positions, that resemble the antique labrys, a

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ceremonial double ax & magical scepter of the Amazons.

Mazes

The term labyrinth is often used interchangeably with maze, but modern scholars of the subject use a stricter definition. For them, a maze is a tour puzzle in the form of a complex branching passage, with choices of path and direction, while a single-path (“unicursal”) labyrinth has only a single, Eulerian path to the center. A labyrinth has an unambiguous through-route to the center and back and is not designed to be difficult to navigate. A maze is like a puzzle to be solved. It has twists, turns, and blind alleys. It is a left brain task that requires logical, sequential, analytical activity to find the correct path into the maze and out. Whereas a labyrinth is a right brain task. It involves intuition, creativity, and imagery. With a maze many choices must be made and an active mind is needed to solve the problem of finding the center. With a labyrinth there is only one choice to be made. The choice is to enter or not. A more passive, receptive mindset is needed. The choice is whether or not to walk a spiritual path. At its most basic level, the labyrinth is a metaphor for the journey to the center of your deepest self and back out into the world with a broadened understanding of who you are.

Labrys -13, a Star Wheel Labyrinth The center of Labrys -13 shows a 13-ring labyrinth: follow the traced lines - and jump over the arms of the cross.

A typical " maze"

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Mazes, on the other hand, are multicursal. They offer a choice of paths, some with many entrances and exits. Dead ends and cul-de-sacs present riddles to be solved. Mazes challenge the choice-making part of ourselves. Common features in most mazes are trick corners and blind alleys. Maze building is an old European occupation. The English branched out from constructing hedge mazes and also built some of turf. Puzzle fans are familiar with two-dimensional paper mazes. In all mazes - the object is to find your way through the elaborately twisted paths to reach a specific goal. When you walk a labyrinth, you meander back and forth, turning 180 degrees each time you enter a different circuit. As you shift your direction you also shift your awareness from right brain to left brain. This is one of the reasons the labyrinth can induce altered states of consciousness.

I labirinti in Italia

Il labirinto di Porsenna

Il Labirinto di Porsenna è costituito da una serie di cunicoli sotterranei posti sotto l’abitato antico di Chiusi, in particolare sotto piazza del Duomo, la cattedrale e gli edifici circostanti. Vi si accede dal Museo della cattedrale, con lo stesso biglietto. Il nome del labirinto deriva dalla descrizione di Plinio il vecchio (che cita Terenzio Varrone) del mausoleo di Porsenna, il leggendario sepolcro del sovrano etrusco protetto, secondo gli storici latini, da un labirinto. Più probabilmente si tratta del sistema di approvvigionamento idrico, scavato dagli etruschi in epoca arcaica, ed erroneamente definito “Labirinto di Porsenna” dagli archeologi che negli anni ‘20 avevano trovato le prime gallerie. Infatti gli studiosi credevano di avere trovato il mausoleo descritto da Plinio. Il sistema è particolarmente vasto ed ingegnoso, scavato nella duttile pietra arenaria, per una profondità massima di 25 metri circa. Il sistema è composto da un fitta rete di passaggi, larghi in media un metro ed alti da due a cinque metri, talvolta rinforzati da blocchi di pietra. Vi si incontrano cisterne e piccoli bacini per raccogliere l’acqua, sia tramite infiltrazione, che con falde. Un cunicolo si dirama fino alla cisterna etrusco-romana, chiamata così per la sua epoca (romana) e per il modo in cui è stata costruita (etrusco). È coperta infatti da una doppia volta, sostenuta da un grande pilastro centrale. Risale al I secolo a.C. e sopra di essa, nel XII secolo, venne eretta una torre a difesa, divenuta poi il campanile della cattedrale. Nei cunicoli, che vennero usati anche come discarica, sono stati fatti vari ritrovamenti, tra i quali spiccano un tratto della cinta muraria ellenistica, romana e medievale (a sud) e, sotto l’abside del duomo, i resti di una lussuosa abitazione privata di epoca imperiale. Il percorso è arricchito dalla presenza di iscrizioni e urne in alabastro, marmo o travertino, databili tra la fine del IV e l’inizio del III secolo a.C.

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Simili cunicoli si trovano anche in altre città dell’Italia centrale quali Perugia, Orvieto e Todi.

