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GUSTOSemestrale di informazione attualità & cultura N° 1 gennaio/giugno2019
Noi
Jolanda Pietrobelli iscrittasi all'Ordine Giornalisti Pubblicisti nel 1974,proviene dalla Scuola di Giornalismo di Urbino conclusa con una tesi su Picasso.E' autrice di numerose monografie sull'arte contemporanea. ha diretto perquindici anni la collana della galleria pisana il Prato dei Miracoli. Con lo studiodelle Grandi Religioni e aprendosi alle varie tecniche di consapevolezza esviluppo interiore, porta avanti la pratica di antiche tradizioni giapponesi come ilReiki con il quale ha iniziato a sondare il campo delle energie sottili,approfondendo molti maestrati. Ha acquisito il master di Reiki metodo Usuinegli anni 90, conseguendo il Livello <Teacher>. Ha ricevuto l'attivazione allivello master nel metodo <Tiger Reiki> l'attivazione al livello master nelmetodo <chiball orb of life>, l'attivazione a <Universal Reiki>. E' DeekshaGiver. Si occupa di Arte e di Discipline Olistiche. Ha fondato la Casa editriceCristinAPietrobelli.
Elisa Benvenuti è una psicologa libera professionista e psicoterapeutaformatasi presso la Scuola di specializzazione in Psicoterapia dell'IstitutoGestalt Firenze (IGF). Socia fondatrice e presidente dell'Associazione Aurora chepromuove nella città di Pisa il benessere psicologico dell'individuo e dellacomunità attraverso attività gratuite come gruppi sul benessere, laboratori sulcorpo e laboratori creativi. Da anni si interessa a diverse discipline olistiche,lavorando con il Reiki e interessandosi alle diverse scuole.È Deeksha Giver.
Bunella Pasqualetti Diplomata all’Istituto Dirigenti di Comunità e IstitutoMagistrale. Practitioner di PNL Master di Reiki, pittrice, ricercatrice olistica.Un tempo artista "fauve", per quel suo modo ruggente di trattare il colore, inquesto ultimo decennio è approdata cautamente ad una forma di espressionesgoggiolata di eco americano. Oggi la sentiamo molto forte nel maneggare ilcolore che l'artista sublima negli accostamenti, sollecitati da una distintasensibilità contemporanea, che fa di lei un'entità stabile nel suo concetto di arte.Dopo un periodo ricco di partecipazioni, alludo ai mitici anni '80 per approdareai più fermi anni 90, la Pasqualetti si è poi isolata, per assecondare unaevoluzione, grazie alla quale pur non avendo cambiato la filosofia di pensiero, hapotuto ampliare la propria conoscenza della materia, trovando stimoli alla suasensibilità pittorica/ poetica.
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In copertina:Gianni Tucci Maestro di Arti Marziali
NoiJolanda PietrobelliElisa BenvenutiBrunella Pasqualetti
CollaborazioniChiunque è libero di collaborare con testi, foto e quanto altro, fornendo il materiale allaredazione, al seguente indirizzo di posta elettronica: c [email protected] purché siain sintonia con la linea del giornale. È chiaro che gli autori sono responsabili dei propriscritti.Gusto semestrale di informazione attualità & cultura . 4° annoN°1 Gennaio/ Giugno 2019 è scaricabile in pdf gratuitamente dal sito www.libreriacristinapietrobelli.it
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Sommario
Alla Feltrinelli di Pisa un grande marzialista: Gianni Tucci 5Sergio Freggia: Sogni sorrisi e macerie 11Riflessioni emozioni sulla vecchiaia 15Sviluppo della multisensorialità 18Il cervello 23Chi è Max Planck 26Lettera di Albert Einstein su Dio… 29Yerathel e i 10 Comandamenti 32Trattato di Anelologia… 35Eutanasia il paradosso della libertà negata 41Il cervello dopo la morte è attivo per tre ore 51La dissociazione psicologica dei mangiatori di carne 54Cuore e scompenso cardiaco 57Chiamami con i miei veri nomi 63Al Kosmos Club la festa del Wesak 65A colloquio con Herman 71
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Eccellente scrittore, uomo di elevata cultura, un accurato ricercatore
ALLA FELTRINELLI DI PISA UN GRANDE MARZIALISTA:
GIANNI TUCCIIl maestro ha pubblicato due libri sulle arti marziali
di Jolanda Pietrobelli
Parlare del Maestro Tucci eccellente marzialista, parlare altresì del prof. Tucci,matematico, scrittore, intellettuale raffinato e parlare del ricercatore olistico, non èpoi così semplice.La prima cosa che mi viene in mente è <geniale> perché individuarlo come uomo digrande cultura è riduttivo. Non sono qui a elargire complimenti, ci conosciamo daparecchi anni e la stima è dovuta al suo valore indiscusso.Di libri ne ha scritti parecchi con case editrici di livello nazionale, e tutti inerenti ilsuo campo di azione. La sua ultima fatica presente negli scaffali di Feltrinelli, constadi due tomi pubblicati da Luni Editrice.Il 1° ha per titolo <Karate una storia infinita>, un viaggio attraverso la storia del
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Karate, parte da luoghi e origini descrivendo la genesi di un’arte.Il 2° ha per titolo <Bubishi una storia arcana> e questo racchiude le varie tecnichedelle arti marziali.Questi due volumi passando attraverso le altre pubblicazioni, rappresentano 60 annidi studio, l’autore ha iniziato giovanissimo la pratica di varie discipline dicombattimento sia orientali che occidentali.Mi piace a questo punto, riportare ciò che l’editore ha scritto, perché in esso ècontenuta l’anima dell’autore.
Gianni Tucci è un maestro eclettico di arti marziali. La sua preparazione universitarialegata alla pratica con i più grandi maestri di Karate e i contatti con le più grandipersone che hanno animato il mondo delle discipline orientali si sono condensate inquesto volume che racchiude le esperienze, le riflessioni e gli spunti di una vita interapassata a studiare e ricercare.Vengono presentati e raccontati con dovizia di particolari i più importanti stili dikarate al mondo, con la penna di chi non solo li ha praticati e insegnati ma haconosciuto i maestri caposcuola che gli hanno trasmesso direttamente non solo ilsapere e le corrette indicazioni per la pratica, ma quella impalpabile sensazione del“vivere” fianco a fianco nella pratica che solo la lunga frequentazione può dare.Il titolo del volume indica la strada al praticante e al lettore più esigente di cosa sia“vivere” il karate. l’autore insiste molte volte nel corso del testo sulla profondadifferenza che sussiste tra il budo e lo sport, in sostanza tra una pratica tradizionaleche porta alla conoscenza e una pratica, diciamo più “occidentale” che invece porta avincere una medaglia.
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Un volume che raccoglie le esperienze di una vita presentate con la precisione e lamodestia insite nell’animo del grande maestro.
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Note biografiche Gianni Tucci, professore ordinario di matematica applicata, dopo aver iniziato la suaformazione nelle arti marziali nel lontano 1959 col Judo, nel quale ha conseguito ilgrado di I Dan, si è dedicato allo studio del Karate Shotokan sotto la direzione del M°Naotoshi Goto, proseguendone successivamente la pratica e perfezionandosi sottol'egida dei migliori Maestri in Italia e all'estero; fra di essi possiamo citare HiroshiShirai, Tetsuji Murakami, Henry Plée, Masaru Miura e Roland Habersetzer.
Oltre allo Shotokan, il M° Tucci ha praticato altre scuole di Karate a contatto pieno enon, assieme a stili meno noti come il Nanbudo Sankukai con il M° Yoshinao Nanbu eil M° Sergio MorStabilini; ha poi studiato le basi del Karate Shotokai, Ashiara, ShitoRyu e Koshiki Ryu, non disdegnando di dedicarsi al karate Uechi Ryu e lo Shidokandel maestro Yoshiji Soeno, riuscendo inoltre a studiare il lavoro di alcuni antichi stilidi Okinawa ( Tode ). A parte il Karate, il M° Tucci ha praticato anche il Kung Fu WuShu stile Nan Quan (Guandong Xiajiaquan), il Tai ji Quan e il Qi Gong (disciplinenelle quali vanta un'esperienza quarantennale) con Sifu Weng Jiang e il Ju Jitsu(WJJF – WJJKO), di cui detiene la qualifica di Istruttore.
Egli è inoltre istruttore di Kali, Eskrima, Arnis de Mano (I.S.A.M.), istruttore diPesistica e Cultura fisica (F.I.PE CONI), di Warmup Dance (U.I.S.P.), ginnasticametodo Pilates e di Attività Fisica Adattata (AFA). Il prof. Tucci, nominatoAccademico dello Sport nel 1983 dirige, oltre all' ASD Kosmos Club, anche l'attivitàdell'Associazione Reikija Toscani Usui (A.R.T.U.), da lui fondata nel 2000; cinturanera 6° Dan FIJLKAM, dal 2014 detiene il grado di 7° Dan, conferitogli dalla WTKA(World Traditional Karate Association).
Nel corso della sua lunga carriera marziale, il M° Tucci ha avuto modo di tenere daiprimi anni ’80, numerose conferenze sugli argomenti studiati, spaziando dalle artimarziali, alle tecniche di longevità e di riequilibrio energetico.
Tra le tante vale la pena ricordare le numerose partecipazioni alla RassegnaNazionale "Tra sogno, magia e benessere". Attualmente sta svolgendo ricercheteorico/pratiche sulle cosiddette "energie sottili" o "vibrazionali" e sul campoenergetico umano, insieme ai suoi allievi dei corsi di Tai ji Quan, Qi Gong e Reiki.Il suo costante impegno in questo ambito specifico, lo ha portato alla fondazionedell'Associazione Reikija Toscana Usui, e al successivo interesse per la nutrizione e leterapie bionaturali.
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Bibliografia
Il prof. Tucci è noto in Italia e all’estero, oltre che per le sue capacita tecniche, ancheper la ragguardevole produzione editoriale, parte della quale è anche raccolta inmolte Biblioteche italiane. Un bene, considerando il fatto che buona parte dei libriscritti dal M° Tucci è ormai irreperibile sul mercato. Ha iniziato nel 1977pubblicando il libro “ Karate Katas Shotokan: da cintura bianca a cintura nera”, per itipi della Sperling & Kupfer ( cinque ristampe ), proseguendo poi con i testi “TamboKarate “ (1981) e “ Tai chi chuan: la danza del guerriero “ (1986), anch’essi pubblicatida Sperling & Kupfer.
Per le edizioni Mediterranee ha dato alle stampe : “ Ninja 1 segreti, storia e leggenda“ (pubblicato nel 1990); “ Ninja 2 stelle, catene e pugnali “ (1990); “ Il libro completodello Shiwari”(1997) e “Combattimento col coltello (Knife fighting) “ (2005).
Nel mese di maggio 2008 ha pubblicato, presso Cristina Pietrobelli Editore, l'ultimafatica editoriale in ambito marziale, dal titolo "Key stick combat". Nel 2010, sempreper i tipi Cristina Pietrobelli Editore è infine uscito il suo nono libro: “ REIKI – unpercorso tra scienza storia e leggenda”.
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L’ultima fatica del noto personaggio pisano
SERGIO FREGGIA: <SOGNI SORRISI E MACERIE>
Alle Officine Garibaldi presentato il libro
di Riccardo Comparini
Leggere “Sogni sorrisi e macerie” di Sergio Freggia è come fare un viaggio nei meandridella nostra storia comune, coniugazione perfetta tra una sorta di neorealismopasoliniano e sentimento verghiano, storie di ordinario verismo provinciale che ,proprio per questo, acquistano una valenza più ampia e globale. I personaggi di Sergiocombattono, ingiuriano, soffrono, bestemmiano, ma assumono al contempo il ruolo dialter ego per ciascuno di noi. Disperazione e gioia si fondono mirabilmente in unmosaico umano che perfora i nostri animi e li fa propri, paradossi in carne ed ossadelle nostre virtù e dei nostri peccati più reconditi. Sergio disegna una parallela “Vitadifficile” di Dino Risi ambientandola nella nostra città, nelle piazze illuminate nell’oradel desio, baciata dal tepore primaverile, grondante di variegata umanità esconfortante disumanità. I personaggi che animano le varie vicissitudini sembranousciti dalla penna acuta e sensibile di Zavattini, come nel racconto “TirreniaTombolo1945”, storia di sciuscià indigeni che, al soldo dei militari USA stanzianti nella base diCamp Derby, eseguono i lavori più umili ma, al tempo stesso, confortati dallepremurose attenzioni della materna Iolanda, vittima essa stessa del cinismosentimentale di un soldato americano che dapprima la rende madre e poi abbandonaad un destino miserabile la donna stessa e il frutto del loro amore.
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“Margherita e il bandito” ci trascina in un dramma di stampo dannunziano, vicenda diun balordo senza scrupoli che, pur di riuscire a svoltare nella vita e farsi mantenereda una benestante ereditiera, non rinuncia ai mezzi più abominevoli e abbietti perportare a compimento il suo squallido piano. E come non sorridere di fronte al battesimo “mondano” di Mauro, il quale irretito dairacconti piccanti del cugino Mario, decide di fare il grande passo e segue docilmente ilparente in un’alcova “casereccia” in via della Nunziatina, dove, suo malgrado,affonderà nelle prosperose carni di una monumentale matrona ultrasessantenne laquale inibirà a tal punto le giovani pulsioni del protagonista da renderlocompletamente inoffensivo. Mossa da materna pietà, e intuendo il disagio delmalcapitato, anche a causa di uno spiacevole incidente avvenuto “sul campo”, ribaltala situazione e, a gran voce, ne declama il vigore maschio e le sublimi arti amatorie.Al tempo stesso non può non commuovere l’amara storia del ciabattino Cecco, vessatoda una moglie subdola e perfida che, approfittando del quotidiano tasso alcolico delconsorte, non esita ad accoppiarsi con l’amante sotto lo stesso tetto per poi pagarneduramente le conseguenze una volta scoperta l’ignobile tresca. Ma ci sono anchepagine più toccanti, dure, che trasudano indelebilmente passioni istintive miste aricordi strazianti, passi vitali necessari per capire e comprendere ancora di più i cenniautobiografici dell’autore, che a fasi alterne affiorano più o meno velatamente tra lerighe di alcuni racconti: le viscide attenzioni di sedicenti preti i quali, nel nome didogmi religiosi “ad personam” si trasformano in orchi ripugnanti e ignobili torturatoriverso quei poveri ragazzi a loro affidati.
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E poi gli anni passati nella Legione Straniera, universo parallelo che racconta di storievissute ma dal mondo dimenticato, interpreti principali che pagano un prezzo alto inprima persona diventando loro malgrado eroi che nessuno celebrerà mai, lodevolmenteriassunti in poche righe ma non per questo privi di significato e di forti connotazionipoliticosociali. La vicenda di Amhed Salem sembra una narrazione dei nostri giorni, ilrifiuto da parte del protagonista dei rigidi dettami islamici impartiti con la forza dalpadrepadrone, violento sia con i figli che con le sue quattro mogli, il quale non esiteràad uccidere la madre carnale di Amhed, colpevole delle “aperture occidentali” delfiglio. Particolarmente toccante poi è la figura del veterano che reca sulla propria pellele tracce indelebili di mille battaglie, tatuaggi simbolici di dolori e sofferenza che nefanno un modello per i suoi commilitoni, un eroe consapevole che ormai il più è fatto, ilcammino intrapreso anni fa è ormai giunto al termine. Con il suo fido cane, eindossata l’uniforme delle grandi occasioni, si avvia verso l’ultimo appuntamento trale dune del “suo deserto” , senza proclami frasi di commiato di circostanza, in unsilenzio surreale e dignitoso, quasi in punta di piedi.
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Dunque questa in poche parole la filosofia che permea la narrazione lucida e
disincantata della raccolta di Sergio, una galleria di “ultimi” che raggiungono
comunque una sorta di riscatto sia materiale che interiore, attori tutt’altro di secondo
piano che fotografano in maniera encomiabile l’Italia del secolo scorso, provincia che si
fa nazione, partendo da una Pisa che man mano abbraccia il liberty dei primi del ‘900
per poi assumere l’aspetto di una “Germania anno zero” nell’immediato dopoguerra,
passare dal boom economico fino ai giorni nostri. Cecco, Piero, Giuseppe, Oreste,
Teresa di Pisa non sono altro che i vari Cecco, Piero o Giuseppe di Milano, Roma,
Genova, Napoli, caratteristi universali veri, genuini, figure assolute non solo tra le
pagine del libro ma anche della nostra vita comune di tutti i giorni, tessere di un
puzzle terribile ma allo stesso tempo unico e meraviglioso della nostra storia.
