REGIONE AUTÒNOMA DE SARDIGNA REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA
AGENTZIA REGIONALE PRO S’AMPARU DE S’AMBIENTE DE SARDIGNA AGENZIA REGIONALE PER LA PROTEZIONE DELL’AMBIENTE DELLA SARDEGNA
ARPAS Direzione Generale
Determinazione n. 54 del 19/12/2014 1/2
DETERMINAZIONE N. 54 DEL 19/12/2014
Oggetto: Approvazione del Piano triennale per la pr evenzione della corruzione e del Piano triennale
della trasparenza ARPAS.
VISTA la Legge Regionale istitutiva dell’ARPAS n. 6 del 18.5.2006 ed il Modello Organizzativo
dell'Agenzia;
ATTESA la nomina del Direttore Generale dell’ARPAS, con Decreto del Presidente della RAS n.
111 del 1 ott. 2014;
VISTO il D.Lgs. 30 marzo 2001, n. 165, recante “Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle
dipendenze delle amministrazioni pubbliche”;
VISTA la legge 6 novembre 2012, n. 190 e s. m. e i., che prevede l’adozione da parte delle
pubbliche amministrazioni centrali, su proposta del responsabile per la prevenzione della
corruzione, di un piano triennale di prevenzione della corruzione che analizza e valuta i
rischi specifici di corruzione e indica gli interventi organizzativi volti a prevenirli, e la sua
trasmissione all’Autorità Nazionale Anticorruzione;
CONSIDERATA l’intesa tra Governo, Regioni ed Enti locali per l’attuazione dell’art. 1, commi 60 e 61,
della Legge 6 novembre 2012, n. 190 che sancisce le modalità di applicazione delle
disposizioni legislative e del Piano Nazionale Anticorruzione nei confronti delle Regioni,
degli enti locali e degli enti pubblici e dei soggetti privati sottoposti al loro controllo;
CONSIDERATO il Piano Nazionale Anticorruzione approvato dalla Autorità Nazionale
Anticorruzione con delibera n. 72 del 2013;
RILEVATA la nomina del Responsabile della prevenzione della corruzione adottata con disposizione
del DG n. 70 /2013;
RICEVUTA la nota prot. 2014/7397/DI del 11/12/2014 con la quale il Responsabile per la
prevenzione della corruzione trasmetteva la proposta di Piano Triennale per la
Prevenzione della Corruzione dell’ARPAS, comprensivo del Piano triennale per la
trasparenza, composto di un documento principale e di tre allegati;
RITENUTO di dover procedere all’approvazione del Piano Triennale per la Prevenzione della
Corruzione e del Piano triennale per la trasparenza dell’ARPAS ai sensi delle normative
vigenti;
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Determinazione n. 54 del 19/12/2014 2/2
DETERMINA
Di approvare il Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione dell’ARPAS, comprensivo del Piano
triennale per la trasparenza, allegato alla presente determinazione per costituirne parte integrante e
sostanziale;
Di dare mandato al Responsabile per la prevenzione della corruzione di trasmettere il Piano all’Autorità
Nazionale Anticorruzione, secondo le modalità da essa dettate;
Di pubblicare il Piano sulla sezione Amministrazione Trasparente.
Di pubblicare la presente determinazione sul portale intranet dell’Agenzia e di comunicarla a tutto il
personale.
La presente Determinazione è trasmessa all’Ufficio Comunicazione per gli adempimenti di pubblicazione
nell’Albo Pretorio on-line del sito istituzionale dell’Agenzia.
Il Direttore Generale
f.to Alessandro Sanna
s.to Mauro Iacuzzi
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ARPAS
Direzione generale
Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione (P.T.P.C)
2014-2016
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INDICE
1.� PREMESSA 5�
1.1.� Organizzazione e funzioni dell’ARPAS 5�
2.� COSA SI INTENDE PER CORRUZIONE 7�
3.� LA STRATEGIA DI PREVENZIONE A LIVELLO NAZIONALE PER IL PERIODO 2013-2016 7�
3.1.� Contesto di riferimento 7�
3.2.� Il Piano Nazionale Anticorruzione (P.N.A.) 8�
3.3.� Obiettivi strategici nazionali 2013-2016 e principali strumenti previsti dalla normativa
8�
4.� SOGGETTI E RUOLI NELLA STRATEGIA DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 9�
4.1.� Soggetti e ruoli a livello nazionale 9�
4.2.� Soggetti e ruoli a livello decentrato 9�
4.2.1.� IL RESPONSABILE DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 9�
4.2.2.� I REFERENTI PER LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 10�
4.2.3.� IL RESPONSABILE DELLA TRASPARENZA 11�
4.2.4.� IL RESPONSABILE DELLA DIREZIONE DELLE RISORSE UMANE 11�
4.2.5.� I DIRIGENTI 11�
4.3.� Soggetti e ruoli in ARPAS 11�
5.� IL PIANO TRIENNALE PER LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE (P.T.P.C.) 12�
5.1.� Cos'è il Piano triennale per la prevenzione della corruzione 12�
5.2.� I contenuti tipici del P.T.P.C. 12�
5.3.� Processo di adozione del P.T.P.C. 13�
5.4.� Processo di adozione in ARPAS 13�
6.� LA GESTIONE DEL RISCHIO 14�
6.1.� La metodologia adottata 14�
6.2.� La gestione del rischio in ARPAS 14�
6.2.1.� LA DEFINIZIONE DEI PROCESSI DA VALUTARE 14�
6.2.2.� LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO 17�
6.2.1.� MISURE ED OBIETTIVI PER IL TRIENNIO 2014-2016 20�
7.� MISURE OBBLIGATORIE ED ULTERIORI 23�
7.1.� Formazione in tema anticorruzione 23�
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7.1.1.� FORMAZIONE IN MATERIA ANTICORRUZIONE IN ARPAS 24�
7.2.� Codice di comportamento 26�
7.2.1.� IL CODICE DI COMPORTAMENTO IN ARPAS 27�
7.3.� Criteri di rotazione del personale 28�
7.3.1.� CRITERI DI ROTAZIONE DEL PERSONALE IN ARPAS 29�
7.4.� Obbligo di astensione in caso di conflitto di interesse 31�
7.4.1.� REGOLAMENTAZIONE CONFLITTO DI INTERESSE IN ARPAS 31�
7.5.� Modalità per verificare il rispetto del divieto di svolgere attività incompatibili a seguito
della cessazione del rapporto 33�
7.5.1.� MISURE IN ARPAS PER VERIFICHE DOPO LA CESSAZIONE DEL RAPPORTO DI LAVORO 34�
7.6.� Formazione di commissioni, assegnazioni agli uffici, conferimento di incarichi
dirigenziali in caso di condanna penale per delitti contro la pubblica amministrazione
35�
7.6.1.� CONFERIMENTO DI INCARICHI DIRIGENZIALI IN ARPAS IN CASO DI CONDANNA PENALE PER DELITTI CONTRO LA
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE 36�
7.6.2.� FORMAZIONE DI COMMISSIONI IN ARPAS IN CASO DI CONDANNA PENALE PER DELITTI CONTRO LA PUBBLICA
AMMINISTRAZIONE 37�
7.7.� Misure per la tutela del Whistleblower (dipendente che effettua segnalazioni di
illecito). 38�
7.7.1.� MISURE IN ARPAS. PROMOZIONE DELLE SEGNALAZIONI DI RISCHI DI CORRUZIONE E IRREGOLARITÀ
NELL’INTERESSE PUBBLICO 39�
7.8.� Patti di integrità e protocolli di legalità. 41�
7.8.1.� PATTI DI INTEGRITÀ E PROTOCOLLI DI LEGALITÀ IN ARPAS. 41�
7.9.� Azioni di sensibilizzazione e rapporto con la società civile 42�
7.9.1.� AZIONI DI SENSIBILIZZAZIONE PROMOSSE DALL’ARPAS 42�
7.10.� Misure non obbligatorie 43�
8.� PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L’INTEGRITA’ 45�
8.1.� Organizzazione e funzioni dell’ARPAS 46�
8.2.� Le principali novità 46�
8.3.� Procedimento di elaborazione e adozione del Programma (P.T.T.I) 46�
8.3.1.� GLI OBIETTIVI STRATEGICI IN TEMA DI TRASPARENZA E IL COLLEGAMENTO CON IL PIANO DELLA PERFORMANCE
46�
8.3.2.� STRATEGIA 1: MODELLO ORGANIZZATIVO PER L’AGGIORNAMENTO E LA GESTIONE DEL SITO “AMMINISTRAZIONE
TRASPARENTE”- CONTENUTI, ATTORI, MODALITÀ E TERMINI. 47�
8.3.3.� STRATEGIA 2: INTEGRAZIONE DELLA PIANIFICAZIONE DELLE AZIONI DI TRASPARENZA CON GLI OBIETTIVI INDIVIDUATI
NEL PIANO DELLA PERFORMANCE E CON LE MISURE DA ADOTTARE PER LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE, CON
PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLA AREE CONSIDERATE A RISCHIO ELEVATO. 52�
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8.3.4.� STRATEGIA 3: IMPLEMENTAZIONE DI UN MODELLO ORGANIZZATIVO INTERNO PER ASSICURARE L’ACCESSO CIVICO -
CONTENUTI, ATTORI, MODALITÀ E TERMINI 52�
8.3.5.� PROCEDURE DI DEFINIZIONE E ADOZIONE DEL PIANO 53�
8.4.� Iniziative di comunicazione della trasparenza 54�
9.� AZIONI DI MONITORAGGIO 54�
9.1.� Iniziative nell'ambito delle attività ispettive del sistema di monitoraggio sull'attuazione
del P.T.P.C. 54�
9.2.� Sistema di monitoraggio del rispetto dei termini, previsti dalla legge o dal
regolamento, per la conclusione dei procedimenti 55�
9.3.� Sistema di monitoraggio dei rapporti tra l'amministrazione e i soggetti che con essa
stipulano contratti 57�
10.� PROCESSO DI ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA 58�
10.1.� Tempi e modalità del riassetto 58�
10.2.� Coordinamento con il ciclo delle performances 58�
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1. PREMESSA
1.1. Organizzazione e funzioni dell’ARPAS
L'ARPAS è un'agenzia regionale che opera per la promozione dello sviluppo sostenibile e per la tutela e
miglioramento della qualità degli ecosistemi naturali e antropizzati. L'Agenzia è l'organo tecnico che supporta
le autorità competenti in materia di programmazione, autorizzazione e sanzioni in campo ambientale, a tutti i
livelli di governo del territorio: la competenza tecnico-scientifica è la sua componente distintiva e qualificante.
