Comune di Capoliveri - Provincia di Livorno
Area Attività Tecniche Edilizia Pubblica, Infrastrutture, Predisposizione e gestione del programma annuale e triennale delle OO.PP.
Resp. area tecnica: Geom. Romano Giacomelli
Piano del Colore, linee guida d’intervento e Norme Tecniche Attuative per R.E. C.le per gli edifici del centro storico
progettista incaricatoArch. Alessandro Pastorelli
consulentimateriali lapidei, intonaci e coloriDott.ssa Irene Centauroaspetti geo-ambientali, SIT e sistemi informaticiDott. David Fastelli in accordo di collaborazione con
Resp. Scientifico Prof. Giuseppe A. Centauro
Quadro Conoscitivo
ELABORATO E01
novembre 2017
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Comune di Capoliveri - Piano del Colore e Progetto Norma
Quadro tecnico-normativo
Quadro Conoscitivo
Progettista incaricato: Arch. Alessandro Pastorelli Consulenti tecnici: Dott. David Fastelli, Dott.ssa Irene Centauro Resp. Scientifico: Prof. Arch. Giuseppe A. Centauro – DIDA-Università degli Studi di Firenze
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Sommario QUADRO CONOSCITIVO..................................................................................................................................... 3
A. Aspetti architettonico urbanistici .................................................................................................................. 3
A.1. Studio storico e architettonico del centro storico ................................................................................. 3
A.2. Destinazioni d’uso prevalenti ................................................................................................................. 4
A.3. Zonizzazione del Centro Storico in Aree sensibili e Unità Minime di Decoro ........................................ 4
B. La qualità delle superfici dei colori delle facciate del Centro Storico: il Paesaggio Urbano Storico. .......... 11
B.1. Premessa .............................................................................................................................................. 11
B.2. Inquadramento geo-ambientale .......................................................................................................... 12
B.3. Vulnerabilità visiva degli edifici del Centro Storico .............................................................................. 14
B.4. Stato di conservazione delle facciate ................................................................................................... 16
B.4.1. Materiali lapidei e intonaci delle facciate del Centro Storico ....................................................... 16
B.4.2. Analisi delle patologie del degrado ............................................................................................... 17
B.4.3. Analisi elementi d’impatto ............................................................................................................ 18
B.5. Il rilievo e l’analisi del colore ................................................................................................................ 20
B.5.1. Invarianti cromatiche e colori tradizionali..................................................................................... 20
REPERTORIO FOTOGRAFICO – MINIERE DEL VALLONE E DEL GINEVRO ................................................. 22
REPERTORIO FOTOGRAFICO – COLORI IN STRATIGRAFIA ....................................................................... 25
B.5.2. Qualità cromatica del Centro Storico ............................................................................................ 27
REPERTORIO FOTOGRAFICO – EDILIZIA DEL CENTRO STORICO E PANORAMICHE.................................. 29
C. Il Progetto Colore ........................................................................................................................................ 33
C.1. Valorizzare l’identità, svelare le potenzialità, indicare le strategie ...................................................... 33
C.2. Progetto Colore dell’Area Sensibile “La Chiesa/Il Gitto” ...................................................................... 33
C.3. Progetto Colore dell’Area Sensibile “Il Borgo” ..................................................................................... 34
C.4. Progetto Colore dell’Area Sensibile “Le Piazze” ................................................................................... 35
C.5. Progetto Colore dell’Area Sensibile “La Salita” .................................................................................... 35
C.6. Progetto Colore dell’Area Sensibile “Il Borgo Nuovo” ......................................................................... 36
C.7. Progetto Norma a valenza paesaggistica per il Centro Storico e le aree periurbane .......................... 36
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QUADRO CONOSCITIVO
A. Aspetti architettonico urbanistici
A.1. Studio storico e architettonico del centro storico Il centro storico di Capoliveri è la rappresentazione del borgo medievale, racchiuso in se stesso come a
proteggersi, districandosi negli innumerevoli carugli che collegano i diversi livelli su cui è situato il paese.
Anche l’architettura si è accresciuta nei secoli adattandosi ai bisogni degli abitanti; da struttura difensiva a
borgo operaio che ha sempre saputo farsi amare dai propri paesani. Ancora oggi far parte di questo borgo
rappresenta un elemento di forte appartenenza; il legame tra murature e abitanti è molto forte e
caratterizzante lo stile di vita del paese.
Il nucleo storico del paese è situato su un altopiano che domina da un lato la sottostante piana di Mola e
dall’altra l’immensità del mare; un luogo fortemente strategico che ha caratterizzato le tipologie edilizie
esistenti.
Analizzando l’edificato del centro storico, possiamo osservare che vi sono delle configurazioni e delle
modalità organizzative ricorrenti. Le abitazioni sono tutte collegate tra loro attraverso le pareti esterne in
modo da formare una cortina difensiva su diversi livelli; diversi storici hanno ipotizzato che le storiche mura
di Capoliveri corrispondano alle pareti esterne delle abitazioni che, in continuità, creavano una barriera
difensiva, a protezione del borgo.
Allo stesso tempo la collocazione sul piccolo altipiano ha prodotto edifici a torre su più livelli di due o tre piani
fuori terra, che proseguono oltre il piano stradale andandosi a ricollegare con le strade sottostanti, creando
una continuità muraria non solo orizzontale ma anche verticale.
L’effetto è suggestivo e crea una infinità di punti di vista panoramici che rendono il paesaggio di Capoliveri
unico nel suo genere; un insieme di strutture che realizzano una scultura giocando tra pieni e vuoti, luci e
ombre.
Lo studio del costruito è stato realizzato partendo da un'analisi capillare delle tipologie edilizie tradizionali
del centro storico capoliverese, suddivise in unità di facciata.
Le tipologie architettoniche individuate caratterizzanti il centro storico di Capoliveri sono le seguenti1:
• Pseudoschiera a sviluppo diacronico; costituiva della maggior parte del tessuto antico di Capoliveri,
nella sua prima formulazione è composta da un piano terra ad uso stalla o cantina e un piano
abitativo, a cui si accede tramite scala esterna, il profferlo. La variante della tipologia di Capoliveri è
causata dall’orografia andandosi a sviluppare in profondità tra due percorsi posti a quote diverse,
utilizzando il più svantaggiato per l’affaccio sul retro.
