Fibre da fusto o libro: il lino
Fibre liberiane
A questa classe di fibre tessili naturali vegetali appartengono alcune tra le
più antiche ed importanti fibre utilizzate dall’uomo:
il lino, la canapa, la juta..
La fibra si ricava dai vasi liberiani che si trovano in fasci disposti a
cerchio attorno alla corteccia
Esterno corteccia
Percorsa da fibre formate da vasi legnosi e vasi liberiani
cambio zona di accrescimento del fusto
Interno legno
Con 81.300 ettari di lino fibra coltivata , l’Europa realizza
l’80% della produzione mondiale. Il lino è la sola fibra
vegetale tessile originaria d’Europa!
Produzione
la produzione mondiale di lino è di volume molto limitati,
malgrado la grande notorietà e reputazione di questa fibra
presso i consumatori mondiali di prodotti della moda.
Nel complesso la produzione mondiale non raggiunge le
100mila tonnellate, gran parte delle quali in Cina con una
restante parte in Europa, in particolare nelle Repubbliche
della Federazione Russa e in Francia.
Il lino è considerata l’unica fibra tessile di origine europea.
Nel XIV° e XV° secolo gran parte della produzione mondiale
di Lino veniva realizzata nel nord Europa tra le Fiandre
(Bruges), la Francia (Ypres) e la Germania (Amburgo).
Storia
Noto fin dai tempi più antichi, il lino è la fibra tessile più
antica del mondo: il suo uso infatti risale fino a 7000 anni
avanti Cristo.
Ritrovato anche nelle tombe egizie, il lino era il manufatto
tessile più comune 6000 anni prima di Cristo.
I Fenici, celebri mercanti ed illustri navigatori, acquistavano
infatti il lino in Egitto per esportarlo in Irlanda, in Inghilterra
e in Bretagna: grazie a questo itinerario, la fibra è approdata
nel continente europeo.
Qualità
Il lino coltivato in Europa occidentale è noto per essere il migliore al
mondo. Questo livello di eccellenza è il frutto della combinazione di tre
fattori benefici: la disponibilità di terreni adatti, le condizioni climatiche
favorevoli e le conoscenze di esperti linicoltori attenti alla qualità.
Nel settore della produzione agricola, gli specialisti non lasciano nulla al
caso: la preparazione dei terreni, la selezione delle varietà, la semina e la
crescita del lino, il controllo della coltura, la raccolta per estirpazione e la
macerazione destinata a favorire l’estrazione delle fibre. Sono tutte tappe
che richiedono il medesimo rigore e le medesime cure.Con un forte
contenuto di tradizione, ma aperta ai progressi della ricerca scientifica e
industriale, questa coltura si pratica da sempre nel rispetto dell’ambiente.
l'Europa del Lino un modello e un’agricoltura sostenibile
Con 7500 aziende agricole dedicate alla sua coltivazione e
alla sua stigliatura, il Lino è ancorato al suo territorio
E’ garante di un equilibrio salutare tra l’attività dell’uomo, la
tutela della diversità dei nostri paesaggi e degli ecosistemi.
Diventata un modello a scala europea, la coltivazione del lino
risponde a tutti i criteri economici, sociali e ambientali dello
sviluppo sostenibile. una coltivazione di prossimità derivante
da un’agricoltura rispettosa dell’ambiente
Il Lino – unica fibra originaria del continente europeo che ne
garantisce l’85% della produzione mondiale – è protettivo e
fertilizzante, con i semi certificati senza OGM.
La pianta non richiede che pochi pesticidi e poca irrigazione,
non necessita di defoglianti e partecipa all’assorbimento del
carbonio emesso nell’atmosfera.
La Pianta è poco attaccata da parassiti e predatori; i suoi unici
nemici seri sono le erbacce , non richiede grande uso di pesticidi e
antiparassitari
Lavorazione del Lino
Il lino è la fibra che si ricava, insieme ai semi di lino, da una piantaappartenente alle linacee.
Il lino è una pianta annuale
Si coltiva un po’ ovunque;
• nei paesi freddi, si ha una migliore produzione di fibra,
• nei paesi di caldi, si ha una migliore produzione di semi con cuiprodurre olio usato per lacche e vernici resistenti alle intemperie.
• Lunghezza della fibra 6-50mm
• Finezza della fibra 10-40 m
Nei paesi freddi si ottiene una fibra molto fine,
seminando fitto, in modo che la pianta tenda ad
allungarsi ed a crescere dritta e senza ramificazioni .