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RIFLESSIONI EMOZIONI SULLA VECCHIAIA
di Mariapia Bobbioni
Mi permetto di entrare con durezza per cui la medicina che lavora negli Istituti perAnziani parla di livello Cognitivo e si impegna a catalogare lo stato di demenza delvecchio. Ciò che lascia perplessi è il non tener conto della struttura soggettiva, dellapossibilità di avere un inconscio, che consenta, anche in maniera surreale, di ritrovareuna memoria di sé, il proprio racconto . Spesso quando si incontra una persona nonpiù giovane, se non con handicap visibile psichico e fisico, ci si dimentica ciò che saràstato e si fa ben poco per rioffrirglielo. Freud nella caducità fa intendere chesalvaguardare un tratto del sapere, sia fondante in quanto in relazione al desiderio delsoggetto e anche al suo talento. Pare che la persona di età non venga facilmenteconsiderata, soprattutto all’interno delle strutture, per ciò che è stata. Questo perchérallenta i suoi gesti , le sue azioni e nel nostro sociale viene inteso come una sorta difine. La nostra epoca, come ben sappiamo,si nutre principalmente di velocità ingorde emai soddisfatte. Per ragioni personali mi sono imbattuta in diverse strutture di livellomedio alto e ho imparato molto circa la fatica ingiusta che gli operatori compiono inquanto, difficilmente riconosciuti economicamente in modo adeguato, e poco motivatial valore del mestiere che starebbero facendo. Viene superficialmente preparato adascoltare l’ospite e non formato ad ascoltarsi per quanto concerne le proprie emozioni esentimenti. Non sa cosa significhi restituire e rioffrire il talento che l’ospite aveva ingioventù e che certamente potrebbe rianimare. E’ noto che la difesa dal dolore la sipuò attuare in molti modi tra i quali ironizzare o agire con freddezza ai confinidell’indifferenza, o semplicemente ignorando la domanda dell’ospite. Desidero offrireframmenti di storia di persone che, pur essendo giudicate cognitivamente dementi,hanno mostrato sprazzi di consapevolezza certamente restituiti dall’inconscio .Un giorno mi sono trovata a leggere e a mostrare foto di moda a un gruppetto perchéla mia mamma è sempre stata interessata a questo, lavorando da giovane, con suasorella, progettando abiti. Così il gruppetto di signore curiose offrì l’intervento diBianca che solitamente si esprimeva con toni di voce cupi e tristi,improvvisamente,sedotta dalle immagini, soprattutto dalle belle fotografie degli abiti delle sorelleFontana, cominciò a parlare in libertà con voce nuova e una differente espressione delvolto raccontando che anche lei lavorava in una sartoria a Milano che riproducevatutti i modelli di alta moda e lei in particolare tagliava e componeva e lo faceva per lasignore ricche e belle della città. Ecco, per una mezz’ora Bianca aveva ritrovato il suoracconto senza alcuna forzatura, come se fosse “l’altra”, non quella considerata
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demente. Ebbi la curiosità di chiedere alle operatrici se davvero Bianca fosse statauna sarta di gran livello, e mi fu confermato. Un giorno vidi Giuseppina, decoratadelle sue collane. Bloccata al suo seggiolone non faceva altro che ripetere come in unacantilena senza fine:“voglio la mia mamma” e non so perché spontaneamente miavvicinai e senza riflettere molto le dissi: “Ma Giuseppina, che belle collane e che belcerchietto ha” per un attimo tacque e un’ ospite, ritenuta un’amica, intervenne dicendo“Io le regalo sempre le collane, ma lei non è mai contenta”. Così mi espressi:”Giuseppina, lei ha un’amica adorabile che le vuole bene, l’ascolti e lasci stare la suamamma là dove sarà”. Giuseppina mi guardò, smettendo immediatamente di urlare edi piangere. Naturalmente questo non le impedì di ripeterlo ma tutte le volte in cui mivedeva, e io mi avvicinavo a lei smetteva di piangere, mi sorrideva e mi mostrava lacollana di quel momento. Un signore di nome Ercole, non poi così vecchio, madesideroso di protezione, stava volentieri all’interno della struttura e vagava semprelà dove trovava musica. Fu così che scoprii che da giovane aveva studiato canto lirico,mi disse anche che seguiva un corso di arte terapia e mi invitò nella sua stanza permostrarmi i suoi disegni davvero poetici. Andava sempre a trovare mia madre, che inquel momento amava ancora cantare, così alcune domeniche pomeriggio letrascorrevamo incarnando dei personaggi con le relative romanze; a lui piaceva molto“ e lucean le stelle” e la mamma si divertiva a dirgli “Mario, Mario son qui”. Il giornoin cui portavo la mamma a Milano sapevo che non avrei più rivisto Ercole, ma loinvitai a procedere in un gruppetto leggero e d’invenzione con altri ospiti; mi promiseche avrebbe affrontato il viaggio per Milano per stare con noi. Un altro viaggio lo hachiamato prima, e ho pensato che avesse raggiunto il suo momento per lasciare unluogo che lui comunque subiva. La mia riflessione si dirige all’idea che sia di grandevalore confrontarsi con il mondo della vecchiaia tenendo fede al proprio racconto e alproprio stile in un dialogo in cui le relazioni con gli altri non siano legate allasopravvivenza o a una certa decenza del vivere ma nel valore del far circolare umanitàche significa fino all’ultimo essere curiosi del mondo che ci circonda; Freud finoall’ultimo attimo della sua vita ha studiato e ha scritto, questo è un grandeinsegnamento. Ognuno secondo il proprio modo può tollerare la caducità che nonpossiamo impedire. La morte è un grande limite, ma fa parte della vita; la dignità èche il mondo permetta di ridurre ad ogni essere umano il peso di dolore.
Nella foto:Mariapia Bobbioni psicanalista e studiosa di storia della moda, vive e lavora a Milano. Permolti anni ha tenuto una supervisione a Parigi presso la AIHSP con il Dott. Alain De Mijolla. Siinteressa alla femminilità e ai linguaggi del corpo e dell'abito. Docente di psicanalisi della moda indifferenti ambiti universitari quali Politecnico, Bicocca e presso il Centro Studi per le PsicanalisiContemporanee (master in studi e applicazioni dell’osservazione psicanalitica).
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Dalla quantità e dalla qualità delle informazioni chepercepiamo dal mondo esterno dipende anche la qualità
della nostra stessa vita
SVILUPPO DELLAMULTISENSORIALITÀ
L’espansione sensoriale è possibile, attraverso il risveglioprogressivo della Ghiandola Pineale
Normalmente, noi usiamo solo i 5 organi di senso che abbiamo sviluppato fin dapiccoli: visione, udito, tatto, olfatto e gusto. Questi non sono altro che dei semplicicanali che portano le informazioni al cervello, che le elabora in modo tale da farcivedere un oggetto o sentire uno stimolo uditivo.Dalla quantità e dalla qualità delle informazioni che percepiamo dal mondo esterno,dipende anche la qualità della nostra stessa vita.Eppure, il cervello ha l’ulteriore capacità di ricevere segnali e decodificarli con ilmetodo della visualizzazione percettiva. Usando determinate risorse psichiche,attraverso una serie di esercizi mirati, possiamo attingere direttamente alleinformazioni – senza passare dall’uso dei 5 organi di senso.Oltre ai cinque sensi ordinari infatti c’è un altro senso che permette al nostro cervellodi ricevere le informazioni “direttamente” senza vedere o sentire, ed è il “Sapere“,mediante l’“Intuizione”….L’espansione sensoriale è possibile, per tutti, attraverso il risveglio progressivo della
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Ghiandola Pineale o “terzo occhio”, che produce ciò che e’ comunque conosciuto comeDMT, sostanza in grado di portare l’individuo ad avere viaggi extradimensionali, eextratemporali.La conoscenza e l’uso consapevole di tale Ghiandola ha origini antiche: già gli Egizi e iRomani conoscevano i benefici e l’importanza di attivare questo potenziale nell’essereumano.Queste potenzialità sensoriali, naturalmente, possono essere riscoperte solo al di làdelle funzioni oggi normalmente conosciute riguardanti il nostro cervello e la nostramente conscia. Possiamo risvegliarle più o meno velocemente in funzione delle diverseesperienze e delle diverse credenze acquisite durante la nostra vita.Per iniziare, è necessario imparare a lavorare con le informazioni: riceverle dalle fontiobiettive, identificarle e interpretarle correttamente, per poi prendere le decisionigiuste. Dobbiamo credere nelle nostre capacità mentali e guardare oltre i confini delpossibile, coltivando le opportunità che la vita ci offre.
Dott.ssa Mara Amirzhanova
La dottoressa Mara Amirzhanova, nata nell’Unione Sovietica, vive in Italia da moltianni dove esercita la professione di medico. Presidente dell'Associazione InfovisioneItalia, da diversi anni insegna un metodo per sviluppare la capacità del cervelloumano di ricevere informazioni dal mondo circostante direttamente, senza l'uso degliorgani sensoriali.E' stata per molto tempo studiosa ed allieva di numerosi scienziati e ricercatori russi,operanti anche nel campo della parapsicologia militare, esperti con i quali continuatuttora a collaborare.
Corsi per sviluppare la multisensorialità tenuti dalla dott.ssa
Corso 1° livelloLo scopo del corso è permettere l’attivazione e l’espansione delle capacitàextrasensoriali di ogni persona. Capacità che abbiamo sin dal momento della nascita,ma che pochi di noi usano nelle loro effettive e concrete potenzialità. Questo primo livello permetterà di:Attivare un nuovo canale sensoriale Aumentare la percezione dell’energia interna Iniziare a controllare la mente ed il pensiero Iniziare a ricevere le informazioni in modalità alternative
Corso 2° livelloIn questo livello si amplierà la capacità di “Vedere” la realtà circostante senza usare ilcanale abituale degli occhi e riuscire a “Vedere” in maniera alternativa, cioè a ricevere
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immagini visive direttamente con il nuovo canale sensoriale attivato.
Corso per bambini fino a 12 anniLivello unico per i bambini, inizieranno da subito ad utilizzare la capacità di “Vedere”la realtà circostante senza usare il canale abituale degli occhi ricevendo immaginidirettamente con il nuovo canale sensoriale attivato.
La guerra occulta alla ghiandola pineale
La Ghiandola pineale produce ciò che e' comunque conosciuto come DMT, sostanza ingrado di portare l'individuo ad avere viaggi extradimensionali, e extratemporali.Ciò accade di notte durante i sogni, quando la Ghiandola pineale e' maggiormenteattiva. Apparentemente, ad oggi non si da' molta importanza al terzo occhio come inpassato ciò ha portato ad atrofizzare graduale di tale organo ed alla perdita di valori"obsoleti" quali la spiritualità, l'amore per il prossimo ma ciò coincide"incredibilmente" anche con un rimbambimento delle masse.All'interno della Ghiandola pineale scorre acqua, che con il passare del tempocalcifica. Questo porta ad una atrofizzazione della Ghiandola. Tale processo dicalcarizzazione ed atrofizzazione viene accelerato prevalentemente a causadell'alimentazione moderna: in particolare con l’uso dei composti di Fluoro usati comeadditivi nelle acque, bevande, alimenti e presidi medici comuni, come i dentifrici bibitegassate, acqua fluorizzata, zuccheri raffinati.La Ghiandola pineale si attiva e si "decalcifica" di notte, con l'oscurità e con il sonno,pertanto per riattivare tale organo atrofizzato, nella maggior parte della gente sononecessarie queste due azioni: dormire e meditare.Il consiglio è quindi di evitare il più possibile l’assunzione di fluoro, leggete le etichettedell’acqua in bottiglia se ancora ne fate uso, cercate dentifrici senza fluoro
Altre fonti di assunzione di fluoro sono:
chewingummedicinalibevande gassate (coca cola – pepsi etc…)the in bottiglia o lattinagatoradebastoncini di pesce (meccanicamente disossati)bastoncini di pollo (meccanicamente disossati)cibi cucinati in contenitori col fondo in teflon (Il fluoro è impiegato nella produzione diplastiche a bassa frizione come il teflon, e in liquidi refrigeranti come il freon.)alcuni sali da cucina fluoratialcuni tipi di anestetici (Enflurane, Isoflurane & Sevoflurane)
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La ghiandola pineale (detta anche corpo pineale, epifisi cerebri, epifisi o “terzo occhio”)è una piccola ghiandola endocrina nel cervello dei vertebrati. Essa produce lamelatonina, derivato della serotonina, un ormone che influenza la modulazione diveglia/sonno e le funzioni dei modelli stagionali. La sua forma assomiglia ad unapiccola pigna (da cui il nome), e si trova vicino al centro del cervello, tra i due emisferi,nascosta in una scanalatura in cui aderiscono i due corpi arrotondati dell’ipotalamo.
Top Secret – cio che non vogliono far sapere
La Ghiandola pineale è rappresentata dalla Chiesa Cattolica Romana, ecco nell’immagine il “cortiledella pigna” nei Musei Vaticani.( foto)
In ogni essere umano la Ghiandola Pineale o terzo occhio può essere attivato afrequenze del mondo spirituale e vi permette di avere il senso della conoscenza deltutto, dell’euforia divina e dell’unità intorno a voi. La ghiandola pineale, una voltasintonizzati su frequenze proprie con l’aiuto della meditazione, yoga o vari esotericimetodi occulti, permette ad una persona di viaggiare in altre dimensioni,popolarmente conosciuti come viaggio astrale o proiezione astrale o visione remota.Con la pratica avanzata e i metodi antichi è anche possibile controllare i pensieri e leazioni di persone nel mondo fisico. Sì, è bizzarro, ma gli Stati Uniti, i governi dell’exUnione Sovietica e le varie organizzazioni occulte hanno fatto questo tipo di ricercaper età e hanno avuto successo ben oltre la nostra immaginazione.Le società antiche come gli Egizi e Romani ne conoscevano i benefici e l’hannoesemplificato nelle loro vaste simbologie contenenti il simbolo di un occhio. Unriferimento alla ghiandola pineale è anche sul retro della banconota da un dollaronegli Stati Uniti con quello che viene chiamato “occhio che tutto vede”, che si riallacciaalla capacità di un individuo (o gruppo di individui) di utilizzare questa ghiandola per
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andare verso l’altro lato (nel mondo spirituale) e, eventualmente, controllare i pensierie le azioni di persone nel mondo fisico sapendo cosa stanno pensando in ogni momentonel nostro mondo fisico. Varie ricerche condotte fino ad oggi confermano che ci sonoalcuni periodi nella notte, tra l’una e le quattro del mattino in cui vengono rilasciatesostanze chimiche nel cervello che provocano sentimenti di connessione alla propriafonte superiore.Come stanno uccidendo la nostra ghiandola pinealeAlla fine degli anni ’90, uno scienziato di nome Jennifer Luca realizza il primo studiosugli effetti di fluoruro di sodio sulla ghiandola pineale. E determina che la ghiandolapineale, situata al centro del cervello, è stata un obiettivo per fluoruro. La ghiandolapineale semplicemente assorbe più fluoro rispetto a qualsiasi altra parte fisica delcorpo, anche le ossa.La ghiandola pineale è come un magnete per il fluoruro di sodio.Questo calcifica la ghiandola e ne blocca la fondamentale funzione di bilanciare gliinteri processi ormonali nel corpo.Varie ricerche sul fluoruro di sodio hannodimostrato che esso va ad accumularsi proprio nella pineale, che di gran lunga è laghiandola più importante nel cervello. Il fluoro è l’unica sostanza in grado di attaccareil centro più importante del cervello. Il Fluoruro è di sodio è prevalente negli alimenti,nelle bevande e nell’acqua potabile e da bagno: è messo nel 90% delle acque . I filtriper l’acqua che si acquistano nei supermercati non tolgono il fluoro dall’acqua. Solo ladistillazione e il processo di osmosi inversa è in grado di farlo. Il modo più economicoper evitare il fluoruro è quindi quello di acquistare un distillatore d’acqua.Il Fluorurodi sodio è nel nostro approvvigionamento di acqua, cibo, pepsi, coke e letteralmenteinstupidisce le masse. Il fluoruro è stato introdotto in acqua dai nazisti e dai russi neiloro campi di concentramento per rendere la popolazione del campo docile e non indiscussione con le autorità.Io non sono un teorico della cospirazione, ma credo che se sidisattiva la sede dell’anima, questa disconnette la nostra unità con il nostro Dio e lapotenza della nostra fonte di spiritualità e ci trasforma in uno schiavo mondano disocietà segrete, di organizzazioni occulte che controllano mostruosamente il mondodelle imprese.
“Non credere in qualcosa semplicemente perché l’hai sentito. Non credere in qualsiasicosa semplicemente perché se ne parla da parte di molti. Non credere in qualsiasi cosasemplicemente perché si trova scritto nei tuoi libri religiosi. Non credere in qualsiasicosa soltanto per l’autorità dei tuoi insegnanti e degli anziani. Non credere nelletradizioni perché sono state tramandate per molte generazioni. Ma dopo l’osservazionee l’analisi, quando scopri che qualcosa è d’accordo con la ragione e favorisce il bene ebeneficio di tutti, allora accettala e vivi su di essa.“Buddha
http://www.allafontedelbenessere.it/
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Si elabora si registra e di conseguenza si agisce inmaniera inconscia lui porta tutta la memoria
IL CERVELLO Freud: L'inconscio non conosce né giudizi di valore né il
bene e né il male e nemmeno la moralità
di Claudio Bargellini
Il cervello è diviso in tre sezioni: la parte rettile (cervelletto e tronco encefalico parteinferiore), il cervello medio (con la parte superiore del tronco), e il cervello anteriore(talamo, ipotalamo, la corteccia cerebrale, ipofisi, la ghiandola pineale e il corpocalloso).A vista si distinguono due emisferi, uno destro e uno sinistro. I due emisferi uniti dalcorpo calloso formano la corteccia cerebrale, ogni emisfero ha competenze diverse ediverse prestazioni.L’ipotalamo coordina i due sistemi che mandano istruzioni al corpoLa corteccia cerebrale controlla le funzioni motorie, è qui che ha sede la memoria el’atto del pensare.Quindi è nella corteccia che ha sede il nostro pensiero conscio.La parte rettile del cervello è detta più comunemente cervelletto, questo controllatutte le informazioni e i nostri pensieri, si potrebbe dire che qui comunica la scintilladella matrice, la scintilla Divina, esso è la sede di tutta la conoscenza, dato che era connoi sin dall’inizio, è anche il trasmettitore e il ricevitore per tutte le altre parti del
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corpo.E’ nel cervelletto che si elabora, si registra e di conseguenza si agisce in manierainconscia, lui porta tutta la memoria.L’ipofisi (ghiandola tra i due emisferi) è la governatrice del cervello è un po’ come lamemoria Ram del computer, permette di elaborare le informazioni.I ritmi e le vibrazioni arrivano al corpo attraverso la ghiandola pineale, ma riceveanche le vibrazioni dal corpo stesso, pertanto le sensazioni negative la influenzanomoltissimo. Tutti i segnali in arrivo vengono smistati dal Talamo (personalmente lo chiamo laTalamo, mi rende di più al femminile, ha molta sensibilità), fa da centralinistainserisce gli spinotti per dirigere ai vari responsabili le informazioni, ma come lecentraliniste (non tutte) ascolta le conversazioni, anche quelle non proprio belle epurtroppo le memorizza, da qui a fare pettegolezzo la strada è breve.Il Talamo, pertanto viene condizionato da subito, e spesso in maniera negativa, siadalla società che dai genitori e ciò comporta il blocco (feedback) di tutte quelle belleinformazioni, come la felicità, la gioia ed altro, tutto questo è dovuto aicondizionamenti che la società ci inculca, la felicità e la gioia non sono per l’uomo cosìdetto “civile”. La centralinista decide quindi che cosa far passare e che cosa no, ma è di parte,preferisce le informazioni globali proveniente dalla società, dal comportarsi secondo“regola”, seguire i dogmi le leggi, che dare linea ai sentimenti.Il riprogrammare il centralino o meglio la centralinista, non è cosa facile, ma noi ciproveremo.Altro dato importante è l’uso che abbiamo fatto della corteccia, in effetti è utilizzatasolo o quasi, in maniera automatica e la maggior parte di essa rimane lì in attesa diqualcosa…che dovrà prima o poi accadere. Noi faremo in modo che qualcosa accada. Per la nostra tecnica sarà molto importante il lobo frontale, infatti qualsiasi cosamettiamo in questa zona essa influenzerà tutti i campi energetici sia nel bene che nelmale.Ci dobbiamo ricordare che le immagini che arrivano nella corteccia cerebrale e piùprecisamente nel lobo frontale creano la nostra realtà.Le immagini olografiche prodotte da questa parte del cervello sono decisamentecondizionanti per il nostro pensiero e ripeto per creare la realtà, vi ricordate?Osservare in maniera consapevole.Saranno proprio le immagini olografiche che ci permetteranno di ricondizionare lanostra mente inconscia.Parliamo ora della mente conscia e di quella inconscia, e per farlo ci faremo aiutare daqualche illustre ricercatore in questo campo. Freud: L'inconscio non conosce né giudizi di valore, né il bene e né il male, e nemmenola moralità.
