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GLI APPUNTI DELMISTER - Numero 2

INDICE

� Articolo n°1 di Angelo Iervolino Come ottimizzare gli attacchi ad una difesa schierata

attraverso 4 esercitazioni tattiche.

� Articolo n°2 di Alessandro Gelmi Skip: come e perché lo si esegue

� Articolo n°3 di Angelo Iervolino Come allenare e quali suggerimenti dare alla nostra

squadra se il prossimo avversario gioca con il 4-3-1-2 o

il 5-3-2

� Articolo n°4 di Jonathan Proietto L’insorgenza della fatica nel calcio

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Articolo n° 1 – Gli appunti del mister

Come ottimizzare gli attacchi ad una difesa

schierata attraverso 4 esercitazioni tattiche. di Angelo Iervolino

INTRODUZIONE

Ogni azione offensiva deve essere ben organizzata al fine di renderla pericolosa ed efficace . In qualsiasi stato di organizzazione si trovi la difesa avversaria , la nostra azione offensiva deve sempre avere dei movimenti coordinati tra tutti i reparti e tra i singoli giocatori che entrano a far parte dell’azione. Contro un qualsiasi numero di difensori, la nostra azione offensiva deve già sapere cosa fare in precedenza, in rapporto alla situazione. Anche se ci troviamo di fronte difese con tre giocatori o addirittura se ci troviamo in superiorità numerica in fase offensiva, la nostra azione deve essere organizzata ed efficace, avendo l’intento in ogni occasione di mettere in difficoltà la difesa avversaria. A maggior ragione questo vale se ci troviamo di fronte ad una difesa schierata. Ogni azione offensiva deve essere talmente organizzata e effettuata con i tempi giusti , in modo che ognuno degli interpreti che la svolgono , effettuino il proprio ruolo in maniera veloce e decisa. Per arrivare a questo tipo di giocate, c’è bisogno di allenare la fase offensiva contro tutte le possibili situazioni che si vengono a creare in

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partita, in modo da non trovarci impreparati di fronte ad una situazioni mai vista, o almeno di riuscire ad adattarci nel minor tempo possibile senza così vanificare un’azione offensiva. PRINCIPI E SOLUZIONI

Ogni azione offensiva è frutto dell’idea dell’allenatore, ed ognuna ricerca degli obbiettivi perseguiti in allenamento, anche se ogni azione non può prescindere da quelli che sono i principi cardine di una buona fase offensiva:

• La ricerca della profondità • La creazione di spazi • Un gioco d’ampiezza • Movimenti coordinati come la

sovrapposizione in fase offensiva A prescindere dalla difesa avversaria, se si riesce a portare avanti uno dei precedenti principi con efficacia, la nostra azione può diventare pericolosa.

Sfruttare la profondità

Un gioco d’attacco in profondità prevede l’inserimento in direzione della porta di un giocatore, con una corsa in avanzamento sfruttando tagli d’avanti o da dietro al difensore avversario, fig.1.

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Fig.1 Oltre che una profondità degli attaccanti, è bene ricercare una profondità di un giocatore che si inserisce dalle retrovie, al fine di cogliere impreparata la difesa avversaria, fig.2 .

Fig.2 Quindi un gioco atto alla ricerca della profondità deve necessariamente:

• Sfruttare gli spazi liberi che si vengono a creare

• Portare uno o più giocatori in zona luce • Evitare il fuorigioco

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• Sfruttare gli inserimenti dalle retrovie

Creare spazi di giocata

Il calcio è fatto soprattutto di movimenti senza palla. Effettuando movimenti giusti con i tempi giusti , è possibile creare molte difficoltà alla difesa avversaria. La creazione degli spazi è spesso affidata al singolo giocatore che , con movimenti appropriati, attirerà l’attenzione su di se della difesa avversaria, per favorire l’inserimento di un compagno nello spazio liberato dal suo movimento. Questo può avvenire in ogni zona del campo, sia laterale che centrale , al fine di trovarci più facilmente nella zona di campo dove vogliamo creare difficoltà, fig.3.