L'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Sardegna esercita in particolare funzioni di:
- controllo delle fonti di pressioni ambientali determinate dalle attività umane che, prelevando risorse ed
interagendo con l’ambiente circostante, producono degli impatti sull'ambiente (scarichi, emissioni, rifiuti,
sfruttamento del suolo, radiazioni, ecc.);
- monitoraggio dello stato dell'ambiente determinato dal livello di qualità delle diverse matrici (acqua, aria,
suolo, ecc.);
- supporto tecnico alla pubblica amministrazione nel definire le risposte messe in atto per fronteggiare le
pressioni e migliorare così lo stato dell'ambiente (Piani, progetti, ecc.).
L’agenzia, al fine di perseguire efficacemente il proprio mandato istituzionale, tenendo conto dell’ampiezza
delle funzioni attribuite e della multidisciplinarietà delle stesse, ha adottato un modello organizzativo che
contempera l’esigenza di controllo e presidio dei processi, in un’ottica di continuo miglioramento, con quella di
dinamicità e flessibilità per consentire l’adattamento più rapido e confacente alle risposte da dare all’utenza. Il
sistema organizzativo è articolato in strutture stabili, indispensabili al presidio funzionale, cui corrispondono
ruoli di maggiore responsabilità di governo.
L’ARPAS è organizzata in 11 Strutture “complesse” (Direzioni/Dipartimenti), a loro volta articolate in Strutture
“semplici(Servizi) e Uffici:
ORDINAMENTO GENERALE AGENZIA �
��
��
��
���
��
�
Direzione Amministrativa
Direzione Tecnico Scientifica
Direzione Generale
Dipartimento Cagliar i
Dipartimento Gallura
Dipartimento Geologico
Dipartimento Met eoclimatico
Dipartimento Nuoro
Dipar timento Oristano
Dipartimento Sassari
Dipartimento Sulcis
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• una Direzione Generale, una Direzione Tecnico-Scientifica e una Direzione Amministrativa.
Costituiscono la “Struttura centrale” e sono ubicate a Cagliari.
• sei Dipartimenti Provinciali: Cagliari, Gallura, Nuoro, Oristano, Sassari, Sulcis, ubicati sul territorio.
• due Dipartimenti Specialistici Regionali ubicati uno a Sassari (Meteoclimatico) e uno a Cagliari
(Geologico), che operano su tematiche a valenza regionale.
L’utenza ARPAS è composta prevalentemente da Pubbliche Amministrazioni e da soggetti privati che
fruiscono delle prestazioni e dei servizi individuati dalla l.r. 6/2006, istitutiva dell’Agenzia e dalle altre norme
vigenti aventi effetti sulle attività delle ARPA:
Utenza diretta
1 Amministrazione Regionale
8 Amministrazioni Provinciali
377 Amministrazioni Comunali
8 Aziende Sanitarie Locali
n.q. Altri Enti Locali
n.q. Altre Istituzioni nazionali
n.q. Soggetti istituzionali preposti alla gestione delle emergenze ambientali
n.q. Autorità giudiziarie e forze dell’ordine preposte al controllo e monitoraggio di fattori di rischio
ambientale con effetti sulla salute pubblica
n.q. Realtà produttive (industrie, aziende, consorzi, piccole attività produttive, ecc.) pubbliche e
private
n.q. = non quantificabile
L’utenza indiretta dell’ARPAS è composta dall’intera popolazione della Sardegna pari a oltre un milione e
seicentomila abitanti.
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2. COSA SI INTENDE PER CORRUZIONE
Il concetto di corruzione che viene preso a riferimento nel presente documento ha un’accezione ampia. Esso
è comprensivo delle varie situazioni in cui, nel corso dell’attività amministrativa, si riscontri l’abuso da parte di
un soggetto del potere a lui affidato al fine di ottenere vantaggi privati.
Le situazioni rilevanti sono più ampie della fattispecie penalistica, che è disciplinata negli artt. 318, 319 e 319
ter codice penale e sono tali da comprendere non solo l’intera gamma dei delitti contro la pubblica
amministrazione disciplinati nel Titolo II, Capo I, del codice penale, ma anche le situazioni in cui, a
prescindere dalla rilevanza penale, venga in evidenza un malfunzionamento dell’amministrazione a causa
dell’uso a fini privati delle funzioni attribuite, ovvero l’inquinamento dell’azione amministrativa ad externo, sia
che tale azione abbia successo sia nel caso in cui rimanga a livello di tentativo.
3. LA STRATEGIA DI PREVENZIONE A LIVELLO NAZIONALE PER IL PERIODO 2013-2016
3.1. Contesto di riferimento
La Corte dei Conti ha posto in evidenza come la corruzione sia divenuto un fenomeno politico-amministrativo
sistemico che pregiudica, oltre al prestigio, all’imparzialità e al buon andamento dell’amministrazione, la
legittimazione stessa delle pubbliche amministrazioni, creando un danno alla economia nazionale. La riposta
ad un sistema corruttivo non può essere rappresentato da puntuali e circoscritti interventi, ma deve essere
essa stessa articolata e sistemica.
La diffusione della corruzione nelle pubbliche amministrazioni è stato oggetto di numerosi studi che hanno
messo in luce uno scostamento tra corruzione reale e corruzione percepita, evidenziando il carattere
sommerso del fenomeno, con importanti effetti negativi sulla economia e sulla crescita del Paese.
Proprio per i rilevanti effetti che la corruzione produce sui sistemi economici, il tema della prevenzione ha
assunto un carattere sovranazionale e a partire dagli anni novanta del secolo scorso sono state stipulate
convenzioni e avviati strumenti a livello internazionale.
Complessivamente le indicazioni fornite dalle organizzazioni sovranazionali per combattere la corruzione
mostrano l’esigenza di una strategia fondata sul perseguimento di tre principali obiettivi:
- ridurre le opportunità che si manifestino casi di corruzione;
- aumentare la capacità di scoprire casi di corruzione;
- creare un contesto sfavorevole alla corruzione.