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Riflettiamo bene su questa affermazione: non conosce, non riesce quindi a capire,l’inconscio non pensa, ma subisce il pensiero, nostro e degli altri. Jervis: Secondo una definizione intuitiva, l'inconscio è l'insieme di quegli aspetti dellamente che non sono accessibili alla coscienza. In questo senso si può parlare dimeccanismi inconsci, in quanto si suppone che esista una "fabbrica" dei pensieri edelle idee che noi non conosciamo.Jervis parla di fabbrica dei pensieri e delle idee, ma dice che noi non li conosciamo, èvero, ma è anche falso perché noi faremo in modo di conoscerli, fabbricandoli.Chiariamo il concetto di conscio e di inconscio, senza più avventurarsi nellapsicoanalisi:Il conscio o meglio la mente cosciente è il nostro “io”, è la mente decisionale, quella chevaluta (dovrebbe) tutte le azioni, sappiamo però che questa mente lavora poco, ha pocaautonomia e peggio ancora non può fare più cose insieme e spesso si lascia trascinaredalle memorie inconsce.La mente inconscia è molto importante, in lei vi è il software per gestire tutti i nostriorgani, in lei vi è tutta la memoria, chiusa in tanti Hard disk sempre disponibili.Purtroppo dentro gli Hard disk c’è di tutto, anche quello che non vorremmo, ci sono icomportamenti stereotipati, i dogmi, i tabù inculcati, i paletti alla conoscenza, icondizionamenti ambientali e familiari, i comportamenti “consoni”, quello che si puòdire e quello che non si può, in questa mente non vi è, come vi dicevo prima, la gioialibera, l’amore libero, e soprattutto la felicità, non vi è non perché ci starebbe male, masolo perché la nostra centralinista (la condizionante) dice alt!E se pensiamo che il sub inconscio lavora ventiquattro ore su ventiquattro senza ilnostro minimo controllo, il tutto ci preoccupa un pò. La mente inconscia o subinconscio, gestisce tutti gli organi del nostro corpo e le loro funzionalità, ma allora cichiediamo quando il corpo si ammala cosa ha fatto questa mente? Forse l’abbiamodistratta.
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La scienza è solo il progressivo accostamento al mondo reale
CHI È MAX PLANCK Premio Nobel per la fisica 1918
Max Planck, nato Max Karl Ernst Ludwig Planck (Kiel, 23 aprile 1858 – Göttingen, 4ottobre 1947), è stato un fisico tedesco, iniziatore della fisica quantistica e premioNobel per la Fisica.Nacque da una famiglia di giuristi e pastori protestanti; il padre, il giurista JuliusWilhelm Planck, partecipò alla redazione del codice civile tedesco.Si trasferì a Monaco per frequentare il ginnasio per poi andare alle università diMonaco e di Berlino. Ottenne una cattedra nelle università di Kiel e di Berlino.Fu anche ottimo pianista, si interessò di problemi filosofici, fu attivo fino a tarda età:ma la sua vita fu turbata dalla morte delle figlie Emma e Grete in giovane età (19161919) per malattia, e del figlio maggiore Karl nella battaglia di Verdun e poi la mortedel figlio Erwin, impiccato nel 1945 dai nazisti perché coinvolto nell'attentato di lugliocontro Hitler. La morte di Erwin fu per lui un brutto colpo egli affermò infatti che:«Erwin era una parte preziosissima del mio essere. Era il mio sole, il mio orgoglio, lamia speranza. Non ci sono parole che possano esprimere che cosa ho perso con lui.»[1]Solo Hermann, uno dei cinque figli avuti dal primo matrimonio con Marie Merck(deceduta nel 1909), gli sopravvisse. Planck si risposò con Marga von Hösslin.Per via dell'importanza da lui attribuita alla religione lanciò critiche agli atei. Inoltreaffermò: "Tutta la materia ha origine ed esiste solo in virtù di una forza che porta laparticella di un atomo a vibrare e mantenere il sistema solare insieme. Dobbiamo
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supporre che dietro questa forza ci sia una mente cosciente ed intelligente, matrice ditutta la materia".Nel 1900 Planck rese noto che gli scambi di energia nei fenomeni di emissione e diassorbimento delle radiazioni elettromagnetiche avvengono in forma discreta(proporzionale alla loro frequenza di oscillazione, secondo una costante universale), enon in forma continua, come sosteneva la teoria elettromagnetica classica.Nel 1901 Planck passò dall'ipotesi quantistica alla vera e propria teoria quantistica:gli atomi assorbono ed emettono radiazioni in modo discontinuo, per quanti di energia,cioè quantità di energia finite e discrete. In tal modo anche l'energia può essereconcettualmente rappresentata, come la materia, sotto forma granulare: i quanti comegranuli di energia indivisibili. La teoria gli valse il premio Nobel per la fisica nel 1918.Riguardo alla relazione tra scienza e religione, egli scrisse, "Scienza e religione nonsono in contrasto, ma hanno bisogno una dell'altra per completarsi nella mente di unuomo che riflette seriamente". (in Conoscenza del mondo fisico)Nel 1929 gli fu assegnata la Medaglia Copley.
I rapporti col nazismoCon l’avvento dei nazisti al potere il clima in tutto il paese divenne particolarmentedifficile per gli ebrei. Egli non entrò mai in reale conflitto con le politiche dellaGermania di Hitler e anzi espresse delle posizioni di disappunto con Einstein che nelleinterviste si rammaricava della situazione tedesca. Il 19 marzo 1933 Planck scriveuna lettera a Einstein in cui esprimeva il suo disagio per le “voci di ogni sorta che sonocircolate in questo periodo in quiete difficile sulle sue dichiarazioni pubbliche privatedi natura politica. […] queste notizie rendono oltremodo arduo per tutti coloro che lastimano e la venerano prendere posizione in suo favore.” Secondo Planck infatti ledichiarazioni di Einstein avevano reso peggiore e difficile situazione dei suoi “fratellidi razza e di religione.”Il 16 maggio 1933 in qualità di presidente della Kaiser Wilhelm Gesellschaft ebbe uncolloquio con Hitler dicendogli che “ci sono diversi tipi di ebrei, alcuni preziosi per ilgenere umano e di nessun valore” e che secondo lui era giusto fare distinzione (a causadell’espulsione di massa di professori e ricercatori impossibilitati al mantenimento dilavori presso le pubbliche istituzioni). Al che Hitler rispose che “Un ebreo è un ebreo;tutti gli ebrei si attaccano come sanguisughe. Dovunque c’è un ebreo, immediatamentesi radunano altri ebrei di tutti i tipi.”Planck successivamente tornò a insistere dicendo a Hitler che l’espulsione degli ebreisarebbe stata dannosa per la scienza tedesca, Hitler quindi incollerito rispose: “Lenostre politiche nazionali non saranno revocate o modificate, nemmeno per gliscienziati. Se il licenziamento degli ebrei significa l’annichilazione dell’attuale scienzatedesca, saremo senza scienza per alcuni anni!“Nell'aprile 2008 è stato scoperto che il suo nome di battesimo (Rufname in tedesco) eraMarx, un'abbreviazione oggi in disuso di Markus, non semplicemente Max, il nome
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con cui fu noto per tutta la sua vita. Considerando un altro dei suoi nomi, Karl, vieneovviamente in mente un altro celebre tedesco, Karl Marx. La scoperta è statapubblicata da Der Spiegel e si basa su due diversi documenti ecclesiastici, tra cui ilcertificato di battesimo di Planck; quest'ultimo fu regolarmente firmato dal pastore diKiel, e ha quindi tutt'oggi pieno valore legale.Commentando la notizia, il dottor Lorenz Beck della Società Max Planck haconfermato l'originalità dei documenti, ma ha anche fornito prove che già a dieci anniPlanck si firmava come Max, e che la R potrebbe essere andata persa con iltrasferimento della famiglia a Monaco di Baviera; inoltre, ha fatto notare che Planck(di simpatie conservatrici) non usò mai il nome Marx in tutta la sua vita.
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In molte lettere e in molti articoli ha citato Dio comepreoccupazione maggiore emersa
LA LETTERA DI ALBERT EINSTEINSU DIO QUELLO SPIRITO
CHE SI RIVELA NEL COSMOQuesto documento vale oggi 3 milioni di dollari
Con la data del 3 gennaio 1954 venne indirizzata al filosofo Erik Gutkind, a Princeton.Si tratta di una lettera di Albert Einstein su Dio, che vale oggi 3 milioni di dollari.Uno dei tanti documenti in cui il Premio Nobel per la Fisica esprime il proprio puntodi vista su Dio e sulla religione. In molte lettere e in molti articoli ha citato Dio comepreoccupazione maggiore emersa, non certo da una base religiosa personale che nonaveva, ma dallo studio scientifico del cosmo, delle sue leggi, dell’ordine edell’intelligenza che dietro a tutto questo inesorabilmente si rivela. «Trovisorprendente che io pensi alla comprensibilità del mondo come a un miracolo o a uneterno mistero?», domandava a Maurice Solovine nella lettera scritta nel 1956. «Apriori, tutto sommato, ci si potrebbe aspettare un mondo caotico del tutto inafferrabileda parte del pensiero. Ci si potrebbe attendere che il mondo si manifesti come soggettoalle leggi solo a condizione che noi operiamo un intervento ordinatore. Questo tipo diordinamento sarebbe simile all’ordine alfabetico delle parole di una lingua. Alcontrario, il tipo d’ordine che, per esempio, è stato creato dalla teoria dellagravitazione di Newton è di carattere completamente diverso: anche se gli assiomidella teoria sono posti dall’uomo, il successo di una tale impresa presuppone un altogrado d’ordine nel mondo oggettivo, che non era affatto giustificato prevedere a priori.È qui che compare il sentimento del “miracoloso”, che cresce sempre più con lo
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sviluppo della nostra conoscenza. E qui sta il punto debole dei positivisti e degli atei diprofessione, che si sentono paghi per la coscienza di avere con successo non sololiberato il mondo da Dio, ma persino di averlo privato dei miracoli».Einstein, se bisogna per forza etichettarlo, era certamente deista, ovvero affermava ilcosiddetto “Dio degli scienziati”, l’Essere che per forza di cose ha creato e ordinato mache poi si è tenuto in disparte: «La convinzione profondamente appassionante dellapresenza di un superiore potere razionale, che si rivela nell’incomprensibile universo,fonda la mia idea su Dio», ha detto lui stesso. E ancora: ««Chiunque sia veramenteimpegnato nel lavoro scientifico si convince che le leggi della natura manifestanol’esistenza di uno Spirito immensamente superiore a quello dell’uomo, e di fronte alquale noi, con le nostre modeste facoltà, dobbiamo essere umili». E’ il Dio a cui la solaragione dell’uomo (come diceva Pio IX), senza l’aiuto della fede, può permettersi diapprodare leggendo con intelligenza i segni della realtà: «La mia religiosità consiste inun’umile ammirazione di quello Spirito immensamente superiore che si rivela in quelpoco che noi, con il nostro intelletto debole e transitorio, possiamo comprendere dellarealtà. Voglio sapere come Dio creò questo mondo. Voglio conoscere i suoi pensieri; inquanto al resto, sono solo dettagli», diceva ancora il prestigioso scienziato. «Lascienza», secondo lui, «contrariamente ad un’opinione diffusa, non elimina Dio. Lafisica deve addirittura perseguire finalità teologiche, poiché deve proporsi non solo disapere com’è la natura, ma anche di sapere perché la natura è così e non in un’altramaniera, con l’intento di arrivare a capire se Dio avesse davanti a sé altre sceltequando creò il mondo». E’ il riconoscimento evidente di un Dio che ha operato, che hafatto determinate scelte, che ha pensato l’universo.Un Dio immobile però, disinteressato agli uomini. Tanto che Einstein come scrive inquesta lettera da 3 milioni di dollari oggi venduta all’asta parlava in modo moltocrudo del Dio rivelato, addirittura come «un’espressione e un prodotto della debolezzaumana. La Bibbia è una collezione di onorevoli ma primitive leggende per lo piùinfantili. Nessuna interpretazione, di nessun genere, può cambiare questo per me».Ma, sempre nello stesso documento, scriveva anche la famosa frase: «la scienza senzareligione è zoppa e la religione senza scienza cieca». La presunta dicotomia tra scienzae fede è nata per lui da «errori fatali».Il teologo Thomas Torrance, è stato probabilmente il massimo esponente dello studiodel pensiero religioso di Einstein ed è arrivato alla conclusione che il celebre fisico«coglieva la rivelazione di Dio nell’armonia e nella bellezza razionale dell’universo chesuscitano un’intuitiva risposta non concettuale nella meraviglia, rispetto e umiltàassociati alla scienza e all’arte». Max Jammer, rettore emerito della Bar LanUniversity di Gerusalemme ed excollega di Albert Einstein a Princeton, ha affermatoinvece che la concezione di Einstein della fisica e della religione erano profondamentelegate, dato che, nella sua opinione, la natura esibiva tracce di Dio, un po’ come una“teologia naturale”, «in pratica, con l’aiuto della scienza naturale, si può cogliere ilpensiero di Dio». Lo scrittore Friedrich Duerrenmatt disse invece: «Einstein parlava
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così spesso di Dio che quasi lo consideravo un teologo in incognita. Non credo chequesti riferimenti a Dio possano essere considerati semplicemente dei modi di dire,perché Dio aveva per Einstein un profondo significato, piuttosto elusivo, di non scarsaimportanza per la sua vita e la sua attività scientifica. Ciò era segno di uno stileprofondo di vita e di pensiero: “Dio” non era un modo di pensare teologico ma piuttostol’espressione di una “fede vissuta”». Il premio Nobel Salam ha invece commentato:«Einstein è nato in una fede abramitica, dal suo punto di vista era profondamentereligioso. Ora, questo senso di meraviglia conduce molti scienziati all’Essere superiore”der Alte” (“il Vecchio”), come Einstein affettuosamente chiamava la Divinità –un’intelligenza superiore, il Signore di tutta la creazione e della legge naturale».Che cosa non c’è stato in Albert Einstein? E’ mancato l’incontro cristiano, cioè ilmomento in cui grazie ad un avvenimento preciso, per aiuto dello Spirito e per libertàpersonale, dice la Chiesa l’uomo prende in seria considerazione il fatto che quel Diocosì evidente, ma così lontano, si sia voluto rivelare agli uomini. Il più importanteesponente dell’ateismo scientifico degli ultimi anni, Antony Flew, si è convertito nel2004 arrivando ad intuire questo: «Certamente la figura carismatica di Gesù è cosìspeciale che è sensato prendere in seria considerazione l’annuncio che lo riguarda. SeDio si è davvero rivelato è plausibile che lo abbia fatto con quel volto». Einstein, per lecircostanze della sua vita, non è invece arrivato fino a qui, ma tuttavia in unaintervista del 1929 ha commentato: «Nessuno può leggere i Vangeli senza sentire lapresenza attuale di Gesù. La sua personalità pulsa ad ogni parola. Nessun mito puòmai essere riempito di una tale vita».
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I commenti alle linee guida facilitazioni per l’anima umana
YERATEHEL E I 10 COMANDAMENTI
Questo angelo appartiene al coro delle Dominazioni
di Jolanda Pietrobelli
Yerathel è un angelo particolare, è il mio Angelo Custode con il quale percorro lestrade della mia vita. È un Angelo potente, appartiene al coro delle Dominazioni(Kuriotetes), i cui appartenenti, aspiranti alla vera signoria, portano lo scettro e laspada, simbolo di potere sulla creazione. Rappresentano i canali di pietà nell’economiadell’anima. Gli ho chiesto di interpretare i 10 comandamenti.
Yerathel: <I Dieci Comandamenti?>. Te li commento uno per uno, perché la maggiorparte delle volte sono travisati, non capiti, male interpretati. Sono delle semplici lineeguida, facilitazioni per l’anima umana perché percorra serena il sentiero della suavita.Io sono il Signore Dio tuo:
non avrai altro Dio fuori di me non nominare il nome di Dio invano ricordati di santificare le feste
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onora il padre e la madre non uccidere non commettere atti impuri non rubare non dire falsa testimonianza non desiderare la donna d’altri non desiderare la roba d’altri
I dieci Comandamenti forniti da Dio per mezzo di Mosè, sono semplici regole chedovrebbero pianificare la vita all’anima umana, assieme alle leggi di natura umanaattivate per rendere scorrevole e sicura la sua esistenza.
Nota della sottoscritta. Cosa significa Signore: Dio, sovrano. Gesù lo attribuisce a sestesso, rivelando la sua sovranità divina, mediante il suo potere sulla natura, suidemoni, sul peccato, sulla morte con la sua risurrezione. Le prime confessioni cristiane,proclamarono che la potenza, l’onore e la gloria davanti a Dio Padre, sono proprianche di Gesù. Dio gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome. Egli è ilSignore del mondo e della Storia, il solo a cui l’uomo debba sottomettere la proprialibertà personale.
Io sono il Signore Dio tuo, da questa frase partono i dieci Consigli: Non avrai altro Dio fuori di me. Dio è il Creatore, perciò è Lui che
riconosciamo sopra di noi, come nostro padre al quale dobbiamo rispetto eamore. Gli idoli, gli dei delle altre religioni...si tratta sempre di Dio visto inculture diverse, con simboli diversi. Ma sempre Lui è.
Non nominare il nome di Dio invano. Offenderlo attraverso la parola greve,non ha senso. Perché usate tale atteggiamento? Per ignoranza più che altro,infondo sono tanti i modi in cui potete macare di rispetto a Dio.
Ricordati di santificare le feste. Il credente osservante, si riposa quando Diosi è riposato e lo ricorda con amore durante le cerimonie che testimoniano lefeste che lo santificano.
Onora il padre e la madre. Significa amare i propri genitori, nonabbandonarli quando secondo voi...non vi servono più!
Non uccidere. Sopprimere è omicidio, togliere la vita ad un vostro simile nonha alcuna giustificazione.
Non commettere atti impuri. Starebbe per non commettere adulterio, manell’antichità l’uomo poteva per legge, avere più donne oltre la moglie.Viceversa a lei non era concesso avere più uomini oltre il marito, perché sarebbestata lapidata. Gli atti impuri sono un concetto molto vasto che si allaccia alnono comandamento. Non è atto impuro godere di una bella presenza ed
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apprezzarne le qualità estetiche. Lo stupro, l’incesto, questi rientrano negli attiimpuri. Là dove non c’è amore ma solo desiderio di soddisfare i sensi, rientranegli atti impuri.
Non rubare. E qui non si intende il bimbo che ruba la marmellata, o chi rubaper fame. È ben più grave...guardiamo ai grandi ladri presenti nella vostrasocietà.
Non dire falsa testimonianza. Si tratta di grosse bugie che non mettono indifficoltà la singola anima umana, ma la società.
Non desiderare la donna d’altri. Riguarda comportamenti scorretti e anchepericolosi da cui possono venir fuori molte problematiche, taccheggiamento,molestie, omicidio e la fantasia non vi manca.