• A schiera; la casa a schiera nella sua massima espressione è composta da due cellule di profondità e
a due piani abitativi sovrapposti con il piano terreno a destinazione commerciale o di servizio. La
1 M. G. Corsini, La struttura edilizia di Capoliveri nel territorio dell’Isola d’Elba, Tipografia Ferrante, Roma, 1985.
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scala si dispone ortogonale al fronte nella cellula su percorso. La schiera diventa a sua volta matrice
di tipologie più specializzate come la casa in linea
• Aggregati in linea; associazioni di pseudoschiere con vicolo intermedio plurifamiliarizzazione).
• In linea; la casa in linea di Capoliveri, che ritroviamo nelle espansioni ottocentesche e primi del 900’,
deriva dall’aggregazione di due schiere per una superficie totale di quattro cellule per piano,
disimpegnati uno o due appartamenti. Per l’esigenza di mediare le differenze di quota tra un percorso
e l’altro può avere due piani specialistici: quello di servizio o cantina o stalla, sul percorso più
svalutato, l’altro a uso commerciale sul percorso più importante
• Specialistica; di norma destinata ad un uso non residenziale, come le chiese.
A.2. Destinazioni d’uso prevalenti Il centro storico di Capoliveri è caratterizzato da una tipologia edilizia a più livelli derivante dalla
storicizzazione dell’abitato; come in passato gli affacci sulle vie principali sono destinati ad usi funzionali, in
principio come stalle o piccole botteghe artigiane oggi divenuti negozi.
La variante della tipologia di Capoliveri è causata prevalentemente dall’orografia andandosi a sviluppare in
profondità tra due percorsi posti a quote diverse, utilizzando il più svantaggiato per l’affaccio sul retro ed è
perciò privo di area di pertinenza. I piani sopraelevati rispetto alla via di riferimento sono a destinazione
prevalentemente abitativa con qualche piccolissima eccezione ad uso direzionale e di uffici.
A.3. Zonizzazione del Centro Storico in Aree sensibili e Unità Minime di Decoro Il centro storico di Capoliveri conserva proprie peculiarità costruttive ed ambientali intorno alle quali è stato
predisposto il Piano del Colore. La distribuzione di questi valori emergenti risulta eterogenea, motivo per il
quale l’abitato è stato suddiviso in 5 Aree sensibili (di seguito, AS), raggruppamenti convenzionalmente
delimitati in base all'analisi dei punti di vista e degli spazi urbani ed in funzione della regolamentazione edilizia
attribuita.
Lo studio per AS è parte integrante del progetto colore e rappresenta uno strumento analitico funzionale alla
redazione delle proposte progettuali.
Oltre alla suddivisione dell’ambiente urbano in AS, nell’ambito del Piano, il costruito esistente è stato
suddiviso in Unità Minime di Decoro (di seguito UMD), contenute nelle AS, sulle quali è stata attuata
l’operazione di catalogazione e monitoraggio secondo l’articolazione “per fronti edilizi e/o piani verticali”;
tali unità rappresentano dunque i paramenti esterni degli edifici, elementi unitari distinguibili per caratteri
decorativi e stilistici propri, che permettono di classificare le compagini edilizie.
Il rilevamento delle UMD interessate dal Piano Particolareggiato è stato condotto lungo la “spina” centrale
del centro storico, corrente da via Roma a Via Gori e passante per le piazze.
L’articolazione spaziale e lo sviluppo planimetrico delle AS e delle UMD del Piano Particolareggiato sono
rappresentati in tavv. 01-05.
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AS “La Chiesa/Il Gitto”
L’abitazione tipo che si sviluppa lungo gli assi principali del paese, come Via Roma, che attraversa l’area, è
caratterizzata da immobili con mediamente 3 livelli con accesso direttamente sulla via pubblica; alcune
strutture presentano un corpo scala esterno in muratura per accedere agli appartamenti posti ai piani
superiori, sottolineando il gioco tra pieni e vuoti e dando una forte tridimensionalità all’architettura.
La peculiarità dell’area è data dalla stretta aderenza fra tipi edilizi e cromie tradizionali, riscontrabile
prevalentemente nelle tinte con matrice ocra rossa e bruno-violacea, in misura minore ocre giallo-arancio e
terre verdi.
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AS “Il Borgo”
Caratteristica di quest’area è l’alternanza tra tipi edilizi tradizionali e fabbriche oggetto di ristrutturazione o
rifacimenti recenti, ancorché parziali.
Un altro aspetto che differenzia l’area del Borgo da quella della Chiesa/Gitto è dato dalle dimensioni delle
facciate, per una più consistente presenza di edifici multipiano.
Il raddoppio in altezza deriva da una specializzazione delle funzioni con la distinzione tra il primo piano, zona
giorno, ed il secondo, zona notte, a cui si accede con una scala interna posta in aderenza alla parete di fondo
della cellula, prima in legno e poi in muratura.
Un ulteriore passaggio è il tipo con la scala interna e con l’accesso differenziato per l’abitazione e per la
bottega al piano terra. La scala si dispone ortogonale al fronte e distribuisce i due piani abitativi.
La pseudoschiera in questa ultima formulazione costituisce il tessuto medievale della Via Roma prospicente
alla Piazza Matteotti.
La zona centrale del borgo è contrassegnata dalla presenza di numerosi esercizi commerciali che animano e
colorano autonomamente l’asse viario. La presenza di palazzetti di caratterizzazione borghese conferisce
all’asse viario centrale una variante importante da un punto di vista compositivo, come rilevabile dalla
confermazione in facciata di cornicioni sottogronda di varia fattura, cornici modanate, fasce marcapiano o
marcadavanzale, basamenti bugnati, ecc.
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AS “Le Piazze”
Il catasto del 1938, ci presenta un’edilizia consolidata con la Piazza Umberto Primo (l’attuale Piazza Matteotti)
quasi confine, al posto delle mura medievali, tra il paese antico ed il nuovo, con caratteristiche non tanto di
polarità, quanto di centro di riunione per la vita del paese.
La Piazza Garibaldi si qualifica invece come punto di snodo essendo posta all’intersezione dei due percorsi di
adduzione al paese, la via Mellini e la Via Appiani.