La legge 190/2012, che introduce una complessa disciplina ai fini della prevenzione e della lotta alla
corruzione, assume la portata di una vera e propria riforma della pubblica amministrazione. Essa è integrata
da una serie di decreti attuativi del Governo in materia di:
- incandidabilità e divieto di ricoprire cariche elettive e di governo conseguenti a sentenze definitive di
condanna per delitti non colposi (decreto legislativo 235/2012);
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- riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità., trasparenza e diffusione di informazioni da
parte delle pubbliche amministrazioni (decreto legislativo 33/2013);
- disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e
presso gli enti privati in controllo pubblico (decreto legislativo 39/2013);
- Codice di comportamento per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni (Decreto del Presidente della
Repubblica 62/2013).
3.2. Il Piano Nazionale Anticorruzione (P.N.A.)
Introdotto con la legge 190/2012, il Piano Nazionale Anticorruzione (P.N.A.) ha lo scopo di assicurare
l’attuazione coordinata delle strategie di prevenzione della corruzione nelle pubbliche amministrazioni.
Il piano deve garantire che le strategie nazionali si sviluppino e si modifichino a seconda delle esigenze e dei
feedback, in modo da realizzare gradualmente strumenti di prevenzione mirati e sempre più incisivi. Inoltre il
P.N.A. tiene conto dell’esigenza di uno sviluppo progressivo del sistema della prevenzione, nella
consapevolezza che il successo degli interventi dipende in larga misura dalla loro accettazione e dalla
concreta promozione delle stesse da parte di tutti i soggetti coinvolti.
3.3. Obiettivi strategici nazionali 2013-2016 e principali strumenti previsti dalla
normativa
Sulla base del principio di gradualità, adottato per la sua prima implementazione, il Piano Nazionale
Anticorruzione 2013-2016 è stato prevalentemente finalizzato ad agevolare la piena attuazione delle misure
legali, ossia quegli strumenti di prevenzione della corruzione che sono disciplinati dalla legge.
Alla luce dell’attuale contesto di riferimento, la strategia nazionale anticorruzione è volta al perseguimento dei
seguenti obiettivi strategici:
- ridurre le opportunità che si manifestino casi di corruzione;
- aumentare la capacità di scoprire casi di corruzione;
- creare un contesto sfavorevole alla corruzione.
Questi obiettivi sono perseguiti attraverso l’adozione delle varie misure di prevenzione che nell’ambito del
nostro ordinamento sono state disciplinate dalla legge 190/2012.
Oltre allo stesso P.N.A., i principali strumenti previsti dalla normativa sono:
- l’adozione, a livello decentrato da parte di ogni singola amministrazione, del Piano Triennale di Prevenzione
della Corruzione (P.T.P.C.);
- adempimenti di trasparenza;
- codici di comportamento;
- rotazione del personale;
- obbligo di astensione in caso di conflitto di interesse;
- disciplina specifica in materia di svolgimento di incarichi d’ufficio – attività ed incarichi extra-istituzionali;
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- disciplina specifica in materia di conferimento di incarichi dirigenziali in caso di particolari attività o incarichi
precedenti;
- incompatibilità specifiche per posizioni dirigenziali;
- disciplina specifica in materia di formazione di commissioni, assegnazione agli uffici, conferimento di
incarichi dirigenziali in caso di condanna penale per delitti contro la pubblica amministrazione;
- disciplina specifica in materia di attività successiva alla cessazione del rapporto di lavoro;
- disciplina specifica in materia di tutela del dipendente che effettua segnalazioni di illecito;
- formazione in materia di etica, integrità ed altre tematiche attinenti alla prevenzione della corruzione.
4. SOGGETTI E RUOLI NELLA STRATEGIA DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE
4.1. Soggetti e ruoli a livello nazionale
La strategia nazionale di prevenzione della corruzione è attuata mediante l’azione sinergica dei seguenti
soggetti:
- la A.N.AC. che, in qualità di autorità nazionale anticorruzione, svolge funzione di raccordo con le altre
autorità ed esercita poteri di vigilanza e controllo per la verifica dell’efficacia delle misure di prevenzione
adottate dalle amministrazioni, nonché il rispetto della normativa in materia di trasparenza. In seguito
all’entrata in vigore del D.L. 24 giugno 2014, le funzioni del Dipartimento della Funzione Pubblica (D.F.P.)
della Presidenza del Consiglio dei Ministri in materia di prevenzione della corruzione di cui all’art. 1 L.
190/2012, sono trasferite all’ANAC. Tali funzioni individuavano il DFP quale soggetto promotore delle
strategie di prevenzione e come coordinatore della loro attuazione;
- la Corte dei conti, che partecipa ordinariamente all’attività di prevenzione attraverso le sue fondamentali
funzioni di controllo;
- il Comitato interministeriale, che ha il compito di fornire direttive attraverso l’elaborazione delle linee di
indirizzo;
- la Conferenza unificata che individua, attraverso apposite intese, gli adempimenti e i termini per l’attuazione
della legge e dei decreti attuativi con riferimento alle regioni e province autonome, agli enti locali e agli enti
pubblici e soggetti di diritto privato sottoposto al loro controllo;
- la Scuola Nazione di Amministrazione (S.N.A.), che predispone percorsi, anche specifici e settoriali, di
formazione dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni.
4.2. Soggetti e ruoli a livello decentrato
4.2.1. Il responsabile della prevenzione della corruzione
La legge 190/2012 prevede la nomina in ciascuna amministrazione del responsabile della prevenzione della
corruzione. L’intento del legislatore è stato quello di concentrare in un unico soggetto le iniziative e le
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responsabilità per il funzionamento dell’intero meccanismo di prevenzione. Considerato il delicato compito
organizzativo e di raccordo che deve essere svolto dal responsabile della prevenzione, le amministrazioni
devono assicurargli un adeguato supporto, mediante assegnazione di appropriate risorse umane, strumentali
e finanziarie; l’appropriatezza deve intendersi non solo dal punto di vista quantitativo, ma anche qualitativo,
dovendo assicurare la presenza di elevate professionalità, che devono peraltro essere destinatarie di
specifica formazione.
La legge 190/2012 prevede che il responsabile per la prevenzione della corruzione debba:
- elaborare la proposta di piano della prevenzione, che deve essere adottato dall’organo di indirizzo politico di
ciascuna amministrazione;
- definire procedure appropriate per selezionare e formare i dipendenti destinati ad operare in settori
particolarmente esposti alla corruzione;
- verificare l’efficace attuazione del piano e la sua idoneità;
- proporre modifiche al piano in caso di accertamento di significative violazioni o di mutamenti
dell’organizzazione;
- verificare, d’intesa con il dirigente competente, l’effettiva rotazione degli incarichi negli uffici preposti allo
svolgimento di attività nel cui ambito è più elevato il rischio che siano commessi reati di corruzione;
- individuare il personale da inserire nei percorsi di formazione sui temi dell’etica e della legalità.
A fronte dei compiti attribuiti, la legge prevede delle consistenti responsabilità per il caso di inadempimento.
In particolare la legge 190/2012 configura una responsabilità dirigenziale per il caso di mancata
predisposizione del piano e di mancata adozione delle misure per la selezione e la formazione dei dipendenti.
La legge prevede inoltre una più generale forma di responsabilità dirigenziale, disciplinare e amministrativa
che si realizza in caso di condanna in via definitiva all’interno dell’amministrazione per un reato di corruzione.
E’ inoltre disciplinata un’ulteriore fattispecie di illecito per responsabilità dirigenziale in caso di ripetute
violazione del piano, nonché, in presenza delle medesime circostanze, una fattispecie di illecito disciplinare
“per omesso controllo”.
Nel caso in cui, nello svolgimento della sua attività, il responsabile per la prevenzione riscontri dei fatti che
possono rappresentare una rilevanza disciplinare deve darne tempestiva informazione al dirigente preposto
all’ufficio a cui il dipendente è addetto o al dirigente sovraordinato, se trattasi di dirigente, e all’ufficio
procedimenti disciplinari affinché possa essere avviata con tempestività l’azione disciplinare.