Fig.3 Quindi ogni azione finalizzata alla creazione degli spazi, con movimenti senza palla deve :

• Portare un o più giocatori in uno spazio meno occupato da maglie avversarie

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• Portare un giocatore in uno spazio dive può essere pericoloso

• Poter far inserire un giocatore nello spazio dove potrà avere una facile gestione della palla

• Deve riuscire a creare disagio nella difesa avversaria

Giocare in ampiezza

Se la nostra azione prevede la ricerca dell’ampiezza avremo buone possibilità di creare disagio alla fase difensiva dei nostri avversari. Il gioco d’ampiezza prevede lo svolgimento dell’azione su un lato del campo per poi con uno scorrimento di palla arrivare ad affondare l’attacco sul lato opposto , dove ci sarà un giocatore esente da marcatura, fig.1.

Fig.2 I giocatori esterni dovranno, in una transizione da fase difensiva a fase offensiva, stare molto larghi sulla linea laterale così da far inevitabilmente allargare la difesa avversaria, visto che in fase offensiva sarà ovviamente raccolta a difesa della porta.

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Cercare di giocare in ampiezza costituisce anche un modo per aggirare la difesa, appunto con azioni che partono da un lato del campo per poi terminare dall’altro.

Sfruttare la sovrapposizione

La sovrapposizione è uno dei movimenti per creare anche una superiorità in fascia e quindi liberare un uomo dalla marcatura avversaria. Nella sovrapposizione un giocatore sovrappone la corsa del compagno sul lato più esterno ad esso: è importante che il passaggio venga eseguito con tempi coordinati alla corsa del giocatore in sovrapposizione. Teoricamente il momento giusto per effettuare il passaggio , è quando il giocatore si trova alla medesima altezza del giocatore in possesso palla, Fig.3 .

Fig.3

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Esercitazioni

N°1 - Profondità

Con difesa schierata e palla al centrocampista centrale, si effettua un’azione offensiva dove il centrale appoggia palla alla punta la quale scarica verso l’esterno che serve il taglio in profondità su corsa incrociata l’altro attaccante. Contemporaneamente dal lato opposto si inserisce anche l’altro esterno. In questa esercitazioni bisogna far si che ogni giocatore effettui il proprio compito con tempi coordinati ai compagni, e evitare che gli attaccanti si trovino in fuorigioco.

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N°2 – Creazione spazi

In questa esercitazione , sempre con difesa schierata, alleniamo la creazione di uno spazio utile per l’inserimento di un compagno. Palla all’esterno sinistro, l’attaccante di zona effettua un movimento fuori-dentro per liberare uno spazio centrale per l’inserimento del centrocampista centrale. L’altro attaccante va in profondità. L’esterno sinistro , una volta liberatosi lo spazio , servirà nello spazio il centrocampista centrale che si inserisce in area, questo sarà libero di calciare o servire l’attaccante. Tutto deve essere fatto con la massima sincronia e velocità, e l’attaccante che crea lo spazio deve muoversi molto rapidamente senza ostacolare la corsa dell’altro attaccante.

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N°3 – Ampiezza

Come da principio della ricerca dell’ampiezza, sviluppiamo l’azione su un lato del campo per poi cambiare velocemente fronte d’azione. L’esterno destro punta il difensore e scarica all’indietro verso il centrocampista centrale il quale con un cambio di gioco serve il difensore esterno opposto sulla corsa senza palla che andrà al cross per l’inserimento degli attaccanti o del centrocampista centrale che si inserisce. Il cambio di gioco deve avvenire molto velocemente e solo quando il difensore esterno è libero di gestire la palla-

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N°4 - Sovrapposizione in fase offensiva

Con la difesa schierata più un centrocampista difensivo, l’esterno di centrocampo punta il rispettivo marcatore per poi all’improvviso servire il difensore esterno in sovrapposizione . Contemporaneamente i due attaccanti incrociano la propria corsa per mettere in difficoltà i rispettivi marcatori. Assicurasi che il momento del passaggio, sia quando il giocatore in sovrapposizione si trova alla medesima altezza del giocatore in possesso palla.

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Articolo n° 2 – Gli appunti del mister

Lo skip: come e perché lo si esegue di Alessandro Gelmi

COS’è LO SKIP: lo skip, la corsa a ginocchia alte, è un’andatura che allena e migliora la tecnica di corsa, l’appoggio del piede, la posizione del baricentro e il movimento coordinato tra arti superiori ed arti inferiori durante la corsa. COSA CURARE QUANDO SI ESEGUE LO SKIP

- contatto del piede col terreno: è fondamentale che l’appoggio avvenga con l’avampiede e non con la pianta o il tallone; è importante che i nostri atleti, soprattutto se si parla di settore giovanile, imparino a sentirsi e a conoscere il proprio corpo. Per fare questo un aiuto può essere quello di proporre queste andature (oltre allo skip c’è la corsa calciata, il doppio impulso ecc..) scalzi, ad occhi chiusi ecc, al fine di favorire la presa di coscienza da parte del soggetto.

