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È il primo componimento della sezione «Ossi di seppia». È una sorta di manifesto o di dichiarazione di
*poetica rivolta al lettore (il tu, a cui il testo è indirizzato), che accomuna Montale ai poeti della sua ge-
nerazione (di qui l’uso della prima persona plurale noi). A differenza di Carducci, ma anche di Pascoli
o di d’Annunzio, il poeta non ha alcun messaggio positivo da rivolgere agli uomini: la sua anima divisa
e informe può comunicare solo messaggi negativi, di denuncia del male di vivere e dell’insignificanza del
mondo.
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l’animo nostro informe,e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.
5 Ah l’uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l’ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
10 sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo,ciò che non vogliamo.
[Ossi di seppia]
Eugenio Montale«Non chiederci la parola»
CD292
metrica Tre quartine di vario metro (endecasillabi sono i vv. 3,4, 8, 11 e 12 – cioè quelli conclusivi di ogni strofa –e *martelliani i vv. 2 e 10), con rime.
1-4 Non chiederci la parola [: il discorso] che rappresenti(squadri) da ogni lato il nostro animo senza forma (in-forme) [: e quindi non rappresentabile], e lo definisca(dichiari) con segni incancellabili (a lettere di fuoco) e[: la parola] brilli (risplenda) come un fiore (croco) per-duto in mezzo a un prato polveroso. Il non iniziale de-finisce subito il tono negativo della poesia e i tre *enjam-bements sottolineano il carattere conseguentementespezzato e faticoso di questo nuovo stile. Croco: gene-re di piante dal fiore giallo carico (la più diffusa e notaè lo zafferano).
5-8 Ah l’uomo che va in giro (se ne va) sicuro [di sé], ami-co degli (agli) altri e di (a) se stesso [: in armonia congli altri uomini e sicuro della propria identità], e nonbada (non cura) alla sua ombra che il sole di mezzo-giorno (la canicola) disegna (stampa) sopra un muroscalcinato [: con l’intonaco a pezzi; ma potrebbe an-
che significare ‘senza calcina’, cioè ‘a secco’]! L’escla-mazione indica un atteggiamento ambivalente del poe-ta nei confronti della sicurezza ignara dell’uomo comu-ne: disprezzo e pietà, da una parte, perché questi vivein una condizione di falsità e di illusioni; invidia, dal-l’altra, perché è felice e sicuro di sé e degli altri. Fare onon fare attenzione alla propria ombra vuol dire inter-rogarsi o meno riguardo alla propria identità e alla pro-pria collocazione nella realtà, avvertire o meno, anche,la minaccia di un altro se stesso, cioè la minaccia del-la scissione. Decisivo è poi ovviamente lo scenario nonnaturale ma implicitamente cittadino, e squallido, delmuro, che allude a una condizione di limite e di chiu-sura, quasi di prigionia (il tema del muro è ricorrentenella poesia montaliana di questo periodo). La noncu-ranza dell’uomo…sicuro si rivela così tanto più ingiu-stificata e superficiale.
9-12 Non domandarci la formula che abbia il potere(che…possa) di aprirti [nuovi ] mondi [: rivelarti veritànascoste], ma (sì; cioè: domandaci pure) qualche sil-laba storta e arida (secca) come un ramo. Oggi pos-
siamo dirti solo codesto, ciò che non siamo, ciò che nonvogliamo. La terza strofa riprende e integra la prima. Laparola capace di definire con sicurezza e completezzala condizione umana sarebbe una formula (una ricet-ta, o una frase magica, o una soluzione scientifica) do-tata del potere di rivelare mondi, cioè significati, segretie invisibili: secondo le prerogative in effetti riconosciu-te dal *simbolismo alla poesia. Montale contrapponea questa illusione una dimensione espressiva nuova,fatta di parole storte e secche; pronte a esprimere nonl’armonia ma la disarmonia tra uomo e realtà (non ilcolore splendente del croco ma la secchezza contortadel ramo); parole cioè capaci non di affermare ma dinegare. Si badi però che i due versi conclusivi non san-ciscono una soluzione nichilistica, ma rappresentanouna risposta a suo modo affermativa alle questioni sol-levate, una consapevolezza iniziale e minima di iden-tità e di significato a partire dalla capacità di distin-guersi attraverso la negazione e la critica. E non va sot-tovalutato il carattere provvisorio della conclusione,messo in risalto da quell’oggi.