I labirinti da giardino in Italia

  Avez-vous visité le labyrinthe des jardins de Versailles? Vous y trouverez trente-neuf fontaines ayant pour thèmes les fables de ce cher La Fontaine.   Da una lettera del Marchese di Montespan alla Signora Marchesa .Il labirinto ha perso nel tempo gran parte dei suoi significati magici e religiosi, restando sovente un semplice gioco. E come gioco, si diffusero, a partire dal Seicento i labirinti da giardino. Uno dei più famosi, fra questi, si trova in Inghilterra, ad Hampton Court. Venne progettato nel 1690 per il Palazzo di Guglielmo d’Orange. Il bosso è un albero che meglio si presta alla costruzione di labirinti, diffuso in chiostri e giardini, è il più amato dai giardinieri perché facile da modellare, con una sapiente potatura, non solo in siepi e bordure, ma anche in sculture fantasiose. E’ il Buxus sempervirens dalle foglie piccole e rotonde, fitte e lucenti, che si rinnovano continuamente. Cresce molto lentamente.: un albero con un tronco di cinque o sei centimetri di diametro ha già un centinaio di anni. Dal suo legno prezioso, di un bel colore giallo, compatto ed elastico, gli artigiani ne ricavavano un tempo artistiche scatolette, destinate a contenere gioielli e medicamenti rari. Sono tre i più famosi labirinti in bosso italiani: il labirinto di Villa Pisani a Stra, quello del giardino Barbarico di Valsanzibio, entrambi in provincia di Padova e quello di Palazzo Giusti a Verona. Ricordiamo ancora quello romano nei giardini del Quirinale.

Un cunicolo del labrinto di Porsenna a Chiusi

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Villa Pisani a Stra e il suo labirinto

Villa Pisani, detta anche la Nazionale, è uno dei più celebri esempi di villa veneta della Riviera del Brenta; sorge a Stra, in provincia di Venezia, e si affaccia

Buxus sempervirens, la pianta più usata per le siepi dei labirinti

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sul Naviglio del Brenta. È oggi sede di un museo nazionale, che conserva opere d’arte e arredi del Settecento e dell’Ottocento.

Venne costruita a partire dal 1721 su progetto di Gerolamo Frigimelica (cui si deve anche il progetto del Palazzo Pisani in campo Francesco Morosini o Santo Stefano a Venezia, attuale sede del Conservatorio) e Francesco Maria Preti per la nobile famiglia veneziana dei Pisani di Santo Stefano. Al suo interno sono visibili opere di Giambattista Tiepolo (l’Apoteosi della famiglia Pisani), Giovanni Battista Crosato, Giuseppe Zais, Jacopo Guarana, Carlo Bevilaqua, Francesco Simonini, Jacopo Amigoni e Andrea Urbani. All’epoca della costruzione la Villa contava 114 stanze (ora 168), in omaggio al 114° doge di Venezia Alvise Pisani. La sua monumentalità ha fatto sì che la villa fosse più volte scelta come residenza o come sede per incontri tra monarchi e capi di stato o di governo; villa Pisani ha ospitato tra gli altri anche Napoleone Bonaparte nel 1807 che la acquistò dalla famiglia Pisani per il viceré d’Italia Eugenio di Beauharnais. Nel 1814 la villa diventò proprietà degli Asburgo, diventando luogo di villeggiatura ed ospitando l’aristocrazia europea, da Carlo IV di Spagna allo zar Alessandro I a Ferdinando II di Borbone, re di Napoli. Nel 1866, anno dell’annessione del Veneto al regno d’Italia, villa Pisani divenne proprietà dello Stato, perdendo la funzione di rappresentanza e diventando, nel 1884, museo. Nel 1934 ospitò il primo incontro ufficiale tra Mussolini e Hitler.

Il parco

Il progetto del parco è basato sull’incrocio di assi ottici. In fondo le scuderie per i cavalli create come finta facciata, come palcoscenico di sfondo per una società teatrale del 1700 dove Carlo Goldoni inscenava le sue commedie e anche oggi si rivive la stessa atmosfera durante eventi estivi. Pur trattandosi di una costruzione del 1700, riviviamo le stesse strutture architettoniche del rinascimento: il pronao del tempio romano ci ricorda Palladio; la balustrata con le statue, la biblioteca Marciana del Sansovino a Venezia; le due ali laterali, al Palazzo del Thè a Mantova di Giulio da Romano: architetti del Rinascimento. Il labirinto

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Dall’alto della torretta centrale, la guida indica ai visitatori il percorso da seguire perché non si smarriscano. Senza il suo aiuto è difficile trovare la via d’uscita, e sono ben visibili i danni degli incauti che, avventuratisi da soli, a un certo punto, circondati dalle pareti di bosso e con l’orizzonte limitato da una barriera di tigli e di carpini, senza avere più alcun punto di riferimento, disperati, hanno trapassato rovinosamente le siepi, pur di uscire dalla trappola.

