Difendersi dai pericoli
gestendone i rischi
PLANAT, la piattaforma nazionale «Pericoli naturali», si presenta
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La Svizzera ha bisogno del la PLANATe la PLANAT ha bisogno del la Svizzera.
Il Consiglio federale intende migliorare la prevenzione nel settore dei pericoli
naturali. A tale scopo ha istituito la piattaforma nazionale «Pericoli naturali»
(PLANAT). L’obiettivo di questa commissione extraparlamentare è di evitare i
doppioni nel campo della prevenzione dei pericoli naturali e di sfruttare meglio
le sinergie esistenti. La PLANAT è composta di rappresentanti della Con-
federazione e dei Cantoni, di esponenti del mondo della ricerca e delle associa-
zioni professionali, nonché di rappresentanti dei settori dell’economia e delle
assicurazioni.
La PLANAT intende farsi conoscere attraverso il presente opuscolo.
Protez ione dai per icol i natural i
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Verso una gest ionedei r ischi
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PLANAT: la piat ta forma naz ionale «Pericol i natural i»
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Qual i per icol i natural i c i minacc iano?
I pericoli naturali fanno parte dello spazio vitale svizzero. Da secoli la Confede-
razione, i Cantoni e i Comuni compiono notevoli sforzi per arginarli.
La Svizzera non è un’ isola
La popolazione, le basi naturali della vita e i beni materiali importanti devono
essere protetti da pericoli naturali d’ogni genere.
Quanto più i nostri spazi vitali sono interconnessi, tanto più diventa difficile
attribuire gli eventi a singole categorie di pericolo.
In tal modo, cambiamenti globali quali ad esempio i cambiamenti climatici pos-
sono essere la (con)causa di eventi naturali locali con danni particolarmente
elevati. Quanto è capitato a Tchernobyl e a Schweizerhalle dimostra fino a che
punto un incidente di carattere tecnico possa deteriorare lo spazio vitale natu-
rale. Tali interazioni vanno dunque prese in considerazione quando si pianifi-
cano le misure di protezione.
Protez ione dai per icol i
natural i
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I D RO L O G I C I /M E T E O RO L O G I C I
Tempora l i
P iene
Sismi
Smot tament i
Parass i t i
Ondate d i f reddo
Va langhe
Tempeste
Sicc i tà /Ondate d i ca ldo
Incend i d i bosch i
G E O L O G I C I B I O L O G I C I
Domande, sol tanto domande . . .
Quando capita qualcosa d’importante, la popolazione e i mass media pongono
immediatamente domande del tipo: com’è potuta succedere una cosa simile? Le
autorità se l’aspettavano? Chi paga? E via di seguito.
Tuttavia, ci sono domande alle quali sarebbe opportuno dare una risposta prima
che l’evento capiti. Ad esempio: che cosa può veramente succedere? Con quale
frequenza un determinato evento può capitare? Se succede, chi ne sarebbe col-
pito? Quale percezione ha la società del rischio? Quali rischi appaiono accetta-
bili? Quali considerazioni influiscono sull’accettazione dei rischi?
Ant ic ipare gl i avveniment i
Affinché non si discuta di protezione soltanto a posteriori, è necessario rilevare
tempestivamente gli eventi naturali che minacciano il nostro spazio vitale e
procedere rapidamente ad una loro valutazione. Attualmente però esiste solo
un numero molto limitato di studi in cui il problema è stato considerato nella
sua globalità.
Protez ione dai per icol i natural i
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EVENTI NATURALI FREQUENTI : esempi deg l i u l t im i ann i
Event i /Anno Vi t t ime Dann i mate r ia l i
P iena d i Ur i 1987 0 800 mio d i f r.
P iena d i Posch iavo 1987 4 250 mio d i f r.
Uragano Viv ian 1990 0 500 mio d i f r.
Smot tamento d i Randa 1991 0 100 mio d i f r.
P iena d i Br iga 1993 2 650 mio d i f r.
P iena in Ti c ino 1993 0 100 mio d i f r.
P iena d i Sachse ln 1997 0 150 mio d i f r.