Non desiderare la roba d’altri. Fin quando pensate: buon per te che haisuccesso e tante possibilità economiche e magari salta fuori un pochino diinvidia, la cosa finisce lì. Il problema si manifesta quando si vuole avere a tutti icosti ciò che è del vostro simile.
Amica mia e compagna di percorso quanto ti ho spiegato, per come la vedo io, sonoconsigli divini su cui basare il vostro comportamento umano. Non mi pare che sianocosì pesanti da soffrirne.
Ti abbraccioYerathel
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TRATTATO DI ANGELOLOGIA INVISIBILE CAPOLAVORO DI DIO
di Paul Benoist D'Azy Benedettino
a) Al vertice della Creazione. La divina parola e le apparizioni angeliche stabilisconol'esistenza di esseri immateriali, differenti da Dio e da noi; è possibile scoprire nellaparte visibile della creazione un appello, un orientamento, quasi un'esigenza versoquesto coronamento puramente spirituale?1) Influenzati da un ambiente laico che ha cacciato Dio dall'Universo così come dalloStato o dalla Scuola, noi siamo divenuti meno sensibili alla gradazione ed allagerarchia degli esseri; e comunque i differenti regni della natura non appaiono come iriflessi variegati dell'unica luce di Dio? Le sfumature si susseguono in modo continuo,dall'atomo inerte, che possiede la ricchezza fondamentale dell'esistenza, fino all'uomoin parte distaccato dalla materia, dalla sua intelligenza. Un colore ed il più ricco ditutti mancherebbe, sembra, a questo arcobaleno, se, al di sopra della materia, al disopra dell'uomo che è spirito e materia non trovassero posto i puri spiriti, immaginilette ..., perfette di un Dio che è Spirito ed agisce in Spirito.2) Con la più grande perfezione dell'universo, la più grande dignità dello spirito
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umano sembrerebbe richiedere la presenza degli Angeli. L'uomo presenta il doppiocarattere che ha tanto colpito Pascal: da un lato, la grandezza dello spirito, immaginedi Dio; dall'altro, la debolezza di questo stesso spirito nella sua realizzazione umana;non è questo un contrasto stupefacente in un'opera in cui tutte le parti presentano ilperfetto fianco dell'imperfetto? Dio avrebbe completato il mondo materiale in cui tuttii gradi sono rappresentati da molteplici specie, e lasciato incompleto il mondospirituale? Gli Angeli riempiono il posto lasciato vuoto e rendono allo spirito lapienezza della sua bellezza e della sua indipendenza: possibilità di comunicaredirettamente tra di loro, affrancamento totale dai sensi e dalle immagini,comprensione totale, permanente ed istantanea della verità: sono, noi lo vedremo. lecaratteristiche di queste pure intelligenze. 3) Infine la più grande gloria di Dio che è l'ultimo motivo della Creazione richiama asua volta degli esseri più perfetti. Esposizione senza visitatori, strumento senzaartista, rappresentazione senza spettatori, tale sarebbe il mondo senza delleIntelligenze capaci di contemplarlo per risalire da lui verso il suo autore; semplicecomunicazione e non manifestazione di Dio, non sembrerebbe abbastanza degnodell'eccellenza divina …b) La società angelica. 1) La Nascita. La nascita della società angelica manifesta a sua volta la trascendenzadel Creatore e l'unità del suo piano. Dopo San Paolo (Col.1,16; 2,818), la Chiesa hadovuto ricordare la distanza invalicabile che separa Dio da ogni creatura, per perfettache sia. Riguardo alla potenza divina l'Angelo e l'elemento più umile sono sullo stessopiano, effetti di una stessa azione creatrice istantanea e totale; e questa non supponeniente nel soggetto che tocca; al contrario essa lo costituisce nella sua realtà e ve lomantiene prolungandolo. Diversi Padri hanno pensato che il mondo invisibile precedail mondo visibile; ed essi mostrano Dio che produce dapprima la creatura spiritualecome la più perfetta, più vicina a Lui, modello della creazione materiale e la sorpassanell'opera suprema di lode. Altri intendono la creazione della luce nel primo giornocome essendo anche la creazione della luce spirituale che rappresenta il mondoangelico. La Chiesa non ha voluto fissare questo punto di dottrina. Non è più bellocomunque vedere Dio dispiegare la sua Saggezza nella realizzazione simultanea dieffetti così dissimili, salvaguardare la sua onnipotenza non confidando alcun ruolonella Creazione? Creati isolatamente, gli Angeli avrebbero parsi costituire un mondo aparte ed il solo veramente degno di Dio, al quale sarebbe venuto ad aggiungersi comeper raccordo un mondo inferiore. 2) Le miriadi angeliche. Considerazioni analoghe entrano in gioco per permetteredi fissare o piuttosto di non fissare il numero dei suoi Angeli. Che questo numero siagrande, i testi ispirati non permettono di dubitarne: è per migliaia e milioni ch'essiappaiono a Daniele (Dan.7,10) ed a San Giovanni (Apoc.2,11); è un gruppoconsiderevole che canta il Gloria in excelsis la notte di Natale (Lc.2,14) o stanno adisposizione di Cristo (Mt.26,53). Stessa dottrina presso i Padri nei loro commenti
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delle Parabole della pecora smarrita e della dracma perduta: Dio, incarnandosi, lascianel Cielo le novantanove pecorelle, figura degli Angeli innumerevoli, per discendere acercare l'unica pecora mancante, cioè l'uomo deviato dal peccato. Ogni calcolo piùspinto non è che una ipotesi puramente gratuita; se gli uomini devono prendere ilposto degli Angeli decaduti e riparare così le rovine del mondo angelico, nulla provache non si tratti di una sostituzione unità per unità. Per contro il grande numero diAngeli si accorda perfettamente con le ricchezze del piano divino e l'importanzarelativa ai suoi differenti elementi. Le ricchezze divine si sono riversate con piùfacilità sugli esseri posti più vicino alla sorgente, più simili al loro autore; un Dio che èSpirito si doveva dare alla sua opera un carattere nettamente spirituale. Il posto degliAngeli, nel pensiero e nell'amore di Dio, giustifica ugualmente il loro grande numero.La gloria di Dio conosciuto ed amato è lo scopo ultimo della Creazione. La materia nonè che un testimone muto che ha bisogno di un interprete; ed in questa testimonianzagli individui si cancellano davanti alla collettività; la ricchezza di Dio si manifestameno dal loro numero che dalla varietà e dalla gradazione delle specie. Ogni Angelo alcontrario sarà un canto perfetto della gloria divina ch'egli scopre in lui ed intorno alui.3) Varietà ed unità. I nomi e le diverse funzioni date agli Angeli nella Sacra Scrittura,i termini impiegati a proposito di San Michele (Dan.10,13), non permettono didubitare delle differenze, non solamente tra le personalità angeliche, ma tra i lororispettivi gradi di perfezione. A seguito di una parte della Tradizione, Scoto vi vededelle differenze secondarie, provenienti da funzioni più o meno nobili; gli Angelipresenterebbero le stesse caratteristiche specifiche e non formerebbero che una solafamiglia tra di loro. San Tommaso, invece, appoggiandosi su dei principi filosoficidifferenti, aveva fatto di ogni Angelo un tipo a parte. Nulla, dicevano i suoi partigiani,nulla presso l'Angelo di quest'essere materiale col quale si differenziano gli individuidella specie umana; tutto vi prende dunque valore specifico. La ragione di convenienzaviene, per essi, a rinforzare l'argomento metafisico: nessun bisogno qui dellasuccessione degli individui per assicurare la perpetuità della specie o per realizzare lasua piena perfezione; e così la bellezza degli Angeli s'innalza sempre, di grado ingrado, dai confini del genere umano fino al trono dell'Altissimo.c) La vita angelica. La stessa gradazione di certezza, lo stessomiscuglio di dati rivelati, di conclusioni solide e di ipotesi, si offre nello studio delpensiero angelico. 1) Puro spirito, l'Angelo sfugge ad una legge di morte che presiede all'evoluzione delmondo materiale; da cui la sua immutabilità e la sua immortalità intrinseca. 2) Puro spirito, l'Angelo gioisce di una vita intellettuale adatta al suo essere; la leggedi continuità chelo pone tra Dio e l'uomo, regola anche la sua attività; Al di sopra dell'Angelo, Dio,Spirito supremo ed increato. Da un unico sguardo gettato sul suo unico pensiero chenon è altro che Lui, Egli si conosce e conosce la Creazione di una conoscenza totale ed
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adeguata, indipendente come Lui dallo spazio e dal tempo. Al di sotto dell'Angelo,l'anima umana, al più basso grado della scala degli spiriti, legata alla materia, creatavergine da ogni conoscenza, scavando nel mondo esteriore per via dei sensi, formandoa partire da immagini le sue idee generali, passando da una verità ad un'altra colragionamento, l'analisi e la sintesi ... Tra Dio e l'anima umana, puro spirito creato.D'un solo sguardo egli si coglie, sistringe, si penetra. La sua pura intelligenza cerca il suo essere luminoso e nonincontrandovi alcuna ombra l'abbraccia interamente; e da ciò, con lo stesso movimentoirresistibile, essa risale alla Sorgente ultima e zampillante, alla Causa supremasempre agente. Vera visione, non di Dio rappresentato da una pallida effigie, madell'immagine che ne offre uno specchio vivente; visione incessantemente rinnovata dauna luce incessantemente raggiante; visione tanto più chiara, più netta, più profonda,che l'Angelo dotato di qualità più ricche riflette meglio la divina perfezione. Ma alloracome spiegare la conoscenza perfetta dell'universo reclamata dalla missione e dalladignità dell'Angelo? Egli è incaricato noi lo sappiamo per fede, e la ragione loconferma di intervenire nel mondo sensibile e specialmente nel mondo umano; eglinon può d'altra parte essere inferiore all'uomo la cui scienza costituisce uno deiprivilegi caratteristici; egli deve infine poter compiere il ruolo di cantore e di testimoneche abbiamo prima segnalato; tante ragioni per accordargli senza esitazione unaconoscenza vasta dell'universo. Dopo Sant'Agostino, San Tommaso aggiunge delleprecisazioni dedotte logicamente dai principi precedenti: sempre in virtù della suaindipendenza dalla materia, l'Angelo non estrae la sua scienza dal mondo stesso, eglila porta con sé sotto forme di idee infuse fin dal primo istante da Dio; e queste ideesono tanto più ricche e meno numerose di quelle date ad un Angelo più perfettoquando esse più si avvicinano maggiormente all'unico e totale Pensiero divino. Cosìrisalta la superiorità dell'Angelo sull'uomo: superiorità dell'adulto istruito ed in pienopossesso dei suoi mezzi sul bambino ignorante e debole, superiorità del ricco figlio difamiglia, che nasce con una fortuna tutta fatta ed inalienabile, sul povero mendicante,che questua penosamente il suo pane.3) Una scienza così perfetta ha pertanto i suoilimiti: Il segreto di Dio, libero di rivelare o no i Misteri della Trinità e dell'ordinesoprannaturale. Il segreto dei cuori, che Dio solo può penetrare e muovere. Con lesue sole forze naturali, l'Angelo in più di ciò che non può imporre, non può conoscereun solo pensiero della nostra intelligenza od una decisione della nostra volontà. Gliresta una risorsa: interpretare le manifestazioni esteriori dei nostri sentimenti intimi,parole, gesti, azioni, modifiche del nostro stato psicologico. Un osservatore attento lisvela talvolta con una rara perspicacia; tanto più gli Angeli, meglio informati delleleggi che reggono i rapporti così stretti del nostro spirito e del nostro corpo. Il segretodel futuro infine, che dipende, al di sopra delle leggi naturali, dalla volontà divina edalla libertà umana, dal miracolo e dal libero arbitrio. Con le sue sole forze, l'Angelopuò prevedere, ma non predire in modo infallibile.d) L'amore santificatore. Le considerazioni precedenti sarebbero incomplete, e di
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conseguenza false, se esse non tenessero conto degli altri fatti rivelati: l'elevazionedegli Angeli allo stato soprannaturale, la loro prova, la caduta di taluni e laricompensa degli altri. Come prima, l'analogia col mondo degliuomini impegnati, anch'essi, in questa via ci permette di completare ciò che la fedelascia di oscuro; e reciprocamente la storia degli Angeli illumina il nostro propriodestino. Rileviamo semplicemente le armonie dove si scopre l'unità del piano divino. 1) Come la nostra, la grazia degli Angeli è gratuita, frutto della libera, amante eprevidente volontà di Dio. Malgrado la loro penetrazione, la loro intelligenza siconfessa radicalmente impotente nel forzare l'entrata del soprannaturale.Conoscere, è divenire simile all'essere conosciuto, e chi può da se stesso divenire similea Dio? Nessuno conosce il Padre ad eccezione del Figlio per eccellenza e da questi cheil Padre ci adotta come suoi figli.2) Gli Angeli e gli uomini, malgrado la diversità delle loro nature, non formano cheuna famiglia, la famiglia di Dio. Il soprannaturale prima di tutto; la grazia modifica lascala dei valori; taluni uomini possono arrivare ad un grado di gloria uguale osuperiore a quello degli Angeli più elevati, e Maria li domina tutti ... 3) Lo scopo finale della creazione è soprannaturale; è per questo che molti pensanoche, senza tappa intermedia, fin dal loro appello all'esistenza, Adamo e gli Angelihanno ricevuto lo stato di grazia.4) Il merito acquisito nella prova è la via normale che segue la creatura per arrivare alsuo stato di perfezione soprannaturale. E' questo, non un capriccio di un maestrodispotico, ma una nuova prova d'amore di Dio, che vuole darci questo motivosupplementare di gioia.5) A noi, la cui intelligenza cammina passo passo, la cui volontà appesantita non sifissa che poco a poco nel bene, a noi conviene meritare questo destino finale, con unasuccessione di atti, con la possibilità di cadere e di rialzarci, fin quando la morte nonha messo fine alla nostra prova. All'Angelo, che realizza, a primo colpo, la perfezioneintegrale della sua intelligenza e della sua volontà, conveniva di acquisire, anche conun solo atto, la sua gioia soprannaturale, o di perderla per sempre.6) La caduta degli Angeli rimaneva possibile, perché solo la chiara visione di Dio Benesupremo fissa definitivamente la volontà.7) La natura esatta della loro colpa resta sconosciuta. Come ogni peccato, fu un rifiutodel soprannaturale, e probabilmente una colpa di orgoglio; e la maggior parte vivedono con delle varianti sensibili, il rifiuto di accettare l'aiuto indispensabile peracquisire la loro perfezione soprannaturale, il rifiuto di entrare nel piano divino di cuil'Incarnazione costituisce il centro. In una parola, il desiderio di eguagliare Dio, soloautore della propria felicità.
Piccolo trattato di angelologia (Paul Benoist D'Azy Benedettino)
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Un metodo più efficace per togliere le sofferenze al malato terminale
EUTANASIAIL PARADOSSO
DELLA LIBERTÀ NEGATALa “morte dolce” viene accostata all’idea di
emancipazione ed autonomia
Alessandro Benigni
Sembra oggi inevitabile, ogni qualvolta si parla del problema del fine vita, chiudere ildiscorso con il riferimento ai diritti, alla libertà e quindi all’eutanasia. La “mortedolce”, inesorabilmente, viene accostata all’idea di emancipazione ed autonomia, alla
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sfera dei diritti inalienabili della persona, se non addirittura alla misericordia dovutaa chiunque soffra. L’eutanasia viene pensata come una cura, come un metodo piùefficace per togliere le sofferenze al malato terminale.Chissà poi che cosa significa “malato terminale“, visto che il dibattito sullo statovegetativo è ancora tutt’altro che chiuso (men che meno sono sciolti i variinterrogativi, sul piano etico, filosofico, assistenziale, medicolegale e di politicasanitaria) e la stessa scienza medica viene smentita di fatto nelle sue procedure, nellesue previsioni, nelle sue teorie, con una certa costanza storica. Come si fa a definire inmodo certo il futuro, che per sua natura èi ncerto e indefinibile? Nessun malato èinfatti “terminale” almeno nella misura in cui il futuro resti indeterminato, perciascun essere umano, e fino a quando continueranno a verificarsi risvegli e guarigioniche la scienza medica non è in grado né di prevedere, né si spiegare. Chi sostiene chel’eutanasia sia una cura, oltre al paradossale utilizzo di termini opposti tra loro,ammette di fatto un determinismo assoluto che poi non è in grado di giustificare.Come in molti altri casi, anche per questo discorso la confusione linguistica regnaspesso sovrana.Con “eutanasia” si indicano spesso genericamente una serie di situazioni e procedureche di fatto sono molto diverse tra loro e si rischia così di sostenere la legittimità dipratiche che andrebbero invece sostanzialmente distinte. Possiamo infattidifferenziare tra “eutanasia attiva” e “volontaria” ed “eutanasia passiva”, che puòessere a sua volta “volontaria” o “involontaria”. Per “eutanasia attiva” e “volontaria” siintende la messa in atto di un intervento (una somministrazione di farmaci) volto aprocurare il decesso di una persona che, nel possesso delle proprie facoltà mentali, nefaccia esplicita richiesta: una sorta di suicidio assistito, vale a dire l’aiuto in termini dimezzi e competenze mediche fornito ad un persona che abbia deciso di togliersi la vita.Per “eutanasia passiva”, invece, si intende l’interruzione o l’omissione di alcunitrattamenti funzionali a tenere in vita una persona. Si dice poi “volontaria” o“involontaria” a seconda che il paziente abbia o meno anticipatamente espresso delledirettive al riguardo. In molti paesi è infatti riconosciuta legalmente la possibilità dirilasciare una dichiarazione anticipata di trattamento (il cosiddetto “testamentobiologico”) in cui si comunicano le proprie volontà circa le cure cui si intende o non siintende essere sottoposti in futuro, nel caso in cui ci si trovi nella condizione di nonpoter esprimere il proprio consenso o dissenso.In realtà va precisato anche che quella tra eutanasia attiva e passiva – potremmo diretra uccidere e lasciar morire – è una distinzione tutt’altro che pacifica. La Consulta diBioetica (l’associazione culturale italiana che riunisce bioeticisti di stampo laico), adesempio, definisce l’eutanasia in questi termini: “Tralasciando qui i problemi spessoinestricabili relativi al “lasciar morire” e alla cosiddetta “eutanasia passiva”, con“eutanasia” si intende l’azione che procura una morte senza dolore ad una persona chene fa richiesta, ripetutamente e senza incertezze, per evitare un’infermità inguaribilee una situazione degradante per la propria dignità“. [Documento sull’eutanasia,
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approvato dall‘Assemblea dei soci il 30 gennaio 1993]Nonostante quest’ampia varietà di significati, i sostenitori dell’eutanasia affermano didifendere un diritto del cittadino, equiparando di fatto forme di eutanasiaradicalmente diverse: a) il suicidio assistito e b) la morte subita da terzi in base aduna propria dichiarazione (testamento biologico) o peggio in base a congetture altrui.Alla base di questa confusione sta un’altra affermazione dei sostenitori dell’eutanasiasecondo i quali nella sfera delle libertà individuali dev’essere compresa anche quella dimorire, quando e come si vuole: “la vita è mia, decido io”, sostengono. Ma è vero cheuna morte libera e dignitosa dev’essere garantita a tutti, per legge?Innanzitutto c’è da chiedersi se sia davvero solo la libertà l’unico valore da difendere el’unica facoltà di esercizio che debba essere riconosciuta agli individui. Resta poi dastabilire se davvero una vita degna di essere vissuta sia unicamente quella in cui ildolore e la sofferenza vengono espunte dall’orizzonte umano. Quasi come se nonappartenessero all’essereuomo, quasi come se fosse davvero reale, quindi umana,quindi dignitosa, solo una vita priva di sofferenze.Iniziamo considerando il dolore. La percezione del dolore e l’idea stessa di pazienza, ditolleranza, fino a quella di dolore insopportabile, dipendono anche dalla percezionesociale che ne abbiamo. Nel momento in cui il dolore massimo che l’uomo può provareviene considerato inumano, si apre la strada ad una gradazione, ad una sorta dimisurazione del dolore che c’è da credere verrà via via abbassandosi fino a considerareinumane anche altre tipologie di sofferenze. Chi decide qual è il valore, l’unità dimisura di questa gradazione?Siamo del resto nell’era del performante: l’uomo viene assimilato ad un motoremeccanico e se non funziona più a dovere, perde con ciò stesso la sua dignità. Dunqueuccidere o lasciar morire (di questo si tratta) diventa paradossalmenteun attocaritatevole: la vita umana ha valore e dignità solo se è piacevole, gradevole,soddisfacente. Si aiuta il prossimo a sparire in fretta: vedere una persona soffrireatrocemente è disonorevole, per il soggetto in questione, per i familiari, per la societàintera. Meglio uccidere o lasciar morire l’individuo.Certamente le sofferenze vanno lenite, curate, alleviate per quanto possibile. Non èche si debba cercare il dolore in quanto tale, o evitare di combatterlo. Al contrario, sitratta di proteggere, di difendere la vita ed il valore della persona, con amore ecompassione, nonché con l’aiuto di ogni supporto medico possibile. Si tratta, in altreparole, di non pretendere disumane scorciatoie, come quella di eliminare una vitaquando (o in ragione del fatto che) non si riesce ad eliminare la sofferenza.Ciò su cui forse dovremmo riflettere è l’implicita pretesa di considerare nonumane lesofferenze, quali che esser siano. Quasi come se l’esperienza del dolore fosse per lanatura inumana: un accidente, una fatalità estranea da evitare, anche a costo diuccidere o lasciar morire una persona. Dimentichiamo che proprio la sofferenza ed ilsenso che le viene conferito è uno degli elementi che stabiliscono e rendono saldal’ontologia della persona.
