In copertina
Il manifesto originale della prima esecuzione a Terezin
Retro di copertina
Erika Taussigova (1934-1944), disegno
Presidente
Aldo Accardo
Direttore
Elisabetta Porrà
Direttore Amministrativo
Francesca Basilone
Direttore di Ragioneria
Giusy Delogu
www.conservatoriocagliari.it
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MUSICA PER NON DIMENTICARE
Brundibáropera per bambini in due atti
Libretto di Adolf Hoffmeister
Musica di Hans Krasa
personaggi
Brundibár, suonatore di organetto
Pepicék, un bambino
Aninka, sua sorella
Gelataio, Fornaio, Lattaio
abitanti della città
Poliziotto
Passerotto, Gatto, Cane
amici dei bambini
Abitanti della città, coro di scolari
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interpreti
Matilde Loi / Davide Pizzo
Riccardo Fenu / Elena Marchi
Sabrina Bonu / Arianna Pinna
Pietro Carlo Puddu / Nicola Usai
Federico Fo / Alessandro Iriu
Giorgia Fozzi / Cabiria Gridelli
Serena Flore / Eleonora Pili
Sara Cappelli / Chiara Demontis
Maura Busonera / Sofia Giannini
Laura Ajossa / Paola Lilliu
personaggi
Brundibár
Pepicék
Aninka
Gelataio
Fornaio
Lattaio
Poliziotto
Uccellino
Gatto
Cane
Maestro concertatore e direttore
Alberto Pollesel
Regia
Maria Paola Viano
Scene
Andrea Pirarbarealizzate in collaborazione con la scuola media
Vittorio Alfieri di Cagliari
Laboratorio di trucco
Daniela Guiso
Spettacolo realizzato con la collaborazione del
TEATRO LIRICO DI CAGLIARI
Orchestra e Coro di voci bianche
del
Conservatorio G.P. da Palestrina di Cagliari
Maestro del Coro delle voci bianche
Enrico Di Maira
Prima rappresentazionelunedì 27 gennaio 2014
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Sommario
Terezin................................................................................
La giornata della memoria..................................................
Note di regia.......................................................................
Hans Krasa e i compositori della shoá...............................
Brundibár - la trama...........................................................
Il libretto.............................................................................
Per gli insegnanti................................................................
I disegni e le poesie di Terezin..........................................
I protagonisti......................................................................
Helga Weissova,
Arrivo a Teresienstadt, 1942
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Teresienstadt (Terezin) era originariamente una città Ceca: nel 1939 contava 3.700
abitanti, di cui 10 famiglie ebree. Il 10 ottobre 1941 i nazisti scelsero Terezin come ghetto.
Molti dei deportati a Terezin erano artisti, scrittori, musicisti, studiosi: sotto guida ebraica
(all’interno del ghetto gli ebrei erano autogestiti) si costruirono orchestre, gruppi teatrali e
operistici; furono organizzate conferenze, fu aperta una biblioteca.
Nell’agosto del’44 i nazisti fecero un film nel ghetto che fu intitolato “La nuova vita
degli ebrei sotto la protezione del III Reich”; a film terminato, la maggior parte degli attori,
come i membri del consiglio e quasi tutti i bambini del ghetto furono inviati ad Auschwitz.
Mentre Terezin veniva presentato come un “insediamento modello” allo stesso tempo i
nazisti ne inizavano la deportazione verso i campi di sterminio dell’est già dal gennaio ‘42;
dopo l’ottobre ‘42 tutti i deportati da Terezin furono inviati ad Auschwitz. Il 23 luglio ‘44 i
Nazisti mostrarono il ghetto alla Croce Rossa dopo aver preparato una messa in scena
artificiale: falsi caffé, falsa banca, falso asilo d’infanzia, false scuole. Ma la realtà era che
33.529 ebrei erano morti nel ghetto per fame e stenti.
140.937 NUMERO TOTALE DI EBREI DEPORTATI A TEREZIN
33.529 EBREI MORTI NEL GHETTO PER FAME ED EPIDEMIE
88.191 EBREI TRASFERITI AI CAMPI DI STERMINIO 1942-1945
17.247 EBREI LIBERATI DALL’ARMATA RUSSA L’8 MAGGIO 1945
(giorno della resa incondizionata della Germania)
La mappa e i
numeri delle
deportazioni a
Terezin
Terezin
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Giornata della memoria
Il giardino
Un piccolo giardino,
Fragrante e pieno di rose.
Il viale è stretto,
Lo percorre un piccolo bambino.
Un piccolo bambino,
un dolce bambino,
Come quel fiore che sboccia.
Quando il fiore arriverà a fiorire
Il piccolo bambino non ci sarà più.
Franta Bass (1930-1944)
Queste parole scritte con la grafia di un bambino si possono trovare al Museo del ghetto
di Terezin. Dieci anni fa visitai la fortezza nelle vicinanze di Praga; conoscevo la storia del
campo, mi ero interessato all'opera Brundibár e la mia visita serviva proprio per raccogliere
elementi che in futuro avrebbero potuto essere utili alla realizzazione dello spettacolo.
Tutto questo di fronte all'enormità della tragedia passò immediatamente in secondo piano.
Mi trovai in una cittadina che non è mai più tornata a vivere e dove ancora oggi si respira
un'aria di sospensione surreale, dove il silenzio ti guida nella visita dei luoghi che hanno
visto protagonisti disperati tanti esseri umani. Prima di tutto i bambini, perchè dei 15000
che passarono in quell'inferno ne sono sopravvissuti solo 100.
Oggi mettiamo in scena uno spettacolo che, nel periodo della sua creazione e
rappresentazione, era forse l'unico momento felice nella vita di quei bambini fatta di stenti e
soprusi.
Nel campo di Terezin non c'era pane, latte o gelati e ancor meno soldi, ma nel momento
in cui i bambini del campo recitavano la loro parte si potevano illudere, anche solo per un
attimo, che la loro vita potesse essere normale. Potevano vedere il pane, i gelati e, come
nella più perfetta delle illusioni, la fantasia diventava realtà.
Oggi come ieri i bambini impegnati in Brundibár vogliono riaffermare che, attraverso
l'arte e la bellezza, è un nostro dovere progettare un futuro migliore.
La musica, intesa come strumento di redenzione, anche nei momenti della più cruda
barbarie, riascoltata e rieseguita dopo parecchi decenni, rimane a testimoniare quanto può
essere importante il nostro contributo allo sviluppo armonioso ed integrato della società
moderna.
Enrico Di Maira
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Note di regiaa cura di Maria Paola Viano
Karel Schwenk, uno dei teatranti della Theresienstadt, scrisse un inno i cui ultimi versi: “Dove c’è una volontà, là c’è la vita. Prendiamoci per mano e un giorno rideremo sulle
rovine del ghetto”.