- posizione del baricentro: si trova circa a livello della quinta vertebra lombare, e nel momento dell’appoggio dell’avampiede a terra, la sua proiezione deve cadere esattamente al centro della base d’appoggio.

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- Movimento degli arti superiori e dei segmenti non direttamente coinvolti:

o Arti superiori: devono oscillare in maniera opposta rispetto agli arti inferiori; pertanto l’avanzamento di un arto inferiore avviene contemporaneamente all’avanzamento dell’arto superiore contro laterale.

o Il capo: deve mantenere un prolungamento sull’asse longitudinale in linea con quello del tronco.

o Il tronco: deve essere in linea con la gamba di spinta che si trova estesa per la spinta. PER COSA PROPORRE LO SKIP Premessa: le proposte variano e devono essere adattate alla categoria con cui ci si trova a lavorare, rispettando le fasi sensibili dei nostri giocatori e rispettando gli obiettivi e le necessità che esse richiedono.

- Lo si può proporre a scopo coordinativo: in questo caso si propongono delle andature, tra le quali lo skip, sulla distanza di 5-10 mt nelle quali si curano i particolari detti sopra che mirano ad uno sviluppo della tecnica di corsa;

- Lo si può proporre a scopo reattivo: nell’esecuzione di percorsi e/o stazioni di rapidità e reattività neuro muscolare è importante stimolare gli atleti a dei gesti molto rapidi, e uno di questi è proprio l’esecuzione di skip alto, basso, laterale per mantenere sempre il piede “reattivo”;

- Lo si può anche proporre come lavoro di forza: o Sia come trasformazione, alla massima intensità

post esercizio di sviluppo di qualsiasi forma di forza per i muscoli della parte anteriore della coscia (pressa, leg extension, balzi ecc…);

o Sia come andatura con piccolo sovraccarico (cavigliera, traino), su una distanza di 20-25 mt per rinforzare i muscoli coinvolti nella biomeccanica della corsa.

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Articolo n° 3 – Gli appunti del mister

Quali suggerimenti impartire in settimana alla

nostra squadra se il prossimo avversario da

incontrare gioca con il 4-3-1-2 o con il 5-3-2.

di Angelo Iervolino

LA FASE DIFENSIVA NEL 4-4-2 Il 4-4-2 è il sistema di gioco più utilizzato dagli allenatori di calcio. Questo prevede l’utilizzo di quattro difensori , quattro centrocampisti e due attaccanti. La difesa è composta da due difensori centrali e due esterni difensivi con compiti anche di offendere. Il centrocampo è organizzato da due centrocampisti centrali e due esterni con compiti offensivi. L’attacco prevede l’utilizzo di due punte, fig.1.

Fig.1 Solitamente la difesa è organizzata per una marcatura a zona .Questa prevede la copertura di una determinata zona del campo da parte di ciascun giocatore a prescindere dal modulo adottato.

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In fase di non possesso ogni giocatore dovrà andare a contrastare esclusivamente nella sua zona di competenza e cercare di coprire quelle adiacenti. Giocando a zona si ha il vantaggio di giocare nella zona del campo più congeniale ad ogni giocatore, a uomo questo non può succedere visto che bisogna seguire l’avversario da marcare in tutte le zone del campo. Probabilmente il 4-4-2 dal punto di vista didattico risulta il sistema più semplice da insegnare, ma forse anche il più efficace. In fase difensiva il concetto che tutti i componenti della squadra devono apprendere è quello della copertura reciproca tra compagni, o il così detto attacco e copertura, fig.2.

Fig.2 Ad esempio se la palla è in possesso dell’esterno sinistro avversario , il nostro centrocampista destro andrà in attacco comunque coperto dal centrocampista centrale destro e dal difensore esterno destro, fig.3.

Fig.3 Ogni allenatore , rispetto al suo pensiero di gioco, schiera la difesa come meglio crede: su attacco

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laterale è possibile schierare la difesa su due o tre linee. Schierando la difesa su due linee daremo meno profondità al gioco avversario, con la difesa su tre linee avremo un giocatore più staccato dai compagni per una repentina chiusura, fig. 4-5.