Fino al 1938 lo sviluppo di Capoliveri ha seguito la logica della tipologia edilizia del passato, dopodichè il paese
si è quasi raddoppiato attraverso un’edilizia disordinata e frammentaria non rispondente a nessuna logica di
tessuto.
L’area è contraddistinta dalla composizione eterogenea dei fronti edilizi.
La caratterizzazione spaziale determina una visibilità panoramica dell’insieme delle facciate alla quale si
contrappone la presenza di un’articolata rete di viuzze (carugli) che offrono tutt’altra fisionomia cromatica
all’insieme.
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AS “La Salita”
Tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, il paese si amplia lungo le attuali via Mellini e via Gori, la Via S. Gaetano,
la via Verdi, la via del Baluardo, tutte antiche strade di adduzione al paese.
Quest’area urbana, unitamente ai percorsi pedonali limitrofi, segna uno degli accessi principali al paese e
funge da filtro per la fruizione del nucleo centrale e riassume anche alcune caratteristiche morfo-tipologiche
e cronologiche dell’edificato del centro storico, esteso oltre i confini dell’asse centrale.
In particolare, l’edificato di Via Mellini assume i connotati di un assetto urbanistico novecentesco con una
qualità edilizia corrispondente ai modelli borghesi del periodo che si uniscono agli aggregati tradizionali senza
soluzione di continuità.
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AS “Il Borgo Nuovo”
La tipica casa in linea di Capoliveri, che ritroviamo nelle espansioni ottocentesche e primi del ‘900, deriva
dall’aggregazione di due schiere e dalla situazione di costante pendio. Per l’esigenza di mediare le differenze
di quota tra un percorso e l’altro, l’edificio può avere due piani specialistici: quello di servizio (cantina o stalla),
sul percorso più svalutato, l’altro a uso commerciale sul percorso più importante, da cui si accede anche alla
scala per i due piani abitati sovrapposti. Sono i tipi che ritroviamo in via Mellini, in via Gori ed in genere in
tutti i tessuti della fine dell’800 e inizi del ‘900.
Come le aree Le Piazze e La Salita, Il Borgo Nuovo e in particolare l’asse viario di Via Gori segna uno degli
accessi principali al paese, risultando essere una sorta di “biglietto da visita” anche da un punto di vista
cromatico di tutto il centro storico. Questa peculiarità è sottolineata dalla presenza di edifici di maggior peso
dimensionale e pluriresidenziale che hanno dilatato le caratteristiche dell’edilizia storica di recente
costituzione.
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B. La qualità delle superfici dei colori delle facciate del Centro Storico: il
Paesaggio Urbano Storico.
B.1. Premessa Il colore e la materia concorrono a definire le peculiarità e l’identità dei luoghi in cui viviamo e rappresentano
la base della qualificazione ambientale del contesto circostante, divenendo un forte elemento di
riconoscibilità ed espressione della cultura materiale di un luogo e della sua identità paesaggistica, al pari
delle sue caratteristiche morfologiche e tipologiche.
In passato, quando era praticata la sola tecnologia dei sistemi a calce, i materiali utilizzati per la realizzazione
delle tinte erano per lo più calci e terre locali e tale logica ripetitività contribuiva alla riconoscibilità dei luoghi,
definendo un rapporto più stretto tra città, paesaggio e colore2. Oggi, gli ambienti urbanizzati risultano da
articolati processi di frammentazione, anche dovuti alla grande varietà di sistemi di pitturazione in
conseguenza dei quali le città appaiono sgrammaticate, caotiche e omologate nel linguaggio cromatico,
perciò difficili da gestire con strategie di recupero e pianificazione ad ampia scala.
Lo studio delle invarianti cromatiche, ovvero degli aggregati minerali che costituiscono le rocce del luogo e
che producono i fenomeni cromatici caratteristici di un paesaggio, è da tempo la base fondamentale di
partenza per l’analisi dei colori tradizionali dei centri storici: da qui deve iniziare lo studio progettuale per il
piano colore dell’edilizia storica. Come infatti sostenuto da Francesco Rodolico – già ordinario di chimica
inorganica all’Università degli Studi di Firenze poi direttore dell’Istituto di Mineralogia di Friburgo ed autore
di numerosi saggi sul rapporto tra il paesaggio geologico e le città – “già da tempo si fa strada il concetto della
costruzione quale prodotto del suolo dove sorge”3. La relazione tra il paesaggio geoambientale e il colore del
costruito storico costituiscono dunque elementi caratterizzanti dell’identità di ciascun luogo4.
La lettura delle invarianti cromatiche individuate nel territorio di Capoliveri ed il loro confronto con gli
aggregati minerali, caratteristici della variegata litologia del territorio e quindi delle cromie, individuate nelle
stratigrafie del costruito del centro storico ha consentito di risalire alla Tavolozza dei Colori Ambientali e delle
Tinte Tradizionali, che raccoglie le matrici minerali e cromatiche riconosciute nei minerali, litotipi, terre ed
ossidi del territorio e nell'ambito del paesaggio antropico del costruito storico (stratigrafie degli edifici
storici), dalla quale è stata impostata l’analisi per la qualità delle cromie attualmente presenti nel centro
storico.
L’analisi effettuata mette in evidenza come le mode e le variazioni tecnologiche, che dal dopoguerra in avanti
si sono succedute, hanno portato alla perdita di quell’immagine simbiotica tra il Centro Storico e la natura
cromatica dei litotipi e dei minerali del luogo, così caratteristica del territorio capoliverese.
2 G.A. Centauro (a cura di), Piano del Colore del Centro Storico di Prato. Guida alle norme per gli interventi del colore. Procedure e modalità, Comune di Prato, 1998. 3 F. Rodolico, Le pietre e le città d’Italia, Firenze, 1967. 4 G. A. Centauro, Progetto colore del Parco Nazionale delle Cinque Terre, Lalli ed., Poggibonsi (SI), 2008.
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Assieme alle facciate, anche gli elementi di arredo e corredo urbano e i manufatti non residenziali
contribuiscono ad influenzare l’aspetto cromatico di un ambiente urbano e del suo intorno. Attraverso un
corretto trattamento cromatico di tali superfici, infatti, se ne può da un lato contenere l’impatto visivo,
dall’altro valorizzarne le caratteristiche e le funzioni, fino a farli risultare oggetti integrati con l’intorno.