Questi versi ci rimandano al finale di Brundibár, una storia semplice ma profonda, cristallina, diremmo archetipica, così come per le migliori fiabe, nelle quali il bene trionfa in modo esemplare sul male. Gli ultimi versi del libretto di Brundibár risultano essere un vero e proprio inno all’amicizia, grazie alla quale il sodalizio dei bambini, le creature più indifese, riuscirà a sconfiggere la tirannide dell’egoista e prepotente suonatore d’organetto. Di fronte ad un lavoro dall’essenzialità disarmante sono necessari, per quanto concerne
la messa in scena, rigore, pulizia e rispetto del testo; diversamente, volendo aggiungere un sottotesto di qualsivoglia natura, l’intellegibilità della narrazione ne risul-terebbe compromessa, perdendo tutta la freschezza e la forza comunicativa proprie del genere fiabesco. S’è voluto pertanto adottare una modalità registica piuttosto lineare, da teatro didattico
brechtiano, teatro al quale si rifà Brundibár dal punto di vista stilistico-formale. Tuttavia come restare indifferenti alla cornice storica in cui tale opera d’arte vede la luce? È sufficiente mettere in scena Brundibár ricercando lo spirito del suo autore, riconoscendone appieno l’immanente e universale fascino da fiaba e la forza evocatrice della sua geniale musica? Ci si domanda ancora se il volere a tutti i costi portare sulla scena il contesto storico della seconda guerra mondiale risulterebbe un appesantimento per un’opera che è senza dubbio completa ed autosufficiente, un piccolo gioiello sia per quanto riguarda il libretto che per la musica, graffiante ed equilibrata. L’imprescindibile domanda è quella di come onorare al meglio un’opera rappresentata 55 volte in un campo di concentramento e il cui compositore e i cui giovani interpreti perirono quasi tutti in una camera a gas.
- Una produzione di Brundibár a Terezin
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Questo lavoro è dunque ineso-rabilmente legato al destino di Hans Krasa e dei primi interpreti alla Theresienstadt; in esso è racchiusa la memoria di quell’indegno periodo della storia dell’umanità. In ogni caso, la tragedia che sta dietro Brundibár non può assolutamente venire né dimenticata né tanto meno sminuita. Inoltre ci si rende conto che dover allestire uno spettacolo come questo significa anche trovarsi di fronte ad un’occasione preziosa, sia per il pubblico che per gli artisti coinvolti, di riflessione circa i temi del nazional-socialismo, della seconda guerra mondiale e dell’Olocausto. È impossibile non riconoscere nella vicenda di Aninka e Pepicek alle prese con il prepotente Brundibár una metafora dell’ascesa del Terzo Reich al quale un intero popolo spera, unendo le proprie forze, di opporre resistenza. L’avventura quotidiana si dilata nella storia, diventando al tempo stesso fatto reale e simbolico e il teatro, con i mezzi espressivi che gli competono, si mette a servizio di questa partitura ricca di spunti. Innanzitutto l’essenzialità tecnica e la consapevole operazione di riciclo dei materiali scenografici e costumistici ci rimandano alla povertà di mezzi con la quale il celebre architetto František Zelenka, scenografo del Brundibár alla Teresienstadt, s’era trovato alle prese. Piuttosto che rappresentare realisticamente una recita teatrale in una camerata di lager (idea che non può che presentarsi spontaneamente alla fantasia registica), s’è preferito evidenziare il fatto che le rappresentazioni venivano percepite dagli internati come una magica parentesi di normalità all’interno di quel tetro ghetto-lager. S’è quindi deciso di evidenziare la cornice storica in due distinti momenti dello spettacolo. In apertura il corteo dei piccoli deportati che si conclude con la consegna della partitura al direttore d’orchestra vuole ricordare che questa musica, ritrovata piuttosto casualmente negli anni ’70, ci è consegnata proprio dai bambini morti ad Auschwitz e che ad essi la intendiamo dedicare. In chiusura della prima parte, a seguito della dolce Serenata, viene giustapposto un inserto a mo’ di sogno dei due protagonisti, Aninka e Pepicek.
- La mappa della fortezza di Terezin
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Entrambi gli inserti si articolano su due canti ebraici per coro di voci bianche a cappella
composti da Viktor Ullmann (Teschen 1898 - Auschwitz 1944), un altro illustre
compositore della Theresienstadt.
“… Devo sottolineare che Theresienstadt è servita a stimolare, non a impoverire, le mie
attività musicali; che in nessun modo ci siamo seduti sulle sponde dei fiumi di Babilonia a
piangere; che il nostro rispetto per l’arte era commensurato alla nostra voglia di vivere.
Ed io sono convinto che tutti coloro, nella vita come nell’arte, che lottano per imporre un
ordine al caos, saranno d’accordo con me.” .
Questa commovente citazione ci spinge inoltre a riflettere circa un’ulteriore tematica
sempre attuale: l’importanza dell’arte, della cultura e dell’educazione in una situazione di
per sé degradante. La forza dell’orientamento ai valori culturali non costituisce soltanto un
modo di conservazione della dignità e del rispetto di se stessi, bensì una vera e propria
base per sperare nel futuro. Ed è in quest’ottica che la fervente attività artistica alla
Theresienstadt divenne l’unica manifestazione di “normalità” in un contesto
intollerabilmente disumano.
- Helga Weissova,
"Arrivo della Commissione internazionale della Croce Rossa, 1944"
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Hans Krasa e i compositori della shoáa cura di Miryam Quaquero
Ci è giunta vivissima la testimonianza civile
dei molti intellettuali e artisti prigionieri nei
lager nazisti e, in particolare, a Terezin
(Theresienstadt), la città militare costruita al
centro della Boemia dall’imperatore d’Austria
Giuseppe II nel tardo XVIII secolo con lo
scopo di proteggere Praga dai possibili attacchi
prussiani.
Si trattava di una vera e propria cittadella
fortificata, trasformata nel 1941 dalla Gestapo
in ghetto per lo smistamento degli ebrei
destinati allo sterminio. Terezin è stata
utilizzata per nascondere l’olocausto in
occasione di una visita della Croce Rossa
Internazionale di cui rimane un interessante
documento filmato dal titolo “Hitler dona una
città agli ebrei”. Durante il nazismo, nella
roccaforte la cultura è tollerata soprattutto per
motivi di propaganda e conserva per anni un
ruolo molto importante, contando anche sulla
presenza di musicisti di rilievo, tra cui spiccano
i nomi dei compositori Gideon Klein, Viktor Ullmann, Pavel Haas e Hans Krása.