Fig.4

Fig.5 Se il gioco si svolge in zona centrale ci sono diverse considerazioni da fare. Innanzitutto su palla in zona centrale sia la difesa che il centrocampo si disporrà su una sola linea in attesa di leggere la giocata dell’avversario, con ovviamente il giocatore di zona in pressione sull’avversario, e con i compagni in copertura, fig. 6

Fig.6

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Altre due considerazioni da fare sono: capire se la palla si trova in situazione di palla scoperta ( l’avversario ha spazio di giocata senza essere contrastato) o se si trova in situazione di palla coperta (l’avversario non ha spazio e tempo di giocata, spalle alla porta avversaria). Se, sempre in posizione centrale , ci troviamo in situazione di palla scoperta , tutta le linee difensive arretrano stringendosi a protezione della porta ,fig.7.

Fig.7 Se il giocatore in posizione centrale è spalle alla nostra porta, allora tutta la squadra sale in blocco in ampiezza accorciando lo spazio tra linea e palla, fig. 8.

Fig.8 In ogni caso in fase di non possesso, la squadra deve rimanere stretta trai reparti e tra i singoli giocatori , a protezione della porta, ed ovviamente in transizione da fase difensiva ad offensiva la squadra dovrà cercare di allargare gli spazi

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cercando ampiezza per far allagare le maglie avversarie. Nel caso l’azione avversaria si sviluppi in fascia con l’utilizzo di una sovrapposizione , il giocatore in pressione scalerà sul giocatore in sovrapposizione, e quello in copertura andrà velocemente sul portatore, con ovviamente una diagonale collettiva di tutti i membri restanti della difesa, fig. 9-10-11.

Fig.9

Fig.10

Fig.11 Un discorso a parte ma analogo al resto della squadra è da effettuarsi per i due attaccanti. Per entrambi valgono gli stessi principi degli altri componenti del 4-4-2, ossia attacco e copertura.

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Se la palla è gestita dal portiere che si appresta ad un rinvio in avanti la loro posizione deve essere in linea tra di loro ed ovviamente dietro la linea della palla, fig.12.

Fig.12 Se la palla invece è in possesso del difensore centrale, allora un attaccante va in attacco al portatore e l’altro va in sua copertura, fig.13.

Fig.13 Nel caso in cui il portiere giocasse palla a terra per un difensore esterno, in quel caso il centrocampista esterno di riferimento andrà in pressione con il raddoppio effettuato da un attaccante, e con l’altro attaccante pronto su una traiettoria all’indietro per il portiere,fig.14.

Fig.14

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Quindi in generale gli accorgimenti le direttive sa sottolineare alla squadra in fase difensiva sono :

• Con palla al portiere per un rinvio dal fondo , le punte si dispongono in linea tra di loro dietro la linea della palla , su cerchi o di centrocampo

• In ogni situazione di non possesso vale sempre il principio di attacco e copertura

• Essere rapidi nell’andare in pressione in posizione laterale e altrettanto rapidi nel dare copertura ed effettuare la diagonale

• Se decidiamo di effettuare un pressing , anche offensivo, è necessario che tutta la squadra sia corta, in una lunghezza massima tra tutti i reparti di 30 metri

• Con palla scoperta ci stringiamo a protezione della porta in una larghezza massima di 20 metri

• Con palla coperta ci allarghiamo e riduciamo gli spazi tra la palla e il nostro blocco difensivo

• Su ogni pressione cercare di temporeggiare l’avversario in modo da non essere saltati facilmente e da ritardare l’azione avversaria portando i compagni di squadra nelle posizioni corrette di copertura

• Se l’avversario effettua un retropassaggio accorciamo gli spazi in modo da tenerli sempre lontani dalla nostra porta.

I SUGGERIMENTI DA IMPARTIRE ALLA NOSTRA SQUADRA SE IL PROSSIMO AVVERSARIO GIOCA CON IL 4-3-1-2.

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Il 4-3-1-2 prevede , a differenza del 4-4-2, una diversa disposizione del centrocampo. Solitamente i due centrocampisti centrali sono alternati uno in copertura e uno in posizione più avanzata, che può fingere da trequartista in fase offensiva, fig.15.