Dato questo quadro iniziale, il colore – e con esso i materiali e le tecnologie del decoro edilizio – possono
assumere un ruolo determinante come elemento ordinatore dello spazio e indispensabile per migliorare la
qualità progettuale nel campo del restauro urbano, in relazione con il significato attuale di spazio aperto,
conforme alla sensibilità e al gusto contemporanei.
B.2. Inquadramento geo-ambientale La parte orientale dell'isola è la parte più antica, formatasi più di 400 milioni di anni fa. La zona è
prevalentemente collinare, divisa in due dalla piana di Mola, dominata a nord dalla Cima del Monte (516 m)
e a sud dal Monte Calamita (413 m). La costa è alta, rocciosa e frastagliata, con l’unica grande insenatura del
golfo di Porto Azzurro. Il territorio dal punto di vista geologico ha struttura complessa, che può essere divisa
in due sottozone, una meridionale ed una settentrionale. La prima, quella che interessa la nostra trattazione,
comprende il promontorio meridionale di Monte Calamita formato da Micascisti gneissici paleozoici, spesso
con Tormalina, Calcare cipollino, Dolomie e Marmi, con presenza di Porfidi che costituiscono il Complesso
del Monte Calamita (CMIa-x) e una formazione calcarenitica fortemente fratturata di origine torbiditico nella
zona di Capoliveri.
Il Monte Calamita occupa gran parte di questa sotto zona meridionale e nella parte più a sud del Monte si
trovano le famose miniere di ferro, che hanno avuto un peso economico, sociale e strategico straordinario
nella storia di Capoliveri e più in generale dell’intera Isola. Questa piccola porzione di territorio ospita il più
elevato numero di specie minerali dell’intera isola. Tra i minerali più appariscenti e interessanti dal punto di
vista cromatico oltre agli ossidi ed idrossidi di ferro (magnetite, ematite, limonite ecc..) troviamo,
specialmente negli ex cantieri del Vallone, i carbonati del rame (azzurrite, malachite) del calcio (calcite e
aragonite) con le tipiche inclusioni ferrose, ossidi rame (cuprite) e dello zolfo (pirite).
Giustapposto ad un paesaggio a tratti brullo e ricco di terre rosse, giallo-brune, cangianti fino al verde per la
presenza di tutte queste specie mineralogiche, si erge il centro storico di Capoliveri che copre un intero
promontorio caratterizzato dalla peculiare forma a fagiolo che, se dal punto di vista geomorfologico può
essere vista come l’estrema appendice nord orientale del Monte Calamita, dal punto di vista geolitologico
appartiene ad ambiti completamente diversi. La sezione geologica che taglia con una linea Nord-Sud il Centro
Storico di Capoliveri ci fa vedere come il promontorio capoliverese sia strutturalmente separato dal monte
Calamita. L’abitato storico sorge sulla formazione di Marina di Campo (MPO) composta da rocce sedimentarie
di tipo torbiditico con la presenza di brecce calcaree e/o calcarenitiche. Si tratta di un ammasso roccioso
alloctono che a causa della sua complessa storia tettonica è estremamente fratturato dando così alla parte
sommitale, il Centro Storico appunto, quella forma oblunga con un profilo a schiena d’asino che tipicamente
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viene detto “fagiolo”. Alle pendici del promontorio di Capoliveri, sia nella parte meridionale e che in quella
settentrionale, si incontra l’Unità Tettoniche di Porto Azzurro in particolare la Formazione di Tocchi (TCC)
costituita da dolomie cristalline metacalcari intercalati da filladi varicolori. Questa differenza è evidenziata
da un addolcimento delle curve di livello e da un arricchimento del reticolo idrografico condizioni che con
consentono l’impostazione di terrazzi coltivati per lo più a vigneto ben visibili anche nelle orto-foto storiche,
oggi in parte obliterate dalla presenza del nuovo edificato.
Figura 1. Estratto carta geologica Isola d’Elba Scala 1:25000 (Servizio Geologica d’Italia – ISPRA). Modificato
Figura 2. Estratto sezione carta geologica Isola d’Elba (Servizio Geologico d’Italia – ISPRA). Modificato
Figura 3. Morfologia centro storico di Capoliveri Scala 1:8000. Base cartografica CTR 1:2000 – Regione Toscana
A
AI
AI A
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Figura 4. Confronto Ortofotocarta anno 2013 (sopra) Volo Gai anno 1954 (sotto)
B.3. Vulnerabilità visiva degli edifici del Centro Storico L'elevato valore ambientale e paesaggistico del Centro Storico di Capoliveri è messo bene in evidenza dallo
studio della sua vulnerabilità visiva. Utilizzando i soli punti panoramici (Punto Panoramico Nord e Sud) e dei
principali punti di accesso al Centro (Punti di accesso A, B, C, D, E) è possibile notare come tutta la fascia
esterna di edifici posta sul lato più occidentale del promontorio di Capoliveri sia l'area a maggiore
panoramicità e quindi al contempo quel settore del centro storico in termini assoluti più prezioso e delicato
dal punto di vista paesaggistico.
Altro settore molto delicato per la sua panoramicità è il punto di accesso principale al centro storico sul lato
orientale del promontorio capoliverese area comunemente chiamata "la rotonda" (Accesso A). Questo cono
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visivo necessita di particolare attenzione visto il suo posizionamento strategico proprio sull'asse viario
principale e punto nodale dell'traffico veicolare.
Figura 5. Estratto dalla tav. 03 “Vulnerabilità Visiva dell’edificato del Centro Storico di Capoliveri”
Grazie a quest'indagine da remoto è stato possibile assegnare un coefficiente di vulnerabilità visiva a ciascun
edificio del centro storico con il quale viene definito il livello di panoramicità e quindi di vulnerabilità visiva
di ciascun edificio del Centro Storico.
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B.4. Stato di conservazione delle facciate Il rilievo dello stato di conservazione delle superfici di facciata è stato condotto mediante una metodologia
di analisi speditiva ma puntuale, validata in ambito di ricerca universitaria5 e opportunamente ri-adeguata al
contesto capoliverese (cfr. Relazione tecnica).