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Pretendere di annullare l’esperienza del dolore, a tutti i suoi livelli, è un sintomo diuna malattia ben più grave di quella fisica. Il suo nome è volontà di potenza. Unaapparente volontà di vita che si afferma al di là e al di sopra di tutto il resto, anche acosto di perdere la propria umanità e di tradursi inevitabilmente nel suo opposto, inuna volontà mortifera che annulla se stessa.Il rifiuto della debolezza umana, della finitudine, dell’esperienza del dolore e dellamalattia nascondono in fondo il desiderio dell’uomo di essere Dio. L’uomo è aperto alTrascendente: il suo inconscio e le sue contraddizioni lo rivelano con costanzadisarmante.Per questa visione nichilista della vita ogni uomo deve poter affermare la sua volontà,il resto non conta. Ma su questa strada ben presto si realizza che alla fine non contapiù nulla: non contano gli altri, non conta la vita, non conta nemmeno il soggetto chedecide. Il singolo deve poter continuamente aggiornare il suo punto di vista e maifissarsi su alcuna verità: è questa la condizione antropologica, lo spazio morale cherende prima pensabile e poi possibile il suicidio, il lasciar morire, l’uccidere.Tuttavia ogni spazio morale è socialmente condiviso e determinato: per questol’eutanasia non può essere pensata come un problema individuale, sul quale solo ilsingolo ha diritto dell’ultima parola.Ci sarebbe da capire se l’eutanasia non sia in realtà l’esatto opposto di ciò chevorrebbero farci credere: ovvero la maschera di una radicale negazione della libertà edella dignità della persona umana. Il nichilismo che fonda l’idea di eutanasia (la vitaumana non ha in sé un valore assoluto in quanto il suo valore e la sua dignità vengonostabiliti di volta in volta dal soggetto, che può anche dire che ad un certo punto la vitanon conta più niente, nihil, e va pertanto eliminarla) preclude ad una conseguentenegazione del valore della vita e quindi della libertà e della dignità dell’uomo che daquesta, non dimentichiamolo, dipendono. Libertà di coscienza e di autodeterminazione (che dovrebbero essere alla base della democrazia liberale occidentale)finiscono per questa via col tradursi nel loro opposto, in un atteggiamento mortiferoche priva la vita umana di un suo valore sacro ed assoluto e, sotto la spinta dellavolontà di potenza, di fatto la rende passibile di valutazione e di giudizio: per ora daparte del singolo individuo, ma è già sufficiente per ipotizzare che saranno prestoaltria decidere sull’eutanasia, per tutti.Consideriamo ora la libertà. Per questa via si giunge ad un altro paradosso: in virtùdella libertà e della dignità dell’individuo si prende la strada che porta alla negazionedella libertà e della dignità del singolo. La sua decisione circa il fine vita diventa unvincolo e il voler espandere ogni sofferenza dell’orizzonte umano apre le porteall’indicibile, ad un mondo in cui nessuno sa più dare senso alla sofferenza, alla lotta,alla vita stessa. Ad un mondo in cui inevitabilmente saranno altri a decidere chi devevivere e chi invece deve morire.
Mentre si afferma genericamente che lo Stato non deve sostituirsi alla coscienza
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morale di ogni persona, dall’altra parte si sostiene che si deve permettere ad ogniindividuo di esercitare la propria volontà suprema nei limiti in cui questo esercizionon è lesivo per gli altri. Eppure come si è visto lo spazio morale in cui il singolo agisceè sempre socialmente condiviso, è sempre uno spazio relazionale, di cui le leggi delloStato dovrebbero essere principi normativi: come si può pensare che l’affermazione diuna mentalità così radicalmente nichilista non sia lesiva per tutti? Se per legge la vitanon è più sempre sacra e sempre inviolabile, non lo sarà più nemmeno la mia.Inoltre, la bontà di un principio etico si valuta anche in fase di applicazione,prendendo in esame le sue conseguenze, possibili e reali.Nel principio dell’eutanasia per tutti già dal punto di vista pratico sorgono problemiallarmanti. Almeno nella sua forma “passiva e volontaria”, l’eutanasia è infattistrettamente collegata al testamento biologico. Sempre ammesso che in nome diquesta presunta libertà non si decida una “dolce morte per tutti” (è lecito infattitemere che per questa via si arrivi anche questo) ai cittadini dovrà essere accordato dimanifestare liberamente il proprio consenso a tale pratica: nella dichiarazione scrittae regolamentata del testamento biologico, appunto. Ma un testamento non è un attogiuridico definitivo e così come l’individuo ha facoltà di sottoscriverlo, ha anche lalibertà di cambiare idea, tornare dal notaio, redigere un nuovo atto che cancella ilprecedente e così via. In tal caso il testamento più vecchio perde ogni valorevincolante.Che cosa succede nel caso del testamento biologoco? Come essere sicuri che le ultimevolontà registrate e sottoscritte dal soggetto siano quelle effettive al momentodell’applicazione? Non è paradossale che in nome della libertà, l’individuo non possapiù cambiare idea e le sue richieste di fatto negate? Immaginiamo: se questo liberocambiamento delle ultime volontà (rispetto al modo in cui desidera essere trattato nelcaso della perdita di coscienza) non viene registrato con un nuovo atto, è ancorapossibile affermare che con l’eutanasia si rispetta realmente la volontà dell’individuo?E ancora: come sapere quali sono le “ultime” volontà di ciascuno?D’altra parte, anche nel caso del suicidio autonomo volontario è possibile cambiareidea proprio all’ultimo istante: posso stare sul cornicione anche una notte intera e poidecidere di scendere. Non sono obbligato a gettarmi nel vuoto finché non mi lascioandare. È questa la libertà: quella che si prolunga dalla decisione volontaria fino almomento in cui davvero si realizza l’azione. Dopo di che, quello che è fatto è fatto enon si può più tornare indietro. Ma fino all’ultimo, appunto in nome della libertà,dovrebbe essere garantita a ciascun individuo la possibilità di cambiare idea e tornareindietro sui suoi passi. Scendere da quel cornicione e non dargli una spintarellatenendo in mano il testamento redatto magari anni prima.La verità è che l’eutanasia nega precisamente quello che vorrebbe garantire: la libertàdell’individuo e quindi la dignità ad essa correlata. Se è possibile che ciò avvengaanche in un solo caso (e come abbiamo visto è più che possibile, direi probabile) alloraè lecito ipotizzare che sia possibile in tutti i casi. Di fatto il testamento biologico
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interrompe questo prolungamento dalla decisione all’atto, poiché per sua natura lapratica dell’eutanasia non può rendere conto di ciò che l’individuo vuole e deciderealmente nel fatidico ultimo istante.Gettando lo sguardo oltre le implicazioni giuridiche, mi chiedo, da un punto di vistamorale, come si potrebbe definire il dare la morte ad un individuo che voleva questotrattamento ma che poi ha cambiato idea e che attualmente desidera invece esserecurato fino alla fine?La fine. A proposito del finevita, resterebbe anche da chiarire se non sia proprioquest’ultima possibilità autentica, quella che Heidegger definisce “un’imminenza checi sovrasta”, a dare senso a tutta l’esistenza umana. Anche in senso retrospettivo. Lamorte, scrive Heidegger, “è una possibilità di essere che l’esserci stesso deve sempreassumersi da sé”. In questo senso l’approdo ad un testamento biologico indical’inautenticità di una scelta demandata ad altri, deprivandosi della propria libertà(come si è visto, anche di cambiare idea), una scelta che non sceglie, che non tieneconto che l’individuo autentico sceglie in prima persona la propria libertà, a partiredalla presa di coscienza della finitudine e della limitatezza umana, di cui il dolore e lasofferenza sono segni tangibili ed incontrovertibili. Questa è una declinazione del“vivereperlamorte” che Heidegger indica con una valenza altamente positiva, inquanto rende autentiche le scelte e, con esse, la vita (cosa che non potrebbe avvenirein una prospettiva di vita privata della sua essenza bipolare: benemale, gioiadolore,e così via). La scelta della morte, dolce o amara che sia, mira a rimuovere perl’ennesima volta la morte stessa dal panorama umano. Siamo di fronte adun’ennesima variazione del nichilismo e della volontà di potenza ad esso correlata chesprigiona nei nostri tempi una specie di gas mortifero capace di guastare tutto e tutti.Nessuno ha il diritto di stabilire il valore degli ultimi istanti (giorni, ore, minuti?) diuna persona in base alle proprie idee sul finevita. Nessuno è in grado di sapere checosa penserà tra un mese, tra una settimana. Domani. Nessuno può escludere cheproprio alla fine, nella fine, si possa cogliere il valore ed il senso della propriaesistenza: a meno che non si possa dimostrare – qui ed ora – che l’uomo non è unessere intimamente aperto alla trascendenza.Per Umberto Veronesi, uno dei nostri grandi sostenitori del diritto a morire (ma non aquello di nascere) l’eutanasia permette di “abbreviare con un atto di pietà le sofferenzedel malato”. Ma da quanto si è visto 1) non possiamo essere certi che il “malatoterminale” sia davvero “terminale” (ci sono casi di guarigione che la scienza medicanon sa spiegare), 2) non possiamo essere certi che l’intenzione del malato (ancheammesso che sia stata registrata in un testamento) sia quella che noi supponiamo 3)la pietà intrinseca in un atto che porta non alla guarigione o all’alleviamento dellesofferenze ma alla morte di un individuo è moralmente quantomeno discutibile.“Abbreviare il processo che porta alla morte” potrà anche suonare agli orecchi diqualcuno come un atto da buon samaritano, ma si deve considerare che se passaquesto principio resta poi da stabilire perché mai un malato terminale di 89 anni
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possa avere accesso all’eutanasia e poniamo un bambino con gravissimemalformazioni no (con il consenso dei genitori). E nel caso dei malati di mente? Moltidi loro, per ricordare la stravagante battuta di Indro Montanelli, non sono in grado direndersi conto di nulla, nemmeno di andare in bagno da soli. Che si fa?E come si misura il dolore? Come mettere in rapporto il dolore fisico a quello mentale?Ci sono persone in stato di gravissima depressione, che magari hanno tentato più voltedi suicidarsi, senza riuscirci. Daremo una mano misericordiosae pietosa anche a loro?Detto questo, c’è un altro aspetto della controversia che mi pare meritevole diparticolare attenzione, sorprendente e ad un tempo illuminante circa la perversionemortifera con cui i sostenitori dell’eutanasia per tutti mascherano ogni maletravestendolo da bene. Sempre per Umberto Veronesi, l’alimentazione artificiale dellepersone in stato di coma costituisce un intervento medico, quindi assimilabile ad unaforma di accanimento terapeutico. I malati gravissimi, è questo il suo parere, possonotranquillamente essere uccisi tagliando loro acqua ed alimenti. Lasciati morire perfame e per sete, in nome della misericordia che si deve ad ogni essere umano chesoffre. Tra le altre cose, riferendosi alla legislazione olandese, Umberto Veronesiafferma che quest’ultima è degna di ammirazione “in quanto ha inserito l’eutanasia eil suicidio assistito non solo all’interno di un quadro di riferimento che si occupaglobalmente delle cure di fine vita, ma soprattutto all’interno di una concezione apertadella libertà personale di ognuno (il cui cardine è la volontà del malato): si nota unagrande attenzione al recupero dell’umanità come valore preminente. Ne dàun’interessante testimonianza una ricerca condotta a Utrecht nel centro oncologico diterzo livello e pubblicata il 29 giugno 2005 sul «British Medical Journal», il periodicoscientifico di riferimento per tutti i medici. I ricercatori si sono chiesti quali effettiabbia la morte con eutanasia sui familiari e sugli amici stretti di malati oncologiciterminali, […].. Gli autori – prosegue Veronesi – che si sono avvalsi di un questionariomolto sofisticato, volto a riprodurre i lineamenti delle emozioni, […] hanno mostratorisultati importanti. Primo fra tutti il fatto che i familiari e gli amici delle persone cheavevano chiesto e ottenuto l’eutanasia mostravano generalmente un grado di stressminore rispetto a quelli del secondo gruppo. Una morte innaturale, come un suicidio, ècausa di intense reazioni di dolore nei membri della famiglia e, spesso, di inconscisensi di colpa. Per analogia, si pensava quindi che potesse verificarsi un’intensareazione di dolore anche all’eutanasia, nella misura in cui viene considerata unamorte non naturale. Non è stato così. E’ emersa, fondamentale, la rivelazione chel’aver potuto dare l’addio al malato in un’atmosfera di consapevolezza da entrambe leparti ha in qualche modo reso meno dura e aspra la reazione di dolore provocata dallaperdita. Lo studio è importante anche perché analizza i fattori di rischio per losviluppo del dolore traumatico, cosa diversa dalla normale reazione di dolore allamorte di qualcuno che ci è caro, in quanto implica situazioni in cui i sintomi del dolorehanno una durata troppo lunga o troppo corta, sono troppo intensi o troppo pocointensi, oppure insorgono troppo tardi. Questo tipo di dolore, che può dar luogo a
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un’incapacità di elaborare il lutto, è associato a fattori di rischio ben precisi”.L’eutanasia avrebbe insomma il vantaggio di diminuire lo stress nei familiari. Questoanche a costo di lasciar morire il proprio congiunto di fame e di sete: il valore supremoè la riduzione della fatica, del logorio di chi presta assistenza.L’argomento a sostengo di questa tesi paradossale è insidioso: solo i medici possonoprescrivere questo tipo speciale di alimentazione e solo medici sono in grado diintrodurre nel corpo questo speciale nutrimento attraverso una sonda nasogastrica oaltra modalità e che solo medici possono controllare nel suo andamento, anche ovel’esecuzione sia rimessa a personale infermieristico o ad altri. Quando l’alimentazionee l’idratazione si svolgono in tali condizioni esse perdono i connotati di atto disostentamento doveroso e acquistano quello di trattamento medico in senso ampio.(Cfr. Parere della Commissione Veronesi su nutrizione e idratazione artificiale neisoggetti in stato di irreversibile perdita della coscienza, La natura dell’idratazione edella nutrizione e il ruolo dei medici)Sarebbe però interessante chiedersi se con questo argomento non si confondano il finecon il mezzo ed il cosa con il come. Acqua e cibo non guariscono alcuna malattia: nonsono medicine. Il fine dell’alimentazione – in qualsiasi modo sia essa erogata – non èla guarigione dell’individuo, ma il suo sostentamento. Allo stesso modo, se fosse unproblema la modalità con cui il l’alimentazione viene erogata, allora dovremmo allostesso modo concludere che qualsiasi altro malato che si trovasse nell’impossibilità dialimentarsi da solo (i bambini – prima e dopo la nascita gli anziani che non sono piùautosufficienti, etc.) verrebbe a trovarsi vittima di una forma di accanimentoterapeutico (che come tale dovrebbe sempre essere messa in discussione).Di fronte alla tentazione di accelerare la morte di chi sta male, valgono sempre leparole di Evangelium vitae n. 66: “Anche se non motivata dal rifiuto egoistico di farsicarico dell’esistenza di chi soffre, l’eutanasia deve dirsi una falsa pietà, anzi unapreoccupante ‘perversione’ di essa: la vera ‘compassione’, infatti, rende solidale coldolore altrui, non sopprime colui del quale non si può sopportare la sofferenza”.I sostenitori dell’eutanasia basano le loro argomentazioni sul coinvolgimento emotivodi chi li ascolta: toccano le corde della compassione, presentano la loro “soluzione”come un gesto di pietà doverosa. Un atto di libertà. Nel rispetto pieno della dignitàumana. Come non essere d’accordo con questa richiesta del morire senza dolore, dellasoluzione migliore per porre fine ad una malattia il cui esito sarebbe (come abbiamovisto il condizionale è d’obbligo) scontato? Tuttavia a ben vedere la forma seducente diquesto messaggio nasconde un significato spaventoso, che è tutto nella risposta stessache converte la migliore soluzione nella soluzione finale: l’assassinio come attosupremo della compassione e dell’amore al prossimo. Ed il cortocircuito logico è cosìchiuso.Chissà se i sostenitori dell’eutanasia si rendono conto che una società di sani eperfetti, di felici e contenti è solo una tragica illusione, un inganno che ha come scopol’assoggettamento e la manipolazione dell’uomo. Chissà se i sostenitori dell’eutanasia
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si ricordano quali sono i loro cattivi maestri. I maestri del Nichilismo estremo, cheavvelena i nostri tempi. Vorrei ricordare, tra i tanti possibili, almeno un paio di passisintomatici che potrebbero tranquillamente trovarsi in un’intervista contemporanea,su un giornale qualsiasi:“Prescindendo dalle istanze che la religione pone, si può ben chiedere: perché dovrebbeessere più lodevole per un uomo invecchiato, che sente il declino delle proprie forze,attendere la propria lenta consunzione e il disfacimento, che non porre termine inpiena coscienza alla propria vita? In questo caso il suicidio è un’azione del tuttonaturale e a portata di mano, che, come vittoria della ragione, dovrebbe giustamentesuscitare rispetto: e lo ha anche suscitato, in quei tempi in cui i capi della filosofiagreca e i più forti patrioti romani solevano morire dandosi la morte da sé. Al contrariola brama di continuare a trascinarsi di giorno in giorno, fra angosciose consultazionimediche e in penosissime condizioni di vita, di giungere, senza forze, ancor più vicinoal termine della propria vita, è molto meno rispettabile. Le religioni sono ricche discappatoie contro l’istanza del suicidio. Con esse si ingraziano coloro che sonoinnamorati della vita”.
