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FRIEDRICH NIETZSCHE
«LA NASCITA DELLA TRAGEDIA»
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L’antica leggenda narra che il re Mida inseguì a lungo nella foresta il saggio Sileno, seguace di Dioniso, senza prenderlo.
Quando quello gli cadde infine fra le mani, il re domandò quale fosse la cosa migliore e più desiderabile per l’uomo. Rigido e immobile, il demone tace; finché, costretto dal re,
esce da ultimo fra stridule risa in queste parole:«Stirpe miserabile ed effimera, figlio del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggioso non sentire? Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in
secondo luogo migliore per te è morire presto».
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DUALISMO APOLLO-DIONISO
Lo sviluppo dell’arte è legato alla duplicità dell’apollineo e del
dionisiaco, similmente a come la generazione dipende dalla dualità dei
sessi, attraverso una continua lotta e una riconciliazione che interviene solo
periodicamente.
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CHI È APOLLO ?Dio di tutte le capacità figurative, dio divinante, plastico,
della scultura.Il «risplendente», la divinità della luce, della bella
parvenza.In lui vi è moderata limitazione, libertà dalle emozioni
più violente, calma piena di saggezza.È l’immagine del principium individuationis (cfr.
Schopenhauer)
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CHI È DIONISO ?Dio dell’ebbrezza, dell’impulso, dell’orgia, della
sfrenatezza, della musica.Un Dio che salta da un luogo all’altro, canta, danza
(feste dionisiache).È l’estasi dell’unità originaria,
l’annientamento/lacerazione del principium individuationis (cfr. Schopenhauer)
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APOLLOIl genio trasfiguratore del
principium individuationis, grazie a cui soltanto si può
conseguire davvero la liberazione nell’illusione.
DIONISOAl mistico grido di giubilo di Dioniso la catena dell’individuazione viene
spezzata e si apre la via verso le Madri dell’essere, verso l’essenza intima delle
cose.
da artista a opera d’arte
da individui a un unico vivente
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LA LOTTA TRA APOLLO E DIONISO
I due impulsi così diversi procedono l’uno accanto all’altro, per lo più in aperto dissidio fra loro e con un’eccitazione
reciproca, per perpetuare in essi la lotta di quell’antitesi.
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L’ABBRACCIO TRA APOLLO E DIONISO
=TRAGEDIA
Finché da ultimo appaiono accoppiati l’uno all’altro e in questo accoppiamento producono l’opera d’arte altrettanto dionisiaca che apollinea della tragedia attica (Eschilo e
Sofocle).
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TRAGEDIA
La lacerazione del principium individuationis diventa un fenomeno
artistico.Il dolore suscita piacere.
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SOLO INSIEME…DIONISO
Un dominio artistico al di là dell’apollineo, una regione nei cui accordi di gioia si
smorza incantevolmente tanto la dissonanza quanto l’immagine
terribile del mondo, dove si giustifica persino l’esistenza del «peggiore dei
mondi». È l’esistenza eterna e originaria, che suscita all’esistenza tutto
il mondo dell’apparenza.
APOLLOPer vivere questa dissonanza si ha
bisogno di una magnifica illusione, che coprisse con un velo di bellezza il suo
stesso essere. Nel nome di Apollo riassumiamo tutte quelle innumerevoli illusioni della bella apparenza, che in
ogni momento rendono l’esistenza degna in generale di essere vissuta e spingono a vivere l’attimo successivo.
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UN MONDO ARTISTICO INTERMEDIO…
L’orrore. Fu dai Greci superato, nascosto, sottratto alla vista. Fu per poter vivere che i Greci dovettero, per
profondissima necessità, creare questi dei: dall’originario ordinamento divino titanico del terrore fu sviluppato
attraverso quell’impulso apollineo di bellezza l’ordinamento divino olimpico della gioia, allo stesso modo che le rose
spuntano da spinosi cespugli.
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…PER POTER VIVERE…
Il Greco conobbe e sentì i terrori e le atrocità dell’esistenza (Dioniso): per
poter comunque vivere, egli dové porre davanti a tutto ciò la splendida nascita
sognata degli dei olimpici (Apollo).
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…E PER SOPPORTARE L’ESISTENZA
Altrimenti quel popolo che aveva una sensibilità così eccitabile, che bramava così
impetuosamente, che aveva un talento così unico per il soffrire, come avrebbe potuto
sopportare l’esistenza, se questa non gli fosse stata mostrata nei suoi dei circonfusa da una
gloria superiore?
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MENO MALE CHE C’È APOLLO
Del fondamento di ogni esistenza, del sostrato dionisiaco del mondo può passare nella coscienza dell’individuo solo
esattamente quello che può essere poi di nuovo superato dalla forza di trasfigurazione apollinea. Dove le forze
dionisiache si levano così impetuosamente, là deve essere già disceso sino a noi, avvolto in una nube,
Apollo.