Dall’analisi degli elementi emersi, estrapolando alcuni valori caratteristici, è stato possibile, applicando una
serie di algoritmi, elaborare i Geoindicatori rappresentativi dello stato attuale dei principali fenomeni
d'impatto sul paesaggio: alterazione visiva, degrado chimico-fisico delle superfici sono i marker che
forniscono la base per le valutazioni di sintesi su priorità di intervento e recuperabilità delle superfici.
La sistematizzazione dei dati raccolti ha consentito così di comprendere quali fossero le emergenze
progettuali.
B.4.1. Materiali lapidei e intonaci delle facciate del Centro Storico Come già affermato, lo studio dei materiali del luogo e quindi del colore della città, deve necessariamente
guardare al territorio di appartenenza; la storia degli insediamenti urbani deriva dal lavoro che l'uomo ha
intrapreso nel corso dei secoli, utilizzando le risorse locali, in primo luogo i materiali lapidei, i pigmenti e gli
intonaci, che quindi rappresentano le più autentiche testimonianze delle peculiarità ambientali che ogni
ambiente urbano conserva, seppure non sempre inalteratamente.
Il Centro Storico di Capoliveri ha subìto nel corso del tempo un notevole sviluppo, intensificatosi a partire
dagli anni ’90, che ha in buona parte obliterato i caratteri identitari del borgo, individuabili nei litotipi e negli
intonaci tradizionali. Anche gli interventi di ristrutturazione succedutisi nel tempo hanno scarsamente
tutelato la tipologia storica degli edifici, comprensiva dei materiali e della loro distribuzione, aggiungendo
superfetazioni tutt’oggi impattanti.
Pur tuttavia, è possibile individuare nelle murature tradizionali miste lapideo-laterizie degli edifici presenti
soprattutto nel nucleo più antico, corrispondente all’AS “La Chiesa/Il Gitto”, conci di pietra prevalentemente
calcarea e sedimentaria, caratteristiche del territorio. Un altro materiale lapideo piuttosto diffuso, impiegato
per lo più nella realizzazione delle cornici delle porte e delle finestre, è la granodiorite, proveniente però da
altre zone dell’Isola d’Elba.
Per quanto riguarda gli intonaci tradizionali, sono presenti alcune testimonianze residue di arricci a base di
calce, rilevati nelle stratigrafie e che costituiscono le invarianti cromatiche di riferimento per il progetto
colore.
5 Progetto HECO (Heritage Colors) – Open data delle architetture del centro storico di Firenze, col contributo del MiBACT nell’ambito del bando ai sensi della Legge 77/2006 “Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella ‘lista del patrimonio mondiale’, posti sotto la tutela dell’UNESCO”. Accordo di partenariato tra comune di Firenze Dir. Cultura e Sport, Servizio Musei Comunali, Ufficio UNESCO (sito UNESCO Centro storico di Firenze) e il Dipartimento di Architettura (DIDA) Università degli Studi di Firenze. Responsabile Ufficio UNESCO: Dott. C. Francini, responsabile scientifico della ricerca: Prof. G. A. Centauro.
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B.4.2. Analisi delle patologie del degrado
Come è possibile osservare dalla figura 6 il degrado medio delle UMD analizzate è nella fascia “gialla” ovvero
complessivamente di media entità. A fronte di pochi casi molto gravi, il centro storico è caratterizzato da
fenomeni legati per lo più alla scarsa manutenzione delle facciate.
La non appropriata manutenzione delle facciate è riscontrabile in una molteplicità di cause: fronti privi di
tinteggiatura o con cadute di colore, patine biologiche, colaticci, diffusione di interventi limitati ai piani terra,
in contrasto con lo stato di conservazione dei piani superiori. Tali condizioni contribuiscono a generare
un'immagine complessivamente dequalificata del centro storico, accentuando l'impressione di degrado della
scena urbana.
Figura 7. Distribuzione % delle patologie di fondi, basamenti e modanature.
Figura 6. Distribuzione dell’indice di degrado materico delle UMD del Piano Particolareggiato (da trascurabile (verde scuro) a molto alto (rosso)) e suo valore medio (accanto).
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A conferma di quanto detto, dai dati di rilievo dalla figura 7 emerge che le patologie più diffuse sono infatti
depositi di superficie, patine biologiche, colature e macchie, seguiti dai distacchi e decoesioni degli intonaci.
Tutti i dati sono puntualmente riportati nelle Schede Edifici e Unità Minime di Decoro (Allegato A).
B.4.3. Analisi elementi d’impatto La distribuzione disordinata di espositori e bacheche e la presenza di impianti tecnologici impattanti
(illuminazione, cavi elettrici, condizionatori, ecc.), unita alle citate improprietà cromatiche delle facciate,
mostra una scarsa armonizzazione della scena urbana, legittimando nell'uso corrente atteggiamenti non
rispettosi dell'identità del luogo.
Come emerge dalla figura 8 è possibile osservare come, per quanto riguarda gli impianti tecnologici, la
distribuzione dei cavi elettrici e gli impianti di illuminazione rappresentano gli elementi maggiormente
problematici dal punto di vista del disordine distributivo.
Figura 8. Distribuzione % degli elementi impattanti e/o in disordine delle UMD del Piano Particolareggiato.
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Figura 9. Confronto tra la distribuzione e la tipologia degli elementi impattanti delle AS “La Chiesa/Il Gitto” e “Il Borgo”.
La figura 9 propone invece un confronto tra le diverse tipologie di elementi impattanti segnalate nell’AS “La
Chiesa/Il Gitto” e l’AS “Il Borgo”. Oltre al disordine distributivo di cavi elettrici e telefonici, comune a
entrambe le aree, nella prima zona, sono le antenne, le canne fumarie e le tubazioni di acqua e gas a
rappresentare gli elementi d’impatto più diffusi; nell’area del Borgo, a vocazione più commerciale, il disordine
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è essenzialmente dovuto alla presenza di assortiti e mal distribuiti impianti di illuminazione privata, espositori
ed insegne.