Allievo di Alexander von Zemlinsky, Krása (Praga 1899 - Auschwitz 1944) si era
messo in luce fin da giovane per il suo talento creativo. La sua produzione comprende
musica da camera, opere teatrali e sinfoniche, canzoni, in gran parte scomparse durante la
guerra; tra le poche opere del compositore ceco ebreo giunte fino a noi figura Brundibár,
un’opera in due atti per dieci bambini solisti, coro di voci bianche ed ensemble
strumentale, scritta su libretto di Adolf Hoffmeister nel 1938 per un concorso organizzato
dal governo, poi annullato a causa degli sviluppi dell’azione nazista.
La prima esecuzione dell’opera risale al 1942 a Praga nell’orfanotrofio ebraico, che
all’epoca ospita i bambini divisi dai loro genitori. In quel periodo, tuttavia, sia Krása che
lo scenografo Frantisek Zelenka erano già stati deportati a Terezin, e solo il librettista
Hoffmeister era riuscito a fuggire. L’anno successivo anche quasi tutti gli interpreti
vengono deportati a Terezin e Krása decide di ricostruire l’intera partitura, basandosi sulla
propria memoria e sullo spartito del pianoforte che è ancora in suo possesso, adattandola
agli strumenti disponibili: flauto, clarinetto, chitarra, fisarmonica, pianoforte, percussioni,
quattro violini, un violoncello e un contrabbasso.
- Hans Krasa
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Le prove dell’opera si svolgono in segreto, prevalentemente di notte, con i musicisti
presenti nel campo e molti bambini. Presto i sorveglianti di Terezin si accorgono dei
preparativi teatrali e informano le massime autorità naziste, che decidono di far proseguire
la preparazione di Brundibár alla luce del sole, con l’obiettivo di utilizzare l’espressione
artistica all’interno del campo di Terezin come modello di rispetto dei diritti legati alla
prigionia.
La scenografia viene perciò opportunamente ridisegnata da Zelenka, che dipinge uno
sfondo con diversi palazzi, mentre in riproduce primo piano una recinzione con i disegni del
gatto, del cane e del passero, con dei fori per inserire le teste dei bambini al posto di quelle
degli animali. Il 23 settembre del 1943 ha luogo la première di Brundibár, che sarà poi
riproposta per altre 55 volte in pochi mesi.
Molto conosciuta in Europa, Brundibár è un’opera viva, pensata per bambini che
raccontano al mondo la loro prematura e inspiegabile fine. La trama dell’opera - tutta
giocata sulla tutela della vita e sulla ricerca della libertà - si svolge nella strada di una città,
con una scuola, una latteria, una panetteria, le bancarelle del gelataio e il suonatore
d’organetto. La vicenda contiene elementi fiabeschi come per Hansel e Gretel o I musicanti
di Brema: i due bambini protagonisti, Pepícek e Aninka, sono infatti fratello e sorella, orfani
di padre, e rappresentano la popolazione ebrea perseguitata dal nazismo
- Theresienstadt, la sala dove venne eseguita Brundibár
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La loro mamma è malata e il medico dice loro che necessita di latte per riprendersi, ma i
bambini sono senza soldi e decidono perciò di recarsi al mercato per cantare e raccogliere
quelli necessari.
Il malvagio suonatore d’organo Brundibár (che rappresenta il regime nazista) li
minaccia e li manda via, ma con l’aiuto di un piccolo gruppo di amici animali e dei
bambini del paese, Pepìcek e Aninka riusciranno a cantare nella piazza del mercato e a
guadagnare abbastanza denaro per comprare il latte alla mamma. Il conflitto tra il bene e il
male, pur stemperato in liti tra bambini e adolescenti, lascia intravedere senza troppi veli
la figura del tiranno rappresentato da Hitler, che viene sconfitto dall’amore, dal bene e
dalla solidarietà.
Dopo la messa in scena di Brundibár a Terezin nel 1943, esaurite le repliche dell’opera,
i nazisti trasferiscono il compositore Krása e i partecipanti alla rappresentazione ad
Auschwitz. Da lì, la maggior parte dei bambini e il musicista non faranno più ritorno.
Nel prologo e nell'intermezzo dellopera vengono eseguiti anche due dei Cori Ebraici del
compositore ebreo Victor Ullmann (1898-1944, studi con Schoenberg e Zemlinsky,
direttore d'orchestra al Teatro Nuovo tedesca di Praga) di cui ci sono pervenuti pochi
manoscritti, distrutti durante l’occupazione nazista a Praga.
A Terezin, dove Ullmann vive prima di trovare la morte ad Auschwitz, il musicista
compone intensamente e fa parte di un circolo culturale con gli altri artisti reclusi.
I suoi Tre cori ebraici per coro di voci bianche a cappella (1944), dedicati al figlio Max
anche lui prigioniero al campo, costituiscono il suo testamento spirituale e sono ispirati
alla musica popolare ebraica, a dimostrazione del fatto che, fino all’ultimo, Ullmann non
ha cessato di mantenere alta la sua origine
ebraica, pur se in un contesto di
persecuzione, morte e disperazione.
Myram Quaquero è titolare della Cattedra di
Storia ed Estetica Musicale presso il
Conservatorio di Musica di Cagliari dal 1981.
Scrive per l’editoria musicologica specializzata
spaziando dal repertorio barocco a quello
contemporaneo.
Collabora come critico musicale con alcune
riviste di importanza nazionale (Amadeus,
Opera) e con quotidiani. Collabora attivamente
da oltre vent’anni con alcuni tra i principali
Enti musicali sardi e associazioni, con la
redazione di saggi e contributi musicologici e
con coordinamenti scientifici di convegni e
seminari
- Anonimo, violoncellista
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Brundibár
Trama
Due bambini, Pepicek e Aninka, hanno bisogno di latte per la loro mamma malata ma non hanno soldi per comprarlo. Nel vedere il vecchio suonatore di organetto Brundibár, all’angolo di una strada, i bambini iniziano a cantare imitandolo, ma disturbano i passanti e lo stesso Brundibár, che infine con l’aiuto di un poliziotto scaccia via i bambini in malo modo. In loro soccorso, durante la notte, arrivano tre animali, un cane, un gatto e un passero, che promettono il loro aiuto: il mattino seguente si mettono a cantare un incantevole ninna-nanna insieme ai bambini. La gente della strada si commuove e ricompensa i bambini con il sospirato denaro, ma Brundibár, approfittando di un loro momento di disattenzione, li deruba. Allora i bambini, insieme ai tre animali rincorrono Brundibár e recuperano il denaro. L’opera si conclude con una canzone che celebra la vittoria sul cattivo suonatore di organetto.