Il lino, nei paesi caldi, seminato rado permette alla
piante di fare molti fiori e frutti. La fibra che si
ottiene è però legnosa e non adatta a dare tessuti ma
principalmente corde e sacchi e altri prodotti
Lavorazione del lino
Al momento della raccolta, il lino non viene falciato ma estirpato al fine di preservare la
lunghezza del fibre contenute nel fusto. In giugno-luglio, quando i fusti vengono defogliati
su un terzo delle loro lunghezze, vengono estirpati e poi depositati sul terreno, in andane
(strati di lino di un metro di larghezza). La prima fase di trasformazione – la macerazione – è
naturale. L’alternanza della pioggia e del sole (da luglio a settembre) e l’azione congiunta di
microrganismi e di batteri presenti naturalmente sul terreno assicurano la fermentazione
necessaria per separare le fibre tessili dalla parte legnosa della pianta. Le fibre vengono in
seguito estratte dal fusto e liberate dal legno ancora presente . Dopo il raccolto, le lunghe
radici rimaste nella terra fertilizzano e bonificano il suolo conferendo al lino la sua
condizione di eccellente supporto nella rotazione dei raccolti. Rinnovata in rotazione ogni 6
o 7 anni, la coltivazione del lino permette di ottenere una qualità del suolo ottimale che
aumenta la produttività delle coltivazioni successive dal 20 al 30%. La tappa seguente, la
stigliatura è un processo interamente meccanico che si effettua durante tutto l’anno. Questo
processo consente di separare le due categorie di fibre: la fibra lunga (il lungo tiglio o
filaccia) e la fibra corta (le stoppe).
• Una pianta che richiede poca acqua
• Coltivato nei paesi con clima temperato e piovoso, il lino – al contrario della
maggior parte delle fibre naturali o cellulosiche- non necessita di irrigazione,
se non naturale come quella della pioggia*. Il risparmio annuale di acqua è
stimato, a scala europea, in 650.000 milioni di metri cubi d’acqua, ossia
l’equivalente del consumo d’una città come Anversa.
• Nessun inquinamento né del suolo, né delle acque Le risorse del suolo sono
sufficienti a nutrire la pianta che ha un bisogno ridotto di azoto. La sua
coltivazione necessita di pochi concimi (fertilizzanti e protezioni fitosanitarie)
al fine di preservare la sua resistenza naturale. Paragonata alla coltivazione del
cotone, quella del lino richiede 5 volte meno di fertilizzanti. La coltivazione
del lino contribuisce alla tutela dei corsi d’acqua e delle falde freatiche.
• Tuttavia ad oggi l’80% della produzione europea di lino è esportata in
Cina, generalmente dopo la stigliatura.
• Una tendenza verso una rilocalizzazione degli stadi di trasformazione della
fibra sarà possibile nel corso dei prossimi anni. In effetti, se una delle
scommesse maggiori dell’economica sostenibile risiede nella riduzione delle
emissioni di carbonio a livello planetario, i volumi trasportati dovranno quindi
essere ragionevoli.
• In un contesto di urgenza per ripensare i nostri atteggiamenti di consumo,
privilegiando tecnologie d’avanguardia e risorse rinnovabili, il lino può
giocare un ruolo essenziale. Di fronte a questa sfida del 21° secolo, i creatori,
designer e industriali vedono la fibra di lino come LA fibra vegetale del
futuro.
Applicazioni non tessili
• Il lino si orienta verso usi tecnici e potrebbe diventare un’agro-risorsa
importante nell’ambito dell’innovazione ecologica. Liberato dalle sue
applicazioni tradizionali il lino rivela un potenziale visionario nelle
innovazioni industriali ispirate dall’eco design. La fibra di lino offre
proprietà uniche, ideali per prodotti eco high-tech a base di
agromateriali e bio-compositi.
• “La fibra di lino è un “polimero naturale”! La sua rigidità equivale a
quella del vetro e a 1/3 di quella del carbonio, ma se prendiamo in
considerazione la densità, il lino presenta migliori prestazioni della
fibra di vetro. Inoltre, osservando in particolare la rigidità in torsione,
le qualità della fibra di lino si avvicinano a quelle della fibra di
carbonio”
CELC
• Fondata nel 1951, la Confederazione
Europea per il Lino e la Canapa (CELC) è
l’unica organizzazione agroindustriale che
raggruppa tutti gli stadi di produzione e
trasformazione del lino e della canapa, dalla
pianta alla fibra, al prodotto finito. E’
interlocutrice privilegiata di 10.000 aziende
di 14 paesi europei.