Fig.15 Le situazione in cui la nostra squadra schierata con un 4-4-2 potrebbe andare in sofferenza sono :

1. In posizione centrale in un attacco delle loro due punte contro i nostri due difensori centrali, potremmo soffrire l’inserimento del trequartista che porterà il numero dei giocatori a favore degli avversari creando così una situazione di 3c2

2. La posizione del trequartista tra le nostre linee , può creare problemi in fase di interdizione. Questo giocatore avrà molte situazioni di libertà e di facili giocate se non contrastato da un nostro centrocampista

3. Il centrocampista arretrato, in fase offensiva, godrà di una discreta libertà venendosi spesso a trovare in un 1c1 con un nostro centrocampista, dato che l’altro centrocampista è impegnato nella marcatura del trequartista

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Le soluzioni a tali problemi possono essere:

1. Una rapida copertura dei difensori esterni a copertura della coppia centrale contro punte e trequartista

2. Il trequartista può essere marcato da un nostro centrocampista con il compito di non fargli impostare gioco verso le punte

3. Il loro centrocampista arretrato può essere contrastato dalle nostre punte, in modo da avere sempre i quattro centrocampisti schierati

Vediamo ora la nostra disposizione nelle diverse posizioni della palla in possesso avversario. Se la palla è in possesso di un difensore centrale , una punta andrà in pressione, l’altra in copertura. Il nostro esterno di centrocampo accorcerà lo spazio sul loro esterno difensivo, i nostri due centrocampisti centrali uno si occuperà del loro trequartista e uno del centrocampista arretrato. Il nostro esterno difensivo prenderà spazio sul loro esterno di centrocampo,fig.16.

Fig.16 Con questa disposizione loro avranno pochi spazi di giocata e soprattutto poche possibilità di passaggio. Importante è la corretta marcatura del loro centrocampista arretrato.

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È importante che tutti questi movimenti presa degli spazi nei confronti degli avversari vengano eseguiti il più rapidamente possibile e nella maniera più coordinata possibile. La punta che va in pressione è il direttore di questi movimenti: appena l’attaccante va in pressione gli altri giocatori devono occupare gli spazi come visto in precedenza. Se la palla è in possesso del loro esterno difensivo , il giocatore che andrà in pressione è il nostro esterno di centrocampo, le nostre due punte prenderanno posizione sui loro centrali di difesa, il nostro esterno difensivo si occuperà del loro esterno di centrocampo. I nostri due centrocampisti centrali sono rispettivamente posizionati sul centrocampista arretrato e il trequartista. Se il passaggio è diretto al centrocampista arretrato , il nostro marcatore lo seguirà cercando di obbligarlo a scaricare verso il loro centrale di difesa, così da far prendere alla nostra squadra le posizioni viste in precedenza, fig. 17. Tutta la difesa , ovviamente scivolerà verso il lato di svolgimento dell’azione in modo da diminuire gli spazi .

Fig.17 Come abbiamo detto in precedenza quando in possesso palla è il loro centrocampista arretrato ,

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il compito di attaccarlo è dato agl’attaccanti, ma se loro vengono saltati , il compito di aggredire il centrocampista arretrato passa ad un nostro centrocampista centrale. Questo deve impedirgli la manovra in avanti , farlo scaricare verso i difensori o verso un esterno, oppure obbligarlo al lancio lungo se tutto questo non fosse possibile, dato che il lancio lungo è una traiettoria di facile lettura per i nostri difensori sugli attaccanti, fig.18.

Fig.18 I SUGGERIMENTI DA IMPARTIRE ALLA NOSTRA SQUADRA SE IL PROSSIMO AVVERSARIO GIOCA CON IL 5-3-2 Se il nostro avversario gioca con un 5-3-2, significa che in fase difensiva vuole più copertura, ma è anche vero che in fase offensiva attaccherà con più uomini visto che parteciperanno alla fase offensiva anche i loro esterni difensivi. In fase offensiva a centrocampo avremo sempre un uomo in più , anche se daranno una mano alla squadra anche le loro punte, ma noi avremo i nostri esterni difensivi che a turno porteranno superiorità numerica a centrocampo, fig. 19. I loro tre centrocampisti sono prettamente centrali ,

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con compiti di effettuare anche giocate sugli esterni.

Fig.19 In fase difensiva dovremo chiedere spesso l’aiuto di uno dei nostri attaccanti a centrocampo perché loro avranno cinque uomini posizionati sulla linea mediana e noi solamente quattro. Il 5-3-2, è un modulo che permette di creare diverse soluzioni di triangoli tra i giocatori, per questo in fase difensiva dovremo occupare al meglio gli spazi per evitare che ci taglino fuori facilmente, fig.20.