PROLOGO
(Viktor Ullmann)
Il tuo popolo di Israele rimarrà in piedi,
il popolo di Israele vivrà per sempre
ATTO PRIMO
Una strada di città con una scuola,
una latteria, una panetteria,
il carretto del gelataio e il carretto
del suonatore di organetto Brundibár
SCENA I
ANINKA E PEPÌCEK camminano per la strada
COROQuesto bambino è Pepicék,il suo papà in guerra va.Tiene per mano Aninka,poiché male la mamma sta.
PEPÌCEKIl mio nome è Pepìcek,il mio buon babbo in guerra sta.Tengo per mano Aninka.
ANINKA E PEPÌCEKLa mammina sta molto mal!
ANINKAL'ha visitata il dottor,lui si è sedutoaccanto a lei, aveva mani gelide,
ANINKA E PEPÌCEKcon l'orologio a misurar.Dopo un po' si alzò da lì,disse che ha la febbre si,Meglio che dorma un pochin, serve del latte per guarir.
COROMentre la mamma dorme un po',noi il latte cercherem!
ANINKA E PEPÌCEKMentre la mamma dorme un po',i bimbi il latte cercheran.
SCENA II
La strada si riempie
GELATAIO (parlato)
Gelati...Granite!
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SCENA III
COROPresto andiamo c'è il gelato,presto, presto è ghiacchiato!
PANETTIERE (parlato)Panini, pizzette!Bombe alla crema!
COROVende tutto il panettiere,vende tutto quel che vuole!
SCENA IV
LATTAIO (parlato)Latte...ricotte,mozzarelle!
COROEhi! Buon lattaio, ci dai un po' di latte?Aninka scalda il caffè per la mammina.
ANINKA E PEPÌCEKEhi! Buon lattaio, ci dai un po' di latte?Anche mammina farà colazione.
LATTAIOChi dal dottore, non vuole andare,di certo il latte dovrà molto bere.
COROPer due soldi vi da' il latteve lo versa nel bicchiere,ma neanche al suo micino ne regala un cucchiaino.
LATTAIOPer due soldi vi do il latteve lo verso nel bicchiere,ma neanche al mio micino ne regalo un cucchiaino.
ANINKA E PEPÌCEKQui tanto latte c'è!Là pane a non finir!Noi lo vorrem pagar, ma i soldi non abbiam!
ANINKA E PEPÌCEK COROEhi, latte noi vogliam!
Fa bene il latte.Il latte è sano, buono...
SCENA V
POLIZIOTTONella vita tutto costa, nulla gratis sarà!Se qualcosa è molto buono tu lo paghi di più!Il lattaio e il panettiere vendon la qualità.Compri il latte per due soldi, per un soldo un panin!Tutti devon guadagnare tanti soldi di più!Senza soldi in questo mondo sicuri non si stà!
SCENA VI
BRUNDIBÁR suona.Pantomima di compratori dal lattaio, dal panettiere,dal gelataio.All'uscita tutti gettano monetine nel cappello del
suonatore di organetto.
(parlato)
ANINKA Ehi Pepìcek,e il latte per la mamma?
PEPÌCEKNoi non abbiamo un soldo!
ANINKASe vuoi avere soldi, te li devi guadagnare
PEPICEKSignor poliziotto,ma, quanti soldi ha datoa quel suonatore di organetto?
POLIZIOTTOLui, solo per un soldinoda' il buonumore ai grandi ed ai piccini.
ANINKAHo un'idea: canterò per la gente!
SCENA VII
ANINKA E PEPÌCEKLe ochette sono volate nel gran cielo blu,
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Le rimira il contadino, le soppesa ben,pensa che la sua padella tutte le contien!
Il suonatore di organetto continua a suonare
la sua canzone e tutti parlano.
Nessuno sente i bambini che cantano
(parlato)
ANINKA Non ti piace come canto? Non ti piace la canzone delle ochette? Neanche a te piace?
PEPÌCEKProviamo con un'altra!
ANINKA E PEPÌCEK (cantano)Sopra la tua città un grande aereo va,scende quaggiù dal ciel, è capitan NovakQuando col suo aeroplan noi lo vediamaccarezzar le nubi col suo baglior.
Mentre noi camminiam guardiamo verso il cielsempre più su, noi lì vorrem volar.Avere un aeroplan, più veloce che c'éed esser un capitan come mister Novak.
(parlato)
PEPÌCEKQui nessuno ci ascoltaQuando suona il suo organetto, quelle note copron tutto.
ANINKAQuesto musicista suona male, ma guadagna un sacco di soldi
PEPÌCEKLa sua musica è noiosa, deve andare via!
Aninka e Pepìcek ripetono la canzone del suonatore
d'organetto scimmiottando gli adulti, e danzano.
Gli adulti attorno al suonatore d'organetto
notano la confusione e cominciano a brontolare
POLIZIOTTOcos'è questa confusione?
PANETTIERESono quei due là!
BRUNDIBARMi rovinano la canzone!
LATTAIO, GELATAIO, PANETTIERE Andatevene via! Sparite! Sciò!
POLIZIOTTOVe ne dovete andare via! Subito!
Brundibár agita le braccia
contro Aninka e Pepìcek,i quali fuggono via.
SCENA VIII
Finale primo
BRUNDIBÁRMaledetti burattini se io fossi il loro babbostrillerei a quei due bambinie non lo farei con garbo.Qui voialtri state buoniregno io con i miei suoniregno proprio come un Re!L'organetto e Brundibár.Se qualcuno vuol cantarequando suono il mio organetto,lui ci deve sol provare lo sistemo poveretto!Regno proprio come un Re! L'organetto e Brundibár!
Brundibár continua a suonare ed esce
La gente si disperde. Scende la sera.
(parlato)
ANINKAE adesso che cosa facciamo?
PEPÌCEKNon so.
ANINKAHo tanto sonno
PEPÌCEKE’ quasi notte.
ANINKAMi manca tanto la mamma...Ho tanta paura.
PEPÌCEKVieni, andiamo là sotto l’albero
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ANINKA
Brundibár mi fa paura
PEPICEKBrundibár è un gran problema.
ANINKALa mia voce quasi trema
PEPICEKCome vedi...
ANINKA...russa e dorme, la mia voce già si perde
ANINKA E PEPÌCEKMaledetto l'organetto ha distrutto ogni progetto. Siamo soli, io e te!
PASSEROTTOSiete pochi!
ANINKAGuarda laggiù!
PASSEROTTOMille di più, pensaci tu, e sai perché? Tanto so già,cosa accadrà.
GATTODi notte il Gatto, gira sul tetto.Per le strade che farà, tante cose scoprirà!
PASSEROTTONella notte vedo un gattoche borbotta che architetta quatto quatto...
GATTOIo sono il Gatto, risolvo tutto.Per ognun che chiederà, un consiglio ci sarà!