Raccolta
Il lino si raccoglie in momenti diversi a
seconda del prodotto che si vuole avere.
Per avere un tiglio finissimo ( cioè delle fibre
molto fini) si raccoglie quando il fusto è
ancora verde ed il frutto si è appena formato.
Da questo raccolto il ottiene il lino azzurro,
assai fino e morbido ma poco resistente usato
per merletti, ricami
• Per avere un tiglio più resistente, la raccolta viene
effettuata quando il fusto è divenuto metà giallo e la
capsula ha assunto un colore verde giallo, il tiglio è più
resistente ma meno fine del precedente ( lino bianco) meno
pregiato ma più resistente.
• Se si vuole ottenere un tiglio molto resistente ma
assai grossolano, e ricavare contemporaneamente l’olio, la
raccolta deve essere effettuata quando la capsula diventa di
colore bruno e lo stelo giallo scuro.
La coltivazione del lino
• 1) La coltivazione del lino ebbe origine probabilmente
nell’Asia occidentale e venne praticata in tutta Europa fino
a non molto tempo fa. In Val Pusteria la coltivazione del
lino era in parte diffusa nelle zone montane delle valli
laterali ancora fino agli anni 50. La relativa produzione
serviva soprattutto a coprire il proprio fabbisogno.
2) La scapsolatura
Il termine scapsolatura indica
l’attività in cui le piante di
lino venivano passate a
covoni attraverso un pettine
di ferro per cui venivano
private delle capsule
contenenti i semi. Il pettine da
lino era composto da diversi
denti di ferro verticali lunghi
all’incirca 1 5–20 cm.
3) La macerazione ed
essiccazione La fase successiva della lavorazione del lino era la macerazione. C’erano
due metodi diversi: la macerazione sui campi e quella in acqua
• Nella prima gli steli venivano distesi sui campi. Il sole e la rugiada
svolgevano il lavoro. Mettevano cioè in atto il processo di
macerazione. Le piante dovevano essere solo rigirate regolarmente. In
tal modo si otteneva che la parte esterna legnosa dello stelo si poteva
staccare più facilmente.
• Un’altra possibilità con il medesimo risultato era quella di mettere a
mollo il lino in fosse riempite d’acqua. Dopo la macerazione i
covoni venivano asciugati ed essiccati. L’essiccazione consisteva nel
disporre gli steli su una griglia di legno riscaldandoli. In questo modo
gli steli diventavano più fragili e potevano essere lavorati più
facilmente.
Fasi per l’ottenimento della fibra di lino
• Macerazione del lino
• In acqua stagnante – si effettua tenendo sommersi nell’acqua
stagnante di laghetti o stagni artificiali i fasci di steli legati insieme. La
solubilizzazione delle sostanze pectiche avviene ad opera di batteri
anaerobici e che prontamente si moltiplicano sugli steli di lino. Questi
batteri possono però, successivamente, attaccare la cellulosa ,
intaccando la fibra di lino; è necessario controllare periodicamente
l’andamento della macerazione e considerarla ultimata quando il
rammollimento degli steli è giunto a tal punto che, per semplice
pressione delle dita, si ottiene lo scrollamento del libro dal legno,
cosicché poi risulti agevole la separazione
• La macerazione in acqua corrente si
ottiene usando l’acqua dei fiumi. Famose
sono le acque del fiume Lys in Belgio, che
si dice diano i risultati migliori. Questa
macerazione è più lenta della precedente,
essendoci nell’acqua corrente meno
proliferazione di batteri.
• In alcune regioni umide e fredde si
pratica la macerazione a prato o a rugiada.
Si lasciano i fusti all’aria per 6/7 settimane
all’azione di agenti atmosferici; se il clima è
molto umido gli steli non riusciranno ad
asciugarsi mai completamente e su di essi si
formerà una flora batterica anaerobica che
degraderà facilmente la pectina.
• si è provata la macerazione
artificiale, con l’azione di prodotti chimici,
soprattutto per ridurre i tempi; le sostanze
che però sciolgono la pectina sono così
aggressive che viene intaccata anche la
fibra.
• Migliori risultati si sono avuti con il
vapor d’acqua a 4/5 atmosfere in autoclave
per 1 ora. Le sostanze pectiche ad alta
temperatura formano delle sostanze
colloidali e si allontanano dalla fibra.