Friedrich Nietzsche, Al di là del bene e del male, 1886
“In una determinata condizione è indecoroso continuare a vivere più a lungo. Ilcontinuare a vegetare in vile dipendenza dai medici e dalle loro pratiche, dopo che èandato perduto il senso della vita, il diritto alla vita, dovrebbe attirare su di sé, nellasocietà, un profondo disprezzo. I medici, dal canto loro, dovrebbero essere i mediatoridi questo disprezzo – non ricette, ma ogni giorno una nuova dose di nausea di fronte ailoro pazienti”.
Friedrich Nietzsche, Il crepuscolo degli idoli, 1888Curioso, vero? Forse a pensarci bene non tanto.
Sì, proprio lui: Nietzsche.
Il profeta della volontà di potenza, dell’oltreuomo.
Della vita senza senso.
Il profeta del nichilismo: della negazione di ogni Trascendenza, di ogni valore,compreso quello della vita stessa. Chissà come mai i sostenitori dell’eutanasia – che nesiano consapevoli o meno poco importa – si rifanno proprio ad un filosofo come questo.Qual è il legame tra nichilismo, negazione di ogni valore, negazione di Dio, edeutanasia?L’aveva capito benissimo Dostoevskij: “se non c’è Dio, tutto è lecito, anche il delitto”
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(Fratelli Karamazov). Prepariamoci dunque a tornare, con la scusa della misericordia,all’inizio della storia umana, a quello stato iniziale che il filosofo Thomas Hobbesaveva esemplificato con l’espressione “homo homini lupus” (letteralmente “l’uomo è unlupo per l’uomo”). Prepariamoci: quando si perde di vista il senso della sacralità,dell’inviolabilità della vita umana, ogni delitto diventa possibile.In nome della misericordia, logico.
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L' annuncio shock dato dalla Stony Brook UniversitySchool of Medicine di New York
IL CERVELLO DOPO LA MORTE È ATTIVO PER TRE ORE
Inquietante notizia, arriva dalla Grande Melaallarmando tutto il mondo scientifico internazionale
di Melania Rizzoli Dopo che il cuore si ferma, e viene certificata quindi la morte, il cervello rimaneancora vivo, e continua a funzionare per diverse ore. L' annuncio shock è stato datodalla Stony Brook University School of Medicine di New York, dove è stata condottauna ricerca con l' obiettivo di esaminare quello che accade a livello cerebrale dopo cheuna persona va in arresto cardiaco, allo scopo di migliorare la qualità dellarianimazione e di prevenire le lesioni encefaliche, mentre si tenta di riavviarefebbrilmente il cuore fermo del paziente, cercando di evitare danni neurologicipermanenti. Lo studio in questione, durato tre anni, si è concentrato solo sulle mortidovute ad attacchi cardiaci, nelle quali il cervello è virtualmente salvo ed esente dadanni diretti, e questo organo fondamentale, in cui risiede la nostra coscienza, si èrivelato ancora funzionante per almeno quattro ore dopo che il cuore aveva smesso dibattere, e con la possibilità di riattivarsi senza deficit anche dopo una rianimazionecardiaca prolungata. Tecnicamente nella pratica medica l'ora del decesso di unapersona viene stabilita e certificata nel momento in cui il muscolo cardiaco smette dicontrarsi e si ferma, anche se dopo si continua a cercare di riattivarlo con tentativi distimolazione cardiopolmonare, e nel momento in cui avviene l' arresto cardiaco tutte lefacoltà mentali e la veglia diventano praticamente nulle, compresi i riflessi del troncocerebrale. Ciò accade perché dopo l' ultimo battito cardiaco anche il sangue, non
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essendo più pompato dal cuore, smette di circolare da e verso di lui, non pervade piùnessun organo ristagnando nei vasi arteriosi e venosi, e di conseguenza anche ilcervello smette di ricevere ossigeno, facendo sprofondare il paziente nello stato diincoscienza. In questo studio, però, si è dimostrato che anche a cuore fermo, ovvero instato effettivo di morte, l' encefalo non muore subito insieme a lui, ma continua adoperare per un certo periodo, la corteccia cerebrale resta ancora viva ed attiva, comeanche tutte le cellule cerebrali risultano chiaramente funzionanti e vitali per qualcheora, nonostante il debito di ossigeno, il quale, se prolungato oltre un certo limitemassimo, le spegne una dopo l' altra, determinando il rallentamento costante e ildeterioramento progressivo e irreversibile dell' intero sistema encefalico.Questa inquietante notizia, che arriva direttamente dalla Grande Mela, ha allarmatotutto il mondo scientifico internazionale, perché i ricercatori hanno ipotizzato come unfatto possibile quello che dopo la morte la persona defunta riesca a volte a rendersiconto di essere morta, ovvero ad avvertire la consapevolezza di essere all' interno di uncorpo ormai privo di vita. I numeri dello studio infatti, che si è basato sull' analisidelle funzioni cerebrali postmortem, hanno riguardato 2.060 eventi di arrestocardiaco, di cui i sopravvissuti sono stati 160, e di questi ben il 46% aveva il ricordodell' accaduto, pur essendo rimasti a cuore fermo per lungo tempo prima di riuscire adessere rianimati, un altro 9% ha invece avuto esperienze di premorte, mentre il 2%riusciva a percepire chiaramente quello che stava avvenendo attorno a loro mentre illoro cuore non batteva più. Secondo il gruppo di scienziati non si tratterebbesolamente di impressioni od allucinazioni percepite ai confini della morte, ma di vera eproprio realtà, dichiarando che il nostro cervello, anche se per poco, riesce a farciessere consapevoli del fatto che abbiamo perso la vita. In realtà questa ricerca affermache quando il cuore si ferma anche il cervello non è più fisiologicamente "vivente", maè un cervello ancora attivo a livello molecolare e cellulare, che cioè conserva lacapacità, finora ritenuta impossibile, di ripristinare la funzione neuronale e lacircolazione sanguigna anche a distanza di tempo da un arresto cardiocircolatorio,dimostrando che i pazienti rianimati anche dopo un' ora di tentativi dall' ultimobattito, spesso non riportano danni cerebrali permanenti, che invece sarebbero sicuri ecerti in condizione di morte cellulare cerebrale.Questa condizione infatti, è semprestata considerata un processo rapido e irreversibile, con interruzione dell' attivitàelettrica e la scomparsa in pochi secondi dei segni di consapevolezza, che si spengono2030 secondi dopo l' arresto cardiaco, con i depositi di energia molecolare che siesauriscono in pochi minuti e l' interruzione delle complesse interazioni neuronali,mentre questo studio dimostra una certa vitalità residua del cervello per poche oredopo la morte, cosa che potrebbe aprire la strada a nuovi studi sulle patologiecerebrali e su diverse tecniche di rianimazione.Da questo organo stupefacente, che pesa circa 1,5 kg, formato da miliardi di neuroni,protetto dalla scatola cranica, che ci consente di percepire, di vedere, di pensare, diparlare e di agire, il più complesso del nostro corpo e verosimilmente quello più
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complesso al mondo, abbiamo ancora molto da imparare e moltissimo da conoscere, eoggi sappiamo pure che le sue cellule nervose effettivamente possono rimanere attiveanche per qualche ora dopo la morte, una cosa che può sembrare paradossale e farcimolta impressione, ma che apre alla flebile speranza di poter tornare in vita anchequando la medicina attuale non lo ritiene più possibile. Ognuno di noi si è chiestoalmeno una volta cosa accade dopo la morte, uno dei più grandi interrogativi dell'essere umano, ma forse a nessuno di noi fa piacere scoprire oggi che il nostro cervellodopo il decesso potrebbe restare funzionante ancora per poche ore, regalandoci di fattola spiacevole sensazione di accorgersi di essere morti.
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Una contraddizione chiamata <il paradosso della carne>
LA DISSOCIAZIONE PSICOLOGICADEI MANGIATORI DI CARNE
Un processo di sofferenze e infine la morte agli animali
La maggior parte delle persone non desiderano causare dolore agli animali, ma moltiacquistano e consumano carne, un processo che causa immense sofferenze e infine lamorte agli animali. Per superare questa contraddizione, spesso chiamata “paradossodella carne”, la gente utilizza il meccanismo della dissociazione psicologica, ignorandoo sopprimendo la consapevolezza che la carne sul loro piatto provenga da una creaturavivente. Questo documento, pubblicato in “Appetite”, riporta il primo test empirico
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completo sulla dissociazione psicologica relativo al consumo di carne.Gli autori hanno eseguito sei esperimenti progettati per rispecchiare situazioni di vitareale che i consumatori possono incontrare al momento dell’acquisto e del mangiarcarne. Nel primo studio, i partecipanti hanno risposto a delle domande volte amisurare la loro empatia e il livello di dissociazione psicologica con ognuna delle treimmagini di un pollo cotto. Un’immagine ha mostrato della carne tritata di pollo(condizione di trasformazione alta), un’altra ha mostrato la carne tagliata a pezzi(condizione di trasformazione media), e l’immagine finale visualizza l’intera carcassadi un pollo (condizione di trasformazione bassa). I partecipanti che hanno vistol’immagine della carne altamente trasformata hanno dimostrato meno empatia e unaumento della dissociazione psicologica rispetto ai partecipanti che hanno visto leimmagini di carne con condizione di trasformazione media e bassa. Gli autoriconcludono che la gente può dissociarsi più facilmente dai prodotti a base di carnealtamente trasformati.Nel secondo studio, ai partecipanti sono state mostrate immagini di un arrosto dimaiale con o senza la testa. Hanno anche risposto a domande volte a misurare il lorolivello di dissociazione psicologica tra la carne e il fatto che era un animale, la lorovolontà di mangiare la carne di maiale, la loro disponibilità a mangiare un piattovegetariano, e il loro livello di disgusto per l’immagine. I risultati dell’esperimentohanno mostrato che i partecipanti che hanno visto l’arrosto di maiale decapitatosentivano meno empatia, espresso meno disgusto, erano più disposti a mangiare lacarne, e sono stati un po’ meno propensi a scegliere un’alternativa vegetariana. Gliautori ipotizzano che i supermercati occidentali sono probabilmente consapevoli delfatto che la testa susciti disgusto ed empatia e, di conseguenza, vendono prodotti dicarne volutamente con la testa rimossa.Nel terzo studio, degli autori hanno misurato la tendenza dei partecipanti a dissociarela carne dagli animali. Ai partecipanti è stata mostrata una pubblicità per lecostolette di agnello che conteneva o non conteneva una foto di un agnello vivo.Anch’essi hanno risposto a domande simili a quelle inclusi nel primo e nel secondostudio. I risultati hanno mostrato che i partecipanti che hanno visto l’immagine conl’agnello vivo erano meno propensi a dissociare, hanno mostrato più empatia, ed eranomeno disposti a mangiare la carne.
Il quarto e il quinto studio hanno mostrato come la lingua utilizzata per descrivere lacarne può sostenere la dissociazione psicologica. Nel quarto studio, i partecipantihanno risposto a tre test che affermano che le mucche sono state “allevate”,“macellate”, o “uccise”. I risultati hanno mostrato che il termine “allevate” ha suscitatoi maggiori livelli di dissociazione e, indirettamente, ha portato a meno empatia. Nelquinto studio, i partecipanti hanno visionato un menu che ha utilizzato sia i termini“carne bovina” e “carne suina” o “mucca” e “maiale”. I risultati hanno mostrato che ipartecipanti che hanno visto il menù con le etichette “mucca” e “maiale” hanno
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mostrato meno dissociazione, più empatia e disgusto, meno volontà di mangiare ipiatti di carne sul menu, e un marginale aumento della probabilità di scegliereun’alternativa vegetariana.Gli autori concludono che la serie di studi “sperimentalmente dimostrato ciò che moltifilosofi e sostenitori dei diritti degli animali hanno sostenuto per molto tempo: iprocessi culturalmente radicati di dissociazione psicologica si ritrovano nel modo diprodurre, preparare e parlare di carne e le persone umane sostengono la volontà dimangiare carne se non vi è il collegamento tra animale e carne. Tale dissociazionepsicologica riduce l’empatia e il disgusto che altrimenti ridurrebbe il consumo dicarne”.Come fanno notare gli autori, i sostenitori dei diritti degli animali sono stati a lungo acoscienti delle tattiche usate dalle parti interessate nel settore della carne di separarela carne dagli animali. Auspicano dunque di impiegare tattiche che hanno l’effettoopposto, costringendo le persone ad affrontare il legame tra animali vivi e la carne chemangiano. Pertanto, mentre i risultati di questo studio non sono una sorpresa per idifensori degli animali, forniscono elementi utili che mostrano come le immagini e illinguaggio può direttamente aumentare o diminuire la dissociazione psicologica,innescare l’empatia e il disgusto, e la disponibilità delle persone a mangiare carne.