CANESe la lepre scappa e va,nessun can la prenderà,uno solo non l'azzannerà!Ma un bel proverbio c'è,che fa assai felice metanti cani si l'azzanneran!
PASSEROTTOSe siam di più più forza c'è,l'ho detto già venite qui, uniti siam!
CANEIo sono un can fedel, so il mondo come va:Pranzerei mangiando Brundibar!
PASSEROTTO, GATTO, CANENoi conosciamo della città,molti bambini che canteran.Fino a trecento son, anche di più chissà,tanti bambini che qui forte gridano,bimbi e bambine che qui farte cantano!Con i bambini noi tanti saremoe facil sarà quindi vincere Brundibar.La fama annullerem del vecchio Brundibar!
Aninka e Pepicek si addormentano.È notte.
PASSEROTTO, GATTO, CANELa notte adesso c'è, e dorme Pepìcek.La luna appare già, le stelle spenderan!Pepìcek sogni d'or! Aninka dormi ben!Noi tre vi aiuterem, dormite sogni d'or!Buona notte si, fate sogni d'or!Noi tre vi aiuterem, dormite sogni d'or!Buona notte si, fate sogni d'or!
SERENATA (strumentale)
Alleluja (Salmo 150)(Viktor Ullmann)
Alleluia, prega il Signore con il suono dei cimbali. Alleluia, prega il Signore con il suono dei corni.
Tutto il creato prega il Signore.
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ATTO SECONDO
SCENA I
PASSEROTTOSono le sei, vi sveglierei;basta dormir, fra poco qua giorno sarà!
GATTOFra poco e giorno, farò un bel bagno.Col sapon mi laverò, ed i baffi asciugherò!
CANENon dormite sveglia su!Dormi r tanto non va ben, Cane passerotto, gatto su!
SCENA II
ANINKA, PEPÌCEK, GATTO,PASSEROTTO E CANEfanno i loro esercizi del mattino (e cantano).
La sveglia brontola, il gallo ruzzola,suonano e ballanoson due fratelli che ballano insiem!Il gallo s'agita, canta l'aurora,cercando dispegnere l'ultima stellapoi sveglia il padron!La sveglia dondola, sente l'allodola,e lo studente la soffoca sotto il cuscin!Su presto alzatevi, via, via vestitevi,ora è di correre subito a scuola, si, per imparar!
SCENA III Finestre
Mary batte il tappetin,Anna lucida il balcon,Ruza pensa al gattin,Vlasta agita il piumon.Rezi spazza il suo porton,Tonka lava il cagnolin,Bozka sciacqua il pentolon,Dio il tempo corre e va!Jarmila canticchia,il padron di casa guarda tutto quanto osserva! (parlato)
PASSEROTTOBambini dovete aiutarci!
GATTODue cari amici nostri hanno bisogno di latte
CANEPerchè la mamma guarisca dalla sua malattia.
SCENA IV (Marcia degli scolari)
COROLo sappiamo lo capiamo, al momento arriviamo!
Suona la campanella.
Le strade si stanno riempiendo
di adulti e sta arrivando Brundibár.
SCENA V
BRUNDIBÁRSu venite da ogni parte, ascoltate la mia arte,ho per tutti una canzonedella strada son padrone!Valzer, polka o una marcetta,se volete anche un'arietta,con la musica ballatela malinconia scacciate!Son più grande dello Zar! Si!Perché io son Brundibár!
CANEIl momento è giunto già, su, bambini pronti siam!Lotteremo contro Brundibár!
GATTOOr l'attacchiamo, lo distruggiamonoi faremo gran rumor, vieni ad aiutarci qui.
CANEGatto muovi il tuo codin, chiama il passero e i bambin sconfiggiamo insieme Brundibár!
ANINKA E PEPÌCEKAbbaiate, miagolate, cinguettate con furor!Noi paura non abbiamo del tiranno dittator!
PASSEROTTOVolando là ho chiesto di darci una man,con le vocin di ogni bambin.Presto che andiam, da scuola usciam, fa drin, drin, drin, ora arriviam!
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Brundibár comincia a suonare,quando il gatto comincia a miagolare ed il cane ad abbaiare.Brundibár fa un gesto per farli smettere.
BRUNDIBÁR
Voi cagnacci e voi mocciosi via,smettete, gran tignosi.Questi suoni son per gatti, e fan diventare matti!
Il gatto non smette di miagolare.Il cane tira per i calzoni Brundibár per allontanarlo dall'organetto. La gente ride.
Se non bastan le mie gridasentirete il mio bastonequel cagnaccio già mi sfidaemi tira i pantaloni!
I ragazzini, uscendo da scuola, si radunano. Pepìcek è il loro capo. Aninka dà il "la" e il coro dei bambini attacca
COROAh… Brundibár or zitto sta, non sa proprio cosa far. Non conosce il segreto che contiene una canzon. Ed intanto sta in disparte, ringhia e soffia come un can. Un cantico d’amor per voi noi cantiam. Aprite il vostro cuor: chiediamo per pietà.Nella nostra casa là lontan mamma sta, langue già, che avverrà? Lascerà i suoi bimbi. Mammina guardaci, siamo cresciuti ormai,pensa rammenta i vecchi tempi insieme a noi.Il bagnetto facevam, nel mastello eravam, un bambin piccolin e la sua sorella.E’ un sogno! Pensi tu, ma diverrà realtà,se insieme a noi vorrai cantar questa canzon......
e gettano monete nel cappello di Pepìcek. Si allontanano commossi. Aninka e Pepìcek si voltano verso i bambini.(parlato)
PEPÌCEKAninka, guarda,questo per noi è un tesoro!
Nel frattempo Brundibár si è avvicinato e ha rubato il cappello coi soldi.
PASSEROTTO, CANE, GATTO(strepitano contro Brundibár)
ANINKAGuarda, guarda, ci deruba!
PEPÌCEKSu, bambini, caccia al ladro!
Comincia l'inseguimento per tutta la scena (con musica).Alla fine Brundibár è messo alle strette,cede il cappello con i soldi e scappa.esultazione generale!
COROIl ladro riportiam! Sconfitto è Brundibár! Non più paura avrem! Dobbiamo festeggiar! La mamma il latte avrà… guarirà! Vittoria del bene è il frutto! Marciamo con fervor! Si elevi al ciel un cor di gioia e d'amor! Ormai finisce qui di Brundibár la storia che presentato abbiam. E la moral qual è? Cantiamo tutti insiem: nessun tiranno mai, mai la vittoria avrà se regnerà l’amor!