Ove riscontri dei fatti suscettibili di dar luogo a responsabilità amministrativa, il responsabile per la
prevenzione deve presentare tempestiva denuncia alla competente procura della Corte dei conti per le
eventuali iniziative in ordine all’accertamento del danno erariale.
Ove riscontri poi dei fatti che rappresentano notizia di reato, deve presentare denuncia alla procura della
Repubblica o ad un ufficiale di polizia giudiziaria con le modalità previste dalla legge e deve darne tempestiva
informazione all’Autorità nazionale anticorruzione.
4.2.2. I referenti per la prevenzione della corruzione
Ogni amministrazione può valutare l’opportunità di individuare dei referenti per la corruzione. Questi
potrebbero agire anche su richiesta del responsabile, il quale rimane comunque il riferimento per
l’implementazione dell’intera politica di prevenzione nell’ambito dell’amministrazione e per le eventuali
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responsabilità che ne dovessero derivare. Le modalità di raccordo e coordinamento tra il responsabile della
prevenzione e i referenti devono essere inserite nel piano triennale della prevenzione in modo da creare un
meccanismo di comunicazione/informazione.
4.2.3. Il responsabile della trasparenza
Considerato che la trasparenza realizza già di per sé una misura di prevenzione, il programma per la
trasparenza deve essere coordinato col il piano della prevenzione della corruzione in modo da assicurare
un’azione sinergica. Appare pertanto necessario che si stabilisca un raccordo in termini organizzativi tra il
responsabile per la prevenzione della corruzione ed il responsabile per la trasparenza, fermi restando i
compiti, le funzioni e le responsabilità.
In tal senso il Decreto legislativo 33/2013 prevede che il Piano triennale per la trasparenza rappresenti una
sezione del piano per la prevenzione e che, di norma, le figure dei due responsabili sono accorpate in un
unico soggetto.
4.2.4. Il responsabile della Direzione delle risorse umane
Per quanto riguarda il raccordo tra le unità organizzative, il vertice dell’amministrazione, ovvero il dirigente
preposto alla direzione delle risorse umane, dovrà impartire indirizzi ed istruzioni affinché sia assicurato che
tutte le unità organizzative forniscano il loro apporto collaborativo al responsabile per la prevenzione. Per
assicurare l’effettività delle istruzioni, le modalità del raccordo devono essere inserite nel piano di
prevenzione. In proposito è opportuno evidenziare che la legge configura un illecito disciplinare per i
dipendenti che violino le prescrizioni contenute nel piano.
4.2.5. I dirigenti
Le norme attribuiscono ai dirigenti competenze e responsabilità in materia di prevenzione della corruzione. In
particolare è disciplinato che i dirigenti:
� concorrano alla definizione di misure idonee a prevenire e contrastare i fenomeni di corruzione e a
controllarne il rispetto da parte dei dipendenti dell’ufficio cui sono preposti;
� forniscano le informazioni richieste dal soggetto competente per l’individuazione delle attività
nell’ambito delle quali è più elevato il rischio corruzione e formulino proposte volte alla prevenzione
del rischio medesimo;
� provvedano al monitoraggio delle attività nell’ambito delle quali è più elevato il rischio corruzione
svolte nell’ufficio a cui sono preposti, disponendo, con provvedimento motivato, la rotazione del
personale nei casi di avvio di procedimenti penali o disciplinari per condotte di natura corruttiva.
4.3. Soggetti e ruoli in ARPAS
In applicazione delle norme nazionali, i ruoli specifici in materia di anticorruzione sono stati in ARPAS così
definiti:
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- con disposizione n°93 del 5 novembre 2013 il Direttore Generale dell’ARPAS ha nominato l’Ing. Mauro
Iacuzzi quale dirigente responsabile del Servizio Anticorruzione/Trasparenza dell’Agenzia, istituito con
direttiva DG N° 28 del 8 ottobre 2013.
- con disposizione n°87 del 14 ottobre 2013 il Direttore Generale dell’ARPAS ha nominato l’Ing. Mauro Iacuzzi
quale Responsabile per la Trasparenza dell’Agenzia.
- con disposizione n°70 del 21 agosto 2013 il Direttore Generale dell’ARPAS ha conferito l’incarico di
Dirigente Responsabile per la prevenzione e la repressione della corruzione e della illegalità nella pubblica
amministrazione all’Ing. Mauro Iacuzzi.
- con disposizione n°78 del 16 settembre 2013 il Direttore Generale dell’ARPAS ha nominato il Dott. Roberto Pedditzi Responsabile dell’Ufficio prevenzione corruzione-illegalità, con il compito di collaborare/supportare il Dirigente Ing. Mauro Iacuzzi nel monitoraggio per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità;
- con disposizione n° 97 del 11 novembre 2013 il Direttore Generale dell’ARPAS ha nominato il Dott. Carmine Sau Sostituto del Responsabile dell’Ufficio prevenzione corruzione illegalità in caso di assenza e/o impedimento del Responsabile.
Al momento non si è ritenuto di attivare in ARPAS una rete di referenti; restano comunque fermi gli adempimenti e le responsabilità in capo alla Direzione Generale e a tutti i dirigenti, secondo le disposizioni generali normative e regolamentari e secondo quando definito nel presente Piano.
5. IL PIANO TRIENNALE PER LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE (P.T.P.C.)
5.1. Cos'è il Piano triennale per la prevenzione della corruzione
La legge 190/2012 prevede che le pubbliche amministrazioni definiscano un piano triennale di prevenzione
della corruzione che fornisca una valutazione del diverso livello di esposizione degli uffici al rischio di
corruzione e indichi gli interventi organizzativi volti a prevenire il medesimo rischio. Tale piano, su proposta
del responsabile per la prevenzione della corruzione, deve essere adottato dall’organo di indirizzo politico
entro il 31 gennaio di ogni anno.
5.2. I contenuti tipici del P.T.P.C.
Il Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione rappresenta lo strumento attraverso il quale
l’amministrazione sistematizza e descrive un “processo” articolato in fasi tra loro collegate concettualmente e
temporalmente, che è finalizzato a formulare una strategia di prevenzione del fenomeno. In esso si delinea un
programma di attività derivante da una preliminare fase di analisi, che consiste nell’esaminare
l’organizzazione, le sue regole e le sue prassi di funzionamento in termini di possibili esposizioni al fenomeno
corruttivo; ciò deve avvenire ricostruendo il sistema dei processi organizzativi, con particolare attenzione alla
struttura dei controlli ed alle aree sensibili nel cui ambito possono, anche solo in via teorica, verificarsi episodi
di corruzione.
Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione (P.T.P.C) 2014-2016
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Sardegna - ARPAS 13/58
Il P.T.P.C. è quindi principalmente un programma di attività, con indicazione delle aree di rischio e dei rischi
specifici, delle misure da implementare per la prevenzione in relazione al livello di pericolosità dei rischi
specifici, dei responsabili per l’applicazione di ciascuna misura e dei tempi.
Inoltre il Piano deve regolare il sistema di monitoraggio sull’implementazione delle misure. Deve essere
definito un sistema di reportistica che consenta al responsabile della prevenzione di monitorare
costantemente “l’andamento del lavori” e di intraprendere le iniziative più adeguate in caso di scostamenti.
5.3. Processo di adozione del P.T.P.C.
Il P.T.P.C. deve essere adottato su proposta del responsabile per la prevenzione della corruzione, dall’organo
di indirizzo politico entro il 31 gennaio di ogni anno. Al fine di disegnare una strategia anticorruzione, la legge
190/2012 dispone che le amministrazioni debbano preliminarmente realizzare forme di consultazione, anche
quale contributo per individuare le priorità di intervento.
5.4. Processo di adozione in ARPAS
Il presente Piano è stato il risultato di un ampio processo di coinvolgimento e partecipazione della Dirigenza
dell’Agenzia.
Con una serie di incontri, tenutesi nel mese di dicembre 2012, tutti i dirigenti dell’Agenzia sono stati aggiornati
sull’evoluzione della normativa in materia di anticorruzione ed è stato condiviso un metodo di lavoro per
definire un Piano Triennale entro i termini definiti dalla legge.
A tal fine è stato proposto un metodo di analisi dei processi organizzativi dell’Agenzia rispetto al rischio
corruzione e sono state raccolti e accolti numerosi suggerimenti ed indicazioni per migliorare ed affinare la
capacità di analizzare il rischio.