faunalytics.org/featurearticle/meateatersdissociation
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Il segnale del tuo corpo che non puoi sottovalutare
CUORE E SCOMPENSO CARDIACOCome salvarsi la vita
di Melania Rizzoli
Sentite un lieve affanno a fare le scale, accusate stanchezza dopo mangiato e notategonfiore dei piedi e delle caviglie verso sera? Se pensate che siano i postumi di unagiornata faticosa, di un pasto abbondante o sintomi legati al caldo o all’età sbagliate digrosso, perché invece è il vostro cuore che parla, che si sta ammalando e che vi mandaprecisi segnali di allarme.Il cuore è l’anima della nostra vita, e passiamo tutta la nostra esistenza ad ascoltare ilsuo richiamo, le emozioni che provoca, il suo battito che accelera di fronte all’amore,ne subiamo il dolore straziante quando si perde una persona importante, eppure diquesto organo centrale spesso ne vengono ignorati i veri sintomi, cioè quei segni che il
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cuore comincia ad inviarci quando inizia a difettare, a non funzionare più bene, e chealtrettanto spesso ciascuno di noi sottovaluta od attribuisce ad altra causa, magaricollegandola agli stati emotivi e non ad una vera e propria patologia cardiaca.Negli ultimi anni è incredibilmente aumentato il numero di pazienti che arrivano inpronto soccorso in condizione di scompenso cardiaco, ovvero nella fase finale di unapatologia a lungo ignorata e non curata, una grave emergenza clinica e medica che senon affrontata tempestivamente, può causare rapidamente la morte. Per tale motivo èpartita in Italia la campagna di informazione sanitaria “I love life”, su iniziativa diNovartis, che ha come slogan: “Il cuore è imprevedibile, lo scompenso no. Curarlo sipuò”, per sensibilizzare i pazienti a prestare più attenzione ai propri sintomi, a nonsottovalutarli, e soprattutto per invitarli, quando essi si manifestano, a consultare uncardiologo al più presto e a seguirne attentamente le prescrizioni.Grave emergenzaLo scompenso cardiaco attualmente colpisce quasi un milione di italiani, è la primacausa di ricovero tra gli over 65, con circa 200mila degenze all’anno per un costosanitario di oltre 3miliardi di euro. Durante il ricovero il 3,8% dei pazienti muore,mentre dopo due mesi la malattia provoca il decesso o un nuovo ricovero nel 3050%dei malati di cuore. La mortalità ad un anno dalla dimissione è del 2030%, e a 5 annisfiora il 50%. E se si pensa che una persona su 5 sopra i 40anni svilupperà unoscompenso cardiaco nel corso della vita, è intuibile come arrivare a prevenire,diagnosticare e curare per tempo questa patologia sia dirimente.I primi sintomi di tale malattia sono quasi sempre ignorati ed inascoltati, perché nonriconosciuti, perché sono variegati e sono molti, ma la mancanza di energia, il senso dispossatezza quotidiano, l’affanno sotto sforzo ed anche a riposo, con l’edema dellecaviglie e delle gambe sono i segni principali di un cuore che inizia a perdere colpi inmodo importante. Se poi non si riesce più a dormire sdraiati, se si ha bisogno di piùcuscini, se la fame d’aria non migliora nemmeno mettendosi seduti, ed èaccompagnata da sudorazione profusa senza sforzo fisico, allora lo scompenso cardiacopuò dirsi conclamato, ed il paziente definito in condizioni critiche.Il cuore, in questa fase infatti, ha già perso la sua forma normale ed il suo volumefisiologico, è deformato, dilatato, si contrae fiaccamente e tende a sfiancarsi, hadisturbi del ritmo evidenti e perde la forza contrattile di pompa del sangue, il qualeristagna nei suoi ventricoli e refluisce indietro nei polmoni, invadendo le loro cavità,aggravando l'ossigenazione generale e di conseguenza mozzando respiro e provocandoil temibile affanno. L'intero organismo, a questo punto, cerca di collaborare nellosmaltire questi liquidi che affaticano il muscolo cardiaco, trattenendoli a livelloperiferico (piedi, caviglie, gambe e addome), forzando la diuresi e mettendo a duraprova i reni, ma se le contrazioni cardiache diventano sempre più inefficienti e piùdeboli, lo scompenso procede inesorabilmente verso l’arresto cardiaco.È necessario sottolineare che tale insufficienza cardiaca è sempre una sindromesecondaria, cioè è la conseguenza di un’altra patologia del cuore non curata, perché
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spesso è provocata da un vecchio infarto trascurato, da una malattia delle valvole, dauna ipertensione non trattata o da un diabete scompensato, ma è una sindrome che,una volta comparsa, può regredire in parte, ma accompagnerà per sempre la vita delpaziente, e lo obbligherà a frequenti controlli specialistici, ad esami strumentali, oltreche ad un rigido regime dietetico, alimentare, fisico e terapeutico.Per fortuna molti sono i cardiofarmaci efficienti oggi a disposizione, somministrati inun cocktail che comprende diuretici, Aceinibitori o sartani, betabloccanti eantagonisti dell’aldosterone, e nell’ultimo anno si sono aggiunti anche gli Arni, unaclasse di molecole (sacubitril e valsartan) che si stanno rivelando in grado di aggrediredirettamente il muscolo cardiaco e la sua malattia, specialmente quella a tendenzainstabile, la più temibile, e soprattutto di ridurre il rischio di morte improvvisa.È molto importante curare costantemente lo scompenso, perché anche quando isintomi regrediscono o scompaiono, la malattia continua purtroppo ad agire.Stile di VitaCosì come è fondamentale migliorare lo stile di vita, smettere di fumare, limitare lostress, mangiare con poco sale e grassi, ridurre il sovrappeso e soprattutto muoversi,fare attività fisica, anche solo una passeggiata al giorno, perché stare fermi, seduti inpoltrona o a letto è controproducente e può addirittura aggravare la patologia.Una malattia del cuore paradossalmente fa molto meno paura di un tumore maligno,ma sono le patologie cardiovascolari, e non i tumori, la prima causa di mortalità inItalia e nel mondo, per cui ascoltate meglio e più spesso il vostro cuore, prestateattenzione ai segnali che vi manda, anche perché se il cuore è da secoli il simbolodell’amore, da che mondo è mondo di amore non si muore, e le pene sentimentali nonlo fanno di certo ammalare né favoriscono lo scompenso, mentre le malattie vereinvece, quelle sì, e se trascurate, ignorate e non curate, spesso possono fermarlo persempre. Ecco gli otto segni premonitori: come puoi salvarti la vitaLucio Dalla, Walter Chiari, Pino Daniele, Gigi Sabani, Domenico Modugno, ClaudioVilla e molti altri, sono solo alcuni dei personaggi italiani che hanno avuto in comune,oltre alla fama, una fine tragica su cui riflettere. La vita di tutti loro, infatti, è statastroncata da un infarto "fulminante", come spesso viene definita la morte improvvisa.Gli attacchi di cuore, però, non arrivano mai a ciel sereno, e soprattutto non sono mai"improvvisi": il muscolo cardiaco manda sempre i suoi sintomi premonitori disofferenza che spesso vengono sottovalutati, minimizzati, ignorati o semplicementenon sono riconosciuti. Perché è l' intero organismo, già un mese prima dell' infarto, adinviare i suoi segnali tipici o atipici che è bene ed utile conoscere. Quelli che elencherònon sono sintomi lievi, ma chiare manifestazioni di una malattia vascolare che si stasviluppando, che allerta e sollecita l' attenzione e che, se ignorata e non contrastata,può a volte condurre all' arresto cardiaco.Sono almeno otto i sintomi principali che potrebbero segnalare, già un mese prima,una anomalia riferibile al cuore. Tra questi il più importante è certamente il
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DOLORE, che quando appare in mezzo al petto spesso preannuncia un attaccoimminente.Ma, a seconda della arteria coronaria interessata, la sintomatologia dolorosa puòinsorgere in altre parti insolite, come alla spalla e al braccio sinistro, spesso confusacon un dolore osseo o articolare, alla mascella inferiore, lungo tutta la mandibola,scambiata sovente per una nevralgia dei denti o delle gengive, oppure a un lato delcollo, attribuita a rachialgia cervicale o a un torcicollo, o più spesso alla bocca dellostomaco, subito sotto lo sterno, un dolore che assume le caratteristiche postume di unacattiva digestione o di un reflusso gastroesofageo. Il tipo di dolore cardiaco di cui viparlo, però, non è bruciante o urticante, ma è opprimente, come un peso che comprimeil cuore e spezza il fiato, e soprattutto può essere accompagnato da due sintomisentinella, la nausea e i sudori freddi.Fronte e battitiL' IPERIDROSI ALGIDA, infatti, è un sintomo assolutamente da non sottovalutare:spesso inizia dalla fronte, che appare improvvisamente imperlata, per scendere alcollo e al petto. E comunque la sudorazione eccessiva, se non è attribuibile ad altrecause note, come il tiroidismo, la menopausa, il linfoma o la febbre, che portanosovente ad inzuppare le lenzuola, e non è motivata dal caldo, dallo sforzo eccessivo oda un calo repentino di pressione, quando appare lenta o improvvisa, in moto o ariposo, va presa in evidente ed urgente considerazione.La TACHICARDIA o l' ARITMIA, non certificate da blocchi di branca o altri difettidella conduzione elettrica cardiaca, sono i classici sintomi ricorrenti prima di unattacco di cuore che perde colpi, e sono dei segnali difficili da percepire per chi non èesperto senza un elettrocardiogramma, poiché simulano lo sfarfallio che si avverte inmezzo al petto durante innocue extrasistoli, mentre in realtà sono disturbi del ritmosempre accompagnati da una sensazione di disagio, di dispnea (lieve mancanza d'aria) e di agitazione alla quale non si sa dare una motivazione. Se la sensazione diaritmia dura più di qualche minuto, e soprattutto se è accompagnata da un peso sullostomaco, da nausea o conati di vomito, e da uno stato di intima agitazione, non deveessere sottovalutata, o affrontata, con spesso succede, con una limonata calda.La DISPNEA, ovvero la mancanza di respiro, quando si avverte un peso retrosternalee non si riescono a fare dei respiri profondi (a causa dell' aritmia), è un sintomo notoche si manifesta a volte con un anticipo di sei mesi prima di un eventuale infarto, e siverifica in oltre il 40% dei casi degli infartuati, senza distinzione di sesso.Spesso vienescambiata per un attacco di panico, soprattutto nei soggetti sotto i 50 anni, enaturalmente la dispnea può essere causata da molti altri problemi respiratori chenulla hanno a che fare con il cuore, ma quando insorge più di una volta senza unmotivo certificato, è sempre bene fare un controllo, oltre che polmonare, anchecardiaco.La NAUSEA, sia a stomaco pieno che vuoto, insieme ad una percezione di gonfioreaddominale, o difficoltà di digestione, e a un senso di ripienezza dopo un piccolo pasto,
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è un altro sintomo di ingorgo addominale frequente, dovuto al sequestro di sanguenella zona digestiva, attuato dal sistema vascolare per non sovraccaricare edaffaticare il cuore, nel tentativo di alleggerire e decongestionare il circolo sanguigno.Se la nausea non è accompagnata da sintomi evidenti gastrici, dell' intestino tenue edel colon, e se persiste per giorni con la sua vaga sintomatologia non dolorosa, vasicuramente accertata e soprattutto va esclusa la causa cardiaca.Il passare degli anniL' INSONNIA è un altro sintomo tipico segnalato nel 50% dei pazienti un mese primadi un infarto, che si presenta con la difficoltà ad addormentarsi e la difficoltà adalzarsi la mattina presto, con la conseguente sensazione di astenia, cioè di debolezzamuscolare, ovvero di non aver riposato. Questa sintomatologia, più presente nelledonne, non è la classica stanchezza derivante dagli impegni giornalieri, ma è unafiacca inusuale, dovuta alla diminuita ossigenazione dei tessuti muscolari per lasofferenza del cuore che non riesce a pompare il sangue arterioso nella giusta dose, eche può determinare il gonfiore serale delle caviglie. Essa può manifestarsi nellesemplici azioni quotidiane, e maggiormente a fine giornata, e viene sovente attribuitaallo stress, al carico di lavoro, o all' età che avanza. Ma il cuore è un organo cheprevede il passare degli anni, e che, se sano, si adatta perfettamente al trascorrere deltempo, senza creare problemi.Un altro sintomo che può apparire curioso, e non collegabile a un deficit cardiaco, mache è stato riconosciuto e certificato, è la PERDITA DI CAPELLI inusuale e velocenella zona posteriore della testa. Non si tratta di una caduta uniforme e normale, edessendo sul retro del capo non è facilmente visibile, ma è una constatazionesoprattutto mattutina, quando si trovano capelli sulla federa del cuscino, o la sera sulretro delle giacche, senza che tale perdita abbia una spiegazione o che sia mai siaaccaduta o notata prima.Infine, la PRESSIONE ARTERIOSA è il principale fattore di rischio predisponente all'infarto del miocardio, la quale, se non curata e stabilizzata per tempo, danneggia learterie procurando l' arteriosclerosi dei vasi cerebrali e cardiaci, e che, se favorita daalti livelli di colesterolo e di trigliceridi, i grassi del sangue, può facilitare l' occlusionedelle coronarie ed il conseguente attacco di cuore. Chi normalmente non soffre dicefalea, e a un certo punto della vita inizia ad accusare con una certa frequenza il maldi testa, o perde sangue dal naso, invece di assumere farmaci a caso, è bene che simisuri la pressione durante l' attacco nevralgico o emorragico, poiché l' ipertensionemette a dura prova i vasi cardiaci e cerebrali. Naturalmente molte altre sono lepatologie che, se non curate, predispongono all' infarto, come il diabete mellito e l'obesità, tutti fattori di rischio controllabili e reversibili con farmaci e stili di vita, maquello che mi preme sottolineare in questo articolo, è che il nostro organismo è unamacchina perfetta, e che il nostro cuore non è muto, invia puntualmente segnali diallarme chiari, evidenti, individuabili e mai silenziosi, non smette di battereimprovvisamente, perché il cuore, inteso come muscolo motore che pulsa
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ininterrottamente, non tradisce, non ci accoltella alle spalle, ma ci parla, ci avverte,suona più di un campanello di allarme, e quando a volte lo fa duramente, col dolore, lanausea e i sudori freddi, è perché alza la sua voce, urla e pretende di essere ascoltato,prima di abbandonarci e lasciarci morire.
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Thich Nhat Han – Chiamami con i miei veri nomi
Non dire che domani scomparirò,perché io arrivo sempre.
Guarda in profondità: io arrivo ogni secondo,per essere un germoglio sul ramo a primavera;per essere un minuscolo uccellino con le ali ancora fragiliche impara a cantare nel suo nido;per essere un bruco nel cuore di un fiore,per essere un gioiello che si nasconde in una pietra.
Io arrivo sempre, per ridere e per piangere,per temere e per sperare.Il ritmo del mio cuore è la nascita ela morte di tutto ciò che è vivo.
Io sono un insetto che muta la sua forma sulla superficie di un fiume.E io sono l’uccello che, a primavera, arriva a mangiare l’insetto.
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Io sono una rana che nuota felice nell’acqua chiara di uno stagno.E io sono il serpente che, avvicinandosi in silenzio, divora la rana.
Sono un bambino in Uganda, tutto pelle e ossa, le mie gambe esili come canne di bambù,e io sono il mercante di armi che vende armi mortali all’Uganda.
Io sono la bambina dodicenne profuga su una barca,che si getta in mare dopo essere stata violentata da un pirata.E io sono il pirata, il mio cuore ancora incapace di vedere e di amare.
Io sono un membro del Politburo, con tanto potere a disposizione.E io sono l’uomo che deve pagare il ‘debito di sangue’ alla mia gente,morendo lentamente in un campo di lavori forzati.
La mia gioia è come la primavera, così splendente che da sbocciare i fiori su tutti i sentieri della vita.Il mio dolore è come un fiume in lacrime, così gonfio che riempie tutti i quattro oceani.
Per favore chiamatemi con i miei veri nomi,cosicché io possa udire tutti i miei pianti e tutte le mie risa insieme;cosicché io possa vedere che la mia gioia e il mio dolore sono una cosa sola.
Per favore chiamatemi con i miei veri nomi,cosicché io mi possa svegliaree cosicché la porta del mio cuore sia lasciata aperta,la porta della compassione.
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Le forze di illuminazione danno inizio all’educazione del nuovo mondo
AL KOSMOS CLUB PISA LA FESTA DEL WESAK
E’ un evento di meditazione un incontro sul piano spirituale
di Jolanda Pietrobelli
Il plenilunio del Toro è un periodo durante il quale le energie spirituali sono a nostradisposizione in maniera unica e facilitano un rapporto più stretto fra l'umanità e laGerarchia. Le Forze di Illuminazione sono attive nel periodo della Festa del Wesak,esse emanano dal cuore del <Divino>, sono connesse alla comprensione divina epossono raggiungere e rafforzare coloro che amano e servono i loro simili. Questaenergia trasmette il secondo principio della divinità, amoresaggezza, del quale ilBuddha e il Cristo sono le due espressioni di rilievo. Le forze di illuminazione dannoinizio all’educazione del nuovo mondo. I primi che essi prenderanno in considerazionesaranno i movimenti educativi, presenti in tutti i paesi e i valori che possono rivelarsiattraverso le comunicazioni sociali, stampa, scrittori, artisti, radio commentatori,giornalisti e operatori sociali sono tutti influenzati da queste forze che fluiscono nellementi degli uomini. Il Wesak è un evento di meditazione, un incontro sul pianospirituale, si tratta di una invocazione alle forze dell'energia affinché dalla mente edal cuore di Dio, Luce e amore scendano nella mente e nel cuore degli uomini. Siamo
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pronti come ogni anno all' appuntamento con una delle più grandi ricorrenzespirituali, un giorno che esprime tutta la sua straordinarietà ed accomuna due grandimaestri: Buddha e il Cristo, unendoli entrambi in un potente atto di benedizione,impresso sul mondo. Durante la cerimonia trova luogo un'invocazione di pace edunificazione per il benessere dell' umanità, senza confini disegnati da religioni erazze, in quanto la pace è un bene di tutti, priva di colori e bandiere. La pace fa partedella vita. Lasciarsi coinvolgere dal Wesak significa collegarsi con i grandi Maestri diluce attraverso la meditazione per ricevere e donare la Grande Benedizione offertaall’Umanità proprio dai Maestri. Si ha l'opportunità di attraversare la portadimensionale e in quel breve straordinario spazio di tempo racchiuso nellameditazione, una forza energetica viene donata ai presenti. Si tratta in sostanza diGrande Energia di Luce, Amore, Fratellanza, e Unificazione che attraverso lo statomeditativo...emana. Il Wesak non è occasione di commercio, ne intende fare proseliti,tanto meno appartiene a qualsivoglia espressione politica, è semplicemente un donoche dalla notte dei tempi, viene generosamente offerto in spirito di fraternità.La Festa del Wesak. È la festa del Buddha, Intermediario spirituale fra il sommocentro spirituale (Shamballa) e la Gerarchia. Il Buddha è espressione della saggezzadi Dio, della Luce, è il Proposito divino. Questa cerimonia è annualmente fissata inconcomitanza del plenilunio del Toro, è la grande festa orientale.Il Wesak Acquariano, fa riferimento al rituale divulgato nel secolo scorso dallaTeosofia e più specificatamente da A. Bailey. La Teosofia fu fondata da HelenaPetrowna Blavatsky alla fine dell’800, che scrisse la Dottrina Segreta, un’operamonumentale che raccoglie tutti gli insegnamenti esoterici, dalla nascita dell’Universoallo sviluppo dell’Umanità, dalle leggi esoteriche che reggono il mondo alle diversedimensioni dell’esistenza. H.P. Blavatsky ricevette tutti questi insegnamenti, per lopiù in maniera telepatica, dai Maestri della Fratellanza Bianca di Shamballa,soprattutto dai Maestri Morya e Kuthumi. Tale Fratellanza di Maestri risiede aShamballa ed è guidata dal Cristo. Il Cristo, chiamato anche Maitreya, è l’Essere diLuce che governa lo sviluppo spirituale sul pianeta Terra, attraverso l’opera deiMaestri e di tutti gli uomini e donne capaci di sviluppare dentro sé stessi Amore eSaggezza e di diffonderli nel mondo. Shamballa è una città di Luce e una dimensionedella Coscienza, esiste su un piano vibratorio eterico, diverso da quello fisico, marimane vicina al piano energetico della Terra. I Maestri di Saggezza della FratellanzaBianca indicarono alla Blavatsky l’importanza del Wesak e sottolinearono la necessitàdi fare dello stesso una festività celebrata dall’intera umanità in quanto fondamentaleper la realizzazione del Piano Divino sulla terra. Ogni anno, durante il plenilunio delsegno del Toro, il Wesak viene celebrato in una valle alle pendici del Monte Kailash.Verso nordest la valle si restringe ed una grande roccia altare, bianca e scintillantene chiude il punto più stretto. Un piccolo torrente scorre di lato e sparisce poco lontanoin un chiaro lago blu. Una grande massa di persone è presente, in silenziosoraccoglimento e preghiera.
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Nella foto i due celebranti : Gianni Tucci e Jolanda Pietrobelli, presso la Palestra Kosmos Club di artimarziali e discipline olistiche ( Ghezzano Pisa)
Sulla roccia altare c’è una coppa di cristallo colma di acqua purissima ed accanto adessa prendono posto i Maestri della Fratellanza di Shamballa, quei Grandi Esseri chesono i custodi in terra del Piano di Dio per il nostro pianeta e l’umanità. Al centro, difronte alla coppa, il Cristo, il Maestro dei Maestri. Quando l’ora del plenilunio siavvicina, a nordest appare un punto luminoso che si avvicina sempre piùrapidamente, al suo interno, si rende visibile la figura del Buddha che con la manoalzata in segno di benedizione si ferma a mezz’aria sulla roccia sacra. La benedizionedel Buddha, di Cristo e di tutta la Fratellanza Bianca si diffonde nella valle, gli Irissbocciano e i presenti intonano mantra e preghiere che culminano con la GrandeInvocazione. Il Buddha benedicente rimane visibile per otto minuti, poi lentamente siallontana così com’è venuto, e quindi l’acqua benedetta viene distribuita ai presenti.Quest’acqua, che ha ricevuto ed immagazzinato l’Energia di Benedizione del Buddha edi tutti i grandi Esseri, rappresenta la continuità del legame tra Maestri, Discepoli edesseri umani ed è un potente veicolo di energia positiva e di determinazione a
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proseguire il cammino. Poi anche il Cristo e i Maestri della Fratellanza Biancaabbandonano la valle fino all’anno successivo. Alcuni ricercatori ritengono di averindividuato la valle del Wesak. In merito a tale questione va precisato che l' eventoavviene veramente nell’area del monte Kailash, non si sa se nella valle ipotizzata, nelsito indicato o in altre zone circostanti, ma in ogni caso non avviene sul piano fisico emateriale!
Punti della cerimoniaIl Wesak è una meditazione, è un contatto con il Buddha, il Cristo e i Maestri diSaggezza, ed è fondamentale che i partecipanti siano guidati con saggezza a talelivello di coscienza. Per far ciò è necessario che i conduttori pratichino con costanza lameditazione e siano in grado di interiorizzarsi con i Maestri, in modo da potercondurre a tale incontro anche i partecipanti all’evento.I partecipanti a loro volta devono essere aiutati ad entrare in uno stato meditativoutilizzando la ripetizione di mantra, una respirazione consapevole e visualizzazioniadeguate.Il rituale fondamentale della cerimonia del Wesak consiste:
• Visualizzazione della Valle del Wesak, con il Cristo di fronte alla coppa dicristallo contenente l’acqua e circondato dai Maestri di Saggezza.