E V E N T I N AT U R A L I R A R I D E L PA S S AT O : da t i es t rapo la t i , r i f e r i t i a l p resente
Sisma d i Bas i lea 1356 1 ,500 40 ,000 mio d i f r.
Smot tamento d i Go ldau 1806 >1 ,000
Sisma de l Visper ta l 1855 200 5 ,000 mio d i f r.
A proposito di pericoli naturali, sono particolarmente interessanti i risultati
dello studio «Katanos», condotto dall’Ufficio federale della protezione civile1. Il
rapporto «Katanos» illustra chiaramente ciò che è stato confermato da alcuni
degli eventi naturali più recenti.
In primo luogo: la prevenzione si concentra in linea di principio su eventi che
capitano frequentemente o molto frequentemente. Un’analisi dei rischi
dimostra però che la società è minacciata soprattutto da eventi rari, molto
rari o estremamente rari: in Svizzera, per il 90% circa dei rischi ponderati le
misure di prevenzione sono insufficienti. Gli effetti devastanti di sismi, piene,
siccità e ondate di caldo vengono dunque accettati inconsciamente.
In secondo luogo: gli eventi naturali distruggono soprattutto beni materiali.
Tra entità dei danni e intensità di sfruttamento dello spazio interessato dal-
l’evento sussiste un nesso diretto. Poiché lo sviluppo degli insediamenti con-
verge sempre più verso l’interno, aumenta anche la «densità dei beni», con
la conseguenza che eventi simili provocano più danni oggi che in passato.
In terzo luogo: le misure di protezione possono essere valutate, confrontate
fra loro, scelte e attuate in maniera mirata soltanto quando i pericoli e i loro
possibili effetti sono noti.1 Ufficio federale della protezione civile, «Catastrofi e situazioni d’emergenza in Svizzera: un’analisi comparativa», 1995.
Protez ione dai per icol i
natural i
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Ris
chio
pond
era
to
I n cend i d i bosch iSi cc i tà /Ondate d i ca ldoOndate d i f reddoVa langheTempesteTempora l iP ieneSmot tament iS ismi
mol to f requente f requente ra ro mol to ra ro es t remamente ra ro
> ra ramente p iù d i una vo l ta in 300 ann i
In che modo possiamo proteggere i l nostro spaz io v i ta le?
Prima di scegliere e valutare le misure di protezione, è necessario riconoscere
i pericoli e analizzare i processi e i loro possibili effetti più importanti. Lo sfrut-
tamento, esistente e previsto, del territorio è un criterio decisivo per la defi-
nizione del tipo di protezione più adeguato in un’ottica tecnica, economica,
sociale ed ecologica.
Negli ultimi anni è stata investita molta energia nello sviluppo di un insieme di
strumenti atti a redigere in maniera uniforme catasti2 e carte dei pericoli.
Nella pianificazione delle misure, sinora l’accento era posto su ciò che era te-
cnicamente realizzabile; gli incentivi volti a promuovere misure di pianificazione
del territorio erano appena accennati. In passato inoltre, non si è mai provve-
duto ad esaminare in modo esplicito e chiaro se, in rapporto ai mezzi finanziari
impiegati, le misure adottate sviluppavano effettivamente la maggiore efficacia
possibile. In un’ottica a lungo termine, tuttavia, occorre sempre più essere in
grado di rispondere anche a domande come «Quale garanzia offre una sicurez-
za considerata sufficiente?» e «Quale protezione e a quale prezzo?»
2 I catasti dei pericoli permettono di rispondere alla domanda «Che cosa è capitato e dove?» Le carte dei pericoli defini-scono le zone di pericolo. Entrambi consentono una risposta alla domanda «Che cosa può capitare, dove, con quale fre-quenza e con quale intensità?» e servono quale base per la pianificazione dello sfruttamento del territorio e per la pro-gettazione di misure di protezione. Sinora le carte e i catasti dei pericoli venivano elaborati soltanto per le valanghe. Perle piene e i movimenti del suolo sono disponibili delle raccomandazioni; singoli Cantoni hanno già iniziato il lavoro dicartografia per questi tipi di pericolo. I dati concernenti gli altri pericoli naturali devono invece ancora essere rilevati.