Si racconta che sulla torretta centrale, sotto una pergola che si trovava al posto della statua attuale, al tempo dei Dogi e delle commedie goldoniane, c’era una dolce fanciulla velata, in premio al primo che fosse riuscito a superare il labirinto.

Esso ha un solo accesso,coincidente con l’uscita, e nove anelli concentrici ed è bordato a nord da tigli e ad est da carpini. E’ un percorso a scelte, la cui irregolarità e le pareti curve, tutte uguali, portano in brevissimo tempo allo smarrimento del visitatore. Ne parla Gabriele D’Annunzio nel Fuoco, quando Perdita Foscarina entra nel labirinto con il suo amante Stelio e, in preda alla paura e allo sgomento, si smarrisce:“Composto da un giardiniere ingegnoso, per il diletto delle dame e dei cicisbei nel tempo dei calcagnini e dei guardinfanti”.Nel labirinto avveniva il gioco tra dama e cavaliere: la dama si poneva sulla torre centrale con il suo volto mascherato e il cavaliere doveva raggiungerla, una volta arrivato, lei svelava la sua vera identità: ma era sempre una sorpresa.Il labirinto è una filosofia classica del passato greco del Minotauro e Minosse: può essere simbolo cristiano ma anche pagano: esprime il desiderio inconscio di perdersi per poi ritrovarsi. Questo è il tipico labirinto dell’amore.Il labirinto venne progettato da Girolamo Frigimelica, il poeta architetto che ideò l’impianto scenografico della Villa, costruita nel 1735 per volere di Alvise Pisani, Doge di Venezia, su un’ansa del Brenta, là dove il fiume si piega in una dolce curva.

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L’ antico giardino dei conti Pizzoni Ardemani nasconde mille segreti e magie : il labirinto del giardino Barbarigo di Valsanzibio

L’insieme del giardino è grandioso e vivace, organizzato in episodi diversi, ma non disparati. Infatti, la funzione estetica dei suoi centocinquantamila metri quadri di alberi (800), essenze (126), statue (70, di marmo bianco, gran parte dovute al Merengo), peschiere, scherzi d’ acqua e 16 fontane, simboleggia l’ itinerario salvifico che porta dall’ ignoranza alla rivelazione. Coerentemente, la visita al giardino di Valsanzibio comincia dal portale di Diana, dove anticamente ormeggiavano le barche, e arriva a destinazione con la Fontana dell’ estasi, sul piazzale della villa. Valsanzibio si trova sul versante orientale dei Colli Euganei, i «colli miti e sereni» del Carducci, in pieno comprensorio termale, a pochi chilometri da Abano e da Arquà Petrarca, tutta una valle di saliscendi tra borgate, abbazie e colline dai