Tali incontri hanno contestualmente rappresentato una prima fase di formazione manageriale in materia di
anticorruzione, considerabile parte integrante del processo formativo obbligatorio.
Sulla base dei suggerimenti e indicazioni raccolte, il responsabile per la prevenzione della corruzione ha
predisposto dei documenti di analisi di rischio dei processi dell’Agenzia, dei rischi specifici ad essi connessi e
per l’individuazione delle necessarie misure di prevenzioni, obbligatorie ed ulteriori.
Tali documenti sono stati trasmessi ai Dirigenti dell’Agenzia per formulare le opportune valutazioni su tutti i
processi dell’Agenzia, prescindendo quindi dal coinvolgimento diretto del singolo dirigente all’interno dei
processi considerati. Pur tenendo conto che la professionalità specifica dei Dirigenti ha consentito una più
accurata analisi dei rischi sui processi da questi gestiti, il coinvolgimento generalizzato dei dirigenti ha
consentito di acquisire una pluralità di punti di vista e diverse “sensibilità, che sono state successivamente
particolarmente utili per la predisposizione del Piano.
Le valutazioni dei dirigenti sono state successivamente raccolte e sintetizzate in documenti di analisi dei
rischi.
In una fase successiva il responsabile per la prevenzione della corruzione ha organizzato una serie di incontri
con i dirigenti, normalmente per dipartimento, con lo scopo di verificare i risultati di analisi raggiunti e
migliorare ulteriormente la documentazione nonché definire le misure di prevenzione da attivare nel corso del
triennio.
Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione (P.T.P.C) 2014-2016
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6. LA GESTIONE DEL RISCHIO
6.1. La metodologia adottata
La gestione del rischio di corruzione è lo strumento da utilizzare per la riduzione delle probabilità che il rischio
si verifichi. Per tale attività debbono essere coinvolti i dirigenti competenti, sotto il coordinamento del
responsabile della prevenzione.
Le fasi principali sono:
- mappatura dei processi dell’amministrazione, consistente nell’individuazione del processi, delle loro fasi e
delle responsabilità;
- valutazione del rischio per ciascun processo o fase di processo, consistente nell’individuazione dei possibili
e specifici rischi di corruzione, nel loro inserimento nel registro dei rischi, nella valutazione che i rischi si
realizzino e delle loro conseguenze, in termini di impatto economico, organizzativo e reputazionale. L’analisi
del rischio permette di ottenere una classificazione degli stessi in base al livello di rischio più o meno elevato.
Le fasi di processo, i processi o gli aggregati di processo per i quali emergano i più elevati livelli di rischio
identificano le aree a rischio, che rappresentano le attività più sensibili e da valutare ai fini del trattamento;
- trattamento del rischio, ossia l’individuazione e valutazione delle misure che debbono essere predisposte
per neutralizzare o ridurre il rischio;
- priorità di trattamento, definita dal responsabile della prevenzione, rispetto alle aree di rischio da trattare
prioritariamente e le misure da adottare.
Il P.T.P.C. deve individuare, per ciascuna misura da implementare, obiettivi, indicatori, misure, responsabili,
tempistica e risorse. E’ inoltre necessario che il suo contenuto sia coordinato rispetto al ciclo della
performance. In tal senso le attività per la predisposizione, l’implementazione e attuazione del P.T.P.C.
vengono inseriti in forma di obiettivi nel Piano delle performance.
6.2. La gestione del rischio in ARPAS
6.2.1. La definizione dei processi da valutare
L’ARPAS ha adottato, sin dalla sua costituzione, un "approccio per processi" nella gestione della propria
organizzazione. Il percorso di mappatura, benché tempestivamente avviata, è ancora da completare e dovrà
essere oggetto di una approfondita revisione, anche in funzione del mutato quadro normativo specifico.
Considerato che i termini per la redazione del piano non consentono di realizzarlo in tempo utile, il
completamento della mappatura dei processi, ai fini della valutazione dei rischi di corruzione e il controllo dei
procedimenti amministrativi, nonché per le sue ulteriori diverse finalità, è stato comunque inserito tra le azioni
di piano previste nelle annualità successive alla prima. Poiché al momento attuale risultano comunque definiti
alcuni fondamentali processi, riferibili all’area tecnica, questi sono stati considerati nell’approccio alla
redazione del piano.
Per tale motivo, nelle more della completa mappatura dei processi dell’Agenzia, si è ritenuto condurre l’analisi
principalmente sulle aree di rischio definite “obbligatorie” ai sensi del P.N.A.:
A) Acquisizione e progressione del personale;
B) Affidamento di lavori, servizi e forniture;
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C) Provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari privi di effetto economico diretto ed immediato
per il destinatario;
D) Provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari con effetto economico diretto ed immediato per
il destinatario;
Si ritiene, al momento, che non sussistano processi dell’Agenzia riconducibili all’area di rischio D). Per quanto
riguarda le altre aree di rischio, il responsabile per la prevenzione della corruzione, in collaborazione con i
dirigenti dell’Agenzia, ha individuato i seguenti processi:
A) Acquisizione e progressione del personale
• Procedimenti concorsuali (tutti)
• Reclutamento categorie protette
• Mobilità in entrata
• Incarichi di consulenza e professionali
• Instaurazione collaborazioni coordinate e continuative
• Valutazione dirigenti per conferimento incarichi
• Verifica raggiungimento obiettivi di struttura
• Procedure selettive per conferimento incarichi dirigenziali
• Procedure per mobilità orizzontale - comparto
• Procedure selettive per conferimento incarichi P.O. comparto
• Revoca incarichi dirigenziali
• Definizione dotazione organica
• Piano occupazionale
• Estinzione rapporti di lavoro
• Controllo veridicità dichiarazione sostitutive
• Autorizzazione attività extra impiego
• Procedimenti disciplinari
• Relazioni sindacali
• Accordi sindacali
• Elaborazioni stipendiali
B) Affidamento di lavori, servizi e forniture
• Definizione dell’oggetto dell’affidamento
• Individuazione dello strumento/istituto per l’affidamento
• Requisiti di qualificazione
• Requisiti di aggiudicazione
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• Valutazione delle offerte
• Verifica dell’eventuale anomalia delle offerte
• Procedure negoziate
• Affidamenti diretti
• Revoca del bando
• Redazione del cronoprogramma
• Varianti in corso di esecuzione del contratto
• Subappalto
• Utilizzo di rimedi di risoluzione delle controversie alternativi a quelli giurisdizionali durante la fase di
esecuzione del contratto
C) Provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari privi di effetto economico diretto
ed immediato per il destinatario
Benché ARPAS non sia titolare della concessione di autorizzazioni verso terzi, comunque denominate, è
tuttavia coinvolta in diversi processi autorizzativi, sia attraverso l’emissione di valutazioni e pareri alle autorità
competenti, che nelle successive fasi di monitoraggio e controllo degli interventi autorizzati. Queste attività di
ARPAS sono state considerate quindi afferenti all’ambito dei Provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei
destinatari privi di effetto economico diretto ed immediato per il destinatario.
Sono quindi stati valutati i processi ARPAS relativi a:
• PARERI, OSSERVAZIONI E RELAZIONI TECNICHE
Questo processo è stato valutato in riferimento alle linee di attività di ARPAS:
AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) VIA VAS SUAP EMAS - ECOLABEL Acustica ambientale Elettromagnetismo Emissioni in atmosfera Radioattività Gestione e smaltimento dei rifiuti Scarichi civili e industriali Bonifiche (analisi di rischio, istruttorie e definizione valori di fondo).
• CONTROLLI SU ATTIVITA' AUTORIZZATE
Questo processo è stato valutato in riferimento alle linee di attività di ARPAS:
AIA (Autorizzazione integrata ambientale) VIA VAS Bonifiche: caratterizzazione e attività di bonificaAcustica ambientale
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Amianto e altri minerali cancerogeni Elettromagnetismo Emissioni in atmosfera Radioattività Gestione e smaltimento dei rifiuti Spandimento fanghi in agricoltura e reflui oleari Scarichi civili e industriali
Si è inoltre ritenuto opportuno valutare, già in questa prima fase, anche ulteriori processi, quali:
• Mandati di pagamento a fornitori
• Pubblicazioni nell'Albo on line
• Pubblicazioni obbligatorie nel sito Web istituzionale
• Trasmissione contrattazione aziendale al Collegio dei Revisiori
• Trasmissione atti a controllo RAS preventivo legittimità/merito
• Conferimento d'incarichi legali di rappresentanza in Giudizio (ogni ordine e grado)
• Conferimento d'incarico per consulenza legale extra giudiziale
• Acquisizione servizi di studio, consulenza, ricerca
• Protocollazione corrispondenza in arrivo
• Stipula contratti locazione passiva.