Fig.20 I problemi che potremmo avere contro un 5-3-2 in fase difensiva sono:

1. Il loro numero a centrocampo che sale a cinque , avendo così maggiori soluzioni di passaggio

2. Attaccheranno sempre con minimo cinque persone , quindi i cambi di gioco possono essere una loro arma in più

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3. Effettueranno numerose sovrapposizioni per sfruttare al meglio il 2c1 in fascia

Le soluzioni a tali problemi possono essere:

1. A centrocampo verrà in aiuto un attaccante che andrà in pressione del portatore di palla, così i nostri quattro centrocampisti sono in apri numero contro i loro centrocampisti

2. Essere pronti con le diagonali e cambiare fronte di gioco rapidamente, mantenendo la marcatura sul giocatore sul lato opposto

3. Rispettare alla perfezione i principi di attacco e copertura e effettuare una massiccia collaborazione tra le coppie esterne di centrocampo e difesa.

Vediamo ora la nostra disposizione nelle diverse posizioni della palla in possesso avversario. Se la palla è in possesso di uno dei loro tre centrali difensivi, una punta attacca il portatore e l’altra accorcia lo spazio sull’altro centrale più vicino. Il nostro esterno di centrocampo toglie spazio al loro esterno di difesa e i restanti tre centrocampisti prendono posizione sui loro tre centrocampisti. La difesa sale accorciando gli spazi e mantenendo la distanza iniziale prefissata tra i reparti. Seconda questa disposizione restano un centrale difensivo e un esterno difensivo senza marcatura, ma nel caso loro ricevessero palla, noi dovremmo essere pronti a cambiare disposizione e posizionarci sul fronte opposto, fig.21.

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Fig.21 Se palla è in possesso di uno dei tre centrocampisti centrali, coloro che sono adibiti all’intercettamento della palla sono le due punte. Un attaccante andrà in pressione sul portatore, l’altro prenderà posizione su centrocampista più vicino al portatore, e l’altro centrocampista verrà preso in consegna dal nostro esterno di centrocampo. L’esterno difensivo di riferimento bloccherà la discesa del loro esterno difensivo. La difesa si disporrà sempre su una linea, con attenzione ai loro attaccanti, fig. 22.

Fig.22 Nel caso gli attaccanti vengano saltati e la palla è in possesso del loro centrocampista di centro destra per esempio, colui che andrà in attacco sarà il nostro centrocampista sinistro, i centrali di centrocampo prenderanno in marcatura gli altri due centrocampisti e l’esterno di destra prenderà posizione sul loro esterno difensivo sinistro che accompagnerà l’azione d’attacco.

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Il nostro difensore sinistro prenderà in consegna l’esterno difensivo destro avversario che sovrapporrà al suo compagno centrocampista di centro destra. La linea difensiva si disporrà su due linee per non dare profondità agli attaccanti, fig. 23.

Fig.23

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Articolo n° 4 – Gli appunti del mister

L’insorgenza della fatica nel calcio di Jonathan Proietto

La fatica è un fenomeno multifattoriale complesso E’ causata da numerosi fattori a diversi livelli Si possono suddividere in due principali classificazioni Una prima suddivisione: fatica di tipo periferico Una seconda suddivisione: fatica di tipo centrale Essa può permanere o transitare durante una partita Coinvolge varie strutture nervose e muscolari Essa può essere facilmente studiata analizzando le risposte del muscolo a stimolazioni elettriche dei nervi periferici (muscolo quadricipite a stimoli elettrici del nervo femorale Essa è determinata da fattori di tipo nervoso o da fattori meccanico, oppure combinata da entrambi I fattori di tipo nervoso sono fondamentalmente legati alla ridotta eccitabilità del muscolo causata da alterazioni metaboliche che si determinano a seguito di esercizi svolti ad alta intensità (accumulo di ioni, abbassamento Ph muscolare) I fattori di tipo meccanico sono legati al numero di fibre muscolari funzionanti nel momento in cui si testa l’efficienza periferica. Nel calcio possiamo suddividere due diversi tipi di fatica specifica: la fatica di tipo transitoria, che si presenta durante la partita a causa di brevi fasi (alcuni minuti) svolte ad intensità alta, e una fatica permanenDurante le fasi di alta intensità il meccanismo anaerobico risulta essere marcatamente attivato.