FINE DELL'OPERA
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Per gli insegnanticura di Alessandra Seggi
L’unità di apprendimento qui illustrata vuole essere uno spunto per lavorare su alcuni
aspetti musicali dell’opera per bambini Brundibár. La proposta utilizza la voce in un
apprendimento esperienziale che anticipa e sostiene la successiva conoscenza musicale
specifica. Le indicazioni possono essere utilizzate sia come materiali precostituiti sia
come spunti per ulteriori elaborazioni. L’idea è di offrire un incentivo per l’insegnante,
affinché approfondisca e indaghi le infinite possibilità elaborative dei propri studenti
senza necessariamente conoscere le regole della sintassi musicale, e per i ragazzi,
l’occasione di vivere una esperienza concreta e spontanea all’interno del mondo
musicale.
L'unità di apprendimento che segue è pensata per bambini di scuola primaria senza
particolari prerequisiti di accesso. Sarà importante presentare la narrazione della storia
dell’opera Brundibár per inquadrare nel giusto contesto il frammento ritmico-melodico
sul quale si procederà nel lavoro.
Pulsazione e suddivisione
Obiettivo Generale: Essere capaci di analizzare gli elementi strutturali di una
comunicazione sonora complessa;
Obiettivo Intermedio: essere capaci di stabilire relazioni tra elementi verbali e
successioni temporali;
- Indicazione 1:
L’insegnante propone ai bambini di camminare liberamente nella stanza ciascuno con la
propria andatura; ad un segnale sonoro, proposto da un bambino A che imiterà il passo di
un componente del gruppo battendo le mani, tutto il gruppo cercherà di adeguare il
proprio passo al battito che ascolta. Si propone una seconda volta la stessa attività
sostituendo il bambino A con un altro compagno.
- Indicazione 2:
L’insegnante chiede ad un bambino A di proporre un’andatura regolare nello spazio.
L’insegnante chiederà al gruppo di battere le mani sul passo di A e individuata la
pulsazione comune, la si farà scorrere tra i componenti alternando il battito delle mani dei
bambini uno dopo l’altro sempre mantenendo regolare lo scorrere del tempo.
Variante: stessa proposta ma alternando al battito delle mani un silenzio di uguale durata,
cioè un battito pensato ma non prodotto; si può mimare il gesto ma senza produrre il
suono del battito delle mani.
- Indicazione 3:
L’insegnante insegna il seguente frammento ritmico-melodico tratto dall’opera Brundibár:
battendo con le mani la pulsazione; stessa proposta battendo la pulsazione con i piedi
fermi sul posto.
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- Indicazione 4:
Si propone di cantare alternando la melodia fra due gruppi segnando la pulsazione con il
battito delle mani.
- Indicazione 5:
Si propone la medesima alternanza d’esecuzione in forma di canto interrotto alternando
due pulsazioni e due pause uguali
Variante: l’esecuzione può essere realizzata anche in forma di canone sempre battendo la
pulsazione con le mani.
Variante: stessa alternanza in forma interrotta alternando suono a silenzio mantenendo la
pulsazione con gesti suono; contemporaneamente si può elaborare insieme ai bambini:
varianti timbriche nelle diverse modalità di percussione delle mani
varianti timbriche utilizzando elementi di body percussion;
- Helga Weissova: Le lezioni dei bambini, 1942.
La scuola era proibita. Erano permesse solo le abilità manuali e il disegno. Tuttavia i bambini seguivano in
segreto le lezioni di tutte le materie. Prima che venissero costruiti i cosiddetti "Alloggi per bambini", i
ragazzi dovevano portarsi dietro le panche e si riunivano insieme in qualunque angolo per ascoltare.
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Varianti:
- Utilizzando le diverse combinazioni delle cellule ritmiche estrapolate si può realizzare
un’improvvisazione collettiva che utilizzi questi materiali sperimentando i criteri di
sovrapposizione, aggregazione, disgregazione, ecc.
- Allo stesso modo si può procedere con un direttore che guida l’improvvisazione con
indicazioni di entrata/chiusura per i componenti del gruppo.
- Le diverse cellule ritmiche possono essere assegnate ai diversi componenti del gruppo
che procederanno all’esecuzione seguendo criteri di casualità (solo numeri pari o dispari,
stabilendo l’ordine con il lancio di un dado..ecc) o di ordine precedentemente stabiliti dal
gruppo (in successione a partire dal compagno alla nostra destra, ecc)
- Indicazione 7:
Dividere il gruppo di bambini in sotto insiemi e chiedere di realizzare un’azione
coreografica collettiva modificando l’ordine ritmico del canto ed anche il testo (magari
sostituendolo con un nonsense) lasciando inalterata la melodia;
In seguito ciascun insieme presenterà il proprio lavoro e gli ascoltatori individueranno i
criteri di elaborazione utilizzati nelle scelte delle azioni proposte.
L’idea comune di tutte queste indicazioni è rappresentata da un apprendimento che
procede per scoperta e che evidenzia tutte le potenzialità di un fare in grado di coinvolgere
e nutrire la motivazione proprio nel suo svelarsi senza anticipazione da parte del docente.
Alessandra Seggi insegna Pedagogia della Musica presso il Conservatorio Statale di Musica di
Cagliari. Ha pubblicato diversi lavori di didattica della musica tra cui "Il Maestro il Bambino la
Musica", Edizioni Suvini Zerboni (con G. Buccino); "Dal pensiero al suono", Edizioni Carocci, 2002
(con F. Casti); "Fare e pensare la musica" pubblicato nella Rivista semestrale di Educazione degli
adulti Le Voci- Quaderni di Aidea- La Spezia; Dal 2001 è socia dell’Associazione Spaziomusica e
Spaziomusica Ricerca di Cagliari ed è responsabile del settore didattico delle arti musicali
contemporanee.
Ulteriori attività operative sono consultabili sul sito www.didatticadellamusica.it/wp/?page_id=251
- Indicazione 6:
L’insegnante invita i bambini a battere con le mani il ritmo del canto cioè la combinazione
sillabica del testo.
Varianti:
- stessa proposta battendo i piedi sia fermi sul posto che camminando;
- stessa proposta associando: la pulsazione al battito dei piedi insieme al ritmo del
testo battendo le mani e viceversa sia fermi sul posto che in movimento nello spazio.
Si possono isolare le cellule comprese in due pulsazioni estrapolando tre formule ritmiche.
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I disegni e le poesie di Terezin
Il ghetto di Terezìn durante la seconda guerra mondiale fu il maggior campo di
concentramento sul territorio della Cecoslovacchia.
Fu costruito come campo di passaggio per tutti gli ebrei del territorio del cosiddetto
“Protettorato di Boemia e Moravia”, istituito dai nazisti dopo l’occupazione della
Cecoslovacchia.Più tardi vi furono deportati anche gli ebrei della Germania, Austria,
Olanda e Danimarca.