L’individuazione di tali processi è stato il frutto di una ampia collaborazione e condivisione con tutta la
dirigenza ARPAS attraverso apposite riunioni tenutesi nel mese di dicembre 2013.
6.2.2. La valutazione del rischio
I processi di cui al paragrafo precedente, riconducibili principalmente ma non esclusivamente alle aree di
rischio così dette obbligatorie, sono stati oggetto di valutazione del rischio.
A tal fine è stato predisposto un apposito questionario di dieci domande: sei domande volte a valutare la
probabilità di un evento corruttivo, quattro volte a valutare l’impatto derivante dal verificarsi di un evento
corruttivo. Il questionario è stato pensato e realizzato in linea con i contenuti dell’allegato 5 al Piano Nazionale
Anti Corruzione.
Il questionario, posto all’interno di un apposito programma in grado di calcolare automaticamente il livello di
rischio per ogni processo, è stato consegnato a tutti i dirigenti dell’Agenzia per raccogliere le rispettive
valutazioni.
A tal fine sono state definite le seguenti classi di rischio:
- basso rischio, con valore inferiore a sei;
- medio rischio, con valore compreso tra sei e dodici;
. alto rischio, con valore superiore a 12.
I dati raccolti dal Responsabile Anticorruzione sono stati elaborati e sintetizzati e i processi a rischio
medio/alto sono risultati i seguenti:
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Area di rischio “A” – Acquisizione e progressione del personale
Procedimenti concorsuali: 8,5
Reclutamento categorie protette::8,7
Mobilità in entrata: 8,7
Incarichi di consulenza e professionali: 10,0
Instaurazione collaborazioni coordinate e continuative:10,0
Valutazione dirigenti per conferimento incarichi: 6,0
Procedure per mobilità orizzontale – comparto: 6,0
Procedure selettive per conferimento incarichi P.O. comparto: 6,0
Autorizzazione attività extra impiego: 6,0
Procedimenti disciplinari: 6,0
Area di rischio “B” – Affidamento di lavori, servizi e forniture
Definizione dell’oggetto dell’affidamento : 11,0
Individuazione dello strumento/istituto per l’affidamento: 7,5
Requisiti di qualificazione:7,1
Requisiti di aggiudicazione: 7,1
Valutazione delle offerte: 7,1
Verifica dell’eventuale anomalia delle offerte: 7,1
Procedure negoziate: 7,1
Affidamenti diretti: 7,1
Mandati di pagamento a fornitori: 7,9
Conferimento d'incarichi legali di rappresentanza in Giudizio (ogni ordine e grado): 10,0
Conferimento d'incarico per consulenza legale extra giudiziale: 10,0
Area di rischio “C” – Provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari privi di effetto
economico diretto ed immediato per il destinatario
Controlli su attività autorizzate (processi operativi COAT): media rischio linee di attività 8,04
Pareri, osservazioni e relazioni tecniche (processi operativi PARE): media rischio linee di attività 8,28
I processi che sono stati valutati a rischio medio/basso, ossia con valore di rischio inferiore a sei, sono risultati
i seguenti:
Verifica raggiungimento obiettivi di struttura: 5,04
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Revoca incarichi dirigenziali: 4,5
Definizione dotazione organica: 4,0
Piano occupazionale: 4,6
Estinzione rapporti di lavoro: 3,0
Controllo veridicità dichiarazione sostitutive: 5,6
Relazioni sindacali: 3,75
Accordi sindacali: 3,0
Elaborazioni stipendiali: 3,5
Revoca del bando: 5,6
Varianti in corso di esecuzione del contratto: 5,6
Subappalto: 5,7
Utilizzo di rimedi di risoluzione delle controversie alternativi a quelli giurisdizionali durante la fase di
esecuzione del contratto: 5,3
stipula contratti locazione passiva: 5,7
Redazione del crono programma: 4,5
Pubblicazioni nell'Albo on line: 3,5
Pubblicazioni obbligatorie nel sito Web istituzionale: 3,5
Trasmissione contrattazione aziendale al Collegio dei Revisori: 3,5
Trasmissione atti a controllo RAS preventivo legittimità/merito: 3,5
Protocollazione corrispondenza in arrivo: 3,5
Effettuata la valutazione dei processi dell’Agenzia, si è proceduto nella seconda fase di analisi del rischio,
ossia alla valutazione specifica delle fasi di processo, dei rischi specifici e delle possibili misure di
prevenzione.
L’analisi è stata condotta sui processi precedentemente valutati nel loro complesso come a rischio medio e
alto.
I risultati dell’analisi sono riportati in dettaglio nell’allegato A “Valutazione del rischio dei processi
dell’ARPAS”.
Preme qui sottolineare che i rischi specifici individuati hanno permesso la creazione del primo catalogo dei
rischi e la definizione di un set di misure da avviare e realizzare nel corso del triennio 2014-2016. In
particolare, si è valutato opportuno, per questa prima fase, riconoscere priorità di trattamento alle misure così
dette “obbligatorie”, specie quando le stesse siano state valutate direttamente efficaci sulla riduzione dei rischi
specifici, così come individuati nella valutazione dei rischio.
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6.2.1. Misure ed obiettivi per il triennio 2014-2016
Al fine di ridurre il rischio di fenomeni corruttivi nelle aree di rischio esaminate sono stati individuate le
seguenti misure quali obiettivi per l’anno 2014 ed il biennio 2015-2016:
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7. MISURE OBBLIGATORIE ED ULTERIORI
7.1. Formazione in tema anticorruzione
La formazione riveste un’importanza cruciale nell’ambito della prevenzione della corruzione.
Le pubbliche amministrazioni debbono programmare adeguati percorsi di formazione, sulla base di una
strutturazione su due distinti livelli: un livello generale, rivolto a tutti i dipendenti, con riferimento
all’aggiornamento delle competenze e alle tematiche dell’etica e della legalità; un livello specifico, rivolto al
responsabile della prevenzione, ai referenti, ai componenti degli organismi di controllo, ai dirigenti e funzionari
addetti alle aree di rischio. La formazione, in tal caso, riguarda le politiche, i programmi e i vari strumenti
utilizzati per la prevenzione e tematiche settoriali, in relazione al ruolo svolto da ciascun soggetto.
I fabbisogni formativi sono individuati dal responsabile della prevenzione in raccordo ai dirigenti responsabili
delle risorse umane e le iniziative formative vanno inserite anche nel Piano triennale della formazione.
Sulla base delle disposizioni della Legge 190/2012, la formazione in tema di prevenzione della corruzione
deve tener conto:
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- i criteri di selezione del personale per le diverse tipologie di formazione debbono essere motivi e pubblicati
sulla intranet dell’amministrazione insieme ai nominativi selezionati;
- le iniziative di formazione devono tener conto dell’importante contributo che può essere dato dagli operatori
interni all’amministrazione, inseriti come docenti nell’ambito di percorsi di aggiornamento e formativi in house.
- per l’avvio al lavoro e in occasione dell’inserimento dei dipendenti in nuovi settori lavorativi debbono essere
programmate ed attuate forme di affiancamento, prevedendo obbligatoriamente per il personale esperto
prossimo al collocamento in quiescenza un periodo di sei mesi di tutoraggio;
- le amministrazioni debbono avviare apposite iniziative formative sui temi dell’etica e della legalità; tali
iniziative devono coinvolgere tutti i dipendenti e collaboratori a vario titolo dell’amministrazione, debbono
riguardare il contenuto dei Codici di comportamento e il Codice disciplinare e devono basarsi
prevalentemente sull’esame di casi concreti; deve essere inoltre prevista l’organizzazione di appositi focus
group, composti da un numero ristretto di dipendenti e guidati da un animatore, nell’ambito dei quali vengono
esaminate ed affrontate problematiche di etica calate nel contesto dell’amministrazione al fine di far emergere
il principio comportamentale eticamente adeguato nelle diverse situazioni;
- debbono essere previste iniziative di formazione specialistiche per il responsabile della prevenzione,
comprensive di tecniche di risk management, e per le figure a vario titolo coinvolte nel processo di
prevenzione.