Protez ione dai per icol i natural i
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La s icurezza per tut t i e per tut to non esiste
Gli avvenimenti degli anni 1986 e 1987 hanno provocato un cambiamento di
tendenza nella pianificazione della sicurezza in Svizzera. Tchernobyl, Schweizer-
halle, le gravi intemperie verificatesi nella Svizzera centrale, in Ticino e nei
Grigioni non hanno soltanto causato danni importanti, ma hanno anche susci-
tato paura. L’idea della sicurezza assoluta è sfumata come un’illusione; la fede
cieca nel progresso è stata profondamente scossa.
Che si tratti di protezione dai pericoli naturali o del grado di accettazione o di
tolleranza dei rischi, oggi ne discutono tutti: l’opinione pubblica e gli esperti.
Finora la popolazione aveva invece atteso, più o meno senza proferire parola,
che le autorità risolvessero i problemi inerenti ai pericoli naturali o almeno che
ne limitassero la portata. Ha infiammato gli animi la questione relativa a quali
beni meritino di essere protetti e fino a che punto. In un’epoca di riduzione
della spesa pubblica, l’aspetto finanziario è diventato una grossa fonte di con-
flitti. Al più tardi quando si dà avvio alla ricostruzione, sorge immancabilmente
la domanda riguardante il genere di sicurezza da adottare e il suo prezzo,
nonché l’entità del rischio residuo che va preso in considerazione.
Perché una piat ta forma naz ionale «Pericol i natural i»?
L’obiettivo della commissione è di proteggere la popolazione, le basi naturali
della vita e i beni materiali dai pericoli naturali e di preservare le funzioni di
protezione esplicate naturalmente dallo spazio vitale. All’inizio degli anni ‘90,
il legislatore ha riconosciuto e rafforzato tale obiettivo, emanando le cor-
rispondenti leggi federali (legge federale sulla pianificazione del territorio,
legge sulla sistemazione dei corsi d’acqua e legge sulle foreste). La loro ese-
cuzione si scontra tuttavia con condizioni quadro difficili.
Verso una gest ione
dei r ischi
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Un contesto sempre più complesso
La prevenzione s’inserisce in un quadro vieppiù complesso e dinamico. Le zone
abitabili sono sfruttate in maniera sempre più intensa; numerose infrastrutture
(comunicazioni, trasporti, energia, finanze) hanno una configurazione retiforme.
I cambiamenti climatici regionali e l’accresciuta tendenza al verificarsi di situ-
azioni meteorologiche estreme possono contribuire ad aumentare ulteriormente
il rischio.
Un denominatore comune sempre più piccolo
Lo scarto fra quanto l’uomo pensa di poter realizzare e quanto invece riesce
veramente a realizzare si fa sempre più grande. Il denominatore comune che
tiene unita la società diventa sempre più piccolo. Conciliare il bisogno di essere
protetti con le esigenze di sfruttamento del territorio e la necessità di pro-
teggere la natura e il paesaggio diventa un’impresa sempre più ardua. Tale ten-
denza tende ad accentuarsi al giorno d’oggi, poiché le considerazioni di ordine
ecologico acquistano un peso sempre maggiore e il crescente benessere non è
più associato direttamente all’idea di progresso.
La legis laz ione non è chiara
La densità della regolamentazione legale non è uniforme e presenta lacune
importanti, specie per quel che concerne i pericoli naturali che si producono
raramente, ma che possono provocare danni ingenti. C’è mancanza di chiarez-
za anche nell’ambito della ripartizione dei compiti e dei ruoli (responsabilità,
appoggio sussidiario). In pratica, la messa in atto delle norme va oggi parifi-
cata a una collaborazione siglata da accordi o convenzioni. Il legislatore
dipende così di fatto dalla tempestività con la quale l’autorità competente
chiarisce le diverse responsabilità ed evita i doppioni.
Verso una gest ionedei r ischi
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I fondi sono l imi tat i
La sicurezza ha il suo prezzo. Finora si trattava raramente di una questione di
soldi: nella pianificazione delle misure da adottare, infatti, non occorreva
dimostrare né la necessità di agire né l’uso efficace dei mezzi impiegati – e ciò,
nonostante i fondi investiti in favore della prevenzione venissero così a man-
care per la realizzazione di un altro obiettivo sociale! Poteva (e può) dunque
capitare che i rischi minimi venissero ridotti con un investimento considerevole
e che i rischi importanti venissero invece più o meno ignorati.