• Visualizzazione dell’arrivo del Buddha, della sua unione con il Cristo e lorobenedizione dell’acqua, dei fiori e dei partecipanti durante 8 minuti di silenzio.
• Ripetizione della Grande Invocazione e di 12 OM.• La Grande Invocazione è l'elemento centrale della cerimonia del Wesak e va
recitata così come è stata trasmessa dai Maestri
Uso e SgnificatoLa bellezza e la forza di questa Invocazione stanno nella sua semplicità e nella suaespressione di certe verità centrali che tutti gli uomini istintivamente e normalmenteaccettano la verità dell'esistenza di un'intelligenza di base alla quale diamovagamente il nome di Dio; la verità che, dietro all'apparenza esteriore, il poteremotivante dell'universo è Amore; la verità che una grande individualità, dai cristianichiamata Cristo, venne sulla terra e incarnò quell'amore affinché potessimocomprendere la verità che amore e intelligenza sono effetti di ciò che chiamiamoVolontà di Dio; e infine la verità lapalissiana che il Piano divino può attuarsi soltantotramite l’umanità. L'intera invocazione si riferisce alla incombente, adombrante erivelatrice riserva di energia, causa immediata di ogni evento sulla terra, che indical'emergere di ciò che è nuovo e migliore; questi eventi dimostrano l'avanzare dellacoscienza umana in una luce maggiore. Finora il consueto appello invocativo è stato dinatura egoistica e in una formulazione temporanea. Gli uomini hanno pregato per sestessi, hanno invocato l'aiuto divino per coloro che amano, hanno dato
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un'interpretazione materiale ai loro bisogni fondamentali. Questa invocazione è unapreghiera mondiale, non ha un richiamo personale o un impulso invocativo temporale,esprime il bisogno dell'umanità e penetra attraverso tutte le difficoltà, i dubbi e gliinterrogativi direttamente alla mente e al Cuore di Colui nel qual viviamo, cimuoviamo e siamo fino alla fine del tempo stesso e "finché l'ultimo stanco pellegrinonon avrà trovato la sua strada verso casa".
Nella foto: un gruppo di partecipanti alla cerimonia tenutasi il 19 maggio c.a. negli ambienti dellaPalestra Kosmos Club.
La Grande InvocazioneMolte religioni credono in un Istruttore o Salvatore Mondiale, sotto il nome di Cristo,Signore Matreya, Imam Mahdi, Bodhisattva e Messia. Questi termini vengono usati inalcune versioni della Grande Invocazione, cristiana, hindu, mussulmana ed ebrea.Donne e uomini di tutto il mondo usano la Grande Invocazione nella loro lingua. Essa appartiene all'umanità. È una preghiera di potere e di luce. Le sue originiantiche è una formula mantrica di immensa potenza che aiuta a determinarecambiamenti e riassestamenti in tutti gli aspetti della nostra vita planetaria. È una
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preghiera mondiale, usata da persone di ogni fede e inclinazione spirituale per aiutareil nostro pianeta durante questo difficile periodo di transizione. La bellezza e forza diquesta Invocazione consistono nella sua semplicità e nell'espressione di certe veritàcentrali, che la maggior parte degli esseri umani sente e accetta: la veritàdell'esistenza di una Intelligenza fondamentale a cui diamo il nome delle divinità checi corrispondono; la verità che dietro a tutte le apparenze esteriori, il potere motivantedell'universo è l'Amore; la verità che grandi Individualità vennero ciclicamente sullaTerra e incarnarono quell'amore in modo che noi potessimo comprendere; la verità chesia l'amore che l'intelligenza sono effetto di ciò che viene detto la Volontà di Dio einfine, la verità evidente che il Piano divino può attuarsi soltanto tramite l'umanità.Ricorrere alla Grande Invocazione permette al mondo, di avere un potente mezzo percontattare e distribuire energie che permettono di evolvere e trasformare il pianetaTerra. La Grande Invocazione porta cambiamenti nella vita. E’ tradotta in oltre 70lingue e viene recitata da un crescente numero di persone.Il Wesak è un gesto di amore del Cristo Uomo e Buddha il Risvegliato, Essiimpartiscono la Grande Benedizione per sigillare nell'aura dei partecipanti, l'improntadivina che permetterà la rapida evoluzione dell'anima. Prima della GrandeInvocazione, alziamo le braccia con le palme delle mani in avanti, per ricevere labenedizione.
La Grande Invocazione viene recitata da tutti i presenti:
Dal punto di Luce entro la Mente di DioAffluisca luce nelle menti degli uomini.
Scenda Luce sulla Terra.
Dal punto di Amore entro il Cuore di DioAffluisca amore nei cuori degli uomini.
Possa Cristo tornare sulla Terra.
Dal centro ove il Volere di Dio è conosciutoIl proposito guidi i piccoli voleri degli uomini
Il proposito che i Maestri conoscono e servono.
Dal centro che vien detto il genere umanoSi svolga il Piano di Amore e di Luce.
E possa sbarrare la porta dietro cui il male risiede.
Che Luce, Amore e Potereristabiliscano il Piano sulla Terra.
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A COLLOQUIO CON HERMAN
di Manlio Allegri
Motivazione
Mi dedico da sempre all’arte pittorica, ma ogni tanto mi prende il desiderio
irrefrenabile di scrivere, scrivere, scrivere e immancabilmente ogni racconto si
trasforma in una sorta di auto confessione, quindi, scrivo per raccontare me stesso, i
miei dubbi, i miei stati d’animo.
Dal momento che non sono uno scrittore cerco di trovare aiuto leggendo autori che
sento per qualche motivo vicini o che per assurdo sono agli antipodi dal mio pensiero.
Uno degli scrittori con cui amo dialogare è Hermann Hesse.
Analizzare l’intera opera di Hesse non è nelle mie possibilità né tantomeno ho questa
intenzione, per cui decido di approfondire la lettura di un vecchio libretto tascabile
( 100 pagine 1000 lire) che proprio per le sue pagine ingiallite e il suo profumo di carta
ammuffita esercita su di me un certo fascino.
Un libro di poco valore, ma con parole e frasi di grande significato e insegnamento di
vita. Il titolo è “Vagabondaggio”
Prima, però, di confrontarmi con questo importante scrittore ritengo utile fare il punto
sulla mia situazione.
Settantadue
Forse non me ne rendo conto, ma ormai sto raggiungendo velocemente il mio 72°.
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Ragionando a mente fredda a questa età con la moglie aggredita da un male
irreversibile dovrei disperarmi rischiando di cadere in una grave forma di depressione.
Ho raggiunto, invece, in queste condizioni, un equilibrio fisicomentale che mi
permette di avere un rinnovato entusiasmo creativo e di interpretare la vita nel modo
giusto. Entusiasmo e meraviglia di scoprire cose nuove, entusiasmo di amare tutto ciò
che faccio, entusiasmo di amare le donne per tutto quello che racchiudono nel loro
modo di agire, per il loro modo di camminare, per il dono che hanno di farmi star bene.
Mi accorgo ora di aver camminato e vissuto con i paraocchi, ma soprattutto di aver
vissuto tenendo perennemente tirato il freno a mano della passione. Forse un po’
tardi, ma sono convinto di avere imparato a valorizzare la parte migliore di me stesso
e questo mi permette di avere un filo diretto con il mondo di fuori e gli esseri che lo
abitano fanno parte di me ed io di loro. La comunicativa che riesco ad avere con gli
altri mi fa meravigliare, ma, nello stesso tempo mi fa godere maledettamente: è
veramente una bella sensazione.
Questo modo di pensare e questo comportamento libero e aperto mi fa star bene. Mi fa
star bene con. me e con gli altri. E’ come se dopo essermi agitato tutta la vita, e…
capperi se mi sono agitato!, abbia finalmente capito dove collocarmi in questo caotico,
o meglio, ordinato universo. E’ come se all’improvviso si fosse spalancata una grande
porta sul futuro.
A questo punto mi viene da domandarmi: perché tutto questo non avviene quando
abbiamo 20 anni?. Perché quando siamo giovani ci sembra tutto così difficile? Perché
da giovani il futuro non è altro che un buco nero e vischioso tanto da farci stare in
continua apprensione? Non è così vorrei poterlo urlare ai giovani di oggi. Vorrei
prenderli per le spalle e scuoterli forte e gridare: aprite gli occhi, non abbiate paura, se
vi fate catturare dalla paura rimarrete prigionieri tutta la vita di quelli che ve la
incutono a sommo studio per fare i cazzi propri! Il mondo è vostro, nessuno ve lo può
rubare, anzi non permettetelo per nessuna maledetta ragione, non c’è nessuno che
abbia il diritto di impedirvi di viverlo!72
Gli altri
La positività dovrebbe, anzi è una condizione inconfutabile “sine qua non” dicevano i
latini.
Basterebbe partire da questa convinzione per avere le idee chiare e creare la
condizione per essere utili in questo affollatissimo mondo.
Non dico che in questo modo riusciamo a detenere la “ragion pura”, ma sono certo che
questa è la strada che ci può permettere anche di sbagliare senza creare danni e senza
impedire agli altri di vivere, di pensare, di agire.
Immaginiamoci cosa sarebbe la vita senza “gli altri”. “Gli altri” non sono i nemici. “gli
altri” sono noi.
“Philosophia” a parte sono arrivato alla conclusione che non c’è bisogno di fare grandi
cose per vivere bene, basta fare il nostro meglio magari mettendoci un po’ di
entusiasmo e tanto amore.
Analisi
Ho ritenuto necessario fare questa prefazione soprattutto per analizzare da vicino il
mio pensiero per giungere ad un accostamento allo scrittore, invece di analizzare lo
scrittore per accostarlo o confrontarlo in seguito al mio modo di pensare e di vivere e,
soprattutto al mio modo di interpretare l’arte. Questo perché ritengo di non essere in
grado e, tantomeno, di avere la cultura adatta per poter fare una critica approfondita
o meglio una ricerca analitica di qualsivoglia scritto letterario.
Scorrendo lo sguardo lungo la mia libreria leggo i nomi di Dino Buzzati, Hermann
Hesse, Jean Paul Sartre, Fromm, Italo Svevo e tanti altri. Non tutti questi autori sono
in sintonia con il mio pensiero, anzi, alcuni hanno un modo di interpretare la vita
all’opposto del mio, ma tutti vanno a toccare argomenti che ritengo molto importanti
per poter capire come affrontare al meglio eventuali disagi ed incertezze. La lettura di
certi scritti mi hanno aiutato a conoscere me stesso lati positivi e negativi compresi.
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Fra tutti gli autori quello che ritengo più vicino e più utile per capire come
interpretare l’arte è indubbiamente Hermann Hesse.
Da “Vagabondaggio” di Hermann Hesse
“ Com’è bello varcare simili confini! “ Questa frase, scontato il senso figurativo di
varcare i confini fisicamente, entra pienamente a far parte del mio concetto di libertà
che mi spinge ad una ricerca continua di un linguaggio pittorico che più rispecchi i
miei sentimenti interni. Aggiungo: i veri confini vanno molto più in la della traccia
nera sulla cartina o degli addetti alla frontiera ai quali bisogna mostrare la carta
d’identità o il passaporto. I veri confini sono quelli che ci piantiamo, o meglio., che ci
vengono piantati nella testa, quelli che non ci permettono di vivere come vorremmo,
quelli delle paure, quelli del bigottismo, quelli dello status imposto da chi ci vuole
schiavi, pedine da muovere a suo piacimento.
“ Se esistessero molti uomini come me nei quali fosse radicato il disprezzo per i confini
nazionali, allora non ci sarebbero più guerre ne blocchi”
Ci abbiamo malamente provato, ma, visti i risultati affatto incoraggianti credo che
fino a quando non riusciremo a cancellare dalla nostra testa questi confini ci saranno
sempre guerre blocchi e muri e chissà se questa frase avrebbe avuto l’approvazione di
Hesse.
“ Io sono un nomade non un contadino” “Dove il nostro amore resta incatenato per
trasformarsi in fedeltà e virtù, la esso mi diventa sospetto” Hermann dichiara di aver
sprecato metà della sua vita nel tentativo di imitare la sua virtù, io, ammesso che
possa sopravvivere altri 20 anni avrei sprecato quasi l’80% della mia vita. L’autore
afferma che essere un artista e nello stesso tempo un borghese è pura chimera, ma
essendo nati in questo tipo di società e dovendoci vivere bisogna raggiungere un certo
compromesso (parola che non mi è particolarmente simpatica) e anche se mi
piacerebbe una vita più spensierata e meno invasa da lacci e laccetti, una vita libera e
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randagia, sono convinto che la vera libertà sia uno stato mentale che possiamo crearci
in qualsiasi situazione. Si è vero, da perfetto borghese, mi sono sposato, ho creato una
famiglia, figli, nipoti e, spero, pronipoti, ma quello che mi chiedo è se saranno capaci di
capire cosa vogliono e come intendono fare della loro vita, e spero tanto che non
dovranno arrivare alla mia età per scoprirlo.
Sintesi
A seguito di questa convinzione sono giunto, in questi ultimi tempi, a sintetizzare la
mia ricerca dando ai colori stessi la responsabilità di guadagnarsi la libertà come se
fossero i miei figli o come se fossi io stesso e ho lasciato che scrivessero delle storie
espandendosi, scontrandosi fra loro o amalgamandosi su una superficie senza ostacoli
lasciando integra la loro luminosità. Questo libero scorrazzare dei colori su questa
superficie liscia rappresenta in definitiva il mio desiderio di “Vagabondaggio” senza
meta e senza tempo e il risultato non fa altro che descrivere tutti i sentimenti e le
visioni già descritte nel commento dello scrittore Hermann Hesse. Non so se i miei
lavori possano rappresentare un parallelismo perfetto con gli scritti di questo autore,
ma si accostano bene al sentimento e al concetto della vita che essi esprimono.
I colori del pensiero
Sei chilometri in salita e sei chilometri in discesa per tornare a casa. Questo è il
vagabondaggio che mi posso permettere. Certamente non è da paragonare al
vagabondaggio di Hermann Hesse, ma durante quei dodici chilometri vivo molte
sensazioni. Pensieri belli e brutti che si affollano nella mia testa, alberi che frusciano
sotto il vento, rami che si piegano, nuvole ed ombre che si muovono, che corrono, che
cambiano forma di attimo in attimo, in divenire, guarda caso, come i colori che lascio
scorrere, amalgamarsi, respingersi. Hesse fa i suoi appunti di viaggio disegnando con
gli acquarelli la casa, il campo, l’albero, la chiesa, la fattoria, il cielo con le sue nuvole
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e definisce il suo vagabondaggio amore, amore erotismo. La mia mente vaga fra i colori
della natura e i pensieri diventano positivi, costruttivi, la mia mente risolve i
problemi, dipinge, colora i miei quadri.
Incontro una donna: vieni a casa a prendere un te, un caffè, sai ho fatto la crostata di
more, ti va di assaggiarla? Mio padre mi ha lasciato dei quadri quando puoi venire a
darmi il tuo parere? Sono tutti nudi di donne, sai mio padre aveva una certa
passione…
L’amore
Hesse paragona l’amore per una donna all’amore per il viaggio: “appartengo alla razza
dei volubili che non amano una donna ma solo l’amore” “il romanticismo del viaggio è
per metà nient’altro che attesa dell’avventura. Ma per l’altra metà esso è impulso
inconsapevole a trasformare e dissolvere l’elemento erotico”
Sento amore e stima intorno a me. Mentre cammino col sole, col vento, con la pioggia
mi chiedo spesso come sarebbe stata la mia vita se avessi scelto di essere indipendente
da ogni impegno e ripenso a quell’invito a imbarcarmi su quello yacht a fare un
viaggio senza meta e senza tempo. Accattivante! Quasi da rimpiangere! Ma queste
sono solo riflessioni di uno che ha fatto scelte diverse.
Vorrei essere un gigante e allora giacerei su di un Alpe con la testa vicina alla neve, tra
le capre, e le mie unghie sguazzerebbero nella profondità del lago. Così giacerei senza
rialzarmi mai più, arbusti germoglierebbero tra le mie dita, rose alpestri nei miei
capelli, i miei ginocchi sarebbero promontori, sul mio corpo si erigerebbero vigne, case e
cappelle.
Questo è letteralmente un amplesso con la natura, con tutto ciò che circonda il
viandante. La montagna la neve, le capre, il lago gli alberi, la pioggia, il sole, il vento
diventano parte stessa del personaggio delle sue gambe, delle mani della testa; questo
è il modo di amare, di godere di tutto e di niente.
Quando si raggiunge questo livello di pensiero tutto il resto, gli obblighi, le paure, le
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guerre, i confini, perde ogni significato.
Ritmi
Ritorno in laboratorio, a quel punto sono veramente solo senza obblighi ne doveri.
Sono solo con i miei quadri, con tutto quel disordine che amo tanto.
E’ li che continuo a vagabondare, è li che i confini spariscono, è li che i colori
cominciano a camminare al ritmo della mia fantasia.
“Come l’evaporare e poi di nuovo il precipitare dell’acqua sulla terra avviene secondo
un certo ritmo, come le stagioni e i flussi e riflussi del mare hanno i loro tempi
determinati e la loro successione, così anche nel nostro intimo tutto procede secondo
una legge e per ritmi”
Profumi
“Vi sono giorni nei quali sono convinto che nessun uomo sulla terra sappia osservare
certe atmosfere di aria e nuvole, certe risonanze di colori, certi profumi e gradazioni di
umidità in maniera così sottile, così precisa e fedele come so fare io con i miei vecchi,
nervosi sensi di poeta e viandante. E poi di nuovo, come oggi, può divenirmi
problematico il fatto che abbia visto, udito, odorato qualcosa o se invece tutto ciò che
credo di percepire altro non sia se non l’immagine della mia vita interiore proiettata
fuori di me”.
I colori e i profumi rappresentano lo scorrere della vita. Ricordi, visioni, sentimenti,
sono tutti racchiusi in queste due parole. Gestualizzo con i barattoli dei colori, colo,
spruzzo, lascio che scorrano e che si mescolino fra loro, li sposto inclinando il piano del
supporto e anch’io ho la sensazione che ciò che appare non sia altro che l’immagine
della mia vita interiore proiettato fuori di me.
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Nota: Panorami, personaggi, città, campagne, nature morte, ritratti fanno parte dei soggetti riprodotti
da chi sta davanti alla tela con pennelli e colori. L’artista si emoziona davanti ad un tramonto o davanti
ad un paesaggio marino, magari con le onde agitate dal libeccio, o davanti ad un nudo di donna, o
semplicemente davanti ad un cesto di frutta e cerca di trasferire questa emozione sulla tela mescolando
i colori dei tubetti o usandoli puri con pennelli spatole o quello che gli capita per le mani o con le mani
stesse.Il risultato è imponderabile: il soggetto verrà riprodotto in modo tale da sembrare così reale da
poterlo toccare con mano o sarà riprodotto con un insieme di colori o segni grafici esteticamente meno
simile al vero, ma più simile al su aspetto interiore?
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