- le amministrazioni devono monitorare e verificare il livello di attuazione dei processi di formazione e la loro
efficacia. Il monitoraggio può essere realizzato attraverso appositi questionari destinati ai soggetti destinatari
della formazione.
- le pubbliche amministrazioni debbono tener conto del sistema di offerta formativa assicurato dalla Scuola
Nazionale dell’Amministrazione (S.N.A.).
7.1.1. Formazione in materia anticorruzione in ARPAS
La formazione in ARPAS è stata pianificata sulla base dell’arco temporale di riferimento, prevedendo lo
svolgimento nella prima annualità di attività mirate alla creazione di un ambiente sfavorevole al verificarsi di
eventi corruttivi, nella ampia accezione data a questo termine nel presente piano. A questo scopo è prevista
la formazione di base per i dirigenti dell’Agenzia, mirante a fornire a tutti un quadro il più completo possibile
del nuovo assetto normativo determinato dalla L. 190/2012, con particolare riguardo agli adempimenti posti in
carico alle pubbliche amministrazioni in ordine a trasparenza e prevenzione della corruzione, al nuovo Codice
di comportamento dei pubblici dipendenti, alla disciplina delle incompatibilità e inconferibilità, agli aspetti
penalistici connessi al riordino dei reati contro la pubblica amministrazione. Questo filone nella attività
formativa, già avviato con una giornata di informazione nel mese di dicembre 2013, finalizzata alla
condivisione tra la dirigenza ARPAS della metodologie per la redazione del presente piano, prosegue nel
2014 con una giornata di lezioni frontali sul quadro legislativo, già svolta al momento dell’adozione del
presente piano, e si integra e completa parallelamente alle azioni di cui al punto successivo.
La seconda linea d’azione sul piano formativo sarà dedicata allo sviluppo, all’interno dell’ARPAS, della cultura
dell’integrità e della trasparenza, destinata alla totalità dei dipendenti, privilegiando la formazione valoriale
attraverso diverse azioni:
1) adesione al ciclo di seminari online a contenuto valoriale realizzato da FormezPA, nell’ambito del progetto
“Interventi mirati al contrasto della corruzione nella Pubblica Amministrazione locale e centrale”. L’attività
formativa on line, rivolta a tutti i dipendenti o a specifici gruppi secondo i temi trattati, è orientata a sviluppare
Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione (P.T.P.C) 2014-2016
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conoscenze e competenze idonee a implementare le indicazioni contenute nella L. 190/2012 e nel P.N.A .
(Piano Nazionale Anticorruzione), in particolare a sviluppare contenuti di carattere valoriale al fine di favorire il
rafforzamento della cultura dell’integrità tra i dipendenti pubblici. Sarà erogata per via telematica e, a cura del
RPC, sarà garantita la partecipazione dei dipendenti interessato in diretta o alla registrazione dall’evento, con
la formazione di aule virtuali nelle sedi di tutti i Dipartimenti.
2) Ciclo di incontri presso i Dipartimenti e le sedi ARPAS per la presentazione da parte del RPC degli
strumenti e dei documenti di sistema in corso di elaborazione a integrazione del presente piano, come il
Codice Aziendale di Comportamento e la policy per la gestione delle segnalazioni di illeciti
nell’amministrazione. Sarà inoltre realizzato un incontro di presentazione del presente piano, a conclusione
dell’iter di adozione.
3) Redazione, con modalità partecipata e procedura bottom up, di una Carta dei Valori/Codice etico inteso
come insieme di principi di condotta che rispecchia i criteri di adeguatezza e opportunità, in riferimento al
contesto organizzativo dell’Agenzia. Il Codice etico deve ispirarsi ai seguenti criteri:
- sancire i principi etici condivisi e pertinenti alle funzioni attribuite alle pubbliche amministrazioni e all’Agenzia
in particolare;
- tradurre i valori in corretti e coerenti comportamenti determinati, anche se non espressamente disciplinati a
livello normativo;
- promuovere il rispetto dei doveri costituzionali di diligenza, lealtà imparzialità e servizio esclusivo alla cura
dell’interesse pubblico
- assicurare la qualità dei servizi;
- coadiuvare la prevenzione dei fenomeni di corruzione.
Sarà realizzato un o più incontri, su base territoriale, con tutto il personale per la condivisione del progetto e la
raccolta delle idee; l’attività potrà essere completata tramite un forum online sul portale dell’ARPAS per la
stesura e la condivisione del documento finale, che al termine della procedura di adozione sarà presentato al
pubblico in una giornata dedicata alla promozione dell’immagine dell’Agenzia.
Negli anni successivi al primo sarà comunque realizzata almeno una giornata dedicata alla formazione di
base destinata a tutti i dipendenti per il mantenimento del livello essenziale di aggiornamento e di
sensibilizzazione ai temi dell’integrità, dell’etica e della trasparenza, funzionali anche all’aggiornamento dei
relativi documenti di sistema.
Negli anni successivi al primo sarà curato anche lo specifico aggiornamento dedicato al personale addetto
alle attività individuate come più sensibili al rischio corruzione, sulla base del presente piano.
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comportamentali differenziate a seconda delle specificità professionali, delle aree di competenza e delle aree
di rischio.
Il Codice è caratterizzato da un approccio concreto, in modo da consentire al dipendente di comprendere con
facilità il comportamento eticamente e giuridicamente adeguato nelle diverse situazioni critiche, individuando
delle linee comportamentali per i vari casi, e fornendo i riferimenti ai soggetti interni all’amministrazione per un
confronto nei casi di dubbio circa il comportamento da seguire.
La violazione del Codice di comportamento adottato dall’amministrazione dà luogo a responsabilità
disciplinare. In tal senso le norme contenute nel Codice di comportamento fanno parte del “codice
disciplinare”.
7.2.1. Il codice di comportamento in ARPAS
Nel mese di dicembre 2013 l’ARPAS ha predisposto la proposta di un nuovo codice di comportamento,
adeguando lo stesso ai contenuti delle nuove disposizioni legislative e, in particolare, al D.P.R. 62/2013.
Detta proposta è stata condivisa con l’organo di verifica e valutazione dell’agenzia che ha espresso il previsto
parere preventivo. Successivamente è stata assicurata la partecipazione dei dipendenti, sia direttamente
consultando tutta la dirigenza dell’Agenzia, che attraverso la pubblicazione sul sito istituzionale, dal
11/06/2014 al 23/06/2014, della bozza di codice accompagnato da un avviso a presentare osservazioni.
Al fine di promuovere il coinvolgimento degli interessati, il Responsabile per la prevenzione della corruzione
ha provveduto a informare della pubblicazione, tramite email, le segreterie regionali delle organizzazioni
sindacali rappresentative per il comparto sanità oltreché i componenti della RSU aziendale.
Benché l’ARPAS non svolga direttamente prestazioni al pubblico, il cittadino è considerato l’utente finale di
tutte le sue attività; si è pertanto ritenuto opportuno rivolgersi con analoghe comunicazioni via email, anche
alle associazioni più rappresentative dell’interesse diffuso dei cittadini nel settore ambientale, individuate nelle
sezioni regionali del Gruppo di Intervento Giuridico, degli Amici della Terra, di Italia Nostra, del WWF.
Tra gli stakeholders, si è inoltre ritenuto opportuno informare della pubblicazione in corso le sezioni regionali
della Confindustria e della Confapi; nel settore pubblico si è ritenuto utile informare le Amministrazioni
provinciali della Sardegna, e i comuni, attraverso l’ANCI Sardegna.
Ciò ha costituito la necessaria premessa per una condivisione la più ampia possibile, oltre che per il
miglioramento del contenuto del codice di comportamento, secondo le proposte e valutazioni che sono
pervenute all’Amministrazione.
Il codice verrà pertanto adottato dall’Agenzia nel 2014 e negli anni successivi si provvederà al relativo
aggiornamento anche sulla base di un’analisi dei provvedimenti disciplinari avviati e dei casi che verranno
segnalati di non buon andamento dell’amministrazione.