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NON C’È DIONISO SENZA APOLLO
Quel mondo di bellezza apollinea ha uno sfondo, la terribile saggezza di Sileno. Entrambi sono necessari. Apollo ci viene incontro come la divinizzazione del principium individuationis, in cui soltanto si adempie il
fine eternamente raggiunto dell’uno originario, la sua liberazione attraverso l’illusione: con gesti sublimi egli ci mostra come tutto il mondo dell’affanno sia necessario, perché da esso l’individuo possa venir spinto
alla creazione della visione liberatrice e poi, sprofondato nella contemplazione di essa, possa sedere tranquillo nella sua barca
oscillante, in mezzo al mare.
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APOLLO NON PUÒ VIVERE SENZA
DIONISOAl tempo stesso tutta l’esistenza dell’apollineo, e così ogni bellezza e moderazione, poggia su un fondamento – mascherato – di sofferenza e
di conoscenza, che a lui veniva di nuovo svelato da quel dionisiaco. È una necessità.
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TRA I DUE… «SOLO» UN VELO
L’apollineo guarda il dionisiaco con stupore misto ad orrore, sentendo che tutto quello non gli è poi davvero così estraneo, anzi che la sua coscienza
apollinea gli nascondeva questo mondo dionisiaco solo come un velo.
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APOLLO E DIONISO PARLANO LA STESSA LINGUA
Nel punto più essenziale l’inganno apollineo risulta infranto e annullato. Il Dionisiaco prende il sopravvento. E con ciò l’inganno apollineo si mostra per
quel che è, cioè per il velo che per tutta la durata della tragedia ricopre costantemente il vero e proprio effetto dionisiaco: il quale è tuttavia così
potente, da spingere alla fine lo stesso dramma apollineo in una sfera in cui esso comincia a parlare con sapienza dionisiaca, e in cui nega se stesso e
la sua visibilità apollinea.
Dioniso parla la lingua di Apollo,ma alla fine Apollo parla la lingua di Dioniso.
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IL PECCATO DI EURIPIDE
Eliminare dalla tragedia quell’elemento dionisiaco originario e onnipotente, ed edificarla in modo puro e a
nuovo su un’arte, un costume e una concezione del mondo non dionisiaci.
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EURIPIDE GETTA LA MASCHERA… DIETRO
C’È SOCRATEEuripide è in certo senso solo maschera: la
divinità che parla per sua bocca non è Dioniso e neanche Apollo, bensì un
demone di recentissima nascita, chiamato Socrate.
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UN DUALISMO NOCIVO
È questo il nuovo contrasto: il dionisiaco e il socratico, e l’opera d’arte della
tragedia greca perì a causa di esso.
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SOCRATE E LA RAZIONALITÀLa più illustre opposizione alla
concezione tragica del mondo, la scienza, che nella sua più profonda
essenza è ottimistica, con a capo il suo progenitore Socrate.
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OTTIMISMO SOCRATICO
L’elemento ottimistico della natura della dialettica celebra in ogni conclusione la propria festa gioconda e può respirare soltanto nella fredda chiarezza e consapevolezza. L’elemento ottimistico, una volta penetrato nella tragedia,
è destinato a invaderne a poco a poco le regioni dionisiache e a spingerla necessariamente alla
distruzione di sé.
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MORTE DELLA TRAGEDIA
Nelle tre forme fondamentali di ottimismo: «La virtù è il sapere; si pecca solo per ignoranza; il virtuoso è felice». Tutto deriva dalla dialettica del sapere ed è
apprendibile.
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AL BANDO LA MUSICA
La dialettica ottimistica scaccia la musica dalla tragedia con la sferza dei suoi sillogismi, cioè distrugge l’essenza della
tragedia, che si può interpretare unicamente come una manifestazione e raffigurazione di stati dionisiaci, come il
mondo di sogno di un’ebbrezza dionisiaca, come simbolizzazione visibile della musica.
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MONDO TEORETICO VS
MONDO TRAGICOSe la tragedia antica fu spinta fuori del suo binario dall’impulso
dialettico verso il sapere e l’ottimismo della scienza, da questo fatto si potrebbe dedurre un’eterna lotta fra la concezione del mondo
teoretica e quella tragica. E solo dopo che lo spirito della scienza fosse stato condotto ai suoi limiti estremi, e la sua pretesa di validità universale fosse stata distrutta dalla dimostrazione di quei limiti, si
potrebbe sperare in una rinascita della tragedia.
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•In Socrate si vede una forma di esistenza prima di lui mai esistita,
il tipo dell’uomo teoretico.
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SOCRATE MISTAGOGO DELLA SCIENZA
Una profonda idea illusoria, che venne al mondo per la prima volta nella persona di Socrate, ossia quell’incrollabile fede che il pensiero giunga, seguendo il filo conduttore della causalità, fin
nei più profondi abissi dell’essere, e che il pensiero sia in grado non solo di conoscere, ma addirittura di correggere
l’essere. L’universalità della brama di sapere ha teso una rete di pensiero comune sull’intero globo terrestre, con
prospettive, perfino, di sussumere sotto le sue leggi tutto un sistema solare.