• La macerazione microbiologica è
ottenuta con l’uso di bacilli ricavati da
colture speciali e scelti in modo da rendere
più veloce ed efficace la macerazione in
acqua. Con questo metodo si acquista,
rispetto alla macerazione spontanea,sia in
velocità che in controllo.
Separazione delle fibre
Prelevati dalle acque di macerazione, gli steli del lino
vengono fatti asciugare per fermare il processo di
fermentazione. Una volta essiccati, questi vengono battuti con
l’impiego di uno strumento chiamato gramola, che ha la
funzione di maciullare le parti legnose dello stelo e liberare le
fibre. I frantumi delle parti legnose vengono poi rimossi dalle
fibre, attraverso un altro strumento chiamato scotola.
4) La gramolatura
Per gramolatura si intende la fase di
lavorazione in cui l’involucro
esterno dello stelo veniva rotto,
liberando le fibre. La gramola era
una sorta di coltello di legno mobile
sopra listelli fissati ad un cavalletto.
Il covone di lino veniva fissato fra i
listelli ed il coltello di legno e tirato
avanti e indietro. Il lavoro della
gramolatura avveniva nel tardo
autunno quando i lavori dei campi
erano terminati.
Separazione della fibra del lino
• Dopo la macerazione si slegano i fasci e sistendono sul terreno ad asciugare per evitare chela fermentazione prosegua intaccando la fibra
• Si eseguono due operazioni meccaniche:
• La GRAMOLATURA: consiste nella rottura delle parti legnose in seguito a battitura. Le fibre del lino, elastiche, non si spezzano mentre il legno si sbriciola. • Alcuni frammenti di legno che contengono però attaccata delle fibre vengono recuperati e costituiscono il capecchio .
• La scotolatura serve per allontanare
gli ultimi frammenti di legno ancora
attaccati alla fibra. Da questa fase si
ottengono dei cascami detti stoppa
• Infine per rendere parallele le fibre,
eliminando contemporaneamente più corte
ed eventuali resti di capecchio, si trattano le
fibre ( dette filacce) con una macchina
pettinatrice a pettini via via più fitti. Si
ottiene così il pettinato da avviare alla
filatura. Anche in questa fase si ottiene della
stoppa.
Caratteristiche del lino
Il lino, a seconda della provenienza e del tipo dimacerazione avuta può essere di colore
• Bianco
• Giallognolo
• Grigio
• Il lino migliore è di colore bianco-grigio perlaceo, lucente,molto tenace e morbido al tatto
• Il lino grezzo è costituito da lunghi filamenti (20-100cm)formati da fasci di fibre riunite insieme. Le singole fibrehanno lunghezza tra i 6-50 mm.
• Il lino è composta da cellulosa dal 70 all’84%. Il suo grado
di polimerizzazione varia da 2200, 2400.
All’esame microscopico
• il lino grezzo si presenta come fasci di fibre riunite con
materiali incrostanti quali: residui di legno, impurità varie.
• Il lino digrezzato appare formato da fibre isolate e libere da
impurità.
• Nelle fibre appaiono delle marcate striature trasversali che
conferiscono al filamento l’aspetto della canna di bambù
Classificazioni commerciali
• In base alla finezza:
fino, mezzo fino, ordinario.
Quello più grossolano viene adoperato per tele assai robuste ecorde.
• In base alla provenienza
Lino delle Fiandre: molto lungo, morbido, fine e lucente.(Gand capitale belga del lino); Lini olandesi ;Lino diLettonia, Lino di Francia ( valenciennes), Lino d’Italia,Lino di Russia, Lino d’America : meno coltivato delcotone e di qualità di medio pregio; Lino d’Africa :inEgitto, è a fibra lunga ma di colore giallognolo e di pocopregio
• In base alla varietà della pianta da cui si ricava la
fibra:
• Lino usitatissimum: il più pregiato Lino di Riga o gran lino
• Lino di Candia : un vero e proprio albero; Lino di Barbona
francese; Lino marino: coltivato nell’Europa meridionale
in vicinanza delle coste; Lino di Siberia o perenne:
coltivato nei climi freddi, dà una filaccia resistente ma
grossolana ;Lino selvatico; Lino nano: coltivato più per il
seme che per la fibra.
Sottoprodotti della lavorazione
del lino
• Cascami per corde e sacchi
• Olio di lino: viene usato per
preparazione di vernici e colori; per saponi
medicamentosi
La juta
Produzione
Misurata in quantità la juta è la seconda fibra naturale dopo il cotone, e
precede di poco la lana con 2,5 milioni di ton/anno
La produzione di juta è concentrata per circa l’ 85% nel delta del fiume
Gange, con l’India produce il 60% dell’offerta mondiale di Juta seguita
dal Bangladesh. Altri Paesi asiatici come Myanmar e il Nepal, sono
anch’essi produttori ma di quantità decisamente inferiori.