B.5. Il rilievo e l’analisi del colore Il rilievo colore è stato condotto con strumenti di misura comparativi digitali (colorimetro) e manuali (cartelle
colori). Non solo il colore ma l'intera superficie cromatica è stata definita indicandone la tipologia di finitura
(tinta pellicolante, non pellicolante, sovraintonaco colorato, ecc.) e segnalando l'eventuale presenza di
sgrammaticature cromatiche.
In presenza di stratigrafie visibili, sono state indicate le tinte rilevate in successione a partire dallo strato più
esterno. L'analisi delle cromie storiche, unitamente all'analisi delle matrici cromatiche e minerali ha
permesso di costruire la Tavolozza dei Colori Ambientali e delle Tinte Tradizionali (cfr. paragrafo successivo),
da cui sono state elaborate le tinte di progetto.
B.5.1. Invarianti cromatiche e colori tradizionali Per quello che riguarda l’indagine delle matrici cromatiche del luogo, ovvero i colori ambientali (invarianti
minerali e terre), le tinte tradizionali e varianti, è stato condotto uno studio di dettaglio sulle stratigrafie
dell’asse centrale del dentro storico di Capoliveri analizzando i fondi, le porzioni basamentali e gli apparati
decorativi (cornici, ecc.) di 188 facciate.
Dalle operazioni di rilievo si individuano quelle cromie che sia dal punto di vista stratigrafico che materico
appartengono ai colori tradizioni ed originali della superficie analizzata (fig. 10).
Figura 10. Individuazione delle tinte tradizionali rilevate nel centro storico.
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Questa tavolozza è stata quindi allargata con lo studio delle famiglie minerali conformi sia dal punto di vista
cromatico sia dal punto di vista materico (non tutti i minerali o terre possono essere utilizzati come pigmenti)
ai colori rilevati in stratigrafia. Il risultato finale è la Tavolozza dei Colori Ambientali e delle Tinte Tradizionali
che, come è possibile osservare dal grafico sotto riportato, è costituita da una ricchissima gamma cromatica,
rispecchiando la grande varietà mineralogica dell’area e in generale di tutta l’Isola. I colori della tavolozza
così composta costituiscono le invarianti cromatiche, che con opportuni range di tolleranza per i parametri
di luminosità e saturazione, sono state necessarie per la verifica della qualità cromatica delle tinte
attualmente presenti nel Centro Storico.
I colori rilevati nelle stratigrafie degli edifici storici riflettono i colori ambientali individuati nei minerali,
litotipi, terre e ossidi presenti nel territorio, espressi dalle tinte tradizionali, dominata dalle tonalità giallo-
arancio, rosse e brune e con significative sfumature di verde e azzurro, peculiari dell'Elba.
A questo punto ogni colore rilevato dei fondi e degli apparati decorativi delle 187 facciate del Centro Storico
è stato confrontato con i colori della tavolozza delle invarianti, all’interno delle tolleranze sopra citate.
Quest’analisi, che comporta miliardi di combinazioni, è stata automatizzata grazie ad un robot di calcolo
integrato nel sistema Hurbana.
Figura 11. Esempio di visualizzazione, su sistema Hurbana, del colore rilevato in stratigrafia.
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Figura 12. Tavolozza dei colori ambientali e delle tinte tradizionali.
REPERTORIO FOTOGRAFICO – MINIERE DEL VALLONE E DEL GINEVRO
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REPERTORIO FOTOGRAFICO – COLORI IN STRATIGRAFIA
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B.5.2. Qualità cromatica del Centro Storico I risultati dell’analisi sopra descritta può essere facilmente letta ed interpretata attraverso i report di “Sintesi
della Qualità Cromatica” e qui di seguito riportati.
In generale, è possibile affermare che i trattamenti cromatici non conformi come l'impiego di sovraintonaci
plastici e di tinte commerciali di scarsa qualità, la diffusa presenza di sgrammaticature cromatiche, di colori
estranei alla tradizione locale, nonché la risoluzione banalizzata di tinte che rispecchiano più le tendenze che
le conformità tipologiche, hanno alterato la scena urbana.
Dai dati risulta si possono trarre le seguenti conclusioni di dettaglio:
▪ il 71,43% di tutti colori rilevati sulle facciate del centro storico di Capoliveri sono non conformi (il
43,81 % totalmente non conforme, 16,83% non conforme per luminosità, il 10,79% non conforme
per saturazione) solo il 16,19 % delle cromie rilevate risultano rientrare nelle cromie tradizionali.
▪ In particolare sono i piani terra a soffrire di questa difformità; se si osservano infatti i dati disaggregati
tra i fondi e basamenti/piano terra si vede come la difformità sale dal 41,3% al 52,94% segno evidente
che la presenza di strutture commerciali esercita una maggiore pressione sul rinnovamento delle
tinte, impiegando spesso colori estranei alla tradizione locale oppure derivanti dalle cromie locali ma
difformi per luminosità e/o saturazione.
Figura 13. Analisi della qualità cromatica dei fondi e dei piani terra delle UMD del Piano Particolareggiato.
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Figura 15. Analisi della qualità cromatica dei piani terra e basamenti (UMD del Piano Particolareggiato).
Figura 14. Analisi della qualità cromatica dei fondi di facciata (UMD del Piano Particolareggiato).
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REPERTORIO FOTOGRAFICO – EDILIZIA DEL CENTRO STORICO E PANORAMICHE
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C. Il Progetto Colore
C.1. Valorizzare l’identità, svelare le potenzialità, indicare le strategie Le scelte progettuali illustrate nei paragrafi successivi sono frutto di una metodologia basata su profili
scientifici consolidati, che trovano riscontro in primo luogo sull'analisi critica degli elementi rilevati.
Dall'analisi delle matrici cromatiche e minerali di riferimento e dall’interpretazione dello spazio urbano, il
progetto cromatico restituisce i linguaggi della tradizione in un divenire contemporaneo.
Alle UMD interessate dal Piano Particolareggiato sarà indicata in modo univoco, facciata per facciata, la
corretta relazione cromatica, che corrisponde ad una tavolozza di tinte della tradizione con varianti
compatibili con le trasformazioni in atto, con particolare attenzione alla valorizzazione delle attività
commerciali.
Sulla base progettuale di dettaglio, saranno poi elaborate le linee guida d'intervento per il tutto il centro
storico e successivamente per le zone di buffer.