Difenders i dai per icol i gestendone i r ischi
Da quanto detto si può dedurre che pianificare le misure di protezione nell’am-bito dei pericoli naturali non significa più soltanto limitarsi a proteggere singolibeni da determinati tipi di pericolo all’interno di specifici settori di competenza.Considerate le tendenze in atto, l’approccio al problema deve seguire stradenuove. Occorre privilegiare la gestione dei rischi piuttosto che la difesa pura esemplice dai pericoli, secondo una nuova prospettiva che potrebbe essere rap-presentata nel modo seguente:
Un tale cambiamento di prospettiva esige due elementi: il tempo e una «lea-
dership» a livello di strategia.
Per questo motivo, il 1° maggio 1997 il Consiglio federale ha istituito la piattafor-
ma nazionale «Pericoli naturali» (PLANAT) con l’incarico di elaborare una con-
Verso una gest ione
dei r ischi
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«Come proteggerci?»
Sinora: D I F ESA DA I PER I COL I
I n f u t u r o :G E S T I O N E D E I R I S C H I
frequentiEventi censiti frequenti e rari
sconosciutaImportanza dei pericoli conosciuta,valutazione considerata
specificaPianificazione delle misure interdisciplinare
quasi impossibileConfronto delle misure ef ficacia comparabile,accettazione considerata
settorialeGestione dei mezzi impiegati
attiva, priorità secondoapproccio globale
per la generazione attuale,elevata in certi settoriSicurezza solidarietà verso le generazioni future,
equilibrata per il sistema globale
«Quale sicurezza a che prezzo?»
cezione per il coordinamento delle attività nell’ambito della prevenzione.
In questo nuovo contesto, la PLANAT deve garantire che gli interessi della socie-
tà in materia di prevenzione dei pericoli naturali siano presi in considerazione
in modo globale e interdisciplinare.
Responsabi l i tà comune
C’è spazio sufficiente per un’efficace pianificazione delle misure da adottare:
si va dall’identificazione, effettuata con consapevolezza, di una situazione di
pericolo a un’adeguata prestazione d’aiuto in caso di catastrofe o d’emergen-
za. L’intero margine di manovra è coperto da due organi nazionali di coordi-
namento:
La PLANAT, ovvero la piattaforma nazionale «Pericoli naturali», che è compe-
tente in materia di prevenzione. Coordina gli sforzi nei settori dell’analisi dei
pericoli, della prevenzione e della previdenza. Contribuisce inoltre attivamente
a rafforzare la consapevolezza del concatenamento degli sforzi compiuti nel-
l’ambito della prevenzione e dell’intervento.
La COMCAT, ovvero la commissione dello Stato maggiore di difesa globale che
coordina la preparazione degli aiuti in caso di catastrofe, l’impiego dei mezzi
della difesa generale e degli altri servizi d’intervento, nel caso in cui le mi-
sure di prevenzione si rivelassero insufficienti o si verificasse un evento.
Verso una gest ionedei r ischi
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Prevenzione Intervento Ricostruzione
Veri f icarsi del l’evento
Ident i f icare e anal izzarei pericol i
Anal is i deipericol i
Prevenzione Previdenza Salva-taggio
Supera-mento
Ripara-z ione
Riprist ino
Impedirel’evento
Attenuarne la por tata
Valutazione del l’evento
Compit i e settori d’att iv i tà del la PLANAT Compit i e settori d’att iv i tà del la COMCAT
Preparazione
I l proget to del la PLANAT
La PLANAT è una commissione extraparlamentare istituita dal Consiglio federale
e subordinata al Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia
e delle comunicazioni (DATEC). La PLANAT si compone di 20 specialisti, nomi-
nati per quattro anni, che provengono da tutti i settori interessati e da ogni
parte della Svizzera; oltre alla ricerca, alle associazioni professionali, all’econo-
mia e alle assicurazioni vi sono pure rappresentati gli organi federali e can-
tonali.
Cinque obiet t iv i . . .