PARTE TREDICESIMA Il fascismo, la guerra e la ricostruzione: dall’Ermetismo al Neorealismo (1925-1956)CAPITOLO VI Eugenio Montale, § 3
Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese Manuale di letteratura [G. B. PALUMBO EDITORE]
da E. Montale, L’opera in versi,a cura di R. Bettarini e G. Contini,Einaudi, Torino 1980.
2PARTE TREDICESIMA Il fascismo, la guerra e la ricostruzione: dall’Ermetismo al Neorealismo (1925-1956)
CAPITOLO VI Eugenio Montale, § 3
Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese Manuale di letteratura [G. B. PALUMBO EDITORE]
Eugenio Montale ~ «Non chiederci la parola»CD292
guida alla letturaLa struttura del testo e la questione del simbolismoIl testo è costruito su un sistema di semplici e radicali opposizioni. Dauna parte stanno la parola che squadra da ogni lato, dichiara a lette-re di fuoco, risplende (vv. 1-3), il croco (v. 3), l’uomo sicuro e amico disé e degli altri (vv. 5 sg.), la formula che apre mondi (v. 9). Dall’altraparte stanno l’animo informe (v. 2), il prato polveroso (v. 4), la canicolae il muro scalcinato (vv. 7 sg.), le sillabe secche e storte come un ra-mo (v. 10). Sono, come si vede, due modi opposti di concepire la na-
tura, la psicologia dell’uomo e la sua condizione, la funzione e la pos-sibilità della poesia. A questi due modi corrispondono poi due diver-se *poetiche: per usare le parole stesse di Montale, al primo quelladell’«inno» – e cioè di una poesia piena e propositiva, sul modello diCarducci e soprattutto di d’Annunzio –, alla seconda quella dell’«ele-gia», che contraddistingue la poesia negativa dei poeti delle nuove ge-nerazioni.
Un nuovo paesaggio, una nuova dimensione interiore, un nuovo linguaggioIl paesaggio è arido e squallido, non ha niente della sensualità lussu-reggiante di quello dannunziano. Siamo lontani anche dal fascino e dalmistero della natura che si riscontrano nella poesia pascoliana. Ci tro-viamo piuttosto nei prati polverosi delle periferie cittadine, cari ai cre-puscolari, ma senza l’ironia e il languore di questi poeti. La dimensio-ne interiore è quella della privazione, dell’informità, della scissione:rinvia a una situazione di squallore e di sdoppiamento riscontrabile
nella poesia di Sbarbaro o nei romanzi e nei racconti di Pirandello(cui sembra rinviare il tema dell’ombra, presente per esempio nel FuMattia Pascal). Anche il linguaggio non può perciò essere pieno, ricco,rivelatore: potrà essere solo arido, secco, contorto. È evidente qui ilnesso fra psicologia e poetica: da una situazione di impotenza e di fru-strazione può nascere solo l’«elegia», non l’«inno», un atteggiamento cri-tico e negativo, non un messaggio positivo.
eserciziComprendere
Individua schematicamente i principali passaggi argomen-tativi del testo.
Analizzare e interpretare
Elenca le contrapposizioni sulle quali si fonda il componi-mento.
Quale visione della natura è proposta dall’autore? Quale ri-fiutata?
Quale ruolo e quale identità sono possibili per l’uomo?
Quali valori sono relegati nella sfera delle illusioni irrealiz-zabili e ingannatrici? Perché?
Quale spazio rimane per la poesia in questa visione dell’uo-mo?
Quale linguaggio e quali scelte metriche sono le più adatteper la poetica negativa montaliana?
Approfondire
Quali mutamenti possiamo notare da Corno inglese (CD291)a questo componimento?
Puoi trovare, fra gli autori contemporanei a Montale, altriesempi di una visione dell’uomo così critica e incentrata sul-la negazione?
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