Coltivata in un clima caldo e umido, le condizioni climatiche che ne
favoriscono la crescita si verificano durante la stagione dei monsoni,
quindi su terreni alluvionati argillosi
• Lunghezza della fibra 2-5mm
• Finezza della fibra 20-25 m
Lavorazione
La juta subisce il processo della macerazione:
La juta è altamente igroscopica (cioè con elevata capacità diassorbire l´umidità nell´aria), di colore bianco, giallognolo o bruno.
Le fibre sono ruvide e tenaci e il filato risulta anch´esso ruvido,rigido e molto resistente.
l colore della filaccia può variare dal bianco-giallo delle qualità piùpregiate al bruno di quelle più scadenti.
L'interno legnoso del fusto, invece, viene impiegato per costruirerecinzioni provvisorie e come materiale combustibile. La iuta è unafibra molto resistente all'usura. e inattaccabile da funghi e muffe
Storia ed usi
Il commercio della iuta iniziò alla fine del 1700: a quell'epoca la fibra
serviva principalmente per la produzione di corde per vele e per l'attracco
di barche e navi, solo in seguito trovò impiego anche come materia prima
per la tessitura.
Oggi, il 75% della produzione annuale di iuta è destinato alla
fabbricazione di sacchi per il confezionamento di cereali, caffé, cacao e
riso;
il restante 25% è invece utilizzato per la lavorazione di tappeti e per il
tessile (cuscini, tende, carte da parati).
Negli ultimi decenni, comunque, l’industria della i. ha subito una forte
concorrenza per il diffondersi di tessuti ottenuti con bandelle di materiale
propilenico.
La canapa
La pianta
La pianta della canapa è originaria dell’Asia;
è coltivata nei paesi a clima temperato.
Viene seminata a fitto per ottenere steli sottili, poco
ramificati ed una fibra più fine; con una semina più
rada si ottiene una pianta più ramificata con maggior
produzione di semi ed una fibra più grossolana
Viene seminata in alternanza con i cereali.
La pianta
E’ una pianta dioica, in cui i fiori staminiferi ( maschili) ed i
fiori pistilliferi ( femminili) crescono su piante separate.
Dalle piante femminili, più altee ramificate, si ricava il seme
ed una fibra più grossolana;
dalle piante maschili, più piccole, una migliore fibra.
Se il raccolto è prematuro fibra chiara, morbida ma di scarsa
quantità; viceversa se il raccolto è tardivo la fibra è più grossa
e colorata
• Lunghezza della fibra 15-50mm
• Finezza della fibra 15-35 m
Lavorazione della canapa
La canapa viene tagliata o sradicata, gli steli riuniti in fasci,lasciati a essiccare, tagliati a uguale lunghezza e portati almacero.
La macerazione è la stessa del lino. Normalmente è effettuatain bacini di acqua stagnante in cui la canapa è tenutasommersa. Dopo alcuni giorni, per effetto della macerazioneputrida, si eleva un cattivo odore che permane nella canapasino al candeggio. Per questo i bacini da macero sono dettimarcite.
Gli steli sono fatti poi seccare,
si effettua la separazione della canapa dal fusto(decanapulazione).
• Questa si ottiene con due operazioni:
• la scavezzatura: la rottura meccanica degli
steli
• E la macellatura: la battitura per separare la
fibra dagli steli frantumati
• Come sottoprodotti si ottengono i canapuli,
residui legnosi della canapa, ricchi di
cellulosa e la stoppa, fili corti con aderenti
scarti legnosi.
• . La canapa grezza, riunita in mazzuoli
viene poi avviata alla cernita ed alla filatura.
Lavorazione della canapa
Strigliatura verde
• Oltre al processo classico per ottenere la fibra dicanapa che comprende macerazione, essiccamentoe battitura sono state messe a punto dellelavorazioni più rapide che producono una fibrapiù grossolana ma più economica, adatta allaproduzione di sacchi e corde : la strigliatura verde
• Con questo processo la fibra si separa dal fustocon operazioni esclusivamente meccaniche. Siottiene una fibra molto rigida di colore verdastroche serve per sacchi e tele grossolane.
Cotonizzazione
È un processo opposto al precedente.