In materia di prevenzione, la PLANAT persegue i cinque obiettivi prioritari
seguenti. Essa s’impegna affinché:
le persone abitanti in Svizzera, le basi naturali della loro vita e i loro beni
più preziosi siano protetti in maniera ottimale dai pericoli naturali;
sia incoraggiato il cambiamento di mentalità che sancisce il passaggio dalla
difesa pura e semplice dai pericoli alla gestione dei rischi, e venga promossa
l’adozione di misure ecologicamente sostenibili, socialmente eque ed eco-
nomicamente sopportabili;
sia favorita, all’interno della società, una migliore comprensione delle con-
dizioni ecologiche, sociali ed economiche alla base di un atteggiamento e di
un comportamento sostenibili;
gli sforzi intrapresi siano iscritti nel contesto nazionale e internazionale;
il successo della prevenzione venga periodicamente controllato e documen-
tato.
PLANAT: la piat ta forma
nazionale «Pericol i natural i»
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. . . e se i set tor i d’at t iv i tà pr ior i tar i
Per concretizzare tali obiettivi, la PLANAT opera in sei ambiti prioritari:
Consulenza del Consiglio federale
La PLANAT promuove la continuità nell’attuazione della politica federale e la
necessità di reagire in maniera flessibile ai rapidi cambiamenti.
Coordinamento nell’ambito della prevenzione
La PLANAT sostiene gli sforzi di coordinamento tra tutte le istanze nazionali
incaricate della prevenzione dei pericoli naturali. Essa elabora le basi per una
pianificazione globale dei bisogni e controlla regolarmente, all’interno del
sistema federalista, i principi alla base della ripartizione dei compiti e delle
competenze. Persegue una regolamentazione normativa adeguata e pro-
muove la creazione del diritto di tipo preventivo.
Sostegno all’esecuzione
La PLANAT promuove soprattutto il cambiamento di mentalità nell’ambito
della pianificazione delle misure. Essa mette a disposizione degli organi fede-
rali e cantonali competenti basi metodologiche coerenti e strumenti per
l’esecuzione. Tale «unità di dottrina» metodologica deve poter fornire a 26
Cantoni e 3000 Comuni un linguaggio comune e parametri unitari; oltre a ciò,
essa permette un regolare controllo dei risultati.
Sostegno alla ricerca, all’acquisizione delle basi e alla formazione
La PLANAT rafforza il coordinamento tra gli organi interessati, incoraggia il
trasferimento di conoscenze e lo scambio di esperienze orientate alla prassi
e promuove la professionalità di tutti i partner coinvolti nell’esecuzione. Nel
settore della ricerca, la PLANAT provvede ad includere i bisogni in program-
mi di maggiore respiro aventi pure finalità di ricerca. Oltre a ciò, la PLANAT
attribuisce un’importanza particolare all’acquisizione unitaria di basi coerenti.
PLANAT: la piat ta forma naz ionale «Pericol i natural i»
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Informazione e comunicazione
La PLANAT promuove il dialogo e garantisce un’informazione regolare, attiva
e aperta di tutti i principali destinatari e gruppi d’interesse, nella convinzione
che il successo del coordinamento a livello concettuale e del sostegno
all’esecuzione dipendano essenzialmente dal flusso delle informazioni, dallo
sviluppo di nuove idee e dalla messa in discussione di ciò che è dato come
acquisito. Soltanto in tal modo sarà possibile portare avanti e trasferire nella
prassi il nuovo orientamento. A livello federale, essa promuove la concer-
tazione con i partner della politica di sicurezza, con gli altri servizi d’inter-
vento e con le assicurazioni.
Promovimento della collaborazione internazionale
La PLANAT cura e intensifica lo scambio con l’estero di conoscenze ed espe-
rienze già acquisite in Svizzera. Ne fanno ad esempio parte gli accordi trans-
frontalieri, segnatamente nel settore della normativa. Essa sostiene inoltre gli
sforzi mirati, compiuti a livello sovranazionale, come ad esempio la Decade
internazionale dell’ONU sulla riduzione delle catastrofi naturali, e mira nel
contempo a una stretta collaborazione con la cooperazione allo sviluppo e
l’aiuto umanitario.