C.2. Progetto Colore dell’Area Sensibile “La Chiesa/Il Gitto” La tavolozza di progetto è composta da un totale di 31 colori tra fondi, cornici, basamenti e zoccolature.
L’area comprende 43 fronti (UMD) per un totale di 124 tinte progettate e assegnate.
La tavolozza è caratterizzata da cromie facenti parte della collezione dei colori tradizionali e in particolare
contiene tutte le cromie rilevabili nelle stratigrafie del borgo antico. Le tinte selezionate derivano dalle
matrici cromatiche del luogo, dando vita ad un campionario di tipi compatibili e ad esse conformi nella
riproducibilità commerciale.
Come citato nel paragrafo A del presente Quadro Conoscitivo, la peculiarità dell’area è data dalla stretta
aderenza fra tipi edilizi e cromie tradizionali, prevalentemente ocre rosse e bruni-violacei, in misura minore
ocre giallo-arancio e terre verdi. Pur tuttavia, si sono riscontrati trattamenti cromatici non conformi che
hanno alterato la scena urbana, per i quali si è resa necessaria una revisione e un distinto riordino cromatico,
facendo riferimento, in mancanza delle stratigrafie, alla tavolozza tradizionale del luogo.
Per quanto riguarda le tinte neutre, derivanti dall’impiego di sabbie e inerti del luogo, si caratterizzano in una
ristretta gamma di monocromi, espressione degli intonaci tradizionali costituenti in stratigrafia gli arricci.
Le zoccolature corrispondono, nelle tinte, alle gamme dei grigi con tonalità prevalentemente calda.
Le cornici, più articolate nei linguaggi cromatici, sono invece caratterizzate sia da colori neutri sia da tinte
derivanti dalle matrici minerali.
Le tinte di fondi e basamenti, nelle cromie sopra indicate, fanno riferimento alla diversa distribuzione
topografica derivante dai caratteri architettonici. Nel progetto, la relazione tra le diverse cromie assegnate
asseconda lo sviluppo morfo-tipologico dei tipi edilizi, i rapporti di massa e gli effetti chiaroscurali, marcando
le differenze volumetriche presenti (scale esterne, avancorpi, cavalcavia e sottopassi) per restituire una
migliore espressività al contesto urbano.
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Nel trattamento dei fronti laterali e, in particolare, delle parti sopratetto, si è tenuto conto di curare
l’armonizzazione paesaggistica dell’insieme del costruito storico urbano, in modo da mitigare gli effetti delle
numerose addizioni a carattere funzionale e superfetazioni presenti.
C.3. Progetto Colore dell’Area Sensibile “Il Borgo” La tavolozza di progetto è composta da un totale di 41 colori tra fondi, cornici, basamenti e zoccolature.
L’area comprende 27 fronti (UMD) per un totale di 120 tinte progettate e assegnate.
La tavolozza è caratterizzata da un campionario di tinte in parte legate alla tradizione locale (riscontrabili in
stratigrafia) e in parte a colori moderni derivanti da trasformazioni e adattamenti di più recente realizzazione.
In questo contesto la problematica principale è stata quella di conferire, nel progetto, un ordine formale
complessivamente omogeneo dei linguaggi cromatici, caratterizzante le superfici di facciata nell’alternanza
tra tipi edilizi tradizionali e fabbriche oggetto di ristrutturazione o rifacimenti recenti, ancorché parziali.
Nella definizione del progetto si è volutamente cercata una condivisione fra le diverse nature cromatiche,
oggi espressione del luogo, trattando le parti autentiche delle architetture con i colori della tradizione e
introducendo, specialmente ai piani terra dove è maggiormente avvertita la necessità di segnalare gli
elementi di modernità, cromie non necessariamente legate alla tradizione, affidando questa espressione
policromatica alla successione di coloriture più vivaci dei riquadri di portali, fondaci e vetrine.
Le cornici, per le ragioni sopra espresse, sono caratterizzate da una molteplicità di tinte che hanno talvolta
anche reso necessaria una più marcata separazione fra fondi di basamento e fondi dei piani superiori, sempre
comunque connessa ai tipi edilizi rilevati in modo da non modificarne la natura architettonica.
Di particolare rilevanza è stata la cura della sequenza cromatica precedentemente caratterizzata da una
casuale distribuzione delle cromie, che ha prodotto un evidente disordine formale. Ancora una volta, in
mancanza di sufficienti elementi stratigrafici, si è ricercata una correttezza nelle relazioni cromatiche
utilizzando le tavolozze tradizionali.
Il diverso peso cromatico delle facciate legato alla presenza di edifici multipiano questi fattori è stato risolto
nel progetto attribuendo agli edifici di minor impatto una maggiore saturazione delle tinte nelle cromie
selezionate e, viceversa, de-saturando le cromie dei fronti degli edifici aventi due o più piani fuori terra.
Nel trattamento dei fronti laterali e, in particolare, delle parti sopratetto, si è tenuto conto di curare
l’armonizzazione paesaggistica dell’insieme del costruito storico urbano, in modo da mitigare gli effetti delle
numerose addizioni a carattere funzionale e superfetazioni presenti.
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C.4. Progetto Colore dell’Area Sensibile “Le Piazze” La tavolozza di progetto è composta da un totale di 40 colori tra fondi, cornici, basamenti e zoccolature.
L’area comprende 64 fronti (UMD) per un totale di 188 tinte progettate e assegnate.
La tavolozza di progetto è dettata dalla necessità di provvedere ad un riordino cromatico; necessità, questa,
derivante da una marcata trasformazione dei caratteri cromatici originari e da una composizione eterogenea
dei fronti edilizi.
La revisione cromatica riguarda in particolare i fronti caratterizzati dalla presenza di attività di
somministrazione di generi alimentari e di ristoro, con i relativi dehor esterni agli esercizi. Questa situazione
morfologica e logistica ha determinato una progressiva alterazione degli elementi cromatici identitari che,
alla luce degli obiettivi del Piano, richiede oltre ad un’attenta valutazione delle relazioni cromatiche anche
un’inclusione della tavolozza nel rispetto dei tipi orginari.