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declivi a vigneti che il tempo di vendemmia tinge di suggestioni ancora più singolari. Qui nasce, a fine Cinquecento, un elegante casino di caccia, primo nucleo della proprietà dei Barbarigo, gran signori veneziani subentrati agli Scrovegni, che Antonio, procuratore di San Marco, amplierà sul modello dei giardini d’ acque romani, ispirandosi al messaggio del figlio maggiore Gregorio, cardinale e futuro santo. Un monumento serbato intatto dai successori Conti Martinengo da Barco, Donà delle Rose e, dal 1929, dai Pizzoni Ardemani. L’ingresso si apre con un arco di trionfo, chiamato Bagno di Diana, cioè la divina Diana, dea del giardino che offre agli occhi dei visitatori un percorso iconografico di armonia naturale sul disordine artificiale ed anche un iter ad sapientiam, cioè apportatore di conoscenza ed intelligenza, essendo lei la regina del mondo vegetale e della fertilità. Il giardino si articola sull’acqua, elemento dominante e portatore di linfa vitale, che ricorrerà in numerosissime fontane dai nomi con forti rimandi mitologici come: la fontana del Cigno, della Pila, degli Scherzi d’Acqua e dei Delfini. Anche i fiumi ed il diluvio universale sono impersonificati nei giochi di spruzzi e nelle statue, dando vita a un teatro d’acque, vera e propria scenografia teatrale SeicentescaSuggestivi i nomi dei principali luoghi simbolici del giardino come Fontana dell’ insidia, Torre orologiaia, Isola dei conigli, vasche dei cigni bianchi e dei cigni neri: tra le gigantesche spalliere di bosso c’ è solo l’imbarazzo della scelta. Ma è il labirinto quello che stupisce di più.I labirinti esistono da migliaia d’ anni e hanno una lunga associazione con la spiritualità e con i luoghi sacri. Complici i trend della New Age che ne hanno prolificato l’entusiasmo, stanno vivendo ora un revival. Si possono considerare seriamente, come una forma di meditazione e pellegrinaggio, o semplicemente goderne come espressione dell’ arte dei giardini o per una passeggiata. In fondo ci vuol poco a crearne uno nel tuo giardino, basta un badile e poche bustine di semi. «Ma non sono dedalo- dice Jim Buchanan, il più importante designer di labirinti d’ Inghilterra - che sono disegnati per confondere, sfidare. Un labirinto è qualcosa di diverso. E’ come una strada che, quieta e serena, serpeggia lungo cerchi concentrici che portano alla meta senza scelte confusionali».Questo labirinto di bosso, il più antico ed esteso oggi esistente in Itali , si sviluppa per oltre 1.500 metri lineari ed è qui simbolo dell’incerto cammino di ogni vita umana. Venne realizzato nella seconda metà del Seicento, dal nobile veneziano Zuane Francesco Barbarigo, aiutato dal figlio Antonio. Il primogenito Gregorio, Cardinale e futuro Santo, ispirò l’alta simbologia specifica del labirinto, un insieme concepito per simboleggiare il cammino dell’uomo verso la propria salvezza. Esso è suddiviso in quattro settori (Libera Scelta, Vizio, Errore e Verità), ed è piantato con seimila arbusti di Buxus sempervirens su un’ area quadrata di duemila metri; il suo percorso è pluriviario e termina all’ altura centrale dopo un chilometro e mezzo. Di straordinaria bellezza e fascino, questo labirinto ha conquistato nobili e poeti (fino ad essere anche lo sfondo per un video del gruppo musicale Negrita), ed ancora oggi è un luogo di straordinario fascino, mistero ed armonia.

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Il labirinto di Palazzo Giusti a Verona

Il labirinto più misterioso è quello del Giardino Giusti di Verona. La prima cosa che ci colpisce, superata la soglia del giardino è il lungo viale dei cipressi che collega Palazzo Giusti al colle di San Zeno. “Incredibilmente alti e aguzzi, piantati in tutto il giardino, danno al luogo l’aspetto di uno di quei posti in cui i maghi tengono il Sabba”: così li descrive Charles de Brosses nelle sue Lettere dall’Italia del 1740. In fondo al viale si intravede l’ingresso di una grotta, sovrastata da un grande, diabolico mascherone con le fauci spalancate, dalle quali il conte Giusti, per impressionare i suoi ospiti, faceva uscire lingue di fuoco. La grotta, scavata nella roccia, era un antro nel quale un gioco di specchi, eco di voci e scrosciare d’acqua confondevano il visitatore, il quale se riusciva a trovare l’uscita, incontrava sul suo cammino altre grotte e un labirinto in bosso nel quale rischiava ancora di smarrirsi, come accadde a De Brosses. E’ un labirinto piccolo, ma dal tracciato molto complicato che inevitabilmente finiva per disorientare i visitatori e proprio per questo, per evitare guai con i visitatori, le sue pareti in bosso sono state ridotte a poco più di un metro d’altezza. Non si tratta però dell’originario

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labirinto cinquecentesco, fatto costruire da Agostino Giusti, anche se ne occupa l’area. Quello attuale è stato disegnato nel 1786 dall’architetto veronese Luigi Trezza, che ha modificato, semplificandolo, l’antico percorso. Proprio all’ingresso del giardino si trova il cipresso più grande, noto come il “Cipresso di Goethe” dal quale si racconta che il grande poeta staccò alcuni rametti perché, secondo la tradizione popolare, sarebbero efficaci amuleti, protettori della virilità. E’ alto 25 metri, con una circonferenza di 4 metri e dovrebbe aver superato i 500 anni. Sotto quest’albero ogni giorno vengono ancora a farsi fotografare molte coppie di giovani sposi, in omaggio all’antica tradizione.