Una nuova mental i tà
Ogni azione della PLANAT è segnata dall’intenzione di privilegiare gradualmente
la gestione dei rischi piuttosto che la difesa pura e semplice dai pericoli. A pre-
scindere da singoli pericoli o eventi, questo cambiamento di mentalità deve
permettere, oggi e domani, di valutare coerentemente tutte le problematiche
attinenti alla prevenzione nel settore dei pericoli naturali. Tale obiettivo è lega-
to alla volontà di reagire rapidamente e in maniera adeguata sia alle situazioni
di pericolo che evolvono, sia ai bisogni e alle possibilità – anch’esse in conti-
nuo mutamento – della società.PLANAT: la piat ta forma
nazionale «Pericol i natural i»
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La PLANAT verso i l ter zo mi l lennio
Fino al 2000, PLANAT si concentra sulle attività seguenti:
Consulenza del Consiglio federale
La PLANAT esprime il suo parere su mozioni, sulla pianificazione finanziaria,
su programmi di lotta contro i pericoli naturali, ecc.
Coordinamento nel settore della prevenzione
La PLANAT dà avvio e segue da vicino l’elaborazione di basi decisionali de-
stinate alla pianificazione globale dei bisogni.
La PLANAT rileva la vulnerabilità dello spazio vitale di fronte all’insieme dei
pericoli naturali, registrando sistematicamente la frequenza e le ripercussioni
di tutti i pericoli naturali e valutando in modo uniforme gli eventi (monito-
raggio dei danni).
La PLANAT analizza le lacune legislative identificate (per esempio nel settore
dell’acquisizione delle basi, dei sismi, dei contributi assicurativi a favore
della prevenzione) ed elabora proposte allo scopo di adattare le basi legali
a livello federale.
La PLANAT elabora un quadro d’insieme di tutti gli enti e gli uffici chiamati
a sostenere le spese nell’ambito della prevenzione.
Sostegno all’esecuzione
La PLANAT determina la necessità di armonizzare istruzioni, direttive e rac-
comandazioni per l’esecuzione.
Sostegno alla ricerca, all’acquisizione delle basi e alla formazione
La PLANAT fissa i temi prioritari e le esigenze poste alla formazione e al per-
fezionamento nel settore della prevenzione.
La PLANAT sostiene il trasferimento nella prassi di conoscenze che scatu-
riscono da progetti di ricerca nazionali e internazionali.
PLANAT: la piat ta forma naz ionale «Pericol i natural i»
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Informazione e comunicazione
La PLANAT informa regolarmente gli organi interessati sullo stato dei lavori
in corso.
La PLANAT svolge un’attività di pubbliche relazioni con l’obiettivo di sensi-
bilizzare il mondo politico e la società sul cambiamento di mentalità che mira
a privilegiare la gestione dei rischi piuttosto che la difesa pura e semplice
dai pericoli.
Promovimento della collaborazione internazionale
La PLANAT favorisce la collaborazione transfrontaliera in materia di preven-
zione e gestione degli eventi.
La PLANAT segue, coordina e promuove gli sforzi della Svizzera nel quadro
della Decade internazionale dell’ONU per la riduzione delle catastrofi naturali.
La PLANAT cerca i l d ia logo
La PLANAT è uno dei tasselli all’interno del vasto sistema di collaborazione, dato
che la prevenzione è cooperazione e la prevenzione efficace crea dei legami.
Sulla base di questo presupposto, la PLANAT cerca il dialogo con i partner
anche per questioni importanti che sono ancora oggetto di una pianificazione
e di chiarimenti, sia in corso che previsti. A breve termine si tratta ad esempio
della nuova perequazione finanziaria, e a lungo termine si tratta invece di inte-
grare la prevenzione nel quadro politico globale.
I compit i del lo Stato sul banco di prova
La PLANAT sostiene l’idea alla base della nuova perequazione finanziaria3, la
quale vuole contribuire a sfruttare in modo ottimale il potenziale politico e
finanziario e ad includere, dal punto di vista giuridico, finanziario e organizza-
tivo, i Comuni nel nuovo sistema.