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CONOSCENZA = BENEERRORE = MALE
Socrate è il prototipo dell’ottimista teoretico che, con la fede nell’attingibilità della natura delle cose,
concede al sapere e alla conoscenza la forza di una medicina universale e vede nell’errore il male in sé.
Penetrare in quelle profondità e sceverare la vera conoscenza dall’illusione e dall’errore sembrò
all’uomo socratico la missione più nobile, anzi l’unica missione veramente umana.
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VIA TUTTI I VELI !Se l’artista a ogni disvelamento della verità rimane
attaccato con sguardi estatici sempre e solo a ciò che anche ora, dopo il disvelamento, rimane velo, l’uomo teoretico a sua volta gode e si appaga nel togliere il
velo e trova il suo supremo fine e piacere nel processo di un disvelamento sempre felice, che riesca per
propria forza.
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SOCRATEVS
DIONISO• Socratismo antidionisiaco• «Tutto deve essere razionale» • Razionalità e dialettica• «Solo chi sa è…»• Contro l’istinto e l’irrazionalità• Verità vs tragedia• Filosofia vs arte
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COSA RESTA DEL TRAGICO?
Come appare ora, di fronte a questo nuovo mondo scenico socratico-ottimistico, l’intero sostrato
dionisiaco della tragedia? Come qualcosa di fortuito, come una reminiscenza dell’origine della tragedia, di
cui si può benissimo fare a meno.
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SOCRATISMO ATTUALE E FUTURO
L’influenza di Socrate si è allargata sulla posterità fino a questo momento, anzi per ogni avvenire, simile a un’ombra che diventa
sempre più grande nel sole della sera.
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SOCRATE È FRA NOITutto il mondo moderno è preso nella rete della cultura alessandrina e trova il suo ideale nell’uomo teoretico, che è dotato di grandissime
forze conoscitive e lavora al servizio della scienza, e di cui Socrate è il prototipo e il capostipite.
Tutti i nostri mezzi educativi tengono originariamente davanti agli occhi questo ideale: ogni altra esistenza deve lottare faticosamente per
sollevarsi accanto a quella, come esistenza permessa.In un senso quasi spaventoso, per lungo tempo si è trovato a questo
riguardo l’uomo di cultura solo nella forma dell’erudito.
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I PROF. ABBANDONANO I GRECI
Proprio in quei circoli la cui dignità potrebbe consistere nell’attingere instancabilmente dalla fonte greca per la salvezza della cultura tedesca, nei circoli degli insegnanti degli istituti superiori di
cultura, si è ottimamente imparato a cavarsela sbrigativamente e in maniera comoda con i Greci, giungendo non di rado fino a uno
scettico abbandono dell’ideale ellenico e a un completo rovesciamento del vero fine di tutti gli studi sull’antichità.
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POVERE SCUOLE…POVERA CULTURA…
La vera forza formativa degli istituti di istruzione superiore non è mai stata più bassa e debole che al presente.
Il «giornalista», il cartaceo schiavo del giorno, in tutto ciò che riguarda la cultura ha riportato la vittoria sull’insegnante superiore. A quest’ultimo non
resta che la metamorfosi di muoversi anch’egli nell’eloquio giornalistico.In quale penosa confusione la gente siffattamente colta di un tale presente
dovrà guardare quel fenomeno, che si potrebbe forse comprendere per analogia solo in base alla più profonda essenza del genio ellenico, finora incompreso,
ossia il risveglio dello spirito dionisiaco e la rinascita della tragedia?
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UN OTTIMISMO SENZA LIMITI• Conoscenza per tutti - Felicità per tutti• Negazione della schiavitù attraverso le belle parole di seduzione e di rassicurazione
«dignità dell’uomo» e «dignità del lavoro»• Frammentazione della conoscenza erudizione• Estensione della conoscenza conoscere tutto in modo superficiale• Giornalismo• L’arte diventa un piacevole accessorio, un tintinnio di sonagli di fronte alla «serietà
dell’esistenza», di cui certo si potrebbe anche fare a meno, un oggetto di divertimento (vs arte come compito più alto e vera attività metafisica di questa vita)
• Mondo vero vs mondo apparente cristianesimo e morale (arte come menzogna, ostilità alla vita, odio contro il mondo…)
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CULTURA TRAGICACultura la cui principale caratteristica consiste nell’elevare
a meta suprema, in luogo della scienza, la sapienza, la quale, senza farsi ingannare dalle seducenti deviazioni
delle scienze, si volge con immobile sguardo all’immagine totale del mondo, cercando di cogliere in
essa, con simpatetico sentimento d’amore, l’eterna sofferenza come sofferenza propria.
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