Si tratta la migliore qualità di canapa a fibra lungacon reattivi chimici per renderla il più possibilemorbida e simile al cotone
È un processo costoso che mira ad eliminare lamaggior parte delle impurezze di lignina e pectina,così da rendere la fibra meno rigida
La canapa così ottenuta si chiama canapacotonizzata o cafioc.
Caratteristiche della canapa
• La canapa è costituita da fasci di filamenti
liberiani lunghi da 30 a 70 cm; le singole
fibre sono lunghe da 15 a 50mm con un
diametro tra 15 ed i 35m.
• Il colore varia dal bianco avorio al beige (colore della corda)
• Al microscopio si presenta formata da fibrecilindriche leggermente schiacciate constriature longitudinali e trasversali tipocanna di bambù.
• La canapa contiene il 70% di cellulosa
• Il grado di polimerizzazione intorno a 2200.
Proprietà della canapa
• È una fibra molto resistente e tenace (più
del lino)
• Poco elastica e piuttosto rigida ; perciò i
tessuti di canapa si gualciscono facilmente.
Classificazioni della canapa:
in base alla lavorazione
• La canapa si distingue in base alla lavorazione
• Gargiolo qualità migliore a fibra fine, lunga,lucida, bianco-grigiastra
• Corda qualità intermedia molto resistente,con fibra grossolana molto lunga
• Basso fibra corta e ruvida
• Strappatura fibra corta e non omogenea
• Stoppe e cascami sono gli scarti dellalavorazione
Classificazioni della canapa:in base alla
provenienza
• La qualità italiana è la migliore, a fibrapiù fine, morbida,lucida e di colore biondochiaro
• Le qualità europee sono la jugoslava,l’ungherese, la rumena …
• Canapa esotica : indiana, giapponese ecinese
Usi della canapa
• Con la canapa pettinata di migliore qualitàsi producono tessuti, tendaggi, rivestimentiper l’arredamento, lenzuola, asciugamanisimili a quelli di lino.
• Con le fibre più grossolane si produconosacchi, corde e spaghi
• Con la stoppa si producono imbottiture perpoltrone e spaghi di minor resistenza.
Fibre da foglie
• Sono le fibre che si ricavano dalle nervature
di certe foglie di grandi dimensioni.
• Sono dette fibre dure avendo morbidezza e
flessibilità ben inferiori alle fibre da seme e
da fusto.
Lino della nuova Zelanda
• la fibra bianca e lucida, molto resistente,si ricava dalle foglie per raschiamento emacerazione in acqua corrente;
• è una fibra con una bassa percentuale dicellulosa ed alta quantità di lignocellulosa,pectocellulosa e pectina.
• Si usa per tessuti grossolani, telerie,imballaggi e corde.
Canapa di Manila
• le foglie, non ancora completamente sviluppateavvolgono dal basso il fusto della piantasovrapponendosi le une alle altre in modo serrato.
• E’ una fibra lucente , molto tenace edabbastanza flessibile;
• contiene il 77% di cellulosa.
• Con le fibre più fini si ottengono tessuti leggeri;con quelle più grossolane cappelli, canestri ecordami.
Agave o sisal
• è una pianta a foglia carnosa terminante a punta con
aculei lungo il margine. Solo una volta, nel suo ciclo
vitale, matura i fiori ed i frutti su di un lungo stelo.
• Con macchine speciali le sue foglie mature sono spezzate
così da estrarre la fibra che viene poi lavata ed essiccata.
• Si ottengono filamenti lunghi anche più di 1 metro. La
fibra è molto resistente, anche all’acqua di mare, ma tende
a spezzarsi per uso prolungato. È usata per sacchi, tappeti,
tessuti grossolani , corde per amache.
Rafia:
•le grandi foglie, lunghe anche 2 metri,
forniscono una fibra molto resistente ed
elastica che viene usata come materiale da
intreccio per produrre cesti, stuoie.
Fibre da frutto
• Si ricavano dai filamenti e dalle fibre
che avvolgono i frutti di alcune piante
tropicali.
Cocco:
• la fibra di cocco è estratta dai filamenti cheavvolgono la noce, cioè il frutto commestibiledella palma tropicale.
• I filamenti sono fatti macerare in acqua, cardati epettinati: sono formati dall’unione di molte fibrecorte, max 1mm e fini circa 25m.
• Si producono tappeti, stuoie e tessuti piuttostogrezzi.
• Dal cocco si ricava anche l’olio di cocco usatonell’industria alimentare e dei saponi.
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