Nel periodo che durò il ghetto - dal 24 novembre 1941 fino alla liberazione, avvenuta l’8
maggio 1945 - passarono per lo stesso 140.000 prigionieri. Proprio a Terezìn perirono circa
35.000 detenuti.
Fra i prigionieri del ghetto di Terezìn vi furono all’incirca 15.000 bambini. Il ghetto di
Terezìn fu uno dei luoghi in cui fu concentrato il maggior numero di prigionieri bambini,
compresi i neonati.
La maggior parte di essi morì nel corso del 1944 nelle camere a gas di Auschwitz. Dopo la
guerra non ne ritornò nemmeno un centinaio, e tutti di età superiore a 14 anni.
Per un certo periodo i prigionieri adulti riuscirono ad alleviare le condizioni di vita dei
ragazzi di Terezìn facendo sì che i bambini venissero concentrati nelle case per bambini.
Nelle case operavano educatori e insegnanti prigionieri che riuscirono ad organizzare
perfino l’insegnamento clandestino (dato che nel campo questo era proibito), circoli di
recitazione e di canto.
I bambini di Terezìn scrivevano soprattutto poesie. Una parte di questa eredità letteraria
si è conservata. Il complesso dei disegni che si è riusciti a salvare, e che fanno parte delle
collezioni del Museo statale ebraico di Praga, comprende circa 4.000 disegni.
I loro autori sono, per la gran parte, bambini dai 10 ai 14 anni.
Utilizzavano i più vari tipi e formati della pessima carta di guerra, ciò che potevano trovare,
spesso utilizzando i formulari già stampati di Terezìn, le carte assorbenti.
La stragrande maggioranza dei bambini di Terezìn morì. Ma è rimasto conservato il loro
lascito letterario e figurativo che a noi parla delle sofferenze e delle speranze perdute.
Dr. Anita Frankovà
(Direttore museo ebraico di Praga)
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La farfalla
L’ultima, proprio l’ultima,
Così ricca, smagliante, splendidamente gialla.
Se le lacrime del sole potessero cantare contro una pietra bianca…
Quella, quella gialla
E' portata lievemente in alto.
Se ne è andata, ne sono certo,
perché voleva dare un bacio d’addio al mondo.
Per sette settimane ho vissuto qui,
Rinchiuso dentro questo ghetto
Ma qui ho trovato la mia gente.
Mi chiamano le margherite
E le candele che splendono sull’abete bianco nel cortile.
Solo che io non ho visto mai un’altra farfalla.
Quella farfalla era l’ultima.
Le farfalle non vivono qui, nel ghetto.
Pavel Friedmann. 4-6-1942
- Doris Weiserova, la farfalla, 1944
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Sono un ebreo
Sono un ebreo, ed ebreo rimarrò
Anche se muoio di fame
non abbandonerò la mia nazione,
combatterò sempre
per la mia nazione, per il mio onore
Sul mio onore, non mi vergognerò mai della mia nazione
Sono orgoglioso della mia nazione
una nazione che merita tanto onore.
Sempre mi opprimeranno
e sempre mi rialzerò.
Franta Bass (1930-1944)
Vedrai che è bello vivere
Chi s’aggrappa al nido
non sa che cos’è il mondo,
non sa quello che tutti gli uccelli sanno
e non sa perché voglia cantare
il creato e la sua bellezza.
Quando all’alba il raggio del sole
illumina la terra
e l’erba scintilla di perle dorate,
quando l’aurora scompare
e i merli fischiano tra le siepi,
allora capisco come è bello vivere.
Prova, amico, ad aprire il tuo cuore alla bellezza
quando cammini tra la natura
per intrecciare ghirlande coi tuoi ricordi:
anche se le lacrime ti cadono lungo la strada,
vedrai che è bello vivere.
Anonimo
Invano
Invano giace il derelitto
invano si lamenta la sua voce.
Forse morirà:
è bello oggi il mondo, vero?
Anonimo
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Margit Koretzova,
fiori (1933 - 1944)
Helga Weissova,
(1929 - 1944)
arrivo a Terezin
Helga Weissova,
(1929 - 1944)
bambini che entrano a scuola
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Alberto Pollesel
Alberto Pollesel ha compiuto gli studi di viola
presso il Conservatorio “A. Steffani” di
Castelfranco Veneto diplomandosi brillantemente
sotto la guida del M° P. Gastaldello.
Dopo aver seguito vari corsi di perfezionamento
ha intrapreso un’intensa attività cameristica in
varie formazioni e ha collaborato come prima
viola con diverse orchestre tra cui l’Orchestra
Internazionale d’Italia con la quale ha partecipato
a importanti Festivals con solisti di chiara fama
(Accardo, Mullova, Sophie Mutter, Rostropovich,
Krilov).
Negli anni ’80, ha iniziato la sua attività come Direttore d'orchestra e dal ’92 è Direttore
Musicale dell’Orchestra “Accademia Naonis” con cui ha collaborato con Artisti e Solisti
di fama (Manuel Barrueco, Benedetto Lupo, Kostantin Bogino, Beniamino Prior, Roberta
Canzian, Sara Mingardo, Maurizio Baglini, Gian Paolo Bandini, Paolo Pegoraro, Milva,
Francesco Beartazzi). Presta regolarmente e stabilmente la sua opera in campo giovanile
con il gruppo orchestrale “Akroama” di Pordenone e “A. B. Michelangeli” di Conegliano
Veneto, realtà di cui è fondatore.
Attualmente è docente di ruolo nella classe di Esercitazioni Orchestrali presso il
Conservatorio Statale di Musica “G.P. da Palestrina” di Cagliari.
Maria Paola Viano
Nata a Saluzzo (CN). Dopo il diploma in
Contrabbasso conseguito presso il Conservatorio
Statale di Musica “N.Paganini” di Genova, si
laurea in Lettere Moderne presso la Facoltà di
Lettere e Filosofia dell’Università di Torino con
una tesi sulle Opere del compositore viennese
Alexander Zemlinsky.
Presso la Universität für Musik di Vienna
perfeziona lo studio del Contrabbasso sotto la
guida di Ludwig Streicher e consegue altresì la
laurea in Regia d’Opera.