Il labirinto nella letteratura, nell'arte e nel cinema

Il tema del labirinto è stato ripreso da vari artisti, nella letteratura come nelle arti grafiche, sfruttando di volta in volta diverse metafore evocate dall’immagine del labirinto. In un’opera teatrale della drammaturga macedone Ilinka Crvenkovska, la metafora del labirinto è usata per indagare la capacità dell’uomo di controllare il proprio destino. Nella rappresentazione Teseo è ucciso dal Minotauro, che a sua volta viene ucciso dagli abitanti della città. Lo scrittore argentino Jorge Luis Borges ha dedicato diverse novelle al tema del labirinto, che spesso simboleggia l’imperscrutabilità del disegno divino che ha creato l’universo (come ne La biblioteca di Babele, La casa di Asterione), o l’universo stesso (come ne I due re e i due labirinti), o la conoscenza umana, pur sempre limitata però rispetto a quella divina (L’immortale, oppure Esame dell’opera di Herbert Quain); o ancora l’intrico della trama ordita da un uomo (Il

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giardino dei sentieri che si biforcano, o Abenjacàn il Bojarì, ucciso nel suo labirinto). Gran parte delle opere di Borges partecipano in misura minore o maggiore del labirinto, e hanno influenzato altri autori, come ad esempio Umberto Eco con Il nome della rosa e Mark Z. Danielewski con Casa di foglie. In particolare, nel romanzo Il nome della rosa, Eco parla del labirinto all’interno della biblioteca del monastero come di un labirinto multicursale, cioè non più un labirinto a percorso unico, come si usavano costruire all’epoca (1327). Con questo l’autore commette un anacronismo (probabilmente volontario, perché in un labirinto unicursale sarebbe stato impossibile perdersi e la trama ne avrebbe risentito); i primi labirinti multicursali nacquero infatti intorno alla metà del sedicesimo secolo, disegnati dall’architetto italiano Francesco Segala[7]. Lo stesso Umberto Eco, nel saggio Dall’albero al labirinto, traccia la storia del tentativo di classificare la realtà tramite un dizionario o un’enciclopedia, e associa l’evoluzione dell’enciclopedia all’evoluzione storica del labirinto, da unicursale a multicursale a rete. Molti altri autori si sono occupati di labirinti, come ad esempio l’autore di fantascienza Roger Zelazny, che nella serie di romanzi delle Cronache di Ambra cita un labirinto chiamato “il Disegno”, che permette a chi lo percorre di muoversi verso realtà alternative. Nelle arti figurative il labirinto è usato come soggetto ad esempio da Piet Mondrian (Diga e Oceano, 1915), Joan Mirò (Labirinto, 1923), Pablo Picasso (Minotauromachia, 1935), Maurits Escher (Relatività, 1953), Friedensreich Hundertwasser (Labirinto, 1957), Jean Dubuffet (Logological Cabinet, 1970), Richard Long (Connemara sculpture, 1971), Joe Tilson (Earth Maze, 1975), Richard Fleischner (Chain link maze, 1978), Istvàn Orosz (Atlantis anamorphosis, 2000). Il labirinto compare anche nel cinema, ad esempio in Il gabinetto del dottor Caligari (compresa la fuorviante versione del 1962), Noi siamo le colonne, Fellini

Satyricon, Gli insospettabili, L’uovo del serpente, Shining (film) di Stanley Kubrick (che modifica le siepi animate dell’omonimo romanzo di Stephen King e mantiene la struttura labirintica dell’Overlook Hotel), Tron, Labyrinth - Dove tutto è

possibile, Il nome della rosa (dall’omonimo romanzo di Eco), Orlando, Cube - Il cubo, Il labirinto del fauno, Inception.