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Altro possibili candidati a giustificare l’insorgenza della fatica di tipo transitorio potrebbero essere : la temporanea riduzione della concentrazione di fosfocreatina (CP) nel muscolo. Oppure l’accumulo di potassio nello spazio interstiziale. Ovviamente sono numerose le situazioni in cui la fatica non è determinata da uno solo di questi elementi ma da una combinazione degli stessi. te, che insorge nella fase finale del match.

FISIOLOGIA: "Percepisco lo sforzo, classifico la fatica"

Nel calcio la resistenza organica è la capacità di mantenere il più possibile costante la prestazione dal punto di vista atletico, tecnico e tattico, nonostante si sia già compiuto una grande quantità di lavoro. La prestazione del calciatore e l’allenamento si basano attraverso la resistenza generale organica. L’allenamento aerobico e di soglia anaerobica influenza positivamente la prestazione di gara di un calciatore, e supporta quello anaerobico e di forza. Inoltre, favorisce il controllo del tessuto adiposo corporeo. Per parlare di resistenza organica, è necessario definire alcuni parametri: - la soglia aerobica, raggiunta quando la

concentrazione ematica di lattato raggiunge i 2mmol/L (S2)

- la soglia anaerobica, raggiunta quando la concentrazione ematica di lattato è pari a 4mmol/L (S4)

Da alcuni anni, mi sono dedicato e ho seguito attentamente la metodologia di uno dei più bravi preparatori atletici in circolo nel calcio italiano, studiando la percezione soggettiva dello sforzo da parte di un calciatore. Questo mio interesse deriva più che da una buona metodologia di valutazione

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fisica, anche per un miglioramento del feedback comunicativo con l’atleta stesso. Infatti il preparatore atletico somministra il carico esterno a cui corrisponde quello interno, diverso per ciascun atleta, che provoca adattamenti specifici. La percezione dello sforzo qualifica e quantifica lo stato di fatica dell’atleta. Dalla scorsa stagione, appunto per questo scopo, sfrutto la Scala di Borg. Si tratta di una scelta che si è rilevata un’esperienza assai importante proprio per capire l’atteggiamento del calciatore nell’espressione fisico-atletica del suo lavoro. A ogni giocatore, dopo una determinata seduta di allenamento, viene chiesto: “come hai percepito lo sforzo?” Generalmente la valutazione Borg va interpretata e presenta tre tipi di risposte da parte dei giocatori: - calciatore che enfatizza il Borg e tende a

dare i valori più elevati - calciatore che sminuisce il Borg e tende

a dare valori più bassi - calciatore affidabile che riesce a dare un

risultato reale Inoltre, nel rapporto personale con l’atleta, si può capire quale tipologia di calciatore abbiamo di fronte. Un atleta sospettoso tende a pilotare le proprie risposte, quello influenzabile è condizionato dal clima o dall’umore personale. Di particolare interesse è l’analisi del valore di Borg che otteniamo alla fine della partita, cosa che ormai è diventata, come anticipato, una sorpresa e che mi ha fornito importanti indicazioni sullo stato psico-fisico ed emozionale dell’atleta. Per concludere, la valutazione soggettiva dello stato di fatica con la scala di Borg mi ha insegnato ad ascoltare e soprattutto a capire l’atleta, costruendo con lui un rapporto di collaborazione.

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Con questa metodica ho notato che si sente assistito e cerca di collaborare, arrivando a condividere le proposte metodologiche dello staff tecnico

FISIOLOGIA: " Alleno l'aerobico, serve ? cosa scaturisce? "

Dalle molte teorie dettate dalla fisiologia, dai molti autori che si sono susseguiti negli anni, e soprattutto dopo gli innumerevoli cambiamente che il calcio ha prodotto negli ultimi 60 anni, possiamo comunque e sempre stabilire che l’allenamento aerobico, induce per esempio un miglioramento della circolazione del sangue centrale e periferica, migliora la resistenza cardiorespiratoria, aumenta la performance dell’atleta. I benifici e i parametri che l’allenamento aerobico però, induce nel corpo non sono solo questi. E in questo primo dei due capitoli centrali del mio testo, ho elencato alcuni dei lavori sul campo che mi hanno portato a toccare con pratica e sui dati di valutazione funzionale, questi miglioramenti. Alcuni non documentabili per mancanza di strumentale adatta. Personalmente, seguito anche in base alla fascia di età che alleno da anni, ho sempre inserito il lavoro aerobico all’inizio del microciclo della settimana (quella della gara di campionato), oppure nella fase di preparazione alla stagione. Ho sempre pensato che il lavoro deve partire da determinate valutazioni funzionali, andando a scannerizzare bene il materiale che si ha a disposizione e ponendo un lavoro, attento e dettagliato, ma soprattutto individualizzato, per estrapolare in ogni atleta le prerogative e i parametri allenanti, da cui iniziare ed avere miglioramenti.