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7.3. Criteri di rotazione del personale
Le pubbliche amministrazioni sono tenute ad adottare adeguati criteri per realizzare la rotazione del personale
dirigenziale e del personale con funzioni di responsabilità (ivi compresi i responsabili di procedimento)
operante nelle aree a più elevato rischio di corruzione.
La rotazione del personale addetto alle aree a più elevato rischio di corruzione rappresenta una misura di
importanza cruciale tra gli strumenti di prevenzione della corruzione. L’alternanza del personale dirigenziale e
non nell’assunzione delle decisioni e nella gestione delle procedure, infatti, riduce il rischio che possano
crearsi relazioni particolari tra amministrazioni ed utenti.
L’attuazione della misura prevede:
- la preventiva identificazione degli uffici e servizi che svolgono attività nelle aree a più elevato rischio di
corruzione;
- individuazione, nel rispetto della partecipazione sindacale, delle modalità di attuazione della rotazione in
moda da contemperare le esigenze dettate dalla legge con quelle dirette a garantire il buon andamento
dell’amministrazione, mediante adozione di criteri generali;
- la definizione di tempi di rotazione;
- per quanto riguarda il conferimento di incarichi dirigenziali, il criterio di rotazione deve essere previsto
nell’ambito dell’atto generale contenente i criteri di conferimento degli incarichi dirigenziali approvato
dall’autorità di indirizzo politico;
- l’identificazione di un nocciolo duro di professionalità per lo svolgimento delle attività proprie di ciascun
ufficio o servizio a rischio corruzione;
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- il coinvolgimento del personale in percorsi di formazione e aggiornamento continuo, con l’obiettivo di creare
competenze di carattere trasversale e professionalità che possano essere utilizzate in una pluralità di settori;
- per il personale dirigenziale addetto alle aree a più elevato rischio di corruzione la durata dell’incarico deve
essere fissata al limite minimo legale; per il personale non dirigenziale la durata di permanenza nel settore
deve essere prefissata da ciascuna amministrazione secondo criteri di ragionevolezza, preferibilmente non
superiore a 5 anni, tenuto conto anche delle esigenze organizzative;
- per il personale dirigenziale, alla scadenza dell’incarico la responsabilità dell’ufficio/servizio deve essere di
regola affidata ad altro dirigente, a prescindere dall’esito della valutazione riportata dal dirigente uscente;
- l’amministrazione ha il potere di mutare il profilo professionale di inquadramento del dipendente, nell’ambito
delle mansioni equivalenti dell’area o qualifica di appartenenza;
- in caso di notizia formale di avvio di procedimento penale a carico di un dipendente e in caso di avvio di
procedimento disciplinare per fatti di natura corruttiva, fermo restando la possibilità di adottare la sospensione
del rapporto, l’amministrazione procede con atto motivato alla revoca dell’incarico in essere per il personale
dirigenziale e all’assegnazione ad altro servizio per il personale non dirigenziale;
- l’applicazione della misura va valutata anche se l’effetto indiretto della rotazione comporta un temporaneo
rallentamento dell’attività ordinaria dovuto al tempo necessario per acquisire la diversa professionalità;-
l’attuazione della mobilità, specialmente se temporanea, costituisce un utile strumento per realizzare la
rotazione tra le figure specialistiche e gli enti di più ridotte dimensioni;
- nel caso di impossibilità di applicare la misura della rotazione per il personale dirigenziale a causa di motivati
fattori organizzativi, l’amministrazione pubblica applica la misura al personale non dirigenziale, con riguardo
innanzi tutto ai responsabili del procedimento.
In caso di impossibilità per motivati impedimenti connessi alle caratteristiche organizzative
dell’amministrazione, la motivazione è indicata nel P.T.P.C.
7.3.1. Criteri di rotazione del personale in ARPAS
L’ARPAS adotta il principio generale di rotazione degli incarichi dirigenziali, degli incarichi di posizione
organizzativa e di responsabile di procedimento per l’intera struttura organizzativa.
In fase di prima attuazione il criterio di rotazione è applicato per le aree e attività considerate a rischio nel
presente Piano, così come individuate con l’analisi di rischio condotta sulle attività “obbligatorie”.
Per gli incarichi dirigenziali afferenti le aree a più alto rischio di corruzione, alla scadenza naturale
dell’incarico, la responsabilità del dipartimento/servizio/incarico professionale deve essere di regola affidata
ad altro dirigente, a prescindere dall’esito della valutazione riportata dal dirigente uscente. In caso di conferma
dell’incarico al medesimo dirigente, l’atto di nomina deve adeguatamente motivare il mancato rispetto del
criterio di rotazione come, ad esempio, l’impossibilità per mancanza di altri dirigenti con professionalità
adeguata a ricoprire l’incarico.
Preso atto che alla data di approvazione del presente Piano non sono stati conferiti incarichi di posizione
organizzativa, l’ARPAS applica immediatamente il criterio di rotazione per gli incarichi di responsabile di
procedimento e per l’individuazione di referenti di gruppi di lavoro, con particolare riferimento alle aree e
attività considerate a rischio nel presente Piano.
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In particolare la rotazione deve essere periodicamente assicurata per procedimenti riferibili ad un medesimo
soggetto esterno quali ad esempio, attività di controllo o pareri/osservazioni in procedimenti autorizzativi. In
caso di conferma dell’assegnazione dell’attività al medesimo dipendente, l’atto deve adeguatamente motivare
il mancato rispetto del criterio di rotazione.
L’ARPAS adegua il piano di formazione ed aggiornamento del personale dirigenziale e del comparto al fine di
favorire l’applicazione del criterio di rotazione degli incarichi. Tale specifica formazione, volta a favorire
l’interscambiabilità dei ruoli, verrà considerata a tutti gli effetti formazione volta a ridurre il rischio del
fenomeno della corruzione.
Al fine di verificare il rispetto del criterio di rotazione i dirigenti redigono annualmente una relazione consuntiva
da trasmettere al Direttore Generale e, per conoscenza, al Responsabile Anticorruzione e all’organismo di
verifica e valutazione dell’Agenzia. In sede di prima applicazione, con riferimento all’anno 2014, i dirigenti dei
Servizi Monitoraggio, Valutazione, Provveditorato e Personale dovranno riferire sulla applicabilità del criterio
di rotazione con riferimento al personale addetto alle attività risultate più esposte al rischio di corruzione.
La rotazione nell’affidamento degli incarichi costituisce obiettivo dei dirigenti da inserire nel Piano della
performance dell’Agenzia.
Costituisce altresì obiettivo dell’amministrazione la redazione di un regolamento per l’applicazione del criterio
di rotazione, nel rispetto della partecipazione sindacale; detto regolamento dovrà essere periodicamente
aggiornato.
Gli obiettivi e i relativi indicatori sono riportati nelle sottostanti tabelle:
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7.4. Obbligo di astensione in caso di conflitto di interesse
Le pubbliche amministrazioni debbono intraprendere adeguate iniziative per dare conoscenza al personale
dell’obbligo di astensione, delle conseguenze scaturenti dalla sua violazione e dei comportamenti da seguire
in caso di conflitto di interesse.
La legge 190/2012 stabilisce che il responsabile di procedimento e i titolari degli uffici competenti ad adottare i
pareri, le valutazioni tecniche, gli atti endo-procedimentali e il provvedimento finale devono astenersi in caso
di conflitto di interessi, segnalando ogni situazione di conflitto, anche potenziale.
Tale norma è coordinata con la disposizione del Codice di comportamento.
La violazione sostanziale della norma, che si realizza con il compimento di un atto illegittimo, dà luogo a
responsabilità disciplinare del dipendente, oltre a poter costituire fonte di illegittimità del procedimento e del
provvedimento conclusivo dello stesso, quale sintomo di eccesso di potere sotto il profilo dello sviamento
della funzione tipica dell’azione amministrativa.
7.4.1. Regolamentazione conflitto di interesse in ARPAS
Fermi restando gli obblighi di trasparenza previsti da leggi o regolamenti, il dipendente dell’ARPAS, all'atto
dell'assegnazione all'ufficio, informa per iscritto il dirigente dell'ufficio dei rapporti, diretti o indiretti, di
collaborazione che lo ste
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