Bartolomeo Veneto, Ritratto di gentiluomo, XV-XVI secolo

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Metodi per uscire da un labirinto

Il matematico svizzero Eulero fu uno dei primi ad analizzare matematicamente i labirinti, gettando le basi della branca della matematica nota come topologia. Sono stati sviluppati vari algoritmi di risoluzione dei percorsi dei labirinti. Algoritmo random

L’algoritmo random consiste nel proseguire nel labirinto finché non viene raggiunto un incrocio, e a quel punto fare una scelta casuale sulla via da prendere. L’algoritmo prevede di tornare indietro nel caso ci si trovi di fronte a un vicolo cieco. È un metodo molto semplice, che può essere eseguito anche da robot poco raffinati. Regola della destra/sinistra

Il procedimento consiste nell’appoggiare la mano destra (o la sinistra) alla parete destra del labirinto (o rispettivamente alla parete sinistra) all’entrata del labirinto, e scegliere l’unico percorso che permetta di non staccare mai la mano

M. C. Escher, Relativity

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dalla parete scelta, fino a raggiungere una delle eventuali altre uscite, o il punto di partenza. Nel caso particolare di una sola uscita, l’algoritmo conduce a un vicolo cieco, dal quale si ritorna al punto di partenza semplicemente continuando a seguire la parete prescelta. Algoritmo di Tremaux

L’algoritmo di Tremaux consiste nel seguire un percorso scelto a caso all’interno del labirinto fino a raggiungere un incrocio, marcando la via che è stata percorsa fino a quel momento (nel caso in cui il corridoio conduca a un vicolo cieco è necessario tornare indietro fino all’incrocio precedente, marcando la via all’andata e al ritorno). Quando si giunge a un incrocio di più corridoi si prende preferibilmente una via che non è stata segnata come percorsa in precedenza, e se ciò non è possibile si prende una via percorsa una sola volta. In ogni caso non è permesso scegliere una via che è stata già marcata due volte. Iterando il procedimento per ogni incrocio che si trova sul proprio percorso, l’algoritmo permette di raggiungere l’uscita (o se il labirinto non ha altre uscite oltre a quella imboccata per entrare, di tornare all’entrata).

Lista di labirinti aperti al pubblico in tutto il mondo

Africa

Sudafrica Serendipity Maze, Città del Capo Soekershof Walkabout Mazes and Botanical Gardens, Robertson Asia

Dubai Gardens Shopping Mall, Dubai (il più grande labirinto coperto del mondo in fase di progettazione )

Cina Labirinto dei fiori gialli, Palazzo d’estate, Pechino

Giappone Hikimi no Meiro, Masuda, prefettura di Shimane Kodama no Mori, Kiso, prefettura di Nagano Kyodai Meiro Palladium, Nikko, prefettura di Tochigi Sendai Hi-Land, Sendai, prefettura di Miyagi Shirahama Energy Land, Shirahama, prefettura di Wakayama

Oceania

Australia The Maze, Perth, Nuova Zelanda Puzzling World, Wanaka,

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Europa

Austria Castello di Schönbrunn, Vienna

Belgio Il Labirinto di Barvaux-Durbuy Danimarca Labyrinthia Silkeborg Samsø Labyrinten, Samsø Finlandia Jatulintarha Labirinto del Moomin World, Naantali Francia Labirinto del castello di Cormatin, Borgogna Labirinto del Castello di Chenonceau (Chenonceaux) Germania Irrgarten, Altjeßnitz, Sassonia-Anhalt Parco di palazzo Schönbusch, Aschaffenburg, Baviera Erholungspark Marzahn, Berlino Hortus Vitalis - Der Irrgarten, Bad Salzuflen, Renania Settentrionale-Vestfalia Gran Bretagna Alnwick Castle, Alnwick, Northumberland Blackpool Pleasure Beach, Blackpool, Lancashire Blake House Craft Centre, Braintree, Essex Labirinto del Blenheim Palace, Woodstock (Oxfordshire) Peace Maze, Castlewellan, Irlanda del nord Labirinto della Chatsworth House, Chatsworth, Derbyshire Crystal Palace Park, Londra Greys Court Maze, Rotherfield Greys, Oxfordshire Giardini di Hampton Court, Richmond upon Thames, Londra Hoo Hill Maze, Shefford (Bedfordshire) Kentwell Hall, Long Meldford, Suffolk Labirinto del castello di Leeds, Maidstone, Kent Longleat Maze, Longleat, Wiltshire Murray Star Maze, Scone Palace, Perth (Regno Unito) Noah’s Ark Zoo, Bristol Parco a tema Paultons Park, Hampshire Richings Park Amazing Maize Maze, Iver, Buckinghamshire The Amazing Hedge Puzzle, Ross-on-Wye, Herefordshire Labirinto di Worden Park, Leyland (Lancashire) Italia Labirinto del Castello di donnafugata, provincia di Ragusa Villa Pisani, Stra, provincia di Venezia Labirinto di Porsenna, Chiusi, provincia di Siena Giardino di Villa Barbarigo a Valsanzibio, provincia di Padova Labirinto della Tenuta Kränzel, Cermes, Provincia autonoma di Bolzano Labirinto di Villa Garzoni, Collodi, provincia di Pistoia Labirinto di Giardino Giusti, Verona Labirinto del Parco della Preistoria, Rivolta d’Adda, provincia di Cremona Labirinto Borges presso la Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia Labirinto del Castello di San Pelagio Padova Spagna Amaze’n Laberintos, Playa de Muro, Maiorca Parque del laberinto de Horta, Barcellona Labirinto del cammino di Santiago, Astorga Svizzera Labirinto di Evionnaz, Svizzera, considerato il più grande del mondo