Come contrabbassista collabora dal 1989 al
1996 con numerose orchestre tra le quali: Teatro
Carlo Felice di Genova, Orchestra RAI di Torino,
Orchestra Sinfonica Haydn di Bolzano,
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Arena di Verona. La carriera registica inizia in Austria con le prime messe in scena e come assistente stabile presso il Landes Theater di Linz. Dopo l’esperienza austriaca è stata assistente alla regia in numerosi teatri europei e dal 2006 al 2009 regista stabile presso la Deutsche Oper am Rhein di Düsseldorf. Dal 1997 al 2012 ha firmato numerose regie soprattutto nell’ambito operistico sia in Italia che all’estero, con particolare interesse per la produzione contemporanea. All’attività registica unisce l’attività didattica: già docente di Arte scenica presso il Conservatorio C.Monteverdi di Bolzano (Sezione tedesca), presso il Conservatorio A. Scontrino di Trapani e presso la Musikhochschule Robert Schumann di Düsseldorf, attualmente insegna presso il Conservatorio G.P. da Palestrina di Cagliari.
Enrico Di Maira
Nato a Trieste, si è diplomato in pianoforte al Conservatorio di Musica “Giuseppe Verdi” di Milano, dove ha proseguito la sua formazione musicale, studiando composizione con Bruno Bettinelli e Nicolò Castiglioni. È stato maestro collaboratore all’Arena di Verona, al Teatro alla Scala di Milano e, dal 1984, al Teatro Lirico di Cagliari, dove, dal 1997 agli inizi del 2005, ha ricoperto il ruolo di aiuto maestro del coro. È docente di Pratica della lettura vocale e pianistica nel corso di Didattica della musica del Conservatorio di Cagliari, si occupa di voci bianche e prepara e dirige il Coro di Voci Bianche del Conservatorio G. P. da Palestrina di Cagliari che segue da ormai 16 anni.
Maestri collaboratori
Lorenzo Erdas
Enrica Lobrano
Assistenti alla regia
Maria Cristiana Ardu
Elisa Ceravola
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Orchestra del Conservatorio
L'orchestra del Conservatorio è formata dagli alunni dei corsi superiori di strumento,
dei corsi triennali e biennali che frequentano la classe di esercitazioni orchestrali con il
M° Alberto Pollesel.
Parallelamente alla formazione più propriamente didattica i giovani orchestrali
svolgono una vera e propria attività di produzione partecipando sempre più spesso alle
manifestazioni concertistiche del Conservatorio.
A tale proposito le formazioni possono spaziare dall'orchestra barocca, come è avvenuto
in occasione dell'esecuazione dell'integrale dei concerti di Bach per pianoforte e
orchestra nell'autunno del 2013, per arrivare fino alla grande orchestra sinfonica e
operistica.
Flauto
Agostino Luzzi
Clarinetto
Andrea Onnis
Tromba
Valentina Crobu
Chitarra
Yvano Argiolas, Davide Mocci, Francesco Morittu
Pianoforte
Lorenzo Erdas, Enrica Lobrano
Fisarmonica
Sabrina Mascia
Violini
Marta Collu, Nicola Musa, Pietro Murgia, Silvia
Carta, Silvia Micheletto, Luca Tosini, Rachele
Giacalone, Martina Cau, Manuela Serreli, Maria
Giulia Ximenes, Eleonora Rossi, Consuelo
Santacroce.
Viole
Tommaso Delogu, Gagriele Piras
Violoncelli
Pierpaolo Pais, Alessandro Mallus, Elena
Salotto, Daniele Bashir
Contrabbassi
Massimo Battarino, Stefano Colombelli
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Coro di voci bianche del Conservatorio
Il Coro di voci bianche del Conservatorio si forma grazie ad un corso integrativo di
Canto Corale per bambini ed adolescenti destinato agli alunni del Conservatorio e agli
studenti esterni alla scuola.
Per la sua formazione raccoglie l'eredità del Coro del Teatro Lirico di Cagliari che
viene integrato con nuovi elementi e, grazie alla continuità di lavoro, sviluppa un
repertorio e una attività artistica autonoma. Un accordo con il Teatro Lirico ha permesso
anche di affiancare l’organico corale in produzioni operistiche e sinfoniche del Teatro
Lirico di Cagliari.
Attualmente diretto da Enrico Di Maira, ha partecipato negli ultimi anni a tutte le
produzioni operistiche che prevedono l'impegno del Coro di voci bianche programmate
dal Teatro Lirico di Cagliari. Nel mese di Novembre 2013 ha partecipato alla produzione
“Pagliacci” di R. Leoncavallo con la regia di Franco Zeffirelli.
Nell'attività concertistica il Coro di voci bianche del Conservatorio si è ormai
affermato come un organico in grado di spaziare dal repertorio sacro a quello profano
anche del '900. Ha preso parte come protagonista in manifestazioni di rilievo come le due
edizioni di “Sa die de sa Sardigna” nel 2012 e nel 2013 o la commemorazione della
Giornata della memoria nel gennaio 2013 alla presenza delle più alte autorità politico-
istituzionali.
Al Teatro Lirico nel dicembre scorso durante il Concerto di Natale il coro si è esibito in
una versione di Christmas Festival di Leroy Anderson al fianco del coro e dell'orchestra
del Teatro Lirico
Il Coro
Francesca Agus, Laura Ajossa, Anna Andres Serpi, Matilde Aragonese, Irene Atzeni, Sabrina Bonu,
Maura Busonera, Debora Cabras, Sara Cappelli, Alessia Casu, Chiara Demontis, Giulia Faggioli,
Riccardo Fenu, Serena Flore, Federico Fo, Giorgia Fozzi, Sofia Giannini, Cabiria Gridelli,
Alessandro Iriu, Paola Lilliu, Matilde Loi, Sara Mandis, Alessandra Mattu, Elena Marchi, Gloria
Medas, Elisa Medinas, Anya Melis, Michela Moretti, Marina Moretti, Federica Aurora Pani, Emma
Peddio, Maria Valentina Pili, Eleonora Pili, Arianna Pinna, Silvia Piras, Davide Pizzo, Pietro
Carlo Puddu, Giulia Salis, Jacopo Serra, Alice Todde, Nicola Usai, Francesca Zoccheddu.
“... Siamo abituati a piantarci in lunghe file
alle sette del mattino,
a mezzogiorno e alle sette di sera,
con la gavetta in pugno;
per un po' d'acqua tiepida
dal sapore di sale o di caffè o,
se va bene, per qualche patata.
Ci siamo abituati a dormire senza letto,
a salutare ogni uniforme scendendo dal marciapiede
e risalendo poi sul marciapiede.
Ci siamo abituati agli schiaffi senza motivo,
alle botte ed alle impiccagioni.
Ci siamo abituati a vedere la gente
morire nei propri escrementi,
a veder salire in alto la montagna
delle casse da morto,
a vedere i malati giacere
nella loro sporcizia e i medici impotenti.
Ci siamo abituati all'arrivo periodico
di un migliaio di infelici
e alla corrispondente partenza
di un altro migliaio di esseri ancora più infelici...”
Peter Fischl morto ad Auschwitz nel 1944 a 15 anni
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