In virtù, inoltre, della caratterizzazione spaziale dell’area, espressa nel paragrafo A, l’armonizzazione è
dunque il requisito principale dei linguaggi cromatici introdotti per il trattamento dei fondi di facciata, in
relazione agli elementi accessori policromi e ai fronti edilizi di tipo tradizionale, caratterizzati, questi ultimi,
da una tavolozza più limitata.
La tavolozza risultante è dunque caratterizzata da una molteplicità di tipi cromatici che fanno riferimento ai
diversi tipi edilizi tradizionali, moderni e recenti presenti nel contesto.
Analogamente a quanto indicato per le altre aree sensibili del centro storico, si ravvisa quanto segue:
• la relazione tra le diverse cromie assegnate asseconda lo sviluppo morfo-tipologico dei tipi edilizi, i
rapporti di massa e gli effetti chiaroscurali, marcando le differenze volumetriche presenti (scale
esterne, avancorpi, cavalcavia e sottopassi) per restituire una migliore espressività al contesto
urbano;
• nel trattamento dei fronti laterali, e in particolare delle parti sopratetto, si è tenuto conto di curare
l’armonizzazione paesaggistica dell’insieme del costruito storico urbano, in modo da mitigare gli
effetti delle numerose addizioni a carattere funzionale e superfetazioni presenti.
C.5. Progetto Colore dell’Area Sensibile “La Salita” La tavolozza di progetto è composta da un totale di 24 colori tra fondi, cornici, basamenti e zoccolature.
L’area comprende 24 fronti (UMD) per un totale di 90 tinte progettate e assegnate.
I caratteri cromatici che contraddistinguono il trattamento delle superfici dell’edificato dell’area hanno
assunto nel tempo una loro peculiarità legata alle tipologie edilizie borghesi e novecentesche, pur tuttavia
riscontrando in alcune parti dell’area una risoluzione banalizzata di tinte, spesso legate alle tendenze più che
alle conformità tipologiche.
Il progetto cromatico valorizza le differenze in un ambito di unitarietà corografica affidata a tinte tenui
alternate a sottolineature cromatiche di maggiore personalità.
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Anche in questo caso, a maggior ragione per l’impatto sul paesaggio del costruito esistente, nel trattamento
dei fronti laterali e, in particolare, delle parti sopratetto, si è tenuto conto di curare l’armonizzazione
paesaggistica dell’insieme del costruito storico urbano, in modo da mitigare gli effetti delle numerose
addizioni a carattere funzionale e superfetazioni presenti.
C.6. Progetto Colore dell’Area Sensibile “Il Borgo Nuovo” La tavolozza di progetto è composta da un totale di 29 colori tra fondi, cornici, basamenti e zoccolature.
L’area comprende 22 fronti (UMD) per un totale di 104 tinte progettate e assegnate.
Da un punto di vista cromatico l’esigenza principale è stata quella di riconferire alle facciate un proprio
decoro, talvolta svilito da condizioni di degrado fisico e da improprietà cromatiche, alle quali si aggiungono
anche la distribuzione disordinata di espositori, bacheche, ecc.
La composizione architettonica caratterizzata dalla presenza diffusa di cornici marcapiano e marcadavanzale,
riquadri alle aperture, cornicioni sottogronda di varia fattura e la sporadica presenza di basamenti bugnati in
finta pietra, è stata risolta nel progetto assecondando un riordino cromatico ortodosso, nel rispetto dei
linguaggi consolidati anche di altri centri elbani.
Le cromie, con poche eccezioni, risultano per questo molto sobrie nelle relazioni fra cornici, fondi e
basamenti, mantenendo una più marcata vivacità per gli ambiti commerciali, in linea con quanto proposto
per le aree Il Borgo e Le Piazze.
Nel trattamento delle parti sopratetto e dei fronti laterali, anche in questo caso, si è tenuto conto di curare
l’armonizzazione paesaggistica dell’insieme del costruito storico urbano, in modo da mitigare gli effetti delle
numerose addizioni a carattere funzionale e superfetazioni presenti (cfr. Tavolozza paesaggistica).
C.7. Progetto Norma a valenza paesaggistica per il Centro Storico e le aree periurbane La rilevanza degli aspetti del colore degli edifici nell’impatto paesaggistico, sancita dalla normativa vigente,
assume per centri storici come Capoliveri una centralità del tutto particolare, sia per il carattere dell’abitato
antico posto su un alto morfologico che lo fa emergere nello skyline elbano, sia per lo sviluppo del nuovo
edificato disseminato nei versanti collinari circostanti.
Per questa ragione nel primo caso il Piano del colore, attraverso l’analisi dei punti di vista dagli accessi
principali al paese e dai coni di visuale panoramici, ha preso in considerazione una selezione di cromie idonee
per il trattamento dei fronti esterni e delle parti sopratetto emergenti dalle quinte di maggiore visibilità, al
fine di rimuovere o mitigare i fattori di detrazione o impatto visivo.
La gamma cromatica all’uopo selezionata comprende tinte facenti riferimento alle matrici cromatiche –
eliminando le tinte maggiormente riflettenti per luminosità e tenori di bianco – ai monocromi neutri e alle
invarianti minerali caratterizzanti la geologia locale, nelle gamme riproducibili in tinta. Particolare attenzione
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è stata rivolta al trattamento cromatico delle superfici intonacate emergenti dai tetti e alle pareti laterali o
cieche visibili da punti remoti di osservazione.
Nel secondo caso, relativo alle aree esterne al centro storico, nei versanti collinari più visibili e costituite da
un’edilizia di recente realizzazione, l’aspetto maggiormente impattante da mitigare riguarda le relazioni
cromatiche di vicinato. Per questa ragione oltre a indirizzare su cromie compatibili con l’ambiente, la
tavolozza conseguente è associata al rispetto di una grammatica compositiva da ricostituire. Ciò comporta
una revisione cromatica riferita anche a coloriture esistenti in buone condizioni ma paesaggisticamente
incongrue. In tutti i casi, laddove siano presenti cromie totalmente estranee ai caratteri paesaggistici e non
conformi per tono (saturazione), luminosità (chiarezza) e tinta, il Piano prevede una diversa risoluzione
attraverso l’utilizzo dei colori di sostituzione, in modo da correggere e mitigare le tinte esistenti al fine di
armonizzare il paesaggio nel suo insieme.
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