3 La prevista riorganizzazione della perequazione finanziaria ha lo scopo di correggere fondamentalmente il sistema: laripartizione dei compiti tra Confederazione e Cantoni dev’essere decentralizzata. L’intervento dello Stato dev’essere sosti-tuito da una maggiore collaborazione intercantonale. A tale scopo vanno definiti con precisione i diversi livelli nell’adem-pimento dei compiti, vanno sviluppate nuove forme di sussidio che permettano una perequazione finanziaria più mirataed efficace.
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I compit i del lo Stato sul banco di prova
La PLANAT sostiene l’idea alla base della nuova perequazione finanziaria3, la
quale vuole contribuire a sfruttare in modo ottimale il potenziale politico e
finanziario e ad includere, dal punto di vista giuridico, finanziario e organizza-
tivo, i Comuni nel nuovo sistema.
La PLANAT si occupa inoltre apertamente e in un’ottica autocritica di altre que-
stioni. Ad esempio: quali compiti, nell’ambito della prevenzione, assumeranno
anche in futuro un’importanza tale per cui sarà necessario continuare ad occu-
parsene (oppure eventualmente iniziare ad occuparsene)? E perché? Quali di
questi compiti dovranno essere assunti dallo Stato stesso? E per quali altri sarà
invece possibile introdurre nuove forme di collaborazione? In che modo si
potranno coordinare i vari compiti? E come si potrà verificare in pratica che tali
compiti vengono assolti in maniera soddisfacente?
I fa t tor i per un successo a lungo termine
La prevenzione ha successo a lungo termine soltanto se tutti remano nella stes-
sa direzione. Per riuscire a far convergere su un obiettivo comune le diverse, e
talvolta divergenti, scale di valori della società in una Svizzera quadrilingue
e multiculturale occorrono tempi lunghi. La PLANAT è ben conscia di questa
sfida. La prevenzione è soltanto uno dei bisogni sociali, e nel quadro della pre-
venzione, lo Stato è solamente uno fra i vari attori. Spesso la sua funzione è
unicamente quella d’intermediario.
Convenire obiettivi comuni è un compito impegnativo, non da ultimo poiché l’u-
nione degli interessi sociali è allo stesso tempo un processo e un risultato. Le
convinzioni non scaturiscono dall’emanazione di prescrizioni o norme di polizia;
l’opera di convincimento richiede sforzi disinteressati da parte dell’esecutivo e
dell’Amministrazione federale, cantonale e comunale, da parte dei gruppi d’in-
teresse, delle organizzazioni specializzate, insomma da parte di tutta la collet-
tività.
PLANAT: la piat ta forma naz ionale «Pericol i natural i»
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In conclus ione
La prevenzione è par te integrante di una pol i t i ca globale
La prevenzione nel settore dei pericoli naturali è soltanto uno dei numerosi
bisogni della società.
Stabilire nuove regole o correggere sistemi può avere ripercussioni sulla strut-
tura economica e sul traffico regionali, oppure sulla politica energetica.
È sempre meno possibile e opportuno considerare i singoli settori politici iso-
latamente: la gestione e il controllo dei risultati s’inseriscono in un contesto
molto più complesso.
Operare in questo contesto, restando cosciente delle proprie responsabilità:
questo è l’obiettivo della PLANAT.
PLANAT: la piat ta forma
nazionale «Pericol i natural i»
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I membri del la PLANAT
Andreas Götz (presidente), Walter Amman, Giovanna Colombo, Pierre Ecoffey,
Olivier Français, Monika Frehner, Toni Frisch, Beatrice Herzog, Bruno Hofstetter,
Hans-Rudolf Keusen, Rolf Leuthard, Thomas Rageth, Jean-Daniel Rouiller,
Peter Schmid, Andrea Semadeni, Manfred Spreafico, Daniel Vischer, Laurent
Vulliet, Jean-Jacques Wagner, Reto Zobrist, Olivier Lateltin (segretario)
Fonte delle illustrazioni:RBD/Schweizer Illustrierte/Sigi Kuhn (in alto)RBD/Rochat (al centro e in basso)
Segreteria PLANATc/o Ufficio federale delle acque
e della geologia UFAEG
2501 Bienne
Tel.: 032 328 87 59
Fax: 032 328 87 12
Internet: www. planat.ch
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