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Ma seguendo con ordine, voglio iniziare a parlare degli adattamenti che vengono indotti dall’allenamento aerobico, che oggi giorno induce un preparatore atletico, a sceglierlo includendo o meno, l’utilizzo della palla. Il miglioramento della resistenza che accompagna l’allenamento aerobico in un microciclo, è il risultato di una serie di adattamenti agli stimoli allenanti; alcuni interessano i muscoli, molti altri i sistemi energici. I cambiamenti primari che si possono stabilire grazie all’utilizzo del lavoro aerobico, sono l’aumento della capacità di sostenere una prestazione, ovviamente non massimale, prolungata e andando ad incrementare la massima capacità aerobica (Vo2max). E’ da sottolineare il fatto che in un lavoro effettuato ad inizio stagione, la “situazione” organica del gruppo non potrà mai risultare omogenea, quindi l’aumento della potenza aerobica sarà minore nei soggetti che sono già in una buona condizione fisica, rispetto a quell’atleta sedentario, o comunque con un forma fisica arretrata. Gli adattamenti inclusi nell’utilizzo dell’allenamento aerobico, che a seconda della fascia di età allenata, varia sia nel suo incremento che nella sua metabolizzazione, riflette e estrapola degli adattamenti che principalmente si racchiudono: - nei muscoli - nelle fornti energetiche ( brevi cenni)

Quello che succede nel nostro muscolo quando scegliamo di attuare un lavoro aerobico durante un microciclo di allenamento, ci deve essere ben chiaro, perché è il momento in cui l’attività organica dell’atleta viene messo oltre che a dura prova, portato a volte anche allo sforzo massimale. Ed essendo un parametro allenante che risponde ad un esercizio fisico prolungato,

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deve essere dosato bene e con particolare attenzione a quello che succede a livello muscolare. Innanzitutto la stimolazione ripetuta delle fibre muscolari, induce delle modificazioni sia strutturale che funzionali delle stesse. L’allenamento aerobico influenza quindi: a) la tipologia della fibra muscolare b) il numero di capillari c) il contenuto di mioglobina d) la funzione motocondriale e gli enzimi

ossidativi Come da studi effettuati da notevoli fisiologi, l’entità delle modificazioni della tipologia della fibra muscolare, dipende, dall’intensità e dalla durata di ciascuna sessione di allenamento e dalla durata della programmazione dell’allenamento. E’ pur vero che molti studi iniziali avevano categoricamente smentito la modificazione fibrotica in base all’utilizzo dell’allenamento aerobico. Quello che invece gli studi hanno affermato, e con grande importanza, è il vero primario adattamento che avviene a livello muscolare in seguito all’allenamento aerobico, quale l’aumento del numero di capillari in ciascuna fibra muscolare. Questo incremento dovuto ad un lavoro aerobico prolungato, implica un aumento sostanziale di scambi di gas, calore, di scorie e di sostanze nutrienti tra il sangue e le fibre muscolari, che a sua volta, oltre che dare splendore alla forma fisica dell’atleta, ne migliora anche la salute. Questo processo è potenzialmente, tra le modificazioni più significative, indotte dall’allenamento, che favoriscono l’aumento del Vo2max. Il periodo che raccoglie un incremento sostanziale dei capillari nei muscoli, si verifica già nelle prima settimane o mesi di allenamento.

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Appena l’ossigeno penetra nella fibra muscolare, si lega alla mioglobina, che non altro che un composto simile all’emoglobina, contenente del ferro e che trasporta le molecole di ossigeno dalla membrana cellulare ai mitocondri. Le fibre muscolari ST (slow twich) contengono grande quantità di mioglobina, dalla quale deriva prevalentemente la loro caratteristica colorazione rossa. Le fibre FT (fast twich), sono invece altamente glicolitiche e richiedono poca mioglobina e possedendone appunto poca, appaiono di un colore più bianco.