America

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Stati Uniti Labirinto di Harmony, New Harmony

PER CHI VUOLE APPROFONDIRE.....

Sul web

Un sito specializzato:

www.labyrinthos.net

Progetto Polymath del Politecnico di Torino:

http://areeweb.polito.it/didattica/polymath/htmlS/probegio/GAMEMATH/Labirinti/Matematica%20e%20labirinti.htm

Borges, I due re e i due labirinti ( racconto attivo con analisi)

http://www.palumboeditore.it/promoweb/mondiesperienze/Data/materiali/testoattivo/borgeslabirinti.html

J-L.Borges, I due re e i due labirinti ( video di animazione)

http://vimeo.com/10503127

J.L.Borges, La casa di Asterione, video lettura del prof. Garbarino

http://www.youtube.com/watch?v=U56rjtZSmdw

Italo Calvino, Le città invisibili

http://it.wikipedia.org/wiki/Le_citt%C3%A0_invisibili

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Umberto Eco, Il nome della rosa

http://it.wikipedia.org/wiki/Il_nome_della_rosa

Il labirinto dei corridoi dell'hotel nel film Shining

http://www.youtube.com/watch?v=3t60oY0TbTU

The cube ( trailer)

http://www.youtube.com/watch?v=MY5PkidV1cM

Un esempio di narrazione multimediale realizzata dagli alunni della classe quarta B del Liceo scientifico Paolo Giovio di Como

http://www.1001storia.polimi.it/meusGEN/meuslive.php?public=1&projectid=1495

Con i testi cartacei

MARIA CRISTINA FANELLI, Il labirinto. Storia, geografìa e interpretazione di un simbolo millenario, Rimini, Il cerchio iniziative editoriali, 1997

HERMANN KERN, Through the labyrinth: designs and meanings over 5000 years, Munich, London, New York, Prestel Verlag, 2000

PAOLO SANTARCANGELI, Il libro dei labirinti, Milano, Frassinella 1984

MICHEL BARIDONT, I giardini di Versailles, Milano, Federico Motta Editore, 2001

FRANCESCA ROMANA LEPORE, Dentro e fuori il labirinto: la grande saga del labirinto fra pietre, arie e giardini, Rimini, Idealibri, 2002

Ieri….. Oggi….

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Fonti:

Labirinto: http://it.wikipedia.org/wiki/Labirinto

Labirinto di Porsenna : http://it.wikipedia.org/wiki/Labirinto_di_Porsenna

Labyrinths : http://www.crystalinks.com/labyrinths.html

Mazes : http://www.crystalinks.com/maze.html

Progetto Polymath - 10. I labirinti classici : http://areeweb.polito.it/didattica/polymath/htmlS/probegio/GAMEMATH/Labirinti/9.%20I%20labirinti%20classici.htm

Villa Pisani (Stra) – Wikipedia .it- http://it.wikipedia.org/wiki/Villa_Pisani_(Stra) Nel sereno labirinto di Valsanzibio : http://archiviostorico.corriere.it Giardino Labirinto di Villa Barbarigo : http://euganeamente.it

Stampa che raffigura un labirinto" dell'amore" in un giardino

Un labirinto in un recente videogioco

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